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Scuola di Politica – Lezione XIV
Trasferimenti, Leva economica e Leva finanziaria
TrasferimentiSi definiscono trasferimenti tutti quegli
emolumenti/contributi che dallo stato giungono ai cittadini.
Essi sono: Pensioni Contributi a fondo perduto Mutui a tasso agevolato
Effetti positivi dei Trasferimenti I trasferimenti immettono liquidità nel
mercato. Circa la metà dei Trasferimenti (in un sistema
perfetto di raccolta fiscale) rientra nelle casse dello Stato dopo aver generato movimenti di capitali.
Effetti negativi dei trasferimenti Se i trasferimenti sono finanziamenti a fondo
perduto o a basso tasso di interesse per la realizzazione di nuove imprese, possono finire in mano a persone incapaci che in breve tempo sperperano il denaro per incompetenza.
Una azienda fallita porta dietro di se debiti diffusi e impossibilità di ottenimento di ulteriori crediti da parte del mercato finanziario per i titolari.
I titolari di queste aziende fallite si trovano sul mercato del lavoro ad età avanzata e senza accesso al credito, nonostante la responsabilità del fallimento non sia interamente imputabile a loro.
Redditività interna (ROI – Return on Investiments)
Risultato operativo = Ricavi – Costi Capitale investito netto = Capitale necessario
per l’attività al netto del costo del denaro.
Redditività delle azioni (ROE = Return on Equities)
Reddito Netto di Esercizio = Reddito operativo – (il costo del denaro + Tasse)
Mezzi Propri = Capitale investito dagli azionisti
Leva Finanziaria
Ne segue che la Redditività delle azioni diventa:
Dove r è il tasso di interesse del capitale e T la percentuale di tasse.
Ne segue che Se r è minore della redditività viene aumentato il guadagno
aziendale Se r è maggiore della redditività si va in perdita Se r è uguale alla redditività si lavora solo per pagare i debiti.
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DebitoLEVA
Mantenimento in essere delle attività produttive. Se il costo del denaro e le tasse sono bassi alcuni
investimenti diventano competitivi. Se una azienda è “marginalistica”, ovvero il ROI copre
tutti i costi, ivi compresi gli stipendi e i contributi di legge per i titolari, l’azienda resta sul mercato perché continua a garantire il sostentamento al titolare liberandolo dallo status di dipendente.
P.S. L’Italia del Boom economico era prevalentemente marginalistica (numerose piccole aziende senza grandi utili), quella della globalizzazione è prevalentemente capitalistica (grandi aziende collegate al mercato del denaro e distanti dalla realizzazione del prodotto)
Fattori negativi della riduzione dei tassi Se la riduzione dei tassi viene decisa mediante un
intervento diretto di uno Stato, esso deve provvedere a reperire i capitali mediante un recupero fiscale. L’aumento di tasse però riduce il vantaggio competitivo della nazione che vede bruciare buona parte degli utili per finanziare le iniziative di sviluppo dello stato, senza però avere voce in capito circa i requisiti per l’assegnazione di detti finanziamenti.
A parità di Conoscenze Tecniche e in un mercato globalizzato si assiste alla delocalizzazione della produzione. Una minima differenza di tassazione e di oneri aggiuntivi, non compensata da difficoltà di trasporto, convince le aziende a produrre in luoghi diversi (esportando tecnologie) e vendere in mercati vantaggiosi.
Impoverimento delle nazioni in un mercato globale. Le nazioni che hanno sostenuto costi per la ricerca e lo sviluppo
diventano sempre più ridotte a semplice mercato in cui la produzione è alienata e si punta esclusivamente sul terziario.
Nel tentativo di creare nuovi posti di lavoro si studiano finanziamenti che incentivano soprattutto settori terziari (attenzione a Turismo e Lungo degenza ospedaliera, ecc.).
L’acquisto di beni di consumo e prodotti primari e secondari avviene presso aziende che sono solo formalmente nelle nazioni di origine ma pagano stipendi e muovono capitali solo in nazioni diverse dove tasse ed oneri sono molto inferiori.
L’economia risulta sbilanciata e, per reperire i fondi necessari per mantenere in piedi il sistema si intaccano le capitalizzazioni degli anni passati. (Imposte sulle case, sui patrimoni anche se improduttivi, ecc.).
L’economia mondiale si assesta su un livello basso dove spiccano solo pochi gruppi di finanzieri.
La politica del buon padre di famiglia (ovvero dell’agricoltore)Un Agricoltore sa che il suo scopo principale è produrre un
bene che possa dargli il sostentamento.Nell’economa contadina tradizionale c’era: l’agricoltore che gestiva la produzione (primario) e nei
tempi morti si occupava della trasformazione (secondario);
La moglie che si occupava dell’economia domestica (terziario).
Nessuno si sarebbe sognato di fare a meno del primario per fare solo economia domestica.
Uno Stato è come una grande fattoria in cui devono essere preseti tutti i settori produttivi con prevalenza del primario, altrimenti si ha uno stato povero che non è in grado di produrre le risorse che lo rendono autosufficienti.
Il Mercantilismo Il mercante opera nel mondo secondo criteri razionali e
consapevoli, dimostrando le proprie funzioni di commerciante, imprenditore, banchiere. L'attività del mercante si esplica in società fondate economicamente sul sistema agricolo ma in cui c'è una stretta connessione tra attività economica e Stato; i mercanti operano accrescendo la ricchezza e il prestigio propri e dello Stato, mentre quest'ultimo garantisce la stabilità, l'ordine pubblico, l'allargamento del mercato. L'economia è dunque finalizzata all'interesse dello Stato, il quale a sua volta rappresenta un mezzo a disposizione dell'economia mercantile, grazie alle politiche di crescita economica e di espansione promosse ed alla capacità del mercante di inserirsi in questo contesto.
In sintesi non ha senso comprare altrove quello che si può produrre nello Stato in cui ci si trova.
Il Protezionismo doganale con l'applicazione di dazi protettivi ai prodotti
importati, che aumentano automaticamente di prezzo rispetto ai prodotti nazionali che quindi vengono favoriti per il consumo sul mercato interno rispetto alle merci straniere;
i dazi possono essere applicati anche alle materie prime esportate per mettere in difficoltà l'economia di stati non produttori.
Il valore dei dazi in ingresso ha come valore minimo quello dei costi aggiuntivi che sostengono le imprese interne (Tasse e oneri)
Protezionismo non doganale vendita sottocosto sui mercati esteri di
prodotti nazionali per vincere la concorrenza, e prezzi artificialmente alti degli stessi prodotti nazionali sul mercato interno, per recuperare le perdite;
contingentamento delle merci vendute sui mercati di stati esteri non produttori per tenerne alto il prezzo al consumo;
premi, agevolazioni fiscali e creditizie (tassi agevolati) ai produttori nazionali esportatori;
controllo del mercato nazionale e internazionale dei cambi delle monete e del movimento dei capitali.
Vantaggi del protezionismo evitare l'uscita dal paese di valuta pregiata; aumento dell'esportazione e diminuita dipendenza
dalla produzione estera; protezione dei settori industriali nascenti per
impedirne il soffocamento da economie estere più progredite (tesi condivisa anche dai liberoscambisti come John Stuart Mill)
favorire la nascita di nuovi settori produttivi prima trascurati o mal utilizzati con conseguente aumento dell'occupazione;
indipendenza economica in alcuni settori produttivi dello stato che, tutelati e stimolati, progredirebbero nella ricerca di perfezionamenti tecnici industriali.