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SENATO DELLA REPUBBLICA V LEGISLATURA 319" SEDUTA PUBBLICA RESOCONTO STENOGRAFICO .... MARTEDI 29 SETTEMBRE 1970 (Pomeridiana) ... Presidenza del Vice Presidente SPATARO, indi del Vice Presidente GATTO INDICE, DISEGNI DI LEGGE Seguito della discussione: « Disciplina dei casi di scioglimento del ma~ trimonio» (973), d'iniziativa del deputato Fortuna e di altri deputati (Approvato dal~ la Camera dei deputati): DALVIT. . . DE MATTEIS . DE ZAN . LOMBARDI . ROSA. . . Pago 16592 . 16583 . 16599 . 16602 . 16567 INTERPELLANZE E INTERROGAZIONI Annunzio.. . . . . . . . . . . . . 16607 tIPOGRAFIA DEL SENATO (1150)

SENATODELLAREPUBBLICA · certi contenuti politici solchesioppongano aUeposizioni implicate dauna determinata professione difede, intalcaso lalaicità del-loStato non viene meno sesirifiutano

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SENATO DELLA REPUBBLICAV LEGISLATURA

319" SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

....

MARTEDI 29 SETTEMBRE 1970(Pomeridiana)

...

Presidenza del Vice Presidente SPATARO,indi del Vice Presidente GATTO

INDICE,

DISEGNI DI LEGGE

Seguito della discussione:

« Disciplina dei casi di scioglimento del ma~trimonio» (973), d'iniziativa del deputatoFortuna e di altri deputati (Approvato dal~la Camera dei deputati):

DALVIT. . .DE MATTEIS .DE ZAN .LOMBARDI .

ROSA. . .

Pago 16592. 16583. 16599. 16602. 16567

INTERPELLANZE E INTERROGAZIONI

Annunzio. . . . . . . . . . . . . . 16607

tIPOGRAFIA DEL SENATO (1150)

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Senato della Repubblica ~ 16567 ~ V Legislatura

319a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 29 SETTEMBRE 1970

Presidenza del Vice Presidente SPATARO

P RES I D E N T E. La seduta è aperta(ore 17).

Si dia lettura del processo verbale.

DI VITTORIO BERTI BAL-D I N A, Segretario, dà lettura del pro-cesso verbale della seduta pomeridiana delgiorno precedente.

P RES I D E N T E. Non essendovi os-servazioni, il processo verbale è approvato.

Seguito della discussione del disegno di leg-ge: « Disciplina dei casi di scioglimentodel matrimonio» (973), d'iniziativa deldeputato Fortuna e di altri deputati (Ap-provato dalla Camera dei deputati)

P RES I D E N T E. L'ordine del gior-no reca il seguito della discussione del di-segno di legge: «Disciplina dei casi di scio-glimento del matrimonio », di iniziativa deldeputato Fortuna e di altri deputati, già ap-provato dalla Camera dei deputati.

È iscritto a parlare il senatore Rosa. Neha facoltà.

R O SA. Signor Presidente, onorevolisenatori, c'è un grosso equivoco da fugareogniqualvolta un cattolico parla sul temadel divorzio; equivoco certamente derivantepiù che da circostanze obiettive dal tonoche la polemica sul divorzio è andata assu-mendo in Italia in questi ultimi tempi. Miriferisco a certi argomenti dei divorzisti fon-dati sulla riscoperta di archeologici senti-menti laicisti, ormai affatto vieti e superatinon solo alla luce del grado di maturità rag-giunto in Italia dal discorso civile e politicoe del livello di pacificazione religiosa acqui-sito dalla nostra società, quanto dalla stes-sa riflessione della Chiesa cattolica sul temadella libertà religiosa e di coscienza che ha

trovato parole quanto mai inequivoche ne-gli atti del Concilio Vaticano II.

In realtà l'aver dato corpo a questo equi-voco forse ,risponde a un disegno di neutraliz-zare le buone ragioni antidivorzistiche cheeventualmente i cattolici potessero apporta-re al dibattito attraverso la messa in discus-sione dell'opportunità della stessa parteci-pazione dei cattolici al discorso; si è cosìformulata l'accusa di mirare ad una guer<radi religione; si sono tirate in ballo personeal di sopra e al di fuori della politica; qual-cuno, evidentemente in vena di maggiori sfor_zi di fantasia, è riuscita financo a paventareun ritorno del potere temporale dei papi.

Ritengo che argomenti di tal genere si com-mentino da sè nella loro infondatezza e,vorrei dire anche, per la loro capziosità; 01-tretutto la correttezza, il realismo con cui icattolici hanno finora affrontato il tema deldivorzio costituisce la riprova che non è cer-to da parte nostra che si vuole ricercare unconfronto sul piano della rissa religiosa. Ditale correttezza e di tale realismo è stata giàfornita ampia prova in occasione del dibatti-to sia a Montecitorio, sia qui a Palazzo Ma-dama dove la Democrazia cristiana si è im-pegnata non solo nella proposizione di vali-di temi di riflessione sul problema in gene-rale, ma anche ha cercato con vari emenda-menti di migliorare, purtroppo senza esito fi-

,nora,' il disegno di legge degli onorevoli For-tunae Baslini.

Se quindi di guerra di religione si vuoIparlare, si sappia che tale argomento non ri-guarda la forza politica che ho l'onore dirappresentare, ma riguarda proprio quelleforze che vorrebbero contestarci il dirittodi cittadini e di parlamentari, prima ancorache di cattolici, di esporre la nostra visionein tema di divorzio e di diritto di famiglia.

Con ciò credo di avere già individuato ilfondamentale motivo dell'equivoco, quellocioè di una pretesa commistione di sacro e

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Senato della Repubblica ~ 16568 ~ V Legislatura

319a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 29 SETTEMBRE 1970

di profano, di ,religioso e di civHe nell'af-frontare il tema in discussione. Del tuttoovvio è infatti il rifiuto da parte di un cat-tolico del divorzio, come effetto diretto diuna scelta di fede, che vuole il matrimoniouna realtà sacramentale e ipso facto indisso-lubile. Da più parti però si è già ampiamen-te messo in evidenza come l'indissolubilitàintesa come patrimonio irrinunciabile dellaopzione di fede del cattolico, attenga al com-portamento individuale nei confronti delmatrimonio, ma non esclude che il cattolicopossa, nell'esercizio del proprio impegno po-litico e di legislazione, ammettere un prin-cipio diverso, lasciando poi alla libera ini-ziativa dei coniugi, che cattolici potrebberoanche non essere, la scelta tra indissolubili-tà o meno; anzi, da parte di alcuni ambienticristiani, si è parlato dell'opportunità di unregime divorzista, inteso come un regimeche, offrendo la possibilità di una libera scel-ta tra matrimonio indissolubHe e matrimo-nio dissolubiLe, attui completamente il prin-cipio della libertà religiosa. Si tratta di po-sizioni che meritano indubbiamente unaqualche precisazione. Innanzitutto per quan-to conceI1ne la scelta divorzi sta come sceltadi libertà religiosa, mi pare opportuno sot-tolineare la strumentalità di tale posizioneche fa del divorzio solo uno strumento peril raggiungimento di un fine del tutto estra-neo al regolamento dell'istituto familiare:questa sì che sarebbe una scelta di commi-stione dove esigenze di natura religiosa fini-rebbero con l'interferire nella sfera matri-moniale, lasciando fuori una riflessione suldivorzio in sè, sulla sua opportunità, sullesue interrelazioni con le strutture della so-cietà civile e diremmo anche con i contenu-ti etici del matrimonio. Per quanto poi con-cerne gli aspetti più propriamente teologicidel problema, non è certo questa la sedepiù adatta per un maggiore approfondimen-to. Giova però chiarire qualche punto chea me pare abbastanza peculiare.

Anzitutto è chiaro che per un cattolico ilmatrimonio è indissolubile e che anche ovelo Stato ammettesse la possibilità del di-vorzio il dovere del cattolico è di non ser-virsi di tale possibilità. Tale indissoluhilitàdiscende per il cattolico dallo stesso carat-

tere sacramentale del matrimonio, carattereche gli viene, più che da un particolare valo-re sacrale del rito, daHa stessa visione cri-stiana della famiglia vista come profondarealtà di vita, tale da far sì che i coniugi« non siano più due ma una sola carne ».

Essi, anzi, come scrive la Costituzione con-ciliare sulla Chiesa nel mondo contempora-neo, « prestandosi un mutuo aiuto e serviziocon !'intima unione delle persone e delle at-tività, esperimentano il senso della propriaunità e sempre più pienamente la raggiungo-no ». Tanto, credo, provi come alla luce del-la visione cristiana non poteva attribuirsimaggior valore alla famiglia; alla famiglia,si badi bene, cioè al matrimonio inteso nellasua realtà di vita e non al matrimonio in-teso come un momento rituale o contrat-tuale.

Qui infatti ritengo sia il punto. La visio-ne del cristianesimo immette il rapporto diconiugio in una dimensione esistenziale, inuna dimensione di interrelazione con la co-munità umana, cioè anche con quella che co-munemente o, se preferite, «laicamente»viene chiamata società civile.

Ecco perchè la Chiesa parla anche di fa-miglia come fondatrice della società, comeprima vitale cellula di convivenza umana.Ecco perchè la Chiesa attribuisce alla fami-glia il compito di collaborare alla ricercadel bene di tutta la comunità umana. Sba-glierebbe, infatti, chi oggi concepisse la sal-vezza in una prospettiva alienata o di rifiu-to dell'umano. Oggi in particolare il Conci-lio Vaticano II ci ha insegnato che la sceltadi fede ~ si badi bene: parlo di fede, nondi religione ~ non può non essere una scel-ta per l'uomo. «La gioia e le speranze, letristezze e lé angosce degli uomini di og-gi. . . », recita il proemio della Costituzionesulla Chiesa nel mondo contemporaneo,sono pure le gioie e le speranze, le tristezzee le angosce dei discepoli di Cristo e nullavi è di più genuinamente umano che non tro-vi eco nel loro cuore.

A questo punto è illusorio pretendere dioperare distinzioni oggi quanto mai assurdetra valori di fede, valori religiosi e valori« civili ». Oggi il credente non è tale se nonopera una scelta di valori umani. Tutto ciò

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Senato della Repubblica ~ 16569 ~ V Legislatura

319a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 29 SETTEMBRE 1970

che appartiene all'uomo appartiene all'opzio-ne della fede cristiana. Da ciò consegue che,al di là ancora di tanti sottili distinguo trascelte del cristiano come individuo e sceltedel cristiano come politico e legislatore, labattaglia che noi cattolici stiamo conducen-do in favore di una visione ~ diciamo pu-re ~ « cristiana» della famiglia è una bat-taglia legittima e non confessionale perchèsemplicemente umana.

Noi rifiutiamo una visione confessionaledello Stato, anzi, aLla luce di quanto più so-pra esposto, una visione del genere, nel suocostituire una scelta contro la libertà di co-scienza, è una scelta contraria alla stessafede. Ma noi sappiamo ohe come cristianinon possiamo non testimoniare nella sede ci-vile certe visioni che ci sono peculiari, nellacertezza che tale testimonianza, prima di es-sere una testimonianza di fede, è una testi-monianza di umanità.

Le battaglie che noi conduciamo per lagiustizia, per Ila libertà, per la rottura deipregiudizi ci impegnano come cristiani e co-me uomini protesi al bene comune o, meglio,ci impegnano come cristiani in quanto uomi-ni protesi al bene comune e viceversa. Ugual-mente dicasi per la battaglia che oggi stia-mo conducendo contro il divorzio. Nessunequivoco di tentazioni confessionali, quindi.Lo Stato deve decidere nella sua laicità, maciò non esclude che esso possa e secondo noidebba decidere in senso antidivorzista.

C'è un punto da chiarire ed è quello diconfondere la laicità dello Stato inteso comerifiuto di pregiudiziali religiose nella ricer-ca dei contenuti dell'azione statuale e certicontenuti quale il divorzio definiti comune-mente laici. Se infatti per laici si intendonocerti contenuti politici sol che si opponganoaUe posizioni implicate da una determinataprofessione di fede, in tal caso la laicità del-lo Stato non viene meno se si rifiutano talicontenuti. Se

~

invece per laici si intendonoquei contenuti che rifiutando soprastrutturee comportamenti comunemente definiti reli-giosi mirano solo a una civile crescita del-l'uomo e della società, allora anche il coniu-gio indissolubile, a mio avviso, può essereritenuto un contenuto laico nella misura incui realizza tale scopo. Anzi, proprio quando

i divorzisti si mettono a polemizzare con icattolici impegnandosi nella difesa di unapretesa laicità del divorzio con argomenti daguerra di religione, proprio allora essi ren-dono un pessimo servizio alla laicità delloStato italiano.

Sgombrato così il campo da un equivocoche ritengo abbia falsato anche troppo, a spe-se di un serio approfondimento, il dibattitosu questo argomento, vengo subito a qualcheconsiderazione sul merito del problema. Nona caso, prima, quando ho parlato della vi-sione cristiana del matrimonio, ho~tenuto aportare il discorso sulla sacramentalità dellafamiglia più che su quella del rito matrimo-niale. Ritengo, infatti, che la famiglia siastata forse la grande assente dal dibattitosulla indissolubilità o meno del matrimonio.È mancata, cioè, a mio avviso, una rif,les-sione sufficientemente approfondita sulla fa-miglia vista nel suo valore di interrelazionecon la società italiana e, soprattutto, è man-cata una riflessione sull'essenza dell'istitutofamiliare in rapporto alla possibilità di unasua solubilità, specie sotto il profilo delleconseguenze possibili e prevedibili.

Da secoli la società italiana si è venutaformando attorno ad una struttura familia-re monogamica ,ed indissolubile. Questo fe-nomeno quanto meno ha prodotto una seriedi modelli di comportamento, determinatefunzioni sociali specialmente per quanto con-cerne .l'opera educativa e formativa. Lo stes-so Stato ha voluto modellare i propri in-terventi su questa struttura familiare Ila qua-le, giova ricordarlo, ha trovato sempre laspontanea accettazione della gran parte del-la popolazione.

Con ciò non si vuoI certo negare che 1'evo-luzione sociale debba portare a rivedere cer-te strutture, nè si vuole negare che la fami-glia sia oggi entrata in crisi; ma, prima diintervenire con soluzioni che finiscono conl'intaccare la base deLl'istituto familiare, cosìcome s'è venuto delineando fino ad ora, si sa-rebbe potuto studiare molto più a fondo tut-to il complesso fenomeno.

Con la proposta di introduzione del divor-zio si è invece operato secondo un metodosperimentale di assoluta approssimazione epericolosità. In altri termini si è creduto di

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Senato della Repubblica ~ 1657.0 ~ V Legislatura

319a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 29 SETTEMBRE 1970

individuare uno strumento ritenuto, inverosenza alcun fondamento, solutivo del pro-blema e lo si è voluto sperimentare. È comese un medico, prima ancora di diagnosticareuna malattia, cominciasse con ,lo sperimen-tare una medicina scelta a caso. Probabil-mente dalla reazione all'uso di quel farmacosarebbe possibile avere anche elementi perla diagnosi, ma il prezzo di tale esperimen-to potrebbe essere la morte del paz1ente.

L'intl'oduzione del divorzio nel sistema ma-trimoniale italiano ,e più ancora nel costumee nella struttura stessa della società italia-na, ove l'ealizzato, comporterebbe una seriedi mutazioni così radicali e così rapide dafar seriamente temere per lo stesso ordinesociale. Lo Stato, la scuola, la stessa fami-glia verrebbero colte di sorpresa: si creereb-bero così dei rapidi fenomeni dissolutivi lecui conseguenze sarebbero estremamentegravi.

Per Iilon parlare del dramma dei figli deiconiugi divorziati! Questa preoocupazione ètanto più fondata se si tiene presente che ilprogetto di legge Fortuna-Baslini rende estre-mamente facile l'ottenimento ddlo sciogli-mento del vincolo matrimoniale. Non credo,quindi, di peccare di eccessivo pessimismonel temere una crisi del nostro ordine socialeove anche il Senato dovesse dire sì al di-vorzio. In ogni caso, nessuno può contrad-dirmi' quando affermo che è mancato finoraun serio, preventivo approfondimento delproblema, con particolare riguardo ai rap-porti tra istituto del divorzio e sistema ma-trimoniale italiano.

Lo stesso discorso della cosiddetta crisidella famiglia avrebbe meritato una più va-lidae profonda riflessione. Si sente spessodire che il divorzio servirà a risolvere talecrisi. Eppure non ho ancora trovato chi ab-bia fornito di credibilità tale affermazionecon una analisi che approfondisse il rapportofra crisi della famiglia e divorziabilità.

È anche vero che tale crisi rientra in fe-nomeni di più vasta portata coinvolgenti l'in-tera società. Non ritengo infatti che la crisidella famiglia possa considerarsi estranea adaltri fenomeni di crisi: crisi dello Stato cri-,si dell'autorità, in genere crisi di tanti valorisu cui fino ad oggi si è venuta modellandola nostra società.

L'atomizzazione del nucleo familiare, larottura di tradizionali modelli di rapportogenitori-figli, il subire da parte della fami-glia le strutture alienanti dell'odierno as-setto urbano e produttivo; la novità dei mo-delli di comportamento con profonde modi-fiche dei ruoli dei componenti il nucleo fa-miliare, anche sotto il profilo affettivo ededucativo, i fenomeni di disadattamento chene derivano, il prepotente inserimento anchenell'ambito familiare dei « mass-media », co-stituiscono tutti ~ e l'elencazione potrebbecontinuare ~ aspetti di una problematica dicosì vaste proporzioni da superare certamen-te il problema del carattere dissolubile omeno del matrimonio e da coinvolgere cer-tamente gli stessi modelli societari tipici del-la sooietà industI1iale e tecnologica.

Il fatto anzi che la crisi della famiglia siaun fenomeno che inteJ:1essi i Paesi divorzisticon un grado di virulenza che certo supera,la realtà italiana non solo fa dubitare for-temente circa la possibilità di considerare ildivorzio un antidoto, ma, al contrario, fa te-mere che esso possa fungere da detonatoredi una crisi più vasta, specie in un Paese co-me l'ItaLia, dove il divorzio è del tutto estra-neo alle tradizioni e alla mentalità del no-stro popolo. Ancora una volta quindi si pre-ferisce optare per la soluzione facile e ~

lasciatemelo dire ~ anche demagogica, sen-za percorrere, come pure sarebbe stato do-veroso, la via degli interventi seri e respon-sabHi.

Se infatti, come si afferma, si hanno vera-mente a cuore le sorti della famiglia, si de-ve avvertire l'urgenza di affrontare la crisicon strumenti suggeriti da un attento studiodei vari fenomeni critici, ricercando l'ausi-lio delle scienze pedagogiche, psicologiche,mediche, sociali, giuridiche e così via. L'edu-cazione familiare, scolastica, i consultoriprematrimoniali, un'idonea, opportuna edu-cazione sessuale, i,l tribunale della famiglia,l'istituzione di corsi di preparazione al ma-trimonio, un radicale aggiornamento dell'or-mai superatissima legislazione in tema di fa-miglia ed altre ancora costituiscono certosoluzioni che ben potrebbero contribuire arisolvere la crisi dell'istituto familiare. Dicocontribuire in quanto rimane sempre il di-scorso più vasto della crisi di valori umani

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Senato della Repubblica ~ 16571 ~ V Legislatura

319a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO 29 SETTEMBRE 1970

prodotta dalla società dei consumi, di cui lenevrosi, la droga, la pornografia, i suicidisono alcune, ma non le sole, drammatichemanifestazioni.

Con ciò non escludo che anche gli stru~menti da me indicati come risolutivi delproblema potrebbero deludere; tuttavia ri~tengo nostro preciso obbligo morale di do~ver sperimentare interventi di tale tipo che,ove fallissero, comunque non compromette~rebbero definitivamente la situazione, primadi ricorrere allo strumento del divorzio che,invece, ove fallisse, produrrebbe certo la di~struzione della famiglia.

Ma oggi, purtroppo, va di moda il divor~zio; oggi si direbbe che certe forze polit.i~che abbiano scoperto che non è più lo svi~luppo industriale, nè l'eliminazione dell'emi~grazione o del divario tra Nord e Sud, nè unmoderno sistema sanitario e della casa o laeliminazione di sperequazioni sociali a faredell'Italia un Paese civile. Oggi queste forzepolitiche hanno improvvisamente scopertoche l'unica scelta di civiltà si chiama divor~zio e che per quanto l'Italia sia nei primiposti tra i Paesi industriali, non per que~sto essa può ritenersi più moderna dei piùpoveri Paesi afroasiatici. E ciò perchè inI talia esiste ancora il matrimonio indisso~lubile!

O è forse piuttosto lo spirito di avventura(non è l'Italia il Paese famoso dei naviga-tori?) a far sì che ,improvvisamente, senzaadeguata preparazione, senza alcuno studio,senza alcun esame approfondito dell'under~ground societario, con molta fretta, col soloaiuto degli slogans e delle statistiche dellaLID che non esitiamo a definire frutto dimera fantasia, si decide di introdurre nel no~stro contesto sociale e nel nostro sistemagiuridico un istituto cui prima d'ora erastata negata cittadinanza. Mi si può obiet~tare che si tratta di un Jischio calcolatosulla base di una notevole esperienza forma~tasi in altre Nazioni divorziste da lungotempo. Ma possiamo in coscienza affermareche almeno l'esperienza degli Stati tradizio~nalmente divorzisti sia stata da noi conosciu-ta e studiata, o non ha prevalso piuttosto so~lo uno spirito di malintesa emulazione, quasiche l'introduzione del divorzio dovesse ser~

vire a liberarci da chissà quale complessodi inferiorità?

Io ritengo che, al punto in cui siamo, ab~biamo anche perso l'occasione di servirci va-lidamente dell'altrui esperienza. Ciò mi pa-re vero sotto due profili: anzitutto non si è

analizzato compiutamente H fenomeno in sè,

così come si è venuto prospettando nei diver-si Paesi e sotto il profilo quantitativo e sottoquello delle trasformazioni socio-culturali esotto quello del problema dei figli del divor~zio. Tanto per restare in fenomeni macrosco~pici, ma non per questo meno significativi,

non ci si è nemmeno chiesti perchè in alcu-ni Paesi, come la stessa Unione Sovietica, dauna concezione del matrimonio come fattodel tutto privato, tale da produrre un nume~ro elevatissimo di divorzi, si è passati aduna regolamentazione legislativa dell'istitutoin modo da restringere naturalmente il di~lagare del fenomeno divorzista. D'altro can-to, non ci si è nemmeno chiesti in che rap~porti siano con una concezione della fami-glia di cui la dissolubilità del matrimonio èelemento qualificato e qualificante certe ma~nifestazioni aberranti quali il matrimonio digruppo o l'abolizione del matrimonio, op~pure la legalizzazione dell'incesto, che ormaicostituiscono, purtroppo, patrimonio di al~cuni Paesi tradizionalmente divorzisti.

Ritengo in secondo luogo che sia del tut~to mancata una correlazione tra esperieznasociale in tema di divorzio negli altr,i Paesie la società italiana. Infatti, ammesso pureche fosse dimostrabile che il divorzio abbiaprodotto risultati positivi negli altri Paesi ~

cosa, a mio avviso, contraddetta dai fatti edalle statistiche ormai a tutti note ~ ri~

maneva tutta da dimostrare l'adeguatezzadello strumento divorzista a risolvere i pro-blemi di casa nostra. Vi sono innegabilmen~te differenze sostanziali tra la nostra societàe le altre; differenze di esperienza sociale,legislativa e differenze di tradizioni cultu~rali e religiose, differenze inoltre di conte~nuti etici per cui è legittimo domandarsi fi-no a che misura l'ispirarsi sic et simpliciteralle altrui esperienze possa costituire unasana politica e un responsabile atteggia~mento.

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SenatO' della Repubblica ~ 16572 ~ V Legislatura

319a SEDUTA (pO'merid.) ASSEMBLEA- RESO'CO'NTO'STENO'GRAFICO' 29 SETTEMBRE 1970

EsistanO' anche ~ nan la nega ~ elemen-

ti camuni spede dal punta di vista delle in-terrelaziani tra famiglia e fenameni di indu-strializzaziane e urbanizzaziane nanchè traquelli della mabiHtà geagrafica e saciale edei mutamenti strutturali e funzianali dellafamiglia, delle madificazioni culturali in ge-nere, ma anche tali fenameni, simili carnedina:mica sada-culturale, carne linea di ten-denza, da un lata insistanO' su una situazia-ne di partenza fortemente diversificata e dal-l'altra passanO' av,ere diversa intensità e ma-dalità di incidenza. In agni casa passiamO'cancludere che ben altra e più prafanda pre-paraziane avrebbe richiesta il prablema pri-ma di pater utilizzare un' esperienza divarzi-sta che invece a tutt' aggi nan passiamO' de-finire nastra nè dal punta di vista della di-retta applicaziane, nè da quella che pur ciera passibile, anzi daverasa, quella ciaèdella meditata canascenza.

Ma l'aspetta farse più grave della frettanegligente can la quale ci siamO' aoointi adaffrantare il tema del divarzia è da ricer-carsi nell'assenza di una riflessiane appra-fandita sul tipO' di sacietà che si va a ca-struire. Ha sentita dire che can il divarziaci accingiamO' a castruire una sacietà mader-na, civile. Ma casa significa, anorevali sena-

.

tari, sacietà maderna, sacietà civile? Ci tra-

viamO' di fronte a frasi generiche che nulladicanO' del mO'della di sacietà che ci prapa-niama di realizzare con l'abaliziane del prin-cipia dell'indissalubilità del matrimania. Launica pregia di simili affermaziani creda ri-sieda nell'ammissiane della stretta legamefra un certa tipO' di sacietà e un determina-ta regime matrimoniale. In altre parole, siammette che un mutamentO' del secanda nanpuò nan pravacare un prafonda mutamentO'in tutta la sacietà. Ebbene, ancara una val-ta, l'esperienza di studi campiuta nei Paesitradizianalmente divarzisti davrebbe essercid'aiuta. Infatti da un esame degli aspettiquantitativi del divarzia, specie alla luce del-le diverse fasi di sviluppa dei Paesi divarzi-sti e da un'indagine sulla stratificaziane sa-ciale in l'apparta ai tassi di divarziabilità ,può asserirsi l'interrelaziane tra divarziabi-lità e sadetà nea-capitalistica, almenO' perquanta cancerne i Paesi accidentali. Ciò de-

ve probabilmente callegarsi ad una smarri-mentO' del valare famiglia, che una sacietà ditale tipO' implica e che il diva l'zia realizza.Nella visiane tipica della sacietà tecnalagicaneacapitalistica, anche la famiglia si trasfar-ma da centro cr,eativa e ariginale di affetti evalari in una dei tanti praoessi del camples-sa meccanismO' alienante e repressivO' messain apera dalla sacietà. Ai vaIari di fanda,che per essere integralmente testimaniati nanpassanO' nan presupparre una famiglia, cel-lula saciale perfettamente realizzata e indis-solubile, sastituiscana esigenze connesse alpracessa produttiva cansumistica; ciaè nua-vi vaIari (ma mai un termine è stata usatae in mani~ra casì pO'ca adatta), i nuavivalari del suocessa, del benessere, della si-curezza, della libera saddisfaziane sessuale.In questa cantesta si inseriscanO' i fename-ni di alienazione individuale campartata dal-la sacietà neacapitalistica, la perdita dei l'ap-parti umani, la disumanizzante standardizza-ziane dei camportamenti, il rincarrere ciecadelle più elevate pasiziani saciali, le nevrasi1le crisi di disadattamenta, la canseguente an-siasa rioerca del nuava anche nel campa delsessa, in una vana rincarsa all'appagamen-tO', alla realizzaziane della prapria dimen-siane umana armai smarrita. NascanO' daquesta cantesta saciale le aberranti manife-staziani della delinquenza minarile, carnevera e prapria piaga saciale, della ricercaedO'nistica sfaciant,e nella droga e nella par-nagrafia, le fughe nel nullisma e nel mistici-sma più a mena di ispiraziane arientale

~ aggi tanta di mO'da ~ la dissO'luziane del-

la stessa cancetta di famiglia e le esperienzesessuali di gruppO' e, più tragica di tutte, lacatena dei suicidi. NascanO', ciaè, le spinteall'isalamenta, al disgregamentO' dei nucleisaciali di cui quella familiave è certa il pri-ma ed il più naturale.

Si patrebbe abiettare che il divarzia pa-trebbe essere un effettO' e nan una causadei fenameni già visti, ma si tratterebbe diuna pseuda-argomentaziane. E chiara infattiche tutte queste realtà agiscanO' l'una sul-l'altra in un l'apparta cantinua e recipracadi causalità, ande ben può dirsi che la lineadi sviluppa della sacietà secanda il mO'dellanea-capitalista ha carne effettO' la disgrega-

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V LegislaturaSenato della Repubblica ~ 16573 ~

29 SETTEMBRE 1970319a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO

zione della famiglia, così come il disgrega~mento della famiglia agisce come una delleforze portanti del modello neo~capitalistadella società. Proprio su questo tema nel1966 apparve sulla rivista ({ Orientamenti so~ciali » una pagina molto bella. In essal'au-trice Gabriella Ceccatelli, parlando propriodei Paesi a neocapitalismo avanzato, scri-veva: ({ Probabilmente il concetto. dell'amo-re è sempre meno approfondito dall'uomomoderno ed è dalla fatica di conoscersi, nel~l'evoluzione continua che ogni essere com-pie, di capirsi, di aiutarsi reciprocamentea realizzare una umanità più piena, una per-sonalità sempre più completa che rifuggo~no i coniugi, calati d'altra parte in una real-tà dove incalzano la fretta e gli interessieconomici, dove non c'è molto posto per iproblemi individuali, e poco ve n'è per i piùpoveri e per i più deboli e dove tuttavia in-digenza e miseria morale acquistano un si~gnificato sempre più tragico, di fronte allapotenza crescente del denaro ed alla instau~razione di norme che codificano le deficien-ze morali piuttosto che sostenere e tutelarela sensibilità spirituale dell'uomo. Il divor-zio è quindi nella logica di una civ~ltà cheabdica all'amore e nella quale l'uomo si sialasciato attrarre dal mito dell'efficienza edelle formule ».

È questo quello che intendiamo per civil~tà modema? È questo il modello da rea-lizzare per fare dell'Italia un Paese co-siddetto civile? Sono pr'Oprio da imitarsiin tutto i Paesi dove più pesante è laaffermazione del neocapitalismo? O forsedovremo riscoprire che certe strutture e cer~ti valori, anche se tipici di una civiltà pre~industriale, costituiscono un patrimonio pre-zioso da salvare se si vuole evitare la ne-vrosi, l'alienazione, la perdita di umanità,propria della civiltà tecnologica?

Da parte di uomini di cultura si è postosotto accusa il fenomeno della colonizzazio-ne, anche perchè portando ad altri popoli la

cosiddetta civiltà occidentale ed europea sisono distrutti valori e tradizioni culturaliche forse invano l'uomo moderno va inse-guendo oggi, nella speranza di salvare la pro-pria umanità dall'autodistruzione.

Così oggi, al margine delle metr'Opoliin-dustrializzate, gruppi di giovani, forse ancheessi figli del divorzio, vagano alla ricerca diqualcosa di essenziale e sognano un ritornoalla civiltà 'contadina. Questo ment:r~e noistiamo qui occupati solo ad imitare i Paesiindustrializzati senza scevemre ciò che forsevale la pena di imita,re da ciò che certamentenon vale la pena, in uno sforzo senza fanta-sia di autOlcolonizzazione che brucia la ven-tum che la provvidenza ci ha assegnato dinon essere ancora del tutto ,simili ai modelliche ci siamo o ci stiamo incautamente pI1e-scegliendo.

Concludendo su questo punto, si può sen-z'rultro affermare che nntroduzione del di-vorzio in Italia non potrà non produTI1e unprofondo mutamento sociale. Purtroppo nonsi è riflettuto abbastanza sui modelli suiquali tale mutamento si andrà conformando,anche Se l'esperienza degli altri Paesi divor-zisti ci dice oon sufficiente chiarezza che ildivorzio è correlato a modelli totalitaI1i oneo-capitalisti; nell'uno e nel,I'altro caso tut-te e due lIe ipotesi son'O negative e forieI1e diben tragiche conseguenze. Contro le tenden-ze alLa disgregazione !'importante è oggi 'sal-vare .l'uomo, ricostruido nella sua integI1ità,nel suo essere persona, nel suo essere realtàin fieri, nei suoi rapporN con le oose e neisuoimpporti interpersonali. Solo così <l'uomopotrà trovare risposta ai suoi pI1oblemi, lallesue ricerche perchè solo così potrà esserecompiutamente se stesso. Quando parliamodell'uomo persona che ristabilisce la sua in-tegr.ità in una serie di rapporti interpeI'so-mali, non possiam'O non ,r.iferkd a quelle se-di dove tali rapporti sorgono naturalmentee con una particolare oompletezza esperen-ziale, affettiva ed etica: certamente la primae fondamentale sede è il nucleo familiare,la prima cellula di un tessuto che, per suc-cessivi aggregaI'si, diventa, infine, l'umanità.

È in questa sede che Il'uomo comincia asocializ~arsi, a personalizzarsi, ma affinchèquesta sede di I1elazioni linterpeI1sonali possaraggiungere que11a che ho già definito com-pletezza esperenziale e affettiva sono neces-sarie due ipotesi fondamentruli: che l'aggre-garsi dei Isoggetti del nucleo familiare sifondi su un legame particolarmente p:wfon-

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V LegislaturaSenato della Repubblica ~ 16574 ~

29 SETTEMBRE 1970319a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO

do ed esclusivo e quindi stabile e che taleaggregarsi abbiaoaratteristiche ~ come di-

cevamo ~ di stabilità. Nascono così cOlmeIri<sposta ad una profonda aspirazione dellapersona umana l"esigenza del matdmanio ca-rne fOindamento delLa famiglia e quelila dellasua ]ndissalubilità.

Andare in senso cOint,rario signifioa com-pramettere il processo fOl1mativo della per-SOina, turbarnelo sviluppa psichicoed affet-tiva e ciò è vero sia dal punto di vista deicaniugi 'sia dal punto di vista dei figli. Aproposito di questi ultimi è stato più voltecitato ~ anche nel dibattitO' a MOintecitorio

e in quello in corso ~ il Dossier des enfantsdu divorce deHa francese Jeanne De1ai,s. Ineffetti, pochi lib:d più di questo desoono adesprimere ,la gravità della ferha psichica chei figli dei divorziati pO!rtano iCan sè per tuttala \èita.

Le statistiche, infatti, ci dicono che me-diamente, nei Paesi divorzisti, Ila delinquenzaminori,le coinvolge per 1'80 per cento ifigHdi genitori divorziati. La stabilità degli af-fetti famHiari è un'esigenza profandamenteradicata ,in natura ed :il rapporto di pater-nità a maternità come fatto affettivo, primaancora che OOime rUOllo sOiciale, non ammetteduplicazioni.

Casì, dal punto di vista dei coniugi, èir-r~petibile l'esperien2Ja dell'amoDe oO!llJiugal,ese nan a COiStOdi ç'ampieve un'esperienza af-fatto diversa, certéùmente ed infinitéùmentemeno rioca e nOln Dealizzatrice della persona.La stessa fisiologia ~ afferma GiorgiO' Cam-panini ~ « rende diverso l'amaDe caniugaleda ogni tipo di esperienza sessuale: si trat-ta di atti profondamente diversi. Uesperien-za dell'amoDe coniugale infatti ha una ,suafondamentale unicità che non b vende assi-mil:abile ad altve e divel1se esperienze. Sideve dke che, in quanto vissuta nella suapienezza e ndla sua interezza, questa espe-rienza di amore autentico tende naturalmen--te al matrimanio, a fal1si cioè permanente,definitiva, i:r;revOioéùbile».

Da qui una consideraziane molto bella emolto vera: «Proprio l'analisi, condattadal-!'interno, dell'esperienza di amore consen-te di mettere in evidenza come l'indisso-lubilità sia una legge fOindamentale deLl'amo-

re e che negare o mi,scémOiscere questa leggesigni,fioa operare non già in favaDe della per-sona, ma contro La persona, non per ill pra-gresso, ma per il regressa dei valori mO'mli.Da questo punto di vista la ooncezione di-varzistica appa're da una parte vetrogmdae daN'aItna pessimistica: retrO'gmda pevchènon tiene conto del maturare storico dellaumanità, dell'espandersi della vita persana-le, del ricOinosciuto diI1itto della Hbertà disoelta del coniuge, fattari tutti che consen-tano una più maturata assunzione delle PliO-prie responsabilità nel matrimonio e tendo-no a l'endel'e 'sempre meno giustificabile 10sciogHmento del vincalo; pessimistica per-chè si fonda su una radkale sv,alutazionedella natura umana quasi che per essa il fa,rfede per tutta la vita ad un impegno di ,fe-deltà sia un ,aHa di assoluto eroi'smo, pos-sibile solo per una spéùruta minO'r,anza di es-seri eoceziO'nali, mentre la gmnde maggio-ranza degli uomini non riuscirebbe mai avarcare 'realmente la saglia dell',aut,enticavita personale e sal'ebbe quindi incapaoe diuna esperienza di amore definitivo, fedel,e estabile ».

Ma la famiglia come nucleo primado disocializzaziO'ne nOin esaudsce Ilasua funzionein rapporto ai soggetti che ,la compongono;essa infatti entra iuvelazione con l,a steslsasocietà. Questa, ,invero, non è altro che unsucoes'sivo oondensavsi di nuclei minori, co-me quello fOindamentale che è la famiglia. Ildiscorso è valido sia se si guarda al momentogenetico, al sorgeve della struttura socilalle,sia se si gUaJ1da staticamente ,al modo diessere attuale di tale struttura.

La storia dell'umanità è stata una stO!l1iadi un ,successivo e sempre più ampio aggre-garsi sociale, dalla famiglia alla tribù, al vill-laggio, allo Stato, in un processa in cui lostadio finale non sOlla non escludeva, bensìpresuppaneva quello iniziale del nudeo ,fa-miliare.

Ed anche oggi, se guardiamo alla fisiolo-gia dell'assetto societario, dabbi'amo consta-tare cOlme la famiglia costituisca il nuoleafondamentale di ta,le assetta, ma soprattuttacostituisoa il nucleo Oiriginale, indipendente,oioè, anche se con eSlso intervelato, dall'in-sieme della ,sacietà.

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Senato della Repubblica ~ 16575 ~ V Legislatura

319a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO

La famiglia, in altre parole, è prima ddloStato sia storicamente, nel senso che è nataprima, s~a logicamente, nel senso di una suaOIriginalità che la rende semplicemente pre-supposta dalLo Stato stesso.

Essa rappresenta la cellula del cDnnettivosocietario ed è già ,in sè societas, centrocompleto di rapporti, valori, esperienze, co-noscenze, consorzio di vita con vita, opera-trice di educazione e di formazione fisica,affettiva, etica, religiiosa, civile.

In questo senso in essa è p:resente ideal-mente tutta la società, anzi, come si è detto,essa è già sacietà.

Ed ecco che in questa sorta di teologiacivile ,la famiglia riscapre :la sua missioneumanizzante e liberante.

E quando invece la famiglia viene ooncul-cata nella sua essenza, nella sua missione,allDra è l'interasDcietà che viene soonvoltaed in essa l'uomo.

Chi non ha avuto la ventura di poter usu-fruke nelLa maniera più larga possibile dellagamma esperienziale all'interno del gruppofamiliare non potrà non essere un disadat-tato alla sodetà ed alla stessa umanità, inquanto non è dato processo di socia:lizza-zione dell'individuo che non partla dalla fa-miglia.

Se è questa r essenza e la funzione dellafamiglia, ne deriva come canseguenza piùnaturale l'esigenza di stabilità deimppartifamiliari. Se la famiglia è nudeo della <so-cietà, preesistente alla sOIcietà, se è sooietàessa stessa, Driginale e completa, la famiglianDn può non costituire un unicum stabile,una esperienza irripetibiile, un consortiumomnis vitae, una unione di oorpi, ma lanchee soprattutto di anime, una parte fondamen-taIe ed insostituibile della realtà di ciascuno.

IntJ1Odurre, invece, un principio diverso,un principio di 'provvisorietà all'interno deirapporti familiar,i, significa rompere tutte leooncezioni della famiglia che fin qui ho cer-oato di delineare. Sì, nDn creiamDci illusionio non cerchiamo di nasconderci la verità.Non è qui il problema di risolvere questa oquella piaga sociale, di venire incontro aquesti o quegli infelici. Qui è in discussioneun certo concetto di famiglia. AllDra potreb-be anche darsi che abbiano ragione i pro.

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pugnatori dell'introduziane del divorzio nel-l'OIrdinamento itaHano, ma essi devono pri-ma dirmi quaI'è la 101'0 cancezione deUa fa.miglia, perchè certamente Ia loro non puòessere simile alla mia. La mia, infatti, quellache sopra ho esposto, nan ha più senso inun regime divorzi sta; tutti i pastulati suiqU!2\!li essa si fonda vengono irrimediabil-mente sconvolti ove si intraduca il concettodi divorzio.

Ed allora, si parli chiam:mente e chiara-mente si dica che cosa vuoI farsi della fami-glia italiana, di questa famiglia larcaica for-se, ma che ha permesso all'Italia di averetassi di sùicidi e di delinquenza minorileinferiori a quelli dei Paesi divorzisti, di que-sta famiglia dove ha ancora un senso il'culto deUe memorie, dove la particolare com-pletezza dei rapporti interpersornali (com-pletezza che è effetto diretto della stabilità)è già una resistenza al dilagare delle nevro-ti che alienazioni della società del benessere.

FDI'Se Ullia famiglia arcaica in una società

moderna, ma una famiglia che ci salva dallasocietà moderna, dalla sua logica egoi,sticae distruttrice di un autentrico rappOlrto uma-no. Una famiglia che è un punto stabile nellainstabilità e nella provvisorietà della civiltàdelle macchine e del cemento; una famigliaindissolubile nella dissoluzione generalizzatadei valori. ,

Da questa vi1sione, da questa impostazio~ne di fondo derivano non poche conseguen~ze rileVìanti più prapriamente sotto il pI'OfilosOlciale e giuridico. Innanzitutto, da una vi-sione della famiglia cOlme nucleo sociale ori~gin aIe, avente una fondamentale miSS~Dne dasvolgere e per quanto riguarda la personaliz-zaziane dell'individuo e per quanto ~iguardal'assetto societario, discende la conseguenzache quando si guarda a,l matrimonio bisognaaver presente che la famigJia non è solofonte di diritti o regolamento di interessi,ma è anche fonte di doveri.

Mai, came nel campo familiare, gli inte-ressi egoistici individuali devono cedere ilpasso di fronte agli interessi della personaumana e della società.

Questa verità è stata del resto avvertitada sempre dal legis,latore di ogni Nazione,il quale ha sottratto il matrimonio ed in ge-

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Senato della Repubblica ~ 16576 ~ V Legislatura

319a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO 29 SETTEMBRE 1970

ne:pe i diritti famirliari alla disponibilità dellaprivata autonomia, dando inv,ece alla mate~ria un'impronta deCÌisamente pubbJkistica.

Se infatti, come noi affermiamo, l'integra~zione personalisbca dell'individuo e l'oI1dinesociale poggiano sulla famigLia, lalla quale siri.oonoscono ,ruolo e dignità di nucleo origi~naIe del dvi,le consorzio, è più che ovvio checi troviamo di f:ponte ad un interesse supe-riore in cui ,i doveri contano torse ancor piùdei diritti. È necessario allora il supemmento-nel campo familiare di ogni concezione indi-viduaLi'stka e quindi, dal punto di viMla dipolitka legislativa, di ogni tentazione di ri~solvere casi particolari (anche se intel'es~santi un numero non ristretto di persone)a scapito della ricerca esclusiva del benecomune.

In questo senso nOli respingiamo 1131falsaproblematica dei oosiddetti «casi pietosi ».Innanzitutto non riteniamo che problemi delgenere siano risolvibili con il divorzio o,quanto meno, solo con ill divorzio e noninvece con una riforma del nostro dirittodi famiglia.

In ogni caso è sempre bene ribadÌire cheil ruolo primario di una società na1:!uml,e,qual è la famigLia, può richiedere la tutti noncomuni doti di sacrificio 'e di senso del do~ve:pe.

La legge dev,e tener,eptiesente ohe aJ di làdei pmblemi partkolari di persone sfortu~nate o, il più delle volte, semplicemente legoi~ste, esiste una ,esigenza più ampia e generaleda tutelare, <l'esigenza di gamntire quellosviluppo deJ1a società che solo una famiglliamonogamioa ed indissolubile può favorine.

Esiste !'interesse dell'altro coniuge alLacompletezza del 'mpporto cOlniugaJe e fami~liare, esiste l'interesse dei figli a o:pesceresenza p:po£onditraumi psichici. Non è as~surdo, pevoiò, che 'la legge interv1enga a H~mitare gli 'egoismi (non lo fa del :pesto intanti altri settori della vita sociale, a iCOrrn1n~dare dalle stesse Hmitazioni del didtto diproprietà pI1ivata?), a pretendere daiconiu~gi una capacità di auto limitazione in unosforzo continuo e s.pesso doloroso di ricercadell'unità.

La famiglia deve in questo sensoesseI1eintesa come realtà ,etica, se non la si vuole

completamente snaturare. L'int'roduzione deldivorzio snatureI1ebbe certo 1131famiglia eti~ca, proprio perchèintrodurrebbe un camt-tere di provvisorietà tale da favorire unaconcezione della famiglia come mera convi-venza, come soddi,sfazione ,sessuale, OOilne,:pe~golamento di inteuessi. Allona sarebbe cerrta-mente la fine della famiglia.

Del resto l'esperienza degli altri P,aesi ciha ormai ampiamente pl'ovato che l'int'ro-duzione del divorzio ha moltiplicato lerot~ture familiari.

All'inizio delle leggi divorziste, seoondodati tmtti da pubblicazioni del:le NazioniUnite, i divorzi £mono 83 nel Canadà (1938),5 mila in Francia (1885), 191 in Inghii~term (1871) e 33.461 negli USA (1860). Nel1963 tali dati sono saliti la 8.589 nel Canadà,34.250 in Fmncia, 34.162 in Inghilterm e420 mila negli USA.

Nel 1966 in Itail,ia, secondo dati ISTAT,avemmo invece poco più di 6 mila separa~z10ni legali.

La perdita di etidtà della famiglia, infatti,favorendo scelte egoistiche, non può non a!Ill~pliare, come una immensa oassa dirisonan~za, tutte le tensioni e le oooasioni di I1ottura,anche le più lievi, che eventualmente dov'es~sero sorgere nell'ambito del rapporto ,co-niugale.

Senza poi di:pe che la provvisorietà delconiuge favoris.ce l'accesso al matdmonio:incondizioni di immaturità, di impr,eparazione.Ed, invece, credo che gmn parte delle cri,sifamiliari rientrerebbero Isei coniugi aooedes~sera 1301matrimonio con seria prepa:mzione 'eprofonda convinzione dell'importanza delpasso che s.i acdngono a compie:pe, cioè inuna tensione etica ed ideale che sOllo unaprospettiva indissolubilista può forni:pe.

E venendo 13parlare più dettagl1atamentedei casi infelici, non è certo sostenibÌ!le chelo Stato debba disinteressar;si di essi; manon è parimenti sostenibile che ,lo Stato deb~ba sacrificaI1e ad essi interessi più generaIi ,esuperiori. RioeI1ca:peil bene comune, del re~sto, non è eseI1cizio di cinismo, ma eserciziodi carità oltre che profondo dovere mOfallee sociale. Sono, infatti, più che convinto ,chela scelta del divorzi~ render,ebbe più gmvi

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Senato della Repubblica ~ 16577 ~ V Legislatura

319a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO 29 SETTEMBRE 1970

e più numerOlsi i casisucLdetti, così come haprovato l,apratica divorzista negli ahri Paesi.

Ho già accennato ai gravi fenomeni psi~chico~morali ereditati dai figli del divorzio edi cui il dossier della Dela:is costituisce de-nunda inquietante o meglio sconvolgente.

Si è già aocennato aIJ'incuemento deHe rot-tUI1e famiEari pmcLotte dal diffOlndeJ:1sidelcOlmpOirtamento divOirz,i,sta.Uannuario demo-grafico delle Nazioni Unite ci prova a isuffi-cienza che è falsa 1'affermaziOine Iseoondo laquale un regime divorzi,sta provoca un de~cremento di natalità illegittima, se mai ap~pare vero esattamente il contrario.

Risuonano quindi attuali cOlmenOln mai lepaJ:1olepronunziate nel 1902 da Salandm (enon era certo un cattolioo) oontro ,la prOlpo-sta divO'rzista dello ZanardelLi: «NOin v'èlegge 01i,stituzione umana dal,la cui applica-zione nOln derivino meritati o immeritatidanni individuali.

Rimediarvi O'attenuarli devesi senza dub-bio nei limiti del possibi,le; ma devesi ~ureconsiderare quali altd danni e in che misurasar:anno cagionati dalle propO'ste mutazioni.Tale è il oriterio, arduo senza dubbio difmnte ai problemi sociali sempI1e ~iù mUJlti~formi e complessi, a cui dovrebbesi esolusi~vamente ispimue l'opera legislativa. Ma loOIbiettivo di questa non può mai essere il\\antaggio immediato di alcune persone o diaJ1cuni gruppi di perSOine, bensì il bene ed ilprogresso di tutto intero l'agguegato so-ciale ».

Dalla natura disodetà pI1imariaed origi-nale dellà famiglia discende però un'altraimportante !Conseguenza. Questa riguaI1c1apiùdirettamente l'azione dello Stato i:l quale peressere un posterius non può nè deve inter-v,enire legislativamente contro la famiglia.

« Quando 'si afferma che ,la famiglia è unasocietà naturale » ~ diceva l'onO'revole Mo-

ro nella seduta del 15 gennaio 1947, in sededi Commissione per la Costituzione ~ «si

intende qualche cOSla di più dei diritti di fa~miglia. NOIn si tratta ,soltanto di riconoscerei diritti naturali alla famiglia, ma di rico-noscere la famiglia come società naturale,la quale abbila le sue leggi ed i ,suoi dirittidi fronte ai quali lo Stato neLla sua attivitàlegislativa si deve inchinare.

Vi è naturalmente un potere legislativoche opera anche in materia famihare; maquesto potere ha un limite puecisamente inquesta natura sOlciale e naturale della ~a~miglia ».

Una società pluralista e demoaatioa devefondarsi su questa autoJimitazione dello Sta~to, su questo riconoscimento di autonomia(che è poi riconoscimento di O'riginalità) del~le società minOlri.

La famiglia, pOli, per essere la prima e ,lafondamentale di queste società, ueahà giu-ridica primaria, ha certamente diri,tto ad unrispetto tutto particolare.

E quando si paI1la di famiglia ci si rifeI1i~sce anche ai diBitti che essa presuppone, daldiritto aH'ralle¥amento ed all'educazione dell-la prole ,al dir:itto alla fedeltà.

Ma, soprattutto ed innanzitutto, ci si deveriferiJ:1e al diritto al matrimonio, che delilafamiglia costituisce il fondamento. Si trattadi un diritto naturalle che non trova ugUlaEnella esperienza giuridica 'e che neppure lon~tanamente può avvicinarsi alla fattispedenegozia:1e.

Basti pensar:e al suo lalspetto di diritto~do~vere; ,al suo ca:rattere di diritto primario, ri~spandente ,ad una pJ:1O'fOlndae superioreesi~genza di l'ealizzaziO'ne personale e soda:le;ai <contenuti stes,si del .mpporto cOiniugale,tra cui fondamentale quello della procreazio-ne e della educaziOlne, per comprendere co~me siamoi:n un OIrdine di :natura che loStato nOln può assolutamente cOThculcare.

Siamo ciOlè a livello di una esperienza giu~,ridica pJ:1estatuaJle. Ebbene, proprio, tale or~dine di natura rifiuta la dissolubilità.

Il divorzio, quindi, .lung,i dal poter cOlsti-tuire un diritto naturale, finisoe con l'esserela contraddizione di un diritto naturale. Ciòprovoca indubbiamente una violazione dellasfera fammare, Ulna violazione dellimi,te chel'oonrevole Moro attribuiva al potere legi-slativo.

In tal senso la legge Fortuna~Baslini rap-presenta un momento di arretramento e dicontrasto con la Costituzione repubblicanache, invece, nell'articolo 29 ha riconosciutoampiamente 1'autonomia dell' ordinamentofamiliare.

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V LegislaturaSenato della Repubblica ~ 16578 ~

319a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA. RESOCONTO STENOGRAFICO 29 SETTEMBRE 1970

« La Repubblica» ~ recita l'articolo 29

al primo comma ~ « riconosce i diritti del-

la famiglia come società naturale fondatasul matrimonio ». È un impegno univoco,che non può presupporre il discorso da noigià svolto sul valore ed il significato dellafamiglia come cellula primaria della socie-tà, fondata sulla stabilità. Diversamente nonsolo verrebbe meno la famiglia come socie-tà naturale, ma verrebbe meno anche la pos-sibilità di esercitare i diritti che le sonopropri. In altri termini, verrebbe meno l'ar-ticolo 29 e la volontà illuminata del costi-tuente.

L'impegno dell'articolo 29 è impegno fon-dato sul riconoscimento di un limite dell'at-tività regolamentatrice e normativa delloStato, il quale non può non fermarsi difronte alle prerogative della persona uma-na nel suo realizzarsi nella famiglia indivi-dualmente e socialmente. Ed abbiamo giàdetto come tali prerogative abbiano un sen-so solo in un regime di monogamicità e diindissolubilità. In caso contrario nemmenol'unità della famiglia, di cui parla il secon-do comma dell'articolo 29, avrebbe più unsenso, perchè l'unità familiare esige con-tinuità e permanenza; esiste fino a quando,per motivi e con motivazioni che eludano undiscorso serio e responsabile sull'essenzadell'istituto matrimoniale, non si decida didisintegrare la famiglia e, con essa, proba-bilmente la società.

Ma esiste una violazione ancor più pre-gnante della Costituzione repubblicana daparte della proposta di legge Fortuna-Bas-lini. Mi riferisco alla violazione dell'artico-lo 7 della Costituzione in riferimento all'ar-ticolo 2 della legge.

Si tratta ormai di una vexata quaestio chenella Commissione affari costituzionali delleCamere ebbe a trovare una risposta politi-ca, ma, io ritengo, non certo giuridica.

I termini della questione sono noti: la ces-sazione degli effetti civili sanciti dall'arti-colo 2 della legge Fortuna, in quanto viola-zione dell'articolo 34 del Concordato, costi-tuisce altresì violazione dell'articolo 7 del-la Costituzione, che appunto opera un richia-mo ai Patti Lateranensi.

In altri termini, i problemi sono due:se l'articolo 2 della proposta di legge sul di-

vorzio violi il Concordato e quali siano i rap-porti tra quest'ultimo e la Costituzione inriferimento all'articolo 7 della nostra leggefondamentale.

In questo secondo punto le opinioni sonovarie e contrastanti, ma a mio avviso nonpuò escludersi che i Patti Lateranensi tro-vino nella Costituzione italiana un dlievotutto particolare.

Si potrà discutere a ,lungo, in aderenza aquesta o a quella scuola giuridica, sulla por-tata del secondo comma dell'articolo 7 dellaCostituzione, ma nessuno può dubitare chetale articolo operi la costituzionalizzazionedel principio concordatario fra Stato eChiesa.

Del resto anche il relatore di maggioran-za ha espresso simile opinione, salvo a ne-gare la costituzionalizzazione dei singoli ar-ticoli del Concordato.

In senso contrario a quest'ultima opinionevanno però illustri giuristi (tra gli altri Ca-lamandrei, Peyrot, Olivi ero) e la stessaSuprema Corte di cassazione con sentenzan. 2788 del 22 novembre 1966 ha affermatoche {{ i Patti Lateranensi, cioè sia il Trattatoche il Concordato, sono stati recepiti dal-l'ordinamento costituziona,le della Repubbli-ca in tutti i loro contenuti sicchè le relativedisposizioni rivestono lo stesso valore e lastessa efficacia che avrebbero se fossero sta-te inoluse nella Carta costituzionale ».

D'altronde, ammessa pure la validità diquanto affermato dai difensori della propo-sta di legge Fortuna, circa la costituzionaliz-zazione del mero principio concordatario,non per questo tale prindpio potrebbe resta-re privo di ogni pratica conseguenza. È ne-cessario cioè fissave bene la portata di taleprincipio.

I divorzisti infatti quando affermano lacostituzionalizzazione del principio concor-datario, lo fanno allo soopo di eliminare deltutto ogni rapporto tra contenuti dei Pattie Costituzione.

Mi pave, invece, che tale costituzionaliz-zazione non possa avere un senso se nonin un preciso riferimento a quella norma-tiva, che, al momento, attua e concretizza ilprincipio concordatario.

La dizione secondo la quale i rapporti traStato e Chiesa « sono regolati» dai Patti

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Senato della Repubblica ~ 16579 ~ V Legislatura

319a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 29 SETTEMBRE 1970

Lateranensi esclude ogni possibilità di inten-dere la norma dell'articolo 7 della Costitu-zione come ,mera norma programmatica,quasi che essa intendesse sancire l'esigenzache 110Stato debba ricorrere ad un concor-dato ogni volta siano da regolare i suorapporti con la Chiesa.

La costituzionalizzazione del principio con-cordatario è in stretto collegamento con ilConcordato del 1929, ossia con le fattispe-cie normative concordatarie vigenti all'epo-ca della redazione della Costituzione, co-me del resto tuttora.

Tali concrete fattispecie normative, an-che a non volerle considerare norme costi-tuzionali, comunque vanno considerate nor-me costituzionalmente rilevanti e come talinon unilateralmente valicabili dal legislato-re italiano se non a costo di utilizzare ilprocedimento di revisione costituzionale.

In caso ,contrario, non avrebbe senso al-cuno la previsione dell'ultima parte deI ci-tato articolo 7 secondo cui « le modificazio-ni dei Patti, accettate dalle due parti, nonrichiedono procedimento di revisione costi-tuzionale ».

Su questa linea è, con dotta motivazione,il Gismondi, ed è ovvio: «La Costituzioneha voluto chiaramente sancire all'articolo7 come obbligo costituzionale il mantenimen-to del sistema concordatario ». In ogni ca-so quindi, sia che si intendano costituziona-lizza:ti i singoli artiooli del Concordato siache si ritenga costituzionalizzato il princi-pio concordatario, l'articolo 2 del progettodi legge divorzista, nella misura in cui vio-la l'articolo 34 del Concordato, sarebbe co-stituzionalmente illegittimo.

E veniamo, appunto, a considerare l'esi-stenza o meno di tale violazione. Anche suquesto punto la disparità di opinioni è no-tevole, ma io ritengo che alla ,luce di unacorretta ermeneutica giuridica l'estensionedel principio divorzi sta ai matrimoni cele-brati con rito cattolico implica una eviden-te ed insanabile violazione dell'articolo 34del Concordato. Indicare i motivi di tale opi-nione mi pare superfluo, sulla base dellebrillantissime considerazioni giuridiche con-tenute nelle relazioni di minoranza, nonchènella Nota della Santa Sede del 13 giugno

scorso; al di là infatti di capziosi escamo-tages giuridici, l'articolo 34 del Concordatorimane eloquente nel suo sancil'e il ricono-scimento operato dallo Stato italiano deglieffetti civili « al sacramento del matrimonio,disciplinato dal diritto canonico ».

Come correttamente ha affermato la San-ta Sede nella sua Nota del 13 giugno 1970,«il dato formale di qualificazione, accoltodal legislatore per riconoscel'e al matrimo-nio canonico effetti civili, è la sua proprie-tà di sacramento ». Da qui l'ovvia conse-guenza che « lo Stato, avendo conferito nelproprio ordinamento rilevanza al matrimo-nio canonico con gli stessi dati di qualifica-zione dell'ordinamento originario, si impe-gnò a rispettare l'indissolubiUtà che per lamenzionata natura sacramentale ne costitui-sce proprietà essenziale e indefettibile ».

Nè certo vale l'argomento secondo il qualel'articolo 5 della legge 27 maggio 1929, nu-mero 847, non parla più di «sacramento»bensì di « matrimonio celebrato davanti adun ministro del culto cattolico, secondo lenorme del diritto canonico », proprio per-chè lo stesso codioe canonico statuisce laindefettibile natura sacramentale del nego-zio. Che si tratti esattamente dello stessoistituto si deduce, oltre che daUe conside-razioni svolte nella Notavaticana, cui si ri-manda, anche dall'ovvia considerazione cheuna legge recante « le disposizioni per l'ap-plicazione del Concordato» non può non rin-

vial'e a quest'ultimo per l'esatta valutazionedi eventuali ipotesi dubbie, tanto più chenessuno, credo, può mettere in forse rese-cutorietà delle norme concol'datarie.

Ma al di là di queste considerazioni, restala formulazione chiara dell'articolo 34 ilquale, nell'obbligare lo Stato italiano ad unriconoscimento di effetti, lo priva della pos-sibilità di verificare l'esistenza del vincolomatrimoniale l'egolato dal diritto canonico.In altri termini, se lo Stato deve riconosce-re effetti civili al matrimonio cattolico, devefarlo ogniqualvolta tale matrimonio deveconsiderarsi esistente, ai sensi del diritto ca-nonico. Ove infatti intervenisse un divorzio,non per questo il matrimonio verrebbe me-no secondo il diritto canonico e di conse-guenza non verrebbe comunque meno l'ob-

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Senato della Repubblica ~ 16580 ~ V Legislatura

319' SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 29 SETTEMBRE 1970

bligo dello Stato di riconoscere a tale ma-trimonio gli effetti civili.

Questa considerazione rileva due fatti cheper brevità di tempo omettiamo.

Qualcuno fondava la sua osservazione sulfatto che il Concordato lasciava ai tribu-nali ecclesiastici la competenza sui casidi nullità ed ai tribunali statali quella suicasi di separazione.

In verità la dizione letterale delle norme(<< quanto alle cause di separazione perso-nale la Santa Sede consente che siano giu-dicate dall'autorità giudiziaria civile}» nonlascia adito a simili affermazioni, anzi, im-plica una rivendicazione a sè da parte dellaChiesa di tutti gli aspetti relativi al vinco-lo matrimoniale, con la sola eccezione, espli-citamente consentita e quindi non eS1ensibi-le, delle ipotesi di separazione.

Ma, soprattutto, tale visione contrasta conl'articolo 34 in quanto il concetto di vali-dità del vincolo (su cui verterebbe la riser-va dei tribunali ecclesiastici) non è affattorelativa al solo momento iniziale, in quantoun vincolo sorto validamente è, per l'ordina-mento canonico, valido per sempre.

Onde la riserva ai tribunali ecclesiasticidi decidere in tema di nullità (cioè in temadi esistenza del vincolo) costituisce ulterio~re prova del recepimento nell'ordinamentoitaliano e per effetto delle norme concorda-tarie del principio di indissolubilità.

In ogni caso resta l'aspetto indicato pri-ma: un matrimonio cattolico che il dirittodella Chiesa considera esistente, fa sorgerein quanto tale l'obbligo dello Stato di rico-noscerne gli effetti civiH.

E tale sarebbe certamente un matrimo-nio cattolico anche successivamente ad unadichiarazione di divorzio.

La soluzione di tale problema non può nonessere una sola: o escludere lo scioglimentodei matrimoni cattolici o violare il Concor-dato!

Quest'ultima è la via seguita dall'onore-vole Foruna, speriamo in seguito con pocafortuna! D'altronde, se così non fosse, seinvece avessero un peso obiettivo le consi-derazioni dei divorzisti, l'articolo 2 del di-segno di legge in discussione non avrebbeavuto nemmeno senso. Sarebbe bastato non

escludere esplicitamente dal divorzio il ma-trimonio cattolico per ottenere gli stessi ri-sultati che si vogliono raggiungere con ilsuddetto articolo. Ebbene, sfido i divorzistia mostrare la loro fiducia nelle tesi giuri-diche che essi stessi affermano. Cancellinoallora l'articolo 2 e lascino la parola allagiurisprudenza!

Parimenti priva di senso è anche l'affer-mazione dei divorzisti secondo la quale ildivorzio disciplinerebbe soltanto un effet-to (permanenza) del vincolo matrimoniale.

Nelle diverse relazioni di maggioranza siaff.erma esplicitamente che l'articolo 34 delConcordato stabilisoe la riserva da partedello Stato di determinare gli effetti cheritiene opportuni nel proprio ordinamentoe tra essi quindi anche il divorzio. È sem-plicemente assurdo affermare allora che ildivorzio sia un effetto del matrimonio e noninvece un venir meno di tali effetti.

Nemmeno la dissolubilità potrebbe maiessere considerata effetto del matrimonio,ma semmai una sua qualità. In definitiva,è come se considerassimo la messa in liqui-dazione di una società commerciale comeeffetto. .. della sua costituzione. D'altron-de, la stessa legge Fortuna-Baslini si inca-rica di smentire questa tesi quando parla,all'articolo 2, della cessazione degli effetticivili. A meno che non si sia disposti, an-che per quanto concerne l'articolo 2 dellalegge Fortuna, a dare all'espressione effetticivili la stessa interpretazione data ad essain sede di articolo 34 del Concordato.

In conclusione, per tutte queste conside-razioni, per quelle altre esposte con ampiez-za da altri illustri colleghi giuristi e perquelle ancora di cui alla Nota vaticana del13 giugno, esprimo la certezza che l'arti-colo 2 della proposta di legge che ci occupae l'articolo 34 del Concordato sono insa-nabilmente in contrasto. Da ciò la conse-guenza già vista di un ulteriore contrastotra detto articolo 2 e l'articolo 7 della Co-stituzione, sicchè il legislatore italiano ècostituzionalmente vincolato a non intro-durre con legge ordinaria, senza l'accordodell'altra parte, qualsiasi modifica al Con-col'dato dei Patti Lateranensi. Un principioetico, prima ancora che giuridico, vuole che

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Senato della Repubblica ~ 16581 ~ V Legislatura

319a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO

un patto al massimo lo si cambi, ma nonlo si violi. Ed io mi richiamerei al pacta suntservanda. In ogni caso, anche a prescinderedall'aspetto costituzionale, si deve sottoli-neare comunque la gravità di una violazio-ne arbitraria di un patto bilaterale sotto-scritto solennemente da110 Stato italiano.In tal senso sia il Parlamento italiano al-l'altezza delle sue più nobili tradizioni!

E poichè sono entrato nel merito ~ ed hofinito ~ della proposta di legge Fortuna-Baslini, lasciate che io concluda il mio in-tervento con altre brevissime considerazio-ni. Il discorso è relativo all'articolo 10 ditale legge, il quale prevede, in caso di scio-glimento del matrimonio, che ciascun geni-tore eserciti la patria potestà ,sui figli affi-datigli. Innanzitutto mi pare poco opror-tuna intervenire in questa sede in tema dipatria potestà, quando è noto che tale isti-tuto è oggetto di ampio ed approfondito di-battito anche parlamentare in tema di rifor-ma del diritto di famiglia. Mi sembra, in-fatti, che il rapporto fra patria potestà edesercizio della stessa sui figli in caso di di-vorzio presupponga la soluzione del pro-blema più generale.

Si parla oggi con insistenza di riconosce-re ad entrambi i coniugi l'esercizio di talepotestà. Ora io non vedo come possa rite-nersi tutelato tale diritto-dovere del coniugedivorziato, anche senza colpa (e non dimen-tichiamo che il divorzio può seguire anchead una separazione consensuale o di fatto),sui figli che il tribunale ha deciso di affidareall'altro coniuge. Un'ipotesi del genere riten-go costituisca una vera e propria ingiustizia,nè può costituire garanzia valida la circo-stanza prevista dall'articolo 10 per la qualeil tribunale può decidere altrimenti:

D'altra parte tale norma non pare nem-meno opportunamente raccordata con il di-vitto vigente, il quale riconosce al padrel'esercizio della patria potestà anche in ca-so di separazione.

In altri termini, con l'approvazione del di-segno di legge Fortuna -Baslini, la madre sivedrebbe riconoscere, in caso di divor:z;io, undiritto, quello all'esercizio della patria pote-stà sui figli eventualmente affidatile, che nonaveva in costanza di matrimonio, nè avrebbe

29 SETTEMBRE 1970

avuto in caso di separazione. Da qui ancorauna volta l'esigenza di affidare il regolamen-to degli effetti della patria potestà nella leg-ge del divorzio ad U!l1apiù vasta riforma deldiritto familiare.

In ultimo mi si consenta di sottolineaveun altro motivo di viva preoccupazione. Ildisegno di legge in discussione all'articolo5 prevede l'impugnabilità nelle forme ordi-narie della sentenza dichiarativa del:lo scio-glimento del matrimonio. L'articolo 9 inveceprevede che gli effetti del divorzio hanno effi-cacia dal giorno dell'annòtazione della sen-tenza nei registri dello stato oivile. Poichètale articolo non parla di sentenza definitiva,deve dedursi che la dichiarazione di sciogli-mento del matrimonio, ancorchè impugna-bile, ha immediatamente esecutorietà.

Non v'è chi non veda l'estrema pericolo-si,tà di tale norma. Infatti nessuno credo,nemmeno il divorzista più incallito, può ne-gare la gravità degli effetti del divorzio suglistessi coniugi e soprattutto sui figli. Da par-te mia credo di aver già sufficientemente il-lustrato tale gravità nel corso di questo in-tervento. Ebbene, proprio tale gravità do-vrebbe consigliare quanto meno i,l rinvio del-l'efficacia della sentenza dichiarativa del di-vorzio al suo passare in giudicato. E questodeve essere detto chiaramente ed esplicita-mente dalla legge: ciò che oggi non è nel di-segno di legge Fortuna - Baslini. Perchè pro-vocare allora traumi psichici e sociali di por-tata incalcolabile quando una sentenza suc-cessiva potrebbe mettere nel nulla la dichia-razione di divorzio? Anche questo deve ser-vire a tutelare i « casi pietosi» i quali, allaluce della legge Fortuna -Baslini, paiono or-mai diventare veri casi privilegiati?

Ritengo invece che un periodo di attesa cheservisse ad accertare inequivocabilmentel'esistenza dei cosiddetti casi pietosi e so-prattutto ad evitare !'inutile creazione dinuovi casi ben più pietosi sarebbe non soloopportuno, ma corrisponderebbe ad un ele-mentare dovere di prudenza da parte dellegislatore.

Ancora una volta mi pare allora çonfer-mata l'impressione che la scelta divorzistasulla quale il Parlamento italiano sta perpronunciarsi definitivamente sia una scelta

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V LegislaturaSenato della Repubblica ~ 16582 ~

29 SETTEMBRE 1970319a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO

compiuta sulla base di valutazioni che pre-scindono da una attenta ricerca del benedella comunità.

Ciò mi pare confermato non salo dallascelta in sè, per quanta di innaturale, dialienante, di spersonalizzante essa contenga,ma anche dalla modalità con la quale essaviene compiuta.

Nè il rispetto delle nostre tradiziani socia-li e familiari, nè un esame approfondito de-gli aspetti negativi prodotti dal divorzio ne-gli altri Paesi, nè una riflessione sui rapportitra divorzio e sooietà, nè ancora il rispettodi patti liberamente sottoscritti daH'Italia odella stessa Carta costituzionale, nè ancorala preoccupazione di coordinare la normativadivorzi sta con l'attuale legislazione in temadi famiglia o con H dibattito in corso sullariforma del diritto familiare hanno costituitomotivi ;per spingere i fautori del divorzio,non dico a rinunciare al loro obiettivo, maguanto meno a valutarne con doverosa pon~derazione il significato e la pontata per mo-dificarlo.

Mi auguro che almeno il dibattito cui stia~ma dando vita in quest'Aula riesca ad evi-tare all'Italia una scelta di cui in seguito, eper più aspetti, potremmo dovercene doloro-samente pentire.

Signori senatori, a me piace chiudere que-sto intervento, giudicato certamente lungoda quanti, prevenuti suLl'argomento, vorreb-bero passare subito al voto pur sapendo chela proposta di legge in discussione, se appro-vata, madificherà profondamente, e per mein senso negativo, rassetto societario del Pae-se, dicevo che a me piace chiudere il discor-so con le parole non di uomo di mia parte odi mia convinzione, ma fautore ed assertoredel divorzio, di parte contraria alla mia:parlo del grande scrittore Emilio Zola. Edecco quanto egli scrive: «Gli avvocati deldivorzio hanno vinto la loro causa raccon-tando un'infinità di storie che provano quan-to si sia infelici nei matrimoni indissalubili.Lasciate applicare il divorzio e 10 anni doposi potranno raccontare altrettante e più con-seguenze funeste della nuova legge ».

Io concordo perfettamente con il contenu-to ammonitore dello scritto di ZOlla. Riten-go di dover correggere le sue previsioni cir-ca il tempa: non 10 anni, ma molto mena sa-

rà il tempo richiesto dalla Ilegge sul divor-zio, ove mai fosse approvata ~ specialmen~

te se fosse approvata così come ci è statatrasmessa dal,la Camera dei deputati ~ per

determinare le previste, anzi direi le certeconseguenze funeste. La concezion.e dissolu-bile del matrimonio è una indicazione delpensiero politico ottocentesco. Oggi, in basealle esperienze negative prodotte dal divor-zio, assistiamo ad una indiscussa inversio-ne di tendenza.

Quest'affermazion.e è innegabilmente av-valorata dai forti movimenti di opinione perl'abalizione del divorzio in Inghilterra, negliStati Uniti e in tanti altri Paesi occidentali.È avvalorata dagli sforzi e dalle iniziative inatto nei Paesi dell'Europa orientale tendentia rendere più stabile il matrimonio, cioè lafamiglia.

L'Italia arriva al divorzio quando le altreNazioni che l'hanno adottato lo rifiutano otendono a modificarlo. La famiglia italianaha ancora robuste radici, forte dei suoi va-lori morali e spirituali, forte della sua unitàe umanità. È una famiglia che regge al ventoimpetuoso e distruggitore della società con-sumistica ed edonistica.

Conserviamola, questa santa famiglia, al-l'Italia e al mondo. Spetta alla nostra Hberascelta rispondere alla richiesta della grandemaggioranza del popolo italiano che ~ sono

certo ~ non vuole il divorzio. Non facciamoche un non auspicabile voto in favore del di-vorzio possa approfondire vieppiù il solcotra Paese legale e Paese reale, tra Parlamentoe popolo.

È un grande atto storico che il Senato del-la Repubblica italiana si accinge a compiere,da cui dipenderà l'avvenire nostro, dei no-stri figli, delle generazioni future. Ho fiducianel voto finale che sarà espresso dagli ono-revoli senatari di ogni parte politica e di ogniconvinzione religiosa perchè so che, al disopra delle nostre pur apprezzabili convin-zioni politiche, vi è la nostra cascienza di ita-liani ,e di legislatori che dice no al divorzioin Italia. (Vivi applausi dal centro. Congratu-lazioni).

P RES I D E N T E. ~ iscritto a par-lare il senatore De Matteis. Ne ha facoltà.

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Senato della Repubblica ~ 16583 ~ V Legislatura

319a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO 29 SETTEMBRE 1970

D E M A T T E IS. OnorevO'le Presi~dente, onorevoli rappresentanti del Gover-no, onorevoli colleghi, ho voluto prenderela parola sul disegno di legge in esame, nO'nperchè sollecitato dal discorso fatto in que-

st'Aula il 25 giugno 1970 dall'onorevole Bet~tiol, autorevole esponente deJ1a DemO'cmziacristiana che ebbe a criticare la mancatapartecipazione al dibattito dei senatori del~le altre parti pO'litiche e una indifferenzae disinteresse del Ministro guardasigilli, maper offrire il mio non mai abbastanza mo~desto contJ1ibuto di parlamentare e di so-cialiista 3Illa formaz/ione di uno strumentolegislativo che, in un vivere civi,le, qual èquello del pO'polo italiano, si impone senzaulteriori indugi.

Per vero, non si è trattato di mancata par-tecipazione ma, da una parte, della consape-volezza che il problema del divorzio è ormaigiunto a completa maturazione e, dall'altra,della ferma volontà di noi socialisti di per~venire, come sarebbe stato mO'lto più op~portuno e responsabile, nei confronti del po-polo italiano, ad una sollecita votazione del~la legge, per dedicare, quindi, l'attenzionedel Parlamento ad altri problemi, che in unasO'cietà in rapida evoluzione, come quella at~tuale, incalzano e non consentono dilaZ!ionL

Sul problema del divorzio vi è stata talelunga e approfondita discussione ad ognilivdlo (abbiamo sentito or ora il collegaRosa) nel Paese e nel Parlamento, che oltread avere abbondantemente delineato le po~sizioni di ciascuna forza politica, ha condan-nato quelle della conservazione, che hannovoluto continuare a condurre in quest'Aulauna battaglia ostruzionistica, ripetendo mo-notonamente argomenti più volte evidenzia~ti e giungendo anche ad interventi veramen~te paradossali, come quello del senatore Fer-rari.

Questi, infatti, senza un minimo di coeren~za, parlando sul divorzio ora che è fuori delGoverno, se la prende anche con quest'ulti~mo, e con il suo stesso Partito, dimentican-do, o addirittura ignorando, che gli accor-di relativi alla libertà di discussione e di vo-tazione fra i partiti della coalizione non so~no un fatto del Governo in carica, perchèrisalgono al lontano luglio del 1968 quando

egli, entmndo a far parte del primo ministe~l'O Rumor come SottO'segretario alla difesa,divenne accanito sostenitore e degli accordie del Governo.

La mia preoccupazione che qualcuno PO'S-sa lontanamente pensare che io voglia im~battermi in una sterile polemica senza tenerconto, invece, del mio impegno veramentecostruttivo per la formazione della legge miimpone in proposito un certo riserbo. Mi H~miterò, quindi, a rilevare soltanto che, pre-so anche lui dalla passione dell'antidivorzio,ha criticato la legge pure nella parte nonpiù esistente, lasciando chiaramente inten~dere di non avere, quanto meno, approfon-dito l'esame della stessa, come vorrebbe farcredere dalla sua lunga dissertazione.

Infatti, lamentando il contenuto della let-tera C dell'articolo 3 del progetto originario,non si accorge che il caso ivi previsto (per-sone ricoverate in manicomio da oltre cin-que anni) più non esiste, perchè eliminatodalla Camera dei deputati proprio su sO'lle-citazione della Democrazia cristiana.

Mi è parso di cogliere, dai vari interventidegli oppositO'ri, l'affermazione che il ma-trimonio concordatario, per essere nato SO't-to l'O'rdinamento giuridico canonico, in es~so e sotto questo imperio deve restare, onde(ripeto le parole di uno degli antidivorzisti)intromettersi in tale materia per decretarnela soppressione è travalicante la propria or~bita di potere e vessatorio nella forma.

Orbene, a parte che, per quello che an~drò a dire nel corso di questo mio intervento,non vedo perchè la legge sul divorzio, cheè strumento puramente permissivo e noncoercitivo, travalichi, se da noi formata, lanostra orbita di potere, non sono riuscito adarmi contezza del perchè di quel «vessa~torio nella forma».

Modestamente credo che il Parlamento,dopo aver dato, quanto alla forma, ognisorta di correttezza, miri, invece, con l'ap~provazione della legge, alla sostanza, che èquella, da una parte, di impedire che, attra-verso una gratuita interpretazione delle nor~me concordatarie, sia limitata la propdapotestà di legiferare e, dall'altra, di tutelarequei matrimoni che, falliti per le ragionienunciate nella legge stessa, rappresentano

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Senato della Repubblica ~ 16584 ~ V Legislatura

319a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO 29 SETTEMBRE 1970

un danno per la società, tutela questa finqui riservata solo a certe classi sociali, inmodo non controllabile, attraverso i tribu-nali ecclesiastici, per come ci è parso an-che di constatare recentemente, in occasionedella strage del marchese Casati-Stampa edella morte della contessa Belli.

E stato pure detto che la legge in esameè inopportuna e disutile, volutamente igno-rando le migliaia e migliaia di famiglie chel'attendono col respiro sospeso non per sod-disfare un capriccio, ma per sanare situa-zioni che la tanto decantata indissolubilitàdel matrimonio ha reso, nel corso di questianni, veramente tragiche.

Non vi è chi non veda, invece, quanto lapresente legge sia opportuna e utile a tantecreature umane, credenti e non credenti,che finalmente potranno mettere una pietmsu un infelice passato, dimenticandolo, perguardare con maggiore fiducia e più caloreumano alla nuova famiglia, che si sono giàcreate o che stanno per crearsi.

E si è detto ancora, mal celando forse unpio desiderio di elezioni anticipate, che intanto stiamo discutendo del divorzio, inquanto si doveva giungere a formare adogni costo un Governo di coalizione, mal-grado le incrinature e le fratture esistentinelle forze di centro-sinistra e senza consi-derare la salvaguardia di 12 milioni di elet-tad democratici cristiani, adulti e responsa-bili, così vengono almeno definiti dall' orato-re, chiaramente contrari alle decisioni delParlamento.

A proposito di questa grossolana afferma-zione, mi sia consentito di dire che tutti glialtri elettori, molti di più dei democraticicristiani, quanto a responsabilità, non sonodi meno a nessuno, specialmente a loro, e chenoi Parlamento non dobbiamo dar conto adun solo gruppo di elettori, bensì ad una in-tera società civile, in continua evoluzione,che a chiare note reclama la salvaguardiadel matrimonio, inteso come rapporto civiledi natura contrattuale e privata, sia pureorganizzato e tuteLato dallo Stato, per !'in-teresse pubblico a esso correlativo, qualeatto costitutivo della famiglia, che in tantoha la sua ragione d'essere, in quanto sus-sista e persista l'unità della stessa.

Ma tanto gli antidivorzisti non hanno vo-luto e non vogliono IrecepLTe che il matri-monio (lo ripeto ancora a me stesso) va in-teso come atto costitutivo della famiglia eche in tanto va tutelato e difeso, in quantosussista e persista l'unità del1a stessa. Chese tale unità più non c'è, che se la famigliapiù non esiste, perchè definitivamente scardi-nata, senza che cioè vi sia più possibilità direcupero, perchè i coniugi ed i figli, vuoi peruna ragione, vuoi per un'altra, hanno presociascuno la propria strada, mi sapete direquale senso ha voler mantenere vita duranteil vincolo di quel matrimonio che, per esserecompletamente fallito, più non esiste? E misapete ancora dare adeguata risposta o unaqualsiasi giustificazione di ordine morale,giuridico, sociale del perchè non si vorreb-be consentire al coniuge l'annullamento delmatrimonio, al momento in cui l'altro vie-ne, con sentenza definitiva, condannato al-l'ergastolo, ovvero a pene detentive superio-ri a 12 anni di reclusione? Sussisterebbero,secondo voi oppositori, le condizioni per lequali il matJ:1Ìmonio fu celebrato, così damantenerlo sempre in vita, all'atto in cuiuno dei coniugi venisse condannato a penadetentiva per incesto, per delitti sessualicommessi a danno dei discendenti, istiga-zione o costrizione alla prostituzione, non-chè per sfruttamento o favoreggiamento del-la prostituzione della prole?

Potete ancora voi consentire che, all'inse-gna sacramentale del matrimonio e, quindi,dell'indissolubilità dello stesso, uno dei co-niugi, verso il quale l'altro ha tentato l'omi-cidio, o anche ha visto il tentativo diuccidere i propri figli, resti ancora vinco-lato a quel contratto, ohe potete pure de-finire sui generis e non di natura priva-tistica?

Fatte queste sommarie 'Osservazioni, vor-rei ara più compiutamente trattare il pro-blema del divorzio, meglio ricordando, an-zitutto, a quest'Assemblea che la condizionedella famiglia in Italia, per come viene ri-conosoiuto anche dai nostri più illuminati'Oppositori, è profondamente mutata negliultimi anni e che vi sono numerosissimesituazioni di separaziane legale, consensua-le o di fatto, che hanno dato poi origine a

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Senato della Repubblica ~ 16585 ~ V Legislatura

319a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 29 SETTEMBRE 1970

nuovi nuclei familiari ignorati dalla leggee privi di ogni tutela legale. Ed è comuneconvinzione che in molti di questi casi, incui la originaria unione non esiste più, peressere venuto meno ogni rapporto affettivodi qualsiasi compatibilità reciproca e, quin-di, di ogni possibilità di convivenza, il di-vorzio rappresenterebbe una soluzione ade-guata.

Ma i democratici cristiani hanno paUJ1a ditale legge e, per sanare i mali che sono sot-to gli occhi di tutti e che essi stessi nonpossono negare, propongono di allargare icasi di nullità previsti dalla legislazione ca-nonica, offrendo la miglior prova che l'isti-tuto dell'estinzione del vincolo matrimonialenon è poi così estraneo come si vorrebbefar credere.

lo mi rifiuto di raccogliere il sospetto,avanzato alla Camera dei deputati, che taleposizione, un po' nominalistica e, se mi èconsentito dirlo, un po' equivoca, sia do-vuta al desiderio di conservare il controllodelle masse popolari attraverso la giurisdi-zione ecclesiastica in materia matrimoniale.Ritengo invece che l'opposizione sia since-ramente motivata da ragioni ideologiche edi principio, per come mi è parso anche didedurre da tutti gli opposti interventi; maquesta pervicace ostilità all'introduzione diuna legislazione che, come ho accennato al-J'inizio, non è coercitiva, ma puramente per-missiva, perchè non si vuole obbligare nes-suno a divorziare, nasconde, a mio avviso,oltre ad una evidente patologica paura peril cambiamento, la volontà di non volerprendere atto della reale situazione del Pae-se. Ed in questo, come in altri campi, ricor-rendo anche a tattiche temporeggianti dafar pensare pure ad un preordinato ostru-zionismo, preferiscono continuare a viverein una situazione incancrenita, piuttosto cheadottare provvedimenti nuovi.

Certo che in un Paese democratico comeil nostro ognuno è libero di pensare comecrede e di sostenere le proprie idee a tuttil livelli, ma il ricorso a ~istemi .:he rappre-sentano un serio pericolo di degenerazion~del costume parlamentare mi pare un po'troppo, specie quando viene a distogliersi ilParlamento dall'attendere e provvedere su

tanti altri impellenti problemi che urgononel Paese.

I nostri oppositori temono che la pos-sibilità del divorzio possa costituire incen-tivo per matrimoni affrettati, senza basi ef-fettive, e perciò destinati al naufragio; te-mono pure che l'anzi detta legge esima i co-niugi dall'impegnarsi per il salvataggio disituazioni in pericolo, e possa facilitare, perqueste vie, la decadenza dei costumi; pos-sa, in definitiva, mutare il carattere del no-stro popolo.

Questi timori, secondo me, rivelano unainsufficiente conoscenza dell'istituto della fa-miglia in Italia, non oerto (idilliaca, e dell'ef-fettiva situazione nei Paesi divorzisti. Mal'alto numero delle separazioni personali, ilcui tasso, secondo dati non smentiti, supe-ra quello dei divorzi di molti Paesi. è suf-ficiente a far franare tutti i mitologici pa-negirioi offertici dalle opposizioni sulla sa-nità della famiglia italiana.

E poi, cosa credete, che nei Paesi divor-zisti la gente ricorra al divorzio con la fa-cilità con cui si beve un bicchiere di acquafresca? Ma credete che queste persone nonsentano la responsabilità dell'altro coniuge edei figli e non cerchino in ogni modo di sal-vare la famiglia, che è un bene supremo adogni latitudine? Credete che sia così facileprendere la decisione di troncare con tuttoun passato, che lega con i suoi ricordi e lesue presenze? Credete che i cattolici che vi-vono nei Paesi divorzisti siano meno cattoli-ci dei cattolici italiani, o che i matrimonifondati sull'amore, e difesi solo dall'atten-ta cura di non spegnere questo bene fragilee meraviglioso che è l'amore coniugale, sia-no meno stabili delle coabi.tazioni forzose,puntellate dal codice e, talvolta, dal rioat-to, dai processi e, fino a ieri, anche dallecarceri ?

Onorevoli colleghi, non posso non ri-fiutarmi di credere che persone la cui cul-tura e capacità di osservazione non vannominimamente discusse abbiano inteso di tra-sferire tale loro preparazione a livello direiquasi provinciale per far credere che l'Ita-lia senza il divorzio sia la patria della mo-ralità, e i paesi divorzisti, invece, irrecupe-

l'abili e dissoluti!

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V LegislaturaSenatO' della Repubblica ~ 16586 ~

319a SEDUTA (pO'merid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 29 SETTEMBRE 1970

Temete che il divorzio possa mutare i co-stumi del nostro popolo. Perchè non vi sie-te ancara accorti di quanto radicalmentesiano essi mutati in questi ultimi anni, sen-za le leggi e contro le leggi?

Voi antidivorzisti ripetete lo stesso erroredi quei governanti dei Paesi dell'Europaorientale i quali, costretti dalla situaz,ioneeconomica la concedere una certa liberaliz-zazione della struttura produttiva e degliscambi commerciali, restano poi smarritidi frante alla domanda di libertà politichegenerate dalla più libera struttura ecano-mica.

l due fenomeni sono strettamente connes-si tra di loro e con tutti gli altri che, in ununico caacervo, concorrano a farmare ilcastume e la civiltà di un popalo.

Alla stessa maniera non si può pretendereche gli italiani restituiti all'Europa e al mon-do dopo 20 anni di isalamento economico,politico e culturale cui li aveva costretti ilfascismo, non percepiscano i nuavi valoridi libertà, di dignità, di verità. Insomma nonc'è alternativa: o valete una Italia inseritanella civiltà eurapea, e allora davete consen-tire una convergenza e avvicinamento e ar-manizzazione dei vari castumi nazianali, onon valete il divorzia, e aHara dovete ta-gliare ogni cantatto can il mondo esterna,governando alla maniera di Salazar (nonposso dire aHa maniera dei colonnelli, per-chè in Grecia è rimasto il divarzio).

Perchè, onorevoli colleghi, la legge puòcerto contribuire, in una certa misura, datoil suo innegabile carattere deontologico, alprogresso di un popolo e alla modificazionemigliorativa del suo castume, ma nan può,assolutamente, se non con l'aiuto dei can-noni, ed anche questo per breve tempo, fre-nare la naturale evoluzione dei papali.

È stato ricordato che tra il 1800 ed il 1815,durante la daminaziane napoleonica, il di-varzio venne introdotto, e rimase in vigoreper qualche annO', in quegli Stati italiani aiquali fu estesa la legislazione civile francese.Eppure i casi di divarzio pronunziati dalle

autorità giudiziarie italiane in quel periodofurono molto rari, perchè l'apinione pubblicanon era preparata a questo istituto.

Oggi, in Italia, non c'è il divorzio, ma il

suo surrogato, per così dire, la separazianepersonale, ha assunto proporzioni vastissime.

Voi presentate il divorzio come la causadel callassO' morale di un Paese e di altriapocalittici effetti sul carattere del popolo,sui figJi. In realtà, fuari delle polemiche diquest' Aula, non è contestabile, e credo chenon Isia contestato nemmeno dai più tenaciantidivorzisti, che non è il divorzio la cau-sa di perniciose modificazioni del castume,ma viceversa. Intendo dire: è il nuovo as-setto della società itaHana, passata rapida-mente da una economia agricola ad una com-plessa e progredita economia industriale, ea tutto quello che tale economia evalutacomporta, i"i compresa UlJa maggiore ma.bilità personale e nuovi rapporti sociali; equesta realtà che ha moltip1icato quei fe-nomeni, una volta appannaggio dei Paesievoluti e perciò spesso ritenuti dagli antidi-vorzisti effetti della esistenza in quei Paesidel divorzio, fenomeni che, invece, si ripro-ducono puntualmente nel nostro Paese, purin assenza di una legislaziane divorzistica,nan appena pervenuto a certi livelli di pro-gresso economico e di assetto socialogico.

Costituisce, invece, uno degli argomentipiù adoperati dall'armamentario antidivor-zista affermare che il divorzio è causa de-terminante di effetti del eteri sul tessuto so-ciale dei Paesi in cui è introdotto; effetti dicui sarebbero manifestaziane l.alto numerodi suicidi, di figli illegittimi, di divorzi.

Il senatore Andò, in un pregevole interven-to, che si caratterizza per completezza e 01'-ganicità di trattazione, per profondità di in-dagine, per Icorrettezza di forma, ha cercatodi farnire a tale argomentazione anche unsupporto statistico.

Ma, prima ancora di trattare l'apporto chele statistiche possono dare per l'approfondi-mento di uno o più fenomeni, mi consenta,pur congratulandomi con lui per la passionecon la quale ha trattato il pmblema del di-vorzio, di dissentire e di contraddiIilo, spe-cialmente sul punto in cui egli afferma chela rlegge costituisce un male per il nostropopalo e, addirittura, un grave pericolo, per-

chè potrebbe venir meno una struttura por-

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Senato della Repubblica ~ 16587 ~ V Legislatura

319a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 29 SETTEMBRE 1970

tante deLla nostra convivenza saciale, che èla famiglia.

Per nan essere, nai divorzisti, meno impe-gnati degli altri a proteggere e conservaDe lafamiglia che, come egli giustamente afferma,abbiama formato con amore e sacrifici, nonabbiamo nessun timore per quanto da egJisastenuto, come non abbiamo preoccupazio-ne alcuna sul giudizio che sarà dato sul no-stro conto, che non può non essere pOisitivo,poichè è nostra intendimento di mettere adisposiziane del matr,imanio, non la vecchiaed incancrenita indissollubilità del vincolo,che nella realtà quotidiana nan ha detto mainulla ai fini dell'unità famiHare, ma un isti-tuto giuridico, inteso a meglio sensibilizzaree responsabiHzzare i coniugi di fronte allafamiglia e alla stessa società.

A propositO' deHestatistkhe, poi, e della1011'0forza prabante, io vorrei dire due cose,imparate sui banchi di scuala, e che mi paretornino estremamente utili in questo confusosbandiemmento di dfl'e.

In primo luago, io non dico, come rimpro-vera il senatore Andò ai suoi contraddittari,che le nastre stati,stiche sano buone e le lorosano false. Dico semplicemente che le stati-stiche Intanto hanno un senso, in quanto siconosca! H metodo attraverso i,l qurule i datistatistici SOino stati rilevati ed elabomti. Lestatistiche, infatti, hanno una diversa vali-dità a seconda dell'ampiezza del campionepreso, a seconda dell'attendibilità delle ri-sposte, dell'amogeneità delle singole compo-nenti dei dati, dell'amogeneità dei fenomenii cui dati si comparano.

In secOindo luogo, da una correlazione sta-ti,stioa si può carrettamente inferi re ciJ:1Cala causa del fenomeno corrdato saltanto sedetta correlazione è univacae costante. Incaso contrario, i dati statistici ci dkanosalo 1'Iampiezza quantitativa dei fenomenipresi in considerazione, e null'ahro; qual-siasi deduzione circa le cause sarebbe scor-retta.

E passiamo ora a cons1derare le statisti-che riportate dal coLlega Andò sul fenomenodei figli illegittimi in alcuni Paesidivorzistie non divorzisti, tratte, tramite la media-zione del volume del Brunetta « Il divorzioin Italia », da fonti ufficiali dell'ONU. Essesano costituite da serie storiche per quin-

quennio dal 1906 al 1966. Io ne farò unacritica, come suoI dirsi, immanente, cioè ba-sandami esclusivamente su tali dati, ripeto,citati dal senatore Andò, a favore delle tesiantidivorziste.

Da tali statistiéhe si ricava quanto segue:in Olanda, Paese divorzista, il numero degliillegittimi è stato sempre, in tutti i quin-quenni oonsiderati, inferiore a quello di tuttii cinque Paesi antidivorzisti citati, cioè Ita-lia, Irlanda, Spagna, Argentina e Cile. Lostesso dicasi per la Nuova Zelanda, eocettoche negli ultimi quinquenni.

Argentina e Cile, poi, Paesi cattolidssimie antidivorzisti, hanno il doppio dei figli il-legittimi della Svezlia che dai nostri apposi-tori viene indkato come corrotti,ssimo Paese

. divorzista.Potrei continuare all'infinita can queste

compamzioni: ad esempio, in Argentina,Paese antidivorzista, e Uruguay, Paese di-vorzista, il numero dei figli iUegittimi è pres-sochè uguale, su <livelli altissimi. Ma allomse così è, nOin è il divorzio >lacausa speoifioadell'alto numero dei figli illegittimi. E vallgail vero: nello stesso Piaese, in costanza dellastessa legislazione, si hanno forti impennatedelle curve statistiche dei figli illegittimi incorrispondenza di eventi sociali, come guer-re eccetera.

La verità che emerge da questa breve di-samina dei dati citati dal senatore Andò,che non posso estendere agli altri clue feno-meni, divOirzi e suicidi, peJ1chèi relativi datisono sintetici e non analitici per coloro chevogliono leggere le statistiche spassionata-mente, è un'altra e cioè che questi fenomeni,il divorzio, i figli ,Hlegittimi, addirittura i sui-cidi, sono cose malto grosse e dipendono dacause molteplki; possiamo dire,senza temadi smentita, dal tipo di società, di costume,di vita di un ,popolo e non-da un singolo1stituto giuddico qUial è ill divorzio. Seeffet-tivamente dipendessero dal divorzia, dov'l'eb-bero dare gli stessi risultati ovunque e in-vece abbiamo visto che in Messko, adesem-pio, ci sono 289 illegittimi su mille e inFinlandia soltanto 37.

Certo, i dati relativ,i agli Stati Uniti sonopreoccupanti, ma le condiziani di vita diquel Paese sono talmente lontane dalle no-stre che è ledto pensare che noi d ,adegue-

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Senato della Repubblica ~ 16588 ~ V Legislatura

319a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO 29 SETTEMBRE 1970

remo ai livelli propri di Paesi a noi più af~fini, diciamo ad un livello intermedio tra ,laGrecia e la Francia, Paesi che dalle opposi~zioni non vengono additJati come esempi dicorruzione.

E veniamo ai figli. Si è avuto un grandesbandie:ra:re il problema dei figli con unatecnica oratoria di mozione degli affètti checertamente avrebbe compiaciuto anche Ci~cerone. Certo mi £a piacere che ndl'Italiadegli Aliotta, quel tale medico dell'INPS chesi oocupava di subappalto dei piocoli turbe~colotioi, in questo Paese in cui con terri<fi~cante frequenza 'si scoprono orfanotrofi eistituti affini, dove gli ospiti vivono in situa~zioni subumane e vengono regolarment,e pic~chiati e legati, in questo Paese dove non esi-ste nemmeno uIlIa legislazione per un milionee mezzo di subnormali, dove sono prresiSochèsconosciuti gli asili~nido, ci sia qualcuno chesi p:reoccupa dei figli dei divorziandi. Sareimolto più lieto se tali preoccupazioni nonavessero un carattere di alibi per non occu~parisi dei problemi ora esistenti.

Debbo pertanto chiedere: hanno mai 'lettocadesti signori quanti ragazzi e ragazze fug-gono di casa ogni anno ,in ItaJlia e quanti ,diquesti ,ragazzi non fanno più ritO:I'Uo?

Onorevoli senatori, autmevoli fonti di in-formazione ~ poichè non esistono in mat,e-ria statistiche ufficiali ~ parlano di migHaiae migliaia, addirittura di decine di migliai1adi giovani. Una reoente trasmissione "televi-siva, se non vado errato, ha parlato iaddirit-tura di 80 mila Iragazzi. È questa' la sanafamiglia italiana che gli antidivorzisti voglio-no difendere? Da venti anni noi predichiamouna politica per la gioventù. Ma cosa hanno£atto in questi venti anni codesti sostenitoridell'unità familiare? Ci hanno dato il Tu-scolano, il Prenestino, Monte Sacro, questecittà dove l'unica possibiHtà di incontro peri giovani è il marciapiede, dove non esistealcuna struttUI1a associativa, ricreativa, spor-tiva e culturale, dove i mgazzi in età evolu-tiva, i più danneggiati da situazioni fami-liari difficili, ci sia o non ci sia il divorzio ,possano .trovare una possibilità di svi,luppoindividua,le neUa vita di gruppo, una appli-cazione e verifica delle proprie capacità crea~five, in una parola, una propria autonoma

dimensione umana che consenta loro di com~pensare e superare le tensioni e le incom~prensioni familiaJlìi.

Certo, esi,ste il problema dei figli dei di-vorziati, cosÌ come esiste attualmente il pro-blema dei figli dei separati. Bisogna pensar~ci in tempo e apprestare misure per quantopossibi1le adeguate. E le forze che si diconotanto sensibili a questo problema si sareb-bero rese ben diversamente benemerite delPlaese 'se, inveoe di aB-oocarsi in una sterileopposizione pregiudiziale, avessero dato ilproprio contributo alla discussione e al mi~glioramento tecnico deLla legge.

Il relatore, onorevole Lenoci, neLla ,sua no~tevole relazione introduttiva al dibattito allaCamera dei deputati, ha ricordato fra l'altrogli studi di Gabriele Calvi, professore di psi~cologia alI:Università cattolica del SacmCuore di Mi,lano, il quale ri£erisce le oonclu~sioni cui sono pervenuti molti ricercatori indiv~rsi paesi, e cioè che i danni subiti daifigli dei divorziati non dipendono dal divor~zio in sè, ma ,daUa situazione di oOonflittocheha pOortato al divorzio. Danni di eguale emaggiore gravi,tà sono stati rilevati nei ,figliappartenenti a nuolei familiari non intaccatidal divorzio ma in sitUlazioni di conflitto per~manente. Insomma, conolude il profes1sorCalvi, le ricerche psicologiche tendono oggia propoI1si come vero pammet,ro di di,seri-minazione Jo stato di conflitto o di non corn~flitto dei coniugi e nOon il parametro giu~ridico.

Ma sarebbe poco corretto da parte nostradiscOol1osoere un altro problema, che nonesito a definir~e langosdoso, quello delle co~sidette vedove bianche, cioè delle mOoglide~gli emigrati che non hanno fatto più ritonno,perchè si sono costruiti un'altra famiglia al~l'estero.

Sono state contestate dall'opposiZiione J'ecifre del relatore Lenoci, cifre, peraltro, ela-borate da fonti che noi riteniamo degne difede, l'Associazione nazionale cattolica fami-glie emigrati, in epoca non 'sospetta e al difuori della polemica sul divorzio.

Ma d1e importanza ha se sono 500 milao 450 mila o anche di meno?

E chi può essere cosÌ crudele, ,insensibilee arido da fare queste precisazioni? Con

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Senato della Repubbli( o ~ 16589 ~ V Lef!,islatura

319a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO 29 SETTEMBRE 1970

quella profonda conoscen2Ja ed esperienzache mi deriva d~l fatto di vivere e operarenell'It~lia meridionale e tra la 'sua gente,posso dire che il problema non solo esisteper le mogli abbandonate dagli emigrati,ma anche ed in mO'do talvolta drammaticoper questi ultimi che, celibi, hanno <OOilltmt~to matrimanio all'estero, regalarmente tra-scritto e che, avendo la moglie chiesto edottenuto i,l divorzio, hamno fatto ritorno inpaese can i soli figlioli. Non sono in gradodi dirvi se sono statisticamente un po' dipiù o un po' di meno, ma potreistal1e quiper inteJ:1e giornate a J:1accontarvi l,e storiedolorose per le quali, contadine e donne dicasa, nonchè giovani emigrati, dalla mattinaalIa sera, venganO' a ceJ:1care soIHevo.

la chiedo agli oppositori della introdu~

zione del divorzio, che sono poi gli stessiesponenti di quel partito di maggioranza l1e~lativa che con la politica economica e sacialeperseguita nel meJ1idione in venticinque aill~ni hanno costretto milioni di italiani a la~sci~re le proprie case, i pmpri familiar,i, la

propria moglie, i propri bambini, per disper~dersi come in una immensa diaspora in Sviz~zera, in Francia, in Belgio, in Inghilterra,in Australia, in Canada, in tutto ,i,l mondoper t,rovare lavOlro, a questi parlamentari iochiedo: in nome di che cosa volete impedirealle famiglie smembrate per 'Sempre, a que~ste povere danne rimaste soIe, senza più al~cuna speranza di ricongiungersi al prapriomarito, di riorearsi una propria vita, deipropri affetti, una propria famigHa legitti~

ma ed anorevole, di aveJ:1e, infine, una pro-pria dignità?

Ed al carissimo cOlllega Andò che, affer~mando che il divarzio gioverà solo ad unaminoranza di agiati, di gente guidata dal ca-priccio, daHa noia del benessere e da:H'egoi~sma, ha accusato il PSI addirittum di soste~

nere una legge a favore dei ricchi, posso car~tesemente ,chiedergli con quale convinziOlneegli ritiene di annoverare tra le categorie

dianzi indicate i3!nche i nostri braccianti agri~cDli emigrati all'estero, o le loro mogli?

Presidenza del Vice Presidente GA T10

(Segue D E M A T T E IS). C'è statorimproverato di aver dato inizio ~d una cro~data antic1ericale di veochia maJ:1ca ,ed addi~rittura è stato lavanzato il sospetto che laconfluenza di fDrze pDlitiche di diversa ma~trice ideologka sul,la legge in discussionenasoonde obiettivi estranei al problema deldivorzio.

CiI1ca quest'ultima insinuazione mi si con~senta di ricordare come risponda ad unacDnceziDne pOlca demOlcratioa e addi<ritturamanichea intendere la cDalizione governativacome la fartezza nella quale SDno arroocatii bUDni per difendersi dai cattivi (che 'sa~rebbero quelli non appartenenti al Gov,erno).

Lasciamo agli altri, ai giornali tipo il quo~ti diano « Il Tempo» il compito di st,racciarsile vesti ogni volta che una legge dello Statoviene approvata con larghi consensi di voti,

come è successO' anche recentemente, per lalegge n. 249. Una confluenza di fOlrze pOlliti~che, una votaziDne a larga ml3!ggioranza, co-stituisce la dimostrazione della bontà dellalegge e del fatto che la stessa corrispondead una esigenza largamente diffusa nel Paese

Per quanto riguarda l'accusa di anticle~ricalismo, gli oppositori conoscono megliodi noi quale crociata clericale è stata appa~recchiata e varata contro il divorzio; dallemie parti, come credo in tutta la Penisolae le Isole, i preti non hanno fatto altro chemDbilitare 1'0piniDne pubblica contro la leg~ge in discussione.

Se crociata vi è stata, quindi, essa è par-tita dagli ambienti clericali, come ci è statadata occasione di canoscere anche attra~verso l'ammonimento dei vescovi della 'Ì'o~scana, e se vi è stato un qualche segno di

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V LegislaturaSenatO' della Repubblica ~ 16590 ~

319a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 29 SETTEMBRE 1970

anticlericalismo, specialmente nel1a lega deldivorzio, è stato un naturale fenomeno diriflussO'.

Ed infine due parole sul timore avanzatodagli antidivorzisti, che l'esistenza di una leg-ge permissiva del divorzio passa indurre per-sone, evidentemente paco sicure dei proprisentimenti e di se stesse, a precostituirsi unalibi per un eventuale successivo divarzio.

Ora a me sembra che proprio per il mO'docome è congegnata la .legge, la quale, invecedi perdersi in una impossibile ricerca di cau-se soggettive esistenti al mO'mento in cui sicontrae il matrimonio, fa riferimento a cau-se oggettive che intervengono nel corso delrapporto matrimoniale, l'endendane impos-sibile la prosecuziane, tali manovre dovreb-bero essere improbabili o, almeno, poco nu-merose.

Del resto, oggi, nell'attuale regime rotaIe,che riconosce come causa di nuLlità casi dif-fìciHssimi da provare, come il vizio di con-senso e altre case del genere, i fidanzati pre-videnti si scambiano lettere, regalarmentedepasitate pl'esso i notai (non sapevo chelettere d'amore si conservano presso il no-taio) in cui dichiarano solennemente di nonvaler figl1i, o di non volerIi educare catto-licamente, ed altre amenità del genere, alfine di precostituirsi un alibi per la nullità.

D'altra parte, la possibilità che un sog-getto utilizzi le pieghe della legge per costi-tuirsi degli alibi non è una ragiane suffi-ciente per non fare le leggi; ragionando inquesto mO'do dovremmo abolire le narmeche puniscono il furto o l'amicidio, soloperchè dei delinquenti tentano di sfuggireal giusto castigo precostituendosi un alibi.

Prima di canoludere, vorrei dire due pa-role sull'argamento delle pregiudiziali, chetanto tempo ha portato vlia alla Camera, chesembrava superato col voto della Commis-siane affari costituzianali, e che, riapertadalla presa di posizione del Vaticano, è sta-to partato anche in quest'Aula, come lo hafatto anche poco fa il senatore Rosa.

Sul tema di dette pregiudiziali io vorreifare, mi sia consentita dirlo, «una pregiu-diziale ». Il diritto non è certo un pezzo dicarta che s-i possa canservare quando con-viene e strappare quando non canviene, ma

non è neppure un dato immutabile che nanpossa subire madificazioni. Il diritto èespressiane di sentimenti, interessi, valuta-ziani e situazioni di fondo, che possono mu-tare nel tempo, e quandO' questi mutano, de-ve mutare anche la loro espressione giuri-dica. Perciò il vero problema è quello dimerita. Se la maggioranza del popolo ita-liano, attraverso i suoi rappresentanti inParlamento, vuole !'introduzione del divor-zio, non vi è cavHlo giuridico che tenga: sipuò modificare anche, ave occorra, la oartacostituzionale, con le particolaui procedurepreviste. E se pacta sunt servanda (e biso-gna vedere prima se esistono i pacta in ma-teria), anche i patti, siano essi trattati o con-cordati, possono essere rivisti. Nel oaso inesame, tuttav-ia, non mi pare che vi sia bi-sagno di arrivare a tanto.

Fatta questa premessa, che mi sembramolto importante e che spiega come possaavvenire che vi siano interpretazàani tantodiscordanti sulle norme costituzianaIi e sul-l'articolo 34 del Cancardato, devo ribadirequale è il nostro punto di vista su tali nor-me, punto di vista, peraltro, condivisa e so-stenuto da autorevolissimi studiosi e da lar-ghissima parte della dottrina.

Il punto di partenza di questa breve ana-lisi è costituita dall'articolo 29 della Costi-tuzione.

Come è stato più volte ricordato, al mo-mento della votazione, in sede di AssembleaCostituente, del testo dell'articolo 29, furo-no proposti due emendamenti: uno dell'ono-revole Corsanego, tendente ad inserire la pa-rola « ,indissolubile» dopO' le parole « la Re-pubblica riconosce i diritti della famiglia

come sacietà naturale fondata sul matrima-nio »; l'altro dell'onarevole GriHi, tendentea sopprimerlo. L'Assemblea Costituente, vo-tandO' l'emendamento Grilli, chiaramente in-tese lasciare impregiudicata la questione del-la dissolubilità o meno del matrimanio, de-valvendo al legislatore ardinario il campitadi disoiplinare, eventualmente in mO'da di-verso, la materia. E gli onorevoli Almirante

e Luzzatto hannO' entrambi ricordato alla Ca-mera dei deputati che i giornali del tempo,ivi compreso «Il Popalo », correttamente

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Senato della Repubblica ~ 16591 ~ V Legislatura

29 SETTEMBRE 1970319a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

commentarono l'avvenimento come un ,la~sciare aperta la porta al divorzio.

Si è voluto anche tmrre argomenti da uncavmoso arzigogolare intorno alle parole«società naturale» contenute neHo stessoarticolo 29 e ricavare da questa espressioneuna preclusione costituzionale a,lrintroduzio~ne del divorzio. Rettamente è stato dimostra-to, e per questo basta il buon senso, che laespressione «società naturale », votata rinsede di Assemblea Costituente da partitri didiversa matrice ideologica, non può essereintesa nel senso proprio ed esclusivo di unasingola scuala, ma sta a significare sempli-cemente « sooietà originaria }}. Mi pare, per~tanto, pacifico che nessuna preclusione al-l',introduzione, mediante legge ordinaria, deldivorzio in INdia, possa trarsi dall'artico~lo 29 della Costituzione.

Rimane il grosso problema dell'articolo 7della Costitu:z;ione e dell'articolo 34 del Con-cordato. In questo caso mi sembra priori-taria l'analisi di quest'ultimo artlicolo, per~chè se si perviene alla conclusione che talenorma non osta all'intraduzione del divar~zio, nulla quaestio; se invece si pervienealla conclusione opposta, che cioè il Gover-no italiano ha assunto con i Patti Latera~nensi !'impegno a non modificare la proprialegislazione matrimoniale, allora scatta lJar~ticalo 7 della Cast,ituzione sulle proceduredi modificaziane dei patti stessi.

E per nan eludere le questioni e 'andaresubito al cuore di esse, prospettiamoci contutta chiarezza qual è la tesi, non priva diacutezza, sostenuta dalla Santa Sede, nelcorso dello scambio di note diplomatiche, aseguito dell',impegno a suo tempo assuntodal Governo Rumor.

Due sono le argomentazioni fondamentali:la prima, che si impemia suHa identificazio-ne del concetto « di effetti civil,i », la secon~da, inveoe, più attinente ana difficile pro~blematica dei rapporti tra ordinamenti di-versi.

Secondo la Santa Sede, lo Stato italiano,con il primo comma dell'articalo 34, si èimpegnato a riconoscere eftetti civili ai ma~trimoni religiosi; tale impegno presuppone,prima di tutto, l'obbligo di considerare esi~stenti quei matrimoni.

L'indissolubilità è considerata dal codicedi diritto canonico non effetto del matrimo~nio, bensì un suo elemento costitutivo o unasua qualità essenziale e poichè l'articolo 34coHega gli effetti civili al «sacramento delmatrimonio disciplinato dal diritto cano-nico », con tale norma l'ordinamento italia~

-no avrebbe operato una recezione nel pro-prio seno del matrimonio canonico indis-solubile.

Circa la prima tesi, è da rilevare che unistituto giuridico ben Pu() produrre effettiindipendentemente dalla sua attuale esisten~za. Nel nostro ordinamento vi sono numerosicasi che si potrebbero citare a sostegno ditale assunto, quali ad esempio, per restarenel campo matrimoniale, gli effetti civi,l,i delmatrimonio putativo e di quello sciolto perassenza o per dichiarazione di morte pre-sunta.

Nel caso che ci interessa, effetti civili diun matrimonio per il quale fosse intervenutasentenza di divorzio sarebbero l'eventualeobbligaziane aHmentare, nonchè tutto il com-plesso di rapporti, diritti e doveri recipro-oi nei confronti dei figli. Quindi l'argomen~tazione delld Santa Sede, secondo la qualel'impegno a riconoscere effetti oivili si iden-tifica con l'impegno a :riconoscere sempreesistente il matrimonio quale causa perma-nente di tali effetti, mi pare dotata di va~lidità più filosofica che giuridica.

Determinante è, inoltre, ai fini dell'esat-ta ricostruzione della posizione e della vo-lontà deHo Stato italiano nel momento ,incui ad divenne alla firma dei Patti Latera-nensi, la dizione dell'articolo 5 della legge27 maggio 1929, n. 847, di esecuzione delConcordato, il cui testo, come la stessa No-ta vaticana ricorda, fu formulato d'accordotra le due parti. Da tale norma, secondo laquale vengono ricanosoiuti al matrimoniocanonico gli stessi effetti del matrimonio ci-vile, chiaramente si appalesa che la volontàdello Stato italiano non fu certo quella difare un trattamento privilegiato al matri-monio canonico nei confronti di quello ci-vile, ma di parificarlo totalmente, quantoagli effetti civili, a quest'ultimo.

Ciò è tanto vero, che i compilatori dellaNota vaticana, i quali non si sono nascosti

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Senato della Repubblico ~ 16592 ~ V Legislatura

319a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO 29 SETTEMBRE 1970

la forza dell'argomentazione tratta dal ci.tato articolo 5, vi rispondono con il ricor-dato argomento del rinvio all'ordinamentocanonico.

Pertanto, il Governo, verso il quale espri-mo il mio vivo compiacimento, molto c0'r-rettamente, con la nota del 30 maggio 1970,diretta alla Santa Sede, ha fatto presenteche se il rapporto giuridico matrimonialedisoiplinato dal dinitto canonico fosse dav-vero recepito come tale nell'ordinamentoitaliano, ed anche se H rapporto giuridicocostituitosi in quest'ultimo n0'n fosse che unmero l1iflesso dell'esistenZJa del rapp0'rto didiritto canonico, necessariamente legato alsuo sussistere o al suo venir meno, le ri-c0'rdate misure di coordinamento non sa-rebbero necessarie, in quanto le conseguen-ze del diritto italiano del sorgere, come delvenire meno del rapporto del diritto cano-nico, sarebbero automatiche e non avreb-bero bisogno che apposite pooedure f0'sse-l'O stabilite per attuarle.

E proprio perchè i rapporti giuridici sonodistinti, come lo sono i sistemi di dirittoche li creano e nei quali essi vivono, puòessere immaginato e attuato un coordina-mento al fine di permettere che una misurapresa nell'uno dei due sistemi rispetto alrapporto giuridico in esso esistente si tra-duca, in determinati casi, in analoga misu.l'a riguardo al rapporto vigente nell'altroordinamento.

E più corretta ancora appare l'afferma-zione dello stesso Governo quando preoisache in nessun modo è dato presumere cheil coordinamento, disposto in condiZJioni eper materie -ben preoisamente determinate,vada al di là dei limiti in cui esso è prev,istoe si estenda fino al punto di impedire alloStato italiano di introdurre nella sua legi-slazione forme finora da esso non accoltedi scioglimento del matrimonio e che nulla,nell'articolo 34 del Concordato, permette diconcludere che lo Stato italiano abbia per-duto la sua libertà a tale riguardo.

Ciò stante, convinto come sono che !'intro-duzione del divoriza in Italia sia ben lungidal procurare quei catastrofici effetti presagi-ti dagli oppositori, concludo questo mio in-tervento con l'augurio che questo progetto

di legge, per il quale sono cors,i fiumi diparole nei due rami del Parlamento e nelPaese, si trasformi in questi giorni, attraver-so il nostro voto, in strumento ,legislativoidoneo e capace di promuovere un costumepiù civile nei rapporti tra i coniugi e nel-l'ambito delrla famiglia e un maggiore sforzanella ricerca della salvaguardia dei beni es-senziali e fondamentali del matrimonio. (Ap-plausi dalla sinistra. Congratulazioni).

P RES I D E N T E. È iscritto a par-lare il senatore Dalvit. Ne ha facoltà.

D A L V I T. Signor Pr-esidente, signorMinistro, onorevoli colleghi, è certamentenon facile prendere la parola sul disegnodi legge degli onorevoli Fortuna e Baslini,dopo che da tanto tempo se ne discute auto-revolmente in questo ramo del Parlamento,dopo l'amplissimo esame avvenuto a Monte-citorio, su riviste, giornali, nei dibattiti del-l'opinione pubblica.

Difficile poter dire qualcosa di nuovo, do-po che giuristi insigni, costituzionalisti, sa-cerdoti, educatori, medici ne hanno disser-tato in questa ed :in altre sedi, analizzandoil provvedimento in tutti i suoi aspetti, pro-spettandone le conseguenze, affermandone onegandone la validità ai fini del progressooivile della collettività.

Rappresento, in quest'Aula, popolazioni dimontagna; gente semplice, che ha dietro disè (e ne è orgogliosa) una lunga tradizionedi operosità, di attaccamento, di sacrificio, difedeltà ad una tradizione, che comprende an-che ~ ed lin posizione di tutto riguardo ~

i valori di una fede profondamente sentitae vissuta. Gente che, al di là delle maratoneverbali, tiene possibilmente all'essenziale del-le cose, alla chiarezza dei problemi, alla sin-cerità delle impostazioni. Gente, peraltro,che è aperta ad ogni autentico progresso;ma che il progresso accetta quando sia au-tenticamente tale: e che non è disposta afarsi gabellare per avanzamento sulla stradadella civiltà quel che, invece, rappresentas-se qualcosa di profondamente diverso, senon addirittura di totalmente contrastante.

E proprio pensando a questa gente, riflet-tendo sul dovere che mi incombe di prospet-

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V LegislaturaSenato della Repubblica ~ 16593 ~

319a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA. RESOCONTO STENOGRAFICO 29 SETTEMBRE 1970

tarne qui, con ,i bisogni, anche il pensieroe le opinioni, mi sono posta di fronte alproblema della legge sul divorzio che sti.a-ma esaminando.

E ne parlerò ~ o mi sforzerò di farlo ~

ponendo alcuni degli interrogativi, avanzan-do delle riserve, prospettando quei dubbi chela gente fa propri, di fronte ad un tema in-dubbiamente di portata decisiva per il fu-turo della nastra società. Cercherò anche diriecheggiare qUI dentro opinioni che ho rac-colto anche nei contatti diretti con vari cit-tadini.

Una, soprattutto, che mi pare sia dove-roso io ponga come premessa a quanto dirò.

È stata osservato quanta sia insincero iltitolo di questa legge: «Disciplina dei casidi scioglimento del matrimonio» e quantoinsincera sia la relazione che l'accompagna,nella quale ~ a prescindere dalle incom-

pletezze e dalle inesattezze che sono state dapiù parti rilevate e su qualcuna delle quali.più avanti tornerò ~ ci si preoccupa di pro-

spettare la legge come un provvedimentoche non incide prafondamente nel tessuto or-ganizzativo della nastra società, ma si pro-pone come rimedio a tal une situazioni ~ in-

dubbiamente penose ~ che dallo sciogli-mento del matrimonio dovrebbero trarrepossibilità di soluzione.

Ebbene, onorevoli colleghi, anche la gentesemplice (il che non equivale, sia ben chiaro,a gente sprovveduta) osserva che la letturadell'articolo 3 della legge, quale è apparso suigiornali e quale è stato largamente illustratoper le sue possibili applicazioni, non costitui-sce soltanto una elencazlone della disciplinaper lo scioglimento di tal uni casi di matrimo-nio. Al contrario esso spalanca ogni porta al-l'instaurazione dell'istltuto del divorzio, concaratteristiche di larghezza e con assenza digaranzie, che sono ignote anche alle legisla-zioni divarzistiche dei paesi che i proponentidella legge indicano come più avanzati, ri-spetto a noi, sulla strada di quel modernoprogresso che il divorzio simboleggerebbe.

A proposito del che, mi sarà consentitoanche di ripetere quanto sia errato afferma-re che il divorzio sia un istituto moderno,che contrassegnerebbe le civiltà più avanza-te. Non è certamente ignoto ai sostenitori

dell'iniziativa come !'istituto del divorzio ~

sotto le denominazioni più varie ~ sia sta-to presente nella storia dei papali fin daitempi più lontani e più bui; e come di con-tro !'istituto matrimoniale si sia rinsaldatosempre presso quelle civiltà che emergeva-no sulle altre e sia andato crollando invecee dissolvendosi quando quelle civiltà stava-no tramontando. Per cui ~ trattandosi di un

tema di tanta importanza ~ è di scarso ri-

lievo il dire che dalla metà, pressapoco, delsecolo scorso, il divorzio è andato genera-lizzandosi presso molti papali, mentre rima-ne dato inconfutabile che la nostra società hapraticato per secoli il matrimonio indisso-lubile. La storia del progresso umana ~ an-

che negli ordinamenti che gli uomini dannoalla propria convivenza ~ non può essere

misurata, come troppo facilmente si fa, fer-mandosi a qualche decennio: è un camminoche si misura sul metro dei secoli: e non èun cammino in linea progressivamente ascen-dente Q discendente ma, come tanti ormaiopinano, fatto di cot'si e di ricorsi.

Tornando, peraltro, alla fragilità ed all'in-sincerità delle motivazioni che accompagna-no, da parte dei proponenti, la proposta dilegge sul divorzio, mi permetterò di farmi,ancora una volta, eco delle domande che lamia gente si pone.

Una domanda che sgorga spontaneamentea chi abbia seguito con qualche interesse ild1battito, che ~ da tanto tempo ormai ~ si

va svolgendo su questo tema, è la conciliabi-lità con la proposta di istituzione del divarziodi una dichiarazione di questo genere: «Pro-fondamente convinto che la stabilità dellenozze sia la base su cui deve innalzarsi, saldoe durevole, l'andamento della famiglia, pen-so che il legislatore ha l'obbligo di favorirecon tutti i mezzi questa ideale perfezione ».

Questa dichiarazione, i colleghi lo sanno,

è contenuta nella relazione alla proposta dilegge che stiamo discutendo; ed è davvero

faticoso il riuscire a comprendere come !'isti-tuzione del divorzio possa contribuire a rea-lizzare quell'ideale perfezione, che lo stessoprimo firmatario indica nella stabilità del

matrimonio, faticoso anche scorrendo, contutta la possibile attenzione, le motivazioni

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Senato della Repubblica ~ 16594 ~ V Legislatura

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che accompagnano, nel resto della relazione,la proposta e tentano di giustificarla.

Motivazioni, va detto subito, che non han~no consistenza di autenticità, che giocanosulla emotività, sulla innegabile esistenza dicasi pietosi; ma che si guardano bene dal~l'analizzare, sulla base di dati certi e di am~pio respiro, quale sia il significato, quale laportata, quali le conseguenze della legge chesi propone; e quale sia, di fronte a questalegge, l'atteggiamento degli elettori, che noitutti abbiamo, in questa sede, il dovere diinterpretare.

Ecco ancora, a proposito di domande sèm~plici e chiare, un'altra, tra quelle che più fre~quentemente vengono poste: perchè mai ilParlamento, i giornali, il Paese intero siacoinvolto in una disputa che sicuramentenon serve aHa distensione degli animi, quan~do tutte le inchieste, condotte con criteri diserietà e con sufficiente ampiezza, hanno di~mostrato e continuano a dimostrare che treitaliani su quattro sono contrari a questalegge.

Veramente si tratta di uno strano eserci~zio della democrazia; perchè il voto favore~vale che l'altro ramo del Parlamento ~ e

quello che forse anche il Senato cOlIlcede~rà ~ rappresentano a mio, a nostro giudi~

zio, un aperto oontrasto oon la volontà diuna maggioranza massiccia di coloro che,su questi banchi, noi dovremmo rappresen~tare ed interpretare con la maggiore fedel~tà possibile.

Ma vediamo poi se, davvero, questa pro~posta costituisca una novità per il Parlamen~italiano, se davvero essa qualifica, con unsalto di qualità, le nostre capacità di legisla~tori rispetto a quelle di chi ci ha preceduto.

L'istituto matrimoniale, in Italia, è rego~lato ancora sostanzialmente dalle norme delprimo Codice civile, quello del 1865, che fu

salutato come esemplare; e che tale, nono~stante il molto tempo trascorso, rimane agiudizio dei giuristi più illuminati. È fruttodi una scuola giuridica che toccava in queltempo il massimo dello splendore; di unascuola, va aggiunto, di ispirazione liberalee laica. Ed è da questa scuola ~ e non cer~

to per retrivi motivi di conservazione o perpreconcetti argomenti attinenti alla sfera

29 SETTEMBRE 1970

della fede che tahmo può anche non condivi~dere ~ che abbiamo le prime risposte nega~tive all'istituzione del divorzio in Italia. So~no Salandra, PisaneIIi, Polacco, Gabba chesi battono contro le argomentazioni di Sal~vatore Morelli, il pioniere del divorzio inItalia.

« Nel corso del ma,trimonio ~ sono paroledi Salandra che vanno rimeditate ~ men~

tre la certezza dell'indissolubilità induce allepiccole e grosse transazioni, alla mutua tol~leranza senza della quale nessuna associa~zione di individui umani può durare a lungoin pace, la possibilità e la speranza della dis~soluzione finale crea un sospetto permanen~te, una causa continuamente operante del-l'inasprirsi dei dissensi familiari. Dopo averrimpianto le vittime deH'indissolubilià,rim~piangeremo le viHime del divorzio. Spessoil divorzio si desidera per effetto di una illu~sione dell'ottimismo se non dell'egoismo; ildisagio della situazione presente più acuta~mente fa credere che convenga senz'altromutarla, mentre persistendovi sarebbe pos~sibile migliorarla ed acconciarvisi; la felici~tà si cerca nel 'liberarsi dell'altro, mentre lacausa del male è in se stessi ».

Ed ancora, citando Ruggero Bonghi, il Sa~landra afferma: «queste non sono q1J.estio~ni popolari; sono questioni borghesi. Que~sta è una delle tante questioni di cui la bor~ghesia si fa scudo per parere liberale, persviare gli occhi suoi e degli altri dalle que~stioni vere ed ansiose che premono la socie~tà nostra ». Un ammonimento che potrebbeanche parere sufficientemente attuale.

Ritengo superfluo seguire ulteriormente levicende che, ripetutamente, hanno portato inParlamento le proposte divorziste; a me ba~sta concludere con la constatazione che pro~prio l'insegnamento della storia indica cheil matrimonio stabile e monogamico è l'isti~tuta migliore posto e da porre a fondamen~to della società: e come l'ondata divorzistadell'800 abbia trovato in Italia i suoi opposi~tori in una schiera di illuminati giuristi, imigliori del tempo, che, rifiutando al di fuo.ri gli schemi vieti dell'anticlericalismo, han~no respinto il divorzio.

Ma vediamo, poichè ho parlato di incom~pletezza e di inconsistenza delle motivazioni

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V LegislaturaSenato della Repubblico ~ 16595 ~

319a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 29 SETTEMBRE 1970

che, nella relaziane, accampagnana il dise-gno di legge, qualche punta almeno di que-sta relazione. Si parla di cinque miliani difuari legge del matrimania: nella relazianedella onarevole Giuliana Nenni al preceden-te disegna di legge nel 1958, i fuori legge delmatrimanio erano un miliane e duecentami-la; di dave ~ da quali concreti dati ~ siasaltato fuori il vertiginasa aumenta, non lasappiamo. Non sappiamo, d'altronde, nean-che dove la anarevale Nenni avesse raccaltale cifre delle 600.000 cappie che, secanda lasua affermaziane, vivevana separate puravenda cantratta matrimanio. Le separazia-ni legali in Italia sana, secanda le cifre uf-ficiali, circa seimila l'annOi; e mi pare piut-tosta imprababile che, sia pure per fare unfavore alle tesi divarziste, passana durare unsecala ciascuna o pOlca mena, ande raggriun-gere anche la cifra minima della anarevaleGiuliana Nenni; COlme, pOli, si raggiunganai cinque miliani, nessuna ce la dice can unattendibile margine di certezza.

È una canstataziane, del resta, che la stes-so anorevale Fartuna ha fatta, dichiarandache «nan abbiama canascenze specifichesulle statistiche, ma questa assenza di stati-stiche nan ci propane la liquidaziane di que-sta argamenta ».

Rimangana, però, certissimi, alcuni datiche anche i divarzisti passona rintracciare econtrollare negli annuari statistici: la media

percentuale delle separaziani legali rispettaai matrimani oscilla in Italia fra l'una ed ildue per cento. Nei paesi divarzisti le mediedei matrimani falliti vanna dal dieci al ventiper centa.

Argamenta che viene pure avanzata dai di-varzisti, è quella dei figli che nascana fuari

del matrimonio, quelli così infelicemente de.finiti illegittimi, e quello del cancubinato.Mi servirò, ancora una valta della relazianeFaruna: « La media annua delle nascitedi illegittimi corrisponde alla percentualemedia annua del 59,83 per mille... non è cer-tamente un dato trascurabile, pur non po-tendosi, alla stato attuale della rilevazionestatistica, stabilire in che misura la percen-tuale sia riferibile ai fuori legge del matri-monia ».

Va anzitutta precisato che, stando alle ci-fre delle statistiche ufficiali, la media annuadegli illegittimi in Italia nan è del quasi seiper cento indicato dalla relazione, ma deldue per centa; e va aggiunto che nei paesidivorzisti abbiama il 12,24 per la Svezia, il6,35 per gli Stati Uniti, il 6 in Francia, il4,22 in Svizzera, il 5 in Inghilterra. Questesono le cifre ripartate dagli annuari demo-grafici delle Nazioni Unite; e se esse hanna,un significata qualsiasi, dicano chiaramenteuna cosa: che sicuramente il divorzio non hasanato la piaga degli illegittimi; che, anzi,l'esistenza del divorzia caincide con un do-larasa e castante aumento del deplorevalefenameno. Questa è la realtà delle cifre cheavrebbera davuto essere oggetto di studioe di meditaziane, che avrebbera dovuto, coifatti, essere prospettate ed illustrate aH'opi-niane pubblica, perchè avesse una esatta vi-siane di quel che la legge che stiamo discu-tendo può significare e non fosse soltantoabbagliata da facili argomentazioni, indub-biamente di prafonda presa per situazioni si-curamente esistenti, ma che il divorzio nansanerebbe.

Perchè, ad esempio, insieme al problemadegli illegittimi (che, abbiamo vista, non tra-va soluzione, ma anzi si aggrava con !'intro-duziane del diva l'zia ) se questa legge sarà

appravata, avremo anche il problema dei le.gittimi privi però di famiglia; dei figli, cioè,dei diva,rziati. Negli Stati Uniti il numera deiragazzi abbandanati da genitari divarzisti,è salito del 63 per cento in un decennio; ed({ il problema dei figli (cita da una inchiestasvalta negli Stati Uniti) è uno dei più gra-vi fra quelli pravocati dal diva l'zio ».

E bisognerà anche prendel'e atta che, neipaesi dove il divarzia esiste, gli studi che so-na stati candatti hanno portata ad una can-stataziane che pare abbastanza interessante:sei su sette persone divorziate contragganoun altro matrimania; due su cinque fra que-ste, però, divarziana nuovamente.

Ecca che, allara, nasce il sospetto che nonsi tratti spessa soltanto di risolvere situazia-ni pietase, di aprire le sbarre di un carcerequale il matrimanio non riuscito viene defi-nita; ma siamo invece, spessa e volentieri,in presenza di disadattati, di immaturi, di

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Senato della Repubblica ~ 16596 ~ V Legislatura

319a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 29 SETTEMBRE 1970

egocentrici, di instabili che bene avrebberofatto a non sposarsi affatto; ma per i qualiil divorzio è l'occasione a ripetere l'errore,nel quale sono già incorsi.

La stessa, abissale differenza che si riscon-tra fra separazioni legali in Italia e divorziin altri Paesi, ci dice come la consapevolezzadella indissolubilità del vincolo sia elementoche induce alla riflessione ed alla pondera-tezza, prima della decisione, e che, per con-tro, l'esistenza di un mezzo facile per la rot--tura del matrimonio incoraggia gli inadatti egiustifica il numero tanto superiore dei fal-limenti.

Si può ben conoludere che il divorzio haovunque mancato agli scopi che i legislatoris'eran proposti: non ha eliminato i fallimen-ti coniugali, ha aggravato la piaga degli H-legittimi, non ha fatto scomparire né dimi-nuire le unioni concubinarie; ha aggiunto atutto questo la piaga di tanti figli formalmen-te legittimi, ma privati, col divorzio, dellaloro famiglia, con le conseguenze che chiun-que conosce i problemi della gioventù ~ spe-

cialmente nei Paesi divorzisti ~ onestamen-

te non può ignorare.

Le discussioni, le decisioni, gli studi chesono in corso in Gran Bretagna, in Austria,negli Stati Uniti, in Francia, in Russia, in Ro-mania, dovrebbero ammonire; si tratta, do-vunque, in quei paesi divorzisti e certamen-te governati da classi dirigenti non sospettedi clericalismo, di un grido d'alLarme e deltentativo di porre freni e limiti ad un isti-tuto, come quello del divorzio che ha fattodecadere completamente, in molti casi, l'im-portanza del matrimonio.

Per tornare alle cose di casa nostra, vor-rei ancora chiedere a chi, soprattutto, giove-rà questa legge, ammesso che entri in vigore.Non gioverà a nessuno, naturalmente; machi se ne servirà?

Onorevoli colleghi, le procedure ddineatesono tali da far prevedere agevolmente chela spesa ,da sostenere per portare a termineuna procedura di divorzio non sarà del tuttolieve; sicuramente non alla portata di tuttele tasche, soprattutto di quelle dei lavorato-ri. Ed allora, 'ecco che noi avremo riapertola porta che avevamo chiusa vent'anni facon la legge 30 luglio 1950 n. 534, che esten-

deva la possibilità di appello del Pubblicoministero nelle oause di divorzio definiteall'estero, agevolmente, per chi ha i milionida spendere e successivamente delibate inItalia. Ancora una volta, saranno coloro cheposseggono i mezzi a trar profitto dalla legge.

Una ampia porta: perchè la proposta dilegge che abbiamo in esame, bi,sogna ripe-terlo perchè sia chiaro alla nostra responsa-bilità, non riguarda un « piccolo divorzio »:ma introduce perfino la « patente dei Casa-nova », come la definiscono gli inglesi, cioèil divorzio automatico: il matrimonio diven-terà solubile per volontà di una soltanto del-le parti, in assenza di colpa dell'altra; saràmeno importante e consistente, giuridica-mente, di un contratto di lavoro, per scioglie-re il quale ci vuole la giusta causa.

E significa avviare un processo che saràirreversibile, anche ammesso che nelle pri-me fasi di applicazione della legge questa av-venga con la massima oculatezza e col piùstretto rigore. Gli studi condotti in materiadocumentano che la percentuale dei divorziin ventotto Paesi europei ed extraeuropei chelo ammettono, è triplicata nel giro di pocopiù che mezzo secolo; per quel che ci riguar-da più da vicino, in Europa, è quintuplica-ta; dal sei per cento dei divorzi sul totaledei matrimoni nel 1906, shima giunti nel1965 al 15 per cento dei divorzi. Per COll.1trovale forse la pena di notare come in Italiae nei Paesi non divorzisti, ,la percentuale del-ile separazioni -legali si mantenga costante-mente su un livello intermedio fra il due edil tre per cento. Nè ci si venga a dire che Hnumero delle separazioni configura soltantoparzialmente la situazione, perchè dovrebbe-ro aggiungersi ad esse le separazioni di fatto,non sanzionate dinanzi al giudice. Che que-ste separazioni esistano è vero; in numeroforse anche notevole. È tuttavia altrettantovero che analoghe separàzioni di fatto nonratificate da alcuna decisione della magistra-tura esistono anche nei paesi divorzisti.

È certo che l'istituzione del divorzio con-sentirebbe di risolvere umanamente talunesituazioni altrimenti non districabili. Vorreiperò richiamare l'attenzione di nOli tutti sulfatto che il divorzio altre situazioni creereb-be, altrettanto penose, perchè porrebbe uno

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Senato della Repubblica ~ 16597 ~ V Legislatura

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strumento legale nelle mani dei meno meri-tevoli di cons1derazione, di coloro che voles-sero di'sfansi d'una famiglia ohe pure hannovoluto, itncuranti delle sofferenze ingiuste cheverrebbero inflitte all'altro coniuge, dellesconvolgenti conseguenze che ne consegui-rebbero sui figli.

Altra ~ e pesante ~ considerazione che

ho sentito spesso richiamare nei miei con-tatti con gli elettori, e che ritengo fondata evalida, riguarda la costituzionalità della leg-ge che andiamo esaminando. Non vorrei es-sere tacciato di mancanza di rispetto ai col-leghi componenti le Commissioni che hannogiudicato improponibile tale quesito.

Non posso tuttavia dimentiICaire di averseguito con l'attenzione che em propria diun giovane interessato alla politioa e chegodeva del primo sapore delle libertà de.mocratiche, ,le discussioni che, al proposi-to, si sono svolte alla Costituente. E che inquella sede l'indissolubilità del matrimomiofosse data per pacifica, è fuori discussione.Vero è che i costituenti ritennero di nomvotare un articolo che tale indissolubilitàproclamasse chiaramente. Ma non lo vota-rono perchè ritenuto superfluo. Piero Cala-mandrei (è destino che in questa battagliaantidivorzista si debbano citare i più il-lustri fra i personaggi di parte sicuramen-te laica) ~ sono andato a ricontrollarmi iresoconti ~ disse testualmente: {( Io capi-sco che questo artkolo poteva essere pro-posto prima dell'approvazione dell'articolo 7:ma ora che l'articolo 7 è stato felioementeapprovato mi pare che questo slia un fuorid'opera; J1iguarda, infatti, il matrimonio pu-ramente civile; e poichè l'indissolubilità delmatrimonio voi l'avete già garantita con laapprovazione dell'articolo che inserisce iPatti Lateranensi nella Costituzione, in pre-senza dell'articolo 34 del Concordato, chedà al matrimonio il regime di diritto cano-nico,in cui c'è anche l'indissolubilità dellagrandissima maggioranza (il 99 per cento,forse) dei matrimoni che sono oelebrati inItalia, oiò assicura l'indissolubilità e non oisarebbe bisogno di quest'altra forma di as-sicurazione che volete con l'articolo 24. Conquesto articolo voi ceroate la sicurezza chelo Stato si impegni ,in avvenire a non iÌn-

trodurre il diÌvorziÌo neanche per quelLa pic-colissima percentuale di matrimoni civiliche resta fuori dal diritto matrimoniale con-sacrato dagli accordi lateranensi ».

Ora, signori, i miei studi sono stati lette-rari, non giuridici; le mie esperienze pI'eva-lentemente amministrative, ho tuttavia sem-pre sentito parlare di Piero CalamandI'ei co-me di uno dei più preparati, acuti ed intel-ligenti giuristi della generazione che ci hapreceduto; ed è Calamandrei che affermanon essere possibile istituire in Italia i,l di-vorzio per il matrimonio concordatario.

A parte questo giudizio, che inevitabilmen-te porterà questa legge, se la approveremo,al vaglio della Corte costituzionale, dobbia-mo porre attenzione ad un altro risvolto del-problema. S'è detto ~ e nessuno ha mai cer-oato di contestarlo ~ che una maggioranzaschiacciante degli italiani non è favorevoleall'istituzione del divorzio. Sappiamo, peraverla votata tempo addietro, che esiste laLegge sul referendum abrogativo; ed è pa-cifico che a questa l'egge si dovrà fare ri-corso, se ~ superando e contraddicendo lavolontà del popolo che ci ha affidato il suomandato fiduciario ~ se, dicevo, la leggeper il divorzio passerà.

E saranno tempi penosi; saranno tempi,quelli, del contrasto e del c0'nfronto, neiquali risorgerà quello {( st0'rico stecoato » cheper generazioni ha intristito la vita pubbli-ca italiana; quello steccato che soltanto l'im-pegno unanime della guerra di liberazioneci aveva fatto superare, nell'aspi:mzione, atutti comune, dell1itorno ad una libertà checi aveva trovato migliori, più vicini, più aper-ti. Sia chiaro fin d'ora che le difficoltà cheincont'reremo, le amarezze dei giorni che ciattendono, gli ostacoli alla comprensioneche sorgeranno in un tempo già sufficiente-mente difficile alla realizzazione di schiera-menti suffioientemente validi, risalgono allaresponsabilità di chi ha voluto avviare ecombattere questa battaglia, non consenten-do nemmeno intese che portassero magar:ia dei compromessi.

Una battaglia che poteva diversamenteessere impostata, se autentioamente si guar-da al bisogno ed alla possibilità di risolve-re talune situazioni, anche numerose nella

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Senato della Repubblica ~ 16598 ~ V Legislatura

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loro globalità, ma sicuramente non così im-pressionanti, se raffrontate ai milioni di al-tre situazioni familiari che seJ1enamente esilenziosamente avanZJano nella vita, conser-vando ed onorando la tradi7.ione antica. Esi-ste lo strumento ~ che noi abbiamo addi-

tato e proposto ~ della riforma del diritto

di famiglia. Una riforma radicale e corag-giosa che riveda ed aggiorni in sede civilele cause di nullità del matrimonio, tenendoin conto particolare le acquis,iz,ioni dellescienze biologiche, psichiatriche e psicolo-giche, una ,riforma che modifichi ed inte-gri le leggi sulla filiazione, non così da pre-miare irresponsabilità o colpe dei genitorinaturali, ma da togliere ogni conseguenzagiuridica sulle creature innocenti; che ri-formi la legislazione carceraria ammettendoche il coniuge libero possa avere rapporticon quello detenuto, che elevi l'età minimaper il matrimonio; che introduca l'obbligodelle visite sanitarie prematrimoniali, cheI1iformi, infine, !'istituto della separazione,istituendola anche ~ in presenza di situa-zioni particolari ~ quando non vi sia colpanè mutuo consenso, ma si sia ,in presenza,ad esempio, di motivi sanitari che rendonoimpossibile la convivenza.

Su questa strada ci troverete d'accordo,sempre aperti ad ogni possibile scoperta an-che di nuove possibilità.

Non così di fronte al divorzio; perchè ~

e m'avvio a concludere ~ c'è un'altDa con-siderazione che ritengo doveroso fare e sot-tolineare.

Apparentemente ~ stando almeno 3.11edi-chiarazioni dei col1eghi divorzisti, attraver-so le loro relazioni ed alle argomentazioniche vengono Vlia via svolte dalla stampa lai-oa, così largamente e generosamente schie-rata al loro fianco ~ pare proprio sia dachiedersi perchè mai s'è atteso tanto tempoad introdurre una riforma che appare, nel-le premesse e nei risultati, tutta positiva. Sidice, infatti: «chi obbliga voi a divorzia-De? Nessuno sarà costretto a farlo; chiedia-mo soltanto che coloro che anelano a rom-per,e un legame e, forse, a regolarizzarne un

altro. possano farlo, ritrovando quella paceinteriore che spetta ad ogni cittadino nellaprop:ria famiglia ».

In realtà si tratta di qualcosa di profon-damente diverso; di radicalmente diverso edimportante. Anzitutto il divorzio, piccolo ogrande che sia (a parte le esperienze per lequali è lecito dubitare che esso costituisoala Disoluzlione di problemi e di situazioni)non viene soltanto a « sanare », come si di-ce, situazioni attuali con un provvedimentoeccezionale; ma entra nel nostro ordinamen-to giuridico, per ogni matrimonio esistenteo futuro, configurando un istituto del tuttodiverso da quello attuale.

Non si tratta, quindi, delle migliaia o del-le diecine di migHaia di fuori legge del ma-trimonio, ma Siidecide di tutti noi che siamosposati, si tratta dei nostri figli che si spo-seranno. Con questa legge decideremo qua-le tipo di matrimonio e, di conseguenza,quale tipo di società vogliamo dare al Paeseper fondarV1i, nei decenni avvenire, la suavita: poichè non credo sia discutibile danessuno che è la famiglia, come è organiz-zata e come opera e cOlme vive e crede, ilfondamento che caratterizza ogni conviven-za sociale.

Noi comprendiamo che uomini e donneche hanno fallito la loro esperiepza matri-moniale ~ e forse hanno ricostruito una di-versa e migliore convivenza ~- guardino conrisentimento a chi si oppone al divorzio,che essi ritengono potrebbe essere il toc-casana della propr,ia situazione. Ed ammet-tiamo anche, in determinati casi, che potreb-be esserlo, anche se nessuna formula giu-ridica è capaoe di dare o di togLiere gioiaalle profondità dell'anima umana, da cuinascono e muovono i sentimenti autentioi.Comprendiamo, ma ci chiediamo se, di fron-te all'onorabHità formale (certamente nonsarebbe sostanziale) che il di.vorzio conferi-rebbe ad un oerto numero di persone, noipossiamo assumerci la responsabilità di sa-crificare un modello di vita che la grandis-sima maggIOranza degli italiani consideracorrispondente all'irrevocabile, reciproca do-nazione di sè all'altro e ne fa, istintivamente

~ oltre che per educazione, per tradizione,

per fede ~ la sostanza stessa del matDi-monio.

Perchè il problema del divorzio in Italia,è principalmente qui. E in una scelta che

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Senato della Rq,pubblica ~ 16599 ~ V Legislatura

319a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 29 SETTEMBRE 1970

muterà in profondità la coscienza socialeitaliana, è una scelta di Wl tipo nuovo diciviltà, nella quale dovremo camminare perdecenni, forse per secoli. Un tipo di civiltàche ha fatto le sue prove e le ha documen-tate per chi le voglia conoscere, nei Paesiche ho ricordato ed ,in altri: un tipo di ci-viltà che potrà, da tal uno, essere edonistica-mente giudicata superiore alla nostra (manon sempre); ma che, per i valori moralie civili che esprime, lasda parecchio a de-siderare. Nessuno può ignorare quale ruoloabbia la famiglia nella vita di un popolo;come la sua stabilità e la sua unità sianofonti di autentico progresso sociale e con-dizione indispensabile per l'educazione mo-rale e oivile dei giovani.

Per questo il nostro voto sarà negativo:meditatamente negativo; una Hbera e coe-rente testimonianza a valori che sono ~

oltre che di fede ~ di ordinata civiltà, diautentico progresso, di ripudio di un ten-tativo che, senza giustificate motiva:lJioni diordine giuridico e neanche umano, verreb-be a sconvolgere 1'ordinamento primo dellanostra società: in un tempo, come il nostro,nel quale già gli equilibri sono difficili, difronte all'impetuoso avanzare dei problemie delle richieste che, per essere accolti e con-cretati in riforme, hanno bisogno di essereaccolti non in un clima di contrasto esa-sperato ~ quale la legge sul divorzio re-cherebbe ~ ma nella composta consapevo-lezza di tutti. (Vivi applausi dal centro. Con-gratulazioni).

P RES I D E N T E E iiscritto a pra'r-lare il senatore De Zan. Ne ha facoltà.

D E Z A N. Signor Presidente, onorevohcoLleghi, mi domando che significato e cheincidenza possa avere il mio intervento inquesto epilogo di un dibattito che ha vistola partecipazione meditata di un alto nu-mero di senatOiri. Difficile per un lantidivor-zista recare un contributo di argOimentazioniche siano diverse o più probanti ,e incisivedi quelle svolte dai colleghi che sono int,er-venuti. Impossibile illudersi che un'ulterioreaccentuazione dei temi ribaditi possa inqualche misura modificare convinzioni già

maturate e precostituite. Perchè allo~a an-ch'io sento, più che il dovere, il bi,sogno diintervenire? I colleghi divorzisti commette-rebbero un grave errore se giudicassero iro-nicamente il fitto succedersi degli oratoriantidivorz,isti, se scambiassero per esibizio-nismo o peggio per calcolo politico-elettoralel'impulso a rendere pubblica testimonianzadi convinzioni radicate e sofferte.

Ecco, io vorrei inserirmi ,in questa di>sclJJs-sione da un angolo visuale un po' diveI1soda quello consueto. Pongo la me e ai colleghialcune domande. Pel1chè il lungMssimo di-battito svoltosi in questo e nell'altro ramodel Parlamento è stato più che un dialogoun doppio monologo? Pel1chè su un temache ,suscita emozioni in ,laI1ga parte dell'opi-nione pubblica non c'è stata dialettica, masoIa l'urto di due fmnti contrapposti? Qua-lunque sia l'esi,to della votazione che ci lac-cingiamo a compie:re, que<Stta constatazionesuscita in molti di noi preoocupazlione pro~fonda e solleva fondate apprensiOini anchesulla prevedibile impostazione e sulle con-seguenze politiche e psicologiche di un even-tuale estremo ricorso al giudizio popolare.

I colleghi divorzisti attribuiranno le m.sponsabilità di questa atmosfera chiusa allaDemocrazia cristiana e più in generale al-l'opinione ,cattolica. Lo so, siamo accusatidi barricarci in Ulla visione medievale deirapportietico.sociali, di non saper diMin-guere tra implicanze religiOise e civili dellenorme giuridiche, di non Slaper coglier,e ,lastmicità del processo umano e pertanto lanatura mutevole e meramente positiva deivincoli che regolano la convivenza.

Che COisa si nasconde in questa accusa?Riaffiora l'antico ,e mai dissolto sospetto >sul-la sinoerità della professione Ilaica dei catto-lici democratici, l'iinsofferenza dei laici in-transigenti per ogni modello di pensiero cheesca dalle loro premesse immanenti,stiche estoricisliche. L'esperienza amava ma utile diquesto dibattito ha messo ,in luce, più >chelo scontro di due tesi sul divorzio, lo g,c,ontrodi due culture che, dopo Ila dicotomia otto-centesca, sembravano se non confuse in quall-che misura intreociate, con reciproci influssi.Ecco perchè io sono dolorosamente certoche, indipendentemente daLl'eslito di questa

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V LegislaturaSenato della Repubblica ~ 16600 ~

319a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 29 SETTEMBRE 1970

battaglia, non usciremo indenni dal lUil1goscontro. Ci aooorgeremo di aver peI1so tuttiinsieme qualche cosa che pure considera-vamo stodcamente acquisita oltr<e la bauie-l'a che ci tenne divisi: una concemone piùoomprensiva e ovganioa della libertà e delLatolleI1anza, il riconoscimento, anche quandonon (l'ocompagnato dall'adesione, dell',esisten-za di Vialori che trascendono la nostra empi-ria, ,la legittimità di convinzioni non coinci-denti col positivismo giuriditCo.

Ci aocorgeremo iinfine che ,lo steccato guel-f~ghibellino, che sembrava abbattuto, peI1si-ste ancora, pur dopo le comuni battlaglie de-mocratitChe e le lunghe e benefiche esperienzedi collaborazione tJra laici demooratici <ecat-tolici democmtici.

A chi attribuire le responsabilità? Da tem-po 'sostengo, e non per preconcetto di pamte,ohe i pacs'sicompiuti dai oattolici democraticiper superare lo storico stecoato sono statlimolto più ,lunghi e risolutivi dei pacssi 1Oom-piuti daHo schieramento che si autodefiniscebieo. Resistono prevenzioni in setto["i deidue schierramenti; ma le prevenzioni delloschieramento laico sono di gran 11IDga ~

oonsentitemelo ~ più numeI10se ,e occupa-no settod moho più V1asti. Nel mondo catto-lioo di oggi, anohe in quello che viene consi-derato più clericale, sarebbe inimmaginlabHeuna manifestazione settaria e stodoamentereazionaria come qu~lla che t!a sera del 20settembre ,si svol,se a PiazZJa Navona per ,ini-ziativa della Lega JdivorzistJa. No,n è vero, 100-me recitò enfaticamente l' ono,Devole Fortunain polemica implicita con le celebrazioni diMontecitorio, di Porta Pia, del Campidoglio,che >l'auten1J:ioo popolo ro,mano eI1a :il prota-go,nista di quella serata antiolerkale; ma èvero che il fanatismo, barricadiero di moltidei presenti risuscitava l'm1roganteed igno-rante massimalismo dei 'tempi di Nathoo.Quella sera, con un salto indietro di 90 anni,rivedemmo 110steccato laicista eretto nel mo-do più ,goffo ed intollemnte oontro i cattoH-

'Ci italiani. Un carterllo po,rtaV1a Sicr!itto questoparallelo, non <ironico, tra i due secoLi: « 1870Roma: capitale; 1970 divOlrzio ». Un ahro loar-tdlo press'a poco: « Laici, siamo in maggio-,ranZJa, mettiamoci insieme e aacciamo i ole-

I1icacli dal Governo ». Tema questo che oOln

singOllare avvedutezza politica venne poi 'svi-luppato nel comizio del pres:iJdente della Le-ga divorzista, presenti e plaudenti un par-lamentare della maggioranza ed un par-lamentare dell'opposizione di destra. Un ma-nifesto murale ,ringraziava pubbMcamenteper la collabo,razione e per la fedeltà di sem-pre iil settimaanle ABC, di cui nOln è possi-bile dire se la definizione più pertinente siaquella di « giornale arnticlericale » o « giorna-le po,rnografico ».

Quella sera, proprio attraverso il rozzo ac-comunamento delle fobie acnticledcali conla propaganda divorzi sta, Icapimmo il verosignificato dell'iniziativa dell'onorevole For-tuna, lo spirito ed i fini non reconditi 'Con auii promotori di questo di,segno di legge si ac-cingono ad introdurre il divorzio da ,10m con-cepito in Italia. Nè ci meravigliò la consonan-za di tono e di conceHi, l'abbmocio non me-taforico tra lil<liberale onorevole BasUni ,ed ilsocialista onorevole Fortuna, rivelati si nonsolo poveri di coscienza critioa, ma i<mmemo-DÌdello steSiso 'sforzo di maturazionestoricacompiuto in questi decenni dai loro rispettiviP,arti ti.

Di fronte a tale inoonsapevolezza non esitoa dire che ho apprezzato il realismo <dei100-munisti che non hanno voluto <confondersiquella sem in Piazzlal Navona con i relittlÌ diun pas1sato ingloriosamente chiuso.

Ecco, insieme a tutte le ,argomentaziOlnisvolte :lucidamente da tanti !ColleghideLla miaparte, ciò che rei pI1eoccupa maggioJ:1mente etalvolta ci indigna di fronte a questo disegno

~dì ilegge, il quale sembra nato, per moltiaspetti, dai rigurgitiantic1erioalli ohe abbia-mo colto in Piazza Navona. Conosdamo uo-mini degni di alta stima fuori del Pm-:lamen-to ed ,anche in Padamento, che, pur non con-dividendo le nostI1e obiezioni pregiudiziali,manifestano gravi perplessità di fronte ,al di-segno di legge, ed in ogni !Caso,pur condivi-dendone l'approvazione, valutano iCon soffe-renza le temute 'Conseguenze. Di questo spi-rito, di questa tensione preoocupata, 'Cui noistessi avr,emmo almeno potuto IrioonOSiOerela misura e la <sinoerità, non iO'è t'racocia nelldisegno di <legge,il quale, dopo la cOlrtina fu-mogena dei «Gasi pietosi}), maI1cia dirittoverso quello che è il suo vero, unioo obietti-

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V LegislaturaSenato della Repubblica ~ 16601 ~

29 SETTEMBRE 1970319a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO

vo: i,l divorzio senza giudizio doP.o la separa-zione di fatto.

Mi sono chiesto spesso perchè i p:t'OiIllotorinon abbiano almen.o 'avuto il pudore di inse-rire i casi di scioglimento nel contesto piùampio di una riforma del diritto di famiglia;o perchè non si ,siano Hmitati a dpmpone lelinee alquanto più sorvegliate del pvogettoSansone.

La risposta è una sola: questo è un pro-getto suggerito, imposto, daboI1ato, pI1opa-gandato dallo staff che è andato a oostitui,rela lega divorzista. Ora alla Lega preme UJ1acosa sola: far passare il lemma b) del para-grafo 2 deH'articolo 3 che è il punto centrale,qualificante, il solo che veramente conta deldisegno di legge.

Questa, oltve aLle,ragioni di fondo che ooin-volgono !'istituto steSS.odel matrimOinio, è laragione prima della nostra critica che è par-sa rigida, non duttile, non inoline a compro-messi, senza avere diffeI1enze ~ e questo puòsorprendere solo chi non ci conosce ~ tra i

demOicr,istiani che vengono chiamati di destrae i demOicristiani che vengono chiamati di si-nistra.

La oontroveI1sia tra noi ,e i promOitori deldisegno di 'legge va ben olvve la questione di-vorzista: riguaI1da i,l rapporto libertà-società,un problema su cui ,le dottrine politiche sicOintrastano almeno dalla rivoluzione fran-cese in poi. Noi non abbilamo mai accettatol'.originario concetto liberale di l,ibertà oomepossibiHtà indeterminata, inalienabile, incoll-uroIlata e inesauribile dell'individuo eLiagireautonomamente neLla società, senza ,s,t'abilirepreventivamente i rapporti con gli altri indi-vidui.

Il nOistro concetto di peI1sona impillica 'lacomunità e pertanto, sia in economia che neirapporti sodali, il diritto della omnunità dianteporre la sua ,salvaguardia e il suo ,svilup-po,entrolimivi che rispettino le p<vevogativedella pers.ona. La nostra concezione ha chi,ar-re affinità con ,la <corrente ideologica che nel-1'800, in <COintrapposizione a quella liberale,veniva chiamata democraHoa. Dalla oOirvent,edemocratica dis<cendono storicamente li varigruppi sociahsti e i 'repubblicani mazziniani.

Oues ti non hanno mai rinnegato la loro ori-ginaria impostazione seoondo cui i diritti dei

cittadini non possono essere ]n ,contvasto oonquelli, prioritaI1i, della società nel suo com-plesso.

Pur iCon accentuazioni div,erse, gli interven-ti del mio gruppo sulla questione divOirzistahanno tenuto a mettere in luce soprattuttoquesto peooato originale del divorzio: l'.of-fiesa alla società, la rottura dell'equi,l,ibrio,fragi,le ma essenziale, su cui si regge iltes,su-to comunitario. Sorpvende rilevare oome ig,ruppi a cui facevo riferimento prima e checostituilscono il grosso dello s<chieramento di-vorzista non riconoscano quanto meno laproblematicità della questione divorzista,non avvertano la discvasia tra la 10m COince-zione economica e la loro concezione dei di-ritti civili; comunitari in economia e indivi-dualisti in tema di dkitto di famiglia: que-sta è la loro patente cOintmddizione.

ConOiSOO,le obiezioni e in particolare la pri-ma, che il ~inoolo matrimoniale esiste finchèdurano i mpporti affettivi: rotti questi, il vin-colo si scioglie da 'sè e 'perciò per:de lasua base giuridica. Ma quello che non puòconvincermi è la natura stessa dell'istitutodel divorzio come esce dal disegno di leggeFortuna, tendente a metteI'e sullo 'stesso pia-no di valori la famiglia nata dall plrimo vin-colo con le famiglie nate dai successivi vin-coli.

Io sono fermamente convinto che si debbarivedere pmfondamente il diritto eLi fami-glia, che debbalno esseve !tutelati in senso giu-ridico e in senso economico i figli nati fuoridel matrimOinio, che debbano trovare alcuneprecise garanzie giuridiche anche i nuclei fa-miliari il'regolari. Tutto dò ,esula da unavisione t,radizionalista della famigliia. Ma dòche non può es,sere intaocata o inorinata, an-che nella concezione della famiglia, è 'la scaladei valori. Per noi è indubbio che, pur contutta l'umana e anche giuddica comprensio-ne per le crisi familiari, ,sOilo,la famigHa pri-mariamente e regolarmente costituita lOon-serva valove autentico e insostituib.iJle. Ri,co-nasciamo alla legge e allo Stato il diritto ditutelave, nel senso più estensivo, iil cittadj,noturbato nei suoi rapporti affettivi, ma non ri-conosciamo nè aLla legge nè allo Stato il di.-ritto di livellare i valori, di conferire pienez-za morale e giurj,dka, con una !semplice lOan-

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Senato della Repvbblica ~ 16602 ~ V Legislatura

319a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 29 SETTEMBRE 1970

cellazione degli effetti giuridici dei vi,ncolipreoedentemente statuiti, ad ogni aggil1egatoconiugale e familiare comunque costituito.

La quadrienna,le v,icenda di questo disegnodi legge ha messo in ,luce eI1l1ori passati epresenti, oontraddizioni, osci:Hazioni ed in~oertezze ,strategiche. Tutti i gruppi sO'no va-diamente cOl'r,esponsabili. lo non negherò leresPO'nsabiHtà che Ispettano iJn quakhe mi,su-l'a anche aHa ,mia parte; una revisione radi-oale del di,ritto di famigliia fatta anni fa,quando quello vigente già appariva COIil10S0e sclerotizzato, tatto magari nei termini del-

l' organioo e coraggioso progetto della col,le,.ga relatvice Fa1cuoci, avrebbe tolto ai promo-tori del disegno di legge cLivorzista ogni an-che parziale giustifioazione. Da tempo avver-tiamo la necessità di attribuil1e anche 13:110Stato competenze in materia matrimoniale,soprattutto per i giudiZii di nullità che il Con-contato attribuisce 'SO'loalla Chiesa. Nè ci 11a~scia indifferenti, laJnche come cattolici, i,l di~sagio in cui in molte circostanze opera la Sa-cra Rota, le influenze cui suo malgmdo puòesser:e sottoposta, il gioco non sempre limpi~do degli avvooati patrocina tori che, 1I1Onostan-te la Irigorosa autonomia, tende la coinvolger~la e che dà odgine a sentenze le quaH mgio-nevolmente anche in noi cattolici suscitanoinquietanti ,interrogativi ed aocor:ate pel1ples-sità come ill dup},ice annullamento per viziodi consenso dei defunti cOiniugi Casati~Stampa.

Perciò, menltre decisamente Despingiamo,ritenendolo incongl1uo, parziale e contraddit-toria, il progetto Fortuna, non ai trinceriamonel passato ma gual1diamo avanti, nen'inten~to diri,solvere dinvii legislativi non giustifi-cati, di salvlaguall1dare i valori intangibiJi del-la famiglia garantendO', non medi,ante defini-zioni astratte ma oon cancreti p.wvvedimen-ti anche di natura eoonomica, le cO'ndizioniper H ,loro mantenimento. NO'n siamo vana~mente nastalgici dei costumi tramontati eiJrripetibiH, coscienti che il tempo i,ndde pro-fondament'e nella condizione umana. Guar-diamo alla famiglia degli anni nostd, deglianni '70 e olt,r:e, fermi nel difendere ciò chenon dipende dal flusso storico e sO'dalle, maanohe attenti, scrupolosamente attenti, a co-gliere e a valorizzare dò ohe positivamentemuta. (Applausi dal centro. Congratulazioni).

P RES I D E N T E. E iscritto a par-lave i,l senatore Lombal1di. Ne ha facoltà.

L O M BAR D I. Onorevole Presidente,onorevoli colleghi, cercherò, dopo il lungoperiodo di interventi, specialmente di partenostra, di dflettere su alcuni aspetti del gra-ve problema in discussione, tralasciandonemolti per non ripetere quanto già è stato det-to. Farò soprattutto riferimento alle moti-vazioni addatte dai divorzisti, motivazioniinterne ed esterne all'oggetto in questione;le prime riguardanti i casi pietosi e l'affer-mazione di libertà, le seconde relative aduna scelta di civiltà ed al richiamo di altrelegislazioni.

Circa le motivazioni esterne, asservo sol~tanto di passaggio, pemhè non voglio esse~emaligno, che ci troviamo ,in una condizioneparticolare: la maggioranza gavernativa, suquesto punto, accusa un colpo del tuttostrano e nuovo non solo nella storia par~tamentare del nostro Paese ma in quelladi tutti i Paesi. Non si ha infatti notiziache un qualsiasi Gaverno sia stato posta inpartLcolari condizioni come le nos1Jr-e e chetutto sia stato rimes-so alla volontà del Par~l,amento.

Veniamo alle motiViazioni oontenute nellarelazione del senatore Baudi. A pagina 5 eglifa un elenco delle sue ragioni che io oosì V'o~glio sintetizzare: vi sono anzitutto ,i casi pie~tosi e vi è poi quella motivazione, non cosìsecondaria, che, anzi, come hanno rilevato ilsenatore Dalvit ed il senatore De Zan, di-venta principale ed essenziale, quella che siriferisce alla libertà di coscienza. Sostan-zialmente trovo che queste due motivazionisono, benchè oontestualmente poste, nonperfettamente armanizzabii. Dal punto divi,sta del tempo è oapitato ohe nelle leggidivorziistesi sia iniziato ,con i casi pietosie successivramente si sia abbandonato que-sto criterio, per una logica divorzistioa, perarrivare praticamente a d,i,re ohe con l'affec-tio maritalissi risolve il problema dellanatura del matrimonio. Om se questo stmi-camente, sul piano oronologko, neBa se~quenza dei tempi, lo si può capire, difficil-mente lo si può comprendere se noi lo rife-riamo contestualmente ad un unico disegnodi legge. Se ammettìamo in£atti che la ces-

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Senato della Repubblica ~ 16603 ~ V Legislatura

319a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

sazione dellla comun10ne spirituaJe e mate~riale dei coniugi è il motivo sul quale moltospesso il. relatore fa riferimento per respin~gere le osservazioni fatte da:Ua parte anti~divorzi sta, non c'è nessuna vagione per ad~dune una motiViazione a parte per i casipietosi.

Del resto, basterebbe ricordare che anchel'altro coniuge, quello condannato rin basealla prima ipotesi (dei casi pietosi), può asuo tempo chiede:re il divorZ!io al verificarsidelle condizioni previste dal secondo grup~po, quando si parla della separazione. C'èpoi un a:ltro fatto da notare e cioè che ilrelatore è stato estremamente cauto a pro~posito di dati statÌistioi. Però egli ha datoman forte a coloro i quali vorrebbero 1nt:ro~durre un esame sui dati statistici, quandoneUa relazione dice che il politico e il legi~s1atore non possono disinteressa]1si di unfenomeno di così vasta portlata sociale. Sequesto vale come affermazione del l'datare.è chiaro che non si può esaminare tI pro~blema dell'introduzione del cLivQ["zionel no~stro Paese se, essendo di così vasta portatasociaIe, non si fa un esame a tempo debitodi quelle che sono ,Ie situazioni dei Paesidivorzisti. È ohiaro comunque che ill rela~to:re £31leva soprattutto sul motivo c), cioèquello legato a:Ha logica divorzistica: la li~bertà di coscienza.

Ma io vorvei domandare, applicando que~sti princì:pi al problema del divorzio, se pri~vlatizzando cioè il matrimonio, dato che nongli si dà più aJlouna ,rHevaJnza dal punto divista sociale, tutto ciò si concilia con l'esi~genza ,dei divorzianti di conservare Ira oosid~detta rirspettabilità sociale. Da una partecioè c'è la tenc1enZJa a privatizzare questoistituto, a parlare di queUa che è, secondoi Picardi, là riserva dell'individuo di dis~s06a1',si da queLla che è la società delle£amiglie, per poi dive che in fondo l'esi~genza di avere la possibilità del divorziorirsponde ad un principio di rispettabilit2sociale.

Ma qualche legislatore divorzista avrebbedovuto dire <che il matrimonio si sciogUesu richiesta di uno dei <coniugi, punto ebasta, e non attenuare questa oonclusioneattraverso quel ({ sohanto in determinati

29 SETTEMBRE 1970

casi ». Natu1'ailmente non si tratta, come giàè stato detto, di un piocolo divorzio, ma siparrla ormai di un divorzio amplissimo; se~nOlJ1chè nel'la relazione io trovo questa fra~se: ({ L'unità della famiglia, il legame dura~turo dei coniugi rappresenta l'1deale di unasocietà civile ». E lo ha ricoIìdato poc'anziil senatore Dalvit; io ho una certa diffi~denza per le fmsi di questo genere che cita~no sempre !'ideale perchè in questo modondeale lo si oonfina...

BAR D I, relatore. È diverso dal real,e!

L O M BAR D I. È diverso, sì. Ma di~cendo che il matrimonio indissoIubile è unideale vi rendete oonto che per la tratta~zione ohe noi facciamo sul pi,ano del discor-so morale, filosofico ed anche sociologico

~ dioendo ideale ~ ci allontaniamo dalla

possibilità di avvicinavci ad esso, lo con:fì~niamo nel regno deUe impossibiHtà? Si èdetto e si è ripetuto da parte nostra che ilcosiddetto divorzio non è oonfigumbile co~me diritto fondamentale delrla persona. LeCarte costituzionali non lo dicono; non sene fa cenno. E questo per una ragione: iocredo <che se si tmUasse di un diritto dellapersona ~ iil diritto al divorzio ~ ci sidovrebbe asrpettar,e da questo Isoltanto deibenefìci e non degli effetti dannosi.

Non sarebbe nemmeno i,l caso di aprireuna jnchiesta sugli effetti di leggi divOlfzi,stese fos,se vero che il diritto al divorzio è undiritto fondamentale della persona. Senon-chè troviramo che c'è un dibattito sugli effettideUe leggi divorzisrte e sappiamo che ci sonodei mali provenienti daLl'applkazione di leg~-gi divorziste come !lon escludiamo che cisiano dei mali con l'esistenza di 1eggi nondivorziste: i famosi casi pietosi. Ma si trattain questo caso di conosoore il peso di questimali e farne un confronto. Insisto ancorasu questo; che il non esseve un diritto fon~damentale deUa persona lo si ,pUÒ anohe de~dune dal fatto che nei Paesi divorzisti esi~stono spinte frenanti per ridurre Ja perko~losità del divorzio e nel medesimo tempospinte acceleratrici per arrivare a quelloche pmtioamente sarebbe H divorzio con-sensuale o il ripudio. Questa altalena esi~

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Senato della Repubblica ~ 16604 ~ V Legislatura

319a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO 29 SETTEMBRE 1970

stente in questo o in quel Paese del mondodivorzista, oppure nello stesso Paese (una.variazione, una instabilità del diritto circail divorzio), è Ja prova che non è un dirittofondamentale della peI1sona. Se non si trattaallora di un dÌiritto fondament,ale della per~sona, ma soltanto di un diritto connessocon l'esigenna di temperareill principio deHaindissolubilità, fa imperiosamente ritorno lamotivazione del rimedio a certe situazionie quindi il confronto tm il male derivantedai casi pietosi e il male derivante dall'ap~p'licazione di una !legge divorzista. Senonchèle motivazioni 'Siu questo punto per i casipietosi sono motivazioni ()he non dovreb-bero essere presentate dagli aJntidivorzistipel1chè la pmposta vi'ene dai divorzisti diintrodurre oasi di scioglimento nel dirittomatrimoniale italiano. Quindi l'onere dellaprm/ia è tutto a carko di coloro che pro~pongono il divorzio. Su questo punto del-l'esame dei mali che nascono da una leggenon divorzista, questo esame praticamentenon l'ho trovato nelle Ire~azioni; e qui debbodi,re oertamente ohe è mancato !'impegnoda parte dei divorzisti per un'indagine co-noscitiva. E debbo rioordare una letterasoritta dall'onorevole FOl'tuna al professoreDe Castro, oI1dinario dell'Università di To~dna, al quale si era rivolto perchè era statoripreso a proposito di certe statistiche, unalettera in cui r onorevole Fortuna scrive: «Idati quantitativi non sono ,stati al momentoritenuti indispens!abiH, considemto anche iloosto notevol!e di una lal1ga rilevazione cam-pionarLa. Mi rendo conto che im,r;ece sareb~be stato v,e.namente opportuno procedereanche nel senso da lei indicato ».

Io ho voluto riprendere l'aIìgomento deidati stati,st,ioi anche se sono convinto chesu questa materia, dato ohe non esistonodegli studi completi, possiamo dire che èancora in un oerto s'enso provvisorio il giu~dizio, ma sufficientemente indioativo. Ancheio ho preso in eSlame dati e considerazionicO[)Jtenuti nella relazione fatta dal professarBrunetta, il quale si riferisce a fonti comel'Annuario demografico dell'ONU e l'ufficiodistati:stioa dell'ONU airca la definizionedi divorzio. In questi studi vi è anzituttouna tavoLa ,che fa riferimento alI per mille

dei matr1moni e al per mille dei divorzi;voi sapete che il per mille in demografia èuna forma ,di 'rapporto di uso costante, perovvie ragioni. Qui non interessa sapere iI1apport<Ìtm matrimoni e divorzi nel mede-simo anno. E giustamente il De Oastro diceche non è niente di scientifico tutto questo.Quello che ci interessa sapere è l'andamentodel numero dei matrimoni per un oeI1to pe~riodo, per esempio, e l'andamento del nu-mero Idei divorzri. Orbene, noi notiamo chein uno studio fatto sui dati de1l'ONU con~oernenti la popolazione di 28 Paesi, dal1906 al 1966, i matrimoni hanno mantenuto,pelI' un periodo di un cel'to numeJ10 di anni,non per ogni singolo anno, un per milIleche va dal 7,9 nel 1906 al 7,2 nel 1965~66.Se voi esaminate questa serie storica tro~vate delle impennature del diagramma lad-dove esiste i1 fenomeno gueI1ra, ed è com~prensibile; cioè nel periodo post-bellico noiabbiamo una fioritum di matI1imoni. Ma,tolte queste punte, l'andamento è abbastan-za cos'bante, per ,esempio lin Europa, comeho già detto. Ma se guardiamo al per milleper i divorzi noi passiamo da uno 0,2, chesi ripete per alcuni anni dal 1906, finoall'ultimo quindicennio-decennio, ad uno0,9: praticamente da 100 preso iOome indiceriferito al 1906 passiamo a 450 nell'ultimoperiodo~ pratioamente quattro volte e mezzoquella che era la posizione iniziale dellaserie storioa.

Una cosa analoga noi la !pO'ssiamo notare,per esempio, in tutti i 28 P,aesi, ,eUJrorpeicompresi, con la differenza che, nel campodei divorzi, il punto di partenza medio inquesti 28 Paesi è superiore certamente aquel10 d~ll'Euro'Pa. Però Ìilmovimento ascen~sionale, inflazionistJico del divorzio è menoaocentuato proprio pe;r il ratto che si è par-titi da una base più ~levata.

Non cito i dati relativi ad un'altra tavolaCÌlraa i mpporti percentuaLi tra divorzi pro~nunciati e matrimoni celebmti perchè riten-go questi dati inutili e non rilevanti anchese alcuni li hanno citati: non vogliono direaSlsolutamente niente dal punto di vistasdentilfico. Quello che conta invece è il ;rap-porto per miLle ~ e questo lo conferma ilprofessor De Castro ~ tra divorzL pronun-

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Senato della Repubblica ~ 16605 ~ V Legislatura

319a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 29 SETTEMBRE 1970

oiati in un determinato anno e,se possibille,nella metà deWanno rispetto ai matmimonies1stenti a metà all'no, cioè il rapporto, co-me base, deUe pel1sone che sono in statodi rischio e deUe pel1S0ne Le quaLi hannoaocetbato i,l rischio e 'lo hanno rLsolto attra-veJ:1SOla rottuna familiave. Questo è moltoimpol1tante ai fini di oapive quaLoosa rispet-to alla natura del divorzio. Ora, a questoriguardo, per alcuni Paesi europei che quiho ricordato (naturaLmente per quanto ri-gual1da i P,aesi divorzisti), nel periodo che\Ca dal 1906 al 1960-66 (cinque o sei annicome periodo), si passa da cihe moltobasse al principio del s,ecalo a queste me.die: 5,02 per mine in Austria; 4,76 per milleirn Cecoslovaochia; 6,11 per miLle in Dani.ma:rca; 5,02 per mUle in Svezia; 3,76 permille in Svizzera; 6,59 per mille in Ungheria,9,41 per mille negli Stati Uniti d'America.In questo campo gli Stati Uniti detengonoquasi un primato (si veda, ad esempio, Lasituazione del Messico).

L'ultimo dato, qudl0 del pel1iodo 1960-66,è certJamente molto sUipeniore dspetto aquelilo degli anni precedenti; peIìciò noi no-tiamo un aumento deHa tendenza alla divor-zialità: ill De Castro la definisce una « infla-zione st,dsdante ». Per Ime nO'n esiste unfenO'meno tumu}1Juoso di aumento di divor-zi, non è possibile e vi spiegherò anche ilpel1chè, però c'è una inflazione striscianteed i dati lo dimostrano e quindi c'è unaumento della instabilità £amiLiarle.

E si può aggiungere un fìatto ohe è moltointeressante specie per l'Italia ~ dato che,si panI a mO'lto da parte dei di'Vorzisti delle

separa:zJiO'ni che sarebbero peggioIìi del di-vorzio ~: coloro che hanno >Studiato que-sto problema dicono che il divorzio nonsO'stituisce, ma si aggiunge ,ai casi di sepa-nazione. Tutto questo è bene tenerlo pre-sente perchè qualcuno, nel prendere in esa-me i casi delle ,separazioni in Italia, potreb-be ItrovarIi, in pel1centuale o in valore asso-luto, assai ridotti e potrebbe concludere chevi sO'no però le separaziO'ni di fatto che nonvengono registrate. Cosa sappiamo noi ditutto oiò?

Alcune indagini negli Stati Uniti hannodimostrato che le ,separazioni di fatto, e in

genere tutte le separazioni, sono uguali, co-me dice il Foster [n un suo studio di stati-stica sul matrimonio, ai divorzi.

Un'ultima osserva:done vorrei fare per ri-spondel1e al collega De Mattds il quale havoLuto citare alcuni dati portati dal coLlegaAndò a proposito di una tavolla che ,si rife-nisce, in media, agli iHegittimi sul totale deinati. Si prendono in esame 28 Paesi chepossiamo dividere secondo un contesto geo-grafico molto diverso: Paesi europei e Paesisud.amerkani. Notiamo che il numero deifigli illegittimi ~ per mHle sui nati ~ de-

cresoe in ogni Stato: in Austria, in Italia,in Bulgaria, in Francia, eocetera.

Allom questo perkolo Via scomparendo?Sì, ma non per Ila ragione del divOifz~o, maper il fatto che con il cO'ntrolllo deHe nascitediminuisce cer1Jamente il numero dei figli,legittimi ed illegittimi.

Questo oa6co di .illegittimi per anno, perperiodi, dà come 'risultato ohe nei Paesi nondivorÒsti europei rispetto ai Paesi divorzi-sti (salvo una ecceZJione, queHa ci1JaJta dalsenatore De Matteis, cioè l'Olanda e il Bel-gio) la situazione è diversa: c'è una enO'rmedifferenza tra la posizlone dell'Italia, deHaSpagna e dell'Irlanda rispetto a tutti gli altriPaesi che sono divorzisti. Se poi si viene acitare il caso dell'Argentina e del Cile, alloraconviene ricordare il Messico perchè l',areageografica è la medesima, quella sud-ame-ricana o centro-americana; è lo stesso con-testo, nel quale osserviamo che è altissimala cifra degli illegittimi e che il Messicosupera l'Argentina e il Cile.

Comunque se qualche cO'sa può insegnare,la tavola degili illegittimi, come spieghiamo

il fenomeno che il maggior numero di ille-gittimi è nei Paesi divorzisti? Lo spieghia-

mo con queste oonsiderazioni: le donne li-bere, divorziate, che non si sposano, sonoun certo numero. Inoltre le no['me sugliiLlegittimi, che si stanno instaurando, ren-

dono possibile anche di prO'creare degli iUe-gittimi. In sintesi: la svailutazione del ma-tl1imonio nei Paesi divorzi,sti e la nuovaconcezione del matrimonio e della famiglia

sO'no la spiegazione del caso che sti'amo esa.minando.

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Senato della RepubblicG V Legislatura~ 16606 ~

29 SETTEMBRE 1970

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319a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA - RESOCONTO STENOGRAFICO

Voi sapete a quale abe~razione siamogiunti in Danimal1ca. Ieri ho letto ~ nan sose su «Il GioIinale d'Italia» o su «11 Mo-mento Sera » ~. di una attdce La quale diceohe per lei il matrimonio è come se non cifasse e chiede a che cosa serve il matrimo-nio. È una logica conseguenz1a di !tante impo-stazioni !che si £anno sulla concezione dellaf!amigHa.

Ma vi sono alhre staHstiohe che riguarda-no i suicidi. Mi mndo conto ohe in materiadi Isuicidi le cause :sono div:el1se e non è ilcaso di portare degli esempi. Se è vero chenei Paesi divorzisti, in calmpo europeo, siva dan'Ungheria cOlI 27,8 iSUcentomi~a abi-tanti e, scendendo nei rapporti, si arrivadopo l'Aust,ria,La Germania ovest, la Finlan-dia, la Danimama, eooetera aH'ItaHa col 5,5,alBa Spagna col 5,2, all'Idanda 001 2,5, que-sto a me non basterebbe come prova (vedi ta-vola 7 de' Brunetta). Intìatti bisognerebbedimostrare che i Paesi che hanno il piùalto numero di suicidi sulla base assuntadi 100 mila abitanti sono anche i Paesi chehanno il più alto tasso di divorzialità. Ora,se per oaso contr01liamo questatavolla conquella precedente, la tavola numero 4 dellostudio del Brunetta, trov:i,amo che l'Unghe-ria, l'Austria, rIa Danimarca, 'la Svezia e J,aSvizzem,ohe spiccano (tolta '1a Germaniaovest e ,la Finlandia, delle quali non horiferimento nella tavola 4) per la più altadivorzialità, I1kompaiono neHa tavoLa 7 inquesto modo: l'Ungheria è ancora prima,l'Austria è 'ter2Ja, la Danima:rca è seconda,la Svezia è quinta e ila Sv:izzena è qua:rta.

BAR D I, relatore. Perchè sono in re-lazione con il divorzio?

L O M BAR D I. La correlazione sta-tilstica, che non potrebbe essere propostapalrtendo dal Isolo elenco che io ho citato,quellIo cioè dei rapporto che Icomincia conil 26,8, ha signifioato soltanto se noi tenia-mo conto di altri dati stat1stid. Ci deveessere comunque una ragione. Cioè dioiamoche se i Paesi a più alto tasso di divorzia-Htà sono anche i Paesi che hanno il piùaltro numero di suicidi, una certa correla-z,ione ai deve essere. Come ho già detto pri-

ma non sono qui ad affe~are apodittica-mente che le statistiche hanno 'risolto tutto,ma mi domando per quale ragione i divor-zisti non hanno voluto fare un'inchiesta perapprofondire questi problemi. Perchè nonhanno letto la relazione di due scrittori eri-minologi !americani, i due Gli..kk, i quali, at-traverso 1'esame dello svi'luppo della delin-quenza minorÌile, hanno citato il divorziotra le cause, con altre, de\Ha disgregazionedelle famiglie: Isituazione questa esplosiva,ai fini della rke:rca delle cause della delin-quenza.

Perchè non hanno approfondito questorurgomento? Comunque io sarei rpaga che ilSenato (se non Ila Camera dei deputati) fa-oes1se questo esame deUa situazione.

Vorrei comunque conc1ude:re dioendo ohequando si afferma che il divorzio è una sceltadi civiltà e che noi dobbiamo fare il con~fronto con gli altri Paesi civili sorge spon-tanea una domanda.

Se noi facciamo un confronto in sensoglobale, con i Paesi di'Vorzisti, troviamo ohenon possiamo di:rci meno civili di tantiailtri Paesi che possiamo considerare ad unlivello molto infeiriore al nostro. Giusta-mente qualcuno prima ha detto, non ricol1dochi, che il divorzio non è moderno. che èuna realtà antica come il matrimonio, chequindi non c'è Imgione di dilre che è unaprogressione nellla civiltà. Ma se riuscissimoa dimostrare che i mali del divorzio rispettoal non divorzio doves,sero esseTe maggiori,che cosa c'entra il numero dei Paesi nei con-foranti deUa situazione italiana?

Molti oratori anche divorzisti hanno svol-to ampiamente l'argomento sotto diversiaspetti (io ho cercato di ridurIo ad unosolo). Sul piano generale, filosofico e giu-ridico .sta bene perchè anohe questo è utile,oppure iSU un piano più conoreto, che èquello di esaminare il testo del disegno dilegge per vedere gli 'aspetti pratici, questoè molto 'Più confacente. Ho ceJ1cato, attra-verso queste oSlservazioni, di ca!1attere in-duttivo naturalmente ~ mi limito a deifatti ~ di portare qualche contributO' sullabase della esperienza; ma poichè sono con-vinto che non esiste 110a prova apoditticaassoluta, ma almeno fortri indizi di una soIu-

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Senato della Repubblica ~ 16607 ~ V Legislatura

319a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 29 SETTEMBRE 1970

zione più favorevole aHa tesi antidivorzi'stache non divOlrzista (mi riferisco alle stati-stiche), domando per quale ragione non vo-gliamo fare una indagine el1inviare il di,se~gno di legge e desaminado nel contestodel diritto della famiglia.

Lo stésso Nicola Adelii sulla « Stampa »,lui divorzis<ùa, ha criticato questo testo dilegge e non mi si venga a dire, qui in Se-nato, che « noi siamo subito disposti » ~ co-

me hanno affermato alcuni oratori ~ « subi-to dopo l'entrata in vigore della legge a pre-sentare proposte di mod1fica ». Io capireitale affeJ1lllazione per 'leggi di secondariaimportanza; tra Il'altro per tali leggii, dopoaver detto peSlte e corna ,,sulla Slgrammati-catura del testo di Iegge ed altro, non sipresentano più le preannunciate modifiche;ebbene, saremmo proprio certi che subitodopo av'remo la presentazione deUa legge dicorrezione deNe storture contenute nel testoe qui ricoDdate dai miei colleghi?

Per queste ragioni invito gli amid pada-mentari che la pensaJno divers!amente ad unacerta riflessione. Solo questo; e credo diaver portato un contributo su un pianopuramente laico, ma non laicista, senza cioèfar leva sulla mia fede religiosa che, per iltema che ho svolto, non era nemmeno ilcaso di impegnare. (Applausi dal centro).

P RES I D E N T E. Rinvio il seguitodella discussione alla prossima seduta.

Annunzio di interpellanze

P RES I D E N T E. Si dia lettura del-l'interpellanza pervenuta aHa PresiJdenza.

L I M O N I , Segretario:

GIANQUINTO. ~ Al Presidente del Con-siglio dei ministri e al Ministro dei lavoripubblici. ~ Per conoscere gli intendimenti

del Governo in merito alle « raccomandazio~ni)} formulate dal Comitato consultivo del~

l'Unesco nella sessione di settembre per ilproblema di Venezia.

Per sapere se non si ritenga necessariocambiare la rappresentanza italiana presso

il predetto Comitato dando spazio agli entilocali ed in primo luogo al comune di Ve-nezia. L'attuale delegazione non rappresen-ta certamente Venezia che riconosce se stes-sa soltanto nei propri organismi elettivi enon nelle baronie del censo, dell'alta finan~za e dell'industria.

L'interpellante eh lede anche che il Gover-no renda conto al Parlamento ed al Paesedello stato dei lavori del cosiddetto « Comi-tatone» e dica come l'attività dello stessovenga coordinata a quella del Consiglio na-zionale delle ricerche e dell'Unesco. (interp.

- 351)

Annunzio di interrogazioni

P RES I D E N T E. Si dia ,lettura del,leinterrogazioni pervenute alla Presidenza.

L I M O N I , Segretario:

BUFALINI, MADERCHI. ~ Al Ministrodell'interno. ~ Per conoscere in base a quali

criteri i,l 28 settembrre 1970, in occasionedella visita del P,residente americano Nixon,il centro della città di Roma è stato messopressocchè in stato di assedio con la utiHz-zazione di posti di blocco e sbarramenti econ la conseguente paralisi deLla intera vitaci ttadina.

Si chiede inoltre di conoscere in base aquali disposizioni alle ore 18,30 drca deIJostesso giorno nel rione Campitelli un re-parto di carabinieri ha ritenuto di poter get-tare nell'assoluto scompigLio l'intero quar-tiere con grave danno delle attività econo-miche che vi si svolgono, insultando e mal-menando i cittadini che capi,tavano Joro atiro ed infine compiendo senza giustificazio-ne alcuna un'aggressione provocatoria allalocale sezione del Partito comunista jtaliano.Soltanto il senso di ~esponsabilità degliiscdtti alla sezione riusciva ad evitare leconseguenze gravi della 'inaudita provoca-zione, chiudendo prontamente il portone diingresso contro il quale però i militari alcomando di un ufficiale si sono accaniti alungo, nel vano tentativo di inkangerlo oabbatterlo usando il calcio dei fucili e final-

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Senato della Repubblica ~ 16608 ~ V Legislatura

319a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 29 SETTEMBRE 1970

mente desistendo non avendo ottenuto al~cun risultato.

Gli interroganti, mentre protestano pertale compoI'tamento, chiedono al M:ini,strose non ritenga doveroso dichiarare iillaccet~tab1li i metodi usati peI'chè contrari aHalettera e allo Sipirito della Costituzione comeinfatti li condanna e li respinge la coscien-za democratica della popolazione romana.(int. or. - 1797)

PICCOLO. ~ Ai Ministri della difesa, del~le finanze, della pubblica istruzione ed al Mi-nistro per gli interventi straordinari nel Mez-zogiorno e nelle zone depresse del Centro-Nord. ~ Per conoscer,e, come senatore delcollegio di NoIa, il pensiero dei Ministri in~terrogati circa l'opportunità di restituire allesue naturali funzioni di centro di cultura ilPalazzo Orsini di NoIa, già sede del distrettomilitare ed attualmente adibito a magazzinomilitare.

Il predetto edificio, monumento nazionale,è in condizioni statiche e manutentive preoc-cupanti, molto vicine all'abbandono.

Da questo stato di cose consegue che NoIa,già vittima dello scempio della caserma van-vitelliana, da 27 anni sventrata dalle distru~zioni belliche, in uno stato di completo ab-bandono con tutta la sua immensa area cir-costante, trasformata in ricettacolo di rifiu~ti nel cuore della città, si appresta a subireil secondo scempio con lo storico PalazzoOrsini.

La città di NoIa, che è stata privata del be~neficio e dell'onore di ospitare forze militari,con !'ingiusto annullamento di una tradizionesecolare, in dispregio anche di ogni sano cri-terio di economia che avrebbe consigliatola riattazione e l'utilizzazione degli importan~tì complessi suocitati, senza ricorrere alla co-struzione di nuovi edifici col conseguente im~pegno di rilevanti mezzi finanziari, non puòaccettare che i sopramenzionati grandi mo-numenti vengano per sempre condannati al-la rovina.

Pertanto, mentre si coglie l'occasione perriprendere il discorso sulla caserma vanvi~telliana con l'annessa sua area circostantediscorso già svoltosi davanti al Senato co~risultati purtroppo sterili sino ad oggi, si

chiede per il Palazzo Orsini, sgombrato delcasermaggio militare, che venga restauratoconvenientemente e restituito al comune peressere utilizzato come museo archeologicoe centro di studi.

È una necessità di cui si avverte l'urgenzanella vasta plaga nolana, nella quale non sidispone di locali idonei per una adeguata si~stemazione del notevole e pregevole materia~le archeologico, testimonianza viva di unastoria ultramillenaria, materiale che frequen-temente affiora nella stessa zona e che sino-ra è depositato alla men peggio in locali difortuna appartenenti a vari enti o alla stessapubblica amministrazione.

Considerato che tale stato di cose accen~tua di giorno in giorno nella popolazione unprofondo disagio ed un senso di sfiducia neipubblici poteri, giudicati incapaci di risol-vere problemi annosi come quello della men~zionata caserma vanvitelliana, patrimoniodi cospicuo valore che ormai marcisce dadecenni, offrendo uno spettacolo penoso inpieno centro abitato, nonostante le reiteratesollecitazioni dei parlamentari della zona,cui oggi si aggiunge quello non meno im~portante del Palazzo Orsini;

rilevato che tale situazione ferisce la di~gnità della popolazione interessata ed è mo-tivo di tensione oltre che di danni rilevantiallo Stato e all'economia della zona,

si chiede che finalmente il Governo sidecida a sanare le suddette piaghe con inter~venti concreti compiendo così un atto digiustizia nei confronti della città di NoIa si~no ad oggi trascurata e mortificata in ordinealle sue legittime aspirazioni. (int. or. - 1798)

PENNACCHIO. ~ Al Ministro dei lavoripubblici. ~ Per conoscere lo stato dt;ll'istrut-toria circa il piano regolato re della città diBarletta, che approvato da quel Consiglio co-munale si trova da molti mesi all'esame de~gli organi ministeriali.

La situazione di difficoltà economica diBarletta, resa acuta dalla mancanza di nuo~vi insediament~ industriali, risulta vieppiùaggravata dalla paralisi edilizia, strettamen-te connessa con il ritardo dell'entrata in vi~gore del nuovo piano regolatore. (int. or.. 1799)

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Senato della Repubblica ~ 16609 ~ V Legislatura

319a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO

PENNACCHIO. ~ Al Ministro dell'agri~coltura e delle foreste. ~ Per conoscere leragioni degli indugi degli organi dell'Ispet-torato agrario provinciale in ordine agli ac~certamenti dei gravi danni che si sono ab-battuti nelle campagne di Barletta, Canosa,Cerignola, Andria e Corato a seguito delleeccezionali calamità atmosferiche del set-tembre 1970.

Non risulta che fino ad oggi, nonostantevarie sollecitazioni ed interrogazioni parla-mentari, si siano iniziate le operazioni diaocertamento, la qual cosa rischia di ingene-rare negli imprenditori colpiti un senso pro~fondo di malcontento. Molti vigneti, fruttodel lavoro contadino, risultano distrutti dal-le furie delle acque, ed anche le strade d'ac-cesso ai fondi rustici si presentano imper-corribili e sbarrate dal fango.

È pertanto necessario che si proceda alleprescritte constatazioni circoscrivendo le zo-ne e determinando l'entità dei relativi danni.(lilt. or. - 1800)

Interrogazionicon richiesta di risposta scritta

CELIDONIO. ~ Ai Ministri della sanità

e dei lavori pubblici. ~ Per chiedere se nonsia doveroso procedere con carattere d'ur-genza ad una immediatal1iiOognizione, peracoertare la idoneità igienica del mattatoiodella città di Chieti e che in v,ista della :rea-lizzazione del nuovo mattatoio continua asopravvivere con strutture non affatto :ras-s:icummti, destando le più vive apprensionida pa:rte di una numerosa collettività.

L'interrogante chiede altresì se, in rda-zione 'alla grave precarietà di quanto J:1espon-sabilmente Isi è seglll31lato, non si debbanodisporre opportuni e doverosi interventi, at-ti a sollecitare !le opere per la consegna delnuovo mattatoio, onde documentare la vo-lontà di corrispondere alle inderogabili esi-genze di un servizio sociale in difesa dellasalute pubblioa. Ont. SCI'.-3955)

CELIDONIO. ~ Ai Ministri dell'agricoltu-ra e delle foreste e dei lavori pubblici. ~

Premesso che il 21 settembre 1970 ancora

29 SETTEMBRE 1970

una volta un violento nubifr3iglo, alternatosicon raffiche di grandine, si è abbattuto Isullezone frentane con capoluogo Lanciano ed inparticol,are nelle campagne del Moro e delFeltrino oltre che nelle zone del vastese ed inqueste sconvolgendo la ben nota località tu-ristica di Marina di Vasto, determinandodanni di notevoli dimensioni a causa dellostraripamento dei corsi d'acqua, !'interrogan-te chiede, se finalmente la soluzione dei pro-blemi, che investono gli interessi della col~lettività, possa essere affrontata, ripudiandouna volta per tutte la strategia delle impo-stazioni soltanto sul piano teorico e chespesso fa soltanto molta demagogia, per pas-sare sulla linea della concretezza e quindidell'azione e dare sul serio contenuto allacosiddetta « volontà politica ", la cui espres-sione al contrario rischia di essere un luogocomune e sotto certi aspetti diventa monoto~na e come tale anche provocatoria specie secontinua ad essere usata nei confronti dipopolazioni, come quella abruzzese, che dasempre reclamano da parte della classe diri-gente interventi capaci di affrancarle dal se-colare abbandono per il quale tuttora sonocostrette a rallentare la morsa della depres-sione sociale ed economica, emigrando al-l'estero.

In particolare si chiede che si attui conimmediatezza l'atteso programma di risana.mento, affidato sino ad oggi soltanto sullacarta al Consorzio di bonifica del Sangro edell'Aventino e tra le prime opere la più ur-gente da realizzare è quella del rifacimentodegli alvei per i fiumi Moro e Feltrino, perfacilitare in tal modo lo scorrimento delleacque verso il mare. (int. scr. - 3956)

GIANQUINTO. ~ Al Ministro dell'inter-no. ~ Per sapere come ,il Governo intendaprovvedere a favore delle famiglie danneg-giate per la perdita di congiunti nel disastroprovocato a Venezia da una tromba d'arianella sera di venerdì 11 settembre 1970.

L'assistenza a coloro che hanno subìto dan-ni materiali non può essere scompagnata damisure per gli altri che furono colpiti dallaperdita di congiunti specie quando gli scom-parsi col loro lavoro erano fonte di sosten~tamento per la famiglia e la garanzia di even-

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Senato della Repubblica ~ 16610 ~ V Legislatura

319a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO

tuali assicurazioni non sia operativa perchèl'evento per la sua stessa natura non rientratra i rischi coperti. (int. scr. - 3957)

GIANQUINTO. ~ Al Ministro del turismoe dello spettacolo. ~ Per sapere in base aquale legge il suo Ministero ha autorizzatol'Ente autonomo del Teatro La Fenice diVenezia a predisporre ed adottare delibereper conferire al Sovrintendente la qualificae le attribuzioni di direttore generale del-l'Ente stesso col trattamento economico didirigente di azienda e con effetto retroatti-vo; e ad un impiegato di ragioner,ia la quali-fica ed il trattamento economico, sempre coneffetto retroattivo, di vice segretario genera-le dell'Ente.

L'interrogante rileva che la legge sul rior-dinamento degli enti lirici prevede ,accantoal Consiglio di amministrazione il Presiden-te, il Sovrintendente, il Direttore artistico,ma non anche il Direttore generale ed il Se-gretario generale.

L'Ente autonomo del Teatro La Fenice nonha nemmeno un regolamento interno; ma an-che se un regolamento esistesse esso non po-trebbe mai prevedere cariche, qualifiche efunzioni in contrasto con la legge. Si aggiun-ga che non esistendo il Segretario generalenon si può creare nemmeno il vice-segreta-rio generale. È evidente l'intendimento diprivilegiare qualcuno predisponendo quantooccorre per poi nominarlo SegJ:1etario gene-rale.

Per quanto !'interrogante sa, il Consigliodi amministrazione della Fenice prima diadottare le predette delibere ha chiesto l'av-viso del Ministero che ha risposto in sensopositivo.

Se ciò è vero l'interrogante chiede contodi tale comportamento e domanda di cono-scere la sorte delle predette delibere.

L'interrogante chiede anche di conoscerese il Governo non ritenga necessario predi-sporre provvedimenti che garantiscano ai so-vr,intendenti idoneo trattamento assicurativoe previdenziale in modo da evi tare il ricorsoad espedienti ed illegalità, come quelli oradenunciati. (int. scr. - 3958)

29 SETTEMBRE 1970

SAMMARTINO, FOLLIERI. ~ Al Ministroper gli interventi straordinari nel Mezzo-giorno e nelle zone depresse del Centro-Nord.

~ Per sapere:

se è a conoscenza dello stato di asso-luto abbandono in cui è stata lasciata lastrada di fondo valle del Tappino, nel Moli-se, che, nata quale tronco della strada ascorrimento veloce, sulla direttrice Roma~Molise-Puglie, è ridotta ad un ammasso in~forme di tanto assurda dimensione da farauspicare che essa venga chiusa al traffico,almeno fino a quando non si saranno stu-diate le possibilità di indispensabili variantial suo tracciato e reperiti i fondi per resti-tuirIe la funzione di arteria rapida per lecomunicazioni tra il Molise e le zone di Lu-cera e di Foggia;

quali provvedimenti inteda pertantodisporre perchè l'opera stessa, a suo tem-po finanziata dalla Cassa per il Mezzogiorno,venga restituita alla sua funzione di arteriaagile per tutte le comunicazioni fra la Capi-tanata, il Molise ed il Lazio. (int. scr. - 3959)

MAGNO, STEFANELLI, DI VITTORIOBERTI Baldina. ~ Al Ministro dell' agricol~tura e delle foreste. ~ Per sapere quali prov~vedimenti saranno presi a favore dei nume-rosi coltiva toni delle prov:ince di Foggia eBari gravemente danneggiati dai nubifragidel settembre 1970. (int. scr. - 3960)

MAGNO, DI VITTORIO BERTI BALDINA.~ Al Ministro dei lavori pubblici. ~ Per sa-pere quali provvedimenti saranno adottatiper consentire il ripristino delle opere pub-bliche comunali e delle opere private dan-neggiate nel comune di Manfredonia (Fog-gia) dall'eccezionale nubifragio del 18 set-tembre 1970, nonchè per rendere possibile larealizzazione in quel comune di opere essen-ziali per la difesa dalle alluvioni e per il de-flusso delle acque piovane, la cui mancanzaespone a seri pericoli !'intera popolazione.

La violenza delle alluvioni ha gravementedanneggiato numerose vie cittadine ed alcunestrade rurali, rendendole assolutamente im-praticabili, ha causato l'allagamento di in-teri quartier,i ed ha provocato il trandamento

Page 47: SENATODELLAREPUBBLICA · certi contenuti politici solchesioppongano aUeposizioni implicate dauna determinata professione difede, intalcaso lalaicità del-loStato non viene meno sesirifiutano

V LegislaturaSenato della Repubblica ~ 16611 ~

319a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO 29 SETTEMBRE 1970

di buona parte dei pilastri di base del telaioin cemento armato di un grande edificio abi~tativo costruito di recente, ora gravementepericolante. Circa sessanta sono le famiglieche hanno dovuto abbandonare l'alloggio.(int. SCL ~ 3961)

MAGNa. ~ Al Ministro dell'interno. ~ Persapere se non ritenga di dover intervenirecon mezzi finanziari adeguati per consentirela dovuta assistenza alle sessanta famigliecirca che nel comune di Manfredonia (Fog~gia), a causa dell'eccezionale nubifragio del18 settembre 1970, hanno dovuto abbando~nare la loro abitazione senza neppure avereavuta la possibilità di portare con sè sup~pellettili e masserizie. (int. scr. ~ 3962)

GRIMALDI. ~ Al Ministro dell'agricoltu~ra e delle foreste. ~ Per conasce:re i motiviper i quali nan è stato anoora emanato ildecreto che stabilisce le modalità di presen~tazione delle denunce di produzione e delledomande di integrazione del prezzo del gra~nOi duro, nonostante siano trascorsi parec~chi mesi dall'avvenuto raooolto.(int. SCL ~

3963)

Or:dine del giornoper le sedute di mercoledì 30 settembre 1970

P RES I D E N T E. 1<1Senato tarneràa riunirsi domani mercoledì 30 settembre in

due sedute pubbliche, ,la prima alle ore lOela secanda alle ore 17, con ,il seguente ondinedel giarno:

I. Seguito della discussiane dei disegni dilegge:

1. Deputati FORTUNA ed altri. ~ Di-sciplina dei casi di scioglimento del ma-trimonio (973) (Approvato dalla Cameradei deputati).

2. DE11egalegislativa al Governo dellaRepubblica per l'emanazione del nuovocodice di procedura penale (676) (Appro~vato dalla Camera dei deputati).

II. Seguito della disoussione del progettodi nuovo Regolamento del Senato (Do-cumento II n. 4).

III. mscussione del disegno di legge:TERRACINI. ~ Del giuramento fiscale

di verità (524) (Iscritto all'ordine del gior~no dell'Assemblea ai sensi dell'articolo 32del Regolamento).

La seduta è tolta (ore 20,25).

Dott. ALBERTO ALBERTI

Direttore generale dell'Ufficio dei resoconti parlamenta,-;