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SENTENZA REPUBBLICA ITALIANA 22 IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL TRIBUNALE ORDINARIO Dl NOVARA Fase. * ~ ) ~ SEZIONE CIVILE Gran. .1 o~ ‘~ ì 1k ~ Composto dagli Ill.mi Signori: Rep. N~___________ C~ .2~ ~ Dott. Bartolomeo QUATRARO PRESIDENTE Dott.ssa Guendalina PASCALE GIUDICE Dott.ssa Elisa TOSI GIUDICE REL. ha pronunciato la seguente SENTENZA nella causa civile iscritta al n. 3 193/2010 R.G. avente per oggetto: separazione personale promossa da: rappresentata e difesa per procura in atti dagli Avv.ti ~d elettivamefite domiciliata i1 1~ studio delI’Avv. PARTE ATTRICE contro rappresentato e difeso per procura in atti dall’Avv. presso lo studio della quale è elettivamente domiciliato in PARTE CONVENUTA e con l’intervento del Pubblico Ministero Collegio del 3 1.1.2013

SENTENZA N° 22 IL TRIBUNALE ORDINARIO Dl NOVARA ...impedire una comunanza di vita fondata sull’affectio coniugalis e sulla reciproca assistenza. La domanda di addebito. Entrambe

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  • SENTENZA

    REPUBBLICA ITALIANA N° 22IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

    IL TRIBUNALE ORDINARIO Dl NOVARA Fase. * ~ ) ~SEZIONE CIVILE Gran. N° .1 o~ ‘~ ì 1k ~

    Composto dagli Ill.mi Signori: Rep. N~___________C~ .2~ ~

    Dott. Bartolomeo QUATRARO PRESIDENTE

    Dott.ssa Guendalina PASCALE GIUDICE

    Dott.ssa Elisa TOSI GIUDICE REL.

    ha pronunciato la seguente

    SENTENZA

    nella causa civile iscritta al n. 3 193/2010 R.G.

    avente per oggetto: separazione personale

    promossa da:

    rappresentata e difesa per procura in atti dagli Avv.ti

    ~d elettivamefite domiciliata i1

    1~ studio delI’Avv.

    PARTE ATTRICE

    contro

    rappresentato e difeso per procura in atti dall’Avv. presso lo studio

    della quale è elettivamente domiciliato in

    PARTE CONVENUTA

    e con l’intervento del Pubblico Ministero

    Collegio del 3 1.1.2013

  • MOTIVI DELLA DECISIONE

    I signori contraevano matrimonio in in data

    6.9.2006.

    Dal matrimonio è nata una figlia,_— in data .J~Con ricorso depositato in data 22.10.2010, la Sig.ra chiedeva a questo

    Tribunale di pronunciare la separazione personale dei coniugi, con addebito al marito,

    allegando che l’unione matrimoniale si era definitivamente deteriorata a causa del

    comportamento aggressivo e violento di quest’ultimo nei confronti della moglie nonché

    delle relazioni adulterine dallo stesso intrattenute. Lamentava, in particolare, che il Sig.

    a era solito ingiuriarla ed offenderla anche alla presenza della minore, vantandosidella propria infedeltà e tenendo, dall’inizio del 2010, un atteggiamento aggressivo

    anche nei confronti della figlia, tanto che la ricorrente nel mese di marzo 2010 era stata

    costretta a fare ritorno presso la casa dei propri genitori. Deduceva che, nonostante

    l’intervenuta separazione “di fatto”, il marito non aveva mutato il proprio atteggiamento

    diseducativo e pregiudizievole per la minore, rifiutandosi altresì di provveder al

    mantenimento della minore. La ricorrente domandava altresi in via principale

    l’affidamento esclusivo della figlia minore a sé e, in subordine, l’affidamento ad

    entrambi i genitori con collocazione prevalente presso la madre e regolamentazione del

    diritto di visita paterno; chiedeva inoltre l’assegnazione della casa coniugale a proprio

    favore nonché la previsione, a carico del marito, di un contributo al mantenimento

    proprio e della minore, rispettivamente, di € 150,00 e di € 450,00 mensili, oltre al

    pagamento del 50% delle spese straordinarie necessarie alla minore.

    Con comparsa depositata in data 29.12.2010 si costituiva in giudizio il Sig

    non opponendosi alla richiesta separazione ma contestando fermamente la

    ricostruzione delle cause della crisi coniugale operata dalla moglie ed evidenziando

    come fosse, in realtà, quest’ultima ad avere intrapreso un relazione sentimentale con un

    collega di lavoro del marito; esponeva inoltre di essersi sempre preso cura della minore,

    chiedendone quindi, a propria volta, l’affidamento esclusivo in considerazione de!

    disinteresse manifestato dalla madre, che preferiva demandare ai genitori la cura della

    figlia; in subordine domandava l’affidamento condiviso della figlia con collocazione

    alternata per tempi uguali presso padre e madre ovvero presso il padre e, in via

    ulteriormente gradata, la collocazione della minore presso la madre con ampie modalità

    di visita con il padre. Si opponeva alla previsione di un contributo al mantenimento

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  • della moglie e, quanto alle esigenze della prole, si dichiarava disponibile a versare

    l’importo mensile di € 200,00 per il caso in cui la minore fosse collocata

    prevalentemente presso la madre, oltre al pagamento della metà delle spese di carattere

    straordinario.

    Avanti a Presidente del Tribunale entrambe le parti comparivano. Il Presidente, esperito

    il tentativo di conciliazione con esito negativo, con ordinanza in data 20.1.2011, a fronte

    delle grave allegazioni di parte ricorrente in ordine a presunti maltrattamenti del padre

    nei confronti della minore, considerati unitamente alle risultanze del referto di Pronoto

    Soccorso del 8.11.2010 (nel quale erano state diagnosticate ecchimosi sulla minore in

    varie parti del corpo), affidava in via esclusiva la figlia minore alla madre, disponendo

    la presa in carico da parte dei servizi sociali cui affidava l’incarico di predisporre

    incontri padre-figlia in luogo neutro ed alla presenza di un operatore; assegnava la casa

    coniugale alla ricorrente, poneva a carico del resistente l’obbligo di versare alla moglie

    l’importo di € 300,00 mensili a titolo di contributo al mantenimento della prole, oltre al

    pagamento della metà delle spese mediche non coperte dal SSN, scolastiche, sportive e

    ricreative; disponeva quindi il passaggio alla fase istruttoria.

    Avanti al giudice istruttore nominato entrambe le parti si costituivano, depositando

    memorie integrative. Il Sig. chiedeva l’addebito della separazione alla moglie, in

    ragione dell’allegata infedeltà della medesima.

    Concessi i termini per il deposito di memorie ex art. 183, comma VI, c.p.c., il 0.1.rigettava le istanze istruttorie formulate dalle parti, ordinava la produzione di

    documentazione reddituale aggiornata e disponeva procedersi a CTU psicologica sulla

    minore e sui contesti genitoriali; all’udienza del 18.9.2012 la causa veniva quindi

    rimessa al Collegio per la decisione sulle conclusioni precisate come in epigrafe, con

    concessione di termini per il deposito di comparse conclusionali e memorie di replica.**** **** ****

    La domanda di separazione.

    La domanda di separazione appare accoglibile, poiché risulta configurata la fattispecie

    di cui all’art. 151 Co. I c.c.

    E’ provato che si sono verificati fatti tali da rendere intollerabile la prosecuzione della

    convivenza; risulta, infatti, acclarato che i coniugi vivono ormai da tempo separati tra

    loro, avendo pacificamente cessato la coabitazione già prima dell’udienza fissata per la

    comparizione avanti al Presidente del Tribunale, e tale circostanza contrasta

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  • oggettivamente con quel consorliurn oinnis vitae che costituisce presupposto essenziale

    del rapporto di coniugio.

    Il tenore delle allegazioni e delle domande formulate, nonché la circostanza che le parti

    abbiano entrambe formulato domanda di addebito della separazione, addossandosi

    reciprocamente la responsabilità del fallimento dell’unione matrimoniale, dimostrano,

    inoltre, che tra i coniugi si è verificata una situazione di incompatibilità tale da

    impedire una comunanza di vita fondata sull’affectio coniugalis e sulla reciproca

    assistenza.

    La domanda di addebito.

    Entrambe le parti hanno formulato domanda di addebito della separazione all’ altro

    coniuge.

    Al riguardo deve rammentarsi che l’an. 143, co. 2 cc, nella fonnulazione successiva alla

    riforma, sancisce chiaramente la volontà del legislatore di delineare un regime di

    rapporti personali tra i coniugi diametralmente opposto a quello precedente, il cui

    contenuto minimo è indisponibile e, conseguentemente, non può in alcun modo essere

    derogato dalla volontà dei coniugi. A ciò deve aggiungersi che la lettura obbligatoria

    della norma in esame da parte del soggetto officiante le nozze non assolve soltanto a una

    fl.inzione rituale e formale, ma serve a responsabilizzare i nubendi, che devono

    conoscere in modo tangibile quali saranno gli effetti comiaturati alla vita matrimoniale,

    al momento della costituzione di quella società naturale fondata sul matrimonio che è la

    famiglia secondo il modello costituzionale.

    In seguito all’avvento della Costituzione, infatti, la persona è divenuta valore apicale

    dell’ordinamento positivo e, pertanto, la famiglia è divenuta la prima di quelle

    formazioni sociali eontemplate all’art, 2 in cui il singolo individuo svolge la sua

    personalità, nel rispetto del disposto degli artt. 3 e 29, di talchè può ben affermarsi che

    risultano valorizzati contemporaneamente sia il momento comunitario e l’aspetto

    unitario della famiglia, sia l’interesse individuale dei suoi singoli membri.

    Quanto al contenuto specifico dei reciproci diritti e obblighi seaturenti dal vincolo

    coniugale, in mancanza di un’espressa definizione legislativa, può qualificarsi dovere di

    assistenza quello che abbraccia tutti i comportamenti diretti alla soddisfazione degli

    interessi dell’altro coniuge (quali, ad esempio, l’aiuto nell’attività di lavoro o di studio,

    il sostegno morale e materiale al coniuge infermo, anziano o detenuto, l’appoggio nella

    sfera affettiva e spirituale), mentre il dovere di collaborazione ha riguardo alla

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  • soddisfazione degli interessi dell’intero gruppo fa illareecompr pa

    sorveglianza dei figlie Ì’impegno concreto e costante nella loro educazione.

    Avvedendosi del carattere sfbggente di tali definizioni, gli mterpreti le hanno arricchite

    a contrario, annoverando, ad esempio, tra i comportamenti violativi dell’obbligo di

    assistenza, quello di ostacolare i rapporti del coniuge con la famiglia di origine,oil

    rifiuto di intrattenere rapporti affettivi o sessuali col coniuge

    Al di là delle violazioni cd. eclatanti, che escludono in re ipsa la possibilità di

    prosecuzione del vincolo matrimoniale, pretendendo altrimenti un livello di

    sopportazione dell’altro coniuge eccezionale, quali l’omicidio di un figlio o di un

    ascendente dell’altro (v. ad es. Trib. Campobasso, 15.7.10, in Famiglia e diritto

    12/2011, p. 1139), gli interpreti, in considerazione dei gravi effetti discendenti

    dall’addebito, concordano sulla necessità di un’interpretazione restrittiva, che valga ad

    ~ ~~

    evidenziarne il carattere eccezionale. Ecco perché un consolidato insegnamento

    giurisprudenziale ritiene che, ai tini della pronuncia di addebito, oltre alla

    dimostrazione dell’avvenuta violazione dei doveri inerenti allo status personale di

    coniuge ex art. 143, co. 2, cc, sia altresì necessaria la sussistenza ai un nesso causale trala violazione medesima ed il fallimento del matrimonio, con esclusione di ogni

    automatisrno(v ad es eass, 28 settembre 2001, n 12130, Cass, sez I civ, il giugno

    2005 n. 12383 e Cass., sez. I. civ., 16novembre2005, n. 23071).

    L’interpretazione rigorosa di tale principio comporta che l’attitudine euristica delle

    prove debba essere valutata sotto il profilo della sussistenza di entrambi i presupposti.

    La gravità delle conseguenze di una pronuncia di addebito nei confronti del coniuge che

    ne risulta destinatario, infatti, impone un accertamento scrupoloso il cui onere

    probatorio deve gravare anche sulla parte che deduce l’avvenuta violazione dei doveri

    coniugali. Da ciò si deduce che il coniuge che agisce in giudizio chiedendo l’addebito

    della separazione all’altro non possa limitarsi a dimostrare l’avvenuta violazione dei

    doveri coniugali, ma debba, altresì, provare l’esclusiva riferibilità ad essa del fallimento-

    del rapporto.

    Occone, pertanto, che il materiale probatorio acquisito consenta di verificare se la

    violazione accertata a carico di un coniuge sia stata la causa unica o prevalente della

    separazione, ovvero se preesistesse una diversa situazione di intollerabilità della

    convivenza. -

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  • In altre parole si rende necessaria una accurata valutazione del fatto se ed in quale

    misura la violazione di uno specifico dovere abbia inciso, con efficacia disgregante,

    sulla vita familiare, tenuto conto delle modalità e frequenza dei fatti, del tipo di

    ambiente in cui sono accaduti e della sensibilità morale dei soggetti interessati.

    Inoltre, in forza dell’inciso contenuto nell’art. 151, co. 2, cc (“ove ne ricorrano le

    circostanze”) il Giudice, accertata la sussistenza del nesso di causalità, prima di

    dichiarare che uno dei coniugi col proprio comportamento violativo dei doveri

    matrimoniali abbia dato causa alla rottura dell’unione, dovrà tenere in considerazion~

    tutte le circostanze che hanno condotto alla crisi familiare, di talchè non solo non_..~_.z~_~_=__

    saranno sufficienti episodiche violazioni di singoli doveri comugali, ma, anche in caso

    di trasgressioni reiterate, occorrerà in ogni caso accertare~

    siano maturate, valutando le intese e i compromessi progressivamente raggiunti dai

    coniugi nel corso della vita matnmoniale, il loro sistema di valori e i comportamenti

    reciproci.

    A tale valutazione comparativa la giurisprudenza di legittimità ha ritenuto di sottrarre

    soltanto i comportamenti violativi dei doveri coniugali così gravi da comportare in re

    ;psa non scli~nto là sù~i~fèn~a défhèsso di cai~salità, ma anche una presunzione non

    superabile di mtollerabihta, quali, come accennato in precedenza, percosse o reiterate

    violenze a danno del coniuge o dei f illarl’iolano diritti fondamentali della

    persona dotati cli copertura costituzionale (v. Cass. Civ. nn. 15101/2004, 7321/2005,

    5379/2006, 8548/2011).

    Con specifico riguardo alla violazione dell’obbligo di fedeltà, accanto a una corrente

    giunsprudenziale tesa a nconoscere la sussistenza in re zpsa del nesso di causalita, con

    inversione dell’onere della prova a favore del cohiuge ìradit6 fu Òass. c&iètrsentenza n. 25618/2007), si è affermato un contrapposto indirizzo, che ha:

    espressamente, statuito che nel vigente diritto di famiglia, contrassegnato dal diritto di

    ciascun &niuàe, a prescindere dalla volont o da colpe dell’altro, di separarsi e

    divorziare, in attuazione di un diritto individuale di libertà riconducibile all’ari 2 Cost.,

    ciascun coniuge può legittimamente far cessare il proprio obbligo di fedelt&pixponendo

    dòri~anda di separazione ovvero, ove ne sussistano i presupposti, direttamente di

    divorzio. Con il matrimonio, infatti, secondo la concezione normativamente sancita dele-

    legislatore, i coniugi non si concedono un irrevocabile, reciproco ed esclusivo “ius in

    corpus” - da intendersi come comprensivo della correlativa sfera affettiva - valevole per

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  • tutta la vita, al quale possa corrispondere un ‘diritto inviolabile” di ognuno nei confronti

    dell’altro, potendo far cessare ciascuno i doveri relativi in ogni momento con un atto

    unilaterale di volontà espresso nelle forme di legge. Nell’ottica di tale assetto normativo,

    se l’obbligo di fedeltà viene violato in costanza di convivenza matrimoniale, la sanzione

    tipica prevista dall’ordinamento è costituita dall’addebito con le relative conseguenze

    giuridiche, ove la relativa violazione si ponga come causa determinante della

    separazione fra iconiugi (v. Cass. Civ. Sez. 1, sentenze nn. 14042/2008, 15557/2008 e

    188 53/2011).

    Tale ultima interpretazione, accolta anche da questo Tribunale, si palesa maggiormente

    conforrne al dato dell’art 143, co. 2, cc, che, elencando i doveri coniugali,

    non pone alcun criterio gerarchico tra gli stessi, dovendosi, pertanto, ritenere, tutti, di

    pari grado e Ji~iià ~Q&~nque, soggetti al medesimo onere probatorio in capo al

    richiedente della sussistenza del flesso causale con la crisi coniugale ai sensi della

    pronuncia ex art. 151 cc. Ciò risulta viepiù dimostrato dalla circostanza che, quando il

    legislatore ha voluto operare delle diversificazioni tra i doveri coniugali, ha dettato

    norme ad hoc, come nel caso del dovere di coabitazione (v. art. 146, co. 2, cc), sicché, la

    mera motivazione che la violazione del dovere di fedeltà determina “normalmente”

    l’intollerabilità della prosecuzione della convivenza risulta, oltre che del tutto apodittica,

    non aderente all’articolato normativo in esame e alla qualificazione dcll’addebito come

    rimedio di carattere eccezionale.

    Neppure si potrebbe, poi, utilizzare l’orientamento sopra richiamato elaborato per la

    violazione dei diritti coniugali lesiva, altresì, di diritti fondamentali della persona

    provvisti di copertura costituzionale, dal momento che l’onore del coniuge non risulta

    offeso dalla mera infedeltà, ma dall’infedeltà condotta con modalità tali da offendere

    gratuitamente quest’ultimo (v. sul punto, tra gli altri, Trib. Vicenza 3.11.2009, in Fatti e

    dir. n. 3/2010, pp. 281 ss).

    Nel caso attualmente sub iudice, parte ricorrente ha addotto a fondamento della propria

    richiesta di addebito della separazione al marito che quest’ultimo, sin dall’inizio della

    convivenza, avrebbe con il proprio comportamento instaurato un rapporto basato sulla

    prevaricazione e sulle menzogne, intrattenendo diverse relazioni extraconiugali e

    sottoponendo la moglie a reiterate offese ed aggressioni verbali e fisiche, anche alla

    presenza della figlia minore. La ricorrente ha, inoltre, formulato istanze istruttorie intese

    a comprovare la veridicità delle proprie affermazioni: tuttavia le stesse oltre ad essere

  • inammissibili in quanto formulate genericamente o implicanti valutazioni e giudizi da

    parte del teste, condividendo sul punto il Collegio le motivazioni del provvedimento in

    data 20.1.2011 del 0.1. - appaiono inidonee ai tini della dimostrazione del nesso causale,

    in base ai principi suesposti.

    Analogamente, il convenuto ha allegato che il fallimento dell’unione coniugale

    dovrebbe essere imputato ad esclusiva colpa della Sig.ra la quale avrebbe , a

    propria volta, intrattenuto una relazione adulterina con un collega di lavoro del marito.

    Sennonché anche le richieste di prova orale di parte convenuta — anch’esse

    irrimediabilmente generiche e valutative, allorquando non irrilevanti ai tini della

    decisioy~e - si sono dimostrate sprovviste di ogni attitudine euristica in punto nesso

    causale.

    Le domande di addebito della separazione, reciprocamente formulate da ambo le parti

    devono, pertanto, essere respinte (non appare infatti inequivoca la rinuncia di parte

    resistente effettuata solo in sede di comparsa conclusionale, avendo il Sig. Curzi

    comunque riprodotto tutte le domande precisate all’udienza del 18.9.2012, ivi compresa

    la richiesta di addebito).

    L’affidamento della figlia minore ed i rapporti con il genitore non collocatario.

    La CTU disposta nel corso del procedimento a firma dott.ssa dopo aver

    indagato a fondo il vissuto, la personalità ed il contesto affettivo e familiare di ciascuno

    dei coniugi (procedendo altresì a colloqui con i nonni e lo zio materno, nonché con

    l’attuale compagna del padre, Sig.ra) e della fig1ia~ ha concluso -

    con soluzione tecnicamente adeguata e logicamente motivata e, conseguentemente,

    integralmente recepita nella presente sede - per l’affidamento della minore ad entrambi i

    genitori, con collocazione prevalente presso l’abitazione materna.

    Con riferimento al rapporto della minore con il padre (rivelatosi all’esito dei colloqui

    cImici e dei test come una persona con intelligenza nella norma, adeguato esame di

    realtà e conservata capacità critica e di giudizio, ma tuttavia con difficoltà, dal punto di

    vista affettivo-emotivo, di contatto umano e di relazione con gli altri, nonché scarsa

    capacità introspettiva ed aspetti narcisistici che determinano difficoltà a prendere

    contatto con il proprio mondo interno), la CTh ha invero ravvisato una relazione

    adeguata e strutturata: la minore non ha mostrato alcun disagio nell’interagire con il

    padre, nei confronti del quale si è comportata con spontaneità ed affetto (cfr. sintesi

    delle sedute di osservazione del 10.2.2012, 17.2.2012 e 3.3.2012, durante le quali

    o

  • — si è separata tranquillamente dalla madre, lasciandosi prendere in braccio dal

    padre, giocando con lui e facendosi baciare e consolare dopo avere picchiato la testa

    sotto il tavolo, facendo merenda con il Sig. — — ed accettando, infine, con gioia i

    sacchetti contenenti “cose speciali da mangiare” che il padre le ha consegnato).

    Quanto alla madre, la Dott.ssaaa riscontrato la sussistenza di una personalità con

    intelligenza nella norma, buona capacità di entrare in contatto umano con gli altri e

    capacità introspettiva, caratterizzata tuttavia da difficoltà di conservare capacità critica e

    funzione di giudizio di fronte alle sollecitazioni emotive esterne, oltre ch~~ia tendenza

    alla sospettosità ed ostilità (comunque non rivelatrice di disturbi psichiatrici,

    costituendo piuttosto un tratto della personalità). Anche con specifico riferimento alla

    relazione madre-figlia, il CTU ha concluso l’indagine ravvisando un rapporto strutturato

    ed affettivamente solido, con una buona interazione fisica e senza alcun segno di

    disagio.

    Appare inoltre rilevante sottolineare, ai fini della concreta praticabilità del regime di

    affido condiviso, che nei momenti di interazione padre-madre-figlia, la minore è rimasta

    tranquillamente con entrambi i genitori, senza conflittualità o tensioni; la ricorrente non

    ha ostacolato la relazione della figlia con il padre e quest’ultimo, a propria volta, non ha

    screditato l’immagine materna. I conflitti tra le parti sono apparsi pertanto relativi ad

    aspetti di coppia piuttosto che al profilo della genitorialità.

    Pertanto, alla luce degli elementi sopra esposti, dai quali è emerso come entrambi i

    coniugi siano dotati di sufficienti capacità genitoriali, deve ritenersi che il regime di

    affido condiviso costituisca, allo stato, la soluzione maggiormente idonea a tutelare il

    benessere della minore ed a garantire che la medesima conservi rapporti significativi sia

    con il padre che con la madre, ricevendo cura ed educazione da ciascuno di essi.

    Tale soluzione è stata peraltro condivisa da entrambi i CT di parte; si osserva, al

    riguardo, come le parziali divergenze interpretative dei test somministrati ai coniugi

    emerse nelle osservazioni svolte dal CT di parte ricorrente non si traducano in

    apprezzabili divergenze per quanto concerne le conclusioni cui sono pervenuti il CTU

    ed il CT stesso in ordine all’affido ed alla collocazione della minore.

    Quanto poi all’episodio del 8.11.2010, in occasione del quale sono state riscontrate

    ecchimosi al viso ed agli arti inferiori della minore, l’insussistenza di qualsiasi elemento

    idoneo a ravvisare profili di responsabilità in capo al padre non consente di derogare al

    regime generale di affidamento della minore ad entrambi i genitori, posto altresì che —

    ‘A / —

  • come sopra esposto — all’esito della CTU non sono emersi elementi pregiudizievoli

    nella relazione padre-figlia né altri aspetti della personalità o comportamenti del Sig.

    Curzi suscettibili di arrecare danno alla minore.

    Tuttavia, a fronte delle criticità evidenziate con riferimento alla personalità di entrambe

    le parti, i coniugi devono essere invitati ad intraprendere un percorso psicologico

    psicoterapeutico individuale, secondo quanto suggerito dal CTU, onde evitare

    ripercussioni a lungo tennine nella relazione con la minore.

    Quanto infine alle modalità di frequentazione padre-figlia, il CR) ha evidenziato la

    necessità di una rapida deformalizzazione degli incontri (disposti in luogo neutro

    all’esito dell’udienza presidenziale), da attuarsi ed intensificarsi tuttavia

    progressivamente, con opportuna gradualità allo scopo di consentire alla minore di

    acquisire familiarità e dimestichezza con il dornicilio ed il contesto paterno. Gli incontri

    dovranno pertanto riprendere secondo le seguenti modalità, in analogia al palinsesto

    delineato dal CTU che appare garantire adeguatamente il progressivo riavvicinamento

    padre-figlia:

    - febbraio 2013: un pomeriggio infrasettimanale;

    - marzo 2013: un pomeriggio infrasettimanale e il sabato o la domenica dal

    mattino alla sera, ogni settimana;

    - aprile e maggio 2013: il sabato e la domenica senza pemottamento, a fine

    settimana alterni, ed un pomeriggio infrasettimanale senza pernottamento (ogni

    settimana); il sabato o la domenica dal mattino alla sera nel weekend che non

    coincide con quello paterno;

    - giugno 2013: sabato e domenica a fine settimana alterni, con pernottamento, ed

    un pomeriggio infrasettimanale con pernottamento; il sabato o la domenica dal

    mattino alla sera nel weekend che non coincide con quello paterno.

    All’esito di detto periodo, da luglio 2013 il padre potrà vedere e tenere con sé la minore

    con le seguenti modalità: a fine settimana alternati dal venerdì dopo scuola sino al

    lunedì mattina con rientro a scuola; un pomeriggio intìasettimanale (dopo scuola — dopo

    cena) nella settimana in cui la minore traseorre il week end con il padre ed un

    pomeriggio infrasettimanale, con pernottamento, nella settimana in cui la minore

    trascorre il week end con la madre; per metà delle vacanze natalizie (un anno dal 23 al

    30 dicembre ed un anno dal 31 dicembre al 6 gennaio e così di seguito); durante le

    vacanze pasquali ad anni alterni; per un periodo di 15 giorni, anche suddiviso in due

    li

  • periodi, durante le vacanze estive (in assenza di accordo, i primi 15 giorni di agosto con

    il padre negli anni pari e con la madre negli anni dispari; gli ultimi 15 giorni di agosto e

    con il padre negli anni dispari e con la madre negli anni pari); in occasione delle altre

    festività infrasettirnanali (comprensive di eventuali “ponti”) ed il giorno del compleanno

    della figlia, alternandosi con l’altro genitore. Per le vacanze estive dell’anno 2013 il

    periodo di spettanza del padre sarà suddiviso un due tranches di otto e sette giorni

    ciascuna, da individuarsi di comune accordo tra le parti (in difetto di accordo, dal

    4.8.2013 al 11.8.2013 e dal 26.8.2013 aI 1.9.2013). Durante i periodi dì spettanza

    esclusiva della figlia, deve ritenersi sospeso il regime di incontri con l’altro genitore

    sopra stabilito, ma devono, comunque, essere garantite le comunicazioni telefoniche tra

    questo e la figlia; conseguentemente il genitore temporaneamente collocatario deve

    fornire all’altro almeno un recapito telefonico fisso o mobile presso il quale la figlia sarà

    raggiungibile.

    Infine, il Sig. leve essere invitato ad adoperarsi affinché la nuova compagna — che

    non ha invero mostrato di voler assumere un ruolo materno sostitutivo — conservi allo

    stato una posizione secondaria e defilata nella quotidianità della minore, informando

    tempestivamente la moglie di eventuali frequentazioni della Sigra Cundari con Ginevra.

    Analogo comportamento dovrà peraltro tenere la madre in caso di instaurazione di una

    nuova relazione sentimentale.

    L’assegnazione della casa coniugale.

    Quanto all’assegnazione della casa familiare, la stessa consegue alla collocazione

    prevalente della prole, ritenendosi tale provvedimento necessario al fine di garantire la

    preservazione in favore dei figli dellhabitat domestico, inteso come il centro degli

    affetti, degli interessi e delle consuetudini in cui si esprime e si articola la vita familiare.

    Deve invero ritenersi che l’interesse preminente della minore, ancora in tenera

    quello di continuare a vivere nella casa è cresciuta.

    Il contributo al mantenimento della prole e del coniuge.

    Sull’assegno di mantenimento per la figlia minore giova premettere, in via generale, che

    a seguito sia della separazione personale che del divorzio tra i coniugi la prole ha diritto

    ad un mantenimento tale da garantirle un tenore di vita corrispondente alle risorse

    - economiche della famiglia ed analogo, per quanto possibile, a quello goduto in

    precedenza, continuando a trovare applicazione lati. 147 c.c. che impone il dovere di

    ~antenere, istruire ed educare i figli, ed obbliga i genitori a far fronte ad una

    12 ÌA

  • molteplicità di esigenze, non riconducibili al solo obbligo alimentare, ma estese- -~ - —~

    all’aspetto abitativo, scolastico, sportivo, sanitario, sociale, all’assistenza morale e

    materiale, alla opportuna predisposizione fin quando l’eta dei flgh lo richieda di una

    stabile organizzazione domestica, idonea a rispondere a tutte le necessità di cura e di

    - :~~-~ —~-— —-—-- ..~ ,.~ ;~:~— .~— .~.

    educazione.

    i parametro di riferimento, ai fini della determinazione del concorso negli oneri~~__ a~&rz~ L~4~”-~ ~ ..~g-

    finanziari, è costituito, secondo il disposto dell’art. 148 c.c., non soltanto dalle sostanze,

    ma anche dalla capacità di lavoro, professionale o casalingo, di ciascun coniuge, ciò che

    implica una valorizzazione anche delle accertate potenzialita reddituah (cf Cassazione

    civile, sez. I, 19marzo 2002, n. 3974).

    Ai sensi del novellato testo dell’art. 155 cod. civ., ciascuno dei genitori è tenuto a

    provvedere al mantenimento dei figli in misura proporzionale al proprio reddito, e la

    corresponsione dell’assegno di mantenimento è finalizzata alla realizzazione di tale

    principio di proporzionalità.

    Se, dunque, la realizzazione del principio di proporzionalità è la finalità primaria

    dell’assegno dfniantenimento, ciò nondimeno la determinazione dell’ammontare di tale

    assegno deve tenere in considerazione le attuali e~igen~e~aei figìo, il in~~ di vita

    goduto da questi in costanza di convivenza con entrambi i genitori, i tempi di.~-,:---~ ~-_~ ;~-~~__- ~ ~~ ~.~_

    permanenza presso ciascun genitore, le risorse economiche di entrambi i genitori e la

    Val~ii~E~conomica dei compiti domestici e di cura assunti da ciascun genitore.

    ~g~-L/ ~

    Una valutazione sinottica dei criteri prefissati dalla normativa in esame conduce a

    ritenere che, per realizzare le finalità perequative cui è destinato l’istituto dell’assegno

    di mantenimento, si debb~procedere, innanzitutto, all’accertamento delle complessive

    disponibilità economiche del nucleo familiare.

    Tale accertamento, da condurre ;~~nte alla valutazione del tenore di vita

    concretamente mantenuto dal medesimo nucleo in costanza di matnmonio, consente,

    per un verso, di quantificare la parte delle risorse economiche che la famiglia è

    concretamente in grado di destinare alle esigenze di mantenimento dei figli e, per altro

    verso, le proporzioni dell’apporto che ciascun coniuge può fòrnire per il

    soddisfacimento di tali esigenze.

    Acquisiti tali dati di valutazione andrà, quindi, considerata l’effettiva misura

    dell’apporto dato dai singoli genitori al soddisfacimento delle esiùenze della prol~

    ~

    I.,

  • con riferimento a tutti gli ulteriori dati probator acqui ti nel corso del giudizio circ

    concreti atti di accudimento dei genitori, ivi compresi i compiti domestici e di cura

    ~ ~~~~ 1. .

    materiale.

    ~ti~7palesa, del resto, conforme all’interpretazione dell’istituto in esame fatta propria

    dalla giurisprudenza di legittimità, secondo la quale, appunto, lo squilibrio redditualc tra

    i coniugi puo costituire un punto di partenza pci la determinazione dei ~on&Tbti

    economici dovuti da ciascun genitore per il mantenimento della prole, ma resta ferma la

    necessita di integrare tale parametro con rifenrnenti puntuali alle necessita specifiche del

    figlio ~v. Cass. Civ. Sez. 1, sentenzan. 10222 del 4.3.2009).

    I dati economici in precedenza indicati, uniti alla valutazione della concreta misura

    defl’apporto fornito dai genitori alle esigenze dei figli consentono, quindi, di accertare la

    sussistenza o meno dei presupposti per la previsione di un assegno di mantenimento,

    nonché la misura di tale assegno, calcolata in modo tale da consentire ad entrambi i

    genitori di compartecipare in modo eguale al soddisfacimento delle esigenze della prole,

    compensando l’eventuale divario delle rispettive disponibilità economiche alla luce

    della concreta ripartizione dei compiti di accudimento.

    Nel caso di specie, l’esame della documentazione versata in atti ha consentito di

    accertare i seguenti dati:

    - la figlia, che attualmente ha quattro anni, è collocata presso la madre, che provvede in

    modo stabile al soddisfacimento prevalente delle sue esigenze domestiche e delle sue

    esigenze di cura materiale;

    - il Sig. — presso lo scalo aereo di nel

    corso del 2010 ha percepito un reddito lordo di € 26.376,64, corrispondente ad un netto

    mensile di circa € 1.730,00 (per 12 mensilità; come da modello CUD in atti);

    - la Sig.rrf - assunta con contratto a tempo indeterminato daSnel corso del 2010 ha percepito un reddito lordo di €27.557,02, corrispondente ad

    un netto mensile di quasi € 1.800,00 circa (per 12 mensilità, come da modello CUD in

    atti);

    - l’immobile già adibito a casa coniugale, di proprietà comune dei coniugi, è stato

    assegnato alla ricorrente. Le parti sono entrambe gravate, pro quota, dal rimborso del

    mutuo contratto per l’acquisto del predetto immobile, con una rata variabile mensile di

    circa €570,00 (doc. 12 fascicolo convenuto);

    14

  • - il resistente è inoltre onerato del pagamento del canone di locazione per la nuova

    sistemazione abitativa reperita a seguito del rilascio della casa coniugale, per un importo

    di € 500,00 mensili (doc. 49 fascicolo convenuto).

    La valutazione di tutti i dati di giudizio sin qui brevemente indicati porta a ritenere

    congrua la determinazione del contributo paterno al mantenimento di nella

    misura di euro 300,00 aI mese, annualmente rivalutabili in base agli indici ISTAT, oltre

    al pagamento delle spese di natura straordinaria (mediche non coperte dal S.S.N.,

    scolastiche, sportive e ricreative), concordate o necessitate e comunque successivamente

    documentate, nella misura del 50%.

    Non può invece trovare accoghmento la richiesta della ricorrente di porre a carico del

    marito un contributo al proprio mantenimento, non emergendo — in base alle circostanze

    sopra esposte - alcuna disparità reddituale tale da giustificare la corresponsione a carico

    del convenuto di un assegno periodico a titolo di mantenimento del coniuge, posto che

    la Sig.ra dispone di attività lavorativa che le consente di percepire una

    retribuzione equivalente (se non addirittura superiore) a quella del marito, e considerata

    altresì la valenza economica dell’assegnazione della casa coniugale.

    Le richieste istruttorie.

    Vanno infine respinte le istanze istmttorie che la ricorrente ha ripresentato in sede di

    precisazione delle conclusioni; in ordine alla loro ammissibilità e rilevanza il Collegio

    condivide le motivazioni del giudice istruttore che vengono qui integralmente

    richiamate.

    Le spese del giudizio e di CTU

    La natura costituiva della causa, la reciproca soccombenza in ordine alle domande di

    addebito della separazione e dì affidamento esclusivo della prole nonché — non meno

    importante - la necessità di sopire la eonflittualità ancora esistente tra le parti nel

    precipuo ed esclusivo interesse della figlia minore, giustificano l’integrale

    compensazione delle spese di lite. Analogamente, le spese di CTIJ, dato l’esito della

    stessa, devono essere poste a carico di entrambe le parti, in via solidale definitiva.

    P.Q.M,

    Il Tribunale di Novara, respinta ogni diversa istanza, domanda ed eccezione, in

    contraddittorio delle parti,

    pronuncia la separazione personale dei coniugi:

    15

  • affida la figlia minore in via condivisa ad entrambi i genitori, con esercizio separato

    della potestà genitoriale sulle questioni di ordinaria amministrazione, disponendo che la

    minore mantenga la residenza anagrafica e la dimora abituale della stessa presso la

    madre;

    dispone che il sig~possa vedere e tenere con sé la figlia — con le seguenti

    modalità:

    - febbraio 2013: un pomeriggio infrasettimanale;

    - marzo 2013: un pomeriggio infrasettimanale e il sabato o la domenica dal mattino

    alla sera, ogni settimana;

    - aprile e maggio 2013: il sabato e la domenica senza pemottamento, a fine settimana

    alterni, ed un pomeriggio infrasettimanale senza pernottamento (ogni settimana); il

    sabato o la domenica dal mattino alla sera nel weekend che non coincide con quello

    paterno;

    - giugno 2013: sabato e domenica a fine settimana alterni, con pemottamento, ed un

    pomeriggio infrasettimanale con pernottamento; il sabato o la domenica dal mattino

    alla sera nel weekend che non coincide con quello paterno.

    All’esito di detto periodo, da luglio 2013 il padre potrà vedere e tenere con sé la minore

    con le seguenti modalità: a fine settimana alternati dal venerdì dopo scuola sino al

    lunedì mattina con rientro a scuola; un pomeriggio infrasettimanale (dopo scuola — dopo

    cena) nella settimana in cui la minore trascorre il week end con il padre ed un

    pomeriggio infrasettimanale, con pernottamento, nella settimana in cui la minore

    trascorre il week end con la madre; per metà delle vacanze natalizie (un anno dal 23 al

    30 dicembre ed un anno dal 31 dicembre al 6 gennaio e così di seguito); durante le

    vacanze pasquali ad anni alterni; per un periodo di 15 giorni, anche suddiviso in due

    periodi, durante le vacanze estive (in assenza di accordo, i primi 15 giorni di agosto con

    il padre negli anni pari e con la madre negli anni dispari; gli ultimi 15 giorni di agosto e

    con il padre negli anni dispari e con la madre negli anni pari); in occasione delle altre

    festività infrasettimanali (comprensive di eventuali “ponti”) ed il giorno del compleanno

    della figlia, alternandosi con l’altro genitore. Per le vacanze estive dell’anno 2013 il

    periodo di spettanza del padre sarà suddiviso un due tranches di otto e sette giorni

    ciascuna, da individuarsi di comune accordo tra le parti (in difetto di accordo, dal

    4.8.2013 al 11.8.2013 e dal 25.8.2013 al 3.9.2013). Durante i periodi di spettanza

    esclusiva della figlia, deve ritenersi sospeso il regime di incontri con l’altro genitore

    16