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Storie @ Storia @

Ses 0 2 2013

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Storie @ Storia

Via Divisione Folgore n. 1331 70 Pordenone - PNCF/IVA 91 01 6720939Tel. 0434 20 90 08Fax 0434 08 1 6 49

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Anno 0 Numero 2

Settembre 201 3Fondato da Marco Pirina

La notizia tanto attesa è arrivata mercoledì 27

marzo 2013 ed è divenuta di dominio pubblico il

seguente venerdì, ch’era Venerdì Santo.

Il Santo Padre Francesco aveva autorizzato la

Congregazione delle Cause dei Santi a

promulgare il decreto riguardante “il martirio del

Servo di Dio Rolando Rivi, alunno del

Seminario; nato a San Valentino di Castellarano

(Italia) il 7 gennaio 1931 e ucciso in odio alla

Fede a Piane di

Monchio (Italia) il 13

aprile 1945”.

Ora non rimane che

attendere il 5 ottobre

prossimo quando,

presumibilmente,

avverrà la proclamazione. A differenza di quanto

avviene nei casi consueti, in ove v’è la presenza di

Perché un WEB-NOTIZIE?

Un sito non può essere

solamente il “museo” di un

Istituto, ove si conservano

le memorie degli eventi,

l’elenco delle pubblicazioni,

che trasportano nella

“STORIA” le “storie”. Un

sito “storico” deve generare dibattito, non blog

sterili che vengono gestiti dai soliti ignoti,

trasformandosi in piccoli o grandi club, né essere

il supporto di “profili”o di gruppi di “amici”. Un

sito “storico” attraverso la comunicazione

reciproca, via e-mail, deve personalizzare

l’approfondimento, la scoperta, la ricerca della

verità , preda dei “silenzi dei vivi”, delle

“rimozioni”, delle “negazioni”. Un sito “storico”

deve concorrere alla costruzione della ricerca e

nella distribuzione della ricerca per rendere vivo

il concetto della libertà, che è soprattutto

cammino per un confronto da condividere

attraverso i risultati del dibattito. Da qui l’idea di

costruire un notiziario bimestrale per ritrovare i

popoli e la loro Storia. Il notiziario avrà un

percorso su canali di interesse che si

modificheranno in ogni numero, ma che si

proporranno nelle pagine. A seconda dell’e-mail

suggerito sarà risposto a tutti, vista la complessità

degli argomenti entro 2 o 3 giorni . Ed ora Vi la-

sciamo alla lettura ed ai Vs, commenti, a presto!

Centro Studi e Ricerche Storiche

“Silentes Loquimur”

@Rolando Rivi

il diritto ad avere una fede religiosa

di Giovanni Crosato

In questo numero

Rolando Rivi: il diritto ad avere una federeligiosa

Sciabole contro mitragliatrici

Sinkholes: Genococio of the Venezia Giu-lia Region

Progetto "Storia sepolta" e iniziative delCentro Studi "Silentes Loquimur"

Pubblicazioni da segnalare

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un martirio s’ha un iter, mi si perdoni la sintesi,

ben più semplificato. In questo caso d’accertarsi

è la presenza del martirio, ossia di morte inflitta

in esplicito odio alla Fede e alla Chiesa.

Che il suo fosse un martirio, beh lo possiamo

osservare immediatamente dal calvario a cui fu

sottoposto in quelle tre giornate in cui sopportò

ogni angheria da parte dei suoi aguzzini che lo

picchiarono, lo insultarono e lo frustarono

ripetutamente a cinghiate.

Al termine venne assassinato, con due colpi di

pistola, mentr’era tutto sanguinante nel bosco di

Piane del Monchio (Modena). Ora per la Chiesa

si apriva il dilemma se questa via crucis fosse

stata causata da una motivazione politica

derivante dalla guerra civile in atto, o se alla sua

base ve ne fosse principalmente una religiosa.

A propendere per la seconda ipotesi vi furono

diversi elementi, tra cui appare utile annoverare

alcuni indicatori quali quell’avere

immediatamente spogliato il ragazzo della sua

veste talare, che verrà poi utilizzata

spregiativamente a guisa di pallone da calcio.

L’avere, quindi, indicato che, in ogni caso, anche

il solo evitare di avere un futuro sacerdote era

già, in ogni caso, un buon risultato che

giustificava la sua uccisione.

Anche il Pubblico Ministero del processo agli

autori del reato delineò alla base del tutto un

odio al futuro sacerdote.

Gli autori del fatto sono universalmente noti,

essendo stati condannati in via definitiva da parte

di un Tribunale della Repubblica negli anni

cinquanta, anche se la pena, in virtù di amnistie

varie, venne ad essere poca cosa riguardo

all’entità del reato ed infatti sono stati scarcerati

dopo soli sei anni circa di carcere.

Che fossero appartenuti alle formazioni della

Resistenza e che facessero parte delle Brigate

Garibaldi è cosa altrettanto nota. Come appare

anche ovvio che qualche appartenente alla

resistenza, di fronte alle evidenti rimostranze

della popolazione

che, conoscendo

bene la situazione

del giovane e della

sua famiglia, abbia

potuto anche

inventarsi di sana pianta la favoletta ch’era stata

giustiziata una spia.

Il ragazzo era, evidentemente, ben cosciente dei

rischi a cui si esponeva con l’indossare quella

veste talare, ma viveva quel suo coraggio non

come una temerarietà e una sfida.

Da quando il seminario era stato occupato dai

tedeschi egli, rientrato a casa, proseguiva la vita

da seminarista e il vestire l’abito talare era,

pertanto, un segno della sua appartenenza a

Gesù.

Dopo la sua morte passarono diversi decenni

prima che venisse aperta la fase diocesana della

causa di beatificazione — svoltasi nella diocesi

di Modena poiché Rolando è stato ucciso a Piane

di Monchio nel modenese – e apertasi appunto

nella chiesa modenese di Sant'Agostino il 7

gennaio 2006.

Nel luglio dello stesso anno il processo diocesano

veniva chiuso e il locale vescovo affermava in

modo solenne che il martirio del giovane

appariva avvenuto realmente in odium fidei.

Nel 2010 la positio del servo di Dio Rolando

Rivi era iscritta nel protocollo dei martiri presso

la Congregazione per le Cause dei Santi a Roma.

Ora, alla fine, è arrivata la firma di Papa

Francesco.

A sancire che un altro nome di un cattolico è da

annoverare tra i martiri di quelle ideologie che

funestarono tutto il ‘900. Un altro di quei martiri

che enumera la storia della Chiesa.

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Sciabole contro mitragliatrici

Ormai è un cardine storico assodato che l'Italia

entrò nella Seconda Guerra Mondiale trovandosi

in uno stato di completa impreparazione militare.

Tra le Forze Armate dell'epoca l'eccezione era

rappresentata dalla Marina Militare, che

comunque lamentava la mancanza di alcuni

mezzi fondamentali (le portaerei) e soprattutto

del combustibile. Ciononostante, i nostri soldati

in più occasioni scrissero pagine epiche, sebbene

in inferiorità numerica e con equipaggiamenti

vetusti. Premesso che la mia passione riguarda le

storie di mare, invece, mi ha colpito l'episodio

epico dell'ultima carica a cavallo del nostro

Esercito.

L'intervento dell'Italia nella campagna di Russia

avvenne nel 1941 con un Corpo di Spedizione

(C.S.R.) di 60.000 militari, poi potenziato e

portato, l'anno successivo, a quasi 240.000

militari, inquadrati in un'Armata (ARMIR).

L'Arma di Cavalleria era rappresentata dalla

Divisione Celere “Principe Amedeo Duca

d'Aosta”, la quale comprendeva, oltre a due

reparti di Bersaglieri e di Camicie Nere, anche i

due Reggimenti di Cavalleria, il “Savoia” ed i

“Lancieri di Novara”.

L'avanzata delle truppe dell'Asse verso est fu

rapida e nell'estate del 1942 il fronte sud si

stabilizzò lungo il fiume Don. Il 20 agosto

un'offensiva sovietica riportò l'Armata Russa

nuovamente ad ovest del fiume, in particolare nel

settore della Divisione Sforzesca. Non era facile

difendere le posizioni, tanto che in tre giorni le

truppe italiane furono costrette a percorrere 100

chilometri (dormendo di notte per terra nella

steppa) per raggiungere le posizioni assegnate ai

reggimenti di Cavalleria e le Batterie a cavallo

per contenere l'avanzata nemica, realizzando una

manovra avvolgente in direzione appunto del

fiume Don. In questo contesto ebbe luogo l'epica

carica di Isbuscenskij , dal nome del piccolo

villaggio di quel territorio. Alle prime luci

dell'alba del 24 agosto 1942 il Savoia

Cavalleria, composto da 650 militari, si stava

preparando a riprendere la marcia verso quota

213, obiettivo del giorno. Nottetempo, però, tre

battaglioni di fanteria siberiane, quantificabili in

circa 3.000 militari sovietici, si erano portati a

circa un chilometro dall'accampamento;

trinceratisi in buche, formando un ampio

semicerchio fra i girasoli, furono pronti a far

scattare un attacco a sorpresa e far cadere gli

italiani in una trappola mortale. Prima ancora di

togliere il campo e partire, una delle due

pattuglie a cavallo inviate in avanscoperta si

imbattè negli avamposti russi, che sorpresi

dall'inaspettato arrivo, iniziarono a sparare con le

mitragliatrici, seguiti dai mortai. I quattro

cannoni italiani cominciarono a rispondere al

fuoco ma la situazione necessitava di un diversivo

immediato. Il Colonnello Sandro Bettoni

Cazzago, comandante del Savoia Cavalleria,

trasmise gli ordini al 2° Squadrone, che una volta

salito a cavallo simulò un ripiegamento ed,

improvvisamente, dopo aver effettuato un'ampia

conversione, caricò a ranghi serrati, a colpi di

sciabola, raffiche di mitra e bombe a mano. La

situazione si capovolse in quanto furono i russi

ad essere colti di sorpresa, paralizzati dalla

violenza dell'attacco e dal frastuono assordante,

nonostante il soverchiante numero di militari e

di Mario Conforti

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mezzi. Al 2° si unì in un attacco frontale il 3°

squadrone a cavallo ed il 4° appiedato.

Riuscirono a sfondare la linea nemica,

continuando a procedere tra le due compagini

nemiche in modo tale che i Russi non potessero

sparare nel timore di colpire i propri compagni,

impediti nella visuale dagli alti girasoli;

brandeggiando le sciabole, colpendo i soldati

nemici, creavano scompiglio e disorientamento.

Il sergente Diego Saccardi, con un drappello di

soldati, riuscì addirittura a catturare ben 75

soldati russi, che si arresero tratti in inganno

dall'intenso fuoco e grida di ordini che facevano

credere in un disimpegno di forze numerose;

questo gli valse la Medaglia d'Argento al Valor

Militare mentre la bandiera fu insignita di

medaglia d'oro. Il bilancio della battaglia fu di 33

morti italiani, 53 feriti e 200 cavalli non più atti

al servizio. I sovietici lasciarono sul campo 150

caduti, 300 feriti e 500 prigionieri.

L'azione coraggiosa, quanto audace, del Savoia

Cavalleria portò all'allentamento della pressione

dell'offensiva russa sul fronte del Don e consentì

il riordino delle posizioni italiane, salvando

migliaia di soldati dall'accerchiamento.

Tanta eco destò la carica del Savoia Cavalleria da

essere ricordata come l'ultima carica a cavallo

della storia, anche se, per onore di cronaca,

l'ultima avvenne nell'ottobre 1942 a Poloy

(attuale Croazia) dove i Cavalleggeri di

Alessandria scrissero un'eguale epica pagina di

storia contro i partigiani di Tito.

Sinkholes: Genococio of the Venezia Giulia Region

Sinkholes: death camps, mass graves, graves with

no names and no flowers, where silence living

and dead people reigns. Thousands of

disappeared from history await JUSTICE and

TRUTH. They disappeared from their homes, by

their beloved affection and from their land,

which they all loved beyond political ideologies.

Today, after more than 50 years since those

tragic moments occurs, history along the path of

TRUTH, to restore dignity and justice to men

and events.

To understand what has happened on our eastern

borders we must, althought in a condensed

manner, give a historical context to the situation

pre-genocide. Istria, Dalmatia, and Venezia

Giulia, already an integral part of the Roman

Empire came to be part of the fall of the same,

for hundreds of years in the cultural Veneto, in

the shadow of St. Mark’s Lion.

La Serenissima, with its trade, its culture and its

art, pervaded the land with his spirit of

coexistence.

Afterwards, after the Treaty of Campoformido in

1797, the Austrian Empire, which then became

the Austro-Hungarian one, ruled these lands,

observing the same spirit of Venice, with respect

by Marco Pirina Translation by Dr. Antonella Verri

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to coexistence among different races and

cultures. There is no doubt that, among that area,

Julian ethnicity was predominant not only for the

deep cultural and historical roots, but also,

especially in coastal areas, in numbers.

Cities of Trieste, Koper, Piran, island, Pula,

Rijeka, Split, Sibenik, Zadar and Dubrovnik

were Venetian, within Istria and Dalmatia’s coast

predominated the Slavic ethnicity; North

Slovenes (called Slavs North), while among

territories situated between Pula and Dubrovnik

the presence of the Croats was strong.

Both Slavonic tribes had come here in the wake

of the barbarian invasions, and they were

different from the indigenous peoples Histri and

Illyrian, who had such a dignity to have given

Roman Empire an emperor. The Austro-

Hungarian Empire crumbled as a result of the

defeat at the end of the First World War, and

territories' Istria were assigned by the Treaty of

Peace at the House of Savoy.

Succesive ups and downs, following the

intervention of D'Annunzio in Fiume and the

Treaty of Rapallo, led to the recognition of

Savoy sovereignty over the territories of Fiume

and Dalmatia.

It 's clear that the balance of coexistence was

modified, but, we must keep in mind times,

which saw all states traversed by nationalistic

passions.

This change in the balance will never justify what

happened in the period 1943-1956. Before

September 8, 1943, when ethnic and policy

violence broke out towards the so-called Italian,

in Istria and Dalmatia there had been no episodes

of squads, alien to the mentality Istrian-

Dalmatian; the only argument that could be

called upon to justify the war is conducted by the

Kingdom of Italy against the Kingdom of

Yugoslavia.

It was 1941 . The entry of the Italian troops in

Yugoslavia was called an invasion.

But looking at the situation without historical

judgments, we can certainly say that the action

was necessitated by the sudden change of ends

made from Yugoslavia, until then in favor of the

powers of the Axis, on the eve of the attack of

the same ones to Soviet Union. Since 1945,

History of Peoples is rich of these action, with

justifications of convenience.

It was a brief war, from military point of view,

but long and cruel for armed resistance, which

lasted more than four years, faceted itself in a

civil war that, eventually, led to the fall of

Yugoslavian Kingdom of and to the

establishment of a dictatorial communist regime,

of which Marshal Tito was the incarnation.

It was a war that was carried out as time passed,

especially in 1944 and 1945 only from Germany

that used civil war, to use armed units pro-Nazi

Croats (Ustasha), Slovenes (Belagarda), Bosnians

(SS Div Handshar), Serbs (Chetniks), against the

Yugoslav Liberation Front (OF), turning clashes

into retaliation, burning of the country and mass

deportations.

Trials held in 1946 and 1947 against Generals

and German officials, the Yugoslav regime

spotted in them responsible for violence done.

No other in-depth examinations were required,

beyond the typical propaganda of dictatorial

communist regimes. As a consequence,

troughtout the dissolution of military presence in

Istrian-Dalmatian territories as a result of the

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armistice (press the 8 September 1943 but in fact

signed on September 3, which was awareness to

Tito, allied of the English at that time) was

offered the ability to attack coastal areas, which

were the most aimed ones, Tito's partisan troops

poured in small towns, taking hundreds of

natives (only some of which were fascists) who

were martyred with abuse of any kind, mass

rapes of children and pregnant women (who had

their belly ripped open by knives), lynchings and

stonings, leading them after they have been

stripped, not only of all their goods, but also

clothes and shoes, to the edges of sinkholes, deep

natural karstic hollows, and, finally, throwing

them alive into ravines, precipitating for over 100

meters.

It was a horrible death followed by the Balkan

ritual of a black dog, that on killers’s conviction,

should persecute the dead to the afterlife. After

the first days of confusion areas were occupied

by the German army, who considered it of great

strategic importance for controlling

communication routes of supply of raw

materials. The area became part of the Operation

Zone Adriatisches Kustenland (OZAK).

The order was restored, thanks to teams of the

Fire Department of Pula, commanded by

Marshal Harzarich, were recovered hundreds of

bodies partially recognized.

Even a priest, Don Tarticchio, had been thrown

after being castrated and crowned with barbed

wire in hideous chasms .. . together with the poor

young schoolteacher Norma Cossetto, raped by

17-Tito communist

partisans, who were cut off

her breasts and on whose

body bestial signs were left.

War continued, for each

attack Germans responded

with tenfold violence. It

came at the end of the war.

Meanwhile, Italian partisans

of some formations of communist tendency, had

partnered with military and political Slovenian

formations (IX Corpus), who designed not only

the annexation of the Coast but also the

territories of Friuli, until Tagliamento. Their

designs were opposed by Osoppo’s partisans,

Catholic and nationalist formations. The

Command of the "Osoppo" was exterminated, in

Porzus’s blood-letting, from garibald communist

partisans of "Giacca".

A program of genocide had been initiated:

proscription lists containing names of those who

were opposed to the annexation of Italian

territories had been carefully prepared, with the

help of collaborators Italian Communists; among

the first names were anti-fascists part of the

CLN , Committee of National Liberation, for

example, and Olivi Sverzutti the CLN of

Gorizia, picked up and made to disappear

forever. Even John Padovan "Vanni",

Commissioner of the Division Natisone

Garibaldi, in a speech in the issuer television

Serenissima TV, admitted the programming of

sinkholes in May 1945.

As a consequence, with the lists of captured in

hand, Slovenian communist partisans, often

accompanied by Italian communist partisans,

according to testimonies collected and published

in Adria History and in Adria History 3, captured

thousands of men and women, soldiers and

civilians, and brought them to a fate unknown.

Many of them ended up in the shinkholes, others

disappeared in the death camps of Yugoslavia,

which remained open until the fifties (eg Goli

Otok). Most popular Yugoslavian fields of death

were those of Borovnica, Skofia Loca, ldria,

Aidussina, Maribor, Lepoglava, Asylum of

Ljubljana.

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Progetto “Storia sepolta” e iniziative del

Centro Studi “Silentes Loquimur”

di Bruno Vajente

Nel 2013 il Centro Studi “Silentes Loquimur”,

oltre alle iniziative di ricerca storica, di mostre,

conferenze e di pubblicazioni, ha deciso di

lanciare un progetto che mira a sensibilizzare

sulla storia e sulle vicende che si consumarono

durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale con

visite guidate presso:

• Bus de la Lum (Pn);

• Malga Porzus (Ud);

• Malga Bala (Ud) ;

• Alcune tra le foibe del Carso triestino con

tappa finale al campo profughi di Padriciano.

· Bus de la Lum

In luglio si è svolta la prima uscita al Bus de la

Lum, una foiba che nel 1924 vantava una

profondità di 225 mt dove, durante la Guerra

Civile 1943-45, furono gettate dai partigiani

diverse persone appartenenti alla RSI e

accusate di essere spie e collaborazioniste dei

tedeschi. Una comitiva di 15 persone si è recata

sul posto con il ricercatore del Silentes Loquimur

Bruno Vajente che ha illustrato la situazione

storica e la sequenza degli eventi.

· Malga Porzus

A fine luglio il prof. Paolo Strazzolini ha portato,

per conto del Centro Studi, una comitiva di 10

persone circa alle malghe di Topli Uork dove si

consumò il terribile eccidio nel febbraio del '45.

Con rigore storiografico ha illustrato la sequenza

degli eventi, gli antefatti, i retroscena, le azioni e

i destini dei vari personaggi della vicenda dei

caduti delle malghe di Porzus.

· Alpenvorland

Altra iniziativa recente, domenica 28 luglio a

Sedico (Bl), si è tenuta la conferenza dal titolo

"L'Alpenvorland nella provincia di Belluno"

dove, il Dottor Ghezzo, linguista e studioso di

storia locale, ha illustrato gli aspetti giuridici,

amministrativi e di organizzazione militare nella

provincia di Belluno durante la Seconda Guerra

Mondiale basandosi sulle pubblicazioni e i

giornali dell'epoca.

Per essere informato sulle iniziative del

Centro Sstudi iscriviti alla newsletter sul

sito www.silentesloquimur.it oppure scri-

vici a [email protected]

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Storie @ Storia Anno 0 Numero 2

Settembre 201 3

Storie@Storia - C.P. 335 , 33170 Pordenone (PN)

Foglio informativo trimestrale web gratuito a cura delCentro Studi e Ricerche Storiche “Silentes Loquimur”(Istituto di notevole interesse regionale, L.R.n.17/2008,

Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e Patrocinio della

Regione Veneto, Provvedimento 5.2.2009).

www.silentesloquimur.it

Anno 0 . Numero 2 . Settembre 2013

Direttore responsabile: Gianfranco Baldas

Direttore editoriale: Bruno Vajente

Grafica e digitalizzazione: Franz Zanne

Autorizzazione del Tribunale di Pordenone

Registro della stampa n. 43 del 23/05/2013

E-mail: [email protected]

Pubblicazioni da segnalare

"Prigionieri. . . 1943-1945"

Friulani e Giuliani, Deportati, Internati Militari, Vittime dei Lager, dei Gulag e dei Campi Alleati nel

Mondo – di Marco Pirina - edito dal Centro Studi e Ricerche Storiche "Silentes Loquimur" - 2011

"I Giorni della Merla"

di Rossano Scanavini, edito dal Centro Studi e Ricerche Storiche "Silentes Loquimur" - 2012

Tratto dal libro: " . . . Lo stato di paura e

intimidazione che aleggiava nel paese nei primi

anni del dopoguerra ha lasciato il posto all’oblio e

così i drammi che in quel periodo riguardarono

oltre alla mia anche altre famiglie del paese,

vennero semplicemente rimossi. . . ".