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Classi: 4B- 4C
Docente: Prof.ssa Antonella Nacci
Assistenti: Antonio Pezzuto,Angelo Molfetta
Istituto Statale d’Istruzione Secondaria Superiore
“Epifanio Ferdinando “
Sezione Scientifica Sezione Commerciale – Indirizzi:
Via Eschilo, 1 IGEA e MERCURIO - Corso Serale progetto “ SIRIO ”
tel. e fax 0831/772277 Via Damiano Chiesa, 1 tel. e fax 0831/778591
e-mail:[email protected] Sito Web: www.iissferdinando.it
c.f. 91033020743 cod. mecc. BRIS01100C - 72023 MESAGNE (BR)
ATTIVITA’ n° 1FUSIONE DEL SACCAROSIO
Materiale Occorrente: - becco Bunsen
- provetta
- imbuto
- cucchiaino da laboratorio
- pinza per provette
- zucchero (saccarosio)
Esecuzione: Riempiamo la provetta di zucchero e la portiamo alla fiamma sul becco
Bunsen. Lentamente lo zucchero diventa arancione, dalla provetta si liberano fumi
bianchi . Lo scheletro carbonioso si è smembrato, il carbonio rimane sul fondo e
idrogeno e ossigeno si sono trasformati in vapore acqueo.
Conclusione: La trasformazione è di tipo chimico.
ATTIVITÀ N° 2
FUSIONE DELLO ZOLFO
MATERIALE OCCORRENTE:
Becco Bunsen, becher con acqua fredda, provetta, imbuto, bacchetta di vetro, zolfo.
ESECUZIONE:
Riempiamo la provetta di zolfo e la portiamo sul becco Bunsen. Lo zolfo diventa
gradualmente rosso-arancio fino alla completa fusione; lo versiamo rapidamente nel
becher contenente acqua fredda, sottoponendolo ad uno shock termico. Lo zolfo
assume uno stato amorfo. Successivamente, ridiventa polvere e sale in superficie.
Attività n° 3
La sublimazione dello Iodio: un esempio di trasformazione fisica
Materiale occorrente: Sostegno con pinze; becco Bunsen; becher; provetta;
pinza per provettone; iodio in sfere.
3. A contatto con le pareti
fredde del provettone, i
fumi ritornano allo stato
solido: brinamento.
1. Iniziamo l’esperimento
ponendo due sfere di
Iodio nel becher che
sottoponiamo alla
fiamma del Bunsen.
2. Lo Iodio sviluppa dei fumi viola. Si
verifica un passaggio di stato da solido
ad aeriforme: sublimazione.
Preparazione dell’anidride carbonica
Partendo da un sale, il carbonato di calcio CaCO3 e da un
acido, l’acido cloridrico, disponibili nel nostro
laboratorio, abbiamo scritto la seguente reazione:
CaCO3 + 2HCl CaCl2 + CO2 + H2O
Abbiamo preso un becher abbastanza largo, carbonato di
calcio in polvere, acido cloridrico e un fiammifero.
ATTIVITA’ n° 4
f. 1
f. 2
f. 3
f. 4
Procediamo: nel becher con carbonato di calcio (f.1) abbiamo
aggiunto, goccia a goccia, acido cloridrico concentrato (f.2). Si è subito
notata una effervescenza: la formazione di grosse bolle sul sale, segno
dello sviluppo, in atto, di un gas. Avvicinando un fiammifero acceso
all’imboccatura del becher (f.3) abbiamo rilevato che la fiamma si è
spenta immediatamente (f.4).
Concludiamo che il gas prodotto (CO2) impedisce la combustione.
Il fiammifero si è spento immediatamente a contatto con i fumi di CO2
Si fanno convogliare i fumi di CO2 in un
becher contenente acqua di calce.
Notiamo che l’acqua di calce
diventa torbida, confermando
la presenza di CO2.
ATTIVITA’ n° 5
Vogliamo osservare la differenza fra MISCUGLIO e COMPOSTO e
verificare la legge delle proporzioni definite di Proust
MATERIALE OCCORRENTE: un becco bunsen, una provetta, ferro in polvere, zolfo
in polvere, una pinza per provetta, un paio di guanti monouso, un paio di occhiali
protettivi, due vetrini da orologio, un imbutino, una calamita, una bilancia, un cucchiaino,
un mortaio, un martello.
PROCEDIMENTO: in due vetrini da orologio, con una spatolina, abbiamo messo in
uno del ferro e in un altro lo zolfo. Abbiamo verificato che al saggio con la calamitarispondono diversamente : il ferro viene attratto, mentre lo zolfo no;
abbiamo messo lo zolfo e il ferro in un mortaio e li abbiamo stemperati fino ad
ottenere un composto grigio chiaro. Abbiamo ripetuto il saggio con la calamita.
Il ferro viene attratto dalla calamita, e si separa dallo zolfo.
1. Successivamente
pesiamo 10g di ferro
e 5,8g di zolfo
separatamente. Dopo
aver stemperato le due
quantità, le inseriamo
nella provetta..
4. Osserviamo che il
solfuro ferroso (pirite )
ottenuto non risponde
alla calamita.
2. Portiamo alla
fiamma fino
alla fusione…..
3. Li lasciamo
raffreddare,
rompiamo il fondo
della provetta con
un martello ed
eliminiamo la
presenza di vetri..
Possiamo concludere che il prodotto ottenuto presenta proprietà chimico-
fisiche differenti dai reagenti di partenza; si è formata una nuova sostanza.
• ABBIAMO PROVATO A RIFARE
L’ESPERIENZA AGGIUNGENDO A 5,8
GRAMMI DI ZOLFO 12 GRAMMI DI FERRO;
• DOPO LA COMBUSTIONE ABBIAMO
OTTENUTO LA PIRITE MA ABBIAMO
ISOLATO CON UNA CALAMITA I GRAMMI DI
FERRO IN ECCESSO CONFERMANDO LA
VALIDITA’ DELLA LEGGE DI PROUST……
ATTIVITA’ n° 6OBIETTIVO: Preparazione del cloro per ossidazione dell’acido cloridrico in
permanganato di potassio.
Questa è la reazione: 2KMnO4+16HCl 2MnCl2+2KCl+8H20+5Cl2
MATERIALE OCCORRENTE:
• un provettone codato;
• un tappo di gomma;
• una siringa di plastica;
• un raccordo in gomma;
Reagenti• Acido cloridrico;
• Permanganato di potassio;
PROCEDIAMO:
1. Introduciamo un cucchiaio di permanganato di potassio
e chiudiamo il provettone col tappo di gomma forato.
2. All’estremità inseriamo una siringa contenente acido
cloridrico che passa nel provettone codato.
3. Immediatamente si produce un’effervescenza con
sviluppo di gas di colore giallo-verde dall’odore pungente.
raccogliamo il cloro in una provetta e avviciniamo un fiammifero.
Che cosa notiamo?
La fiamma si è subito spenta! Concludiamo che il cloro non è un gas che
riesce a mantenere la combustione.
Verifichiamo le proprietà
decoloranti del cloro
Il cloro prodotto viene veicolato in un’altra provetta, contenente
un fiore colorato. Cosa possiamo notare?
Il fiore perde il colore……..
il cloro ha proprietà decoloranti.
Secondo la tipica frase:
“Il simile scioglie il simile”,
le sostanze polari si sciolgono nei solventi
polari
le sostanze non polari si sciolgono nei solventi non
polari.
PROVIAMO A VERIFICARE…
ATTIVITA’ n° 7
OBIETTIVI:
1. Distinguere se una molecola è polare o non polare per mezzo di un campo
elettrico.
2. Esaminare gli effetti della polarità
delle molecole sulla solubilità.
PREREQUISITI:
Conoscenza dei vari tipi di legami chimici.
MATERIALI:
• bacchetta di plastica
• panno di lana
• tre burette montate su appositi sostegni
• tre becher
• provette
SOSTANZE LIQUIDE:
• Acqua
• Tetracloruro di carbonio
• Alcool etilico
• Blu di metilene
SOSTANZE SOLIDE:
• Iodio
• Cloruro di sodio
PROCEDIAMO:
Riempiamo le tre burette rispettivamente con acqua colorata (f. 1),
tetracloruro di carbonio e alcool etilico (f. 2);
strofiniamo la bacchetta di plastica col panno di lana (f. 3).
Osserviamo la reazione delle tre sostanze sotto l’azione della bacchetta elettrizzata.
Dimostriamo che:
1) Il filo di acqua percolante della buretta presenta una notevole deviazione manifestando la
sua polarità (f. 4).
2) L’alcool etilico subisce invece una deviazione minore rispetto all’acqua.
3) Il tetracloruro di carbonio non risente del campo elettrico.
f. 1 f. 2 f. 3 f. 4
Polarità
Sostanze liquide Influenza campo
elettrico
Polarità
H2O +++ Si
CH3CH2OH + Si
CCl4 - No
POLARITA’
Prima parte: introduciamo nei tre becher e tetracloruro di carbonio (f. 1),
alcool etilico (f. 2) ed acqua (f. 3);
in ciascuno aggiungiamo due cristalli di iodio e osserviamo il
comportamento di un solido non polare nei 3 solventi.
f. 1 f. 2 f. 3
Solubilità dei solidi nei liquidi
Seconda parte: introduciamo il cloruro di sodio nei tre solventi: acqua, alcool
etilico e tetracloruro di carbonio. Osserviamo che nell’acqua si
scioglie totalmente, nell’alcool etilico parzialmente e nel
tetracloruro di carbonio è insolubile.
Sostanze liquide Iodio Cloruro di Sodio
H2O - ++
CH3CH2OH + - + -
CCl4 ++ -
Terza parte: introduciamo in due provette 5ml di acqua distillata con blu di metilene
(f. 1), aggiungiamo nella provetta 1 5ml di tetracloruro di carbonio (f. 2);
aggiungiamo nella provetta 2 5ml di alcool etilico (f. 3), osserviamo la
miscibilità; nella prima provetta aggiungiamo 5ml di acqua distillata e
nella seconda 5ml di tetracloruro di carbonio, dopo aver osservato il
comportamento riassumiamo il risultato nella tabella a fine pagina.
f. 3f. 1 f. 2
Sostanze
liquide
H2O CH3CH2OH
CCl4 - + -
CH3CH2OH + - ++
Miscibilità dei Liquidi
ATTIVITA’ n° 8
OBIETTIVO:
Formazione di cristalli per raffreddamento di una soluzione satura.
MATERIALE OCCORRENTE:
• una provetta;
• una molletta di legno;
• un fornellino a gas;
• un bicchiere da 100ml
Reagenti
• Solfato di rame
• Saccarosio
• Cloruro di sodio
PROCEDIAMO:
Prepariamo una soluzione di solfato di rame in acqua; aggiungiamo altro sale fino ad ottenere
una soluzione satura. Riscaldiamo ora la provetta e notiamo che il sale, che a temperatura
ambiente non si era sciolto, scompare. Continuando a scaldare, aggiungiamo altro solfato di
rame (ad un certo punto non si scioglierà più). Trasferiamo il contenuto in un becher e lasciamo
raffreddare. Si formeranno sul fondo del bicchiere cristalli azzurri di discrete dimensioni.
REAZIONE DI SINTESIOBIETTIVO: Produrre NH4Cl partendo da NH3 e HCl, secondo la reazione:
NH3 + HCl NH4Cl
Materiale occorrente: 2 beute da 250 ml; 2 tappi di gomma
forati(doppio foro); 3 tubi di ad U;un matraccio da
500 ml; un tubicino di gomma; HCl concentrato al
37%; ammoniaca pura (NH3)
Procedimento: Nella beuta A introduciamo 50 ml di acido cloridrico e nella
beuta B 50 ml di ammoniaca. Tappiamo le due beute, dopo averle
collegate per mezzo di tubi di vetro con una connessione in gomma.
Facciamo in modo che i tubi di vetro non tocchino le superfici del liquido.
ATTIVITA’ n° 9
All’estremità di un tubo di vetro innestiamo parte del tubo di gomma, tanto da costituire un
boccaglio. Gonfiamo un palloncino di gomma
e veicoliamo l’aria che contiene nel boccaglio, posizionando
all’estremità opposta un tubo di vetro ricurvo in un matraccio.
L’aria soffiata nel boccaglio passerà dalla beuta A
che contiene acido cloridrico, a quella B, che
contiene ammoniaca.
I vapori di acido cloridrico reagiranno con l’ammoniaca.
Continuando a soffiare si noterà nel matraccio C
la presenza di piccoli fiocchi che rappresentano il sale
(cloruro d’ammonio)
prodotto da questa reazione.
BA
C
C
ATTIVITA’ n° 10
Verifica della legge dell’equilibrio chimico in soluzione (effetto della diluizione e dello ione in comune)
In una reazione chimica reversibile a temperatura costante, il prodotto della
concentrazione dei prodotti diviso il prodotto della concentrazione dei reagenti è
costante…
Vogliamo verificarlo tramite un elettrolita: il Cloruro rameico CuCl2 in soluzione.
Materiale occorrente: Una provetta; acqua distillata; un fornellino ad alcool; una
pipetta; il Cloruro rameico (CuCl2), acido cloridrico (HCl)
Si inizia…1) In una provetta contenente 3 ml. di acqua si aggiunge un cucchiaino di Cloruro rameico.
2) Ottenuta una soluzione, si continua ad aggiungere il sale
riscaldando, fino ad ottenere una soluzione satura (è presente un corpo
di fondo). Il sale non sarà molto dissociato e la soluzione è di color
verde smeraldo
3) Versiamo nella soluzione 10ml. di acqua distillata. Cosa notiamo?
La soluzione cambia colore, da verde ad azzurro, a causa della
dissociazione del sale
CuCl2 Cu++ + 2Cl-
Ke =[Cu++] [Cl-]2
[CuCl2]
Aggiungiamo adesso 1 ml di acido cloridrico concentrato.
Notiamo che la soluzione immediatamente riprende il suo colore verde smeraldo che
testimonia lo spostamento dell’equilibrio verso sinistra, ossia verso la forma indissociata.
E’ il famoso effetto dello ione in comune.
L’aggiunta degli ioni cloro ha provocato una brusca retrocessione ionica perché possa essere
rispettata la costante di dissociazione e quindi la legge dell’equilibrio chimico.
ATTIVITA’ n° 11
Gli elettroliti conducono la corrente
Solo gli elettroliti, sia fusi che in soluzione, sono in grado di condurre la corrente elettrica (in
quanto sono in grado di liberare ioni).
Materiale occorrente: 1 becher da 100 ml.; 2 elettrodi di rame; 1 portalampade con 1
lampadina; alimentatore di corrente a 12V; 2 cavetti con spinotti; 2 pinze
a coccodrillo; acqua distillata; zucchero (saccarosio); cloruro di sodio;
acido cloridrico.
Procediamo: Montiamo sul portalampade una lampadina da 12V. Colleghiamo, quindi, con i
due spinotti, la lampadina con i cavetti di collegamento, terminanti con le pinze a
coccodrillo.
Introduciamo nel bicchiere, fissati appunto con le due pinze a coccodrillo, i due elettrodi di
carbone e cominciamo le varie prove. Versiamo nel bicchiere 50ml di acqua e osserviamo
la lampadina: non si accende.
Dopo aver svuotato il bicchiere, versiamo 50ml di una soluzione 1 molare di saccarosio e
osserviamo: la lampadina non si accende neanche in questo caso.
Ripetiamo l’esperienza con 50ml di una soluzione 1 molare di NaCl, cioè il comune sale da
cucina, e notiamo come la lampadina inserita nel circuito elettrico si illumini.
Ripetiamo l’esperienza con 50ml di acetone e osserviamo: la lampadina non si accende.
Ripetiamo ancora una volta l’esperienza con una soluzione con 1 molare di CH3COOH in
acqua e osserviamo: seppur con intensità minore che nel terzo caso, la lampadina si accende.
Da ultimo, versiamo nel bicchiere 50ml di acqua potabile. La lampadina del circuito
emetterà una debole luce, ma pur sempre visibile.
Concludiamo che se la lampadina accesa significa passaggio di corrente e questo si realizza
solo in presenza di specie ioniche, allora vale a dire che solo alcune delle sostanze prese in
esame sono elettroliti. Il cloruro di sodio è un elettrolita forte, massima la sua dissociazione e
massima è stata la luminosità della lampadina; l’acido acetico è un elettrolita, ma debole: la
lampadina ha infatti evidenziato una luce più fioca che nel caso del sale da cucina. L’acetone,
lo zucchero e l’acqua distillata non rivelano un comportamento da elettroliti in quanto non
hanno fatto registrare alcun passaggio di corrente. L’acqua potabile ha fatto registrare una
sensibile luminosità della lampada in quanto contiene numerosi sali che si comportano da
elettroliti.