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Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori ilSaggiatore Graphic Novel. L’età adulta del fumetto A CURA DI VITTORIO SPINAZZOLA Tirature

Sfoglialibro Tirature '12

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Sfoglialibro Tirature '12 Il Saggiatore

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Fondazione Arnoldo e Alberto MondadoriilSaggiatore

Graphic Novel.L’età adulta del fumettoA C U R A D I V I T T O R I O S P I N A Z Z O L A

Tirature

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www.saggiatore.it

[email protected]

In copertina: Roy Lichtenstein, I Know How You Must Feel, Brad!, 1963

© il Saggiatore S.P.A. / Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Milano 2012

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SOMMARIO

GRAPHIC NOVEL.

L’ETÀ ADULTA DEL FUMETTO

L’unica forma d’arte figlia del nostro tempo 10di Goffredo Fofi

L’adolescente a fumetti 15di Vittorio Spinazzola

Il formato fumetto 22di Paolo Interdonato

Il graphic novel sperimentale. 29Scisso, enigmatico, metanarrativodi Paolo Giovannetti

Il reportage a fumetti 35di Tina Porcelli

Le risorse del giallo a fumetti 41di Giuliano Cenati

Il pornofumetto e la reversibilità 49dei ruoli sessuali di Elisa Gambaro

Il graphic novel venuto dall’Oriente 56di Vincenzo Filosa e Paolo Interdonato

Dall’edicola alla libreria 63di Luisa Nannipieri

Sergio Bonelli 69di Paolo Bacilieri

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GLI AUTORI

Alte Tirature

Tra Storia e totalità 77di Gianni Turchetta

Le esordienti raccontano storie 85di Giovanna Rosa

Non è un paese per cannibali 93di Mario Barenghi

Apocalittici e antimoderni 98di Federico Bona

Arbasino a cavallo 104di Bruno Pischedda

Postrealismo e narrativa postindustriale. 110Intervista a Mario Desiatidi Maria Serena Palieri

Un Gesù non per tutti 114di Luca Clerici

Nucleare sì, nucleare no 119di Sylvie Coyaud

Il successo della crisi 123di Mauro Novelli

Giornaliste ai fornelli 129di Maria Sofia Petruzzi

Manuali di felicità 135di Enzo Marigonda

Italiani, carne da canzone 144di Umberto Fiori

SOMMARIO

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Adottati a scuola

La multimedializzazione della didattica 150di Anna Favalli

La scuola tra rassegnazione e resistenza 159di Roberto Carnero

GLI EDITORI

Cronache editoriali

Il ritorno dei pamphlet 167di Giuseppe Strazzeri

«La regina è la storia» 172di Alberto Rollo

«Una sorta di democratizzazione del sapere» 181Intervista a Giuseppe Ferrari di Ilaria Barbisan

«Una superficialità espansa» 186Intervista a Gianfranco Cordara di Ilaria Barbisan

La breve vita felice delle librerie indipendenti 192di Roberta Cesana

Ma Follett scrive in italiano? 202di Laura Cangemi e Roberta Scarabelli

Milano è sempre un gran Milan 209di Laura Lepri

Il Corriere insegna a scrivere 215di Dario Moretti

Che cos’è un libro 220di Cinzia Parolini e Paola Dubini

SOMMARIO

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Dal testo al libro

Il testo dell’e-book 225di Alberto Cadioli

App di libri: da punta avanzata 230della sperimentazione a nicchia di mercato? di Laura Cerutti

Le vie della promozione

Le peripezie del Salone di Torino 237di Alessandro Terreni

I LETTORI

Editori servitori e editori megalomani 246di Piero Attanasio

Acquisto di libri e comportamenti di lettura 255di Marco Gambaro

Una legge, molte polemiche 263di Stefano Salis

Non leggete, vi prego, Raffaello Baldini! 270di Stefano Ghidinelli

MONDO LIBRO 2011

Diario multimediale

2011: il digitale cresce e cambiano le prospettive 278di Cristina Mussinelli

Taccuino bibliotecario

Biblioteche che promuovono la lettura 287di Giovanna Frigimelica e Stefano Parise

Indice dei nomi e dei titoli 295

SOMMARIO

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GRAPHIC NOVEL.

L’ETÀ ADULTA DEL FUMETTO

L’unica forma d’arte figlia del nostro tempo di Goffredo Fofi

L’adolescente a fumetti di Vittorio Spinazzola

Il formato fumetto di Paolo Interdonato

Il graphic novel sperimentale. Scisso, enigmatico, metanarrativo di Paolo Giovannetti

Il reportage a fumetti di Tina Porcelli

Le risorse del giallo a fumetti di Giuliano Cenati

Il pornofumetto e la reversibilità dei ruoli sessuali di Elisa Gambaro

Il graphic novel venuto dall’Oriente di Vincenzo Filosa e Paolo Interdonato

Dall’edicola alla libreria di Luisa Nannipieri

Sergio Bonelli di Paolo Bacilieri

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L’unica forma

d’arte figlia

del nostro tempodi Goffredo Fofi

In principio era Maus: il fumetto dimostra di poter essere storia oralee riflessione antropologica; di poter affrontare argomenti gravi e gravissimi; di poter competere con romanzi e film, apparendopersino più profondo e necessario, più fortemente evocativo e riflessivo. Oggi non c’è campo del sapere con il quale il graphicnovel non abbia voluto cimentarsi (fino alla rappresentazione visivadel nascosto e dell’inespresso) o genere letterario o cinematografico di cui non abbia cercato di riprendere la tradizione adattandola al suospecifico, a volte con molta maggior libertà della letteratura.

Uno storico della cultura la cui vista non siaappannata dallo specialismo e dalla convinzione che il suo campodi studio è quello centrale per l’interpretazione di un’epoca, do-vrà necessariamente considerare il graphic novel – accettiamo dichiamarlo così perché «romanzo a fumetti» fa troppo pensare a«Grand Hotel» e ai fotoromanzi del secondo dopoguerra – comeuno dei più vitali e interessanti «mezzi di comunicazione» e, so-prattutto, espressioni artistiche degli ultimi decenni, almeno dal-la pubblicazione di Maus di Art Spiegelman in avanti. Maus di-mostrò anche ai più ottusi tra i critici che il fumetto poteva esse-re qualcosa di diverso da quello gradito ai bambini e agli adole-scenti e amato dai nostalgici della propria infanzia e adolescenza,un fumetto sempre seriale, «a puntate», e avventuroso o umoristi-co secondo convenzioni narrative ereditate dalla letteratura del-l’Ottocento e raramente baciate dal soffio di un’ispirazione visivao narrativa di qualche affinità con le ricerche contemporaneedelle arti dette maggiori («Krazy Kat», «Little Nemo»...). ConMaus, il fumetto poteva essere storia orale e riflessione antropo-logica, poteva affrontare – nei modi, propri al fumetto tradiziona-le, delle serie di immagini accompagnate dai balloons, appunto i

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«fumetti», disposte in modi regolari e conseguenti all’interno diuna pagina – argomenti gravi e gravissimi, toccati di solito dasaggi, romanzi e film molto ambiziosi ma solo in modi indiretti e«infantili» dal fumetto. Poteva competere, insomma, con quantodi meglio, su quel tema, avevano dato le altre forme espressive epersino apparire come un’opera più profonda e necessaria, piùfortemente evocativa e riflessiva di molte tra quelle.

Maus non è stato il primo graphic novel, né il primo che ri-spondesse a requisiti così ambiziosi, ma fu certamente il primo asuscitare un così vasto interesse fuori del suo settore, oltre gli abi-tuali cultori del fumetto. Uscì in volume nel 1986, in Italia nel1989, ma già gli intenditori lo conoscevano e ne parlavano, da noi,su riviste come «Linus» o «Linea d’ombra». Ed ebbe come effetto,graduale ma rapido, in molti paesi e in particolare nel nostro, lanobilitazione di un campo della creatività artistica, il riconosci-mento della sua validità, della sua diversità ma anche del suo in-treccio con altre arti e forme d’espressione e con altri campi del sa-pere. Non solo la pittura, la grafica, il cinema, anche la letteratura ela storia, e via via la sociologia e il giornalismo, la psicologia e lapsicanalisi, le scienze e la religione... non c’è campo del sapere conil quale, oggi, il graphic novel non ha voluto sposarsi, cimentando-si in imprese a volte al limite dell’impossibile, come è della rappre-sentazione visiva del nascosto e dell’inespresso, dell’apparente-mente irrappresentabile.

Non c’è genere letterario o cinematografico classico di cuiil graphic novel non abbia cercato di riprendere la tradizione adat-tandola al suo specifico e al presente, a volte con molta maggior li-bertà della letteratura, che si è limitata a inserirvi la politica nelleforme del noir – un sottofondo anche questo non nuovo, e coniu-gato anche nel fumetto sulla linea di un giornalismo chiassoso chesi presume «disvelatore» o nei modi dell’inchiesta giudiziaria, effi-caci per catturare l’attenzione dei lettori e per sembrare attuali mararamente al giusto grado di lucidità (dopo gli anni cinquanta, po-co di radicalmente nuovo è stato fatto nel noir, a parte DerekRaymond). Lo stesso giornalismo d’inchiesta o d’ambizione socio-logica ha messo radici nel fumetto con risultati egregi, perseguen-do un tipo di realismo che non ha però mai prodotto e forse nonpoteva produrre, sollevandosi sul giornalismo e sul diario, nulla di

L’unica forma d’arte figlia del nostro tempo

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simile, mettiamo, ai reportage di un Kapuscinski o ai romanzi dispionaggio di un Greene o oggi di un le Carré. Come è stato del ci-nema ma non è della letteratura, il graphic novel ha dimostrato po-co interesse per il melodramma, per la storia degli impedimenti – politici, economici, etnici, religiosi, psicologici... – che si frap-pongono alla felicità individuale e di coppia, e l’amore, terrenoideale e idealizzato per esempio del fotoromanzo, non ha trovatonel fenomeno del graphic novel un riscontro significativo, piutto-sto sfondo o dato secondario che non motore e guida di una vicen-da. Però il romanzo più genericamente sentimentale fa parte an-ch’esso dei nuovi territori del graphic novel, bensì in termini dicommedia, anzi di «commedia di situazione» o sit-comedy.

È talvolta difficile distinguere cosa vi è nel cinema di novitào di remake aggiornato e impoverito, devitaminizzato, di storie diformazione e di autobiografismi familiari, mentre nel fumetto que-sto è uno spazio nuovo e ricco di proposte, che parte da una rifles-sione disincantata su di sé e sul proprio contesto, che fa invece laforza del fumetto autoriflessivo nei suoi esempi migliori, che èspesso amaro e crudele oltre ogni acquisizione psicanalitica. Lapsicanalisi, infatti, è presente nel fumetto odierno solo generica-mente, come retroterra culturale assorbito ma non determinante,nelle autoanalisi di molti artisti legati alla propria soggettività, tar-do «minimalisti».

Quel che in questo filone è evidente è piuttosto la perce-zione di un solipsismo, di un ripiegamento su di sé, che fanno ben-sì parte della cultura giovanile di questi ultimi tre decenni, oltreogni caratterizzazione in termini di cultura nazionale: dal Giap-pone all’Italia, attraversando le nazioni e lasciando per ora ai mar-gini soltanto quel che conosciamo del fumetto africano. Ma ovvia-mente non si tratta, data la specificità del fumetto, soltanto di for-me del racconto, si tratta anche di forme della visione.

Il soggetto e la sua «continuità», la sceneggiatura, contanoenormemente, ma conta altrettanto – a volte di meno, a volte dipiù – il disegno, il modo in cui una storia (o una fantasia, un’irreal-tà, un’intuizione – e una speranza o un’angoscia, una «visione delmondo») prendono corpo e colore, scansione e contrasto, luce eombra, ritmo e pausa, flusso e movimento, velocità e apertura echiusura. E qui il discorso prende una nuova strada, perché certi

GRAPHIC NOVEL. L’ETÀ ADULTA DEL FUMETTO

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«generi» del graphic novel non sono affatto riconducibili alla tra-dizione letteraria e cinematografica (se non quelle iperminoritariedelle avanguardie poetiche in letteratura e del disegno animato nelcinema) e osano raccontare le loro storie con il solo apporto del-l’immagine, per di più di un’immagine non antropomorfa, nonrealistica.

Non sono le forme più diffuse, ma certamente – dato an-che il tipo di studi da cui i fumettisti che hanno studiato provengo-no, quello delle scuole d’arte – l’incontro tra esigenze meramenteformali e bisogno di costruire comunque un racconto, una sorta diracconto, determina una sperimentazione incessante, una ricercadi originalità, e accessoriamente di coerenza dentro questa origi-nalità, dentro questa personale scelta di campo, una propria linguache possa rompere le convenzioni accreditate anche nel campo del«nuovo». Il graphic novel si permette cose che la letteratura e il ci-nema non si permettono mai o quasi mai (nei loro margini estremi)– condizionate come sono da un pubblico, da un mercato, da unsistema economico-sociale della comunicazione. Il graphic noveloffre la possibilità di una libertà vastissima, anche a confronto del-la produzione attuale di arte offerta da gallerie e musei, condizio-nata da mode e da mercati molto pressanti, chiusi e aristocratica-mente ottusi.

Insomma, la novità portata dal graphic novel è di due tipi: 1) rinnovamento ed esplosione di un medium che si dimo-

stra concorrenziale con tutti gli altri e molto più libero e apertodella letteratura, del cinema, del teatro, del giornalismo, della stes-sa musica, al racconto del presente e secondo l’ottica – la libertà –di generazioni nuove, che ridono delle convenzioni idealistichesulla superiorità di un genere su un altro;

2) ingresso nel campo delle arti adulte con una prepotenzae libertà di sguardo, anzitutto generazionale, da trent’anni in qua,per la capacità di reinventarsi e di inventare a confronto con la piùbruciante attualità ma anche con le più ardite o amare delle filoso-fie del presente, e del futuro che ci si prepara. Il graphic novel è di-ventato in tal modo un campo di battaglia delle nostre paure e del-le nostre aspirazioni. E anche, non di rado, delle nostre velleità,della nostra stupidità...

Ci sono molti artisti di una certa età e ancora di più della

L’unica forma d’arte figlia del nostro tempo

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mezza età, tra gli autori del graphic novel. Ma la stragrande mag-gioranza di essi conta dai venti ai quarant’anni, è cresciuta e si èformata in una delle più radicali mutazioni della storia, all’inizio diun’era detta giustamente postmoderna, dove i condizionamentimateriali e spirituali messi in atto da un potere sempre più astrattoe anonimo, la finanza, hanno agito in profondità sulle coscienzeper il tramite dell’informazione e del mercato: consenso e consu-mo come intreccio alienante e micidiale alla conquista di ogni coscienza.

È stato ed è ben difficile per tutti liberarsi di quei condi-zionamenti, dichiararsene esenti. Anche nelle arti – non a casoprigioniere come non mai di una programmazione dall’alto acca-nita e ossessiva, di una pubblicità che ha fatto leva sul narcisismodei singoli e sul loro (indotto, stimolato) bisogno di apparire e dipossedere prima che di essere. Che ci siano stati dei giovani chehanno cercato strade nuove, modi nuovi di raccontare, raccon-tarsi, esplorare, inventare per sé e per tutti, a me pare quasi mira-coloso. Così come mi pare miracoloso che ci siano, oggi e pro-prio oggi, dei giovani cresciuti dentro questo sistema che, difronte alla sua crisi, gli si ribellano coscienti che esso ci ha propo-sto e propone non altro che il suicidio della specie o la morte delpianeta per il solo e temporaneo vantaggio di un drappello dimanipolatori, di un superpotere da fantascienza, nel sonno dellacoscienza dei dominati.

Artigianale e povero nei suoi mezzi, libero nella sua possi-bilità di creare, il graphic novel ha saputo, almeno sinora, darciuna messe di opere di grandissima varietà e libertà espressiva,esplorando probabilmente l’unica forma d’arte figlia del nostrotempo e adeguata al nostro tempo, ma nella cosciente critica e,spesso, nel rifiuto di accettare il mondo così com’è.

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