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Direore Editoriale: Carlo Pellegrino Direore Responsabile: Alberto Incoronato PERIoDICo DI InfoRmAzIonE DIbAttIto E PRoPostA sullA DIDAttICA E lA RICERCA unIvERsItARIA N. 67 - 4 DICEmbRE 2012 Spedizione in abbonamento postale Art. 2 co 20 lett. C) L. 662/96. – DCB Umbria Consiglio Centrale CIPUR Rimini, 13-14 settembre ‘12 A pag. 5 All’interno... A pag. 2 R ecentemente è stata pubblica- ta in Gazzetta Ufficiale (SO n. 173/L alla GU Serie generale - n. 189) la Legge 7 agosto 2012, n. 135 di conversione, con modifiche, del Decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini. Ci occupiamo qui del quarto periodo del comma 7 dell’art. 5, che recita: “Art. 5. Riduzione di spese delle pubbli- che amministrazioni ... A decorrere dalla medesima data (1° ottobre 2012, N.d.R.) è fatto obbli- go alle università statali di riconoscere il buono pasto esclusivamente al per- sonale contrattualizzato. …” Mi frulla nella mente un vago ricordo di aver letto in una vecchia bozza in- formale del provvedimento ancora in fieri la parola “strutturato” al posto di “contrattualizzato”, ma non ritrovo il foglietto o file; immagino quindi che potrei anche ricordare male. Premetto: quando l’acqua (finanzia- ria) è alla gola di tutti, è dovere (e van- taggio) di tutti aiutare a tenere a galla la barca, vale a dire contribuire alla ri- soluzione del problema. Quindi, ben vengano sacrifici, se servono e se sono equamente condivisi. In quest’ottica, mi consta che nel CIPUR non si siano alzate voci contro il blocco plurienna- le degli scatti automatici di stipendio: una misura eccezionale, limitata nel tempo, applicata erga omnes. Ma qui si tratta di una norma a regime, per sempre, applicata solo ad un ristretto numero di persone, insomma di una norma “contra personas”. Sorgono quindi spontanee delle do- mande: perché? Perché a noi? Per- ché solo a noi? Chi ha avuto l’idea? Le risposte sono difficili, tranne la prima: TUTTO SERVE, e l’ultima. In- fatti, era scritto chiaramente nel pro- gramma elettorale de “Il sindacato degli studenti”, una delle associazioni studentesche nelle elezioni delle rap- presentanze dell’8 e 9 maggio scorso; a Padova è stato ribadito anche in un’intervista sulla stampa locale ad una candidata dello stesso gruppo. In più, a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si coglie; viene quindi spon- taneo chiedersi: “Cui prodest?”. Non è difficile pensare che la CRUI (o alme- no alcuni dei suoi componenti), nella sua tradizione pluriennale di azioni a danno dei Colleghi che hanno eletto i rettori che vi siedono, abbia quanto- meno visto con favore questa “econo- mia di bilancio” e che i sindacati con- federali abbiano apprezzato questo punto del provvedimento, della serie: “Dagli al professore universitario, ba- rone, strapagato, nullafacente e non contrattualizzato!”, di cui, strana- mente, sono strenue paladine un paio di testate giornalistiche di estrazione politica di segno opposto. Giornali su cui, talvolta, si scrive senza sapere di cosa si stia trattando. L’episodio delle “citazioni” della cosiddetta inchiesta della Neue Zürcher Zeitung sulle re- tribuzioni dei docenti europei è para- digmatico. Una prima considerazione: ritengo importante la frequentazione delle mense universitarie da parte dei Do- centi, per vari motivi. Ovviamente questa presenza aumenta se è anche incentivata economicamente; diven- ta una questione di costi a fronte di benefici. Ritengo che la soluzione trovata a Padova sia esemplare come equilibrio. Primo motivo, quello utilitaristico: premesso che per molti Docenti l’atti- vità si esplica con una presenza nella propria struttura durante tutto l’arco della giornata e che il tornare a casa per il pranzo è fuori discussione per motivi di tempo, spesso anche di di- stanza, è senz’altro più rilassante e sano mettere i piedi sotto la tavola, piuttosto che trangugiare un panino in piedi. Per questo nel mio Ateneo ho tentato di impegnarmi, invano, per far estendere lo stesso trattamento anche ad assegnisti, borsisti e altri collabora- tori che, come me, sono attivi a tempo pieno. Secondo, vedere in mensa i Docenti ha un effetto “testimonial”, che può indurre gli studenti a servirsi della mensa, a prezzi calmierati e con una qualità che il privato difficilmente può permettersi con simili introiti. Terzo, l’esprit de corps e le relazioni interpersonali: stare seduti a tavo- la anche con assegnisti, dottorandi e tesisti rende più umani sia il rappor- to di lavoro, sia la relazione docente/ discente. E migliora la qualità del la- voro, discutendo qualche volta dei ri- sultati ottenuti in maniera informale e rilassata. Un aneddoto: una ragazza, in tesi in un altro gruppo di ricerca, si lamentava con i miei tesisti del fatto che erano tre giorni che lavorava ad un passaggio di sintesi chimica, ma senza risultati. Fra un piatto e l’altro le ho buttato lì un’idea. Nel pomeriggio è passata nel mio laboratorio con un sorriso smagliante ed ha scritto sulla lavagna un enorme: Sì! Paolo Manzini DOCENTI, TIRATE LA CINGHIA! SI RINNOVA IL DIRETTIVO DEL CIPUR Alternanza e continuità: valori irrinunciabili I l giorno 13 settembre 2012 si è insediato, previa votazio- ne per acclamazione, il nuovo direttivo del CIPUR sotto la presidenza nazionale del Prof. Alberto Incoronato. Nel formulare i ns più vivi e sentiti auguri a tutti i colle- ghi che ci rappresentano, ci preme particolarmente cogliere questa ottima occasione per sottolineare una prerogativa che a noi sembra fondamentale, data la sua preziosa unicità , in ogni tempo, ma in questo in modo particolare. Il CIPUR è nato ormai da più di vent’anni per difendere, ini- zialmente, i diritti dei professori di ruolo di seconda fascia (co- munemente detti associati) ma ora esso rappresenta tutta la docenza universitaria, dagli ordinari agli ex assistenti ordinari. In questi anni molti colleghi, ovviamente compresi quelli dell’at- tuale direttivo, sono passati al ruolo superiore e molti altri sono andati in pensione; sia gli uni che gli altri, tuttavia, non soltanto sono rimasti iscritti, ma hanno continuato a dare il loro attivo e prezioso contributo all’Associazione. Riteniamo che questa sia la prova migliore che ciò che ha gui- dato finora l’ azione del CIPUR sia stata la visione comune e la profonda convinzione, di ciascuno di noi, circa le esigenze effettive della struttura universitaria italiana, affinché essa po- tesse mantenere e migliorare la sua secolare tradizione. Tutto ciò è stato sempre attuato super partes e prescindendo da personali interessi e particolarismi di varia natura. Questo è il prezioso patrimonio, per noi irrinunciabile, che dovrà con- tinuare ad ispirare tutta la ns azione futura, volta sempre e unicamente a sviluppare nel modo migliore l’istituzione acca- demica del nostro Paese. Ispirati da tali riflessioni e constatazioni, auguriamo a tutti i nuovi eletti buon lavoro! Carlo Pellegrino Speriamo che i migliori almeno non ci rimettano Con le procedure innescate dalla legge 240 del 2010 le pub- blicazioni su riviste che usano la revisione tra pari per sele- zionare il materiale sottomesso per la stampa e gli indicatori bibliometrici diventano strumenti fondamentali nelle proce- dure di valutazione, in particolare ai fini del reclutamento. Altrove, dove il dibattito sull’efficacia di tali strumenti, con- trariamente a quello che succede nel nostro paese, è molto sviluppato interessando anche organi legislativi, si è ben consci dei limiti e dei pericoli insiti nel loro uso. Segue a pagina 3 A pagina 3 Alberto Incoronato RUBRICA CONTENZIOSO A cura di Viorio Mangione Libere riflessioni sulla attuazione della riforma “Gelmini” A pag. 7 Sui cervelli in fuga A pag. 7 di Paolo Manzini di Nicola Perrotti C he la qualità della ricerca scien- tifica si misurasse con la bilancia era l’ultima cosa che si saremmo aspettati. Da sempre, andiamo affermando che solo un sistema trasparente e merito- cratico per l’accesso alla docenza è in grado di evitare molti dei mali che si nascondono dietro i concorsi uni- versitari e che solo l’istituzione del Ruolo Unico, non più suddiviso in fasce ma in classi economiche diversificate, sulla parametri oggettivabili della qualità della ricerca e della didattica (più l’assistenza per medicina) siano alla base di un’Università moderna, efficiente e produttiva. Non siamo ancora riusciti, ed immaginiamo che diffi- cilmente ci riusciremo, a scardinare la suddivisione nel- le due fasce docenti più i ricercatori, nate con la legge 382/80 per essere funzionali all’organizzazione del Siste- ma Sanitario Nazionale (SSN) con il quale ci si doveva confrontare (primario, aiuto, assistente) - per inciso il SSN ha da tempo istituito il ruolo unico - siamo invece soddisfatti per la scomparsa della figura del Ricercatore a tempo indeterminato e siamo convinti che la strada in- trapresa per la valutazione sia quella corretta. Segue a pagina 6 Le mediane: ovvero quando l’unità di misura della ricerca scientifica è il chilogrammo Buone Feste - Rosa Daniela Grembiale -

SI RINNOvA IL DIRettIvO DeL CIPUR alternanza e continuità

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Page 1: SI RINNOvA IL DIRettIvO DeL CIPUR alternanza e continuità

Direttore Editoriale: Carlo PellegrinoDirettore Responsabile: Alberto Incoronato

PERIoDICo DI InfoRmAzIonE DIbAttIto E PRoPostA sullA DIDAttICA E lA RICERCA unIvERsItARIA

N. 67 - 4 DICEmbRE 2012

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Consiglio Centrale CIPURRimini, 13-14 settembre ‘12

A pag. 5

All’interno...

A pag. 2

Recentemente è stata pubblica-ta in Gazzetta Ufficiale (SO n. 173/L alla GU Serie generale

- n. 189) la Legge 7 agosto 2012, n. 135 di conversione, con modifiche, del Decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini.Ci occupiamo qui del quarto periodo del comma 7 dell’art. 5, che recita:“Art. 5. Riduzione di spese delle pubbli-che amministrazioni... A decorrere dalla medesima data (1° ottobre 2012, N.d.R.) è fatto obbli-go alle università statali di riconoscere il buono pasto esclusivamente al per-sonale contrattualizzato. …”Mi frulla nella mente un vago ricordo di aver letto in una vecchia bozza in-formale del provvedimento ancora in fieri la parola “strutturato” al posto di “contrattualizzato”, ma non ritrovo il foglietto o file; immagino quindi che potrei anche ricordare male.Premetto: quando l’acqua (finanzia-ria) è alla gola di tutti, è dovere (e van-taggio) di tutti aiutare a tenere a galla la barca, vale a dire contribuire alla ri-soluzione del problema. Quindi, ben vengano sacrifici, se servono e se sono equamente condivisi. In quest’ottica, mi consta che nel CIPUR non si siano alzate voci contro il blocco plurienna-le degli scatti automatici di stipendio: una misura eccezionale, limitata nel tempo, applicata erga omnes. Ma qui si tratta di una norma a regime, per sempre, applicata solo ad un ristretto numero di persone, insomma di una norma “contra personas”.Sorgono quindi spontanee delle do-mande: perché? Perché a noi? Per-ché solo a noi? Chi ha avuto l’idea? Le risposte sono difficili, tranne la prima: tUttO SeRve, e l’ultima. In-

fatti, era scritto chiaramente nel pro-gramma elettorale de “Il sindacato degli studenti”, una delle associazioni studentesche nelle elezioni delle rap-presentanze dell’8 e 9 maggio scorso; a Padova è stato ribadito anche in un’intervista sulla stampa locale ad una candidata dello stesso gruppo. In più, a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si coglie; viene quindi spon-taneo chiedersi: “Cui prodest?”. Non è difficile pensare che la CRUI (o alme-no alcuni dei suoi componenti), nella sua tradizione pluriennale di azioni a danno dei Colleghi che hanno eletto i rettori che vi siedono, abbia quanto-meno visto con favore questa “econo-mia di bilancio” e che i sindacati con-federali abbiano apprezzato questo punto del provvedimento, della serie: “Dagli al professore universitario, ba-rone, strapagato, nullafacente e non contrattualizzato!”, di cui, strana-mente, sono strenue paladine un paio di testate giornalistiche di estrazione politica di segno opposto. Giornali su cui, talvolta, si scrive senza sapere di cosa si stia trattando. L’episodio delle “citazioni” della cosiddetta inchiesta della Neue Zürcher Zeitung sulle re-tribuzioni dei docenti europei è para-digmatico.Una prima considerazione: ritengo importante la frequentazione delle mense universitarie da parte dei Do-centi, per vari motivi. Ovviamente questa presenza aumenta se è anche incentivata economicamente; diven-ta una questione di costi a fronte di

benefici. Ritengo che la soluzione trovata a Padova sia esemplare come equilibrio.Primo motivo, quello utilitaristico: premesso che per molti Docenti l’atti-vità si esplica con una presenza nella propria struttura durante tutto l’arco della giornata e che il tornare a casa per il pranzo è fuori discussione per motivi di tempo, spesso anche di di-stanza, è senz’altro più rilassante e sano mettere i piedi sotto la tavola, piuttosto che trangugiare un panino in piedi. Per questo nel mio Ateneo ho tentato di impegnarmi, invano, per far estendere lo stesso trattamento anche ad assegnisti, borsisti e altri collabora-tori che, come me, sono attivi a tempo pieno.Secondo, vedere in mensa i Docenti ha un effetto “testimonial”, che può indurre gli studenti a servirsi della mensa, a prezzi calmierati e con una qualità che il privato difficilmente può permettersi con simili introiti.terzo, l’esprit de corps e le relazioni interpersonali: stare seduti a tavo-la anche con assegnisti, dottorandi e tesisti rende più umani sia il rappor-to di lavoro, sia la relazione docente/discente. e migliora la qualità del la-voro, discutendo qualche volta dei ri-sultati ottenuti in maniera informale e rilassata. Un aneddoto: una ragazza, in tesi in un altro gruppo di ricerca, si lamentava con i miei tesisti del fatto che erano tre giorni che lavorava ad un passaggio di sintesi chimica, ma senza risultati. Fra un piatto e l’altro le ho buttato lì un’idea. Nel pomeriggio è passata nel mio laboratorio con un sorriso smagliante ed ha scritto sulla lavagna un enorme: Sì!

Paolo Manzini

DoCentI, tIRate la CInghIa!

SI RINNOvA IL DIRettIvO DeL CIPUR

alternanza e continuità: valori irrinunciabiliI

l giorno 13 settembre 2012 si è insediato, previa votazio-ne per acclamazione, il nuovo direttivo del CIPUR sotto la presidenza nazionale del Prof. Alberto Incoronato.Nel formulare i ns più vivi e sentiti auguri a tutti i colle-

ghi che ci rappresentano, ci preme particolarmente cogliere questa ottima occasione per sottolineare una prerogativa che a noi sembra fondamentale, data la sua preziosa unicità , in ogni tempo, ma in questo in modo particolare. Il CIPUR è nato ormai da più di vent’anni per difendere, ini-zialmente, i diritti dei professori di ruolo di seconda fascia (co-munemente detti associati) ma ora esso rappresenta tutta la docenza universitaria, dagli ordinari agli ex assistenti ordinari. In questi anni molti colleghi, ovviamente compresi quelli dell’at-tuale direttivo, sono passati al ruolo superiore e molti altri sono

andati in pensione; sia gli uni che gli altri, tuttavia, non soltanto sono rimasti iscritti, ma hanno continuato a dare il loro attivo e prezioso contributo all’Associazione.

Riteniamo che questa sia la prova migliore che ciò che ha gui-dato finora l’ azione del CIPUR sia stata la visione comune e la profonda convinzione, di ciascuno di noi, circa le esigenze effettive della struttura universitaria italiana, affinché essa po-tesse mantenere e migliorare la sua secolare tradizione. tutto ciò è stato sempre attuato super partes e prescindendo da personali interessi e particolarismi di varia natura. Questo è il prezioso patrimonio, per noi irrinunciabile, che dovrà con-tinuare ad ispirare tutta la ns azione futura, volta sempre e unicamente a sviluppare nel modo migliore l’istituzione acca-demica del nostro Paese.

Ispirati da tali riflessioni e constatazioni, auguriamo a tutti i nuovi eletti buon lavoro!

Carlo Pellegrino

Speriamo che i migliorialmeno non ci rimettanoCon le procedure innescate dalla legge 240 del 2010 le pub-blicazioni su riviste che usano la revisione tra pari per sele-zionare il materiale sottomesso per la stampa e gli indicatori bibliometrici diventano strumenti fondamentali nelle proce-dure di valutazione, in particolare ai fini del reclutamento. Altrove, dove il dibattito sull’efficacia di tali strumenti, con-trariamente a quello che succede nel nostro paese, è molto sviluppato interessando anche organi legislativi, si è ben consci dei limiti e dei pericoli insiti nel loro uso.

Segue a pagina 3

A pagina 3 Alberto Incoronato

RUBRICA CONTENZIOSOA cura di Vittorio Mangione

libere riflessioni sulla attuazione della riforma “gelmini”

A pag. 7

Sui cervelli in fuga

A pag. 7

di Paolo Manzinidi Nicola Perrotti

Che la qualità della ricerca scien-tifica si misurasse con la bilancia era l’ultima cosa che si saremmo

aspettati.Da sempre, andiamo affermando che solo un sistema trasparente e merito-

cratico per l’accesso alla docenza è in grado di evitare molti dei mali che si nascondono dietro i concorsi uni-versitari e che solo l’istituzione del Ruolo Unico, non più suddiviso in fasce ma in classi economiche diversificate, sulla parametri oggettivabili della qualità della ricerca e della didattica (più l’assistenza per medicina) siano alla base di un’Università moderna, efficiente e produttiva. Non siamo ancora riusciti, ed immaginiamo che diffi-cilmente ci riusciremo, a scardinare la suddivisione nel-le due fasce docenti più i ricercatori, nate con la legge 382/80 per essere funzionali all’organizzazione del Siste-ma Sanitario Nazionale (SSN) con il quale ci si doveva confrontare (primario, aiuto, assistente) - per inciso il SSN ha da tempo istituito il ruolo unico - siamo invece soddisfatti per la scomparsa della figura del Ricercatore a tempo indeterminato e siamo convinti che la strada in-trapresa per la valutazione sia quella corretta.

Segue a pagina 6

Le mediane: ovvero quando l’unità di misura della

ricerca scientifica è il chilogrammo

Buone Feste

- Rosa Daniela Grembiale -

Page 2: SI RINNOvA IL DIRettIvO DeL CIPUR alternanza e continuità

n. 67 - 4 dicembre 2012Pagina 2

Cari amici,un saluto di benvenuto, oltre che a tutti voi, ai Proff. ROBeRtO BIONDI del Diparti-mento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’UNIveRSItÀ DI PeRUGIA, e Direttore

della Scuola di Specializzazione in Patologia Clinica, e ANtONIO MUSSINO del Dipartimen-to di Scienze Statistiche dell’Università LA SAPIeNZA di Roma, che ho nominato Presidenti, rispettivamente, delle Sedi CIPUR dell’UNIveRSItÀ DI PeRUGIA e dell’UNIveRSItÀ LA SAPIeNZA di Roma; vengono in tal modo a far parte del nostro Consiglio Centrale. Le no-mine sono intervenute a seguito delle comunicazioni di Carlo Pellegrino e Marcello Scalzo, Presidenti uscenti e membri della Giunta Nazionale, fatte nel corso della Giunta del 20 luglio scorso e grazie a loro successive gradite e responsabili indicazioni che hanno consentito di dare da subito continuità alla gestione delle sedi.

Cari amici, con la convocazione e l’apertura di questo Consiglio Centrale ho portato a ter-mine il delicato compito che avete ritenuto di assegnarmi il 18 settembre 2006 e riconferma-tomi il 10 settembre 2009; un ringraziamento sentito per il supporto datomi in questo intenso periodo va a voi tutti, ai membri della Giunta Nazionale ed alle ottime e pazienti collaboratrici della Segreteria Nazionale. Oltre al ringraziamento sincera gratitudine mia personale e di tutta l’Associazione al vice Presidente Nazionale vicario, il caro Paolo, per la preziosa opera che ha continuato a svolgere nel corso di tutto il mio mandato.

Le attività svolte, le iniziative prese (non sempre con un esito soddisfacente) vi sono note anche perché puntualmente sottoposte al vostro “via libera”; aderendo ad una opportuna prassi introdotta dal mio predecessore non ritengo mio compito sottoporvi un bilancio sia degli eventi che delle modalità di volta in volta poste in atto in questi sei anni di azione sin-dacale. Il Consiglio Centrale che inizia oggi vede, infatti, come compito principale quello di rinnovare, a norma di Statuto, l’organigramma nazionale e di dare al nuovo momento esecuti-vo le indicazioni di politica sindacale da portare avanti. Nello svolgimento del nostro dibattito vi saranno inevitabili agganci con la attività pregressa svolta e certune fondamentali scelte effettuate, compresa quella relative al periodo febbraio-settembre 2012, che consentiranno di colmare eventuali carenze informative.

La criticità del momento associativo che stiamo vivendo, però, mi fa ritenere utile evi-denziare alcune linee sulle quali il Consiglio Centrale da alcuni anni si è espresso e che a mio avviso dovrebbero continuare ad essere in permanente evidenza fra i nostri obiettivi a breve, anche per la coerente continuità che dovrebbe caratterizzare ogni buona gestione di momenti collettivi.

Mi riferisco a quelli che ho definito obiettivi primari e di sopravvivenza per i sindacati autonomi: sfoltimento dell’abnorme numero di sigle autonome della docenza e ottenimento di interventi normativi e statutari che consentano di esigere la considerazione delle nostre associazioni da parte delle amministrazioni autonome dell’università.

L’atto costitutivo del COSAU ed il dialogo in atto con le Sigle in esso previste potrebbe essere, con la prudenza e la estrema chiarezza dovute, una via per interrompere la polveriz-zazione nefasta del “miniassociassionimo”. Inoltre dopo il deludente rapporto con Confsal, potrebbe essere utile l’adesione alla CISAL: in tal senso si è pervenuti ad un pre-accordo che dovrà essere confermato o meno da questo C.C..

Siamo invece in alto mare sulla possibilità reale di adeguatamente tutelare i nostri iscrit-ti e la docenza in genere. Più esplicitamente, mentre i sindacati dei comparti dei lavoratori contrattualizzati svolgono ufficialmente, ed obbligatoriamente per le Amministrazioni, la loro funzione, le associazioni sindacali del pubblico impiego non contrattualizzato, stante la nor-mativa (o la sua assenza!) e le prassi vigenti, … esistono!. Quest’ultime associazioni vedono, se dotate di statuto e registrate regolarmente, ufficialmente censiti i loro soci; sono consul-tate con sistematicità a livello nazionale (ministeri, Commissioni Parlamentari); nella quasi generalità, specie se adeguatamente rappresentative, hanno pure “protocolli” ufficiali con la

“Commissione di Garanzia per l’at-tuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali”. Ma nessuna norma ne rende obbligatoria la consultazione o prevede modalità di possibile intervento in certune evenienze, spe-cie locali; la Carta garantisce loro la sola libertà di esistere.

In particolare la nostra categoria, che ha la ventura di covare in sé la propria “controparte” (leggasi rettori, presidi et similia), ha sì visto (e vede) il sorgere di asso-ciazioni autonome, alcune delle quali storiche, estremamente rappresentative ed ultra censite, ma a causa dell’esistenza della citata controparte interna non riesce a garantire una reale tute-la per i propri associati poiché assai scarsamente considerate e del tutto oggetto di ostracismo nel contesto locale.

Una conferma di tale realtà si è concretizzata con l’infelice Ordinanza di un Giudice del lavoro di Parma che sancendo l’inesistenza di un obbligo legislativo da parte delle Ammini-strazioni universitarie a fornire una sede ai sindacati autonomi della docenza, garantisce di fatto all’interno delle Università la sola presenza dei Confederali, in totale spregio al diritto di tutela del corpo docente e consente a che l’Università vieti la possibilità di frequentazione delle strutture universitarie al Presidente di Sede del CIPUR (che, seppur pensionato, rimane in tale servizio). Lo sconcerto aumenta quando si rilevi che tutto ciò avviene nel tempio del sapere, della ricerca avanzata, della libertà di eresia e di didattica, nella cosiddetta culla della cultura e della autonomia costituzionalmente garantita.

Cari amici, il nostro Statuto al punto 2 recita:” L’Associazione ha lo scopo di promuove-re la tutela della dignità morale, giuridica, economica e professionale dei soci, …” ; ebbene, penso di potere affermare con fermezza la irraggiungibilità di tali fini in mancanza di un rico-noscimento formale del diritto alla tutela dei propri associati oltre che della tutela del diritto di proselitismo. Ciò porta ineluttabilmente con sé, se non ci si impegnerà prioritariamente per l’ottenimento anche per i sindacati autonomi della docenza di una adeguata normativa (potrebbe bastare il livello statutario tramite accordo con la CRUI) che fissi obblighi, da parte delle Amministrazioni, di consultazione e di trattativa, per le questioni locali che riguardano la docenza, delle associazioni che la rappresentano, l’estinzione della Associazione stessa.

Auguro a tutti noi, ed in particolare fin d’ora al nuovo Presidente Nazionale, un buono e proficuo lavoro.

Consiglio Centrale CIPUR RImINI, 13 E 14 SETTEmBRE 2012

Relazione del PResidente nazionale uscente VittoRio Mangione

letteRa del neo PResidente nazionale alBeRto incoRonato

Cari colleghi,nel presentarmi a voi in qualità di Presidente Nazionale, incarico

conferitomi nel corso dell’ultima riunione del Consiglio Centrale svoltasi a Rimini il 13 e 14 settembre di quest’anno, desidero innanzitutto ringraziare Vittorio mangione che ha guidato la nostra associazione nel corso dei passati sei anni che sono stati anni difficili per il sistema universitario e in tempi recentissimi anche per il sistema paese (e allo stato appare problematico fare previsioni sulla fine di tale fase nega-tiva). Anni nei quali sono state varate ben due leggi elaborate specificamente per l’U-niversità.

La prima, legge 4 novembre 2005 n. 230 “Nuove disposizioni concernenti i professori e i ricercatori universitari e delega al Governo per il riordino del reclutamento dei professori universitari” pubblicata sulla Gazzetta Uffi-ciale n. 258 del 5/11/2005, entrata in vigore il 20/11/2005 e sostanzialmente inapplicata proprio per la parte concernete il reclu-tamento. Applicata, invece, per quanto riguarda l’età pensionabile dei Professori associati grazie all’azione del CIPUR che ha dapprima caldeggiato l’opzione da parte dei Professori associati non ex inca-ricati stabilizzati per il regime della leg-ge predetta e poi ne ha difeso la corretta applicazione - pensionamento al termine dell’anno accademico nel corso del quale si compiono 70 anni e non 68 come libe-ramente deciso da molte amministrazioni universitarie - con ricorsi alla magistratura amministrativa. Nessuna altra organizza-zione si è preoccupata di fare altrettanto. Come è noto l’interpretazione del CIPUR circa il pensionamento a 70 anni è stata sistematicamente giudicata conforme alla legge da TAR e CdS investiti della questio-ne. Questo risultato positivo è stato possi-bile grazie all’impegno del Delegato Na-zionale al Contenzioso Vittorio mangione che ha continuato a operare egregiamente in questa veste anche durante i suoi sei anni da presidente e continuerà a farlo nel futuro occupandosi degli altri ricorsi dei quali viene data puntuale informazione ai ricorrenti e su questo giornale.

La seconda legge, quella del 30 di-cembre 2010, n. 240 “Norme in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l’effi-cienza del sistema universitario” pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 10 del 14/1/2011 e entrata in vigore il 29/01/2011 ambisce ad avere effetti di portata sistemica così come li hanno avuti il DPR 382 del 1980 e la legge 186 del 1989. Il faticoso iter dei numerosi decreti necessari alla piena ap-plicazione della legge 240 del 2010 è in pratica concluso e si può cominciare a considerare alcuni degli effetti di breve e medio-lungo periodo sul sistema uni-versitario. Il primo effetto è stato quello della redazione degli statuti e conseguen-te riorganizzazione, in particolare con nuove strutture dipartimentali investite anche delle responsabilità didattiche in precedenza di competenza delle Facoltà. Questo processo è terminato quasi ovun-que e al momento l’attenzione generale si sta focalizzando sulle procedure per l’idoneità e nell’arco di alcuni mesi è ve-rosimile che potremo valutare gli effetti della procedura stessa. La legge prevede la possibilità di accordi di programma tra le singole università o aggregazioni delle stesse e il ministero al fine di favorire la competitività delle università, miglio-randone la qualità dei risultati, tenuto conto degli indicatori di contesto relati-vi alle condizioni di sviluppo regionale. Laddove questi accordi sono stati siglati, esempio regione Campania, si vanno già producendo i primi effetti in termini sia di razionalizzazione dell’offerta didattica regionale universitaria e sia di attività di ricerca anche con aggregazioni pubblico-privato finalizzate alla creazione dei di-stretti ad alta tecnologia e di laboratori finalizzati al rafforzamento del potenzia-

le scientifico e tecnologico della regione. La legge inoltre intende favorire la federazio-ne, anche limitatamente ad alcuni settori di attività o strutture, ovvero le fusioni tra due o più atenei; si noti che la federazione può avere luogo, altresì, tra università ed enti o istituzioni operanti nei settori della ricerca e dell’alta formazione, ivi compresi gli istituti tecnici superiori. La legge si oc-cupa anche della mobilità dei professori e dei ricercatori intendendo incentivare, con oneri a carico del fondo di finanziamento ordinario, la mobilita interuniversitaria del personale accademico e prevedendo di intervenire, con l’emanazione di Dm e senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, per quanto riguarda la mobilita interregionale dei professori universitari che hanno prestato servizio presso cor-si di laurea o sedi soppresse a seguito di procedure di razionalizzazione dell’offerta didattica. Per quanto riguarda la docenza universitaria si istituisce la nuova figura del Ricercatore assunto, nell’ambito delle risorse disponibili per la programmazio-ne, con contratto a tempo determinato al fine di svolgere attività di ricerca, di didat-tica, di didattica integrativa e di servizio agli studenti. Va segnalato che finalmente ciascuna università, nei limiti delle dispo-nibilità di bilancio e sulla base di criteri e modalità stabiliti con proprio regolamento, determina - cioè è obbligata a determinare - la retribuzione aggiuntiva dei ricercatori di ruolo a tempo indeterminato, degli as-sistenti del ruolo ad esaurimento di tecnici laureati ai quali, con il loro consenso, sono affidati moduli o corsi curriculari. Anche da questi brevi riferimenti si intuisce che si apre un nuovo scenario per l’università italiana interessata dall’implementazione di un nuovo meccanismo di reclutamento e progressione di carriera, da un radicale ridisegno della geografia universitaria na-zionale, anche con mobilità del personale, così come ad una ridefinizione dell’orga-nigramma della docenza universitaria, in particolare con il massiccio ricorso a perso-nale docente a tempo determinato. Siamo pertanto di fronte a situazioni nuove che pongono sfide nuove che impegneranno la dirigenza CIPUR nel prossimo futuro. E tutto questo, giova ricordarlo, in un conte-sto economico finanziario, locale e globale, molto difficile.

Immutato rimarrà l’impegno affinché sia salvaguardata la permanenza nel siste-ma universitario dei colleghi della Facoltà di medicina ponendo particolare atten-zione ai rapporti fra Facoltà di medicina e Servizio Sanitario Nazionale, regolati da convenzione secondo quanto previsto dal-la richiamata legge 240 che non debbono in alcun modo intaccare le peculiari prero-

gative del docente universitario di medi-cina che si dispiegano compiutamente, in accordo con il proprio stato giuridico, nelle inscindibili attività didattiche, di ricerca e di assistenza. In questo ambito fondamen-tale rimane l’apporto e l’attività dei colle-ghi della Sezione Nazionale di medicina e del delegato Nazionale dei Policlinici Uni-versitari.

Si continuerà a lavorare per l’unifica-zione di alcune sigle sindacali autonome della docenza convinti che l’abnorme nu-mero di sigle autonome non faciliti l’azione di promozione e tutela della dignità mora-le, giuridica, economica e professionale dei docenti universitari. Questo obiettivo può essere perseguito efficacemente ribaden-do e tutelando l’autonomia e l’indipen-denza da qualunque potere o movimento ideologico e politico. Inoltre, un impegno particolare deve essere profuso affinché si ottengano interventi normativi e statutari che contemplando la nostra consultazione su tematiche di nostro interesse rimedino al regime di apartheid che affliggono le as-sociazioni autonome della docenza.

Come si potrà notare la Giunta, oltre al cambio al vertice, è rimasta quasi la stessa. Si continuerà quindi a lavorare con lo stes-so spirito e con la stessa efficacia con cui lo si è fatto finora. Con Paolo manzini, ricon-fermato vicepresidente nazionale vicario, ho già sperimentato anni fa, con responsa-bilità invertite, una feconda collaborazione che sono certo si paleserà ancora una volta. Dicevo che la squadra è rimasta quasi la stessa (sono molto lieto di dare il ben venu-to in Giunta al collega Domenico Schiavo-ne dell’Università degli studi di Bari Aldo moro) in quanto marcello Scalzo ha rite-nuto che la scelta di anticipare il proprio pensionamento dovesse comportare anche la cessazione della propria partecipazione attiva nelle vita del CIPUR argomentando le motivazioni di un tale convincimento, e le sollecitazioni sia della Giunta e sia del Consiglio a un ripensamento al riguardo non sono riuscite a fargli cambiare opinio-ne.

Il CIPUR, autonomo e indipendente da qualunque potere o movimento ideo-logico e politico, continuerà a promuovere la tutela della dignità morale, giuridica, economica e professionale dei soci, nel ri-spetto dell’unicità della funzione docente. Comunque l’azione del CIPUR risulterà tanto più efficace quanto maggiore sarà la partecipazione e il coinvolgimento dei col-leghi, pertanto parafrasando un presidente degli USA, scomparso prematuramente e tragicamente nella seconda metà del se-colo scorso, si può affermare “Non chiederti cosa il CIPUR può fare per te, chiediti cosa tu puoi fare per il CIPUR”.

- Presidente Nazionale, Alberto Incoronato;- Vice Presidente Nazionale Vicario, Paolo Manzini;- Vice Presidenti Nazionali, Giuseppe Ingrassia e Vittorio Mangione;- Tesoriere Nazionale, Leonardo Bosi;- Delegato della Sezione Nazionale per i contatti con le forze sindacali, Vittorio Ferraro;- Delegato della Sezione Nazionale dell’informazione scritta, Carlo Pellegrino;- Delegato della Sezione Nazionale di medicina, Pasquale Santè;- Delegato della Sezione Nazionale per i contatti con le forze politiche, Rosa Daniela Grembiale;- Delegato della Sezione Nazionale per i contatti con le sedi, Domenico Schiavone;- Delegato ai rapporti con il CUN, Mario Amore;- Revisori dei Conti effettivi, Guido Casaroli, Antonietta R. Marchese, Franco Carlo Ricci;- Coordinatore per i Ricercatori, Francesco Sarti;- Coordinatore per gli Assistenti Ordinari, Maria Elisabetta Oliveri;- Incaricato speciale per i problemi dei pensionati e delle retribuzioni, Vincenzo Suraci

I NUOVI ELETTI

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Il Senato della Repubblica il 23 dicembre 2010, approvava in via definitiva il disegno di legge, d’iniziativa del Go-verno “Norme in materia di organizzazione delle università,

di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l’efficienza del sistema universitario”, anche noto come Legge Gelmini. All’articolo 16 si istituiva l’a-bilitazione scientifica nazionale e si impegnava il governo ad emanare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, uno o più regolamenti, conformi ai sensi dell’arti-colo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, su pro-posta del Ministro, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e con il Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione, per disciplinare le modalità di espletamento delle procedure finalizzate al conseguimento dell’abilitazione. Il regolamento sulle abilitazioni, emanato il 7 giugno 2012 con decreto n° 76, agli articoli 4 e 5 si occupa dei criteri e parametri per la valutazione dei titoli e delle pubblicazioni scientifiche, specificando che “Nella valutazione delle pubblicazioni scienti-fiche presentate dai candidati (…) la commissione [deve tener conto della] collocazione editoriale dei prodotti scientifici presso editori, collane o riviste di rilievo nazionale o internazionale che utilizzino procedure trasparenti di valutazione della qualità del prodotto da pubblicare, secondo il sistema di revisione tra pari.”, e all’articolo 6, che si occupa degli indicatori dell’attività scienti-fica, si citano esplicitamente gli indicatori bibliometrici.Il sistema peer review (quello che il legislatori legislatore ita-liano chiama revisione tra pari) è oggetto di discussioni e di confronti, almeno a partire dalla provocazione di Chuck Ross, giornalista di Los Angeles, che nel 1975 escogitò un trucco per dimostrare la fondatezza di un’idea che circolava da tempo nel mondo dell’editoria. Ridattilografò un libro di successo (Steps di Jerzy Kosinski, milioni di copie vendute in tutto il mondo) come se si fosse trattato di un manoscritto inedito, ma cambiando il titolo e il nome dell’autore, risottoponendolo a 14 editori e 5 agenzie letterarie americane. Risultato: 27 ri-fiuti – compreso quello della casa editrice di Kosinski che non riconobbe il manoscritto come meritevole di pubblicazione - accompagnati da giudizi spesso impietosi. Il risultato con-fermava che i ‘lettori’ a cui le case editrici delegano il compito di valutare i manoscritti proposti spontaneamente dagli autori valutano il nome dell’autore e non la qualità dell’opera, con la conseguenza che uno scrittore famoso continuerà ad avere occasioni per restare famoso, mentre uno sconosciuto ha buo-ne probabilità di non sfondare mai. In sostanza la conferma di quello che il sociologo Robert Merton aveva efficacemente battezzato come l’effetto ‘Matteo’ facendo riferimento al ver-setto 25, 29 del vangelo di Matteo che recita: “Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.”Douglas P. Peters e Stephen J. Ceci, professori di psicologia dell’università del North Dakota, nutrendo forti dubbi sull’ob-biettività dei revisori degli articoli sottoposti per pubblicazione su riviste scientifiche, decisero di replicare in ambito scientifi-co la provocazione di Chuck Ross. A distanza di alcuni mesi, selezionarono 12 lavori di autori affermati, operanti in campi attinenti alla loro specializzazione, pubblicati su riviste pre-stigiose, li ridattilografarono, cambiarono – con il consenso degli interessati - il nome degli autori e le loro università di appartenenza, e le frasi iniziali del riassunto, inviando il tut-to alle stesse riviste che li avevano pubblicati in precedenza. Solo 5 lavori furono riconosciuti dalle riviste che li avevano pubblicati, 7 furono, invece, considerati come originali e solo 1 fra questi fu accettato. I rifiuti erano accompagnati da cri-tiche metodologiche sull’analisi statistica o sull’esecuzione dell’esperimento e dal consiglio di riscrivere intere parti dei

lavori. Nel commentare questo risultato Ceci faceva osservare che i lavori scientifici oggetto dell’esperimento “non differivano da quelli autentici pubblicati e osannati, in alcunché se non nel nome dell’autore e dell’istituzione di appartenenza. C’è dunque un trattamento diversificato a seconda di chi firma un articolo. Quando l’autore è un nome prestigioso, il giudizio tende ad essere favorevo-le. Basta cambiare il nome ed ecco che il numero di casi esaminati non è sufficiente o le conclusioni affrettate”. Science e American Psychologist rifiutarono di pubblicare i risultati del lavoro di Peters e Ceci che nel 1980 fu accettato per pubblicazione su the Sciences. Successivamente, nel 1982, gli stessi autori in un loro ulteriore lavoro sul sistema della peer review facevano notare che “Ora noi abbiamo scoperto che il processo di peer review delle riviste prestigiose sembra anche favorire scienziati rinomati perfino quando la qualità del lavoro è la stessa [di quella di altri scienzia-ti]” e che “[P ] ubblicare su riviste con peer review sembra essere fondamentale per la tenure, in particolare per gli accademici di li-vello universitario nelle scienze sociali e fisiche, ma anche in scienze umane, della finanza e della salute. L’insegnamento, (…) le attività di servizio dipartimentali e (…) professionali nazionali sono, nella maggior parte dei casi, di secondaria importanza rispetto all’impat-to delle proprie pubblicazioni su riviste con peer review durante la valutazione per la tenure.”Il sistema peer review pone ulteriori problemi nel caso di lavori iperspecialistici o innovativi nei quali può risultare problemati-ca una competente revisione tra pari con il risultato di vedersi rifiutato da una rivista la pubblicazione del proprio lavoro (per evitare un tale rischio è meglio impegnarsi a farsi stampare quante più pubblicazioni possibile aventi per oggetto ricerche ortodosse con tanti saluti al contributo degli ‘eretici’ vero mo-tore del progresso delle conoscenze!), oppure il ‘peer reviewer’ scientifico più prossimo che lavori nello stesso campo con un simile complesso di esperienze non è altri che un concorrente. A quanti piacerebbe che il proprio progetto relativo ad un’i-dea scientifica originale o il risultato innovativo di una propria ricerca fosse analizzato e giudicato da un concorrente? ecco perché è stato anche affermato che “gli scienziati sono alla mer-cede di un sistema di ‘peer review’ che può non offrire né ‘peers’ né ‘review’.” Delle problematiche connesse al sistema peer review se ne è voluto occupare anche il Comitato per la Scienza e la tecnologia della House of Commons (Parlamento del Regno Unito) che oltre un anno fa varava un’inchiesta sulla procedura di peer review in particolare, sulla “(...) organizzazione e efficacia del processo di peer review usato per esaminare e validare i risultati scientifici e i lavori prima della pubblicazione”.La questione del peer reviewing è talmente critica nell’ambi-to della valutazione che è diventata anche oggetto di specifici meeting, come la sessione nell’ambito della sesta conferenza internazionale sulla gestione, comunicazione e generazione della conoscenza tenutasi negli USA lo scorso luglio.Nella corsa alle pubblicazioni - quante più pubblicazioni è possibile e su riviste con un alto IF (Impact Factor) - si segna-lano ‘incidenti di percorso’ nei quali sono incappati sia autori e sia responsabili di riviste scientifiche. Nel periodo 2000-2009 dal database PubMed sono stati cancellati ben 742 articoli scientifici (in particolare: 196 risultanti da frodi o falsificazione scientifica e 235 affetti da errori scientifici). Nel calcolare gli IF la thomson Reuters ne segue con particolare attenzione le va-riazioni temporali arrivando anche alla sospensione dal calcolo dell’IF di quelle riviste il cui IF mostra ‘eccessi di rialzo’, come nel caso di riviste che hanno fatto lievitare il proprio IF con politiche di autocitazioni sia dirette, nell’ambito della stessa ri-vista (in un caso l’IF in un anno è passato da 1,1 a 5,0), sia indi-rette, nell’ambito di un cartello formato da più riviste. Nel 2007 sono state sospese 9 riviste, nel 2008 ne sono state sospese 20,

nel 2009 si è passati a 36, con un lieve calo a 34 nel 2010, ed un’impennata a 51 nel 2011. Chi scrive non ha trovato – ancora - tra il materiale esaminato alcun riferimento certificato a com-portamenti ascritti a reviewers che, nell’ambito del processo di peer reviewing, suggeriscono all’autore (o autori) dell’articolo che stavano esaminando, di inserire anche altri lavori tra i quali anche propri lavori (cioè del reviewer). Una tale prassi ha come ovvia conseguenza che il reviewer riesce ad aumentare artifi-ciosamente il proprio indice di citazione.Nell’università italiana la stagione dell’abilitazione scientifica è stata ufficialmente aperta dall’ANvUR (Agenzia di valuta-zione del Sistema Universitario e della Ricerca) con una serie di indicazioni relative a procedure, parametri, indicatori e va-lori di soglia. Nel Quaderno n° 3 del CIPUR ci siamo occupati anche della valutazione in generale e della valutazione tra pari, e rimandiamo il lettore a tale fonte, qui ci sembra op-portuno riportare uno stralcio del rapporto redatto dal Comi-tato per la Scienza e la tecnologia della House of Commons (Parlamento del Regno Unito), richiamato in precedenza, pro-prio sulla questione del peer-review. “In materia di impatto ci è chiaro che la pubblicazione di articoli peer-reviewed in particolare quelli che vengono pubblicati su riviste con alti Impact Factor han-no un effetto diretto sulle carriere dei ricercatori e sulla reputazione degli istituti di ricerca. Valutare l’impatto o l’importanza percepita della ricerca prima della pubblicazione richiede il giudizio sogget-tivo. Pertanto siamo preoccupati circa l’uso di Impact Factor delle riviste come misura per la qualità dei singoli articoli. Mentre ci è stato assicurato dai finanziatori delle ricerche che non utilizzano questo come una misura per la qualità della ricerca o di singoli articoli, i rappresentanti di istituti di ricerca hanno suggerito che la pubblicazione in una rivista ad alto impatto è ancora una con-

siderazione importante nel valutare le persone per la progressione di carriera. Riteniamo che le istituzioni di ricerca dovrebbero essere caute su questo approccio in quanto vi è un elemento di casualità nell’ottenere articoli accettati su riviste del genere. Abbiamo sen-tito nel corso di questa indagine che non vi è alcuna sostituzione alla lettura dell’articolo stesso nel valutare il valore di un lavoro di ricerca. Infine abbiamo verificato che l’integrità del processo di peer review può essere tanto solida quanto l’integrità delle persone coinvolte.” Non resta che sperare che nell’applicare le nuove norme previste dalla legge n. 240 del 2010 per ottenere l’abi-litazione scientifica, propedeutica ai concorsi che si potranno bandire successivamente in sede locale, i migliori - quelli veri - almeno non ci rimettano.Questa corsa alle pubblicazioni - lo ripetiamo: quante più pubblicazioni è possibile e su riviste con un alto IF - è una ‘gara’ i cui effetti restano confinati solo nello stretto ambito accademico e di ricerca? I risultati della ricerca aumentano il nostro patrimonio di conoscenze che nell’immediato ma mol-to più spesso nel futuro, come dimostra la storia del progresso delle conoscenze, possono anche comportare straordinari benefici socio economici. Le pubblicazioni, come affermava il Prof. Profumo, ex Rettore del Politecnico di torino e attuale Ministro dell’IUR, appena chiamato a ricoprire la carica di Presidente del CNR, “fanno bene solo a chi le firma [ma] l’o-biettivo, invece, deve essere quello di fare gli interessi di tutto il sistema, comprese le imprese. Ma per farlo occorrono i brevetti.”. Il Ministro Profumo dimenticava di citare che certamente c’è un ‘beneficiario’ immediato dalla pubblicazione dei risultati delle ricerche : l’editore di riviste scientifiche. Il ricavo che un edito-re di riviste scientifiche può ottenere da un articolo scientifico varia tra $1.000 e $20.000; agli autori che sottomettono articoli

a riviste Open Access può essere richiesto un contributo come APC (Article Processing Charge) variabile tra $500 e $3000 e il costo medio per la pubblicazione on-line è circa $1.708 per un articolo pari a circa $193 per pagina. Colpisce l’enorme diffe-renza tra ricavi, prezzi e costi per articolo. L’importo più basso è relativo al prezzo di $500, e quello più alto è relativo al ricavo di $20.000. Forse le metodologie di peer review sono più co-stose della altre da giustificare ricavi pari a circa 4.000% del costo minimo citato per articolo? Nel 2011 elsevier, il più grande editore di riviste scientifiche, ha realizzato un profitto di £768 milioni su introiti di £2.1 miliardi e tali margini (37%, in crescita dal 36% nel 2010) sono possibili perché il contenuto delle riviste è fornito essenzialmente gratis dai ricercatori, e gli accademici coinvolti nel proces-so di peer-review degli articoli sono in genere volontari non pagati.In chiusura vale la pena citare che nel 1981 Chuck Ross ha ripetuto il proprio esperimento fatto nel 1975 risottomet-tendo ancora una volta l’intero testo di Steps ad agenti letterari, con risultati egualmente sorprendenti.

PS: Quanto precede riporta, sotto forma di articolo, quello che l’autore ha presentato durante il recente Consiglio Centrale tenutosi a Rimini dal 13 al 14 dello scorso set-tembre e si riallaccia a quanto presentato nel precedente CC a proposito della valutazione. Sembra che anche in Italia cresca l’attenzione su questi argomenti; ad esempio, il 3/10/2012 la Repubblica e il GR1 delle ore 7 del mattino hanno cominciato ad occuparsi delle questione limitata-mente alla falsificazione dei dati scientifici.

Alberto Incoronato

Speriamo che i migliori almeno non ci rimettano

Seconda considerazione: dal testo del provvedimento si potrebbe dedur-re che tutti i Docenti delle università statali non sono più cittadini, o al-meno, che non sono cittadini italiani. È difficile, infatti, sostenere che se

viene tolto a qualcuno (e solo a questa singola, ristretta categoria) un servizio di cui prima godeva, si realizzi la “invarianza dei servizi ai cittadini”. Strano, almeno personalmente ricordo benissimo di aver letto in vari miei documenti (rilasciati dallo Stato italiano o da enti suoi dipendenti) “cittadinanza italiana” e di avere vestito, con onore e orgoglio, la divisa dell’esercito Italiano. Non è che per aver autocertificato più volte di essere, inter alia, “cittadino italiano”, andrò in grane, vero?terza considerazione: perché “è fatto obbligo alle università statali” e non ad altri enti pubblici nelle cui file si trova il resto del personale non contrat-tualizzato? È ovvio che non si può imporre quest’onere alle università non statali. Il trattamento economico dei loro Docenti, fringe benefits inclusi, fra cui la mensa, è una questione privata, in cui lo Stato non deve mettere lin-gua. Anche perché ciò chiaramente deriva dalla Costituzione, che nel terzo comma dell’Articolo 33 detta: “enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.” Quindi se lo Stato non ha oneri, logicamente non può imporre limiti economici alle Università non statali, non è di sua competenza. O, per caso, non è così? Restringendo quin-di il campo agli altri enti pubblici, soffermiamoci su qualche dato. A tal fine è utilissima, per esempio, la Relazione 2012 sul costo del lavoro pubblico, che è stata pubblicata nel maggio scorso dalle Sezioni riunite della Corte dei Conti. Senza dubbio sapranno di cosa scrivono, no? La Relazione 2012 nel capitolo quinto riporta, per il personale in regime di diritto pubblico in servizio nel 2010 otto categorie distinte, con queste consistenze: Magistra-tura 10.195, Docenti delle università statali 55.541, Carriera prefettizia 1.403, Carriera diplomatica 909, Personale dirigente della carriera penitenziaria 432, Forze Armate 194.608, Forze di Polizia 324.071, vigili del Fuoco 35.191, per un totale di 622.350 persone “non contrattualizzate”. Stranamente, a mio modo

di vedere, non distingue alti ufficiali e dirigenti delle Forze Armate, Forze di Polizia e vigili del Fuoco dal rimanente personale delle tre categorie, ma la Corte avrà senz’altro i suoi buoni motivi. Certo l’apprendere dalla citata Relazione che, per esempio, anche un Generale a più stelle percepisce, in media, 34.285 e annui, suona un poco strano, ma oramai siamo abituati al “mezzo pollo a testa” statistico. Sia chiaro, mai e poi mai verrebbe in mente ad una persona di buon senso che, invocando la parità di trattamento e l’e-quità, si togliesse la mensa ai Pompieri (che credo facciano tuttora turni di 24 ore filate), si costringesse un marinaio a sopravvivere per giorni e settimane con gli snacks che si è portato a bordo della nave, nell’attesa di sbarcare e sfamarsi, o si concedessero alla truppa in trincea dei permessi di un paio d’ore per scendere a valle, onde poter andare alla trattoria del paese, e così via. Ma, fra “dirigenti”, così espressamente denominati od equiparati, la differenza di trattamento mi pare strana.e ancora meno avrei da obiettare, qualora una nota Buvette continuasse a svolgere il suo utile compito, ma a prezzo pieno di mercato. Questo sì che sarebbe un buon esempio, una goccia nel mare del bilancio, ma di grande effetto mediatico: cinghia stretta per tutti.Il paziente lettore che mi abbia seguito sin qui, potrebbe obiettare che si trat-ta di parva res, e mi sentirei di dargli contemporaneamente ragione e torto. Sono briciole risparmiate se consideriamo il livello nazionale. La Relazione tecnica al Decreto legge sulla Spending Review, si dilunga in seri calcoli fino al singolo euro sul citato comma 7, ma tace completamente per quanto at-tiene al quinto periodo, e così pure tace la relativa tabella Sintetica. Pertanto avanzo qui una mia stima fatta a spanne: l’Università degli Studi di Padova aveva messo a bilancio 400.000 e annui per il contributo mensa ai Docenti, avendo in servizio 2.206 Docenti rispetto ad un totale nazionale riportato nella detta Relazione di 55.541 Docenti delle università statali (al 31/12/2010 entrambi i dati), quindi l’importo annuo su scala nazionale, ricavato per pro-porzione, potrebbe essere sulla decina di milioni. Ma, non in tutte le Univer-sità attualmente i Docenti possono usufruire del servizio mensa, i 400.000 e

annui padovani mi risulta non siano mai stati spesi integralmente, anzi, e, alla stessa data, l’Ufficio di Statistica del MIUR riporta un dato minore per i Docenti in servizio nelle università statali: 55.200. Quindi l’importo vero è senz’altro minore.Come detto, dovrei però anche dare torto al paziente lettore (ringraziandolo di cuore per la cortese attenzione e confidando che esista realmente). Consi-deriamo la cosa dal punto di vista del singolo Docente: a Padova, ai Docen-ti incombe l’obbligo di autocertificare mensilmente (cosa sacrosanta! e con controllo a campione) di essere stato presente in servizio nelle date in cui ha usufruito della mensa a prezzo agevolato. Ho verificato dai miei files che le mie presenze in mensa universitaria a prezzo agevolato nel 2011 sono state 155: qualche volta ho dimenticato il badge, ed ho giustamente pagato il prez-zo pieno e per un periodo dell’anno la mezz’ora d’intervallo fra la fine della lezione alle 13.30 e l’inizio delle esercitazioni studenti alle 14.00 mi ha obbli-gato a trovare altre soluzioni. Ciascuno dei 155 pasti è costato all’Ammini-strazione 5,29 e (il resto del costo, ovviamente, l’ho pagato io direttamente) per un importo totale nell’anno di 819,95 e. Per me, Professore di ruolo di se-conda fascia “anzianotto” come classe stipendiale, la nuova norma costituisce un danno economico seccante, non trascurabile (sono soldi “netti”, veri, non al lordo di tasse e trattenute), ma anche senza dubbio non esiziale; però per un Ricercatore Universitario di fresca assunzione, a 1.334,16e netti al mese, con le trattenute addizionali locali per l’IRPeF ancora da sottrarre, sarebbero due terzi di una mensilità di retribuzione: non sono mica brustolini, no?Ora, concludendo, se dobbiamo salvare la nostra barca Italia, io faccio volen-tieri la mia parte. È una tradizione di famiglia, mia mamma, più volte Azzurra di pallacanestro, ha donato alla Patria le sue medaglie d’oro (vero) sportiva-mente meritate, i miei nonni hanno donato le fedi nuziali. La differenza è che a loro è stato chiesto un atto volontario (con pressioni), a me è stato imposto per legge. Su che fine abbia fatto l’oro alla Patria si sono scritte tante cose brutte. Non vorrei che anche i “miei” 155 buoni mensa avessero la stessa uti-lità per il nostro Paese. e, ripeto, nel fare la mia parte comunque vorrei tanto essere in ampia e buona compagnia, come sarebbe equo, o, molto meglio, mi piacerebbe che i Docenti, per quanto detto, continuassero ad avere i buoni mensa come tutti i dipendenti, senza un’insensata discriminazione.

Paolo Manzini

DoCentI, tIRate la CInghIa!Segue da pagina 1

Con le procedure innescate dalla legge 240 del 2010 nei settori caratterizzati da pubblicazioni su riviste che usano la revisione tra pari per selezionare il materiale sottomesso per la stampa e da indicatori bibliometrici, questi diventano strumenti fondamentali nelle procedure di valutazione, in particolare ai fini del reclutamento. Altrove, dove il dibattito sull’efficacia di tali strumenti, contrariamente a quello che succede nel nostro paese, è molto sviluppato interessando anche organi legislativi, si è ben consci dei limiti e dei pericoli insiti nel loro uso.

e gli asini volano!!! Leggo su “Libero” di martedi 5 giugno 2012 a pagina 2 un

articolo di tommaso Montesano dal titolo: “e i baroni si premiano da soli.” (http://rassegnastampa.crui.it/minirass/esr_visualizza.asp?chkIm=10 , oppure:http://unipd.waypress.eu/foglio2.aspx?giorno=20120605)Forse non sarebbe sbagliato il sottotitolo: “e gli asini volano da soli”.Cito un passo dall’articolo (che si riferisce al cosiddetto “pac-chetto merito” un provvedimento allo studio del Governo in quei giorni): “ Gli articoli incriminati sono due: il 12 e il 16. Il primo, al fine di “permettere al sistema universitario italiano il raggiungimenlo di una dimensione internazionale”, prevede una serie di incentivi per i docenti che pubblicano in lingua inglese.” Non è davvero facile capire come l’articolista giunga alla bizzarra conclusione che ci sarebbe “una serie di incenti-vi per i docenti che pubblicano in lingua inglese” riferendosi ovviamente al comma 4 (e/o al simile comma 6), che recita: <<4) all’articolo 18, comma 1, lettera a, sono aggiunte in fine le seguenti parole: “la pubblicazione dei dati di cui alla presente lettera, nei siti internet dell’ateneo e del Ministero avviene an-che in lingua inglese;”>>.Ora, a parte il fatto che tutto l’art. 12 non tratta in alcun modo di incentivi per chicchessia, la citata lettera a dell’articolo 18, comma 1, della legge 240/2010 recita: <<a) pubblicità del procedimento di chiamata sul sito dell’ateneo e su quelli del

Ministero e dell’Unione europea; specificazione del settore concorsuale e di un eventuale profilo esclusivamente tramite indicazione di uno o più settori scientifico-disciplinari; infor-mazioni dettagliate sulle specifiche funzioni, sui diritti e i do-veri e sul relativo trattamento economico e previdenziale;>>.ergo, chiunque non sia accecato da pregiudizio, o peggio, vede chiaramente che si tratta di DAtI sui bandi di concorso, da in-serire anche in lingua inglese sui siti informatici degli atenei e/o del MIUR, e non di “pubblicazioni”. Possiamo convenire che talvolta, pasticciando con la lingua di Chaucer, si sono ottenuti dei risultati “pecorecci”, che, ahimè, sono stati anche ripresi da siti dell’Unione europea, ma si tran-quillizzi tommaso Montesano: noi Docenti universitari almeno lo facciamo gratis.

Paolo Manzini

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n. 67 - 4 dicembre 2012Pagina 4

Il CosAu si fa portavoce delle perplessità e delle preoccupazioni del mondo universitario circa la realtà che si va delineando nel sistema universitario italiano dopo l’approvazione del-la legge 240/2010: si ha la sensazione netta della fine di un’epoca in cui “la Cultura” (e quindi l’arte, la letteratura e la scienza, considerate il sale dell’esistenza umana) viene identificata attraverso schemi precostituiti che prefigurano una rigida gabbia in cui confinare ogni possibi-lità di crescita del pensiero.

tali perplessità e preoccupazioni particolare sono particolarmente accentuate dalle nuove procedure introdotte dall’AnvuR ai fini va-lutativi con la finaltà di sottrarre la valutazione all’esclusivo ed insindacabile giudizio di una commissione.

Il CosAu osserva con soddisfazione il ten-tativo di porre fine ad una modalità di selezio-ne che ha mostrato di possedere poche virtù e molti vizi. vizi, i cui effetti tanto devastanti sembrano essere stati gli ispiratori della inelut-tabilità dell’introduzione di un sistema radi-calmente opposto che potesse completamente escludere qualsiasi manipolazione. non vi è alcun dubbio sulla necessità di attivare un si-stema di valutazione trasparente e obiettivo tut-tavia non si puo’ dimenticare quanto il concetto di valutazione possa assumere un significato diverso a seconda del contesto nel quale viene utilizzato. Guardando al mondo universitario non si puo’ non convenire che gli ambiti giuri-dico-economici, umanistici e scientifici possano

richiedere tecniche di valutazione appropriate che non sempre possono risultare sovrapponi-bili e riconducibili a semplici formule di stati-stica bibliometrica. le modalità che il ministe-ro sembra voler introdurre, invece, appaiono fortemente rigide,dirigistiche e affidate ad un organismo non “terzo” in quanto direttamente controllato dallo stesso ministero.

l’avvio delle procedure per la abilitazione scientifica, istituita dalla legge n. 240/10 confer-ma la nostra previsione secondo cui tali proce-dure avrebbero privilegiato criteri quantitativi per la individuazione dei candidati meritevoli, a scapito del “giudizio tra pari” che da sempre caratterizza la valutazione della qualità dei ri-cercatori in tutti i paesi più evoluti e nelle valu-tazioni individuali a qualsivoglia livello. le pro-cedure individuate dall’AnvuR fissano gabbie rigide per le commissioni giudicanti, costrin-gendole ad adottare stretti criteri quantitativi di tipo bibliometrico, che porteranno ad escludere molti candidati ancora prima che sia esamina-ta nel merito la qualità della loro produzione scientifica e, soprattutto, senza evidenziare qua-le ne è stato il loro apporto personale.

Gli elementi più significativamente negativi sono, a nostro parere:

a) il fatto di fare riferimento ad una banca dati non oggettiva e neutrale, suscettibile di verifiche e controlli, risultante dalla volontaristica opera di implementazione fatta dai singoli candidati, con tutte le incognite ed i possibili errori con-seguenti;

b) il riferimento alla “mediana” che, a nostro giudizio, viene impropriamente scelta come li-vello minimo dell’asticella da superare;

c) il concetto ambiguo di “anzianità accade-mica” riferita alla prima pubblicazione ritenuta valida piuttosto che ad un riferimento oggettivo quale quello del rapporto formale con l’istituzio-ne (dottorato, assegno, contratto, ruolo);

d) l’assenza di ogni riferimento alle attività collaterali a quella relativa alla ricerca: didattica, attività professionali nei casi in cui queste siano fondamentali (medicina clinica). tale assenza potrebbe essere accettata solo nel caso che rego-le certe attribuissero al concorso successivo alla abilitazione la responsabilità di tali verifiche;

e) la mancanza di ogni meccanismo di control-lo delle decisioni dell’AnvuR che, da diretta emanazione del governo, esercita un potere in-controllato sulla comunità accademica laddo-ve sarebbe logico attendersi che un organismo come il Cun avesse un ruolo di contro-bilancia-mento, attenuando l’impressione che sia in atto un trasferimento di responsabilità nella valu-tazione dei docenti universitari dalla comunità scientifica all’AnvuR, la quale con le sue scelte potrebbe alla lunga anche influenzare le stesse scelte delle linee di ricerca.

le osservazioni esposte sono state discusse in un recente incontro di una componente del CosAu (CnRu) con la CRuI che le ha condivise esprimendosi in un comunicato congiunto CRuI-CnRu a cui facciamo esplicito riferimento.

Infine il CosAu non può’ esimersi dal rimar-care che ancora una volta il Governo, nei suoi tentativi di controllare la spesa pubblica, affon-da le mani nel sistema pubblico della formazione superiore e della ricerca, cioè proprio quei settori che sono già sotto finanziati rispetto a quelli di quasi tutti gli altri paesi e che semmai andrebbe-ro maggiormente sostenuti. Il CosAu, semmai, suggerisce di ridurre in modo corposo il numero delle sedi universitarie molte delle quali sono state istituite più come opportunità di creazione di posti di lavoro che come risposta alle reali esi-genze del territorio. Denuncia invece con forza i tagli apportati ai fondi destinati a quasi tutti gli Enti Pubblici di ricerca, i prospettati aumenti delle tasse studentesche e gli strettissimi vincoli al turn-over dei docenti universitari, per giunta con anacronistiche limitazioni alla autonomia universitaria da parte dei ministeri dell’Istruzio-ne e dell’Economia . Questi ultimi vincoli (20% del turn-over per il triennio 20012-2014) appaio-no frustranti se si tiene conto che il reclutamento dei docenti universitari è praticamente fermo dal 2008 e ciò significherà non solo una riduzio-ne pesante dell’offerta didattica ma anche, cosa ancora più grave, l’allontanamento dal mondo della ricerca di una intera generazione di giova-ni ricercatori, col conseguente spreco delle risor-se impiegate per la loro formazione e soprattutto con la rinuncia ad essere un Paese avanzato.

Chiediamo al Governo di ripensarci, finché siamo in tempo.

luglio 2012

COSAUnotizie

C.n.U. Comitato nazionale Universitario  

della

CosAuCooRDInAmEnto oRGAnIzzAzIonI EsInDACAtI AutonomI unIvERsItARI

(ADu, CIPuR, CnRu, Cnu, CsA della Cisal università, snAls-Docenti)

Il CONTROSENSO19 luglio: blocco delle assunzioni ma...

...il 20 luglioLivon firma il decreto

per l’indizione delle procedureper il conseguimento

dell’abilitazione scientificanazionale per la I e II fasciadei professori universitari.Continuate ad “abilitarvi”,

in fondo cos’è la vitasenza illusioni?

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RUBRICA CONteNZIOSO a cura di Vittorio Mangione

Riaffermiamo quanto ormai riteniamo dichiarazione d’intenti che ci deve caratterizzare: noi non amiamo il contenzioso; di contenzioso non dovrebbe essercene bisogno; se le norme fossero applicate e non stravolte e se i riferimenti etici interni al Sistema fossero la sua prima risorsa, il contenzioso sarebbe veramente ridotto a casi sporadici.

Lo sconcerto nasce dal constatare, invece, che l’unica via individuata da molti nostri Rettori per sanare situazioni spesso favorite dal loro cattivo governo consiste nell’interpretare le norme in termini cavillosi, stravolgendole e mettendo in atto palesi illegittimità, per giungere a rottamare non automezzi o lavastoviglie, ma persone, studiosi che hanno dedicato la loro vita

all’università; e indipendentemente dalla professionalità e dalla utilità che il Sistema trae dalle medesime. Ciò, fra l’altro, in evidente controtendenza con gli auspici e gli intendimenti di aumentare l’età di pensionamento in generale.

Non solo, ma per potere realizzare tale strategia, non esitano ad utilizzare con ormai intollerabile demagogia i media, accondiscendenti e ben poco informati sulle reali situazioni del Sistema, confidando nel clima di caccia alle streghe che la loro azione crea e nella quale il singolo viene psicologicamente ingiustificatamente a trovarsi, nella macchinosità dei ricorsi, nella inerzia del singolo posto innanzi a spese consistenti per potere fare valere i propri diritti, nella disinformazione. Complici di tutto ciò sono pure gli Esecutivi ed

il Parlamento che spesso su “ordinazione” legifera in modo ambiguo quasi a volere esplicitamente incrementare la mole di contenzioso che caratterizza i nostri rapporti con Stato ed istituzioni.

In particolare, in quale Paese una lunga attività viene indiscriminatamente premiata con il dileggio, la espulsione anticipata, una tormentata ed immeritata fine delle proprie attività? È una civiltà, la nostra, nella quale questa generazione va tramandando alla propria discendenza ben miserevoli costumi.

Occorre allora difenderci, ed il CIPUR, per quanto può ad esso competere, fa da doveroso veicolo alle iniziative possibili.

Nonostante il vero e proprio trionfo delle ra-gioni portate avanti dal CIPUR (uniformi le de-terminazioni giurisprudenziali che riconosco-no alla fine dell’a.a. di compimento del 70.mo anno il termine del servizio per i professori associati in epigrafe), molti rettori continuano ad avvilire e vessare i professori associati. Non possiamo non lamentare, inoltre, come numerosi altri ricorsi patrocinati dal CIPUR stanno soffrendo delle lentezze di vari tAR. In un caso isolato, inol-tre, un giudice “disattento” ha del tutto confuso la questione legata alla L. n. 230 con la concessione dell’ormai inesistente “+2”.

Ribadiamolo una volta per tutte; il pensiona-mento per professori associati che non optano per la L. 230/05 scatta al 65.mo anno; per i professori associati che optano per la L. 230/05 il pensiona-mento scatta alla fine dell’anno accademico del compimento del 70.mo anno di età.

I danni, gli avvilimenti e le vessazioni conse-guenti alla interpretazione delirante relativa alla data di pensionamenti di questi ultimi fatta propria dalla stragrande maggioranza dei rettori italiani sono innumerevoli e insanabili. Solo il CIPUR ha offerto, ai colleghi che hanno ritenuto di reagire con determinazione alla palese ingiustizia che in-terveniva in un periodo della loro vita accademi-ca certamente delicato, la possibilità di reagire con modalità adeguate all’arroganza rettorale.

Per chi non ha ritenuto di reagire all’arro-ganza rettorale si è concretizzato il pensiona-mento al 68.mo anno! La sprezzante cocciutag-gine di molti rettori poggia sulla scarsa infor-mazione di molti colleghi, sulla esasperazione di altri o sulla scarsa volontà di reazione di altri ancora: atteggiamento penoso oltre che vergogno-so e non degno del ruolo di chi è stato chiamare a reggere un’Università.

RICORSO D/2009L. 133/08 (Legge “Brunetta”): Attuazione

della norma che prevede la discrezionalità delle amministrazioni nella concessione del trattenimen-to in servizio per due anni aggiuntivi.

QUeStIONe DI LeGIttIMItÀ COStItU-ZIONALe DeI COMMI 9 e 10 DeLL’ARt. 72.

Attendiamo ormai da tempo l’esito dei ricorsi presentati ai vari tAR: se alla fin fine intervenisse una sentenza di incostituzionalità per le parti di norme “impugnate”, i diritti acquisiti potrebbero es-sere in ogni caso riconosciuti con possibilità di farli valere per chi fosse ancora in servizio e opportunità di riconoscimento di danni per chi fosse nel frattem-po posto in quiescenza.

Ovvio che la emanazione della legge n. 240/10 influenza anche il contenzioso messo in atto dal CIPUR. tutti i ricorsi ai tAR di cui al n. 62 di UNI-veRSItÁ OGGI relativi alle questioni di incosti-tuzionalità a quanto disposto dalla legge Brunetta, rischiano di sfociare, anche se per ipotesi vincenti, in altri contenziosi per un analogo meccanismo di annullamento retroattivo presente anche nella leg-ge citata che certamente verrà posto in essere dal-le poco disponibili amministrazioni universitarie. Come è noto, infatti, la L. 240/10 all’art. 25 stabilisce che “1. L’articolo 16 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 503, non si applica a professori e ricercatori universitari. I provvedimenti adottati dalle università ai sensi della predetta norma decadono alla data di entrata in vigore della presente legge, ad eccezione di quelli che hanno già iniziato a produrre i loro effetti.”.

Il C. di S. ha evidenziato sospetti di incostituzio-nalità su tale articolo mediante apposita Ordinanza. Però ciò non comporta alcunché di vantaggioso per il ricorso D/2009: infatti anche la riconosciuta inco-stituzionalità di tale articolo, farebbe ricadere tutta la problematica sul dettato della “Legge Brunetta”, in una sorta di circolo vizioso dal quale non si vede uscita.

In ogni caso, si vedrà il da farsi non appena i tAR si decideranno ad emettere le sentenze relative.

RICORSO e/2011Ricorso Cipur sulla ricostruzione del livello

stipendiale post blocco degli scatti

Circa 400 i colleghi ricorrenti divisi fra le sedi di Catania, Catanzaro, Modena-Reggio emilia, Pa-dova, Parma, Pavia, Perugia, Pisa, Roma la Sapien-za, Università del Molise. Per ognuna delle sedi indicate il ricorso è stato effettuato presso i tAR competenti per territorio.

I MOtIvI e LA tIPOLOGIA DeLL’AZIONeRammento che il CIPUR aveva espletato tutti

i tentativi possibili per far eliminare, mediante un intervento legislativo, quella parte del comma 21 dell’art. 9, secondo periodo, del D.L. 78/2010, con-

vertito con la L. 122/2010, che recita “Per il persona-le di cui all’articolo 3 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 e successive modificazioni le progressioni di carriera comunque denominate eventualmente di-sposte negli anni 2011, 2012 e 2013 hanno effetto, per i predetti anni, ai fini esclusivamente giuridici.”. In al-tri termini, per professori e ricercatori universitari il livello stipendiale successivo al blocco degli scat-ti è identico a quello precedente il blocco: ai fini della progressione retributiva i tre anni di blocco si riverberano in una diminuzione della retribuzione in tutto l’arco della carriera.

In totale contrasto con ciò, per il personale di cui alla legge n. 27/1981( Magistrati, avvoca-ti dell’Avvocatura dello Stato etc.) al successivo comma 22 si stabilisce invece che “ … Nei confronti del predetto personale non si applicano le disposizio-ni di cui ai commi 1 e 21, secondo e terzo periodo.”. In altri termini, per questi privilegiati, alla fine del periodo di blocco degli scatti il livello stipendiale risulta aggiornato a quello che sarebbe stato in as-senza di blocco.

tale differenza di trattamento, che induce un danno che va ben al di là del blocco triennale degli automatismi e che si riflette su tutto il prosieguo della progressione stipendiale, costituisce una inaccettabile discriminazione che all’interno del pubblico impiego non contrattualizzato si perpe-tra nei soli nostri confronti.

RICORSO A/2012Ricorso Cipur contro la ritenuta da par-

te delle università del 2,5% sulla quota del 80% dello stipendio tabellare e sul 48% dell’indennita’ integrativa speciale ed il rimborso delle somme in-debitamente sottratte alle nostre retribuzioni a far tempo dal 1° gennaio 2011.

La questione è nota; a tenore dell’art. 12, comma 10, D.L. 31/05/2010, n.78: “Con effetto sulle anzianità contributive maturate a decorrere dal 1° gennaio 2011, per i lavoratori alle dipendenze delle amministrazioni pubbli-che inserite nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione, come individuate dall’Istituto nazionale di statistica (ISTAT) ai sensi del comma 3 dell’articolo 1 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, per i quali il computo dei trattamenti di fine servizio, comunque denominati, in riferimento alle predette anzianità contributive non è già regolato in base a quanto previsto dall’articolo 2120 del codice civile in materia di trattamento di fine rapporto, il computo dei predetti trattamenti di fine servizio si effettua secondo le regole di cui al citato articolo 2120 del codice

civile, con applicazione dell’aliquota del 6,91 per cento.” Le amministrazioni a fronte della nuova

normativa sopra riportata hanno ritenuto di mante-nere la precedente decurtazione del 2,5% sulle parti stipendiali in epigrafe. Come appare nei numerosi ri-scontri provocati dalle lettere di diffida che avevamo consigliato di inviare ai rettori, le amministrazioni non considerano la nuova normativa sostitutiva della pre-cedente, bensì ad essa aggiuntiva.

Abbiamo ritenuto del tutto scorretta tale inter-pretazione (sembra che da tempo le università più che applicare norme si dilettino in fantasiose inter-pretazioni che, per fortuna, il CIPUR in svariati casi è stato in grado di rintuzzare adeguatamente) e di conseguenza abbiamo proposto un grande ricorso fi-nalizzato all’eliminazione della ritenuta del 2,5% sulle ricordate parti stipendiali ed il rimborso delle somme indebitamente sottratte alle nostre retribuzioni a far tempo dal 1° gennaio 2011.

Con piacere comunichiamo che l’ 11 ottobre 2012 la sentenza n. 223 della Corte Costituzionale, su istan-za di ricorsi già effettuati da parte di alcuni magistrati, al punto 5) recita:

… omissis 5) dichiara l’illegittimità costituzio-nale dell’articolo 12, comma 10, del d.l. n.78 del 2010, nella parte in cui non esclude l’applicazione a carico del dipendente della rivalsa pari al 2,50% della base contributiva, prevista dall’art. 37, com-ma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 29 dicembre 1973, n. 1032 (Approvazione del testo unico delle norme sulle prestazioni previdenziali a favore dei dipendenti civili e militari dello Stato); … omissis.

La sentenza intervenuta evidenzia la giustezza e l’opportunità della iniziativa da noi portata avanti nel-la proposta del ricorso A/2012!

A valle di tale corretta determinazione, che ren-de inutile il ricorso proposto, abbiamo provveduto a rimborsare i contributi versati ai circa 500 ricorrenti aderenti all’A/2012 delle Sedi di Ancona, Catania, Catanzaro, Firenze, Milano, Modena e Reggio emilia, Molise, Padova, Parma, Messina, Palermo, Pavia, Peru-gia, Pisa, Roma.

A proposito della applicazione della sentenza e del rimborso delle ritenute indebitamente riscosse dalle università, il Presidente Nazionale ha inviato ai rettori la comunicazione riportata qui sotto. A tale proposito, sono ufficiali le determinazioni di numerosi rettori tendenti a garantire la immediata applicazione della sentenza oltre che assicurare l’impegno a rim-borsare le somme indebitamente riscosse dall’1 gen-naio 2011.

RICORSI C/2009, C/2010, C/2011Scorretta applicazione della L. 230/05

sull’età di pensionamento per i professori associati che hanno effettuato l’opzione.

UNIveRSItÀ DeGLI StUDI MAGNA GRÆCIA DI CAtANZARO

Ai Professori di prima e seconda fascia Ai Ricercatori Al Personale tecnico-amministrativo e bibliotecario Loro sedi

OGGETTO: Sentenza della Corte Costituzionale n. 223/2012.

Si comunica che la Corte Costituzionale, con sentenza n. 223/2012, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di alcune disposizioni contenute nel decreto-legge 31 maggio 2010, N. 78, convertito con modificazioni dalla legge 30 luglio 2010, n. 122 ed in particolare:

-la riduzione dei trattamenti economici complessivi dei dipendenti pubblici, a de-correre dal 1° gennaio 2011 e sino al 31 dicembre 2012, del 5 per cento per la parte eccedente i 90.000 euro fino a 150.000 euro, nonché del 10 per cento per la parte eccedente 150.000 euro (art. 9, comma 2):

-la mancata esclusione dell’applicazione a carico del dipendente della rivalsa pari al 2.5% della base contributiva ai fini dell’indennità di buonuscita (art. 12, comma 10).

Pertanto, in applicazione della citata sentenza, a decorrere dalla mensilità di novem-bre 2012, questa Amministrazione non opererà le menzionate riduzione e rivalsa.

Si comunica, inoltre, che non occorre alcuna istanza di restituzione da parte degli interessati, l’Amministrazione, quantificato l’ulteriore fabbisogno finanziario e la sua incidenza sul bilancio d’Ateneo provvederà al reperimento delle necessarie risorse finanziarie.

IL DIRettORe GeNeRALe

Dott. Roberto SigilliCatanzaro, 26.10.2012

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Come ogni persona di cultura sa, questa frase (che in italia-no semplicemente significa:

non è vero) caratterizza, nella sua quasi ossessiva ripetizione, il ma-nifesto di 93 rappresentanti della cultura tedesca, “Aufruf an die Kul-turwelt”, cioè Appello al mondo della cultura, pubblicato il 3 ottobre 1914, manifesto nel quale si negava tutta una serie di presunte atrocità commesse nei primi due mesi delle ostilità dalle forze armate tedesche nei primi giorni della Grande guerra. Specifiche atrocità che, nei limiti di una guerra che ben sappiamo quan-to sia stata in sé atroce, sono state successivamente riscontrate inesi-stenti dall’analisi storica, sia degli ex Imperi Centrali, sia degli Alleati.Molto più modestamente, mi ser-vo della frase nella lingua originale, dato che il casus belli è un articolo comparso, in tedesco ovviamente, sulla Neue Zürcher Zeitung e ri-preso da due periodici italiani. Per il lettore privo di competenze nella lingua di Goethe, me ne servo per dire: vero niente!L’immaginario collettivo italiano pensa che la Svizzera, il Paese delle Banche, abbia una buona conoscen-za dei temi monetari, ma due articoli italiani (1) riportano, attribuendolo alla Neue Zürcher Zeitung (2), un dato che è una bufala: infatti, NON è vero che un professore universita-

rio italiano guadagna 13.677 euro al mese.Premetto che la Neue Zürcher Zei-tung, correttamente, si attribuisce come lavoro proprio solo un con-fronto fra le università svizzere, mentre per quanto riguarda il resto d’europa cita come fonte un libro, che ha già suscitato roventi polemiche, non solo in Italia (3).Il professore or-dinario oggi in servizio che è entrato nei

ruoli più giovane (a 29 anni nel 2005) risulta nato nel 1976 secondo l’Ufficio di Statistica del MIUR (4). essendo l’età di pensionamento massima quella di 70 anni, il giovane Collega potrà arrivare ad un’anziani-

tà totale nel ruolo di 41 anni (triennio di straordinariato + 14 classi bienna-li + 5 scatti biennali, o all’equivalen-te nella

c a r r i e r a futura, che sarà carat-

terizzata da periodi triennali), cioè ad una retribuzione totale annua lorda (tredicesima compresa) di 124.236,17 euro (5), che corrispon-dono a 149.215,18 franchi svizzeri annui totali (6), che, diviso per do-dici porta ad una somma mensile

lorda di 12.434,60 SF. Si noti che a scanso di equivoci su quante pos-sono essere le mensilità di retribu-zione in altri paesi europei, abbiamo ripartito anche la tredicesima su solo dodici mensilità. Anche così resta comunque una cifra ben lontana dai 13.677 euro riportati nei due articoli italiani, anche se, si può immagina-re, si voleva scrivere franchi svizzeri, come in tutto il resto dei due articoli italiani e come è nell’articolo svizze-ro.In più, pare poco elegante tenere conto del fatto che il Collega, per via del blocco in corso di classi e scatti, perderà o una o due classi, e, nel dubbio, ad abundantiam si sono contate tutte le classi future, come se il blocco attuale non ci fosse. È anche interessante il fatto questi dati (potenziali) si riferiscono ad una sola persona sui 14870 profes-sori italiani di prima fascia (7).Inoltre, confidiamo che il giovane e senz’altro bravissimo Collega su-pererà tutti i controlli periodici sulla sua produzione scientifica, per ve-dersi attribuire tutte le future classi e scatti, dato che, alla fine dell’attuale blocco, né classi, né scatti saranno più automatici.

Conclusione: la cifra riportata è co-munque almeno del 10% più alta dello stipendio a cui, fra 34 anni, arriverà a fine carriera uno solo dei professori italiani.

***

(1) Roberto Giardina, Quanto è pa-gato un prof in Europa, Italia Oggi, 25/5/2012, pag. 12; Francesca Gallac-ci, La classifica beffa degli atenei: primi per salari, ultimi per merito, Il Giorna-le, 26/5/2012, pag. 22.(2) Patrick Imhasly, Schweiz zahlt Uni-Professoren die höchsten Löh-ne, NZZ, 21/5/2012, http://www.nzz.ch/aktuell/schweiz/zahltag-an-der-uni_1.16961100.html(3) Philip G. Altbach et al.: Paying the Professoriate. A Global Comparison of Compensation and Contracts. Rout-ledge, New York 2012. 370 pp.(4) http://statistica.miur.it/scripts/per-sonalediruolo/vdocenti2_NEW.asp(5) http://www.units.it/intra/persona-le/tabelle_stipendiali/ oppure allegato 1 del DPR 15 dicembre 2011, n. 232, Regolamento per la disciplina del trat-tamento economico dei professori e dei ricercatori universitari(6) http://it.finance.yahoo.com/valute/convertitore/#from=EUR;to=CHF;amt=124236.17, (7) http://cercauniversita.cineca.it/php5/docenti/cerca.php. Paolo Manzini

es ist nicht wahr

Al recente convegno organizzato alla Camera dei Deputati dall’ Onorevole Paola Binetti dell’UDC, il ministro Francesco Profumo ha reso pubblici dati provvisori circa le domande presentate per l’abilitazione nazionale a professori

universitari di I e II fascia. Risultavano pervenute 51 mila domande; dopo alcuni giorni fonti ufficiose davano il numero lievitato a circa 60mila. era ragionevole pensare che alla scadenza il numero totale poteva assestarsi oltre tale soglia. Infatti, secondo la CRUI (http://www.crui.it/HomePage.aspx? ref=2123), alla scadenza il numero totale di domande presentate risulta pari a - valore arrotondato - 69mila (da questo discende la richiesta fatta al Ministro Profumo, e da questi accettata, di prevedere nel Decreto “Milleproroghe” un prolungamento fino a 6 mesi dei lavori delle commissioni correlandolo con il numero delle domande per ciascuna commissione che varia tra 200 e 500 con punte anche superiori a 1000). Stiamo parlando di domande presentate e non di persone che hanno presentato domanda in quanto uno stesso soggetto può presentare più di una domanda. Infatti, sempre secondo la CRUI, il numero totale di persone cha hanno presentato domanda risulta pari a - valore arrotondato - 46mila.Proviamo a fare qualche ipotesi numerica partendo da questo numero dei candidati e usando un fattore correttivo fisso pari a 2. Come è noto dopo la scadenza dei termini per la presentazione delle domande verrà resa pubblica la composizione delle commissioni per il conferimento delle abilitazioni e coloro che lo riterranno opportuno potranno procedere al ritiro della domanda presentata. Se ammettiamo che la metà dei candidati lo faccia, ne restano 23mila. Infine, se assumiamo che solo la metà dei candidati abbiano una valutazione positiva alla fine del processo di valutazione per il conferimento dell’abilitazione, avremo 11.500 abilitati. È evidente che questo numero è il risultato di un calcolo molto approssimativo, ma è opinione comune che comunque dovremmo avere un rilevante numero di abilitati, sia per la pluriennale ‘carestia’ di concorsi universitari e sia per le molte domande presentate da soggetti esterni al sistema universitario italiano. Cosa quest’ultima per’altro confermata dallo stesso Ministro Profumo nel predetto convegno che, nel commentare le 51mila domande pervenute fino alla vigilia del convegno stesso, facendo riferimento a 38mila domande processate faceva notare che i rispettivi codici fiscali erano relativi a 23mila (il 60,5%) persone che erano nel sistema universitario, mentre 15mila (il 39,5%) erano relativi a persone che erano invece esterne al sistema universitario.Come è noto a valle della conclusione della attuale sessione di abilitazione nazionale la chiamata in sede locale è disciplinata dall’articolo 18 (Chiamata dei professori) della

legge 30 dicembre 2010, n. 240. Allo stato ciascuna università virtuosa (cioè con al massimo il 90% dell’FFO destinato alle retribuzioni del personale) può disporre di risorse per il reclutamento equivalenti al 20% dei punti organico resisi disponibili a seguito delle cessazioni dal servizio e ricalcolati dal MIUR che ha recentemente comunicato le dotazioni di punto organico disponibili (in totale 558,15) distribuite per ciascuna università. A valle della chiamata si verificherà se il chiamato è già nei ruoli dell’università chiamante e in tal caso non si impegnerà l’intera retribuzione recuperandone una parte che può essere utilizzata per successive chiamate. tuttavia come è altresì noto, comma 4 del citato articolo, “Ciascuna università statale, nell’ambito della programmazione triennale, vincola le risorse corrispondenti ad almeno un quinto dei posti disponibili di professore di ruolo alla chiamata di coloro che nell’ultimo triennio non hanno prestato servizio, o non sono stati titolari di assegni di ricerca ovvero iscritti a corsi universitari nell’università stessa”. Di conseguenza almeno un quinto delle retribuzioni vincolate per le chiamate risulteranno interamente impegnate per le corrispondenti retribuzioni. Pertanto le risorse disponibili in una sede non potranno soddisfare tutti i futuri abilitati secondo la legge 30 dicembre 2010, n. 240, in servizio presso quella sede stessa. va ricordato che oltre a questi futuri abilitati vanno presi in considerazione anche gli idonei di concorsi pre-legge 30 dicembre 2010, n. 240, ancora in attesa di chiamata, per chiamare i quali non si può escludere che sarà necessario intaccare la dotazione di punto organico erogata dal MIUR, e richiamata in precedenza, con la conseguente riduzione di risorse disponibili per la chiamata dei futuri abilitati. D’altro canto si può fare affidamento sulle risorse ancora disponibili del piano straordinario per il passaggio da Ricercatore a tempo indeterminato a Professore Associato sperando che non siano oggetto di una qualche spending review.Come è noto le politiche per il personale debbono obbedire anche alle disposizioni di cui all’articolo 4 (Programmazione triennale del personale) del Decreto Legislativo 29 marzo 2012, n. 49, del che al comma 1 obbliga le università alla predisposizione di “(...) piani triennali per la programmazione del reclutamento del personale docente, ricercatore, dirigente e tecnico-amministrativo, compresi i collaboratori ed esperti linguistici, a tempo indeterminato e determinato.” Si noti che la programmazione riguarda tutto il personale universitario. In particolare, comma 2 dello stesso articolo, “(...) Relativamente al primo triennio successivo all’entrata in vigore del presente decreto, [la programmazione] persegue i seguenti indirizzi: a) realizzare una composizione dell’organico dei professori in modo che la percentuale dei

professori di I fascia sia contenuta entro il 50% dei professori di I e II fascia; b) mantenere un equilibrato rapporto tra l’organico del personale dirigente e tecnico-amministrativo a tempo indeterminato, compresi i collaboratori ed esperti linguistici, e il personale docente e ricercatore, entro valori di riferimento, definiti con decreto del Ministro, da emanare entro sei mesi dall’entrata in vigore del presente decreto, che tengano conto delle dimensioni, dell’andamento del turn over e delle peculiarità scientifiche e organizzative dell’ateneo; c) provvedere al reclutamento di un numero di ricercatori di cui all’articolo 24, comma 3, lettera b), della legge 30 dicembre 2010, n. 240, in modo da assicurare un’adeguata possibilità di consolidamento e sostenibilità dell’organico dei professori anche in relazione a quanto previsto alla lettera a); in ogni caso, fermi restando i limiti di cui all’articolo 7, comma 1, per gli atenei con una percentuale di professori di I fascia superiore al 30 per cento del totale dei professori, il numero dei ricercatori reclutati ai sensi dell’articolo 24, comma 3, lettera b), della legge 30 dicembre 2010, n. 240, non può essere inferiore a quello dei professori di I fascia reclutati nel medesimo periodo, nei limiti delle risorse disponibili.” visto che si è parlato di ricercatori di cui all’articolo 24, comma 3, lettera b), della legge 30 dicembre 2010, n. 240 - assunti con contratti di lavoro subordinato a tempo determinato - giova ricordare che, sempre nell’ambito delle risorse disponibili per la programmazione, “(...) nel terzo anno di contratto (...) l’università valuta il titolare del contratto stesso, che abbia conseguito l’abilitazione scientifica (...) ai fini della chiamata nel ruolo di professore associato (...)”(articolo 24, comma 5, legge 30 dicembre 2010, n. 240). Una procedura simile, ma solo fino al 31 dicembre del sesto anno successivo all’entrata in vigore della legge 30 dicembre 2010 n. 240, “(...) può essere utilizzata per la chiamata nel ruolo di professore di prima e seconda fascia di professori di seconda fascia e ricercatori a tempo indeterminato in servizio nell’università medesima, che abbiano conseguito l’abilitazione scientifica (...)”, sempre nell’ambito delle risorse disponibili per la programmazione (articolo 24, comma 6, legge 30 dicembre 2010, n. 240).Da quanto precede emerge che il processo per il conseguimento dell’abilitazione a professore universitario di I e II fascia potrà verosimilmente dirsi pienamente concluso non prima dell’estate del 2013 quando potremo conoscere il numero complessivo degli abilitati. Successivamente verificheremo quanti di questi, compatibilmente sia con le risorse disponibili e sia con la disciplina che regola la programmazione triennale del personale, saranno effettivamente chiamati dagli atenei. e si potrà allora avviare una riflessione critica sul meccanismo di abilitazione.

Alberto Incoronato

abilitazione fase dueLa prima fase della presentazione delle domande per il conseguimento dell’abilitazione a professore universitario di I e II fascia è terminata. Quanti sono i candidati? Quanti potrebbero essere gli abilitati? E soprattutto, quanti abilitati potranno essere chiamati e per quali posizioni? Proviamo a fare qualche considerazione.

tuttavia, non siamo convinti che i parametri scelti siano i più ido-nei. e questo, per diversi ordini di motivi.- Il sistema delle mediane, avrebbe dovuto rappresentare un metodo di valutazione meritocratico; un sistema di garanzia per coloro i quali aspirino ad accedere ad una delle due fasce. Nella realtà, non è per nulla garantista, perché falsato ab initio da un non corretto inserimento dei parametri oggetto della mediana. Infatti, la mediana è l’indice di posizione che ripartisce in ordine crescente o decrescente la graduatoria di tUtte le osservazioni contenute in un determinato insieme, pertanto, se anziché inse-rire tutti i parametri che compongono un sottoinsieme numerico, si inseriscono solo i valori più alti o quelli più bassi, la mediana posta tra questi valori sarà più alta, o più bassa di quella reale, quindi FALSA. Da qui la necessità di non dover basare il para-metro su dati inseriti volontariamente in un sistema poco traspa-rente -perché non accessibile a tutti - com’è il sito del CINeCA,

ma di fissare il valore reale della mediana sulla base di quanto re-almente prodotto da quella fascia della docenza. Inoltre, le riviste inserite autonomamente hanno costretto l’ANvUR (delibera n. 50) ad un lavoro aggiuntivo per precisare quali riviste, sulle quali gli italiani hanno pubblicato, debbano intendersi scientifiche e quali no. I ricorsi saranno tanti.- Gli indicatori bibliometrici – decisamente perfettibili – sono una buona base di partenza ma, voler giudicare la qualità del-la ricerca anziché con l’attenta valutazione dei lavori presentati, utilizzando l’indice di diffusione di una rivista non è affatto un parametro meritocratico. È come se le qualità di un giornalista fosse valutata utilizzando come parametro la diffusione del gior-nale. È come dire che lo stesso articolo pubblicato dal New en-gland Journal of Medicine - che ospita argomenti di tutti i settori della medicina da cui l’alta diffusione, avesse una qualità intrin-seca diversa se pubblicato su una rivista di settore e pertanto, con un Impact Factor (IF) più basso, proprio perché meno diffusa. Follia pura, ed infatti in Gran Bretagna sulla questione della va-lutazione dei lavori scientifici è dovuto intervenire il Parlamento (vedere articolo di Alberto Incoronato in questa pagina).- La suddivisione tra chi sta sopra la mediana e chi sta sotto la mediana nell’ambito della stessa fascia, stila una classifica tra Scienziati operosi ed inoperosi. È il metodo che permetterà ai mass media di affermare che il 51% dei Docenti siano fannul-

loni; è l’apoptosi del sistema universitario italiano. Il Ministero ci ha fornito lo strumento con il quale suicidarci. Lo strumento che permetterà di affermare che coloro i quali, ogni giorno vivo-no a contatto con gli studenti, che li seguono nel loro percorso permettendo che diventino professionisti che nulla hanno da invidiare a chi si forma al di fuori dei confini nazionali, siano fannulloni e che il loro lavoro del Docente sia inutile. ed è inutile perché hanno dedicato il loro tempo a formare anziché a pro-durre Kg di carta. A nostro avviso, l’utilizzo dell’IF di una rivista per i settori bi-bliometrici e della quantità di prodotti pubblicati su riviste non impattate ed inserite senza alcun criterio per i settori non biblio-metrici, crea una disparità di valutazione tra personale che opera nel medesimo ambiente accademico e che concorre per lo stesso ruolo. Semmai, il metodo potrebbe essere utile alle commissioni chiamate a valutare comparativamente i candidati ad un concor-so per Ricercatore a tempo indeterminato, quando si richiede di valutare giovani con qualità scientifiche da addestrare all’inse-gnamento dove è necessario saper trasmettere ciò che si sa fare. ecco perché, pur apprezzando il lavoro dell’ANvUR – meglio partire da un minimo che dal nulla - non ci trova d’accordo il metodo dell’abilitazione nazionale così com’è strutturata che la-scia alla valutazione delle commissioni locali gli altri parametri di valutazione, vanificando quanto nelle premesse della legge.

Se di merito dobbiamo parlare, allora, il merito non si misura con i numeri, né tanto meno in Kg ma, con un’attenta valutazione della qualità del prodotto che per l’università, è da un lato la qua-lità della ricerca (i componenti ANvUR vengono pagati per valu-tare; si leggessero i lavori presentati e si assumessero le respon-sabilità della loro valutazione) e dall’altro la qualità dei laureati.Paradossalmente, se un chirurgo fosse valutato solo dal nume-ro degli interventi operatori che esegue in un mese e non sulla base della percentuale di successi terapeuti, allora si verrebbe a creare una figura mostruosa che entra in sala operatoria, apre contemporaneamente 10 addomi, opera, ed alla fine tutti e 10 i pazienti sono morti.In un mese riuscirebbe a fare una quantità esponenziale di in-terventi chirurgici di nessun beneficio né per i poveri pazienti né per la medicina.Il sistema delle mediane mortifica l’intera Accademia perché ci viene richiesto di rinchiuderci nei nostri laboratori con il solo fine di produrre materiale da pubblicare e che sarà valutato qualita-tivamente come buoni o cattivi solo sulla base della diffusione della rivista sulla quale accetti. ecco allora perché il Kg, utilizzato come l’indicatore della qualità della ricerca scientifica in Italia, ci farà perdere a livello internazionale quel poco di credibilità che ancora mantiene.

Rosa Daniela Grembiale

Le mediane: ovvero quando l’unità di misura della ricerca scientifica è il chilogrammo

Segue da pagina 1

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Il sociologo Max Weber nel suo “Il lavoro intellettuale come professione” inserisce gli assistenti universitari nella nuova ca-

tegoria dei “proletarioidi”, intesi come la-voratori intellettuali che hanno ormai perso la proprietà dei loro mezzi di produzione.La attuazione della riforma Gelmini ci la-scia intendere che si trattava di una analisi molto ottimistica. Ormai non sono soltanto gli assistenti universitari ma tutti gli espo-nenti della carriera accademica, associa-ti ed ordinari, ad essere stati privati della proprietà dei loro mezzi di produzione (la “tenure” della tradizione anglosassone, la titolarità di quella italiana). La scomparsa dell’organo collegiale e deli-berante di Facoltà e l’attribuzione dei com-piti di organizzazione didattica e di pro-grammazione ad organismi rappresentativi , ha di fatto privato i singoli docenti della possibilità di interpretare secondo la loro tradizione culturale e scientifica la discipli-na che rappresentano. L’arretramento dei diritti e delle libertà dei docenti si accom-pagna ad un inquietante progresso delle competenze dei Rettori che, anche attraver-so i meccanismi di delega, acquistano peso nell’organizzazione della didattica e della ricerca limitando, di conseguenza, quella dei docenti.In tutti i paesi che ci piace considerar civili, in primo luogo negli Stati Uniti, la valuta-zione dei progetti di ricerca è affidata ad un organismo Federale, certamente autono-mo rispetto al sistema universitario ed alla amministrazione dei singoli atenei.In Italia abbiamo inventato la doppia sele-zione dei progetti finanziati dal ministero (PRIN). Ad una prima fase, molto seletti-va, in qualche modo controllata dagli Ate-nei, segue la seconda fase, indipendente, riservata però ai pochi che superano la prima selezione. Purtroppo un analogo meccanismo è previsto per i finanziamenti riservati ai giovani ricercatori (FIRB) con la conseguenza che il potere amministrativo locale è nella condizione di influenzare la progettualità scientifica e quindi le carriere dei giovani .Questi profondi cambiamenti della vita universitaria sono stati realizzati nel totale silenzio del mondo accademico, interessato a concentrare nelle mani dei Rettori buo-na parte del controllo, e con la complicità

di tutte le forze politiche, evidentemente ansiose di metter le mani nel prestigioso mondo universitario.La distinzione delle funzioni fra Rettori e personale docente costituisce una antica tradizione dell� università.i Cancellieri , in molte università del passa-to di nomina vescovile, così come i Rettori , eletti talvolta dagli studenti, sono sempre stati i rappresentanti del mondo accademi-co presso quello politico : Comuni, Impe-ratore e Chiesa. Il loro tentativo di arro-garsi funzioni organizzative della didattica e della ricerca, tradizionalmente affidate al decano o al preside, ha spesso suscitato la ferma resistenza del mondo accademico.Come tutti sanno i maestri di teologia di Parigi nel 1264, scrissero al Papa per pro-testare contro Stefano tempier che :“Can-celliere, avendo temerariamente assunto per sé il nome di decano, pretendeva ille-galmente di svolgere le funzioni spettanti a quest’ufficio “.La protesta fu seguita da uno sciopero, strumento di pressione tradizionale nel mondo universitario, che riportò alla nor-ma gli equilibri dei poteri nell�Università di Parigi. Le cose andarono bene anche per tempier che divenne, poco dopo, vescovo di Parigi.La attuazione della legge “Gelmini” pro-vocherà, a mio avviso, altri importanti pro-blemi, che sarebbe utile trattare separata-mente. Ad esempio la precarizzazione del ruolo dei ricercatori renderà meno appeti-bile questa carriera ai giovani più brillanti, soprattutto a quelli che stanno all’estero e devono decidere se rientrare in Italia o continuare la loro carriera nei paesi che li ospitano. Presumibilmente, quindi, i famo-si “cervelli”, se tali sono, ci penseranno due volte prima di “rientrare”.Senza dover necessariamente rimpiange-re la mitica “Licentia ubique docendi de quodlibet” non c’è dubbio che il rigoroso rispetto della libertà didattica e di ricerca dei docenti universitari, qualche buon risul-tato lo abbia ottenuto nel progresso delle conoscenze. Staremo a vedere se questo nuovo sistema più dirigistico, montagnardo o, come si usa dire “top down” , produrrà ri-sultati paragonabili. Nicola Perrotti

24 MAGGIO 2012

mEDICInA unIvERsItARIA

Ancora una volta l’Italia sotto accusa per infrazione delle regole comunitarie ! La Commissione europea ha avviato nel 2009 la procedura d’infrazione 2009/4686 per il riconoscimento

dell’esperienza professionale acquisita nel settore sanitario in uno Stato membro dell’Unione europea. Secondo il parere motivato della Commissione ai sensi dell’articolo 258 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, per un dirigente medico assunto da una azienda del SSN, ai fini del riconoscimento della retribuzione di posizione e della indennità di esclusività deve essere considerata sia l’anzianità lavorativa maturata in uno dei Paesi comunitari, in Svizzera o nell’area See (Islanda e Norvegia) sia in Italia, indipendentemente dalla clausola di continuità. Questa procedura riguarda anche i clinici universitari. L’adeguamento al diritto comunitario comporta che ai fini suddetti anche le anzianità e le esperienze professionali acquisite in Italia nel settore pubblico debbono essere considerate, e a maggior ragione, alla stregua di quelle acquisite all’estero. A norma dell’art.45 del tFUe e del regolamento 1612/68 che prevede la libera circolazione dei lavoratori, i cittadini dell’Unione europea hanno diritto di accedere ad una attività subordinata e di esercitarla sul territorio di tutti gli Stati membri dell’Unione europea. essi, secondo tali norme, non devono essere discriminati per quanto riguarda l’accesso alle condizioni di occupazione e di lavoro. Una giurisprudenza costante della Corte europea chiarisce che l’articolo 45 del tFUe vieta non soltanto le discriminazioni palesi basate sulla cittadinanza, ma anche qualsiasi forma dissimulata di discriminazione che, in applicazione di altri criteri di distinzione, conduca di fatto allo stesso risultato.Quindi, conformemente alla giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Unione europea(ad esempio, causa C-278/03, Commissione/Italia e causa C-371/04, Commissione/Italia), il principio di parità di trattamento dei lavoratori dell’Unione europea fissato nell’articolo 45 tFUe e enel regolamento 1612/68 deve essere interpretato nel senso che i periodi di lavoro svolti in precedenza in analogo impiego

nel settore sanitario presso un altro Stato membro vanno presi in considerazione dai servizi sanitari italiani nelle determinazione delle condizioni di esercizio dell’attività professionale(retribuzione, grado, carriera, ecc.) allo stesso modo dell’esperienza acquisita nel sistema italiano. Ciò è valido anche per altri settori dell’impiego pubblico. Di conseguenza la Commissione ritiene che non sia lecito fissare condizioni di continuità di un rapporto di lavoro allo scopo di tener conto dell’esperienza e dell’anzianità acquisite in un altro Stato membro, in quanto si configura una discriminazione indiretta nei confronti dei lavoratori. Infatti le conoscenze ed esperienze professionali possono essere acquisite anche nel corso di periodi separati in tempi diversi. La Commissione europea conferma l’incompatibilità del diritto italiano con il diritto europeo in materia di libera circolazione dei lavoratori. Appare evidente che le condizioni novellate dalla Commissione europea a maggior ragione debbono valere in ambito italiano. Nel nostro caso è noto che se un ospedaliero vince un concorso universitario non gli viene valutata , ai meri fini assistenziali, l’anzianità e l’esperienza professionale acquisite nel SSN con azzeramento della anzianità assistenziale per quel che concerne l’indennità di esclusività e di posizione: un monstrum giuridico ! Altrettanto succede per chi, vinto un concorso universitario e preso servizio, non viene contestualmente “convenzionato” dall’ospedale di riferimento perdendo anche anni di anzianità. Per queste ragioni tutti coloro che abbiano maturato esperienza lavorativa e professionale all’estero (Stati dell’Unione europea, Svizzera, Islanda e Norvegia) ma anche in Italia ed aspirino a recuperare l’anzianità in oggetto, debbono segnalare al Ministero della Salute t.avoliettoanita.it la loro condizione, in quanto il Ministero sta compiendo una ricognizione degli eventuali aventi diritto.

Prof. Daniele ScevolaPresidente CIPUR

Università di Pavia

nuova procedura d’infrazione contro l’Italia

CIPUR, Associazione culturale e sindacale di Professori Universitari di Ruolo – Segreteria Nazionale: Via G. Tilli, 58 – 06127 Perugia – Tel. 075.5008750, 5008753 – Fax 075.5008851 – E-mail: [email protected] - Sito Internet: www.cipur.it Atenei in cui è presente l’Associazione: Ancona, Bari Politecnico, Bari Statale, Bergamo, Bologna, Cagliari, Camerino, Cassino, Catania, Catanzaro, Chieti, Cosenza, Ferrara, Firenze, Genova, L’Aquila, Lecce, Macerata, Messina, Milano Politecnico, Milano Statale, Modena, Napoli Federico II, Napoli II Ateneo, Napoli Parthenope, Padova, Palermo, Parma, Pavia, Perugia, Pisa, Potenza, Reggio Calabria, Roma La Sapienza, Roma Tor Vergata, Roma III, Roma S. Cuore, Salerno, Sassari, Siena, Teramo, Torino Politecnico, Torino Statale, Trento, Trieste, Udine, Urbino, Venezia, Verona, Viterbo.

Perugia 02/10/2012

Camera dei DeputatiSegreteria XII Commissione Affari socialiFax 06-67602546

Oggetto: Disegno di legge n. 5440, DL 158/2012: "Disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute."

Con riferimento al disegno di legge di cui all'oggetto, questa Associazione Sindacale valuta come positive e innovative varie disposizioni, tra le quali quelle relative alla razionalizzazione dell'attività assistenziale e sanitaria per quanto attiene il rischio sanitario e le disposizioni in materia di farmaci.

Per quanto riguarda il comma c) dell'art. 4 "Dirigenza sanitaria e governo clinico", si ritiene necessario precisare che la nomina dei responsabili di unità operativa complessa a direzione universitaria è determinata differentemente da quanto riportato ai commi a) e b) riguardanti la selezione di dipendenti del servizio sanitario nazionale per la direzione di struttura complessa.

Pertanto si suggerisce che al comma c) del suddetto art. 4 sia precisato che:"A differenza di quanto sopra, la nomina dei responsabili di unità operativa complessa a direzione universitaria è effettuata dal direttore generale d'intesa con il Rettore, sentito il dipartimento universitario competente, ovvero, laddove costituita, la competente struttura di raccordo interdipertimentale, sulla base del curriculum scientifico e professionale del responsabile da nominare".

Cordiali saluti

Alberto Incoronato

Presidente Nazionale Prof. Alberto Incoronato, PhD

Il 10 Settembre, il Collega Paolo tomasi scriveva su Unilex, lista di legislazione universitaria fondata da tristano Sapigni, a proposito dei “cervelli in fuga” (riporto solo un brano del suo scritto):

“…. Il vero problema è che in Italia la fuga è a senso unico! vale a dire, i cervelli italiani emigrano, ma non arriva nessuno a rimpiazzarli. Qui in UK in ambito universitario e di ricerca molti emigrano (USA, Australia, Germania, Francia ecc.), ma arrivano persone da tutto il mondo. In Italia no. Solo cervelli in uscita. vogliamo chiederci perché?”

Ho provato a rispondere a braccio alla domanda di tomasi. Qui, in una versione più calma, ampia e compiuta rispetto a quella originale, tratto di quanto ho scritto su Unilex.Senza assolutamente che il vocativo sia diretto a Paolo tomasi (che, anzi, gode della mia massima stima!), ma solo per citare per intero un noto slogan: “It’s the economy, stupid!” Il fatto economico non è certamente l’unica causa, c’è tutta una serie d’altri fattori universitari, fra cui casi di discriminazioni di genere, di inbreeding scientifico, di familismo e di talamismo (provo a lanciare un neologismo, con il quale intendo descrivere il favorire la persona con cui si divide il letto), che portano a scandalini e scandaloni concorsuali, con in più burocrazia, penuria di alloggi in certe città, confusione normativa che sembra fatta apposta per scoraggiare o per prendere in giro, per esempio con incentivi al rientro che influiscono sul bilancio annuale delle persone al livello di una manciatina di euro. Poi c’è il non banale problema della lingua, se uno straniero vuol venire in Università come docente: piaccia o non piaccia, siamo in pochi, a livello mondiale, a parlare correntemente in italiano. Questo, ovviamente, non vale per il rientro di un “cervello in fuga”, che si presume di madrelingua italiana.Si può seriamente immaginare che uno straniero, che non provenga della parte economicamente meno evoluta dell’ex terzo mondo, possa avere incentivi tali da aspirare ad entrare nel nostro sistema? Basti pensare alle nostre retribuzioni rispetto a sistemi universitari esteri (alla faccia delle balle che di tanto in tanto riemergono, tipo Paying the Professoriate o certi articoli di stampa: vedi in altro punto di questo stesso numero di Università oggi), al nostro sistema di tassazione degli emolumenti, alla nostra disponibilità di mezzi, di spazi e di personale di supporto per fare ricerca, alle nostre prospettive di carriera (mancanza pluriennale di bandi e limiti al turnover permettendo) e di “tenure”, e chi più ne ha, più ne metta. Infine, provocatoriamente, sollevo un altro problema: io sono veneziano, nato a venezia, vi ho vissuto ed ho studiato fino a completare il liceo scientifico. Ora che insegno ed abito a Padova, devo ritenermi un cervello in fuga da venezia? La Città Serenissima, che ha investito in una parte della mia formazione, deve considerarmi una perdita economica, culturale e così via? vorrei far presente a chi mi legge che ritengo scortese chi pensa che venezia, ammesso che ne sia accorta, ha tirato un sospiro di sollievo vedendomi partire.Ancora, nessuno dei miei bisnonni è nato cittadino italiano, alla nascita erano sudditi del Regno Lombardo veneto, del Ducato di Modena o del Regno delle Due Sicilie. Devo sentirmi uno straniero rispetto a loro? Alcuni prozii di mia moglie, figlia di una magnifica donna di famiglia viennese, temporibus illis hanno combattuto anche loro sul Piave nella Grande Guerra, ma dall’altra sponda: posso ritenerli miei parenti o devo considerarli ex nemici? O posso finalmente prendere atto che le distinzioni geografiche si sono affievolite nel tempo?Insomma, con tutto il rispetto per certe diversità reali, politiche, economiche, sociali che ancora permangono, e che per primo dico che non si può far finta di ignorare, non è arrivato il momento di accettare il fatto che certe generalizzazioni geografiche e storiche sono (o stanno per essere) superate, tendono oramai a non aver più il valore che avevano? Stiamo andando verso un’unica europa e, pian piano, ci avviamo a diventare cittadini del mondo, o no?

Paolo Manzini

Sui cervelli in fugalibere riflessioni sulla attuazione della riforma “gelmini”

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n. 67 - 4 dicembre 2012Pagina 8

PRESIDENZA E SEgREtERIA NAZIONALE CIPUR06127 PERuGIA via tilli, 58 - tel. 075/5008753 - 075/5008750 fax 075/5008851

E-mail: [email protected] sito internet: www.cipur.it

AnConA Pres. vincenzo [email protected] Pres. maria montroni

bARI statale Pres. Domenico schiavonetel. 080/5442580 [email protected]

bARI Politecnico Presidenza in fase elettiva

bERGAmo Pres. Erasmo Recamitel. 035/2052313 fax 035/[email protected]

boloGnA Pres. Enzo farabegolitel. 051/[email protected]

CAGlIARI Pres. Giampaolo farinatel. 070/663408 fax 070/[email protected]

CAmERIno Pres. Ivano santarelli [email protected] Pres. fiorenzo mignini

CAmPobAsso - molisePres. Donato [email protected]. 0874/404694

CAssIno (fR) Presidenza in fase elettiva

CAtAnIA Pres. Giuseppe burrafatotel. 095/7195211 fax 095/[email protected] Pres. Antonio Gulisano

CAtAnzARoPres. Rosa Daniela [email protected]

CHIEtI - PEsCARA Presidenza in fase elettivaa

CosEnzA Pres. ottavio Cavalcantitel. 0984/492870 [email protected]

fERRARA Pres. Guido Casarolitel. 0532/455618 fax 0532/[email protected] Pres. Giovanna Cavallaro

fIREnzE Pres. Aurelio vittoriatel. 0577/585617 [email protected] Pres. Persio Dello sbarba

GEnovA Pres. Alberico benedicentitel. 010/[email protected] Pres. luigi Carobene

l’AQuIlA Pres. fernando mazzatel. 0862/434203 fax 0862/[email protected]

lECCE Pres. Domenico lenzitel. 0832/297429-431 fax 0832/[email protected] Pres. Gisella facchinetti

mEssInA Pres. francesco Pizzimentitel. 090/6766445 fax 090/[email protected] Pres. Giuseppe falzea

mIlAno PolitecnicoPres. leonardo bositel. 02/[email protected] Pres. Aldo Coghe

mIlAno statale Pres. mario falchitel. 02/50316943 fax 02/[email protected]

moDEnA E REGGIo EmIlIAPres. Roberto Andreolitel. 059/2055092 fax 059/373543 vice Pres. Carla fiori

nAPolI ParthenopePres. Giulia scherillotel. 081/5475127 fax 081/[email protected]

nAPolI federico IIPres. Alberto Incoronatotel. 081/2538136 fax 081/[email protected]

nAPolI II Ateneo Pres. Antonio Romano tel. 081/5666776 fax 081/[email protected] Pres. luigi D’Angelo

PADovA Pres. Paolo manzinitel. 049/8275323 fax 049/[email protected] Pres. francesco sarti

PAlERmo Pres. Giuseppe Ingrassia tel. 328/4673528 fax 091/[email protected] Pres. silvio tripi

PARmA Pres. vittorio mangionetel. 0521/906936 [email protected] Pres. mario Amore

PAvIA Pres. Daniele scevolatel. 0382/502672 fax 0382/[email protected]

PERuGIA Pres. Roberto [email protected]

PIsAPres. ottorino brunotel. 050/2217335 [email protected]

REGGIo CAlAbRIAPres. Enrico Costa tel. 0965/809535 - fax 0965/[email protected]

RomA Cattolica del sacro CuorePresidenza in fase elettiva

RomA la sapienza Pres. Antonio mussino tel. 06/[email protected]

RomA III Pres. vittorio ferraro tel. 06/54577370 [email protected]

RomA toR vERGAtAPresidenza in fase elettiva

sAlERno Presidenza in fase elettiva

sAssARI Pres. Giuseppe madeddutel. 079/[email protected]

sIEnA Pres. Aurelio vittoriatel. 0577/585617 [email protected] Pres. Walter livi

toRIno Politecnico e statalePresidenza in fase elettiva

tRIEstE Pres. Pietro baxatel. 040/5582642 fax 040/6763256 [email protected] Pres. Euro Ponte

uDInE Pres. Pier Carlo Craighero tel. 0432.558268 fax 0432/[email protected]

uRbInoPresidenza in fase elettiva

vEnEzIAPresidenza in fase elettiva

vItERbo Pres. franco Carlo Ricci tel. 0761/357664 fax 0761/[email protected]

CooRDInAtoRE RICERCAtoRIProf. francesco sarti tel. 049/8212266 fax 049/[email protected]

CooRDInAtoRE AssIstEntI oRDInARIProf.ssa maria Elisabetta oliveritel. 095/7382807 - fax 095/333231 [email protected]

Caro Collega, la nostra capacità di intervenire a favore dell’università risiede, oltre che nelle nostre idee chiare e nella nostra capacità organizzati-va, anche nel nostro potenziale rappresentativo, in parole povere nel “quanti siamo”. Aiutaci ad aiutarti, iscriviti a fai iscrivere i Col-leghi al Cipur. Puoi ritagliare o fotocopiare la scheda qui sotto, compilarla ed inviarla alla segreteria nazionale, via fax (0755008851), per posta (Cipur via tilli n. 58 06127 Perugia) o via e-mail a [email protected] . Contiamo sul tuo aiuto.

StRUttURA DEL CIPUR

Presidente Nazionale:Alberto Incoronato

Vice Presidenti:Paolo manzini (vicario)Giuseppe Ingrassiavittorio mangione

giunta Nazionale:mario Amore, leonardo bosi, vittorio ferraro, Rosa Daniela Grembiale, Alberto Incoronato, Giuseppe Ingrassia, vittorio mangione, Paolo manzini, Carlo Pellegrino, Pasquale santè, Domenico schiavone

tesoriere:leonardo bosi

Sindaci revisori dei conti:Guido CasaroliAntonietta Rosalia marchesefranco Carlo RicciGiuseppe burrafato (supplente)vincenzo suraci (supplente)

Segreteria CIPUR:Cristina baldonimarta Rosalen

SEZIONI NAZIONALI E DELEgAtISezione Nazionale di Medicina:Pasqiale santèSezione Nazionale per i contatticon le forze politiche ed il Parlamento:Rosa Daniele GrambialeSezione Nazionale per i contatticon le forze sindacali:vittorio ferraroSezione Nazionale dell’informazione scrittaCarlo PellegrinoSezione nazionale per i contatti con le sedi: Domenico schiavoneDelegato Nazionale al Contenzioso:vittorio mangioneDelegato Nazionale ai rapporti con il CUN mario AmoreDelegato Nazionale ai rapporti con il CUN mario AmoreResponsabile Ufficio StudiAlberto Incoronato

RAPPRESENtANtI AL CUNArea 06 - Medicina e Chirurgia:mario Amore - università di ParmaArea 13 - Scienze Economiche e StatisticheEzio Ritrovato - università di bari

la partecipazione dei lettori è ritenuta indispensabile per la vivacità e la completezza del dibattito e la circolazione delle idee; pertanto la col-laborazione è aperta a tutti gli iscritti e, in casi particolari, anche ai non iscritti. I contributi, tranne rarissime eccezioni, non possono mai supera-re la dimensione di 60 righe costituite da 65 battute ciascuna, compresi gli spazi. Gli articoli in formato testo devono essere mandati, preferibil-mente in attachment, in formato “microsoft Word” o Rtf; le immagini dovranno avere un formato PC nei seguenti tipi: bmP, tIf, JPG, GIf (oppure stampate su carta fotografica). Il suddetto materiale deve essere inviato entro giorno 10 di ogni mese tramite posta elettronica all’indiriz-zo: [email protected] - CIPuR via tilli, 58 - 06127 - PerugiaGli articoli esprimono il parere dei loro Autori i quali conservano ogni responsabilità anche in ordine a ragioni di priorità intellettuale e delle opinioni espresse che, in ogni caso, non impegnano l’Associazione. Gli elaborati, anche se non pubblicati, non vengono restituiti. E’ consentita la riproduzione parziale o totale di articoli o notizie, purchè venga citata la fonte.

NORME REDAZIONALI

Questo numero di università oggisarà spedito in abbonamento postale

il giorno 10 dicembre 2012

Direttore Responsabile: Prof. Alberto Incoronato università di napoli “federico II”

Direttore Editoriale: Prof. Carlo Pellegrinouniversità di Perugia

Registrato presso il tribunale di Perugia

con numero 25/96 in data 25 luglio 1996Direttore Responsabile, Direttore Editoriale,

RedazioneCIPuR

via tilli, 58 - 06127 PERuGIAtel. 075/5008753 - 075/5008750

fax. 075/5008851Impaginazione Grafica

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litostampa - Perugia Giornale non in vendita, viene inviato in omaggio: agli iscritti

dell’Associazione, ai Rettori e ai Direttori Amministrativi di tutti gli atenei italiani, ai componenti del Cun, ai Deputati, ai senatori,

ai ministri della Repubblica, ai responsabili nazionali degli uffici scuola dei Partiti, ai responsabili per la Cultura e l’università dei maggiori

quotidiani e magazines del Paese.E-mail: [email protected]

SEDI, PRESIDENTI DI SEDE E REFERENTI CIPUR