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Sistemi economici e sociali della Pugliae 1,00 - Settimanale di informazione economica - www.gazeco.it - Spedizione in abb. postale 45% Art 2 c. 20/B L. 662/96 - Filiale di Bari
ANNO XVII27 ottobre - 2 novembre 2012
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UNA "PROVOCAZIONE"
Mentre i partitisi rinnovano
Monti e i tecnicigovernino il Paese
n WALDEMARO MORGESE
F acciamo il punto sulla crisi epocale cheha colpito chi più chi meno i Paesi del-l'OCSE. In questi giorni i quotidiani esibi-
scono un bel grafico a dorso d'asino, in alcunicasi a doppia linea (Italia e Spagna): l'anda-mento dello “spread” italiano parte basso a278 punti il 19 marzo, cresce fino a 536 punti(24 luglio), poi ridiscende e tocca ora 313punti (18 ottobre).Errerebbe per ingenerosità chi concludesse che
ciò è accaduto solo per via delle manovre mon-tiane: semmai è forse esatto affermare che ledecisioni del Governo tecnico insieme all'autore-volezza del presidente del Consiglio tecnicohanno costituito la miscela virtuosa - offerta dauno Stato membro fondatore dell'UE - che ha in-coraggiato la BCE (Draghi) a lanciare il decisivopiano di “operazioni sul mercato aperto” (in in-glese OMT-Open Market Transactions), cioè la di-sponibilità della Banca Centrale Europea ad ac-quistare titoli di Stato al fine di immettere liqui-dità nel sistema economico.Si è trattato della prima vera rete di sicurezza
per contrastare la speculazione del “f i n a n z c a p i-talismo” e del primo mattone per l'unione ban-caria.Certo, tagliare il costo con cui si collocano i titoli
di Stato nelle varie aste periodiche è essenzialeper evitare che il debito pubblico cresca in modoabnorme (per causa cioè di interessi esorbitanti).Ma accanto al fronte dell'economia di carta c'èanche quello dell'economia reale, che nel nostrocaso significa, come tutti ben comprendiamo,fare riforme strutturali nel sistema economico,cosa che per di più nel nostro Paese deve servireanche per la riduzione costante dello stock di de-bito pubblico (dato che l'Italia ha un debito pub-blico molto, molto alto in percentuale del PIL).Qualunque Governo nazionale che facesse
finta, a fini meramente elettorali, di non capiretutto ciò, renderebbe un servigio ben misero aicittadini italiani: si vuole segnalare che nellostato attuale dell'Italia se non si interviene sullo“strutturale” non si risolve un bel nulla e si conti-nuerebbe a perpetuare la cattiva performance dicui ha dato finora prova la politica, conducendo icittadini a perdere fiducia nei politici in propor-zioni assolutamente fino a un anno fa impensa-bili (manifestano apprezzamento per i partiti poli-tici tradizionali il 5, 6, 7% degli elettori? oggisiamo più o meno lì).E di partiti politici o loro segmenti che conti-
nuano a fare finta ce ne sono, eccome, camuffaticon il manto del “montismo cattivo e antipopo-lare”, sempre più comodo mano mano che si av-vicinano le elezioni.
SVIMEZ SULL'ARTE
Il Mezzogiorno?Un patrimonio
da 250mila posti
a pag. 7
COSA EMERGE DAL RAPPORTO DI OBI E SRM SU IMPRESE E COMPETITIVITÀ
Crisi: il Sudnon tiene il passo
Traversa alle pagg. 12 e 13
UN RISPARMIO DA 20 MILIARDI
P. A. digitalizzataun affare per tutti
segue a pag. 11
LA FILIERA GRANORO
Dal granoalla pasta
Made in Puglia
Levantaci alle pagg. 4 e 5
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Le difficoltàeconomiche hannointeressato inmaniera eterogeneail Paese. Le aziendenel Nord-Oveste nel Nord-Esthanno rettomeglio la crisi
Schironealle pagg. 2 e 3
227 ottobre 2012
MEZZOGIORNO / EMERGONO SEGNALI DI RIPRESA
Le prospettive ci sonoGuardando ai dati del Mezzogiorno in una prospettiva di-namica emergono segnali certamente positivi. È infattiattesa in miglioramento la variazione media del fatturatoche, nel 2009 aveva registrato un -9,3% nelle impresemanifatturiere meridionali, e nel 2012 prevede un -1,3%(in crescita rispetto al -5,8% del 2011). Anche per i datirelativi alla situazione finanziaria sono attesi sostanzialimiglioramenti (20,5% delle imprese con situazione finan-ziaria in peggioramento nel 2012) e dell’organico (-1,5%la variazione media dell’organico nel 2012). (a.s.)
ROMA / ALLA PRESENTAZIONE I MASSIMI ESPONENTI DEL SETTORE
Rapporto: esperti a confrontoL’evento di presentazione del “Rapporto 2012 Impresa e Competitività”tenutosi nella Sala Conferenze della Ragioneria dello Stato di Roma èstato inaugurato da Ottavio Ricchi (Dirigente Ufficio Analisi congiuntu-rale e previsioni macroeconomiche del Dipartimento del Tesoro), e Mi-chele Matarrese (Presidente OBI). Il lavoro è stato illustrato da MassimoDeandreis (Direttore Generale SRM) e Antonio Corvino (Direttore Gene-rale OBI). A seguire hanno discusso i risultati dell’indagine: Aldo Bonomi(Vicepresidente Confindustria con delega alle Reti), Domenico Menniti(Presidente Harmont and Blaine) e Luigi Paganetto (Professore ordinariodi Economia Internazionale Università di Roma Tor Vergata). Ha coordi-nato i lavori Gennaro Sangiuliano (Vicedirettore del Tg1 Rai). (a.s.)
n ALESSANDRO SCHIRONE
I l Rapporto 2012 Imprese eCompetitività propone,come ormai consuetudine
già da qualche anno, un’analisidegli aspetti strutturali dei si-stemi produttivi delle otto re-gioni del Mezzogiorno (Abruzzo,Basilicata, Calabria, Campania,Molise, Puglia, Sardegna e Si-cilia) appartenenti ai settori delmanifatturiero, delle costruzioni,dei servizi ICT e turistico-ricettivi.Quest’anno, però, l’indagine vaanche oltre la rappresentazionedinamica delle imprese meridio-nali, e si estende all’intero terri-torio italiano e alle altre tre Ri-partizioni italiane: Nord Ovest,
Nord Est e Centro, ottenendo unriscontro certamente più vicinoalla realtà dei fatti. Il risultato,dunque, non è altro che unquadro completo delle condi-zioni operative dei sistemi pro-duttivi regionali e macroregionalirispetto all’adozione di un mo-dello di business in grado di reg-gere la competizione globale esuperare l’attuale contesto dicrisi. In particolare, il Rapportoe anche il convegno nelle suerelazioni approfondisce alcunitemi “chiave” in grado di influiresugli assetti competitivi delle re-gioni del Mezzogiorno: le retid’impresa e il capitale umano. Irisultati del Rapporto 2012 con-fermano il momento di crisi che
il nostro Paese sta vivendo, siaper quanto riguarda i risultati dimercato registrati dalle impresesia rispetto al modello competi-tivo prevalentemente adottato.Le difficoltà economiche hannointeressato in maniera etero-genea le diverse ripartizioni geo-grafiche; infatti, con riferimentoal settore manifatturiero, mentrele aziende localizzate nel Nord-Ovest e nel Nord-Est hanno rettomeglio la crisi (in queste zonetra il 2010 ed il 2011 addiritturasi è registrata una crescitamedia del fatturato rispettiva-mente di +1,3% e +0,2%),nelle regioni del Centro-Sud ladomanda di mercato ha subitodei cali, con variazioni medie del
fatturato tra il 2010 ed il 2011di -4,9% per il Centro e di -5,8%per il Mezzogiorno. Per le im-prese meridionali le ripercus-sioni sono state: un peggiora-mento dei conti aziendali (il 32%delle imprese manifatturiere hadichiarato un peggioramentodella situazione finanziaria,contro la media italiana di21,9%); e una riduzione dell’o r-ganico (nel Mezzogiorno,sempre con riferimento al mani-fatturiero, si è registrata una ri-duzione media dell’organicoparia a -6,2%; il 14,7% delle im-prese ha ridotto il personale esolo il 2,8% lo ha aumentato; inItalia -0,9% la variazione mediadell’organico).
Presentato a Romail “Rapporto 2012 Impresa e Competitività”
È stato presentato a Roma il “Rapporto 2012 Impresa e Competitività”, realizzatocongiuntamente da OBI (Osservatorio Banche - Imprese di Economia e Finanza)e SRM (Studi e Ricerche per il Mezzogiorno). All’evento organizzato dal Ministerodell’Economia e delle Finanze hanno partecipato economisti, rappresentantidelle istituzioni e del mondo imprenditoriale per discutere dei dati emersi dallaquinta edizione dell’indagine sulla competitività delle imprese meridionali. (a.s.)
IL R
APP
OR
TO
Imprese: da Nord e Sudcrisi a due... velocità
27 ottobre 20123
FOCUS n DETTAGLIO DEI SETTORI
Nell’ediliziaproblemi
”trasversali”
IMPRENDITORIALITÀ n FATTURATO E COMPETITIVITÀ
Meglio i giovaniBene gli imprenditori under 50
“La programmazionetorna determinante”“Il rapporto di quest’anno - ha dichiarato il Diret-
tore Generale di OBI, Antonio Corvino - sottolinea lanecessità di tornare a ragionare in termini di una ef-ficace programmazione economica e di mirate poli-tiche industriali, evidenziando le specificità del Mez-zogiorno rispetto alle altre macro regioni italiane estigmatizzando il permanere dello stato di soffe-renza delle singole imprese che si salda con quellodell'intero sistema”. (a.s.)
P articolarmente impor-tante, per il Mezzo-giorno, appare il fattore
“Imprenditorialità”, visto che “igiovani imprenditori” p r e s e n-tano performance migliori sia intermini di andamento del fattu-rato (-4,2% per le imprese contitolari giovani e -7,1% perquelle guidate dagli over 50)che di fattori competitivi (adesempio le imprese giovaniliche hanno effettuato investi-menti in innovazione hannodedicato ad essa in media il53% degli investimenti totali,contro il 31,8% relativo agliover50).Non bisogna dimenticare, in-
fine, il ruolo svolto dai fattoriesterni nel favorire l’operatività equindi la competitività delle im-
prese. A riguardo, le impresemeridionali esprimono una ca-renza di infrastrutture sia di tra-sporto
chedi comuni-cazione, in particolare nei settoriICT e manifatturiero, che testi-monia un problema di un infra-
structure divide rispetto allealtre aree territoriali. Si avverte,inoltre, nel Mezzogiorno anchel’esigenza di una maggior offertadi servizi a valore aggiunto ingrado di supportare le strategieaziendali più complesse quali adesempio l’i n t e r n a z i o n a l i z z a-zione ed il marketing. I fattoriambientali critici, se sommatial vincolo dimensionale delleimprese, possono costituireun freno rilevante alla compe-
titività del sistema produttivomeridionale ed ampliare il di-vario esistente con le altremacro-aree. È principalmentesu questi aspetti che occorre in-tervenire per un recupero dicompetitività strutturaledell’economia meridionale.(a.s.)
Con riferimento agli altri set-tori, per quanto riguarda l’edi-lizia le difficoltà di mercato sisono manifestate un po’ intutta l’Italia, questa volta con ilNord-Ovest che registra la ridu-zione maggiore (-10,7%), se-guito dal Sud (-9,8%), il Centro(-9,5%) ed in posizione relativa-mente migliore il Nord-Est (-2,9%). Per l’ICT la dinamica delfatturato delle imprese nel Mez-zogiorno nel 2011 (-10,2%) èpeggiore rispetto a quella delleimprese localizzate nelle altrearee, dove pur sempre si è inuna fase negativa (variazionemedia in Italia pari a -5,9%). In-fine, le imprese turistiche meri-dionali sono quelle che hannoavuto il maggior calo del fattu-rato nel 2011 (-9,0%) anche seil dato non si posiziona moltolontano dalla media italiana (-
6,8%).Partendo dalla situazione eco-
nomica appena descritta, l’in-dagine ha individuato gli ele-menti del sistema sui quali in-tervenire. I dati proposti eviden-ziano l’importanza di 5 fattoricompetitivi (le 5i): Impresa, Im-prenditorialità, Investimenti, In-novazione ed Internazionalizza-zione. Sia per l’Italia nel suocomplesso che per il Mezzo-giorno i risultati (in termini divariazione media del fatturato)espressi dalle imprese di di-mensione maggiore, da quellein cui il titolare ha un titolo distudio più elevato, da quelleche investono, che innovano eche esportano, sono netta-mente migliori rispetto a quelliespressi dalle imprese che sitrovano nella condizione op-posta. (a.s.)
Per lo sviluppo del Mezzogiornonecessari nuovi modelli
Dal Rapporto 2012 emerge la necessità di definire nuovi modelliche guardino ad una politica industriale basata sui vantaggi specificidel Sud: agroalimentare, turismo, trasporto marittimo, ma ancheautomotive ed aerospazio in sinergia con la definizione di interventiinfrastrutturali mirati. Si tratta di un modello di competitività che puòrilanciare una prospettiva di sviluppo per il Mezzogiorno. (a.s.)
IL RAP
PO
RTO
LA SFIDA / PIÙ INNOVAZIONE E INVESTIMENTI
Guardare ai punti di forza“Il Rapporto di quest’anno è stato ampliato anche alCentro Nord - ha spiegato il Direttore Generale di SRM,Massimo Deandreis - per fornire un termine di confrontocon altri territori; una visione allargata del contesto com-petitivo, che tenda a osservare le imprese del Mezzo-giorno con un benchmark di riferimento e non isolate nelloro contesto. Dall’analisi emergono i punti di forza suiquali puntare per far fronte alle nuove sfide che la nostraeconomia è chiamata ad affrontare: più innovazione tec-nologica ed organizzativa, più investimenti e internazio-nalizzazione”. (a.s.)