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SICILIA|OLANDA L' investigazione come pratica di progetto

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“Frutto di una particolare situazione geografica, espressione di una particolare mentalità collettiva sostanzialmente pratica, aliena dalla retorica e incline all’ordine formale ed alla disciplina spaziale, lo sviluppo pianificato di Amsterdam costituisce una lezione di rigore e di modestia che dovrebbe essere a lungo meditata soprattutto dagli amministratori delle nostre città” (G. Astengo, “Urbanistica” n. 2, 1949).

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SICILIA|OLANDAl’ investigazione come pratica di progetto

U N I V E R S I T A ’ D E G L I S T U D I D I C A T A N I A | f a c o l t à d i a r c h i t e t t u r a s e d e i n s i r a c u s a , a . a . 2 0 0 8 - 2 0 0 9

TESISTI: fabrizio agnello e christian vindigniRELATORE: prof. arch. luigi pellegrinoCORRELATORI: prof. arch. gianfranco gianfriddo,arch. henk hertzema (università di Delft), prof. peppe maisto (fotografia), prof. salvatore giuffrida (economia).

INTRODUZIONE

UN’ ABITAZIONE NOSTRANA“Frutto di una particolare situazione geografica, espressione di una particolare mentalità collettiva sostanzialmente pratica, aliena dalla retorica e incline all’ordine formale ed alla disciplina spaziale, lo sviluppo pianificato di Amsterdam costituisce una lezione di rigore e di modestia che dovrebbe essere a lungo meditata soprat-tutto dagli amministratori delle nostre città” (G. Astengo, “Urbanistica” n. 2, 1949).

L’associazione culturale Architettando, e l’ XI biennale d’architettura di Venezia hanno approfondito un ciclo di studi e ricerche sul complesso tema dell’ abitare in Italia: hanno esaminato ed indagato le nostre radici culturali, le case dei maestri del 900, da Giuseppe Pagano, a Giò Ponti, da Berlam a Terragni, da Franco Albini a Giancarlo De Carlo e ancora, Mario Fiorentino, Gino Valle, Aldo Rossi; un panorama vastissimo di opere di elevata qualità, che hanno segnato il nostro territorio e la nostra storia. Ma oggi la domanda che ci facciamo è : quale futuro si costruisce? Quali architetture a cavallo di un millennio?Tra questi obiettivi, credo, si sia voluto ricercare nei lavori i luoghi capaci di creare momenti di aggregazione, della collettività; una ricerca che ci è sembrata ardua fin dall’ inizio ed insolita, anche provocatoria, nel disperato programma politico, culturale e sociale in cui versa il nostro paese. Il ruolo della ricerca progettuale, motore primo per il continuo miglioramento di ogni genere di edifici, purtroppo trova sempre meno tempo e spazio; il risultato è poi evidente nelle nostre periferie e nelle urbanizzazioni in cui i progetti rivelano la vera situazione dell’ abitazione, quella che sta dietro le quinte delle nostre città e che include la questione familiare, ovvero di chi abita e usa la casa, e che riguarda l’ evoluzione della famiglia stessa, e della società.Da qui l’ idea del tema specifico della nostra ricerca sul social-housing, tema che è rivolto a quella condizione dell’ abitare che ha un carattere collettivo; oggi più che mai attuale, considerato il momento della nostra storia edilizia in cui la tendenza costruttiva sembra assecondare sempre più le richieste di indipendenza e di generale diffidenza rispetto agli spazi condivisi.Si vuole promuovere l’ ABITARE_CON, come formula di una coabitazione socializzante.Partendo da questo presupposto, abbiamo ritenuto che fosse fondamentale cominciare a ripensare e a rivedere il sistema tradizionale della corte, come luogo d’ incontro e scambio, come grado zero della comunicazione interfamiliare e primigenio elemento di costruzione della comunità sociale, con l’inevitabile abbandono della logica del recinto e del contatto minimo, a favore di una casa collettiva, progettata con spazi comuni fruibili collettivamente e generatori di nuove forme di socialità; si perviene così, anche alla creazione di luoghi di meticciato, oltre che di transizione tra pubblico e privato, con la nuova e auspicabile interpretazione di limite come zona di contatto più che di separazione. La casa collettiva, ripensata e rivisitata secondo un’ etica della relazione sociale, è questo, in fin dei conti, l’ orizzonte verso il quale ci saimo rivolti. Se fossimo capaci di immaginare nuovi scenari dell’ abitare con questa qualità, rafforzando quelle peculiarità che distinguono gli alloggi collettivi dalle case borghesi, non è escluso che la casa ed il suo modus abitandi possano divenire un nuovo fattore di coesione per le comunità e propulsori di nuove dinamiche sociali; per questa ragione un progetto di casa collettiva deve puntare, a nostro avviso, al rafforzamento delle sue qualità intrinseche di collettività e di coabita-zione, più che all’ introduzione di superfetazioni linguistiche che le sono estranee.E’ architettura quindi quella che non si interessa dei propri fondamenti e che non contribuisce al progresso culturale?Resta un’ interrogativo: come sarà il nostro territorio quando l’ edilizia della transizione sarà definitivamente perduta, confusa tra le proprie malecopie, e quando le generazioni future non potranno ricevere in eredità l’ architettura del secolo che stiamo percorrendo, visto che non la produciamo?

01.SELECT

02.CALCIO TOTALE

03.SOCIAL HOUSING MAP

04.INVESTIGAZIONE

05.ECONOMIA

06.FOTOGRAFIA

07.PROGETTOINDICE ...

ZO MNE

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ND.... search

7 questions ?Chi siamo ? 2 studenti d’ architettura Perche’ l’ Olanda ? pensiamo che l’ Olanda sia un buon banco di prova dove poter indagare Cosa cerchiamo ? qualita’ architettonica e urbana nel social housing

Perche’ social housing ? Pensiamo che sia il principio per un’ architettura di qualita’ con investimenti limitati

Che strumenti utilizziamo ? In generale pensiamo che la curiosita’ ti faccia cercare quello che non sai. Questo e’ possibile dimostrarlo attraverso l’ uso di alcuni strumenti, come la fotografia e l’elaborazione grafica di quanto osservato e recepito

Qual’e’ il limite della nostra tesi ? Uno dei rischi e’ quello di non poter cambiare la condizione sociale e politica in Sicilia

Che idea ci siamo fatti dell’ Olanda ? Pensiamo che l’Olanda sia un paese giovane, che guarda poco alla tradi zione e cerca sempre di migliorarsi, diventando una delle nazioni piu’ contemporanee d’ Europa.

CURIOSARE = INDAGARE

EU

SE-LECTHOW THE DUCH DO ITI Paesi Bassi sono una nazione che si è fatta da sè. Più piccola del New

England, più affollato del giappone, questo paese ha configurato le sue

politiche abitative in un territorio circondato dall’ acqua, limitato in tutto,

meno che nella necessità della pianificazione.

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abitanti: 16.000.000 circadensità: 395 abitanti/kmqpunto più alto: 321m s.l.m.

La principale caratteristica della geografia olandese è la piattezza del territorio: circa il 50% della superficie si trova a meno di 1 metro sopra il livello del mare. Una catena di dune e dighe lungo le coste e le rive dei fiumi principali impediscono che queste zone vengano inondate, mentre numerose stazioni di pompaggio provvedono a rimuovere acqua piovana in eccesso. La lotta per strappare il territorio al mare ed ai fiumi è uno dei temi ricorrenti della storia e della geogra-fia olandese; infatti buona parte del territorio è costituito da polders, ovvero da terreni strappati al mare. Gli ettari di terra recuperati dallo zuider zee a partire dagli anni trenta e il numero di abitazioni costruiite dal governo dopo la seconda guerra mondiale farebbe ammutolire i pia-nificatori americani. Si aggiungano i progetti più recenti degli architetti olandesi, ed ecco non solo lo stile e l’ estetica, ma anche l’ applicazione pragmatica ed equilibrata della tecnologia e della pianificazione. La pianificazione non solo per le residenze, ma anche per la gestione delle acque,del territorio, delle infrastrutture e delle foreste, è essenziale all’ esistenza stessa dei paesi bassi e spiega loro reputazione. Dopo un lungo processo di pianificazione, il primo passo fu la demolizione del macello sull’ isola industriale di KNSM è lo sviluppo edilizio quindi delle isole di Java e Borneo Sporenburg. Grazie all’ abile distribuzione e individuazione delle tipologie (case in linea) e degli spazi aperti, il progetto ha generato un sistema unificato e diversificato. Le case in linea, costruite dietro bellissime facciate, offrono luce e viste dai patii, dagli spazi aperti e dai canali tra le schiere.Risultato: quartieri compatti, ma dalla splendita configurazione , che danno alloggio a 17000 persone. Borneo Sporenburg può vantare la straordinaria una strada di case affiancate lungo i canali che ha fatto vincere al suo creatore, Adrian Geuze dello studio west 8, il prestigioso Veronica Rudge Green Prize di Harvard per il suo contributo alla qualità dello spazio pubblico e della vita urbana.

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OLANDAHOLLAND nether land, H:12° | L : -3°

abitanti: 16.000.000 circadensità: 395 abitanti/kmqpunto più alto: 321m s.l.m.

la principale caratteristica della geografia olandese è la piattezza del territorio: circa il 50% della superficie si trova a meno di 1 metro sopra il livello del mare. Una catena di dune e dighe lungo le coste e le rive dei fiumi principali impediscano che queste zone vengano inondate, mentre numerose stazioni di pompaggio provvedono a rimuovere dell’ acqua piovana in eccesso. La lotta per strappare il territorio al mare ed ai fiumi è uno dei temi ricorrenti della storia e della geografia olandese. Infatti buona parte del territorio è costituito da polders, ovvero da terreni strappati al mare. Gli ettari di terra recuperati dallo zuider zee a partire dagli anni trenta e il numero di abitazioni costruiite dal governo dopo la seconda guerra mondiale farebbe ammuolire i pianificatori americani. Si aggiungano i progetti più recenti degli architetti olandesi ed ecco non solo lo stile e l’ estetica, ma anche l’ applicazione pragmatica ed equilibrata della tecnologia e della pianificazione. la pianificazione non solo per le residenze, ma anche per la gestione delle acque,del territorio, delle infrastrutture e delle foreste, è essenziale all’ esistenza stessa dei paesi bassi e spiega loro reputazione. Dopo un lungo processo di pianificazione, il primo passo fu la demolizione del macello sull’ isola industriale di KNSM è lo sviluppo edilizio quindi delle isole di java e borneo sporenburg. Grazie all’ abile distribuzione e individuazione delle tipologie (case in linea) e degli spazi aperti, il progetto ha generato un sistema unificato e diversificato.Le case in linea, costruite dietro bellissime facciate, offrono luce e viste dai patii, dagli spaz aperti e dai canali tra le schiere.Risultato:quartieri compatti,ma dalla splendita configurazione , che danno alloggio a 17000 persone. borneo sporenburg può vantare la straordinaria una strada di case affiancate lungo i canali che ha fatto vincere al suo cratore, Adrian geuze dello studio west 8 il prestigioso veronica rudge green prize di harvard per il suo contributo alla qualità dello spazio pubblico e della vita urbana.

OLANDAHOLLAND netherland, H:12° | L: -3°

zoom > holland

staticità > dinamismocultura difensivo_speculativo > cultura offensiva_utopistica

armonia tra individualità e colletivo

CALCIO TOTALEALLA MANIERA DEGLI OLANDESIL’Olanda del ‘74 è stata la squadra che ha introdotto questo stile di gioco.

Nessun ruolo è fisso e definito (a parte quello del portiere): se un terzino ha

la palla può muoversi in attacco, e un altro giocatore, anche un attaccante

si sposta a coprire la posizione lasciata libera. In altre parole la squadra non

è divisa tra difesa centrocampo e attacco ma ognuno può muoversi come

meglio crede. Il calcio totale più che un modulo o una tattica da adottare è

uno stile di gioco e di vita.

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Ajax e Olanda, un contropotere a zona Da michels a Cruijff, in un libro rivoluzione culturale che ha cambiato il calcio fine anni sessanta, inizio settanta: uno dei più profondi della rivoluzione in corso è senz’altro la nuova concezione di spazio. E’ il “nuovo spazio” dei film di kubrick: sopratut-to con 2001, nasce un cinema “a zona” che rompe una volta per tutte con la narrazione lineare e usa la macchina da presa come uno sguardo nella tenebra esteriore (cosmo) e in quella interiore (incoscio).E’ il nuovo spazio della musica dei pink floyd: con album come Ummagumma o Meddle ( in cui pezzo, Echoes, è minutato proprio sul viaggio lisergico di 2001) l’ uso innovativo della chitarra dei synth e delle voci polverizza la forma_canzone dei beatles e la fa deflagare in pulviscoli emotivi alieni, quasi inumani.Ed è il nuovo spazio del calcio dell’ Ajax prima e dell’ olanda poi, cioè un calcio che contrasta l’ ideologia tattica dominante e sostituisce la staticità col dinamismo, l’ individualismo della marcatura a uomo e del dribbling a tutti i costi con il pensare collettivo, il ruolo specifico con l’ atleta polivalente, la cultura difensivo-speculativa con quella offensivo_utopistica. LO SPAZIO MENTALE - Proprio sullo «spazio fluido» degli olandesi insiste il bellissimo libro diDavid Winner (Brilliant Orange. The Neurotic Genius of Dutch Football, ora nei paperbacksBloomsbury), riconducendolo a una «natura» e a una «cultura» che alla fine si riflettono l’ una nell’altra come certi palazzi di vetro dell’ Amsterdam postmoderna e le acque immobili dei canali. Da una parte, lo spazio mentale del giocatore olandese spartisce il terreno di gioco in aree simili a quelle delle grandi coltivazioni, geometriche come quadri di Klee o di Mondrian; dall’ altra, specularmente, viene proprio da una pittura geometrica e astratta (da Van Eyck a Vermeer) che però riproduce la luce, i cieli e la concretezza materiale degli oggetti quotidiani. Sintesi massima:Saenredam, il Bach della pittura, che traduce in dipinti fotorealistici rigorosi come fughe laspazialità rarefatta delle cattedrali olandesi. Dove Winner sbaglia, è nel confronto tra calcio epittura in Olanda e in Italia: cita infatti Tiziano (pittore «morbido, insinuante, seduttivo») comeequivalente del calcio furbo e levantino, ma non cita Piero della Francesca così come non citaSacchi: il primo nutrito di gelide geometrie fiamminghe, il secondo capace di portare il calcio olandese (e non solo con «gli olandesi») a un grado di furore scientifico inedito e inaudito. Invece Winner è persuasivo quando riconduce a un’ altra disciplina - l’ architettura - un altro aspetto decisivo del «calcio totale»: l’ armonia tra individualità e collettivo. Qui il paragone è tra l’ idea di città totale di un urbanista come Michel de Klerk, che vede case private e edifici pubblici, giardini e aeroporti come pezzi allo stesso tempo dotati di autonomia estetico-funzio-nale e coordinati in un insieme integrato dove scompaiono le «gerarchie di classe»; e un’ idea di calcio, appunto, in cui ogni giocatore pensa al compagno, all’ avversario e ai tempi di gioco senza rinunciare al proprio istinto creativo. In quest’ ottica, diatribe come quella sulla maggiore incidenza dell’ allenatore o dei giocatori in una squadra, diventano umilianti. IL FUORIGIOCO -

AJAX E OLANDA, UN CONTROPOTE-RE A ZONA

Da Michels a Cruijff, in un libro la rivolu-zione culturale che ha cambiato il calcio nel lavoro di David Winner individualità e collettivo vengono messi in relazione con arte e pallone, rigore e coerenza della filosofia calvinista sono alla base delle-

modalità di gioco.

Nell’ Ajax storico, per esempio, il tecnico Rinus Michels porta il fuorigioco sistematico, ma trova nello slavo Velibor Vasovic un interprete capace di attuarlo in modo insieme estremistico e razionale, efficace e spettacolare; porta il pressing (spesso alto) per la riconquista della palla, ma trova in Neeskens un esecutore predisposto per vocazione cursoria e aggressività; e predica il «dai e vai» e il tocco di prima, ma trova in Piet Keizer un genio cartesiano che taglia fuori con un passaggio quattro avversari. Quanto a Cruijff, non c’ è ovviamente miglior esempio di quadra-tura del cerchio tra esuberanza tecnica e coscienza tattica. Insomma, alla fine il «totalvoetbal» è una coproduzione di Michels (come dice Krol) e dei suoi giocatori (come dice Hulshoff); così come nell’ Ajax dei Novanta è impossibile scorporare il possesso palla, i triangoli fitti, il rapporto ossessivo velocità-precisione voluti da Van Gaal dell’ attuazione di giocatori come i due De Boer, Kluivert, Litmanen. Ma il rapporto individualità/collettivo dipende da altre concause: una legata alla storia calcistica, l’ altra alla storia (e all’ antropologia) olandese in generale. Sul primo versante Winner risale al Dna inglese dell’ Ajax, cioè al lavoro del manager Jack Reynolds (che negli anni Venti struttura la società con il mix basico di disciplina, filosofia offensiva, lavoro sulla tecnica e cultura del passaggio opposta a quella del dribbling) e a quello del primo grande coach Vic Buckingham, maestro di Michels, inventore di automatismi e mentore di Cruijff, che con lui si trasforma da crisalide gracile in farfalla non meno tenace che elegante. Sul versante dell’ identità nazionale, Winner ricorda invece l’ influenza incrociata dell’ ideologia calvinista, che sta alla base delle ragioni individuali ma anche del rigore e della disciplina (e quindi favorisce l’ adesione allo schema), e della socialdemocrazia nordica, che spiega sia il senso di responsabilità e quindi la propensione al pensare in gruppo, sia un’ emancipazione culturale (vedi le mogli in ritiro) e un anarchismo anticapitalista (vedi Cruijff che mette le scarpe Puma fregandosene dello sponsor Adidas) decisive per dare all’ Ajax e all’ Olanda quel blend irripetibile di libertà, maturità e piacere del gioco a prescindere dal risultato. Per inciso, qui ci sarebbe da approfondi-re proprio la vocazione autodistruttiva degli orange, quella specie di «vergogna della vittoria». La spiegazione non è facile: ma precisato che l’ Ajax ha vinto tutto e che le due finali mondiali sono state perse contro le nazionali di casa e quindi in un contesto «politico» avverso (i militari a Buenos Aires), non c’ è bisogno di ricorrere agli psicanalisti, come fa Winner, per trovarne una plausibile. Per citare Sacchi, gli olandesi non concepiscono il risultato se non attraverso il gioco. E’ una questione dirigore e di coerenza rispetto alla loro filosofia; la stessa che fa loro disprezzare la ferocia difensi-va (i Vogst, i Gentile, i Passarella) e quella offensiva (Van Gaal che dice di non disporre di «killer» come Vialli o Ravanelli). IL TRAUMA DI MONACO - E poi, non tutte le sconfitte hanno lo stesso sapore. Quella a Monaco ‘ 74, per esempio, è un trauma non ancora metabolizzato. E questo perché - spiega Winner in un capitolo magistrale del libro - «in Olanda la Resistenza è continuata anche dopo la guerra». Particolarmente colpito dall’ antisemitismo nazista, il paese ha visto mi-gliaia di ebrei deportati in Polonia e giustiziati nelle camere a gas, tanto che Amsterdam è diven-

tato quasi un centro simbolico della persecuzione, come riassume il caso atroce della famiglia di Anna Frank. Non sorprende, quindi, che il percorso dell’ Ajax e della Nazionale sia interamente rigato da fotogrammi tragici: Jack Reynolds è stato in un campo come soldato; Eddy Hamel, grande ala-Ajax degli anni Venti, è morto ad Auschwitz; Krol è cresciuto in un distretto ebraico e ha avuto nel padre un mini Schindler (14 ebrei salvati); Van Hanegem - il più scioccato dalla sconfitta di Monaco - ha perso in guerra padre, sorella e due fratelli. Così come non sorprende che la curva dell’ Ajax abbia una forte tradizione filosemita e antinazista. Nel momento in cui, soprattutto in Italia, certi poteri utilizzano i loro servi ideologici per produrre nella coscienza collettiva l’ Alzheimer artificiale del revisionismo/negazionismo (in sintonia con certe curve), il libro di Winner è anche un esercizio efficace di fisiologia - prima che di etica - della memoria.

Modeo SandroPagina 47 (11 maggio 2001) - Corriere della Sera

una nuova spazialità

NUOVA CONCEZIO-NE DELLO SPAZIO

l’ introduzione del calcio totale olandese ci porta a ragionare su l’ idea di spazio in architettura, confrontando di volta in vol-ta come altre discipline apparentemente lontane da quest’ ultima tengano sem-pre una stessa impostazione, una stesso carattere, quello del collettivo.

Ajax e Olanda, un contropotere a zona Da michels a Cruijff, in un libro rivoluzione culturale che ha cambiato il calcio fine anni sessanta, inizio settanta: uno dei più profondi della rivoluzione in corso è senz’altro la nuova concezione di spazio.Ed è il nuovo spazio del calcio dell’ Ajax prima e dell’ olanda poi, cioè un calcio che contrasta l’ ideologia tattica dominante e sostituisce la staticità col dinamismo, l’ individualismo della marcatura a uomo e del dribbling a tutti i costi con il pensare collettivo, il ruolo specifico con l’ atleta polivalente, la cultura difensivo-speculativa con quella offensivo_utopistica.

CALCIO TOTALE >>

Rinus Michels, l’uomo che inventò il calcio totale

E’ il “nuovo spazio” dei film di kubrick: sopratutto con 2001, nasce un cinema “a zona” che rompe una volta per tutte con la narrazione lineare e usa la macchina da presa come uno sguardo nella tenebra esteriore (cosmo) e in quella interiore (incoscio). La passione per la fotografia è uno dei fili rossi della sua carriera: Kubrick poteva passare ore intere a studiare un’inquadratura, ne viene fuori una cura ossessiva per i particolari dell’immagine, per la prospettiva e l’illuminazione, per la posizione degli attori e degli oggetti di scena, tanto che ogni suo film è studiabile in ogni fotogramma come “album di inquadrature”. Nel 1971 Kubrick scrive, dirige e produce Arancia meccanica, tratto dall’omonimo romanzo di Anthony Burgess e probabilmente uno dei film di maggiore influenza tra quelli realizzati dagli anni ‘70 ad oggi. Kubrick avrebbe anche chiesto ai Pink Floyd di usare la loro suite Atom Heart Mother come colonna sonora del film, ma la band rifiutò per la paura di una cattiva pubblicità. Nonostante le iniziali censure negli Stati Uniti e in altri paesi europei, il film ha un enorme successo, tanto che non tardano le quattro nomination all’Oscar (miglior film, regia, sceneggiatura e montaggio). 2001: Odissea nello spazio è un film di Stanley Kubrick del 1968 ispirato al racconto di Arthur C. Clarke La sentinella. Lo stesso scrittore ha poi a sua volta tratto dalla sceneggiatura un romanzo dal titolo omonimo e con la medesima trama.

CINEMA [stanley kubrick] >>

Self-portrait of Stanley Kubrick.

MUSICA [pink floyd] >>

copertina album: dark side of the moon

I Pink Floyd si formano a Londra nel 1965, quando Syd Barrett si unisce ad una band di studenti dell’Istituto Politecnico di Architettura della capitale britannica, per sostituire un cantante chiamato Chris Dennis: il gruppo si chiama The Tea Set ed in esso figurano Nick Mason, Roger Waters, Rick Wright e Bob Klose.[14][15] La band aveva un moderato successo, ed era una delle più popolari formazioni dell’underground londinese alla fine degli anni ‘60. Ummagumma continua il discorso del lavoro precedente, caratterizzato da esperimenti sonori in perfetto stile psichedelico. La struttura dell’album è molto particolare: si tratta infatti di un doppio di cui un disco è registrato dal vivo prima al Mothers Club di Birmingham il 27 aprile 1969, poi al Manche-ster College of Commerce il 2 maggio, ed alcune parti vocali sono state aggiunte in studio. L’altro disco contiene cinque tracce composte ognuna da un singolo componente del gruppo. Tra il 1970 ed il 1975 il “Pink Floyd Sound” assume una conformazione definitiva, frutto della mescolanza degli stili di Gilmour, Waters e Wright. È in questo periodo, infatti, che nascono gli album che hanno portato i Pink Floyd a vendere milioni di dischi in ogni parte del globo.

Meddle, uscito nel 1971, è il preludio a tutto questo: Echoes, una suite di oltre 23 minuti che riempie il secondo lato del vinile, continua il discorso iniziato da AHM: il brano venne definita da Waters un “sonic poem”,[15] mentre Mason ritenne che il disco fosse “il primo vero album dei Pink Floyd. Ha introdotto l’idea di un tema che si può ripetere”. Nello stesso anno il regista Stanley Kubrick chiede al gruppo di poter utilizzare le musiche di Atom Heart Mother per il film Arancia meccanica, ma la proposta viene rifiutata per timore di una pubblicità negativa. Kubrick avrà modo di “vendicarsi” molto più tardi, quando Waters chiederà al regista di poter usare la voce impersonale di HAL, il computer di 2001: Odissea nello spazio, nel suo Amused to Death. Al rifiuto del regista, Waters replicherà includendo un messaggio registrato al contrario al principio di Perfect Sense. Altro legame tra il gruppo e il grande regista è la leggenda secondo la quale la canzone Echoes dell’album Meddle sarebbe perfettamente sincronizzata con l’ultima parte di 2001. Sovrapponendo la canzone alle immagini del film si nota effettivamente una certa sincronizzazione tra le immagini mostrate e le note di Echoes. Casualmente, hanno entrambi una durata di 23’ 31”.

ARTE [paul klee] >>

Paul Klee_Giardino di rose

Da una parte, lo spazio mentale del giocatore olandese spartisce il terreno di gioco in aree simili a quelle delle grandi coltivazioni, geometriche come quadri di Klee o di Mondrian; dall’ altra, specularmente, viene proprio da una pittura geometrica e astratta (da Van Eyck a Vermeer) che però riproduce la luce, i cieli e la concretezza materiale degli oggetti quotidiani. Sintesi massima:Saenredam, il Bach della pittura, che traduce in dipinti fotorealistici rigorosi come fughe laspazialità rarefatta delle cattedrali olandesi. Dove Winner sbaglia, è nel confronto tra calcio e pittura in Olanda e in Italia: cita infatti Tiziano (pittore «morbido, insinuante, seduttivo».Klee intende l’arte non come semplice rappresentazione della realtà (come era stato per i realisti o naturalisti fiamminghi), bensì come indagine che svela i meccanismi più profondi e nascosti della natura.

ARCHITETTURA [michel de klerk] >>

museum het schip_ de amsterdam school

Winner è persuasivo quando riconduce a un’ altra disciplina - l’ architettura - un altro aspetto decisivo del «calcio totale»: l’ armonia tra individualità e collettivo. Qui il paragone è tra l’ idea di città totale di un urbanista come Michel de Klerk, che vede case private e edifici pubblici, giardi-ni e aeroporti come pezzi allo stesso tempo dotati di autonomia estetico-funzionale e coordinati in un insieme integrato dove scompaiono le «gerarchie di classe»; e un’ idea di calcio, appunto, in cui ogni giocatore pensa al compagno, all’ avversario e ai tempi di gioco senza rinunciare al proprio istinto creativo. Agli inizi del novecento ad amsterdam prese vita un movimento che avrebbe radicalmente modificato l’ aspetto dell’ architettura e della città. Questo movimento riuscì-nelle abitazioni singole, nei blocchi residenziali, nei grandi magazini e molte altre tipologie edilizie - a dare forma concreta all’aspirazione verso un’ architettura spaziale, un nuovo modo di progettare e di armonizzare la parte con il tutto.Il movimento divenne nato a livello internazionale come la scuola di amsterdam e gradualmen-te riuscì a guadagnarsi una posizione particolare nella storia dell’ architettura.Dalle prime opere di Michel de Klerk traspare una conoscenza delle idee e delle fonti di ispira-zione dei movimenti moderni. Questo metodo, basata secondo schemi originali, sollevava una questione importante, come trovare cioè le giuste proporzioni fra le diverse parti assicurando loro unità. La ricerca di una soluzione a questo problema essenzialmente tridimensionale, come dare unità a pianta, prospetto e dettagli fu preponderante nei suoi progetti. In fase progettuale De Klerk lavorava contemporaneamente a queste tre parti. I complessi residenziali di de Klerk suscitarono scompiglio fin dalla loro costruzione. L’ apparente disprezzo per la logica costruttiva e funzionale e l’ esuberanza dei dettagli irritavano sia i conservatori che i seguaci di Berlage, e più tardi anche i modernisti, anche se questi spesso ammettevano l’ incredibile efficacia di quelle composizioni totalizzanti. I sostenitori di de Klerk, per lo più concentrati nella zona di amsterdam, ammiravano le sue opera soprattutto per il contributo che aveva dato all’ unità del paesaggio urbano.

spazio : velocitàl’ immagine della città

SOCIAL HOUSING

MAPDOVE E COSA GUARDARE?L’ Olanda per noi è stato un buon banco di prova, dove abbiamo potuto

confrontarci con una realtà diversa dalla nostra. Il viaggio è stato un indi-

spensabile punto di partenza per lo svolgimento della ricerca, grazie anche

all’ aiuto di un architetto olandese: Henk Hartzema, che ci ha indirizzati nell’

esplorazione dei siti inerenti al tema (Enschede, Almire, Arnhem, Utrecht,

Den haag, Rotterdam, Amsterdam), questo ci ha permesso di elaborare

una tesi innovativa sulle politiche dell’abitare e sull’ “Housing e Welfare

State”, e soprattutto ci ha dato la possibilità di andare oltre i limiti che pre-

senta la politica in Sicilia.

.03

spazio|velocità Consapevolezza di movimento:

La città non è soltanto oggetto di percezione (e forse di godimento) per milioni di persone profondamente diverse per carattere e categoria sociale, ma è anche il prodotto di innumerevoli operatori che per motivi specifici ne mutano costantemente la struttura. Benchè nei suoi grandi lineamenti essa possa mantenersi stabile per qualche tempo, nei dettagli essa cambia senza posa. I controlli a cui la sua crescita e la sua forza sono suscettibili sono soltanto parziali. Non vi è alcun risultato finale, solo una successione continua di fasi.Le qualità che rendono sensibile all’ osservatore il suo movimento reale o potenziale, attraverso sensazioni fisiche e cinestetiche. Tali sono gli artifici che maggiorano la chiarezza di pendii, cur-ve e penetrazioni; che danno l’ esperienza di parallassi dinamica e prospettiva; che mantengono la costanza di direzione o di cambiamento direzionale; o che rendono visibile l’ intervallo di distanza. Poichè una città è percepita attraverso il movimento , queste qualità sono fondamen-tali, e sono impiegate per strutturare e persino per identificare, ovunque esse siano abbastanza coerenti da consentirlo. Queste qualità rinforzano e sviluppano l’ interpretazione di direzione e distanza dell’ osservatore e la sua esperienza della forma, durante il suo stesso movimento. Al crescere della velocità, queste tecniche richiederanno ulteriore sviluppo nelle città moderne.

Paolo Ceccarelli, L’ immagine della città, Marsilio editori,1964

continuità > discontinuitàcarattere insediativo

CURIOSARE

INVESTI-GATIONIMPARARE DAUn territorio come l’ Olanda che negli ultimi anni, si sta imponendo per la

spregiudicata visione della ricerca architettonica ed in particolar modo per

la continua ricerca sulla politica della casa per ciascuno.

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L’ INVESTIGAZIONE COME PRATICA DI PROGETTO

Per noi il binomio investigazione-pratica è stato imprescindibile, e soprattutto negli ultimi anni della nostra carriera universitaria lo studio di questa relazione si è andato intensificando sempre più; la tesi è, per questo, quasi esclusivamente mirata alla ricerca e , e per tal ragione, potrebbe essere accolta nelle scuole, università, amministrazioni locali ma anche nelle imprese private ed enti pubblici.L’intento è quello di approdare al progetto tramite l’uso ed il perfezionamento di strumenti, forse poco consolidati, ma sempre più sperimentali; tutto ciò ragionando contemporaneamente alla piccola e alla grande scala, partendo dal presupposto che progetti a scala più piccola, nella loro configurazione, generano informazioni e mezzi applicabili a scale più grandi.Ed è proprio questo l’aspetto che più è interessante per la nostra ricerca : quello che inizia come peculiarità specificia si converte in qualcosa di molto rilevante per proposizioni più generiche. Come nel caso del Borneo:dove si assiste ad un’implosione dimensionale: spazi piccoli dalla qualità architettonica e dall’articolazione invidiabile, ci aiutano a capire la densità della penisola.Per noi è risultato estremamente utile e quasi necessario studiare un paese come l’Olanda, nel quale da decenni vengono pubblicati programmi nazionali di pianificazione per quanto riguarda l’assetto del territorio. L’esplorazione di questa nazione e l’investigazione delle pratiche di pianificazione sono stati strumenti essenziali per immaginare un nostro scenario di lavoro, quest’ultimo quindi si è prefigurato su spinta del modello olandese , i cui strumenti urbanistici pur avendo effetto globale, non perdono mai di vista il problema più specifico.

LA SCUOLA DI AMSTERDAM La rapida crescita di Amsterdam nel diciannovesimo secolo si tradusse in una forte carenza di alloggi. Coloro che potevano permetterselo si trasferivano in edifici di recente costruzione, men-tre a diurnisti e ad altri lavoratori senza un reddito fisso non restava quasi nessuna scelta.I vecchi quartieri operai del centro (lo Jordaan, il quartiere ebraico Jodenbuurt, e le Oosterlijke eilanden) diventarono sempre piu` popolosi e, di conseguenza` aumento` anche il loro degrado.Gli interventi di manutenzione delle abitazioni, talvolta vecchie di secoli, erano scarsi e anche al di fuori delle cantine e dei vicoli le condizioni igieniche erano spesso precarie.

La borghesia guardava a questo sfacelo con una certa apprensione temendo che le malattie, l` immortalita` e il malcontento seguiti dalla rivoluzione non si sarebbero arrestati al proletariato.Si poteva forse definire umana un`esistenza cosi` misera?Molti ritenevano che i poveri avrebbero dovuto vedersela da se`,altri invece, decisero di impe-gnarsi attivamente per giungere a un miglioramento della situazione.Cosi`i cittadini piu`abbienti fondarono associazioni per l`assegnazione di alloggi popolari, scuo-le e centri sociali di quartieri.Verso la fine del secolo, inoltre, sempre piu`persone cominciarono a rendersi conto che solo lo stato avrebbe potuto offrire delle soluzioni vere e proprie.

Uno dei risultati conseguiti grazie al miglioramento della situazione abitativa fu la Woningwet (la legge sull`edilizia popolare) del 1901 intesa a incentivare la costruzione di alloggi popolari piu`economici e migliori e in grado di offrire anche delle soluzioni relative alla soppressione delle abitazioni degradate.Le prime abitazioni di edilizia popolare furono costruite nel 1909 dall`associazione Rochdale fondata dagli operai stessi a cui presto fecero seguito altre note associazioni come Eigen Haard (Lare proprio), la AWV (l`associazione generale per l`edilizia sociale) e Het Oosten (L`Oriente).Poco dopo l`elezione di Wibaut nel 1914, il primo assessore socialista della storia cittadi-na, anche il comune di Amsterdam inizio`a costruire abitazioni destinate principalmente ai piu`poveri che non erano in grado di pagare gli affitti relativamente alti dell`allora associazione per l`assegnazione degli alloggi popolari. Al contempo si diede inizio anche all`abbattimento delle abitazioni degradate del centro ma fu solo verso il 1930 che si procedette effettivamente al risanamento.

Inizialmente queste associazioni si affidavano soprattutto ad architetti moderni ma comunque esperti quali H.P.Berlage, J.E. van der Pek e J. Gratama che realizzavano costruzioni sobrie e

solide.Quando l`influente direttore del servizio comunale per l`assegnazione degli alloggi, Arie Klep-per, nel 1916 scorse l`opportunita`di coniugare il giovane talento di De |Clerk a Eigen Haard, anche la scuola di Amsterdam ebbe la propria occasione di farsi conoscere.Proprio in questo periodo vennero costruiti i famigerati edifici operai che ancora oggi caratteriz-zano il volto dell`edilizia popolare di Amsterdam.Grazie all`appoggio del comune il successo riscosso dal nuovo stile fu talmente strepitoso che quando, nel 1920, il sostegno delle associazioni per l`assegnazione degli alloggi popolari venne meno.

MAriastella Casciato, Olanda 1870-1940, Electa Editrice

WONINGWET, LA LEGGE SULLA CASA DEL 1901

La legge sulla casa- la woningwet- approvata dal parlamento olandese nel giugno del 1901, entra in vigore, con il decreto reale, nel luglio del 1902, l’ evento sarà di grandissima importanza per il successivo sviluppo dell’ edilizia popolare olandese.Prima dell’ entrata in vigore del weningwet è molto limitata, si parla di “qualche isoletta in un mare di tuguri”. L’ attività edilizia è ripartita fra la committenza privata e l’ opera delle associazio-ni edilizie. Le esperienze dirette delle associazioni edilizie possono considerarsi come uno dei momenti nodali che percorrono e conducono alla elaborazione della weningwet. Nella stesura del 1901, i dieci paragrafi di cui la legge si compone, sono:1. obbligo dei comuni di redigere norme per le abitazioni; 2. denuncia del numero di abitanti; 3. miglioramenti alle abitazioni; 4. dichiarazione di inabitabilità, evacuazione, chiusura e demoli-zione; 5. esproprio; 6. sviluppo degli abitanti; 7. susidi comunali; 8. sussidi statali; 10. considera-zioni finali. Il riconoscimento ufficiale delle associazioni cooperative e delle società edilizie, il cui scopo era la costruzione di alloggi popolari, rilancia la loro attività, stimolata anche dalla possibi-lità di ricevere sovvenzioni comunali e statali. L’ esame dei dati statistici della produzione edilizia nei primi anni di applicazione della woninwet (fra il 1902 ed il 1912 si costruiscono circa 206.000 alloggi, di cui solo il 2% sovvenzionati) mette in evidenza l’ elemento di maggiore novità delle lagge, la collocazione dell’ intervento governativo come committente e o finanziatore, il che significa che la meccanica dell’ intervento pubblico nell’ edilizia si trasforma sostanzialmente, per assumere il ruolo di volano, correttivo ed in parte sostitutivo dell’ edilizia privata all’ interno del ciclo edilizio. L’ aumento delle realizzazioni edilizie costruite secondo la Woningwet, porta ad una redifinizione dell’ architetto: questo è chiamato sempre più frequentemente a progettare i nuovi complessi residenziali rispettando le norme contenute nel regolamento edilizio previsto nel paragrafo primo della legge. In particolare queste norme contengono prescrizioni che si discostano radicalmente dai caratteri delle abitazioni popolari tradizionali e portano quindi ad un autentico rinnovamento tipologico. Quindi la casa per le società non è un bene di consumo da immettere sul mercato, essa non verrà venduta, rimanendo di proprietà per i primi cinquanta anni e poi passando alla gestione comunale. Le condizioni della progettazione sono quindi tali da rappresentare un campo di sperimentazione per tutti gli architetti che si impegnano nel settore dell’ edilizia residenziale.

Maristella Casciato, Olanda 1870-1940, Electa editrice

AMSTERDAM

Spaarndammerplantsoen

housing area,oostzaanstraat amsterdamplan|urban design 1917-21 M.de Klerk

la realizzazione di un’ unità nella forma totale in rapporto all’ esperienza dello spazio è sviluppa-ta al massimo delle sue possibilità nel terzo blocco per lo Spaarndammerbuurt. L’ edificio consta di diversi volumi, connessi visivamente dal principio di demarcazione e transizione, che qui de Klerk sviluppa non solo in senso decorativo ma anche e sopratutto in senso spaziale. I momenti in cui il volume si interrompe orizzontalmente nello spazio o incontra un altro volume sono sottolineati dalla sistemazione di un elemento verticale lungo la linea di demarcazione della superficie, come ad asempio un comignolo o una torre. Al tempo stesso le fasce di mattoni, le tegole incassate e le finestre sono disposte orizzontalmente lungo le facciatecon un movimento continuo. L’ edificio non ha un inizio nè una fine, per coglire l’ insieme lo spettatore deve girarci intorno.

ANNI 1917PAESE olandaLOCALIZZAZIONE amsterdam AREA TIPO EDILIZIO clusterALLOGGI PROGETTISTI michel de klerkCOMMITTENZA società edil. eigen haardPROPRIETA’ associazione edil. amsterdam zuid

ij-plein

housing area,stedebouwkunding plan|urban design 1982 R.Koolhaas

Il passo immediatamente successivo prende in considerazione altre aree, in particolare quelle legate un tempo all’industria, molte delle quali lungo il waterfront del canale IJ. Lo sviluppo di questa zona inizia in maniera piuttosto travagliata e attesta l’inesperienza della municipalità nel gestire la collaborazione con il settore privato. Fra i retroscena più significativi di questo proces-so, quelli legati, agli inizi degli anni Ottanta, al progetto di Koolhaas per l’IJ plein. La municipalità ha intenzione all’epoca di costruire qui modeste abitazioni per il settore sociale e affida l’incarico a Koolhaas, reduce da una esperienza newyorchese che non può non influenzare il progetto. Lo scenario da lui proposto, fatto di grattacieli futuristici che collegano idealmente l’area al resto della città, viene tuttavia mortificato e ridotto a blocchi di quattro piani in seguito soprattutto al fallimento degli accordi fra le varie parti coinvolte nel progetto.La vicenda dell’IJ plein dà comunque un forte input nel rilancio dell’intera area e influenza con molta probabilità il piano per gli Eastern Docks. I masterplan di Coenen per KNSM e West 8 per Borneo-Sporenburg infatti pur seguendo le indicazioni date dalla municipalità ed essendo mol-to più tradizionali riescono a diventare comunque un evento architettonico e mediatico.

ANNI 1982PAESE olandaLOCALIZZAZIONE amsterdam AREA TIPO EDILIZIO blocchi separati di 4 piani ALLOGGI 1.375PROGETTISTI R. KoolhaasCOMMITTENZA città di amsterdamPROPRIETA’

borneo-Sporenburg

housing area,stadebouwkunding plan|urban design 1994 A.H.Geuze

Lungo le rive dell’ Ij, vicino al centro di amsterdam, sorge un cantiere navale in disuso: è qui che è stata costruita “la balena” uno dei tre meteoriti in un mare di edifici bassi.Su una superficie coperta di 100 metri per 50, sono stati costruiti 214 appartamenti, spazi com-merciali e un parcheggio sotterraneo delle dimensioni di un campo di calcio. Per dare spazio a questo enorme progetto è stata sviluppata una variante del blocco edilizio chiuso e l’ edificio è stato alzato da due lati. L’ area all’ interno è stata trasformata dal tradizionale spazio privato in giardino pubblico per la città. Questa forma particolare permette la creazione di un’ enorme diversità di tipologie abitative, in particolare ai paini inferiori e superiori dell’ edificio. Gli affacci offrono un ampio panorama sui densi quartieri del centro di Amsterdam e sulle ampie acque dell’ IJ.

ANNI 1994PAESE olandaLOCALIZZAZIONE amsterdam AREA 35.800 m2TIPO EDILIZIO unico blocco edilizioALLOGGI 150 social housing , 64 private housingPROGETTISTI de architekten Cie Frits van Dongen e West 8 COMMITTENZA development company New Deal bvPROPRIETA’ Heijmans Bouw, Almere StadCOSTO € 15.700.000,- (ex. V.A.T.)

ijburg

residential work area stedebouwkunding plan|urban design 2000 T.Schaap,F.J.van Dongen,F.M.Claus et al

La città lineare, è organizzata lungo un asse di scorrimento veloce che congiunge amsterdam ai nuovi polders.Lungo l’ asse si trovano i servizi generali di distretto o di città, gli uffici e i posti di lavoro. Perpen-dicolarmente all’ asse sono organizzate, per raggruppamenti o quartieri, 35 unità di abitazioni miste, di 10000 abitanti ciascuna. Ogni raggruppamento è caratterizzato da fatto che il singolo alloggio rivolge sempre un affaccio verso il centro del quartiere e l’ altro verso la campagna e la natura aperta. I quartieri distano tra loro almeno 300 metri per l’ ottimizzazione delle fermate dei treni metropolitani (una ogni 500 metri circa) e per realizzare la sensazione di abitare in città e contemporaneamente in aperta campagna, si concentra in tal modo lungo l’ unica direzione una popolazione di 350.000 abitanti.Si realizza in tale maniera una densità elevatissima (150 alloggi per ettaro se si considera solo la superficie residenziale, 75 alloggi per ettaro se si computa anche l’ area destinata a verde) doppia rispetto a quella prevista per bijmermeer.L’ isola di ij_burg, unica di rilievo, diventa il centro attorno cui organizzare il grande porto con i servizi generali della nuova città. Il progetto, è tuttavia a tutt’oggi un valido punto di riferimento nello sviluppo dell’ idea di città, per la chiarezza metodologica con cui vengono affrontati e risolti, i maggiori problemi, non solo olandesi, della città moderna. Almeno tre sono i rapporti studiati dal piano: TRAFFICO-RESIDENZA; LUOGO DI LAVORO-RESIDENZA; TEMPO LIBERO-RESIDENZA. Si propone, per risolverli, la costruzione di una grande città a sviluppo lineare caratterizzata dai seguenti fattori:

ANNI 2000PAESE olandaLOCALIZZAZIONE amsterdam AREA TIPO EDILIZIO abitazioni a schieraALLOGGI 150 per haPROGETTISTI COMMITTENZA mistaPROPRIETA’ COSTO

1. la spina dorsale della città oltre ad essere insieme una autostrada e un sistema di ferrovie, è anche l’ arteria dotata dei servizi generali, dei centri commerciali, degli uffici e dei posti di lavoro; 2. l’ area residenziale ha perimetro limitato, malgrado la forte densità, in relazione al tempo di percorrenza massimo(5minuti) perchè un pedone possa raggiungere dalla sua casa l’ arteria principale, la campagna aperta o il mare; 3. l’ utente possa trovarsi in un ambiente non allineante, non disorientante, controllabile facil-mente malgrado la scala di progettazione.Questo piano può costituire sicuramente un riferimento importante per le analisi e le proposte su ciascuno di questi treproblemi fondamentali della città del nostro tempo.

Bijlmermeer

housing area,amsterdam sud-est plan|urban design 1968, G.S. Nassuth

Bijlmermeer sorge a sud-est di Amsterdam, lungo la linea metropolitana che congiunge Amster-dam e Utrecht su un’ area di 2500 ha di cui 900 destinati a residenza, 200 ai servizi, 450 a parco, 250 per l’ industria, con i 700 restanti per lo sviluppo futuro. L’area raggruppa 4 diversi polders, contiene circa 100000 abitanti. Lo schema planimetrico è caratterizzato da due scelte principali: separazione totale del traffico pedonale da quello automobilistico e concentrazione di grandi edifici a sviluppo orizzontale (alti 11 piani) che racchiudono immense aree a parco completa-mente libere.Per il traffico la scelta è radicale: il quartiere è attraversato in zona centrale dalla linea sopraele-vata della metropolitana che collega la stazione centrale a bijlmermeer; le stazioni di quartiere ogni 800 metri, sono in posizione tali da far si che 80% delle residenze siano entro un raggio di 500 metri. Attorno ad ogni stazione sorgono dei negozi di vicinato, asili nido, scuole e la mag-gior parte dei parcheggi. In corrispondenza delle fermate della metropolitana è incrociata dalla rete principale delle strade sopraelevate, e all’ interno da strade di collegamento (collettori) che forniscono accessi alla motorwey per tutti i traffici veicolari, formando una griglia di 1/2 miglio, con incroci ad intervallo di circa 600 metri; a fianco si trovano i garages, situati a 200-300 metri di distanza dagli ingressi alle aree residenziali e commerciali. Tutta questa area è sopraelevata per non interferire con la circolazione pedonale e ciclabile. A scala di vicinato, ci sono strade locali limitate alle aree di edilizia privata, il 10% del totale della residenza. Il sistema generale della viabilità da luogo a flussi separati di traffico secondo le richieste di piano, e garantisce un alto gardo di sicurezza. Il progetto di bijmermeer, concepito alla grande scala, trova come si è detto il suo secondo

ANNI 1969-82PAESE olandaLOCALIZZAZIONE amsterdam AREA 2.500 ha( 900 ha residenziali)TIPO EDILIZIO blocchi edilizi esagonaliALLOGGI 24.000PROGETTISTI ufficio comunale per la residenza, F. ottenhof, A.C. Kromhout, J. GroetCOMMITTENZA PROPRIETA’

nucleo tematico nel dimensionamento delle corti limitate dagli edifici a pianta esagonale. Gli edifici distano tra loro da 110 a 180 m, e i parchi interni sono progettati per ospitare attività comuni, di gioco e sportive.Il tipo edilizio largamente prevalente (circa il 90% degli alloggi) è l’ edificio a 11 piani con balla-toio continui da un lato e balconi privati su tutta la lunghezza dall’ altro; scensori ogni 50 metri riducono le distanze di accesso all’ alloggio. Il gigantismo geometrico e la razionalità astratta dell’ organizzazione dei flussi di traffico sovrastano ogni considerazione sulla struttura urbana come luogo di relazioni umane.Gli spazi verdi di cui la municipalità vanta l’ ampiezza rispondono solo alla logica di standard numerica e non di qualità di fruizione domestica degli abitanti. Il desiderio quindi rimane quello di una casa e un ambiente di dimensioni umane.

DEN HAAG #05

Ypenburg

housing area,Hageneiland, Ypenburg plan|urban design 1995-1997MVRDV

ANNI 1995-1997PAESE olandaLOCALIZZAZIONE L’ Aja AREA 300 mqTIPO EDILIZIO blocchi residenzialiALLOGGI PROGETTISTI MVRDVCOMMITTENZA Famiglie Koek - WesselingPROPRIETA’ COSTO

La recente proposta architettonica di edificare un’ampia area con destinazione residenziale persegue questa ormai diffusa tendenza a interagire con il mondo dell’arte e delle immagini.Lunghi filari di casette mono e bifamiliari una simile all’altra come tipologia, schema distributivo e consistenza volumetrica si differenziano tra loro solo per la pelle superficiale e per la diversa organizzazione del giardino: case con grande giardino sul fronte principale, case con giardino soltanto sul retro e case con giardino su entrambi i fronti. La specificità della proposta consiste in definitiva nell’accostamento e nell’impostazione di una sottile sfumatura formale tra “casette” tradizionalmente tutte uguali con tetto a capanna, rese icone di se stesse attraverso una decontestualizzazione del materiale utilizzato come rivestimen-to e in cui il materiale stesso viene a caratterizzare, attraverso la superficie, la pelle, per usare un termine di gran moda, l’intero oggetto architettonico, copertura e facciate comprese; un processo che genera, nella continuità, una completa astrazione dalla realtà. L’utilizzo esclusivo e monocromatico di tegole in cotto, legno, alluminio, eternit, genera nell’os-servatore e fruitore una profonda emozione e uno scenario articolato pur nella ripetitività del modello insediativo. Evidentemente la contemporaneità induce l’architetto a lavorare come un artista tra le cui ambizioni prevale quella di plasmare il materiale, per produrre icone e immagini dal forte impatto narrativo; i materiali sono quindi parte di una ricerca stilistica ed elementi essenziali del linguaggio. Il valore della tettonicità e della consistenza dell’edificio così come la sua durata nel tempo, sono totalmente sostituiti dalla preminenza figurativa dell’immagine che caratterizza nuovi scenari urbani, paesaggi mutevoli e instabili.

schilderswijk

housing area,L’ Aja plan|urban design 1983 Alvaro Siza

ANNI 1983PAESE olandaLOCALIZZAZIONE L’ AjaAREA TIPO EDILIZIO blocchi residenzialiALLOGGI social housing De punkt en De KommaPROGETTISTI Alvaro Siza COMMITTENZA PROPRIETA’ COSTO

Uno dei tratti distintivi dell’ operare di Siza è proprio quello della sua capacità di metabolizzazio-ne del genius e della traditio loci nell’ elaborazione delle sue originali proposte; e se lavorando a Berlino ha fatto riferimento all’ espressione organico, quando è stato chiamato ad occuparsi del rinnovo urbano del quartiere dello Schilderswijk Centrum all’ Aja, realizzando gli isolati denominati “punto e virgola”, si è esplicitamente collegato alla tradizione edilizia della scuola di Amsterdam, reinterpretando la locale tipologia di abitazioni.Il piccolo complesso è stato interpretato da Siza come l’ occasione di una sintesi intesa tra l’ altro ad offrire un omaggio alla pluralità della cultura architettonica olandese moderna.

ROTTERDAM #04

de landtong-kop van zuid

housing area,‘De Landtong’ residential complex plan|urban design 1994|1998 Frits van Dongen

ANNI 1994|1998PAESE olandaLOCALIZZAZIONE rotterdam AREA 100.000 mqTIPO EDILIZIO ALLOGGI 625 apartmentsPROGETTISTI Frits van DongenCOMMITTENZA SFB/BPF Bouw en ERA BouwPROPRIETA’ COSTO € 43.200.000,- (ex. V.A.T.)

Il progetto ha riguardato la creazione di un grande isoalto abitativo nel vecchio porto di rotterdam. L’ intervento si compone di elementi tipologicamente diversi: torri,blocchi a terrazze digradanti, stecche di altezze differenti.‘De Landtong’ è stato il primo nuovo sviluppo residenziale nella precedente area del porto nel ‘Kop van Zuid’, sulle banchine meridionali del fiume.L’ambizioso programma è stato necessario per dare all’area un’iniezione di urbanità in un mo-mento problematico, dando significato alle differenze tra le tipologie residenziali, la pianta delle strade, gli open space e le tipologie d’accesso.Il complesso è composto da due larghi e interiorizzati blocchi urbani che armonizzano con la grande scala l’area portuale in termini di dimensioni e unicità.Il bordo del blocco è una composizione alternata di lastre, torri e strisce. L’effetto d’insieme è quello di un profilo urbano sul lato che guarda verso il centro della città, e caratteri a scala più piccola sulla riva verso sud.Il programma è stato tradotto in un assortimento di tipologie di case senza precedenti: dalla spaziosa abitazione privata al settore sociale con gli appartamenti in affitto, dalle case terranee e appartamenti in verticale con grandi ampie terrazze alle abitazioni per singole famiglie. Praticamente una citta dentro una città.

ENSCHEDE #01

roombeek

housing area,roombeek enschede plan|urban design 2000, Architecten CIE, Pi de Bruijn, Joost van den Hoek

ANNO 2000PAESE olandaLOCALIZZAZIONE enschedeAREA 400.000 mqTIPO EDILIZIO vari blocchi edilizi ALLOGGI social housing and private housingPROGETTISTI Architecten CIE, Pi de Bruijn, Joost van den Hoek COMMITTENZA PROPRIETA’ COSTO

Il quartiere Roombeek ad Eschede, fu distrutto da una fabbrica di fuochi d’artificio nel 2000, il disastro è stato motivo dell’ iniziativa del disegno urbano dell’ area, che elabora un sistema dinamico di ricostruzione di 400.000 mq.

masterplan

‘t HOLL

housing area, eindhoven plan|urban design 1969, J.H. van den Broek, J.B. Bakema, J. stokla, J. Lans

ANNO 1969-72PAESE olandaLOCALIZZAZIONE EindhovenAREA 30 haTIPO EDILIZIO edifici a ballatoio, a torre, case a schiera, a patioALLOGGI 1.007PROGETTISTI J.H. van den Broek, J.B. Bakema, J. stokla, J. LansCOMMITTENZA coop. Huis en Wijk, Beter women StratumPROPRIETA’ COSTO

Il quartiere ‘t Holl ad Endhoven rappresenta, non solo dal punto di vista distributivo e tipologi-co, la prima realizzazione compiuta dell’ unità di abitazione mista e di certo è l’ intervento più significativo, sia per consistenza sia per qualità, tra quelli realizzati negli anni ‘60 a Kampen a ad Hengelo.L’ iniziativa è di un gruppo di persone che trovano antieconomico e troppo cara la costruzione di case singole per coloro che non possono rientrare nei programmi di finanziamento pubblico.La coscienza che la somma di iniziative singole non garantisce la realizzazione di un’ ambiente confortevole, porta alla della cooperativa “casa e quartiere” che per l’ appunto vuole mettere l’ accento sulla necessità di integrazione nella progettazione contemporanea ed articolata delle abitazioni e dei servizi di quartiere. La municipalità di Endhoven riesce a far fronte a queste istanze inserendo la possibilità di costruire gli edifici per utenza sociale del tipo K ed L, gli unici che godono di finanziamento statale, nella stessa zona.Il quartiere si sviluppa attorno ad un asse verde centrale che va dal centro commerciale a sud ad un parco a nord. I giardini sono tutti dalla parte dei percorsi pedonali per garantire la quiete al tutto il quartiere. Si realizza una grandissima varietà di tipi di alloggi, ma attraverso lo stesso l’ uso degli stessi materiali, degli stessi colori, degli stessi dettagli costruttivi, si riesce a mantenere un chiaro carattere unitario. Particolarmente significativi sono il tipo G, a piani sfalsati e amplia-bili, il tipo K, casa a patio per utenza sociale, gli edifici tipo M e N, a piani sfalsati serviti a balla-toio, già sperimentati in occasione dell’ interbau di berlino, che garantiscono grandi economie iniziali e di gestione, grazie alle poche fermate degli ascensori ed al numero ridotto dei ballatoi e mantengono la privacy dei singoli alloggi senza rinunciare al doppio affaccio.

Diagon

housing area, Delft plan|urban design 1971, Herman Hertberger

ANNO 1971PAESE olandaLOCALIZZAZIONE DelftAREA TIPO EDILIZIO case unifamiliari dislivellate a schieraALLOGGI 8 intervento sperimentalePROGETTISTI Herman HertbergerCOMMITTENZA PROPRIETA’ COSTO

Gli otto alloggi che costituiscono l’ insediamento rappresentano la parte iniziale di una più vasta unità di vicinato a carattere sperimentale. Le ricerche di Herman Hertzberger sul tema della residenza si rivolgono essenzialmente ai problemi dell’ uso e dell’ appropriazione da parte degli utenti degli spazi sia privati in senso stretto. Il problema di base nella progettazione della residenza consiste nell’ opionione che le autorità, i ricercatori, i sociologi e gli architetti hanno dei desideri della gente è un’ interpretazione collettiva dei personali desideri di molti.Non essendo possibile procedere progettando l’ alloggio su misura per il suo occupante, che inoltre si evolve nel tempo, muta i suoi gusti e le sue abitudini e non può quindi sentirsi a proprio agio in uno spazio definito una volta per tutte, è necessario progettare un prodotto “non finito” o meglio definito in quelle che sono le competenze proprie del progettista, ma lasciato all’ intervento personale nelle parti, anche importanti, che diventano il campo d’azione e il segno-ritratto di colui che abita l’ alloggio.Si potrebe dire che il protagonista deve fornire una sorta di involucro vuoto, il più possibile neutro, in modo da lasciare agli utenti la più ampia libertà di movimento e intervento secondo i propri desideri.Ma deve anche essere possibile la prefigurazione del risultato all’ interno dello stesso sistema di riferimento, così da poter rientrare nel tutto. Un oggetto non finito che può evolversi in direzioni diverse, ed assumere caratteristiche assai diverse, ed assumere caratteristiche assai diverse a seconda della persona che vivce ed agisce dentro di esso. Uno stesso spazio, per esempio il tetto terrazza, può essere trasformato in diversi modi: stanza supplementare, serra , solarium, oppure rimanere terrazza ed ogni volta diventa spazio diverso o un diverso uso dello stesso spazio.

Non esiste una separazione in zona giorno e zona notte, la casa è un’ unico ambiente di vita all’ interno del quale ciascun componente della famigli può ritagliarsi il proprio ambito personale e definirlo secondo le proprie esigenze. Così come l’ interno si può definire allo stesso modo anche lo spazio esterno e quindi definire il proprio territorio in maniera personale.

Kasbah

housing area, Hangelo plan|urban design 1972-73, P.Blom

ANNO 1972-73PAESE olandaLOCALIZZAZIONE hangeloAREA 3 haTIPO EDILIZIO case binate su 2 o 3 livelli aggregate a tramaALLOGGI 184 (prima fase)PROGETTISTI P.BlomCOMMITTENZA Pubblica- progetto n 56 del programma edilizio sperimentale (1968)PROPRIETA’

Nel 1968 il ministero dell’ abitazione vara in Olanda un programma di edilizia sperimentale.L’ impoverimento del livello qualitativo dei progetti di edilizia pubblica riscontrato negli anni ‘60 sia riguardo alle caratteristiche tipologiche dell’ alloggio, sia a quelle dell’ ambiente urbano, viene recipito come esigenza di ricerca e di profondo rinnovamento. La ricerca del basso costo, della ripetività degli interventi, dell’ unificazione di componenti e spesso di tipi, con l’ adozione di sistemi edilizi chiusi, si riflettono negli anni ‘60 in una produzione certamente corretta sul piano tecnologico e gestionale, ma progressivamente sempre più carente sotto altri profili.I temi oggetto di studio nel programma sperimentale coprono un arco molto vasto: dalla ricerca di densità elevate per i nuclei di case basse, e di una loro integrazione con i tessuti edilizi esistenti, al problema dell’ uso dell’ auto; dalla sperimentazione di processi partecipativi alla valorizzazione del rapporto con il paesaggio e con i centri urbani, fino allo studio di nuove tipo-logie plurifamiliari per ridurre il divario tra la qualità abitativa di queste e delle case unifamiliari. La ricerca condotta in collaborazione con l’ industria, conduce spesso alla proposta di innovazio-

ni radicali: rottura degli schemi tridimensionali classici, sperimentazione di modelli aggregativi inusuali, accento marcato posto da tutti i progettisti sulla ricerca di un’ identità spaziale che si va perdendo nella città moderna. Tra diversi progetti, tutti con costi molto contenuti ed agevolati soltanto da un modesto sussidio statale, quello denominato kasbah e realizzato ad Hangelo da piet blom assume un rilievo particolare tanto per l’ originalità della scelta tipologica ed aggreca-tiva, come per gli esiti qualitativi dell’ architettura. E’ un complesso di 184 alloggi, primo nucleo di un pvisto ampliamento, in case unifamiliari accostate a due a due ed aggrecate a tappeto a fornire un fitto tessuto di cellule sospese su un livello artificiale all’ altezza di un piano o un piano e mezzo, che lascia libero il terreno sottostante. Su una griglia modulare di 6,60x10 metri si collocano, su due e tre livelli abitabili, cellule residenziali che sfruttando la diversa altezza ed utilizzando più moduli a partire da quello base, raggiungono la dimensione massima di sette stanze. La varia aggregazione di un modulo elementare permette di ottenere una gamma dimensionale completa di alloggi, senza spezzare l’ unità della composizione. La trama continua si apre poi in uno spazio centrale, che accoglie negozi, parcheggi, un teatro all’ aperto, una zona attrezzata per il gioco; il tutto progettato con fantasia e dettagli di arredo urbano insoliti e ricchi di possibilità d’uso. Qui l’ obiettivo esplicito di Blom è favorire l’ appropriazione, la relazione nei confronti dello sapzio in modo che il cittadino ritorni ad essere protagonista dell’ organizzazio-ne dello spazio.

Wilgendonk

housing area,stadebouwkunding plan|urban design 1969 F.van der Werf

ANNO 1974-76PAESE olandaLOCALIZZAZIONE pependrechtAREA TIPO EDILIZIO edifici a ballatoio e a schieraALLOGGI circa 7.000 abitantiPROGETTISTI F.van der WerfCOMMITTENZA PROPRIETA’ COSTO

Nel 1969 il comune di Pependrecht bandisce un concorso per un quartiere residenziale da insediarsi sui terreni del polder “wilgendonk” con una previsione complessiva di 2400 alloggi per 7000-8000 abitanti. La metodologia generale del lavoro, rifacendosi alla teoria del SAR ‘73 sull’ analisi del tessuto urbano, individua quattro livelli di articolazione del problema: piano par-ticolareggiato, piano di edificazione, progetto edilizio, progetto dei componenti dell’ alloggio. L’ impianto urbanistico generale del quartiere si basa su una griglia bidimensionale ortogonale; gli edifici si dispongono attorno a corti di dimensione variabile destinate a giardini privati e spazi verdi di uso comune, oppure ad uso pubblico generalizzato e all’ accessibilità agli alloggi. I percorsi viari sono concentrati in un unico asse che attrezza il quartiere con un andamento molto articolato in modo da rendere possibile la suddivisione della residenza in nuclei autonomi formati a minimo da quattro corti associate; i parcheggi sono ricavati sui bordi delle strade di servizio.

interno > esterno

WELFARE STATE

La limitatezza della risorsa suolo, è uno degli elementi fondativi dello stato

Olandese, qui da secoli l’uomo strappa al mare lembi di terra.

Un tale rapporto con le forze della natura ha forgiato nel tempo un’anima

cooperativa, egualitaria e calvinista, e un modello di sviluppo territoriale

collettivistico basato sulla concertazione tra le parti sociali, sotto la paterna

mediazione dello Stato. Così l’Olanda, con i suoi valori di razionalità, egua-

glianza e democrazia non poteva non generare un modello di sviluppo

e pianificazione incentrato sui concetti di stato sociale, servizio pubblico,

norma e tipologia così come il Welfare State richiede.

FORMATS FOR LIVING

Nuovi “formati” di spazi abitativi contemporanei hanno riscosso un insolito

e affascinate interesse nella dinamica della città Amsterdam.

Il contratto stile di vita collettivo sta cambiando a seguito della prosperità

economica, della carenza di spazio urbano, dell’esigenza generale di mobi-

lità, dell’individualismo e dell’ormai radicato fenomeno di lavoro flessibile.

In questo turbolento contesto, Format for living presenta un quadro sinteti-

co della vita contemporanea di Amsterdam, con una provocatoria selezione

di quasi un centinaio di piani progettati nell’ ultima decade del ventesimo

secolo.

Il metodo uniforme di disegno si è tradotto in una esaustiva raccolta di

piante, che, nonostante la loro semplicità apparente, contengono un se-

gnale culturale codificato: una forma per vivere.

la felicità esiste...

In un intervista del 2002, hans Huijsman, segretario del board of housing assistence dei paesi bassi, torna indietro di cento anni per descrivere i tuguri olandesi gradualmente sradicati dall’ edilizia resi-denziale pubblica; fa poi un salto in avanti fino alla tendenza degli ultimi dieci anni verso la deregulation. Inoltre afferma che oggi sono di moda il mercato e l’ autosufficienza finanziaria e aggiunge che le politiche governative che ora costringono i comuni a vendere il 30% di tutti i nuovo insediamenti edilizi a proprietari privati per case su misura. Con poco spazio vitale a disposizione, città sovraffollate come amsterdam (dove in passato le case sovvenzionate raggiungevano l’ 80%) devono trasformarsi dall’ essere al servizio delle persone in difficoltà all’ incoraggiare le comodità. L’ interesse di oggi nell’ offrire servizi a gruppi a medio e alto reddito per convicerli a stare nelle città può andare a discapito delle persone svantaggiate.

jane Holtz Kay, Lotus internetional,132, Editoriale Lotus

A SERVIZIO DI CHI?

D

A

POLITICOL NEGOTIATIONS

Huijsman sostiene che lo sviluppo edilizio compatto è ancora un dettaglio politico in questa densa nazione.Ma nonostante tutti questi cambiamenti nella politica sociale, la tradizione e la qualità della pianificazione olandese sono ancora notevoli - socialmente, quantitivamente e amministra-tivamente, aciò si aggiunga che questi risulta-ti sono stati ottenuti per una popolazione di quasi 16 milioni di persone che vivono su 7000 miglia quadrate di territorio, perlopiù prosciu-gato dalle acque. Altrettanto invidiabile è il fatto che gli olandesi non hanno sacrificato alla crescita nè i loro valori sociali, nè la loro urbanistica. Quindi i due terzi dei 6,5 milioni di unità abitative della nazione sono rappresen-tati da case a schiera, un’ altro terzo da edifici bassi per appartamenti mentre solo una pic-cola percentuale è costituita da case familiari.Lo status di scarsità di territorio che ha reso questa nazione la più pianificata del mondo riuscirà a resistere? Il paese manterrà le poli-tiche sociali e la tolleranza che lo hanno reso uno dei più progressisti d’ Europa?

storage = parkingarmonia tra individualità e colletivo

abitare il limite

Comunque andrà a finire, ciò che qui importa è l’ edilizia abitativa olandese. Se ci sta a cuore il futuro del dibattito sullo spazio, i paesi bassi hanno qualcosa da offrire agli altri paesi, dice Betsky, mentre le nazioni sulle due sponde dell’ atlantico stanno a guardare.

Duch parametresHousing parametres

1. total gross upper storey height: Vhw= 2,70m2. house depht including access: (I or B) =15m3. 1.2 parking places for each house; cor-respond to 1 parking place per 70 mq living surfaace area (w=70). 30 mq floor (Opw=30) surface area is reserved for each parking place; this includes the necessary access.4. 3 hours direct sunlight on the facaded fronting the principal rooms, procee ding from the values of 21 March and 21 September: alpha =32° in an east- west orentation, Beta=38° in an north-south orientation.

scala architettonica > scala territorialeaddomesticare

working the land

AMSTERDAM BOS NEGLI ANNI ‘60.Rinnovo urbano a Nieuwmarkt.

I lavori di rinnovo urbano, condotti sotto lo slogan “costruire per il quartiere”, abbando-nano il modello bulldozer che in un primo momento aveva caratterizzato le operazioni di demolizione e ricostruzione nel centro cit-tà. Inoltre la comparsa del modello di “città compatta” e la nuova èlite amministrativa, che entra in carica nel 1978, favoriscono una netta svolta nella politica urbanistica. Queste scelte, da un punto di vista regionale, vanno intese come il tentativo da parte della municipalità di Amsterdam di ristabilire una centralità poli-tica minata seriamente dal processo di subur-banizzazione in atto. Fra gli interventi più radicali, si ricorda quello di Bosch e Van Eyck a Nieuwmarkt nel cuore della città, dove il nuovo intervento mantiene il più possibile il tracciato degli edifici preesi-stenti, al fine di differenziare questo quartiere da quelli allora in costruzione nelle periferie. Il passo immediatamente successivo prende in considerazione altre aree, in particolare quelle legate un tempo all’industria, molte delle quali lungo il waterfront del canale IJ. Lo

sviluppo di questa zona inizia in maniera piut-tosto travagliata e attesta l’inesperienza della municipalità nel gestire la collaborazione con il settore privato. La vicenda dell’IJ plein dà co-munque un forte input nel rilancio dell’intera area e influenza con molta probabilità il piano per gli Eastern Docks. I masterplan di Coenen per KNSM e West 8 per Borneo-Sporenburg infatti pur seguendo le indicazioni date dalla municipalità ed essendo molto più tradiziona-li riescono a diventare comunque un evento architettonico e mediatico. Nell’entusiasmo generale si tende però a trascurare un im-portante aspetto, sottolineato nel libro: il se-ducente cityscape delle abitazioni sull’acqua è fortemente anelato dagli investitori privati che fanno il loro ingresso ufficiale proprio in questa occasione.

In Olanda non puoi fare

a meno di notare come

gli spazi collettivi e gli

spazi privati ricercano

una qualità abitativa in-

dipendentemente dal

fatto che si tratti di edi-

lizia privata o pubblica

ij_plein = 70% public space

ijburg = public space &private space

quando lo spazio esterno diventa

domestico

Homo Ludens non era solo il nome del gio-

co, ma come nel caso della teoria di Hui-

zinga, aveva uno scopo pratico: rifletteva

la volontaà di instillare i valori repubblicani

nei bambini sin dalla tenera età e condurli

nella realtà della vita della società borghe-

se. Il modo più efficiente per avviare que-

sto processo conoscitivo nei bambini era,

naturalmente, in uno spazio per il gioco.

playground

borneo_sporenburg

PlaygroundVan Eych

Sin dai tempi della sua prima apparizione sulla scena architettonica, nel 1946 come giovane arrabbiato, Aldo van Eyck ha influenzato il pensiero architettonico fino ad un punto raramente raggiunto da altri architetti e critici dell’ architettura. Sono sue molte affermazioni importanti ormai entrate a far parte del linguaggio comune. Uno dei suoi contributi più duraturi, che hanno segnato un’ epoca, è la distin-zione tra spazio e luogo; un altro è l’ introduzione in architettura del termine filosofico intermedio, inbetween, mediato da Martin Buber, dove il luogo è “ l’ ambito di ciò che è inbetween”.All’ inizio la sua teoria della distinzione tra spazio e luogo, in relazione all’ architettura e al disegno urbano, fu considerata una vera e propria minaccia, un’ idea contro il potere costituito. I campi-gioco non sono solo, probabilmente, le opere più importanti di Aldo van Eyck, ma anche uno dei più originali contributi all’ architettura, all’ urbanistica e all’ arte del dopoguerra, un contributo il cui potenziale deve essere ancora sfruttato.Il tipo di impatto che i campi di gioco hanno avuto sulla città è colto da una serie di fotografie scattate tra la fine degli anni 50 e l’ inizio del decennio successivo, immagini che non godono di una buona messa

“Il mio obiettivo non è definire il luogo del gioco rispetto a tutte le altre manifestazioni della cultura, ma piuttosto stabilire fino a che punto la cultura serbi il carattere del gioco”. J. Huizinga, Homo Ludens

Puer LudensLiane Lefaivre ripercorre l’eccezionale storia dei playground progettati da Aldo van Eyck ad Amsterdam tra il 1947 e il 1961/Liane Lefaivre tells the exceptional story of the playgrounds designed by Aldo van Eyck in Amsterdam between 1947 and 1961 , Lotus 124, Editoriale Lotus

a fuoco che non è concentrata sull’ attività del singolo bambino, ma è invece interessata a rappresentare l’ ambiente urbano. Ma forse il pensiero più vicino al lavoro di van Eyck, nel suo modo di essere sia “dall’alto” che “dal basso”, è la teoria cibernetica di Nobert Wiener degli organismi auto-regolatori, che si adattano continuamente in risposta a nuovi input, conoscendo dall’ evoluzione dei loro contesti attraverso iterazioni di feedback, in processo che si potrebbe definire di intermedietà.C’è un’ altra poetica formale all’ opera nei campi da gioco, una poe-tica dal basso, vale a dire il tentativo di esprimere il Genius Loci, per quanto duro, irregolare e rozzo possa essere. L’ unicità dei campi da gioco di Amsterdam rispetto a tutti gli altri è proprio il fatto di es-sere interstiziali, inseriti nel tessuto vivo della città; di conseguenza ognuno ha la sua propria e unica configurazione, in cui nulla entra in gioco se non i vincoli imposti dal sito specifico. Tutti i campi sono fatti apposta per il loro sito specifico, ora asimmetrici e irregolari come a Potanusstraat, ora contorti e frammentati come a Zeedijk. Il risul-tato è, da una parte, una serie di mappe in cui sono inseriti i campi da gioco, dall’ altra, una famiglia di forme create nella realtà, sino ad allora senza precedenti in architettura o nell’ urbanistica. Il tentativo di esprimere il Genius Loci è sempre associato all’ irregolarità e alla durezza delle forme reali: la realtà è sempre sporca e disordinata, è sempre dirty real.

FOTO-GRAFIAUNO STRUMENTO PER L’ INDAGINELa fotografia è tanto più utile, quando ci sono anche parole chiave, argo-

menti, interpretazioni, legati ad una lettura particolare del tema: social

housing.

Questo strumento ci ha permesso di cogliere alcuni indizi che andranno a

far parte del nostro atlante.

.05

L’ ATLANTE INDAGA L’aspetto che abbiamo provato ad approfondire con la fotografia è proprio quello dei modi con i quali vengono abitati, usati, trasformati, gli spazi pubblici e collettivi.Per noi è stato interessante costruire un atlante di questioni che organizzi il lavoro sul campo.L’ atlante mostra, lo fa accostando frammenti di vita di una cultura progettuale che è lontana da noi, ma che ha rivolto lo sguardo al tema dell’ abitare e nello specifico del social housing.L’ atlante si fonda su una ossessiva attenzione alla forza delle immagini, che di volta in volta rac-contano cose diverse tenute insieme da una stessa idea; dispiega le foto e le rende interrogative, rende palese la complessità di un pensiero figurato.Non lavora su un’ idea di frammenti passivi, piuttosto tiene in alta considerazione un’ idea di come questi spazi vengono vissuti e trasformati; lavora nella logica della frammentazione di scenari urbani e domestici, stimolando la nostra composizione creativa sul progetto.Questa selezione di foto , di un’ archivio più ampio, sono espressione del pensiero figurato architettonico della ricerca, esse sono mostrate in due formati diversi, che abbiamo voluto chiamare 10x10 (come esplorazione di frammenti della realtà) e 1:2 (come sguardo più ampio al paesaggio). Gli scatti non necessariamente sono assimilabili ad una struttura e ad un percorso logico di un racconto, rappresentano, piuttosto, ipotesi, tracce, stimoli, emozioni.Le immagini accompagnate da propedeutiche parole o disegni, ristabiliscono l’ affinità fra l’ immagine e la pratica.

HOLLAND enschede

HOLLAND amsterdam

HOLLAND amsterdam

HOLLAND den haag

HOLLAND den haag

HOLLAND den haag

HOLLAND arnhem

HOLLAND enschede

HOLLAND amsterdam

HOLLAND amsterdam

HOLLAND enschede

HOLLAND amsterdam

HOLLAND enschede

DOMESTICO_ UNA CASA ANTICA COME IL MONDO

La casa come riparo.Sembrerebbe che la casa nasca come contrapposizione alla natura e ai suoi elementi, quasi che sia architettura laddove non è natura. Ma una casa rialzata da terra e chiusa sopra e dai lati non l’ha mai vista nessuno, il focolare si spegnerebbe. Gli stessi elementi che si sono negati per pro-teggere il focolare sono necessari alla sua sopravvivenza, bisogna introiettarli ammansendone l’impeto, bisogna renderli domestici. In questo doppio movimento di difesa e introiezione degli elementi di natura il carattere domestico della casa fa un giro di vite, si riconnette alla scala del territorio e alla natura tutta.

Latitudine, altitudine, consuetudine: un’ipotesi di studioPer millenni ogni civiltà, in ogni parte del mondo, ha sviluppato risposte coerenti al problema dell’abitare coniugando sapientemente una propria idea di domesticità, così come l’abbiamo delineata. Così sarà gerarchico difendersi dal caldo alla nostra latitudine - ammansendo l’impeto della tagliente luce meridiana - anziché combattere le intemperie nordiche catturando quanta più luce possibile; sarà gerarchico affondare gli edifici nella terra governando “sub specie oeco-nomiae” l’aspro suolo calcareo, piuttosto che sospenderli per difenderli da inondazioni.Colpisce, quindi, come ad analoghe consuetudini - mangiare, dormire, ricevere, svagare, … - corrispondano “tipi” abitativi affatto differenti nella loro espressione formale (nessuno confonderebbe una casa a schiera di Delft con una di Siracusa, nemmeno in cartolina!), quasi che il cibo, il sonno, la chiacchiera, il gioco siano non siano gli stessi. E gli stessi non sono (o non sono mai stati), perché a latitudini, altitudini, … diverse hanno sempre corrisposto diverse consuetudini.Oggi tutta questa “biodiversità” sembra contraddetta da un profondo processo di omologazione delle consuetudini. Tutti i cibi disponibili dappertutto, luce buio caldo freddo artificiali, forme di intrattenimento globali tendono ad appiattire ogni differenza: costruire una casa a Delft o una a Siracusa sembra non rispondere a esigenze primarie diverse, le antiche gerarchie sembrano annullate, va riformulata l’idea domestica dell’abitare (quanti profeti di questo nuovo vangelo!).L’Olanda è stata un ottimo banco di prova per tutto quanto detto finora, specialmente quando si consideri che a fronte di tanta presunta omologazione la qualità del costruire e dell’abitare in Olanda oggi si palesa evidentemente superiore. Indagare questa nuova diversità può affinare un senso critico - nel farsi delle cose - capace di riconnettere la povertà attuale del nostro costruire per abitare a una sapienza antica che da altre parti non sembra perduta.

[luigi pellegrino]

Domestico: della casa, della famiglia, (dal latino domus); focolare, tetto do-mestico, per antonomasia, la casa e, figurativamente, il nucleo famigliare; ma anche domare: rendere mansueto, domestico, … addomesticare,ammansire.Gottfried Semper nel ricostruire la capanna caraibica primitiva individua un procedimento abbastanza lineare. Attorno ad un centro - il focolare - ele-mento morale, entità non concreta quasi - potremmo definirla un’idea, nella nostra disciplina uno spazio, un luogo sacro - si costruiscono degli elementi che proteggono lo stesso focolare, lo difendono, in primis dall’impeto degli agenti atmosferici: il terrapieno dalle inondazioni, il recinto dal vento, il tetto dal sole e dalla pioggia.

rubik house

autocostruzionela casa in scatola

ECONO-MIAUNA CASA LOW-COSTIn molti paesi europei l’obiettivo dell’“economia della costruzione” è oggi

posto alla base di molte sperimentazioni progettuali condotte da giova-

ni architetti (MVRDV, Lacaton&Vassal, Ábalos & Herreros, Rolf Disch) che

puntano sull’impiego originale di materiali “poor & cheap” di provenienza

industriale, sulla definizione di nuove modalità di utilizzo e di assemblag-

gio di prodotti e sistemi tecnologici reperiti dai cataloghi di prodotti edilizi

e sulla messa a punto di dispositivi in grado di ridurre i costi.

.06

L’ EDILIZIA RESIDENZIALE IN OLANDA Le abitazioni costruite con carattere speculativo o parzialmente filantropico

Le associazioni filantropiche per la costruzione di residenze, che vennero istituite in molte città intorno alla metà del XIX secolo, sono il prodotto della consapevolezza della società borghese, del proprio valore politico e culturale, ed in questo derivano direttamente dalla cultura dell’ illuminismo.Dal punto di vista finanziario la costruzione di residenze a carattere parzialmente filantropico va riletta unicamente come un investimento; in linea generale i costi erano tali da prevedere ricavi secondo l’ interesse corrente. Un esempio da manuale di costruzione di case parzialmen-te filantropiche è quello di Arnhem. Qui fu fondata nel 1894 l’ associazione edilizia Openbaar Belang, per volontà di un gruppo di membri del consiglio comunale, tra cui il barone F.H. van Verschoor. Il capitale della associazione edilizia di 100.000 fiorini venne versato da 73 abitanti, ad un interesse del 3,55 annuo.

M.Casciato-F.Panzini-S.Polano, Olanda 1870|1940, Electa, 1980 Milano

Il nostro modello di casa, sia privato che pubblico, è tenacemente ricalcato su una matrice bor-ghese ottocentesca, che non ha più rapporto con gli attuali modelli di vita. Da questa matrice deriva una organizzazione di casa e di vita centripeta, gravitante nel chiuso dell’ alloggio, tesa a soddisfare privatamente, al suo interno, fabbisogni che dovrebbero trovare risposta nei servizi collettivi. A fronte di una realtà investita da forti cambiamenti, i modi di abitare, pur in piena crisi, pre-sentano una grande inerzia alle trasformazioni. Il nostro modello abitativo appare incapace di offrire risposte esigenze di flessibilità e mobilità, ma la funzione abitativa è talmente intrecciata a fatti economici culturali effettivi che non è possibile metterla in discussione senza attaccare un sistema intero di valori. Il problema dell’ offerta abitativa pubblica quindi si complica: si tratta di interpretare una domanda sociale, distorta dai consumi indotti, che è di per sè inarticolata, o che si esprime a livello di malessere sociale.

MODELLI ABITATIVI

L’ APPROCCIO ECONOMICO Il tema affrontato in questa esperienza è la definizione di un modello abitativo/aggregativo di edilizia residenziale pubblica generato dall’interno della sperimentazione sulla forma archi-tettonica. È il tentativo cioè di definire in sede strettamente formale le regole dell’abitare e del costruire la città. Il meta-progetto è un sistema progettuale/costruttivo che, in coerenza con l’approccio dell’Ope-ra aperta di U. Eco (1962), non fornisce un prodotto finito ma un insieme di possibilità non definibili inizialmente – specie alla scala dell’insediamento, quando le possibili combinazioni si moltiplicano – e pertanto si offre come la base concettuale di una sperimentazione delle potenzialità che esso non può neanche prevedere. Tanto Il sistema costruttivo quanto le forme aggregative non sono definite a monte del percorso compositivo, ma ne risultano in qualche modo come conseguenza. Non si tratta, infatti di un sistema statico, una tecnologia, come quel-la del calcestruzzo o dell’acciaio, o una forma di lottizzazione designata una volta per tutte, che il processo di riempimento dello spazio urbano utilizza adeguando ad essi il proprio linguaggio, bensì l’inverso: l’architettura formula un modello compositivo il quale comunica al sistema tecnologico le esigenze di assemblaggio e riassemblaggio, di riutilizzo della parti manutenibili fuori opera, le necessità di far crescere i moduli abitativi, le possibilità di uso differenziato delle diverse parti di un singolo modulo, e al sistema urbanistico le possibilità di riempire e svuotare la superficie dell’insediamento a seconda del modello che prevale.Il ragionamento si estende anche all’esterno, attraverso la ripetizione del modulo e la ripro-duzione dello spazio abitativo, nell’area del giardino e degli spazi della mobilità pedonale e carrabile.Il concetto di meta-progetto, coerentemente con le premesse e in vista della moltiplicazione delle possibilità applicative, intende quindi affidare alla logica della forma architettonica e alla “capacità di gesto” dell’architetto le verifiche necessarie alla sua contestualizzazione. Verifiche urbanistiche, economiche, sociali, ambientali, ma che si pongono a valle del progetto, come se la forma, nel senso più astratto di questa accezione (quindi non l’immagine), possa essa stessa con la sua forza (ri-)generare il contesto.

Il percorso valutativo

Il percorso valutativo segue quello compositivo, ne è trainato e lo supporta. Il meta-progetto e le sue intenzioni, infatti, implicano talune questioni relative al rapporto tra soggetto pubblico e privato, in un contesto, quello presente, fortemente in tensione a causa della compresenza

[salvatore giuffrida]

tra l’attuale stato di sottoutilizzo e degrado edilizio-urbano e le potenzialità paesaggistiche e ambientali; allo stesso tempo, data la natura dell’iniziativa che si vuole inscrivere all’interno del Piano di sviluppo sostenibile e quindi ispirarsi ai temi della complessità funzionale, di risorse e di partnership, prevede un’azione sinergica tra amministrazione, imprese, proprietari e finanziatori complessivamente e ciascuno per la sua parte, impegnati in un intento di generale di efficienza ed economicità da una parte, e di efficacia ed equità dall’altra. L’obiettivo generale della qualità architettonico-urbana, infatti, si articola in quattro principali sottobiettivi che consistono nel:- progettare un complesso residenziale con un elevato livello di controllo dei costi (efficienza);- fornire un ventaglio di layout possibili dell’insediamento di elevata qualità abitativa e aggregativa (efficacia) ove prevalga la dimensione sistemica su quella atomistica;- realizzare una forma architettonico-urbana ad elevato gradiente di valor capitale, in senso privato e pubblico, (economicità), cioè ad elevata capacità di erogare valore funzionale/reddituale, ad elevata durata di questo valore e ad elevata capacità di crescita del valore capita-lizzato (capacità di capitalizzare un elevato numero di anni-reddito); - prevedere e gestire un meccanismo di scambio urbanistico che massimizzi il valore socio-economico delle risorse pubbliche attivate (equità), le quali passano dallo stato poten-ziale, il più pregiato quanto alle possibilità di espressione della sottesa “energia architettonico-urbana”, allo stato attuale, pressoché irreversibile, in cui questa energia si è materializzata.Questi quattro intendimenti consentono di affrontare sistematicamente il problema gestionale, cioè di definire:1. il limite tra proprietà/competenza pubblica e privata:1.1. nello spazio;1.2. nel tempo;2. il grado di autofinanziamento del piano:2.1. in termini economici;2.2. in termini finanziari;3. le modalità di erogazione del contributo privato;4. la ripartizione tra soggetti privati dei costi e dei ricavi;5. la distribuzione temporale dei redditi;6. la distribuzione sociale della ricchezza urbana.

DIAGRAMS

Il modello valutativo

Il modello valutativo si stratifica su due livelli: quello generale riproduce e argomenta il mecca-nismo di concertazione tra il soggetto pubblico e privato e fornisce gli elementi quantitativi e qualitativi che definiscono la delimitazione tra le due sfere; quello di dettaglio fornisce gli ele-menti progettuali ed economico-finanziari sulla base dei quali si possono ipotizzare le formule di partenariato per la istituzione di un soggetto qualificato (dai punti di vista sopra indicati, efficienza, efficacia, economicità ed equità) e abilitato alla negoziazione con l’amministrazione.1. Il modello valutativo generale copre la scala insediativa e mira a verificare il grado di autofi-nanziabilità del progetto globale, cioè la quota delle opere pubbliche che è possibile finanziare estraendo gli extraprofitti che derivano da una parte dagli effetti della rendita che spingono in alto il prezzo di mercato, dall’altra dalle economie di scala e di standardizzazione/unificazione che trascinano verso il basso il costo di realizzazione. dell’investimento per ciascuna unità o step del processo di saturazione 2. Il modello valutativo particolare copre la scala architettonica e si basa sul giudizio di conve-nienza del progetto dal punto di vista individuale e si prefigge di identificare i più vantaggiosi profili di gestione dell’investimento immobiliare fatti salvi gli impegni contenuti negli atti d’obbligo sottesi. Il modello valutativo si articola in diversi fogli di calcolo:a. foglio dati: raccoglie tutti i dati di costo, iva, percentuale di ribasso, ricavo (prezzo di mercato), oneri concessori ordinari, relativi ad ogni voce progettuale: inoltre assegna a ciascuna delle voci un codice che le indirizza ciascuna nella sezione di competenza del bilancio finale; inoltre contiene tutte le variabili distributive e la elencazione degli elementi spaziali che sono assoggettabili a scambio urbanistico;b. foglio progetto: elenca tutte le voci di progetto relative alle componenti fonda-mentali dell’alloggio e del suo immediato intorno; ciascuna delle voci richiama dal foglio dati l’attributo di costo, ricavo, etc.; oltre alle voci progettuali il foglio contiene anche gli elementi dello stato pre-progetto che si assumono nella concertazione tra amministrazione e soggetti privati (proprietari e imprese);c. foglio esiti: presenta gli elementi di convenienza economica e fattibilità finanziaria del progetto per i due soggetti della negoziazione e fornisce la possibilità di effettuare le analisi

di scenario con le quali di individuano le variabili più incidenti sugli esiti del dimensionamento; in particolare, con queste analisi, è possibile collegare le variabili economico-finanziarie con quelle progettuali (dimensionali, tecnologiche ed aggregative) e soprattutto definire con preci-sione le attribuzioni tra i diversi soggetti, cioè le opere a carico dell’amministrazione e quelle a carico delle imprese.

autocostruzione = dinamismo

La finestra sul cortile - © Photos12 / Grazia Neri - Ricostruzione di fantasia per la promozione di La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock (Rear Window; Usa, 1954).

INVESTIGARE

PROGET-TOUNA SERIE DI ESERCIZIL’ investigazione è stata per noi una continua ricerca sulle domande da

formulare e una continua, paziente raccolta di indizi, forse molti di questi

apparentemente insignificanti ma allo stesso modo capaci di definire nel

modo più necessario e interessante, le questioni su cui lavorare.

.07

Il workshop my pubblic and private space è stao il primo passo utile per l’approccio al nostro progetto e per poter affrontare il tema del social housing.Per fare ciò ci siamo fatti aiutare dai bambini dell’ istituto scolastico Edmondo De Amicis della Mazzarona e da alcuni genitori.La finalità di questi giorni di lavoro è stata quella di promuovere e valorizzare il quartiere in cui vivono; sensibilizzare loro alla riscoper-ta del proprio quartiere e dei propri spazi privati.L’ obiettivo progettuale è per noi quello di attivare una sperimenta-zione metodologica partecipata che va oltre il saper usare strumen-ti classici d’architettura.

smontare > rimontare

PLAYground

PLAYground

VIEW

L’ esercizio sui diagrammi, prodotti dai bambini e dai genitori, ci ha portato a ragionare sul con-cetto di cosa sia lo spazio per loro e come questo cerchi di combinarsi per avvicinarsi sempre più all’idea di casa e di città.Tutto il materiale prodotto ci ha presentato un quadro sintetico di lettura.Il procedimento è stata quello di smontare e rimontare i pezzi delle piante e delle sezioni, co-struendo così un abaco che mescoli e riorganizzi le 81 case, dalla più densa alla meno densa.Tutto il materiale prodotto è presentato un quadro sintetico di lettura.Questo esempio dimostra l’ efficacia di un “modus operandi” che riesce a tenere aperti i passaggi tra pratiche spontanee, osservazione e progetto. Un atteggiamento elastico e aperto all’ ascolto traduce azioni e comportamenti in nuove figure e nuove idee dell’ abitare. Così, sul modello di Cage, abbiamo cercato di lasciare al caso la determinazione dello spazio, organizzando nel-le ascisse i diagrammi delle piante delle case e nelle ordinate le sezioni. Si sono formate delle matrici 9x9 che combinandosi tra di loro producono 81 variazioni di case. Case forse assurde, incontrollabili, ma che aprono la mente ad una nuova spazialità e ad un nuovo modo di vivere lo spazio della casa.John Cage, compositore americano, si interessa a dare alla musica un’ impostazione filosofica in cui ridiscute il concetto stesso di musica. Sostiene che la musica sia affermazione di vita, un modo per vivere pienamente la propria esi-stenza. Il concetto fondamentale della sua teorianè la mancanza di fini, di scopi, di intenzioni: bisogna meditare sul vuoto.Nel 1950 si serve del libro dell’I-Ching, il libro cinese dei cambiamenti, per lasciarsi guidare in nuo-ve scelte compositive senza permettere il sopravvento della sua volontà, si tratta di un metodo che organizza il caso, che controlla l’imprevedibile, serve a determinare secondo un sistema di combinazioni numeriche, quali note suonare, la loro durata, la loro altezza.Le caratteristiche della musica di Cage, derivate dall’approccio alle filosofie orientali, legano la sua opera alla poetica data: l’esaltazione dell’automatismo, il disprezzo per la ragione, l’accettazione dell’assurdo, sono aspetti che accomunano lo Zen all’avanguardia dadaista. La prima composizione in cui Cage impiega questa nuova tecnica è Music of Changes, del 1951. Il processo compositivo parte dalla costruzione di un quadrato di 64x64 celle, in ogni cella viene in-serito un valore: il tipo di suono, la durata, il volume; attraverso dei meccanismi casuali, gestiti da un calcolatore, avviene la scelta all’interno di queste possibilità. Gli stessi meccanismi avvengono a livello verticale per la creazione di effetti polifonici, e per la scelta dei ritmi.

SPACE FOR HOUSING

81 CASE SPERIMENTALI PER LA MAZZARRONA

9x9

PLAY

AGGREGAZIONE = VARIAZIONE

L’ esercizio consiste nel selezionare 10 case singole e provare ad aggregarle una di fianco all’ altra e vedere che tipo di sapzio potenziale urbano creano e come lo spazio privato e pubblico si relazionano.

DISTRIBUTION

10 CASE AGGREGATE CREANO SPA-

ZIO URBANO ?

building

BIBLIOGRAFIA

Si riportano soltanto le fonti di informazione strettamente legate alla presentazione dell’ elaborato. Si escludono pertanto qui le opere, pure essenziali nello studio dei singoli aspetti dei temi trattati, che rivestono un carattere più generale

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SICILIA|OLANDAl’ investigazione come pratica di progetto

U N I V E R S I T A ’ D E G L I S T U D I D I C A T A N I A | f a c o l t à d i a r c h i t e t t u r a s e d e i n s i r a c u s a , a . a . 2 0 0 8 - 2 0 0 9