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SICUREZZA E CONSERVAZIONE IL PIANO DI RIGENERAZIONE URBANA E SICUREZZA SISMICA DEL CENTRO STORICO DI PAGANICA G. MONTI 1 , G. SCALORA 2 1 Dipartimento di Ingegneria Strutturale e Geotecnica, Sapienza Università di Roma 2 Ingegnere ed Urbanista, Siracusa SOMMARIO E’ in fase di impostazione un ambizioso programma per la rigenerazione urbana della città di Paganica, severamente danneggiata dal terremoto aquilano del 6 aprile 2009. L’obiettivo è di esemplificare concetti, strumenti e metodi operativi per sviluppare analisi territoriali, urbane e edilizie che siano da guida per le operazioni di ricostruzione e restauro a diversi livelli, dall’intera città vista come sistema, fino alla scala della microprogettazione edilizia. ABSTRACT An ambitious program for the regeneration of the town of Paganica, severely damaged by the April 6 th 2009 Aquilan earthquake, is under development. The objective is to exemplify concepts, tools and operative methods for territorial, urban and building analysis to be used in reconstruction and restoration at different levels, from the city system down to each single building unit. 1. IL PROGETTO “PROPAGA” PER LA RIGENERAZIONE URBANA E LA SICUREZZA SISMICA DEL CENTRO STORICO DI PAGANICA Anche se emotivamente colpiti dalla drammaticità degli eventi aquilani, non ci si può dimenticare che viviamo in un contesto socio-culturale privilegiato, in cui la consapevolezza del rischio sismico è comunque elevata. A guardar bene, tutti i Paesi sviluppati hanno raggiunto una notevole efficienza nella riduzione del rischi o sismico e nella gestione dell’emergenza, così che, oggigiorno, anche i terremoti più intensi raramente hanno le disastrose conseguenze di un tempo. Questa è la testimonianza più lampante dei progressi dell’Ingegneria Sismica nello sviluppare metodi moderni ed affidabili per la mitigazione del rischio sismico. Tuttavia, è proprio questa consapevolezza che talvolta porta a chiudere gli occhi davanti all’elevata vulnerabilità dei nostri centri storici. Le caratteristiche tipologiche e costruttive degli edifi ci nell’area colpita dal sisma sono estremamente varie, sia per periodo di costruzione, sia per i loro caratteri morfo-tipologici. Questa non è assolutamente un’eccezione nel contesto italiano, ma anzi costituisce un esempio paradigmatico della complessità degli insediamenti urbani tipici di molti centri storici. Il problema è come trattare questa complessità, avendo come obiettivo essenziale ed irrinunciabile quello di rispettare e salvaguardare la nostra identità storica e culturale, profondamente intrecciata nella trama dei nostri tessuti urbani, così fragili e vulnerabili, al tempo stesso osservando i principi base della sicurezza strutturale, come numerosi interventi virtuosi del passato hanno dimostrato sopravvivendo indenni all’impietosa prova del ter remoto. Dopo il terremoto aquilano è seguito un periodo di studi ed approfondimenti che hanno condotto la comunità scientifica a trarre insegnamento da questa triste esperienza e a fondare un nuovo inizio verso il raggiungimento di un obiettivo fondamentale quanto ambizioso: quello di realizzare un ambiente costruito dove le persone possano affrontare col minimo rischio pericolosità anche elevate.

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SICUREZZA E CONSERVAZIONE

IL PIANO DI RIGENERAZIONE URBANA E SICUREZZA SISMICA DEL CENTRO STORICO DI PAGANICA

G. MONTI 1, G. SCALORA 2

1 Dipartimento di Ingegneria Strutturale e Geotecnica, Sapienza Università di Roma 2 Ingegnere ed Urbanista, Siracusa

SOMMARIO E’ in fase di impostazione un ambizioso programma per la rigenerazione urbana della città di Paganica, severamente

danneggiata dal terremoto aquilano del 6 aprile 2009. L’obiettivo è di esemplificare concetti, strumenti e metodi operativi per sviluppare analisi territoriali, urbane e edilizie che siano da guida per le operazioni di ricostruzione e restauro a diversi livelli, dall’intera città vista come sistema, fino alla scala della microprogettazione edilizia.

ABSTRACT An ambitious program for the regeneration of the town of Paganica, severely damaged by the April 6th 2009 Aquilan

earthquake, is under development. The objective is to exemplify concepts, tools and operative methods for territorial, urban and building analysis to be used in reconstruction and restoration at different levels, from the city system down to each single building unit.

1. IL PROGETTO “PROPAGA” PER LA RIGENERAZIONE URBANA E LA SICUREZZA SISMICA DEL

CENTRO STORICO DI PAGANICA

Anche se emotivamente colpiti dalla drammaticità degli eventi aquilani, non ci si può dimenticare che viviamo in un contesto socio-culturale privilegiato, in cui la consapevolezza del rischio sismico è comunque elevata. A guardar bene, tutti i Paesi sviluppati hanno raggiunto una notevole efficienza nella riduzione del rischio sismico e nella gestione dell’emergenza, così che, oggigiorno, anche i terremoti più intensi raramente hanno le disastrose conseguenze di un tempo. Questa è la testimonianza più lampante dei progressi dell’Ingegneria Sismica nello sviluppare metodi moderni ed affidabili per la mitigazione del rischio sismico. Tuttavia, è proprio questa consapevolezza che talvolta porta a chiudere gli occhi davanti all’elevata vulnerabilità dei nostri centri storici.

Le caratteristiche tipologiche e costruttive degli edifici nell’area colpita dal sisma sono estremamente varie, sia per periodo di costruzione, sia per i loro caratteri morfo-tipologici. Questa non è assolutamente un’eccezione nel contesto italiano, ma anzi costituisce un esempio paradigmatico della complessità degli insediamenti urbani tipici di molti centri storici.

Il problema è come trattare questa complessità, avendo come obiettivo essenziale ed irrinunciabile quello di rispettare e salvaguardare la nostra identità storica e culturale, profondamente intrecciata nella trama dei nostri tessuti urbani, così fragili e vulnerabili, al tempo stesso osservando i principi base della sicurezza strutturale, come numerosi interventi virtuosi del passato hanno dimostrato sopravvivendo indenni all’impietosa prova del terremoto.

Dopo il terremoto aquilano è seguito un periodo di studi ed approfondimenti che hanno condotto la comunità scientifica a trarre insegnamento da questa triste esperienza e a fondare un nuovo inizio verso il raggiungimento di un obiettivo fondamentale quanto ambizioso: quello di realizzare un ambiente costruito dove le persone possano affrontare col minimo rischio pericolosità anche elevate.

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In questo quadro, si è istituito il progetto “Propaga” per la rigenerazione e la sicurezza sismica della città storica di Paganica, sotto l’egida ReLuis-DPC, con la partecipazione di diverse Università italiane: Sapienza di Roma, Federico II di Napoli, Padova, Reggio Calabria, Politecnico di Bari, Palermo e Lecce, che nel mese di luglio 2009 hanno messo in campo più di 70 ricercatori per svolgere attività di rilievo e restituzione grafica.

Il progetto prova a rielaborare criticamente i significati, le relazioni, i caratteri associati alle sue strutture urbane severamente danneggiate dal terremoto, istituendo un’alleanza fra le ragioni formali, funzionali e sociali del restauro e quelle della sicurezza; in tal senso, le proposte progettuali urbane ed architettoniche articolano ed organizzano lo spazio secondo un possibile ordine “appropriato” e “conveniente”, proprio della congiunzione di bellezza e utilità.

Le modalità di trasformazione del paesaggio storico di Paganica rivelano come il processo evolutivo della città si sia spesso misurato con la preesistenza o con il manifestarsi di fonti di rischio naturali (i terremoti), dando luogo a differenti soluzioni di assetto, urbanistiche, architettoniche, tecnologiche e culturali.

Dalla conoscenza comparata dei dati derivanti dalle indagini storiche, in particolare quelli catastali alle varie epoche, dagli studi tipologico-processuali del costruito, nonché dai rilievi diretti condotti in situ emerge la varietà dei meccanismi spaziali e morfologici che, pur nella singolarità dei casi reali, hanno formato, caratterizzandolo significativamente, il movimento della produzione materiale della città dalla sua fondazione.

In questa cornice, la necessità di riconsiderare problematicamente il significato dei termini in gioco (città, architettura, sicurezza) entro la più generale ricerca di un senso nel fare progettuale dopo un evento sismico, ponendo la questione in una stretta relazione fra etica, pianificazione e conoscenza, e così facendo mettendo in rapporto il mutare dei linguaggi e delle forme del costruito con la modifica dei significati e dell’idea di abitazione, di comfort e di sicurezza sismica.

Il Piano di rigenerazione viene a rendersi concreto nella integrazione di tre dimensioni essenziali: una prima dimensione morfologica, che tiene conto dell’alterità e di interessi sovrastanti quelli del singolo

oggetto; una seconda dimensione storica e della tradizione, che rende il soggetto anello di una catena che arrivi fino a

lui; una terza dimensione elaborativa, nella quale metodicamente si armonizzano gli ordini costitutivi della “forma”,

per conseguire contesti reali razionali e sicuri popolati da uomini in carne ed ossa. Per favorire una migliore intelligenza dei contenuti del piano, si ritiene utile esaminarlo facendo emergere separatamente

e in parallelo le due tipologie di attività progettuali che lo compongono: la prima, inerente alla questione della rigenerazione urbana, la seconda, orientata specificatamente verso il tema della sicurezza sismica.

Questa scelta avviene non certamente per evitare il confronto tra i due diversi approcci al tema del recupero delle città storiche in zona sismica, né per sottovalutare la ricchezza delle differenze dei rispettivi angoli critici, bensì per comprendere più distintamente come in realtà le due attività progettuali sono da ritenersi assolutamente integrative e complementari: la quota del rischio che non può essere risolta con i piani urbanistici costituisce infatti il contenuto peculiare delle azioni di protezione civile direttamente volte a perseguire la mitigazione del rischio. I due temi progettuali sono dunque strettamente correlati fra loro, sebbene troppo spesso si tende a tenerli separati come se riguardassero competenze diverse.

Di seguito, coerentemente all’impostazione metodologica, si espongono i due settori preminenti di interesse, discernendone l’articolazione per obiettivi, fasi operative e azioni progettuali; nel corso dello svolgimento sono evidenziate le principali interazioni che sinergicamente concorrono alla realizzazione degli obiettivi basilari previsti dal Piano ovvero:

Rigenerazione Urbana: il recupero fisico, sociale e funzionale del centro storico di Paganica, Sicurezza Sismica: l’incremento di sicurezza per gli abitanti e le attività.

Le articolazioni delle conseguenti politiche progettuali previste vengono approfondite nei prossimi paragrafi.

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2. LA RIGENERAZIONE URBANA

2.1. Obiettivi Gli obiettivi sono:

Evitare lo spopolamento del centro storico con la conseguente interruzione delle attività di lenta trasformazione del paesaggio urbano;

Attivare la produzione sociale del paesaggio urbano; Recuperare il patrimonio identitario, culturale e insediativo; Rinnovare le porzioni di territorio gravemente danneggiate dal terremoto definendo standard di qualità formale,

funzionale, costruttiva e tecnologica; Individuare scenari di trasformazione per le aree maggiormente colpite dal terremoto prive di valore storico e

ambientale.

2.2. Struttura La struttura è organizzata in tre parti:

l’Atlante, lo Scenario strategico, le Norme.

L’Atlante raccoglie il quadro conoscitivo della città storica di Paganica, per costruire una visione unitaria condivisa dei caratteri del paesaggio urbano. Il documento proposto descrive gli elementi identitari del territorio come invarianti, cogliendone le regole e le modalità che hanno guidato i processi di lunga durata e le loro condizioni di riproducibilità.

Lo Scenario strategico delinea le logiche che devono guidare i progetti di restauro e ricostruzione, definisce gli obiettivi di qualità da perseguire, costruisce linee guida su alcuni temi specifici alle diverse scale, esplicita regole per l’attuazione dell’apparato normativo.

Le Norme elaborano una strategia macroprogettuale, che si avvale di un sistema di regole di tipo prescrittivo e di indirizzi di tipo prestazionale (operando cioè in termini di finalità attese dai singoli progettisti nelle fasi di restauro e ricostruzione piuttosto che in termini di mezzi), nel quadro della più generale politica di conservazione dell’ambiente storico

2.3. Fase 1: Atlante del costruito storico e del patrimonio ambientale e paesaggistico

Questa fase riguarda l’attività di rilievo, analisi e riconoscimento del costruito storico, impiegando schede appositamente sviluppate per a descrizione dei manufatti.

Uno degli obiettivi è la definizione di una strategia conoscitiva al fine di guidare l'individuazione delle unità strutturali, il giudizio sulle connessioni fra murature, la lettura dei danni, la determinazione delle manomissioni architettoniche e tipologiche (sopraelevazioni totali o parziali non armoniche, superfetazioni orizzontali e verticali) nonché l’uso di materiali impropri ai fini della sicurezza sismica. L'approfondimento della conoscenza formale e tipologica del costruito storico favorirà, inoltre, il riconoscimento dei benefici apportati dai presidi anti sismici nel comportamento dei manufatti), nonché l’identificazione dei possibili meccanismi.

Alla scala urbana la metodologia prevede: Analisi morfologica del sistema dei tracciati viari storici e degli spazi pubblici (vedasi Figura 1); Riconoscimento dei sistemi generatori della forma urbana (vedasi Figure 2 e 3); Individuazione di tessuti urbani omogenei (UMO) sulla base della conformazione d’impianto (trama, modularità,

complessità), della grana edilizia (grossa, media e fine) e della porosità tra i diversi sistemi edilizi ovvero il livello delle connessioni morfologiche fra il tessuto costruito e gli spazi di relazione (vedasi Figura 4).

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Figura 1 Caratteri urbani spaziali, morfologici e funzionali

Figura 2 La “forma della città”: individuazione delle strutture morfologiche urbane

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Figura 3 La “forma della città”: morfologia degli spazi aperti ed analisi visuali

Figura 4 La “forma della città”: riconoscimento dei tessuti urbani omogenei (UMO)

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Alla scala dei tessuti urbani (UMO) la metodologia prevede: Analisi critica e classificazione tipologica del costruito storico, che porta alla costruzione di abachi; Indagine, per campioni significativi, sulle tecniche costruttive e sulle componenti architettoniche degli edifici, a

cui corrisponde una tipizzazione degli elementi significativi; Riconoscimento delle connessioni morfologiche fra i sistemi edilizi e gli spazi di aggregazione e distribuzione

della residenza, come corti o cortili pubblici, vicoli ciechi o passanti, scalinate, rampe; Identificazione dei rapporti di genesi e trasformazione tra spazi, piani e volumi nel processo storico; Individuazione del livello di strutturazione spaziale, morfologico e formale dei tessuti urbani.

Esempi di indagini su murature (MU), volte (VO), tetti lignei (TL) e catene metalliche (CM):

MU 1. Via degli Angeli 19

MU 2. Via San Giovanni (edificio d’angolo con Via degli Angeli).

MU 3. Via San Giovanni (angolo via dei fabbri)

MU 4. Salita del Castello

MU 2. Via San Giovanni (edificio d’angolo con Via degli Angeli).

MU 4. Salita del Castello

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VO 1. Via degli Angeli 61

VO 2. Via degli Angeli 43

TL 1. Via degli Angeli 61

TL 2. Via San Giovanni

CM 1. Via degli Angeli.

CM 2. Via degli Angeli.

CM 3. Via degli Angeli (angolo via delle

scalette)

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Alla scala delle unità urbane di paesaggio la metodologia prevede: Analisi figurali e strutturali di ambiti significativi; Individuazione di trame e regole, relazioni e rapporti oppure differenze e discontinuità, ibridazioni e devianze,

in funzione delle specificità morfologiche delle unità di paesaggio. 2.4. Scenario strategico

Gli obiettivi di qualità sono: adottare una prospettiva di sostenibilità ambientale dell’intervento di restauro e ricostruzione urbana da

affiancare allo studio degli effetti psicologici del terremoto sul comportamento emotivo degli individui; facilitare ed arricchire l’esperienza dell’ambiente urbano e del territorio circostante, mirando alla conservazione

dei suoi elementi storici strutturanti (matrici insediative: morfologia e gerarchia); ricercare l’orientamento e l’identificazione percettiva delle sue parti, restaurando la leggibilità dell’immagine

ambientale (dà a chi li possiede un’importante senso di sicurezza psicologica ed emotiva); istituire camminamenti pedonali e modellare gli spazi fisici muovendosi nella dimensione del testo-racconto:

molteplice, complesso, polidirezionato, capace di ripristinare relazioni cancellate dal terremoto; recuperare il significato tradizionale di comunicazione di tipo “fisico”, attraverso gli spazi aperti, il verde ed il

sistema dei cortili e degli orti; riqualificare il rapporto tra margine urbano e spazio agricolo periurbano considerato risorsa per la

riqualificazione dei tessuti; compiere una operazione di estetica sociale, ovvero creare luoghi capaci di colmare il vuoto urbano

violentemente determinato dal terremoto, per attività di socializzazione, di cultura e di arte; elaborare un programma di lavoro che promuova nel tempo l’esecuzione coordinata ed integrata di stralci

funzionali e strategici. A questi obiettivi corrispondono delle azioni progettuali: A scala urbana si ipotizza la costituzione di una tessitura funzionale reticolare espressa sotto forma di paesaggio

urbanizzato. In particolare il progetto prevede l’intreccio organico di quattro reti: la rete rossa, relativa alla connessione di spazi pubblici, percorsi e piazze, attività di rango urbano e funzioni di

eccellenza. Qui il Piano prevede il ripristino delle funzioni centrali urbane preesistenti e l'inserimento di alcune polarità specializzate lungo i percorsi e gli spazi pubblici per rafforzare la capacità di attrazione e per sviluppare interventi ed azioni di mitigazione del rischio sismico (vedasi Figura 5),

la rete blu, concernente l’integrazione di luoghi di aggregazione di scala areale, una sorta di sistema di piazze di quartiere. La riconfigurazione critico-formale degli spazi aperti lastricati prevede interventi volti all’eliminazione di corpi di fabbrica riconosciuti privi di valore o di frattura del quadro ambientale oppure non più suscettibili di recupero edilizio (vedasi Figura 6),

la rete verde, dedicata alla realizzazione di corridoi e sistemi ambientali, ovvero alla comunione di giardini e spazi verdi intesi come luoghi di sosta, di mediazione tra città e campagna (orti e frutteti botanici pensili, aree destinate alla produzione agricola). Esse possono anche svolgere un'importante funzione di mitigazione del rischio sismico, se utilizzate come aree di ricovero e raccolta provvisorie (vedasi Figura 7),

la rete marrone, riservata alla correlazione tra emergenze architettoniche ed elementi paesaggistici minori. I percorsi con valenza storico-architettonica sono immaginati con l'intenzione di incrementare la fruizione integrale del centro storico, nel tentativo di incentivare l'attuazione di interventi di restauro e/o ricostruzione da parte dei privati lungo i suddetti tracciati e le aree ad essi limitrofe (vedasi Figura 8).

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Figura 5 Il percorso strutturante le polarità funzionali: connessione di spazi pubblici e funzioni centrali urbane

Figura 6 La rete dei percorsi strutturanti il sistema degli spazi aperti lastricati:

integrazione di luoghi pubblici di aggregazione

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Figura 7 Il percorso strutturante il sistema degli spazi aperti verdi: integrazione di luoghi pubblici di aggregazione

Figura 8 Il percorso strutturante il patrimonio storico-artistico emergente e diffuso:

connessione di emergenze architettoniche ed elementi paesaggistici minori

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Figura 9 La struttura funzionale: definizione degli obiettivi di qualità urbana e sostenibilità ambientale

A scala dei tessuti urbani (UMO) si prevede:

la realizzazione di nuovi percorsi alla ricerca di luoghi e funzioni da connettere e riqualificare in una visione integrata del paesaggio urbano;

l’introduzione di nuovi modelli di aggregazione sviluppando la complementarità delle funzioni pre-esistenti e nuove;

la creazione di nuovi spazi urbani più sicuri dal punto di vista antisismico, in sostituzione di edifici crollati o danneggiati in modo irreversibile di scarso valore o di frattura del quadro ambientale;

l’istituzione di comparti edificatori attraverso l’aggregazione di più sistemi morfologici in ragione della qualità e della consistenza delle unità edilizie e del criterio che minimizza la frammentazione degli interventi di miglioramento sismico.

2.5. Norme Le azioni progettuali sono:

Definizione di un sistema di regole e criteri prescrittivi e prestazionali di conservazione e trasformazione integrata del paesaggio urbano;

Descrizione dei differenti livelli di trasformabilità del costruito storico, dalla ricostruzione al restauro critico-conservativo, attraverso l’uso di sei sistemi operativi integrati e complementari, quali: Conservazione, Trasformazione Integrata, Riqualificazione, Nuova Costruzione, Demolizione, Materiali (vedasi Figura 10);

Elaborazione e costruzione di guide in grado di indicare i percorsi conoscitivi sviluppati durante gli studi effettuati per la costruzione dell’Atlante, e di norme figurate con funzione descrittiva degli ambiti di trasformazione e delle possibilità di intervento;

Organizzazione di un elenco ragionato degli elaborati da redigere per gli interventi sul costruito storico, in coerenza con la natura, in parte prescrittiva e in parte prestazionale, della normativa;

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Formazione di un metodo da utilizzare per produrre e condividere azioni e progetti urbani.

Figura 10 La normativa degli interventi: descrizione dei differenti livelli di trasformabilità del costruito storico

3. LA SICUREZZA SISMICA

Gli Obiettivi sono:

Qualificare la “struttura urbana minima” (SUM), vale a dire individuare un “minimum di città” resistente in un futuro evento sismico (definizione della capacità prestazionale del sistema città), utilizzabile nella fase di emergenza per ciascun sotto-sistema (demografico, fisico, funzionale e relazionale) e per ognuno dei relativi componenti (puntuali, lineari, areali);

Definire progetti ed azioni di mitigazione del rischio sismico, declinandone le diverse prestazioni rispetto all’arco temporale di riferimento e allo standard qualitativo adottato;

Costruire un modello di mobilità in prima emergenza. Le Azioni progettuali sono (vedasi Figura 11):

Sistema delle infrastrutture viarie e dell’accessibilità: o Individuazione di percorsi di collegamento tra la viabilità territoriale e quella urbana; o Identificazione di percorsi strategici principali e secondari, di connessione tra il sistema

infrastrutturale esterno all’insediamento urbano e la città storica; o Formazione di anelli urbani di collegamento tra i tracciati principali, il sistema degli edifici e delle

funzioni strategiche ed il sistema delle aree per l’emergenza. Ambiti edificati ad alta vulnerabilità diretta e/o morfologico-strutturale:

o Individuazione di tessuti urbani (UMO) o loro porzioni significative su cui promuovere interventi coordinati ed integrati di restauro antisismico del costruito, di potenziamento dell’accessibilità al sistema dei “percorsi e degli spazi sicuri”, nonché di miglioramento del livello locale di mobilità.

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Sistema degli spazi “sicuri” cui garantire la continuità delle connessioni urbane: o Identificazione di aree urbane su cui promuovere azioni di diradamento orizzontale, per la

formazione di “spazi aperti sicuri” da connettere con la rete dei percorsi viari principali e secondari.

Figura 11 Individuazione del sistema dei percorsi e degli spazi “sicuri”: formazione di anelli per il potenziamento della mobilità e dell’accessibilità ai tessuti urbani

Le politiche urbanistiche e di protezione civile previste per Paganica sono state valutate mediante l’utilizzo del metodo

della costruzione di scenari – modificando sia le caratteristiche dell’evento atteso, sia alcune delle grandezze descrittive del sistema urbano, sia infine gli ordini di priorità per la realizzazione degli interventi – così da poter verificare differenti ipotesi progettuali in termini di vulnerabilità e di esposizione al rischio, considerato che condizioni iniziali sono date dai differenti livelli di danneggiamento architettonico e strutturale del patrimonio edilizio, dalla sospensione totale delle attività, dallo spopolamento del centro storico al momento del terremoto.

In particolare, l’attività di simulazione ha riguardato le seguenti fasi: a scala territoriale:

o Il riconoscimento dell’ambito territoriale che può essere coinvolto (ai diversi livelli) da futuri accadimenti calamitosi;

o La valutazione delle relazioni instaurantesi fra Paganica ed il sistema territoriale di pertinenza in termini di stabilità ed intensità (spostamenti per lavoro o studio, flussi di merci ed energetici, etc.);

o La stima del grado di sostituibilità degli elementi puntuali e delle reti da utilizzare per i collegamenti territoriali.

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a scala urbana: o La caratterizzazione del livello di esposizione (demografica, fisica, funzionale) e di vulnerabilità

diretta ed indotta (da contiguità e da elementi critici) dei tessuti omogenei (UMO). a scala del tessuto urbano (UMO):

o La definizione prestazionale e funzionale delle differenti trame urbane della città storica in base alle loro caratteristiche morfologico-strutturali (indici di permeabilità1, attraversamento2 e connettività3) ed alla localizzazione geografica di aree e volumi come spazi strategici di protezione civile (indici di vulnerabilità dei percorsi interessati; indici di accessibilità territoriale4).

La procedura di simulazione è quindi volta all’analisi e all’indirizzo delle attività progettuali, con l’obiettivo di valutare in quale misura le azioni previste rispondono alle esigenze di mitigazione del rischio sismico urbano (valenza territoriale) e si rapportano in termini di subordinazione, di complementarietà e di compatibilità (valenza relazionale).

Vale inoltre la pena sottolineare come, nell’ambito della costruzione antisismica di Paganica, l’introduzione di un “valore” extra-edilizio, ad esempio una piazza di quartiere o un parco pubblico, sia sempre avvenuto in una visione di recupero urbano sistemica e strategica, così da farlo divenire elemento qualificante della struttura urbana minima della città.

In altri termini, uno spazio verde o lastricato, a prescindere dalle sue dimensioni più o meno consistenti, se risulta connesso con un sistema integrato di spazi pubblici (giardini, piazze, aree attrezzate, etc.) e di attrezzature, supera i propri limiti di “frammento”, evolvendosi in una dimensione ambientale urbana ed eventualmente territoriale, secondo un piano complessivo che si estende dalla città alla campagna.

Nel caso in esame, la rete connettiva con il costruito storico e le attrezzature pubbliche, in una parola “l’infrastruttura blu e verde”, non sarà costituita esclusivamente da strade-parco o da percorsi ecologici, ma da collegamenti carrabili e pedonali.

4. CONCLUSIONI

In conclusione possiamo affermare che la pianificazione del paesaggio urbano storico si incrocia con le scelte urbanistiche (riequilibrio dell’ambiente; cucitura dei margini tra tessuti limitrofi), infrastrutturali (connessione territoriale; percorsi di collegamento tra gli spazi e le attrezzature), di mobilità (trasporto pubblico, aree di scambio intermodale), tecnologiche (lifelines e sottoservizi), nonché ovviamente di protezione civile (qualificazione progressiva della SUM).

Tutto ciò non può che avvenire attraverso un processo decisionale necessariamente evolutivo ed incrementale, che si evolve man mano che vengono acquisite nuove informazioni e competenze interdisciplinari, e secondo una metodologia il più possibile flessibile, partecipativa e ripercorribile.

BIBLIOGRAFIA

[1] Scalora G., Monti G.: La conservazione dei centri storici in zona sismica. Un metodo operativo di restauro urbano. Academia Universa Press, (2010).

1 L’Indice di Permeabilità urbana è determinato dal rapporto tra la sezione stradale più larga di una coppia di tracciati ed il relativo

interasse. 2 L’Indice di Attraversamento è fissato dalla percentuale di settore urbano percorribile da un'infrastruttura viaria. 3 L’Indice di Connettività è definito dal rapporto tra il numero di rami ed il numero dei nodi. 4 L’Indice di Accessibilità tiene conto contemporaneamente di tutte le origini di mobilità distinguendole per motivazioni (lavoro, scuola,

sanità, sport, ecc.) ed assegnando ad esse un “peso rappresentativo” (la popolazione attiva, la popolazione scolare, la popolazione ammalata, ecc.) nonché di tutte le destinazioni di mobilità distinguendole per analoghe motivazioni e assegnando ad esse un peso (simmetrico) rappresentativo (i posti di lavoro, le classi, i posti letto, i mq di impianti sportivi, ecc.).