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Pagina 1 Ampia partecipazione di esperti e addetti ai lavori all’in- contro sul tema “Il monitoraggio della processionaria dei pini: strumento di conoscenza e di gestione delle pinete del Parco dell’Etna ”, che si è svolto il 26 settembre scorso presso la sede del- l’Ente Parco, il Monastero di San Nicolò La Rena a Nicolosi. Il Parco, per presentare i risultati del primo triennio di monitoraggio, ha voluto organizzare un momento di riflessione e di informazione sull’argomento. I lavori sono stati aperti dall’introduzione del Commissario Straordinario dell’Ente Pietro Alfredo Scaffidi Abbate: All’interno delle molteplici attività che dovrebbero caratterizzare un Ente Parco, quello dell’Etna vuole promuovere l’a- spetto sinergico con la scienza, per la salvaguardia dell’ambiente e della natura - ha sottolineato il Commissario del- l’Ente – In questo percorso virtuoso, si inserisce il monitoraggio della Processionaria, che fa parte di un pacchetto nobi- le che comprende anche l’accordo di programma con l’INGV di Catania e Palermo e le attività legate alla Banca del Germoplasma. Ma è anche molto importante ricordare, in questo contesto, che il Parco dell’Etna è membro effettivo del Comitato Nazionale per la salvaguardia delle Biodiversità”. L’ingegnere Scaffidi ha posto l’accento sull’importanza del tema in discussione “soprattutto in funzione delle riper- cussioni che può avere sui fruitori delle pinete ma, guardando fuori dal contesto del Parco, anche sui cittadini in ambien- te urbano, dove il pino è stato utilizzato nell’arredo a verde. Penso che i Parchi siano istituzioni giovani che possono svolgere una funzione di sintesi delle esigenze espresse dal territorio. E questo il caso della gestione della presenza della Processionaria dei pini. Infatti le azioni che l’attuale Decreto di lotta obbligatoria indica, si basano su valutazioni di opportunità e su scelte tecniche che possono essere ragionevolmente fatte se riferite a un contesto territoriale ampio, come può essere quello del territorio del Parco. La normativa – ha aggiunto il Commissario del Parco dell’Etna – asse- gna al Servizio Fitosanitario Regionale la competenza a fornire le indicazioni su quando, come e cosa fare; ma tutte que- ste decisioni si basano sulla conoscenza di dettaglio dell’andamento della presenza dell’insetto nel territorio. E’ questa la ragione che ha spinto l’Ente Parco ad acquisire proprio le conoscenze di base attraverso un piano di monitoraggio. In questo modo l’Ente ha voluto fornire un servizio a tutte le Amministrazioni cointeressate. Per fare questo, ha attiva- to una convenzione con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Fitosanitarie dell’Università di Catania, che ha una plu- riennale e consolidata esperienza in materia, avendo seguito da anni l’andamento delle periodiche variazioni della pre- senza della Processionaria. Siamo oggi allo scadere di questo primo triennio di monitoraggio, per il quale si sta valu- tando di assicurare continuità nel tempo mediante il rinnovo della convenzione”. Delle caratteristiche morfologiche e bio-ecologiche della Processionaria, del suo controllo demografico, degli inter- venti di lotta e contenimento e dell’attuale sperimentazione del metodo endoterapico ha parlato il professore Santi Longo, del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Fitosanitarie dell’Università di Catania, nel suo intervento sul tema “Indagini sulla dinamica di popolazione della processionaria dei pini nelle pinete etnee”. Rosa Spampinato, dirigente agronomo del Parco, nel suo intervento su “L’esperienza del Parco dell’Etna nella gestione della popolazione di Processionaria dei pini”, ha tracciato il quadro delle azioni ed iniziative intraprese dal- l’Ente per affrontare il problema. Il dottor Sebastiano Privitera, dell’Assessorato Agricoltura e Foreste, Osservatorio per le malattie delle piante di Aci- reale U.O. 54, è poi intervenuto su “Processionaria dei pini: aspetti normativi alla luce della revisione del Decreto 17.04.98 e funzioni del Servizio Fitosanitario Regionale”, mentre il dottor Francesco Platania, del Servizio Igiene, Ali- menti e Nutrizione dell’Asl 3 ha parlato su “L’uso in sicurezza di presidi fitosanitari”. Ha tratto le conclusioni dell’incontro il direttore del Parco Giuseppe Spina, che ha sottolineato l’importanza, nell’af- frontare il problema Processionaria, della costante collaborazione fra tutte le istituzioni che, da diversi punti di vista, con- corrono all’esame della materia. Gaetano Perricone Un importante incontro nella sede dell’Ente sul tema “Il monitoraggio della Processionaria dei pini: strumento di cono- scenza e gestione delle pinete del Parco dell’Et- na”. Le riflessioni del Commissario Straordina- rio Scaffidi Abbate L’incontro sulla Processionaria: da destra, il Commissario Straordinario del Parco Pietro Alfredo Scaffidi Abbate, il direttore Giuseppe Spina, il professore Santi Longo, la dottoressa Rosa Spampinato “Sinergia tra il Parco e la Scienza per la salvaguardia dell’ambiente”

“Sinergia tra il Parco e la Scienza per la salvaguardia Il ... · contro sul tema “Il monitoraggio ... la ragione che ha spinto l’Ente Parco ad acquisire proprio le conoscenze

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Ampia partecipazione diesperti e addetti ai lavori all’in-contro sul tema “Il monitoraggiodella processionaria dei pini:strumento di conoscenza e digestione delle pinete del Parcodell’Etna”, che si è svolto il 26settembre scorso presso la sede del-l’Ente Parco, il Monastero di San Nicolò La Rena a Nicolosi. Il Parco, per presentare i risultati del primo triennio dimonitoraggio, ha voluto organizzare un momento di riflessione e di informazione sull’argomento.

I lavori sono stati aperti dall’introduzione del Commissario Straordinario dell’Ente Pietro Alfredo Scaffidi Abbate:“All’interno delle molteplici attività che dovrebbero caratterizzare un Ente Parco, quello dell’Etna vuole promuovere l’a-spetto sinergico con la scienza, per la salvaguardia dell’ambiente e della natura - ha sottolineato il Commissario del-l’Ente – In questo percorso virtuoso, si inserisce il monitoraggio della Processionaria, che fa parte di un pacchetto nobi-le che comprende anche l’accordo di programma con l’INGV di Catania e Palermo e le attività legate alla Banca delGermoplasma. Ma è anche molto importante ricordare, in questo contesto, che il Parco dell’Etna è membro effettivo delComitato Nazionale per la salvaguardia delle Biodiversità”.

L’ingegnere Scaffidi ha posto l’accento sull’importanza del tema in discussione “soprattutto in funzione delle riper-cussioni che può avere sui fruitori delle pinete ma, guardando fuori dal contesto del Parco, anche sui cittadini in ambien-te urbano, dove il pino è stato utilizzato nell’arredo a verde. Penso che i Parchi siano istituzioni giovani che possonosvolgere una funzione di sintesi delle esigenze espresse dal territorio. E questo il caso della gestione della presenza dellaProcessionaria dei pini. Infatti le azioni che l’attuale Decreto di lotta obbligatoria indica, si basano su valutazioni diopportunità e su scelte tecniche che possono essere ragionevolmente fatte se riferite a un contesto territoriale ampio,come può essere quello del territorio del Parco. La normativa – ha aggiunto il Commissario del Parco dell’Etna – asse-gna al Servizio Fitosanitario Regionale la competenza a fornire le indicazioni su quando, come e cosa fare; ma tutte que-ste decisioni si basano sulla conoscenza di dettaglio dell’andamento della presenza dell’insetto nel territorio. E’ questala ragione che ha spinto l’Ente Parco ad acquisire proprio le conoscenze di base attraverso un piano di monitoraggio.In questo modo l’Ente ha voluto fornire un servizio a tutte le Amministrazioni cointeressate. Per fare questo, ha attiva-to una convenzione con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Fitosanitarie dell’Università di Catania, che ha una plu-riennale e consolidata esperienza in materia, avendo seguito da anni l’andamento delle periodiche variazioni della pre-senza della Processionaria. Siamo oggi allo scadere di questo primo triennio di monitoraggio, per il quale si sta valu-tando di assicurare continuità nel tempo mediante il rinnovo della convenzione”.

Delle caratteristiche morfologiche e bio-ecologiche della Processionaria, del suo controllo demografico, degli inter-venti di lotta e contenimento e dell’attuale sperimentazione del metodo endoterapico ha parlato il professore Santi Longo,del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Fitosanitarie dell’Università di Catania, nel suo intervento sul tema “Indaginisulla dinamica di popolazione della processionaria dei pini nelle pinete etnee”.

Rosa Spampinato, dirigente agronomo del Parco, nel suo intervento su “L’esperienza del Parco dell’Etna nellagestione della popolazione di Processionaria dei pini”, ha tracciato il quadro delle azioni ed iniziative intraprese dal-l’Ente per affrontare il problema.

Il dottor Sebastiano Privitera, dell’Assessorato Agricoltura e Foreste, Osservatorio per le malattie delle piante di Aci-reale U.O. 54, è poi intervenuto su “Processionaria dei pini: aspetti normativi alla luce della revisione del Decreto17.04.98 e funzioni del Servizio Fitosanitario Regionale”, mentre il dottor Francesco Platania, del Servizio Igiene, Ali-menti e Nutrizione dell’Asl 3 ha parlato su “L’uso in sicurezza di presidi fitosanitari”.

Ha tratto le conclusioni dell’incontro il direttore del Parco Giuseppe Spina, che ha sottolineato l’importanza, nell’af-frontare il problema Processionaria, della costante collaborazione fra tutte le istituzioni che, da diversi punti di vista, con-corrono all’esame della materia.

Gaetano Perricone

Un importante incontronella sede dell’Ente sultema “Il monitoraggiodella Processionaria deipini: strumento di cono-scenza e gestione dellepinete del Parco dell’Et-na”. Le riflessioni delCommissario Straordina-rio Scaffidi Abbate

L’incontro sulla Processionaria: da destra, il Commissario Straordinario del Parco Pietro AlfredoScaffidi Abbate, il direttore Giuseppe Spina, il professore Santi Longo, la dottoressa Rosa Spampinato

“Sinergiatra il Parco e la Scienza

per la salvaguardiadell’ambiente”

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fra gli habitat prioritari della Diret-tiva Cee 92/43. L’ecosistema pine-ta ospita numerose specie vegetalie animali che concorrono alla suaevoluzione. In alcune specifichecondizioni ambientali, la presenzadi una di queste specie, la “Proces-sionaria” dei pini, può destareattenzione. Questo lepidottero èpresente in forma endemica intutto il bacino del Mediterraneodove, nel corso del tempo, le suepopolazioni subiscono ampieoscillazioni. In siti particolarmentevulnerabili, la densità di popola-zione può talvolta raggiungerelivelli tali da imporre l’adozione dispecifiche misure di contenimento.Tali misure si rendono necessarie

anche perché le larve dell’insetto,a partire dalla terza età, presenta-no peli urticanti per l’uomo e pergli animali a sangue caldo.

Pertanto, risulta di fondamen-tale importanza monitorare ledinamiche della popolazioni dellaspecie, per valutare l’opportunitàdi ricorrere ad eventuali azioni dicontenimento e per individuare lemodalità operative da adottare;specifiche indicazioni normativein materia sono attualmenteoggetto del D.M. 17.04.1998. Insostanza, il monitoraggio diventaelemento strategico per conosce-re e gestire le pinete, fornendo intal modo un necessario servizioalle comunità locali.

Il Parco e la lotta alla Processionaria:dalle azioni di contenimento

al monitoraggio

Come si legge in altra pagina,si è svolto nei giorni scorsi, pres-so la il Monastero Benedettino diSan Nicolò La Rena a Nicolosi,sede del nostro Ente, un incontrotecnico – con l’introduzione delCommissario Straordinario delParco Pietro Alfredo ScaffidiAbbate, la presentazione deldirettore Giuseppe Spina e variinterventi di esperti su aspettispecifici - sul tema “Il monito-raggio della Processionaria delpino: strumento di conoscenza edi gestione nelle pinete etnee”.

All’interno del Parco dell’Et-na le pinete costituisconoambienti di grande interesse natu-ralistico, tanto da essere inserite

La lunga storia delle iniziative del nostro Enteper arginare il lepidottero che attacca le pinete

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L’Ente Parco dell’Etna, daanni, guarda con specifica atten-zione alle problematiche inne-scate dalla presenza della “Pro-cessionaria” del pino nell’areaprotetta, problematiche spessoseguite con apprensione dall’o-pinione pubblica, tanto da essereoggetto di interpellanze presso ilparlamento regionale. L’atten-zione dell’Ente Parco ha assun-to, nel tempo, forme diverse chequi brevemente si riassumono eche hanno determinato daglianni novanta lo svolgimento didiverse azioni.

Occorre innanzitutto eviden-ziare che la “Processionaria” delpino fin dagli anni venti è stataoggetto di un regio decreto dilotta obbligatoria e, nel contem-po, occorre rilevare che neglianni precedenti e successiviall’istituzione del Parco il qua-dro normativo risultava pocochiaro in ordine alle specifichecompetenze attribuite ai diversiEnti in materia fitosanitaria.

Il 17 aprile 1998, con appositoD.M. vengono individuate com-petenze ed Istituzioni prepostealla “lotta obbligatoria”; l’EnteParco, pur non essendo annovera-to tra tali Istituzioni ma sensibilealle possibili ricadute che la pre-senza del fitogago può determina-re in aree oggetto di una rilevantepresenza di turisti ed escursioni-sti, ha ricercato il confronto conle istituzioni responsabili in mate-ria al fine di individuare strategieed azioni comuni.

In tale contesto ha promossoun programma sperimentale, conil coordinamento scientifico dalProf. Santi Longo ordinario diEntomologia Agraria dell’Uni-versità degli Studi di Catania,finalizzato al contenimento bio-

logico-integrato delle popolazionidel lepidottero, e con la collabora-zione di Ispettorato Ripartimentaledelle Foreste Demaniali, UfficioProvinciale Speciale per la Difesadel Suolo e dell’Ambiente natura-le, Osservatorio per le malattiedelle piante di Acireale, e, per gliinterventi in località Piano Pro-venzana, Ente di Sviluppo Agrico-lo e del Comune di Linguaglossa.Successivamente – giugno 2004 –, aseguito di apposita conferenza diservizi con le Amministrazioni inte-ressate nella quale è emerso che nes-suna della stesse aveva disponibilitàad effettuare il monitoraggio neces-sario alla raccolta di dati scientificipropedeutici a qualsiasi interventoin materia di gestione fitosanitaria,l’Ente Parco nel dicembre 2004 haattivato una convenzione triennalecon il Dipartimento di Scienze eTecnologie Fitosanitarie dell’Uni-versità degli Studi di Catania finaliz-zata al monitoraggio delle popola-zioni di “Processionaria” del pino.

Nel corso del tempo l’EnteParco si è anche occupato dellacorretta informazione sull’argo-mento al fine di diffondere fra ifruitori del Parco comportamentiadatti ad evitare l’insorgenza dirischi. Occorre infatti ricordareche la presenza della “Processio-naria” del pino ha una duplicevalenza: fitosanitaria, in funzioneal ruolo del defogliatore nell’am-biente pineta, e di sanità pubbli-ca, in relazione alla presenza dipeli urticanti e uncinati che carat-terizza le larve della specie.

Alla luce delle risultanzeemerse dal monitoraggio incorso, l’Ente Parco ha ritenutonecessario realizzare il 26 set-tembre scorso un incontro tecni-co, con l’obiettivo di veicolareun flusso di informazioni, diconoscenze e di esperienze fraquanti, a diverso titolo, si occu-pano della materia.

Rosa G. SpampinatoDirigente Agronomo Parco dell’Etna

Nelle foto di queste pagine, altre immagini del Convegno sulla Processionaria

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L’esigenza di definire efficaci e razionali metodologie d’intervento finalizzate a contenere gli incrementi demografi-ci delle popolazioni della Processionaria le cui larve sono dotate di peli urticanti scaturisce soprattutto dagli effetti aller-genici provocati da quest’ultimi sugli animali omeotermi.

In ambienti antropizzati, soggetti a intensa fruizione, la presenza di un singolo nido per pianta necessita di radicali etempestivi interventi di lotta che, sono stati resi obbligatori nel 1926; obbligatorietà che è stata reiterata nel D.M. del17.04.1998.

I mezzi di lotta che possono essere utilizzati in ambiente urbano sono quelli meccanici di raccolta dei nidi (da effet-tuare con le necessarie precauzioni), quelli biotecnici delle catture massali e del “disorientamento sessuale”,e infine l’im-piego di insetticidi somministrati per via endoterapica.

Nelle pinete naturali e artificiali, una corretta strategia di controllo, si basa sull’integrazione di vari metodi e mezzidisponibili che, sulla scorta delle acquisizioni biologiche sul defogliatore, deve essere basata sull’adozione di:

a) Tecniche di campionamento. Il conteggio del numero di nidi invernali/pianta per ettaro di pineta fornisce datiattendibili sulla consistenza numerica della popolazione. L’andamento dei voli dei maschi catturati con trappole a fero-moni; il conteggio del numero di ovature/pianta e il grado di parassitizzazione di ciascuna ovatura sono elementi utili perla previsione dell’andamento della gradazione e delle eventuali defogliazioni.

b) Soglie di tolleranza. Mirano a stabilire il grado di defogliazione accettabile per il tipo di popolamento nel qualesi opera. Non è di norma necessario alcun intervento sia nelle pinete da produzione legnosa a turno lungo, in quanto lepiante hanno la possibilità, nel tempo, di recuperare le perdite subite, sia nei rimboschimenti realizzati a scopo di rinsal-damento dei versanti ove potrebbe essere favorito l’insediamento di altre essenze. Gli interventi si possono invece ren-dere necessari nelle pinete situate in zone turistiche in quanto i peli urticanti rilasciati dalle larve possono limitarne lafruizione; ovvero nei giovani rimboschimenti.

Il sevizio fitosanitario Regionale della Regione Lazio, con la collaborazione del Corpo Forestale dello Stato ha fissa-to le seguenti soglie di rischio in cui è obbligatorio intervenire :

– presenza di 1 nido di processionaria per pianta nelle aree urbane, extraurbane, turistiche o comunque molto frequentate;– presenza di oltre 7 nidi di processionaria ogni 10 piante nei giovani impianti; – presenza di oltre 10 nidi di processionaria ogni 10 piante nelle pinete adulte.c) Interventi selvicolturali. La mancanza di adeguate cure colturali acuisce la situazione di stress nei popolamenti

favorendo il diffondersi del defogliatore. Di ausilio sono gli interventi selvicolturali che assicurino la mescolanza del pinocon latifoglie autoctone, consentendo, tra l’altro, il ripristino delle condizioni originarie del sottobosco. Le ricorrenti pul-lulazioni del defogliatore, talora, aiutano questo processo; infatti l’arrivo sul terreno di una maggiore quantità di luce aseguito dell’intensa defogliazione provocata dalle larve, favorisce l’insediamento di altre essenze. L’evoluzione dellepinete, specie se artificiali e soggette a ricorrenti infestazioni, consiste in una progressiva scomparsa della conifera afavore delle latifoglie che si avvantaggerebbero delle mutate condizioni edafiche e microclimatiche.

d) Interventi di lotta. Al superamento della soglia di tolleranza, l’intervento deve essere effettuato in tempi brevi con-tro le larve di 1^ e 2^ età che sono gli stadi più vulnerabili. Possono essere impiegati mezzi meccanici, chimici, biotec-nici e biologici che vanno valutati sulla base delle caratteristiche della pineta.

– Mezzi chimici. Numerosi prodotti fitosanitari a base di piretroidi, carbammati esteri fosforici e derivati dell’urea,sono efficaci contro le larve, ma non essendo selettivi il loro uso non è autorizzato negli ecosistemi forestali e nei parchiurbani anche in relazione alla loro tossicità nei confronti dei fruitori. Nelle aree urbane possono essere utilizzati solo iformulati autorizzati.

– Mezzi meccanici. Consistono nell’asportazione dei nidi provvisori o di quelli invernali; largamente impiegati in pas-sato, rappresentano, nonostante gli elevati costi di realizzazione, una valida possibilità di intervento in particolari situazio-ni (pinete giovani e di limitata estensione, piante in parchi e giardini). La raccolta va effettuata preferibilmente nella tardaestate quando le larve non hanno ancora raggiunto la terza età. A causa delle difficoltà e della lentezza di tali operazioni,di norma, si interviene sui nidi invernali che vengono bruciati. Un’alternativa, di scarsa efficacia e pertanto ormai abban-donata, è il cosiddetto metodo balistico che prevede la distruzione dei nidi colpendoli con cartucce contenenti pallini dipiccolo calibro e un insetticida. Le larve superstiti riescono spesso a riparare i danni subiti dal nido, rendendo vano l’in-tervento di lotta.

Il convegno nella sede del ParcoUn significativo stralcio della relazione dei professori Santi Longo

e Vito Pappalardo dell’Università di Catania

Il controllo demografico della Processionaria:indagini nelle pinete e interventi di lotta

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– Mezzi biotecnici. La disponibilità di trappole del tipo “Super Green” o “Masstrap Large” innescate con il feromo-ne di sintesi (miscela di Z ed E-13 esadecen-11-inil acetato) consente oltre al monitoraggio dei voli del defogliatore, larealizzazione della tecnica delle catture massali; tuttavia essa è resa meno efficace dalla spiccata poligamia dei maschi,per cui anche la cattura di un elevato numero di esemplari non si traduce direttamente in una diminuzione di pari entitàdegli accoppiamenti. Solo la cattura di almeno il 90% dei maschi, inciderebbe significativamente sulla densità di popo-lazione. I risultati sono apprezzabili nel caso di popolazioni isolate e in fase di latenza. Scarsamente efficace è la tecni-ca del disorientamento o “confusione sessuale”.

– Mezzi biologici. Dei vari i metodi di lotta biologica quelli “protettivi” sono di valido aiuto in ambienti forestali peril mantenimento degli equilibri biologici. Il metodo “inoculativo” è stato attuato con parziale successo in giovani pinetecon il rilascio di individui di Ooencyrtus pityocampae. Il metodo “inondativo” ha trovato in passato applicazione conl’impiego di formulati microbiologici a base di ceppi del batterio sporigeno Bacillus thuringiensis Berliner var. kurstaki.All’atto della sporulazione, assieme alla spora, vengono prodotti uno o due “corpi parasporali”; tali cristalli costituisco-no la principale componente insetticida. Dopo l’ingestione le larve cessano di alimentarsi e manifestano alterazioni fisio-logiche e patologiche per cui appaiono nerastre e flaccide; la morte sopravviene per setticemia nel giro di pochi giorni.Il loro impiego non è attualmente consentito dalle vigenti normative.

INDAGINI NELLE PINETE ETNEE.Indagini sulla Processionaria dei pini sull’Etna sono state

avviate negli anni ’60 e sono saltuariamente proseguite anchenei primi anni ’70. A partire dal 1988 e fino al 2000, anche nel-l’ambito di specifiche convenzioni con l’Ufficio Speciale Fore-stale di Catania, sono stati acquisiti numerosi dati relativi all’an-damento dei voli dei maschi, alla fecondità, al numero di larveper nido e all’incidenza dei limitatori naturali.

Le indagini sono riprese nel 2003 e sono proseguite nel trien-nio 2005-07, nell’ambito di una convenzione fra la Sezione diEntomologia del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Fitosani-tarie dell’Università degli Studi di Catania e il Parco dell’Etna. Lemetodologie, messe a punto sulla base delle esperienze pregres-se, hanno riguardato la valutazione della densità e il prelievo di“nidi invernali”, il monitoraggio dei voli e il prelievo di ovaturedel defogliatore. I rilievi sono stati effettuati, di concerto con ifunzionari del Parco dell’Etna nelle stazioni di Piano del Vesco-vo, Galvarina, Monte Scavo, Monte Spagnolo, Caserma Pitarro-ne e Piano Provenzana figura 1.

I dati relativi alle osservazioni condotte nelle pinete etnee dal1988 al 2007 sono illustrati nella figura 2 nella quale si eviden-ziano le fluttuazioni delle popolazioni della Processionaria neldecorso ventennio durante il quale le pullulazioni si sono presen-tate con ondate successive determinando le più vistose defoglia-zioni nel 1990, nel 1995 e nel 2002. Tali defogliazioni, come giàin passato, non hanno in nessun caso, compromesso la vitalitàdelle piante, hanno solo ridotto l’accrescimento legnoso dei pinie creato problemi di fruibilità delle aree infestate.

Le indagini condotte nel decorso ventennio, hanno confermato che il ruolo dei nemici naturali della Processionarianon è decisivo nel contenimento delle infestazioni e risulta del tutto inadeguato soprattutto nelle aree destinate a fruizio-ne turistica. Nel corso delle indagini è stata evidenziata la occasionale e localizzata predazione delle ovature da parte diortotteri ensiferi. Nelle pinete etnee gli ooparassitoidi sono rappresentati dagli imenotteri Calcidoidei Anastatus bifascia-tus Boyer de Fonscol., Ooencyrtus pityocampae (Mercet) e Trichogramma embryophagum Hartig. che, nel complesso,raggiungono tassi di parassitizzazione a carico delle uova variabili dal 4 al 42,7%.

Fig. 2. Numeri medi di uova/ovatura,larve/nido e adulti/trappola diTraumatocampa pityocamparilevati nelle pinete etnee dal1988 al 2007.

Fig. 1. Stazioni di rilevamento

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Fig. 3. Rilievi sulle ovature di T.pityocampa nel 1988-2006:percentuali di uova schiuse,non schiuse e parassitizzate.

La specie di ooparassitoide più attiva e frequente nelle pinete etnee è Ooencyrtus pityocampae cui va attribuito inmedia il 50% della parassitizzazione riscontrata nelle ovature esaminate.

Fig 4. Rilievi sulle ovature di T. pityocampa nel 2006: percen-tuali di uova schiuse, non schiuse e parassitizzate (asinistra) e incidenza delle singole specie di ooparassi-toidi (a destra)

INTERVENTI DI LOTTALa limitata efficacia dei fattori biotici e abiotici di contenimento del defogliatore, dotato di elevato potenziale biotico e

in grado di creare notevoli problemi sanitari nelle zone destinate a fruizione turistica, rende necessario il ricorso a interven-ti di controllo. Le prove di lotta biologica, condotte dal Corpo Forestale dello Stato nei primi anni’60, con l’introduzione dinidi di Formica del gruppo rufa, hanno avuto esito negativo, non esistendo sull’Etna condizioni ecologicamente valide perl’insediamento del predatore. Già nel 1969, su iniziativa del Dr. Piccione, l’Ispettorato Ripartimentale Forestale, con il sup-porto dell’Istituto di Entomologia agraria dell’Università di Catania, ha effettuato i primi interventi sperimentali, su unasuperficie di 1.159 Ha, nella pineta di Ragabo, con formulati a base di Bacillus thuringiensis Berliner. Tali interventi sonostati successivamente effettuati su tutti i versanti del massiccio etneo nel 1970-72, nel 1975-76; nel 1979-81 e nel 1983-84su una superficie di circa 3.500 Ha. nonché nel 1987-1989 su 2250 Ha di pinete etnee. La legislazione attuale vieta l’impie-go del mezzo aereo e i formulati a base di Bacillus thuringiensis contro la Processionaria e altri lepidotteri forestali.

Nel quinquennio 1995.1999, di concerto con l’Ente Parco dell’Etna e con l’Ufficio Speciale Forestale di Catania,sono stati messi a punto interventi di lotta che sono stati realizzati anche con il supporto dell’Osservatorio per le Malat-tie delle Piante di Acireale dell’Ispettorato Dipartimentale delle Foreste e dell’Ente di Sviluppo Agricolo. Si è operatocon il metodo delle “catture massali” e della raccolta dei nidi invernali nonché con trattamenti con formulati a base diBacillus thuringiensis e di chitinoinibitori; quest’ultimi sono stati applicati in alcune limitate zone di Piano Provenzana,destinate a fruizione turistica.

Va segnalato che lo scorso anno l’Azienda Foreste Demaniali ha avviato, a Piano Provenzana e Piano Vetore, la speri-mentazione del metodo endoterapico, i cui risultati sono in corso di valutazione, riguardo agli effetti biocidi sulle larve deldefogliatore, sulla coorte dei suoi limitatori naturali e sulle altre componenti delle biocenosi forestali. E’ confortante il fattoche le piante trattate non hanno manifestato segni evidenti di sofferenza a seguito dei fori praticati per iniettare l’insettici-da. Tutti fori sono attualmente chiusi con resina e le piante non mostrano ingiallimenti o altri sintomi di fitotossicità.

Pertanto, qualora l’efficacia biocida del metodo in sperimentazione si rivelasse pari alle attese, si disporrà di un vali-do mezzo di lotta per controllare il defogliatore nelle aree destinate a fruizione turistica e nei centri urbani. Le applica-zioni andranno effettuate negli anni in cui i parametri bio-ecologici acquisiti indicano l’avvio di una nuova gradazioneprima della comparsa delle larve e delle conseguenti defogliazioni.

I rilievi condotti nell’ultimo triennio, nell’ambito della richiamata convenzione con il Parco dell’Etna, hanno eviden-ziato che, attualmente, la Processionaria è in fase di latenza e pertanto non esistono pericoli immediati di defogliazioninelle pinete etnee. Il costante monitoraggio consentirà di individuare le aree a rischio e di decidere eventuali interventicompatibili con la destinazione delle pinete che si trovano all’interno di un’area protetta di notevole pregio naturalistico.

Prof. Santi Longo - Prof. Vito PappalardoSezione di Entomologia agraria DISTEF - Università degli Studi di Catania

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I rischi legatial contatto con il lepidotteroche infesta le pinete:la parola al medico specialista

Aspetti clinicidell’allergia alla Processionaria

I Lepidotteri (LEPIDOPTERA)rappresentano un vasto ordine diinsetti olometaboli a cui apparten-gono circa 130 famiglie per untotale di 165.000 specie, note comefarfalle e falene; esistono approssi-mativamente 150 specie capaci dideterminare lesioni cutanee (alcunedelle specie europee più importantisono descritte nella Tab.1).

Questi insetti possono produrredanni patologici all’uomo in diver-si momenti del loro ciclo vitale,fenomeno conosciuto come “Lepi-dotterismo”. Alcuni Autori utiliz-zano il termine di “Erucismo” perindicare le lesioni prodotte dallelarve e quello di “Lepidotterismo”per indicare i danni provocati allostato adulto.

Allo stadio larvale, vi sono spe-cie caratterizzate dalla presenza dipeli urticanti capaci di penetrarenell’epidermide e nelle mucose e

provocare lesioni sia con meccani-smo di tipo meccanico (penetra-zione del pelo) e sia tossico (libe-razione di sostanze tossiche); inol-tre negli ultimi anni sono stati pub-blicati dei lavori scientifici chedimostrano l’esistenza di un mec-canismo IgE mediato in alcunereazioni provocate dalle larve dellaProcessionaria del Pino (Thauma-topea pityocampa), la specie piùimportante per la sua ampia distri-buzione territoriale, espansione(dovuta probabilmente alla dimi-nuzione di uccelli suoi predatori edal clima più secco) e per la esposi-zione professionale nei confrontidi varie categorie di lavoratori(boscaioli, guardie forestali, agri-coltori,etc), assumendo così lecaratteristiche di un nuovo allerge-ne professionale.

La capacità urticante della Pro-cessionaria è conosciuta sin dai

Fig. 1

Fig. 2

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tempi dei Greci e degli antichiromani (Plinio e Galeno); la primadescrizione del suo apparato urti-cante si deve agli studi di Reaumurnel 1736 e successivamente nel1900 a Fabre. I peli urticanti,confor-mati come dei piccoli arpioni conapici che caratterizzano le varie spe-cie (Fig. 1 e 2), si trovano in picco-le cavità dorsali della larva edappaiono progressivamente a partiredal 3° stadio di sviluppo larvale;inoltre la larva al 5 stadio compie lamuta nel bozzolo e residui di pelipossono rimanere all’interno per cuigli adulti che ne escono possonoaccidentalmente trasportarne unaparte sul proprio corpo. Gli studi diWerno e Lamy presentati all’ Aca-demié des Sciences nel 1990, hannoevidenziato come i peli urticantidella Processionaria del Pino che siliberano nell’aria a seguito deimovimenti della larva possono esse-re aerotrasportati e determinare cosìproblemi occasionali senza un con-tatto diretto con la larva .L’effettourticante è caratterizzato dalla pre-senza di reazioni ritardate delladurata di alcuni giorni ed è dovutoalla presenza di una proteina (Thau-matopoeina) liberata a seguito dellarottura del pelo, presente non solonei peli della larve ma anche ed innotevole concentrazione nelleghiandole che li producono; questaè una proteina del peso molecolaredi 28.000 Daltons, formata da 2subunità rispettivamente di 13.000 e15.000 Daltons ed ha un effettodiretto sulla degranulazione deimastociti, che sono le principali cel-lule responsabili dell’inizio dellereazioni di ipersensibilità; inoltrestudi recenti hanno dimostrato attra-verso prove in vitro (con il metodoIgE-immunoblotting) ed in vivo(mediante Skin Prick Test conestratto di corpo intero della larvaallo stadio 5) la presenza di un mec-

canismo IgE mediato responsabiledella maggior parte dei casi di rea-zione occasionale, specie nei lavo-ratori esposti alla Processionaria.Mediante tecnica di IgE-immuno-blotting, sono state evidenziate nelsiero di pazienti allergici alla Pro-cessionaria bande di peso molecola-re tra 45-4 KDa, ritenendo le bandedi maggior peso molecolare come leprincipali responsabili dell’orticariada contatto, e tra queste una bandadi 15 KDa che rappresenta l’allerge-ne dominante (Tha p1). Dal punto divista clinico la Processionaria delPino è in grado di produrre effettinocivi oculari, cutanei e raramenterespiratori; inoltre sono stati regi-strati casi di anafilassi; le reazioniallergiche IgE-mediate si associanocon maggiore frequenza a quadri diorticaria generalizzata ed angioede-ma, che spesso compaiono dopopochi minuti dalla esposizione epossono scomparire in meno di 24ore; viceversa nelle reazioni nonIgE–mediate il quadro più frequenteè una dermatite papulo-eritematosapresente nelle zone cutanee scoper-te, che compare dopo varie ore dallaesposizione e dura diversi giorni; lereazioni di anafilassi si osservanoprincipalmente nei pazienti conesposizione occupazionale, consegni di orticaria generalizzata,angioedema, dispnea acuta, congiun-tivite, rinite ed in alcuni casi ipoten-sione e sincope; in questi casi lo sfor-zo fisico si comporta come unavariabile che incrementa i sintomi.

La terapia si basa sulla utilizza-zione di farmaci corticosteroideied antistaminici, somministrati siaper via topica che per via sistemi-ca; importante a questo puntodiventa la prevenzione basata sullaadozione dei seguenti comporta-menti:

a) contatto con la pelle: lava-re abbondantemente il corpo

(capelli inclusi) con acqua esapone; manipolare i vestiti conguanti e lavarli a temperatura noninferiore a 60°C;sulle parti chehanno toccato larve e nidi utiliz-zare eventualmente strisce discotch come mezzo depilante perasportare parte dei peli adesi allacute;spalmare sulle parti arrossa-te pomate contenenti corticoste-roidi ed antistaminici per lenire ilfastidio

b) contatto con gli occhi:recarsi rapidamente in ospedaleper un rapido esame clinico

c) inalazione: se insorgonosintomi caratterizzati da difficoltàalla deglutizione e/o broncospa-smo recarsi al Pronto Soccorsodell’Ospedale più vicino

d) ingestione: in presenza diaumento notevole della salivazionee /o dolori addominali si ritieneimportante un rapido esame clinico.

Inoltre si raccomanda di adotta-re le seguenti precauzioni in pros-simità di aree urbane:

• non avvicinarsi e non sostaresotto piante infestate

• non tentare con mezzi arti-gianali di distruggere i nidi,inquanto il primo effetto che si ottie-ne è quello di favorire la diffusio-ne ambientale dei peli urticanti

• a fine inverno-inizio primave-ra,quando si possono osservare conparticolare frequenza le processionidi larve lungo i tronchi o sul terre-no,evitare di raccogliere i bruchisenza protezioni e con mezzi inade-guati (scope, rastrelli, etc)

• lavare abbondantemente frut-ti ed ortaggi in prossimità di pine-te infestate.

Dr. Giovanni CannaòResponsabile Ambulatorio

di AllergologiaP.O. S. Luigi

Azienda Ospedaliera GaribaldiCatania

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Visita illustre per il Parco del-l’Etna: è stato ospite dell’Ente, nel-l’antica sede del Monastero deiBenedettini di San Nicolò La Renaa Nicolosi, l’Ambasciatore del-l’India in Italia S. E. RajivDogra, accompagnato dallamoglie; dal colonnello AmarjitSingh, addetto militare dell’Amba-sciata, con la consorte; dal capitanodella nave scuola indiana “Tarangi-ni”, attualmente in sosta al porto diPalermo e da un suo cadetto.

Nella sede del Parco i presti-giosi ospiti sono stati accolti daldirettore dell’Ente GiuseppeSpina e da funzionari dell’Ente.L’ambasciatore Dogra – cheaveva già incontrato la sera primail Commissario Straordinario delParco Pietro Alfredo ScaffidiAbbate nell’ambito di una ceri-monia ufficiale sulla nave scuolaindiana – e il suo seguito hannomostrato grande interesse per gliaspetti vulcanologici, per le pecu-

liarità naturalistiche, l’agricolturae le attività economiche dell’areaprotetta. L’ambasciatore indiano,in particolare, ha manifestatocuriosità ed attenzione per i mitilegati all’Etna, per gli aspetti rela-tivi al rapporto tra il vulcano e lesue genti e per le problematicheriguardanti la fruizione e la sicu-rezza di turisti ed escursionisti.Ma ha anche voluto sapere tuttosulla storia del prestigioso Mona-stero Benedettino, sulle attivitàsvolte dai monaci nel corso deisecoli, sulle visite dei grandi viag-giatori del passato.

Dopo una colazione rigorosa-mente vegetariana, a base di pro-dotti tipici etnei, il gruppo del-l’ambasciata indiana è statoaccompagnato dal direttore Spinae da alcuni funzionari e guide del-l’Ente in una escursione alle zonesommitali del vulcano.

Gli illustri ospiti, che avevanoespresso il forte desiderio di visi-tare l’Etna e il territorio delParco, sono rimasti ammaliatidall’esperienza sul vulcano, chehanno definito straordinaria: la“muntagna” ha regalato agli ospi-ti indiani, durante l’escursione,una spettacolare seguenza diesplosioni di cenere dal cratere disud est. “E’ un magnifico esempiodi sinergia, di compenetrazionevera tra l’uomo e la natura, conla sua bellezza e la sua potenza”,ha commentato entusiasta l’am-basciatore Dogra.

E il capitano della nave scuolaindiana, da parte sua, sul bordodel cratere dell’eruzione del 2002ha sottolineato con enfasi: “Que-sto è il perfetto punto d’incontrotra il cielo, la terra e il mare”.

Gaetano Perricone

Foto ricordo per l’ambasciatore dell’India in Italia, S.E. Rajiv Droga (al centro), in visitaalla sede del Parco dell’Etna

L’ambasciatore dell’Indiain visita al Parco dell’Etna

Ospiti illustri nellasede dell’Ente.

Grande interesseper il vulcano

e le attività del Parco

Ecco come il cratere di sud-est dell’Etnasi è presentato all’Ambasciatore dell’India

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La curiosità / Nello stato del Queensland c’è un Parco Nazionalecon un piccolo monte, alto 283 metri, al quale è stato lo stesso nome del nostro vulcano.

La sua peculiarità sono una serie di grotte calcareeabitate da specie di pipistrelli in via di estinzione

Anche l’Australiaha il suo Parco dell’Etna

C’è un altro Parco dell’Etnanel mondo. Anzi un Parco delMonte Etna: si trova dall’altraparte del pianeta, in Australia,nello stato del Queensland ed èun Parco nazionale. Il suo nomeufficiale è “Mount Etna CavesNational Park”, Parco Nazionaledelle Grotte del Monte Etna e lasua principale attrazione, chesembra richiamare grandi numeridi visitatori organizzati in speci-fici tour guidati, sono i pipistrel-li, the bats.

Questa che appare come unasorta di irrivente lesione del dirit-to d’autore del nostro Parco edella nostra Muntagna, di attenta-to a quel mitico copyright che sichiama Etna, di vero e proprioplagio che farà arricciare il naso ascienziati, naturalisti, appassiona-ti, in realtà sembra avere avutoorigine da un umile atto di omag-gio verso il più alto vulcano attivod’Europa in tutt’altra parte delmondo.

Come ci raccontano dall’A-genzia di Protezione Ambientaledi Brisbane – che gestisce il Parcodell’Etna australiano per conto delGoverno del Quensland –, il loroMount Etna fu così chiamato nel1853, come e dopo il vulcano sici-liano, dai fratelli Charles e Wil-

liam Archer, che sierano stabiliti nel-l’area diRockhampton (lacittà più vicina allanostra omonimaarea protetta) qual-che anno prima. Ifratelli Archer, theArcher brothers,facevano parte diuna prolifica fami-glia di originescozzese, compo-sta da mercanti,navigatori, esploratori, naturalisti,fotografi, scienziati, che emigranoin Australia, dove divennero alungo protagonisti della vita cul-turale e scientifica locale.

Nessun paragone è possibile,sotto il profilo scientifico e natu-ralistico, ma soprattutto per ciòche riguarda le dimensioni, tra ilMount Etna australiano e la nostraMuntagna. L’unica somiglianza,se così si può dire, sta nella forma:il piccolo monte, alto appena 283metri, che dà il nome al Parcodelle cave può certamente sem-brare una miniatura del vulcanosiciliano. Una sorta di bonsai del-l’Etna, in sostanza. E proprio daciò i fratelli Archer trassero ispira-zione nel denominarla. “Questo

monte – come ci scrive Fay Grif-fiths, della Società storica diRockhampton – è talmente carat-teristico nella sua simmetria, che iprimi coloni europei che arrivaro-no dalle nostre parti, Charles eWilliam Archer, nel 1853 lo consi-derarono degno, a causa dellasua forma conica, di prendere lostesso nome del Monte Etna inSicilia”. La notizia della scopertadel Monte chiamato Etna, fatta daifratelli Archer nell’ambito di unaesplorazione guidata da una sem-plice bussola, venne riportata dalgiornale di Charles Archer il 6maggio del 1853.

Dal 1914 al 1939 le grotte delMonte Etna furono essenzialmen-te miniere di guano, un fertiliz-

Una immagine del Monte Etna australiano, nella regione delQueensland. È alto 283 metri

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zante naturale, e dal 1925anche miniere di calcare.Durante la Seconda GuerraMondiale, il sito fu ampiamen-te utilizzato dai commandosdell’esercito australiano per leesercitazioni militari. Il Parcofu istituito nel 1975 (è dunquepiù vecchio di dodici annirispetto al nostro) per protegge-re alcune delle cave. Una suc-cessiva campagna portata avan-ti per proteggere altre cave – lapiù lunga e complessa disputanel campo della salvaguardia edella conservazione della storiaaustraliana –, portò ad un pro-gressivo incremento dellasuperficie fino agli attuali 549ettari. E adesso, si legge nelsito ufficiale dell’area protettaaustraliana, il Mount EtnaCaves National Park “proteggela montagna per le generazionifuture. Tanto si è accresciuto ilterritorio del Parco, quanto piùla buona predisposizione e l’at-titudine della gente verso lamontagna”.

Il Parco dell’Etna d’Austra-lia ha il fine istituzionale diproteggere una serie di impor-tanti grotte dove risiedonoalcune significative specie dipipistrelli, che sono facilmentedisturbati dagli uomini. IlMonte Etna è la sede preferitaper più dell’ottanta per centodella popolazione australianadi piccoli pipistrelli con le aliricurve; ed è anche uno dei pochiluoghi in Australia che ospita unacolonia di pipistrello fantasma,una specie in via d’estinzione.

L’accesso alle grotte è limitato– e in alcuni casi proibito – perproteggere questi speciali pipi-strelli, in modo particolare duran-te la loro stagione della riprodu-zione. Tour guidati notturni ven-

gono organizzati durante l’estate(in Australia da dicembre a feb-braio), durante i quali si può assi-stere alla spettacolare apparizionenotturna di migliaia di piccolipipistrelli con le ali ricurve allaricerca di cibo.

Su precisa iniziativa del Com-missario Straordinario PietroAlfredo Scaffidi Abbate, il nostroEnte ha avviato contatti con l’En-

te gestore del Parco australiano,collegato come abbiamo accenna-to al Governo dello Stato delQueensland. In prospettiva, c’èanche l’idea di proporre ungemellaggio all’altro… Parco del-l’Etna, che potrebbe stimolarel’afflusso di turisti australiani nelnostro territorio.

Gaetano Perricone

La mappa del Parco Nazionale delle Grotte del Monte Etna in Australia

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Anche il Parco dell’Etna,insieme ad altre aree protettesiciliane (Parco delle Madonie,Riserve di Torre Salsa e Vendica-ri), prende parte, con il ruolo di“area-pilota”, al progettoE.VI.MED – Equilibri di vita nelMediterraneo, finanziato dalP.I.C. Interreg III B MEDOCC -, che vede come capofila laRegione Toscana e intende pro-muovere l’adozione di metodo-logie comuni di lavoro all’inter-no di 5 aree dell’Europa mediter-ranea, ambientalmente e turisti-camente diverse (oltre alla Sici-lia, la regione spagnola dell’An-dalusia, quella francese dell’Al-pes Haute Provence e la prefettu-ra di Pieria, in Grecia), ma accu-munate dalle volontà di intra-

prendere pratiche di gestionesostenibile delle proprie destina-zioni turistiche.

Un incontro per illustrare lecaratteristiche e gli obiettivi del-l’iniziativa ai Comuni ed aglioperatori turistici del territoriodel Parco è stato organizzato afine settembre dal Parco dell’Et-na e dal Dipartimento Turismo,Sport e Spettacolo della RegioneSiciliana – partner locali istitu-zionali del progetto – presso lasede dell’Ente, il MonasteroBenedettino di San Nicolò LaRena a Nicolosi. Titolo dell’in-contro “E.vi.me.d in-forma”;argomenti trattati la sostenibilitàdel turismo e le sue prospettiveconcrete; il contributo degli atto-ri locali; il ruolo del marchio nel

posizionamento delle impreseturistiche.

Nell’Europa mediterraneaoccidentale, destinazione turisti-ca fra le prime al mondo, si assi-ste infatti ad una evoluzione delmercato turistico dominata dauna parte dalla crescita conside-revole di destinazioni balnearistandardizzate e dall’altra dallacrescita delle destinazioni amaggiore contenuto culturale onaturalistico, con politiche disviluppo turistico locale chespesso non tengono conto deiprincipi della sostenibilitàambientale e sociale a favore delritorno economico di medioperiodo.

Secondo gli orientamentidegli ultimi anni, forniti dalle

La nostra area protetta punto di riferimento dell’iniziativa comunitaria,che vede la partecipazione di parchi spagnoli, francesi e greci

Progetto Evimedper il turismo sostenibile:

il Parco dell’Etna“area-pilota” in Sicilia

Progetto Evimedper il turismo sostenibile:

il Parco dell’Etna“area-pilota” in Sicilia

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amministrazioni e dagli enti diricerca, la scelta del modello disviluppo turistico da parte deisoggetti locali dovrebbe basarsisulla conservazione delle risorsenaturali e culturali che costitui-scono le prime attrattive turistichedi una destinazione, ma tale impo-stazione si scontra con obiettivi diprogrammazione economica alivello locale basati prevalente-mente sui ritorni economici abreve e medio termine.

Gli obiettivi specifici del pro-getto sono i seguenti:

• Raccogliere le informazioninecessarie a elaborare politiche disviluppo turistico sostenibili tra-mite la identificazione e l’applica-zione di indicatori ambientali,economici e sociali

• Contribuire a creare unanuova offerta turistica che utilizzibuone pratiche per un turismosostenibile, in coerenza con lecaratteristiche socio-economichedei territori interessati e con le esi-genze delle popolazioni locali

• Formare e aumentare lecompetenze degli operatori turi-stici, sia nel settore pubblico chein quello privato, sia con supportispecifici che con strumenti per loscambio di esperienze tra destina-zioni turistiche europee

• Sviluppare metodologiecomuni per la informazione e lasensibilizzazione della popolazio-ne locale e dei turisti utilizzando imedia locali come stampa, radio eTV

• Attuare strategie di promo-zione turistica per i territori inte-ressati, creando una rete di destina-zioni e una offerta di pacchetti turi-stici orientati alla sostenibilità chesi promuovano con una politicacomune e una immagine comune.

Dimostrare la sostenibilitàeconomica di iniziative turistiche

basate sulla valorizzazione delpatrimonio ambientale e culturaledelle aree e sulla ottimizzazionedei flussi turistici e regolamenta-zione degli impatti dei visitatorisull’ambiente.

Le principali azioni che saran-no attuate da tutti i partners, cia-scuno nella sua regione, sono leseguenti:

• Creazione di osservatoriregionali sul turismo sostenibile

• Attivazione di FORUMlocali, collegati da una piattafor-ma su internet

• Sensibilizzazione dellapopolazione locale ai temi delturismo sostenibile

• Organizzazione di corsi diformazione ai funzionari pubblicisul turismo sostenibile

• Costituzione del Club diProdotto EVIMED

• Implementazione a livelloregionale di progetti specificisulla gestione ambientale

• Organizzazione di seminaritecnici internazionali su temilegati al turismo sostenibile.

Per quanto riguarda la Sicilia,il progetto ha il fondamentaleobiettivo di collegare ed integrarele iniziative portate avanti dallearee-pilota siciliane coinvolte inEvimed (Parco dell’Etna, Parcodelle Madonie, R.N.O. TorreSalsa, R.N.O. Oasi Faunistica diVendicari) al fine di proporre unturismo rispettoso e consapevoledei locali valori naturalistici e sto-rico-culturali.

Nel fare ciò si vuole formareun gruppo coeso di realtà territo-riali (aree protette così come cittàe nuclei storici) che possa cercareuna totale condivisione dei propriproblemi organizzativi e gestiona-li con le relative comunità inse-diate, cercando in queste non solola giusta attenzione ed il necessa-

rio supporto culturale alla propriavalorizzazione, ma anche lemigliori volontà imprenditorialianche in campo turistico che nepossano apprezzare le potenzia-lità.

Queste ultime, nell’adottareprassi minime ma concrete edefficaci di sostenibilità ambienta-le, economica e sociale, possonoda subito contribuire ad un mino-re consumo di risorse, e quindialla diminuzione del peso antropi-co e alla conservazione dei valoriche sono alla base dell’attrattivaturistica locale.

Lo sforzo finale del progetto,in Sicilia, è quello di dare lanecessaria proiezione esterna allerealizzazioni ed alle sinergie terri-toriali e socio-economiche espres-se localmente, tramite la rete dicollaborazioni internazionali checostituisce la stessa ragione d’es-sere di Evimed.

La Rete E.VI.MED., insostanza, si basa sull’adozionecomune, da parte di strutturericettive e di destinazioni turisti-che situate in diverse aree del-l’Europa mediterranea, di meto-dologie di gestione sostenibiledell’attività turistica, con l’obiet-tivo di rafforzare la propriaimmagine e promuovere l’interosistema di offerta locale sul mer-cato nazionale e internazionale.Le diverse realtà costituiranno inquesto modo una rete di destina-zioni turistiche sostenibili, chepotrà attuare strategie promozio-nali comuni, dove ciascuna avràla possibilità di rafforzare la pro-pria immagine grazie alla promo-zione dell’intero sistema.

Al Progetto E.vi.med hannogià aderito una ventina di strutturericettive del territorio del Parcodell’Etna, che entrano così a farparte del “club di prodotto”.

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La sperimentazione enologica esplora nuovi sentieri per la produzione di vinilegata all’attività del vulcano. Un interessante convegno presso la sede del Parco

Alla scoperta della nuova frontieradell’enologia: il “Vino da colata”

Gli antichi lo definivano“Colonna del cielo”, per gli Arabiinvece era la “montagna sommadella Sicilia”. Nel corso dei mil-lenni l’Etna ha incantato con la suanatura difficile e potente, ma sem-pre fertile e generosa. Per celebra-re ed evocare un mito, si è recente-mente tenuto, presso il MonasteroBenedettino di San Nicolò LaRena a Nicolosi, sede del Parcodell’Etna, un convegno per parlaredel vulcano, della sua viticoltura edelle qualità specifiche del territo-rio circostante, strettamente con-nesse alla produzione dei vini edalle loro caratteristiche organolet-tiche.

L’organizzazione del conve-gno è stata curata, in collaborazio-ne con il Parco, dalla casa vinico-la Duca di Salaparuta, che proprionei territori etnei, in contradaSolicchiata nel territorio di Casti-glione di Sicilia, possiede unadelle tenute che meglio rappresen-tano l’azienda, la Tenuta Vajasin-di. Dopo il saluto del Commissa-rio Straordinario del Parco, l’inge-gnere Pietro Alfredo Scaffidi

Abbate – che ha voluto sottolinearel’importanza della sinergia tra pub-blico e privato – si sono succedutialcuni significativi interventi, chehanno illustrato agli ospiti (prove-nienti da tutta la Sicilia), caratteri-stiche e specificità del territorio: daldirettore del Parco dell’Etna, Giu-seppe Spina, al Vulcanologo del-l’Ente, Salvatore Caffo – protago-nista, con l’ausilio delle bellissimeimmagini del fotografo Saffo, di unbrillante excursus sulle valenzescientifiche ed antropologiche del-l’Etna – per finire con l’interventodel Direttore Generale della Ducadi Salaparuta, l’enologo CarloCasavecchia.

Ciò che è emerso è un panora-ma completo di un territorio che,quasi come un piccolo continente,vanta diversi microclimi oltre acirca 40 tipologie di terreno, tutteassolutamente condizionate dallecolate laviche che nel corso deimillenni si sono ripetute nei quat-tro versanti del vulcano. Di conse-guenza anche la produzione vini-cola è influenzata dalle colate chesi sono susseguite nel tempo e che

hanno modificato i terreni, appor-tando elementi chimici capaci dimodificare la struttura organolet-tica dei vini. In questo ambiente –come è stato sottolineato in tuttigli interventi – ogni vigna, neidiversi versanti e nelle diversealtitudini, caratterizza il vino cheproduce e tutto il territorio etneosi presenta come una delle piùrare regioni vinicole con espressi-vità territoriale così poliedrica edi qualità.

Come ha confermato lo stes-so direttore Spina, il territorio diSolicchiata, viste le caratteristi-che particolari dei terreni, è inassoluto il più vocato per la col-tivazione dei vitigni a baccanera. Ed è lì che, tra terre brunecoltivate a terrazze, situate anord del Vulcano a più di 700metri di altezza, si estendono ivigneti della Duca di Salaparuta,che nella Tenuta Vajasindi stacercando di portare avanti unprogetto volto alla sperimenta-zione e all’innovazione enologi-ca, tenendo sempre conto dellatradizione storica dell’azienda.

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Sicurezza sull’Etna:il Parco predispone tabelle

con avvisi per i turisti nelle zonesommitali del vulcano

Con il preciso obiettivo di allertare turisti ed escursionistisui possibili rischi legati all’ascesa nelle zone sommitalidell’Etna, anche in relazione alle recenti attività del vulcano,il Parco ha installato sui due versanti, Etna nord (latoLinguaglossa) ed Etna Sud (lato Nicolosi), una serie dicartelli contenenti alcuni avvisi essenziali per la sicurezza.Eccone il testo, predisposto sulle tabelle anche in linguainglese, francese, tedesca e spagnola.

ATTENZIONE:Area a rischio vulcanico.Area soggetta ad improvvisicambiamenti climatici(fulmini, nebbia, temporali).• Non abbandonare la pista e i sentieri.• Si consiglia di avvalersi di guide

autorizzate per le escursioni.• Nelle aree sommitali o interessate da

fenomeni vulcanici è vietatopermanere nelle ore notturne el’attività escursionistica deve cessareal tramonto. Nella foto, uno dei cartelli installati

nell’area sommitale di Etna sud

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Anche quest’anno, dopo il suc-cesso di partecipazione degli annipassati, l’Ente Parco dell’Etna haproposto “Parco Trekking 2007”,programma estivo-autunnale diescursioni domenicali guidate allascoperta del territorio, che haavuto inizio il 9 settembre scorsocon l’itinerario Piano Provenzana– Pizzi Deneri – Rifugio Citelli, dimedia difficoltà ma di elevato inte-resse e suggestione. È stato scelto,

In corso di svolgimento il tradizionale programmaestivo-autunnale

di escursioni guidate alla scoperta del territorio

Parco Trekking 2007:ancora tre itinerari

infatti, lo scenario di Piano Pro-venzana, teatro della ultima grandeeruzione, che il 27 ottobre del2002 distrusse la stazione turisticadi Etna Nord.

A giudicare dalle numerose ade-sioni di escursionisti per i primi iti-nerari, il programma sembra riscuo-tere parecchio interesse. “L’attivitàdi trekking, che riproponiamosecondo tradizione in questo perio-do dell’anno, è finalizzata a farescoprire agli appassionati i luoghipiù suggestivi del territorio del

DOMENICA 9 SETTEMBREItinerario: Piano Provenzana - Pizzi Deneri - Rif.CitelliRaduno: Piano Provenzana alle ore 9,00Durata media: 7 orePercorso di media difficoltà

DOMENICA 23 SETTEMBREItinerario: Monte La NaveRaduno presso contrada Fontanamurata alle ore 9.00Durata media: 6 orePercorso di media difficoltà

DOMENICA 30 SETTEMBREItinerario: Rif. Sapienza - Montagnola - Piano del

VescovoRaduno: Rif. Sapienza alle ore 9.00Durata media: 7 orePercorso di media difficoltà

DOMENICA 7 OTTOBREItinerario: Intraleo - Monte De FioreRaduno: piazza dei Pini- Nicolosi alle ore 9.00Durata media: 6 orePercorso di media difficoltà

DOMENICA 14 OTTOBREItinerario: Monte Fontane - Ilice di CarlinoRaduno: piazza di Milo alle ore 9,00Durata media: 6 ore Percorso di media difficoltà

DOMENICA 28 OTTOBREItinerario: P. Provenzana - Bocche 2002-Grotta dei

LamponiRaduno: Piano Provenzana alle ore 9,00Durata media:6 ore Percorso di media difficoltà

Tutte le uscite vengono effettuate con le guide del Parco.– In caso di maltempo o altri problemi, la guida potrà rin-

viare l’escursione o ripiegare per tracciati alternativi.– In relazione ai singoli itinerari, la guida fisserà il nume-

ro massimo di partecipanti alla escursione.– Attrezzatura e abbigliamento: zaino con colazione a

sacco, scarponcini da trekking, giacca a vento, ber-retto, borraccia. Si consiglia di portare binocolo e foto-camera.

– La quota di partecipazione è fissata in euro 8,00 a per-sona e in euro 18,00 per gli itinerari n. 1 e 3

– La quota di partecipazione dovrà essere versata diret-tamente alla guida al momento della partenza.

– Le prenotazioni dovranno essere fatte presso gli Ufficidel Parco, telefonando ai numeri 095.821240 -095.821111 il venerdì precedente l’escursione (dalleore 9 alle ore 12).

– Si invita a rispettare gli orari degli appuntamenti affinchéle escursioni possano avvenire entro i tempi previsti.

– Il programma potrà subire variazioni.

Parco – spiega il direttore GiuseppeSpina – Gli itinerari sono diversi traloro per caratteristiche e difficoltà,ma il comune denominatore è lagrande bellezza ed il fascino dell’a-rea protetta. Le escursioni offronovarie attrattive sotto l’aspetto vulca-nologico, paesaggistico, vegetativo,naturalistico”.

Riportiamo, qui di seguito, ilprogramma dettagliato degli itine-rari di Parco Trekking 2007, ricor-dando ovviamente che tre di essisono stati già effettuati.