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A.A. 2013-2014Corso di Laurea Magistrale in Scienze dell’Amministrazione
Sistemi di welfare
5. STRUTTURA E FUNZIONAMENTO DEL MERCATO DEL LAVORO
Maria Letizia PrunaSPS/09 – Sociologia dei processi economici e del lavoro
Un mercato come qualsiasi altro?
“Esiste nelle scienze economiche una importante tradizione, attualmente dominante, soprattutto in macroeconomia, secondo la quale il mercato del lavoro è, da tutti i punti di vista, uguale a qualunque altro mercato. Dovrebbe perciò essere analizzato nello stesso modo nel quale si analizzerebbe il mercato di un qualsiasi altro bene deperibile, usando gli strumenti convenzionali della domanda e dell’offerta.”
R. M. Solow, Il mercato del lavoro come istituzione sociale, Il Mulino, 1994
Una merce diversa dai carciofi
“D’altro canto, secondo il senso comune è ovvio che vi sia qualcosa di speciale nel lavoro come merce di scambio, e di conseguenza nel mercato del lavoro. […]
Ma, tra economisti non è per nulla ovvio che il lavoro sia un bene sufficientemente differente dai carciofi e dagli appartamenti da affittare, tale da richiedere un differente metodo di analisi. Infatti, molti di essi considerano questa idea semplicemente bizzarra.” (R. M. Solow, 1994)
Robert M. SolowRobert MertonSolow (New York il 23 agosto 1924) è un economista statunitense, premio Nobel per l’economia nel 1987. Attualmente è professore emerito presso la SloanSchool of Management del MIT (Boston). E’ anche Presidente di I.S.E.O(Istituto di Studi Economici e per l'Occupazione), fondato da Franco Modigliani
Perché la “merce” è sui generis
1. La merce oggetto di scambio nel mercato del lavoro non è una merce nata allo scopo di essere venduta (“lavoro” non è che un sinonimo di “uomo”: Polanyi 1944);
2. la merce trattata, infatti, non può essere fisicamente separata dalla persona che offre la prestazione lavorativa;
3. contrariamente a qualsiasi altra, la merce scambiata nel mercato del lavoro è in grado di ragionare e di organizzarsi e può contrattare il proprio prezzo.
“Il lavoro non è una merce”
La Conferenza generale dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILOILO) adottò a Filadelfia, nella riunione del 10 maggio 1944, la Dichiarazione sugli scopi e sugli obiettivi dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro e sui principi che devono ispirare l’azione degli Stati che ne fanno parte.
L’ILOILO è un'agenzia specializzata delle Nazioni Unite che si occupa di promuovere la giustizia sociale e i diritti umani, con particolare riferimento a quelli riguardanti il lavoro in tutti i suoi aspetti.
Un “mercato” sui generis
Non è possibile comprendere il mercato del lavoro senza tenere conto del fatto che i partecipanti, da ambo i lati, possiedono nozioni ben definite di quel che è da considerarsi equo e di quello che non lo è.Il concetto di equità gioca un ruolo molto importante nel determinare i comportamenti nel mercato del lavoro e dunque il suo funzionamento.
R. Solow, Il mercato del lavoro come istituzione sociale, Il
Mulino, 1994
Una istituzione sociale
Il mercato del lavoro deve essere considerato una vera e propria istituzione sociale. Il suo funzionamento dipende essenzialmente da quanto ritenuto mutualmente accettabile da entrambe le parti in causa. I vincoli avvertiti da coloro che operano nel mercato del lavoro, cosìcome i loro obiettivi, non sono gli stessi che si osservano nei casi in cui oggetto delle contrattazioni di acquisto e vendita sia una qualsiasi altra merce.
R. Solow, Il mercato del lavoro come istituzione sociale, Il
Mulino, 1994
Anche lo “scambio” è sui generis
Contrariamente a quanto accade negli altri mercati, il venditore non cede pienamente al compratore il controllo sull’uso della merce venduta. La relazione sociale tra le parti non si esaurisce quindi al momento dello scambio ma prosegue nella fase di uso della forza lavoro nel processo produttivo, dove diventa relazione di forza, cioè di controllo o di conflitto sulle condizioni di erogazione della prestazione lavorativa.
E. Reyneri, Sociologia del mercato del lavoro, Il Mulino
Emilio Reyneri
�Professore Ordinario di Sociologia economica all’Università di Milano Bicocca, è uno dei più importanti studiosi del mercato del lavoro. Tra i suoi lavori, Sociologia del Sociologia del mercato del lavoro,mercato del lavoro,(1996)(1996), ripubblicato in due volumi da Il Mulino nel 2005. Il lavoro più recente: Dieci domande su un mercato del lavoro in crisi, scritto con Federica Pintaldi, Il Mulino, 2013
Un mercato regolato
� Intervento dello Stato per riequilibrare i rapporti di forza tra imprese e lavoratori (diritto del lavoro)
� Rappresentanza degli interessi e contrattazione delle norme e delle prassi che regolano le prestazioni lavorative e le retribuzioni (il ruolo del sindacato, le politiche per il lavoro)
Che cosa rappresenta il lavoro
Il lavoro rappresenta il principale fattore
di identità sociale, il più importante
canale di socializzazione, la prevalente
fonte di reddito - diretta (retribuzioni) e
differita (pensioni) - ma anche il
riferimento essenziale per l’accesso al
welfare.
La centralità del lavoro
“Viviamo in una società nella quale lo status sociale e la stima in se stessi sono
fortemente legati all’occupazione e al
reddito”.(R. Solow, 1994)
Quello che non si può avere con il lavoro, non si può avere con niente.
Josè Saramago
Le diverse componenti dell’identità sociale
Il mestiere
(il ruolo professionale)
Il posto di lavoro(l’organizzazione: l’impresa, l’amministrazione)
Il mercato(la domanda delle imprese: le condizioni contrattuali - grado di stabilità e di tutela, livello retributivo, ecc.)
I tanti significati del lavoro
� FONTE DI REDDITO
� CANALE DI SOCIALIZZAZIONE
� STRUMENTO DI AUTOREALIZZAZIONE
� MEZZO PER SENTIRSI UTILI
� FONTE DI RISPETTO, DIGNITA’
� STRUMENTO PER ACQUISIRE POTERE
� BASE DELL’IDENTITA’ SOCIALE
� STRUMENTO DI INDIPENDENZA
Significati del lavoro e bisogni
� Ciascun significato attribuito al lavoro corrisponde ad un bisogno (di reddito, di relazioni sociali, di sentirsi utili, di realizzazione personale, di avere il rispetto degli altri, ecc.)
� La mancanza di lavoro priva le persone di questi significati e lascia insoddisfatti i relativi bisogni
� Le politiche pubbliche devono rispondere ad una molteplicità di bisogni o solo al bisogno di reddito?
Che cosa c’è dietro i numeri del mercato del lavoro� Persone: saperle vedere
Immaginare le condizioni concrete di vita delle persone aiuta a definire meglio i problemi
� Aspettative sociali: decidere quali non devono essere deluse
Per esempio, l’istruzione (non il titolo di studio): può non essere premiata nel lavoro?
� Malfunzionamenti: riconoscerli, affrontarliLa disoccupazione e la precarizzazione non sono emergenze ma sintomi di un cattivo funzionamento del sistema economico
Conoscere il mercato del lavoro:le classificazioni ISTAT/EUROSTAT
La struttura del mercato del lavoro si articola innanzi tutto in due componenti:
- la popolazione attivapopolazione attiva (forze di lavoro)
- la popolazione non attivapopolazione non attiva (non forze di lavoro)
“Popolazione attiva”: la definizione• Si definisce popolazione attiva, o forze di lavoro, la popolazione presente nel mercato del lavoro.
• E’ composta da tutti coloro che hanno un’occupazione o che la stanno cercando attivamente: comprende quindi sia gli occupati che i disoccupati.
• Ha un limite anagrafico inferiore che corrisponde all’obbligo scolastico: 15 anni. Non ha un limite anagrafico superiore.
“Occupati”:la definizione
• Sono coloro che hanno svolto almeno un’ora di lavoro retribuito in qualsiasi attività (il periodo di riferimento è la settimana che precede quella in cui si svolge la rilevazione dell’ISTAT).
• Nel caso l’attività sia svolta nella ditta di un familiare, nella quale si collabora abitualmente, il lavoro può anche non essere retribuito.
Una definizione a maglie larghe
� Il concetto di occupazione adottato è molto netto ed estensivo (per essere classificati occupati è sufficiente aver lavorato anche una sola ora nella settimana di riferimento)
� Il concetto di occupazione prescinde dalla regolarità/ufficialità del lavoro
� Il concetto di occupazione prescinde dalla formalizzazione del rapporto di lavoro
COME SI RILEVA L’OCCUPAZIONE
L’OCCUPAZIONE PRESCINDE DALLA FORMALIZZAZIONE DEL RAPPORTO
Questionario Istat – Rilevazione sulle Forze di Lavoro – II trimestre 2010
L’avanzamento del terziario:prosegue negli ultimi decenni
� Prosegue anche negli ultimi decenni il ridimensionamento dell’occupazione nell’industria, iniziato negli anni ’70, mentre continua ad aumentare (in parte per “travaso”) l’occupazione nei servizi
Fonte: Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro, Italia
La “sparizione” dei giovanidal lavoro e dal mercato
� Negli ultimi 30 anni si è ridotta fortemente la presenza dei giovani tra gli occupati: è l’effetto combinato del calo demografico, del differimento dell’entrata nel mercato del lavoro, delle difficoltà di inserimento lavorativo (disoccupazione)
Fonte: Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro, Italia
“Persone in cerca di lavoro”: la definizione
• Sono prive di occupazione
• Sono disponibili a lavorare (o ad avviare un’attività autonoma) entro 2 settimane dal momento della rilevazione svolta dall’ISTAT
• Hanno fatto almeno una azione di ricerca attiva del lavoro nell’ultimo mese
• Hanno un’età compresa tra i 15 e i 64 anni
Una definizione a maglie strette
� Il concetto di disoccupazione è più articolato di quello di occupazione ma anche più selettivo
� Il limite di 30 giorni per definire “attiva” la ricerca del lavoro è particolarmente stringente (e suscita perplessità crescenti)
CHE COSA SI INTENDE PER “AZIONI DI RICERCA ATTIVA”
Questionario Istat – Rilevazione sulle Forze di Lavoro – II trimestre 2010
Disoccupazione per classi di età
La disoccupazione è andata concentrandosi nelle classi
di età centrali: nel 2010 oltre il 77% dei disoccupati aveva più di 25 anni.
La disoccupazione è largamente adulta e non giovanileLa disoccupazione è largamente adulta e non giovanile
Fonte: Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro, Italia
“Popolazione non attiva”: la definizione
• Vi rientrano tutti coloro che hanno un’età inferiore ai 15 anni (minori) e superiore ai 65 (anziani); ma anche le persone in età lavorativaetà lavorativa (tra i 15 e i 64 anni), che risultano non occupate né sono in cerca di occupazione.
• Comprende anche persone che, pur non essendo occupate né alla ricerca attiva di una occupazione, dichiarano di essere disponibili a lavorare.
L’area “grigia”
Quella che viene ormai definita come “area grigia” del mercato del lavoro è composta da persone che rispondono in modo parziale alle condizioni imposte dai concetti di occupato e di disoccupato, e che pertanto sono ufficialmente considerate non forze di lavoro, benché il loro rapporto effettivo con il mercato del lavoro rimanga in generale può essere mutevole.
Le sub-aree dell’area “grigia”
� persone che cercano lavoro “non attivamente”: si differenziano dai disoccupati propriamente detti solo perché sono trascorse più di 4 settimane da quando hanno condotto l’ultima azione di ricerca del lavoro
� persone che non si dichiarano in cerca di lavoro ma sarebbero disponibili a lavorare se fosse loro offerta una occasione di lavoro
� persone in cerca di lavoro che per motivi diversi si dichiarano impossibilitate ad iniziare il lavoro nell’arco di due settimane
L’area grigia, le sue componenti e la struttura del mercato del lavoro
Fonte: Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro, Italia
Tasso di attività:a che cosa serve
Indica la partecipazione della popolazione al mercato del lavoro, serve quindi per individuare la diffusione della disponibilità effettiva al lavoro, espressa dalla percentuale di persone che lavorano o cercano attivamente un lavoro rispetto alla popolazione in età lavorativa, cioè tra i 15 e i 64 anni (o tra 20 e 64 anni).
Tasso di attività:come si calcola
Tasso di attività
FL (FORZE DI LAVORO) x 100
POPOLAZIONE 15-64 anni
Tassi di attività specifici
Si possono calcolare tassi di attività specifici per sesso, classe di età, titolo di studio, ecc.
� Occorre dividere le forze di lavoro specifiche (es.: donne o uomini, giovani o adulti, diplomati o laureati) per la corrispondente popolazione in età lavorativa, e moltiplicare il risultato per 100.
� Il tasso specifico di attività femminile si calcola, ad esempio, dividendo le forze di lavoro femminili per la popolazione femminile tra i 15 e i 64 anni, e moltiplicando il risultato per 100.
Tasso di occupazione:a che cosa serve
Misura la diffusione dell’occupazione tra la popolazione in età lavorativa. Rappresenta un indicatore indiretto di benessere economico, poiché dà la misura della distribuzione dei redditi da lavoro tra la popolazione, di quanta parte della popolazione partecipa alla produzione della ricchezza, e il suo reciproco (popolazione totale/occupati) misura il numero di persone a carico di ogni lavoratore occupato.
Tasso di occupazione:come si calcola
Tasso di occupazione:
OCCUPATI x 100 POPOLAZIONE 15-64 anni (Oppure POP 20-64 anni)(*)
(*) Eurostat calcola ormai abitualmente il tasso di
occupazione sulla popolazione tra i 20 e i 64 anni
Tassi di occupazione specifici
Si possono calcolare tassi di occupazione specifici per sesso, classe di età, titolo di studio, ecc.
� Occorre dividere gli occupati specifici (es.: donne o uomini, giovani o adulti, diplomati o laureati) per la corrispondente popolazione in età lavorativa, e moltiplicare il risultato per 100.
� Il tasso specifico di occupazione femminile si calcola, ad esempio, dividendo le occupate per la popolazione femminile tra i 15 e i 64 anni, e moltiplicando il risultato per 100.
A che cosa serve il tasso di occupazione: qualche esempio
• Con un tasso di occupazione del 55,2% (2012) la Sardegna si colloca tra le regioni la Sardegna si colloca tra le regioni periferiche dell’Europaperiferiche dell’Europa (Baltico, Grecia, Turchia), anche se in posizione migliore rispetto alle altre regioni del Mezzogiorno.
• Campania, Sicilia, Calabria, Puglia sono tra le 10 regioni con il tasso di occupazione più basso tra le 270 regioni europee
Come funziona una società con poco lavoro?
I dati indicano che il sistema Italia è retto da non pinon piùù di un terzo della popolazionedi un terzo della popolazione, quella che ha un’occupazione stabile (sono soprattutto uomini), cui si aggiunge il 4,5% di occupati e occupate in modo precario.
Le persone inattive sono molte di piLe persone inattive sono molte di piùù di coloro di coloro che cercano un lavoroche cercano un lavoro (più o meno attivamente) e che potrebbero trovarlo o crearlo: gli inattivi in età lavorativa sono infatti più del triplo dei disoccupati, e sono soprattutto donne.
Ogni sardo/a che lavora si fa carico di quasi 3 persone
� La Sardegna si regge sulla ricchezza prodotta da meno del 31 per cento della meno del 31 per cento della popolazionepopolazione, quella che ha un lavoro stabile, cui si aggiunge il 5,3% di occupati precari.
�� Ogni occupato/a deve farsi carico Ogni occupato/a deve farsi carico mediamente di 2,8 personemediamente di 2,8 persone. Lo scarso numero di persone che hanno un lavoro costituisce, come nel resto del Paese, una questione cruciale.
Poca occupazionee trasferimenti pubblici
L’altra faccia di questo modello a bassa modello a bassa occupazioneoccupazione è rappresentata da ciò che al tempo stesso ne spiega la persistenza e la “sostenibilità” sociale, e sta nei numeri dei percettori di trasferimenti pubblici (oltre che nella incidenza delle attività irregolari): in Sardegna ci sono 440mila pensionati a vario ci sono 440mila pensionati a vario titolotitolo, cui, cui si aggiungono circa 130mila percettori 130mila percettori di indennità sostitutive del redditodi indennità sostitutive del reddito ((cigscigs, , mobilità, disoccupazione, ecc.)mobilità, disoccupazione, ecc.), mentre gli gli occupati sono solo 595milaoccupati sono solo 595mila.
Contratto a tempo indeterminatotempo indeterminato o a tempo tempo determinatodeterminatoOrario a tempo pienotempo pieno (fullfull--timetime) o a ) o a tempo parziale ((partpart--timetime))
Fonte: Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro, Italia
Tasso di disoccupazione:a che cosa serve
Misura la mancanza di lavoro tra coloro che sono disponibili a lavorare (cioè le forze di lavoro). Rappresenta quindi un indicatore indicatore indiretto di benessere socialeindiretto di benessere sociale, poiché dà la misura dell’intensità della mancanza di lavoro tra la popolazione disponibile a lavorare in un determinato territorio.
Tassi di disoccupazione specifici
Si possono calcolare tassi di disoccupazione specifici per sesso, classe di età, titolo di studio, ecc.
� Occorre dividere i disoccupati specifici (es.: donne o uomini, giovani o adulti, diplomati o laureati) per le corrispondenti forze di lavoro, e moltiplicare il risultato per 100.
� Il tasso specifico di disoccupazione femminile si calcola, ad esempio, dividendo le disoccupate per le forze di lavoro femminili, e moltiplicando il risultato per 100.
Come si legge il tasso di disoccupazione
� Italia, tasso di disoccupazione tasso di disoccupazione giovanilegiovanile:
- 6.000.000 giovani (15-24 anni), di cuidi cui
- 1.732.000.000 attivi (28,9%), di cuidi cui
- 611.000 disoccupati (35,3%)
I giovani disoccupati sono il 10,2% della popolazione giovanile italiana
Sardegna: come si legge il tasso di disoccupazione
� Sardegna, tasso di disoccupazione tasso di disoccupazione giovanilegiovanile:
- 169.000 giovani (15-24 anni), di cuidi cui
- 50.000 attivi (29,6%), di cuidi cui
- 21.000 disoccupati (42,4%)
I giovani disoccupati sono il 12,4% della popolazione giovanile
Disoccupazioni e precarietàsono soprattutto “adulte”Italia, 2011 (MF)
15-24 anni > 25 anni di cui >35
Occupati precari 556 2.162 1.258
Disoccupati 482 1.625 979
Altri in cerca di lavoro 385 1.425 907
Totale 1.423 5.212 3.144
Sardegna, 2011 (MF)
15-24 anni > 25 anni di cui >35
Occupati precari 15 75 41
Disoccupati 21 73 43
Altri in cerca di lavoro 11 49 31
Totale 47 197 115
78,6%21,4%
80,7%19,3%
Altre misure della disoccupazione
La gravità sociale della disoccupazione non può essere valutata solo in base alla sua estensione, che è data dalla numerosità delle persone colpite: occorre prendere in considerazione un insieme di misure che integrino le informazioni comunemente utilizzate per descrivere il fenomeno.
Le dimensioni della disoccupazione
� DiffusioneDiffusione (quanti disoccupati)
� IntensitàIntensità (quanto disoccupati)
� Durata Durata (per quanto disoccupati)
Non è ancora disponibile un indicatore sintetico della gravità sociale della disoccupazione che tenga conto di tutte e tre le dimensioni del fenomeno
Diffusione della disoccupazione
La diffusione della disoccupazione si può calcolare come rapporto percentuale tra le persone in cerca di lavoro e la popolazione della stessa fascia di età, e individua in tal modo l’estensione del fenomeno in generale o in relazione a specifiche componenti della popolazione (donne, giovani, diplomati, ecc.)
Intensità della disoccupazione
L’intensità della disoccupazione si calcola come rapporto percentuale tra le persone in cerca di lavoro e la popolazione attiva, quindi coincide con il tasso di disoccupazione.
L’intensità ci dice qual è il grado di difficoltà di un gruppo specifico nel trovare lavoro; sapere quanto è esteso questo gruppo consente di valutare se il problema è acuto ma circoscritto o se invece è più lieve ma riguarda un numero elevato di persone.
Durata della disoccupazione
La durata della disoccupazione costituisce già da tempo, non solo in Italia, una dimensione cruciale del fenomeno. Indica l'ampiezza temporale del periodo medio di permanenza nella condizione di disoccupazione. La durata della disoccupazione si può calcolare come rapporto percentuale tra i disoccupati di lunga durata (persone che cercano un lavoro da 12 mesi e oltre) e i disoccupati totali, oppure si può individuare attraverso il numero medio di mesi della ricerca del lavoro per persona.
Il tasso di precarietà� La quota di lavoro a termine non basta a
definire l’incidenza della precarietà, occorre associarla alla diffusione dell’occupazione e della disoccupazione
Due esempi:
a) 100 persone attive: 60 con lavoro stabile e 20 con lavoro precario (25%), le altre 20 disoccupate
b) 100 persone attive: 45 con lavoro stabile e 15 con lavoro precario (25%), le altre 40 disoccupate
La precarietà: lavoro aggiuntivo o sostitutivo di quello stabile?
In Italia il lavoro precario non è molto più diffuso che nel resto dell’Europa, ma ha un significato molto diverso: negli altri paesi è aggiuntivo rispetto ad un lavoro stabile già molto esteso, è una opportunità offerta a persone che in una situazione come quella italiana sarebbero totalmente disoccupate o inattive. In Italia il lavoro precario ha il lavoro precario ha interrotto la crescita dell’occupazione stabile interrotto la crescita dell’occupazione stabile e ne ha eroso la dimensione, sostituendosi a e ne ha eroso la dimensione, sostituendosi a molti posti di lavoro stabile via via cancellati.molti posti di lavoro stabile via via cancellati.