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Società e territorio Prof. Stefano Nobile Corso di Fondamenti di scienze sociali

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Società e territorio

Prof. Stefano Nobile Corso di Fondamenti di scienze sociali

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Le società premoderne

• la società di cacciatori e raccoglitori

• la società di coltivatori e pastori

• la società di agricoltori

• le società agrarie dell’antichità greco-romana

• la società feudale

All’interno del processo

evolutivo che porterà

all’affermazione della società

moderna, possiamo

distinguere diverse tappe:

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Le società di cacciatori e

raccoglitori

• Attività predatorie e nomadismo: queste società non sono impegnante in vere e proprie attività produttive, ma esclusivamente predatorie. Quando sul territorio i frutti e la selvaggina scarseggiano, le popolazioni di cacciatori-raccoglitori sono costrette a spostarsi in zone limitrofe.

• Egualitarismo: dovendosi spostare frequentemente e non conoscendo le tecniche di conservazione del cibo, posseggono solo pochi oggetti personali (qualche arma e strumento). In assenza di proprietà privata e di beni da possedere, queste società sono fortemente egualitarie. Non ci sono gerarchie di potere o figure di particolare prestigio, a eccezione dello sciamano.

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Le società di cacciatori e

raccoglitori

• esperienza del tempo passiva, cioè per nulla organizzata. Le poche attività che gli uomini svolgono sono regolamentate dai ritmi del tempo biologico (la fame, la sete, il sonno)

• divisione sessuale del lavoro (la raccolta è quasi sempre compito femminile, mentre alla caccia si dedicano esclusivamente gli uomini)

• organizzazione sociale: famiglia nucleare, banda, tribù, clan

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Le società premoderne. Le società di cacciatori

e raccoglitori: l’organizzazione sociale

• Famiglia nucleare = la cui funzione è essenzialmente riproduttiva.

• Banda = insieme di circa una decina di famiglie nucleari che costituiscono un gruppo esogamico.

• Tribù = gruppo endogamico formato insieme di bande legate da rapporti di parentela che occupa un territorio che comprende l’insieme dei territori delle singole bande.

• Clan = membri di una o più tribù che si riconoscono nel mito di una comune origine rappresentata spesso dal Totem.

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Le società di cacciatori:

10000 a.C.

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Le società di cacciatori:

1500 d.C.

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Le società di cacciatori:

1960 d.C.

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Le società di coltivatori e di pastori (tra il 10000

e il 6000 a.C., rivoluzione neolitica)

• Alcuni tratti fondamentali:

– domesticazione delle piante e degli animali

– stanzialità

– villaggio

– proprietà comune

– dimensione temporale legata alla natura

– divisione sessuale del lavoro

– endogamia

– disuguaglianza

– guerra

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Le società di coltivatori e di

pastori

• Domesticazione delle piante e degli animali = dalla caccia e raccolta alla coltivazione → raggiunta capacità di astrazione del pensiero.

• Stanzialità = a differenza dei loro predecessori, gli orticoltori non sono più costretti a spostarsi continuamente alla ricerca di cibo. Più le tecniche di coltivazione progrediscono, più gli insediamenti diventano permanenti.

• Villaggio = uno stesso territorio poteva fornire sostentamento a un numero molto maggiore di uomini e donne. Il risultato è un aumento della densità della popolazione e la nascita di villaggi. Tali villaggi sono economicamente autosufficienti e politicamente autonomi. Il capo villaggio è generalmente un capo militare, il cui potere richiede di essere costantemente confermato.

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Le società di coltivatori e di

pastori

• Proprietà comune = dal punto di vista economico la terra è proprietà comune del villaggio e i suoi frutti sono a disposizione della comunità.

• Dimensione temporale legata alla natura =il tempo da passivo diventa attivo → seppure in maniera semplice, organizzato e legato concretamente ai ritmi del tempo.

• Divisione sessuale del lavoro = la coltivazione dei campi molto spesso è affidata alle donne, mentre gli uomini si dedicano alle attività militari.

• Endogamia = i matrimoni avvengono prevalentemente tra persone che appartengono allo stesso villaggio. Però vige il tabù dell’incesto, in modo tale che i vari gruppi di parentela finiscono per essere variamente intrecciati, stabilendo una vasta gamma di rapporti graduati di cooperazione e assistenza reciproca.

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Le società di coltivatori e di

pastori

• Disuguaglianza = le società di orticoltori, rispetto a quelle di cacciatori e raccoglitori, sono molto più ampie e differenziate e presentano forme di disuguaglianza, che rimangono confinate al piano personale e non danno luogo alla formazione di privilegi permanenti.

• Guerra = la spinta all’espansione, dovuta alla pressione demografica, poneva spesso gli abitanti di diversi villaggi in competizione per il controllo di una stesso territorio. La guerra, molto spesso, era elemento permanente nella vita quotidiana.

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Le società di agricoltori

(3000 a.C.)

• Alcuni tratti fondamentali:

– innovazione tecnologica

– produzione di surplus

– teocrazia

– invenzione della scrittura

– contrapposizione città-campagna

– differenziazione e disuguaglianza

– nascita dei regni e organizzazione militare

– guerra e schiavitù

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Le società agrarie dell’antichità

greco-romana (800 a.C. – 500 d.C.)

• Alcuni tratti fondamentali:

– la nascita della riflessione sistematica

sulla società

– base agraria di una civiltà urbana

fondata sull’economia schiavistica

– espansionismo

– proprietà della terra come fondamento

del diritto di cittadinanza

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La società feudale

• Alcuni tratti fondamentali: – localismo

– feudo

– feudatario

– castello

– servitù

– rendita fondiaria

– economia curtense

– disuguaglianza

– rinascita urbana

– economia monetaria e del mercato

– corporazioni

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Quattro fasi nella storia

dell’urbanizzazione (Paul Bairoch, 1996)

• Proto-urbanizzazione (8.000 – 7.000 a.C.): è collegata

alla rivoluzione neolitica e alla nascita dell’agricoltura.

• Rivoluzione urbana (3500-300 a.C.): nascono vere

città, con forme anche elaborate di organizzazione

sociale (caso delle capitali degli antichi imperi).

• Industrializzazione (XVIII secolo): grazie alle industrie,

si sviluppano le città del mondo occidentale.

• Urbanizzazione del Sud del mondo: oggi la crescita

urbana si concentra nelle megalopoli del Sud del

pianeta, dissociandosi dallo sviluppo economico.

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Ai primordi

dell’urbanizzazione

• La comparsa delle città è uno tra gli eventi di maggiore portata

nella storia umana.

• Le prime città comparvero tra il quarto e il terzo millennio a.c.

nella valle tra il Tigri e l’Eufrate, in Mesopotamia. Altre città

sorsero lungo il fiume Nilo (Egitto), lungo il fiume Indo (attuale

Pakistan) e lungo il fiume Giallo (Cina). La presenza di acqua e

corsi fluviali favorì lo sviluppo dell’agricoltura, del commercio,

degli scambi culturali.

• In Europa, il processo di urbanizzazione si accelerò radicalmente

durante l’Impero romano, quando centri urbani di decine di

migliaia di abitanti crebbero dalle isole britanniche fino a Oriente.

Alla caduta dell’Impero, le città si spopolarono e la loro

importanza rimase circoscritta fino a tutto il Medioevo.

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La Mesopotamia e la nascita

delle prime città

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Le città dal Medioevo a oggi

• Tra il XVI e il XVII secolo, durante l’espansione coloniale delle potenze europee, sorsero alcune delle maggiori città contemporanee: Città del Capo, Lima, Bombay, New York. La funzione originaria di queste città era quella di centro di raccolta e smistamento delle merci da e per l’Europa.

• La rivoluzione industriale fu un ulteriore acceleratore dell’espansione urbana. Le fabbriche richiedevano infatti grandi masse di lavoratori e attiravano verso le città intere famiglie provenienti dalle aree rurali. Lo stesso modello di espansione ha poi riguardato - e riguarda tutt’oggi - le grandi città non occidentali.

• Negli ultimi decenni, nei paesi occidentali si è creato un processo di de-industralizzazione e riconversione produttiva, entro il quale le manifatture lasciano lo spazio alla produzione immateriale.

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Andamento della

popolazione mondiale

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1000

2000

3000

4000

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6000

7000

8000

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Le prime ricerche sul

tessuto urbano

• Il Marchese di Condorçet (XVIII secolo) introduce il concetto di matematica sociale

• Quetelet (XVIII secolo) propone quello di uomo medio

• Frédéric Le Play scrive Les Ouvrieres européens (1855) frutto di una ricerca che comprende 36 monografie su famiglie diverse, dalle popolazioni nomadi degli Urali a quelle del proletariato parigino

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Le ricerche di Frédéric Le

Play sugli operai europei

• Le informazioni qualitative richieste da Le

Play si possono così riassumere (Fabiano,

2012: 147):

– Descrizione del luogo, dell’organizzazione

industriale e della famiglia

– Mezzi di sostentamento della famiglia

– Modo di vita della famiglia

– Storia della famiglia

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Le prime ricerche sul tessuto

urbano: l’Inghilterra industrializzata

• Il processo capitalistico genera quegli assetti sociali che verranno interpretati come social problems e che saranno all'origine dell'analisi sociale: povertà, vagabondaggio, criminalità, prostituzione, tossicodipendenze, tutti fattori interni a un processo di modernizzazione rapida quanto disarticolante gli assetti tradizionali della società.

• L'Inghilterra era stata Indubbiamente il prototipo di questa situazione ed è in questa sede che si sviluppa la ricerca sociale. Alla metà del XIX secolo, la crescita di Londra e emblematica delle contraddizioni urbane e dell'assetto sociale conseguente, in una realtà intrisa di povertà e di miseria crescente. Mentre la popolazione dell'intero paese raddoppia, quella di Londra triplica, rappresentando più di un ottavo degli abitanti della nazione

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Le prime ricerche empiriche in Inghilterra:

povertà e conseguenze dell’urbanizzazione

• Il rinnovamento, sul piano metodologico, introdotto da Charles Booth (Life and labour of the people of London, 1892-1897) consiste soprattutto nell’aggiornare la tradizione dell'inchiesta casa per casa e dei case studies, promossi in un primo tempo dagli statistici e poi abbandonati.

• Seebohm Rowntree (Poverty: a study of life town, 1901)

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Le ricerche empiriche di

Charles Booth

• Alla fine del XIX secolo realizza la prima ricerca sociologica ‘scientifica’ sulla povertà. Analizza la distribuzione della povertà a Londra distinguendo 8 classi in base all’occupazione e alla regolarità dei guadagni: – Lavoratori occasionali, perdigiorno, criminali

– Lavoratori saltuari

– Lavoratori con guadagni discontinui

– Lavoratori stabili con paghe basse

– Lavoratori stabili con paghe adeguate

– Lavoratori qualificati con paghe elevate

– Negozianti, impiegati e commessi

– Classe media superiore, servant, keeping class

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Sottoproletariato

Classe operaia

Classe media

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Le ricerche empiriche di

Charles Booth

• Le indagini di Booth prendono in

considerazione dati relativi ai livelli di

reddito degli abitanti, ai tassi di

ospedalizzazione, al ricovero in ospizi per

la povertà, eccetera, con ciò aprendo la

strada – sul piano metodologico – alla

combinazione di dati statistici di varia fonte

e natura (Davico, Mela, 2002: 14)

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Le ricerche empiriche di

Charles Booth

• Grazie (anche) a Booth, la povertà cessa

di essere una colpa individuale o un difetto

del carattere e diventa una questione

sociale: è l’effetto delle trasformazioni

sociali generate dall’industrializzazione.

• È legittimato l’intervento dello Stato nella

regolazione delle dinamiche economiche

del capitalismo.

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La Booth’s poverty map

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Città e vita moderna

• Per Simmel (La metropoli e la vita dello spirito, 1903), la città

si associa alla «spietata oggettività» dello scambio

economico. La città induce la razionalizzazione delle reazioni

individuali favorite dall’uso del denaro (che riduce differenze

qualitative a differenze quantitative) e dell’orologio (che

coordina le azioni e relazioni sociali). È inoltre luogo di contatti

sociali numerosi ma superficiali, della riservatezza e della

distrazione. L’uomo è spinto a un atteggiamento blasé.

• Per Wirth (L’urbanesimo come modo di vita, 1938) il

continuum tra dimensione urbana e rurale deve essere

determinato empiricamente, facendo riferimento a tre

parametri: dimensione dell'insediamento, densità ed

eterogeneità.

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La scuola di Chicago

• Tra il 1860 e 1930 Chicago subisce un’accelerazione demografica sbalorditiva, passando da112.000 a 3.400.000 abitanti.

• È qui che nasce la scuola sociologica di Chicago, che lascia una serie di importantissimi studi empirici.

• Rappresentanti di spicco sono il fondatore, Robert Park, Albion W. Small, Ernest W. Burgess e Roderick D. McKenzie.

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L’ecologia umana

• L’approccio ecologico, proposto dalla

Scuola di Chicago negli anni Venti, prende

a modello gli studi biologici per

analizzare i fenomeni sociali: come i

biologi studiano i modi di sopravvivenza di

animali e piante nell’ambiente, così i

sociologi della Scuola studiano i processi

che hanno luogo nell’ambiente urbano.

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L’ecologia umana

• Tra i processi studiati entro questo approccio vi sono

l’invasione, l’assimilazione e la successione:

– L’invasione descrive il fenomeno con cui un gruppo si sposta in

un’area urbana già occupata da altro gruppo. L’invasione può

dipendere da ragioni diverse. In una prima fase essa viene

osteggiata, ma col tempo la tendenza si rovescia;

– L’assimilazione: i nuovi arrivati gradualmente si fondono con i

residenti già da tempo insediati, acquisendone i tratti culturali e

le pratiche sociali e diventando così simili a essi.

– La successione ecologica: le popolazioni si avvicendano in

una certa area urbana secondo dinamiche in parte prevedibili,

ma i quartieri mantengono le loro caratteristiche specifiche, cosi

come i nuovi arrivati ricalcano la situazione dei loro

predecessori.

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L’ecologia umana: le teorie

di sviluppo urbano

• Accanto alla distribuzione spaziale della popolazione,

l’approccio ecologico tematizza i rapporti tra i vari

segmenti sociali.

– Secondo la “teoria del nucleo centrale”, le popolazioni si

concentrano in aree circoscritte per svolgere compiti

specializzati. La teoria del nucleo centrale spiega lo sviluppo dei

centri industriali, o amministrativi, entro date regioni.

– La “teoria delle zone concentriche”, elaborata da Burgess

(1925), descrive le città come sviluppate secondo una serie di

anelli concentrici, ciascuno dei quali ha caratteristiche

economiche e residenziali distinte.

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Il diagramma di sviluppo

urbano di Burgess (1925)

Sobborghi con residenze ricche

Zona residenziale delle classi medie (abitazioni con

giardino) Zona degli operai (residenza

degli operai che lasciano la zona di transizione)

Zona di transizione (persone povere e di recente

immigrazione)

Zona degli affari (pochi residenti)

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L’ecologia umana: le teorie

di sviluppo urbano

• Secondo la “teoria dei settori”, lungo le direttrici

principali di traffico delle città si sviluppano dei

settori specializzati, i cui profili segnano lo

sviluppo urbano nel medio periodo.

• La “teoria dei nuclei multipli” prevede la

possibilità che entro una stessa città coesistano

diversi centri (industriali, residenziali, di servizio)

che modellano porzioni urbane intorno.

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Definizione di città

• Per Wirth la città è un insediamento relativamente vasto, denso e duraturo di persone socialmente eterogenee. Le variabili considerate sono: dimensione, eterogeneità, densità.

• Per Weber la città è una completa società locale che arriva a essere perfettamente strutturata solo quando si dà da se stessa i suoi ordinamenti, senza dipendere da poteri politici superiori.

• Possiamo definire la come un insediamento umano, esteso e stabile, che si differenzia da un paese o un villaggio per dimensione, densità di popolazione, importanza o status legale, frutto di un processo più o meno lungo di urbanizzazione.

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La città nordamericana

• Struttura uniforme, reticolare, a griglia

geometrica, senza un centro ben identificato.

• Città diffusa (urban sprawl), ossia

l’espansione urbana disordinata e

incontrollata verso le zone periferiche unita al

calo della densità abitativa (Brueckner, 2001).

• Policentrismo e dipendenza dall’automobile.

• Concentrazione delle popolazioni povere

nelle aree centrali.

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La città europea

• Morfologia urbana: le città europee hanno

una forma compatta, sono densamente

costruite.

• Longevità: la grande maggioranza di esse

ha origini antiche, romane o medioevali.

• Densità: fanno parte di sistemi urbani molto

fitti, con poca distanza fra loro (13 km).

• Prevalenza della dimensione piccola o

media (tra 20.000 e 100.000 abitanti).

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Due modelli di città europea

• La concentrazione della popolazione si

accompagna alla concentrazione dei

poteri amministrativi e delle funzioni

economiche:

– modello parigino o primate city: città molto

grande che domina un’area vasta e poco

urbanizzata

– modello renano: tessuto diffuso di città, vale

a dire da una trama di città meno ineguali

Prof. Stefano Nobile Società e territorio 39

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Velocità di trasporto a

confronto in Italia

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Minuti di percorrenza media delle rilevazioni condotte a Torino in giorni, fasce orarie, stagioni, condizioni climatiche e percorsi diversi

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L’Europa dell’alta velocità

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Fonte: Datar

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La diffusione urbana (urban

sprawl)

• Anche in Europa negli ultimi decenni le città si sono allargate nel territorio circostante. Ciò ha dato luogo a:

– Dispersione delle attività e delle residenze, perdita di rilevanza dei confini urbani, aumento del traffico pendolare.

– Periurbanizzazione: processo di disseminazione di edifici e infrastrutture attorno ai centri urbani.

– Rurbanizzazione: pratiche abitative che consentono di mescolare stili di vita urbani e rurali.

Prof. Stefano Nobile Società e territorio 42

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Diffusione urbana e

periurbanizzazione

Prof. Stefano Nobile Società e territorio 43 Fonte: NASA

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Diffusione urbana e

periurbanizzazione

Prof. Stefano Nobile Società e territorio 44 Fonte: NASA

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Concetti chiave

• Urbanesimo: l’assunzione di modi di pensare e stili di vita tipici delle città. È la dimensione culturale dei primi due processi.

• Inurbamento: l’afflusso di popolazione dalle zone rurali verso le città.

• Urbanizzazione: l’aumento del numero di persone che vivono in città, l’effetto dell’inurbamento.

• Tasso di urbanizzazione: è la percentuale di popolazione che vive in città, rispetto al totale degli abitanti di un territorio.

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Il tasso di

urbanizzazione in Italia

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Concetti chiave

• De-urbanizzazione o contro-

urbanizzazione: la fuoriuscita di popolazione

dalle città.

• Suburbanizzazione: è il processo che

trasforma le aree rurali in residenziali,

convertendole in sobborghi o periferie.

• Conurbazione: si crea quando una città

preminente assorbe i centri minori circostanti,

o quando due o più città di fatto si fondono.

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Le ragioni della crescita delle

megalopoli del Sud del mondo

• Fattori di spinta: sconvolgimenti degli assetti

rurali tradizionali, disastri ambientali,

espulsione di popolazione dalle campagne.

• Fattori di attrazione: aspettativa di trovare in

città lavoro, servizi, assistenza, stili di vita più

stimolanti.

• Come per le migrazioni internazionali,

influiscono molto i legami con persone

conosciute e già insediate.

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Le città più popolose del

pianeta

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Indici per la misurazione della

segregazione residenziale

• Indice di dissimilarità: misura il grado di

separazione residenziale tra due o più gruppi sociali,

variando da 0 a 100: se l’indice si approssima allo 0,

vuol dire che non vi è segregazione.

• Indice di prevalenza demografica: misura il

rapporto percentuale tra un certo gruppo e il totale

degli abitanti di un quartiere.

• Indice di concentrazione residenziale: dice quanti

individui appartenenti a un certo gruppo sociale

risiedono in un quartiere, rispetto al totale dei

membri del gruppo che risultano residenti in città.

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Tre forme di concentrazione

residenziale (Peter Marcuse)

• Ghetto: è una forma di concentrazione subita da parte di un determinato gruppo sociale, considerato inferiore o pericoloso dalle autorità e dalla popolazione maggioritaria.

• Enclave: concentrazione volontaria di persone che scelgono la contiguità residenziale con altri con cui condividono certi tratti culturali (lingua, religione, nazionalità).

• Cittadella: esprime anch’essa una concentrazione volontaria, ma basata su criteri socio-economici e non culturali. Caratterizza gruppi privilegiati.

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Le banlieues

• Sono quartieri periferici o città satelliti formati in larga misura da grandi complessi di alloggi sociali di proprietà pubblica.

• Rappresentano la più nota e discussa forma di segregazione sociale nell’Europa contemporanea.

• Sono caratterizzate da degrado edilizio e concentrazione di persone socialmente disagiate, spesso di origine minoritaria.

• Sono state più volte teatro di rivolte giovanili, interpretabili come espressione di sentimenti di marginalizzazione e svalorizzazione.

• Intrecciano quindi dimensioni sociali, spaziali ed etno-razziali.

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La gentrificazione

• Il termine, inizialmente ironico (“nobilitazione”) indica la riqualificazione di quartieri popolari e vecchie aree industriali, con la sostituzione dei vecchi abitanti da parte di gruppi sociali più ricchi.

• I nuovi abitanti danno impulso all’attività edilizia, esprimono una nuova domanda di consumi, e quindi attraggono l’insediamento di attività economiche destinate a rispondervi, mentre i vecchi abitanti sono tendenzialmente espulsi.

• La gentrification può innescarsi spontaneamente o essere favorita dalle politiche pubbliche.

• Varianti: supergentrification, studentification.

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I «non-luoghi» (Augé, 1992)

• I «non-luoghi» sono spazi privi di storia e di significato, standardizzati e omologati per categorie (es.: le stazioni di servizio o i supermercati), che non conferiscono identità a chi li frequenta e non producono rapporti sociali significativi.

• Essi sono: – A-identitari

– A-storici

– A-relazionali

• Vengono fruiti, attraversati, ma non abitati.

• Malgrado la fortuna del concetto, la sua applicazione va sfumata: per es. i centri commerciali sono per molti frequentatori luoghi di esperienze sociali significative.

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L’adeguatezza

dell’abitazione

• Tre criteri solitamente utilizzati:

– la struttura, ossia la solidità dei muri, la qualità

della costruzione, la tenuta del tetto e dei

serramenti;

– il comfort, ossia l’efficienza del riscaldamento,

la presenza e la qualità dei servizi igienici;

– la quantità di spazio disponibile in rapporto al

numero degli abitanti

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L’esclusione abitativa

• È collegata con la grave emarginazione, ma non coincide con essa.

• Quattro categorie di persone “senza dimora”: – Roofless: le persone senza tetto, ossia coloro che

dormono per strada o in sistemazioni di emergenza;

– Houseless le persone senza casa, alloggiate in dormitori o in altri centri di accoglienza temporanea;

– Insecure: le persone che abitano in una casa, ma non hanno la certezza di potervi rimanere;

– Inadequate le persone che vivono in contenitori non destinati all’abitazione, come roulotte, camper, baracche, oppure si trovano in situazioni di grave sovraffollamento.

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