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Soci @ l mente Luglio 2012 SOCI@LMENTE periodico quadrimestrale di informazione della Fondazione Internazionale Il Giardino delle Rose Blu O.N.L.U.S. Viale Europa 44 - 03100 Frosinone Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 2 e 3, Aut. n. C/FR/103/2010 - Anno III / n°6 Luglio 2012 INCONTRI Ivan Zeljco Weiss, ventisei anni tra i bambini a Gornja Bistra SOCIETÀ Turismo responsabile e il codice di viaggio ARTE E CULTURA Simona Atzori, il libro di una vita N° 6

Soci@lmente n. 6/2012

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Magazine de Il Giardino delle Rose Blu ONLUS

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Soci@lmenteLuglio 2012

SOCI@LMENTE periodico quadrimestrale di informazione della Fondazione Internazionale Il Giardino delle Rose Blu O.N.L.U.S. Viale Europa 44 - 03100 FrosinonePoste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 2 e 3, Aut. n. C/FR/103/2010 - Anno III / n°6 Luglio 2012

INCONTRIIvan Zeljco Weiss,ventisei anni tra i

bambini a Gornja Bistra

SOCIETÀTurismo responsabilee il codice di viaggio

ARTE E CULTURASimona Atzori,

il libro di una vita

N° 6

@ Soci@lmente

Franca Roma

Ermanno D’Onofrio

Enza Venditti

Fondazione Internazionale “Il Giardinodelle Rose Blu” ONLUS

Alessio broccoDaniela ProiaIvana MolnarNevenka FranPietro Segneri

Gianni La Rocca

Graziano Panfili

Nuova stampa Litografiadi Caramitti M. & C. s.a.s.Via Armando Fabi 327

03100 Frosinone

Fondazione Internazionale“Il Giardino delle Rose Blu” ONLUSViale Europa 44, 03100 FrosinoneTel. 0775 1902221 Fax 1902222

C.F./P.IVA 02549680607

www.ilgiardinodelleroseblu.com_

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Registrazione presso il Tribunaledi Frosinone n° 669 del 16/7/2010

Somm@rio

INCONTRIPag4

Pag17

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STORIE

SOCIETÀ

IN-FORMAZIONE

SPORTPag8

Pag20 ARTE E CULTURA

@Editori@le

Èveramente un’occasione di festa e di gioia quella che laFondazione Internazionale Il Giardino delle rose bluONLUS sta vivendo; anno in cui celebra il decennale

della presenza continuativa dei volontari della nostra Associa-zione presso l’Ospedale pediatrico di Gornja Bistra. Pensareche da quel due gennaio 2002 si sono susseguiti circa 6000partenze è una notizia che mi fa personalmente battere ilcuore di una intensa emozione e, soprattutto, percepire comequesto meraviglioso progetto sia custodito e voluto dall’alto!È proprio così, questa staffetta dell’amore di volontari è laprova inconfutabile dell’esistenza di Dio e del nostro esserestrumenti del suo amore. Anche la nostra rivista vuole unirsia questa gioia e supportare i volontari dell’Associazione conun profondo incoraggiamento. Come spesso ripeto, se untempo a Gornja Bistra servivano solo donazioni e offerte, oggiservono volontari generosi e disposti a donare almeno una set-timana del loro tempo, delle loro capacità e dei loro talenti peraiutare questo sogno a non svanire, ma ad intensificarsi.

Numerosi sono i progetti e le iniziative ed accanto ai numerosiprogetti umanitari e sanitari a favore di persone bisognoseprovenienti dai paesi dei Balcani, è sempre più forte e costantel’impegno accanto ai poveri che esistono anche nelle nostrecittà. A Frosinone sono circa 300 le famiglie che la Fondazioneassiste e che, insieme ai consacrati di Nuovi Orizzonti, sta an-dando a trovare a casa per dare conforto, amicizia, sostegno eanche un indispensabile aiuto materiale.

Non mi resta che augurare a tutti una buona lettura, in untempo come quello dell’estate che forse ci rende più disponi-bili a leggere e a contemplare questi piccoli grandi miracoli!

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In occasione dei dieci anni della pre-senza dei volontari italiani a GornjaBistra, gli abbiamo voluto rivolgere

qualche domanda per capire di più sul suolavoro, ma soprattutto per farne conoscerela grande ricchezza umana.

Come ha conosciuto don ErmannoD'Onofrio e i volontari de Il Giar-dino delle rose blu O.N.L.U.S.?Ho conosciuto don Ermanno durante laguerra 1991-1995; era venuto in Croaziacon altri volontari ancora studente, vo-lendo aiutare noi e i nostri pazienti. Quellesono state per noi le prime esperienze divolontariato nella nostra terra, esperienzeche ci hanno poi spinto a prendere contatticon altri donatori e volontari.Cosa condivide con loro e con il pro-getto che portano avanti?E' difficile rispondere a questa domandain una frase, perchè questo è uno stile divita, di cultura personale,è il bisogno disentirsi utile e felice per aver dato a qual-cuno quello che non può fare da solo. Devodire che venendo a lavorare in questoospedale la mia vita ha preso un'altrastrada, sicuramente non quella della car-riera, che spesso è fine a sè stessa.Qual è l'esperienza, il ricordo piùbello rimasto impresso nella suamente nel corso di questi anni?Penso che non dimenticherò mai un bel-lissimo incontro avvenuto la vigilia di Na-tale, tanti anni fa. In ospedale c'era ungruppo di volontari italiani; era già buio ein serata era arrivato l' ambasciatore ita-liano con la moglie. Il castello era copertodi silenzio, e la neve tutta intorno. In que-sto stesso silenzio e nel buio entrò l'amba-sciatore, accolto dalle candele accese che ivolontari, cantando, tenevano in mano.Questo momento di straordinaria comu-nione di gente straniera, in un Paese stra-niero, con il loro ambasciatore, e noi delpersonale ospedaliero, non potrò dimen-ticarlo mai.Perchè ha scelto di diventare medico?Cosa ha fatto nascere questa passione?

Sono convinto che in ognuno di noi ci siauna predisposizione, un talento partico-lare, già da piccoli. Credo che da piccolosapessi già che sarei voluto diventare unmedico; non immaginavo che avrei lavo-rato con i bambini, ma si vede che era ilmio destino.Quanto è difficile, se lo è, lavorare inuna struttura come quella di GornjaBistra?La difficoltà del lavoro in questo ospedalenon si può purtroppo misurare con criterivisibili, perchè qui i pazienti non guari-scono. Qui il successo e la vittoria si misu-rano con il sorriso di un bambino, o conuna nuova parola, o con un piccolo ina-spettato passo dopo anni di infermità. Dalmio primo incontro con questo ospedale,sapevo che sarei rimasto qui, dove delresto anche voi mi avete trovato, ed io e imiei collaboratori siamo felici di avere unaconvivenza con i volontari, che dura ormaigià da tanti anni.Che ruolo occupa il volontario ita-liano nel percorso di "riabilitazione"dei pazienti? Il lavoro dei volontari è molto importantenel processo di riabilitazione. I nostri pa-zienti sono molto gravi, l'ideale sarebbeavere una persona per ogni degente, masappiamo anche che questo è impossibileperchè è l'Amministrazione a prevedere ilnumero del personale medico e parame-dico, e cosi' i volontari sono davvero im-portanti nel prestare aiuto al personale.L'approccio del personale ospeda-liero nei confronti dei pazienti ècambiato dall'arrivo dei volontaridel Giardino? In che modo?Sicuramente, il personale è cambiato gra-zie ai volontari. Ho già detto che i nostripazienti sono molto gravi, non possonoguarire, e per questo motivo il loro lavoroè all'apparenza frustrante, perchè si ha lasensazione che ciò che viene fatto nonabbia senso, sia inutile. I volontari, al con-trario, hanno portato serenità, ottimismoe fiducia nel lavoro con i pazienti: hannoportato la speranza.

Una vita tra iB A M B I N I

INCONTRIDi Enza Venditti, Pietro Segneri traduzione di Dora Stojakovic

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La fede è molto importante in questo la-voro. Guardando i piccoli pazienti, vi chie-dete perché accadono queste cose, ecapite che alle persone che lavorano qui èstata donata l'opportunità di crescereumanamente, di dimenticare o alleviar iproblemi quotidiani, dello stress, dellenotti insonni... sarebbe lunga la lista dellemalattie dell' uomo d`oggi.Ha mai provato un senso d'impotenza?Si ricorda un episodio particolare?

professionale?In questo tipo di lavoro è difficile esseresempre professionale, ciò vorrebbe direche non possiamo avere emozioni. Cercodi essere professionale per fare il meglionell'ambito sanitario, per i pazienti, peròandando tra i letti, quando mi rendo contoche la medicina d`oggi non può aiutarlipiù, le emozioni vengono fuori.Di fronte a patologie cosi' gravi, cheruolo occupa la fede?

Lavorare con pazienti come i bam-bini di Gornja cambia le prioritàquotidiane?Ogni persona nella vita ha le proprie prio-rità, chi la famiglia, chi il lavoro, chi la sa-lute. Ognuno di noi si chiede cosa sia piùimportante, e forse alla luce di tutto quelloche vivo giornalmente posso dire che la sa-lute dovrebbe essere al primo posto.In che modo si riesce a separare laparte emotiva da quella prettamente

INCONTRIDi Enza Venditti, Pietro Segneri traduzione di Dora Stojakovic

La fede è moltoimportante inquesto lavoro.

Guardando i piccolipazienti, vi chiedete

perché accadonoqueste cose, e capiteche alle persone che

lavorano qui èstata donatal'opportunità

di crescereumanamente

Ivan Zeljko Weiss, medico pediatra, direttore dell’ Ospedale pediatrico per malattie genetiche di Gornja Bistra.

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Tante volte mi sono sentito in difficoltà,quando il bambino stava per andarsene,ed io non ho potuto fare niente. In questimomenti sento che queste piccole creatureavranno posto in un' altra dimensione,quella Divina.Come ha condiviso e condivide que-sta sua esperienza di vita con la suafamiglia?Mio figlio ha deciso di essere un medico,perché da piccolo mi ha sempre sentitoparlare di come si possono aiutare i bam-bini ammalati. Anche lui adesso lavora inquesto ospedale, come medico pediatra, espero che la mia esperienza gli servirà infuturo.Cosa pensa della cittadinanza at-tiva? Pensa sia importante far na-scere nelle nuove generazioniquesto tipo di sensibilità sociale?Penso che le nuove generazione abbianogià questa sensibilità sociale. Noi in Croa-zia abbiamo incominciato questo cam-mino, far conoscere le persone conhendicap; magari ci abbiamo impiegatopiù tempo, però sempre più giovanihanno questa sensibilità.Pensa che in un futuro prossimo cisia una concreta possibilità di reinse-rimento sociale per chi, come i vostripazienti, rimane abbandonato a sestesso?Mi dispiace dirlo, penso però che anche infuturo ci sarà bisogno di un ospedalecome il nostro. Allo stesso tempo peròcredo e spero che cresceranno le possibi-lità d`integrazione per i bambini grave-mente ammalati, e questo dipenderàesclusivamente dalla sensibilità e dalla ric-chezza della comunità.In che modo i volontari italiani hannomodificato la visione del disabilenella quotidianità di Gornja Bistra?Dai primi arrivi dei volontari a G.B. finoad oggi sono cambiate tante cose. E` cre-sciuta l'attenzione per i nostri bambini.Prima di tutto grazie a voi Italiani il nostroospedale ha avuto più spazio nei media,cosa che prima non avevamo. Di noi siparla in tv, di noi parlano persone impor-tanti della politica e della cultura. Siamopiù visibili. La comunità locale di G.B. ,gli abitanti, non sono più cosi’ diffidentiverso l`ospedale, siamo molto piu’ inte-grati. Don Ermanno ci ha aiutato tanto inquesta integrazione, comunicando con ilComune, con il gemellaggio dei nostri co-muni, nei contatti con le nostre istituzioniculturali e politiche. Un ruolo importantelo ha avuto l`Ambasciata Italiana a Zaga-bria, con i suoi ambasciatori speciali, chehanno collegato i nostri paesi . Colgo l`oc-casione per ringraziarli di cuore.

Il Direttore,Ivan Željko Weiss, dr.med.spec.pediatra

pensiero mi dà una forte carica”. Talvoltail ciclismo distribuisce consigli di vita. Al-cuni gesti di solidarietà tra rivali sono pas-sati alla storia. La foto di Bartali e Coppi equella borraccia passata dall’uno all’altroo, più di recente, Ullrich, in lotta per la vit-toria del tour de France, che si ferma adaspettare il “nemico” Armstrong caduto.“Nel ciclismo c’è competizione, certo, maanche un forte spirito di solidarietà. L’in-coraggiamento più bello è quello che ar-riva dai propri rivali. Un aneddoto?Quest’anno, dopo una tappa in cui avevospeso davvero tanto, al giro d’Italia ci at-tendeva lo Stelvio. Molta fatica, però pac-che di sostegno, acqua e segnali di aiutoanche da corridori e squadre avversarie.Tutto questo è molto bello”.Il ciclismo, dopo un periodo buio le-gato allo scandalo doping, sta cer-cando di attirare nuovamente a sequel folto pubblico che sembrava

perduto. In chemodo? “È vero, molta gentesi è allontanata. Madegli importantipassi in avanti sonostati fatti in otticaprevenzione. Noi ci-clisti non possiamonegarci ad un con-trollo a sorpresa edobbiamo tenere uncalendario con tappedi viaggio e sposta-menti al fine di es-sere semprereperibili”.Immagino quel-l’uomo, in sella allapropria bicicletta, ta-gliare per primo iltraguardo dopo unalunga fuga, alza lemani al cielo in segnodi vittoria e come luitutta la squadra. Il ci-clismo come la vita:l ’ i n d i v i d u a l i s t aperde, il gruppo no!

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Immagino un uomo, in sella alla pro-pria bicicletta, ripetersi il ritornello diJovanotti. È in fuga. Deve darsi corag-

gio e spende tutto quello che ha, per sestesso o per il proprio capitano non fa nes-suna differenza: la maglia del leader, nelciclismo, è una sola, ma è un dettaglio,perchè le mani al cielo, in segno di vittoria,dovrebbe alzarle tutta la squadra. La faticaè una livella e il ciclismo è come la vita:l’individualista perde, il gruppo no. Valerio Agnoli, professione ciclista, ha uncuore grande così: “fare squadra, nello sportcome nella vita di tutti i giorni, è fondamen-tale per raggiungere degli obiettivi di li-vello. Per fare parte di un gruppo e perpermettere ad esso di esprimersi al centoper cento c’è bisogno di applicazione co-stante e spirito di sacrificio. Il capitano èimportante, ma avrebbe poche opportu-nità di successo senza un team pronto asupportarlo”. Gli abbiamo rivolto qualche

“Io lo so che non sono solo,

domanda per capire di più su uno sporttanto formativo e importante, non solo sulpiano individuale, ma capace di rappre-sentere una forte metafora sociale.Quanto vale, nei momenti di diffi-coltà, la consapevolezza di poterfare affidamento su un proprio com-pagno-amico?“Vale tutto. Non sono nel mio lavoro. Pergruppo può intendersi anche quello fami-liare. Il sostegno dei propri cari, quando lecose non vanno come dovrebbero andare,ha valore assoluto. Anche in questo caso èl’unione che fa la forza”.Agnoli è uno scalatore e quando lamontagna sale fa paura. Lei ne ha? “Una piccola parte di me, quando prendeil via una manifestazione importante, sidomanda: “ce la farò?”. Poi ripenso altanto lavoro svolto e acquisisco sicurezza.Alla fine di ogni salita, sia essa reale o me-taforica, c’è sempre una discesa. Questo

ANCHE QUANDO SONO SOLO”

SPORTDi Alessio Brocco

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Valerio AgnoliNome: Valerio

Cognome: AgnoliLuogo e data di nascita:

Alatri (Fr), 6 gennaio 1985Professione: ciclista

Squadra: Liquigas-Can-nondale

Primo anno diprofessionismo: 2005

Palmarès:2003 Giro della Lunigiana

(categoria Juniores)2005 Ottava tappa del Tour

of Qinghai Lake2008 Prima tappa della

Vuelta a Espaňa(cronosquadre)

2010 Quarta tappa del Girod’Italia (cronosquadre)

Altro:Nel 2003 ha fatto parte

della nazionale italiana ca-tegoria Juniores

Nel 2010 ha indossato pertre giorni la maglia bianca

(miglior giovane)al Giro d’Italia

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SCIENZADi Redazione

Mi scoppia

Lo stress non è sempre una condizionedannosa. In realtà, lo stress acuto èun meccanismo che l’organismo

mette in azione per difendersi in particolarisituazioni , quali ad esempio una forte emo-zione, un trauma, un'infezione.In queste circostanze il cervello invia unaserie di segnali ad altri organi, soprattuttoghiandole, per la produzione di ormoni esostanze che sollecitano il sistema immuni-tario, cardiaco respiratorio e muscolare amettere a disposizione dell’organismo mag-giori energie. E se diventa cronico?Lo stress acuto è una risposta spesso vio-lenta ma comunque finalizzata. E' in praticala tipica risposta per sfuggire ad una situa-

zione di pericolo. I problemi maggiori ri-guardano invece lo stress cronico, meno in-tenso ma più protratto. In questo caso ilsoggetto è vittima di una prolungata rispo-sta neuro-ormonale che tende ad "indebo-lirlo", potendo favorire la comparsa dimalattie.

Chi è più a rischioAlcuni soggetti sono maggiormente a ri-schio. Recenti indagini hanno dimostratoche ne sono vittima in modo particolare ledonne, specialmente le madri che lavo-rano, i lavoratori dipendenti con scarsaautonomia decisionale, i divorziati, le per-sone sole, i disoccupati, gli abitanti digrandi centri urbani.

LA TESTA

I segnali di allarmeEcco un elenco di sintomi che possono far sospettare uno stato di stress cronicoSintomi fisici:mal di testa, tachicardia, vertigini, senso di oppressione al petto, dolori muscolari, colon irritabile, sensodi pienezza dopo il pasto, nausea, acidità e dolori di stomaco, diminuzione del desiderio sessuale Sintomi psichici:depressione, apatia, ansia, difficoltà di concentrazione, stanchezza , perdita di memoria Sintomi comportamentali:irrequietezza, irritabilità, modificazioni dell'appetito (fame eccessiva o al contrario inappetenza) inson-nia o sonnolenza

Le precauzioniL'esistenza di uno stato di stress è più spesso accertata con un attento colloquio ed un esame obiettivoe neurologico generale che con esami strumentali. La diagnosi di stress è relativamente semplice; dif-ficile è invece per il paziente attenersi a quelle norme di igiene di vita che il medico consiglia: ad esem-pio eliminare il fumo, ridurre l'assunzione di bevande alcoliche e caffè, ricorrere ad una alimentazioneequilibrata, ridurre la sedentarietà con un esercizio fisico regolare, normalizzare i ritmi lavorativi, re-golarizzare il ciclo sonno-veglia. Queste norme hanno un valore generale ma in casi selezionati devonoessere affiancate da farmaci che lo specialista valuterà caso per caso.

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L’emicrania colpisce almeno il 10-12% della popolazione in vari mo-menti della vita. Almeno il 90% delle persone soggette ad emicraniaha il primo attacco prima dei 40 anni di età. Per la maggior parte dellapopolazione l’emicrania insorge durante l’adolescenza o subito dopoi 20 anni. Alcuni studi evidenziano che le donne hanno una maggioreprobabilità di soffrire di mal di testa, soprattutto quando raggiungonoi 30-40 anni. I due tipi di emicrania che si riscontrano con frequenzamaggiore differiscono esclusivamente per la presenza o assenza diuna ”aura”, ossia un gruppo di sintomi neurologici, più frequente-mente visivi, che precedono il mal di testa. L’emicrania è più di unsemplice ma di testa. Ci si sente come se il corpo subisse un’inter-ruzione di corrente. Durante gli attacchi, si può essere maggiormente sensibili alla luce,ai suoni e agli odori, non voler mangiare, avere episodi di nausea o vomito, avvertireun forte malessere generale. Il mal di testa generalmente colpisce invece un solo latodella testa e può manifestarsi dalla stessa parte o da quella opposta dell’aura, sequest’ultima si è manifestata.

CuriositàIl termine emicrania de-riva dal greco hemikra-nion, metà della testa eindica un gruppo di cefaleeaccomunate da sensa-zione di dolore localizzata.Secondo l’OrganizzazioneMondiale della Sanità,l’emicrania presenta dellecaratteristiche invalidanti ecostituisce una fra le prime20 problematiche sanitariein grado di peggiorare inmodo sensibile la qualitàdella vita.

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Estate, tempo di vacanze,momento in cui pensiamoal riposo e allo svago.Niente di male, madovremmo sapere chea volte il nostrodivertimento può avereper altri o per l’ambientespiacevoli conseguenze.Troppo difficili da evitare?Almeno proviamoci!

RESPONSABILIanche da turisti

SOCIETÀDi S.N.

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Pronti per le vacanze? Dopo un annodi lavoro ve le siete proprio meri-tate, ma cercare il meritato riposo e

divertimento non vuol dire che non pos-siate essere responsabili anche da turisti.Facciamo un passo indietro. Il turismo èun fenomeno sociale e, come tale, è mute-vole nel tempo e nello spazio. In realtà gliesseri umani si sono spostati da sempre,prima a causa di guerre, carestie o per cer-care fortuna e lavoro. Oggi in molti si spo-stano per il piacere di viaggiare, conoscerenuovi posti, posti che sono diventati sem-pre più vicini temporalmente parlando,perchè raggiungibili comunque in pocotempo: nel 1950 i viaggi internazionali in-teressavano appena 25 milioni di persone;10 anni dopo, 70 milioni, quasi 700 mi-lioni ai primi anni del 2000, con un primoconseguente notevole impatto ambientaledovuto ai gas di scarico emessi dagli appa-recchi. I voli low cost sono una gran cosa:rendono il viaggio orami alla portata diquasi tutti, ma certo il traffico lassù si èfatto davvero intenso. E in questo gli ita-liani sono dei veri “campioni”: secondol'ultimo rapporto Enac in Europa è pro-prio il nostro paese ad essere in testa per ivoli economici, con un tasso di crescitanegli ultimi 5 anni dell'80% solo sullerotte nazionali. Insomma il turista non hapiù la percezione spaziale dello spazio etutte le mete o quasi diventano alla sua por-tata. La pubblicità fa il resto. Nelle personecambiano e sorgono nuovi bisogni rincorsida chi vive del settore, ed ecco che il sog-giorno in una località turistica risponde inmisura sempre maggiore all'imperativo del

"più": più divertente, più confortevole, piùattraente, più rilassante. Così sorgono nuovilocali, discoteche, parchi di divertimento,mega villaggi turistici. Le possibilità di svago sembrano davveroillimitate. Ma, come ci insegna il concettodi sviluppo sostenibile, nulla è inesauri-bile, neanche le risorse ambientali, il cuisfruttamento avrà delle ripercussioni sul-l'ecosistema. Il concetto di sviluppo soste-nibile si è sviluppato ed è stato definitoalla fine degli anni 80. La questione del tu-rismo sostenibile, strettamente correlatoa quello di turismo responsabile, è di pocosuccessiva, i concetti base sono stati ela-borati dalla carta di Lanzarote (1995), i cuipunti principali sono:a) rispettare gli equilibri sociali, culturali enaturali, presenti nelle località turistiche;b) programmare gli interventi turistici at-traverso modalità che ne accentuino lacondivisione e l'accettazione dei suoi ef-fetti positivi e negativi da parte dei sog-getti coinvolti;c) promuovere l'applicazione di metodo-logie, tecnologie e comportamenti orga-nizzativi e gestionali che privilegino ilminor impatto negativo sull'ambiente enon solo il maggior risparmio di tempo edi denaro: insomma l'obiettivo della cartaè quello di evitare un uso spregiudicato delterritorio e delle risorse ambientali innome dei benefici economici che possonoderivare dal suo sfruttamento (per appro-fondire potete leggere Viaggiare, cono-scere e rispettare l'ambiente. verso ilturismo responsabile, a cura di osvaldoPieroni e Tullio Romita).

Anche il viaggioha un suo codiceI 6 punti del "codice di viaggio"elaborati dagli aderenti adAITR (Associazione italiana tu-rismo responsabile):

1la non casualità: il viaggioviene costruito attorno ad

un contatto umano con ungruppo locale estraneo all'in-dustria turistica;

2la preparazione del viag-gio, mirata ad ottenere di-

namiche positive nel gruppo econ gli ospitanti;

3l'importanza delle valenzeculturali, turismo quale ap-

profondimento multidiscipli-nare;

4l'equità sul piano econo-mico, facendo in modo

che la maggior parte dei soldispesi restino nel paese di de-stinazione;

5la cooperazione, ad esem-pio sostenendo piccoli pro-

getti locali a vantaggio deigruppi di base e della gentedel posto;

6poche destinazioni appro-fondite, piuttosto che nu-

merose "mordi e fuggi".

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litici. Spesso poi la popolazione vieneespropriata dalla propria terra o risentedello sfruttamento delle risorse idriche edenergetiche. A guadagnare dal turismosono e restano principalmente le grandicompagnie di viaggio che non apparten-gono mai al paese che di quel viaggio èmeta. Ma oltre all’impatto ambientale, esisteanche un impatto culturale. Il viaggiatoredovrebbe avere l’obbligo morale di cercaredi farsi comprendere dagli abitanti delposto locale e, soprattutto, dovrebbe com-portarsi in modo da non recare loro offesa,rispettandone le consuetudini per quantoriguarda il cibo, il vestiario, le varieusanze. Ma il turismo di massa ha questesensibilità? Domanda retorica. Qual è allora la soluzione? Restare a casae dire addio alle vacanze? Sicuramente no,ma prestare un po’ più di attenzione al

Da allora di turismo responsabile si parla,ma non abbastanza. E nella realtà le con-traddizioni non mancano. Tanto per fareun esempio, un “eco turista” potrebbe es-sere interessato per il suo grande amoreper l’ambiente a visitare una sconfinata fo-resta vergine. Ma magari non sa, o non ri-flette abbastanza, sulle ripercussione chela costruzione del mega complesso in cuialloggia può aver avuto sulla fauna e sullepopolazioni indigene. E gli esempi po-trebbero moltiplicarsi. Si potrebbe pen-sare che se arrivano turisti ricchimigliorino le condizioni di tutto il Paese,quindi, che ne possano beneficiare tutti,ma nella paggior parte dei casi non è af-fatto così. Tanto per essere chiari, può ac-cadere che in posti come la Birmania, adesempio, la dittattura abbia costruitograndi impianti turistici utilizzando lavorominorile e lavoro forzato di prigionieri po-

proprio comportamento dovrebbe essereun obbligo morale per tutti noi. Se poisiete rimasti particolarmente colpiti daquesto articolo, sappiate che esistonoagenzie di viaggio che cercano di rispet-tare il più possibile i criteri del turismo re-sponsabile. Vi basterà fare una piccolaricerca su internet per trovarle. In genereprevedono itinerari differenti rispetto aquelli proposti dai tradizionali tour opera-tor e prevedono incontri per approfondirela conoscenza del luogo. Di solito poi unaquota dl costo complessivo va a sostenreun progetto di qualche organizzazionesenza scopo di lucro.Sempre in rete si trova poi l’associazioneitaliana turismo responsabile (Aitr), cheraggruppa associazioni, organizzazioni ecooperative che svolgono attività in questocampo. Vi troverete molto materiale e in-formazioni utili sull’argomento. E a questopunto, buone vacanze... responsabili!

Da leggereAndare a quel paese. Vademecum del turista responsabile, di Duccio Canestrini. Il libro è stato pubblicato una decina di anni fa, ma è ancora attuale ed è molto gradevoleda leggere. È una riflessione seria, a tratti ironica, per vivere da protagonisti I propriviaggi senza offendere la dignità altrui. L’autore, Duccio Canestrini, antropologo e scrit-tore, è stato tra i primi in Italia a occuparsi di turismo responsabile. Ha pubblicato, tral’altro, Turistario e Turpi tropici.

gera trance, tutto avviene co-munque ad un livello cosciente econsapevole.Come afferma lo stesso Schultz,tale tecnica ha il fine di ristabilireequilibri funzionali alterati e de-condizionare situazioni patologi-che, modificare il tono muscolare,la funzionalità vascolare, l’attivitàcardiaca e polmonare fino all’equi-librio neurovegetativo e lo stato dicoscienza. Tale fine è perseguibilemediante il raggiungimento diuna condizione di co-sciente passività,che si realizzaquando il sog-getto si la-scia andaread un at-t e g g i a -m e n t od’indiffe-r e n t econtem-plazionedi quantos p o n t a -n e a -

IN-FORMAZIONEDi Daniela Proia

Ad oggi esiste una grande varietà ditecniche di rilassamento (Massote-rapia, Meditazione, Musicotera-

pica, Rebirthing, Yoga ), più o meno utilia ristabilire un equilibrio psicofisico.Un contributo fondamentale allo studiodel rilassamento e alla sua pratica tera-peutica fu apportato dal Dottor JohannesHeinrich Schultz, medico neurofisologo epsicoterapeuta berlinese (1884 - 1870), ilquale sviluppò un metodo chiamato Trai-ning Autogeno (TA). Dopo molti anni di studi sull'ipnosi,Schultz nel 1932 espose questa tecnica diauto distensione psichica e somatica checonsente di raggiungere lo stesso stato dirilassamento dell'ipnosi, senza però l'au-silio di un ipnotista.Il TA è un metodo attraverso cui viene ge-nerato uno stato di leggera trance me-diante tecniche di autosuggestione,tramite il quale si giunge ad uno stato dirilassamento fisico e mentale. Nella pra-tica richiede di concentrare l'attenzione sualcune parti del proprio corpo, attraversoimmagini e sensazioni distensive, fino anon percepirne più la sensibilità fisica.Conseguenza è che anche la mente comin-cia a liberarsi dai pensieri continui, riu-scendo così a tenere sotto controllo anchei dolori articolari e muscolari. Lo stato che si raggiunge praticando il TApuò essere paragonato ad uno stato ipno-tico leggero, in quanto, nonostante la leg-

Cos’è il TRAINING AUTOGENO?

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IN-FORMAZIONEDi Daniela Proia

mente accade nel proprio organismo enella propria mente.Grazie all’apprendimento di questa tec-nica si sviluppano spontaneamente, in chilo pratica, modificazioni psichiche e soma-tiche di senso opposto a quelle provocatenella mente da uno stato di tensione, diansia e stress. Diversamente dunque dall’ipnosi, il Trai-ning Autogeno cerca di ridurre gli effettisuggestivi e di fornire al soggetto uno stru-mento che possa poi essere utilizzato inmodo autonomo.In questa tecnica, contrariamente all’ip-nosi, la coscienza conserva sempre unostato di relativa vigilanza e non vi è perditadi coscienza.Grazie agli allievi di Schultz, che ne hannointuito la larga applicabilità, il TA ha tro-vato grande diffusione non solo in patolo-gia, anche in ambiente non-clinico, cometecnica di prevenzione (nelle partorienti,nella psicologia del lavoro, dello sport escolastica). Tra i diversi ambiti di applicazione, questatecnica di rilassamento trova spazio anchenella consulenza familiare. Essendo, in-fatti, un metodo attraverso cui è possibileraggiungere uno stato di calma e di disten-sione psichica, può essere utilizzato, ad

Il rilassamento viene definito come uno stato psicofisico nel qualel'individuo si sente sollevato dalla tensione ed è caratterizzato daalcuni fenomeni particolari, quali: riduzione del ritmo cardiaco,della frequenza respiratoria e del tono muscolare. Normalmentequesto stato si raggiunge grazie ad un buon sonno ristoratore,ma esiste oggi una varietà di tecniche che consentono di control-lare in maniera volontaria il proprio livello di attivazione fisiologicain modo tale da raggiungere uno stato di rilassamento e creare ipresupposti per liberarsi dalla tensione. In oriente le tecniche di rilassamento sono conosciute e seguiteda secoli, i maestri di yoga, ad esempio, le praticano come unaspetto fondamentale della loro disciplina. In occidente, invece,l'interesse per queste tecniche è stato scarso fino agli ultimi de-cenni, anni in cui si è iniziato a considerare l'organismo come unsistema complesso costituito dall'interazione tra mente e corpo.

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CuriositàLa parola training letteralmente vuol dire “allenamento, esercizio“; infatti, è solo esercitandosi che siriesce a raggiungere il vero rilassamento corporeo. Autogeno significa “che si genera da sé”, ovveroche i cambiamenti psichici provengono dai praticanti e non sono generati da un operatore esterno, senon nella fase iniziale di apprendimento della tecnica.

esempio, con clienti particolarmente an-siosi o agitati prima e/o durante un collo-quio, così come dal consulente stessoprima o dopo l’incontro con un cliente percercare o ritrovare concentrazione.Il TA può, dunque, essere utilizzato da

tutti coloro che sentono il desiderio discrollarsi di dosso il peso della tensione,qualunque sia la fonte che la genera. Per-ché ciò sia possibile, però, è indispensa-bile, non solo credere in questa tecnica,ma soprattutto un buon allenamento.

STORIEDi Ivana Molnar e Nevenka Franc

La storia diNEVEN

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STORIEDi Ivana Molnar e Nevenka Franc

Neven Tomečak (34) e` un giovaneuomo che a causa della sua dia-gnosi aveva trascoso 6 anni in

ospedale a Gornja Bistra. La sua storia e`piena di speranza e d`incorragiamento pertutti coloro che hanno dei problemi ugualio simili, ma anche per tutti noi. Dalla suavita possiamo capire che anche le condi-zioni piu` gravi possono avere un esitopositivo e che, con l`amore dei nostriprossimi e con l`intervento di Dio, tuttipossiamo vivere una vita piena e realizzarei nostri sogni.

Abbiamo incontrato Neven e gli ab-biamo rivolto qualche domanda.Ci puoi raccontare perche´ sei ve-nuto in ospedale a Gornja Bistra?

Quando avevo circa tre anni ho preso l`an-gina e subito dopo mi sono ammalato di ar-trite reumatoide acuta. Poco dopo sonofinito sulla sedia a rotelle. Fino a quel mo-mento io ho sempre camminato ed erosano ed in salute come gli altri bimbi. I ten-

tativi da parte dei medici di fare qualcosaerano inefficaci. Per l`impossibilita` diavere istruzione e riabilitazione di qualita`,dal mio sesto anno di vita ho dovuto vivere

in ospedale a Gornja Bistra dove potevo fareambedue le cose. Durante la settimana eroin ospedale e ogni fine settimana il miopapa` mi portava a casa.Come erano le condizioni di vita inospedale allora?A quel tempo c`erano piu` bimbi con gli han-dicap fisici che con gli hendicap mentali. Ve-nivano bambini con un grande numero didiagnosi diverse. Le condizioni di vita eranocatastrofiche e l`ospedale era in uno stato de-plorevole. Tanti bambini erano nella stessastanza, c`erano pochi impiegati per cui nonerano seguiti bene e i volontari erano inpochi. Gli impiegati erano diversi, alcuni diloro veramente volevano bene ai bimbi, maalcuni erano indifferenti. C`erano tanti bam-bini che a causa dalla loro diagnosi morivano.Nessuno investiva ne´ nella strutturaospedaliera ne´ nei piccoli pazienti.Sono stato in tante case per i bambini gra-vemente malati, pero` non ho visto mai deibambini piu` abbandonati. L`ospedale aGornja Bistra era l`ultima linea del rigetto.

anche le condizionipiu` gravi possono

avere un esitopositivo e tutti

possono realizzarei propri sogni

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se Tu hai potutomorire per me, io

voglio vivere per Te

C’e’ qualche episodio simpatico le-gato al tuo soggiorno a Bistra che vor-resti raccontare?A quel tempo l`esercito era situato vicinoall`ospedale e avevano delle manovre mi-litari nel cortile dell`ospedale. C`era unufficiale molto in gamba che ci portavanella sua jeep.Mi ricordo che sapevamo spaventare le in-fermiere quando non c'era corrente elet-trica. Una volta abbiamo ammucchiato lesedie a rotelle a le abbiamo coperte con lelenzuola.Un ragazzo che sapeva dipingerebenissimo aveva disegnato un grandeKing-Kong che abbiamo incollato allesedie a rotelle e cosi` abbiamo spaventatole infermiere.Come mai hai lasciato l`ospedale a12 anni?In ospedale abbiamo potuto finire leprime quattro classi della scuola elemen-tare, e dopo potevamo solo fare gli esamialla scuola elementare a Poljanica, vicinoa Gornja Bistra. Io avevo il desiderio di oc-cuparmi di tante attivita`, ma questo nonera possibile all'ospedale. Ho detto al miopapa` di portarmi via o mi sarei ucciso.Lui mi ha portato via .Che cosa e` successo dopo nella tuavita?Ho continuato la mia istruzione dalla quintaalla terza media nella Casa per i bambinicon invalidita` a Goljak, a Zagabria. I mieiinsegnanti hanno scoperto in me il talentoper lo sport e la cultura, e cosi` gia da pic-colo sono diventato una specie di ''star“ trai miei pari. Ho partecipato a tante competi-zioni statali e internazionali di scacchi e direcitazione. Grazie ai successi in questecompetizioni ho partecipato a trasmissioniradiotelevisive e con i buoni voti avuti allascuola elementare e media mi sono iscrittoall scuola media superiore di economia ecommercio a Dubrava a Zagabria.Come hai vissuto gli anni di adole-scenza?In quegli anni sono stato influenzato datante subculture e ho cominciato la nuovaavventura di vita accompagnata da tantivizi come alchol, droghe leggere, giochid`azzardo, ribellione e resistenza all`au-torita`. Nonostante tutto questo, conl`aiuto della mia educatrice e del mio te-rapeuta ho finito la scuola media supe-riore con il massimo dei voti.Sono tornato a casa, ai vecchi amici con iquali ero cresciuto,e purtroppo anche aivecchi vizi. Vagavo per il mio paese dro-gato e ubriaco fino a che non ho più avutovoglia neanche di uscire, ma guardavosolo la televisione tutto il giorno e cadevosempre di piu` in depressione.Come ne sei uscito?Nel frattempo ho conosciuto un ragazzoche era completamento diverso da me edai miei amici.

Karlo era pieno di amore, sincerita` eaveva tanta pazienza con me. Mi ha rac-contato la sua storia, viveva una vita similealla mia, ma Dio ha cambiato la sua vita.Ho cominciato a leggere la Bibbia e a pen-sare a Gesu` all'interno della mia vita. Holetto nella Bibbia che non esiste amorepiu`grande chei dare la propria vita per ipropri amici. Ho cominciato a pregare. Hodetto al Signore: Ti do la mia vita, se Tuhai potuto morire per me, io voglio vivereper Te.“ Mi sono pentito per i miei peccati.Amarezza, tristezza e avversione verso Diosono state sostitiute dall`amore e dallasperanza.Che cosa e` successo dopo?Mi sono iscritto alla Facolta` di Teologia,perche´ mi interessa la Bibbia, le cose le-gate alla fede, le lingue bibliche e la storia.Al momento, sto finendo la facolta` e stoscrivendo la mia tesi di laurea. Dopo averfinito gli studi vorrei essere un missiona-rio o insegnare a scuola.Ci puoi dire qualcosa di alcuni tuoi

successi? ..Come abbiamo sentito cene sono stati tanti?Ho finito quattro scuole (scuola media su-periore, sistema administratore, MCCA,ECDL).Ho alcune medaglie in scacchi ed alcunitrofei. Sono il capitano di una squadra discacchi. Ho girato il documentario cheparla degli ostacoli che hanno le personecon invalidita` per la televisione pubblicacroata HRT. Ho scritto alcuni articoli peri quotidiani, soprattutto di sport. Sono ilcampione di bocce della Croazia, nella ca-tegoria BC4 e ho anche una medaglia dibronzo. Insieme alle diverse associazionicristiane qualche volta visito i tossicodi-pendenti nelle carceri e i bambini in un or-fanotrofio situato vicino a Zagabria.Che cosa vorresti dire ai volontariitaliani e agli altri che visitano ibambini a Gornja Bistra?Mi fa tanto piacere che ci sono persone chepensano ai bambini di Gornja Bistra. Hoguardato un documentario che li interessae la mia amica Nataša mi ha parlato tantodei volontari. Mi fa piacere che hanno rega-lato il loro tempo e il loro amore a chi ne hatanto bisogno. Spero che continuino a es-sere sempre presenti per i bambini di Gor-nja Bistra. Li ringrazio della cura edell`attenzione e che Dio li benedica nelloro volontariato e nel lavoro con i bambini!

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ARTE&CULTURADi Enza Venditti

“Dobbiamo fermarci in tempo,prima di diventare quelloche gli altri si aspettano che

siamo. E' nostra responsabilità darci laforma che vogliamo, liberarci di un po' discuse e diventare chi vogliamo essere, ma-nipolare la nostra esistenza perchè ci as-somigli. Non importa se hai le braccia onon le hai, se sei lunghissimo o alto unmetro e un tappo, se sei bianco, nero,giallo o verde, se ci vedi o sei cieco o haigli occhiali spessi cosi', se sei fragile o unaroccia, se sei biondo o hai i capelli viola oil naso storto, se sei immobilizzato a terrao guardi il mondo dalle profondità piùinesplorate del cielo. La diversità è ovun-que, è l'unica cosa che ci accomuna tutti.Tutti siamo diversi, e meno male, altri-menti vivremmo in un mondo di formi-che. Non c'è nulla che non possa esserefatto, basta trovare il modo giusto perfarlo. Io tengo il microfono con i piedi,altri con le mani, altri ancora lo tengonosull'asta. Sta a noi trovare il modo giusto

Cosa ti manca perESSERE FELICE?

Il talento èun'opportunità, èdare un senso alla

propria vita

per noi. Io credo nella legge dell'attra-zione: quello che dai ricevi. Se trasmettiamore, attenzione, serenità; se guardi allavita con uno sguardo costruttivo; se sceglidi essere attento agli altri e al loro benes-sere;se conservi le cose che ami e lasci sci-volare via quelle negative, la vita tisorriderà. Se avessi avuto paura sarei an-data all'indietro, invece che avanti. Se mifossi preoccupata mi sarei bloccata, non

Cosa ti manca per

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Simona Atzori (1974), nata senza le braccia, è una pittrice e danzatricedi successo. E' stata ambasciatrice per la danza nel Giubileo del 2000e protagonista della cerimonia di apertura delle Paralimpiadi di Torinonel 2006. Ha danzato al "Roberto Bolle and Friends" al Teatro Antico diTaormina e alla Fenice di Venezia. Nell' ottobre 2009 è nato il "Simonaand Friends" nel quale Simona si esibisce accanto a star internazionalidella danza. Laureata in Visual Arts, coi suoi dipinti partecipa a mostrecollettive e personali in tutto il mondo. Da alcuni anni conduce incontrimotivazionali presso aziende, scuole e associazioni.Dal 2008 entra a far parte della grande famiglia de Il GIardino delle roseblu O.N.L.U.S., diventando un vero e proprio punto di riferimento, masoprattutto una grande amica!

mi sarei buttata, avrei immaginato foschiscenari e mi sarei ritirata. Invece ho im-maginato. Adesso sono felice, smodata-mente, spudoratamente felice. Ed è unagioia raccontarla, questa mia felicità".Non credo ci sia bisogno di aggiungeremolto altro alle parole suggestive ed emo-zionanti di Simona ; un libro avvincente escorrevole che prende in pieno il cuore e ra-pisce l'anima, perchè pieno di vita, in con-clusione del quale davvero viene dachiedersi: Cosa mi manca per essere felice?"Se ci consideriamo persone in cammino,se siamo pronti a raccogliere gli stimoli ea cambiare strada, quello che abbiamo ri-luce dei colori più vivi, e il futuro sarà unmistero da scoprire, un regalo da scar-tare,una sorpresa".

Le risposte nonsono fuori di noi:

sono dentro

Cosa ti manca per essere felice?

di Simona Atzori

Mondadori editore

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Franciscans International- BosniaUred za povratak izbjeglih i raseljenih Bosne Srebrene

Zagrebačka 18, BiH -71000 SARAJEVO,Tel *061 156 986; fax *32-735 826 e-mail: [email protected]

Carissimi, da oltre dieci anni i frati francescani dalla Bosnia, ancheattraverso altre organizzazioni umanitarie, provano ad aiutare tantiuomini bisognosi colpiti dalle ferite della guerra con la realizza-zione del progetto “BOSNIA REDIVIVA”.Sono passati già 20 anni dalla guerra che ha lasciato orribili di-struzioni e tragiche conseguenze che fino ad oggi non sono stateancora sanate. Ecco perché il nostro impegno in questo settorenon si ferma. Dopo aver fornito 'assistenza primaria con cibo,vestitie medicinali, negli ultimi anni ci siamo rivolti a progetti a lungo ter-mine per aiutare e sostenere i profughi della guerra.Quindi vi chie-diamo la vostra comprensione e l'assistenza in quest’azione.

Il Fondo della Comunità Internazionale quest'anno ha deciso dimettere da parte i soldi necessari per la costruzione delle case de-molite con l'intenzione di chiudere i campi profughi collettivi, dovemigliaia di persone ancora in attesa di tornare a casa. Per parte-cipare a questo fondo, e ai progetti di ricostruzione, ai profughi èrichiesto di sgombrare il terreno dove si dovrebbe ricostruire lacasa e pulire anche il percorso di accesso per il trasporto dei ma-teriali necessari alla ricostruzione. Questo è un prerequisito ne-cessario per accedere al finanziamento, ma molte famiglie poverenon sono in grado di farsi carico di questa spesa preliminare dalmomento che, molto spesso, non riescono nemmeno ad avere ilcibo necessario e sono costretti a recarsi alle mense pubbliche.

Vogliamo superare questa difficoltà con il vostro aiuto generoso fi-nalizzato all’acquisto di almeno una ruspa multifunzionale con laquale potremmo fare il lavoro necessario per le famiglie più po-vere. La stessa macchina può essere utilizzata per la pulizia, dalleerbacce e dai cespugli, dei campi coltivati. Così aiuteremo speci-ficamente e direttamente per il rimpatrio sostenibile nelle aree ru-rali del nostro paese. Per l’acquisto di una macchina di circa 10anni di età, adatta per questo lavoro, in Bosnia, sono necessaricirca € 12.000.

Quindi, per favore se è possibile nel vostro ambiente trovare qual-cosa di così simile, in condizioni favorevoli di acquisto o in dona-zione, oppure ci aiutate a raccogliere questa somma. Ogni piccolodono e aiuto per i profughi è certamente un grande aiuto. E 'sem-pre uno "step" in più, un passo avanti verso la realizzazione di unacasa. Sappiamo tutti cosa vuol dire "tornare a casa" . Alcuni aspet-tano da 20 anni e si può immaginare il loro grande desiderio cosìcome grande è la loro gratitudine verso ciascuno di voi.Nel nome di tutti coloro che in Bosnia hanno ancora bisogno divoi, vi auguro Pace e Bene!

C’è ancora tanto da fare!C’è ancora tanto da fare!Sostieni anche tu la Fondazione: con un piccologesto puoi cambiare molto

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IL GIARDINO DELLE ROSE BLU ONLUS

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