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Politecnico di MilanoFacoltà di Design

Corso di Laurea in Designo IndustrialeA.A.2007/2008

1 anno L.M

Cluster 4Anna Tulisian 722143Ekhi Busquet 713134

Marta Fumagalli 721262

Design e Modelli di Produzionee Diffuzione della Conoscenza

Libro : Open non è free Ippolita

Corso di Metodi di ricerca per il progettoProf : Stefano Maffei

Tutor : Mauro Martino_Eleonora Lupo

Free Software e Open Source sono due termini nati per indicare qualcosa di molto simile, ma non identico. Entrambe le espressioni si riferiscono infatti a software il cui codice sorgente è accessibile all’utente, ma le modalità di utilizzo di queste terminologie sono differenti.Il termine Free Software è nato negli anni ’80 ad opera di Richard Stallman, fondatore della FSF (Free Software Foundation) e iniziatore del progetto GNU.Il termine è sempre stato espressione non solo di una caratteristica di un programma ma anche e soprattutto di una filosofia ed etica del metodo di sviluppo, utilizzo e distribuzione del software, basate sul concetto di libertà.Come leggiamo nel GNU's Bulletin, vol. 1 no. 1, pubblicato nel febbraio 1986, infatti, il software libero è definibile da quattro tipi di libertà:- la libertà di eseguire il programma, per qualsiasi scopo. (restrizioni di tempo del tipo "periodo di prova di 30 giorni" o di scopo ("il permesso è accordato per usi di ricerca o non commerciali" rendono un programma non libero).- la libertà di studiare come funziona il programma e adattarlo alle proprie necessità. (vietare l’accesso al codice sorgente di un programma lo rende incomprensibile e non sfruttabile e quindi non libero). - la libertà di ridistribuire copie in modo da aiutare il prossimo.(anche a pagamento).

www.gnu.org/philosophy/free-sw.htmlwww.opensource.org/docs/osdwww.fsfeurope.org/documents/freesoftware.it.htmlwww.debian.org/intro/freewww.debian.org/social_contract

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Quali sono le differenze tra Free Software e Open Source?

www.gnu.org/philosophy/free-sw.htmlwww.opensource.org/docs/osdwww.fsfeurope.org/documents/freesoftware.it.htmlwww.debian.org/intro/freewww.debian.org/social_contract

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Quali sono le differenze tra Free Software e Open Source?

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-La libertà di migliorare il programma e distribuirne pubblicamente i miglioramenti, in modo tale che tutta la comunità ne tragga beneficio (grazie alla condivisione della conoscenza si possono risolvere più problemi più velocemente).Bisogna però sottolineare che Free Software non significa non commerciale. Un programma libero, infatti, deve essere comu-nque reperibile per uso, sviluppo e distribuzione commerciali.Il termine Open Source invece è più recente; nato nel 1997 come ulteriore sviluppo del cosiddetto “Contratto Sociale Debian” ebbe l’intento di rimpiazzare il precedente, in modo da evitare le connotazioni negative (in parte legate al doppio significato inglese della parola “free”, come libero e gratuito; in parte legate all’idea di mancanza di qualità, di supporto, ecc) che vengono talvolta associate al termine Free Software e lo rendono poco appetibile per le imprese.Con il termine open source, dunque, si tende soprattutto a tralasciare ogni implicazione etica o morale tipica del Free Software, per concentrarsi maggiormente sugli aspetti tecnici della questione.

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« Non siamo contro nessuno, siamo solo a favore della libertà, abbiamo scopi costruttivi. » (Richard Stallman)La filosofia del Free software, come dice la parola stessa, e come possiamo leggere nella definizione di Free Software fornita dalla FSF e dal progetto Gnu, "è una questione di libertà, non di prezzo." Secondo Richard Stallman, che nel 1983 diede vita al movimento Free Software con la creazione del progetto GNU:” Il software libero si riferisce alla libertà dell'utente di eseguire, copiare, distribuire, studiare, cambiare e migliorare il software" e per poter esercitare queste libertà “l'accesso al codice sorgente è una precondizione. Un programma è software libero se l'utente ha tutte queste libertà. In particolare, liberi di ridistribuire copie, con o senza modifiche, gratis o addebitando delle spese di distribuzione a tutti ed ovunque. Essere liberi di fare queste cose significa (tra l'altro) che non bisogna chiedere o pagare nessun permesso”. L’ideologia del Free Software nacque infatti come risposta alla creazione negli anni ’70 di software proprietari, che improvvi-samente (fino ad allora la libertà del software era stata data per scontata) richiesero l’acquisto di licenze da parte degli utenti e soprattutto che impedivano loro di conoscere il codice sorgente e di conseguenza di contribuire al loro sviluppo e miglioramento.

Individua un sito web in cui si definisca con chiarezza quale sia la filosofia del Free Software.

http://www.linfo.org/free_software.html http://www.youtube.com/watch?v=b3uX5XwdN_8&NR=1 (video intervista!)http://www.free-soft.org/http://linux.html.it/guide/lezione/2124/la-filosofia/http://it.wikiquote.org/wiki/Richard_Stallman

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Individua un sito web in cui si definisca con chiarezza quale sia la filosofia del Free Software.

http://www.linfo.org/free_software.html http://www.youtube.com/watch?v=b3uX5XwdN_8&NR=1 (video intervista!)http://www.free-soft.org/http://linux.html.it/guide/lezione/2124/la-filosofia/http://it.wikiquote.org/wiki/Richard_Stallman

« Non farò a voi quello che altri hanno fatto a me. » (Richard Stallman)Stallman, per impedire che si ripetesse quanto già avvenuto in passato, formulò il concetto di Copyleft (gioco di parole con il termine Copyright) che ebbe poi concretizzazione nella creazione della General Public License (GPL). Questo particolare tipo di licenza garantisce ogni libertà a programmatori ed utenti (persino quella di utilizzare i software per ottenere un profitto), l’unico limite impostogli è quello di trasformare il software da libero a proprietario. L’etica della filosofia GNU non si limita però a questo, va oltre e si esprime anche su quali siano i modi leciti, o per meglio dire etici, di ottenere profitto attraverso l’attività di programmazione. Secondo la logica del Free Software infatti è giusto chiedere un compenso per il proprio lavoro, ma non in termini di acquisto di programmi e licenze; il profitto deve derivare dal servizio e l’assistenza al cliente.Un altro punto importante della filosofia del Free Software è l’idea di comunità e condivisione della conoscenza. Collabo-rando ad un unico progetto, infatti, i vari membri della comunità possono non solo produrre più codice e quindi più soluzioni e software nuovi e migliori, ma entrano anche in un sistema di ampliamento e diffusione della conoscenza della comunità e di apprendimento personale.

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Uno fra i più noti e importanti informatici statunitensi, da molti conosciuto come “il padre di internet”; il suo vero nome è Vinton Gray Cerf. Nato il 23 giugno del 1943 a New Haven nel Connecticut, Cerf si è laureato in matematica alla Stanford University in California; il suo primo impiego fu presso la IBM.In seguito lavorò presso la UCLA (Università della California) dove prese parte al progetto ARPANET.Divenuto professore presso la Stanford University, condusse tra il 1973 e il 1978 la ricerca che sviluppò e collaudò i protocolli di comunicazione TCP/IP insieme a Robert E. Kahn che portò alla nascita della rete come oggi la conosciamo (proprio a questo si riferisce il titolo di “padre di internet”).Ha ricevuto innumerevoli premi e riconoscimenti alla carriera, tra cui la Presidential Medal of Freedom (la più alta onorifi-cenza civile statunitense) conferitagli dal presidente Bush nel 2005; nonché decine di titoli accademici ad honorem da università di tutto il mondo (tra le quali anche l’università di Pisa nel 2006).Dal 2005 è vicepresidente ed Evangelizzatore Capo di Internet per Google, dove lavora sui protocolli VoIP e WiFi ed ha il compito di individuare nuove tecnologie ed applicazioni strategiche per l'azienda su Internet e su altre piattaforme.E’ sposato con la moglie Sigrid dal 1966, con la quale ha avuto due figli, David e Bennett; secondo le fonti più informate ama il buon vino e la buona tavola, nonché la fantascienza.

Prova ad identificare la persona nella foto.

http://www.google.com/corporate/execs.htmlhttp://www.icann.org/biog/cerf.htmhttp://www.repubblica.it/2006/05/sezioni/scienza_e_tecnologia/cerf/cerf/cerf.html (intervista in occasione della Laurea ad Honorem a Pisa!)

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http://www.time.com/time/photoessays/2006/inside_google/ (photo report!)http://www.google.com/intl/en/corporate/culture.htmlhttp://www.wikimapia.org/3471 (mappa interattiva!)http://www.youtube.com/watch?v=aOZhbOhEunY (video!)http://www.youtube.com/user/Google (video!)http://no2google.wordpress.com/2007/06/24/life-at-google-the-microsoftie-perspective/

Fai una descrizione dell’ambiente di lavoro, del design di interni, dei servizi offerti all’interno di Googleplex.

Google possiede molti uffici sparsi per il mondo, ma il suo quartier generale si trova a Mountain View, in California ed è noto a tutti con il nome di Googleplex. Il nome è un gioco di parole ed ha due significati. Googleplex è infatti l’unione di Google e Complex (inteso come complesso architettonico) ma è anche un numero; per l’esattezza è un numero uguale a dieci e elevato a un google. Per meglio capirci diciamo che:un google = 10 elevato a cento 1 googleplex = 10 elevato alla google = 10.000.000... (e un google di zeri)! Googleplex è una struttura molto particolare, diversa da qualsiasi immaginario su un luogo di lavoro. L’attenzione è centrata sui dipendenti e le loro esigenze, a cominciare dall’orario di lavoro molto flessibile (sembra che l’orario di entrata sia tra le 10 e le 18). All’interno del complesso non troviamo solo uffici, ma anche numerosi servizi: strutture sportive (piscine, campi di calcio, volleyball, ecc) parrucchieri, un asilo per i figli dei dipendenti, aree di svago e ritrovo con biliardi e ping pong, aree relax con possibilità di fare una sauna o ricevere un rilassante massaggio e così via.La struttura forse più significativa del clima che si respira nell’azienda è il “Charlie's Place”; il locale dove ogni giorno man-giano tutti i dipendenti di Google (chiamati anche Googlers), indipendentemente dal ruolo che ricoprono all’interno dell’azienda.

Uffici Googleplex

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http://www.time.com/time/photoessays/2006/inside_google/ (photo report!)http://www.google.com/intl/en/corporate/culture.htmlhttp://www.wikimapia.org/3471 (mappa interattiva!)http://www.youtube.com/watch?v=aOZhbOhEunY (video!)http://www.youtube.com/user/Google (video!)http://no2google.wordpress.com/2007/06/24/life-at-google-the-microsoftie-perspective/

Fai una descrizione dell’ambiente di lavoro, del design di interni, dei servizi offerti all’interno di Googleplex.

Gli uffici all’interno del Googleplex sono spazi aperti ma affollati, molto colorati, arredati con divani e attrezzi per il wellness. Sono altamente personalizzabili da parte dei dipendenti, i quali possono perfino farsi accompagnare al lavoro dal proprio cane.Sembra insomma essere un posto di lavoro ideale, anche se in rete (come racconta questo blog http://no2google.wordpress.com/2007/06/24/life-at-google-the-microsoftie-perspective/) c’è chi sostiene che sia solo una facciata.

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Linus Torvald VS Bill Gates. Il mondo degli appassionati di informatica si divide spesso di fronte a questi nomi, assumendo solitamente posizioni molto forti. Chi è il buono e chi il cattivo? E soprattutto chi è etico e chi no?Indipendentemente da giudizi di parte, questi due personaggi sono visti come l’incarnazione di due diversi approcci al mondo del software e quindi di due diverse correnti di pensiero.Il primo, Linus Torvald, è spesso considerato come l’icona del Free Software. Nel 1991 egli creò il sistema operativo noto come Linux (un gioco di parole tra Linus e Unix), distribuito gratuitamente con licenza GPL.Bill Gates invece, creatore di Microsoft e quindi del sistema operativo Windows, decise di distribuire i suoi programmi come software proprietari, ovvero dietro acquisto della licenza, e soprattutto senza possibilità di accesso al codice sorgente. Queste due posizioni nettamente differenti sembrano avvicinarsi nelle cosiddette “distribuzioni” di Linux quali Red Hat, Debian, SuSe, Openlinux -per citare le più famose- le quali creano e distribuiscono a pagamento (del servizio non del programma) “pacchetti” di software che viene attentamente vagliato e proposto agli utenti, assicurando -cosa molto importante- l’assistenza, la cui mancanza spesso costituisce un freno all’istallazione di software libero.

Chi sono e che rapporti di amicizia hanno le due persone in fotografia?

http://www.linux.org/info/linus.htmlhttp://www.microsoft.com/presspass/exec/billg/default.mspxhttp://punto-informatico.it/p.aspx?id=1986484 http://www.repubblica.it/2007/03/sezioni/scienza_e_tecnologia/dell-linux/dell-linux/dell-linux.htmlhttp://www.dell.com/content/topics/global.aspx/alliances/en/linux?c=us&cs=555&l=en&s=bizhttp://www.microsoft.com/italy/stampa/comunicati_stampa/nov06/0611_novell.mspx

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Chi sono e che rapporti di amicizia hanno le due persone in fotografia?

http://www.linux.org/info/linus.htmlhttp://www.microsoft.com/presspass/exec/billg/default.mspxhttp://punto-informatico.it/p.aspx?id=1986484 http://www.repubblica.it/2007/03/sezioni/scienza_e_tecnologia/dell-linux/dell-linux/dell-linux.htmlhttp://www.dell.com/content/topics/global.aspx/alliances/en/linux?c=us&cs=555&l=en&s=bizhttp://www.microsoft.com/italy/stampa/comunicati_stampa/nov06/0611_novell.mspx

Quale sarà lo scenario futuro? Chi vincerà? Lo scontro ideologico e commerciale fra i due sistemi e relative comunità non si spegne e si arricchisce invece di inaspettati colpi di scena. All’inizio del 2007, Dell, secondo produttore mondiale di computer ha dichiarato che sarà ora possibile per i suoi clienti scegliere quale sistema operativo, tra windows e Linux, installare sui prodotti acquistati. Ma il vero colpo di scena è arrivato pochi mesi prima, nel novembre 2006 quando Microsoft e Novell (distributore di SuSe) hanno stipulato un accordo valido fino al 2012 per lavorare sulla compatibilità dei due sistemi, così da favorire l’interoperabilità fra Windows e Linux.Forse il futuro ci porterà non a dover scegliere da quale parte stare ma a condividere e lavorare così su ambienti misti Windows/Linux.

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Chris Anderson è dal 2001 editore capo della rivista Wired per la quale nel 2004 scrisse un articolo intitolato “The Long Tail” (la coda lunga) che divenne un libro nel 2006. La teoria della coda lunga spiega il successo di modelli economici e commerciali per lo più legati alla rete, del tipo E-Bay o Amazon. Secondo Anderson la somma dei prodotti a bassa richiesta o con un volume di vendita ridotto, (nel grafico rappresentato dalla parte gialla della curva) può occupare una quota di mercato pari, o anche maggiore, di quella dei pochi prodotti venduti su larga scala (parte rossa). Questo a patto che la rete di distribuzione si abbastanza grande, il che si verifica più facilmente sul World Wide Web. Così, se le attività commerciali “reali” per sopravvivere devono forzatamente sfruttare il mercato di massa, appiattendo il livello culturale collettivo, le attività commerciali legate alla rete possono invece far leva sul mercato di nicchia, favorendo lo sviluppo della creatività e la diffusione della cultura ad ogni livello. Questo comporta, o è dovuto, ad alcuni cambiamenti della società; se in passato le persone desideravano uniformarsi al gusto di massa, oggi tendono invece in modo spasmodico all’originalità e alla diversificazione. Quindi non solo la distribu-zione, ma anche la produzione si adatta a questi nuovi paradigmi e crea prodotti sempre più unici e personalizzabili.E’ possibile comunicare direttamente con Chris Anderson raggiungendolo sul suo blog ufficiale www.thelongtail.com

http://www.thelongtail.com/about.htmlhttp://www.longtailbook.co.ukhttp://it.intruders.tv/Marketing-online-e-il-fenomeno-dellacoda-lunga-intervista-a-Chris-Anderson-di-Wired-Magazine_a40.html(video intervista!)http://www.wired.com/wired/archive/12.10/tail_pr.htmlhttp://www.10people.net/blog/index.php/2007/11/15/the-long-tail-chris-andersen-a-milano/

Qual è la definizione di “coda lunga” per Chris Anderson e chi è Chris Anderson?

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Prima di cominciare una ricerca su internet è bene comprendere quale sia lo strumento più adatto ad esplorarlo. Tutti sappiamo cosa sia un motore di ricerca ma forse non sappiamo che ne esistono di diversi tipi. Consideriamo ad esempio i due più famosi: Google e Yahoo.Ebbene, Google è un vero e proprio motore di ricerca, scandaglia la rete alla ricerca di nuove pagine e le indicizza.

Navighiamo sempre nelle stesse acque?

Yahoo invece è in realtà una directory. Cosa significa? Che non ricerca pagine nel web ma si limita a riorganizzare secondo una struttura ad albero quelle che gli vengono segnalate manualmente secondo una precisa funzione presente sul suo sito.Discorso a parte è poi quello dei metamotori; risorse che effettuano ricerche multiple, interrogando contemporaneamente più motori di ricerca e sintetizzandone i risultati in un unico elenco. Metacrawler, il più noto, può effettuare le sue ricerche contemporaneamente in Google, Yahoo, MSN search e Ask.Non bisogna poi dimenticare che il web brulica di motori di ricerca di dimensioni limitate, ma che essendo inerenti un solo argomento (i cosiddetti “motori di ricerca tematici”) sono per quel campo spesso più performanti dei grandi motori da miliardi di pagine.

http://www.motoridiricerca.it/importan.htmhttp://www.motoriricerca.net/che_cosa_sono.asphttp://www.motoricerca.net/http://www.glossario-motori-ricerca.com/ http://hal9000.cisi.unito.it/wf/RISORSE_IN/Navigare-i/Motori-di-/MOTORID1.html_cvt.htm http://www.cs.uiowa.edu/~asignori/web-size/http://blog.searchenginewatch.com/blog/050517-075657http://www.worldwidewebsize.com/

Search

Engine

Self-

Report.

Size

(Billions)

Est. Size

(Billions)

Coverage

Of

Indexed

Web

Coverage

Of Total

Web

Google 8.1 8.0 76.2% 69.6%

Yahoo 4.2

(est) 6.6 69.3% 57.4%

Ask 2.5 5.3 57.6% 46.1%

MSN

(beta) 5.0

5.1 61.9% 44.3%

Indexed

Web

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Total

Web

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Navighiamo sempre nelle stesse acque?

Ma quanto è grande il web?Nel 2005 le dimensioni del World Wide Web furono stimate intorno agli 11,5 miliardi di pagine, di cui l’82% (ovvero 9.4 miliardi di pagine) indicizzate dai motori di ricerca. Le stime vennero fatte per il cosiddetto web “visibile”, ovvero indirizzi facilmente rintracciabili dai motori di ricerca; esiste però anche un livello più profondo della rete, fatto di pagine e contenuti inaccessi-bili ai motori. La stima di questa parte nascosta del web sarebbe molto maggiore e potrebbe raggiungere i 500 miliardi di pagine. Altro dato di cui tener conto è che alcune delle pagine contate potrebbero essere doppie; il che significa che il numero delle pagine “uniche” potrebbe essere minore.Il Professor Antonio Gulli dell’università di Pisa e il Professor Alessio Signorini dell’università di Iowa, hanno condotto uno studio in proposito e hanno fatto una stima della percentuale di web coperta da alcuni fra i principali motori di ricerca. Secondo Time più aggiornate dell’università di Tilburg in collaborazione con l’ILK Research Group, invece, il World Wide Web indicizzato sarebbe invece attualmente molto più esteso; almeno 45.05 miliardi di pagine.L’andamento complessivo del Web e dei singoli motori di ricerca (Yahoo, Google, Windows Live Search, Ask) è monitorabile quotidianamente sul sito http://www.worldwidewebsize.com.

http://www.motoridiricerca.it/importan.htmhttp://www.motoriricerca.net/che_cosa_sono.asphttp://www.motoricerca.net/http://www.glossario-motori-ricerca.com/ http://hal9000.cisi.unito.it/wf/RISORSE_IN/Navigare-i/Motori-di-/MOTORID1.html_cvt.htm http://www.cs.uiowa.edu/~asignori/web-size/http://blog.searchenginewatch.com/blog/050517-075657http://www.worldwidewebsize.com/