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.................. ....................................................... Avventure nel mondo 1 | 2013 - 87 . Cuba TACCUINO DI VIAGGIO | Cuba I l viaggio è sempre un modo per aprire una porta di una realtà inesplorata e sognata in cui entrare a poco a poco. E i viaggiatori di Avventure nel Mondo lo sanno bene, già che più che turisti sono viaggiatori. Cuba è una di quelle mete da non perdere. Dove oltre a stupirvi potete misurarvi con un modo diverso dalla cultura più diffusa del mondo: l’individualismo, il consumismo, il danaro. I viaggi organizzati da AnM percorrono tutta l’isola, attraversano città e villaggi, paesini e luoghi del mito. Tutta Cuba sul serio. Ma mostra anche la Natura incontaminata dal turismo di massa delle montagne e dei fiumi (nessun’altra agenzia lo fa, solo il turismo individuale arriva con il trekking al Pico Turquino, scala El Yunque o altre montagne). Tocca la gente e entra nel mondo unico della cubanìa. Bisogna non avere soldi, un lavoro pagato 10 euro al mese, una tessera e un Leader che con suo fratello decidono tutto per scoprire che si può essere uomini innamorati della vita e visionari dell’amicizia. Ci siamo andati in 19 prima e in 7 poi con un Cuba Express e con un Cuba Soft. Magnifici. Era la sera del 27 ottobre 1492 quando Colombo arrivò a Cayo Bariay nell’attuale provincia di Holguin, esclamando: “Es la isla mas hermosa que ojos humanos hayan visto”. Oggi non basta un giro di mambo per amarla, ma partire dal mambo è già una prova d’amore. E Cuba va amata, ad ogni costo. Anche se si tratta di calarsi per un momento, anche solo un momento nella realtà di un medico, di uno studente, di un operaio cubano di questo social surrealismo dei Castro. Dove la simulazione del consenso, la vigilanza rivoluzionaria, un’economia ingannevole hanno trasformato in un gulag tropicale l’isola del Coccodrillo. Con Fidel Castro al potere dal 1959 (la dittatura più longeva della storia) che ora ha passato il timone al fratello Raul. Ma andare a Cuba significa anche non dover ad ogni costo soffrire. Lo stesso José Martì, l’eroe rivoluzionario che lottò per l’indipendenza dagli spagnoli diceva che ogni popolo che vive sotto una dittatura e non fa nulla per liberarsene vuol dire che se la merita. Perciò a Cuba non bisogna andare a caccia di filosofie (dove peraltro è stata abolita la facoltà), bisogna guardare con occhio incantato un paese fermo al 1950, dove le donne non sono emancipate economicamente e il matrimonio è l’unico riscatto, dove il salario è di un medico è di 15 euro al mese e la carne ne costa 12 al chilo e dove i sogni durano un solo giorno o il tempo di un mambo. Una cubana se vi ama è per sempre, se un cubano vi invita a cena vi offrirà il cibo migliore del mondo, l’amicizia più sincera e disinteressata, l’aragosta più fresca, il bagno nel mare più bello del mondo. E’ l’iperbole caraibica unita al nazionalismo, alla superficialità di un mondo che è chiuso in sé stesso ma felicemente aperto al viaggiatore che invece arriva arrabbiato, frustrato, incerto della sua vita e qualche volta triste. A Cuba si deve cambiare rumbo: <Quitarse la cara del capitalismo y reirse>, dicono i giovani jineteri della strada alle donne: <Togliersi la faccia del Capitalismo e sorridere>. Dimenticando sotto il cielo più azzurro del mondo angustie e problemi. Superficialità? Certo, non a caso una delle colonne sonore di Cuba è il Mambo. La comunicazione è superficiale e fisica, già che non c’è pubblicità, consumismo, né classi sociali diverse. Tutti sono uguali e turisti sono benvenuti. La musica è magnifica, il mare pulito e senza barche, il turista è un re a cui tutti prestano attenzioni di cui cercano l’amicizia e la benevolenza. Il colonialismo spagnolo ha lasciato città magnifiche come l’Habana, Trinidad, Santa Clara, Santiago de Cuba, che lo stile eclettico degli americani degli anni 30 ha reso ancora più interessante. Oggi decadente e buia, ma prive di insegne luminose e ancestrale. Ville Liberty, edifici Art-Decò sono passeggiate indimenticabili nei quartieri del Vedado, Playa o Miramar come a Santiago dove abbiamo passato un pomeriggio nella casa del Caribe. E se L’Habana Vieja si sdraia dietro l’ingresso del porto con le sue strade dai nomi drammatici: Calle Amargura, Tristeza, calle Mercadares, San José. Fondata da Diego Velasquez nel 1500, i patio interni con leggere balaustre e colorate mattonelle nascondo le ore meravigliose a non far nulla. La “perla del Caribe” o la “princesita del mar” come la chiamano i cubani, è una città magica, decadente, seduttrice la cui musica suona in ogni angolo. Plaza Vieja, Calle Obispo, Paseo de Martì, plaza de Armas dove arrivò anche il Che Guevara italiano: Giuseppe Garibaldi, con le sue idee Cuba Express solo per noi di Avventure nel Mondo Testo e foto di Marcella Smocovich 01 TACCUINO DI VIAGGIO | Cuba 02

solo per noi di Avventure nel Mondo · Avventure nel mondo 1 | 2013 - 87 Cuba TACCUINO DI VIAGGIO | Cuba I l viaggio è sempre un modo per aprire una porta di una realtà inesplorata

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Cuba

TACCUINO DI VIAGGIO | Cuba

Il viaggio è sempre un modo per aprire una porta di una

realtà inesplorata e sognata in cui entrare a poco a poco. E i viaggiatori di Avventure nel Mondo lo sanno bene, già che più che turisti sono viaggiatori. Cuba è una di quelle mete da non perdere. Dove oltre a stupirvi potete misurarvi con un modo diverso dalla cultura più diffusa del mondo: l’individualismo, il consumismo, il danaro. I viaggi organizzati da AnM percorrono tutta l’isola, attraversano città e villaggi, paesini e luoghi del mito. Tutta Cuba sul serio. Ma mostra anche la Natura incontaminata dal turismo di massa delle montagne e dei fiumi (nessun’altra agenzia lo fa, solo il turismo individuale arriva con il trekking al Pico Turquino, scala El Yunque o altre montagne). Tocca la gente e entra nel mondo unico della

cubanìa. Bisogna non avere soldi, un lavoro pagato 10 euro al mese, una tessera e un Leader che con suo fratello decidono tutto per scoprire che si può essere uomini innamorati della vita e visionari dell’amicizia. Ci siamo andati in 19 prima e in 7 poi con un Cuba Express e con un Cuba Soft. Magnifici.

Era la sera del 27 ottobre 1492 quando Colombo arrivò a Cayo Bariay nell’attuale provincia di Holguin, esclamando: “Es la isla mas hermosa que ojos humanos hayan visto”. Oggi non basta un giro di mambo per amarla, ma partire dal mambo è già una prova d’amore. E Cuba va amata, ad ogni costo. Anche se si tratta di calarsi per un momento, anche solo un momento nella realtà di un medico, di uno studente, di un operaio cubano di questo social surrealismo dei Castro.

Dove la simulazione del consenso, la vigilanza rivoluzionaria, un’economia ingannevole hanno trasformato in un gulag tropicale l’isola del Coccodrillo. Con Fidel Castro al potere dal 1959 (la dittatura più longeva della storia) che ora ha passato il timone al fratello Raul. Ma andare a Cuba significa anche non dover ad ogni costo soffrire. Lo stesso José Martì, l’eroe rivoluzionario che lottò per l’indipendenza dagli spagnoli diceva che ogni popolo che vive sotto una dittatura e non fa nulla per liberarsene vuol dire che se la merita. Perciò a Cuba non bisogna andare a caccia di filosofie (dove peraltro è stata abolita la facoltà), bisogna guardare con occhio incantato un paese fermo al 1950, dove le donne non sono emancipate economicamente e il matrimonio è l’unico riscatto, dove il salario è di un medico è di 15 euro al mese e la carne ne costa 12 al chilo e dove i sogni durano un solo giorno o il tempo di un mambo. Una cubana se vi ama è per sempre, se un cubano vi invita a cena vi offrirà il cibo migliore del mondo, l’amicizia più sincera e disinteressata, l’aragosta più fresca, il bagno nel mare più bello del mondo. E’ l’iperbole caraibica unita al nazionalismo, alla superficialità di un mondo che è chiuso in sé stesso ma felicemente aperto al viaggiatore che invece arriva arrabbiato, frustrato, incerto della sua vita e qualche volta triste. A Cuba si deve cambiare rumbo: <Quitarse la cara del capitalismo y reirse>, dicono i giovani jineteri della strada alle donne: <Togliersi la faccia del Capitalismo

e sorridere>. Dimenticando sotto il cielo più azzurro del mondo angustie e problemi. Superficialità? Certo, non a caso una delle colonne sonore di Cuba è il Mambo. La comunicazione è superficiale e fisica, già che non c’è pubblicità, consumismo, né classi sociali diverse. Tutti sono uguali e turisti sono benvenuti. La musica è magnifica, il mare pulito e senza barche, il turista è un re a cui tutti prestano attenzioni di cui cercano l’amicizia e la benevolenza. Il colonialismo spagnolo ha lasciato città magnifiche come l’Habana, Trinidad, Santa Clara, Santiago de Cuba, che lo stile eclettico degli americani degli anni 30 ha reso ancora più interessante. Oggi decadente e buia, ma prive di insegne luminose e ancestrale. Ville Liberty, edifici Art-Decò sono passeggiate indimenticabili nei quartieri del Vedado, Playa o Miramar come a Santiago dove abbiamo passato un pomeriggio nella casa del Caribe. E se L’Habana Vieja si sdraia dietro l’ingresso del porto con le sue strade dai nomi drammatici: Calle Amargura, Tristeza, calle Mercadares, San José. Fondata da Diego Velasquez nel 1500, i patio interni con leggere balaustre e colorate mattonelle nascondo le ore meravigliose a non far nulla. La “perla del Caribe” o la “princesita del mar” come la chiamano i cubani, è una città magica, decadente, seduttrice la cui musica suona in ogni angolo. Plaza Vieja, Calle Obispo, Paseo de Martì, plaza de Armas dove arrivò anche il Che Guevara italiano: Giuseppe Garibaldi, con le sue idee

Cuba Express solo per noi di Avventure nel Mondo

Testo e foto di Marcella Smocovich

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TACCUINO DI VIAGGIO | Cuba

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internazionaliste e rivoluzionarie di un’America Latina Unita. E così via per ogni città dell’isola: dalla francese Cienfugos alla bellissima Trinidad. Da Santa Clara tranquilla e operosa alla caotrica e senz’acqua Santiago fino alla sconosciuta Baracoa. Ovunque il clima è magnifico e praticamente non ci sono malattie endemiche e le mulatte “Hanno lo zucchero nei fianchi”. Ma le mulatte sono anche “dolci come lo zucchero e dure come la canna”, perciò non poche sorprese sono riservate al “colonialismo sessuale” che i nostri connazionali esercitano pensando di controllare

donne senza reddito né futuro. I cubani sono iperbolici, nazionalisti e allegri. Superficiali, intelligenti e convinti di poter incantare chiunque. E spesso gli riesce. Il problema che sono anche amorali e incapaci di costruire nel tempo sentimenti e progetti conoscendo solo una vita di delazioni, paure, umiliazioni e lotte per la sopravvivenza. Il 60% degli 11 milioni di abitanti ha meno di 50 anni ed ha conosciuto solo l’economia della tessera annonaria di sostentamento, non è abituato al lavoro, vive con i genitori per mancanza di case e divorzia in pochi giorni per “Rebeldia”, per ripudio come i mussulmani. Spesso

senza neanche dirlo al coniuge. L’aborto è un metodo anticoncezionale, unico paese senza Natale fino al 1998 oggi sta abbandonando il sincretismo religioso della Santeria e dei riti di Palo Monte e tornando al cattolicesimo e festeggia il Carnevale ad agosto. Ma a Cuba è sempre festa.

Cuba resta nel turista, nel militante di sinistra, nell’innamorato e nell’intellettuale e anche in chi non c’è mai stato, il luogo ideale di cui innamorarsi e sognare. I miei in verità si sono innamorati tra loro (due coppie si sposeranno) e i fotografi (coppie sposate da 30 anni) hanno ritrovato la leggerezza dell’amore antico. Meno ideale per il cubano che ci vive e tenta il tutto per tutto per scappar sene, avendo per ideale il libero consumo, l’arricchimento e la libertà di impresa, vietati per legge nel suo paese. Un’inversione di ideali che a Santa Clara ha raggiunto il paradosso di pellegrinaggi di cubani alla statua di papa Wojtyła (regalata dal cardinal Bertone alla diocesi) e di pellegrinaggi di turisti al vicino mausoleo di Che Guevara dove presumibilmente riposano le sue spoglie. Cubani da un santo cattolico e turisti da un’icona del socialismo caraibico. Bisogna amare quest’isola ricca di umanità, paesaggi, musica, cultura e sole. <…Naviga Cuba nella cartina come un gran coccodrillo verde con occhi di pietra…> scrive un poeta locale. Sono stata a Cuba oltre duecento volte, ma ogni volta che torno con i gruppi scopro qualcosa di cui stupirmi. Il mio consiglio è guardare negli occhi il coccodrillo, imparare a conoscerlo davanti ad uno spettacolo che in onda ogni sera, uno dei più acclamati del mondo: il tramonto del Malecòn de la Habana. Quando l’arancio del sole si tuffa nel mare dell’Atlantico e il sogno di Miami si avvicina. I cubani giovani sono lì, avidi di sguardi e di dialogo con i turisti, i giovani si baciano e se ascoltate bene da qualche parte suona un mambo, malinconicamente retrò. E’ il sogno cubano che conferma quello vi dico. Domandatelo ai viaggiatori di Avventure.

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