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SOMMARIO - Legacoop Lazio · Tuttavia, per l’impresa sociale i concetti di innovazione di prodotto e di processo assumono dei significati particolari. La prima, l’innovazione

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SOMMARIO

CONTESTO DI RIFERIMENTO .................................................................................................................................... 3

INNOVAZIONE SOCIALE E IMPRESA SOCIALE .............................................................................................................. 3

L’INNOVAZIONE COME PIATTAFORMA PER LO SVILUPPO DELL’IMPRESA SOCIALE ..................................................................... 5

LE METODOLOGIE ................................................................................................................................................ 9

L’APPROCCIO ALLA DEFINIZIONE DEI FABBISOGNI........................................................................................................ 9

GLI STRUMENTI PER REALIZZARE L’ANALISI ..............................................................................................................10

LE CRITICITA’ EMERSE: I FABBISOGNI COMUNI ..............................................................................................................11

LE CARATTERISTICHE GENERALI DELLE IMPRESE DEL CAMPIONE DI ANALISI .........................................................................11

ALCUNI DATI DIMENSIONALI DELLE IMPRESE - CAMPIONE ..............................................................................................11

I FABBISOGNI PER SUPPORTARE LO SVILUPPO – UNA VISIONE COMUNE .............................................................................12

LE CRITICITA’ EMERSE: I FABBISOGNI SPECIFICI ............................................................................................................16

L’ATTUALE POSIZIONAMENTO E LA SOSTENIBILITÀ DI UN PROGRAMMA/PROGETTO INNOVATIVO (IN) COMUNE...................................16

UNA PIATTAFORMA PER LO SVILUPPO DELLE COMPETENZE MANAGERIALI ...............................................................................20

LE CARATTERISTICHE DELLA PIATTAFORMA FORMATIVA ................................................................................................20

UNA POSSIBILE PROGETTAZIONE PER OBIETTIVI ........................................................................................................21

CONCLUSIONI ...................................................................................................................................................25

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CONTESTO DI RIFERIMENTO

INNOVAZIONE SOCIALE E IMPRESA SOCIALE Il concetto di innovazione riferito alle specificità assunte dall’impresa sociale può assumere diverse

declinazioni.

Considerando gli approcci più diffusi e consolidati a questa tematica, possono essere identificate

due distinte visioni di innovazione: una prima che assume un carattere soggettivo, riconducibile

alle caratteristiche stesse dell’impresa sociale; una seconda, che presenta, invece, un carattere

oggettivo e fa riferimento all’oggetto dell’innovazione, ossia agli output derivanti dal processo

innovativo.

Sotto il primo aspetto, si ritiene che l’introduzione e l’affermazione di un modello istituzionale

d’impresa come quello dell’impresa sociale rappresenti di per sé una forma di innovazione.

L’impresa sociale, infatti, costituisce la sintesi di approcci, di comportamenti e di funzioni che sono

state finora considerate contrastanti: «si tratta (…) di un’organizzazione privata ma con finalità di

“interesse collettivo”, non lucrativa ma con assetto imprenditoriale, orientata alla produzione di

beni e servizi a favore di utenti ben definiti ma che genera consistenti benefici (esternalità) a favore

di una molteplicità di soggetti, alcuni dei quali sono coinvolti nella gestione» (Venturi e Zandonai,

2009).

Secondo questa visione, l’innovazione è, pertanto, un fenomeno di institution building, di

costruzione di un nuovo modello d’impresa, alternativo alle tradizionali soluzioni del pubblico e del

mercato e capace di fornire in modo imprenditoriale, a differenza quindi delle altre organizzazioni

del terzo settore, soluzioni originali alle diverse problematiche sociali (Fazzi, 2012).

Sotto il secondo aspetto, l’innovazione assume, invece, una valenza operativa e si manifesta nella

capacità da parte dell’impresa sociale di sviluppare nuovi prodotti e/o nuovi processi. Questo

approccio, che rappresenta una delle tradizionali tassonomie dell’innovazione particolarmente

diffusa nel management, prevede un comportamento imprenditoriale finalizzato all’introduzione di

nuovi output (prodotti) o di nuove condotte (processi), finalizzate, generalmente, all’acquisizione di

specifici vantaggi competitivi.

Tuttavia, per l’impresa sociale i concetti di innovazione di prodotto e di processo assumono dei

significati particolari.

La prima, l’innovazione di prodotto, è generalmente riferita alla capacità di progettare e di gestire

nuovi servizi o di riorganizzare quelli preesistenti, in modo da soddisfare la domanda proveniente

dalle comunità locali (Borzaga, 2009). Attraverso la loro capacità di captare e di interpretare i

bisogni emergenti dai territori e di coordinare le risorse provenienti da una pluralità di attori

(pubblico, mercato e comunità), le imprese sociali sono in grado di procedere alla predisposizione

ed erogazione di nuovi servizi, assolvendo, in questo caso, anche una importante funzione

redistributiva (Venturi e Zandonai, 2009).

La seconda innovazione, quella di processo, presenta, invece una maggiore articolazione, potendo

assumere, nel caso dell’impresa sociale, una pluralità di contenuti. In primo luogo, innovare i

processi può significare introdurre pratiche gestionali finalizzate all’aumento del livello di efficienza

interna. È questo il caso in cui le imprese sociali, mutuando soprattutto dall’esperienza delle

imprese for profit, decidono di utilizzare approcci di tipo manageriale per il controllo dei costi, la

gestione delle commesse e l’efficiente allocazione interna delle risorse aziendali. In secondo luogo,

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l’innovazione di processo viene ricondotta all’adozione di uno specifico assetto di governance,

ovvero alla capacità dell’impresa sociale di coinvolgere nella gestione interna una pluralità di

portatori di interesse, secondo un approccio multistakeholder (Borzaga, 2009).

È questa, probabilmente, la visione più diffusa dell’innovazione di processo nell’impresa sociale,

quella che segna, più di qualsiasi altra, la diversità di questa impresa rispetto a quelle di “natura

commerciale”, evidenziando la sua orizzontalità e la partecipazione di interlocutori diversi ai

processi decisionali interni. Infine, l’innovazione di processo può essere considerata ad un livello

inter-organizzativo ed è riconducibile alla capacità delle imprese sociali di stabilire accordi e di

costruire reti con soggetti esterni, di natura sia pubblica che privata (altre imprese sociali o imprese

for profit), per la realizzazione di progetti e di iniziative complesse.

È questo, ad esempio, il caso della produzione di nuovi beni e di nuovi servizi in settori ritenuti

innovativi (la sanità leggera, le fonti energetiche rinnovabili, il turismo o l’agricoltura sociale) in cui

le imprese sociali riescono, attraverso la stipulazione di partnership, ad attivare nuove dinamiche di

sviluppo economico locale (Picciotti, 2013).

Alla luce di queste considerazioni preliminari, è possibile quindi affermare che l’impresa sociale è

un soggetto economico in grado di “fare innovazione”. Diviene allora importante comprendere in

che modo si manifesta questa propensione all’innovazione, ossia individuare quali sono i percorsi

che le imprese sociali possono ed hanno effettivamente intrapreso per la progettazione e lo

sviluppo di servizi innovativi.

Le traiettorie di innovazione delle imprese sociali possono essere descritte a partire dall’analisi dei

comportamenti assunti dalle cooperative sociali che rappresentano l’espressione più diffusa di

impresa sociale nel panorama nazionale (Venturi e Zandonai, 2012; Mori, 2008). Su questo tema,

uno dei principali contributi scientifici è rappresentato dall’indagine condotta da Fazzi (2012) che,

sulla base dell’approccio metodologico proposto da Osborne et al. (2008) e dell’analisi di un

campione rappresentativo costituito da 400 imprese localizzate nelle diverse regioni italiane,

identifica la diversa capacità innovativa e le differenti forme di innovazione generate dalle

cooperative sociali. In particolare, i comportamenti innovativi delle cooperative sociali vengono

ricondotti a quattro distinte tipologie.

La prima viene definita innovazione incrementale e, come emerge dal termine stesso, consiste

nell’introduzione di miglioramenti dei servizi preesistenti. In questo caso, non vi sono modifiche nei

tipi di utenti o nella composizione dei mercati geografici ma vengono sviluppate nuove pratiche e

nuovi processi di lavoro per incrementare sia il livello di efficienza, sia, soprattutto, quello di

efficacia, in un’ottica, quindi, di innalzamento del livello qualitativo dei servizi tradizionalmente

erogati.

La seconda tipologia è l’innovazione espansiva ed è costituita da un ampliamento della scala delle

attività svolte dall’impresa. Tale estensione può essere intesa e manifestarsi in termini di mercati

geografici, con l’ingresso in contesti territoriali in precedenza non presidiati, oppure in termini di

utenti, con un aumento della numerosità complessiva dei destinatari dei servizi.

La terza innovazione, è quella evolutiva e rappresenta l’espressione di un cambiamento più

radicale rispetto alle categorie precedenti. In questo caso, infatti, anche se gli utenti dei servizi e

l’ambito territoriale di riferimento restano invariati, vengono introdotti nuovi servizi e/o nuove

modalità di erogazione degli stessi.

Si manifesta, pertanto, una dinamica di co-evoluzione tra la domanda, che continua ad essere

espressione delle tradizionali categorie di utenti ma che manifesta nuovi bisogni, e il

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comportamento dell’impresa che, sulla base delle competenze professionali e della capacità di

leggere e di interpretare queste nuove esigenze, adegua la propria offerta di servizi.

In termini di management, questa condotta innovativa si configura come una strategia di

diversificazione correlata dal lato della domanda: lo sviluppo di nuovi servizi avviene, da un lato, in

funzione e sulla base dell’evoluzione dei bisogni sociali preesistenti e, dall’altro lato, sulla capacità

e sulle competenze detenute dall’impresa che permettono di captare simili cambiamenti, di

delineare delle traiettorie di sviluppo dei bisogni e di organizzare un nuovo e più appropriato

sistema di offerta.

L’ultima tipologia è l’innovazione totale che si riferisce anch’essa all’introduzione di nuovi servizi

e/o di nuove modalità organizzative del processo di erogazione. Tuttavia, tali servizi, a differenza

delle esperienze precedenti, vengono sviluppati considerando nuove categorie di bisogni,

coinvolgendo nuove tipologie di utenti/beneficiari ed esplorando nuovi contesti settoriali.

L’innovazione totale determina, quindi, un ampliamento delle attività delle cooperative sociali che

sono indirizzate verso persone che presentano problematiche emergenti e non istituzionalizzate,

non previste e definite dai diversi provvedimenti legislativi ma che sono determinate e derivano,

invece, dagli attuali cambiamenti della società.

È per questo motivo che attraverso l’innovazione totale le cooperative sociali non solo modificano i

loro assetti strategici ed organizzativi ma recuperano anche il loro originario ruolo di innovatori,

promuovendo una nuova e significativa trasformazione del tradizionale sistema di welfare.

L’INNOVAZIONE COME PIATTAFORMA PER LO SVILUPPO DELL’IMPRESA SOCIALE Per innovazione sociale si intendono nuove idee (prodotti, servizi, modelli) che vogliono soddisfare

dei bisogni sociali in modo più efficace delle soluzioni esistenti e contemporaneamente

contribuiscono a creare nuove relazioni e nuove collaborazioni. L’obiettivo è quello di ottimizzare

l’uso delle risorse al fine di ottenere un risultato sociale che migliora la situazione di partenza

generando valore per la collettività.

L’offerta di prodotti e servizi in grado di soddisfare i bisogni sociali non è più garantita né dal

mercato né dalle amministrazioni pubbliche. Infatti si assiste a forma di disagio sociale e di povertà

(cd. “nuovi bisogni”) che derivano dall’aumento della precarietà delle condizioni di lavoro,

l’incremento della disoccupazione giovanile, i cambiamenti di natura demografica dovuti al

progressivo invecchiamento della popolazione, l’aumento dei flussi di immigrazione, la modifica

della tradizionale struttura dei nuclei familiari, il degrado delle condizioni infrastrutturali di intere

comunità territoriali, l’abbandono di spazi pubblici da parte delle amministrazioni locali. Tutti questi

elementi, considerati nel loro insieme, stanno portando ad un deterioramento delle relazioni sociali

a cui i tradizionali sistemi ed approcci di welfare non riescono a fornire risposte efficaci.

Questo vuoto apre il campo alle risorse e alle energie del privato sociale, alle idee imprenditoriali,

che possono individuare nuove modalità per soddisfare nuovi e vecchi bisogni, per ottimizzare

l’utilizzo delle risorse (umane e naturali) e in generale per garantire un miglioramento sociale.

In particolare l’innovazione sociale non è solo un’idea, ma può rappresentare una pratica

innovativa, l’applicazione efficace e sostenibile di una nuova idea di prodotto, servizio, modello.

La capacità di essere efficace si riferisce all’uso ottimale di risorse per il conseguimento di un

risultato sociale che crea valore.

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La sostenibilità riguarda una componente essenziale e tipica dell’innovazione sociale che la

distingue dalle pratiche tradizionali di assistenza e promozione sociale, ovvero la capacità di “stare

sul mercato” e di finanziarsi grazie a dei ricavi generati dall’attività stessa o alla capacità di chi la

promuove di dedicarvi impegno e lavoro. Un elemento che rimanda alla dimensione imprenditoriale

dell’innovazione quale possibile esito per l’implementazione e attuazione di una nuova idea.

Nel Lazio la stessa Camera di Commercio di Roma nel suo Programma Pluriennale 2016-2020 a

proposito dell’impresa sociale sottolinea che questa rappresenta “…una risorsa ineludibile in alcuni

settori chiave del welfare, un interlocutore importante soprattutto per la Pubblica Amministrazione.

E’ necessario, però, lavorare per allargare il campo d’azione delle imprese sociali nella

consapevolezza dello straordinario potenziale di crescita e occupazione insito nel settore – 10,1

miliardi di euro annui il giro d’affari stimato – il cui sviluppo potrebbe contrastare la crisi economica

attuale”.

Le cooperative sociali del Lazio insieme ad altri Enti del terzo settore hanno avviato nel 2019 un

percorso di collaborazione per affrontare in modo più strutturato le tematiche prima indicate,

favorire la progressiva creazione di nuovi modelli di riferimento volti sempre più a creare utili

sinergie tra i diversi soggetti coinvolti, collaborazione e che ha già generato dei primi partenariati

su progetti e appalti relativamente a: beni comuni, beni confiscati, economia circolare, welfare di

comunità, welfare generativo, WBO, progetti in campo culturale e interventi di inclusione e

integrazione socio lavorativa.

La Legacoop Lazio ha ritenuto opportuno agire attraverso l’attivazione di un progetto di

promozione dell’impresa sociale per sostenere, anche sulla base di buone pratiche già realizzate

in altri territori, lo sviluppo di progetti di innovazione sociale nel territorio del Lazio; in particolare

promuovere la nascita di nuove cooperative e l’innovazione di modelli di business di cooperative

esistenti negli ambiti dell’’innovazione sociale tenendo conto delle peculiarità e delle opportunità

del territorio e delle condizioni socio-economiche.

Al fine del raggiungimento di questi obiettivi ha avviato attività di animazione territoriale per far

conoscere il tema dell’innovazione sociale e le opportunità ad essa collegate e dall’altro assistere

gli aspiranti cooperatori nella fase di costituzione di un’impresa cooperativa e le cooperative

esistenti, ad innovare il proprio modello di business per rispondere alle sfide e alle opportunità che

il nuovo contesto sociale determina.

Questo contesto rappresenta il principale “fattore generativo” che ha stimolato la

realizzazione di un quaderno tematico a supporto delle strategie di sviluppo delle imprese

sociali promosse e assistite dalla Legacoop Lazio.

Una produzione tematica che mette al centro alcuni degli asset considerati prioritari per introdurre

e sviluppare strategie innovative nell’ambito della impresa sociale. Un supporto alle strategie di

sviluppo delle Imprese Sociali impegnate in politiche di diversificazione e di quelle in start up, nella

fase di definizione e di dimensionamento delle loro politiche di mercato.

Asset che considerando il profilo sociale, le caratteristiche territoriali e le piste di sviluppo

(sostenute anche dalle politiche pubbliche) nel Lazio i possibili “terreni” su cui far crescere

l’impresa sociale:

- La gestione integrata dei beni confiscati alle mafie e dei beni comuni.

- Il welfare aziendale e l’offerta privata di servizi alla persona, alle comunità, alle famiglie.

- Il “dopo di noi” con un modello di approccio multi - dimensionale ai bisogni.

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- L’integrazione tra gestione sociale e gestione sanitaria in un’unica offerta.

- L’offerta di servizi connessi a “filiere integrate”: sociali/culturali/turistiche/agricole/

formative/di inclusione lavorativa, aderenti ai territori di riferimento.

- Alloggi sociali e housing.

Tutti questi ambiti hanno in comune uno più dei fattori considerati caratteristici dei processi

innovativi, ovvero:

1. capacità di anticipare i bisogni futuri di determinate categorie di utenti e di offrire nuovi

servizi, anche in termini di proposta/collaborazione alle amministrazioni pubbliche locali;

2. allo stesso modo, capacità di identificare nuovi bisogni emergenti e non istituzionalizzati

(ossia non riconducibili a quelli previsti e definiti dai diversi provvedimenti legislativi), derivanti

dagli attuali cambiamenti della società, e conseguente capacità di organizzare nuovi e più

adeguati sistemi di risposta e di offerta;

3. capacità di permettere l’entrata e l’operatività delle imprese sociali in nuovi settori di

intervento (turismo sociale, agricoltura sociale, riqualificazione urbana, fonti energetiche

rinnovabili, ecc.), spesso distanti da quelli in cui tradizionalmente opera;

4. capacità di costruire relazioni organizzative con soggetti di diversa natura (pubblico, privato,

profit, nonprofit), aventi anche competenze professionali diverse, e finalizzate all’erogazione di

nuovi servizi o alla realizzazione di nuove attività imprenditoriali;

5. capacità di sviluppare o di accrescere l’orientamento al mercato e di superare i tradizionali

schemi di affidamento e di erogazione dei servizi;

6. capacità di generare un coinvolgimento attivo, (da intendersi non solo come partecipazione

formale ma come realizzazione di attività effettive, come contributo diretto nell’attuazione

dell’iniziativa progettuale) di segmenti significativi o di intere comunità locali;

7. capacità di generare effetti positivi in termini economici e sociali (esternalità positive) nei

confronti di altri soggetti presenti sul territorio, innescando, in questo modo, vere e proprie

dinamiche di sviluppo locale;

8. capacità di rendere effettive condizioni di equità e di giustizia sociale.

Con questo primo quaderno il tema trattato è quello della rigenerazione dei beni pubblici non

utilizzati e dei beni confiscati alla criminalità organizzata nel Lazio.

Un’area di intervento e di sviluppo che può determinare condizioni di crescita e forte impatto

sull’economia sociale del territorio. Una delle principali piste su cui gli ETS del Lazio hanno

avviato una riflessione comune. Supportati anche dall’attenzione al tema da parte dei decisori

pubblici1.

Negli ultimi anni, il tema dei beni confiscati sta diventando un punto centrale e pregnante

nell'interesse della comunità, soprattutto alla luce degli interventi legislativi che hanno definito gli

aspetti peculiari di questa materia. Tali beni costituiscono, ormai, una quota notevole dell'economia

italiana e del sistema produttivo del Paese. In tale contesto, l'impresa sociale ha un ruolo

determinante nella fase di destinazione, in quanto, mediante il suo assetto di governance flessibile,

1 che ha portato alla firma di un protocollo di intesa tra La Regione Lazio e Confcooperative Lazio, Legacoop Lazio, Agci

Lazio, Forum Terzo Settore Lazio, Associazione Libera e CFI – Cooperazione Finanza Impresa. Uno strumento per rafforzare la percezione dell’equità e la fiducia nelle istituzioni con evidenti ricadute positive in termini di sicurezza, legalità e di sviluppo sociale ed economico.

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consente di riutilizzare per fini sociali i beni confiscati, ridistribuendoli alla comunità e

incrementando così la creazione di capitale sociale. Il riutilizzo dei beni, e quindi, la restituzione

alla collettività risulta l'unica strada efficace e percorribile nell'ottica della riallocazione del capitale

sociale.

Questo Rapporto, dunque, si innesta su una progettualità già avviata e contribuisce ad essa

realizzando una analisi dei fabbisogni di competenze che il management dell’impresa sociale deve

possedere per poter introdurre e governare l’innovazione.

Il rapporto, tecnicamente, è stato realizzato attraverso una indagine diretta su un campione di

imprese sociali del Lazio, associate e/o che collaborano con il sistema cooperativo di Legacoop

Lazio. Un aggregato composto da Cooperative sociali A, B e Integrate, Associazioni di promozione

sociale e un Consorzio di cooperative sociali. Organizzazioni del terzo settore impegnate a

ricercare un terreno comune di collaborazione, di proporsi in modo unitario, “visibile” ed

“identificabile” sui territori di riferimento, potenziando le proprie competenze.

Un aggregato che intente misurarsi con l’innovazione e con le competenze per affermare:

- un modello di governance e un sistema gestionale innovativo dei beni comuni;

- una maggiore capacità di leggere e anticipare tendenze e bisogni e agire per volgere i

problemi del proprio contesto in opportunità;

- una ricombinazione creativa delle risorse sociali e imprenditoriali presenti sul territorio, tale

da sviluppare un approccio di filiera alla rigenerazione dei beni e una ricomposizione dei servizi

che possono essere “veicolati” tramite questi;

- una visione dello sviluppo “integrato” in termini di: risorse economiche e finanziarie,

tecnologie e capitale umano.

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LE METODOLOGIE

L’APPROCCIO ALLA DEFINIZIONE DEI FABBISOGNI L’analisi dei fabbisogni, per definire e circoscrivere l’ambito della ricerca sulle competenze

necessarie operare in modo innovativo sui beni confiscati e i beni comuni, ha pre definito alcune

“determinazioni” che hanno individuato e dimensionato il campione della ricerca.

1. La prima determinazione riguarda la presenza fra gli obiettivi strategici degli ETS individuati

come “interlocutori” di programmi e/o piani di intervento sulla rigenerazione dei beni pubblici

non utilizzati e dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Una strategia, che dall’analisi dei

documenti aziendali viene considerata come una opportunità per sviluppare una nuova “area di

mercato”, conformata diversamente da quelle attuali e per generare nuovi servizi, per effetto

dall’integrazione e dall’innovazione, distintivamente diversi da quelli che le singole

Organizzazioni oggi offrono.

2. La seconda determinazione è stata la presenza nelle organizzazioni non cooperative di un

percorso di riconoscimento di impresa sociale, secondo i profili giuridici e organizzativi previsti

dalla riforma del terzo settore.

3. La terza discriminate è stato il dimensionamento organizzativo, che ha considerato sia PMI

che imprese cooperative e organizzazioni di dimensioni importanti.

A questo campione è stato sottoposto una “ipotesi di lavoro” su cui ragionare e determinare la sua

sostenibilità in termini professionali. L’ipotesi era la costruzione di una filiera di servizi ed Enti in

rete, capace di corrispondere ad una proposta di presa in carico dei beni comuni in modo

integrato2, su cui sviluppare un intervento sulla base di un piano co – progettato che coinvolga più

beni, di varie tipologie e localizzati in territori diversi, più strutture e più servizi, per un obiettivo

comune e condiviso con le comunità locali.

In altri termini per evidenziare bisogni e obiettivi operativi si è, preventivamente, condivisa in un

focus una rappresentazione dell’approccio integrato e di “filiera” al tema della rigenerazione.

Al focus promosso da Speha Fresia hanno partecipato oltre agli ETS selezionati per la ricerca

anche rappresentati di CFI e della Legacoop Sociale. Partendo da questa visione strategica e

operativa le attività di rilevazione dei fabbisogni hanno agito per:

- Rappresentare un quadro di insieme dei fabbisogni in termini di macro - azioni necessarie

per sviluppare una modello comune di programmazione/organizzazione e gestione di un

servizio in filiera.

- Rappresentare le singole organizzazioni attraverso il loro posizionamento e le strategie di

sviluppo, in modo da “personalizzare” le necessità definendo, in tal senso bisogni specifici in un

quadro generale di intervento integrato.

- Correlare tali rappresentazioni con le necessità di sviluppo delle risorse umane, avendo

individuato l’impatto che si vuole generare sulle organizzazioni di riferimento.

2 Rivedere le modalità con le quali i beni comuni vengono ri – assegnati per il loro riutilizzo sociale. La disponibilità

pubblica del bene (perché presente storicamente nel proprio patrimonio o perché inclusa per assegnazione di un bene confiscato) non sempre comporta valorizzazione. Spesso i beni rimangono a lungo inutilizzati per varie ragioni o sono assegnati in comodato a soggetti non in grado di sfruttarne al meglio le potenzialità. Questo è dovuto anche ad un meccanismo “one to one”, Il tema della valorizzazione dei beni comuni è spesso relegato in una dimensione “micro-localistica” e “iper-frammentata”, che “premia” la buona volontà si un singolo soggetto a prendersi in carico il bene.

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- Individuare gli ambiti formativi, il loro dimensionamento, la corrispondenza con le criticità

emerse e con le prospettivo di sviluppo richieste da un piano integrato fra imprese sociali.

GLI STRUMENTI PER REALIZZARE L’ANALISI Come già precedentemente accennato, l’analisi dei fabbisogni ha operato su una comunicazione

già attiva fra le Organizzazioni coinvolte nella ricerca. Questo ha permesso in fase di start up

dell’analisi l’acquisizione di documenti e risultati già generati dalle collaborazioni in essere. Tali

informazioni hanno rappresentato una base di dati su cui agire per innescare il processo di analisi.

Metodologicamente l’analisi dei fabbisogni è stata realizzata attraverso sessioni di lavoro

condiviso. Le sessioni di lavoro sono state supportate da:

- Schede di raccolta dati per definire il posizionamento organizzativo degli ETS e loro

contesto di sviluppo.

- Schede di lavoro per condividere i risultati delle informazioni raccolte

- Schede di lavoro per visualizzare connessioni e correlazioni.

Nel primo caso si è trattato di una scheda – guida di raccolta informazioni che tutte le beneficiarie

hanno redatto. La scheda conteneva informazioni utili per meglio comprendere:

- Le fasi di sviluppo e l’attuale posizionamento

- La composizione dell’offerta di servizi e prodotti e la loro ampiezza territoriale

- La dimensione organizzativa e quella professionale

- I cambiamenti organizzativi

- Contesto e condizioni di sviluppo, impatto del cambiamento auspicato.

Nel secondo caso la scheda di lavoro è stata organizzata dagli operatori di Speha Fresia per

“aiutare” e “sollecitare” durante le sessioni di lavoro, l’individuazione dei fabbisogni convergenti, in

ragione della natura delle criticità emerse.

Nel terzo caso le schede di lavoro, sono state essenzialmente schede di out put delle sessioni

partecipate, utili a razionalizzare le convergenze sui temi trattati.

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LE CRITICITA’ EMERSE: I FABBISOGNI COMUNI

LE CARATTERISTICHE GENERALI DELLE IMPRESE DEL CAMPIONE DI ANALISI L’analisi è stata realizzata su un campione di 28 Enti del Terzo Settore del Lazio. Hanno una

dimensione che le configura come soggetti operativi di welfare locale e fortemente integrate con le

comunità di riferimento. Comunità composte da aree cittadine periferiche, aree metropolitane

estese, aree urbane decentrate e/o interne, piccole comuni.

Svolgono le loro funzioni e attività in diversi ambiti del welfare locale: servizi sociali rivolti a più

categorie di utenti, servizi socio assistenziali, servizi educativi e di inclusione lavorativa, attività di

promozione della cittadinanza e dei diritti fondamentali, agricoltura sociale, programmi di

educazione scientifica e culturale, inclusione socio - lavorativa nell’ambito dei beni culturali e

ambientali, promozione della cooperazione sociale e della responsabilità sociale, servizio civile,

supporto allo sviluppo delle competenze degli operatori del sociale, attività di general contractig.

Sono imprese che hanno, in molti casi, già avuto esperienze di co – progettazione e collaborazione

nella partecipazione a gare e avvisi pubblici.

Presentano una struttura professionale molto specialistica e composta da livelli di istruzione medio

- alti. Le principali funzioni manageriali, di direzione e coordinamento sono ricoperte da profili

professionali e percorsi di studio più vicini al presidio del servizio/i che alla gestione

imprenditoriale. Complessivamente impegnano in modo diretto tra soci, soci - lavoratori e

dipendenti non soci circa 1200 persone. Sviluppano un fatturato per servizi di circa 40 ML/Euro

(che include anche un fatturato per attività di general contractig pari a 20 ML/Euro).

ALCUNI DATI DIMENSIONALI DELLE IMPRESE - CAMPIONE

CARATTERISTICHE

BASE

OCCUPAZIONALE

Uomini Donne

GENERE 34% 66%

CARATTERISTICHE BASE OCCUPAZIONALE

INQUADRAMENTO

%

inquadramento

Su Totale

Impiegati direttivi 18,1%

Impiegati amministrativi e tecnici 30,4%

Operai qualificati 24,6%

Operai generici 5,07%

Quadri 9,4%

Dirigenti 3,6%

Altro Personale Generico 9,4%

Totale 100%

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CARATTERISTICHE BASE OCCUPAZIONALE

FASCE DI ETÀ

%

Su Totale

Under 30 7,2%

Da 30 a 40 35,5%

Da 41 a 50 32,6

Over 50 24,6%

TOTALE 100%

CARATTERISTICHE BASE OCCUPAZIONALE

TITOLO DI STUDIO

%

titolo

Su Totale

Dottorato di Ricerca 5,8%

Master Post Laurea 3,6%

Qualifica Professionale 2,9%

Laurea 4/5 anni 47,8%

Laurea triennale 13,7%

Diploma media superiore 25,3%

Terza Media 0,72%

TOTALE 100%

I FABBISOGNI PER SUPPORTARE LO SVILUPPO – UNA VISIONE COMUNE I fabbisogni comuni, nella nostra visione, sono i fabbisogni del sistema imprenditoriale nel suo

complesso, che emergono in ragione di un obiettivo di sviluppo pre - definito e concordato.

Fattori che richiedono alle componenti di questo sistema imprenditoriale di agire per il loro

dimensionamento considerando le necessità di adeguamento all’innovazione e allo sviluppo delle

componenti interne strutturali e organizzative.

L’ipotesi è la costruzione di una filiera di servizi innovativi (per composizione, modalità di

erogazione e offerta) attivati e organizzati da Cooperative e Enti in Rete per corrispondere

ad una proposta di presa in carico dei beni pubblici inutilizzati e dei beni confiscati in modo

integrato. Con l’obiettivo di sviluppare un intervento di ampio respiro, che consenta, sulla

base di piani co – progettati, di coinvolgere più beni, di varie tipologie e localizzati in

territori diversi, piano condiviso con le comunità locali e le politiche di welfare locale.

I fabbisogni in questo contesto sono generati dalla “visione” comune e condivisa che si ha

dell’ipotesi strategica, delle “macro condizioni di fattibilità” e delle componenti interne ed esterne

che ne qualificano i vincoli e le opportunità .

Il lavoro con il gruppo campione ha definito prioritariamente una esatta condivisione di questo

processo e delle macro condizioni di fattibilità.

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13

Analisi dei bisogni locali

Consultazione delle comunità e definizione di un piano

di priorità sociali da soddisfare con i beni

comuni/confiscati.

Analisi delle caratteristiche

dei beni e della loro effettiva

utilizzazione

Individuazione e superamento dei vincoli ad una loro

effettiva fruizione. Co - progettazione del bene sotto

l’aspetto logistico in ragione delle scelte di destinazione

sociale integrata e complementare (settoriale,

territoriale, di filiera).

Partenariato e start up

dell’iniziative

Individuazione e co – progettazione dei contenuti sociali

da inserire nel singolo bene e rappresentazione del

processo sociale attivato e definito dalla connessione

fra più beni presi in carico.

Accesso ai fondi per la

gestione e valorizzazione

delle iniziative

Progettualità efficace. Attivazione di procedure per

accesso Fondi dedicati e meccanismi di

patrimonializzazione materiale e immateriale,

misurandone la sostenibilità in termini di rete e non di

singolo Ente. Attrazione di investimenti ad impatto

sociale e nuovi strumenti di finanza etica.

Attivazione e gestione servizi

Risposta integrata ai bisogni

delle comunità

Programmazione, in un'ottica di innovazione sociale del

welfare territoriale, finalizzata alla ricomposizione del

sistema complessivo di offerta. Valorizzazione

dell'integrazione di risorse di differente natura.

Nuove tecnologie applicate ai servizi e ai processi.

Effetti generati

sulle Organizzazioni, sulle

Comunità, sugli “Investitori”.

Misurazione del social impact, valutazione impatto sul

benessere delle comunità, responsabilità sociale di

impresa, ritorno economico e valorizzazione del

capitale umano.

Sussistono in questa “rappresentazione delle condizioni di fattibilità” alcuni fattori caratterizzanti,

che definiscono la “natura” dei fabbisogni.

- Il ruolo centrale, per dimensionare e qualificare l’offerta, che svolgono le comunità locali,

come effettivi “decisori”.

- Il conseguente ruolo che viene dato ai decisori pubblici di determinazione delle condizioni

di contesto e parte attiva di una co – progettazione.

- La strategicità di agire non solo nella gestione di “uno spazio” ma anche nella sua

preventiva strutturazione, come fase della co – progettazione.

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- La necessità conseguenziale di confrontarsi con nuove “criticità” originate, non dalla

capacità di retribuire il lavoro e sostenere i costi di “gestione”, ma dalle politiche di

investimento a medio – lungo termine.

- La ricerca di condizioni di sostenibilità nella rete.

- La necessità/capacità di attrarre investitori sociali e accedere alla finanza etica.

- Il ruolo delle nuove tecnologie per innovare i processi.

- La misurazione di impatto, come indicatore del benessere, del ruolo sociale, ma anche

dei risultati economici del sistema aggregato.

Ognuna delle fasi del processo di sviluppo di una impresa sociale in rete per la gestione dei beni

comuni richiede nella sua fattibilità di identificare quali sono le condizioni/capacità del sistema di

far fronte agli obiettivi che conformano i fattori caratterizzanti le diverse fasi.

Il secondo risultato del lavoro con il gruppo – campione è stato definire e circoscrivere le capacità

che vengono richiesta al sistema imprenditoriale per governare le fasi di questo processo di lavoro.

FASI FATTORI CARATTERIZZANTI CAPACITA’ DEL SISTEMA

Analisi dei bisogni locali

Consultazione delle comunità e

definizione di un piano di priorità

sociali da soddisfare con i beni

pubblici/confiscati.

Analizzare e mappare i bisogni complessi di

uno territorio. Centratura sui bisogni

emergenti.

Leggere i contesti di riferimento in termini di

punti di forza – punti di debolezza, vincoli ed

opportunità.

Analisi delle

caratteristiche dei beni e

della loro effettiva

utilizzazione

Individuazione e superamento dei

vincoli ad una loro effettiva

fruizione. Co - progettazione del

bene sotto l’aspetto logistico in

ragione delle scelte di destinazione

sociale integrata e complementare

(settoriale, territoriale, di filiera).

Uso di networks ramificati per sostenere e

gestire le relazioni, aiutati da ogni forma

possibile di comunicazione.

Intervenire nella co – progettazione tecnica

e ambientale

Partenariato e start up

dell’iniziative

Individuazione e co – progettazione

dei contenuti sociali da inserire nel

bene, il cui fine è stato già pre -

individuato.

Co – progettare i sevizi e la filiera

Misurare preventivamente la sostenibilità

Comporre l’offerta integrata

Coinvolgere le comunità nella governance

del bene.

Accesso ai fondi per la

gestione e

valorizzazione delle

iniziative

Progettualità efficace. Attivazione di

procedure per accesso Fondi

dedicati e meccanismi di

patrimonializzazione materiale e

immateriale, misurandone la

sostenibilità in termini di rete e non

di singolo Ente. Attrazione di

investimenti ad impatto sociale e

nuovi strumenti di finanza etica.

Strutturare un piano finanziario e

patrimoniale.

Accedere alla finanza pubblica agevolata e

alla finanza inclusiva.

Agire con azioni di attrazione di investimenti

sociali e determinare le condizioni interne

(efficacia) ed esterne (funzione e impatto

sociale dell’investimento) che ne consentano

l’attrattività.

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15

Attivazione e gestione

servizi

Risposta integrata ai

bisogni delle comunità

Programmazione, in un'ottica di

innovazione sociale del welfare

territoriale, finalizzata alla

ricomposizione del sistema

complessivo di offerta.

Valorizzazione dell'integrazione di

risorse di differente natura.

Nuove tecnologie applicate ai

servizi e ai processi.

Elaborare un piano operativo per

implementare e gestire in modo integrato: i

servizi le risorse materiali e immateriali, le

relazioni e i networks.

Introdurre nuove tecnologie nel processo di

gestione per “alzare” la qualità.

Effetti generati

sulle Organizzazioni,

sulle comunità, sugli

“investitori”.

Misurazione del social impact,

valutazione impatto sul benessere

delle comunità, responsabilità

sociale di impresa, ritorno

economico e valorizzazione del

capitale umano.

Valutare gli impatti.

Verificare risultati.

Strutturare un sistema di monitoraggio e

valutazione per controllare gli indicatori di

riferimento degli investitori sociali.

Questa rappresentazione contiene (o più precisamente è il frutto) una segmentazione della visione

che le “nostre” imprese hanno dell’innovazione e ove ritengono che questa sviluppi il maggior

impatto.

• 1/3 di esse ha dichiarato che il focus per lo sviluppo di percorsi di innovazione è

principalmente quello interno, tant’è vero che vedono nei propri dipendenti (75 %) le figure

“privilegiate” con cui progettare in termini di innovazione.

• Tuttavia, una percentuale rilevante (80 %) ha indicato nel rapporto con soggetti esterni

(clienti, fornitori, università, ecc.) la leva per lo sviluppo di processi di innovazione.

• Infatti, qualora questo si verifichi, la dimensione relazionale con altre imprese è per il 60%

del campione l’asset strategico per lo sviluppo di progetti di innovazione a dimostrazione di

quanto non possa esistere innovazione aperta senza un tessuto di relazioni con il proprio

territorio/ecosistema di riferimento.

Reinterpretare tutto ciò in termini di fabbisogno ciò evidenzia una necessità “trasversale” di

diffusione della cultura dell’innovazione, e dell’ “Open Innovation”. Un cambio di paradigma nella

cultura aziendale che richiede che le organizzazioni implementino nuove modalità di innovare

attraverso processi che vanno oltre i propri confini attraverso lo scambio aperto di competenze

con l’ecosistema di riferimento, all’interno di un’azione combinata tra i soggetti partecipanti. Ciò

permette alle imprese di “aprirsi” verso l’esterno e

sviluppare relazioni con diverse tipologie di stakeholder finalizzate ad innovare le proprie attività

che parta da un nuovo modo di concepire il modello di sviluppo.

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LE CRITICITA’ EMERSE: I FABBISOGNI SPECIFICI

L’ATTUALE POSIZIONAMENTO E LA SOSTENIBILITÀ DI UN PROGRAMMA/PROGETTO

INNOVATIVO (IN) COMUNE Per l’individuazione dei fabbisogni competenziali specifici si è utilizzato un set di strumenti di

rilevazione diretti e indiretti. Una fase dell’analisi necessaria per verificare il grado di impatto di un

programma innovativo sui singoli sistemi organizzativi e per “personalizzare” eventuali interventi di

sviluppo delle competenze in ragione delle dimensioni e delle caratteristiche distintive” del

fabbisogno.

1. Alle imprese del campione è stato chiesto di rappresentare la propria organizzazione

attraverso la compilazione di un questionario “aperto”. In cui i quesiti posti imponvano una

riflessione sull’attuale posizionamento di mercato, sulle dimensioni organizzative e sul

contesto di sviluppo. L’Identificazione di questi elementi ha permesso di avere indirettamente

indicazioni su: la dinamicità dell’impresa, il livello di posizionamento strategico, le potenzialità

evolutive dell’impresa, il sistema e il valore sociale delle relazioni.

2. Successivamente si è proceduto ad una analisi degli organigramma cercando di coglierne il

complessivo funzionamento. Rilevando l’esistenza o meno di: organizzazione per divisioni,

organizzazione per commesse, una gestione strutturata dei clienti, ecc.

3. Si è richiesto di descrivere le politiche sulle risorse umane. Per rilevare l’esistenza di un

servizio di inserimento delle risorse umane, un servizio di selezione delle risorse, di un

responsabile generale delle risorse, un programma strutturato di formazione.

4. Basandosi sempre sulle informazioni rilevate dal questionario, si è costruito con

l’interlocutore la griglia di relazioni dell’impresa/Ente. Analizzando: il rapporto tra le commesse

dirette, in affidamento, con quelle prese a gara, il rapporto tra le commesse private e quelle da

concessione pubblica, le alleanze di sistema che si esplicitano nella compartecipazione ad

attività, la rete di risorse o strutture tecniche direttamente attivabili dall’impresa.

Le problematiche emerse

Le analisi e le interviste dirette hanno fatto emergere una serie di problematiche di grande

interesse per quanto riguarda il consolidamento in termini di rete esistente e l’individuazione delle

potenzialità di sviluppo. Che sono state analizzate in ragione dell’ipotesi di costituzione di una rete

che le includa, una rete di imprese sociali che rappresenta (nell’ipotesi della ricerca) l’attivatore di

innovazione (di processo e prodotto), l’elemento di effettiva sostenibilità.

Alcune considerazioni vanno comunque esplicitate in premessa. Considerazioni più generali che

riguardano tutto il sistema di imprese e enti analizzato e nascono proprio dall’attività di analisi

svolta. Sottolineiamo quindi , per correttezza metodologica, l’avvertenza di utilizzare i dati raccolti

come sensori dello stato di funzionamento utili per individuare i fabbisogni di sviluppo delle

imprese e non per definire possibili terapie di intervento.

Fabbisogni e Mercato/servizio

Le imprese sociali analizzate lavorano e offrono servizi principalmente, alle volte esclusivamente, a

settori della Pubblica Amministrazione. In tal senso sono fortemente soggette alle contrazioni e agli

indirizzi degli Enti Pubblici erogatori. Evidenziano difficoltà relative non solo al ridimensionamento

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del mercato pubblico, ma anche connesse a nuovi entranti di grandi dimensioni e profilo nazionale.

Le ripercussioni organizzative e strategiche sono chiare e comuni a tutte le ETS intervistate.

I fattori che maggiormente incidono sull’assetto organizzativo e strategico delle imprese analizzate

sono:

- L’obbligo di dover necessariamente ricorrere a bandi di gara per far riconfermare il servizio

svolto. Anche quando il servizio svolto è stato “costruito” e inventato dalla impresa sociale che

lo gestisce, o addirittura anche quando la stessa è figlia del servizio attivato.

- La brevità di tempo degli affidamenti dei servizi messi a gara dalla P.A. Spesso servizi

molto complessi, che pretendono l’impegno di risorse rilevanti, sia tecniche che f inanziarie,

vengono affidati attraverso bandi di gara che vengono reiterati su base annua impedendo di

fatto all’impresa di programmare efficientemente le risorse disponibili.

- Le difficoltà finanziarie derivanti dalle modalità di pagamento della Pubblica

Amministrazione. Le ripercussioni negative di questa problematica su qualsiasi impresa sono

facilmente intuibili, ma va, nello specifico sottolineato l’aggravante che le imprese analizzate

sono nella maggior parte dei casi sottocapitalizzate. Quindi questo problema incide

negativamente sulla capacità di investimento dell’impresa stessa, e inevitabilmente il problema,

da finanziario, diventa rapidamente economico condizionando la sopravvivenza stessa

dell’impresa.

L’evoluzione del sistema del welfare, le difficoltà derivate da questi cambiamenti di contesto,

spingono tutte le imprese analizzate a cercare nuovi mercati e nuovi clienti. Questo impegno

comporta necessariamente una maggiore attenzione al rapporto efficacia/efficienza del proprio

sistema produttivo, e uno sforzo non irrilevante per la differenziazione dei prodotti e la

diversificazione dei mercati di riferimento.

La maggior parte degli ETS non indirizza i propri investimenti commerciali e progettuali solo nella

ricerca di nuovi mercati per promuovere servizi consolidati e sufficientemente presidiati da un

punto di vista professionale e organizzativo, ma emerge sempre più con forza la necessità/volontà

di ridefinire (per i “nuovi e vecchi mercati”) la composizione (il profilo) dei servizi offerti. Una

“rigenerazione” per rispondere in modo innovativo all’emersione di nuovi bisogni e nuove piste di

sviluppo, attivabili attraverso una offerta integrata con/alle comunità locali. Sono temi che

richiamano alle nuove fragilità o al bisogno di una dimensione prospettica del sostegno, quali: il

“dopo di noi”, le povertà educative, le politiche attive di inclusione socio lavorativa,

l’invecchiamento attivo, l’ambiente e i territori marginali, il turismo e l’agricoltura sociale, l’abitare e

il social housing, il welfare aziendale.

In questo ambito emergono diffusamente necessità connesse ad una maggiore capacità di

intervenire sui processi di identificazione e razionalizzazione delle strategie di posizionamento. I

focus individuati sono:

• sperimentazione nuovi prodotti/servizi,

• servizi integrati,

• attivazione e attrazione di nuovi investimenti per supportare le sperimentazioni.

Capacità di rilevare, interpretare e dimensionare i “nuovi bisogni” per “ricostruire” coerentemente il

profilo dei servizi. Capacità che devono implementare le funzioni manageriali e di direzione,

consentendo il presidio delle componenti su cui basare le politiche di innovazione e sviluppo.

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18

Fabbisogni e Strategie di collaborazioni in rete

Tutte le imprese sociali hanno espresso tra i fattori distintivi per l’affermazione di un “nuovo

posizionamento” strategico, la capacità di creare sinergie e forme dirette di collaborazione tra loro,

traendo da tale coordinamento, che potrebbe essere considerato anche come una forma di

integrazione e aggregazione, una maggiore facilità di risposta a bisogni e rischi che per loro natura

sono particolarmente complessi.

Il contributo strategico dei partenariati o delle aggregazioni stabili appare poi particolarmente

significativo nei casi di una offerta di filiera, nelle quali la duplicazione dei servizi non contribuisce

alla più efficiente copertura dei bisogni, dando luogo a sovrapposizioni e “sprechi” di risorse.

Il rafforzamento del partenariato viene visto, dal nostro campione, come lo “strumento” per

ricostruire alleanze su scambi di progettualità condivise, per esplorare nuovi mercati, individuare

risposte a bisogni rilevanti.

La rete come luogo di apprendimento delle metodologie della co – progettazione. In questo ambito

emergono necessità di rafforzamento e innovazione delle competenze per:

• Governare le azioni di strutturazione delle collaborazioni e delle integrazioni, intese come

strategia per: determinare una offerta integrata, rendere sostenibili le politiche di copertura degli

investimenti, patrimonializzare professionalità, esperienze, radicamenti territoriali, risorse

economiche e tecnologiche.

• Consentire alle politiche di rete di intervenire per alimentare il dialogo e le relazioni con il

territorio, per co – progettare, per definire sistemi di valutazione multi – attori, per agire sui

decisori, per modificare e superare criticità connesse alla modalità di gestione delle risorse

pubbliche e delle politiche di sostegno al terzo settore.

Fabbisogni e Sistema di funzionamento

Stato dell’organizzazione: Con stato dell’organizzazione, si intende definire la condizione di

operatività complessiva in cui si trovava una impresa nel momento dell’analisi. E’ il frutto

dell’incrocio tra le problematiche più propriamente operative legate alla attuazione delle attività

prevalenti, e il rapporto con il sistema di controllo e di gestione messo in atto dalla impresa.

Questo fattore permette di definire il grado di strutturazione dell’impresa e quindi fornisce

indicazioni sulle possibili azioni da mettere in atto per migliorare il livello complessivo di efficacia

operativa dell’impresa. Per sintesi si può rilevare, in genere, l’esistenza di tre livelli di stato :

centrato sulle attività, centrato sulle commesse, centrato sui processi.

La maggioranza delle IS hanno uno stato dell’organizzazione “centrata sulle attività” (in alcuni casi,

ad esempio il consorzio, si rileva uno stato “centrato sulle commesse”). Le attività sono

presidiate, negli Enti più strutturati, da “responsabili di area” a cui fanno riferimento coordinatori di

servizi. In altri casi la direzione delle aree e in capo a componenti della direzione della

cooperativa/Ente e il presidio organizzativo a coordinatori di servizi, in genere professionisti esperti

della materia. Le IS presentano, inoltre, delle responsabilità ben definite relativamente aree

trasversali e di staff.

Politiche di sviluppo del personale. Tutti gli Enti sono attivi e investono (anche risorse proprie)

nella formazione. In modo più continuativo relativamente all’aggiornamento e alla qualificazione

professionale degli operatori e formazione in ingresso per i neo assunti.

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19

I fabbisogni che emergono in tale contesto sono connessi alla esigenza di rafforzare il sistema

della programmazione delle attività e dei servizi. Rafforzare capacità di progettazione operativa,

gestionale organizzativa, economica e finanziaria, che potrebbero, se non adeguate, limitare il

riposizionamento dei servizi ( e dell’Ente) nei nuovi mercati e/o l’adeguamento a nuovi modelli di

funzionamento, non derivanti da standard consolidati.

In questo ambito gli ETS del progetto esprimono un set di fabbisogni abbastanza condiviso e

sufficientemente definito.

Traducibile in una necessità di rafforzamento specialistica relativa a due aree competenziali di

carattere tecnico:

1. la prima relativa alla elaborazione del progetto di intervento nelle sue componenti sulla

base di una analisi di sostenibilità;

2. la seconda relativa alla gestione delle attività di progetto e delle attività di chiusura e

restituzione.

Essere in grado, in altri termini, di strutturare un sistema di coordinamento delle attività che ne

presìdi tutte le fasi, dalla progettazione al loro svolgimento e monitoraggio. Un sistema tecnico di

programmazione e gestione che sostenga i percorsi di co – progettazione, rendendo possibile una

verifica continua delle condizioni di fattibilità, attuazione e impatto.

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UNA PIATTAFORMA PER LO SVILUPPO DELLE COMPETENZE

MANAGERIALI

LE CARATTERISTICHE DELLA PIATTAFORMA FORMATIVA La piattaforma rappresenta una possibile risposta alle criticità emerse sotto l’aspetto organizzativo,

ovvero di sviluppo delle risorse umane e in particolare delle risorse tecniche e manageriali. E’

composta da una serie di percorsi di conoscenza ed apprendimento tecnico, tanti quanti sono le

aree di criticità emerse dalla analisi: sia quelle comuni, che quelle specifiche per tipologia di

organizzazione.

Propongono dei percorsi strutturati e didatticamente organizzati di sviluppo di competenze in grado

di agire nelle situazioni lavorative connesse ai fattori caratterizzanti delle diverse fasi del ciclo di

un servizio ad alto contenuto di innovazione sociale3.

La piattaforma è pensata traslando le fasi del ciclo in fasi di un processo di lavoro, a cui si

connettono sequenze e attività. In questo approccio un “insieme di attività” compongono un

risultato di processo.

Sono quattro le piste di sviluppo ipotizzate per rafforzare le competenze delle organizzazioni del

terzo settore in questo specifico contesto.

PERCORSO COMPETENZIALE OBIETTIVI DI CONTESTO AREA DI ATTIVITA’

ANALISI DEI BISOGNI

TERRITORIALI

Promuovere competenze volte

all’analisi di bisogni complessi delle

comunità locali e allo sviluppo di

azioni di animazione economica

finalizzate alla progettazione di

interventi di filiera.

Design Thinking per l’analisi dei

bisogni territoriali

Processi di capacity building: i

Social Data (Open Impact)

Bisogni territoriali e bisogni di

sistema

IDENTIFICAZIONE DELLE

OPPORTUNITÀ DI

RIGENERAZIONE,

GOVERNANCE E

SOSTENIBILITA' ECONOMICO

FINANZIARIA

Progettare, realizzare e utilizzare

nuovi strumenti finanziari finalizzati

allo sviluppo delle organizzazioni di

TS”.

Valorizzazione degli asset interni in

relazione al patrimonio pubblico e

privato.

Strumenti di Impact Investing e

sostenibilità economico-finanziaria.

Il benchmarking attraverso le

piattaforme (open impact).

PROCESSI E STRUMENTI PER

LA COPROGETTAZIONE E

L'IMPATTO SOCIALE

Formare le competenze

professionali degli ETS nei rapporti

con la PA e nello sviluppo di prassi

innovative di co - progettazione e

programmazione

Formare competenze professionali

Normativa, metodi e strumenti della

co-progettazione.

La valutazione d’impatto delle

organizzazione e degli interventi

sociali.

L’outcome - based contract.

3 Si veda pag. 14 del presente rapporto. Nella fattispecie al ciclo di un servizio integrato di filiera per la rigenerazione di

beni comuni.

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21

per sviluppare pratiche e approcci

sperimentali e partecipati di

valutazione dell’impatto”

MISURARE LA SOSTENIBILITA

DEI PROGETTI DI

RIGENERAZIONE

Rafforzare e innovare la figura del

project manager sociale gestore di

progetti integrati di rete e di filiera.

Valutare la fattibilità del progetto di

intervento sociale

Progettazione esecutiva e

pianificazione dell’intervento

Budgeting dei progetti di

rigenerazione sociale.

UNA POSSIBILE PROGETTAZIONE PER OBIETTIVI PERCORSO AREE DI ATTIVITA’ OBIETTIVI MACRO CONTENUTI

ANALISI DEI BISOGNI

TERRITORIALI

Design Thinking per

l’analisi dei bisogni

territoriali

Trasferire approcci

metodologici e tecniche per

l’analisi dei bisogni di un

territorio e per la

realizzazione di mappature

delle risorse in esso

presenti/attivabili.

Metodi e tecniche di analisi di

scenario e di rilevazione integrata

dei bisogni del territorio, della

comunità locale e dei destinatari dei

singoli interventi; tecniche di

mappatura delle risorse materiali ed

immateriali, territoriali e di sistema

volta alla esplorazione delle reti e

dei sistemi di relazione sociale,

culturale ed economica principali

canali di finanziamento, elementi di

animazione economica

Processi di capacity

building: i Social

Data (Open Impact)

Comprendere l’importanza

dell’acquisizione e della

gestione dei dati

Utilizzare i social data e la

piattaforma Open Impact

Saper organizzare la

comunicazione dei dati come

leva strategica per gli ETS

Tecniche qualitative e quantitative di

rilevazione, le principali fonti ed il

loro utilizzo, le conoscenze delle

imprese sociali nel territorio,

l’approccio multipla elica, le imprese

sociali come soggetti generatori di

impatto sociale; i report sull’impatto

sociale, le nuove metodologie di

misurazione dell’impatto basate sui

dati (data driven impact), elementi di

animazione economica

Page 22: SOMMARIO - Legacoop Lazio · Tuttavia, per l’impresa sociale i concetti di innovazione di prodotto e di processo assumono dei significati particolari. La prima, l’innovazione

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PERCORSO AREE DI ATTIVITA’ OBIETTIVI MACRO CONTENUTI

IDENTIFICAZIONE DELLE

OPPORTUNITÀ DI

RIGENERAZIONE,

GOVERNANCE E

SOSTENIBILITA'

ECONOMICO

FINANZIARIA

Valorizzazione degli

asset interni in

relazione al patrimonio

pubblico e privato.

Imparare a valorizzare

l’organizzazione partendo

dai propri asset.

Imparare a valorizzare il

patrimonio materiale ed

immateriale della comunità

di riferimento.

Imparare a gestire progetti

in rete e secondo specifici

strumenti di governance.

Business Model, gli asset

materiali ed immateriali, interni

ed esterni all’organizzazione, il

ruolo della PA nel processo di

valorizzazione, i principali canali

di finanziamento regionali,

nazionali ed europei, normativa

specifica di appalti e forniture, le

tipologie di reti per le imprese

sociali e le regole di governance

Strumenti di Impact

Investing e

sostenibilità

economico-finanziaria.

Sviluppare la capacità di

individuazione ed accesso

alle diverse opportunità di

finanziamento

Introdurre alla finanza ad

impatto e alle tecniche di

raccolta fondi

Sviluppare le capacità di

analisi economico-

finanziaria di una iniziativa e

della sua sostenibilità

Le opportunità finanziarie per gli

ETS e le tecniche di raccolta

fondi, la finanza ad impatto

sociale, i dispositivi e le

esperienze di finanza ad

impatto, la budgettizzazione e la

sostenibilità economico-

finanziaria di un progetto

Il benchmarking

attraverso le

piattaforme (open

impact).

Saper utilizzare strumenti

benchmarking per la

gestione delle

organizzazioni e del ciclo di

vita dell’impatto sociale

Gli strumenti di impact

investing

Strumenti di impact investing, i

software di project management.

Page 23: SOMMARIO - Legacoop Lazio · Tuttavia, per l’impresa sociale i concetti di innovazione di prodotto e di processo assumono dei significati particolari. La prima, l’innovazione

23

PERCORSO AREE DI ATTIVITA’ OBIETTIVI MACRO CONTENUTI

PROCESSI E STRUMENTI

PER LA

COPROGETTAZIONE E

L'IMPATTO SOCIALE

Normativa, metodi e

strumenti della co-

progettazione.

Attivare processi di co-

progettazione di progetti e

servizi per il territorio

Opera attraverso i processi e

le logiche di co-

programmazione introdotta dal

CTS

Utilizzare tecniche di

pianificazione e

programmazione e di

definizione di criteri e indicatori

per la valutazione dei risultati

dell’intervento

Co-programmazione e co-

progettazione come strumenti

di gestione dei rapporti con la

PA,

Co-progettazione e co-

programmazione ai sensi

dell’art 55 del CTS,

inquadramento normativo e

metodologico della co-

progettazione.

Metodologie di progettazione

sociale e co-progettazione,

metodologie di

programmazione

La valutazione

d’impatto delle

organizzazione e

degli interventi

sociali.

Misurare l’impatto attraverso

parametri fisici e finanziari di

valutazione delle attività e

applicare le tecniche di

valutazione dell’impatto alle

organizzazioni.

Agire con strumenti e

metodologie di gestione del

ciclo di vita dell’impatto sociale

di un progetto

Operare con il modello IS2

applicabile alle organizzazioni

per il proprio ciclo di vita

dell’impatto sociale.

Tecniche di valutazione

dell’impatto dei progetti,

Tecniche e metodi di controllo

di progetti complessi.

Cost-Report: analisi delle

varianze e degli scostamenti, il

Modello IS2 Advance per il

ciclo di vita dell’impatto

sociale, i software applicativi e

le piattaforma Open Impact, la

sostenibilità economica delle

organizzazioni, il modello

sistemico IS2 ed IS2 Advance.

L’outcome - based

contract

Conoscere e applicare le

modalità di O.B.C.

I Social Impact Bond nel

mondo, il Social Impact Bond

database

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PERCORSO AREE DI ATTIVITA’ OBIETTIVI MACRO CONTENUTI

MISURARE LA

SOSTENIBILITA DEI

PROGETTI DI

RIGENERAZIONE

Valutare la fattibilità del

progetto di intervento

sociale

Assumere le caratteristiche del

contesto (economiche, di

mercato, politiche e sociali)

identificando opportunità, vincoli,

e canali di finanziamento;

Individuare i bisogni integrati, gli

elementi di scenario e tendenze

presenti nel territorio e nelle

comunità in esso presenti;

Prefigurare un quadro

complessivo relativo al contesto,

alla tipologia di intervento da

realizzare ed alle sue finalità;

Valutare l’affidabilità e le

potenzialità di eventuali partner e

delle strutture da coinvolgere

Tecniche di analisi di scenario;

la gestione delle reti per le

imprese sociali e le regole di

governance, la mappatura

delle reti e delle relazioni

comunitarie presenti nel

territorio, Fasi, sviluppo e

struttura di un progetto;

Normativa specifica di appalti e

forniture, Principali canali e

fonti di finanziamento: fondi

locali, nazionali ed europei, il

Fondo Italia Solidale, la

finanza etica e il Social Impact

Investing.

Progettazione esecutiva

e pianificazione

dell’intervento

Strutturare un progetto

definendone gli elementi

costitutivi, traducendo i bisogni

rilevati in ipotesi progettuali

tenendo conto dei target da

raggiungere, delle risorse

disponibili, dei partner di progetto,

dei vincoli temporali e normativi

Applicare le diverse

metodologie di progettazione

Acquisire le capacità per

partecipare a percorsi di co-

progettazione

Saper pianificare il progetto di

intervento

Saper redigere il budget di un

progetto e valutarne la

sostenibilità economico-

finanziaria

Individuare i partner, i gruppi di

interesse e i collaboratori

professionali utili alla

realizzazione dell’intervento

prefigurato

Individuare criteri e strumenti

per la valutazione dell’efficacia

e dell’impatto di un intervento

Budgeting dei progetti di rigenerazione sociale.

Verificare la sostenibilità

operativa di programmi

complessi.

Pre definire le condizioni di

fattibilità

Monitorare l’andamento delle

attività

PCM e Controllo di gestione

Controllo di gestione e budget

Budget economico e budget

finanziario

Social Impact Investment e le

pratiche comuni di reporting

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CONCLUSIONI L'impresa sociale è il contesto imprenditoriale più aperto e operativo per creare innovazione

sociale nel sistema socio-economico italiano. In parte per la sua stessa definizione, in parte per le

sue sempre più numerose forme: associazioni, cooperative sociali di tipo A e B, associazioni di

promozione sociale, fondazioni, comitati, pro-loco, ong, trust.

L'innovazione sociale a sua volta si traduce in una concezione evoluta del non profit, che vede

nello sviluppo imprenditoriale la sua caratteristica indispensabile e declina una nuova gestione

delle funzioni aziendali.

Il modello IS&IS fornisce una visione sistemica ed operativa del rapporto fra impresa sociale e

innovazione sociale, indicando gli elementi caratteristici della formula imprenditoriale specifica, che

generano lo sviluppo del sistema paese. Il libro, in un contesto corale, fornisce strumenti d i

management applicabili alla gestione in logica di IS&IS delle imprese sociali:

• da assetti di governance innovativi ad assetti giuridici evoluti;

• dalla creazione di nuovi beni e servizi all'implementazione di strumenti tecnologici di fund

raising (mobile e nuove tecnologie);

• dal finanziamento sostenibile al marketing responsabile, dal processo di creazione di nuove

start-up ad impronta sociale fino alla creazione di modelli imprenditoriali

che favoriscono occupazione e intervengono su imprese profit in crisi;

• a una valutazione quantitativa dell'impatto sociale fino ad un focus sul bilancio di genere e

sulla finanza islamica.

Ne emergono temi profondamente innovativi per un welfare allargato, "generativo" e sempre più

inclusivo, in una dimensione di cittadinanza attiva ove impresa sociale & innovazione sociale si

integrano in logica incrementale.

Come giustamente sostiene Elisabetta Tramonto sulla rivista specializzata Valori4 riportando i dati

emersi dall’ultimo rapporto dell’ISNET: “Aumentano le imprese sociali in difficoltà. L’innovazione

potrebbe essere uno strumento per invertire questa tendenza, ma c’è una scarsa consapevolezza

delle opportunità offerte dalle nuove tecnologie”. E ancora “Le imprese sociali sembrano

comprendere l’importanza di investire in innovazione (+13,7% quelle che hanno sviluppato

nuovi prodotti e servizi, +8,3% hanno identificato nuove aree geografiche in cui operare). Ma non

riescono a sfruttare fino in fondo le potenzialità delle nuove tecnologie. I dati – i primi in

Italia – evidenziano l’importanza di accompagnare le imprese sociali su questi temi”.

Lo stesso rapporto evidenzia, però, dei trend molto positivi, relativi proprio ai modelli di approccio

alla gestione dell’impresa sociale e alla funzione delle competenze per accompagnare lo sviluppo

e introdurre innovazione.

ISNET ha rilevato attraverso specifici indicatori che “cresce la capacità di identificare nuovi prodotti

e servizi e di diversificare le aree geografiche di intervento. Cresce anche il miglioramento dei

prodotti e servizi esistenti e dei processi interni e dell’organizzazione”.

4 Valori, rivista di finanza etica, n. del 18.10.2018.

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Gli investimenti per la

diversificazione di

ambiti e mercati

crescono di circa dieci

punti percentuali, nel

dettaglio: + 13,7% di

imprese che hanno

sviluppato nuovi

prodotti e servizi;

+8,3% che hanno

identificato nuove aree

geografiche in cui

operare.

Malgrado la

performance positiva, il

94% del panel dichiara

che gli obiettivi di

innovazione non sono

stati completamente

raggiunti, e che “si

sarebbe potuto fare di

più”. I principali ostacoli

riguardano una scarsa

risposta del mercato sia

pubblico che privato (43,6%, + 10% rispetto lo scorso anno) e la presenza di resistenze interne al

cambiamento (34%, + 12,6% rispetto al 2017).

In definitiva se oltre 9 imprese sociali su 10 sono convinte della possibilità di crescere in

consapevolezza e capacità d’azione, siamo di fronte ad un settore non statico, ma in un momento

di profonda riflessione sul proprio modello, attraverso processi interni di confronto e valutazione.

Con questo lavoro Legacoop Lazio ha voluto contribuire a questa fase di ri – definizione delle

componenti strategiche dell’impresa sociale.

Una riflessione che investe sia le imprese già attive, che le neo imprese. Ha al centro la capacità di

ri – leggere i “mercati di riferimento” con una nuova ottica includendo il valore e la funzione della

costruzione di alleanze e reti. Dall’altro impone la necessità di una maggiore e qualificata

infrastrutturazione, per poter affrontare le nuove sfide.

Infrastrutture tecniche e materiali, ma anche (e soprattutto) quelle immateriali e tra queste

posizioni strategiche, in una ipotetica scala di priorità, sono detenute dalle competenze e dai dati.

La parola d’ordine oggi per l’impresa sociale è “cambiamento”, che risuona come una sorta di

mantra nelle assemblee e seminari dedicati a questa tipo di impresa. E quando si parla di

cambiamento la tentazione è gettare tutto e rifare tutto per poter intraprendere il nuovo.

Al contrario evidenziano come l’impresa sociale debba ripartire dalle eccellenze del proprio

modello organizzativo: governance condivisa, valorizzazione dei talenti, un orizzonte di senso

all’agire economico. Un modello di grande attualità che deve contaminare il cambiamento e non

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subirlo con meri adeguamenti funzionali. L’impresa sociale 4.0 si inserisce in questo contesto,

un’impresa che nella maggior parte dei casi non esiste ancora e che va accompagnata per poter

esser protagonista delle trasformazioni in atto. Un’impresa che per cambiare, deve anzitutto

potersi fermare per osservare, discernere la direzione di sviluppo.

Come sostiene Alec Ros “se hai 60 secondi per fare una cosa, utilizzane almeno 10 per capire

come pianificare le attività al meglio”5.

5 Alec Ros, Il nostro futuro, Feltrinelli Milano, 2016.