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5/2008 1/2009 • L’Ordine ha vent’anni e guarda al futuro Importanti iniziative culturali e scientifiche, progetti europei e un premio per i giovani psicologi • Diagnosi psicologica Lo studio preliminare di fattibilità per il manuale voluto dall’Ordine • Psicoterapia on line Le ragioni del no Si vota per l’Enpap Chiamati a una scelta non solo “tecnica” che ci riguarda tutti Dossier Minori Quattro esperienze nel pubblico: modelli a confronto Tasse Ecco tutte le novità Iscritti Quota 2009 e nuove convenzioni Notiziario dell’Ordine degli Psicologi del Lazio anni XIII/XIV, numeri 5/2008 - 1/2009 Autorizzazione del Tribunale 186/5 - Roma 7/4/95 Direttore Responsabile Marialori Zaccaria Comitato di redazione Paolo Cruciani, Sara Del Lungo, Gisella Gasparini Consulente redazionale e editoriale Alberto Cortese Segretaria di redazione Stefania De Marco Progetto grafico Alberto Hohenegger Impaginazione e stampa Gnosis Editing Service Cooperativa sociale Tiratura 15.200 copie, chiuso in tipografia il 30 gennaio 2009 In copertina e nelle pagine interne Atanasio Soldati, “Ultime stelle”, 1950, olio su tela, Roma Galleria Nazionale d’Arte Moderna Sede della redazione Via Flaminia, 79 - 00196 Roma Tel. 06 36002758 - Fax 06 36002770 E-mail: [email protected] c/c postale 59633008 - c.f. 96251290589 Tariffa Associazioni senza fine di lucro Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) - art. 1 comma 2 - DCB - ROMA

sommario - ordinepsicologilazio.it · • L’esperienza di un servizio Tsmree Temi di politica professionale • Tutti i no alla psicoterapia on line ... quando sbarcò in America,

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5/20081/2009

• L’Ordine ha vent’anni e guarda al

futuro Importanti iniziative culturali escientifiche, progetti europei e un premioper i giovani psicologi

• Diagnosi psicologica Lo studiopreliminare di fattibilità per il manualevoluto dall’Ordine

• Psicoterapia on line Le ragioni del no

• Si vota per l’Enpap Chiamati a unascelta non solo “tecnica” che ci riguardatutti

• Dossier Minori Quattro esperienzenel pubblico: modelli a confronto

• Tasse Ecco tutte le novità

• Iscritti Quota 2009 e nuove convenzioni

Notiziario dell’Ordine degli Psicologi del Lazioanni XIII/XIV, numeri 5/2008 - 1/2009

Autorizzazione del Tribunale 186/5 - Roma 7/4/95

Direttore Responsabile

Marialori Zaccaria

Comitato di redazione

Paolo Cruciani, Sara Del Lungo, Gisella Gasparini

Consulente redazionale e editoriale

Alberto Cortese

Segretaria di redazione

Stefania De Marco

Progetto grafico

Alberto Hohenegger

Impaginazione e stampa

Gnosis Editing Service Cooperativa sociale

Tiratura

15.200 copie, chiuso in tipografia il 30 gennaio 2009

In copertina e nelle pagine interne

Atanasio Soldati, “Ultime stelle”, 1950, olio su tela, Roma Galleria Nazionale d’Arte Moderna

Sede della redazione

Via Flaminia, 79 - 00196 RomaTel. 06 36002758 - Fax 06 36002770

E-mail: [email protected]/c postale 59633008 - c.f. 96251290589

Tariffa Associazioni senza fine di lucro

Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale

D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) - art. 1 comma 2 - DCB - ROMA

sommario N.5/2008N.1/2009

SI VOTA PER L’ENPAP

Le elezioni del Consiglio di indirizzo generale e del Consiglio di amministrazionedell’Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza per gli Psicologi

- Quadriennio 2009-2013 - si svolgeranno in prima convocazione

lunedì 9, martedì 10, mercoledì 11, giovedì 12,venerdì 13, sabato 14 e domenica 15 marzo 2009.

Qualora non venga raggiunto il quorum pari a un quinto degli aventi diritto al voto,le votazioni, in seconda convocazione, si svolgeranno dal 4 al 10 maggio 2009.

Sono titolari del diritto di voto gli iscritti all’Ente e i pensionati diretti che risultino tali alla data del 10/12/2008.

Sarà possibile votare presso i seggi all’uopo istituiti o per corrispondenza o attraverso studi notarili nei capoluoghi di provincia.

Le sedi dei seggi con i relativi orari di apertura, e le modalità del voto per corrispondenza e tramite studio notarile sono reperibili sui siti web:

www.enpap.it e www.ordinepsicologilazio.it

L’Editoriale

• Enpap, perché è importante votare

In primo piano

• L’Ordine ha vent’anni e guarda alfuturo• I progetti culturali e scientifici• Il premio De Leo per i giovanipsicologi• Studio di fattibilità per un manualedi diagnosi psicologica

Dossier minori

• Quattro esperienze nel pubblico• Minori in ospedale

pag 4

pag 6

pag 9pag 14

pag 15

pag 25pag 26

pag 30

pag 35pag 39

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pag 71pag 72

pag 77pag 80

• Comportamenti violenti inadolescenza• Fragilità e medicalizzazione• L’esperienza di un servizio Tsmree

Temi di politica professionale

• Tutti i no alla psicoterapia on line

Informazioni utili

• La quota 2009 per gli iscritti • La Banca Popolare di Sondrionuovo cassiere dell’Ordine • Tante novità sul fronte delle tasse• Due nuove convenzioni

3

SI VOTA PER L’ENPAPTUTT’ALTRO CHE UN “FATTO TECNICO”

GLI ISCRITTI CHIAMATI

ALLE URNE IL 9 DI MARZO

Marialori Zaccaria, Presidente dell’Ordine degli Psicologi del Lazio

l’editoriale

l 18 Febbraio del 1989,

esattamente vent’anni fa, al

termine di una lunga battaglia

che era iniziata più di vent’anni

prima,veniva emanata la Legge

56 che istituiva in Italia l’Albo

degli Psicologi. C’è un libro che

consiglierei a tutti di leggere:

“La rivoluzione della Psicologia”

di Adriano Ossicini, dove si

narrano, in maniera documentale

ed anche autobiografica,

le vicissitudini, le traversie,

le avversità vissute, e le polemiche

sostenute nel corso di una vita

che praticamente coincide con la

storia della Psicologia italiana.

Riprendendo la frase di Freud

quando sbarcò in America,

l’ultimo capitolo del libro si

intitola: “Siamo portatori di

peste”. In questo capitolo Cesare

Musatti si chiede se esiste un

corpus unitario della psicologia

ed una specifica professione di

psicologo, e si risponde: “Io penso

di sì. Che, come la peste, la

psicologia esista e gli psicologi

possono esercitarla come

professione… Esiste, come la

peste, ed è nei limiti moderni di

questo termine, una realtà

scientifica”. Ed Ossicini conclude:

“Certo questa psicologia…

è stata vissuta, da tanti, da troppi,

nel nostro paese, come la peste,

per una diffusa ignoranza,

per delle rigidità ideologiche,

per delle difese corporative!”.

Ho voluto riportare questi stralci

non solo per ricordare due padri

della Psicologia italiana, Ossicini

e Musatti, ma anche per poter

affermare che dopo tanto tempo,

ancora oggi nel nostro Paese tutti

noi ci imbattiamo in questi re-

taggi culturali. Spesso, noi

psicologi, siamo ancora vissuti

come degli “untori” e come tali da

alcuni siamo tenuti a distanza.

Certamente nel nostro Paese i

cambiamenti culturali più visibili

verso la Psicologia vengono dai

cittadini, mentre la stessa cosa

non si può certo dire

per la dirigenza Politica.

Con l’istituzione degli Ordini sono

stati raggiunti molti traguardi

ma le difficoltà che tutt’oggi

incontriamo, soprattutto a livello

di riconoscimento legislativo,

sono pressoché identiche a quelle

per cui si batteva ai suoi tempi

Adriano Ossicini. Dico tutto

questo perché, soprattutto i

giovani si possano rendere conto

delle difficoltà che incontreranno

nell’intraprendere questa

splendida professione.

Al nostro Ordine del Lazio, ormai

formato da quasi 15.000 iscritti

(un terzo dell’intera comunità

scientifica nazionale) ogni giorno

giungono lamentele per le

vessazioni ed i soprusi che gli

psicologi subiscono nell’esercizio

della loro professione. La Politica

che si abbevera ai bacini elettorali

delle lobby forti, è spesso sorda ai

nostri appelli ed ai nostri

interventi e così siamo spesso

obbligati ad utilizzare lo

strumento della giustizia, facendo

leva proprio su ciò che fu sancito

vent’anni fa con quella legge.

Il ricorso alla giustizia non è

dettato solo ed esclusivamente

dall’esigenza di salvaguardare i

diritti del professionista-psicologo

ma anche e soprattutto per

assolvere a quello che riteniamo il

nostro compito preminente e cioè

la tutela del cittadino-utente.

Ed è così che, volta per volta,

giorno dopo giorno, costruiamo

e rinforziamo l’identità

della Psicologia, cercando di

riaffermare quei principi

che già nel 1946 venivano sanciti

dall’OMS (Organizzazione

Mondiale della Sanità), che

affermava: “La sanità è uno stato

di completo benessere fisico,

mentale e sociale, e non consiste

solo in un’assenza di malattia o

d’infermità”.

Daniel Kahneman, psicologo e

premio Nobel per l’economia,

sostiene che gli stati, più che del

PIL (prodotto interno lordo)

dovrebbero occuparsi del FIL, vale

a dire della felicità interna lorda.

A tale proposito,qualche giorno fa,

il 20 Gennaio 2009, mi ha

particolarmente colpito un

passaggio del discorso

d’insediamento del neo presidente

americano Barack Obama,

quando ha detto: “…tutti siamo

liberi e tutti meritiamo una

possibilità di perseguire la felicità

in tutta la sua pienezza”. Sono

rimasta colpita da quel

riferimento alla “pienezza” che

deve avere la felicità ed ho

pensato: “ecco finalmente uno dei

4

I

l’editoriale

elezioni enpap

grandi della terra che attribuisce

il valore che gli compete anche al

“benessere psichico” dei suoi

concittadini .

Dopo un doveroso ricordo dei

vent’anni della nostra legge

istitutiva, torniamo a noi ed ai

problemi di adesso. Quando nel

1994 - quindi cinque anni dopo

l’istituzione dell’Ordine - si

tennero le prime elezioni, nel

Lazio venne eletto Presidente

Mario Ardizzone - che ringrazio

per il suo prezioso impegno - il

quale tra l’altro si adoperò e

collaborò alla costituzione di un

Ente previdenziale per tutti i

professionisti psicologi, un Ente

che potesse provvedere

all’erogazione delle loro future

pensioni. Solo nel 1997 fu

costituito, come fondazione,

l’ENPAP e tra qualche settimana -

il 9 marzo - torneremo alle urne

per eleggere la nuova dirigenza

dell’Ente. Oggi il 50% degli iscritti

agli Ordini sono iscritti all’Enpap,

e saranno quest’ultimi che

voteranno per il rinnovo del

quarto esecutivo dell’Ente che

dunque avrà una investitura

diretta del “corpo elettorale” così

come accade per gli Ordini

territoriali.

a riforma del sistema

pensionistico del 1995 ha

comportato il passaggio dal

sistema retributivo a quello

contributivo, e ciò ha determinato

che si avrà una pensione

rapportata ai versamenti fatti

all’Ente, in un lasso di tempo

molto breve, per chi ha già

raggiunto i limiti di età. Tra

l’altro come si evince dagli studi

di settore, di cui come Ordine ci

stiamo interessando, il sistema

professionale della Psicologia

produce un fatturato sicuramente

inferiore a tante altre professioni.

Sappiamo che il sistema di calcolo

delle pensioni dei liberi

professionisti è inadeguato e che

dovrà essere cambiato. Allo stesso

tempo dovrà essere incrementata

la ricchezza prodotta dal nostro

sistema professionale. Questi due

temi si saldano tra loro e debbono

rappresentare il terreno su cui

realizzare una forte sinergia tra

Ordini ed Enpap, seppur nel

rispetto reciproco delle proprie

autonomie e delle proprie

funzioni, al fine di rafforzare

l’intervento politico per il bene

collettivo, e cambiare il rapporto

tra società e psicologia, sinergia

che nella sostanza sino ad ora non

c’è mai stata.

Al nuovo Esecutivo che dovrà

gestire l’ENPAP, come Ordine

chiediamo naturalmente di

amministrare con trasparenza e

in maniera oculata i contributi

dei propri iscritti, riuscendo ad

incrementare il valore del capitale

dell’Ente - nonostante la grave

crisi finanziaria mondiale - per

consentire di erogare pensioni

adeguate.

Ci auguriamo anche però che la

dirigenza che andremo a votare il

9 Marzo 2009, si faccia carico,

rifletta e soprattutto agisca verso

la Politica, sul fatto che ben l’80%

circa dei professionisti psicologi

sono donne. Le professioniste

donne sanno bene che quella di

psicologa non è la sola professione

che svolgono lungo il percorso

della loro esistenza, perché in

aggiunta si fanno carico anche

delle loro famiglie, e oggi, visto

l’allungamento del ciclo di vita,

anche delle famiglie di provenien-

za. Un peso di per sé già duro da

sopportare, al quale però si

vorrebbero aggiungere altri

cinque anni di attività lavorativa.

Dico tutto ciò - come donna che ha

avuto anche l’onore di diventare

Presidente del vostro Ordine - alla

luce delle nuove indicazioni che

vengono dal governo sulle

modifiche del sistema

pensionistico, che prevedono

anche per le donne

l’innalzamento dell’età

pensionabile a 65 anni.

Paradossalmente si riconduce tra

l’altro il tutto ad un principio di

uguaglianza e parità tra uomo e

donna. Dove, in realtà,

nell’ipotesi ventilata si

ravviserebbe solo l’ennesimo

sopruso verso le donne e per

quello che ci riguarda verso le

professioniste psicologhe.

Il tema della previdenza in un

momento così globalmente difficile

non deve essere solo un fatto

tecnico a cui magari accostarsi

con freddezza travestita da

ignoranza.

Perché la partecipazione alle

votazioni previste dalle istituzioni

degli psicologi, consente di

selezionare colleghi attenti e

consapevoli, che possano nelle

diverse forme lavorare ad una

evoluzione della situazione

attuale dell’Ente. In questo modo

si da spessore alla comunità

professionale e si rinforza il suo

senso di identità.

L

5

in primo piano

6

Tra iniziative

per la formazione

e importanti

partecipazioni

a progetti scientifici

internazionali

spicca il manuale

di diagnosi psicologica

a cura dell’Ordine

L’ORDINE HA VENT’ANNIE GUARDAAL FUTURO

IN PRIMO PIANO

“UN ORDINE CHE PROMUOVE LE BUONE PRASSI E L’ASCOLTO DELLE DOMANDE DELLA SOCIETÀ”

Un soggetto istituzionale con una forte vocazione

relazionale verso l’esterno

Un ventennale che non è una celebrazione

Marialori Zaccaria, Presidente dell’Ordine degli Psicologi del Lazio

istituzione della professionedi psicologo in Italia risale e-

sattamente a vent’anni fa. La legge n.56 del 18 febbraio 1989, regolamen-tando finalmente la nostra professio-ne, ha aperto una dimensione nuova,inesplorata per tutti noi, la dimensio-ne dell’appartenenza a una comunitàprofessionale. L’Ordine degli Psicolo-gi, istituito dalla legge, è cresciuto as-sieme alla comunità stessa e lungi dal-l’interpretare il ruolo di mero organi-smo di controllo dei suoi iscritti, a mioavviso è riuscito, in questi anni, a rap-presentare gli interessi della comunitàprofessionale di cui è espressione sti-molando, al contempo, il senso di re-sponsabilità di ciascun iscritto verso ilproprio operato nell’imprescindibileottica della tutela dell’utenza.

A distanza di vent’anni sento di po-ter affermare che la nostra è una pro-fessione matura, consapevole della pro-pria identità professionale, che si po-ne il problema di come promuovere lapropria immagine nella società civile.Società - la nostra - in rapida trasfor-mazione il cui cambiamento di esigen-ze e bisogni determina la continua evo-luzione delle prestazioni professionalirichieste a noi psicologi. Non voglio conciò affermare che tale compito sia fa-cile, tutt’altro: la maturità, a mio avvi-so, si esprime proprio nella capacità diporsi i problemi e di tentare di elabo-rarne la soluzione.

Questi ultimi vent’anni sono staticontraddistinti da alcune importantivittorie miranti ad affermare l’esclusi-vità delle competenze psicologiche inmolti settori, da quello squisitamenteclinico (la guerra sulla specializzazio-ne in Psicologia Clinica, ora finalmen-te riservata ai soli laureati in psicolo-gia), alla psicologia del lavoro, dove è

stata riconosciuta solo agli psicologi lafacoltà di utilizzare strumenti diagno-stici tipici della professione, al pas-saggio della vigilanza dell’Ordine dalMinistero di Giustizia al Ministero del-la Sanità, tanto per citare i più rilevanti.

Eppure ancora molto c’è da fare.

Il quadro normativo di riferimentoper la professione spesso ostacola ilnostro compito. Lo stesso articolo 1della L. 56/89 non sempre ci è di aiu-to nella difesa dell’esclusività dellecompetenze dello psicologo, tanto daindurci ad auspicarne una modifica te-sa a delineare con maggiore nettezzai confini della nostra professione, a tu-tela non solo dell’intera categoria maanche e soprattutto dell’utenza.

Cos’è la psicologia, infatti, se non unascienza al totale servizio dell’utenza,finalizzata al benessere della “perso-na” nel suo insieme? “La sanità è unostato di completo benessere fisico,mentale e sociale e non consiste soloin un’assenza di malattia e di infermità”diceva l’OMS nel 1946. È questo il prin-cipio che in questi anni abbiamo cerca-to di promuovere in tutti i contesti incui fosse possibile farlo, non solo dun-que sul piano delle istituzioni ma an-che sul piano dei mass media che tan-to impatto hanno nei più diversi setto-ri della società civile. Ed effettivamen-te qualcosa è cambiato a livello cul-turale: l’immagine dello psicologo chesi occupa esclusivamente dei cosiddetti“pazzi” sta progressivamente scompa-rendo.

Interroghiamoci, ora e ancora, suquale immagine vogliamo dare dellanostra professione. La società esprimesempre di più la necessità di compren-dere ciò che le accade attraverso gli i-nevitabili mutamenti del sociale, nel-

l’ottica del raggiungimento del be-nessere psicologico. Credo fortemen-te che l’Ordine debba favorire una buo-na politica professionale, anche at-traverso la diffusione di buone prassi,che promuova l’ascolto delle doman-de provenienti dal mondo contempo-raneo e stimoli la comunità professio-nale a mettere in campo competenzesempre più qualificate.

Anche in questo senso il nostro Ordi-ne, in qualità di soggetto istituzionalecon una forte vocazione relazionaleverso l’esterno, ha deciso di intrapren-dere una serie di progetti a livello na-zionale ed internazionale che possanocontribuire a diffondere sempre più lacultura psicologica in contesti di-versificati.

Tra le iniziative in corso, una è a mioavviso di rilevanza strategica per unamaggiore incisività della nostra pro-fessione in ambito clinico: la pubblica-zione - a cura del nostro Ordine - di unmanuale di diagnosi psicologica, di cuida tempo si avvertiva la necessità.

Come sappiamo, finora, ai fini dellediagnosi psicologiche, si è fatto riferi-mento al Diagnostic and Statistical

Manual of Mental Disorders-IV edi-

tion Text Revised (DSM-IV-TR, APA,2000). Esistono però alcune differen-ze tra la visione psichiatrica nordame-ricana della patologia psichica e quel-la psicologica ed europea, e il DSM ele sue opzioni diagnostiche non sem-pre appaiono adeguati alla nostra real-tà clinica. La psicologia ha la necessitàdi riappropriarsi di un linguaggio pro-prio e condiviso.

Ho affermato che la nostra profes-sione è ormai consapevole della pro-pria identità e tale consapevolezza sitraduce anche nel segnare confini net-ti in un campo essenziale del lavoro cli-

L’

in primo piano: verso il futuro

7

8

in primo piano: verso il futuro

nico che è proprio la diagnosi psicolo-gica. L’auspicio è che la pubblicazionedi un Manuale di diagnosi psicologica,prevista per il mese di giugno prossi-mo, possa rafforzare l’identità, l’im-magine ed il linguaggio proprio dellapsicologia.

Inoltre è di recente deliberazione daparte del nostro Consiglio l’adesionedell’Ordine, anche in qualità di part-ner di altri enti e organismi, ai proget-ti che di seguito brevemente vorrei de-scrivere.

In ambito nazionale mi preme ricor-dare la partecipazione al progetto“FOR Dirigenti scolastici” dell’AgenziaNazionale per lo Sviluppo dell’Auto-nomia Scolastica (ex Indire). Il MIUR,Dipartimento per l’Istruzione ha affi-dato all’Agenzia Nazionale per lo Svi-luppo dell’Autonomia Scolastica il com-pito di assicurare un adeguato sup-porto professionale ai Dirigenti scola-stici nell’ambito delle iniziative volte arealizzare un sistema di formazionepermanente dei Dirigenti in linea conquanto previsto dalla Direttiva 7325/DI/ ORD/ VIII del 10.07.2007.

In questo quadro si inserisce il pro-getto di formazione denominato FORnel cui ambito è stato attivato un fo-rum on line. Il nostro compito si tra-duce nel partecipare attivamente al fo-rum sollecitando la discussione dei Di-rigenti sulle forme di assistenza di na-tura psicologica a scuola, rivolte a stu-denti, operatori scolastici e genitori.

Si tratta a mio avviso di un’ottima oc-casione per rendere più consapevoli iDirigenti dell’importanza di strumentidi supporto psicologico del processodi apprendimento - come i cosiddettisportelli di ascolto - nonché dell’im-portanza della prevenzione psicologi-ca dei fenomeni di devianza o violen-za anche di gruppo.

La partecipazione a questo progettoassume tutta la sua importanza anchein antitesi alla promulgazione di leggidello stato che pensano di risolvere iproblemi presenti nell’istituzione scuo-la - competitività con i sistemi di inse-gnamento di altri paesi, fenomeno delbullismo, etc. - con il ricorso a model-li obsoleti soprattutto se paragonati al-le nuove sfide che la società contem-poranea porta con sé, prima fra tuttequella dell’integrazione etnica.

L’auspicio è dunque quello di pro-

muovere sempre più la cultura psico-logica nelle scuole, partendo propriodai dirigenti scolastici che, nell’ambi-to dell’Autonomia Scolastica, dispon-gono delle risorse finanziarie in termi-ni di budget annuali, tali da consenti-re l’attivazione di progetti di natura psi-cologica di cui c’è assoluta necessità.

Uno sguardo ora alla Comunità Eu-ropea che promuove il finanziamentodi progetti nell’ambito del Settimo Pro-gramma Quadro. Tale programma halo scopo di finanziare la ricerca scienti-fica e tecnologica e in particolare di in-centivare la cooperazione transnazio-nale fra università, centri di ricerca,enti pubblici e industrie per consoli-dare la leadership europea nei settoripiù importanti della ricerca.

Nell’ambito delle scienze socioeco-nomiche ed umane, il Programma sipropone di far progredire le politicheche riguardano le varie problematichesocioeconomiche con cui l’Europa siconfronta: crescita, occupazione e com-petitività. Argomenti questi che as-sumono tutta la loro rilevanza se siguarda alla crisi che sta investendo tut-to il mondo occidentale e da cui il no-stro paese e l’Europa tutta non sono im-muni.

L’Ordine del Lazio ha deciso pertan-to di partecipare a uno dei bandi co-munitari attivati, proponendo in par-ticolare un progetto, insieme alla Uni-versità degli Studi “La Sapienza” di Ro-ma e ad altri partners europei ed ex-traeuropei, che ha come tema “Disu-guaglianze sociali, implicazioni e scel-te politiche”. Speriamo di potervi pre-sto informare sugli ulteriori sviluppi.

Ancora nell’ambito della Commis-sione Europea, l’Ordine ha preso par-te al progetto biennale TENTS “The

European Network for Traumatic

Stress” finanziato dalla Direzione Ge-nerale Salute e Protezione dei Consu-matori della Commissione, in collabora-zione con vari partners europei.

Gli obiettivi del progetto consistononella mappatura e nello studio dei di-versi sistemi di supporto psicologico esociale alle vittime di disastri naturali,attacchi terroristici ed altre situazionidi emergenza allo scopo di elaborare ediffondere un modello appropriato disupporto basato sull’esperienza.

Oltre che garanzia di miglior tuteladella salute psicologica di tutti i citta-

dini, i risultati di questa ricerca costi-tuiranno senz’altro un valido strumentodi aggiornamento per la nostra comu-nità professionale. Non appena tali ri-sultati saranno disponibili provvede-remo, pertanto, a darne ampia diffu-sione.

Il nostro Ordine è stato inoltre invi-tato a partecipare a un altro progettopromosso e finanziato dall’Unione Eu-ropea, in qualità di supervisor. Il pro-getto denominato “DRUID, Driving Un-der Influence of Drugs, alcohol andmedicines” ha avuto come finalità quel-la di studiare l’impatto delle sostanzepsicoattive sulla sicurezza stradale. Inparticolare un esperimento è stato con-dotto nel circuito di Vallelunga per te-stare gli effetti della cannabis sulla ade-guatezza della capacità di guida, in sog-getti che hanno deciso - autonoma-mente e liberamente - di detenere econsumare la sostanza nella quantitàsufficiente per l’esperimento. A que-sto proposito l’Ordine del Lazio è sta-to chiamato ad esercitare funzioni disupervisione e controllo sui problemietici e deontologici connessi allo svolgi-mento della ricerca sulla guida sottol’influenza di sostanze psicoattive.

Siamo lieti di aver partecipato a que-sto progetto vista la sua importanza erilevanza sul piano scientifico, sia a li-vello nazionale, sia a livello europeo.

Infine vi informo che troverete nel-le pagine che seguono il bando relati-vo al “Premio Gaetano De Leo”, rivol-to ai giovani psicologi, istituito in me-moria del prof. De Leo, in virtù del suoimpegno umano e professionale, del-l’importanza del contributo scientificodato, della dedizione e dell’attaccamen-to alla professione.

Il bando è rivolto a studenti/laurea-ti delle Università del Lazio nell’a.a.2006/2007 per tesi o dissertazionescritta su problematiche deontologi-che e/o etiche connesse al segreto pro-fessionale.

Questi brevi cenni ai progetti svoltie in corso vorrebbero dare la misuradi come il nostro Ordine riesca a guar-dare al futuro della professione, per-ché crediamo sia questo il vero sensodella celebrazione di questo importanteventennale.

in primo piano: il progetto “for dirigenti scolastici”

ESTRATTO DAL VERBALE DELLA RIUNIONE DEL CONSIGLIO

REGIONALE DEGLI PSICOLOGI DEL LAZIO,TENUTASI IN ROMA,

NELLA SEDE DELL’ORDINE IN DATA 26/11/08

PARTECIPAZIONE A PROGETTO “FOR DIRIGENTI SCOLASTICI”DELL'AGENZIA NAZIONALE

PER LO SVILUPPO DELL’AUTONOMIASCOLASTICA EX INDIRE

Il Consiglio

- Visto l’art. 12, comma 2, lett. c) della Legge18.02.1989 n. 56, ai sensi del quale il Consiglio “prov-

vede alla ordinaria e straordinaria amministra-

zione dell’Ordine…”;

- visto l’art. 6, comma 1, lett. m) del Regolamento delConsiglio dell’Ordine degli Psicologi del Lazio, il qua-le dispone che spetta al Consiglio “promuovere il

consolidamento e lo sviluppo della professione…”;

- vista la nota, prot. n. 7113 del 19.11.2008, con cui l’A-genzia Nazionale per lo Sviluppo dell’Autonomia Sco-lastica ex Indire chiede all’Ordine degli Psicologi delLazio di partecipare al progetto “FOR Dirigenti sco-

latici”;

- preso atto che il progetto testé menzionato, inseritonell’ambito delle iniziative volte a realizzare un si-stema di formazione permanente dei Dirigenti sco-lastici, in linea con quanto previsto dalla Direttiva7325/DI/ORD/VIII del 10.07.2007, è rivolto a forniresupporto ai Dirigenti nelle attività di gestione dellestrutture scolastiche, con particolare riguardo allecompetenze di natura giuridica e nel rapporto conl’utenza;

- tenuto conto che la partecipazione richiesta all’Or-dine si riferisce alla formazione sulle forme di assi-

stenza di natura psicologica a scuola rivolte a stu-denti, operatori scolastici e genitori, quali strumen-ti di supporto all’apprendimento degli studenti, non-ché sulle modalità di natura psicologica di preven-zione di fenomeni di devianza o violenza anche digruppo fra studenti;

- considerato che l’Ordine potrebbe fornire un validocontributo al progetto in parola, designando qualeresponsabile per le attività di competenza dell’Entei consiglieri Urso e Marinelli;

- considerato che la partecipazione al progetto noncomporterà alcun onere economico per l’Ordine;

con voto all’unanimità dei presenti

delibera

per i motivi di cui in premessa:

1) di partecipare al progetto “FOR Dirigenti scolasti-ci” dell’Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell’Au-tonomia Scolastica ex Indire, designando quale re-sponsabile per le attività di competenza dell’Ordi-ne i consiglieri Urso e Marinelli

2) di dare mandato al Presidente per la stipula di ap-posita convenzione con l’Agenzia Nazionale per loSviluppo dell’Autonomia Scolastica ex Indire e perogni altro eventuale adempimento necessario.

OMISSIS

Il Segretario Il Presidente

DELIBERA n. 556 del 26 novembre 2008

9

in primo piano: il progetto “tents”

ESTRATTO DAL VERBALE DELLA RIUNIONE DEL CONSIGLIO

REGIONALE DEGLI PSICOLOGI DEL LAZIO,TENUTASI IN ROMA,

NELLA SEDE DELL’ORDINE IN DATA 17/10/08

PARTECIPAZIONE A PROGETTO TENTS

Il Consiglio

- Vista la legge 18.02.1989 n. 56, in particolare l’art.12, comma 2, lett. c), ai sensi del quale il Consiglio“provvede alla ordinaria e straordinaria ammi-

nistrazione dell’Ordine…”;

- visto l’art. 6, comma 1, lett. m) del Regolamento delConsiglio dell’Ordine degli Psicologi del Lazio, il qua-le dispone che spetta al Consiglio “promuovere il

consolidamento e lo sviluppo della professione e

favorire tutte le iniziative intese a facilitare il

progresso culturale degli iscritti”;

- vista la nota, prot. n. 5962 del 23.09.2008, con cui ladott.ssa Miranda Olff, coordinatore del progetto “The

European Network for Traumatic Stress” - TENTS,chiede all’Ordine degli Psicologi del Lazio di colla-borare nella realizzazione del progetto;

- preso atto che TENTS è un progetto biennale di ri-cerca finanziato dalla Direzione Generale Salute eProtezione dei Consumatori della Commissione eu-ropea;

- rilevato che obiettivi generali del progetto sono lamappatura e lo studio a livello europeo dei diversi si-stemi di supporto psicologico e sociale alle vittime didisastri naturali, attacchi terroristici ed altre situa-zioni di emergenza, e la successiva elaborazione e dif-fusione di un modello appropriato di supporto basa-to sull’esperienza;

- considerato, dunque, che la divulgazione dei risulta-

ti del progetto può costituire un valido strumento diaggiornamento per gli iscritti, oltre che una garanziadi miglior tutela della salute psicologica di tutti i cit-tadini;

- ritenuto opportuno, pertanto, prendere parte al pro-getto, delegando il Consigliere Sara Del Lungo, coor-dinatore dell’Area della Psicologia dell’intervento nel-le situazioni di Emergenza, a curare i rapporti con ipartner europei;

- considerato che la partecipazione al progetto noncomporterà alcun onere economico per l’Ordine;

con voto: favorevoli Zaccaria Cruciani Del Lungo Ga-sparini Gragnani Urso, contraria Fenzi, astenuto Sen-sini

delibera

per i motivi di cui in premessa:

1) di partecipare al progetto “The European Networkfor Traumatic Stress” - TENTS;

2) di incaricare il Consigliere Sara Del Lungo, coordi-natore dell’Area della Psicologia dell’intervento nel-le situazioni di Emergenza, di curare i rapporti coni partner europei del progetto e di riferire al Con-siglio sui risultati del progetto medesimo.

OMISSIS

Il Segretario Il Presidente

DELIBERA n. 499 del 17 ottobre 2008

10

in primo piano: progetti europei

11

ESTRATTO DAL VERBALE DELLA RIUNIONE DEL CONSIGLIO

REGIONALE DEGLI PSICOLOGI DEL LAZIO,TENUTASI IN ROMA,

NELLA SEDE DELL’ORDINE IN DATA 26/11/08

PARTECIPAZIONE A PROGETTINELL’AMBITO DEL SETTIMO

PROGRAMMA QUADRO DELL’UNIONE EUROPEA

Il Consiglio

- Visto l’art. 12, comma 2, lett. c) della Legge18.02.1989 n. 56, ai sensi del quale il Consiglio “prov-

vede alla ordinaria e straordinaria amministra-

zione dell’Ordine…”;

- visto l’art. 6, comma 1, lett. m) del Regolamento delConsiglio dell’Ordine degli Psicologi del Lazio, il qua-le dispone che spetta al Consiglio “promuovere il

consolidamento e lo sviluppo della professione e

favorire tutte le iniziative intese a facilitare il

progresso culturale degli iscritti”;

- considerato che l’Unione europea, nell’ambito delSettimo Programma Quadro 2007-2013, finanzia laricerca scientifica e tecnologica ed in particolare pro-getti di Cooperazione al fine di incentivare la coope-razione transnazionale fra università, industrie, cen-tri di ricerca e enti pubblici e consolidare la leader-ship europea nei settori più importanti della ricerca;

- rilevato che, nell’ambito delle scienze socioecono-miche ed umane, il Programma si propone di far pro-gredire le politiche che riguardano le varie proble-matiche socioeconomiche con cui l’Europa si con-fronta, tra cui crescita, occupazione e competitività;

- rilevato, in particolare, che è attualmente aperto un

bando, con scadenza al 13.01.2009, per la presenta-zione di progetti di ricerca in materie di interesse psi-cologico, come “Qualità del lavoro e impatto sulla

qualità della vita e sull’economia” e “Disugua-

glianze sociali, implicazioni e scelte politiche”;

- ritenuto opportuno presentare progetti nell’ambitodel suddetto bando, insieme a partner istituzionaliquali l’Università di Roma “La Sapienza” ed altre uni-versità europee;

- considerato che la presentazione dei progetti e la suc-cessiva partecipazione ai medesimi non comporteràalcun onere economico per l’Ordine;

con voto all’unanimità dei presenti

delibera

per i motivi di cui in premessa:

1) di partecipare al bando per la presentazione di pro-getti di “Cooperazione” nell’ambito del SettimoProgramma Quadro dell’Unione europea, insiemea partner istituzionali quali l’Università di Roma “LaSapienza” ed altre università europee;

2) di dare mandato al Presidente di espletare ogniadempimento necessario.

OMISSIS

Il Segretario Il Presidente

DELIBERA n. 555 del 26 novembre 2008

in primo piano: valutazione progetto “druid”

12

ESTRATTO DAL VERBALE DELLA RIUNIONE

DEL CONSIGLIO REGIONALE DEGLI PSICOLOGI DEL LAZIO,

TENUTASI IN ROMA,NELLA SEDE DELL’ORDINE

IN DATA 28/03/08

VALUTAZIONE PROGETTO EUROPEO “DRUID, DRIVING UNDER INFLUENCE

OF DRUGS, ALCOHOL AND MEDICINES”E DECISIONI IN MERITO

Il Consiglio

- Vista la Legge 18 febbraio 1989 n. 56 “Ordinamen-

to della Professione di Psicologo”, in particolare

l’art. 12, comma II lett. c), ai sensi del quale il

Consiglio “provvede alla ordinaria e straordina-

ria amministrazione dell’Ordine…” e lett. d), inbase al quale il Consiglio “cura l’osservanza delle

leggi e delle disposizioni concernenti la profes-

sione”;

- visto il progetto europeo “DRUID, DRiving Under

Influence of Drugs, alcohol and medicines”, pro-mosso e finanziato dall’Unione Europea al fine di stu-diare l’impatto delle sostanze psicoattive sulla sicu-rezza stradale;

- vista e allegata la nota, ns. prot. n. 2364 del 17 mar-zo 2008, con la quale il dottor Pierangelo Sardi hapresentato la progettazione di un esperimento nelcircuito di Vallelunga, destinato a testare gli effettidella cannabis sulla adeguatezza delle capacità di gui-da, in soggetti che decidono autonomamente e libe-ramente di detenere e consumare la sostanza nellaquantità sufficiente all’esperimento;

- considerato che nella medesima nota il dottor Sardiha richiesto la supervisione e il controllo dell’Ordinedegli Psicologi del Lazio sui problemi etici connessi

allo svolgimento della ricerca sulla guida sotto in-fluenza di droghe;

- valutata l’importanza e la rilevanza sul piano scienti-fico, nazionale ed europeo, del suindicato progetto;

- ritenuto, pertanto, opportuno istituire un comitatoper la valutazione etica, al fine di condividere il pro-getto presentato dal dottor Pierangelo Sardi, esami-nando e accertando la conformità ai principi etici deicomportamenti tenuti dai professionisti psicologicoinvolti;

- valutato che la condivisione al progetto, finanziatodall’UE, non comporterà alcun onere economico perl’Ordine;

all’unanimità

delibera

per i motivi di cui in premessa:

1) di istituire un “Comitato per la valutazione etica” alfine di valutare e, se conforme ai principi deonto-logici, condividere il progetto DRUID, DRiving Un-der Influence of Drugs, alcohol and medicines, or-ganizzato dal dottor Pierangelo Sardi;

2) di nominare quali componenti del Comitato per lavalutazione etica i seguenti consiglieri Cruciani, DelLungo, Gragnani, Sensini.

OMISSIS

Il Segretario Il Presidente

DELIBERA n. 146 del 28 marzo 2008

Spett. SIPSiVi

c.a. dott. Pierangelo Sardi

Via XXVIII Aprile n. 7

12100 Cuneo

Gentile dottor Sardi,

con riferimento alla richiesta di parere rispetto al progetto DRUID, il Comitato per la valutazione etica costituito

dal Consiglio dell’Ordine degli Psicologi del Lazio apprezza la rilevanza e l’utilità sul piano scientifico, na-

zionale ed europeo, del suindicato progetto, condividendo appieno gli obiettivi e le strategie individuati.

Pur ritenendo il progetto estremamente rilevante, il Comitato esprime una riserva sulla metodologia di som-

ministrazione della sostanza psicoattiva (Cannabis).

Come si afferma nel testo inviato da SIPSiVi, quest’ultima “non somministrerà la sostanza in questione che

i soggetti decidono autonomamente e liberamente di detenere e consumare in quantità sufficiente all’e-

sperimento”.

Il Comitato rileva che una simile procedura, coinvolgendo lo psicologo nel comportamento di assunzione e

detenzione di Cannabis attuata dai soggetti, si discosta dalla metodologia utilizzata negli altri esperimenti

parallelamente condotti dagli altri partner del progetto DRUID.

Il suggerimento del Comitato è quello di utilizzare la metodologia applicata negli altri esperimenti del pro-

getto DRUID, nei quali il reperimento e la somministrazione della sostanza psicotropa venivano governati

dagli sperimentatori attraverso una speciale autorizzazione al reperimento e alla somministrazione di tale

sostanza.

Siffatta procedura solleverebbe lo psicologo dalla complicità o istigazione all’acquisto illegale e alla detenzione

di sostanze stupefacenti.

Qualora il progetto sperimentale venga così modificato, il Comitato per la valutazione etica costituito dal-

l’Ordine degli Psicologi del Lazio non ravvisa altre ragioni per rinviarne l’approvazione e l’avvio.

Il Comitato per la valutazione etica

Dott. Paolo Cruciani Dott.ssa Sara Del Lungo

Dott. Andrea GragnaniDott. Stefano Sensini

in primo piano: valutazione progetto “druid”

“Per la cannabis reperimento e somministrazione siano governati dagli sperimentatori”

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PREMIO GAETANO DE LEO Prima edizione

Bando per l’assegnazione di un premio in denaro

Viste le Deliberazioni nn. 47 del07.02.2007, 127 del 18.04.2007, 187del 13.06.2007 e 100 del 28.02.2008

La Commissione giudicatrice del-la prima edizione del “PremioGaetano De Leo”, presieduta dal-la Dottoressa Marialori Zaccaria ecomposta dal Dottor Antonino Ur-so, dal Professor Francesco Aval-lone e dal Dottor Franco Morozzodella Rocca, all’unanimità

DISPONE

Art. 1Avviso di selezione

È indetta una selezione per l’asse-gnazione di n. 1 premio in denaro delvalore di € 2.500,00 (duemilacinque-cento euro) al lordo delle ritenute dilegge, rivolto a studenti e laureati inPsicologia presso le Università del La-zio, che abbiano discusso la tesi di lau-rea di primo livello, di laurea specia-listica, di laurea vecchio ordinamen-to, di specializzazione, di dottorato diricerca o altra dissertazione scrittaprevista nel proprio percorso didatti-co nel corso dell’a.a. 2006/2007 su unadelle seguenti tematiche:

• problematiche deontologiche con-nesse al rispetto del segreto pro-fessionale;

• deroghe al segreto professionale;• il segreto professionale, proble-

matiche etiche.

Art. 2Finalità del premio

Il premio è stato istituito con lo sco-po di onorare la memoria del Profes-sor Gaetano De Leo, scomparso il31.12.2006, in virtù del suo impegnoumano e professionale, dell’impor-tanza del contributo scientifico dato,della dedizione e dell’attaccamentoalla professione di Psicologo ed alleistituzioni che rappresentano tale ca-tegoria.

Art. 3Requisiti di ammissione

Sono ammessi a partecipare:

1) laureati in Psicologia presso unadelle Università del Lazio che, nelcorso dell’a.a. 2006/2007, abbianoconseguito la laurea di primo li-vello, la laurea specialistica, la lau-rea vecchio ordinamento, il diplo-ma di specializzazione o Master ov-vero il dottorato di ricerca discu-tendo una tesi su una delle tema-tiche di cui all’art. 1;

2) studenti in Psicologia presso unadelle Università del Lazio che, nelcorso dell’a.a. 2006/2007, abbianodiscusso una tesina scritta previ-sta nel proprio percorso didatticosu una delle tematiche di cui al-l’art. 1.

Art. 4Domanda di ammissione

La domanda di ammissione, redat-ta in carta libera secondo lo schemadisponibile sul sito www.ordinepsi-cologilazio.it, dovrà pervenire, entroe non oltre il 30 aprile 2009, a mezzoraccomandata postale con avviso diricevimento (fa fede la data del tim-bro postale) al seguente indirizzo: Or-dine degli Psicologi del Lazio - Pre-mio “Gaetano De Leo” - Via Flaminia79 - 00196 Roma; o con presentazio-ne a mano, da effettuarsi presso la se-de dell’Ordine nei seguenti orari disegreteria: lunedì, martedì, giovedì evenerdì 10-13; mercoledì 14-17.

Alla domanda dovranno essere al-legati i seguenti documenti:

• copia dell’elaborato da sottopor-re all’esame della Commissionegiudicatrice (la copia non verràrestituita);

• fotocopia di un documento di ri-conoscimento in corso di validità;

• curriculum vitae et studiorum;• ogni altro documento ritenuto uti-

le ai fini della valutazione.I candidati sono ammessi alla pro-

cedura selettiva con riserva di suc-cessiva richiesta di documentazionee verifica del possesso dei requisiti.La Commissione si riserva di richie-dere ulteriori documenti che ritenes-se necessari per la valutazione delledomande.

L’Ente può disporre in ogni momen-to, con provvedimento motivato, l’e-sclusione dalla selezione per difettodei requisiti.

Art. 5Selezione dei lavori

e nomina del vincitoreLa selezione e la nomina del vinci-

tore avverranno, entro e non oltre il30 settembre 2009, ad incontroverti-bile ed insindacabile giudizio dellaCommissione giudicatrice compostacome sopra.

Il premio sarà attribuito all’elabo-rato giudicato migliore per completez-za teorica, per approfondimento tec-nico-scientifico e per originalità delcontributo, rispetto alle tematiche in-dicate all’art. 1.

L’esito della selezione sarà comuni-cato al vincitore a mezzo raccoman-data con avviso di ricevimento ed ilsuo nominativo, assieme al titolo del-la dissertazione, sarà pubblicato sulsito www.ordinepsicologilazio.it.

I candidati che non siano risultativincitori non riceveranno comunica-zione in merito all’esito della selezio-ne.

Chi, risultato vincitore del premio,non dia conferma dell’accettazionedello stesso entro giorni 15 (quindi-ci) dalla data di ricevimento della co-municazione dell’assegnazione, saràconsiderato rinunciatario.

Qualora il vincitore rinunci al pre-mio o decada, il premio sarà conferi-to al successivo idoneo in graduato-ria.

Art. 6Trattamento dei dati

Il candidato, ai sensi del D. Lgs.196/2003, autorizza l’Ente ad utiliz-zare i dati personali forniti per le fi-nalità inerenti la selezione e la ge-stione del rapporto conseguente lastessa. Senza tale autorizzazione ladomanda non potrà essere conside-rata valida.

Per informazioni rivolgersi alla se-greteria dell’Ordine, anche telefonica-mente (06-36002758), nei seguentiorari: lunedì, martedì, giovedì e vener-dì 10-13; mercoledì 14-17.

Dott.ssa Marialori ZaccariaPresidente dell’Ordine

degli Psicologi del Lazio

in primo piano: il premio de leo per giovani psicologi

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in primo piano: il manuale di diagnosi psicologica

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CONSIDERAZIONIINTRODUTTIVE

Per valutare l’utilità di un sistemadiagnostico ci si deve chiedere qualisono i suoi obiettivi; si deve, in altreparole, riflettere sul rapporto tra map-

pa (diagnostica) e territorio (clinico). Elencare i principali requisiti che de-

ve avere un sistema diagnostico di ri-ferimento per lo psicologo clinico, sem-bra un buon modo per iniziare a de-scrivere il progetto ed entrare subitonel vivo del discorso.

Per spiegare come articolare questomanuale si farà spesso riferimento alDiagnostic and Statistical Manual

of Mental Disorders-IV edition Text

Revised (DSM-IV-TR, APA, 2000). Sitratta di un “pre-testo”. Credo, infatti,che il DSM sia riuscito a creare un lin-guaggio diagnostico condiviso tra pro-fessionisti di formazione e apparte-nenze diverse; ma sono anche più checonsapevole delle differenze tra la vi-sione psichiatrica nordamericana del-la patologia psichica e quella psicolo-gica ed europea, e dei limiti del DSMe delle sue opzioni diagnostiche. Maproprio un’analisi puntuale di questi li-miti permetterà di fornire allo psico-logo clinico italiano delle linee guidache sappiano indicare i punti di forzadel DSM superandone gli elementi piùcritici.

Il sistema diagnostico potrebbe:

- utilizzare un impianto e un lin-

guaggio nosografico condivisi

che permettano di ricondurre se-gni, sintomi e tratti a etichette e de-finizioni specifiche sulle cui carat-teristiche fondamentali ci sia suffi-ciente accordo tra psicologi di di-verso orientamento teorico;

- fornire informazioni sufficiente-

mente esaustive e coerenti con

l’anamnesi fisiologica e patologica,con gli aspetti evolutivi e progno-stici, in presenza e assenza di inter-venti specifici, e con le conseguen-ze sul funzionamento sociale e rela-zionale del soggetto;

- fornire un quadro narrativo delfunzionamento individuale (la “for-mulazione del caso”) per quanto ri-guarda sia le aree patologiche siaquelle di buon funzionamento;

- fornire informazioni utili alla

progettazione di interventi tera-peutici e/o riabilitativi “patient-tai-lored”;

- associarsi a strumenti di rileva-

zione obiettivi, sistematici, validi eaffidabili dei segni, sintomi e trattiche caratterizzano le diverse sin-dromi;

- facilitare la comunicazione con il

paziente, in vista di una restitu-zione che gli permetta di conosce-re e capire natura, implicazioni eindicazioni terapeutiche in meritoal problema presentato;

- sostenere il dialogo tra i clinici

di diverso orientamento e tra cli-

nica e ricerca, facilitando lo scam-bio necessario tra chi lavora con ilpaziente (anche) sulla base delleevidenze diagnostiche e chi ha ilcompito di implementare proce-dure di raccolta ed elaborazione deidati capaci di produrre conclusio-ni e previsioni attendibili.

Riflettendo su questo elenco, si puòaffermare che i sistemi DSM e ICD sisono finora rivelati adeguati per quan-to riguarda la creazione/condivisionedi un linguaggio e lo scambio tra clini-ca e ricerca. Tuttavia, per ammissionestessa degli autori, l’applicazione delDSM alla clinica si è rivelata proble-matica, con il paradosso per cui sulle

cartelle cliniche vengono indicate lediagnosi (e i codici) di questi manua-li, spesso però senza che siano elabo-rate con gli strumenti esplicitamentecostruiti a questo fine. E se è vero chenon si può imputare a uno strumentoil fatto che venga usato in modo impro-prio, è anche vero che il processo divalutazione clinica e quello di attribu-zione nosografica si sono nella praticadisgiunti perché molti professionistipensano, a ragione, che DSM e ICDnon siano adatti a fornire una descri-zione terapeuticamente informativadel funzionamento mentale dei pazien-ti, e perché gli strumenti di riferimen-to spesso risultano riduttivi o inade-guati per un impiego clinico.

Per una migliore comprensione, e-lenco alcuni dei limiti principali delladiagnostica DSM/ICD. Parto da qui per-ché, piaccia o no, continua ad esserela diagnostica più diffusa in ambito isti-tuzionale e scientifico (Oldham, Sko-dol, Bender, 2005).

Le diagnosi DSM sono stabilite sullabase della rilevazione della presen-

za/assenza dei criteri che definisco-no i diversi disturbi e dei cut-off sta-biliti per fare diagnosi. I criteri e i sin-goli disturbi, però, risentono di tre li-miti fondamentali: 1) non sono diffe-renziati per rilevanza diagnostica, 2)peccano in validità e 3) non tengono

conto delle capacità di buon fun-

zionamento dei pazienti (su questopunto si veda, più avanti, la propostaSWAP). L’esigenza di basare il propriooperato su criteri oggettivi e caratte-rizzati da un’elevata coerenza internaha infatti generato sindromi definiteda caratteristiche molto simili tra loroe quindi poco articolate, soprattuttorispetto ai disturbi della personalità(Asse II). Se, per esempio, si prendo-no in considerazione i criteri del di-

a cura di Nino Dazzi

STUDIO PRELIMINARE DI FATTIBILITÀ PER UN VOLUME SULLA DIAGNOSI PSICOLOGICA

Un’iniziativa strategicadell’Ordine

degli Psicologi del Lazio

in primo piano: il manuale di diagnosi psicologica

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sturbo di personalità paranoide o diquello dipendente, si noterà che sonotutti indicatori di un paio di tratti dipersonalità (rabbia e sospettosità nelprimo caso, bassa autostima e dipen-denza nel secondo), ed è evidente cheuna diagnosi di questo tipo non possafornire un quadro adeguatamente com-pleto del funzionamento psicologicodel soggetto e delle sue manifestazio-ni affettive, cognitive, motivazionali ecomportamentali.

Un altro elemento problematico deisistemi DSM e ICD è che la loro ateo-reticità e oggettività non permette ditenere conto dei processi impliciti nel-la valutazione della personalità. Ep-pure, i tratti della personalità (sana opatologica) sono quasi sempre ego-sintonici e si basano su processi e rap-presentazioni per lo più inconsce, ra-gione per cui il soggetto/paziente nonsempre è la fonte di informazioni piùadeguata sul funzionamento comples-sivo della sua personalità. Un piccoloesempio chiarisce questo punto: qua-le paziente narcisista si descriverebbecome presuntuoso, arrogante e privodi empatia? Quale paziente istrionicodirebbe di essere eccessivamente se-duttivo e incapace di relazioni auten-tiche e stabili? È inoltre dimostrato co-me alcuni disturbi di personalità sianocaratterizzati da una netta discrepan-za tra tratti autoriferiti e tratti identi-ficati da osservatori terzi (Dozier, Ko-bak, 1992; Shedler, Mayman, Manis,1993; Weinberger, 1995), ma né i trat-ti impliciti né la discrepanza tra rap-presentazioni di sé implicite ed espli-cite sono identificabili con gli strumentiproposti da questi manuali.

È probabile che l’elevata comorbi-

lità esistente sia tra i disturbi di AsseI e di Asse II sia tra i disturbi codifica-

ti dai singoli assi sia almeno in parteuna conseguenza proprio dell’arbitra-rietà con cui sono stati selezionati cri-teri, cut-off e sindromi presenti in que-sti manuali. Una prova di questo datola si può derivare dall’osservazione percui alcuni sistemi di classificazione deidisturbi di personalità derivati empiri-camente hanno generato nosografiecon tassi di comorbilità decisamentepiù bassi (Westen, Shedler, 1999b).

I cut-off dei vari disturbi, a loro vol-ta, sono stabiliti in modo arbitrario dal-le diverse Task Force e, assieme all’e-quivalenza dei diversi criteri, creanoin alcuni casi, situazioni diagnosticheparadossali per cui soggetti con carat-teristiche psicologiche anche molto di-verse finiscono per ricevere la stessaetichetta. Per esempio, una personaterrorizzata dall’abbandono, svalutan-te nei confronti degli altri, sessualmen-te promiscua, impulsiva e soggetta ascoppi di rabbia potrebbe ricevere lastessa diagnosi di disturbo borderli-

ne di una persona tormentata da unsenso di vuoto cronico, con un’immagi-ne di sé instabile, spiccate tendenzesuicidarie, sintomi dissociativi ricorren-ti e grande paura della solitudine. Equesto problema si presenta anche peralcune sindromi di Asse I, basti pen-sare al disturbo di somatizzazione

che (con esordio prima dei 30 anni,stabilità dei sintomi nel tempo, conse-guenti menomazioni sociali, lavorativeecc. e non riducibilità dei sintomi a unquadro organico) prevede la presenzadi 4 sintomi dolorosi, 2 gastro-intesti-nali, 1 sessuale e 1 pseudo neurologi-co. Quante diverse varianti di questoquadro è possibile immaginare? Dettoin altri termini, il passaggio dalla mo-noteticità dei disturbi del DSM-III allaloro politeticità (non è necessario sod-disfare tutti i criteri di un disturbo per

fare diagnosi, ma solo un numero-so-glia, indipendentemente dalla naturaspecifica dei diversi criteri), da unaparte e per alcuni disturbi ha permes-so di contemplare l’esistenza di presen-tazioni diverse, ma dall’altra, e per al-tri disturbi, ha favorito la possibilità difare una stessa diagnosi a quadri sinto-matologici anche molto diversi tra lo-ro.

Ugualmente problematica risulta lascelta di questi due manuali di utiliz-zare un modello diagnostico esclusiva-mente sindromico e categoriale. DSMe ICD condividono infatti una filosofiadi base di stampo medico per cui i di-sturbi possono essere intesi come en-tità patologiche discrete che un sog-getto può avere o non avere (sceltaadottata anche per i disturbi di perso-nalità) e che definiscono il modo di es-

sere stabile di una persona. La valen-za problematica di questa scelta ap-pare con particolare chiarezza nei di-sturbi di personalità, ma anche alcunesindromi di Asse I presentano livelliproblematici di sovrapposizione teori-ca e clinica, basti pensare alle diagno-si di disturbo depressivo maggiore edisturbo distimico; o a quelle di distur-bo della condotta, disturbo oppositi-vo-provocatorio, disturbo da deficitdell’attenzione-iperattività o elementiprodromici di un disturbo antisocialedella personalità in adolescenza. Indi-cazione evidente della scarsa adegua-tezza di questo modello è il prolifera-re delle sindromi NAS (Non Altrimen-ti Specificate), pensate chi presentaun funzionamento disturbato ma nonricade in nessuna delle sindromi pre-senti nel manuale. Si tratta, in altri ter-mini, di una “nuova categoria” pensa-ta per colmare i vuoti di quelle già esi-stenti e aumentare la “coverage” delmanuale senza mettere in discussione

in primo piano: il manuale di diagnosi psicologica

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il modello categoriale e la sua ade-guatezza.

Ulteriore elemento critico di DSM eICD è il fatto che dalla scelta di utiliz-zare esclusivamente criteri oggettivi

(cioè autoriferiti dal soggetto o rileva-bili da un osservatore esterno) è deri-vata un’opzione metodologica che hafavorito l’uso di strumenti di valuta-zione self-report e l’esclusione siste-matica dell’uso della soggettività di-

sciplinata dei clinici, delle loro capa-cità di osservazione e inferenza. Que-ste procedure di valutazione si disco-stano marcatamente dalla normale pro-cedura di valutazione clinica secondola quale si invitano i pazienti a parlaredi sé, delle loro relazioni e dei loro al-tri significativi, della storia della lorovita e della loro patologia, e sulla basedi queste narrazioni si inferiscono leloro caratteristiche psicologiche. Oggiè possibile affermare che lo scettici-smo rispetto alle capacità dei clinici dielaborare osservazioni e “inferenze og-gettive” può essere messo in soffittagrazie a ricerche che ne hanno dimo-strato l’infondatezza (Westen, Shedler1999a; Westen, Weinberger, 2004). Sequindi sarebbe un errore affidare ilprocesso diagnostico alla sola sogget-tività del clinico, ugualmente sbaglia-to sarebbe non utilizzarla in modo ade-guato: una delle sfide della diagnosti-ca psicologica contemporanea è pro-prio quella di disciplinarla e organiz-zarla in vista di diagnosi valide oltreche affidabili (McWilliams, 1998, 1999).La soggettività dei clinici è infatti strut-turata da una preparazione specificache, almeno nelle intenzioni, dovreb-be favorire lo sviluppo della capacitàdi osservare e ascoltare i pazienti perpoi trarne deduzioni significative. Que-sta preparazione, in altre parole, do-vrebbe fornire ai clinici le lenti miglio-

ri per osservare i fenomeni di loro in-teresse: si tratta del resto di un assuntovero in qualsiasi disciplina scientifica.Ma DSM e ICD, oltre a sacrificare lasoggettività dei clinici, non attribuisco-no un ruolo adeguato neppure alla rile-vanza diagnostica del modo in cui o-

gni paziente vive soggettivamente

le sue difficoltà, elemento molto im-portante in qualsiasi intervento tera-peutico, e non solo per il problema deilivelli di compliance dei pazienti (suquesto punto si veda, più avanti, la pro-posta PDM). Un esempio: una perso-na può vivere la propria sintomatolo-gia depressiva come un inevitabile di-sagio esistenziale da sopportare, o co-me la giusta punizione per presunti er-rori del passato, o come la conseguen-za infausta di presunti maltrattamen-ti subiti, o come la legittimazione di unatteggiamento recriminativo e rabbio-so. E ciascuno di questi modi di vive-re la propria patologia depressiva, ol-tre a determinare comportamenti di-versi, è anche indice di quadri (perso-nologici) diversi, diversi meccanismidi difesa, ecc.

Ricerche condotte con le SWAP-200hanno inoltre sottolineato la centralitàdella diatesi di personalità nella com-prensione e nel trattamento di moltidisturbi clinici (vedi anche Westen,Gabbard, Baglov, 2006). I disturbi ali-mentari, per esempio, sembrano am-mettere comorbilità con personalità dialto funzionamento, con personalitàcoartate e con personalità disregolate;la stessa diagnosi di disturbo alimenta-re può accompagnarsi anche a diversitipi di personalità di base, con rispo-ste diverse alla psicoterapia e patternmutevoli di comorbilità (Thompson-Brenner, Westen, 2005). Allo stessomodo, la diagnosi di ADHD in adole-scenza presenta implicazioni molto di-

verse a seconda del tipo di personalitàin cui si sviluppa, rivelandosi partico-larmente infausta in presenza di un di-sturbo antisociale di personalità. Vi-ceversa, non sempre è facile distingue-re casi con diagnosi decisamente diver-se, basti pensare alla complessità del-la diagnositica differenziale tra distur-bo schizoide lieve, disturbo evitante,fobia sociale; in casi come questi, gli e-lementi da considerare per la diagno-si ruotano attorno a dimensioni perso-nologiche che i sistemi DSM e ICD ten-dono a trascurare, come le rappresen-tazioni della relazione del sé e degli al-tri, le capacità metacognitive, le ango-sce e i meccanismi di difesa prevalenti.

Molte sono quindi le ragioni per cuiquesti manuali richiedono ampie inte-grazioni con strumenti e nosografieconnessi a filosofie diagnostiche di-verse. Ricordo tra l’altro come la Re-

search Agenda for DSM-V, una ras-segna di studi e proposte curata daKupfer, First e Regier (2002) abbia cal-deggiato una diversificazione dei pun-ti di vista e incoraggiato un allarga-mento di orizzonti nell’approccio dia-gnostico del futuro manuale. Compo-sta da sei capitoli dedicati al problemadella nomenclatura (1), alle neuro-scienze (2), alle scienze evolutive (3),ai disturbi di personalità e della rela-

zione (4), ai disturbi mentali e alle di-sabilità (5), all’influenza della culturasulla diagnosi psichiatrica (6), la Re-

search Agenda vuole prendere in con-siderazione alcune delle critiche piùfrequentemente mosse alle preceden-ti edizioni, pur segnalando che biso-gnerà attendere il DSM-VI o addirittu-ra il VII per vedere i primi frutti dellemodifiche suggerite. E difficilmente ilDSM-V vedrà la luce prima del 2010 [siveda a questo proposito anche il volu-me a cura di Beach et al. (2006), Re-

in primo piano: il manuale di diagnosi psicologica

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lational Processes and DSM-V: Neu-

roscience, Assessment, Prevention,

and Treatment].

Una possibile alternativa ai limiti po-sti dai sistemi diagnostici attualmentepiù diffusi potrebbe essere il ricorso adiagnosi dimensionali che permet-tano una traduzione delle diverse di-mensioni in categorie discrete in pre-senza del superamento di soglie clini-che empiricamente fondate (come av-viene con la SWAP-200) o di specifi-che interrelazioni tra le varie dimen-sioni (Lingiardi, Shedler, Gazzillo,2006). Si tratta di adottare una logicadella valutazione e della diagnosi percui i diversi assetti psicologici posso-no essere descritti tutti per mezzo del-le stesse dimensioni di base (disforia,regolazione delle emozioni, tendenzedissociative ecc.) e le diverse personepossono essere differenziate in base alprofilo specifico di queste dimensioniche più si avvicina al loro modo pecu-liare di essere.

Un’altra strada potrebbe essere l’u-so simultaneo di diagnosi descrittive

basate sulla rilevazione di segni e sin-tomi osservabili o autoriferiti e dia-

gnosi strutturali basate sulla rileva-zione inferenziale di un numero ridot-to di processi psichici fondamentali,come le capacità di esame di realtà, dicostruire rappresentazioni del sé e de-gli altri e il livello dei meccanismi di di-fesa prevalenti (Kernberg, 1984).

Una prospettiva analoga viene sug-gerita dagli estensori del Manuale

Diagnostico Psicodinamico (Psy-chodynamic Diagnostic Manual, PDMTask Force, 2006; vedi anche Migone,2006) che, a differenza di quanto av-viene nel DSM, hanno messo i distur-bi di personalità in relazione a diverseorganizzazioni personologiche di basee hanno cercato di delineare sottotipi,

psicodinamica, esperienza soggettivadi paziente e terapeuta, pattern ma-turativi e costituzionali, preoccupazionie affetti centrali, credenze patogenesu sé e gli altri, difese principali e pat-tern emotivi, cognitivi e relazionali ca-ratteristici dei diversi disturbi. Da que-sto punto di vista, si può affermaresenza timidezza che la psicologia cli-nica e dinamica, dopo aver giustamen-te raccolto la sfida del DSM, ha sapu-to indicare alla diagnostica psichiatri-ca delle linee guida utili a tutta la co-munità dei professionisti della salutementale (si veda anche OPD, 2001,2003; De Coro, Lang, 2006).

La possibilità di prevedere una pro-

gnosi e una terapia specifica e affi-

dabile per i diversi disturbi è inoltreattualmente percorribile solo per la far-macoterapia di alcune sindromi di As-se I (per esempio alcuni disturbi psi-cotici, dell’umore o d’ansia), ed è co-munque vincolata alle predilezioni teo-riche del singolo professionista. D’al-tra parte, la presunta ateoreticità delDSM - violata nei criteri in base ai qua-li si è deciso di attribuire alcuni disturbiall’asse I e altri all’asse II - se da unaparte favorisce la condivisione diagno-stica e manualistica tra professionistidi formazione diversa, dall’altra forni-sce informazioni relativamente scarnesulla patogenesi, l’eziologia e le indica-zioni terapeutiche relative ai diversi di-sturbi. Questo fatto si traduce in unasituazione contraddittoria per cui i pro-fessionisti della salute mentale posso-no elaborare diagnosi relativamen-

te oggettive, ma devono associarvi for-mulazioni del caso altamente idio-

sincratiche, scindendo un processounico - comprendere i problemi di unapersona e il modo in cui essi si inne-stano nella sua vita, ne alterano il fun-zionamento e la influenzano - in due

processi distinti e poco raccordabili,se non tramite il ricorso alla propriaesperienza e formazione e alle propriepreferenze teoriche. Problema ulterior-mente acuito dal fatto che DSM e ICDnon forniscono informazioni e non

tengono conto delle risorse e delle

potenzialità del paziente, cioè diquelle leve su cui una terapia può ba-sarsi.

Tutto ciò ha ricadute importanti sul-la possibilità di utilizzare le conclusio-ni del processo di valutazione e dia-gnosi nella fase di restituzione: dire aun paziente che ha un disturbo d’an-sia generalizzato - solo per fare unesempio - rischia di essere un modoper dirgli/le le stesse cose che lui/leiha comunicato al clinico: che è quasisempre ansioso e lo è per una molte-plicità di motivi. Viceversa, comunica-re una diagnosi di disturbo schizotipi-co di personalità rischia di essere un’o-perazione incomprensibile, o un modoper ridurre la complessità del suo fun-zionamento a un misto di ritiro socia-le e alterazione subclinica del pensie-ro. E alla successiva domanda: “E al-lora?” non si saprebbe cosa risponde-re: questi manuali, infatti, oltre a nondare indicazioni terapeutiche, non per-mettono di chiarire i rapporti tra le ca-ratteristiche di un disturbo e il tessu-to psichico e biografico della persona.

In sintesi, DSM e ICD rappresenta-no strumenti operativi e non Bibbie.Costituiscono un passo importante neltentativo di elaborare diagnosi ogget-tive, empiricamente fondate e clinica-mente utili, ma presentano ancora mol-ti limiti: dalla scelta di un’ottica esclu-sivamente dicotomica e categoriale al-l’esclusione delle dimensioni implicitee dei punti di forza nell’elaborazionedella diagnosi; da un’ateoreticità pre-

in primo piano: il manuale di diagnosi psicologica

sunta che rischia di produrre confu-sione clinica all’arbitrarietà della scel-ta dei cut-off e della suddivisione deidisturbi sui diversi assi; dall’eccessivacomorbilità all’assenza di strumenti ecategorie realmente affidabili con cuiformulare il caso ed elaborare diagno-si, prognosi, e indicazione al tratta-mento.

SINOSSI DEL VOLUME

Il volume si colloca all’interno di uncrescente interesse nei confronti del-la diagnosi e dei suoi molteplici livellidi significato e impiego (Barron, 1998,2005; Kupfer et al., 2002; Lingiardi,Dazzi, 2007; Widiger et al. 2005).

Nel corso degli ultimi anni è stata dapiù parti segnalata la necessità di in-tegrare la diagnostica psichiatrica in-ternazionale (DMS e ICD) con criterie strumenti che permettano di utiliz-zare in modo oggettivo e affidabile gliaspetti relazionali e soggettivi del pro-cesso diagnostico.

La figura dello psicologo, con i suoidiversi vertici di osservazione (de-scrittivo, dinamico-strutturale, cogni-tivo, sistemico, psicometrico), è oggipiù che mai chiamata alla formulazio-ne di una diagnosi che non si limiti auna mera elencazione nosografica, mapermetta una conoscenza del pazien-te sia sul piano della psicopatologia siasu quello delle risorse, e fornisca infor-mazioni utili alla formulazione del ca-so e di un progetto terapeuticocostruito sulle necessità e la specifi-cità del soggetto valutato (Horwitz,1996).

La diagnosi psicologica è chiamatainfatti a facilitare la comunicazione traprofessionisti della salute mentale an-

che di formazione e orientamenti teo-rici diversi, e costituisce un ponte ver-so qualsiasi programma di intervento.È necessaria alla ricerca empirica (perorganizzare le ipotesi e selezionare icampioni) e condiziona l’assegnazionedelle risorse nelle politiche sanitarie eassistenziali. Va chiarito però che,quando si parla di diagnosi, non si in-tende la semplice attribuzione di un’e-tichetta, ma il risultato di un’osserva-zione, un’interazione e un ragionamen-to capaci di organizzare in modo “do-tato di senso” (Barron, 1998) un com-plesso intreccio di segni, sintomi, trat-ti di personalità e potenzialità di unapersona. Nello stesso momento, la dia-gnosi deve ovviamente ricondurre unapersona a categorie prefissate e con-divise (nomotetica), ma contempora-neamente deve definire una sua spe-cificità (idiografica).

Una riflessione sulla diagnosi nonpuò inoltre prescindere da una seriedi elementi (che si evincono dal di-battito in letteratura e mi limito qui aelencare):

- La scelta nosografica deve esserel’esito di un percorso di assess-

ment, cioè di valutazione globaledel funzionamento cognitivo, emo-tivo, comportamentale e motiva-zionale di una persona, un proces-so che non trascura la dimensioneevolutiva, familiare, sociale e cul-turale in cui il soggetto si è svilup-pato e vive e cerchi di adattare leetichette diagnostiche nomotetichealle peculiarità idiografiche dei sin-goli individui.

- Senza trascurare la rilevanza dellecategorie diagnostiche e la loro ca-pacità descrittiva e comunicati-

va bisogna valorizzare un approc-cio dimensionale alla diagnosi erestituire centralità alla valutazio-ne della struttura di personalità

del soggetto valutato (diagnosistrutturale).

- Per elaborare una diagnosi affida-bile e davvero informativa è neces-sario inoltre scegliere e integrarele informazioni ottenute da diver-

si strumenti e strategia di rac-

colta dei dati (self-report, clinicalreport, informant report ecc.) cheforniscono informazioni su ambitidiversi del funzionamento psichi-co. La scelta della modalità di rac-colta e lettura dei dati deve esserefunzione degli obiettivi del proces-so di valutazione.

- È inoltre importante che lo psico-logo clinico sappia scegliere, oltreal tipo di colloquio e di griglia di let-tura più appropriati agli obiettividella sua valutazione, anche la bat-

teria di test più adeguata a questofine e sappia leggere/tradurre in unlinguaggio comprensibile anche ainon addetti ai lavori i risultati diquesti test.

- Uno strumento e un sistema dia-gnostico realmente adeguati alleesigenze della psicologia clinica de-vono tenere conto delle potenzia-

lità e dei punti di forza delle per-sone valutate oltre che concentrarsiesclusivamente sugli elementi pa-tologici. La valutazione attenta dirisorse e punti di foza permette in-fatti di valutare la compliance e laresilience del soggetto e di costrui-re strategie di intervento patient-tailored.

- Se è importante costruire un voca-bolario diagnostico-valutativo con-diviso, è ugualmente importanteche gli strumenti e i sistemi di va-lutazione utilizzati consentano dielaborare una formulazione delcaso oggettiva e adeguatamenteinformativa, senza lasciare questa

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in primo piano: il manuale di diagnosi psicologica

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formulazione alle idiosincrasie e al-la formazione personale e profes-sionale dei singoli clinici.

- Il dato dell’esperienza soggettiva

del clinico e del paziente deve es-sere disciplinato ma tenuto adegua-tamente in considerazione nel pro-cesso di elaborazione della diagno-si. Si tratta di assicurare alla dia-gnosi un adeguato livello di ogget-tività che integri e tenga conto diquei dati che possono essere de-rivati solo dalla soggettività dei par-tecipanti al processo diagnostico.

- È importante che il sistema di va-lutazione e gli strumenti diagnosti-ci permettano di distinguere la co-

morbilità vera - cioè quei casi incui il funzionamento complessivopuò essere effettivamente descrit-to in modo sufficientemente com-pleto solo per mezzo di più di un’e-tichetta diagnostica - dalla comor-

bilità artificiale, dovuta a bias del-la nomenclatura o degli strumentidi valutazione utilizzati.

- Infine, gli strumenti e i sistemi diclassificazione diagnostica dovreb-bero essere condivisibili sia dai cli-nici sia dai ricercatori e dovrebbe-ro facilitare il dialogo tra la cli-

nica e la ricerca empirica, fermorestando che per molti aspetti leesigenze di queste due figure sonodiverse.

Obiettivo:Proposta di un approccio diagnosti-

co che sia empiricamente fondato, cli-nicamente utile e di facile impiego.Particolare attenzione verrà data alladiagnosi di personalità, specifico ter-reno di interesse per lo psicologo in re-lazione sia al singolo disturbo (asse IIDSM) sia a una concomitante diagno-si sindromica maggiore (asse I DSM).

Metodi:Illustrazione, classificazione e inte-

grazione dei principali strumenti e del-le principali nosografie per la diagno-si psicologico-clinica. Il backgroundconcettuale e empirico poggerà pre-valentemente sui seguenti sistemi/stru-menti:

1) Diagnostic and Statistical Ma-

nual of Mental Disorders (DSM-IV; APA, 1994): si tratta del siste-ma diagnostico internazionale piùdiffuso, elaborato dall’AmericanPsychiatric Association; la sua ul-tima edizione, IV-R, è del 2000. Èun sistema categoriale, intenzio-nalmente ateoretico, basato sudati autoriferiti o immediatamen-te rilevabili da un osservatore. Èsuddiviso in 5 assi: l’asse I valutai disturbi maggiori; il II i disturbidi personalità e i disturbi a insor-genza in età evolutiva; il III le con-dizioni mediche generali; il IV glieventi psicosociali stressanti; il Vle capacità di funzionamento glo-bale. Il DSM nasce dal lavoro con-giunto di comitati di esperti (ta-sk forces) dell’APA, che elabora-no i criteri, le sindromi e i pun-teggi cut-off che guidano la dia-gnosi. I criteri e le sindromi delDSM vengono poi valutate e mo-dificate (anche) sulla base dei ri-sultati di ricerche empiriche. Nonpermette di tradurre le diagnosiin formulazioni cliniche. Ha un’al-ta utilità comunicativa, ma l’uti-lità clinica è limitata. Verrà tenu-to in considerazione soprattuttoil suo Asse I, dati i limiti dell’As-se II e dell’Asse V, che fornisconoinformazioni meglio rilevabili permezzo di altri strumenti.

2) Manuale Diagnostico Psicodi-

namico (PDM; Alliance of Psy-choanalytic Organizations, 2006):è il primo esempio di manuale dia-gnostico a orientamento psicodi-namico ed è il frutto di uno sfor-zo congiunto di diverse organiz-zazioni psicoanalitiche statuni-tensi. Articolato in tre parti, nel-la Prima presenta la tassonomiadell’Asse II del DSM e la integratenendo in considerazione i 3 li-velli di organizzazione struttura-le della personalità teorizzati daKernberg (1984); propone inol-tre l’esistenza di 6 disturbi di per-sonalità assenti nel DSM. Per ognidisturbo viene specificata la psi-codinamica di base, l’esperienzasoggettiva di paziente e terapeu-ta, i pattern maturativi e costitu-zionali che partecipano alla suaeziologia e patogenesi, le preoc-cupazioni e gli affetti centrali, lecredenze patogene su sé e gli al-tri, i meccanismi di difesa preva-lenti e i diversi sottotipi (Asse P).La tassonomia dei disturbi di As-se I del DSM non subisce modifi-che, ma i criteri sono ampliatiorientando l’attenzione del valu-tatore alla dimensione dell’espe-rienza soggettiva di paziente e te-rapeuta (Asse S). È presente inol-tre un Asse M per il profilo delfunzionamento mentale. Analogastruttura caratterizza la SecondaParte del volume, centrata sui di-sturbi infantili e adolescenziali(Asse PCA, SCA, MCA). Viene in-fine proposta una nuova tassono-mia dei disturbi di neonati e bam-bini piccoli (Asse ICE): anchequesta tassonomia è articolata su5 assi e le principali categorie dia-gnostiche utilizzate sono: (1) di-sturbi interattivi; (2) disturbi re-golatori dell’elaborazione senso-

in primo piano: il manuale di diagnosi psicologica

riale e (3) disturbi neuroevoluti-vi della relazione e della comuni-cazione. La Terza parte è infinededicata alle basi empiriche econcettuali di un sistema di clas-sificazione dei disturbi mentalipsicodinamicamente fondato. IlPDM è esplicito nel tentativo diintegrare la tradizione diagnosti-ca psichiatrica con quella psico-dinamica e le informazioni dellaclinica con quelli delle ricerchecondotte con strumenti dinami-camente orientati. Sarebbe utile prendere in consi-derazione soprattutto l’Asse peri disturbi di personalità degli adul-ti (Asse P), le funzioni da valuta-re per delineare un profilo delfunzionamento complessivo diuna persona (Asse M e AsseMCA), l’esperienza soggettiva del-le patologie di Asse I (Asse S eAsse SCA) e l’asse per la valuta-zione dei disturbi dell’infanzia edella prima fanciullezza (AsseIEC).

3) La Shedler-Westen Assessment

Procedure-200 (SWAP-200; ve-di Westen, Shedler, Lingiardi,2003): è un sistema Q-sort per lavalutazione dei disturbi di perso-nalità. Basato su dati riferiti dalclinico, formalizza queste infor-mazioni per mezzo di 200 item davalutare su un scala a 8 punti inbase al loro livello di descrittività.Questi item, che valutano sia ca-ratteristiche patologiche sia ri-sorse, sono scritti in un linguag-gio semplice e non gergale e cer-cano di valutare sia elementi og-gettivi del funzionamento psichi-co, sia i correlati oggettivi di co-strutti più inferenziali come i mec-canismi di difesa. La SWAP per-

mette di ottenere tanto le dia-gnosi che seguono la nosografiadel DSM-IV quanto una tassono-mia di stili/disturbi di personalitàempiricamente derivata su uncampione di pazienti reali con laQ-factor analysis. Il sistema dia-gnostico SWAP si basa sul con-fronto tra la descrizione del pa-ziente valutato e dei prototipi dia-gnostici empiricamente rilevati.Le diagnosi SWAP sono sia cate-goriali sia dimensionali. La SWAPpermette di ricavare anche unprofilo delle capacità di buon fun-zionamento del paziente. Il pro-cesso di elaborazione della dia-gnosi SWAP coincide di fatto conquello di formulazione del casoclinico: per ottenere questa for-mulazione è infatti sufficiente rac-cordare narrativamente gli itemche hanno ottenuto un punteggiodi 5, 6 o 7. Particolarmente importante sem-bra la procedura di valutazione dicui la SWAP si serve, le specifi-cazioni fornite dalle sue applica-zioni nella descrizione dei distur-bi dell’Asse II del DSM (fattoriPD), la nosografia empiricamen-te derivata per la valutazione del-la personalità degli adolescenti edegli adulti (Fattori Q) e il fatto-re di alto funzionamento, che va-luta le risorse psicologiche degliindividui valutati e si è dimostra-to correlato con numerosi indi-catori relativi all’anamnesi pato-logica, alla storia dello sviluppo eall’esito delle psicoterapie.

4) L’Operationalisierte Psychody-

namische Diagnostik (OPD; Ar-beitskreis OPD, 2001): sistemamultiassiale di valutazione psico-dinamica del paziente, cerca di

operazionalizzare su 5 assi le di-verse dimensioni di un asses-sment completo basato su dati siariferiti dal paziente sia inferiti dalclinico. Nell’Asse I è descritta l’e-sperienza soggettiva che il pa-ziente fa del proprio disturbo, del-la propria sofferenza e della ri-chiesta di aiuto; nell’Asse II sonoindicate, per mezzo di un model-lo circomplesso, le modalità di-sfunzionali ricorrenti delle rela-zioni interpersonali; l’Asse III per-mette la valutazione clinica del-l’intensità e della pervasività deiconflitti e degli affetti soggettiva-mente esperiti dal paziente; l’As-se IV valuta il funzionamento glo-bale del soggetto sulla base di 5parametri: percezioni di sé e del-l’altro, autoregolazione, comuni-cazione e legame. In Asse V, infi-ne, va indicata la diagnosi elabo-rata con i sistemi internazionaliprediletti dal clinico o richiestidall’istituzione in cui si opera. Sitratta del primo tentativo di inte-grare le informazioni ottenute permezzo delle diagnosi più diffusecon una serie di dati che in gene-re vengono raccolti idiosincrati-camente dal clinico di orienta-mento dinamico nel corso del pro-cesso di valutazione. A questo strumento si potrà fareriferimento soprattutto per valu-tare, anche da un punto di vistastrutturale, il funzionamento psi-cologico complessivo.

Il riferimento, nel manuale, a stru-menti come la Shedler-Westen Asses-

sment Procedure-200 (SWAP-200; ve-di Westen, Shedler, Lingiardi, 2003), ilPsychodynamic Diagnostic Manual

(PDM; Alliance of Psychoanalytic Or-ganizations, 2006), la Operationali-

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in primo piano: il manuale di diagnosi psicologica

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sierte Psychodynamische Diagno-

stik (OPD; Arbeitskreis OPD, 2001),garantisce l’attualità del trattato e ilconfronto con i più accreditati siste-mi diagnostici internazionali, andan-do così a implementare la già riccacompetenza diagnostica dello psico-logo clinico italiano.

Potrebbero essere infine inseritedelle sezioni su argomenti di ca-

rattere introduttivo generale (co-sa si intende per diagnosi psicologi-ca; quali sono le sue funzioni; quan-ti tipi di diagnosi si possono elabo-rare e quali sono le loro caratteristi-che differenziali, i loro punti di for-za e i loro limiti; come vanno artico-lati i rapporti tra tratti della perso-nalità, stili di personalità e disturbidi personalità; in che modo le infor-mazioni sulla personalità influenza-no e sono influenzate dalle informa-zioni sui “disturbi maggiori” del sog-getto; in che modo le neuroscienzepossono favorire una diagnostica cli-nica più consapevole; qual è il de-corso prevedibile dei principali di-sturbi e le modificazioni cui vannoincontro le caratteristiche della per-sonalità nel corso del tempo; in chemodo le informazioni relative al mo-do in cui il paziente si relaziona al cli-nico e alla reazione soggettiva del cli-nico al paziente possono fornire da-ti utili all’elaborazione della diagno-si; quali sono le principali organizza-zioni della personalità e quali sonogli indicatori fondamentali da pren-dere in considerazione per elabora-re una diagnosi strutturale) oppure

più specifici o particolarmente cri-

tici (come pervenire a una valuta-zione adeguata e affidabile dei pa-zienti che presentano disturbi del

comportamento alimentare, o chemeritano più di un’unica diagnosi;quali sono le principali metodologiedi raccolta dei dati necessari a ela-borare una diagnosi, quali sono i lo-ro punti di forza e limiti principali,quando possono essere utilizzate equando non sono adeguate; quali so-no i principali test psicologici per lavalutazione clinica, come si usano, ecome vanno letti i dati che genera-no; quali sono gli errori che si com-piono più facilmente nel processo divalutazione ed elaborazione della dia-gnosi e come si può tradurre una dia-gnosi in formulazione del caso e inun report che possano essere resti-tuiti al paziente o inviati al clinico cheprenderà in carico il paziente valu-tato).

Sarebbe utile fornire infine alcuneesemplificazioni di colloqui o processivalutativi, delle diagnosi e delle for-mulazioni del caso che ne sono segui-te e dei processi decisionali che han-no permesso al clinico di passare dal-la valutazione alla diagnosi e dalladiagnosi alla formulazione del caso ealla restituzione.

Conclusioni:Nel tentativo di rispondere in mo-

do ottimale alle esigenze di clinici,ricercatori e professionisti che ope-rano nelle istituzioni pubbliche, ilprocesso di diagnosi psicologicarichiede l’integrazione di strategie diraccolta di dati diverse e di informa-zioni relative ad ambiti diversi. In-sieme con i dati oggettivamente ri-levabili o autoriferiti dai pazienti èinfatti necessario tenere conto dellesoggettività del clinico e del pazien-te e di costrutti ipotetici strutturalicome i meccanismi di difesa, gli stili

cognitivi, le capacità metacognitive,i pattern relazionali, gli affetti pre-valenti ecc. L’ancoraggio delle eti-chette diagnostiche a sistemi noso-grafici internazionalmente condivisinon deve peraltro ostacolare il ri-corso a diagnosi di tipo dimensiona-le, e il processo diagnostico non de-ve presentarsi scisso da quello di for-mulazione del caso clinico.

In termini generali, l’integrazionedelle tradizioni psichiatrica, psico-metrica e psicodinamica, così comedi quelle della clinica e della ricerca,potrebbe favorire l’elaborazione disistemi diagnostici empiricamentefondati e clinicamente utili.

Risorse:Al fine della buona realizzazione

del volume proposto si ritiene im-prescindibile il ricorso al lavoro diuna équipe costituita da esperti del-le tematiche trattate.

Costi:Al momento non è possibile una

quantificazione dei costi economicipoiché strettamente connessa a scel-te di tipo politico-culturale, che con-siderino variabili, quali ad esempio ilnumero dei destinatari ed il confe-zionamento del prodotto.

Tempi:Per la stesura si può ipotizzare un

anno di lavoro.

in primo piano: il manuale di diagnosi psicologica

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in primo piano: il manuale di diagnosi psicologica

24

D

dossier: minori

25

Come conciliare

esigenze assai diverse:

la richiesta d’aiuto,

il depauperamento

delle risorse,

l’efficacia di prestazioni

costantemente

a rischio

MINORIQUATTROESPERIENZENELPUBBLICO

In questo numero del Notiziario presentiamo quattroarticoli dedicati al lavoro dello Psicologo in ambito

Istituzionale, Area Minori.I lavori proposti descrivono esperienze di intervento edi ricerca realizzate nel pubblico. Per esigenze editorialiabbiamo richiesto la massima sinteticità e questoforse, per un occhio non esperto, non rende subitoevidente la complessità implicita, la ricchezza e lacompetenza che la loro realizzazione richiede.Abbiamo chiesto ad alcuni colleghi che da anniesercitano la nostra professione in strutture pubbliche di:

- estrarre dal loro lavoro quotidiano uno specifico ecircoscritto campo di intervento

- riassumerlo, mostrandone gli elementi tecnici dibase

- evidenziare un modello di intervento che possaessere studiato, approfondito e riprodotto da altricolleghi, proprio per il valore intrinseco che veicola.

Ognuno di essi descrive un’esperienza che prende lemosse dalla necessità di trovare, in modo creativo,proposte di intervento psicologico che risultino efficaci

dal punto di vista della prevenzione, della cura e dellariabilitazione del disagio psichico in un contesto socialee politico assai difficile come quello attuale. Ci si muoveall’interno del compito affidato a chi opera nelleistituzioni di far convivere esigenze assai diverse, macopresenti, come: il dover far fronte alla crescenterichiesta di aiuto e consulenza psicologica che ladiffusione della nostra cultura ha prodotto;il depauperamento di risorse di ore di psicologiadisponibili nei servizi; la richiesta da parte delleAziende di dimostrare efficienza ed efficacia delleprestazioni costantemente a rischio di riduzione.Si tratta quindi di modelli preziosi assolutamente davalorizzare, approfondire, discutere e diffondere nellanostra comunità e non solo: vorremmo, infatti, chequeste proposte possano essere raccolte riproposte ovepossibile da chi di noi opera in questo settore.

Buona lettura.

Gisella Gasparini

DOSSIER

dossier minori: l’ospedale

Un modello d’intervento in Ospedale

pediatrico

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Per un bambino contrarre una ma-lattia, sia essa una problematica

temporanea, acuta (malattia guaribi-le, trauma, intervento etc.) o un even-to che si struttura nel tempo comecronico (malattia, trapianto, dialisietc.), rappresenta un’interruzione vio-lenta del suo ciclo vitale in evoluzione,così come della sua famiglia.

Ammalarsi determina un nuovo cor-so dell’esistenza, imprevisto ed impre-vedibile, che rompe la continuità trapassato e presente e delinea una nuo-va rotta della vita sia individuale chefamiliare che si viene a ricostruire inun clima sovente carico di angoscia,ansia, disperazione.

Quando la malattia colpisce il bam-bino l’impatto emotivo è più intenso eprovoca forti modificazioni all’internodello sviluppo inserendosi in una fasedella vita, quello della crescita, già diper sé normalmente caratterizzata damomenti di cambiamenti, crisi e conti-nui adattamenti psicologici, fisici e rela-zionali.

Un bambino molto piccolo che si am-mala manifesta la paura ed l’angoscialegata all’evento, recepito in questa fa-se come dolore fisico, aggressività subi-ta, distacco dalle figure di riferimento,attraverso un’alterazione dei normaliritmi biologici. Può presentarsi un ritar-do o blocco delle acquisizioni, special-mente quelle che si basano su opportu-nità motorie ed esplorative, una disar-monia evolutiva sia a livello compor-tamentale che emotivo, un’espressio-ne alterata delle emozioni.

Il bambino più grande percepisce glieventi con maggiore consapevolezza.Sente di aver perso lo status di perso-na sana, sperimenta il lutto per ciò chenon ha più, entra in contatto con l’an-goscia di morte. Si possono osservare

paure, comportamenti regrediti o ano-mali, calo delle prestazioni scolasticheper la forte ansia che mina la capacitàdi utilizzare il pensiero, manifestazio-ni difensive come fobie, somatizzazio-ni, etc.

L’adolescente può mostrare il disa-gio e l’angoscia attraverso comporta-menti caratteristici dell’età: onnipo-tenza, atteggiamenti provocatori, sfi-da verso gli operatori e/o verso i geni-tori o anche verso se stesso con il ri-sultato di non essere compliante allecure. Tali comportamenti, ben cono-sciuti per chi lavora con gli adolescentie in particolar modo se malati, sonomessi in atto anche per sfuggire dalla“forzata” dipendenza fisica e psichica,obbligata in questa situazione, ma ri-fuggita in tale fase evolutiva.

In adolescenza, il corpo e la sua cu-ra, più che nelle altre fasi evolutive, ècentrale e lo diviene maggiormenteladdove esso stesso viene “colpito”, in-vaso e spesso modificato dalle curestesse. L’adolescente malato deve riu-scire ad effettuare un continuo lavorodi reintegrazione, durante e dopo ilpercorso clinico, del suo stato emoti-vo destrutturato, della sua immaginecorporea a volte molto diversa da quel-la dei suoi coetanei sani, così come de-ve poter ridimensionare la sua onni-potenza proprio quando questa starappresentando il motore della sua esi-stenza.

La coppia genitoriale, così come tut-ta la famiglia allargata, viene ad avereuna improvvisa modificazione degliequilibri e la malattia ha l’effetto di unsasso lanciato violentemente in unostagno che colpisce il punto in cui èstato scagliato ma provoca delle ondeche si allargano in tutto il campo cir-

costante. Si modificano pertanto le re-lazioni, si mettono in crisi i ruoli, pos-sono esplodere i conflitti latenti, sonovissute forzate lontananze; tutto ciòconfigura un nuovo scenario inaspet-tato, improvviso, non controllabile, dadover affrontare in un clima carico diangoscia.

L’ambito dell’intervento psicologicoè quindi molto ampio e nello stessotempo delicato perché implica il con-tatto con emozioni, comportamenti,meccanismi difensivi, relazioni, sia pro-prie che degli altri, che sono contami-nate dalla presenza della malattia e ditutto ciò che in essa si concentra a li-vello psichico.

Prestare attenzione e prendersi cu-ra dei cambiamenti psicologici-rela-zionali che la malattia provoca, signifi-ca dunque considerare il paziente nel-la sua totalità e adoperarsi per rimet-tere in moto, il più velocemente possi-bile, le funzioni della mente in manie-ra tale da coadiuvare il corpo nella suacura. Inoltre è importante intervenireprecocemente per evitare che la ma-lattia generi un disturbo emotivo asso-ciato che non aiuta a collaborare allecure stesse e anzi può rappresentareun ostacolo difficile da superare.

Il lavoro psicologico fornisce ancheallo staff curante una modalità di let-tura diversa del comportamento delpaziente e dei suoi familiari a volte nonfunzionale alle cure (come avviene ades. negli adolescenti, o quando la rab-bia guida il modo di porsi) e può con-tribuire in modo dinamico alla ricercadi possibili soluzioni adattive e svolge-re un ruolo di mediatore tra il mondomedico e quello del paziente-famiglia.

È in questa ottica che nasce, all’in-terno dell’Ospedale Pediatrico Bambi-no Gesù, una metodologia operativa di

Paola Tabarini*, Cristiana De Ranieri*, Angela Rossi*, Gianni Biondi**

LA PREVENZIONE DEL DISAGIO PSICOLOGICO IN BAMBINI CON MALATTIA ACUTA O CRONICA

* Psicologo psicoterapeuta - Dirigente Servizio Psicologia Pediatrica - Dipartimento Neuroscienze Ospedale Pediatrico Bambino Gesù - Roma** Psicologo psicoterapeuta - Direttore Servizio Psicologia Pediatrica - Dipartimento Neuroscienze Ospedale Pediatrico Bambino Gesù - Roma

dossier minori: l’ospedale

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prevenzione psicologica al disagio pro-vocato dalla malattia organica.

Il progetto inizia nel 1979 nel Servi-zio di Psicologia Pediatrica su ideazio-ne dell’attuale Direttore che nel tem-po ha messo a punto, insieme alla suaèquipe, un modello di lavoro orienta-to a ridurre l’impatto psicologico chela malattia, o l’evento traumatico hasui bambini e sulle famiglie. Il gruppoè formato interamente da psicologi in-cluso il responsabile.

Il piano di lavoro, iniziato lavorandocon bambini affetti da grave scoliosi, èstato allargato in questi quasi trent’an-ni, ad altre patologia quali la leucemia,i tumori solidi, la fibrosi cistica, le ma-lattie infiammatorie intestinali croni-che, le nefropatie, le cardiopatie con-genite e/o acquisite, le malattie auto-immuni, i trapianti d’organo e di mi-dollo, così come all’intervento di ur-genza nel DEA (Dipartimento di Emer-genza ed Accettazione).

La prevenzione del disagio legato al-la malattia viene attuato, in primo luo-go, attraverso la presenza continuati-va dello psicologo nell’iter di cure al-l’interno dell’equipe, per verificare l’an-damento psicologico e ridurre l’impat-to della malattia ed il suo effetto a“macchia d’olio” sulla personalità e sul-lo sviluppo, nonché sulle dinamiche fa-miliari. Ciò viene reso operativo attra-verso colloqui individuali e di coppia,atti a favorire l’espressione, l’individua-zione, il riconoscimento e l’elaborazio-ne delle angosce, delle difese, dellepaure, dei conflitti legati all’evento, inmodo tale da favorire il recupero del-le risorse personali e familiari da ri-mettere in moto per far fronte alla ma-lattia stessa.

Questa caratteristica dell’interventopsicologico, che si lega a concetti or-mai consolidati di prevenzione, ap-proccio globale ed integrato alla per-sona malata, è una realtà che si è an-data costruendo nel tempo partendoda una concezione propriamente me-dica del “soccorso” di fronte al dannoemotivo, alla sofferenza psicologica col-legata all’insorgenza della malattia. L’i-dea dello “psicologo pompiere” che in-terviene a richiesta nel momento del-la crisi, è stata nel tempo sostituita daun approccio che vede l’accoglienzadella sofferenza legata alla comunica-zione della diagnosi, alla possibilità dicondivisione delle angosce ad essa le-gate, all’opportunità di avere spazi etempi elaborativi.

L’obiettivo è quello di ridurre l’im-patto psicologico della malattia ed evi-tare importanti ripercussioni a più li-velli. In questo senso la presenza co-stante dello psicologo rappresenta peril paziente e la sua famiglia una dispo-nibilità a fornire un supporto in alcu-ne fasi dell’iter di malattia e/o della per-sonale storia di adattamento ed ela-borazione dell’evento. Nei confrontidell’équipe curante il ruolo dello psico-logo si è andato modificando nel tem-po: da essere inizialmente il deposita-rio della delega da parte del medicodell’area psicologica, in quanto “tecni-co delle emozioni”, si è ora trasforma-to in una metodica lavorativa di colla-borazione per il paziente consideratonella sua totalità psico-fisica.

Lo psicologo, nello specifico, accom-pagna il paziente e la sua famiglia so-stenendo i movimenti emozionali edaffettivi e le turbolenze emotive a vol-te molto violente associate all’eventomalattia.

Conoscendo il paziente e la sua fami-glia fin dall’esordio della condizione cli-nica si attiva una alleanza terapeuticache sostiene il percorso e permette alpaziente di affidarsi potendo comuni-care, se si sente ascoltato e sostenutonei momenti difficili, anche i contenu-ti più profondi molto “forti” emotiva-mente da contenere (es. rabbia, ag-gressività, disperazione, senso di im-potenza, annientamento, etc.) colle-gati a questa dura esperienza. Così co-me poter rivisitare accadimenti pre-gressi che inevitabilmente riemergonoad ingombrare la mente non permet-tendo al processo elaborativo di esse-re avviato se non presi in considera-zione e trasformati a loro volta.

La funzione di contenitore delle pro-iezioni del paziente rende così possi-bile la trasformazione dei contenutiemozionali e mentali al fine di assicu-rare la “sopravvivenza” emozionale.

Particolare attenzione viene posta aipassaggi più delicati e specifici dellesingole patologie ed alle implicazionipsicologiche legate alle terapie ed al-la prassi di cura (es. isolamento, colle-gamento tra metodiche di cura e fanta-sie proprie dell’età, convivenza con“l’ossessività” di alcuni interventi, etc.).

Il follow-up nel tempo, a secondadella necessità del paziente, proteggedall’insorgenza di disagi a distanza, te-nendo sempre presente che nulla diquello che passa attraverso l’apparatopsichico va perduto, pertanto l’ascol-

to, anche a distanza di tempo, favori-sce l’eventuale rivisitazione di vissutinon elaborati.

Altro punto importante per la pre-venzione del disagio è il lavoro interdi-sciplinare con la produzione di proto-colli di intervento integrato messi apunto attraverso dei passaggi “obbliga-ti” ritenuti focali nell’assistenza/curadi patologie gravi quali:

• la comunicazione della diagnosi; • la comunicazione delle cure e de-

gli interventi specifici da effettua-re;

• la presenza continuativa anche nel-la fase terminale e l’accompagna-mento alla morte ;

• le riunioni periodiche per la discus-sione dei casi clinici.

Più avanti saranno riprese queste fa-si di intervento nello specifico.

In questo modo si attraversa insie-me (paziente, famiglia ed equipe), ildisagio cercando, mediante l’ascolto,la condivisione e l’elaborazione, di vi-vere l’esperienza, anche quella luttuo-sa, in modo tale da riuscire a trasfor-marla e potersene così servire comebagaglio per la crescita. Ciò trova lasua specificità, come si diceva prima,proprio nel conoscere il paziente findall’esordio del problema e rimanere,la stessa persona, il suo riferimento neltempo. Pensiamo ad un bambino mala-to cronico che diviene adolescente.Normalmente mette in atto una resi-stenza alle cure data dall’onnipotenzacentrale alla sua età. Trovare, in que-sto momento, una persona conosciutache lo ha accompagnato, anche se inmodo a volte periferico rispetto allacura, facilita il rapporto e la possibilitàdi trasmettere il suo disagio.

• La comunicazione della diagnosirappresenta per i genitori e per ilpaziente il momento in cui si ha de-finita la malattia e pertanto il cam-biamento (a volte improvviso) del-la vita associato alla minaccia diperderla. I genitori attendono dalmedico la conferma della gravitàdella condizione del figlio, avendogià sotto gli occhi la sintomatolo-gia ed osservato i cambiamenti fi-sici. Il momento è carico di ansiaed angoscia che sovente rendonodifficile la comprensione di ciò cheil medico sta comunicando. È fon-damentale, da parte dell’operato-re, poter comprendere questo, ed

dossier minori: l’ospedale

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informare la famiglia (ed il pazien-te se più grande) in modo realisti-co, chiaro, non omettendo la pos-sibilità di rischio o insuccesso sepresenti. È un momento centralenel processo di cura. È in questafase che si istaura l’alleanza tera-peutica che sostiene poi, tutto ilpercorso successivo. Spesso i pa-zienti, a distanza di molto tempo,rievocano il modo con il quale ilmedico ha informato della diagno-si piuttosto che ciò che ha detto.Come sappiamo dalle leggi che re-golano la comunicazione, è la rela-zione che veicola il contenuto e sequesta non è improntata alla di-sponibilità, all’ascolto, alla com-prensione dello stato emotivo del-le persone che si hanno davanti, èdifficile registrare le parole.

In alcuni protocolli lo psicologo èpresente accanto al medico per favo-rire tale alleanza, per rappresentare lapresa in carico anche dell’area psico-logica ed avere la possibilità di cono-scere il paziente fin dall’esordio dellamalattia in modo tale da divenire unriferimento costante per i genitori (e/oper i pazienti) rispetto a tutte le pro-blematiche evolutive, comportamenta-li, emotive che via, via si possono pre-sentare. In altri protocolli intervieneimmediatamente dopo la comunicazio-ne della diagnosi da parte del medico,venendo introdotto dallo stesso comeuna delle tante figure dell’equipe checollaboreranno al processo di cura.

In alcune patologie sono state stu-diate, insieme al medico, le modalitàdi comunicazione più idonee da mette-re in atto e le notizie essenziali da da-re in prima battuta al genitore, tenen-do presente la fondamentale necessitàdi informazione ma anche, non dimen-ticando, la ridotta capacità di compren-sione data dall’alto contenuto stres-sogeno dell’informazione che sta rice-vendo.

Per quanto riguarda la comunica-zione con il bambino/adolescente si fa-vorisce una prima informazione da par-te del genitore (se riesce ad effettuar-la) al figlio poi rinforzata dal medico esostenuta dallo psicologo. La comu-nicazione è modulata a seconda del-l’età favorendo con l’adolescente unarapporto, anche iniziale, diretto con lospecialista.

• L’avvio delle cure palliative e l’ac-compagnamento alla fase termina-

le rappresenta altresì per tutto lostaff curante, un momento tera-peutico molto angoscioso da vive-re. Il personale può mettere in at-to meccanismi difensivi rappresen-tati ad es. da eccessivo tecnicismonel comunicare le condizioni delbambino o dalla proposta, a volte,di terapie sperimentali che sembraabbia la funzione di tenere lonta-no da sé il dolore della “sconfitta”terapeutica e della morte di unbambino che rappresenta un even-to terribile, contro natura e pertan-to molto difficoltoso da contenereed accettare.

Lo psicologo, in questo momento, ac-compagna il paziente fino alla mortefavorendo la possibilità che la fase ter-minale sia il più possibile libera dal do-lore fisico e sia accompagnata dal ge-nitore, aiutando questi ad essere ac-canto al bambino fino alla fine. Inoltre,elaborare con il genitore la morte delfiglio successivamente, può aiutare adarrivare, in alcuni casi, a dare spazioad altre vite, possibilità che spesso ri-mane paralizzata in seguito ad un e-vento così drammatico. Non è raro chei genitori dei pazienti deceduti venga-no seguiti, su loro richiesta, anche do-po la morte del figlio.

• Il modello di intervento pone inol-tre particolare attenzione alla con-divisione del lavoro ed alla conti-nua verifica sia a livello di equipeinterdisciplinare (gruppi di discus-sione dei casi, di elaborazione deicontenuti emotivi legati al contat-to continuo con il dolore e l’ango-scia di morte) che del gruppo de-gli psicologi (discussione, supervi-sione, elaborazione e verifica degliinterventi attuati).

Questa modalità operativa è realiz-zata nei reparti in cui sono attivi pro-tocolli di intervento. Le riunioni, inquesto ambito, vertono sulla discussio-ne del caso cercando di integrare lenecessità cliniche con la loro modalitàdi attuazione che deve andare incon-tro ai bisogni psicologici-emotivi delbambino, alla necessità di spiegazione,di rassicurazione e di rispetto dei tem-pi di elaborazione delle difficoltà chevia, via si attraversano.

Il lavoro di elaborazione in gruppoinvece è effettuato attraverso incontriperiodici con il personale che ne fa ri-chiesta (sia infermieristico che medi-co, che misto) sul modello dei gruppi

cosiddetti Balint. Tale modalità di la-voro, come evidenziava lo stesso medi-co ungherese, si incentra sulla neces-sità di elaborare e superare in gruppol’idea secondo la quale il paziente siatenuto ad assecondare le indicazionidate, ad essere acritico e si comporticome il personale si aspetti che faccia.

Partendo da tale presupposto, lo psi-cologo svolge un ruolo di facilitatoredel riconoscimento, della consa-pe-volezza e dell’elaborazione delle emo-zioni, paure ed angosce che ognuno at-tiva in presenza di un paziente con pa-tologia cronica; funge altresì da filtrorispetto alla possibilità che le stessepossano invadere il campo ed inficia-re la cura.

Infine all’interno del Servizio si svol-gono settimanalmente gruppi di lavo-ro incentrati sulla discussione dei ca-si clinici che permettono di condivi-dere la comprensione della condizio-ne psicologica del paziente, le modali-tà di intervento, l’iter da attuare, le dif-ficoltà dell’operatore nelle relazioni conlo staff di cura.

A tale proposito il modello di inter-vento costituisce uno schema di lavo-ro che non necessita di una omoge-neità di formazione teorica di base de-gli operatori la cui diversità diviene in-vece fonte di confronto ed arricchi-mento.

Riteniamo che sia di fondamentaleimportanza che gli psicologi che lavo-rano in modo continuativo nei repartidi malattia cronica, così come abbia-mo descritto nel modello, non dipen-dano dal primario del reparto ma ap-partengano ad un Servizio di Psicolo-gia che sia autonomo, diretto da unopsicologo, così che venga garantita unaautonomia operativa ed epistemologi-ca necessaria per un corretto svolgi-mento del lavoro stesso.

Inoltre, all’interno del lavoro quoti-diano, quando ci si rende conto che itempi delle cure mediche non corri-spondono ai tempi di elaborazione psi-cologica oppure, lungo il percorso dicura, si possono ritenere necessari de-gli interventi psicologici più specificiper i bambini o genitori, si effettua unavalutazione approfondita (da attuarsiin ambito ambulatoriale e non duran-te il ricovero) della condizione psico-logica per meglio definire l’entità deldisturbo ed il significato che esso as-sume per il paziente all’interno dellafase di vita che sta attraversando. Vi-ceversa si può effettuare una terapia

dossier minori: l’ospedale

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breve, familiare o un lavoro di elabora-zione attraverso gruppi terapeutici congenitori e con bambini.

Tali interventi possono essere rea-lizzati in numero ridotto, dato l’esiguogruppo di operatori e l’alto livello di ri-chiesta da parte dei diversi reparti del-l’Ospedale, ed hanno la caratteristicadi essere interventi brevi centrati suun focus legato all’esperienza della ma-lattia, di interventi di sostegno alla ge-nitorialità troppo spesso messa a duraprova dalla malattia del figlio, o inter-venti di terapia di gruppo che offronouno spazio di elaborazione condivisa.Qualora la sofferenza psicologica as-suma caratteristiche di psicopatologiao invada in maniera massiccia e con-tinuativa la sfera psichica della perso-na tanto da necessitare di un tratta-mento psicoterapeutico a più ampio eprofondo spettro, viene pianificato uninvio “protetto” ai colleghi che opera-no sul territorio di appartenenza delpaziente.

In ambiti più allargati dell’ospedale,la riflessione e la verifica vengono con-divisi anche attraverso la partecipazio-ne alla elaborazione e stesura di lineeguida multidisciplinari (fimosi, dona-zione di organi, trapianto di polmoni,dermatite atopica, etc.) e di attività diricerca. La formazione degli operatorisanitari attraverso il lavoro a strettocontatto giornaliero con il personalemedico ed infermieristico, così come iseminari/corsi o gruppi di discussionedei casi clinici, ha permesso negli an-ni di condividere un approccio psico-logico che pone il paziente e la sua fa-miglia al centro della cura e utilizza unlinguaggio sempre più vicino ai biso-gni emotivi dei bambini.

Il modello operativo di prevenzionedella salute psicologica del Servizio hatrovato negli anni una sua specifica in-tegrazione nelle politiche aziendali del-l’Ospedale.

Il percorso è stato complesso ed èancora oggi articolato perché, più chein altre discipline, è arduo poter dimo-strare l’efficacia immediata dell’inter-vento in un “mondo”, quello della Sa-nità, improntato al budget ed alle pro-ve di efficacia ed efficienza operativa.

Coniugare l’intervento preventivoper la salute psicologica dei bambinimalati improntato alla qualità e le ri-chieste di prestazioni sanitarie asso-ciate alla attuazione di un budget men-sile, diviene un lavoro complesso mache si cerca quotidianamente di ren-

dere possibile in funzione della salva-guarda della crescita sana del bambi-no.

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dossier minori: adolescenti violenti

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L’allarme sociale connesso all’azio-ne di comportamenti francamente

violenti ed alla commissione di reati an-che molto gravi da parte di adolescen-ti sembra registrare un significativo ecrescente incremento. L’attenzione diconseguenza rivolta al fenomeno daparte degli organi di informazione, non-ché la rilevanza che, più in generale, iltema della sicurezza è andato progres-sivamente acquisendo nell’agenda po-litica ci impone, in quanto professioni-sti, di portare un contributo al dibatti-to in corso, che possa offrire spunti peruna riflessione più articolata ed ap-profondita sul tema.

È, infatti, essenziale che una que-stione delicata, quale quella dei com-portamenti devianti in adolescenza, checi porta a rivolgere uno sguardo al fu-turo di persone oggi in crescita (e dun-que al nostro futuro) non venga pro-posta e trattata in termini di grossola-ne semplificazioni che, lungi dal resti-tuire lucidità di giudizio, rischiano dialimentare la dimensione pervasiva eottundente della paura. Condotte tra-sgressive ed esposizione al rischio, co-me la letteratura documenta ampia-mente, rappresentano esperienze fase-specifiche dell’adolescenza e se il di-battito sui comportamenti devianti inadolescenza viene ricondotto esclusi-vamente ai casi di cronaca più eclatan-ti, che - va sottolineato - in termini per-centuali rappresentano dei casi limite,si rischia di non discernere tra le di-verse espressioni di un fenomeno tan-to complesso e articolato e, conseguen-temente, può venir meno la capacità diindividuare e mettere in atto quelle ri-sposte diversificate che siano effetti-vamente più adeguate a contrastarlo.

Attualmente, poi, un ulteriore ele-mento di allarme sociale si alimentadella percezione diffusa che alla cre-scente presenza di stranieri nel nostro

Paese corrisponda una crescita espo-nenziale del coinvolgimento di perso-ne straniere nella commissione di rea-ti di diversa entità, ma comunque tali,per l’estrema frequenza (come bor-seggi e piccoli furti) o per la rilevantegravità (rapine sotto la minaccia dellearmi, stupri, lesioni gravi, ecc.) da por-tare ad una diffusa posizione di mar-cata insofferenza, quando non di di-chiarata intolleranza. Quello che pro-pongo come spunto di riflessione sultema è una testimonianza del lavoroche come psicologa svolgo nell’ambitodella giustizia minorile, attraverso ilcaso di un ragazzo straniero imputatoper lesioni gravi. Prima, però, credo sianecessaria una premessa su questoambito di lavoro.

La mia esperienza è maturata, inquesti anni, all’interno di uno dei ser-vizi della giustizia minorile che si oc-cupano di adolescenti sottoposti a pro-cedimento penale; si tratta di serviziche rispondono ad un duplice manda-to: sia di “controllo” nei confronti deiragazzi autori di reato, sia di “aiuto” inquanto orientati alla promozione deiprocessi evolutivi e di socializzazionedegli stessi.

Nel lavoro che questi servizi porta-no avanti ciò si traduce in interventimultiprofessionali e individualizzati,indirizzati ad attivare il processo di re-sponsabilizzazione del minore/giovaneadulto (l’utenza è, infatti, compresa trai 14 ed i 21 anni in relazione a reati chesiano stati commessi durante la mino-re età). Per responsabilizzazione si in-tende la capacità di riconoscersi comeautore intenzionale delle proprie scel-te ed azioni, di mettere dunque que-ste in relazione ai contesti relazionalispecifici che vedono coinvolte (in va-rio modo ed a vario titolo) altre per-sone, di essere, dunque, in grado diprevedere le conseguenze delle pro-

prie azioni e di risponderne. L’attiva-zione dei processi di responsabilizza-zione del ragazzo autore di reato e deisuoi contesti di appartenenza, dunque,proprio attraverso la promozione dicompetenze adeguate, si pone comecondizione in grado di rispondere al-l’istanza di ordine sociale, anche, po-tenzialmente, in termini di prevenzio-ne della recidiva, proprio perché nien-te più dell’acquisizione di una funzio-ne autoregolativa da parte del ragazzopuò tradursi in garanzia di controllo.Al contrario è acquisito come la merarisposta di carattere detentivo/puniti-va lungi dall’assolvere ad un’efficaceazione deterrente rischia, ancor più inetà evolutiva, di rappresentare il prin-cipio di un percorso segnato da mar-ginalità e devianza o di alimentare ul-teriormente quello che si sia già avviatoin tal senso.

Questo è un ambito in cui operarecome psicologi è estremamente com-plesso: si pensi alle molteplici impli-cazioni derivanti dal duplice mandato,legale e clinico, che orienta l’azione diquesti servizi; si pensi alla marcataasimmetria che caratterizza la relazio-ne tra committente (sistema giustizia)ed utente (minore imputato) del no-stro intervento; si pensi alla limitatez-za e, talvolta intermittenza, dei tempidi cui si dispone per raggiungere gliobiettivi che ci si prefigge, essendoquesti tempi scanditi dalle fasi del per-corso penale; si pensi, infine, ai nu-merosi vincoli, alle molteplici interfe-renze ed alle esigue risorse con le qua-li ci si deve abitualmente confrontare.Malgrado ciò, e a condizione di eser-citare una buona competenza nell’a-nalisi delle dinamiche collusive elici-tate da questo contesto, questo ambi-to rappresenta un’opportunità unicaper cogliere la domanda di chi, spessonon conoscendo pensieri e parole per

Le risposte della Giustiziaed il contributo

della Psicologia Clinica

Simonetta Masiello, Psicologa psicoterapeuta presso l’Ufficio di Servizio Sociale per i Minorenni di Roma Dipartimento Giustizia Minorile

COMPORTAMENTI VIOLENTI IN ADOLESCENZA

dossier minori: adolescenti violenti

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esprimere il proprio disagio, mette inatto la (propria) sofferenza infliggen-dola agli altri. A questo proposito vasottolineato che le situazioni specifi-che con cui ci si confronta in questolavoro possono essere estremamentevariabili, ben oltre le semplificazioniespositive.

Tale variabilità riguarda sia il signi-ficato e la rilevanza che può assumerela singola azione deviante all’internodella situazione propria di ciascun mi-nore in quella fase specifica della suavita, sia le condizioni di eventuale svan-taggio di carattere socio-familiare e/odi possibile disagio a livello psicologi-co che questi comportamenti possonoimplicare.

Per altro se non è possibile, né cor-retto, stabilire aprioristicamente un’e-quazione tra gravità del reato e gravitàdella sofferenza psichica del suo auto-re, non si deve invece trascurare il fat-to che la stessa commissione del rea-to, in particolare se violento, possa, inalcuni casi, rappresentare una situa-zione, di per sé ed a sua volta, trau-matica per lo stesso ragazzo che lo hacommesso, ponendolo drammatica-mente a confronto con aspetti di sénon integrati. In questi casi il percor-so clinico portato avanti dal ragazzo al-l’interno del suo iter penale, forniscel’opportunità di lavorare sul riconosci-mento e sulla dolorosa riappropriazio-ne di queste dimensioni disconosciu-te; si rende, in tal modo, possibile l’am-pliamento dell’ambito della coscienza,a partire proprio dalla progressiva in-tegrazione di diversi aspetti dell’espe-rienza di sé.

Da questo punto di vista l’ambito pe-nale, proprio perché pone, ineludibil-mente, la focalizzazione dell’attenzio-ne sul dato di realtà dell’evento reato,ponendosi in termini di risposta a tale

evento, può rappresentare la cornicepiù idonea a lavorare con persone il cuisistema difensivo implica un marcatouso della negazione, quando non del-la esclusione dalla coscienza didimensioni significative dell’esperien-za soggettiva.

L’intervento psicologico clinico conadolescenti devianti - orientato al cam-biamento, nel senso della promozionedi un più adeguato processo evolutivoe di socializzazione - trova un puntocardine nel lavoro condotto con il ra-gazzo sull’azione reato. Si tratta di unprocesso di attribuzione di senso, vol-to ad istituire nessi tra pensiero, azio-ne e intenzione, che possa rafforzareil senso dell’identità personale del ra-gazzo (attraverso una crescente inte-grazione degli aspetti di sé) e soste-nerne il senso di efficacia.

Il lavoro è, inoltre, orientato: a pro-muovere l’acquisizione, da parte del-l’adolescente, della sua capacità di ri-conoscere la propria esperienza emo-zionale all’interno della relazione conl’altro ed, allo stesso tempo, della ca-pacità di distinguerla dalla realtà per-cepita e dall’esperienza emozionaledell’altro; a sostenere un più efficacecontrollo degli impulsi, da parte del ra-gazzo, che renda possibile perveniread una più adeguata gestione delle si-tuazioni e relazioni conflittuali; in sin-tesi a promuovere le competenze del-l’adolescente nel far fronte con mag-gior successo ai propri compiti di svi-luppo, consentendogli di acquisire unamodalità più efficace di riconoscere edesprimere i propri bisogni e, conse-guentemente, di trovare a questi ri-sposte soddisfacenti per sé e social-mente adeguate .

Un’altra ricaduta significativa del-l’intervento psicologico, attento all’a-nalisi delle dinamiche istituzionali, na-

sce dal declinare la nostra professio-nalità all’interno di un dialogo tra i di-versi attori della vicenda penale (ra-gazzo, famiglia, giudice, altri operato-ri, servizi, ecc.). Ciò significa promuo-vere un processo condiviso di attribu-zione di senso, orientato ad elaborarel’evento reato, in relazione alla doman-da che ciascuno di questi attori/sog-getti esprime all’interno della specifi-ca dinamica relazionale e sociale chesi va a costituire intorno all’evento stes-so.

Passiamo ora ad una breve presen-tazione del lavoro condotto con un gio-vane straniero il cui percorso penaleinizia con una denuncia per lesioni gra-vi.

Constantin è un giovane provenien-te da un paese extracomunitario, sot-toposto a procedimento penale per a-ver violentemente aggredito al volto,con una catena di ferro, un suo vicinodi casa italiano; portato in caserma, abreve distanza dall’aver commesso ilfatto, il ragazzo aggredisce e minacciaun agente, venendo fermato dai colle-ghi di quest’ultimo. Sottoposto a mi-sura cautelare, con obbligo di perma-nenza in casa, viene preso in carico dalservizio della giustizia minorile nel qua-le lavoro.

Constantin, che si presenta da subi-to come un ragazzo intelligente, dota-to di spirito critico e molto autonomo,rispetta le restrizioni previste dalla mi-sura, ma reagisce con insofferenza al-l’intervento della giustizia - nelle suevarie espressioni, compresa quella delservizio - come si trattasse di un’in-cursione ingiustificata nella sua vita,una interferenza non pienamente com-prensibile, non del tutto equa.

Ai suoi occhi la sua è, semplicemen-te, la reazione, in qualche modo legit-tima, al presunto avvelenamento del

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suo cane da parte del vicino; non è,non è mai stato, una persona violenta(l’aggressività manifestata appare to-talmente disconosciuta), dunque è larisposta della giustizia, quella sì, chelo tratta come un delinquente, ad ap-parirgli eccessiva e spropositata.

L’assistente sociale che segue il ra-gazzo ricorre all’intervento del media-tore culturale nel dubbio che quellache appare una risposta incongrua daparte del ragazzo data l’evidenza e lagravità del duplice reato, possa scatu-rire da una difficoltà a cogliere, per dif-ferenze di carattere culturale, l’ovvietàdi una risposta penale al suo gesto. Laparadossale condizione di irritazionerisentita con la quale Constantin con-tinua a confrontarsi con il contesto pe-nale, però, non accenna a modificarsi,tutt’altro; e questo rischia di preclu-dergli l’accesso alle possibilità più “co-struttive” tra quelle previste nell’am-bito delle misure penali per i mino-renni, malgrado lui, per altri versi, mo-stri di avere le risorse - un percorso distudi regolare, una vita, fino a quel mo-mento, rispettosa delle regole, capa-cità progettuali per il futuro, buona ca-pacità di gestirsi autonomamente - chepotrebbero consentirgli di beneficiar-ne.

In ambito minorile, infatti, la rispo-sta penale è ampia e diversificata, e lamagistratura esercita la propria di-screzionalità, nell’applicare l’una o l’al-tra delle misure previste dal codice,sulla base di diversi elementi di valu-tazione, che si riferiscono non solo al-la dimensione del reato in sé, ma an-che - grazie al contributo portato daiservizi minorili - ad ambiti di cono-scenza relativi alla personalità del ra-gazzo, alle sue risorse familiari ed am-bientali, al senso di responsabilità cheesprime nell’affrontare la vicenda pe-nale che lo riguarda. Il servizio arriva,

così, a valutare l’opportunità di attiva-re un percorso di approfondimento psi-cologico per il ragazzo, con l’aspetta-tiva che ciò possa, innanzitutto, per-mettere di comprendere la natura del-le sua difficoltà nel far fronte più ade-guatamente al processo ed, eventual-mente, sostenerlo nel suo percorso e-volutivo.

Inizio così ad incontrare Constantinsettimanalmente presso il servizio incui lavoro; è lo stesso servizio, infatti,che chiede al giudice che il ragazzo,sottoposto a questo tipo di misura, siaautorizzato ad uscire da casa per svol-gere le attività relative ai percorsi edu-cativi in atto o da promuovere (princi-palmente scuola e lavoro, ma anche al-tro), come pure per mantenere i rap-porti con gli operatori (assistenti so-ciali ed eventualmente psicologi) cheseguono il suo caso.

Proprio all’interno di questo percor-so di approfondimento psicologico sirenderà possibile, così, cominciare adar senso all’atteggiamento di Con-stantin: alla sua marcata insofferenzaper la risposta penale nei suoi con-fronti; alla continua svalutazione chearrogantemente esprime nella relazio-ne con gli operatori; al continuo di-sconoscimento dell’utilità di qualun-que iniziativa di carattere “istituziona-le” di cui pure beneficia. Nella relazio-ne con Constantin, dunque, innanzitut-to incontro la sua rabbia.

Accogliendo questa rabbia, da luistesso disconosciuta, assumendola co-me bandolo per cominciare a com-prendere il senso del suo modo di sta-re nella relazione, qualcosa cominciaa chiarirsi. Si comprende, così, comel’intervento del mediatore culturale ab-bia portato, contrariamente alle aspet-tative, ad una più marcata reazione op-positiva da parte di Constantin; la sua

si disvela, infatti, come una risposta ri-sentita a ciò che egli ha colto come l’e-spressione offensiva del senso di estra-neità con il quale il paese nel quale daanni vive e frequenta la scuola, guar-da a lui. Il ragazzo, infatti, è arrivato inItalia con la sua famiglia da tempo,hanno vissuto condizioni di grande pre-carietà e disagio in relazione alla lorovicenda migratoria, ma hanno fatico-samente raggiunto condizioni di rela-tiva “stabilità” sul piano lavorativo edalloggiativo.

Constantin ed i suoi fratelli fre-quentano regolarmente la scuola (lui,che è il maggiore, quando può da unamano alla famiglia economicamente),fanno attività sportiva e, complessiva-mente, si potrebbe dire che siano di-scretamente “integrati”, ma rimane, ladolorosa percezione di un senso di e-straneità e di esclusione apparente-mente insanabile. I rapporti della suafamiglia con il vicino di casa che ha su-bito la sua aggressione sono, da tem-po, contrassegnati da un’aspra conflit-tualità, che però, fino ad ora, non ave-va mai raggiunto livelli di guardia, néaveva coinvolto il ragazzo in prima per-sona.

Dall’analisi dell’azione-reato emergecome la furia di Constantin sia statascatenata dalla morte per avvelena-mento del suo cane e dalla suppostaresponsabilità del vicino in merito aquesta. Si trattava di un cane di razza,una di quelle generalmente conside-rate piuttosto aggressive, descritto, in-vece, da Constantin con grande tene-rezza, come un cucciolo indifeso ed e-stremamente affettuoso.

Emerge come su questo cane sianostate veicolate le proiezioni di bisognidi dipendenza, di accudimento e diprotezione che nella famiglia di Con-stantin, anche in relazione alla loro vi-

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cenda migratoria, non hanno trovatospazio per essere soddisfatti. La storiadel ragazzo è segnata dallo sradica-mento, dalle condizioni di disagio chehanno portato la sua famiglia alla scel-ta dolorosa del progetto migratorio, daldrastico abbassamento del livello la-vorativo e sociale che ne è consegui-to, dalle infinite prevaricazioni e in-giustizie subite, dalla sofferenza con-nessa al difficile e mai pienamentecompiuto, inserimento nel nuovo con-testo.

L’esperienza di vita nel nostro pae-se, infatti, rimanda innanzitutto a con-dizioni di marginalità e percezioni diesclusione, con gli adulti troppo im-pegnati a far fronte all’emergenza delquotidiano e delle necessità fonda-mentali per potersi occupare di biso-gni di altra natura, ed un contesto e-sterno alla famiglia che alimenta, im-pietosamente, il senso disperato di u-na mancanza di protezione senzascampo.

Constantin, precocemente adultiz-zato, pur sostenuto dalla forza dei le-gami affettivi interni alla famiglia, cheanzi vengono resi assoluti ed esclusividalla ostile e minacciosa estraneità delfuori, sembra non avere altra possibi-lità che quella di una modalità drasti-camente agonistica di porsi nelle rela-zioni. La sua aspettativa inconscia, nel-l’incontro con l’altro, è quella di trova-re una manifesta ostilità o una subdo-la minaccia. La stessa imputazione peril reato commesso ed il percorso pe-nale che ne è seguito, in questa visio-ne persecutoria del mondo esterno, fi-niscono per diventare, agli occhi diConstantin, da legittima e necessariaespressione della legge, quali sono, adimplicita conferma di una rappresen-tazione pregiudiziale nei suoi confronti,fondata sulla supposta equazione: stra-niero uguale “pericoloso”, “delinquen-

te”.

Diviene, dunque essenziale, nella re-lazione con lui, lavorare per modifica-re questa sua modalità di confrontar-si con la realtà esterna che, invasa dalsuo mondo interno, finisce per risul-tare confusa e distorta. In particolarepoi il contesto penale, prestandosi sulpiano simbolico ad alimentare vissutipersecutori, sembrava produrre inConstantin una sorta di amplificazio-ne emozionale di questa sua caratteri-stica; si rischiava così, davvero, che siinnescassero, circolarmente, quelle ri-sposte istituzionali collusive che loavrebbero confermato nelle sue peg-giori aspettative.

Il lavoro clinico con lui, quindi, risa-lendo dalla rabbia, alla frustrazione, al-la paura, alla sofferenza, rende possi-bile restituire un nome alle cose, fa-cendole apparire meno minacciose, piùaffrontabili. Lavorando su questa con-dizione di diffidenza pervasiva, che ca-ratterizza la modalità del ragazzo diconfrontarsi con gli altri, emerge co-me per Constantin ci siano bisogni chenon hanno possibilità di essere espres-si, né sperimentati. Accudente ed iperprotettivo nei confronti di genitori efratelli, in un’inversione di ruolo cheesercita in forma marcatamente con-trollante, è estremamente difeso ri-spetto all’eventualità di un investi-mento affettivo significativo al di fuo-ri della famiglia.

Le relazioni che porta avanti con gliamici e le ragazze sembrano non con-sentire una condivisione emotiva pie-na ed autentica, lasciandolo con il sen-so di una solitudine necessaria ed ine-vitabile. In questo quadro il cane rap-presenta l’unica forma che dia dignitàe possibilità di esistenza al suo ine-sprimibile bisogno di protezione, di si-curezza, di dipendenza. Quando, dopo

aver assistito, addolorato e impotente,all’agonia di questo cucciolo ed esse-re andato, da solo, a seppellirlo, Con-stantin vede il suo vicino che ride traamici, per lui è come se stesse riden-do della sua sofferenza; dopo essersiallontanato, alterato dal dolore, dalsenso di umiliazione e dalla rabbia, tor-na per rivolgersi violentemente controquell’entità che ha decretato il defini-tivo azzeramento dell’unica possibilitàche gli era stata concessa nella vita diesprimere una parte di sé indifesa, di-pendente, vulnerabile e bisognosa.

Portato in caserma, probabilmentespaventato e disorientato a sua voltadal disvelamento di tanta aggressivitàin sé stesso, Constantin reagisce, conun ulteriore accesso di violenza, ad uncommento che ritiene lo riguardi ed incui egli coglie un riferimento offensi-vo alla sua condizione di straniero. An-cora una volta il senso di umiliazioneed impotenza; un contesto percepitoostile ed espulsivo, in una situazioneche richiederebbe un forte ed efficacecontenimento emotivo (Constantindirà: “se ci fosse stata mia madre nonsarebbe successo”) esaspera l’espres-sione violenta della rabbia. Rabbia che,sebbene da lui totalmente discono-sciuta, da subito si presenta come un’e-mozione prevalente nella modalità diConstantin di porsi con l’altro, in unasorta di anticipazione di quella che èla sua aspettativa emotiva della dina-mica relazionale.

Una rabbia che egli ha difficoltà a ri-conoscere come qualcosa che gli ap-partenga, non riuscendo di conseguen-za a cogliere come egli stesso contri-buisca ad innescare, attraverso un’op-positività provocatoria, quella condi-zione agonistica che segna le sue rela-zioni con gli altri. Una rabbia, ancora,che si alimenta del suo senso di giu-stizia frustrato, della sua attesa di ri-

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valsa personale e di riscatto sociale, diuna percezione dell’altro pregiudizial-mente connotato come ostile, ancorpiù all’interno di un contesto istituzion-ale, ma che, allo stesso tempo, va ri-conosciuta come l’unica espressionepossibile di un bisogno altrimenti ine-sprimibile. Questa rabbia, infatti, è di-sconosciuta e tutta rivolta verso l’e-sterno proprio perché egli non puòpermettersi di riconoscere quanto que-sta emozione abbia a che fare con isuoi legami familiari, che egli, invece,protegge dietro la cortina intoccabileche separa il dentro dal fuori, le cosebuone da quelle cattive.

Eppure, proprio all’interno di un con-testo istituzionale, fortemente conno-tato originariamente nella percezionedi Constantin in termini negativi, è sta-to possibile per lui fare un’esperienzache gli ha permesso di iniziare a di-stricare i grovigli di sofferenza che sierano intessuti nella ricorsività di con-dizioni di privazione, prevaricazione edisagio.

L’attribuzione di significato ad azio-ni (a partire dal reato) e reazioni diConstantin apparentemente incongrue,e la condivisione di tale senso all’in-terno del contesto penale, è stato im-portante perché il ragazzo potesse ot-tenere e portare avanti un progettoistituzionale di intervento orientato -anche attraverso attività che potesse-ro ampliare l’ambito delle sue espe-rienze e promuovere a vari livelli le suecompetenze - a sostenere il suo per-corso evolutivo.

Gli obiettivi del lavoro clinico porta-to avanti con lui schematicamente pos-sono essere sintetizzati così:

a) acquisizione, da parte di Constan-tin, di una maggiore capacità diriconoscere le proprie emozioni,mitigando di conseguenza la per-cezione pregiudiziale dell’ostilitàdell’altro;

b) conseguentemente a ciò, promo-zione di un maggior riconosci-mento, da parte sua, della cen-tralità del proprio contributo nel-le interazioni;

c) “accompagnamento” di Constan-tin nello sperimentare la possibi-lità di esprimere i propri bisogni,senza vivere questa come una si-tuazione di intollerabile vulnera-bilità, ma come condizione ne-cessaria a poterli soddisfare;

d) sostegno nel confrontarsi con lapropria responsabilità come re-quisito ed esito del raggiungimen-to dei propri obiettivi e di un mag-gior senso di autoefficacia;

e) promozione della sua capacità dipervenire ad una più adeguatamodulazione dell’aggressività e aduna maggiore integrazione dei di-versi aspetti di sé.

Si tratta, evidentemente, di obietti-vi ambiziosi da perseguire in tempi li-mitati, infatti la nostra funzione in unsiffatto contesto è, innanzitutto quel-la, non facile, di riuscire a mobilitare,a partire dalle “domande” dei ragazzicon i quali lavoriamo, le loro le risor-se, affinché possano poi essere in gra-do di utilizzarle e svilupparle ulterior-mente.

A proposito di Constantin, il cui per-corso (durato, complessivamente, cir-ca un anno e mezzo) qui si è potuto so-lo illustrare attraverso alcuni flash, vor-rei concludere con una piccola imma-gine. Verso il termine di questa sua e-sperienza egli - all’interno dell’attivitàdi carattere riparativo prevista dal pro-getto penale e svolta con un’associa-zione del privato sociale - aveva colla-borato, tra le altre cose, alla traduzio-ne della costituzione italiana nella sualingua.

Riporto soltanto questa piccola co-sa, meno rilevante di ben altri elementidi cambiamento registrati nell’espe-rienza di Constantin, per la valenzasimbolica cui questo aspetto sembrarimandare.

Nel suo essere “un anima divisa indue”, lacerato dall’esperienza dell’e-migrazione, segnato da questa, stra-niero per noi ed estraneo nel propriopaese, Constantin stava cercando nontanto di sanare una frattura, ma di tro-vare il modo di convivere nel difficileequilibrio di una doppia appartenenza(non sempre riconosciuta da lui stes-so, spesso negata dagli altri), riappro-priandosi di una complessità che gliapparteneva.

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1. L’organizzazione di un Serviziopubblico per la salute riflette ine-

vitabilmente la concezione “pubblica”della salute. Non è mai un’operazionemeramente organizzativa: ha un signi-ficato socioculturale, e comporta con-seguenze anche a questo livello.

Cosa dire allora di una ASL (la Ro-ma-B) che istituisce un “Dipartimen-to Tutela delle Fragilità”, sbandieratocome positiva novità di assoluta rile-vanza e naturalmente diretto da unafigura “neuro-psichiatrica”?

Senza voler far le pulci alle parole(chiaramente si intende una tutela del-le “persone” o “fasce” fragili della popo-lazione), in qualunque di queste formu-lazioni risuonano aporie e ambiguitàche questo scritto intende evidenzia-re, andando ben oltre il fatto singoloper denunciare invece la tendenza anuove e discutibili forme di medica-lizzazione dell’esistenza, che, se legitti-mate a livello organizzativo-istituzio-nale, possono sempre più allontanareda una risposta efficiente ed efficaceai reali bisogni di salute.

Questo giornale, in un precedentenumero, ha “preventivamente” criti-cato la proposta di istituzione di un si-mile Dipartimento (ormai approvatodalla Regione Lazio, e da gennaio difatto operativo), insistendo convin-centemente su due aspetti: la lesionedi autostima del soggetto che chiedeaiuto in quanto “fragile”, e “l’oscuro si-gnificato… di una nuova categoria dia-gnostica che contiene al suo internoun misto di patologia e stigma sociale,[e] divide l’utenza in ‘sfigati’ e non”(Gasparini, 2007, p. 35s.). Il presentecontributo vuole allargare tale criticasottolineando la pericolosità episte-mologica e socioculturale sottesa adun’organizzazione sanitaria basata sulconcetto stesso di fragilità.

La funzione generale di tale Diparti-

mento è stata definita (nell’Atto Azien-dale in questione) nell’obiettivo di “as-sicurare il governo dei bisogni sanita-ri di quelle fasce di popolazione debo-li e ad elevato svantaggio sanitario esociale (dipendenze, disabilità, immi-grati e nomadi, detenuti)”.

Ora, definire organizzativamente unarisposta ai bisogni sanitari in base a ca-ratteristiche sociali della popolazionesembra un’operazione azzardata, senon insensata, perché potrebbe esse-re estesa a qualunque connotazionesocioculturale più o meno discrimi-nante (come ad esempio la razza, la re-ligione, la tendenza sessuale, ecc.). Epoi si può, a livello epistemologico, uti-lizzare una classificazione sociale co-me base di una classificazione sanita-ria? Si può, appunto, se si passa da unadiagnosi eziopatogenetica ad una dia-gnosi puramente comportamentale osocio-comportamentale. Da qui la sen-sazione di un “calderone” di gruppi so-ciali considerati genericamente debo-li perché hanno un qualche stigma ostatus sociale “speciale” - convogliatoin quello generico e pregiudizialmen-te definito della “fragilità” -, un calde-rone nel quale si può mettere a piaci-mento qualunque caratteristica socio-culturale, magari escludendone un’al-tra.

Nella fattispecie, vi è stata inclusaun’Area (una Unità Operativa Com-plessa) di Tutela della Salute Mentalein Età Evolutiva, operando un suoscorporo dalla storica e logica colloca-zione nel Dipartimento Materno-In-fantile (dove è rimasta l’operativitàpreventiva e consultoriale e dove è sta-ta inserita un’unità di neuropsichiatriainfantile ospedaliera), per un suo col-legamento più diretto con l’Area del-l’Handicap Adulto (inserito nello stes-so Dipartimento Fragilità). Cioè in real-tà, più che la fascia generale d’età

(quella evolutiva) è stata presa in con-siderazione la fascia “disabile” della po-polazione infantile, magari per un mi-gliore coordinamento nel tempo dellarisposta alla problematica dell’handi-cap (coordinamento peraltro ottenibi-le altrettanto efficacemente con altristrumenti organizzativi). Così facendosi è preferito enfatizzare un legame dicontinuità operativa per la disabilità -una “etichetta” molto discutibile in etàevolutiva, a meno di farla coinciderecon invalidità - anziché il collegamen-to, storicamente ed epistemologica-mente organico, tra tutti i servizi perl’età evolutiva, indispensabile per for-nire quell’intervento di interdiscipli-narità complessa che costituisce l’uni-ca risposta efficace ai complessi biso-gni di salute di tale età. In altre paro-le, più che la consolidata tradizionedell’intervento sul bambino integrale,sempre attuato in forma globale e in-terdisciplinare, conta la considerazio-ne particolare e “ritagliata” della situa-zione di “handicap”, più confusivamen-te designato come “fragilità”. Il che,ancora, si traduce di fatto nel consi-derare ogni azione di Tutela della Sa-lute Mentale in Età Evolutiva comeazione unicamente riferita a una si-tuazione di handicap, ricollocato in unapiù generica e fluttuante nuova con-notazione sociale, che operativamen-te appare una “ghettizzazione” perchéinglobante tutte le difficoltà di svilup-po del bambino (come le Unità Terri-toriali di Riabilitazione per l’handicapinfantile di una volta). Se a ciò si ag-giunge lo scorporo in due distinti Di-partimenti tra “neurosichiatria infan-tile ospedaliera” e “tutela salute men-tale in età evolutiva” (a questo punto,un chiaro eufemismo per non dire“neuropsichiatria infantile territoria-le”), è naturale porsi una domanda sul-la “carriera” delle difficoltà minorili:

Diego Garofalo

LA TUTELA DELLE FRAGILITÀE LA NUOVA MEDICALIZZAZIONEDELL’ESISTENZA

dossier minori: fragilità e medicalizzazione

35

A proposito di un recente

Atto Aziendale, ed oltre

dossier minori: fragilità e medicalizzazione

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“Ritalin o insegnante di sostegno? L’in-fanzia la psichiatrizziamo o la etichet-tiamo come fragile? La scelta diventaprecoce e senza scampo” (Gasparini,2007, p. 36). E chi, e su quale base,opera una tale scelta?

Nello stesso Dipartimento Tutela del-le Fragilità è stata poi inclusa un’Areadi Patologia della Dipendenza: diven-tata anch’essa “fragilità sociale”. In-tanto, l’inclusione di una complessarealtà come la dipendenza in un’areapiù generica della fragilità, se può ap-parire come un’operazione di apertu-ra culturale, di fatto diventa anch’es-sa una pura definizione formalisticache porta maggiore confusione se allarisposta medica non si dovesse accom-pagnare un intervento più integrato ecomplesso. Ma anche tale aspetto sem-bra rispondere a quella “sanitarizza-zione comportamentale” che fa diven-tare pure la “passione legata alla dro-ghe… una nozione che estende all’in-finito gli oggetti di schiavitù del dro-gato, partecipa al regime di iper-me-dicalizzazione delle nostre esistenze erivela allo specchio la sostanza di unacultura consumistica che può fare diogni prodotto, oggetto o comporta-mento, un feticcio o un simulacro at-to a disconoscere la nostra carenza esi-stenziale senza dover passare attra-verso l’Altro” (Gori, 2008, p. 53).

Vi è stata ancora inclusa un’Area diTutela della salute della PopolazioneImmigrata e Stranieri, e persino un’A-rea di Medicina Penitenziaria. Immi-grati e carcerati hanno una salute piùfragile? Se no, perché inserirli in unaetichetta sanitaria, utile solo a dareun “contenitore organizzativo” di so-la funzionalità interna? Ancora unavolta tale etichetta appare la ripresaimpropria di una condizione socialecui certo va prestata particolare at-tenzione, non sanitarizzandola tout

court o ignorandone gli specifici biso-gni di salute, che sono però necessa-riamente connessi ad un interventosociosanitario più ampio, complessoe dunque rispettoso delle reciprocheautonomie delle istituzioni che colla-borano allo scopo. Vogliamo far diven-tare gli stranieri, o i nomadi, o i car-cerati - che pure presentano proble-matiche specifiche particolarmente diaccesso sanitario (e non di salute insé) - una nuova classe sanitaria? O mi-rare invece concretamente all’obiet-tivo che “i determinanti di salute sia-no sempre più chiaramente ancoratial principio di uguaglianza e inclusio-ne” e che quindi, esistendo oggi “cri-ticità emergenti slegate dal paradig-ma biomedico”, occorre un “dialogotra il volontariato e il settore assisten-ziale e il settore formale e organizza-tivo sanitario”? (come recita la bro-chure di un Convegno sulla “Fragilitàsociale e tutela della salute”, organiz-zato in comune dall’Istituto Superio-re di Sanità e dalla Caritas diocesanadi Roma il 13/12/2006).

È allora una più estesa strategia so-ciosanitaria da concordare e definireistituzionalmente sempre meglio, e nonuna mera riclassificazione organizzati-va, che può affrontare seriamente lacomplessa realtà dei nuovi bisogni disalute. Altrimenti, perché non inclu-dere in un Dipartimento di Tutela del-le Fragilità quella popolazione anzianache è fragile per definizione? Peraltro,nei documenti del Ministero della Sa-lute sono appunto gli anziani ad esse-re indicati sotto la categoria della fra-gilità (vedi Ordinanza dell’8/5/2007 re-lativa alla “tutela delle persone mag-giormente suscettibili agli effetti delleondate di calore” per condizioni d’età,salute, solitudine e fattori socioambien-tali).

2.A questo punto possiamo riuscire meglio a cogliere in profondità

le coordinate socioculturali che stan-no dietro a tale impostazione sanitariabasata sulla fragilità.

In un mondo di salutismo imperan-te e di allungamento sempre maggio-re delle aspettative di vita, appare qua-si un obbligo, se la vita è fragile, me-dicalizzarla. Dalla fragilità delle ossaalla fragilità dello spirito: oggi è un do-vere mettere ogni difficoltà sotto tu-tela, cioè sotto l’accurato controllo del-la nuova medicina scissa tra tecnolo-gia e socialità. Un dilemma superatodalla moderna medicina grazie al prin-cipio ormai ufficialmente e universal-mente riconosciuto che ogni disagio opatologia ha componenti biologiche,psichiche e sociali: e la medicina mes-sianica si appropria in toto di esso perrisolverlo. Non un intervento olistico -cioè valorizzante tutte le figure pro-fessionali e culturali che possono con-tribuire allo sviluppo della salute - maun intervento totalizzante a livello bio-logico, quello che allunga la vita e al-levia le responsabilità della persona.

Ecco allora in soccorso la diagnosi di“fragilità”; fragilità di fatto oggi in con-tinuo aumento, a livello psichico e so-ciale, a causa delle radicali trasforma-zioni socio-economiche in atto. Ed ec-co allora che l’intervento medico sullafragilità appare una aggiornata formadi “controllo sociale del sé”, come ma-gistralmente illustrato da Foucault(1988).

La fragilità esistenziale della perso-na è oggi accentuata da una dinamicasociale che, smantellando punti solididi riferimento - principi, istituzioni, va-lori, prima intesi come assoluti - ren-de l’individuo precario, insicuro, di fat-to solo nella affannata ricerca di solu-zione individuale ai suoi problemi equindi alla mercé di chi gli offre più

dossier minori: fragilità e medicalizzazione

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strumenti per assicurargli un benes-sere concretamente misurabile: in que-sto contesto anche il corpo è un com-pito e la salute performance, fitness

(Bauman, 1999, pp. 127-149). La me-dicina, allargando alla dimensione psi-cosociale il suo campo d’azione, si of-fre come protesi generalizzata per ledifficoltà di un corpo visto solo comeorganismo (Galimberti) e per ogni dif-ficoltà sociale tradotta in patologia dicomportamento. È una medicina al-l’assalto pure degli interstizi dell’esi-stenza, forte del consenso sociale e for-te dei successi di ausili chimici e in-terventi chirurgici atti a risolvere per-sino i vissuti di infelicità, di tristezza,di impotenza, di bruttezza, di disagio.Non a caso al suo interno si parla di“medicina di iniziativa”, che fa debor-dare anche la giusta e doverosa azio-ne di prevenzione primaria e secon-daria in azione assistenziale per il so-stegno ad ogni fragilità sia essa fisicache psichica e sociale (Volpi, 2008).

In nome di che, in base a quale prin-cipio? È questo, in verità, l’aspetto piùinquietante dell’invasività totalizzantedella medicina nella odierna societàconsumistica. E cioè il livello di fon-dazione scientifica (la concezione epi-stemologica) dell’intervento medico,ripreso in qualche modo sempre dallacultura del tempo. Ebbene, a questolivello, sembra essere il “comportamen-to” il nuovo parametro della medicinatecnologica.

La medicina di un tempo faceva ri-ferimento al concetto base di “dege-nerazione”: la malattia era il punto didiscrimine tra normalità e appunto de-generazione (di una funzione, di un or-gano, di un sistema), pur all’interno diuna certa flessibilità o variabilità. Sal-tato il concetto di normalità (basato suqualcosa di assoluto e universale), èsubentrato il concetto di “disturbo”,

che fa riferimento precipuo alla sog-gettività dell’individuo: la cui patolo-gia o va accertata mediante l’oggetti-vazione clinico-strumentale o va con-frontata con il comportamento dellamedia (il criterio statistico-diagnosti-co); così come esso è curato sulla ba-se del principio dell’evidenza (è validala cura che risulta più efficace sulla ba-se delle “evidenze scientifiche”). Se,come sta avvenendo, al concetto di di-sturbo si sostituisce quello della “fragi-lità” - allargato dalla sfera fisica a quel-la psichica e sociale - l’ “opportunità”dell’intervento medico diventa ancorapiù pervasiva e reificante: sosteneredall’esterno la fragilità dell’individuoin una sfida suprema non solo con lamorte ma con ogni forma di “male” di-venta un nuovo imperativo sociale.Quasi una nuova forma di messianismolaico attraverso l’illusione collettiva diuna biologia salvifica; la sostituzionetotale della sanità medica alla salute.In termini più tecnici, con riferimentocioè al D.L. 229/99, si va pure oltre ladistinzione tra prestazioni sanitarie arilevanza sociale e prestazioni socialia rilevanza (o elevata integrazione) sa-nitaria: una distinzione certo difficileda effettuare, appunto perché implicala collaborazione tra differenti agenziepubbliche, ma che è pericoloso unifi-care (come se ad esempio tutto l’in-tervento sanitario fosse sotto giurisdi-zione del sindaco, alla stregua delT.S.O., o nella fattispecie, organizzarela tutela delle fragilità sociali sotto giu-risdizione medica).

Questa stessa tendenza epistemolo-gica è rinvenibile (e sostenuta) nellaposizione socio-scientifica relativa al-la salute psichica, ovvero nell’imposta-zione della psichiatria: la quale, negliultimi decenni, ha cominciato a smem-brare gli “oggetti” che costituivano lasua specificità (la follia, l’angoscia, la

sofferenza nevrotica, il delirio) e ha co-minciato a rimpiazzarli con la nozioneestremamente flessibile di “disturbidella condotta”.

“Progressivamente il DSM IV istitui-sce nuove legittimità eziologiche coe-renti con le sue costruzioni e le suepromozioni: la causalità biologica e l’e-ziologia traumatica dello stress. Da quici troviamo di fronte al seguente pa-radosso: nello stesso tempo in cui lamedicalizzazione dell’esistenza tendead accrescersi all’infinito, collocandotutti gli ‘stili di vita’ sotto il magisteromedico, soltanto le sofferenze ricono-sciute come ‘malattie’ sono prese in ca-rico dalle compagnie assicurative. Apartire da quel momento, questa cul-

tura medico-economica incoraggia ilpaziente a partecipare al dibattito epi-stemologico e a rivendicare la propriacondizione sociale di ‘ammalato’, di ‘vit-tima’ o di ‘traumatizzato’, con il rischiodi perdere la condizione di soggettodella propria storia e della propria pa-rola… A partire da quel momento, lapsichiatria viene ad essere progressi-vamente sostituita da programmi di

riabilitazione sociale che miranosempre più a seguire gli individui e lepopolazioni sulla ‘traccia’ dei loro com-portamenti, individuandoli precoce-mente e con implacabile determina-zione. In questa ‘clinica delle personefragili’ (Azorin, 2004), la psichiatriaguadagna terreno, perdendo in speci-ficità… La nuova psichiatria si dissol-ve nel paesaggio epistemologico delle‘neuroscienze sociali’, e, allo stessotempo, è chiamata a medicalizzaresempre più l’esistenza, trasformando iprocessi di vita in malattie virtuali, e aspalleggiare sempre più i programmidi dépistage e di riabilitazione so-

ciale (Roudinesco, 2005)…La ‘clinica delle persone fragili’… ri-

vela una performatività iatrogena atta

a produrre ciò che sarebbe chiamata acurare, proprio ciò che gli psicologi so-ciali chiamano ‘le profezie che si au-toavverano’… Questa epidemia di nuo-ve diagnosi discende dalla liquidità edalla flessibilità delle patologie che ilconcetto di ‘disturbo’ ha risolutamen-te introdotto nella ricomposizione delmobile paesaggio della salute menta-le… Come ho argomentato altrove(Gori e Del Volgo, 2005), questo mo-do di procedere conduce a un confor-mismo che, in nome dell’efficacia e delpragmatismo, trascura l’efficienza e laricerca della verità a vantaggio del for-malismo” (Gori, 2008, pp. 50-51, cor-sivo nell’originale).

3.Questo formalismo insito nel pro-cesso di medicalizzazione protei-

forme, sembra appunto tralucere (co-me si argomentava sopra) nella “mo-derna” istituzione di un DipartimentoTutela delle Fragilità. Un misto di for-malismo e comportamentismo socialecon cui si etichettano disagi passando-li per malattie, e si ricoprono malattiepuntando su etichette; quindi medica-lizzando le espressioni sempre più am-pie di disagio psicosociale, accentuatoda condizioni socioeconomiche spessodestrutturanti soprattutto in soggettio fasce per qualsiasi motivo “deboli”, equindi annullando di fatto ogni rispo-sta complessa ad una patologia che èsempre multideterminata.

Ne è conferma illuminante e signifi-cativa il dato che in tale organizzazio-ne dei servizi non compaia affatto al-cun accenno e alcuna considerazionedella componente psichica e della fi-gura dello psicologo. Che non solo po-trebbe rappresentare l’esigenza di unavisione più globale della persona in dif-ficoltà, ma anche la testa di ponte diquel dialogo indispensabile tra mondosanitario e mondo sociale.

La vera mission dello psicologo nel-la sanità (come in ogni altro contestooperativo) è quella delineata nella co-stituzione stessa della sua figura: unaiuto specifico alla abilitazione e riabi-litazione della persona considerata nel-la sua autonomia e nella sua globalità.Un soggetto visto dal di dentro, e nondal di fuori, cioè per categorie checambiano col variare degli approcci so-cio-culturali (fatti diventare approcciscientifici o organizzativi) e che cam-biano in funzione del budget assegna-to all’azienda (e ogni aziendalizzazio-ne implica un rapporto costi/efficacia,naturalmente misurato in termini di“comportamenti salutistici”).

In qualunque contesto operativo, lopsicologo offre la sua professionalitàalla persona e alla comunità, e non a“utenti” etichettati formalisticamentein base a malattie vecchie e nuove, o avecchie e nuove nosografie. Per que-sto, anche a livello organizzativo, co-me già avviene in diverse realtà locali,sarebbe più rispondente all’epistemo-logia dell’intervento psicologico orga-nizzarlo in un Servizio Autonomo, instaff con la Direzione Aziendale, o inun vero e proprio Dipartimento di Psi-cologia a livello aziendale (come sugge-risce “morbidamente” l’Autrice del pre-cedente articolo su questo giornale);una collocazione che ne permettereb-be una più efficace diramazione nei va-ri servizi, sempre in stretta integrazio-ne con gli operatori interni ed esterni.

E, se appunto si è convinti che laprofessionalità dello psicologo consi-sta nella valorizzazione piena della per-sona al di là di ogni handicap, malat-tia, difficoltà, allora è evidente che, puroperando all’interno dell’ambito spe-cificamente sanitario, la sua opera nonè quella di contribuire alla medicaliz-zazione sempre più diffusa e totalizzan-te, ma alla considerazione davvero oli-

stica sia della salute sia conseguen-temente della risposta ai sempre nuo-vi bisogni di salute. E quindi “animan-do” con la propria figura e la propriaazione ogni contesto (sociale, educa-tivo, rieducativo, lavorativo, politico,ecc.) che direttamente o indirettamen-te contribuisce alla costruzione dellasalute. Ovvero, anche andando oltre lostretto recinto del mondo cosiddettosanitario.

Riferimenti

Azorin J.M (2004), Vers une clinique des

gens fragiles, Brochure du laboratoi-re Lily, Mars, pp.21-22.

Bauman Z. (1999), La società dell’incer-

tezza, Il Mulino, Bologna 1999.

Foucault M. (1988), Tecnologie del sé, un

seminario, a cura di L.H. Martin, H.Gutman e P.H. Hutton, Bollati Borin-ghieri, Torino 1992.

Gasparini G. (2007), ASL del Lazio. Ecco

cosa hanno da dire gli psicologi, in“Notiziario dell’Ordine degli psicologidel Lazio”, n. 3/4, pp. 35-37.

Gori R. (2008), Terapie molli cercano di-

speratamente patologie flessibili, in“Psicoterapia e Scienze Umane, n. 1,pp. 41-60.

Gori R., Del Volgo M.J. (2005), L’Empire

des coachs. Une nouvelle forme de

contrôle sociale, Albin Michel, Paris.

Roudinesco E. (2005), Philosophes dans

la tourmente, Fayard, Paris.

Volpi R. (2008), L’amara medicina. Co-

me la sanità italiana ha sbagliato

strada, Mondadori, Milano.

dossier minori: fragilità e medicalizzazione

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Introduzione

In età evolutiva la salute men-

tale affronta una grande varietà disituazioni cliniche, corrispondentia una vasta gamma di bisogni di sa-lute. Prevede azioni legate alla tu-tela e alla promozione del benes-sere psicologico, all'intervento pre-coce a carattere preventivo, all'in-dividuazione delle condizioni di ri-schio psicopatologico e anche alladiagnosi precoce, la presa in cari-co e la cura dei disturbi psicopato-logici con interventi rispettosi del-la globalità e unitarietà del sogget-to all'interno della rete familiare,dell'ambiente scolastico e socialein cui il minore vive.

Nell’ambito della Salute Mentalesi collocano tutti quegli interventidi psicologia clinica legati alla va-lutazione psico-diagnostica, al so-stegno psicologico, al counseling ealla presa in carico terapeutica, cheimplicano necessariamente il coin-volgimento dei genitori e/o della fa-miglia, elemento imprescindibilesia del percorso valutativo-diagno-stico che dell’intervento, e, quasisempre, la consulenza alla scuola.

Bisogna rilevare che le criticitàlegate alle condizioni psicologichee alle manifestazioni comportamen-tali in età evolutiva in questi ultimianni hanno assunto oggettivamen-te una rilevanza di primo piano e siè amplificata, ormai da molto tem-po, la domanda esplicita o implici-ta da parte delle famiglie e dellascuola rispetto alle dimensioni psi-

co-educative e affettivo-relaziona-li nei confronti dei ragazzi. A que-sta condizione di attenzione e, intaluni casi, di allarme concorronoinfatti una molteplicità di concau-se legate allo sviluppo e alla acce-lerata trasformazione della societàma anche alla condizione, ad essacorrelata, di incertezza, quando nondi esplicita e marcata difficoltà, daparte della famiglia nella costru-zione di un clima sicuro per i pro-pri figli e nell’assunzione di respon-sabilità implicite nelle funzioni ge-nitoriali che sono alla base della co-struzione di una equilibrata e sicu-ra identità ed integrità personale esociale.

Questa condizione di maggioredebolezza della famiglia ha deter-minato un amplificarsi della dele-ga verso la Scuola non solo per laformazione, ma anche in modo ri-levante per l’educazione e per la ri-soluzione dei problemi comporta-mentali dei figli.

Tale fragilità familiare accompa-gnata da un aumento oggettivo del-le difficoltà nella gestione dei ra-gazzi che la Scuola non sempre rie-sce a fronteggiare ha, a sua volta,fatto lievitare i bisogni e conse-guentemente la richiesta di inter-vento specialistico ai Servizi da par-te della stessa.

I Servizi per l’età evolutiva si tro-vano così a dover fronteggiare ri-chieste di intervento sia da partedelle famiglie che della scuola, innumero sproporzionato se rappor-tato sia alle risorse di personale re-sidue dei nostri servizi, sia alle sti-

me epidemiologiche, e sempre conmaggior difficoltà riescono a so-stenerne l’impatto con conseguen-ti allungamenti dei tempi di rispo-sta anche solo per l’effettuazionedi una prima visita.

Tale drammatica realtà rendequanto mai necessario trovare mo-delli di intervento nel rapporto conla Scuola che sappiano risponderedi volta in volta alle differenti pro-blematiche dell’età evolutiva pro-ponendo adeguate linee di inter-vento.

L’utenza di un Servizio Territo-riale per la Tutela della SaluteMentale e Riabilitazione dell’etàevolutiva

Considerazioni generali

All’interno di tali Servizi è op-portuno differenziare diverse tipo-logie di utenti per la rilevanza cherivestono per la scuola e per le dif-ferenti implicazioni operative cheli contraddistinguono:

• Minori con disabilità, stabiliz-zata o non stabilizzata, che usu-fruiscono per diritto dei bene-fici sanciti dalla legge quadrosull’handicap (art. 3 Legge n.104/92) con particolare riferi-mento ad attribuzione di inse-gnante di sostegno e/o AEC, aimomenti di programmazione everifica Scuola-Servizi-Famigliacodificati nei GLH operativi diprogrammazione e verifica de-gli interventi, ai fini dell’inte-grazione scolastica;

L’esperienza di un servizio di tutela

della salute mentale e riabilitazione

per l’età evolutiva

Maria Teresa Sarti, Psicologa, Giovanna Rossini, Terapista dellaNeuropsicomotricità dell’età evolutiva: ASL RM E - UOC Tutela SaluteMentale Età Evolutiva e Disabilità Adulti - Distretto XX

MINORI A RISCHIOUN MODELLO DI INTERVENTO CON LA SCUOLA

dossier minori: un modello d’intervento

39

dossier minori: un modello d’intervento

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• Minori con disturbi di svilupposettoriali (DSL, DSA, ADHD*)per i quali, le recenti normati-ve in materia di integrazionescolastica, accogliendo le indi-cazioni della comunità scienti-fica, non prevedono più asse-gnazione di insegnante di so-stegno ma percorsi formativi ededucativi mirati ed individua-lizzati con le sole risorse ordi-narie della scuola.

• Minori con disagio psico-affet-

tivo per fragilità familiari e/o so-cio-culturali che presentano dif-ficoltà di apprendimento e dicomportamento.

In relazione a questi ultimi duegruppi, la Scuola tutta, viene cosìchiamata ad avviare un processoinnovativo non irrilevante di rior-ganizzazione delle risorse e dellaprogrammazione finalizzato alla co-struzione di percorsi didattici ap-propriati che coinvolgono diretta-mente e in primo luogo le insegnan-

ti curricolari. Per mettere in attotale processo, che pur le compete,la Scuola necessita di un supportofinalizzato sia all’acquisizione dimaggiori competenze sui disturbiin questione, sia all’individuazionedi interventi formativi e didatticiidonei ed efficaci.

* DSL: Disturbo Specifico di Linguaggio / DSA:Disturbo Specifico di Apprendimento (Disles-sia, Disortografia, Discalculia, Disgrafia) /ADHD: Disturbo da deficit dell'attenzione coniperattività

dossier minori: un modello d’intervento

41

Considerazioni locali

Caratteristiche del territorio della ASL RM E - distretto XX

XX MUNICIPIO

• Densità abitativa bassa e diso-mogenea

• Molteplicità di aggregati di-spersi

• Assi viari arcaici con alta con-

centrazione abitativa (direttri-ci Cassia e Flaminia) inadegua-ti a sostenere il traffico in co-stante crescita

• Inadeguati collegamenti dei

mezzi di trasporto

• 1° Municipio romano per nu-mero di famiglie immigrate

• Insufficienti Servizi culturali eluoghi di aggregazione

dossier minori: un modello d’intervento

42

Mun.XX

Popolazione generale

Popolazione per Classi di età 0 -19

0 - 4 5 - 9 10 - 14 15 - 19 Totale XX

6.917 6.916 27.226

Totale ASL RM E149.849

Totale ASL RM E149.849

6.975 6.418

Mun. XVII Mun. XVIII Mun. XIX Mun. XX

6.717 13.995 13.996 21.272

12% 25%

Roma Totale235.708

ASL RM ETotale55.980

25% 38%

Caratteristiche del Servizio TSMREE

del Distretto XX

• Esiguità delle risorse di per-sonale.

• Trend di richieste di consul-tazione in aumento costante.

• Forte radicamento nel terri-torio.

• Consolidata collaborazionecon le strutture educative escolastiche.

• Presenza di operatori con qua-lificata esperienza clinica e ria-bilitativa.

Il campo di intervento più signi-

ficativo in questo momento, è sta-to individuato nelle Difficoltà di Ap-prendimento e nei Disturbi Speci-fici di Apprendimento, accoglien-do una specifica richiesta formati-va da parte delle Scuole di ogni or-dine e grado e individuando in ta-le ambito una condizione clinica ri-levante di rischio evolutivo per leseguenti considerazioni:

• Una parte non irrilevante del-le segnalazioni per problemipsicologici e/o di comporta-mento pervenute al nostroServizio (in media 50% per an-no) alla valutazione sono ri-sultati Difficoltà affettivo-re-lazionali o Disturbi psicopato-logici secondari a Difficoltà diapprendimento o a DisturbiSpecifici di Apprendimentonon rilevati;

• Il progressivo aumento dellesegnalazioni per difficoltà diapprendimento per una mag-giore sensibilità al problemada parte degli insegnanti, perl’aumento della presenza dibambini stranieri ma ancheper un incremento reale dibambini con questo tipo di dif-ficoltà all’interno della Scuo-la. Infatti le difficoltà di ap-prendimento, comunque ri-scontrate, superano in largamisura il 4-5%, che è la pre-valenza media dei problemi diapprendimento diagnosticabi-li come DSA;

• Percentuale media di bambi-ni stranieri 20% (con oscilla-zioni nei vari Istituti dal 9% al30%);

Stranieri

dossier minori: un modello d’intervento

• Diffusione del fenomeno del-l’anticipazione dell’ingresso al-la scuola primaria ai 5 anniconsentita dalle recenti nor-mative;

• L’individuazione precoce deldisturbo risulta essere l’ob-biettivo primario e determi-nante per l’efficacia dell’inter-vento;

• La diagnosi e presa in caricotardiva sono indicate dalla Co-munità Scientifica come unodei principali fattori di rischioper l’insorgenza e struttura-zione di un disturbo psicopa-tologico secondario;

• Il volume delle richieste, perle problematiche in questione,è tale da saturare in tempimolto rapidi le valenze riabili-tative anche presso i CentriAccreditati nonostante questiultimi abbiano un rapporto piùfavorevole utenti/operatori ri-spetto al Servizio;

• La sola presa in carico riabili-tativa pur tempestiva non ri-sulta efficace se non è accom-pagnata da azioni volte allacomprensione del disturbo eall’attivazione di buone prati-che nella famiglia e nella scuo-la;

•La richiesta di terapia riabili-tativa risulta sovradimensio-

nata e per questo spesso im-propria per carenza di inter-venti di tipo educativo più ap-propriati a Scuola e in Fami-glia.

Modello di intervento proposto

Partendo dall’analisi più genera-le delle caratteristiche del territo-rio e della popolazione del XX Mu-nicipio, e da quella più particolaredelle caratteristiche del Servizio edelle sue relazioni con la scuola siè pensato alla formazione di unGruppo Integrato che ha preso ilnome di “Dislessia: Sanità e Scuo-la Insieme” costituito da un Refe-rente per ogni ordine di Scuola diogni Istituto Comprensivo o Circo-lo Didattico del Municipio e, per ilServizio Tsmree, da una Psicologaclinica dell’età evolutiva, con dif-fusa conoscenza delle scuole delterritorio e con esperienza mirataalla collaborazione tra servizio,scuola e famiglia, e da una Terapi-sta dell’età evolutiva con esperien-za diagnostico-riabilitativa in di-sturbi specifici dello sviluppo e del-l’apprendimento e di formazionedelle insegnanti in tale ambito.

Il gruppo di lavoro ha iniziato ariunirsi presso la sede del Servizionel giugno 2007 con una cadenzamensile e con i Referenti dellescuole Primarie e Secondarie di 1°e 2° grado, con l’obiettivo di co-struire linguaggi e significati con-

divisi ed offrire una formazione dibase omogenea.

Successivamente, accogliendo leistanze della gran parte degli in-segnanti e volendo meglio focaliz-zare l’attenzione del Gruppo sullaricerca e individuazione degli in-terventi più appropriati in rela-zione ai diversi gradi di Scuola, siè deciso di separare il Gruppo del-la Primaria da quello della Secon-daria di 1° grado e della Scuola Su-periore, procedendo con incontriseparati ma continuando a man-tenere comunicazioni sulle inizia-tive e distribuzione di materialeformativo comuni anche attraver-so la costituzione di una mailinglist e alla progettazione di uno spa-zio in rete (wiki) in cui mantenereattivo lo scambio informativo e for-mativo, al di fuori degli incontri.

Nell’anno scolastico corrente, sul-la base del modello attivato per leScuole Primarie e Secondarie, si èdeciso di costituire, con una logo-pedista del Servizio, che da anni sioccupa di prevenzione dei distur-bi della comunicazione e del lin-guaggio nei nidi e nelle scuole del-l’infanzia, un terzo gruppo che ve-de il coinvolgimento dei Funziona-ri Educativi (Coordinatori n.d.r.)della Scuola dell’Infanzia Comuna-le al fine di attivare un processo diformazione/riqualificazione delleattività connesse allo sviluppo dellinguaggio e a quello dei prerequi-siti.

43

dossier minori: un modello d’intervento

44

ObiettiviIl modello che proponiamo non si

pone solo l’obiettivo di formare deiReferenti nella Scuola in funzionedi:

• filtro per ridurre l’inappropria-tezza delle segnalazioni

• interfaccia fra il Servizio e laScuola con lo scopo di sempli-ficare ma anche di rendere piùefficaci le comunicazioni

• consulenza alle insegnanti delproprio plesso

• stimolo per la propria scuola

nella direzione di una maggio-re autonomia nello svolgimen-to dei suoi compiti istituziona-li di individualizzazione delladidattica ma anche quello, piùambizioso, di far incontrarequeste insegnanti al di fuori delproprio ambito scolastico con ilfine di costruire una “comunitàdi pratica”, cioè una comunitàdi apprendimento autogestitache lavora con una logica di ti-po collaborativo. In un gruppodi questo tipo la crescita profe-sionale non si basa tanto su unpercorso formativo tracciato

quanto piuttosto sulla condivi-sione delle esperienze, sulla in-dividuazione delle migliori pra-tiche e sull’aiuto reciproco nel-l’affrontare i problemi quoti-diani della propria professione.

Questi gruppi si configuranoquindi come un contenitore strut-turato all’interno del quale attiva-re scambi di esperienze, di cono-scenze e programmare Progetti o-perativi mirati. L’equipe multidi-sciplinare del Servizio svolge unafunzione attivatrice e mette in cam-po competenze specifiche e stru-

dossier minori: un modello d’intervento

menti finalizzati al miglioramentodella qualità ed efficacia delle atti-vità in ambito scolastico.

All’interno di tale obbiettivo prio-ritario, e cioè l’aumento delle com-petenze e dell’autonomia nella ge-stione dei problemi di sviluppo inetà evolutiva da parte della Scuo-la, si è pensato di proporre qualestrumento di crescita e di coesio-ne una serie di progetti di ricerca-azione centrati sullo studio dei di-

sturbi di apprendimento, con il fi-ne dell’individuazione precoce del-le situazioni a rischio.

Tali progetti realizzati nel cor-rente anno scolastico e frutto dellavoro dei gruppi, sono stati pre-ceduti negli anni 2005 e 2006 dauna serie di iniziative meno gene-ralizzate ma che hanno avuto il me-rito di sensibilizzare l’ambiente erendere possibile le successive pro-poste.

Fra queste l’iniziativa formativadegli operatori delle Biblioteche delComune di Roma aderenti al pro-getto “Biblioteche per la disles-sia” a cui ha partecipato la Terapi-sta dell’età evolutiva e che ha por-tato alla formulazione di un pro-getto sull’apertura di uno “sportel-lo” nella Biblioteca del territorio diconsulenza sui materiali didatticicartacei e digitali utili nell’inter-vento sui disturbi di apprendimen-to.

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dossier minori: un modello d’intervento

46

Nell’anno scolastico 2006-2007venivano attivati i seguenti Pro-getti:

• Progetto ricerca-azione “A scuo-la sto bene”: screening per la ri-levazione precoce dei casi a ri-schio DSA nelle classi I^ ele-

mentari di 3 Istituti Comprensi-vi.

• Progetto ricerca-azione “Gioco,ascolto e parlo”: Attivazione dilaboratori linguistici nel 1° annodella Scuola dell’Infanzia in unIstituto Comprensivo del XX Mu-nicipio.

Entrambi i Progetti contemplan-do lo spostamento degli operatoridel Servizio all’interno delle Scuo-le rendevano di fatto impossibilel’estensione dei Progetti alle altreScuole del territorio limitandone intal modo, significato ed efficacia, aisoli Istituti coinvolti.

Progetti anno scolastico 2007-2008DALL’INTERVENTO ISOLATO ALL’INTERVENTO INTEGRATO

L’esperienza dell’anno preceden-te, molto apprezzata dalle scuole,e soprattutto la rete costruita conil Gruppo Integrato sulla dislessiaha consentito di ipotizzare l’esten-sione dei progetti di ricerca-azioneattraverso il coinvolgimento attivo

e fattivo della rete dei Referentimessa in piedi nelle Scuole del ter-ritorio.

Alla proposta del Progetto ricer-ca-azione relativo allo screeningnelle classi I^ per la rilevazione pre-coce delle difficoltà di apprendi-

mento hanno aderito l’unico Cir-colo Didattico presente nel Muni-cipio XX e tutti gli Istituti Com-prensivi ad esclusione di uno (8 su9 totali) che non ha nominato i pro-pri Referenti.

Per la Scuola dell’Infanzia i Fun-

dossier minori: un modello d’intervento

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zionari coinvolti hanno espressa-mente rivolto il loro interesse per ilProgetto ricerca-azione legato allarilevazione dei prerequisiti per l’ap-prendimento della lettura e scrittu-ra nelle classi dei bambini dell’ulti-mo anno. L’attivazione di tale Pro-getto consentirà, già dall’anno pros-simo, di monitorare le situazioni evi-denziate a rischio nell’ultimo annodella scuola materna attraverso loscreening nelle classi di prima ele-mentare.

DESCRIZIONI DEI PROGETTI

Progetto 1Screening sui prerequisiti del-l’apprendimento scolastico deibambini dell’ultimo anno dellaScuola dell’Infanzia

• Incontri organizzativi e di for-mazione con i Formazione Fun-zionari Educativi

• Incontri di formazione alle in-segnanti sullo sviluppo del lin-guaggio e sulle aree di svilupposottese all’acquisizione dei pre-requisiti;

• Presentazione del questionarioper la rilevazione (IPDA);

• Compilazione da parte delle in-segnanti del questionario;

• Analisi dei risultati del questio-nario;

• Evidenziazione dei casi a ri-schio;

• Restituzione e discussione deirisultati con le insegnanti;

• Proposte per l’attivazione di at-tività mirate a favorire lo svi-luppo del linguaggio e dei pre-requisiti;

• Verifica nelle classi della logo-pedista delle attività proposte.

Progetto 2Screening sulle difficoltà di ap-prendimento dei bambini delleclassi prime elementari

• Incontri formativi Referenti perla dislessia della Scuola Prima-ria e insegnanti classi prime;

• Presentazione del questionarioper la costruzione del profilodel bambino;

• Presentazione strumento per larilevazione precoce dei casi arischio (dettato di parole di G.Stella);

• Presentazione del questionarioper la rilevazione delle aree diforza e di debolezza emotive ecomportamentali (SDQ);

• Compilazione dei tre strumen-ti da parte delle insegnanti;

• Analisi dei risultati;

• Evidenziazione dei profili a ri-schio

• Restituzione dei risultati alle in-segnanti;

• Proposta di attività mirate;

• Re-test per la verifica dei pro-fili a rischio.

Follow-up sulle difficoltà di ap-prendimento dei bambini nelleclassi seconde elementari delleScuole partecipanti allo scree-ning 2006-2007.

Progetto 3Scuole secondarie di 1° e 2° gra-do

• Incontri periodici di formazio-ne, diffusione e condivisioneesperienze significative peresportabilità ed efficacia;

• Scelta di linee guida condivise;

• Costruzione di un sito con aper-tura del forum.

I dati di seguito forniti del nu-mero degli alunni risultati a rischiosono quelli rilevati a Febbraio ‘08 esono in fase di elaborazione i datidella rivalutazione di fine anno. L’in-tervento ha già permesso di indivi-duare dei casi per i quali si è rite-nuto opportuno un tempestivo in-vio ad un percorso valutativo-dia-gnostico presso il Servizio che haattivato in alcuni casi una scelta dipermanenza.

dossier minori: un modello d’intervento

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PROGETTI 1 e 2 - PROGRAMMA OPERATIVO

dossier minori: un modello d’intervento

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scuole sezioni insegnantialunni

stranieri

260

5521 %

125 135

SCREENING DIFFICOLTA’ DI APPRENDIMENTO NELLE SCUOLE DELL’INFANZIACOMUNALI 2007 - 2008

49 + 52011

plessi classi insegnantialunni

stranieri

821

155 19 %

423 398

SCREENING DIFFICOLTA’ DI APPRENDIMENTO NELLE PRIME ELEMENTARI

2007 - 2008

924219

PROGETTI 1 e 2 - DATI CAMPIONE

dossier minori: un modello d’intervento

50

alunnistranieri

22 %

8,5 %

SCREENING DIFFICOLTA’ DI APPRENDIMENTO NELLE SCUOLE DELL’INFANZIACOMUNALI 2007 - 2008

9 %

12 %a rischio

28 % 16,5 %

italiani

10 %

alunnistranieri

28 %

9,5%

SCREENING DIFFICOLTA’ DI APPRENDIMENTO NELLE PRIME ELEMENTARI

2007 - 2008

12 %

15%a rischio

32% 24,5%

italiani

14%

PROGETTI 1 e 2 - DATI ALUNNI A RISCHIO

dossier minori: un modello d’intervento

Considerazioni conclusive

In relazione al modello propostoè possibile rilevare che in relazio-ne agli obiettivi prefissati si sonorealizzati, anche grazie alla consi-derevole motivazione e impegnoprofusi da parte dei referenti:

• una rete che ha consentitoscambi più tempestivi ed effi-caci tra scuola e servizio sul-l’individuazione precoce dellesituazione a rischio;

• l’acquisizione da parte dei re-ferenti di conoscenze e com-petenze specifiche sui disturbiche hanno consentito maggio-re appropriatezza degli invii;

• un innalzamento medio di com-petenze e conoscenze specifi-che delle insegnanti che hannopartecipato ai progetti ricerca-azione;

• buon livello di partecipazionedelle insegnanti con ridottogrop-out nonostante tutti gli in-contri si tengano nella sede delServizio e al di fuori dell’orariodi lavoro oltre alla disponibilitàad effettuare il lavoro supple-mentare richiesto dall’analisidelle prove effettuate;

• un apparente aumento delle se-gnalazioni da parte della scuo-la per una maggiore consape-volezza dei segnali di rischiocon conseguente abbassamen-to dell’età del rilevamento.

Per quanto riguarda le criticitàemerse si segnalano i seguentiaspetti:

• l’insegnante referente viene in-dividuata di frequente tra le in-segnanti di sostegno piuttostoche quelle curricolari in quan-to non vincolate alla classe.Quindi l’auspicata riformula-zione della didattica curricola-re in un direzione più innova-tiva (classi aperte, laboratori,gruppi di livello, efficace utiliz-

zazione degli strumenti di-spensativi e compensativi…)trova un ostacolo nella speri-mentazione;

• una certa lentezza del proces-so di diffusione di conoscenzee di formazione dai referenti algruppo dei docenti per diversiostacoli quali: novità del ruolo,differenti capacità personalinella gestione dello stesso e di-versi livelli di sensibilità al pro-blema e di autorevolezza daparte dei Dirigenti Scolastici;

• la grande mole di lavoro per glioperatori del Sevizio coinvoltifinalizzato alla formazione, al-la preparazione dei materiali eall’elaborazione e restituzionedei dati che viene svolto in ag-giunta al lavoro istituzionale;

• gli aspetti di rigidità dell’istitu-zione scolastica che, nono-stante l’autonomia e l’impegnoa garantire il successo formati-vo di ogni alunno, limitano larapida applicazione di propo-ste innovative sul piano dellariorganizzazione della didatti-ca;

• esclusione dal progetto delleScuole dell’Infanzia Statali permancanza di un referente ana-logo ai funzionari educativi del-la scuola comunale.

Proposte per il superamento del-le criticità

• necessità di un lavoro di sensi-bilizzazione dei Dirigenti Sco-lastici al fine di:

- sostenere il ruolo dei refe-renti nella loro funzione;

- inserire i progetti nei P.O.F.dei diversi Istituti in modo daconsentire alle insegnanti ilriconoscimento della forma-zione attraverso la parteci-pazione ai progetti.

• necessità di individuare dei re-ferenti anche per la Scuola del-l’Infanzia Statale al fine con-

sentire la costruzione di una re-te.

Per concludere possiamo in pie-na tranquillità affermare che, no-nostante il considerevole investi-mento di energie anche personalidell’equipe coinvolta, il bilanciodell’esperienza fin qui condotta ri-sulta di segno decisamente positi-vo. Naturalmente presupposto in-dispensabile alla prosecuzione dellavoro è un’attenta analisi del rap-porto costi-benefici in una condi-zione di risorse estremamente li-mitate che comporta una valuta-zione della priorità degli interven-ti in un Servizio Tsmree.

Strumenti utilizzati nei proget-ti di ricerca-azione:Test IPDA - Questionario Osser-

vativo per l’Identificazione

Precoce delle Difficoltà di Ap-

prendimento (A. Terreni, M.

Tretti, P. Corcella, C. Cornol-

di, P. E. Tressoldi)

Prova di dettato di 16 parole (G.

Stella, 2004)

Prove M.T. di velocità e corret-

tezza (Cornoldi, Colpo e

Gruppo MT, 1981)

Batteria per la Valutazione del-

la dislessia e della disorto-

grafia evolutiva (Sartori, Job

e Tressoldi, 1995)

Prove MT di comprensione

(Cornoldi, colpo e Gruppo

MT, 1981, 1995)

SDQ: The Strengths and Difficul-

ties Questionnaire (R. Good-

man, 1997)

51

CONSULENZA SULLA LEGITTIMITÀ

SCIENTIFICA E PROFESSIONALE DI CONDURRE

PSICOTERAPIE ON LINE

temi di politica professionale

“LA RELAZIONE ON LINE NON HA I REQUISITI PER ESSERE TERAPIA”

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1. Introduzione e ConsiderazioniGeneraliNella cornice di questa introduzione

è necessario fare due premesse di ca-rattere generale.

La prima premessa riguarda il fattoche ogni aspetto dell’esperienza uma-na può essere “psicoterapeutico” insenso generale. Una conversazione conun buon amico, una vacanza dopo unanno di lavoro stressante, o la possibi-lità di riavviare un franco dialogo conil partner dopo un periodo di crisi, so-no tutte esperienze che “fanno bene”,e pertanto potrebbero definirsi “psi-coterapeutiche” in senso lato. Allo stes-so modo, non v’è dubbio che vi sianoforme di psicoterapia altamente for-malizzate appartenenti a culture di-verse dalla nostra - si pensi all’effica-cia empirica di molte pratiche sciama-niche, o applicate dai medicine-men,nonché al sopravvenire di migliora-menti a causa di fattori quali la federeligiosa. Proprio a causa di questa im-postazione, che è stata oggetto di am-pie analisi psicologiche, antropologi-che e medico-psichiatriche, è indispen-sabile definire cosa qui si intenda per“psicoterapia”.

In questo scritto ci riferiremo al ter-mine psicoterapia per descrivere del-le procedure di intervento volte al mi-glioramento dello stato di salute psichi-ca di un soggetto, fondate su un cor-pus teorico coerente e scientificamen-te fondato, condiviso da una comunitàscientifica e dotato di plausibilità, senon di convergenza, con le scienze affi-ni ai modelli di base della specifica psi-coterapia in oggetto, nonché fonte dianalisi, discussione e revisione conti-nua da parte della comunità scientifi-ca stessa. Per psicoterapia, inoltre, in-tenderemo un processo di interventobasato su tecniche coerentemente ri-feribili ai modelli teorico-scientifici pro-

pri di quella particolare forma di psi-coterapia, e pertanto messi in atto gra-zie ad una adeguata teoria della tec-nica. Per potersi chiamare psicotera-pia, infine, l’intervento - che, come siè detto, deve essere adeguatamenteriferito allo specifico modello scientifi-co e realizzato attraverso tecniche coe-renti - dovrà essere stato sottopostoad un adeguato processo di valuta-zione empirica, sia in riferimento agliesiti, sia in riferimento al processo me-desimo. Tale processo di valutazioneempirica deve rispondere esso stessoai canoni di qualsiasi verifica di ipote-si teorico-scientifiche e deve rispon-dere a criteri di controllabilità e ripro-ducibilità.

Una seconda considerazione riguar-da la molteplicità di approcci psicote-rapeutici presenti, che soddisfano i cri-teri di cui sopra. Tra i più diffusi, stu-diati e valutati empiricamente si pos-sono annoverare:

a. gli approcci riferiti a principi a ca-rattere psicodinamico (tra i qualitroviamo la psicoanalisi di matri-ce freudiana, la psicologia analiti-ca di matrice junghiana, la psicolo-gia individuale riferibile ad A. A-dler, le psicoterapie ad orienta-mento analitico, la psicoterapie digruppo, e le psicoterapie analiti-che brevi)

b. gli approcci riferiti allo sviluppodel paradigma comportamentista-cognitivista

c. gli approcci cosiddetti sistemico-relazionali

d. l’approccio gestalticoe. gli approcci che fanno riferimen-

to all’impostazione umanistico-esi-stenziale

f. gli approcci che coinvolgono di-rettamente il lavoro anche sul cor-po e sulla motricità.

Tale ampiezza di approcci psicotera-

peutici descrive la grandissima com-plessità dell’intervento psicologico-psi-coterapeutico, complessità derivanteimmediatamente dal vasto numero deifattori in gioco. Va detto, tuttavia, che,oltre a descrivere aspetti diversi e di-versificati di un unico oggetto scientifi-co eccezionalmente complesso, la va-rietà di approcci psicoterapeutici su e-lencati si sta progressivamente organiz-zando, attraverso un costante e serratodibattito e confronto di valutazione cli-nica su basi empiriche, verso una con-fluenza su fattori terapeutici comu-ni, sia sul versante epistemologico e cli-nico, sia su quello inerente la tecnica.

In questa sede ci esprimeremo in-torno alla possibilità di includere traquelle su elencate un’altra forma di in-tervento psicoterapeutico, svolto at-traverso il mezzo informatico. Per farciò, tuttavia, non sarà necessario con-frontare tutte le varie forme di psico-terapia su elencate, dato che alcune diesse si fondano precisamente su fat-tori che per loro definizione sono as-senti o manifestamente carenti nelleinterazioni a distanza. È, infatti, di tut-ta evidenza che le psicoterapie checoinvolgono anche lavoro sul corpo(punto f.), abbisognando di un con-tatto diretto tra paziente e terapeuta,escludono a priori la possibilità di unapsicoterapia a distanza. Lo stesso di-scorso vale anche per quelle riferibiliall’impostazione “umanistico esisten-ziale” (punto e.), o quelle gestaltiche(punto d.), che si fondano sulla cen-tralità primaria del contatto psicologi-co diretto e privo al massimo di qual-siasi tipo di interferenza o di mezzotecnico, tra terapeuta e paziente. An-che il modello sistemico relazionale(punto c.), fondato sull’osservazionepartecipante e sull’analisi delle confi-gurazioni relazionali sistemiche tra imembri di una famiglia, configurazio-

Stefano Carta, Professore Associato di Psicologia dinamica

Università di Cagliari - Vicepresidente della Commissione Miur

per il riconoscimento corsi di specializzazione in psicoterapia

Presidente dell’Associazione Italiana di Psicologia Analitica

ni costantemente fluide, circolari e au-topoietiche, risulta escludere a prioriun contesto in cui i pazienti ed il tera-peuta (più spesso qui si parlerebbe alplurale di terapeuti, dato che le psi-coterapie sistemico-relazionali hannodi norma bisogno di un terapeuta par-tecipante e di un terapeuta osservan-te) non sono fisicamente presenti nel-lo stesso spazio fisico. Pertanto, la di-scussione che seguirà si baserà su ri-ferimenti tratti sia da studi trasversa-

li che riguardano tutte le maggiori for-me di psicoterapia riconosciute, non-ché sulla specifica analisi dei modellipsicoterapeutici psicodinamico e com-portamentista-cognitivista, modelli ingrado di far risaltare le eventuali pos-sibilità terapeutiche a distanza, comela loro eventuale inapplicabilità.

Come si potrà vedere, il nostro pa-rere sulla possibilità che si possa in-staurare una situazione di processo ecura psicoterapeutici via internet è ne-gativo. Nelle pagine che seguiranno,infatti, ci sforzeremo di illustrare, sep-pur con la necessaria brevità e cer-cando di evitare eccessivi tecnicismi,che, come si può inferire praticamen-te da tutti gli studi empirici scientifi-camente fondati e riconosciuti dallacomunità scientifica internazionale, lapsicoterapia a distanza, eseguita at-traverso un mezzo informatico anchesofisticato (webcam e interazione sin-crona tra paziente e terapeuta) è ca-rente precisamente in quelli che, allostato della ricerca, sono riconosciuticome i fattori terapeutici fondamen-tali comuni in ogni tipo di psicote-

rapia riconosciuta come tale. Si ve-drà che questi vari fattori, alcuni deiquali descriveremo brevemente, fan-no tutti parte dell’ampio concetto direlazione (psicoterapeutica) tra pa-ziente e terapeuta, relazione che, co-

me cercheremo di illustrare, è caren-te nei suoi aspetti essenziali nelle si-tuazioni on line. In breve, cercheremodi dimostrare che non vi è possibilitàdi fondare una psicoterapia a distan-za, neppure avvalendosi di collega-menti video sincroni, poiché un talecontesto rende impossibile la costitu-zione di una adeguata relazione trapaziente e terapeuta, relazione in-dispensabile per attuare qualsiasiintervento terapeutico fondato.

Poiché la disamina delle teorie sot-tostanti ai vari processi psicoterapeu-tici necessiterebbe di una trattazioneestremamente complessa e impossibi-le ad affrontarsi in questa sede, desi-deriamo precisare che, anche laddovenon si faccia esplicito riferimento allefondamenta epistemologiche e teori-che appartenenti ai modelli psicotera-peutici di riferimento, noi abbiamo pre-so in esame soltanto quei modelli chesono universalmente riconosciuti pos-sedere un solidissimo rapporto con va-lide teorie di riferimento.

2. Il fenomeno internet comefenomeno complessoCome ricorda Merciai (2000) il fe-

nomeno delle relazioni virtuali a di-stanza è assai complesso ed in rapi-dissima evoluzione. Si pensi al solo au-mento della connettività dato dalla dif-fusione sempre più capillare di bandeadsl o a fibra ottica, che consentonouna comunicazione sincrona tra due opiù persone, le quali possono parlaretra loro e vedersi attraverso la web-cam. È chiaro che questo specificocontesto è profondamente diverso dal-la comunicazione scritta, via e-mail oattraverso una newsgroup. È nostrodovere, per dare forza alle nostre con-siderazioni, affrontare subito il conte-sto che sembrerebbe simulare nel mo-

do più vicino la classica situazione psi-coterapeutica, che vede necessaria-mente fisicamente presenti paziente(i)e terapeuta(i) nella stessa stanza. Sol-tanto in chiusura spenderemo qualcheparola sulla possibilità, che va a forto-

ri, assolutamente esclusa, di conside-rare psicoterapia uno scambio scrittocon un soggetto che non è neppure vi-sibile. Un elemento comune a questopanorama complesso è quello del co-siddetto cyberspazio, inteso nel modoseguente da John Suler (1996-2000):

l’esperienza creata dai computer edalle loro connessioni in rete può es-sere intesa complessivamente comeuno spazio psicologico. Quando ac-cendiamo il computer o lanciamo unprogramma o scriviamo un’e-mail oci connettiamo con i nostri servizionline spesso sentiamo che stiamoentrando in un luogo o in uno spaziopieno di una serie di significati e discopi. - Le metafore spaziali - mon-di, domini, stanze, etc. - sono con-suete nell’articolazione delle nostreattività online. - In termini psicoa-nalitici, il computer e il ciberspaziopossono diventare una sorta di spa-zio transizionale che si configura co-me un’estensione del mondo intra-psichico della persona e può esseresperimentato come un’area inter-media tra il self1 e l’altro, che è inparte self e in parte altro. Leggendosul loro schermo il testo di un’e-mailo di un messaggio su un newsgroupo in una chat scritto da un corrispon-dente su Internet si può avere la sen-sazione che la nostra mente si fondao si confonda con quella dell’autore.- uno spazio psicologico che diventaun’estensione della nostra menteconscia e inconscia.

Ora, vorremmo sottolineare chequanto affermato da Suler, un autore

temi di politica professionale

il no alla psicoterapia on line

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temi di politica professionale

il no alla psicoterapia on line

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noto ed importante nel mondo della ri-flessione su internet, rappresenta ladescrizione, tuttavia solo parzialmen-te corretta, di una situazione di per sénon solo non psicoterapeutica, ma ad-dirittura potenzialmente dannosa, qua-lora, anziché vivere il collegamento viainternet come una sorta di gioco (“cfr.quando Suler scrive: “si può avere la

sensazione che la nostra mente si fon-da con quella dell’autore…”) lo si in-vesta di aspettative psicoterapeutiche.Questa peculiare situazione, nella qua-le, in generale, il collegamento a distan-za “dà l’impressione che la mente sifonda con quella di un altro” è, infatti,assai simile a quella che viene chiamatatecnicamente “nevrosi di transfert”, eche descriveremo tra breve: una si-tuazione fondamentalmente disturba-ta in cui il soggetto, che “immagina”l’altro, non è in grado di correggere

la distorsione data dall’immagi-

nazione. Come si vedrà più avanti, lapsicoterapia cerca esattamente di fa-re questo: di correggere delle distor-sioni date da processi “immaginativi”,che “fondono le menti” tra loro.

È un fatto assai interessante, infine,che molti degli argomenti a difesa egiustificazione della validità delle psi-coterapie on line si riferiscono a co-strutti e tecniche appartenenti alle psi-coterapie accreditate, e che vengonousate in modo spesso analogico, su-perficiale, impreciso e fuorviante. In-fatti, se si analizzano attentamente gliargomenti a difesa che cercano di ac-creditare la “psicoterapia on line” co-me analoga alla psicoterapia, si scopresempre che tali argomenti si ritorconocontro la psicoterapia on line medesi-ma2. I due casi più importanti, che esa-mineremo tra gli altri, sono quelli chefanno riferimento al setting psicotera-peutico della psicoanalisi “classica”, e

quello che si riferisce al costrutto, ec-cezionalmente rilevante in ogni for-

ma di psicoterapia, detto alleanzaterapeutica. Entrambi questi costruttivengono spesso invocati per giustifica-re la “psicoterapia on line”, speriamodi dimostrare che, al contrario, una a-nalisi sufficientemente obiettiva dimo-strerà il contrario.

3. È fondato affermare che lapsicoterapia on line è legittima,perché assomiglia al setting3

puro della psicoanalisi classica?Come abbiamo dichiarato immedia-

tamente in apertura di questo scritto,riteniamo che la “psicoterapia on line”sia impraticabile perché profonda-mente carente sul piano della relazio-ne terapeutica tra paziente e terapeu-ta. Eppure, vi è un modello psicotera-peutico, che ha avuto un’enorme im-portanza nello sviluppo della riflessio-ne scientifica sulla psicoterapia e nel-la ricerca dei fattori che rendono lepsicoterapie efficaci (vedi paragrafoseguente). Questo modello può esse-re chiamato “modello del setting pu-

ro”, e fa riferimento alla teoria psicoa-nalitica come fu formulata da S. Freude dalla comunità psicoanalitica fino aqualche decennio fa. Questo modellopsicoterapeutico viene spesso invoca-to, in modo però abusivo, dagli “psi-coterapeuti on line”, che ritengono ilsetting virtuale analogo al setting psi-coanalitico.

Secondo la concezione dell’appara-to psichico di Freud, la malattia men-tale insorge allorché si presentano de-gli ostacoli non sormontabili al normalesviluppo del percorso maturazionalein seno al quale dovrebbe essere pos-sibile costituire organizzazioni menta-li via via più complesse4 e scaricare su

oggetti adeguati l’eccesso di tensioneinterna all’apparato psichico attraver-so la motricità o, in forma simbolizza-ta, la rappresentazione mentale - cioèla fantasia ed il pensiero. Infatti, quan-do ciò non avviene - quando cioè nonsi sviluppano strutture psichiche5 ingrado di gestire gli intrinseci conflittipsichici tra le strutture stesse, e tra es-se e la realtà esterna, si può sviluppa-re la malattia mentale. Questa si pre-senta come una fondamentale tenden-za a confondere la realtà, realtà datadall’impatto della mente con gli oggettiesterni (con le persone) con la fanta-sia. A sua volta, la fantasia e frutto del-la costante attività mentale (soprat-tutto inconscia) volta al soddisfaci-mento di desideri (inconsci), deside-ri, derivati, a loro volta, dalla tenden-za fondamentale dell’apparato psichi-co a diminuire il livello di tensione in-terna all’organismo6. Sempre secondoil modello psicoanalitico “classico”, intermini massimamente schematizza-bili ogni eziopatologia seguirebbe que-sto schema:

1. Impossibilità a scaricare adegua-tamente l’energia pulsionale (perfrustrazioni ambientali e cause“costituzionali”) durante le fasi disviluppo della prima e seconda in-fanzia (v. nota 4);

2. Costituzione di “punti di fissazio-ne” riferiti alla fase infantile di svi-luppo che ha presentato il deficit;

3. Comparsa, soprattutto in età adul-ta, di un fattore stressante7;

4. Regressione dell’organizzazionementale ai punti di fissazione (ve-di punto 2.);

5. Tendenza a soddisfare i desideriinconsci infantili frustrati attra-verso l’uso degli oggetti reperitinella realtà presente, o attraversol’uso - cosiddetto narcisistico - dise stessi.

temi di politica professionale

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Ora, quello che qui ci interessa mag-giormente è il punto 5. Esso implica,infatti, che, secondo Freud, la nevrosifosse causata da un’incapacità del sog-getto di disporsi dinanzi agli oggetti delmondo esterno (le persone) in modoadeguato e realistico, confondendolecon gli oggetti originari infantili (comei genitori o i fratelli e le sorelle) da cuidipendeva. Il nevrotico, in altri termi-ni, non sarebbe in grado di discerneretra come egli desidererebbe (o teme-rebbe) che gli altri e se stesso siano, ecome egli e gli altri sono in realtà(Freud, 1922). Da questa formulazio-ne generale della psicopatologia ne di-scende che l’intervento psicoterapeu-tico deve essere volto ad aiutare il pa-ziente a discernere tra illusioni e realtà.

Il meccanismo di difesa fondamen-tale qui in gioco sarebbe la proiezio-

ne. Il nevrotico, in altri termini, nonpercepirebbe le persone, ma le imma-

ginerebbe e le tratterebbe come sur-rogati di oggetti arcaici le cui caratte-ristiche proietterebbe inconsciamen-te sugli oggetti reali. Ciò implica dueforme di distorsione, una prima distor-sione di natura affettiva (per la qua-le, per esempio, un marito prova sen-timenti di dipendenza affettiva dallamoglie come se questa fosse sua ma-dre) ed una seconda distorsione di na-tura rappresentazionale, o cogniti-

va (per la quale, per esempio, il ne-vrotico interpreta in modo distorto lesue esperienze e le sue relazioni). Se-condo la cura psicoanalitica originaria,soltanto la possibilità di divenire pie-namente consapevoli dell’origine e deldispiegamento delle correnti affettiveprovenienti dai punti di fissazione in-fantili, era in grado di sciogliere la sin-tomatologia. Secondo Freud la presadi coscienza era quindi frutto di un la-borioso processo psicoterapeutico fon-dato sul “ricordare, ripetere e rielabo-

rare” (Freud, 1914) le esperienze chesi succedevano durante la cura, in mo-do da fare sì che là dove prima vige-vano i processi inconsci di soddisfaci-mento di desiderio per via proiettivapropri dell’Es, potesse sostituirsi l’at-tività discriminante e consapevole del-l’Io del paziente.

Tutto quanto è stato detto condus-se la psicoanalisi ad elaborare un pe-culiare setting terapeutico ed una spe-ciale procedura di cura le cui caratte-ristiche erano le seguenti:

1. il paziente a. si trovava in una condizione che

favoriva la regressione, poiché erasdraiato sul divano (diminuzionedella motricità; postura supina) edaveva il terapeuta alle sue spalle,il che diminuiva largamente la pos-sibilità di portare avanti l’esame direaltà (dato che l’oggetto rimane-va invisibile);

b. doveva dire tutto ciò che gli pas-sava per la mente (metodo delleassociazioni libere), procedura an-ch’essa volta a rivelare i nessi as-sociativi non controllati dall’Io (edai meccanismi di difesa dell’Iostesso);

2. Il terapeuta, a sua volta:a. Doveva intervenire il meno possi-

bile, e farlo solamente per inter-pretare, ovvero per favorire, neimomenti opportuni, la presa di co-scienza del significato dei moti af-fettivi del paziente;

b. Doveva seguire le tre regole tecni-che fondamentali originarie: quel-le dell’astinenza, della neutralitàe dell’anonimato8. Questo atteg-giamento terapeutico era volto afrustrare sistematicamente i ten-tativi nevrotici del paziente di gra-

tificare i propri desideri inconsci.Solo la frustrazione della gratifi-cazione, infatti, consentiva, se-condo Freud, di avere accesso al-la coscienza dei desideri inconscistessi.

Questa peculiare situazione ponevail paziente in condizione di doversi im-

maginare la sua relazione col terapeu-ta, condizione che faceva risaltare, se-condo la teoria originaria, proprio leproiezioni e le distorsioni patogene ra-dicate nei modelli infantili inadeguati.In altri termini, si sviluppava quella chevenne chiamata “nevrosi di trasla-

zione”9, dato che il paziente trasferi-va sul terapeuta, che fungeva da scher-mo neutro, le proprie dinamiche psi-chiche di cui egli stesso era inconsa-pevole. Si era dunque dinanzi a duefattori da prendere in considerazione:il fattore affettivo-relazionale e quellocognitivo.

1. Il primo, manipolato secondo latecnica su esposta, era trasforma-to in una cosiddetta “nevrosi ditraslazione”, una sorta di riprodu-zione degli aspetti distorti (ne-vrotici) del paziente favorita dal-l’impostazione tecnica per la qua-le il terapeuta doveva riuscire adannullarsi, a scomparire, consen-tendo alle proiezioni del pazientedi esaltarsi come su uno schermoassolutamente bianco.

2. Il secondo era frutto della costan-te attenzione e partecipazione, siacognitiva che emozionale, del te-rapeuta che, profondamente pre-sente attraverso la sua capacità diascolto (ascolto non certo solo deicontenuti verbali, ma, soprattut-to, di ciò che non veniva detto,nonché delle fantasie e delle cor-renti emozionali interne a lui), era

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in grado, come un interprete ob-biettivo, di restituire ciò che il pa-ziente presentava nella seduta inuna forma tale che l’Io del pazien-te stesso potesse finalmente ac-cettarlo ed elaborarlo. Tale resti-tuzione avveniva sempre sotto for-ma di parola e si presentava sottoforma di interpretazione (del te-rapeuta) o di comprensione o in-

sight10 (da parte del paziente).

Ci raccomandiamo di tenere a men-te la necessaria compresenza di en-trambi i fattori in questa particolare si-tuazione terapeutica. Essi sono i dueprincipali fattori terapeutici della psi-coanalisi originaria, che Friedman(1978) chiamò “comprensione” ed“attaccamento”. Per Freud, infatti, lachiave di volta era costituita dalla“comprensione”, dato che l’ “attac-camento”, frutto della traslazione delpaziente sul terapeuta, costituiva l’og-

getto della comprensione. Tuttavia èevidente che l’una non si poteva daresenza l’altro (Freud, 1913).

Per concludere: la tecnica originariadelle psicoterapia psicodinamiche ten-deva a neutralizzare il più possibile larelazione (reale) del paziente col te-rapeuta, trasformando quest’ultimo inun personaggio assente, ovvero, ano-nimo, neutrale e non gratificante (re-gola dell’astinenza), tanto che oggi sifa riferimento a questa impostazioneanche chiamandola “teoria uniperso-nale”, contro la “teoria bipersonale”(cfr. Modell, 1984) oggi universalmenteaccettata.

Come si è detto, questa caratteristi-ca di grande distanza relazionale - unasorta di neutralizzazione - del tera-peuta dal paziente è spesso stata in-vocata dai sostenitori della psicotera-

pia a distanza11. Tuttavia in modo in-fondato per due ordini di ragioni, asso-lutamente essenziali.

1. La prima è che l’assenza del tera-peuta nello spazio analitico nor-male era, anche a i tempi di Freud,soltanto apparente, nel senso cheil terapeuta era neutrale, astinen-te ed anonimo per il paziente (al-lo scopo, lo ricordiamo, di evoca-re la nevrosi di traslazione), maegli terapeuta, al contrario, dove-va essere estremamente presentea tutto ciò che accadeva durantela seduta. Si può affermare, senzatema di essere smentiti, che il ful-cro e l’essenza della formazione diun terapeuta psicodinamico chefaceva riferimento a questa con-dizione terapeutica, si imperniavaproprio sulla capacità, che il tera-peuta doveva apprendere attra-verso un lunghissimo training for-mativo, di essere sommamentepresente con tutto se stesso, inmodo da poter cogliere non certociò che il paziente mostrava sottoforma di sintomi o di difesa, ma imoti inconsci sottostanti, moti emotivi inconsci che non emergo-no mai esplicitamente e compiu-tamente attraverso la parola (selo facessero il paziente guarireb-be), ma che si rappresentano at-traverso le libere associazioni ed isogni, ma anche i silenzi, le esita-zioni, i movimenti del corpo, il pa-ralinguismi, i lapsus e le posturedel paziente. Qui è indispensabile sottolineareil fondamentale concetto di con-trotraslazione, ovvero di quellaparticolare condizione complessaper la quale lo stesso terapeutapartecipa della traslazione del pa-ziente, fungendo, in pratica, da

strumento di rilevamento emo-zionale-cognitivo dei processi psi-chici in corso entro la nevrosi ditraslazione. Nella tecnica psicoa-nalitica “classica” solamente la ca-pacità del terapeuta di essere pre-sente psicologicamente, ovvero dipercepire emozionalmente ciò cheaccade tra lui e il paziente, e di e-laborarlo consapevolmente, tra-sformava la normale nevrosi (nel-la quale il paziente agisce i sinto-mi e le proiezioni sugli oggetti e-sterni senza alcuna possibilità diintervento terapeutico), in una ne-vrosi di traslazione, osservata al-l’interno del setting terapeutico epassibile di essere compresa dalterapeuta, interpretata al pazien-te e, infine, risolta12. Per questo,la situazione della psicoterapia adistanza, presupponendo l’assen-za reale del terapeuta (diminuen-done esponenzialmente gli stru-menti psichici per percepire le di-namiche del paziente), è molto piùsimile ad una semplice situazionenevrotica (ovvero di proiezioninon analizzabili), che ad una si-tuazione terapeutica. Il parados-so della “psicoterapia on line”, pa-radosso a cui costantemente ci ri-feriremo, è che essa non solo ren-de assente il terapeuta al pazien-te, ma rende anche assente il pa-ziente al terapeuta stesso, di mo-do che questi non potrà mai esse-re in grado di svolgere le sue fun-zioni, dato che non potrà mai es-sere messo nella condizione dipercepire profondamente il pa-ziente, né di discriminare, attra-verso i propri vissuti, le illusioniprodotte dai moti inconsapevoli(propri e del paziente), dagli ele-menti realistici appartenenti allarelazione vera13.

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2. La seconda è che, come si dirà im-mediatamente, l’impostazione quidescritta, connotata da un tenta-tivo - oggi reputato impossibile eterapeuticamente non sufficien-temente produttivo - volto a ren-dere il terapeuta neutro per il pa-ziente (ma non viceversa!) è sta-ta generalmente sostituita da unnuovo paradigma, nel quale il fat-tore curativo centrale non è più lacomprensione (l’interpretazionequanto più precisa e alle volte a-settica, che si pensava conduces-se alla consapevolezza e alla con-seguente remissione dei sintomi),ma la relazione tra paziente eterapeuta. Per questa ragione,voler giustificare la terapia a di-stanza facendo riferimento al mo-dello descritto, oltre che infonda-to tecnicamente e teoricamente,è come voler oggi spiegare il sor-gere del sole usando il modello to-lemaico.

3. Evoluzione dei paradigmiIl modello psicoterapeutico a cui ab-biamo fatto riferimento nel paragrafoprecedente si basava su una specia-le teoria della motivazione per laquale ciò che muoveva l’apparatopsichico era la ricerca del piace-

re14. Una letteratura ormai stermi-nata riguarda la storia di un cambia-mento di paradigma che ha radical-mente mutato questa impostazione,per cui oggi anche la psicoterapiapsicodinamica, di qualsiasi indirizzosia, freudiana e non, concorda per lamaggior parte che l’apparato psichi-co non ricerchi il piacere, ma l’og-

getto (Suttie, 1935; Fairbairn, 1952;Fromm-Reichmann, 1950; Guntrip,1961; Sullivan, 1962; Bolwby, 1969,1973, 1980, 1988; Balint, Mitchell,1988; Stern, 1985; e poi, Kohut,

1971, 1977, 1980; Winnicott, 1965,etc). Questa impostazione ha datovita ad una delle teorie della curapsicodinamica oggi più importanti,la cosiddetta Teoria delle Relazio-

ni Oggettuali (Greenberg & Mit-chell, 1983, Eagle, 1984, 1991), maha anche investito la cosiddetta Psi-

cologia del Sé e influenzato profon-damente tutti gli approcci psicote-rapeutici, sia psicodinamici che non.Sebbene questa distinzione tra di-verse teorie motivazionali possa ap-parire a prima vista altamente teori-ca, se non filosofica, essa, al contra-rio, investe prepotentemente il temadi cui stiamo discutendo, ovveroquello della natura della psicotera-pia e dei suoi fattori curativi, rispet-to alla presunta possibilità che que-sti siano presenti anche in una rela-zione on line. Infatti, il cambiamen-to della teoria della motivazione (dauna teoria cosiddetta pleasure-

seeking ad una object-seeking) haimplicazioni enormi a tutti i livelli. Inbreve:

a. Riconosce che la psicopatologia èfortemente correlata con il man-cato soddisfacimento delle neces-sità del bambino (ma in generaledella persona) da parte di un am-biente di accudimento sufficien-temente buono, come la madre eil padre per l’infante ed il bambi-no (Winnicott, Bolwby). In so-stanza, l’eziopatologia non vieneindividuata più all’interno del pa-ziente, ma nella storia delle suerelazioni, ora interiorizzate, congli altri significativi, ovvero nell’a-rea di sovrapposizione tra la sua“mente” e quella degli altri. Nellateoria della ricerca d’oggetto, in-somma, la relazione diviene il con-cetto fondativo sia dell’eziopato-

logia che della psicoterapia, datoche, come si vedrà, si è scopertoche è proprio attraverso una rela-zione di particolare fattura che èpossibile pervenire alla guarigio-ne del disagio psichico.

b. Implica una trasformazione nel-l’impianto epistemologico che pas-sa da una teoria “realista”, per laquale il terapeuta doveva aiutareil paziente ad affrontare la “realtà”,ad una teoria “costruzionista”,nella quale la vita del soggetto, co-sì come l’eziopatologia o la sua psi-coterapia, sono il risultato di uncoerente, armonico, condiviso econtinuo dispiegarsi di una matri-ce relazionale (Mitchell, 1993) nel-la quale sia possibile condivideresignificati nuovi e più adattivi.

c. Propone la possibilità di attuarericerche nuove sulla natura dei fat-tori terapeutici comuni alle psico-terapie, grazie al ricorso a studiclinici (come registrazioni di se-dute), che extraclinici (come stu-di epidemiologici comparativi) an-che riferiti ad altre scienze affini,quali l’etologia, la sociobiologia, leneuroscienze e, soprattutto, la co-siddetta infant research15.

Quando abbiamo fatto riferimento altentativo di giustificare l’assenza delterapeuta on line come basata su unsistema obsoleto, ci riferivamo a que-sto profondo, pervasivo e prepotentecambiamento di paradigma, basato suormai innumerevoli dati clinici, speri-mentali ed epidemiologici, nonché suun’epistemologia che non fa più riferi-mento all’impostazione realista e dua-lista ottocentesca, ma a quella con-temporanea che, dalla fisica (qui ci ri-feriamo al principio di indetermina-zione di Heisemberg, ed alla fine delformalismo matematico ad opera di

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Gödel), alla biologia (per esempio nel-la comparsa di concetti come quelli diUmwelt, di ecosistemi, o di Innate Re-

lease Stimulus) o alla sociologia (sivedano per tutti gli scritti di E. Morin)studia gli effetti delle interazioni e del-le relazioni, e non i contenuti intrinse-ci degli oggetti (o dei soggetti) di ri-cerca.

In sostanza, oggi non è possibile con-cettualizzare uno spazio umano chenon sia riferito alla compartecipazio-ne di due (o tre) soggetti ad una ma-trice relazionale comune. Ecco che,quindi, l’aspetto relativo alla relazionepaziente-terapeuta diviene concet-tualmente il perno sul quale ruota tut-to il processo psicoterapeutico. Hic

Rhodus, hic salta: per possedere lepotenzialità di costituirsi come psico-terapeutica, una relazione dovrà dun-que soddisfare il più profondamentepossibile quei criteri che rendono unarelazione realmente tale, che rendonocioè una relazione profonda, intima,supportiva, discriminante, differenziatae consapevole, soggetta ad un controlloe monitoraggio adeguati, nonché ri-spondente alle tecniche di interventoteoricamente e clinicamente giustifica-te. In caso contrario, non può dirsi psi-coterapia.

Se per la cura classica l’obiettivo,perseguito attraverso l’insight e l’ela-borazione cognitiva dei fattori incon-sci era essenzialmente quella di ren-dere il paziente autonomo dalle sueproiezioni che lo rendevano dipenden-te dagli altri, ora la cura si propone direstituire alla personalità del pazienteun buon grado di flessibilità, di coesio-ne, nonché di capacità di tollerare siail piacere che la frustrazione, in mododa metterlo in grado di vivere bene en-tro le relazioni con gli altri significati-vi (Kohut, 1971, 1977, 1978). Questaattenzione alla flessibilità del self del

paziente in relazione con gli altri, la ri-troviamo anche negli scritti più recentidei maggiori esponenti delle teorie co-gnitiviste (Bucci, 1997; Guidano, 1983;Guidano, Liotti, 1987), allorché, purpartendo da teorizzazioni differenti,confluiscono verso obiettivi terapeuti-ci simili attraverso la descrizione di co-strutti quali la “complessità del Sé”, la“teoria motoria della mente” o le “au-toreferenzialità”.

In precedenza abbiamo accennatoalla traslazione, definendola come fe-nomeno di ripetizione inconscia dischemi affettivi e cognitivi derivantidal passato infantile del paziente. En-tro questo nuovo contesto la stessa tra-slazione e la corrispettiva controtra-slazione (del terapeuta) vengono visteda alcuni influenti autori (Gill, 1993)come fenomeni relazionali peculiari,anch’essi rientranti nella relazione pa-ziente-terapeuta, relazione “negoziatae co-costruita” da entrambi.

4. Gli studi sull’efficacia dellapsicoterapiaA questo cambio di paradigma ha

corrisposto il moltiplicarsi di studi vol-ti a individuare quali fossero i fattoriterapeutici attivi nella varie forme dipsicoterapia. Le ricerche in questo set-tore sono ormai moltissime (cfr. Buc-ci, 1984, 1995; Bucci & Mc Kay, 1992;Garfield & Bergin, 1994; Dazzi & DeCoro, 1991; Luborsky & Chris-Cri-stoph, 1990; Luborsky, 1992; Roth &Fonagy, 1996; Thoma & Kächele, 1985,1988). Mentre nel passato esse verte-vano sulla previsione e misurazione delrisultato (outcome), oggi esse si rife-riscono principalmente allo studio delprocesso psicoterapeutico. Per ciò checi riguarda in questa sede è essenzia-le soprattutto sottolineare come vi siaormai una generale convergenza nei

risultati di molti studi empirici di vali-dazione delle psicoterapie intorno al-la centralità di due fattori trasversalicomuni a tutte le psicoterapie: il fatto-re denominato in generale relazione equello chiamato alleanza terapeutica.In sostanza, solo degli interventi chesi basano su teorie valide e tecniche a-deguate atte a promuovere la relazionetra paziente e terapeuta e a sostenerei processi relativi alla formazione e al-lo sviluppo dell’alleanza terapeuticapossono avere successo. Per cui la no-stra domanda ora è: le psicoterapie online sono in grado di garantire questidue fattori? Come vedremo, la rispo-sta sarà negativa.

5. Cosa significa relazioneterapeutica?Crediamo che a questo punto sia in-

dispensabile chiarire brevemente co-sa si intenda per relazione terapeuti-ca. Il presupposto di fondo è che unarelazione intersoggettiva, per poteravere valenze terapeutiche (come de-scritte nel paragrafo 1) non casuali, masufficientemente controllabili e valu-tabili, deve consentire la possibilità diespressione non tanto di quello che ilpaziente crede di essere o sa di esse-re, ma di ciò di cui egli è all’oscuro ri-spetto a se stesso - di ciò di cui è, in-somma, inconscio. Sono infatti le strut-ture inconsce o le cosiddette cono-scenze tacite (cioè non esplicite) chefondano il disagio psichico. Per poteraffrontare questo strato psichico “pro-fondo” è necessario che esso possa:

a. Esprimersi entro la matrice rela-zionale paziente terapeuta

b. Essere percepito dal terapeutac. Essere condiviso dal terapeuta ed

eventualmented. Essere “restituito” sotto forma di

interpretazione o commento.

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Crediamo che un contesto di “rela-zione a distanza” come quello della“psicoterapia on line” renda impossi-bile:

a. una espressione sufficientementepiena della grandissima comples-sità dei messaggi consci, ma so-prattutto inconsci del paziente.

Per chiarire questo punto, citiamodi seguito un brano tratto da Siegel(1999):

“Possiamo anche ipotizzare che unarelazione sintonica e trasformativapresenti i seguenti elementi fonda-mentali: una comunicazione appro-priata e collaborativa; una sintoniz-zazione degli stati psicobiologici; in-terazioni mutuamente condivise cheproducono l’amplificazione degli sta-ti affettivi positivi e la riduzione diquelli negativi; una capacita di riflet-tere sugli stati mentali; infine il con-seguente sviluppo di modelli mentalidi sicurezza che rendono possibile lamodulazione emozionale e aspetta-tive positive verso le interazioni fu-ture.” (cit. in Dazzi e de Coro, 2001,pag. 64).

Da questa breve citazione, largamen-te condivisibile e condivisa, emergonodue fattori cruciali: il fattore della “sin-

tonizzazione degli stati psicobiolo-

gici” e quello della “comunicazione ap-propriata e collaborativa”. Per quantoriguarda i primi, qui possiamo affer-mare che essi sono la stessa base e ma-trice su cui si costruisce ogni relazio-ne (naturalmente, soprattutto una re-lazione condivisa, intima e piena, e nonintellettuale o “teorica”). Sono ormaimoltissimi gli studi che dimostrano co-me la maturazione delle strutture psi-cologiche interne (autostima, flessibi-lità, coesività, capacità di godere e diintegrare le pressioni istintuali, capa-

cità di sostenere l’intimità, ecc.) e ilsenso del proprio sé (sentimento di es-sere una persona intera, di essere se-parata dagli altri e pure in contatto erelazione, ecc.) si acquisiscano grazieal costante processo di condivisione distati psicobiologici del sé in relazionecon l’altro significativo (per esempio,gli stati affettivi). Stern (1985) ripor-ta una dettagliatissima messe di studiche supportano l’evidenza per la qua-le ogni relazione interumana è semprecostruita sulle fondamenta di un tipodi relazione arcaica, preriflessiva e pre-simbolica frutto corpi dell’infante e del-la madre in interazione16, (relazioneche l’autore definisce campo di rela-

zione nucleare, già permanentemen-te differenziato verso il settimo mesedi vita), nonché, su un livello imme-diatamente più evoluto, (la relazionecosiddetta intersoggettiva, stabilizza-ta verso il dodicesimo mese di vita),fondata sulla compartecipazione deglistati interni ai soggetti in interazione(come le intenzioni, l’oggetto e il gra-do di attenzione condivisa, etc.). In al-tri termini: prima e alla base della re-lazione verbale o della relazione riflessadallo specchio del pensiero, vi è unostrato fondamentale radicato nel cor-po. Nel caso del disturbo psichico, imessaggi che scorrono tra gli interat-tori a questo livello sono in gran parteprocedurali, preriflessivi, e non verba-lizzabili (o verbalizzabili in modo scis-so). Bucci, per esempio (1988, 1995,1997) sostiene, assai plausibilmente,che la malattia psichica derivi propriodall’incapacità di collegare diversi co-dici comunicazionali tra loro, codiciche, tuttavia, si appartengono recipro-camente nell’unità della personalità.In altri termini: la malattia è una spe-cie di scissione tra l’affettività, il mo-torio, le sensazioni viscerali profonde(si pensi solo alla percezione delle e-

mozioni sul loro versante somatico: “misi stringe il cuore”, “ho un groppo allagola”, “mi viene la nausea se penso al-l’esame che devo affrontare”…) e lecapacità riflessive simboliche. Il che si-gnifica che, come è universalmente no-to, il solo parlare di un certo problemapuò non condurre ad alcun migliora-mento. Si immagini che valore possaavere allora lo scrivere del problemacon una e-mail o in una chat ad unosconosciuto che non ha accesso ad al-tri codici ormai scissi!

Le ipotesi della Bucci, concordanticon le evidenze biologiche e neuropsi-cologiche attuali, sostengono che lapsicoterapia ha luogo quando le emo-zioni, espresse attraverso codici pre-riflessivi e presimbolici, possono ricol-legarsi adeguatamente ai codici rifles-sivi simbolici, verbali e non. Perchéquesto avvenga è però indispensabilenon escludere i corpi dalla matrice re-lazionale. Il corpo, insomma, deve esse-re presente nella stessa stanza del tera-peuta. Lo stesso “setting” a distanzacostituisce proprio una delle scissionifondamentali che la psicoterapia do-vrebbe sanare.

b. l’attività stessa dello psicoterapeu-ta, al quale sono preclusi i mes-saggi provenienti dal paziente nel-la loro dimensione complessa eglobale, dimensione presuppostadalla presenza fisica di entrambie fondata su quel “campo di re-lazione nucleare” al quale abbia-mo poc’anzi fatto riferimento. Inol-tre, l’attività terapeutica è preclu-sa dalla impossibilità di discerne-re tra le condotte proiettive tran-sferali del paziente e quelle sane,nonché di riflettere sui moti con-trotransferali, la loro origine e illoro significato presenti nel tera-peuta stesso (si veda il paragrafo

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7). Per ultimo, la situazione a di-stanza lede uno dei costrutti chedefiniscono più profondamente lanatura stessa di ciò che è relazio-nale: quella che Bion (1962, 1963)chiamò relazione tra contenitoree contenuto. In psicoterapia, infat-ti, il paziente deve poter sentiredi “essere contenuto” (faccio quiriferimento anche alla centrale no-zione di holding17, [Winnicott,1965]) dal terapeuta, dalla sua pa-zienza, attenzione, devozione epresenza, che resteranno intatteanche quando egli attaccherà, cri-ticherà o abbandonerà il terapeu-ta stesso (esperienze quotidianedurante ogni psicoterapia). Ma ilpaziente si deve poter sentire con-tenuto anche dal terapeuta inquanto setting e set (v. nota 3),ovvero in quanto stanza accoglien-te, stabile nel tempo; spazio chiu-so e privato intimo e raccolto, checonserva tutto quanto avviene inesso; spazio essenzialmente quali-

tativamente diverso dallo spazioesterno18. Non v’è dubbio chel’ambiente della psicoterapia costi-tuisca una nuova “casa”, una sor-ta di mente corporea che conterràle angosce e le esperienze del pa-ziente. Ma, oltre a sentirsi conte-nuto dalla funzione terapeuticadiffusa, anche il paziente lenta-mente conterrà reciprocamente ilterapeuta dentro di sé, interioriz-zandone le qualità contenitive eriinteriorizzando le proprie ca-ratteristiche, a lui inconsce, chepercepirà inizialmente sotto for-ma di proiezione come caratteri-stiche del terapeuta stesso (feno-meno del rispecchiamento). Tut-to questo è perduto di fronte aduno schermo in una situazione di“psicoterapia a distanza”.

c. La possibilità di una condivisioneprofonda in senso psicoterapeuti-co. Condivisione che discuteremoanche nel paragrafo 8, dedicato alcostrutto dell’alleanza terapeuti-ca. Qui vorremmo ricordare il con-cetti di empatia e di introspezio-ne, entrambi centrali per la possi-bilità del terapeuta di svolgere leproprie funzioni (Kohut, 1978).Solo dopo un lungo training forma-tivo il terapeuta avrà appreso lacapacità di comprendere empati-camente il paziente, essendo ca-pace di compartecipare alle emo-zioni del paziente, restandone con-temporaneamente parzialmentedifferenziato. È solo una strettarelazione entro un campo terapeu-tico in cui entrambi i partecipan-ti siano fisicamente presenti chepuò veramente mettere in gradoun terapeuta di distinguere, at-traverso la propria introspezione,tra i sentimenti e i pensieri cheegli sente empaticamente e proie-zioni incrociate, per cui ognunocrede di capire l’altro, ma sta sol-tanto sentendo attraverso di luiqualcosa che riguarda esclusiva-mente se stesso.

6. La psicoterapia on line èimpossibile perché prescindedalla presenza del corpiRiteniamo di dover brevemente ri-

tornare su questo punto, che conside-riamo cruciale. Infatti, tutte le princi-pali teorie dello sviluppo psicologicodel bambino, sia su un versante pre-minentemente cognitivo (da Piaget inpoi), sia su un versante affettivo o pul-sionale (si pensi a Freud o a MelanieKlein), e sia su un versante intera-zionale concordano con l’attribuire a-gli stati corporei (i cosiddetti statinucleari), il valore di origine dello svi-

luppo psichico globale. L’eziopatologiada sempre è stata in vario modo rife-rita alla non-integrazione (o disinte-grazione) della relazione tra i versan-ti affettivo-emozionali e quelli cogniti-vo-rappresentazionali che, per ragionidiverse appaiono, nel disturbo menta-le, dissociati o più o meno gravemen-te distorti. Ciò che è mutato è il supe-ramento della nozione di “stadio di svi-luppo”, sostituito da concetti diversi(le “posizioni” della Klein, o, ultima-mente, i “campi di relazione” di Stern)che mirano a descrivere il fatto che lebasi evolutive pregresse, su cui si fon-dano quelle successive, restano sem-pre attive anche nel momento in cuimaturano le competenze più evolute.Se ciò non avviene si produce un di-sturbo. Per fare un esempio: mentreun adulto è in una relazione significa-tiva, attiva processi altamente evolutiche hanno a che vedere con le sue ca-pacità riflessive e simboliche, con lecapacità di astrazione, con la memoriaa breve e lungo termine ed i processidi recupero dei ricordi. Tuttavia, con-temporaneamente, per comprendereil senso di ciò che l’altro gli comunica,egli dovrà essere in grado di immede-simarsi empaticamente nei suoi statiinterni, di indovinare le intenzioni delsuo discorso - onde non essere sviatocostantemente dai “credevo che vo-lessi intendere che…” - soprattutto sela relazione verte su fatti che sono e-mozionalmente coinvolgenti e non pu-ra impersonale teoria. Inoltre, i duesaranno contemporaneamente anchedue corpi-in-interazione: si muove-ranno in modo sincrono e mimerannole posture l’uno dell’altro tanto piùquanto più si sentiranno coinvolti; re-goleranno la loro distanza interperso-nale, come un danza, a seconda dellasensazione di intimità che proveran-no; terranno conto, inconsciamente,

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ma con assoluta precisione (quantifi-cabile attraverso opportune video-mi-cro-analisi dei pattern comportamen-tali di soggetti in interazione) del rit-mo della loro respirazione, della dila-tazione pupillare, della durata delcontatto oculare, dei paralinguismi,etc. che li informerà se possono dire ofare una certa cosa, o come o quantopossono dirla o farla. Tutta questacomplessità costituisce una relazione,e questa relazione ha la sua base pro-prio nell’ultimo strato da noi descrit-to, quello corporeo o nucleare. Le emo-zioni hanno origine nel corpo: sono

corpo. Le parole, a loro volta, soprat-tutto se sono altamente simboliche,consapevoli e non scisse dai livelli pre-riflessivi e presimbolici di base, rap-

presentano e completano la relazio-ne, ma non possono sostituirla. Se ciòaccade, se cioè la sola parola prende ilsopravvento sull’accessibilità degli al-tri codici e sulla loro analizzabilità inpsicoterapia, ci si trova dinanzi ad untipico, diffusissimo meccanismo di di-fesa, noto col nome di intellettualizza-zione, il quale si origina e si consolida,con esiti anche assai gravi, proprioquando i livelli corporei-emozionali delsé si scindono, a causa di relazioni pri-marie (madre-bambino) non sufficien-temente buone (Winnicott, 1965, 1971;Kohut, 1978, 1979). L’illusione di po-ter escludere il corpo dal contesto psi-coterapeutico, rappresentandolo co-me se fosse presente, mentre è nellostesso luogo solo virtualmente, rappre-senta un’illusione, ed un’illusione nep-pur tanto piacevole, visto che nessu-no, se non affetto da un disturbo ne-vrotico, preferirebbe un partner o unapartner, oppure un amico, in video odietro un testo scritto, piuttosto chefisicamente presente. Il fatto è che ladistanza fisica, costitutiva nella rela-zione on line, descritta dai sostenitori

della psicoterapia on line (per es. An-gelozzi, 1999; Angelozzi & Favaretto,2000) come un modo per superare leresistenze dei pazienti ad affrontareun contatto reale è un sintomo e, co-me tale, deve essere superato per con-sentire l’avvio di una psicoterapia rea-le. Mantenere il paziente in questo lim-bo, nel quale egli crede di essere in re-lazione, ma in realtà immagina in for-ma più o meno regressivamente auto-gratificante la relazione stessa, è, co-me abbiamo detto più volte, una for-ma di nevrosi transferale, e in quantotale rappresenta proprio ciò che deveessere affrontato dalla psicoterapia.

Naturalmente, ciò è tanto più veroquanto più la relazione on line è ano-nima, asincrona ed affidata alle solefunzioni mentali superiori (come la so-la scrittura). Tuttavia, lo stesso di-scorso è valido anche per la “psicote-rapia on line” in cui paziente e tera-peuta si vedono e parlano sincronica-mente. Anche questa è, infatti, in ognicaso una pseudo-relazione, una finzio-ne che depotenzia proprio il fattore cu-rativo centrale delle psicoterapie e sul-la quale i due interattori colludono,ignorandone la natura limitante, disso-ciata e distorsiva.

Tuttavia, facendo riferimento ai pa-zienti particolarmente resistenti, am-bivalenti o “timidi” vediamo possibile,e lo specificheremo più avanti, l’uso delcontatto a distanza volta allo scopo diallacciare una forma di relazione po-tenziale che poi porti il paziente fisi-camente nello stesso spazio del tera-peuta. Ciò si configura come un uso to-talmente diverso dalla psicoterapia epuò essere descritto come una consu-lenza motivazionale, la cui natura do-vrà però essere dichiarata esplicitamen-te e la cui durata limitata nel tempo.

7. Il problema dell’identificazioneproiettiva. Impossibilità di suacostituzione e analisi in unarelazione virtualeAllo scopo di illustrare la complessi-

tà e la profondità di quanto avviene inuna relazione psicoterapeutica illu-streremo brevemente il fenomeno, as-solutamente fondamentale, della co-siddetta identificazione proiettiva.In essa il paziente immagina di avercollocato parte dei suoi contenuti psi-chici nella mente di un altro, in origi-ne la madre, attualmente il terapeuta.Mentre il significato originale di que-sto termine lo limitava ad una specia-le fantasia inconscia interna alla men-te del paziente, in seguito il concettovenne allargato (Heimann, 1950; Bion,1962, 1963) ed assunse il significato diuna relazione tutt’affatto peculiare, da-ta dal fatto che i contenuti psichici delpaziente (affetti o pensieri) vengonoa trovarsi nell’esperienza del terapeu-ta. Come ha fatto giustamente notareMitchell (1993), mentre per Freud latraslazione era una questione che ri-guardava la riattivazione di contenutipsichici passati, per la Klein il lavorodel terapeuta doveva rivolgersi a con-tenuti interni alla mente del pazienteche si proiettavano al di fuori di essaed all’interno della mente del terapeu-ta. Ciò è in accordo con la problemati-ca attuale della maggior parte dei di-sturbi che sono presentati dai pazien-ti odierni e che sono disturbi relativiall’organizzazione del self, spesso fram-mentata, rigida e scissa, piuttosto cheda disturbi relativi a ripetizioni di strut-ture immature passate. In questo con-testo clinico l’identificazione proietti-va (sul versante del paziente) e quel-la introiettiva (sul versante del tera-peuta) rappresentano una delle mo-dalità più profonde che il terapeutapossiede per cogliere i vissuti incon-

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sci, insopportabili ed inelaborabili, pre-senti nel paziente. Naturalmente, peressere in grado di far ciò lo psicotera-peuta deve essere in grado di distin-guere attraverso l’introspezione e l’em-patia quali sono i vissuti che appar-tengono a sé e quelli che provengonodal paziente. È anche per questo cheil depotenziamento degli indici rela-zionali nella situazione virtuale rendeimpossibile il lavoro psicoterapeutico.La psicoterapia on line non è in gradodi affrontare proprio questo tipo di psi-copatologia, che investe la coesione in-terna della personalità e, anzi, è certoche l’accesso al mezzo informatico ten-de ad accrescere le tendenze disso-ciative della mente e a mantenere inuno stato di non sufficiente integra-zione l’identità dei soggetti che ne fan-no un certo uso19.

La concezione dell’identificazioneproiettiva come evento esperienzialedel terapeuta, che sente dentro di sé leparti psichiche scisse e proiettate delpaziente, è collegato a doppio filo conla nozione di relazione contenitore-con-tenuto che abbiamo citato in prece-denza, e della quale abbiamo afferma-to l’impossibilità nella relazione on li-ne. Ora, come si vedrà immediatamen-te, questa stessa impossibilità si appli-ca al dispiegamento, nel contesto del-la relazione online, dell’identificazioneproiettiva e della sua conseguente ela-borazione da parte del terapeuta.

Il punto centrale è che, affinché l’i-dentificazione proiettiva si possa veri-ficare, è indispensabile che alla proie-zione del paziente segua la possibilitàche, attraverso una relazione ravvici-nata ed intensa, il paziente stesso eser-citi una pressione (inconscia) sul te-rapeuta affinché egli si adegui alle sueproiezioni (Joseph, 1989; Ogden,1982). Solo se il terapeuta è in gradodi identificarsi nei vissuti primitivi, an-

goscianti ed inespressi del paziente(Racker, 1968) (vissuti non integratie fonte della psicopatologia), sarà an-che in grado di contenerli, in modoche il paziente possa giungere ad iden-tificarsi nella funzione calmante e con-tenitiva stessa del terapeuta. Ora: men-tre la relazione on line incoraggia losviluppo di proiezioni, poiché derealiz-za la relazione, contemporaneamenteimpedisce la strutturazione di quell’am-biente contenitivo nel quale il pazien-te può esercitare la propria pressioneinconscia sul terapeuta, pressione chelo porterà ad identificarsi e quindi fa-

re esperienza diretta della psiche delpaziente stesso. Ripetiamo che il man-cato sviluppo di questa condizione pre-giudica la possibilità di qualificare larelazione on line come terapeutica.

Se, d’altra parte, il concetto di iden-tificazione proiettiva, qui solo tratteg-giato rapidamente, sembra astratto ostrano, invito il lettore a pensare aquanto succede nelle normali intenserelazioni di innamoramento (Jung,1946), nelle quali i partner si idealiz-zano reciprocamente e agiscono spes-so come se l’idealizzazione - arcaica edinfondata - dell’altro fosse realistica. Ilragazzo crede di essere il principe az-zurro e si comporterà proprio come lasua principessa si aspetta da lui.

8. L’alleanza terapeutica o di lavoro. Cicli di rottura e di riparazione.Come si è già detto, la ricerca empi-

rica intorno ai fattori terapeutici pre-senti nelle varie forme di psicoterapiaconverge nel considerare due fattoriaspecifici e trasversali come fondamen-tali per poter definire tale un proces-so psicoterapeutico: la relazione pa-ziente-terapeuta e la cosiddetta al-

leanza terapeutica. Quest’utima pos-

siede anche un notevole valore pre-dittivo del buon esito della psicotera-pia (Bordin, 1975; Greenberg, 1994).Quello dell’alleanza terapeutica è uncostrutto che, come si è già detto, èspesso rivendicato dai sostenitori del-la “psicoterapia on line”, ma che, ad unesame più accurato, si rivela essere unfattore che contribuisce ancora unavolta a spiegare perché una relazionea distanza filtrata da un mezzo tecno-logico non possa costituirsi come psi-coterapia.

L’alleanza terapeutica definisce quelparticolare aspetto della relazione te-rapeutica tra paziente e terapeuta nel-la quale il terapeuta fornisce sostegno,rassicurazione e contenimento al pa-ziente e questi collabora agli scopi del-la psicoterapia e al lavoro del terapeu-ta. In base all’atteggiamento costru-zionista, nel quale la fondamentale mo-tivazione psichica è la ricerca non delpiacere, ma dell’oggetto, l’atteggia-mento di neutralità del terapeuta si èormai trasformato da un atteggiamen-to di obiettività e imparzialità ad unadisposizione ad accogliere e far postoal paziente dentro di lui, senza peròconfondersi con lui (Lingiardi, 2002;Aron, 1996, 1991, Greenberg, 2001).

La stessa nozione di traslazione si ètrasformata da un’interazione viziatadalle distorsioni dovute all’influsso del-l’inconscio del paziente in una relazio-ne complessa, condizionata da fattorireali frutto della relazione attuale trauno specifico terapeuta e uno specifi-co paziente, nonché dall’influsso di at-teggiamenti, motivazioni e desideri in-consci dell’uno come dell’altro (Jung,1946), per cui il processo terapeuticoviene giocato sempre su due poli, checontinuamente si alternano: quello del-la traslazione/controtraslazione e quel-lo della relazione reale. Il lavoro del te-rapeuta consiste esattamente nella sua

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capacità di muoversi tra questi poli, di-scriminandoli (cfr Gill, 1984).

Greenson (1965) preferisce defini-re l’alleanza terapeutica nei termini diun’alleanza di lavoro:

dall’insieme di atteggiamenti razio-nali e finalistici che il paziente nutrenei confronti dello psicoanalista […].Ho scelto il termine “alleanza di la-voro” in quanto sottolinea la capa-cità del paziente di lavorare nella si-tuazione analitica […]. Lo si vede so-prattutto quando un paziente, in pre-da ad un’intensa nevrosi di transfert,riesce ciononostante a mantenere unefficiente rapporto operativo con l’a-nalista (pag. 163, cit in. Lingiardi,2002, pag. 45).

Per Greenson esiterebbero tre livel-li, costantemente intersecantesi du-rante il processo terapeutico: il tran-

sfert, l’alleanza di lavoro (reale, macreata dalla situazione terapeutica e adessa affine) e la relazione reale (frut-to cioè delle caratteristiche genuine delpaziente e dell’analista). Anche perGreenson è importante che l’analistasappia distinguere tra questi livelli.

Il primo punto che vorremmo sotto-lineare è il seguente: nella specifica si-tuazione della relazione a distanza èpraticamente impossibile distinguerei vari livelli, così finemente intrecciatied intersecantesi, e ciò per le conside-razioni fatte in precedenza intorno al-la forte limitazione delle possibilità re-lazionali della coppia terapeutica, ar-tatamente e forzatamente costretta aduna pseudovicinanza, che non consen-te il dispiegarsi né della dimensionedell’identificazione proiettiva, né uncorretto esercizio dell’empatia.

Il secondo punto riguarda l’afferma-zione, fatta da diversi autori, che la si-tuazione di relativo anonimato e di ac-cresciuta distanza della “psicoterapia

on line” funge da rassicurazione per ilpaziente, il quale stabilirebbe col te-rapeuta una forte alleanza terapeuti-ca (Murdoch J. W., Connor-Greene,2000). Ora, questa affermazione, se ap-parentemente ha a che vedere con ilconcetto che stiamo discutendo, inrealtà descrive una situazione tutt’af-fatto diversa; una situazione descritta,per esempio, da Kohut (1971) nei ter-mini di traslazione idealizzante. In-fatti, la relazione virtuale favorisce leregressioni incontrollate20 e, di fron-te ad un interlocutore accettante e nonin grado di assumere il ruolo psicotera-peutico fondamentale basato sulla ca-pacità di analizzare la complessità del-la relazione terapeutica (ora, come ve-diamo, descrivibile in termini di tra-slazione, controtraslazione [del tuttoo parzialmente inconsce], alleanza dilavoro e relazione reale), si trasformain una collusione nella quale, come sisuol dire, entrambi “se la cantano e sela suonano” al ritmo delle relazionitransferali inanalizzate di ciascuno. Loslittamento regressivo verso una situa-zione di anonimato e di finta comunio-ne, come quella della relazione virtua-le, può effettivamente produrre emo-zioni altamente positive ed entusiasmoper gli scambi che possono avvenire.Tuttavia ciò si potrebbe configurarecome alleanza terapeutica se vi fosseun effettivo processo terapeutico in at-to, cosa che noi contestiamo. E talecontestazione, oltre a quanto espostonelle pagine precedenti, si basa su unpunto ulteriore che ha a che vedere colfatto che l’alleanza terapeutica (o dilavoro), può definirsi realmente talesoltanto se può sottoporsi a cicli ripe-tuti di rottura e riparazione dell’al-leanza stessa. L’alleanza, insomma, sicostituisce come un processo di diffi-cile ciclica rinegoziazione intersogget-tiva delle configurazioni che, sotto la

pressione della disillusione e della pro-va di realtà (intersoggettiva), si rompo-no e devono essere ricomposte (Sa-fran, 1990; Safran, Muran, 1995, 1996,1998). L’Alleanza terapeutica, insom-ma, definirebbe un processo entro ilquale è possibile affrontare insieme iproblemi, anche estremamente doloro-si, che si presentano durante la psico-terapia, promuovendo così la capacitàdel paziente di cambiare, senza anda-re i pezzi. Ora, questa definizione delconcetto di alleanza terapeutica anco-ra una volta presuppone una finissimacalibratura della relazione, nella qua-le il terapeuta può sostenere nel pa-ziente, e anche promuovere, la rottu-ra dell’alleanza precedente, qualorapresenti aspetti disfunzionali, regres-sivi, proiettivi e comunque transfera-li, senza però frustrare per errore gliaspetti appartenenti alle aree della re-lazione reale e dell’alleanza di lavoro,né intaccare aree psichiche del pa-ziente che non sosterrebbero la perdi-ta di appoggio della figura idealizzatadel terapeuta. Qui rientra la fondamen-tale capacità del terapeuta di sostene-re le frustrazioni e di essere in gradodi sostenere il paziente, mentre elargi-sce quelle frustrazioni (e solo quelle)che potranno aprire la possibilità di u-na riparazione e di un cambiamento.

Noi siamo dell’avviso che sia impossi-bile gestire il ciclo di rottura e ripara-zione come acutamente descritto daSafran e Muran all’interno di una rela-zione a distanza.

Un’ultima notazione a riguardo con-siste nell’osservazione che il modelloora rapidamente citato trova una per-fetta applicabilità anche nelle psicote-rapie cognitive (Liotti, 2001; Raue eGoldfried, 1994; Semerari, 1999), chesi riferiscono agli interventi di ricom-posizione delle rotture dell’alleanza dilavoro sulla metacognizione.

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9. ConclusioniCome si è detto in apertura, la plura-

lità di forme e di interazione via inter-net rendono il fenomeno assai articola-to e complesso (Suler, 2000). Non v’èdubbio che il mezzo informatico e lastessa rete web abbiano una potenzaenorme e non possano essere sempli-cemente liquidate come “buone” o “cat-tive”. Nonostante tutto, anche il com-puter e la rete web sono mezzi tecno-logici, e la loro utilità dipende dall’usoche se ne sa fare. Uso che, tuttavia, nonpuò prescindere dalla consapevolezzache nessun mezzo tecnologico è neu-tro, ma che modifica colui che lo usa.Se questo vale per una normale auto-mobile, che può infondere un senso ir-realistico di potenza in chi la guida eperciò causare, in virtù del suo intrin-seco influsso, migliaia di vittime dellastrada, ciò vale anche per il computer,che può trasmettere un senso di onni-potenza e che può essere vissuto comeuno strumento che amplifica grandio-samente le capacità vouyeristiche deisoggetti, le loro fantasie sessuali ed ag-gressive, oppure le loro identità parziali,anche più confinanti con aree perver-se o comunque lontane dalla realtà quo-tidiana offline.

È impossibile negare che si possanostabilire contatti e relazioni on line, néche questi possano essere anche utili,entusiasmanti ed avventurosi. Infatti,le caratteristiche di questo mezzo lorendono adatto a creare una enormearea potenziale (cfr. nota 2) di gioco,che può indubbiamente essere fonte dipiacere e di utilità.

Tuttavia, come abbiamo cercato di di-mostrare, in nessun caso la relazione adistanza possiede i requisiti per co-stituirsi come relazione psicoterapeu-tica. E questo è tanto più vero per il ca-so delle interazioni scritte, sia via mail,sia attraverso chat o newsgroups.

Chiunque dichiari di svolgere attività

psicoterapeutica in tal modo non si ren-de conto di affidarsi ad un limbo psico-logico, e di confondere i prodotti alta-mente evoluti come le parole scritte conla materia prima della cura psicologica,che riguarda proprio ciò che non si rie-

sce a simbolizzare. Le cosiddette psi-coterapie via mail, o comunque affida-te alla parola scritta, sono, al meglio,relazioni epistolari che possono, natu-ralmente, far bene quanto può far be-ne una lettera di un amico. E diciamoal meglio perché in questo caso l’ami-co è, in realtà, anonimo, e la parolascritta si presta ad infinite interpre-tazioni e contestualizzazioni che, in pre-senza di un conflitto psichico inconscio,verranno senza scampo utilizzate a finidifensivi. Al più, se non si tratta di ve-ro e proprio inganno o di una circon-venzione, chi si offre di dare consigli at-traverso il mezzo informatico e la pa-rola scritta opera entro una cornice pe-dagogica, nella quale le opinioni che siscambiano - qualora vertano attorno aduna psicopatologia ed alla presenza diaree conflittuali inconsce - possono fa-re anche bene, ma quasi per caso. Ènostra opinione che molte delle offer-te di “psicoterapia” attraverso la paro-la scritta assomiglino pericolosamentealla vendita di oroscopi e predizioni cheinvadono i giornali e le televisioni adopera di imbonitori senza scrupoli.

Come si è visto, invece, il discorso in-torno ad un supposto setting nel qualepaziente e terapeuta si possono vede-re via webcam e parlare sincronica-mente, è più delicato e richiede qual-che riflessione in più per il fatto di as-somigliare al setting reale della psico-terapia. Tuttavia, mai come questa vol-ta la verosimiglianza è ingannevole, esperiamo di averlo argomentato, per ne-gli esigui limiti di poche pagine, esau-rientemente.

In conclusione, riteniamo che in nes-sun modo si possa praticare psicotera-

pia on line o a distanza. Riteniamo, pa-rimenti, che le possibilità offerte dalmezzo consentano di praticare breviconsulenze motivazionali per incorag-giare coloro che desidererebbero ini-ziare una psicoterapia, consulenze che,lo ripetiamo, avrebbero valore motiva-zionale come lo ha una telefonata. An-che in caso di grande distanza e di iso-lamento di un soggetto è chiaro che ilmezzo informatico possa costituire unsurrogato in vista della costituzione

di un setting adeguato per lo svol-

gimento di una psicoterapia, surro-gato che mai deve spacciarsi per psico-terapia esso stesso. Parimenti, il mez-zo informatico può essere usato comesupporto per persone confinate in ca-sa, come nel caso di certi anziani(Maheu & Gordon, 2000). Tuttavia, iltermine “supporto” non può essere con-fuso, né slittare sul riferimento ad u-n’attività psicoterapeutica. Infine, ilmezzo informatico può essere utile percondurre ricerche basate su questiona-ri (non a scopo psicodiagnostico clini-co), ma non su test né, tantomeno, sutest proiettivi, i quali, come la psicote-rapia, sono fortemente legati al conte-sto interpersonale nel quale si sommini-strano.

Nel corso di questa discussione nonabbiamo fatto menzione dei vari risvol-ti legati alla privacy degli utenti delmezzo informatico. Abbiamo volutotrattare questo tema soltanto su un ver-sante psicologico, sottolineando chenessuna terapia on line può fornire unadeguato, indispensabile “contenimen-to” al paziente. Lasciamo ad altri l’even-tuale discussione sugli aspetti più tec-nicamente legali riguardanti il tratta-mento e la gestione di dati tanto intimie sensibili quanto quelli che emergonoregolarmente durante una normale psi-coterapia.

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Note1 Il termine “self” sta ad indicare ciò che in

italiano si rende spesso come “sé” (analo-go, ma non identico al termine “persona-lità”)

2 Facciamo subito un esempio, tratto dallacitazione precedente, laddove Suler parladi “spazio transizionale”, concetto di estre-ma importanza per la teoria e la psicotera-pia psicodinamica (Winnicott, 1971). Ora:Suler cita questo concetto in modo impre-ciso ed ipersemplificato. Infatti, per sua de-finizione, lo spazio cosiddetto “transizio-nale” si riferisce ad uno spazio condivisotra un cosiddetto “oggetto soggettivo” con-cepito dentro la mente (un’allucinazionenell’infante, una fantasia nell’adulto) ed un“oggetto oggettivo”, cioè un oggetto ap-partenente al mondo reale (materiale nel-l’infante; nell’adulto condizionato dai vin-coli della realtà “percepita” dai sensi egovernata dalle sue regole e strutture, au-tonome dal nostro desiderio). Perciò, co-me si vede, Suler usa il termine transizio-nale in senso analogico e lasso, che offuscaproprio il punto centrale che distingue l’at-tività produttiva, simbolica e creativa ine-rente allo spazio transizionale dalla meraattività “masturbatoria” che governa il li-bero flusso di immagini (oggetti soggetti-vi) concepiti dalla mente stimolata. Lo spa-zio virtuale, a meno che non includa la pos-sibilità di tenere in debito conto il “vinco-lo” di un oggetto (un altro essere umano)realmente ed autonomamente presente,

nonché radicalmente “diverso” (in

quanto oggetto) dal soggetto, non è transi-zionale.

3 Il termine “setting” si riferisce a quel com-plesso di tecniche e strategie che informa-no il contesto terapeutico. Per esempio: se-guendo una certa impostazione teorica (asua volta derivata -circolarmente- dall’os-servazione clinica), un certo setting puòprevedere (tra l’altro) che il terapeuta siaseduto di fronte al paziente (vis á vis) eche eviti ogni contatto fisico diretto con lui(toccare, abbracciare, ecc.). Un altro set-ting può prevedere che il paziente siasdraiato su un divano e il terapeuta stia die-tro a lui ed eviti interventi che possano ave-re particolari caratteristiche (per esempioa ispirazione educativa o esortativa, ecc.).Inoltre il setting sarebbe composto dall’or-

ganizzazione materiale dello spazio tera-peutico, nonché dagli oggetti e dalla lorodisposizione nello spazio terapeutico stes-so. Entrambi i concetti sono qui rilevan-tissimi, poiché la psicoterapia on line pro-pone un setting radicalmente diverso daqualsiasi altro conosciuto in precedenza,né appartenente alle caratteristiche biolo-gico-psicologiche che appartengono allaspecie umana (nel senso, per esempio, cheun infante, allattato da un biberon che si-muli la madre, dinanzi ad una madre checomparisse in video, anche se questo fos-se sofisticatissimo e olografico, si ammale-rebbe senza alcun dubbio proprio perchéun simile “setting” di accadimento non èprevisto “geneticamente”). I fattori curati-vi nelle psicoterapie non possono esulare,né ignorare, le caratteristiche biologico-psicologiche tipicamente umane degli es-seri umani. Il fondamento biologico-etolo-gico della psicologia umana è alla base del-la corrente oggi forse più influente di stu-di, anche applicativi, denominata teoria

dell’attaccamento (Ainsworth, 1978, 1985;Bolwby, 1969, 1973, 1980, 1988; Harlow,1958; Fonagy et al., 1996, 2001).

4 Attraverso l’integrazione ed il superamen-to delle cosiddette fasi di sviluppo psico-sessuale, come quella orale, anale, fallica,di latenza e genitale.

5 Queste sono: l’Es, ovvero la sede dell’e-nergia pulsionale; l’Io: l’organizzatore del-la motricità volontaria, in contatto sia conl’Es che con il Super-Io e l’ambiente ester-no, ed in grado di discriminare, attraversol’esame di realtà, ciò che è “reale” e ciòche è immaginario (ovvero allucinatorio,delirante o, anche solamente teorico o fan-tastico); il Super-Io: sede della coscienzamorale e garante del divieto alla tendenzainnata alla regressione ed indifferenziazio-ne -l’incesto; e, infine, l’Ideale dell’Io: istan-za garante delle proiezioni idealizzanti, ingrado di trasformare il mero soddisfaci-mento pulsionale in prodotti culturalmen-te evoluti.

6 Questa “tensione” è prodotta essenzial-mente da fenomeni eccitatori localizzati inaree specifiche del corpo che Freud avevachiamato “zone erogene”, riferibili, anchein accordo con le teorie evoluzionistichedarwiniane (Sulloway, 1979), alle pulsionisessuali ed aggressive). Tale diminuzione

di tensione produceva, secondo Freud, unasensazione, biologicamente determinata dipiacere, tanto da costituire la descrizionedel cosiddetto principio di piacere, chegovernerebbe tutto il funzionamento men-tale.

7 Per semplificare forniamo solo lo schemadell’eziopatologia nella psiche adulta.

8 Secondo l’atteggiamento della neutralità ilterapeuta agisce come uno specchio cheriflette sul paziente solo ciò che provienedal paziente. L’atteggiamento astinente delterapeuta riguarda la particolare caratte-ristiche per la quale questi doveva rima-nere non coinvolto emotivamente e fru-strare i desideri infantili rimossi del pa-ziente in modo che essi potessero emer-gere alla coscienza sotto forma di rappre-sentazioni e non soltanto essere agiti at-traverso la gratificazione. Per anonimatosi intende quella particolare disposizionedel terapeuta volta ad annullare il più pos-sibile le specifiche caratteristiche sogget-tive del terapeuta stesso, favorendo in talmodo, in un contesto di relativa depriva-zione sensoriale e cognitiva, l’emergenzadelle fantasie del paziente.

9 Per “traslazione”, o “transfert” si intendequella particolare situazione nella qualeuna persona vive inconsciamente una re-lazione con un altro come se fosse la ripe-tizione di una configurazione emozionalee cognitiva passata (infantile), in qualchemodo “confondendola” con la relazione“reale”. Si vedrà in seguito come questa de-finizione di traslazione sia stata rivista (peres.: Gill, 1984, 1991, 1993).

10 Per “insight” si intende una subitanea edimmediata comprensione di ciò che primarisultava confuso o ignoto, che ristruttural’intero campo emozionale-cognitivo in-torno al contenuto nuovo.

11 Holland (1995), per esempio, è tra i primia stabilire in modo diretto un parallelismotra la relazione su Internet e la condizio-ne del setting psicoanalitico [classico]:“Penso al confessionale - penso al divanodello psicoanalista, da dove il paziente par-la, e parla ad un analista invisibile dietrola sua testa dal quale - (in genere) ricevein cambio una brevissima risposta, qual-che minuto o qualche giorno dopo. En-trambe queste modalità incoraggiano la

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regressione verso la dipendenza e la fan-tasia, proprio come fa Internet. Ed en-trambe ci portano a dire cose che non di-remmo in un rapporto vis-à-vis, propriocome su Internet.”.Anche Migone, in Italia, è intervenuto sul-la questione (in Merciai, 2000) , riferen-dosi ad un principio metodologico forma-le introdotto da Eissler e noto come “pa-rametro”. Mentre le argomentazioni di Mi-gone nell’articolo citato sono solamentedelle petizioni di principio non argomen-tate, il riferimento al parametro di Eisslerè utile per accettare l’uso della relazioneon line a scopi consulenziali in prepara-zione ad una psicoterapia.

12 Sotto questa luce le affermazioni seguen-ti assumono una valenza negativa rispet-to alla possibilità di giustificare una “psi-coterapia online”, proprio perché si riferi-scono all’attivazione di aspetti che, se so-no condizioni necessarie per una psicote-rapia, non sono certo sufficienti quandomanchino le condizioni per intervenire(analizzare) questi stati che in un pazien-te sono precisamente la manifestazionedella sua nevrosi, condizioni a loro voltatutte gravitanti attorno alla profonda pre-senza relazionale del terapeuta:“Ora, questa nuova situazione [il tele-rap-porto] mette prepotentemente in gioconuovi elementi della nostra organizzazio-ne mentale o - in altri termini - ne accen-tua la psichizzazione, perché la parzialedeprivazione sensoriale di queste nostrerelazioni implica un maggior ruolo de:- la suggestione;- l’immaginazione (più che la sensorialità);- la proiezione;- il transfert;- la fantasia illimitata ed incontrollata;- la creatività ed il simbolismo (il ruolo del-

l’assenza e dell’illusione).” (Merciai,2000).

13 Riprenderemo nel paragrafo 8. questi con-cetti fondamentali.

14 Secondo Freud e la psicoanalisi dei primidecenni dopo la sua morte, l’apparato psi-chico tende a ridurre le tensioni interneall’organismo, che vengono chiamate pul-

sioni per il loro carattere di energia mo-trice dell’apparato psichico (per esempiolo sbilanciamento del tasso di glucosio nelsangue) attraverso una “scarica motoria”

(l’atto del mangiare, che Freud descrivecome appartenente ad una organizzazio-ne “orale”). Se la tensione (organica: losbilanciamento del glucosio) è percepitacome intrinsecamente spiacevole, il suoabbassamento di tensione è percepito sot-to forma di piacere, da cui segue il cosid-detto principio di piacere. Gli oggetti at-traverso i quali questo principio fonda-mentale si esplica furono visti da Freudcome intrinsecamente aspecifici: il loro va-lore era determinato dalla loro utilità alloscopo di abbassare il particolare tipo ditensione (la cui natura si riferisce alla se-de organizza nella quale nasce: il cavo ora-le, le labbra, l’ano e in generale gli orifizidel corpo, la pelle, gli organi di senso, ilpene, la clitoride, ecc…). Da tale aspeci-ficità dell’oggetto esterno (per cui nella fa-se orale, per esempio, la madre sarebbesoltanto un-seno-che-allatta) vs. specifi-cità della qualità della pulsione (per cuil’oggetto investito di pulsionalità orale èrainvestito dalla pulsionalità, per esempio,fallica), deriva la costituzione di quel par-ticolare tipo di setting nautro di cui ab-biamo parlato nel paragrafo 2.

15 L’Infant research, forse il campo di stu-di rigorosamente scientifico-galileiano del-la psicologia più promettente e in più ra-pido sviluppo tratta dell’osservazione si-stematica quasi-sperimentale di soggettiin età di sviluppo. Le osservazioni e i ri-sultati raccolti negli ultimi trent’anni rap-presentano, senza dubbio, un immenso pa-trimonio di conoscenze che sta portandoinnumerevoli prove a sostegno della teo-ria della ricerca d’oggetto. Un settoreestremamente importante è quello dellaTeoria dell’attaccamento (Bolwby, 1969,1973, 1980. 1988; Stern, 1985, Lichten-berg, 1983; Lichtemberg et al., 1989).

16 Si pensi alla sola regolazione della distan-za interpersonale, che diviene improvvi-samente evidente in un ascensore con unapersona sconosciuta. Questa regolazionedella distanza interpersonale (prossemi-ca), è impossibile se l’altro è un’immaginesu uno schermo.

17 Il concetto di holding (sostenere, conte-nere) è un concetto a cavallo tra il biolo-gico-etologico e lo psicologico, e fa riferi-mento a caratteristiche specie-specifichedella specie umana. Il progressivo processo

di sviluppo della personalità adulta pro-cede attraverso la trasformazione di strut-ture contenitive diverse, prima materialie poi via via sempre più psichiche: il grem-bo materno; le braccia della madre chesorreggono l’infante e la sua sensazione diessere in esse contenuto mentre egli stes-so sente di contenere la madre attraversoil ciucciare il suo capezzolo; la progressi-va dislocazione dell’interiorità corporeadentro il confine della pelle; il conteni-mento della mente e dei pensieri dentrola testa, e così via.Può forse essere utile notare come, sia incaso di fortissimi stress acuti, sia nel casodi accessi psicotici acuti, la sensazione diessere contenuti può regredire o dissol-versi, così che lo schizofrenico può senti-re i propri pensieri come contenuti nellamente degli altri, o può percepire l’am-biente come se il suo apparato sensorialefosse parcellizzato e diffuso in esso.

18 Nella psicoterapia con bambini l’impor-tanza delle funzioni contenitive dello spa-zio sono esaltate e divengono immediata-mente evidenti.

19 Con questo certo non si vuole affermareche l’uso di internet sia dannoso. Si vuoledire, invece, che un certo uso, che si pon-ga in modo competitivo o addirittura so-stitutivo delle relazioni reali, si basa sullatendenziale frammentazione dell’identitàe della personalità dell’uomo contempo-raneo, che può arrivare anche ad accre-scere, qualora questi presenti una debo-lezza della struttura del self, gli stati dis-sociati della mente caratteristici di moltidisturbi di personalità tanto diffusi nellanostra epoca. Mc Kenna, per esempio, scri-ve:

Coloro che localizzano il loro vero self suInternet svelano ai loro amici di Internetparti intime di se stessi che tengono na-scoste ai loro amici e parenti nel “mon-do reale” - questi soggetti scoprono diformare relazioni su Internet assai piùrapidamente di quanto non accada perle loro relazioni offline […] l’intimità rag-giunta rapidamente è un buon indice dipredizione di relazioni che dureranno piùa lungo e saranno più soddisfacenti.

È qui evidente, ed è noto a tutti, che l’a-nonimato, soprattutto quando è protetto

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temi di politica professionale

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dall’invisibilità e la relazione si affida soloalla parola scritta, incrementa eccezional-mente i meccanismi regressivi e, con essi,anche le tendenze proiettive ed idealiz-zanti. Ciò comporta la facilità a stringere(pseudo) relazioni anche estremamentegratificanti. Tuttavia, esse nulla hanno ache vedere con la psicoterapia, anzi: se en-trassero in competizione con le relazionireali costituirebbero un’area di scissionedella vita del soggetto che non potrebbeessere che considerata sintomatica.È proprio l’anonimato, la tendenza allaregressione ed all’idealizzazione tipici del-le relazioni on line, che incrementano letendenze dissociative, e la proliferazionedi identità differenti e tendenzialmentedissociate che sono, come si è detto, la ba-se di molta patologia dell’identità oggi dif-fusissima. Ora: come ogni strumento tec-nologico, anche la rete deve essere usatain modo saggio. La stessa esplorazione diidentità multiple può rappresentare un gio-co divertente (cfr. le posizioni della Turk-le, 1995), ma solo fino al momento in cuiquesto non prenda piede e cortocircuiti lecapacità integrative psichiche e la consa-pevolezza che nessuna realtà plurale vir-tuale potrà mai sostituire la realtà, tantoquanto, come disse una volta Freud, di-stribuire la lista delle vivande non sfame-rebbe nessun affamato. Suler (1997) espri-me in modo semplice questo semplice con-cetto: “Così come rispetto e vivo con pia-cere le mie relazioni nel ciberspazio, sareiperò molto infelice se potessi mettermi inrelazione con la mia famiglia e con i mieiamici solo via Internet, anche se avessi adisposizione sofisticate tecnologie audio-visive”.

20 Il tema della regressione in internet meri-terebbe una trattazione a parte. È certocomunque che l’uso del mezzo informati-co produca notevoli fenomeni regressivi,anche potenzialmente pericolosi, come l’e-strema immotivata fiducia (data da unaproiezione parentale idealizzata), o unaconfusione tra immaginazione oniroide erealtà (che, per esempio, consente a cer-ti soggetti di avvicinarsi a contenuti por-nografici come se non coinvolgessero per-sone reali, ma mere immagini). Come scri-ve Holland (1995), è abbastanza sicuroche: “parlando su Internet, le persone re-

grediscono - ed esprimono sessualità edaggressività come mai farebbero in uncontatto vis-à-vis. Ci sono tre segni fon-damentali di questa regressione, o tre sin-tomi principali, se volete, - il flaming - lemolestie sessuali - e la straordinaria ge-nerosità -, il commento che sentite conti-nuamente ripetuto a proposito della co-municazione online è la sua apertura, ilsenso di condivisione e, soprattutto, la tol-leranza. Persone completamente scono-sciute dedicheranno ore del loro tempo ascambiarsi dati delle loro ricerche o addi-rittura oggetti o beni - Allo stesso modo,questa apertura implica un aumento del-la vulnerabilità. - Insomma, la comunica-zione via Internet ha i suoi vantaggi ed isuoi svantaggi. I vantaggi sono la genero-sità e l’apertura. Gli svantaggi sono il fla-ming aggressivo, l’attacco sessuale e l’au-mento della vulnerabilità. Secondo me so-no le due facce della stessa medaglia - en-trambe dovute ad una mancanza di inibi-zione, quindi una regressione.”Qui desidero sottolineare che quelli cheHolland considerava vantaggi, sono inrealtà condotte irrazionali mosse da desi-deri proiettivi perché rivolte indiscrimi-natamente verso un “altro anonimo”. Di-venteranno vantaggi qualora l’altro uscis-se dall’anonimato e si avvicinasse in unarelazione autentica.

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Sullo stesso argomento si veda il Co-dice di Condotta emanato dall'Ordine delLazio e pubblicato sul n. 3/4 2004 da pag.18 a pag. 21

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Tutte le e-mailper scrivere all’Ordine

[email protected] scrivere al presidente, al vicepresidente, al segretario,

ai consiglieri e ai coordinatori delle aree tematiche

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e per scrivere al tesoriere

[email protected] scrivere alla commissione deontologica

[email protected] informazioni su seminari,

convegni e iniziative dell’Ordine

L’art. 12 della legge 56/89, istitutiva dell’Ordine degli Psicologi del Lazio, sancisce, tra le competenze dell’ente,quella di provvedere agli adempimenti per la riscossione dei contributi in conformità alle disposizioni vigenti in ma-teria di imposte dirette.

La quotaLa quota per l’anno 2009 è stata fissata in € 145,00, in conformità di quanto disposto dall’Ordine Nazionale, ed è

rimasta invariata rispetto all’anno precedente.

ScadenzaIl termine per il versamento è fissato al 28 febbraio 2009.È indispensabile il rispetto della scadenza indicata per il versamento. Ciò consentirà, oltre all’assolvimento degli

obblighi relativi all’esercizio della professione, di contribuire ad una buona amministrazione dell’Ordine, di evitaresanzioni e costi aggiuntivi connessi all’azione di recupero delle quote.

Corre l’obbligo di ricordare infine, che l’art. 26 della Legge 56/89 istitutiva dell’Albo professionale degli psicologi,prevede la sospensione dall’esercizio della professione in caso di morosità che, in ogni caso, non esonera dal paga-mento delle quote di iscrizione all’Albo.

Modalità di versamento della quota di iscrizioneCome di consueto ciascun iscritto riceverà direttamente al proprio domicilio apposito modulo MAV e il versa-

mento potrà essere effettuato:- presso tutti gli sportelli bancari tramite presentazione del bollettino MAV, a titolo gratuito, senza costi ag-

giuntivi;- presso tutti gli sportelli postali dove verranno applicate le normali aliquote volta per volta vigenti.

Novità! Versamento on LineDa quest’anno un’importante novità: sarà possibile provvedere al pagamento della quota anche on line. Ecco le

modalità:- accedendo al sito della Banca Popolare di Sondrio www.popso.it, area Scrigno Pago facile e seguendo gli steps in-

dicati, anche se non si è clienti della Banca stessa: A) Scrigno Pago facile,B) Accesso al servizio, C) Utente anonimo, D) Pagamento con avviso (predeterminato).

È indispensabile avere gli estremi del MAV. Il pagamento si effettua tramite: carta di credito anche prepagata, Bank-Pass Web e Scrigno Internet Banking (quest’ultimo solo per i clienti della Banca Popolare di Sondrio). I costi di even-tuali commissioni sono stabiliti dal gestore della carta utilizzata.- per i titolari di un conto corrente presso un qualsiasi Istituto di Credito che fra i servizi telematici consenta an-

che il pagamento dei MAV, semplicemente inserendo il Codice MAV nel campo previsto e l’importo dovuto di €145,00.

E se il MAV non arriva o viene smarrito?Anche in questo caso, da quest’anno c’è una novità. Qualora il modulo MAV fosse stato smarrito o - per disguidi

postali - non fosse pervenuto si potrà contattare il numero verde 800.248464 che provvederà ad effettuare una ri-stampa del M.A.V. stesso.

71

informazioni utili

IL TERMINE PER IL VERSAMENTO

DI 145 EUROÈ STATO FISSATO

PER IL 28 FEBBRAIO

È IN PAGAMENTO LA QUOTA D’ISCRIZIONEPER IL 2009

Mario D’Aguanno

DA GENNAIO L’ORDINE HA UN NUOVO CASSIERE:

LA BANCA POPOLAREDI SONDRIO

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NEL DICEMBRE SCORSO è sca-duta la convenzione con l’ex Banca diRoma, l’istituto di credito a cui era af-fidato il servizio di cassa.

Da gennaio l’Ordine ha un nuovo cas-siere: la Banca Popolare di Sondrio, chesi è vista aggiudicare la gara, a cui era-no state invitate altre sei banche; la suaofferta si è dimostrata non solo la piùvantaggiosa, ma anche la più appro-priata.

Abbiamo redatto l’invito a presenta-re offerte per l’affidamento del serviziodi cassa dell’Ordine degli Psicologi delLazio, ai sensi dell’art. 125, comma 11D.Lgs. 163/2006, col fermo proposito dimigliorare e rendere più vantaggiose lecondizioni del servizio: miglior tassocreditore, miglior tasso debitore, ridu-zione a € 1,50 dell’importo massimo pa-gato dall’Ente per ciascun bollettinoM.A.V. elaborato, stampato e spedito.

Non vogliamo tediarvi con gli elenchianalitici degli elementi di gara, che so-no facilmente reperibili tra i documen-ti ufficiali dell’ordine, ma intendiamosoffermarci solo su alcuni aspetti delnuovo servizio: il tasso creditore e lasemplificazione delle modalità di ver-samento della quota.

È stato chiesto alle banche di ag-giungere uno spread positivo al tassobase (tasso MRO- Bce) per individua-re il tasso creditore sulle giacenze me-die più vantaggioso per l’Ordine. Dopouna prima indagine sembrava un obiet-tivo troppo ambizioso quasi irraggiun-gibile, ma noi abbiamo insistito attri-buendo ben 25 punti su 100 al migliorofferente nei criteri di aggiudicazioneinseriti nell’invito; era una richiesta le-gittima a cui non intendevamo rinun-ciare. Abbiamo così ottenuto che saràcalcolato un tasso creditore applican-do uno spread percentuale di + 0,35 ri-spetto al tasso MRO della BCE in vigo-re tempo per tempo, con aggiorna-

mento al giorno successivo all’entratain vigore delle modifiche apportate dal-la BCE. Il medesimo criterio di calcolosi adotterà per gli interessi passivi ma-turati su eventuali anticipazioni di cas-sa applicando uno spread percentualedi - 0,50%.

La riduzione a € 1,50 (precedente im-porto € 2,00) dell’importo massimo pa-gato dall’Ente per ciascun bollettinoM.A.V. è già di per sé un risparmio, maa questo va aggiunto il nuovo serviziodi pagamento online per le quote degliiscritti “SCRIGNO Pago Facile” che èstato attivato grazie a questa nuova col-laborazione: il pagamento può essereeffettuato utilizzando SCRIGNO Inter-net Banking (per i clienti della BancaPopolare di Sondrio), la propria cartadi credito oppure a mezzo dell’innova-tivo strumento Bankpass Web. Questonuovo strumento non solo snellirà laprocedura dal lato amministrativo au-mentandone il grado di informatizza-zione, ma costituisce un comodo servi-zio di facile utilizzo per i nostri iscritti.

Mi permetto di approfittare di questasede per ringraziare i nostri collabora-tori per la serietà e la competenza di-mostrata nel lavoro svolto in questa oc-casione. È grazie a tutti loro se l’ufficioriesce a rispondere sempre in modo ef-ficiente e puntuale ad ogni richiesta.

Pubblichiamo di seguito i criteri e irisultati della gara:

9. Criteri di aggiudicazione e di attribuzione del punteggioL’aggiudicazione verrà disposta in fa-

vore dell’offerta economicamente piùvantaggiosa ai sensi dell’art. 83 D.Lgs.163/2006.

Il servizio sarà affidato all’operatoreche avrà totalizzato il maggior punteg-gio, massimo 100 (cento) punti, in re-lazione ai seguenti parametri.

9.A - Tasso creditore applicato sulle gia-cenze di cassa (con capitalizza-zione trimestrale): max. punti 25.Dovrà essere indicato lo spreadpercentuale positivo (maggiore ouguale a zero) offerto rispetto altasso MRO della BCE. Il punteg-gio verrà attribuito applicando laseguente formula:Tasso offerto/Maggiore tasso of-ferto x 25 (per il calcolo del pun-teggio sarà utilizzato il tasso MROdella BCE in vigore il 15 dicembre2008).

9.B - Tasso debitore praticato per even-tuali anticipazioni di cassa: max.punti 15. Dovrà essere indicato lospread percentuale offerto ri-spetto al tasso MRO della BCE. Ilpunteggio verrà attribuito appli-cando la seguente formula: Minore tasso offerto/Tasso offer-to x 15 (per il calcolo del pun-teggio sarà utilizzato il tasso MROdella BCE in vigore il 15 dicem-bre 2008).

9.C - Valuta applicata alle operazioni sulconto dell’Ente - Incassi: max.punti 5.Stesso giorno: punti 5; giorno suc-cessivo: punti 4; secondo giornosuccessivo: punti 3; terzo giornosuccessivo: punti 2; quarto gior-no successivo: punti 1; dal quin-to giorno successivo in poi: pun-ti 0.

9.D - Valuta applicata alle operazionisul conto dell’Ente - Pagamenti:max. punti 3.Stesso giorno della consegna delmandato: punti 0; Giorno succes-sivo: punti 1; Secondo giorno suc-cessivo: punti 2; dal terzo giornosuccessivo in poi: punti 3.

IL SERVIZIO DI CASSA HA UN NUOVO GESTORE

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9.E - Addebito commissioni a carico deibeneficiari di pagamenti dispostidall’Ente: max. punti 10.Sono previsti quattro profili tarif-fari per l’attribuzione del punteg-gio:Profilo 1: punti 10 - Nessuna com-missione a carico dei beneficiari.Profilo 2: punti 5 - Prevede la se-guente articolazione delle com-missioni:

- su bonifici fino ad € 250,00 (due-centocinquanta/00) ovvero subonifici di importo superiore maindirizzati a filiali della banca cas-siere: nessuna commissione

- su bonifici oltre € 250,00 (due-centocinquanta/00) indirizzati afiliali di altri Istituti di credito: da€ 0,01 (zero/01) ad € 1,50(uno/50)

Profilo 3: punti 3 - Prevede la se-guente articolazione delle com-missioni:

- su bonifici fino ad € 250,00 (due-centocinquanta/00) ovvero su bo-nifici di importo superiore ma in-dirizzati a filiali della banca cas-siere: nessuna commissione

- su bonifici oltre € 250,00 (due-centocinquanta/00) indirizzati afiliali di altri Istituti di credito: da€ 1,51 (uno/51) ad € 2,50 (due/50)Profilo 4: punti 0 - Offerte diver-samente articolate.

9.F - Importo elaborazione, stampa espedizione a tutti gli iscritti deibollettini M.A.V. per la riscossio-ne di circa 15.000 quote di iscri-zione: max. punti 15.Punti 1 per ogni € 0,10 (zero/10)di riduzione sull’importo massimodi € 1,50 (uno/50) per ciascun bol-lettino M.A.V. (es.: € 1,50: punti 0;€ 1,30: punti 2; € 1,00: punti 5; €0,50: punti 10; € 0,00: punti 15).

9.G - Commissioni percentuali sullacompravendita di titoli di Stato sulmercato secondario: max. punti3.Sarà attribuito il seguente pun-teggio:commissione compresa tra 0 e0,10% sul valore dell’operazione:punti 3;commissione compresa tra 0,11%e 0,20% sul valore dell’operazio-ne: punti 2;commissione compresa tra 0,21%e 0,30% sul valore dell’operazio-ne: punti 1;commissione pari o superiore a0,31%: punti 0.

9.H - Numero di Ordini e Collegi pro-fessionali per i quali l’Istituto ban-cario svolge attualmente il servi-zio di cassa o di tesoreria o l’hasvolto nell’ultimo triennio (2005,2006, 2007): max. punti 7.Punti 1 per ogni Ordine e/o Col-legio professionale fino ad unmassimo di 7.

9.I - Messa a disposizione, presso la fi-liale che svolgerà il servizio di cas-sa, di uno sportello preferenzialeper le operazioni dell’Ente (mas-simo tre volte al mese): punti 5.

9.L - Attivazione di un canale telema-tico con funzioni informative e di-spositive on line, per l’accesso di-retto in tempo reale agli archividel conto corrente, per la con-sultazione del tracciato relativoalle riscossioni ed ai pagamentida effettuare ed effettuati e perla trasmissione delle reversali edei mandati in formato elettroni-co: max. punti 5.Sarà attribuito il seguente pun-teggio:

punti 5 a chi si impegna ad atti-vare il servizio entro un mese dal-la sottoscrizione della convenzio-ne; punti 4 a chi si impegna ad at-tivare il servizio entro due mesidalla sottoscrizione della conven-zione; punti 3 a chi si impegna adattivare il servizio entro tre mesidalla sottoscrizione della conven-zione; punti 2 a chi si impegna adattivare il servizio entro quattromesi dalla sottoscrizione dellaconvenzione; punti 1 a chi si im-pegna ad attivare il servizio entrosei mesi dalla sottoscrizione del-la convenzione; punti 0 alle altreofferte.

9.M - Servizi migliorativi: max. punti 7.Tale punteggio verrà così attri-buito:Punti 3 all’eventuale offerta di“servizio a domicilio” (ritiro e re-capito di contante e di documen-tazione varia presso la sede del-l’Ente, massimo due volte al me-se).Punti 2 all’eventuale offerta diconvenzioni per servizi bancarivari a favore di iscritti e dipen-denti dell’Ente.Punti 2 all’eventuale offerta diconcessione in uso gratuito di lo-cali di proprietà dell’Istituto ban-cario per eventi organizzati dal-l’Ente (seminari, convegni, etc.).

I punteggi da assegnare agli elemen-ti sopra descritti verranno attribuiti conarrotondamento alla seconda cifra de-cimale.

In caso di parità di punteggio tra dueo più offerte, si procederà tramite estra-zione a sorte ai sensi dell’art. 77 del R.D.827/1924.

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PUNTEGGIO TOTALECriteri di aggiudicazione e di attribuzione del punteggio come dal punto 9 dell’invito di presentazione

Nome banca 9.A 9.B 9C 9.D 9.E 9.F 9.G 9.H 9.I 9.L 9.M max 25 max 15 max 5 max 3 max 10 max 15 max 3 max 7 max 5 max 5 max 7 totale

Banca Antonveneta MPS 23,77 10,34 5 3 5 0 3 7 5 5 4 71,11

Banca Popolare 22,36 6,66 5 0 10 2 2 0 5 5 2 60,02di Milano

Banca Popolare 25 15 5 0 10 0 3 7 5 5 7 82,00di Sondrio

UniCredit Banca Roma esclusa

Procedura per l’affidamento del servizio di cassa dell’Ordine degli Psicologi del LazioRisposta

BANCA ANTONVENETA GRUPPO MONTE DEI PASCHI DI SIENA SIBANCA NAZIONALE DEL LAVORO NOBANCA POPOLARE DI MILANO SI

BANCA POPOLARE DI SONDRIO SIBANCO DI BRESCIA NO

INTESA SANPAOLO NOUNICREDIT BANCA DI ROMA SI

Calcolo punteggio tasso base spread offerto tasso offerto PUNTI MAGGIOR TASSO tasso creditore

Banca Antonveneta MPS 2,50 0,21 2,71 23,7719 2,85Banca Popolare di Milano 2,50 0,05 2,55 22,3684Banca Popolare di Sondrio 2,50 0,35 2,85 25UniCredit Banca di Roma spread <0 esclusa

Calcolo punteggio tasso base spread offerto tasso offerto PUNTI MAINOR TASSO tasso debitore

Banca Antonveneta MPS 2,50 0,40 2,90 10,3448 2,00

Banca Popolare di Milano 2,50 2,00 4,50 6,66667

Banca Popolare di Sondrio 2,50 -0,50 2,00 15

UniCredit Banca di Roma esclusa

Calcolo punteggio MAV BASE OFFERTA RIDUZIONEBanca Antonveneta MPS 1,50 1,50 0,00Banca Popolare di Milano 1,50 1,30 0,20Banca Popolare di Sondrio 1,50 1,50 0,00UniCredit Banca di Roma esclusa

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AFFIDAMENTO SERVIZIO DI CASSA(BANCA POPOLARE DI SONDRIO)

Il Consiglio

- Visto l’art. 12, comma 2, lett. c) della Legge18.02.1989 n. 56, il quale stabilisce che il Consiglio“provvede alla ordinaria e straordinaria am-

ministrazione dell’Ordine…”;

- visto il D.P.R. 27.02.2003 n. 97, recante “Regola-

mento concernente l’amministrazione e la con-

tabilità degli enti pubblici di cui alla legge 20

marzo 1975, n. 70”;

- visto, in particolare, l’art. 50, comma 1 del citatoD.P.R., a norma del quale “Il servizio di cassa …

è affidato … a imprese autorizzate all’eserci-

zio dell’attività bancaria, ai sensi del D.Lgs. 1°

settembre 1993, n. 385, e successive modifica-

zioni”;

- visto il vigente Regolamento per l’amministrazio-ne e la contabilità dell’Ordine degli Psicologi delLazio;

- vista la propria deliberazione n. 376 del 19.12.2007,con la quale si è disposto di avviare una procedu-ra per l’affidamento del servizio di cassa e riscos-sione tramite M.A.V.;

- visto il Decreto legislativo 12.04.2006 n. 163, re-cante “Codice dei contratti pubblici”;

- visto l’art. 125, comma 1 del Decreto legislativo inparola, il quale dispone che “Le acquisizioni in

economia di beni, servizi, lavori, possono es-

sere effettuate … mediante procedura di cotti-

mo fiduciario”;

- visto, altresì, il comma 11 della medesima dispo-sizione, ai sensi del quale per servizi di importo pa-

ri o superiore a ventimila euro e fino a duecen-toundicimila euro “l’affidamento mediante cot-

timo fiduciario avviene nel rispetto dei prin-

cipi di trasparenza, rotazione, parità di trat-

tamento, previa consultazione di almeno cin-

que operatori economici, se sussistono in tale

numero soggetti idonei, individuati sulla ba-

se di indagini di mercato ovvero tramite elen-

chi di operatori economici predisposti dalla

stazione appaltante...”;

- vista ed allegata la nota prot. n. 7421 del03.12.2008, con la quale sette istituti bancari (Ban-ca Antonveneta S.p.A., Banca Nazionale del Lavo-ro S.p.A., Banca Popolare di Milano S.c.r.l., BancaPopolare di Sondrio S.c.p.A., Banco di BresciaS.p.A., Intesa Sanpaolo S.p.A., UniCredit Banca diRoma S.p.A.) sono stati invitati a presentare of-ferte per l’affidamento del servizio di cassa del-l’Ente e per i servizi complementari di elaborazio-ne, stampa e spedizione M.A.V. agli iscritti, non-ché di intermediazione nella compravendita di ti-toli di Stato sul mercato secondario;

- viste ed allegate le offerte pervenute da Banca An-tonveneta S.p.A. (prot. n. 7569 del 15.12.2008),Banca Popolare di Milano S.c.r.l. (prot. n. 7561 del12.12.2008), Banca Popolare di Sondrio S.c.p.A.(prot. n. 7571 del 15.12.2008), UniCredit Banca diRoma S.p.A. (prot. n. 7574 del 15.12.2008), all’a-pertura delle quali si è proceduto nell’odierna se-duta consiliare;

- atteso che, sulla base dei criteri stabiliti nella ci-tata lettera di invito, i punteggi rispettivamenteraggiunti dagli istituti bancari che hanno presen-tato un’offerta sono i seguenti:Banca Antonveneta S.p.A. punteggio totale71,11/100;Banca Popolare di Milano S.c.r.l. punteggio tota-le 60,02/100;

DELIBERA del 15 dicembre 2008

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Banca Popolare di Sondrio S.c.p.A. punteggio tota-le 82/100;

- ritenuto che l’offerta presentata dalla UniCreditBanca di Roma S.p.A. deve essere esclusa poichénon conforme alle indicazioni della lettera di invi-to;

- rilevato, pertanto, che l’offerta economicamentepiù vantaggiosa è quella presentata dalla BancaPopolare di Sondrio S.c.p.A.;

con voto all’unanimità dei presenti

delibera

per i motivi di cui in premessa:

1) di affidare, per il periodo 01.01.2009-31.12.2012,il servizio di cassa dell’Ordine degli Psicologi delLazio, nonché i servizi complementari di elabo-razione, stampa e spedizione M.A.V. agli iscrittie di intermediazione nella compravendita di ti-toli di Stato sul mercato secondario, alla Banca

Popolare di Sondrio S.c.p.A, alle condizioni pre-viste nella offerta presentata dall’istituto mede-simo, prot. n. 7571 del 15.12.2008;

2) di dare mandato al Presidente di sottoscrivere larelativa convenzione, che sarà predisposta dagliUffici sulla base dei criteri indicati nella letteradi invito;

3) la convenzione potrà essere prorogata solo per iltempo necessario ad espletare le procedure perindividuare un nuovo Cassiere, e comunque pernon oltre un anno a decorrere dal 31.12.2012.

OMISSIS

Il Segretario Il Presidente

Si precisa che il report “Aggiornamento 2008 dell’Osser-vatorio del Mercato del lavoro in Italia e nel Lazio” pub-blicato sul n. 4/2008 del Notiziario dell’Ordine degli Psi-

cologi del Lazio da pag. 21 a pag. 25, è stato curato del dot-tor Gianluca Ponzio, che ringraziamo per il contributo econ cui ci scusiamo per l'involontaria omissione.

visita il sito web dell’Ordine degli Psicologi del Lazio

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PRECISAZIONE

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FRONTE TASSE:ECCO TUTTE LE NOVITÀCHE CI RIGUARDANO

Fabrizio Del Franco

AI FINI INFORMATIVI si ripor-tano alcuni dei principali provvedi-menti che interessano gli Psicologicontenuti nel cosiddetto “decreto an-ti-crisi” recentemente emanato dal Go-verno, Decreto Legge, in corso di con-versione, del 29 novembre 2008 n. 185in vigore dal 29 novembre 2008.

Articolo n.1Bonus straordinario alle famiglieL’articolo n.1, comma 1 del D.L.

185/2008 prevede che: “È attribuito un

bonus straordinario, per il solo anno

2009, ai soggetti residenti, compo-

nenti di un nucleo familiare a basso

reddito nel quale concorrono, nel-

l’anno 2008, esclusivamente i se-

guenti redditi indicati nel Testo Uni-

co delle imposte sui redditi, di cui al

decreto del Presidente della Repub-

blica 22 dicembre 1986, n. 917:

a) lavoro dipendente di cui all’ar-

ticolo 49, comma 1;

b) pensione di cui all’articolo 49,

comma 2 ;

c) assimilati a quelli di lavoro di-

pendente di cui all’articolo 50,

comma 1, lettere a), c-bis), d), l)

e i) limitatamente agli assegni

periodici indicati nell’articolo 10,

comma 1, lettera c);

d) diversi di cui all’articolo 67, com-

ma 1, lettere i) e l), limitatamente

ai redditi derivanti da attività di

lavoro autonomo non esercitate

abitualmente, qualora percepiti

dai soggetti a carico del richie-

dente, ovvero dal coniuge non a

carico;

e) fondiari di cui all’articolo 25,

esclusivamente in coacervo con i

redditi indicati alle lettere pre-

cedenti, per un ammontare non

superiore a duemilacinquecento

euro”.

Sono pertanto esclusi i contribuen-ti titolari di reddito di lavoro autono-mo e di impresa quali piccoli impren-ditori e professionisti. Gli Psicologi ti-tolari di reddito di lavoro autonomo,esercenti arte o professione, non a-vranno la possibilità di accesso al bo-nus straordinario introdotto che variada un minimo di euro 200 ad un mas-simo di euro 1000,00 in funzione delreddito complessivo familiare (che nel2007 non doveva superare i 35mila eu-ro), della dimensione e della composi-zione del nucleo familiare.

Articolo n. 6Deducibilità

dalla base imponibile IRPEF di quota del 10% dell’IRAP

A decorrere dal periodo d’imposta2008 è stata concessa ai professionistiin genere ed agli Psicologi soggetti adIRAP nello specifico, la deduzione, dal-la base imponibile IRPEF, di una quo-ta, determinata forfetariamente nel10%, dell’IRAP pagata nell’anno (se-condo il “principio di cassa”).

Tale deducibilità è stata estesa an-che per i periodi d’imposta preceden-ti a quelli in corso al 31 dicembre 2008,per i quali risulti ancora ammesso il di-ritto al rimborso (48 mesi dal versa-mento delle imposte - art. 38, D.P.R.602/1973).

Per gli anni precedenti tuttavia ilrimborso è legato alla presentazione,esclusivamente in via telematica, dispecifica istanza di rimborso e saràconcesso seguendo l’ordine cronologi-co di presentazione delle istanze neilimiti di spesa fissati dal medesimo de-creto in 100 milioni di euro per il 2009,in 500 milioni di euro per il 2010 e 400milioni di euro per il 2011. Le moda-lità di presentazione delle istanze so-no rinviate ad un provvedimento delDirettore dell’Agenzia delle Entrate.

Articolo n. 7Versamento dell’Iva al momento

dell’effettivo incasso della parcellaDal 2009 e sino al 2011 la disciplina

delle operazioni con IVA ad esigibilitàdifferita (art.6, comma 5, secondo pe-riodo, D.P.R. 633/1972) è stata estesaa tutte le operazioni imponibili rese an-che dagli Psicologi.

Gli Psicologi e i professionisti in ge-nere avranno la possibilità di versarel’IVA, addebitata ai clienti dopo l’in-casso della relativa fattura. Tuttavial’imposta diverrà comunque dovuta de-corso un anno dal momento di effet-tuazione dell’operazione anche se ilcliente non dovesse aver provvedutoal pagamento.

Si ricorda che nelle parcelle andràindicata l’annotazione che si tratta dioperazione con imposta ad esigibilitàdifferita ai sensi del D.L.185/2008 edell’art. 6 c.5 del DPR 633/72. In man-canza di tale annotazione si applicanole disposizioni dell’articolo 6, quintocomma, primo periodo, del decreto delPresidente della Repubblica 26 otto-bre 1972, n. 633 e l’imposta dovrà es-sere versata nei modi sino ad oggi vi-genti.

L’efficacia della misura è subordina-ta ad autorizzazione comunitaria, ai

LE MODIFICHE FISCALIINTRODOTTE

DAL DECRETO LEGGE N. 185 DEL 29 NOVEMBRE 2008

Durante la pubblicazione di questo no-tiziario, il Decreto Legge 185/2008 èstato convertito in Legge il 28 gennaio2009 subendo alcune modificazioni. Iltesto definitivo della Legge 2/2009 èdisponibile sul sito:

www.ordinepsicologilazio.it nella sezione Normative - Leggi, De-creti, Direttive.

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novità fiscali

sensi della direttiva 2006/112/CE, sul-la base della quale sarà emanato un de-creto del Ministro dell’Economia e del-le Finanze con cui verrà fissato il limi-te del volume d’affari dei contribuen-ti che potranno beneficiare della di-sposizione.

Articolo n. 8Revisione congiunturale

speciale degli studi di settore In considerazione della particolare

situazione di crisi economica è previ-sta una revisione degli studi di setto-re che terrà conto degli effetti sulle at-tività produttive della crisi economicae dei mercati intervenuta.

La revisione sarà parametrata sui da-ti della contabilità nazionale, e suglielementi acquisibili presso istituti edenti specializzati nelle analisi econo-miche, nonché sulla base delle segna-lazioni provenienti dagli OsservatoriRegionali per gli studi di settore.

A tal proposito vi informiamo chel’Ordine del Lazio è stato designatorappresentante degli Ordini e i Colle-gi esercenti arti e professioni sanitariepresso l’Osservatorio della Regione La-zio e ha già segnalato lo stato di diffi-coltà del Settore in cui operano gli Psi-cologi.

In tal senso la Commissione degliEsperti, nella riunione dell’11 dicem-bre scorso, ha espresso l’orientamen-to sulla valutazione degli effetti dellacrisi economica. È stato fissato il prin-cipio per il quale sarà necessaria unavalutazione selettiva degli effetti suisingoli settori produttivi e sulle diver-se aree territoriali ribadendo però chel’analisi sarà possibile unicamente allachiusura del periodo d’imposta 2008.

Recependo le osservazioni dellaCommissione, si è stabilito che, in con-

siderazione degli effetti della crisi eco-nomica gli Studi di Settore attualmen-te in vigore potranno essere integratisuccessivamente con Decreto del Mi-nistro dell’Economia e Finanze, senti-to il parere della Commissione degliesperti, anche per l’anno 2008.

In particolare, è emersa la necessitàdi fornire ai contribuenti entro il me-se di marzo 2009, in tempo utile per ladichiarazione dei redditi relativa all’e-sercizio 2008, gli studi revisionati allarealtà delle diverse categorie produt-tive, tenendo conto dell’impatto dellacrisi sugli operatori economici.

È quindi probabile e sicuramente au-spicabile che le considerazioni sul-l’impatto della recessione per il setto-re degli Psicologi, renderà necessarioadottare misure di correzione che ver-ranno introdotte anche per lo StudioTK20U riferito agli Psicologi.

Articolo n. 16Obbligo di dotarsi

di posta elettronica certificata(PEC) e firma digitale

Il Comma 7 del decreto prevede che“I professionisti iscritti in albi ed

elenchi istituiti con legge dello Sta-

to comunicano ai rispettivi ordini

o collegi il proprio indirizzo di po-

sta elettronica certificata entro un

anno dalla data di entrata in vigo-

re della presente legge. Gli ordini e

i collegi pubblicano in un elenco

consultabile in via telematica i da-

ti identificativi degli iscritti con il

relativo indirizzo di posta”.

Gli elenchi saranno consultabili dal-l’Amministrazione finanziaria e po-tranno essere utilizzati per inviare co-municazioni ufficiali (con il medesimovalore di una raccomandata) ai con-tribuenti.

Analogamente il comma 12 dell’art.16 prevede che “Le copie su suppor-

to informatico di qualsiasi tipologia

di documenti analogici originali,

formati in origine su supporto car-

taceo o su altro supporto non infor-

matico, sostituiscono ad ogni effet-

to di legge gli originali da cui sono

tratte se la loro conformità all’ori-

ginale è assicurata da chi lo detie-

ne mediante l’utilizzo della propria

firma digitale e nel rispetto delle re-

gole tecniche di cui all’articolo 71”.È poi previsto che con DPCM siano

identificate particolari tipologie di do-cumenti che, in ragione di esigenze dinatura pubblicistica, dovranno essereconservate e presentate in forma nonelettronica.

La norma è volta alla semplificazio-ne amministrativa e burocratica dellapubblica amministrazione attraversol’utilizzo di internet e prevede che latrasformazione di un documento car-taceo in informatico possa avvenirenella maggior parte dei casi a cura delsoggetto che possiede il documentooriginale semplicemente tramite ap-posizione della propria firma digitalesul documento medesimo.

Articolo n. 29Detrazione del 55% sulle spese

per il risparmio energeticoAnche ai fini della norma che pre-

vede la detrazione del 55% per le spe-se di riqualificazione energetica degliedifici esistenti, è stato utilizzato ilprincipio di monitoraggio dei creditid’imposta (di cui all’art.5 del D.L.138/2002), in base al quale le agevola-zioni sono concesse nei limiti dei fon-di stanziati per ciascun anno di vigen-za delle stesse.

Si tratta di uno dei provvedimentipiù discussi del Decreto in quanto di

informazioni utili

novità fiscali

79

notevole impatto sui bilanci familiaridi coloro che hanno effettuato o in-tendano effettuare spese per il rispar-mio energetico. I commi 6,7,8,9,10 e11 limitano infatti la possibilità di usu-fruire della detrazione del 55% sullespese sostenute anche nel 2008 per ilrisparmio energetico e la riduzione del-le emissioni nocive per l’ambiente.

Comma 7. “Per le spese sostenute

nei tre periodi d’imposta successi-

vi a quello in corso al 31 dicembre

2007, i contribuenti inviano alla

Agenzia delle entrate, esclusiva-

mente in via telematica, anche me-

diante i soggetti di cui all’articolo

3, comma 3, del decreto del Presi-

dente della Repubblica 22 luglio

1998, n. 322, e successive modifica-

zioni, apposita istanza per consen-

tire il monitoraggio della spesa e la

verifica del rispetto dei limiti di spe-

sa complessivi pari a 82,7 milioni

di euro per l’anno 2009, a 185,9 mi-

lioni di euro per l’anno 2010, e

314,8 milioni di euro per l’anno

2011. L’Agenzia delle entrate esa-

mina le istanze secondo l’ordine cro-

nologico di invio delle stesse e co-

munica, esclusivamente in via te-

lematica, entro 30 giorni dalla ri-

cezione dell’istanza, l’esito della ve-

rifica stessa agli interessati. La frui-

zione della detrazione è subordina-

ta alla ricezione dell’assenso da par-

te della medesima Agenzia. L’as-

senso si intende non fornito decor-

si 30 giorni dalla presentazione del-

l’istanza senza esplicita comunica-

zione di accoglimento da parte del-

l’Agenzia delle entrate.

Comma 8. “Con provvedimento del

Direttore dell’Agenzia delle entrate,

da emanare entro trenta giorni dal-

la data di entrata in vigore del pre-

sente decreto e da pubblicare sul si-

to Internet dell’Agenzia delle entra-

te è approvato il modello da utiliz-

zare per presentare l’istanza di cui

al comma 7, contenente tutti i dati

necessari alla verifica dello stan-

ziamento di cui al medesimo com-

ma 7, ivi inclusa l’indicazione del

numero di rate annuali in cui il

contribuente sceglie di ripartire la

detrazione spettante.

Comma 9. “Per le spese sostenute nel

periodo d’imposta successivo a quel-

lo in corso al 31 dicembre 2007, l’i-

stanza di cui al comma 7 è presen-

tata a decorrere dal 15 gennaio 2009

e fino al 27 febbraio 2009. Per le spe-

se sostenute nei due periodi d’impo-

sta successivi, l’istanza è presentata

a decorrere dal 1° giugno e fino al 31

dicembre di ciascun anno”.

La possibilità di usufruire della de-trazione del 55% è stata pertanto vin-colata all’ottenimento da parte del con-tribuente dell’assenso da parte dell’A-genzia delle Entrate da richiedere tra-mite comunicazione telematica se-condo una procedura che sarà indica-ta dai decreti attuativi. Vige il princi-pio del “silenzio-diniego” per il qualese entro 30 giorni dalla data di inviodella domanda all’Agenzia delle En-trate non si riceve risposta l’istanza de-ve essere considerata respinta e non èpossibile usufruire dell’agevolazione.

I fondi stanziati in bilancio per fron-teggiare l’onere derivante da tale age-volazione sono 83 milioni di euro peril 2008; 186 milioni per il 2009 e 315milioni per il 2010. Con provvedimen-to del Direttore dell’Agenzia delle En-trate sarà approvato il modello da uti-lizzare per la presentazione dell’istan-za e sarà comunicato l’esaurimento de-gli stanziamenti.

La retroattività della norma relativaalle spese già sostenute nel 2008 è unodei punti più criticati del provvedi-mento e, secondo quanto comunicatodal Ministero, sarà oggetto di emen-damento in sede di conversione. Lepersone fisiche che non dovesserorientrare nei soggetti ammessi alla frui-zione dell’agevolazione, con riferimentoalle spese sostenute nel 2008, potran-no “sostituire” la detrazione del 55%con quella del 36% (tuttavia nel ri-spetto del limite massimo di 48.000 eu-ro per ciascun immobile in 10 rate an-nuali di pari importo).

Articolo n. 27 Modifiche alle sanzioni

e al procedimento di adesioneL’articolo n. 27 del D.L. 185/2008 ha

introdotto notevoli modifiche al pro-cedimento di adesione agli inviti al con-traddittorio ricevuti dall’Agenzia delleEntrate. La principale novità consistenella riduzione delle sanzioni del 50%,rispetto a quelle previdenti, che si ap-plicano all’accertamento con adesionenell’ambito del contraddittorio. Per ot-tenere la riduzione delle sanzioni ilcontribuente dovrà comunicare la pro-pria adesione entro quindici giorni dal-la data di prima comparizione pressol’Agenzia delle Entrate.

Il medesimo articolo ha inoltre ri-dotto la misura delle sanzioni dovuteper gli omessi o tardivi versamenti diimposta. La sanzione per gli omessiversamenti entro i 30 giorni del 3,75%,oltre agli interessi legali è stata ridot-ta al 2,5%. La sanzione per gli omessiversamenti effettuati entro il terminedi presentazione della successiva de-nuncia dei redditi è stata ridotta dal6% al 3%.

informazioni utili

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Condizioni vantaggiose per la fruizione di servizi

nel settore sanitarioPer usufruire delle agevolazioni è ne-

cessario acquistare la tessera “U.S.I.card”.

Tale tessera è nominativa e stret-tamente personale e potrà essere ac-quistata dagli iscritti e dai loro fami-liari al prezzo promozionale di € 25,00(invece che € 160,00) nel periodocompreso tra il 1° gennaio e il 31marzo 2009.

In particolare agli iscritti all’Albo eai loro familiari si applicherà uno scon-to del 50% per i servizi di diagnosti-ca specialistica, strumentale e dilaboratorio offerti da tutti i centri af-filiati U.S.I., e uno sconto del 20% sul-le prestazioni di odontoiatria, medici-na estetica, biologia molecolare, gene-tica e ginnastica posturale.*

Dal 1° aprile al 31 dicembre 2009,gli iscritti che non avranno acquistatola tessera “U.S.I. card” nel periodo ditesseramento potranno usufruire diuno sconto del 20% sui prezzi delleprestazioni diagnostiche*. L’applica-zione di tale sconto è subordinata allapresentazione del tesserino di iscri-zione e non si estende ai familiari.

Per le iscrizioni alla USI-Card eper procedere all’attivazione delrapporto di convenzione occorre ef-fettuare

- versamento della quota di euro

25,00 per ogni iscritto e ogni sin-golo componente del suo nucleo fa-miliare che intenda usufruirne sulC/C POSTALE N. 30898001 INTE-STATO A MEDICAL COVER Srl

- inviare via fax (06.4506374) copiadel bollettino pagato, dati anagra-fici dell’iscritto ed elenco di even-tuali familiari, tesserino di ricono-scimento.

Coloro che effettueranno il ver-samento automaticamente verran-no inseriti negli elenchi dei sogget-ti convenzionati.

Elenco centri convenzionati:

AXALAB EUR PALOCCO Via C. Colombo, Km 20,200 TEL. (06) 5098241FAX (06) 50917367

BIODIAGNOSTICA P.ZZA BOLOGNAVia Squarcialupo, 36 TEL. (06) 44290399FAX (06) 44233886

M.M.H. P.ZZA VITTORIO Via Machiavelli, 22 TEL. (06) 70453544FAX (06) 70453488

NOVAMEDICA P.ZZA BOLOGNA Via Squarcialupo, 17/b TEL. (06) 44290399FAX (06) 44233886

PIETRALATA TIBURTINA Via dei Durantini, 273 TEL. (06) 4182081FAX (06) 4506374

PRO.DI.LAB CASILINA Via Casilina, 1838Via Fontana Candida, 60/GTEL (06) 20764141

SANTA BONORA MARCONI Viale Marconi, 139 TEL. (06) 5560274FAX (06) 5570311

VILLA ESPERIA POLICLINICO V.le Regina Margherita, 279 TEL. (06) 44291436FAX (06) 44292099

U.S.I. PRATI Via Virginio Orsini, 18 TEL. (06) 324951FAX (06) 3214901

MARCO POLO PIRAMIDE Via Marco Polo, 41 TEL. (06) 5742601FAX (06) 5741907

Scontistica privilegiata sugli acquisti effettuati presso

tutti i punti vendita previa sottoscrizione della tessera fedeltà “Marcopolo Club”

La convenzione è finalizzata ad of-frire una scontistica privilegiata sugliacquisti effettuati presso tutti i puntivendita Marcopolo-Expert e viene at-tivata sulla tessera fedeltà “Marcopo-

lo Club”, una card totalmente gratui-ta che oltre agli sconti permette di ac-cumulare, ad ogni acquisto, punti pre-ziosi e accedere così a offerte e pro-mozioni esclusive.

Come aderire alla ConvenzionePer avvalersi della convenzione gli

iscritti dovranno dovranno presentarela lettera che è reperibile sul sitowww.ordinepsicologilazio.it in AreaIscritti, sezione Convenzioni presso

DUE NUOVE VANTAGGIOSECONVENZIONI PER TUTTI GLI ISCRITTI

STIPULATE DAL GRUPPO“BENEFIT, SERVIZI

E CONVENZIONI PER GLI ISCRITTI”

DELL’ORDINE DEGLI PSICOLOGI

DEL LAZIO

* N.B. Sono escluse dalla convenzione le te-

rapie manuali, FIVET, mezzi di contrasto

ed assistenza anestesiologica e le presta-

zioni offerte in convenzione con il S.S.N.

U.S.I.Unione Sanitaria Internazionale

S.p.A.

Marco Polo Export

informazioni utili

convenzioni per gli iscritti

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uno dei punti vendita Marcopolo Ex-pert e sottoscrivere l’apposito moduloper il rilascio della card MarcopoloClub. In fase di sottoscrizione del mo-dulo, sarà necessario indicare:

• codice convenzione per Ordine Psi-cologi del Lazio: OPL

• consensi privacy per il contatto di-retto

• almeno un contatto diretto (indi-rizzo fisico postale, email, cellula-re).

Tutti i vantaggi della convenzioneDi seguito gli sconti che saranno pre-

caricati sulla Marcopolo Club con-venzione, a seconda della categoria diprodotto. Inoltre, ad ogni acquisto, siaccumulano punti preziosi che posso-no essere convertiti in buoni acquistopari ad un ulteriore 1% di sconto (se-condo quanto previsto dal regolamen-to della Carta Marcopolo Club). Glisconti sono validi su tutti gli acquisti,ad eccezione dei prodotti già in pro-mozione.

• 15% sugli articoli per la casa • 10% su musica e film • 10% su piccoli e grandi elettrodo-

mestici (cottura e preparazione deicibi, freddo, lavaggio, cura della

persona, aspirazione e climatizza-zione)

• 5% su tv, foto-video e audio • 3% su informatica, telefonia e ga-

mes (inclusi gli accessori e i giochiper console)

La convenzione è valida dalla data diattivazione fino al 28 febbraio 2010 esarà attiva non appena il modulo car-taceo sarà importato nel database pro-mozionale di SGM per l’attivazione del-le scontistiche ad hoc (tempo previstomassimo di 60 giorni). Prima di tale da-ta sarà comunque già possibile accu-mulare i punti sulla propria card adogni acquisto.

Carta per due Speciali condizioni di acquisto per gli iscritti

Explora - Il Museo dei Bambini di Roma Struttura permanente dedicata ai bambini (0-12 anni) alle scuole, alle famiglie

Gruppo Sai Fondiaria - Divisione Sai Convenzione assicurativa

Mente & Cervello Rivista mensile di psicologia e neuroscienze. Condizioni esclusive per l’abbonamento annuale, riservate agli iscritti all’Ordine del Lazio

Ordine degli Psicologi del Lazio & Company - Distribuzione Turismo e Incentive Sconti fino al 35% su viaggi e vacanze

Teatro Ambra Jovinelli Tariffe ridotte per gli iscritti all’Albo

Le informazioni complete sulle convenzioni si trovano nell’Area Iscritti del sito www.ordinepsicologilazio.it

Ricordiamo che per accedere occorre effettuare il login mediante user e password. Se non si disponesse del-

le credenziali per effettuare il primo accesso è possibile contattare l’URP telefonicamente negli orari di aper-

tura o per e-mail: [email protected], che provvederà a fornirle.

Elenco delle convenzioni attive

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note

...e appunti