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SPAGNOLI E ITALIANI
È vero che spagnoli e italiani si assomigliano così tanto? Questo è quello che pensano in
molti. Per quanto mi riguarda, dopo aver trascorso quasi la metà della mia vita in Italia, sono
sempre più convinto che non è così e che siamo due popoli completamente diversi. Quasi in tutto
tranne il sole, le arance e l’olio (ottimi, tra l’altro, in entrambi i Paesi).
Si è anche pensato che spagnoli e italiani riescano a capirsi senza aver studiato prima
l’altra lingua. Non c’è niente di meno vero. Sono due lingue che non si possono capire né molto
meno parlare se prima non sono state studiate a fondo. Ci sono delle parole spagnole che a un
italiano ricordano una frustrata e altre che pronunciate da un italiano a noi sembrano cinesi. Allo
stesso modo, risulta praticamente impossibile che uno spagnolo riesca a pronunciare in modo giusto
il nome del grande scrittore siciliano Sciascia. Inoltre, l’italiano usa infinitamente più di noi le
metafore, le metonimie, gli eufemismi e altre figure retoriche di ogni genere. Gli italiani non sono
mai con la loro lingua drastici quanto gli spagnoli quando devono difendersi, dare ordini, offendere
o condannare.
Ma non è soltanto la lingua. Lo spagnolo è radicale, drastico quasi in tutto: atteggiamenti,
espressioni… L’italiano è possibilista, conciliatore. Lo spagnolo si spezza, l’italiano si piega. Il
carattere ispanico è fatto di acciaio, l’italiano di gomma. In Italia, la gente, quando litiga lo fa con
le mani aperte. In Spagna con i pugni chiusi. L’Italia è il paese della diplomazia e questa insegna
che un “sì” oppure un “no”, non devono mai essere tali definitivamente. Per un italiano un no è
un sì, per uno spagnolo un no è un no! Incominciare dicendo no è per un italiano confessare la
propria impotenza. In Spagna si dice “Sì, señor”, in Italia, “Signor, sì” che è molto più
reverenziale.
Per questo per un italiano tutto è possibile e non esistono vie senza uscita. Non ci sono per
loro leggi senza scappatoie, anche se sono stati loro i creatori del Diritto. È un Paese che sopporta
molto male le leggi, e finisce per farsele su misura. Un mese prima che si imponesse l’ IVA era già
stato pubblicato un libro che si intitolava I cento modi per non pagare l’IVA.
L’italiano non sopporta né le code né le discipline, e quando può si intrufola. Questa
furberia ha già un nome. Si chiama agire all’italiana.
Lo spagnolo è passionale, l’italiano è sentimentale. L’atto eroico è spagnolo e gli eroi
italiani sono sempre individuali (anche se ce ne sono stati parecchi nella loro storia). Il machismo è
spagnolo, ma il mammismo è italiano. In Italia quasi tutto ha un’aria femminile. Qui l’arte è di
genere femminile e ci sono degli oggetti che in Spagna non potrebbero essere mai femminili, come
la macchina o la grappa. Curiosamente, i fiori e il miele sono maschili. È anche molto femminile il
desiderio di piacere dell’italiano. Ogni italiano si sente un artista, un poeta oppure un inventore.
Senza la sua fantasia questo paese sarebbe già morto di fame; infatti la famosa economia
sommersa che ha salvato l’Italia dalla crisi, non è altro che frutto della sua ingegnosa creatività. Gli
italiani credono più nei favori che nella giustizia, credono più nell’amico che nello Stato, nelle
raccomandazioni che nel governo. Cercano le raccomandazioni anche dai morti. E la morte è un
altro abisso che separa questi due popoli. Il “viva la muerte” è qualcosa di inconcepibile per un
italiano. Qui nessuno drammatizza la morte. C’è un culto incredibile verso i morti, ma vengono
ricordati come vivi. Quando passa una macchina dell’impresa delle pompe funebri molto
probabilmente uno spagnolo farà un gesto di rispetto oppure farà il segno della croce. In Italia è più
facile fare segni espressivi, come fare le corna, toccare ferro o altro. E cosi in una conversazione in
cui si parla di qualcuno malato, non si dice mai il nome della malattia, ma si dice che sta poco bene.
Se l’invidia è tipicamente spagnola, la gelosia è tipicamente italiana. Per contro la fedeltà è
tipicamente spagnola, mentre la furberia è italiana.
Se l’orgoglio è spagnolo, il desiderio di essere accettato dagli altri e di farsi degli amici è
tipicamente italiano. C’è chi pensa che questo non sia altro che una disponibilità interessata, ma
dopo tanti anni in Italia mi sono sempre potuto fidare degli italiani. Comunque quando uno
spagnolo mi “giura” qualcosa, mi sento più sicuro perché è in gioco il suo “honor”. Mi fido di più
della sua parola che di quella di un italiano. Di questo si accorgono gli italiani stessi i quali
sognano per il loro Paese un plus di serietà , mentre gli spagnoli invidiano l’elasticità degli italiani
che alla fine risolvono tutto e per i quali le parole fine o impossibile non esistono perché non
appartengono alla loro cultura, dato che in Italia tutto può cambiare o finire in un miracolo.
Tratto da JUAN ARIAS. El País, 20-03-1984.