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METEORA Giornale d’Istituto della s.m.s. Alighieri-Fermi di Rimini Periodico Anno XVI giugno 2013 Il sito della Alighieri-Fermi: http://alighierifermi.myblog.it SPECIALE SCRITTURA

SPECIALE SCRITTURA - È camminando che si fa il camminoalighierifermi.myblog.it/media/02/02/1731011116.pdf · messi e hanno accettato le sanzioni ed i consigli che io ed i docenti

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METEORAGiornale d’Istituto della s.m.s. Alighieri-Fermi di Rimini

Periodico Anno XVI giugno 2013

Il sito della Alighieri-Fermi: http://alighierifermi.myblog.it

SPECIALE SCRITTURA

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Periodico Anno XVI, numero 2

Sede di RiminiVia Coletti, 102tel. 0541.52082 fax 0541.27037Sede di ViserbaVia Morri, 4tel + fax 0541.7337793Sito internet: http://alighierifermi.myblog.itCoordinamento e RedazioneVittorio Liberti

La redazione

Quest’anno la redazione di Meteora non è stabile,

ma cambierà di volta in volta, secondo i contributi.

Anche se in forma ridotta, a causa dei nuovi ordina-

menti della scuola, Meteora cercherà di assicurare

almeno due uscite annuali. Si ringraziano coloro che

hanno partecipato a questo numero e coloro che vor-

ranno farlo in futuro.

METEORA INDICE

pag. 2 Dal Preside

pag. 3 L’edizione speciale

pagg. 4 Adolescenza

pag. 5 Amici e amicizie

pag. 6/7 Laboratorio Marino Golinelli

pag. 8 Un cavaliere medievale

pag. 9 Inverno

pag. 10/11 Gli Ulisse di oggi

pag. 12 Estate

pag. 13 Inverno

pag. 14 Musica

pag. 15 Un’alba livida

pag. 15 Mia Nonna macedone

pag. 16/17 Estati

pag. 18 Il cipresso di S. Francesco

pag. 19/23 Scritti pascoliani

pag. 24 Totò.

pag. 25 Gli Ulisse II

pag. 26 Acrostici.

pag. 27 I fumetti di Francesco.

BUONEVACANZE

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Edizione SpecialeScrittura

L’anno scolastico che sta volgendo al termine annuncia grandi cambiamenti per la nostra scuola.

Come certamente tutti voi sapete dal prossimo anno scolastico, in applicazione di una legge delloStato recepita dal governo Regionale e dagli Enti Locali- Comune e Provincia- dalla nostra scuola“Alighieri-Fermi” nasceranno due scuole distinte che si chiameranno “Istituto Comprensivo Alighieri”e “Istituto Comprensivo Fermi”. Queste scuole , grazie all’apporto delle scuole dell’infanzia ed ele-mentari degli attuali circoli didattici N.2 e N.4, accoglieranno alunni/e dai 3 ai 14 anni.

Ad una maggior complessità nella gestione, a cui sapremo certamente far fronte, si affiancherà unamaggior ricchezza di valori educativi e professionali, che potranno fare del “comprensivo” un luogodove sperimentare e concretizzare il curricolo verticale e il progetto in continuità. Un simile conte-sto organizzativo sarà potenzialmente più adatto a vincere le sfide educative di oggi e di domani,nel garantire le migliori opportunità di formazione a tutti i ragazzi in età evolutiva.

La fase che si chiude è anche un’occasione per fare un bilancio dei tre anni passati con tutti voi,che per quanto mi riguarda è sicuramente positivo. Positivo in termini professionali ed umani graziealla grande passione e dedizione per il lavoro, non sempre facile nella scuola di oggi, di tutto il per-sonale: docenti,educatori assistenziali, amministrativi,collaboratori scolastici. Un bilancio reso ancorpiù positivo, e di cui mi sento debitore, dall’aver avuto dai miei più stretti collaboratori, docenti eamministrativi, un sostegno determinante per coprire le mie “assenze” dovute alla condizione chemi ha visto per ben due anni su tre “reggere” altre scuole. Credo inoltre che il bilancio sia positivoanche in termini di crescita della comunità professionale della nostra scuola, che ha visto mantene-re e migliorare- anche in tempi di grave crisi e non solo economica- la sua credibilità e prestigio neiconfronti delle famiglie e delle istituzioni del territorio.

Per tutto questo ringrazio anche tutti i genitori per la preziosa collaborazione che quasi sempre èstata più sostanziale che formale, più rivolta a rimarcare le positività per migliorarle che a rilevarele criticità pur ampiamente presenti. Ringrazio in modo particolare tutti i genitori che a vario titolo enei vari organi collegiali (Comitato genitori, Consiglio d’Istituto, Consigli di classe ecc. ecc..) hannopermesso con il loro impegno e dedizione che le attività, i progetti, gli spettacoli e molte altre inizia-tive extra-curricolari programmate potessero essere portate a termine con successo.

Un sentito ringraziamento a tutti i docenti, al personale di segreteria, ai collaboratori scolastici, aglieducatori assistenziali, agli ex- docenti volontari per la pazienza e la professionalità dimostrata nelloro lavoro a tratti convulso e denso di emergenze ma destinato a segnare in positivo la formazio-ne delle giovani generazioni.

Un ringraziamento particolare a tutti gli alunni, docenti ed educatori del laboratorio sorriso che anchein questo anno hanno dimostrato a tutti noi che ogni persona è una persona speciale ed unica.

Ringrazio inoltre tutti gli alunni/e per come si sono impegnati nel lavoro scolastico e nella costruzio-ne del loro essere persone tra le persone. Ringrazio anche quegli alunni/e che con i loro comporta-menti sono a volte venuti meno al patto formativo ma hanno capito o cercato di capire gli errori com-messi e hanno accettato le sanzioni ed i consigli che io ed i docenti abbiamo dovuto assumere.

Con la fine dell’anno scolastico si avvicina il meritato riposo estivo ma anche la pubblicazione degliesiti finali che non saranno per tutti ugualmente positivi e gratificanti ma spero equi e giusti e soprat-tutto frutto di decisioni ben ponderate e prese nell’unico interesse degli alunni e di un loro percorsoscolastico il più positivo possibile.

Nell’augurare a tutti una buona fine di anno scolastico invio un grande“in bocca al lupo” agli alun-ni delle classi terze che in fondo al loro percorso dovranno affrontare l’ultima fatica dell’esame chesapranno certamente sostenere con impegno e serietà.

Arrivederci all’anno scolastico 2013-14.

Il Dirigente Scolastico

Fabio De Angeli

Dal Preside.

Questa edizione di Meteora è

davvero speciale: raccoglie i

testi e i componimenti di alcu-

ni allievi della Alighieri-Fermi.

È un bel segnale che testimo-

nia che la scrittura è ancora

viva e che c’è ancora voglia di

scrivere. E se c’è voglia di

scrivere, forse c’è anche quel-

la di leggere. E cosa c’è di

meglio di un buon libro che ti

dice tante cose e non ti chiede

niente? L’ordine i cui vengono

riportati i testi è stato voluta-

mente casuale, in modo da

creare “movimento”

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L’adolescenza è anche l’età dei sogni e delle illusioni. E’ l’etàdegli ideali e dei grandi progetti. Quali sono i tuoi sogni, le tuesperanze, i tuoi progetti? Raccontali in una pagina di diario.

15/01/2013

Caro diario,

sono sempre stata frettolosa di arrivare fino a questo punto della mia vita, dal quale immagino farò fati-ca a uscire. Mi ci sono davvero affezionata… E’ la tanto squilibrata e attesa adolescenza, in cui i ragaz-zi hanno finalmente la soddisfazione di essere chiamati teenagers, in cui nascono i primi veri amori eil nostro corpo comincia a cambiare e così anche la nostra testa: si comincia a crescere e a pensareal futuro, lasciando da parte le bambole e le macchinine. Io ho già scelto quale sarà il mio futuro, eper futuro non intendo, come nei film, felicità musical e vita facile, no! Intendo un futuro guadagnato,un futuro che mi sono creata da sola e che probabilmente mi permetterà di mettere su famiglia e diriuscire a vivere quel vero attimo di felicità che nella vita si raggiunge una volta sola e che io non hoancora vissuto. Forse lo vivrò quando sarò adulta. Ah! Dimenticavo di accennare che ho anche unlavoro. All’inizio della progettazione, il cantiere non era neanche a metà strada, era ancora solo allefondamenta della casa. Un muratore si gira e mi dice che avrebbe potuto accelerare il passo se io loavessi voluto, e che avrebbero finito il lavoro in un batter d’occhio. Io gli risposi di no, di andare piano,perché se fossero stati troppo veloci e impazienti, avrebbero rovinato la casa in cui avrei dovuto abi-tare tutta la vita. La progettista della casa e la capo cantiere sono ovviamente io. Le fondamenta le hovolute far costruire di bambole, cartoni animati e molti altri giocattoli, direi che sono venute piuttostosolide! Soddisfazione? C’è! Le mie aspettative sono quelle di realizzare una casa a tre piani. Lavori incorso… Sta procedendo magnificamente e intanto io sono sopraffatta dai miei tanti sogni che vorreisi realizzassero tutti, anche se so che quello giusto è uno solo, però non so bene quale sia. Sono sicu-ra però che riuscirò a capire che è quello giusto, quando sentirò dentro di me una scintilla che rimbal-za violenta, che mi fa sentire bene, al punto di farmi dire dalle persone che mi guardano, che nonvedono solo un bagliore che brilla nei miei occhi come una conchiglia madreperlata, ma un fuocoardente più che mai. Scrivo queste parole con la speranza che ormai straripa persino dalle orecchie,sono sicura di potercela fare a diventare quello che sogno da tempo e che ormai ho deciso di fare:una grande e brava stilista! Ho scelto questo lavoro perché adoro disegnare ovunque e ho notato,come mia piccola grande dote, che riesco a trasformare tutto ciò che mi circonda in fonte di ispirazio-ne per creare nuovi modelli. È bello, creativo, mi piace sentirmi libera anche di poter fare le mie scel-te, senza che nessuno mi incateni bruscamente e mi costringa a intraprendere un’altra strada comple-tamente opposta! I miei genitori fortunatamente mi appoggiano sempre e mi lasciano ascoltare il miocuore, limitandosi soltanto a darmi dei preziosi consigli che sigillo con il lucchetto nel mio archivio per-sonale. Blip-blip. Oh! Ho una chiamata di lavoro! Torno al cantiere. Sempre lo stesso muratore mi diceche i lavori stanno procedendo a gonfie vele e che anche il piano terra della dimora sta per essereconcluso (arredamento incluso). Per questo piano, che forse è il più importante di tutti, dal mio puntodi vista, ho voluto costruire muri con compiti in classe incastonati, cuffie per la musica, computer equalche professore isterico munito di assicurazione sulla vita! Penso che la mia casa, benché si stiacostruendo con sudore e fatica, stia venendo proprio bene, perché mi rappresenta in tutto e per tutto,ogni volta che ci entrerò sarà un deja-vu della mia vita. Lavori in corso… La mia casa piano piano sista costruendo e di questo sono molto felice; penso che come cemento, utilizzerò anche le grandidelusioni che gli adulti a volte mi procurano. Non sopporto di sentirmi dire che sono sprecata al liceoartistico, o che mi dicano che ho anche altri talenti naturali che devo coltivare. Io se riconosco di avervisto e sentito la scintilla vuol dire che è così, nessuno ha il diritto di venire da me e criticarmi per que-sto. La mia vita la manovro io con l’aiuto prezioso dei miei amici, dei genitori e delle tante esperienzeche mi hanno aiutata a prendere questa decisione importante, nessuno e dico nessuno mi può mani-polare! Sennò che libertà sarebbe? Io ho l’esigenza personale di essere autonoma. Be', in questocomunque penso che la determinazione non mi manchi. Blip-blip! Oh! Un'altra chiamata! Vietato l’ac-cesso ai non addetti ai lavori!

Eleonora Turco III L

Il bisogno di amicizie stabili e significative è uno di quelli chemaggiormente animano le nostre giornate. Ma perché cerchia-mo amici? E chi è il vero amico?Racconta la tua esperienza di amicizia.

Cerchiamo amici perché vogliamo creare dei legami, cerchiamo amici perché il nostro cuore ce lochiede, cerchiamo amici perché abbiamo bisogno di confrontarci, cerchiamo amici perché lo deside-riamo. Queste sono le “cause” che ci fanno arrivare a desiderare l’amicizia, sentimento che ci legaprofondamente nel fondo del nostro cuore.

Infatti, essere amici, è il confrontarsi sull’essere uomo, discutere del presente, del passato, del futu-ro, liberi di separarsi, senza separarsi mai.

Il vero amico è quella persona che ti accompagna durante i momenti difficili della nostra vita, quel-l’uomo che, nonostante i vari litigi che ci potrebbero essere, ti resta sempre fedele, quell’individuoche, insieme a te,aiuta di più a capire la realtà.

È quell’essere che ti consola ovunque tu sia, ispiratore dell’ideale sognatore che ci lega da bambini.

Ecco, questo è il sentimento d’amicizia che ho provato e che sto provando ancora in questo contem-plativo e pensieroso periodo di gioventù con il mio miglior amico Andrea, sperimentando e creandonuovi ideali che ci fanno essere un’unica persona.

Emmanuel Piantieri II E

Tante parole e poche spiegazioni, tanti amici ma pochi sono veri.

L’amicizia,secondo me,non è un rapporto di conoscenza di tutti i giorni,le persone si comportanocosì:si abbandonano alla vita,rischiano,si lanciano nel vuoto più assoluto:come le foglie d’autunno silanciano al vento cercando di rimanere aggrappate ad un ramo che non è più parte di loro. Amiciziaè la parola più difficile da interpretare,più complicata da mostrare per chi non la conosce. Proprio lepersone che non crederanno più in questa parola ne scopriranno magicamente il significato.Amici:persone che ci capiscono,che non hanno bisogno di mentire,amici che quando ascoltanodimenticano tutto il resto.

Tutti i giorni si è circondati da persone che ci sorridono,che nascondono il loro vero aspetto e proprioquando si è sicuri che si sono trovati i migliori amici,loro ci deludono e se ne vanno e noi foglie cer-chiamo di rimanere aggrappati su questo ramo,che agitato dal vento della finzione, ci sbatte via.

Cerchiamo amici per un solo motivo:abbiamo bisogno di qualcuno che ci renda la vita migliore diquel che è e che ci assicuri che non siamo soli,che ci renda importanti e diversi. L’amico,quellovero,è colui con cui superi le difficoltà della vita,è colui che durante la tempesta ti regge l’ombrelloe ti impedisce di scivolare,colui che nonostante tutto c’è sempre,colui che quando tutti si sono stan-cati di te è pronto a dirti che non sarai mai solo. Proprio dove noi foglie siamo cadute e state schiac-ciate,verrà la primavera ad accoglierci e non importa tutto il tempo che siamo state sommerse danevicate di problemi,arriverà quel momento in cui i nostri cuori sorrideranno di nuovo e troverannocoloro che condivideranno con noi la felicità.

La mia esperienza di amicizia? Un po’ complicata,ma anche io credendo di aver trovato la vera ami-cizia mi sono ingannata da sola. Proprio quell’ estate che sarebbe dovuta essere la migliore fra tutteè iniziata in un modo orribile:la perdita di colei che sarebbe dovuta rimanere per sempre la miaamica del cuore,colei a cui avevo confidato tutto e quel tutto non era più un nostro secreto,colei cheora incontro tutti i giorni,ma nemmeno ci salutiamo più,le nostre strade si sono divise per non incro-ciarsi.

In quel periodo in cui tutto era diventato cupo,tutto il caldo di quell’ estate si tramutava nel freddodella solitudine ,quando ormai tutta la mia rabbia si era trasformata in malinconia è arrivata quellapersona di cui non mi ero mai resa conto fino ad allora, la persona che per me è unica e indispensa-bile, colei che è diventata la mia vera migliore amica.

Celine Mangolini classe 2E

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Gita al laboratorio matematico-scientifico Marino-Golinelli di Bologna

Il 4 aprile siamo andati a Bologna a fare deilaboratori: uno di scienze e uno di matematica.Il laboratorio di scienze parlava dell'universo edei pianeti, in quello di matematica abbiamofatto dei giochi di logica.

Nel laboratorio di scienze all'inizio abbiamo par-lato e abbiamo scoperto la differenza tra astro-nomia e astrologia: l'astronomia è la scienzache studia l'universo, l'astrologia è la scienzache scrive gli oroscopi. Poi abbiamo parlato

delle stelle e dei pianeti. La differenza è che lestelle si illuminano da sole con la propria luce, ipianeti riflettono la luce delle stelle. I pianeti delsistema solare sono otto: Mercurio, Venere,Terra e Marte sono i pianeti rocciosi; Giove,Saturno, Urano e Nettuno sono i pianeti gasso-si. Su Giove,il pianeta più grande del sistemasolare, c'è, da migliaia di anni, una specie diuragano detto occhio di Giove perché assomi-glia ad un occhio; la Terra sarebbe contenuta inquesto uragano migliaia di volte. Urano eNettuno sono blu perché sono ricoperti dametano. Venere viene chiamato pianeta gemel-lo della Terra perché è della sua stessa dimen-sione. Marte è il "pianeta rosso" perché la sua

Su Plutone c'è meno gravità perché il pianetaè molto piccolo mentre invece sul sole nonsarebbe possibile camminare perchè c'è trop-pa gravità. Quando ci abbronziamo i raggi delsole che ci arrivano, hanno viaggiato nello spa-zio per circa otto minuti.

Nel laboratorio di matematica abbiamo fattodue giochi di logica

1° GIOCO: c'erano tre pali e in uno di essi vierano sette cuscini a forma di ciambella, dispo-sti a forma di piramide e di diversi colori. Loscopo era di ricostruire la stessa piramide nel-l'ultimo palo, seguendo delle regole: I cerchi si spostano uno alla voltaI cerchi più grandi non possono stare su quellipiù piccoli Bisogna ricostruire la piramide con il minornumero di mosse possibiliIn questo gioco non si parlaIl primo a provare il gioco con solo due cerchi

È stato Gianluca che ha impiegato tre mosse.Poi ha provato Niccolò con tre cerchi impie-gando sette mosse: con tre cerchi la difficoltàaumentava. Il terzo a provare è stato Luigi conquattro cerchi e ci ha messo quindici mosse.Poi con cinque cerchi ha giocato Valeria impie-gando trentuno mosse. Quindi esiste una rego-la generale che ti permette di conoscere ilnumero di mosse partendo dal numero dei cer-chi. Ad esempio, se parti con otto cerchi devielevare 2 all'ottava e togliere 1, cosÏ trovi ilnumero minimo di mosse che impiegherai.

superfice contiene del ferro, come dimensioniè circa la metà della terra, potrebbero esserciforme di vita e per questo è il più studiato; su diesso ci sono delle sonde che studiano la suasuperficie. Mercurio è simile alla Luna perchèentrambi presentano delle fosse e sono privi diatmosfera. Plutone è il pianeta nano, perchè èil più piccolo, da un po' di anni non è conside-rato un pianeta del sistema solare. Venere è ilpianeta più caldo, sulla sua superficie scendo-no piogge di acido solforico che lo corrodono.La gravità attira ogni cosa a terra; in base allaquantità di gravità sui pianeti si può pesare dipiù o di meno. Su questo argomento abbiamofatto un esperimento pesando Giorgia su una"bilancia spaziale" cioè una bilancia che ti favedere quanto pesi su ogni pianeta:

Terra: 45 kg.Luna: 7,5 kg.Venere: 40,95 kg.Mercurio: 17,1 kg.Marte: 17,1 kg.Sole: 1296 kg.Giove: 108 kg.Saturno: 40,95 kg.Nettuno: 49,35 kg.Urano: 40,04 kg.Plutone: 3,6 kg.

2° GIOCO: lo scopo del gioco è di metterequattro cucsinetti (con almeno una cosa incomune) in fila orrizzontalmente, diagonalmen-te o verticalmente. I cuscinetti potevano esse-re comuni in base a: altezza, colore (rosso oblu), con o senza pallino e per forma (quadra-to o tondo).Abbiamo giocato anche noi in squadra controalrti tre della nostra classe e abbiamo vinto!!!

LE NOSTRE IMPRESSIONISecondo noi la parte di matematica èstata più divertente perchè eravamo piùcoinvolte e per questo anche noi ci sen-tivamo parte del laboratorio. Invecequello di scienze è stato più istruttivo...ma in generale ci siamo divertite.

Giorgia Lappi, Pamela Caridi, Nicole Kuster 1E

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Inverno

Un giorno il vento sembrava ululare come un lupo feroce e gli alberi erano così maestosi che non sipoteva calcolarne l’altezza, tra di loro svettava con il suo maestoso cavallo il famoso cavaliere chia-mato “ Lancilotto del Lago”, un uomo alto e bruno dal cuore generoso.Lui era il figlio di Re Ban, che fu anche uno tra tanti alleati di Re Artù e della Regina Elaine e fu chia-mato così appunto da lei.Un giorno, quando lui era ancora piccolo, suo padre fece una guerra contro il vicino regno di ReClaudus, suo padre però perse e fu obbligato a scappare e, mentre fuggiva, vide la sua reggia in fiam-me in una pianura sterminata, coperta di grano. Come una nuvola nera il suo dolore gli affuscava ilvolto in fiamme bagnando quelle sue tenere guance, dopo qualche secondo cadde in un fosso e lìmorì. Subito sua madre, la Regina Elaine, una donna bellissima dagli occhi divinamente belli e i capel-li dorati come la luce dei raggi del sole che illumina la terra, le andò subito in soccorso, ma fu inutile,allora prese il cavaliere piccolo e se ne occupò di lui, andando nel suo palazzo immerso nell’ acqua eda lì le diede quel nome.Intanto il cavaliere imparava tante tecniche di combattimento e movimenti con la spada. All’età didiciotto anni egli vide per la prima volta i suoi cugini Bors e Lional che si dirigevano verso Camelot eallora si aggregò a loro.Quando arrivarono da Re Artù, si respirava una dolce aria che scioglieva le dure zolle di campagna,egli li accolse e ordinò perfino suo cavaliere, Lancilotto del Lago, nel giorno di San Giovanni. Lui ebbe il primo compito, cioè quello di scortare la sposa di Artù, Ginevra, che doveva partire dallasua città per arrivare a Camelot, per le loro nozze. Ben presto diventò uno dei cavalieri della Regina e lo invitarono ad essere anche uno dei membri dellaTavola Rotonda.Lui ebbe anche l’onore di essere il miglior cavaliere di Artù e così il suo onore nascosto per Ginevracontinuò.Dopo qualche tempo trovò una donna di nome Elaine di Astolat che lo portò a Yoyoius Gard e lo curòcon una medicina chiamata Amore, tuttavia non potè ricambiare questo amore e lei morì di dolore.Quando ritornò a Camelot il suo destino si unì ancora a Ginevra, ma senza risultato.Scoppiò una lunghissima guerra tra Lancilotto e Artù, quest’ultimo morì in una battaglia, Ginevra si rin-chiuse in un convento di Amesbury, così, sentendosi la responsabilità di tutto ciò, decise di abbando-nare le armi e passare da eremita tutto il resto della vita. Il suo corpo fu sepolto nel castello terreno diYoyoius Gard nelle terre di sogno e ricordare la sua amata Regina.

Roberto Cavallo 1E

Un valoroso cavaliere medievale

L’Inverno freddo e grigiosilenziosamente arrivae porta via l’Autunno;soffia così forte che il mondo poi travolge.Gli uomini si chiedono:“Cos’è che ora succede? ”E il sole stanco risponde:“L’Inverno è già alle porte … ”Intanto questa furia copre di neve i ramifila la bianca brina in splendidi ricami.Del ghiaccio duro e spessosopra l’acqua posae in candide copertela terra si riposa.

Valeria Gregori

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Anche tutti gli esseri umani possono esse-re considerati degli “Ulisse” grazie alcoraggio e alla temerarietà delle loro mentie alla trepidazione mista alla paura dei lorocuori, che servono da spinta per miglioraresempre di più il mondo.Un esempio in particolare ne è stato SteveJobs, il fondatore della “Apple”, che ha pre-ferito sfidare l’ignoto avventurandosi versomondi a lui sconosciuti piuttosto che rifu-giarsi nella sicurezza di casa sua.Coraggioso, intelligente e audace ha porta-to nelle nostre case il frutto del suo geniocambiando il mondo e il modo di abitarlointroducendo le mappe per orientarsi, igiornali da sfogliare sull’I Pad, la possibilitàdi connettersi ad Internet con un computere comunicare con il resto del mondo abbat-tendo ogni tipo di barriera, utilizzato i suoierrori per migliorarsi senza mai desistere.Un altro esempio secondo me è stato ilPremio Nobel per la medicina Rita LeviMontalcini, che si è occupata soprattutto di

ricerche che riguardano il sistema neurolo-gico, è stata la prima donna ad essereammessa ad un’Accademia delle scienzeed ha dedicato la sua vita alla ricerca,rinunciando a formarsi una famiglia.Nemmeno le leggi razziali sono riusciti afermarla, perché essendo ebrea è statacostretta ad emigrare in Belgio. La sua

Il XX e il XXI secolo sono stati secoli moltoimportanti per l’umanità, ricchi di scoperte einvenzioni. Ulisse è considerato da sempre unesempio di coraggio, sete di conoscenza e diaudacia, intelligenza, previdenza e astuzia, acui si aggiunge anche la curiosità. Egli vuolearricchire la sua conoscenza del mondo e degli

uomini. Secondo me gli “Ulisse” del XX e del XXI seco-lo possono essere gli scienziati che aprononuove porte a nuovi esperimenti, come peresempio la manipolazione genetica. Questostudio certamente viene considerato un pro-gresso, per rendere migliore e più longeva lavita dell’uomo, ma in realtà sembra voler supe-rare un mondo che porta quasi all’umiliazionedell’essere umano. Oggi è talmente utilizzatache viene applicata nei campi più svariati, daquello medico a quello industriale, ma anchenell’agricoltura e nella zootecnia. Con la mani-polazione del DNA è stata clonata la primapecora “Dolly” che ha suscitato molto scalpore,mentre oggi si pensa di utilizzare questo siste-ma per cercare di eliminare la fame nel mondo,producendo alimenti che possano resistere adeterminati climi e soprattutto che non deperi-scano. Se pensiamo ai cambiamenti che sonoavvenuti ci rendiamo conto che si sono spintiben oltre il limite della conoscenza, arrivando acreare nuovi esseri viventi: pensiamo solo allaricerca che si occupa delle malattie genetiche.

Chi sono gli Ulisse del XX e delXXI secolo?

passione per la materia le ha donato la forzaper andare avanti continuando le sue ricerchein un laboratorio casalingo. Ha proseguito isuoi studi anche in America cercando di spro-

nare le nuove generazioni in cui crede molto,soprattutto nelle donne, perché si occupinodella vita scientifica e sociale del loro paese. Non ci si può dimenticare di personaggi comeAlbert Einstein, la cui grandezza consiste nel-l’aver cambiato per sempre il modello di inter-pretazione del mondo fisico. Per chi nonconosce la materia è molto difficile capire ciòche ha scoperto, quindi il suo nome è diventa-to sinonimo di intelligenza e grande genio.Secondo lui gli intellettuali del mondo avreb-bero dovuto essere disposti a fare molti sacri-fici per impiegare le conoscenze scientifiche ascopi unicamente pacifici, cosa che non èsempre rispettata. Infatti molte volte le scoper-te che si fanno hanno anche un lato negativo,ma tutto dipende da come vengono usate. Tutti abbiamo visto in televisione almeno unavolta il famoso allunaggio di Neil Armstrong,che ha dato inizio ad una delle più belleavventure dell’umanità: la conquista dellaluna. Con questo viaggio è stato dimostratoche l’umanità non è legata ad un unico piane-ta, ma le opportunità sono illimitate. Ciò cheprima era considerata fantascienza, ora eradiventata solo scienza. Le famose parole cheha pronunciato mentre procedeva a balzi sullasuperficie lunare sono storiche e racchiudonola grandezza dell’impresa compiuta: “Un pic-colo passo per l’uomo, ma un grande balzo

per l’umanità”. Un altro esempio di coraggio e lungimiranzaè Bill Gates, inventore di Microsoft, che hasubito capito l’importanza che avrebberoavuto i personal computer nella società, met-tendo le basi per il successo dell’industria delsoftware. La sua intelligenza e la sua auda-cia lo stanno ancora spingendo ad un proget-to molto ambizioso, cioè mettere in orbitacentinaia di satelliti attorno alla Terra per for-nire un servizio di comunicazione mondiale.Basta solo pensare a quello che si fa accen-dendo un computer e navigando in Internet:si entra in comunicazione con il mondo inte-ro, annullando ogni distanza.Oltre questi nomi che sono diventati parteintegrante della nostra storia, è doverosoparlare anche di Mark Zuckerberg, che seb-bene sia giovanissimo, è già molto famoso. Èil creatore di Facebook, il social network piùusato al mondo, nato quasi per caso pren-dendo spunto dagli annuari universitari ame-ricani. Lo scopo iniziale era di far conoscerenuovi studenti all’interno dell’ambiente uni-versitario e scambiarsi informazioni rapida-mente, ma la cosa ha assunto dimensionienormi toccando il mondo intero. Facebookoffre la possibilità agli utenti di conoscerepersone, incontrare vecchi amici, creareeventi, condividere qualsiasi cosa, standosemplicemente seduti davanti ad un compu-ter. Purtroppo ha anche degli aspetti negatividovuti al modo di utilizzarlo. In effetti a causadi usi ambigui essendo una banca di datienorme mette a rischio la privacy, perchéquesti dati possono essere utilizzati dachiunque.

Andrea Biagini 2E

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È arrivata l’estateE' arrivata l'estate!!! I fiori iniziano a sbocciare e riempiono l'aria con il loro profumo

inebriante...

In collina si possono ammirare prati di tutti i colori, campi giallo-oro di grano maturo,

distese arancioni di girasoli rivolti tutti da una parte...

E vedi un sole più giallo del grano, più grande del cielo e più caldo del fuoco, un sole che fa ridere i

piccoli e innamorare i grandi, un sole portatore di gioia e di bellezza, di felicità e di amarezza, un

sole che porta emozioni nuove e scalda il cuore. Vedi bambini rincorrersi felici, buttarsi tra i fiori

colorati, vedi bambini arrampicarsi sugli alberi in fiore e dondolarsi tra le grandi chiome.

E pensi: l'estate è magica. Io credo che lo sia davvero, credo che niente più dell'estate possa scac-

ciare i timori e le paure, niente più di quel sole giallo può farti sentire al sicuro.

Ma c'è un lato oscuro in ogni cosa, anche nell'estate: le giornate piovose.

A volte spunta l'arcobaleno, che in me fa rinascere la speranza. Ma quando non spunta, quando non

viene a colorare il cielo con i suoi sette colori, mi sento persa, mi chiedo se veramente l'estate è

così bella... e vado a letto con questi pensieri cupi.

Ma quando la mattina mi sveglio e vedo splendere di nuovo quel sole più grande de cielo, penso:

"che sciocca sono stata!".

E con la felicità nel cuore inizio la giornata.

Nicole Kuster 1E

Arriva l’invernoIl freddo ha mille forme e mille modi di muoversi nel

mondo: sul mare corre come una mandria di cavalli, sulle

campagne si getta come uno sciame di locuste, nelle città

come lama di coltello taglia le vie e infila le fessure delle

case non riscaldate.

Anche quest'anno l'inverno è arrivato impetuoso e insofferente

come sempre, soffiando nelle orecchie e facendo prendere il mal di gola.

È un po' capriccioso l'inverno, con tutta quella pioggia che ti bagna fino al midollo.

Ma, forse, un po' di pietà ce l'ha, ogni tanto.

E, a quel punto, si diverte a tenere a casa da scuola i bambini, lasciandoli giocare con lui, mandan-

do giù dal cielo piccoli dimanti di cristallo che noi chiamiamo neve, che fa ridere i piccoli e imprecare

i grandi, che fa sorridere i vecchi e divertire i ragazzi.

E, allora, anche la terra si riposa in candide coperte sognando la primavera.

In città tutti si chiudono nelle case al caldo, e solo i più intrepidi osano sfidare le interperie, prendere

la macchina e andare a sciare o semplicemente a farsi un giro.

Ovviamente si parla di adulti, i bambini devono fare quello che dicono i genitori, ma sono un po' biri-

chini, così escono lo stesso di fuori a giocare con la candida neve, i fratelli grandi che li

badano,anche se poi finiscono anche loro per giocare, perchè solo chi si sa divertire è davvero feli-

ce.

Un alito di vento freddo smuove le fronde degli alberi, spogli e ricoperti di neve, un alito di vento

freddo leggero come il battito delle ali di un uccello.

Un volatile vola solitario sopra la città, cercando un rifugio al caldo.

Fortunatamente un bimbo con gli occhi rivolti ai vetri appannati delle finestre lo ha visto ed è pronto

ad offrigli qualche qualche pezzo di pane e anche un rifugio al caldo.

È molto facile accettare di amare chi è uguale a noi, ma chi è diverso è molto difficile.

Comunque, quell'uccello solitario diventò il migliore amico di quel bambino generoso.

Nicole Kuster 1E

1514

Musica!Ciò che mi rende felice è la musica.

Quando la ascolto o canto mi sento bene, tranquilla, senza nessuna preoccupazione, felice, sento solo

la musica.

I miei pensieri scivolano addosso senza fare danni o recare alcun peso!

Ogni nota entra nella mia mente per poi diffondere il suo suono e la sua magia in tutto il corpo fino ad

arrivare al cuore, che diventa la sua sede.

Lì viene conservata come ricordo e sensazione fantastica e in quanto tale solo per una minima parte

indescrivibile.

Sento ogni suono prendere il dominio di me, lasciando una piccola parte di razionalità per le emergen-

ze e per le cose secondari.

Poi entro in un mondo tutto mio, irraggiungibile agli altri.

Ci sono solo io e la musica... Il mondo lo vedo come tante fotografie con il sonoro al minimo, perché

sono immersa nelle note.

La mia visione del mondo cambia, se è negativa diventa positiva e se è positiva diventa positivissima!

Quando ho bisogno di pensare le note mi aiutano a farlo senza agitazione o fretta.

Quando sento una melodia ho l'impulso di cantare e di porre tutta la mia attenzione di di essa, sulle

parole e sul loro significato.

Quando accendo la radio è come se tutto si annullasse e le note, ogni suono e minima variazione, mi

sfiorasse e mi attraversasse.

Sento come se avessi il controllo della musica, che continua ininterrottamente con le sue tantissime

varietà, tonalità e particolarità, con l'insieme dei vari strumenti, anche totalmente diversi tra loro, che

mi trasmettono gioia ogni volta che si esibiscono per me.

Per me la musica è come l'aria: indispensabile a vivere!

Elisa Bellandi 1E

Un’alba livida spuntava sullestrade della città.Un’alba livida spuntava sulle strade della città. Il cielo era striato di rosso e i primi uccelli del mattino

sembravano volare come degli aquiloni appena mossi dal freddo vento, che entrava nella casa da una

finestrella aperta affacciata sul porto.

Il gatto Miao era sdraiato comodamente su una vecchia poltrona piena di buchi. All’improvviso un

rumore sinistro lo svegliò dal suo profondo sonno e il gatto apri gli occhi. <<Cosa è stato?>> miagolò

lui fra sé e sé.

<< Chi mi ha svegliato la pagherà cara!>> disse scendendo dalla poltrona. Era vicino al tavolo da pran-

zo quando quel rumore si ripeté. << Sembra venire da qui…>> e saltò sul tavolo con l’agilità di una

gazzella.

Proprio sul tavolo c’era l’ ‘’oggetto’’ che provocava quel rumore. Era un pesce ancora vivo che con la

coda batteva sul tavolo. << Miao, sembra che io abbia trovato il mio pranzo>> miagolò leccandosi già

i baffi.

Il gatto lo osservò meglio: la coda dell’ enorme pesce era formata da scaglie multicolori, mentre il corpo

era argentato. Il gatto aveva già tirato fuori gli artigli, quando il pesce, come per magia, saltò giù dal

tavolo.

<< Maledetto! Ma ti prenderò e ti mangerò, fosse l’ultima cosa che faccio!>> e saltò anche esso dal

tavolo. Il pesce sfuggi a tutti i suoi tentativi e, pensando che sarebbe arrivata la sua ora, saltò sulla

finestra con l’ultima colpo di coda.

Il gatto finalmente pensò di aver già vinto e di potersi meritare il suo goloso pasto e , per raggiunger-

lo , prese la rincorsa e saltò sul davanzale della finestra. Ma la troppa velocità con cui aveva saltato,

bensì , giù dalla finestra, nelle gelide acque del porto.

<< Miaooo!!!>> urlò , ma ormai era troppo tardi. Così il pesce si salvò e il gatto Miao, a causa della

sua ingordigia, affogò nel porto. Questo spiega che ti troppo vuole nulla stringe.

Anna Barbara 1E

1716

Quest'estate sono andata in vacanza in un posto

bellissimo: la Sardegna. Sembrava uno di quei vil-

laggi dove abitano le fate, con il mare cristallino,

azzurro come il cielo, calmo e i prati verdi con tanti

fiori color arcobaleno…era un posto bellissimo!

Non vedevo l’ora di arrivare, in macchina mi sentivo

frizzante come una bottiglia di champagne che sta

per essere stappata. Il paesaggio più bello della

Sardegna è sicuramente il mare: trasparente, pieno

di pesciolini rossi, gialli che ti nuotano fra le gambe.

La spiaggia era invasa da tante minuscole pietre preziose: i granelli di sabbia, che sotto al sole brilla-

vano. Sulla spiaggia ci potevi trovare , se eri fortunato , conchiglie di madreperla trascinate a riva dal

mare. Quando guardai gli scogli, rimasi colpita da uno di essi che la natura aveva modellato come un

leone accovacciato che guarda l’orizzonte.

Un altro paesaggio stupendo della Sardegna erano i prati verdi, pieni di fiori: tulipani, papaveri, viole…

e i tanti alberi di ciliegio i cui boccioli emanavano un dolce profumo. Immerso fra la natura c’era un

castello abbandonato, le cui torri erano ricoperte dall’edera. Forse ci aveva abitato una principessa

insieme al suo principe.

Mi sentivo piccola rispetto a tutto, il mare, i prati, ero immersa fra l’azzurro del cielo e il verde dei prati,

sembrava un quadro. Un quadro dei più belli al mondo.

Bellocchi Anna Barbara 1E

Quest'estate sono andata invacanza in un posto bellissimo Estate!

I primi raggi di sole mi scaldano il cuore, la

vivacità dei colori dei fiori mi illumina gli occhi,

i cinguettii degli uccellini sono carezze per le

mie orecchie.

Tutto diventa magico e i prati strapieni di fiori e

gli alberi che con la loro maestosità completa-

no il paesaggio, annunciano l’arrivo di una

nuova stagione.

Ora vado a scuola con un sorriso felice stam-

pato sulla bocca.

Durante le noiose ore di studio osservo la finestra e sogno.....sogno di volare come le rondini, vedere

il mondo che sta cambiando dall’alto di una nuvola...

Quando andiamo al mare mi sento veramente libera, libera da tutti i pensieri, libera da tutti i proble-

mi e tutto ciò che è successo sembra essere sparito.

Anche il sole sembra non voler andare via e rimane fino a tarda sera ad ammirare l’allegria della natu-

ra che sta cambiando.

Tute le emozioni che riempiono il mio cuore in questo periodo sono dovute all’Estate che sta giun-

gendo e che porta in Terra meravigliosi, splendidi, bellissimi cambiamenti.

Valeria Gregori IE

1918

Ricordi dell’antico cipresso di San Francesco Racconta con la tua sensibilità ed intuizione lavita di Giovanni Pascoli immedesimandoti nelpoeta

Il peso degli anni vibra su ogni mio ramo.La mia veneranda età, pensate ho quasi settecento anni, mi ha permesso di incontrare tanta gente,ognuna diversa dall’altra, ma la mia corteccia batte per S. Francesco, che, secondo una leggenda,mi donò la vita attraverso il suo bastone improvvisamente germogliato.La mia nascita è dovuta a costui, il quale, tra il 1213 e il 1215, si fermò a Villa Verucchio; mentre egliattraversava i campi del paese, un ramo, da lui poi usato come bastone, gli si impigliò nella tunica.Al finir del giorno, quando le tenebre si impossessarono degli infiniti colori lucenti, San Francescogettò il bastone nel fuoco, ma esso non bruciò così il Santo lo piantò.Dal germoglio di quel bastone sono nato io.Data la mia arcaica età ho conosciuto uomini del passato e sono stato colpito dai modi di fare dellepersone del Medioevo.Sono rimasto sorpreso dal popolo medievale e dalla sua autentica religiosità.San Francesco ripeteva spesso una frase che mi colpiva molto: “ Non casca foglia che Dio nonvoglia”.Queste parole sono la sintesi della profonda fede del popolo medievale.Niente accade per caso , tutto è compreso dentro un misterioso disegno.Che differenza dall’uomo illuminista che si considerava il centro del mondo!Gli uomini sono proprio degli esseri particolari! Si sentono forti, potenti, in realtà sono fragili come lefoglie degli alberi che cadono in autunno. Solo un poeta era riuscito a capirlo, mi sembra si chiamas-se Ungaretti (noi alberi non siamo molto colti!!).Io amavo molto San Francesco che era la fonte della mia vita, ma quando seppi della sua morte midisperai e, anche se può sembrare strano, il mio sangue verde iniziò a scendere dalle mille cavitàminuscole incise sulla mia corteccia.Conoscendolo imparai ad amare la vita in tutti i suoi aspetti....Soffrii per molte cose nella mia esistenza, soffro ancora adesso, dato che di cose brutte ne succe-dono in questo mondo: quella che mi ha recato più sofferenza è stata la caduta della mia cima, lamattina del 6 Dicembre 1980. Quel giorno, mentre le campane del vicino campanile suonavano l'”AveMaria”, essa cadde fragorosamente a terra.Un’altra mia disgrazia risale a circa due secoli fa, quando mi diedero fuoco i soldati di Napoleone,un grande condottiero francese.Ora sorgo a Villa Verucchio, davanti ad un monastero per frati minori e sono famoso in tutt’Italia perle mie leggendarie origini e per la mia veneranda età. Le mie uniche consolazioni sono i ricordi deimomenti vissuti insieme a San Francesco...“Chi lavora con le sue mani è un lavoratore. Chi lavora con le sue mani e la sua testa è un artigiano.Chi lavora con le sue mani,la sua testa e il suo cuore è un artista”ripeteva spesso. ”Dov’è odio, fa’che io porti l’amore. Dov’è offesa, che io ti porti il perdono. Dov’è discordia, che io ti porti l’amore.Dove sono le tenebre,che io porti la luce”.Non so se reggerò ancora per anni, ma sono sicuro che, anche da morto, mi rimarrà il ricordo dellamia interminabile esperienza sulla terra, e, chissà, forse potrò anche raccontare l’esperienza delParadiso dove spero che il buon Dio mi accoglierà!!!!!

Valeria Gregori IE

La mia vita non è stata una delle migliori, forse nemmeno una delle più facili. Ormai sono un signoreanziano, so come funziona il mondo, ma c’è qualcosa che ancora non capisco e non capirò mai… ilperdono.Mi chiamo Giovanni Pascoli e sono nato il 31 dicembre del 1855 a San Mauro di Romagna, in unacasa che avrebbe ospitato ben dodici persone e che piano piano il tempo avrebbe portato via.Ero il quarto dei miei dieci fratelli, colui che sapeva come funzionavano le scelte e le cose in famiglia,colui che cercava di trasmettere i propri sentimenti scrivendo, perché forse era l’unico modo con cuiriuscivo a dialogare con la poesia.Mia madre, Caterina aveva conosciuto mio padre Ruggero Pascoli a San Mauro e così si erano inna-morati , il loro amore poteva davvero superare ogni difficoltà, e mio padre si era trasferito nella cittàin cui poi siamo nati tutti i fratelli.Già da bambino amavo scrivere, era il metodo con cui parlavo, esprimevo ciò che mi rendeva felicee ciò che mi rendeva malinconico, era così facile… chiudevo gli occhi, ascoltavo il mio cuore, e leparole uscivano così facilmente, volavano come d’incanto senza emettere alcun suono, solo il miopensiero parlava, parlava continuamente soffiando frasi, pensieri, poesie.A sette anni mi trovavo già fuori casa, come un bambino sicuro già di quel che volevo, ero in cercadel futuro che sognavo, così i miei genitori mi avevano mandato a Urbino per studiare dagli Scolopi.Un giorno, però, avrebbe cambiato la mia vita, avrebbe inciso un pugno di pietra, avrebbe piovuto suquel cuore, che stracolmo di disgrazie avrebbe riempito la mia poesia, sconvolgendola del tutto.Quella casa, dove io e i miei fratelli avevamo vissuto per lungo tempo, sarebbe diventata vuota, silen-ziosa, triste. Proprio lì dove c’era il bene e la generosità avrebbe invaso la rabbia, la malinconia, l’odioper qualcuno senza nome.Proprio mio padre, quel giorno che non si cancellerà mai nella mia mente, era andato a Cesena, unsignore gli aveva detto di aspettare alla stazione perché qualcuno sarebbe arrivato, quel qualcuno chenessuno ne aveva visto neanche l’ombra.Così mio padre stava tornando a casa con due bambole per le due piccole, era felice, ne sono sicu-ro, voleva tornare finalmente a casa, ma qualcosa glielo aveva impedito, un colpo da sparo che loaveva portato alla morte.Lui era stato l’inizio di una serie di lutti nella mia famiglia, quei lutti che avevano portato così tanta tri-stezza e rabbia. Quel qualcuno che aveva causato tutto ciò non se ne era scoperta mai l’identità, erarimasta nell’ombra anche dopo tre processi, forse non se ne era mai voluto conoscere il volto , forseperché era qualcuno di importante, forse per denaro barattato che secondo gli assassini può uccide-re un’anima.Dopo la laurea ho deciso di intraprendere la carriera di insegnante di latino e greco aMatera e a Massa , con cui ho provato a ricostruire il primitivo nucleo familiare con le mie piccole sorel-le Ida e Maria. Nel 1906 ho ottenuto la cattedra di letteratura italiana all’Università di Bologna succedendo aCarducci. Secondo me la poesia ha una natura irrazionale e con essa si può giungere alla verità diogni cosa, con essa si esprime ciò che si può rendere reale. La poesia è per me ancora un misteroda svelare, come lo è il perdono, ma proprio quel mistero impossibile può raggiungere la speranza.

Celine Mangolini 2E

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Nascita

poesia composta a Casa Pascoli durante la visita

La notte gremita d'ombre più densel'erba lupina che accarezza il dolce prato.

Ad un certo punto un tinnulo squillo:è l'aspra mattina che si fa sempre più densa.

Emmanuel Piantieri classe 2E

Racconta con la tua sensibilità ed intuizione lavita di Giovanni Pascoli immedesimandoti nelpoeta

Ciao a tutti cari studenti e studentesse mi chiamo Giovanni Pascoli soprannominato Svanì in dialettoromagnolo. Sono quarto di dieci figli. Sono nato a San Mauro di Romagna in provincia di Forlì il 31dicembre del 1855 da Ruggero Pascoli e Caterina Alloccatelli Vincenzi. Mio padre era l’amministrato-re della tenuta agricola “La Torre” della nobile famiglia Torlonia, originaria di Roma. Nel 1862 entrainel collegio“Raffaello” di Urbino insieme ai miei fratelli Giacomo e Luigi. Al soli dodici, precisamentenel 1867, persi mio padre Ruggero ucciso da una fucilata in agguato durante il suo ritorno a casa. Ildolore fu tantissimo e ancora mi assale all’idea di non avergliela fatta pagare all’assassino che non siè mai scoperto. Dopo quel orribile accaduto io i miei fratelli e mia madre ci trasferimmo da villa Torloniaalla nostra città natale dove dopo a distanza di un anno dalla morte di mio padre persi anche miamadre e una delle mie sorelle.Nel 1876 partecipai ad una manifestazione contro il ministero della Pubblica Istruzione e poichéfischiai mi fu tolta la borsa di studio. Nel maggio del 1876 morì anche il fratello maggiore Giacomo cheaveva fatto da “piccolo padre” e Giovanni si trovò a vivere di lezioni private e di supplenze e patì lafame. Nel 1880 il grande poeta Giosuè Carducci mi incitò a riprendere gli studi all’Università diBologna. Mi laureai due anni dopo il 17 giugno del 1882 con una tesi in letteratura greca. Così le miecondizioni di vita iniziarono a migliorare anche se nel mio cuore sentivo ancora come una mancanzaperché ora dovetti cominciare a guadagnarmi soldi e cibo da solo .Il 27 ottobre del 1897 fui nominato professore di letteratura latina all’Università di Messina. Nel 1903fui nominato professore di grammatica greca e latina all’Università di Pisa . Nel novembre del 1905fui nominato titolare della cattedra di letteratura italiana dell’Università di Bologna, succedendo alCarducci, che aveva chiesto il collocamento e il riposo , e che aveva espresso parere favorevoleriguardo a tale successione.

Il 18 febbraio del 1912 mi ammalai di Cirrosi, anche se felice e orgoglioso di aver raggiunto tale impor-tanza da solo , dovetti lasciare Castelvecchio per cercare cure più idonee a Bologna. Nel marzo dellostesso anno vinsi la Medaglia d’oro al concorso di poeta latina di Amsterdam in Olanda. La mia vitaterminò con questa medaglia e fui sepolto, per volontà di mia sorella Maria soprannominata Mariù, nelcimitero della nostra casa a Castelvecchio di Barga. Per me l’uomo e il mondo sono avvolti dal miste-ro, sono minacciati dal male, dall’ ingiustizia e dalle morte. Dopo le tante sventure familiari mi allonta-nai dalla fede cristiana secondo me, infatti, né la religione, né la scienza sono in grado di spiegare larealtà. Solo i poeti possono intuire il significato della vita e scorgere nel mistero del destino umano laverità che sfugge alla maggioranza degli uomini. Nel poeta, infatti, c’è una parte dell’anima di “fanciul-lino” che sa capire il segreto delle cose e che rimane tale anche alla fine dell’infanzia e che continuaa guardare il mondo con lo stesso stupore, con “meraviglia, come per la prima volta”.

Desideria Ricciato 2E

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La notte dei desideripoesia composta a Casa Pascoli durante la visita

Notte stellata, notte illuminatanotte da tante stelle accompagnata.Astri sognanti, astri ardentiper tutti i desideri, anche quelli irriverenti.

C’è chi ama e vuole essere ricambiatoda chi nel cuore ha candidato.Chi l’amore ancora non ha trovato e vuole essere al più presto amato.

Chi brama l’oroe spera di trovare un tesorochi la buona salute spera di manteneree prega perché ciò possa accadere.

Notte non rimanere sorda a quest’umanità!Ma illumina la tua oscurità,con una pioggia di stelle cadentiper esaudire tutti i desideri, anche quelli irriverenti.

Desideria Ricciato 2E

Sognante

Sognante soffiatore di pensieri,l’ombra lo sta ricoprendo,la realtà lo sta abbandonando.

Sognante,Sognante compositore di desideri,Le idee lo stanno avvolgendo,la realtà lo sta distogliendo.

Sognante,Sognante spargitore di aspirazioni,le illusioni lo stanno stravolgendo,la realtà lo sta deludendo.

Volano i sogni,volano contro ogni immaginazione,solcano la realtà,solcano l’impossibile.

Saltellano i pensieri,saltellano con allegria,vincono la vita,vincono l’invisibilità.

Celine Mangolini 2E

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Conosci bene la vita di qualche cantante, sportivo, attore che ammiri ?Immedesimati nel personaggio che preferisci e racconta sottoforma diautobiografia in forma singolare chiusa, dopo un periodo iniziale di dif-ficoltà e di scoraggiamento, come abbia ottenuto il successo.

Sono qui davanti allo specchio incorniciato di legno dorato e osservo il mio volto con la mia parrucca bianca eil trucco da pagliaccio in viso: vedo ormai solo delle ombre riflesse sul vetro, la luce accecante dei riflettori sulset dei miei film mi ha accecato la vista; mi avvicino e distinguo le mie rughe profonde, sotto il cerone biancoe pesante del mio personaggio, ma i miei occhi hanno ancora la vista di quando ero bambino.È l’anno delSignore 1966, sto girando il film “Uccellaci uccellini” per il mio amico Pier Paolo (Pasolini), che mi ha sceltoper recitare la storia di un padre che con suo figlio va in giro per il mondo e si imbatte in un corvo parlanteche ci fa la morale secondo la filosofia marxista.

Penso che questo uccello faccia una brutta fine nel copione di Pier Paolo, perchè stufo delle sue chiacchiere,lo devo acchiappare e mangiarlo.Mio figlio, in questo film, è interpretato da quel “pischello” di Ninetto Davoliche, appena si è aperta la porta dell’ascensore e si è trovato per la prima volta la mia faccia di Totò, è scop-piato a ridere ed è stato subito rimproverato da Pasolini.Mentre il giovane Vincenzo Cerami mi ripeteva nelleroulotte forti e chiare le parole del copione per la mia cecità, ripensavo alla risata di Ninetto, ragazzo poverodelle borgate romane.

Lui non sa che anch’io sono stato un bambino povero in canna come lui, lui non sa che i miei occhi sonoancora quelli del ragazzo che era nato in Via Santa Maria Ante Secula n.9 nel rione poverissimo della Sanitàa Napoli, uno dei quartieri più miseri della città; lui non sa che il mio gesto d’attore è lo stesso di quando,bambino, imperversavo nei vicoli e nelle piazze della mia città, tra i panni stesi e le finestre barocche arruggi-nite dal tempo.

Allora, in quel tempo, mi chiamavo Antonio de Curtis, non ancora discendente di una famiglia nobile, non eroancora Totò, ma improvvisavo sulla strada, tra le urla del mercato e i colori meravigliosi del cielo di Napoli,piccole scenate davanti al pubblico dei miei parenti; avevo provato tante volte i miei gesti, piazzato di fronte auno specchio come ora, a provare e riprovare smorfie e lazzi.

Da quelle strade napoletane piene di festa e di voci, con nel cuore mio padre che non ho mai conosciuto, fre-quentai le elementari e poi andai al Ginnasio, dove un precettore, poco accorto e un po’ violento, scherzandocon me a tirare di box, mi colpì in faccia e mi procurò l’atrofizzazione della parte sinistra del naso e il dislivellodi un centimetro fra i due lati del viso creandomi la mia maschera, la mia fortuna: quella di Totò.

Con quella faccia storta, più grandicello, salii sul palco dei teatrini scalcinati dove, per poco meno di un paiodi lire a sera, mi esibivo come fantasista, cioè come attore comico che alla recitazione della parola alternavail canto, il ballo, e numeri di destrezza.

Nel gelo di quei teatri creai i miei primi personaggi, da “Fifì Rino”, «un tipo molto fino a cui ogni donna apre ilcuore, e al cui sguardo langue e muore», a “Don Ciccio Salsiccio”, «che ovunque m’impaccio e m’impiccio»,al “Bel Ciccillo”.

Era il lontano 1916, avevo preso parte agli spettacoli di Ninì Maggio, capostipite di una gloriosa famiglia diteatranti: a fine serata entravo in scena, recitavo macchiette ed eseguivo acrobazie come il “morto vivo” e le“capriole a pagamento”; una sera avevo conosciuto un giovane che si chiamava Peppino de Filippo.

Nel 1922 lasciai la mia antica e amata città e mi trasferì a Roma, dove entrai nella compagnia comica diUmberto Capece, con cui recitavo in una misera barocca di legno e nei più poveri teatri di varietà.

Non avevo neppure i soldi per tornare a casa con il tram, guadagnavo solo una lira a settimana, chiesi piùsoldi ma finii licenziato dal capo comico.

Approdai al Teatro Iovinelli; avevo solo una specie di frac lungo e largo, un paio di pantaloni a “zompafosso”,corti e ridicoli, che mettevano in mostra dei calzini a righe colorati, e avevo solo una bombetta.

Diventai famoso e cominciai a fare i film: i più celebri sono “Totò a colori”, “Totò, Fabrizi e i giovani d’oggi”,“47 morto che parla”, “La banda degli onesti”, “Totò truffa ‘62”, “San Giovanni decollato”, “Miseria e nobiltà”…etc; ma la cosa più importante che imparai è che un vero comico deve avere coscienza del dolore, che poitraduce al pubblico come comicità.

Eccomi qui, ora, davanti allo specchio, eppure capisco una cosa: io faccio ridere tutti, ma dentro di me sentoancora il dolore della povertà, la sofferenza di ogni uomo, e dentro il mio sorriso c’è la fame, e i miei occhiche fanno ridere il mondo vincono la morte con il cuore di un bambino.

Emmanuel Piantieri 2E

Ulisse, per convincere i suoi compagni a seguirlo nell’ultima e più peri-colosa impresa, rivolge loro un’esortazione:Fatti non foste a viver come bruti, / ma per seguir virtute e conoscenza.Prova a spiegare la validità dell’esortazione di Ulisse nei vari periodistorici.Fin dall’antichità l’uomo ha sempre voluto o dovuto conoscere meglio il mondo che lo circondava, sia

per la necessità di migliorare le sue condizioni di vita, sia per conoscere nuovi posti in cui potersi

avventurare. L’uomo primitivo pian piano si è evoluto iniziando a ripararsi nelle grotte, ad accendere

un fuoco, a cacciare e utilizzare gli animali per nutrirsi e vestirsi. Queste scoperte che a noi magari

sembrano di poco conto per loro sono state importanti e dettate dalla necessità di ripararsi, nutrirsi e

riscaldarsi. Hanno dovuto cercare nuove terre da coltivare dove poter far nascere i loro villaggi diven-

tando stanziali. In realtà gli uomini non sono mai diventati del tutto fissi in un territorio, perché sono

stati indotti a cercare nuove vie di comunicazione e nuovi porti per poter commerciare i loro prodotti,

dando vita a colonie che sono diventate vere e proprie città. Nonostante le vie di comunicazione fos-

sero poco sicure e non si avevano mezzi molto adatti, hanno cercato nuove strade per raggiungere

terre di cui ne ignoravano l’esistenza. La necessità di spezie e di oro ha portato l’uomo a circumnavi-

gare l’Africa e raggiungere poi l’India. Ad esempio Cristoforo Colombo certo di arrivare in India è par-

tito dalla parte opposta, criticato da tutti e ritenuto un folle, ma la sua impresa portò alla scoperta di

nuove terre; Amerigo Vespucci si rese conto che era un nuovo continente, Ferdinando Magellano che

circumnavigando il globo dimostrò che la terra era rotonda. Quindi il commercio si è spostato dal

Mediterraneo, che in realtà era un mare piccolo, all’Oceano Atlantico, sconosciuto e grandissimo.

Dopo aver scoperto tutto ciò che c’era da scoprire sulla Terra, l’uomo si è diretto sulla Luna e poi su

altri pianeti, cercando di dimostrare se nell’universo siamo soli oppure no. Tutti possiamo essere dei

potenziali Ulisse perché l’importanza della conoscenza non ha né età né limiti. Il desiderio di cono-

scenza appartiene ad ogni uomo che deve sfruttarlo ponendolo come base per la propria vita. È pro-

prio questo che distingue un uomo da un bruto, come dice Dante: l’essere umano è superiore agli altri

esseri e questo gli deriva dal desiderio di conoscenza, dal coraggio e dall’audacia. Però a volte spin-

gersi contro il limite estremo può portare a conseguenze disastrose, come la morte di Ulisse dopo che

ebbe oltrepassato le Colonne d’Ercole. Niente e nessuno è riuscito a dissuaderlo dall’intraprendere il

“folle volo”, nemmeno i suoi affetti più cari. L’uomo è intelligente e deve sapere fino a che punto si può

spingere per non arrivare a eventi terribili come la morte. Non si deve far trascinare dalla impulsività,

ma deve ragionare e capire fin dove l’uomo ha la capacità o possibilità di arrivare. Ogni impresa è resa

possibile dalla volontà divina che quindi pone dei limiti alla natura umana.

Andrea Biagini classe 2E

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AcrosticiPubblicaUscitaBanalmenteBurlonaLiberaIdeeConIntenzioniTanto persuasiveAl pubblicoCeline Mangolini 2E

Giorni, mesi anniIn cuiOgni giornaleRazionaleNascondeAvvenimentiLiberamente edEsclusivamente di informazioneCeline Mangolini 2E

GirandoIntorno aOgni notiziaRecente NuoviArticoli vengono allaLuce carichi di fattiElettrizzantiAndrea Biagini 2E

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Celine Mangolini 2E

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Andrea Biagini 2E

I Fumetti di Francesco

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Sono un ragazzo di IG e voglio condividere con voi le emozioni provate nel guardare “Stelle sullaterra”, un bellissimo film che parla di dislessia in modo delicato e costruttivo. Ishaan è uno studenteindiano che ha la fortuna di incontrare un insegnante veramente SPECIALE.Ishaan vuole prendere un pesce nell’acqua di un canale della sua città: prende un retino nero, aspet-ta che i pesci si avvicinino alla rete poi ne prende uno.Ishaan ce l’ha fatta! Ha preso due pesci, li ha messi nel bicchiere, ma dall’autobus suona il clacson eil professore chiama: “Ishaan!”.Ishaan vorrebbe prendere altri pesci, ma un professore lo tira per la maglia, dicendo: “Ma che fai conla testa nel canale? Non hai sentito il clacson? Facciamo sempre tardi per colpa tua!”Appena scesidall’autobus vanno a scuola, ma il signore all’ingresso dice a Ishaan:” Ehi! Hai le scarpe sporche!Vergognati!”In classe, la maestra ordina a Ishaan di andare a pagina 38 capitolo 4; Ishaan non capisce niente.La Maestra dice: “Chi sa dirmi cosa sono gli aggettivi?”Ishaan dice: “Le lettere stano ballando!” I compagni ridono di Ishaan.La maestra dice: “LEGGI LA FRASE CORRETTAMENTE AD ALTA VOCE!” Poi aggiunge: “HODETTO CORRETTAMENTE AD ALTA VOCE!”Ishaan ha fatto una buffonata e la maestra dice: “BASTA, QUESTO E’ DAVVERO TROPPO! FUORI!FUORI DALLA MIA CLASSE! FUORI!”Povero Ishaan… è in castigo fuori dall’aula. I compagni di classe lo prendono in giro.Dopo parecchi minuti la maestra gli ordina: “Torna dentro!”I compagni lo prendono in giro ancora così Ishaan scappa dalla scuola e va a fare un giro per tutta lacittà.Arrivato a casa, Ishaan fa un disegno con le dita: è bellissimo!La mamma fa i compiti di inglese con Ishaan, ma Ishaan fa il buffone e la mamma dice: “BASTA DIFARE IL BUFFONE, CORREGGI QUI!”.Ishaan si rifiuta e la mamma: “Cosa?” e Ishan:”NO, No, No, No”.La mamma, triste:”Ishaan! Ishaan! Ishaan!”Ishaan racconta al fratello Iuar di essere scappato da scuola.Iuar dice: ”Tu sei fuori di testa, potevano rapirti! E non c’è neanche papà a casa, idiota!”Ishaan: “Iuar, mi scrivi la giustificazione?”Iuar: “No, no, no. Io non scrivo nessuna giustificazione. Adesso dormi e domani dirò tutto allamamma.”Ishaan: “Iuan, per favore, Iuan, per favore, grrrrr (verso del maiale)”.La mattina seguente, Ishaan: “Tieni, ecco la giustificazione, maestra”.La maestra legge a bassa voce: < Vorrei giustificare mio figlio per l’assenza di giovedì. Ha avuto tossee febbre>.Ishaan, dal posto, deve trovare il risultato di 3x9. Come risultato mette 3.Tornato a casa trova Iuar, felice: “E’ tornato papà!” Ishaan corre ad abbracciarlo: ” Quando sei torna-to, papà?” “Stanotte, mentre tu dormivi. Guarda cosa ti ho comprato!”Ishaan: “Le fragole!?! Papà, papà, ci porti all’acquario? Dai, per favore, all’acquario.” Il papà trova un foglio di carta per terra… “Maya, Ishaan aveva la febbre giovedì?” La mamma:“No” Ilpapà:”E questa giustificazione? Ishaan, vieni qui! Forza! Che significa? Cos’è questa giustificazione?Rispondimi, altrimenti te ne pentirai! Non guardare giù, non abbassare gli occhi, guarda me, guardame, guardami e rispondi: “Dove sei stato giovedì, dove?” Maya ribatte: “Dove sei stato?” Il papà: “Noneri a scuola? Rispondi”Ishaan con un filo di voce: “Sca…” Il papà: “Che hai detto?” e Ishaan: “Scappato!”Il papà: “Cosa? Sei scappato da scuola, Ishaan? E che cosa hai fatto? Che hai fatto? Dove sei anda-to?”

Ishaan: “In giro.” E il papà: “In giro! In giro dove? In giro dove? Con chi stavi? Con chi ci sei andato?”Ishaan: “Da solo” Il papà: “Da solo? Dico, sei impazzito, sei diventato completamente matto? Sei statoin giro per tutta la città e non hai pensato ai tuoi genitori, idiota? Ma che succede qui, Maya, hai sen-tito? Se si fosse perso come l’avremmo ritrovato? E questa chi l’ha scritta, chi ha scritto la giustifica-zione? Tu non sai scrivere bene, pezzo d’asino idiota, altrimenti saresti stato promosso!” Maya dice:“Chi l’ha scritta, diglielo a papà, su, avanti, chi l’ha scritta?“ Il papà: “Ishaan, guarda che è l’ultima voltache te lo chiedo. Chi ha scritto questa giustificazione, CHI L’HA SCRITTA? DIMMELO!”Il giorno seguente i genitori si recano alla sua scuola.La maestra dice: “Non ci sono progressi, nè a casa, nè in classe, i libri sono i suoi nemici, lo studio èuna specie di punizione. Quando scrive in inglese sembra che scriva in russo!” Un’altra maestraaggiunge: “Passa tutto il tempo a chiedere il permesso di andare in bagno: “Maestra, ho sete, devofare pipi, sete pipi, sete pipi, e disturba tutti gli altri con le sue buffonate. Avete visto la sua pagella?Ci sono gravi insufficienze. Maya dice: “Perché, ci avete dato la pagella?”La maestra: “Mercoledì scorso e non l’ha ancora riportata!Tenga, questa è una copia, signora Awasthi. Vi faccio vedere il compito di matematica. 3x9 = 3 ebasta, dopo di questo ha lasciato tutto in bianco, sembra impossibile che sia il fratello minore di Iuan”La segretaria esclama: “Ah! Signora Awasti! Questa è già la terza volta che suo figlio ripeta la secon-da. Credo che ci siano delle scuole speciali, più adatte a lui.”Usciti da scuola, il papà, in macchina, dice: “L’hanno preso per un ritardato, penso che mio figlio nonsia normale. Lo sai, in quella classe ci sono 60 alunni, non possono pensare a lui!” Maya, sempre piùtriste: “Non so più che fare, ho lasciato il lavoro per i figli, per la casa. Ishaan, Ishaan, Ishaan, Ishaan!”Tornati a casa, seduti al tavolo per la cena, il papà continua: “No, Maya, questo qui non cambierà ma”.E aggiunge: “Ok! Ok! Lo porteremo in collegio domani mattina. Fatto!” Maya: “ Lo sposti a metà qua-drimestre?” Papà: “E’ stato irresponsabile!” Ishaan:” NO, NON CI ANDRO’, NON CI VOGLIO ANDA-RE!” Papà: “Ishaan, stai zitto e finisci di mangiare!” “Non ci andrò!” Maya: “Almeno facciamogli finirel’anno scolastico…” Papà: “Hai sentito cosa ha detto la preside? Non lo riprenderanno l’anno prossi-mo, lo bocceranno e via. E poi come dobbiamo fare?” Ishaan è molto arrabbiato col papà perché lomandano al collegio. Il papà dice: “Guarda, guarda come mi fissa, guarda che faccia tosta. Vedrai alcollegio come ti faranno rigare dritto! Devi credermi, Maya, io sono suo padre.”Ishaan si mette a piangere: “Papà, ti prego, non mi mandare papà, papà, io non ci voglio andare.Mamma diglielo tu a papà, non voglio andare in collegio, non voglio andare in collegio”.Ishaan arriva in collegio.Un maestro del collegio dice: “Tuo padre ha detto che sei un ragazzo un po’ cocciuto. Ascoltami atten-tamente, giovanotto, in questa scuola le regole sono molto importanti! Dovrai rispettarle!”I genitori di Ishaan vanno via. Ishaan è preoccupatissimo perchè rimane da solo in collegio.Un maestro arriva in classe, spiega a tutti la lezione e scrive velocemente alcune parole alla lava-gna. Ishaan, quando fissa le lettere, vede che si spostano sulla lavagna, alcune le vede al contrario,diventa confuso e non ce la fa più.Dopo alcuni giorni, i genitori tornano a trovarlo. Lui piange ancora, poverino! E si chiude in camera.Maya supplica: “Ishaan, apri la porta tesoro!” Il papa ordina: “Ishaan, apri!” Iuan: “Ehi, campione, aprila porta!”.Ishaan, aperta la porta, corre via piangendo verso la palestra, corre per tutto il campo, è molto arrab-biato. I suoi genitori dormono una notte con Ishaan in albergo poi se ne vanno via, lasciandolo anco-ra solo. Un bambino, Rajan, il migliore studente della classe e suo unico amico in collegio, gli si avvicina :“Ishaan, che fai lì? Scendi.”, ma cade perché scivola dalle stampelle. Ishaan lo aiuta ad alzarsi edentrano insieme nell’aula di disegno. Arriva un nuovo maestro mascherato da pagliaccio, con i baffi,che piace subito ai ragazzi. Tutti fanno un disegno, ma Ishaan non fa niente. Il maestro guarda tutti idisegni, ma il foglio di Ishaan rimane bianco. Il maestro decide di andare a casa di Ishaan per parla-re con i suoi genitori e dice loro che Ishaan non è stupido, è dislessico, come lui stesso. Osserva i bel-lissimi disegni di Ishaan. Tornato a scuola parla della dislessia raccontando che lo erano ancheEinstein, Leonardo Da Vinci e attori famosi e decide di prendersi cura di Ishaan. Organizza una garadi pittura per tutta la scuola, per mostrare a tutti quanto sia bravo in disegno. Ishaan fa un bellissimodisegno, gli vengono fatti tanti complimenti e vince il primo premio. Due suoi maestri gli dicono che èun ragazzo pieno di energia. Ishaan abbraccia forte il maestro che è molto contento.

Edoardo Semprini IG

…..“E voi un insegnante così, l’avete già incontrato?”

Stelle sulla terra