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LA RESISTENZA ITALIANA: CASTELFRANCO VENETO E DINTORNI

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LA RESISTENZA ITALIANA:

CASTELFRANCO VENETO E DINTORNI

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Fatti avvenuti per opera partigiana dal 1943 al 1945 nella marca trevigiana.

11 settembre 1943 I tedeschi occupano Treviso.7 ottobre 1943 Si decide la costituzione delle Forze Armate della Patria (FADP)inverno 1943 Assottigliamento delle FADP, salvo qualche sabotaggio alle linee

ferroviarie e recupero di armi, le forze partigiane sono tutte concentrate su problemi politico-organizzativi.

primavera 1944 Concentrazione di oltre mille partigiani sul Grappa suddivisi inquattro brigate; sul Cansiglio nascita della brigata “Nannetti”formata da oltre 4000 uomini.

29 aprile 1944 Rappresaglia tedesca a Sarmede.5 giugno 1944 Rappresaglia tedesca a Cordignano25 luglio 1944 Rappresaglia tedesca a Cappella Maggioreestate 1944 Azioni di disarmo contro caserme e uffici ministeriali nella zona

tra Asolo, Maser, Paterno e Crocetta.In pianura si intensificano i sabotaggi e le azioni di disarmo; primi casi di fucilazione di civili accusati di spionaggio a favore dei tedeschi.

dal 10 al 15 agosto 1944 Nel solighese i partigiani respingono un attacco nazifascista9 settembre 1944 Rastrellamento tedesco in Cansiglio per rendere più sicure le vie

verso il nord.15 settembre 1944 Rimangono in Cansiglio solo i comandi partigiani nascosti nella

foresta.dal 20 al 25 sett. 1944 Drammatico rastrellamento sul Grappa con mote

perdite nelle file partigiane.11 ottobre 1944 Attacco all’accampamento partigiano (Briana- Noale). inizi 1945 La tensione nel trevigiano è altissima: situazione alimentare

drammatica, aumento a dismisura dei prezzi.26 gennaio 1945 Rastrellamento a Pieve di Soligo.

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DATA AVVENIMENTO

30 gennaio 1945 Assalto partigiano alla caserma della RSI a Tarzo26 febbraio 1945 Incendi di abitazioni per opera fascista a Silea.4 - 5 marzo 1945 Vengono bombardate dall’ aviazione alleata Treviso,

VittorioVeneto, Castelfranco, Conegliano, Montebelluna, Ponte della Priula.

11 marzo 1945 Esecuzioni sommarie a civili presso Trevignano22 marzo 1945 Assalto partigiano alla caserma della RSI a Cordignano.28 marzo 1945 Assalto partigiano alla caserma della RSI a Vittoro Veneto 13 aprile 1945 Assalto partigiano alla caserma della RSI a Istrana.13 aprile 1945 Rastrellamenti e uccisioni di civili a Spineda di

Riese.aprile 1945 Grazie all’ aiuto partigiano crescono rapidamente le formazioni

partigiane (circa 7000 uomini), ben strutturate e sparse in tutta la provincia, ottenendo un consistente quantitativo di lanci per l’insurrezione finale.

26 aprile 1945 Vengono liberati numerosi centri dell’ Asolano e della Castellana.27 aprile 1945 Tedeschi e fascisti costretti alla resa ( Fregona, Codognè, Vallà,

Riese, Altivole, Maser, Conegliano, Vittorio Veneto, Oderzo).29 aprile 1945 Treviso è sotto controllo partigiano.29 aprile 1945 I reparti inglesi sterminano una settantina di ostaggi a Castello di

Godego e una famiglia a Caerano San Marco.30 aprile 1945 Facilitati dai successi partigiani si verificano gli ultimi scontri

presso Montebelluna con i tedeschi in fuga.fine maggio 1945 Vengono ufficialmente sciolte le formazioni partigiane.

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LOCALITÀ PARAURO11 Ottobre 1944:

Un monumento per ricordare…

Attacco all’accampamento partigiano nei pressi di Briana (Noale).

Quattro caduti partigiani a fronte di decine di perdite nazifasciste (si parla di 50 unità).

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… dalla testimonianza di un soldato partigiano …

[…] Fu un crescendo di speranza con i primi lanci alleati, con radio Londra che trasmetteva. […]

Una notte di settembre siamo arrivati a Briana, ma i contadini si sono messi a sparare scambiandoci per zingari.

In una trentina abbiamo passato la notte sull’erba sotto la pioggia. Alla mattina abbiamo preso contatto con i contadini e siamo rimasti fino al memorabile combattimento del Parauro dell’11 ottobre 1944.

I fascisti della guardia nazionale repubblicana, le brigate nere della «Muti» di Padova, della «Asara» di Venezia, di Treviso e di altri centri erano alcune centinaia:quattro i compagni caduti.

Molte decine i fascisti tra morti e feriti come testimoniò anche Barbera, ex prefetto di Venezia.

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11 ottobre 1944, ore 12.00:Ho ancora davanti agli occhi una sensazione strana: il tempo passava quasi senza che me ne accorgessi, il sole si muoveva visibilmente e calava di colpo a ponente sull’accampamento del «Barba» che era stato attaccato più aspramente di noi.

[…] .. . le undici carte da mille, ridotte ad un ammasso poltiglioso per le traversie di quel giorno, tra l’acqua dei fossi, che avevo messo, con tanta cura, stese vicino al fuoco, e nel gran discorrere con i partigiani della «Lubian -Trentin» di Bortolato, avevano preso un bel color tabacco e toccandole si sono sbriciolate.

Venezia-Mirano, 1975

Mario Zamengo (Tenente)

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… alle testimonianze degli storici e di chi lo ha vissuto …

Don Pietro Zandonadi ha riportato nel suo diario in forma assai stringata la notizia della battaglia del Parauro tra le brigate nere e gruppi di partigiani della Garibaldi, Lubian e Martiri di Mirano: “L’11 ottobre (1944) nella campagna fra il Parauro e le Brugnole avvenne uno scontro tra i partigiani ivi accampati e le Brigate Nere di Padova. Per tutta la giornata scoppi di fucile e mitraglia. Nel territorio di Briana rimase ucciso il partigiano Zucco Antonio di Roma.”

Parroco della Briana del tempo

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Egidio Ceccato nel suo libro ha scritto “Nel Padovano, l’efficacia dell’azione repressiva dei nazifascisti è rafforzata dall’arrivo di bande di fanatici fascisti...

Così tra novembre e dicembre 1944, le bande partigiane padovane - prima quelle della Bassa e poi del l’Alta Padovana - devono incassare una serie di duri colpi, che ne limitano fortemente la capacità operativa e, in qualche caso, determinano il loro completo scompaginamento”.

Nel nord-est Padovano, il segnale di questa nuova strategia di attacco globale è costituito dalla cosiddetta battaglia di Briana” dell’11 ottobre 1944 nel quale due squadre volanti garibaldine, che vivevano alla macchia tra Zeminiana e S. Angelo di S. Maria di Sala, lasciano sul terreno quattro morti, dopo essersi strenuamente difese contro preponderanti forze fasciste”.

Lo storico

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Infine la testimonianza di Luigi Furlan: “Ottobre 1944, ore 14,00: Primo attacco da via Boschi alla via ora chiamata della Battaglia.

Obiettivo: catturare i partigiani. Dopo un’ora cade il primo partigiano vicino alla casetta di Corò, in mezzo alla campagna.

Altri due vengono catturati e uccisi con un colpo di pistola alla nuca davanti alla mia casa, dove ora c’è il monumento. L’ultimo viene preso in via Padovana e ucciso sul posto. Verso

le 17.00 i partigiani riescono a rompere l’accerchiamento. Le brigate nere minacciarono di ritornare per bruciare le case. […]

Un particolare dell’episodio accaduto in quel giorno nella campagna del Noalese si ritrova narrato nel diario di un ragazzo: “Un pomeriggio del ‘44 un carro agricolo si fermò davanti alla Loggia Municipale. Scaricarono i corpi di due uomini crivellati di proiettili. Li deposero sotto la Loggia davanti alla lapide dedicata a Sailer, ideatore della linea ferroviaria della

Valsugana. Dissero che erano partigiani, dei fuoriusciti, uccisi al Parauro in uno scontro con le Brigate Nere”.

Un abitante del luogo.

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Questo monumento è stato eretto a memoria dei caduti della battaglia di via Parauro.

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Le Brigate Nere-BREVE STORIA dell’RSI-

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Brigate nere: Le SS italiane

La bandiera dell’R.S.I.

La storia del corpo della Repubblica Sociale di Salò è ancora oggi poco conosciuta e studiata.

Le SS italiane vennero impegnate le negli eccidi dei civili e negli scontri con i partigiani, i decreti ed i bandi di arruolamento, gli strumenti di propaganda, le comunicazioni interne, la struttura dei comandi.

L'esistenza di una milizia armata di SS italiane fu caldeggiata da Mussolini fin dal suo arrivo in Germania, a metà settembre del 1943, dopo la sua liberazione dalla prigionia sul Gran Sasso.

Mussolini illustrò il suo progetto direttamente ad Hitler che lo sottoscrisse delegando Himmler per l'attuazione.

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Le SS italiane vengono impegnate le negli eccidi dei civili e negli scontri con i partigiani, i decreti ed i bandi di arruolamento, gli strumenti di propaganda, le comunicazioni interne, la struttura dei comandi. L'esistenza di una milizia armata di SS italiane è caldeggiata da Mussolini.

La costituzione ufficiale avvenne col Decreto 446 del 30 giugno 1944.

Ecco alcuni articoli del Decreto:

• Art. 1 : la struttura politico-militare del Partito si trasforma in organismo di tipo militare…

• Art. 5 : gli iscritti al PFR di età compresa fra i 18 e i 60 anni e non appartenenti alle altre Forze Armate entreranno, in seguito a domanda volontaria, a far parte del Corpo delle Camicie Nere che, a seconda della loro idoneità fisica, provvederà al loro impiego

. • Art. 7 :compito del Corpo è quello del combattimento per la

difesa dell'ordine della RSI, per la lotta contro i banditi e i fuorilegge e per la liquidazione di eventuali nuclei di paracadutisti nemici. Il Corpo non sarà impiegato per compiti di requisizioni, arresti o altri compiti di polizia. L'impiego delle Brigate Nerenell'ambito provinciale viene ordinato dai capi delle province.

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Benito Mussolini ufficializza la Repubblica Sociale di Salò con un discorso trasmesso da radio Monaco il 18 settembre 1943 prendendo il nome dallo stesso comune sul lago di Garda, in provincia di Brescia, che fu sede del governo. Questo è riconosciuto soltanto dall’Asse e dagli stati satelliti.

Essa raccoglie i fascisti in fuga dal sud e dal centro Italia e con l'appoggio dell'esercito di occupazione nazista tedesco.

La RSI fu orientata dagli esponenti oltranzisti del regime, tra i quali Alessandro Pavolini, segretario del neocostituito Partito fascista repubblicano, e Rodolfo Graziani, responsabile della Difesa e di ricostruire un nuovo esercito repubblicano che invia il 1° ottobre un invito ad aderire a ufficiali e militari.

Sopra: Adolf Hitler e Benito Mussolini

Da sinistra a fianco: Graziani e Pavolini

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La Repubblica sociale non dispone all'inizio di un esercito, ma di un insieme di polizie e di corpi armati.

Ci sono due i gruppi scelti, la Guardia Nazionale Repubblicana comandata da Renato Ricci e la X MAS comandata da JunioValerio Borghese che si distinsero nelle rappresaglie contro la popolazione civile accusata di "collaborazionismo" con i partigiani.

La Repubblica di Salò è uno strumento al servizio dell'occupazione tedesca, sebbene Mussolini tentasse di rilanciare un'autonoma proposta politica riprendendo i toni sociali e repubblicani del fascismo. Compito principale della RSI fu la repressione partigiana.

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Il giuramento al Führer

Sono circa 20000 i volontari italiani al totale servizio della Germania ma la cifra esatta non si è mai riusciti a definirla

con certezza. Le SS italiche costituiscono un corpo a parte.

Il generale di brigata delle Waffen-SS Peter Hansen assume la direzione operativa, dipendendo a sua volta dal generale

Karl Wolff, comandante supremo delle SS e della polizia tedesca nell'Italia occupata.

Le SS italiane sono composte da militari che accettano di agire al comando di ufficiali germanici.

I nomi dei volontari sono inviati a Berlino e gli stessi ordini per gli ufficiali superiori sono dati in lingua tedesca.

Le SS italiane si proclamano apertamente ammiratrici del nazismo.

La formula di giuramento: «…sarò in maniera assoluta obbediente ad Adolf Hitler supremo comandante dell'esercito

tedesco».

Nelle SS italiane non tutti si arruolarono volontariamente. Diversi i casi di adesione forzata tra i prigionieri messi di

fronte all'alternativa "o con noi o al muro". Non isolati sono icasi di diserzione, a volte conclusisi con la fucilazione.

Il Führer

Sotto: Targa di un auto delle Brigate Nere

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L’Ordine Nero

Nella seconda guerra mondiale le Waffen-SS (le SS addestrate al combattimento) giungono a contare circa

900.000 armati.

Accanto ai reparti tedeschi si costituirono molte altre unità di diversa provenienza: di fiamminghi e valloni, di

francesi, di olandesi, di norvegesi, di ungheresi, di albanesi, di croati, di lettoni, di estoni e di ucraini, di

bulgari.

Una divisione, composta da mussulmani bosniaci, èimpiegata in Jugoslavia contro i partigiani di Tito.

Un esercito internazionale, cresciuto all'ombra della svastica.

Sopra: La spilla militare delle brigate nere

Sotto: La svastica Hitleriana

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A sinistra: Distintivo Lavoratori Italiani In Germania

A destra: Soldato della Repubblica di Salò

Principali formazioni

armate della RSI

Esercito Forza dichiarata 300.000 uomini e diverse unità anti–partigiani.

Marina Repubblicana Forza dichiarata: 26000 uomini. Opera con il naviglio sottile e con i sommergibili nell’Atlantico e nel Mar Nero.

Aeronautica Repubblicana Forza dichiarata: 79000 uomini. Opera con caccia di fabbricazione italiana e tedesca per la difesa del territorio, e con aerosiluranti attaccando anche navi a Gibilterra.

Guardia nazionale repubblicana (ex Milizia). Forza dichiarata: 140-150 mila uomini. Costituita il 20 novembre 1943, è la prima «superpolizia del partito». Dal dicembre 1943 incorpora anche i carabinieri rimasti.

Decima Mas Forza dichiarata: 10.000 uomini. Fondata da Borghese il 9 settembre 1943, (è l'unico corpo armato italiano nato prima della costituzione della RSI).

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Brigate nere (comandante il segretario del PFR Alessandro Pavolini) Forza dichiarata: 110.000 uomini. Create il 30 giugno 1944 trasformano il Partito fascista in organismo militare; vi appartengono «tutti gli iscritti al Partito fascista repubblicano di età fra i 18 e i 60 anni, non appartenenti ad altre forze ausiliarie». Le Brigate nere sono 39, ognuna corrispondente a una provincia. Ciascuna porta il nome di un caduto fascista: destinate esclusivamente alla lotta contro i partigiani.

Legione autonoma mobile Ettore Muti Forza dichiarata: 2300 uomini. Costituita nel gennaio-febbraio 1944, la Muti ha sede a Milano. È composta da due unità: - il battaglione mobile che opera nelle vallate per i rastrellamenti - quello che presiede Milano, noto per le torture ai prigionieri, le estorsioni e i saccheggi.

Servizio Ausiliario Femminile 5500 donne. Nasce ufficialmente il 18 aprile 1944 per: servizi ospedalieri, amministrativi, logistici, assistenziali, posti di ristoro e protezione antiaerea.

Le SS italiane Con circa 20000 italiani opera dalla fine del '43 all'aprile del '45. Non è inquadrabile nelle forze armate della RSI.

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La divisione territorialeOgni regione ha tante Brigate Nere quante erano le province. In più si costituisce un

gruppo di Brigate Nere Mobili.

Alcuni esempi:VENETO Bartolomeo Asara (Venezia), Luigi Begon (Padova), Amerigo Cavallini (Treviso), Stefano Rizzardi(Verona), Francesco Turcato (Vicenza), Romolo Gori (Rovigo).

LOMBARDIA Aldo Resega (Milano), Leonardo Cortesi (Bergamo), Enrico Tognù (Brescia), Cesare Rodini(Como), Augusto Felisari (Cremona), Marcello Turchetti (Mantova), Alberto Alfieri (Pavia), Sergio Gatti (Sondrio), Dante Gervasini (Varese)

EMILIA ROMAGNA Mirko Pistoni (Modena), Igino Ghisellini (Ferrara), Eugenio Facchini (Bologna), Italo Capanni (Forlì), Virginio Gavazzeni (Parma), Pippo Astorri (Piacenza), Amos Maramotti (Reggio Emilia), Ettore Muti (Ravenna).

TOSCANA Raffaele Manganiello (Firenze), Emilio Spinelli (Arezzo), Benito Mussolini (Lucca), Emilio Tanzi(Pisa), Ruy Blas Biagi (Pistoia).

BRIGATE NERE MOBILI 1) Vittorio Ricciarelli, 2) Attilio Pappalardo, 3) Danilo Mercuri, 4) A. Corrao, 5) Aldo Resega, 6) Enrico Quagliata, 7) Dalmazia, 8) Tevere, 9) Arditi, 10) Ministeriale, 11) Giovanni Gentile.

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La propaganda fascista

Le Brigate nere furono le principali responsabili del clima di terrore e di

violenza che caratterizzò l'ultimo anno di guerra nel nord Italia.

Come sottolineato dal teschio disegnato sulla bandiera nera, i fascisti avevano il culto della morte, che veniva elevata a

simbolo.

L'azione armata non era un mezzo, duro e necessario in una guerra, ma arrivava a

costituire il fine stesso di un'esistenza e di una pratica militare totalmente votate alla violenza più selvaggia e indiscriminata.

Manifesto propagandistico Ottobre 1944, formato 70x100. Archivio Istituto storico di Modena

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La Divisa

Le divise, a differenza delle SS tedesche, avranno inizialmente mostrine rosse e solo in seguito ( almeno per alcuni reparti) nere.

I gradi erano ordinati secondo la gerarchia tedesca.

Sui berretti e sugli elmetti il "teschio d'argento" e le due S stilizzate. Unici segni distintivi: un'aquila su fascio littorio romano e, verso la fine del 1944, il simbolo delle tre frecce incrociate racchiuse in un cerchio da portare sulla mostrina destra.

In alto: soldati in uniforme

Sopra: L’uniforme del Fuhrer - Hitler

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Feroci assassini

Tranne due battaglioni, le SS italiane sono impiegate dai tedeschi in operazioni di polizia e di rastrellamento antipartigiano nelle regioni del nord Italia (Piemonte, Lombardia, Veneto, Marche e Umbria).

I tedeschi, affiancati dalle Brigate nere, attaccavano con fucili, mitragliatrici, cannoncini e due grossi cannoni, avevano anche postazioni, che permettevano di sparare dall'alto, in alcuni edifici vicini; i partigiani avevano solo armi automatiche, fucili e bombe a mano.Da "La battaglia di Porta Lame“

Il contributo di orrore e di ferocia delle SS italiane si esprime in altri campi: nei corpi delle polizie speciali che infestano l'Italia (nota lacosiddetta "banda Carità”).Le SS faranno anche da aguzzini, nel lager-crematorio della Risiera di San Sabba a Trieste.

Eccidi e rastrellamenti.

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Fine ingloriosa

Un tribunale della RSI processa a Verona i gerarchi del Gran Consiglio, che, nella seduta del 25 luglio 1943, hanno votato un ordine del giorno contro Mussolini, provocandone la caduta. Il processo si

conclude il 10 gennaio 1944 con cinque condanne a morte. La RSI crolla con l'avanzata degli Alleati e con il successo della Resistenza.

La fine della RSI: la morte di Mussolini, giustiziato dai partigiani il 28 aprile 1945, e quella dei principali capi fascisti (Pavolini, Starace, Farinacci).

La resa ai carri armati americani dell’ultima brigata, a Gorgonzola, nei pressi di Milano.

Quasi tutti gli ufficiali e i militi delle SS italiane escono dalla guerra indenni. Una parte finisce nei campi di concentramento o davanti ai tribunali straordinari senza gravi conseguenze. Molto del materiale sulla loro

formazione e sulle loro gesta viene occultato.Il grosso riesce a scappare espatriando oltreoceano o reintegrandosi nella vita civile.

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Fonti letterarie

“1939 – 1945 quel giorno… NOALE DELLA GUERRA RACCONTATA A CHI NON C’ERA E AI GIOVANI” di Otello Bortolato. Centrografico 2004

“VENEZIA NELLA RESISTENZA – testimonianze – 1943 - 1945” di Giuseppe Turcato e Agostino Zanon Dal Bo. Tipografia commerciale/Venezia 1976

“TREBASELEGHE 1938 – 1948 RESISTENZA E DINTORNI Fascismo, guerra e Liberazione nel nord-est padovano di Egidio Ceccato. Zoppelli 1999

“IL VENETO NELLA RESISTENZA” Associazione ex consiglieri della Regione Veneto. Grafiche DE Bastiani 1997

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Siti Web

http://www.temporis.orghttp://www.romacivica.net/anpiroma/FASCISMOhttp://www.brianzapopolare.it/index.phphttp://www.criad.unibo.it/isr-forlicesenahttp://www.fascismoeliberta.it