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STORIE DI SERIGRAFI
A cura di CPL Fabbrika.
Il primo ecommerce italiano per la serigrafia e la stampa.
Tutte le interviste sono state realizzate da Martina Montaldi
e pubblicate su serigrafiaitalia.cplfabbrika.com
www.cplfabbrika.com
Musica hardcore e cartoni per la pizza.
Intervista a Stefano di Indelebile Serigrafia
Per Stefano l’incontro con la serigrafia coincide con un ritorno. La voglia di fare e di
non mollare lo hanno sempre accompagnato. E da quel cartone per la pizza ne ha
fatta di strada. Ecco la sua storia.
Ciao Stefano, che cosa c’è di indispensabile da sapere su di te? Chi sei e che cosa
fai?
Sono Stefano, ho 37 anni e da qualche anno ho scoperto quasi per caso il fantastico
mondo della serigrafia. Dopo una laurea in Lingue e aver passato 4 anni a Madrid
svolgendo vari lavori, tra cui il commesso in una libreria di un centro commerciale e
il traduttore per alcune case editrici e aziende, decido di tornare in Italia.
Nel 2012 trovo lavoro in un paese vicino Bologna, in un campo totalmente estraneo a
quello della serigrafia e della grafica, ossia in una ditta che si occupa di servizi
logistici per farmacie, e lavorandoci fino a fine 2015.
Come nasce la tua Indelebile Serigrafia?
Al mio ritorno in Italia, in particolare a Genova, dove ho frequentato medie e
superiori e dove vive ancora mia madre, incontro un amico di vecchia data, Fabio,
molto portato per i lavori manuali e come me appassionato di punk, hardcore e in
generale alla cultura underground, con cui inizio ad interessarmi alla serigrafia,
smanettando qua e la su Youtube e guardando con interesse alcuni tutorial in inglese,
giacché il nostro scopo era quello di riprodurre su delle t-shirt le copertine dei dischi
e i loghi delle band anni ’80 che ascoltavamo.
Decido di ordinare un kit per la serigrafia casereccia dagli Stati Uniti comprendente
tre barattolini di tinta all’acqua, un telaio in poliestere e dell’emulsione. I primi
risultati furono disastrosi, ma dopo aver ordinato del materiale un po’ più
professionale da un fornitore italiano ed essermi attrezzato con un faro da cantiere per
impressionare i telai, le stampe iniziavano ad uscire leggermente meglio, anche se
non mi entusiasmavano più di tanto.
Fai conto che al posto del piano serigrafico utilizzavo i cartoni per pizza in modo che
non passasse l’inchiostro tra uno strato e l’altro della maglietta. Decido di ordinare
delle pinze a cerniera e di costruirmi un piccolo banco in legno e i risultati piano
piano migliorarono.
Dopo un paio di mesi decido di ordinare online un banco serigrafico a un colore con
cui continuo ancora oggi a lavorare.
Ho affittato un piccolo appartamento a pian terreno nella prima periferia della città
dotato di cortile e garage dal quale ho ricavato un angolo per il mio laboratorio.
Nel 2014 ho anche frequentato un corso di grafica finanziato dalla regione per
acquisire competenze nel disegno vettoriale, nel fotoritocco, nel web design e dopo
essermi fatto un po’ di pubblicità attraverso la rete e con l’aiuto di alcune conoscenze,
ho iniziato a partecipare anche ad alcune fiere, concerti, festival e mercati artigianali
della zona facendomi conoscere, anche se per via del lavoro a tempo pieno non
sempre è stato facile stare dietro a tutti gli eventi che mi venivano proposti.
Le mie stampe sono quasi state sempre a sfondo goliardico o prendevano ispirazione
da commedie italiane e polizieschi anni ’70, cosa che veniva abbastanza apprezzata
dai cultori del genere.
Ora faccio molto stampe su richiesta per associazioni culturali/sportive o piccole
attività commerciali.
La serigrafia produce stampe indelebili?
A parte le prime stampe che andavano via al primo lavaggio, causa l’inchiostro
scadente e le scarse conoscenze tecniche dei processi di essiccazione, oro
decisamente sì.
Anche se il termine “indelebile” è più una metafora che richiama ai vecchi ricordi
passati che rimangono impressi nella memoria, alla cultura underground e al d.i.y.
che, nonostante la globalizzazione abbia ormai preso piede sotto varie forme,
rimangono valori indelebili, che non possono scomparire e che qualcuno porterà
sempre avanti, anche in queste piccole cose.
Sappiamo della tua attenzione verso l’ambiente. Pensi sia possibile realizzare un
laboratorio serigrafico completamente eco-sostenibile?
Non sono un esperto in materia anche se nel mio piccolo cerco di fare il possibile per
la tutela dell’ambiente e sono del parere che i giovani artigiani desiderosi di
intraprendere tali attività che abbiano anche un occhio di riguardo per queste
tematiche, debbano essere incentivati dai vari enti competenti. È anche così che si
crea lavoro e si valorizza il sano e genuino artigianato.
Che cosa serve per iniziare a serigrafare? L’indispensabile.
Pazienza, umiltà, voglia di imparare sempre cose nuove, avere un’infarinatura dei più
importanti programmi di grafica sia vettoriale che fotoritocco, uno spazio ben
arieggiato, acqua corrente, un tavolo e tutto il materiale necessario per serigrafare
(qualche telaio, inchiostro, una racla, un faro da cantiere con luce alogena e un buon
fornitore).
Oltre alla serigrafia usi altre tecniche di stampa? Che differenze ci sono rispetto
alla serigrafia?
Oltre alla serigrafia creo anche spillette personalizzate di varie misure.
Per fare le grafiche utilizzo i software più comuni, un taglierino circolare e una pressa
per spille oltre ai vari componenti grezzi che ordino online.
La differenza con la serigrafia sta nel fatto che è un lavoro meno dinamico e non ci si
sporca.
Dai un aggettivo alla serigrafia per ognuno dei cinque sensi. Un colore, un
suono, un profumo, un sapore e una consistenza che la descrivano.
Un colore: il rosso perché è un colore con dei significati contrastanti come la vita/la
morte, ma che significa anche sacrificio e passione.
Un suono: dipende dalla musica che ascolto quel giorno, di solito roba che mi tiene
sveglio e non mi faccia addormentare, per cui può essere veloce e potente come
l’hardcore punk o il metal, ma anche caldo e coinvolgente come il soul o il blues.
Un profumo: acre.
Un sapore: decisamente dolciastro.
Una consistenza: vischiosa.
Acqua o Plastisol?
All’inizio usavo colori all’acqua poi ho iniziato a usare l’eco-plastisol che mi da
risultati più soddisfacenti e non si secca subito come l’acqua.
Cosa c’è nel tuo laboratorio?
Una pressa serigrafica, un faro da cantiere con luce alogena, un lavandino con acqua
corrente, una vasca in plastica in cui metto i materiali liquidi da smaltire, un armadio
in cui tengo gli inchiostri, diversi telai, attrezzi da falegnameria, dei piccoli
altoparlanti con cui collego sempre il mio telefonino da cui esce solo musica, qualche
gatto che ogni tanto gioca a nascondino, una bicicletta e vari pezzi di altre biciclette.
Per approfondire:Indelebile Serigrafia sul web >>Indelebile Serigrafia su Facebook >>
Una serigrafia a raggi UV. Intervista a Studio.F
Studio.F è un trio, un team col pallino per le etichette e con una storia importante.
Abbiamo intervistato Simone e ci siamo fatti raccontare com’è stampare con
inchiostri UV.
Ciao Simone, presentati tu ai nostri lettori, chi sei e che cosa fai? Hai altre
persone nel tuo staff?
Ciao! Mi chiamo Simone, ho 25 anni e abito a Merano, ridente cittadina in provincia
di Bolzano, Alto Adige. Diplomato geometra nel 2010 ho l’opportunità di
avvicinarmi al mondo della serigrafia grazie a Stefano, maestro artigiano dal lontano
1972, grazie al quale, dopo tre anni di apprendistato presso Studio.F, divento
artigiano e successivamente socio.
Da gennaio 2016 si è aggiunto al nostro team anche Giacomo.
Leggiamo che Studio.F ha una storia importante. Come nasce? Perché passare
dalla tipografia alla serigrafia?
Stefano fonda la serigrafia Studio.F nel marzo 1977, dopo un decennio di esperienza
nel settore tipografico, come piccola ditta di carattere artigianale. Il prossimo anno
saranno 40 anni di Studio.F.
Il passaggio da tipografia a serigrafia è stata più che altro un’esigenza, dovevamo
stampare su diversi tipi di supporto (riproduzioni artistiche, materiali in PVC,
policarbonato, vetro, stoffe ecc…) e, guardando al futuro, cercare di avere una
tecnica di stampa che penso non possa mai essere tolta dal mercato, e men che meno,
sostituita dal digitale.
Stampate soprattutto etichette con inchiostri UV. Ci spieghi come funziona
questa tecnica? Quante possibilità offrono gli inchiostri UV?
Esattamente! La maggior parte dei nostri prodotti sono etichette, stampate
rigorosamente con vernici UV. Questo tipo di colore offre svariati vantaggi sia in fase
si stampa che alla qualità e duratura del prodotto finale.
Per UV si intende una vernice che ha la proprietà di essiccare all’istante, vantaggio da
non sottovalutare, grazie appunto a forni appositamente creati che emettono luce
ultravioletta. Inoltre la scelta ricade su questo tipo di colori anche per la proprietà di
non avere troppe sostanze volatili in fase di stampa (la sicurezza prima di tutto).
Il prodotto finale, vanterà di estrema resistenza nel tempo ad agenti atmosferici e a
stress da usura.
Fate serigrafia su altri tipi di supporto?
Certo, stampiamo su PVC di diversi spessori e colori, vinili bianchi, trasparenti,
removibili, ultradistruttibili, void, 3M e raso adesivo.
Studio.F offre anche un servizio di grafica creativa. Quanto è importante poter
seguire i progetti del cliente, dalla fase di progettazione a quella di stampa?
La grafica è il primo step per poter consegnare al cliente un prodotto finale
accattivante e valido.
Penso che un logo, un biglietto da visita o addirittura un’etichetta debba essere in
grado di rappresentare l’immagine della propria azienda e cercare di comunicare
qualcosa, proprio come succede in un approccio tra due persone, determinandone il
proseguimento del rapporto.
Seguire il cliente già da questa fase iniziale ritengo sia molto importante per poter
offrire sempre il meglio e valorizzare il nostro sistema di stampa.
Si cerca di seguire il briefing della clientela, cercando però di dare loro quel qualcosa
in più che non si aspettano.
Se dovessi spiegare la serigrafia a qualcuno che non ne ha mai sentito parlare,
che cosa diresti?
Ritengo la serigrafia una forma d’arte, l’arte come forma di espressione attraverso i
secoli.
Un metodo di stampa, seppur uno dei più antichi, in grado, secondo il mio modesto
parere, di offrire la miglior qualità e precisione che si possa ottenere (parlando di tinte
e pantoni).
Cosa fai quando non serigrafi?
Una delle mie passioni più grandi è il disegno. Ho passato ore ed ore a disegnare, e
forse è proprio questa mia passione che mi ha avvicinato a questo fantastico mondo
della grafica e stampa.
Il poter prendere in mano una matita ed esprimere su un semplice foglio di carta le
proprie idee e fantasie. Ritengo sia una cosa straordinaria e sfruttabile al meglio
proprio nella nostra professione.
Cosa c’è nel vostro laboratorio?
Il laboratorio è suddiviso in tre settori: ufficio, preparazione telai e stampa.
Nel reparto dedicato alla stampa, oltre alla stampante in serigrafia, abbiamo dovuto
adeguarci alle necessità della clientela aggiungendo ai nostri macchinari una
stampante digitale in bobina. Infatti da qualche anno offriamo anche etichette adesive
su bobina.
Per approfondire:Studio.F sul web >>Studio.F su Facebook >>
Dal frammento all’insieme.
Intervista a Sensum Lab
Un laboratorio “di senso” in cui serigrafia, sartoria e fotografia lavorano
armoniosamente per dar vita a progetti creativi di moda artigianale. Entrate con noi
nel mondo (tutto al femminile) di Sensum Lab.
Carla, Simona e Alice presentatevi voi ai nostri lettori. Chi siete (quanti siete?)
e che cosa fate?
Ciao, ci presentiamo: siamo una moltitudine e cerchiamo continuamente l’armonia
fra tutte le identità mixando tutte le abilità.
Come nasce il progetto di SensumLab e perché questo nome?
Il termine Sensum, racchiude in sé tutta la sua filosofia; definisce la parte ancora
grezza dell’atto di visione di un individuo. Ha come obiettivo la realizzazione di
differenti progetti creativi, basati su regole di condivisione e reciprocità tra artisti di
diversi settori, volti a favorire l’artigianalità come principio di qualità.
Tre laboratori: serigrafia, fotografia e sartoria. Tutti e tre lavorano in sinergia
per raggiungere un obiettivo comune. Qual è questo obiettivo? E’ sempre facile
collaborare?
Come appena detto, l’obiettivo è dare forma alle idee, le nostre e quelle dei
clienti; essendo in un unico spazio abbiamo la possibilità di confrontarci
nell’immediato e contemporaneamente riappropriarci del tempo necessario che lo
sviluppo di un lavoro richiede, in tutte le sue fasi.
Ovviamente la collaborazione è un sistema complesso, quindi non facile, ma è il
sistema in cui crediamo.
Perché avete scelto proprio la serigrafia per realizzare i vostri progetti di
stampa?
Abbiamo scelto la serigrafia artigianale perché è in completa sintonia con il
nostro pensiero: è grezza, materica e imperfetta e racchiude in sé un principio di
alchimia.
In molti casi la serigrafia è ancora un processo totalmente artigianale, lo è anche
la moda?
Qui da noi è ancora un processo totalmente artigianale, ed anche la moda;
crediamo infatti che la moda debba riappropriarsi del suo significato originario:
proprio “modus”, ritmo, melodia, maniera, norma, regola, tempo. Si ritorna così
all’unicità dell’essere umano a favore dell’insieme… La nostra linea di collant
serigrafati 77DENARI ne è un esempio.
Che cosa succede durante i vostri workshop di serigrafia?
Si spiega in un solo giorno i principi della tecnica, come incidere un telaio,
come stampare e gestire il colore, fino a come costruire un tavolo per impressionare e
per stampare in casa. In pratica si crea un collegamento tra idee e mani attraverso
questa tecnica artigianale antica.
Acqua o Plastisol?
Acqua, per sempre
Cosa c’è nei vostri tre laboratori?
La Musica.
Per approfondire:SensumLab sul web >>SensumLab su Facebook >>
La moto da Enduro, gli adesivi e le magliette. Intervista a Massimo di EdiArt
Massimo di gavetta ne ha fatta tanta e oggi EdiArt è un laboratorio tutto suo,
dove stampa con la serigrafia e il digitale. La sua storia comincia con poca voglia di
studiare e una passione per il disegno e gli adesivi. E una moto da Enduro.
Ciao Massimo, presentati tu ai nostri lettori. Chi sei e che cosa fai?
Ciao, sono Massimo, ho 42 anni, sono di Pavia e abito a Santa Croce, una ridente
frazione di San Martino Siccomario.
Cosa faccio? Mi piacerebbe dirti che lavoro, ma il mio lavoro è la mia passione e
quindi si può dire che non ho mai lavorato, anzi, esattamente sono 27 anni che non
lavoro (ride).
Mi occupo di serigrafia e stampa digitale e di tutto quello che con queste tecniche si
può fare.
Come hai incontrato la serigrafia?
Avevo 16 anni, e non avevo sta gran voglia di studiare; mio padre ha insistito per
qualche anno, con scarsi risultati. Era più forte di me, io a scuola mi annoiavo. O
forse erano i professori che erano noiosi.
La mia passione era quella del disegno (materia in cui andavo benissimo insieme a
religione e ginnastica).
Mi piaceva personalizzare le mie magliette e realizzare adesivi per la mia moto.
I miei amici, vedendo le mie grafiche, mi commissionarono subito degli adesivi, anzi,
a dirla tutta, ancora oggi i miei amici mi commissionano adesivi (la pubblicità è
sempre l’anima del commercio).
Mio padre, che si era stufato di spendere soldi per far studiare un figlio che non ne
aveva voglia, mi disse: “Cercati un lavoro!”
E così feci, trovai come imbianchino in una grande ditta e feci i tre mesi di lavoro più
belli del mondo, perché l’operaio a cui facevo da garzone il più delle volte mi diceva:
“Io sono stanco che ieri sera ho fatto tardi, vado a dormire, tu fai quello che vuoi!”.
Se dici una cosa del genere ad un ragazzino di 16 anni, secondo voi cosa fa?
Lavora? Quindi noia totale anche lì!
A quel punto mio padre, sant’uomo, un sabato mattina mi portò in giro per cercare un
altro lavoro e capitammo davanti ad una serigrafia e mi disse: “Vai li dentro a
chiedere se hanno bisogno!” – “Serigrafia? Cosa fanno?” dissi io.
“Quello che fai tu a casa!” – “Ah..niente! (pensai io…bello!)”- E lui: “Scemo, fanno
adesivi e magliette…” Andai di corsa a domandare se avevano bisogno e vedendo la
mia passione per la materia, mi presero in prova la settimana successiva e… ormai
sono 27 anni che la serigrafia è la mia vita!
Perché hai deciso di aprire EdiArt e come hai scelto questo nome? Siamo
curiosi.
Prima di decidere di aprire la EdiArt, feci 20 anni nella ditta dove cominciai, per 10
anni da dipendente e altri 10 da socio. Eravamo quattro soci ed era quasi impossibile
andare d’accordo. Come dice sempre mio padre: “La miglior società è dispari e tre
soci son già troppi”. Quando mi resi conto, tra alti e bassi lavorativi, che sparivano
anche un sacco di soldi e soprattutto a mio nome, presi la mia decisione.
Abbandonai la società e ricominciai tutto da capo, facendo tesoro di tutto quello che
in 20 anni mi era capitato.
Il soprannome che mi porto dietro da quando avevo 14 anni è Edi. Avevo un
motorino da Enduro e il mio pilota preferito di Parigi Dakar era Edi
Orioli della Cagiva. Ne parlavo continuamente a tutti i miei amici, ed un giorno
Pippo (grande amico) mi disse: “Ueee bella Edi!” – ed io: “Chi?” – “Tu, tu” rispose
lui: “Non ti piace Edi Orioli?”- “Sì”- “Bene da oggi sei Edi!” esclamò il Pippo!
Ovviamente Edi lo usai fin dall’inizio per firmare i miei adesivi, per incidere i tavoli
delle birrerie, i muri della mia città, i muri delle altre città e così via. Insomma, anche
lì rompevo abbastanza le balle a tutti!
Un altro caro amico, (il Luca) quando mi vedeva esclamava: “Bella EDI by EDI the
ART of EDI” ovviamente per prendermi in giro, perché marchiavo ogni cosa.
Quando mi trovai a pensare al nome della mia attività il pensiero andò indietro fino a
quel periodo e la scelta fu obbligata, quasi se quel nome mi stesse chiamando.
Sei uno stampatore con tanta esperienza ma anche un bravo grafico. Qual è il
vantaggio di poter gestire anche la fase di progettazione e creazione grafica?
Il vantaggio è che sono perfettamente autonomo, me la canto e me la suono!
Dalla realizzazione della grafica alla stampa vera e propria, il risultato può cambiare
e anche di tanto, quello che vedi a monitor è sempre bello. Certo, è retroilluminato ed
anche i tratti più fini li vedi uniformi e precisi, ma quando stampi cambia tutto! Per
fortuna la passione della grafica su computer è andata di pari passo con quella della
stampa e oggi posso dire di essere un buon grafico ed un buon stampatore.
Sappiamo che hai a cuore la soddisfazione dei tuoi clienti. Qual è la richiesta più
assurda che ti hanno fatto?
Quelle più assurde finiscono sempre con: “…me lo devi fare per ieri”.
A volte il cliente non sa valutare i tempi tecnici per poter realizzare un determinato
lavoro; spetta a noi, con molta calma, spiegare i perché e i percome.
La richiesta più strana arrivò da uno studio grafico col quale collaboravamo; chiese
una stampa in serigrafia della riproduzione di uno Swatch (ad 1 colore per fortuna) su
pannelli di pvc trasparente morbido da 3×1 metri!
Mi ricordo ancora che dovemmo stamparli manualmente in due persone, uno a destra
ed uno a sinistra della racla, andando in perfetta sincronia e con la stessa pressione
lungo i 3 metri del bancone… mamma mia!
Alla fine, nonostante le incognite e qualche pezzo sbagliato di prova, venne un gran
bel lavoro con i complimenti dello Studio.
Oltre alla serigrafia utilizzi anche tante altre tecniche di stampa. E’ importante
secondo te saper gestire più tecniche o è meglio seguire la strada della
specializzazione?
La specializzazione è sempre la strada migliore da seguire, sia per te, che per il
cliente che ha difronte un professionista nel suo campo, è quasi impossibile pensare
di saper fare tutto e bene.
D’altro canto, è vero (come nel mio caso) che avendo a disposizione, oltre alla
serigrafia, anche la stampa digitale, questo mi permette di essere a completa
disposizione del cliente, potendo offrire anche altre soluzioni.
Non ci si può improvvisare stampatori, sia serigrafici che digitali, senza avere la
giusta formazione.
Com’è un adesivo fatto bene?
Partiamo dalla consapevolezza di dove andrà attaccato, ogni superficie ha il suo
adesivo, già quella è una buona base di partenza. Se parliamo di serigrafia, pellicola,
scelta del numero di fili del telaio, la sua incisione e la viscosità dell’inchiostro,
giocano sempre un ruolo importantissimo per la riuscita di un buon lavoro.
Per un adesivo in digitale cambia tutto: una “color system library” del tuo plotter,
ovvero la gamma di colori che può stampare, è sempre utile per non aver sorprese a
stampa avviata. Se l’adesivo verrà laminato (consiglio sempre di farlo anche se il
cliente non lo chiede) bisogna saper aspettare che il solvente sia “evaporato” prima di
poter laminare il lavoro appena stampato, soprattutto se dovrà essere intagliato.
Cosa diresti ad un ragazzo che vorrebbe cominciare a stampare in serigrafia?
Qual è il minimo indispensabile per iniziare?
Il minimo indispensabile e tutto quello che serve è la passione per quello che stai
cercando di imparare, senza quella non vai da nessuna parte.
Per gli strumenti, i kit per iniziare di CPL Fabbrika sono davvero ottimi e ad una cifra
decisamente economica ci si può avvicinare a questo fantastico mondo che è la
serigrafia.
Cosa c’è nel tuo laboratorio?
Oltre al disordine e la voglia di fare tipica di noi artigiani, ci sono: bromografo +
forno, vasca per sviluppo telai, banco manuale ad 1 colore per stampa t-shirt, forno
per asciugatura stampe su t-shirt, banco manuale per serigrafia in piano, 4
essiccatoi, taglierina verticale per forex, taglierina manuale per adesivo/carta, plotter
da taglio Roland GX-24, plotter da stampa e taglio Roland VS640i, una laminatrice,
un bel tavolone da 4×2 metri, postazione da lavoro con 2 monitor.
Per approfondire:EdiArt sul web >>EdiArt su Facebook >>
La musica si muove sulla t-shirt.
Intervista a Viviana di Enjoy The Silence
Con una matita in mano e tanta buona musica in testa, Viviana riesce a creare
magliette che si muovono al ritmo di chi le indossa. Abbiamo parlato con lei di
serigrafia, di stampa digitale diretta e del festival dove t-shirt e umani si incontrano.
Ciao Viviana, ci racconti la tua storia? Chi sei e che cosa fai?
Ciao! Sono Viviana Boccardi, per gli amici Vibe, una romana trentenne (o giù di lì)
con una grande passione per l’illustrazione, per la musica e il cinema.
Cinque anni or sono ho deciso di coniugarle in un unico hobby, diventato poi un vero
e proprio lavoro, illustrando e stampando i miei disegni su t-shirt.
Come nasce il progetto di Enjoy the Silence? Abbiamo una passione per i nomi
che date ai vostri laboratori e attività. Tu come lo hai scelto?
Il progetto nasce nel 2010, un anno molto particolare della mia vita.
Passavo le ore ascoltando musica e guardando video su YouTube. Un bel
pomeriggio, avevo una matita in mano e un foglio davanti e mi sono ritrovata a fare
un ritratto del cantante dei Radiohead e mi sono accorta che era estremamente
somigliante!
Ci ho preso gusto e ho proseguito la serie con Damon Albarn, Bjork, De André, John
Lennon, Ian Curtis e molti altri. Poi, la decisione di stampare le illustrazioni sulle
magliette è arrivata quasi spontaneamente. Perché lasciare un disegno appeso a una
parete quando puoi portarlo in giro e mostrarlo? Il nome Enjoy the Silence dice tutto.
Mi piace l’idea che i musicisti che vediamo danzare, saltare e dimenarsi sul palco
vengano impressi su un foglio e che sia la nostra immaginazione a trasformare in
performance la singola posa che ho riprodotto.
Ero incerta se scegliere Enjoy the Silence o The Sound of Silence, poi i Depeche
Mode hanno avuto la meglio su Simon & Garfunkel!
Come hai incontrato la serigrafia?
La decisione era presa, ero intenzionata come non mai a voler vedere
i Gorillaz muoversi sulle t-shirt seguendo il ritmo della camminata di chi le
indossava, non bastava far altro che informarsi sui diversi procedimenti di stampa e
iniziare!
Provai, prima di tutto, il metodo del transfer ma si dimostrò dispendioso e oltretutto
la qualità della stampa e delle prime magliette deludeva ahimè le mie aspettative.
Poi venni a contatto con l’universo della serigrafia. Stampai le prime cento magliette
e finalmente entusiasta iniziai a partecipare ai mercatini domenicali della capitale per
farmi conoscere.
Hai creato un brand d’abbigliamento tutto italiano che trasferisce sulle
magliette le emozioni della musica e del cinema d’autore. Musica, cinema,
serigrafia. Secondo te cos’hanno in comune?
Sicuramente la creatività, la manualità e.. ovvio, come in tutte le cose, la passione!
Oltre alla serigrafia, sappiamo che utilizzi anche la tecnica digitale diretta.
Come funziona questo tipo di stampa? Che vantaggi ha? Secondo te è possibile
integrare la stampa digitale con la serigrafia o sono stampe diverse per scopi
differenti?
Esatto. Come ben sappiamo il costo della serigrafia per una singola immagine
dipende dal numero di telai da realizzare e ai colori presenti.
Viene utilizzata pertanto quando il numero di capi da stampare è semi-alto,
generalmente dai 60 in su, ammortizzando così il costo degli impianti. Ultimamente,
la mia attività si concentra e focalizza molto sulle personalizzazioni.
In pratica, disegno e stampo ciò che il cliente mi chiede e vi assicuro che le richieste
sono le più disparate! Vanno dalle loro foto scattate durante i concerti a foto di
famiglia da illustrare in chiave moderna, o ancora scene di film customizzate a
seconda dei gusti del festeggiato (per chi vuol fare un regalo).
Perciò, dovendo stampare per lo più solo una t-shirt alla volta, la stampa digitale ha
prevalso sulla serigrafia, in quanto più economica.
Utilizzo una stampa DTG (direct to garement), diretta su tessuto, che funziona
proprio come una stampante normale. Il tessuto deve essere rigorosamente di cotone
(e per me che scelgo principalmente cotone biologico, è perfetta!) ed è possibile
stampare immagini colorate, risaltandone anche le sfumature. Infine, rispetto alla
serigrafia, oltre a un discorso economico, ha il vantaggio di essere più veloce (non
dovendo preparare i telai) e.. di farti risparmiare sulla pulizia del laboratorio!!!
Sei una bravissima illustratrice. Quanto ti aiuta la passione per il disegno nella
tua attività? Cosa ti piace disegnare maggiormente?
Innanzitutto grazie per i complimenti!
La mia passione per il disegno è pari a quella per l’arte in generale. Quindi non mi
ritengo principalmente un’illustratrice, ci sono tanti “colleghi” che hanno molta
esperienza sul disegno e sulle tecniche di illustrazione e di stampa, ed è per questo
che la passione, più che la tecnica, è senza dubbio una delle cose che più mi motiva e
mi stimola. Per quanto riguarda cosa mi piace disegnare maggiormente, non posso
negare di avere un debole per i soggetti a sfondo musicale. Mi rilassa anche molto
disegnare le città!
Insieme a Claudio Spuri de Il Tatuaggio di Stoffa, un bellissimo blog che vi
consigliamo, dedicato alla t-shirt e a tutta la cultura che ci sta intorno, sei
ideatrice e organizzatrice di Miteeca – Tshirts meet Humans. Di che cosa si
tratta?
Miteeca è il festival italiano dedicato alla t-shirt.
Ha avuto luogo a Roma lo scorso 25 ottobre, presso i locali del Lanificio e vi hanno
partecipato più di venti stand tra marchi indipendenti provenienti da tutta Italia,
stampatori, service di stampa e appassionati di magliette. Durante la giornata si sono
svolti workshop e laboratori di serigrafia, di letterpress, per adulti e bambini,
dimostrazioni di stampa digitale, concerti live.
L’evento ha anche ospitato due mostre, l’una di t-shirt originali realizzate da artisti
nazionali ed internazionali, l’altra, “Universo T-Shirt”, fatta di magliette di cartone
che raffiguravano foto d’epoca e nozioni sulla storia dell’indumento più trasversale e
più apprezzato al mondo.
Dopo aver ragionato a lungo con Claudio sulla realizzazione di un evento di questo
tipo, ci siamo rimboccati le maniche e ci siamo catapultati in un mondo tutto nuovo,
fatto di ricerca produttori emergenti, di allestimenti di spazi, di ascolti infiniti di
musicisti da ospitare, di street art (vedi l’esperimento del T-wall, il primo murales
fatto su un muro di magliette) e soprattutto di tante persone che ci hanno supportato e
con cui abbiamo collaborato alla grande.
Tutto ciò, puntando su una rete di partnership legate al settore della t-shirt e quindi
anche con una grande attenzione ai costi.
Ora vorremmo replicare l’esperienza cercando di far acquisire alla seconda edizione
un’importanza maggiore.
Acqua o Plastisol?
Premesso che, come già accennato, prediligo la stampa digitale per i miei disegni, che
sono spesso a matita e ricchi di particolari e di sfumature, tra i due preferisco i colori
Plastisol.
Cosa c’è nel tuo laboratorio?
Poiché mi appoggio in un negozio a Roma sia per la stampa digitale che per quella
serigrafica, il mio laboratorio per ora consiste in un magazzino di magliette e in uno
studiolo dove ho tutti gli strumenti per l’illustrazione e la pittura (a volte azzardo
qualche dipinto!).
Per approfondire:Enjoy The Silence sul web >>Enjoy The Silence su Facebook >>
Miteeca – T-shirts meet Humans>>Il Tatuaggio di Stoffa di Claudio Spuri >>
La serigrafia che non finisce.
Intervista a Marco di Perpetual Lab
Creare qualcosa che non perda la sua forza col passare del tempo. Marco ha pensato
di farlo con la serigrafia e il suo Perpetual Lab. Con lui abbiamo parlato di musica,
dell’arte del reinventarsi, dei rapporti tra la serigrafia e il digitale.
Ciao Marco, facci capire chi sei, raccontaci la tua storia.
Ho 35 anni, abito e lavoro a Trieste. Sono circa vent’anni che gravito negli ambienti
punk/hardcore underground.
Ho girato mezzo mondo suonando con la mia band The Secret ed essendo spesso in
giro, la scelta di un lavoro indipendente è stata basilare.
Ho sempre creduto fortemente nella filosofia del do it yourself, conseguenza degli
ambienti in cui sono cresciuto e dopo anni di lavori vari ho capito che un’attività
artigianale con soluzioni artistiche e soprattutto in solitaria era quello che faceva al
caso mio.
Come nasce Perpetual Lab e perché questo nome? Siamo curiosi!
Il primo input mi è stato dato da un vecchio amico, quando mi raccontò del suo
progetto di iniziare a fare serigrafia per stampare t-shirt per gruppi musicali; al tempo
non avevo alcuna idea di cosa fosse la serigrafia, ma mi aveva colpito l’idea di poter
aiutare attivamente qualcuno con una passione musicale come la mia.
Da lì sono passati anni, ma tra un impegno e l’altro, non ero mai riuscito a sviluppare
la cosa sino a circa quattro anni fa, quando mi sono ritrovato senza lavoro e quindi
con tanto tempo a disposizione da dedicare alla stampa.
L’approccio è stato molto complicato, perché non sapevo dove sbattere la testa, non
trovavo nessuno che volesse spiegarmi l’abc e tra una ricerca e l’altra mi sono trovato
alla Scuola Internazionale di Grafica a Venezia.
Ho conosciuto Ece Iyigun che con molta pazienza mi ha insegnato le basi di
illustrator e photoshop per poi iniziare i primi esperimenti di serigrafia e Franco
Vecchiet che mi ha introdotto ad altre tecniche di stampa: l’incisione e l’acquaforte.
Pian piano ho acquistato le prime attrezzature per creare un piccolo laboratorio e tra
gioie ma soprattutto dolori ho iniziato a stampare.
Il nome Perpetual Lab è nato perché mi ha sempre affascinato il concetto del più
forte del tempo: creare qualcosa di duraturo e che non perda la propria forza con il
passare degli anni è diventato l’obiettivo principale del laboratorio.
Sulla tua pagina Facebook leggiamo che alla Perpetual Lab nessuno si sentirà
mai dire: “Questo non possiamo farlo”. E’ vero?
Sì, con un po’ di immaginazione si può fare praticamente tutto, limiti tecnici
permettendo.
Una delle cose più difficili solitamente è far capire alle persone quanto lavoro ci sia
dietro allo stampare 20 pezzi.
Allo stesso tempo però le richieste più assurde sono quelle che rendono più attivo
questo lavoro, perché aiutano a trovare soluzioni alternative. In fin dei conti però la
stampa non è mai noiosa.
Perché proprio la serigrafia? Credi che resisterà all’arrivo delle tecniche di
stampa digitale? Forse sarà necessaria un’integrazione, una collaborazione fra
le varie tecniche. Cosa ne pensi?
Non credo nella snaturalizzazione della tecnica e personalmente non mi piace il
concetto di stampa digitale, sia per motivi estetici che pratici.
Ci siamo già passati con l’avvento delle macchine fotografiche digitali; certo sono
comode, ma hanno creato una generazione di pseudo fotografi completamente
incapaci.
Ovviamente il digitale integrato al lavoro manuale aiuta moltissimo, basti pensare che
un volta in serigrafia i film di stampa venivano fatti a mano, mentre ora basta avere
photoshop, un foglio di acetato e una stampante e il gioco è fatto.
Questo, a mio avviso, è un livello plausibile, ma anche solo paragonare stampa
digitale e serigrafia per me è una follia.
Sono convinto che la serigrafia resisterà e si svilupperà sempre di più, anche sul
fronte dei prodotti naturali e compatibili.
Stampi più volentieri su tessuto o su carta? Che differenze ci sono dal punto di
vista della tecnica?
La stampa su tessuto ha perlopiù un fine commerciale, su carta invece ha una
caratteristica più artistica, quindi stampare su carta al momento mi dà molta più
soddisfazione, anche perché ho stampato molto meno rispetto al tessuto dove invece
sono riuscito a sperimentare e provare un po’ di tutto.
Dal punto di vista tecnico non ci sono grosse differenze. L’unica vera differenza è
che il lavoro su carta è molto più veloce e si può evitare l’uso di forni.
L’obiettivo attuale è quello di sviluppare sempre di più la stampa su carta e provare
varie soluzioni.
Ho da poco aperto il webstore di Perpetual Lab dove saranno disponibili le stampe
e i prodotti del laboratorio, comprese collaborazioni con vari artisti.
Tecnica serigrafica. Una cosa facile e una difficile da fare. Una che ti esalta e una
che ti annoia.
La cosa più noiosa in assoluto penso sia la pulizia e il recupero dei telai, e sono
convinto che la pensiamo così in tanti.
La messa a registro dei telai, soprattutto quando si tratta di 3 o 4 colori, può essere un
lavoro un po’ complicato e lungo, ma si compensa con il preparare i colori che è
sempre una parte facile del procedimento.
La parte più esaltante è la stampa e precisamente il momento in cui si alza il telaio
dopo la prima stampa e si vede il risultato, ancora oggi, qualunque sia il design o
progetto, per me quel momento è il più entusiasmante.
Il sogno nel cassetto: per chi ti piacerebbe stampare una maglietta o
un’illustrazione (o quello che vuoi tu) un giorno?
Per le tutte le persone con un idea fuori dagli schemi, o semplicemente per chi ne
avesse bisogno.
In questi anni ho capito che i lavori migliori escono quando c’è un rapporto di
amicizia e quando qualcuno dà l’input per una collaborazione creativa e attiva: in
questi casi il lavoro si trasforma in un esperienza estremamente positiva.
Se dovessi fare un nome, magari una collaborazione con Andy Warhol non sarebbe
male, ma credo di essere arrivato tardi.
Acqua o Plastisol?
Entrambi, dipende dal supporto e dal risultato che si vuole ottenere. Non sono uno
che esclude una o l’altra cosa.
Cosa c’è nel tuo laboratorio?
Perpetual Lab fa parte di uno studio/laboratorio condiviso tra uno studio di grafica e
uno studio fotografico. Il locale si trasforma in base alle esigenze della giornata.
Nella parte del laboratorio c’è un carosello da 4 postazioni a 4 colori, un forno e una
cappa flash Vastex, un tavolo da stampa su carta, una rastrelliera, una cinquantina di
kg di inchiostri, sia ad acqua che plastisol e un centinaio di telai.
Nella camera oscura c’è un armadio cieco per i telai emulsionati, una vasca di
lavaggio in lamiera zincata autocostruita e un bromografo di 130 x 150 cm, anch’esso
autocostruito.
Nello studio abbiamo un sacco di stampe e una libreria con molti libri di stampa,
fotografia e arte.
E’ uno di quei posti dove si passa volentieri il tempo.
Per approfondire:Perpetual Lab sul web >>Perpetual Lab su Facebook >>
Torino Graphic Days, cultura visual e partecipazione. Intervista a Print Club
Grafica, visual design, comunicazione. Sono questi gli ingredienti di Torino Graphic
Days, il primo festival internazionale della comunicazione visiva che dal 3 al 6
novembre animerà gli spazi di Toolbox Coworking a Torino.
Un evento voluto da Print Club Torino, laboratorio partecipativo che lavora per
diffondere la cultura della stampa, del design grafico e della creatività. Ecco cosa ci
hanno raccontato.
Ciao amici del Print Club. Raccontateci chi siete e qual è la vostra missione e …
quanti siete?
Ciao! La paternità spetta a due associazioni culturali PLUG e TAL che hanno dato
vita alla nuova Aps Print Club Torino. Siamo un gruppo di 21 soci fondatori, tra
giovani studenti e professionisti dell’ambito grafico.
La nostra missione è rendere accessibile a tanti, tantissimi, ciò che di solito è relegato
solo ad esperti e aziende.
Mostrare un nuovo modo di approcciare la cultura grafica, che sia plurale e
trasversale.
Come vi è venuto in mente di aprire un laboratorio di questo tipo? Che vantaggi
hanno gli illustratori, i designer e tutti coloro che lo frequentano?
Osservando esempi virtuosi in Europa e nel mondo, ci sembrava il momento giusto
per tentare di concretizzare quello che era un nostro sogno da tempo. Poter godere di
macchinari e spazi per portare a termine progetti personali o per il proprio studio
grafico, attivare percorsi didattici e workshop intensivi.
Collaborare in un laboratorio aperto in cui si sommano esperienze e conoscenze
arricchisce le potenzialità delle tecniche di un surplus importante.
Si sta sempre più diffondendo il fenomeno del FabLab. Per quale motivo
secondo voi? Siete un FabLab o qualcosa di diverso?
Ci siamo resi conto che si sente un forte bisogno di manualità, di partecipazione, di
autoproduzione.
Forse abbiamo svuotato troppo questi termini di significato in passato ed è il
momento di ritornare a farne tesoro. Il Print Club Torino differisce da altri perché non
attiviamo un mero affitto degli spazi, ma lavoriamo per creare una vera community,
organizziamo eventi e attività che coinvolgono i nostri tesserati anche al di là della
singola lavorazione personale.
Innovazione e sperimentazione insieme a tecniche tradizionali, tra le quali,
naturalmente, la serigrafia. L’artigianalità si integra col digitale. Possibile?
Sì assolutamente. Ed è proprio questo il bello: la complementarietà delle tecniche.
Accogliere l’innovazione e rinnovare l’artigianalità, dando forma a risultati inediti.
Come spiegate che cos’è la serigrafia agli studenti che partecipano ai vostri
workshop?
Raccontiamo a tutti come abbiamo iniziato, per testimoniare che, in primis, deve
essere una pratica divertente, che sfugge un po’ alla perfezione digitale e stimola la
creatività.
Diamo soluzioni per tutti i gusti e le tasche: dal fai da te alla professionalità più
ricercata.
Serigrafia ed ecologia possono andare d’accordo?
Ce lo auguriamo e ne siamo convinti!
Che cosa succederà a Torino Graphic Days?
Di tutto!
Sarà un’esplosione di appuntamenti; abbiamo invitato alcuni fra gli studi più
innovativi e sensazionali del panorama internazionale. I partecipanti ai
nostri workshop avranno l’opportunità di progettare fianco a fianco con tutor
davvero speciali. Poi ci saranno conferenze ogni giorno con ospiti eccellenti, la
mostra mercato performativa durante il weekend, attività live di illustratori e
disegnatori, corner dedicati agli istituti scolastici del settore e una grandissima varietà
di mostre che spaziano nell’ambito grafico e dell’illustrazione, la musica
di ClubtoClub, proiezioni video… é impossibile mancare!
Qual è il valore culturale della comunicazione visiva?
Abbiamo cercato di trasmettere anche ai non addetti ai lavori la natura sfaccettata di
un ambito in continua trasformazione: la comunicazione. Il pubblico è invitato alla
scoperta, al confronto e alla sperimentazione, dal concept all’auto-produzione.
Torino Graphic Days sarà una kermesse irriverente dedicata alle icone e agli aspetti
meno convenzionali del graphic design, perché la cultura deve parlare a tutti e vince
solo se ciò accade.
Per approfondire:Torino Graphic Days >>Torino Graphic Days su FB >>Torino Graphic Days il Programma >>Print Club Torino >>