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5/10/2018 stra-sentenza_consiglio_di_stato_2011[1] - slidepdf.com
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N. 03783/2011REG.PROV.COLL.
N. 10935/2004 REG.RIC.
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
Il Consiglio di Stato
in sede giurisdizionale (Sezione Quarta)
ha pronunciato la presente
SENTENZA
sul ricorso numero di registro generale 10935 del 2004, proposto da:
Comune di Stra (Ve), rappresentato e difeso dagli avv. Gianluigi Ceruti, Alessio
Petretti, con domicilio eletto presso Alessio Petretti in Roma, via degli Scipioni 268;
contro
Ericsson Telecomunicazioni S.p.A., rappresentato e difeso dagli avv. Mauro Albertini,
Andrea Manzi, con domicilio eletto presso Andrea Manzi in Roma, via Federico
Confalonieri, 5;
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nei confronti di
Coppo Sonia, Roberta Brugnolo, Michele Perini, rappresentati e difesi dall'avv. Alessio
Petretti, con domicilio eletto presso Alessio Petretti in Roma, via degli Scipioni 268;
e con l'intervento di
ad adiuvandum:
Wind Telecomunicazioni S.p.A., rappresentato e difeso dall'avv. Beniamino Caravita Di
Toritto, con domicilio eletto presso Beniamino Caravita Di Toritto in Roma, via di Porta
Pinciana, 6;
per la riforma
della sentenza del T.A.R. VENETO - VENEZIA: SEZIONE II n. 03295/2004, resa tra leparti, concernente PROVVEDIMENTO DI RIMOZIONE STAZIONE RADIO BASE PER
TELEFONIA CELLULARE
Visti il ricorso in appello e i relativi allegati;
Viste le memorie difensive;
Visti tutti gli atti della causa;
Relatore nell'udienza pubblica del giorno 22 marzo 2011 il Cons. Umberto Realfonzo euditi per le parti gli avvocati Alessio Petretti, Andrea Manzi, Sara Fiorucci in
sostituzione di Beniamino Caravita Di Toritto;
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Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue.
FATTO e DIRITTO
Con il presente gravame il Comune di Stra impugna la sentenza con cui il TAR Veneto-
Venezia, previa la dichiarazione dell’inammissibilità dell’intervento ad adiuvandum
della Società Wind Telecomunicazioni S.p.A., ha accolto il ricorso e di conseguenza --
sulla ritenuta fondatezza del primo motivo del ricorso -- ha annullato il provvedimento
comunale 7.6.2004 n. 45/04 di rimozione della stazione radio base per telefonia
cellulare – Wind VE 169, respingendo tuttavia la richiesta risarcitoria.
Si sono costituiti in giudizio, con i rispettivi scritti difensivi l’appellata Ericsson
Telecomunicazioni S.p.A. e, ad resistendum, la Wind Telecomunicazioni.
Si sono costituiti in giudizio ad adiuvandum dell’appello del Comune, i
controinteressati proprietari.
Con ordinanza n. 594/2005 la Sezione ha respinto l’istanza cautelare di sospensione
della sentenza sia per l’assenza di elementi di pregiudizio ambientale.
Chiamata all'udienza pubblica, uditi i patrocinatori delle parti, la causa è stata ritenutain decisione.
L’appello è fondato.
L’appellante Comune di Stra lamenta l’erroneità della sentenza della Tar Venezia che
ha annullato l’ordine di demolizione, “perché ormai priva di titolo legittimante”, di una
stazione radio base di telefonia cellulare di potenza superiore a 20 Watt posta su di
un carrello, in relazione alla ritenuta valenza edilizia ed urbanistica dell’autorizzazione
rilasciata ai sensi del decreto legislativo n. 259/2003 Codice delle Comunicazioni.
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Per ragioni di economia espositiva possono essere esaminati congiuntamente tutti i
motivi del presente gravame.
___ 1.§ Il primo motivo è articolato in diversi profili.
___ 1.1. Con il primo profilo d’appello (rubricato tuttavia 1.3) si contesta le
infrastrutture telefoniche possano essere realizzate esclusivamente con le procedure
del codice delle comunicazioni elettroniche di cui al d.lg n.259/2003, quanto in tale
T.U. non è stata riprodotta la disposizione del precedente articolo 3,1° co del decreto
n. 198/2001, con l’evidente intento di non considerare più esclusiva la disciplina
autorizzatoria del decreto.
___ 1.2. Con il secondo profilo (rubricato a sua volta come 1.4) si assume che:
-- l’articolo 3, comma primo lett. e.4) del d.p.r. n. 380/2001 di T.U. dell’edilizia
ricomprende espressamente “l’installazione di torri e tralicci per gli impianti radio-
trasmittenti e di ripetitori per i servizi di telecomunicazione” nell’ambito degli
“interventi di nuova costruzione”che, come tali, sono subordinati al permesso di
costruire ai sensi dell’articolo 10, 1° comma, lettera a);
-- tale disposizione non essendo stata abrogata dal decreto n. 259/2003 è dunque
ancora in vigore;
-- il Codice delle Comunicazioni, quando ha inteso esplicitamente modificare il testo
unico dell’edilizia, lo ha fatto esplicitamente, come prova l’assimilazione della reti
pubbliche di comunicazione alle opere di urbanizzazione primaria di cui all’articolo 16del T.U. n. 380;
-- aderendo all’impostazione del Tar Veneto non si avrebbe una deroga alle norme del
testo unico dell’edilizia, ma una vera e propria abrogazione implicita delle stesse sul
punto.
___ 1.3. Con un ulteriore mezzo (rubricato 1.5) si rileva che l’articolo 86, 3° co., del
Codice delle Comunicazioni consente la collocazione di detti impianti sull’intero
territorio nazionale, senza che possano assumere carattere ostativo le singole
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destinazioni di zona ma nei limiti della disciplina approvata dai comuni ai sensi
dell’articolo 8, comma 6 della legge quadro.
Essendo assimilati ad ogni effetto agli interventi di urbanizzazione primaria e
secondaria realizzati da soggetti diversi dal comune, agli impianti in questione si
applicherebbe la norma dell’articolo 3, comma 1, lettera e.2 del richiamato d.p.r. 380
che impone il permesso di costruire per tutte le opere di urbanizzazione.
___1.4. In tal senso si sarebbe orientato il Consiglio di Stato, Sezione Sesta, 26 agosto
2004 n. 48407 e 18 maggio 2004 n.3193 (profilo 1.6);
___1.5. Erroneamente il TAR avrebbe ritenuto che la “valenza ediliziadell’autorizzazione del Codice delle Comunicazioni, implicherebbe l’onere, e non la
mera facoltà, del Comune di svolgere nell’ambito dello stesso procedimento anche la
fase istruttoria sulla conformità del progetto”.
___ 2. §. Con il secondo motivo si deduce che:
-- anche volendo aderire alla tesi “dell’assorbimento” del permesso di costruirenell’unico titolo dell’articolo 87, non per questo verrebbero meno i poteri doveri
sanzionatori del Comune previsti dal testo unico dell’edilizia nel caso di impianti
telefonia mobile del tutto abusivi, perché privi proprio del titolo previsto dal codice
delle comunicazioni elettroniche come, nella specie, l’impianto.
Nel caso in esame infatti erroneamente è stata ritenuta illegittima l’ordinanza di
rimozione di un traliccio per le comunicazioni telefoniche, che per effetto
dell’annullamento giurisdizionale, risultava comunque privo di titolo, sia ai sensi del
Codice delle Comunicazioni e sia del T.U. dell’Edilizia. Di qui la legittimità dellasanzione demolitoria erogata in base al Testo Unico n. 380 cit. .
Erroneamente la sentenza di primo grado ha omesso di pronunciarsi su tale profilo.
Infine l’unificazione procedimentale e conseguente assorbimento del titolo edilizio
nell’unico provvedimento autoritativo finale non possono comunque comportare la
soppressione o la variazione della natura giuridica del medesimo titolo edilizioassorbito”. Le conseguenze della tesi dell’appellata relativa all’assenza di sanzione per
gli impianti totalmente abusivi, ossia mancanti anche del titolo autorizzatorio del
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Codice delle Comunicazioni elettroniche sarebbe paradossale in quanto il predetto
Testo Unico non prevede alcuna sanzione per i gestori che realizzano infrastrutture di
comunicazione elettroniche prive dell’autorizzazione di cui all’articolo 87.
Ciò si risolverebbe nella vanificazione della pianificazione comunale del settore.
___ 3.§. In subordine, l’appellante lamenta l’incostituzionalità della norma di cui agli
articolo 86 e seguenti del decreto legislativo 259/2003 per violazione dell’articolo 76
della Costituzione rispetto alla legeg di delega, che, all’articolo 41, indicava l’obbligo
per il governo di procedere alla abrogazione espressa di tutte le disposizioni
incompatibili, e per violazione degli articoli 117 e 118 Cost., in quanto le predette
norme di dettaglio statali avrebbero violato la competenza concorrente delle Regioni
in materia di governo del territorio, tutela della salute e ordinamento dellecomunicazioni.
___ 4. L’assunto comunale è fondato nei sensi e nei limiti che seguono.
In linea generale, con riferimento ai diversi profili di censura, non tutti esatti,
concernenti i rapporti tra disciplina urbanistica e quelle delle comunicazioni
elettroniche, si deve puntualizzare che:
-- in base alla L. 22 febbraio 2001 n. 36 i Comuni possono -- in un'ottica di ottimale
disciplina d'uso del territorio -- adottare misure programmatorie integrative per
la localizzazione delle stazioni radio base, in modo tale da minimizzare
l'esposizione dei cittadini residenti ai campi elettromagnetici, senza tuttavia per
questo potersi spingere fino ad impedire - o a rendere eccessivamente onerosa - la
possibilità di installare impianti di telefonia sul territorio comunale (cfr. Consiglio Stato,
sez. VI, 27 dicembre 2010 , n. 9414; idem 23 luglio 2009 , n. 4631);
-- ai sensi dell'art. 87 comma 9, codice delle Comunicazioni di cui al d. lg. 1
ottobre 2003, n. 259, il titolo abilitativo per la realizzazione degli impianti di
telefonia mobile si costituisce in forza di una d.i.a. ovvero di un silenzio - assenso,
nel senso che le istanze e denunce di inizio di attività si intendono accolte qualora,
entro novanta giorni dalla relativa domanda, non sia stato comunicato un
provvedimento di diniego in conformità ai principi di cui alla l. 7 agosto 1990 n. 241.
-- nell’ambito del procedimento per silentium delineato dall'art. 87 del Codice delle
comunicazioni elettroniche vi è un assorbimento anche dei profili di valutazioni
urbanistico - edilizie (cfr. Consiglio Stato, sez. I, 08 giugno 2010, n. 3412), nel senso
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che è onere dell’amministrazione comunale, nel perseguimento dell’esigenza di
semplificazione amministrativa indicata dallo stesso art. 87, comma 9, svolgere
all’interno dello stesso procedimento anche la necessaria fase istruttoria
inerente al giudizio di conformità urbanistica del progetto presentato, con
conseguente assorbimento del permesso di costruire nel predetto titolo;
-- come esattamente ricordato dall’appellante con il primo motivo, il Testo unico
dell'edilizia di cui al d.P.R. 6 giugno 2001, n. 380, all'art. 3, lett. e), ricomprende
espressamente, tra gli interventi di nuova costruzione, come tali assoggettati a
permesso di costruire, gli interventi di urbanizzazione primaria e secondaria realizzati
da soggetti diversi dal Comune, ed in particolare proprio l'installazione di torri e tralicci
per impianti radio-ricetrasmittenti e di ripetitori per i servizi di
telecomunicazione
-- pertanto anche dopo l'introduzione delle nuove procedure autorizzatorie previste
dagli artt. 86, 87 e 88 del Codice delle comunicazioni, in base alla previsione dell'art.
3, comma 1, lett. e.2) ed e.4), del ridetto d.P.R., tralicci ed antenne restano
comunque strutture edilizie pienamente soggette del d.P.R. 6 giugno 2001, n.
380 (cfr. Consiglio Stato , sez. VI, 13 aprile 2010, n. 2055), per tutti i profili – tra cui
proprio quelli di carattere sanzionatorio -- non disciplinati dall’art,. 86-87 del Codice
delle Comunicazioni.
Ciò premesso in linea generale, il caso di specie è tuttavia particolare.
Ai fini della decisione sul presente caso è infatti fondamentale sottolineare il fatto che
la demolizione dell’impianto ordinata con il provvedimento impugnato in primo grado
è stata emanata in puntuale esecuzione di un’ordinanza di questa Quarta Sezione del
6 aprile 2004 n.1612, con cui era stata sospesa la sentenza del TAR VENETO –
VENEZIA, Sezione II 144/2004, resa tra le stesse parti, con la quale in accoglimento del
ricorso dell’Ericson, si era disposto l’annullamento del provvedimento di autotutela
con cui era stata annullata l’autorizzazione rilasciata dallo stesso Comune di Stra n.
03.44-2003 del 9 luglio 2003 per la realizzazione di una stazione radio base per
telefonia mobile per cui è causa.
Tale provvedimento peraltro era stato, a sua volta, adottato in seguito alla
dichiarazione di improcedibilità del Tar Veneto di un precedente ricorso diretto verso
l’atto di avvio del procedimento di verifica della natura di “ infrastruttura strategica”ai
sensi dell’articolo 1, comma uno della legge n. 44 3/2002 e del D. Lgs. n. 198/2002
dell’impianto in questione.
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Con la ricordata ordinanza di questa Sezione n. 1612 del 06 aprile 2004 -- che si
condivide integralmente -- si era ritenuto che, nella “fattispecie all’esame, anche a
voler considerare la disposizione dell’art. 36 delle N.T.A. del P.R.G. del Comune di Stra
non preclusiva dell’installazione delle infrastrutture “de quibus” nelle cc.dd. “zone
residenziali perequate”, le infrastrutture stesse sono comunque da considerarsi
urbanisticamente come “servizi”…” per cui “… le aree da destinarsi …. dovrannotuttavia essere “definite nello strumento attuativo all’interno dell’ambito perequato”
(lett. g) del comma 10 dell’art. 5 delle N.T.A.) sì che gli stessi non possono…” essere
“… indiscriminatamente collocati all’interno delle zone in questione”.
In sostanza è dunque evidente che l’impianto è stato istallato in base ad
un’autorizzazione, poi annullata in autotutela in quanto contrastante con la
programmazione comunale (come confermato da questa Sezione).
In relazione alla specificità del caso in esame del tutto inconferente era dunque il
richiamo operato nella sentenza appellata, all’indirizzo espresso dalla medesima
Sezione del T.A.R. (cfr. Veneto, II, n. 2555/04), perché qui -- a prescindere da ogni
questione circa la sua pretesa valenza edilizia -- l’autorizzazione rilasciata ex art. 87
del D.lgs. n.259/03 era comunque stata annullata con un provvedimento,
assolutamente valido ed efficace (in conseguenza della ricordata sospensione da parte
di questa Sezione della sentenza che l’aveva annullato).
L’unificazione procedimentale ed il conseguente assorbimento dei profili edilizi
nell’unico titolo autoritativo ex art. 87 cit. non possono comunque comportare la
variazione della natura giuridica del medesimo titolo edilizio assorbito né possono
implicare assolutamente il venir meno dei poteri di governo del territorio da parte del
Comune.
In conclusione, in presenza di un impianto base per la telefonia cellulare comunque
privo di un titolo giuridico valido ed efficace ai sensi dell’art. 87 del T.U. n. 259 cit.,
l’amministrazione preposta alla vigilanza deve, nell’ambito dei propri poteri di
vigilanza, adottare i poteri sanzionatori e ripristinatori di cui al T.U. dell’edilizia n.
380/2001, proprio perché in tali casi manca del tutto la verifica anche dei profili di
conformità urbanistico-edilizia.
In tale prospettiva deve perciò condividersi anche il secondo motivo di ricorso perché
l’assorbimento del profilo urbanistico-edilizio nell’unico titolo di cui all’articolo 87 non
fa comunque venir meno il potere-dovere sanzionatorio del comune, previsto dal testo
unico dell’edilizia n. 380/2001.
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In conseguenza, erroneamente il primo giudice ha disposto l’annullamento di un atto
meramente consequenziale, quale l’ordine di rimozione dell’antenna cellulare, senza
darsi alcun carico della presupposta, e risolvente, mancanza di una valida
autorizzazione dell’impianto in questione ed in relazione ad un principio di diritto,
astrattamente esatto, ma del tutto inconferente nella specie.
Di qui l’erroneità della decisione appellata e la legittimità della sanzione demolitoria
impugnata in primo grado, perché, nel caso di specie, l’impianto di telefonia mobile in
questione era privo dell’autorizzazione prevista dal codice delle comunicazioni
elettroniche ai sensi dell’art. 87 T.U. n.259 , siccome in contrasto con la
programmazione comunale del territorio di cui alla L. 22 febbraio 2001 n. 36; quindi
come qualsiasi altra struttura edilizia abusiva, doveva essere rimosso.
Le spese possono essere compensate integralmente tra le parti in relazione alla novità
della specifica questione.
P.Q.M.
Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Quarta) definitivamente
pronunciando:
___ 1. accoglie l'appello, e per l’effetto annulla la decisione del Tar Veneto – Sez. II n.
03295/2004 di cui in epigrafe;
___ 2. Spese compensate.
Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa.
Così deciso in Roma nella camera di consiglio del giorno 22 marzo 2011 con
l'intervento dei magistrati:
Paolo Numerico, Presidente
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Sergio De Felice, Consigliere
Sandro Aureli, Consigliere
Raffaele Potenza, Consigliere
Umberto Realfonzo, Consigliere, Estensore
L'ESTENSORE IL PRESIDENTE
DEPOSITATA IN SEGRETERIA
Il 22/06/2011
IL SEGRETARIO
(Art. 89, co. 3, cod. proc. amm.)