Upload
accollettati-giuliana
View
218
Download
0
Embed Size (px)
DESCRIPTION
Rivista del Masci di Aprile 2012
Citation preview
Riflettiamo sulla famigliaGIOVANNI MORELLO
Il 23 aprile tutti gli scouts e le guide
del mondo rinnovano la Promessa in
occasione della festa di San Giorgio.
Il Masci romano si ritrova tradizio-
nalmente nell’antica chiesa di San
Giorgio al Velabro, dove una targa ricorda
che, anche durante il periodo della “giungla
silente”, i capi romani si ritrovavano, nello
stesso luogo e nella stessa data per rinnovare
la loro Promessa ed essere così pronti alla
ripresa dello scautismo in Italia, dopo la fine
della dittatura fascista.
Tanti nomi e tanti volti di amici, sorelle e
fratelli, che ci hanno preceduti nella Casa del
Padre si affacciano alla nostra mente: l’ulti-
ma della serie, che vorrei ricordare con voi
per la sua vita spesa per il guidismo e lo scau-
tismo, è quello di Mariella Sebastiani Spaini
che, tra l’altro, è stata la prima Presidente
dell’Agesci, scomparsa nello scorso mese di
marzo.
Dalla famiglia degli scouts alla famiglia di
tutti. A Milano, dal 30 maggio al 3 giugno,
si terrà il VII Incontro mondiale delle fami-
glie, a cui parteciperà il Santo Padre Bene-
detto XVI.
Il Masci lombardo è impegnato nell’orga-
nizzazione e nell’accoglienza dei partecipan-
ti, tra cui certamente saranno presenti anche
molti fratelli e sorelle del Masci. Da parte
nostra, su questo numero, vogliamo riflette-
re sul tema della famiglia.
Il Dossier è infatti dedicato alla famiglia con
tre interventi di prestigio. Alberto Lo Presti,
docente nell’Università pontificia San Tom-
maso d’Aquino, si interroga e ci interroga
su “il grande disegno della famiglia come
piccola chiesa”, mentre Paola Dal Toso, che
è Segretaria della Consulta nazionale per le
Aggregazioni laicali, ci offre un primo, am-
pio, panorama delle indicazioni di Benedet-
to XVI riguardo alle problematiche e alla
vita della famiglia.
Il nostro Carlo Bertucci, dall’alto delle sue
competenze specifiche in campo economi-
co, si chiede se il risparmio è ancora una
virtù ?. Con evidenti riflessi sulla situazione
economica delle famiglie italiane. Continua
inoltre il nostro sforzo di informazione in
preparazione dell’incontro nazionale che il
Masci terrà a Salerno, dal 19 al 21 ottobre
prossimo, e di cui vi presentiamo in antepri-
ma il logo insieme ad un articolo su i “trivi
e i Quadri”, dove le regioni presenteranno i
loro Poli di Eccellenza ed il Comitato ese-
cutivo le iniziative e le attività realizzate o
in programma. Il numero è ricco, come al
solito, di notizie, informazioni, interventi su
temi di attualità: vorrei segnalare l’articolo
di Mario Sica che offre un quadro chiaro e,
come al suo solito, equilibrato del proble-
ma della realizzazione della linea ferroviaria
dell’alta velocità in Val di Susa.
Insomma la redazione cerca di fare del pro-
prio meglio per confezionarvi, ogni mese,
un numero succolente e piacevole.
A voi il giudizio di gradimento.
Buona Strada.
N U M E R O 4 A P R I L E 2 0 1 2 - A N N O 5 4
PERIODICO MENSILE DEL MASCI (MOVIMENTO ADULTI SCOUT CATTOLICI ITALIANI) DI EDUCAZIONE PERMANENTE, PROPOSTA E CONFRONTO
SPEDIZIONE IN A.P. 45%ART. 2 COMMA 20/B LEGGE 662/96 DAL C.M.P. PADOVA
EURO 2,00 LA COPIA
EDITORE, AMMINISTRAZIONE E PUBBLICITA’:Strade AperteSoc. coop. a.R.L.,Via Picardi, 6 - 00197 Roma,www.masci.it
SOMMARIO IN ULTIMA PAGINA
STRADE APERTE2
Nuove Comunità APRILE 2012
“Siamo arrivati da mille strade diverse, in
mille modi diversi, in mille momenti di-
versi, perché il Signore ha voluto così”. I
versi di questo canto danno il senso del-
la comunità Masci che a novembre del
2011 abbiamo costituito a Marineo.
Molti di noi hanno percorso la stessa
strada da ragazzi (se pur in tempi diver-
si), hanno assaporato la bellezza della
vita all’aperto, hanno scoperto la gioia
della condivisione, hanno ascoltato il
battito del proprio cuore ma anche di chi
gli camminava accanto, hanno sentito
il “respiro di Dio” attraverso la natura,
hanno forgiato il carattere superando
le difficoltà, hanno vissuto tante avven-
ture meravigliose. Poi con la partenza
si sono impegnati a vivere i valori della
legge e della promessa nella vita, quella
vera, quella dura, quella del lavoro, della
famiglia, dell’impegno sociale (molti di
noi hanno continuato anche a svolgere il
servizio educativo come capi nell’Agesci
per parecchi anni). L’esperienza scout ci
ha aiutato, ad affrontare i problemi da
una prospettiva diversa, a guardare po-
sitivamente le cose e vivere la vita come
un’avventura e con lo spirito di uno dei
più belli articoli della legge scout che in-
vita a sorridere e cantare nelle difficoltà,
non perché lo scout è un irresponsabile,
ma perché è un ottimista e attraverso le
piccole cose sa apprezzare la grandezza
dei doni di Dio nella propria vita. Ades-
so vogliamo riprendere quella strada, da
adulti, da uomini e donne consapevoli
che il mondo in cui viviamo è difficile,
ma con la speranza e l’ottimismo di chi
sa che nulla è impossibile con l’aiuto di
Dio. In questo cammino si sono aggiunti
dei fratelli e sorelle che hanno conosciu-
to da adulti lo scoutismo ma che ne con-
dividono i valori. Siamo pronti a ripartire
per nuovi orizzonti, con lo zaino pieno
di esperienze diverse, pronti a mettere a
servizio degli altri il nostro vissuto, ma
anche a confrontarci con le nostre debo-
lezze e i nostri limiti. Lo facciamo attra-
verso il Masci, proprio perché crediamo
fermamente nei suoi valori e soprattutto
perchè “…è un’associazione di uomini
e donne maturi che cercano luoghi di
impegno e di riflessione per poter “cam-
biare il mondo cambiando se stessi”: per
essere cioè protagonisti della propria cre-
scita permanente.”
La “formazione permanente” dell’adul-
to, appunto, costituisce la condizione
propedeutica per qualunque impegno sia
individuale che comunitario infatti “non
siamo insieme solo per fare, tanto meno
per comandare o peggio per possedere
ma insieme per essere”. A 50 anni di sca-
sutismo a Marineo, i tempi sono maturi
per “risvegliare” le coscienze assopite di
chi è stato scout. Il Masci è pertanto una
“verifica” del servizio educativo svolto
anni fa, è inoltre un laboratorio di cre-
scita individuale, in cui ognuno di noi
mette in discussione le proprie certezze
e le proprie idee per intraprendere un
cammino con altri fratelli e sorelle attra-
verso i valori della legge e la promessa
scout. Promessa, che abbiamo rinnovato
giorno 10 marzo 2012 nella Chiesa Ma-
dre di Marineo, durante la celebrazione
Eucaristica. Nella stessa sera hanno fatto
la Promessa anche due componenti del
gruppo che per la prima volta si sono af-
facciati al mondo dello scoutismo.
Marineo 1 “Makella”: è nata una nuova Comunità
BENVENUTI ALLE NUOVE COMUNITA’Oltre alle nuove Comunità di Marineo 1, di cui diamo notizia qui a lato, e alle nuove Comunità di Treviso 2 e Cesena 6, presen-tate nei numeri scorsi, diamo il Benvenuto alle nuove Comunità di:CALTAGIRONE 1CHIETI 1 JESI 1NOCETO 1OLBIA 1SETTIMO TORINESE 1TARANTO 4
STRADE APERTE 3
Dossier:Piazze,Trivi e Quadrivi APRILE 2012
Abbiamo dato come tema a questo nostro incontrarci “Abitare la città dell’uomo”.Abitare la città dell’uomo significa per noi condividere i luoghi e gli spa-zi dove l’uomo vive, opera, si incon-tra con gli altri. I luoghi dell’incontro sono le strade, le piazze, le botteghe, i luoghi della spiritualità della città; per questo abbiamo deciso di vivere lì il nostro incontro di Salerno per-ché siamo convinti che il cammino di educazione degli adulti che abbiamo scelto come nostra missione, si rea-lizzi nella partecipazione e nella con-divisione, diventi autentico amando il tempo in cui si vive. Come ha det-to recentemente il nostro Presidente della Repubblica Giorgio Napolita-no: «Non si può crescere, non si può avere soddisfazione nella vita, se non si è animati da alcuni gran-di valori e se non ci si impegna a realizzare degli obiettivi, non solo personali ma comuni a tutti». Per questo dopo aver esaminato nelle Piazze, luoghi simbolo della città di Salerno, le nostre “tracce” di educa-zione degli adulti, ci ritroveremo nei Trivi e nei Quadrivi.Nei Trivi della città le Regioni del MASCI presenteranno le loro rifles-sioni e le loro esperienze legate ai Poli d’Eccellenza ai quali hanno la-vorato negli ultimi anni. Ma non sarà solo una presentazione ma l’occasio-ne per condividerli con tutti gli altri adulti Scout perché possano diventa-
Trivi e Quadrivi
re patrimonio comune e condiviso di tutto il movimento; perché possano essere confrontati con tutti i nostri amici che con noi avranno voluto condividere l’esperienza di “Piazze, Trivi e Quadrivi”; perché possiamo ascoltare le opinioni ed i giudizi dei cittadini che, fermandosi nei nostri Trivi, potranno cogliere i segni del nostro lavoro e del nostro impegno arricchendoli con la loro esperienza. Ogni regione curerà l’allestimento e l’ambientazione del proprio Tri-vio, così la città antica di Salerno sarà animata da un caleidoscopio di colori, di immagini e di voci. Nei Quadrivi il Comitato Esecutivo ci il-lustrerà come le diverse attività del movimento (la formazione, la co-municazione, lo sviluppo, la coope-razione internazionale, i progetti e le imprese del movimento,..) illustran-do e confrontandosi su come queste
rappresentino il modo concreto per camminare sulle tracce dell’educa-zione degli adulti. Sarà questo il nostro modo di abita-re la città dell’uomo, condividendo i luoghi e gli spazi dove l’uomo vive, opera, si incontra con gli altri. Ri-prenderemo così, attualizzandole al nostro tempo, le indicazioni che la lettera a Diogneto dava ai primi cri-stiani: “..i cristiani vivendo in città greche e barbare, come a ciascuno è capitato, e adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbia-mente paradossale. Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera...”
RICCARDO DELLA ROCCAPresidente Nazionale
STRADE APERTE4
Dossier:Piazze,Trivi e Quadrivi APRILE 2012
I poli di eccellenza
Entra nella storia
Mondialità
Scoutismo per adulti
Spiritualità e Catechesi per Adulti
1. LIGURIA - In cammino verso nuovi orizzonti: etica personale e etica delle istituzioni2. PIEMONTE - Entrare nella storia con il nostro metodo3. VALLE D’AOSTA - Lavoro e sviluppo4. LOMBARDIA - Cittadinanza consapevole5. TRENTINO ALTO ADIGE - L’educazione mo-rale e civile nella nostra società9. MARCHE - Cittadinanza consapevole ed attiva17. LAZIO - Immigrazione ed accoglienza18. UMBRIA - Conoscenza e protezione dell’am-biente
6. FRIULI VENEZIA GIULIA - Percorsi di spiri-tualità, ed educazione alla legalità secondo il meto-do scout11. MOLISE - Lo scautismo degli adulti educa alla “vita buona” del Vangelo12. PUGLIA - Ecumenismo e intercultura
7. VENETO - Il coraggio della speranza: imparare a vivere uniti rispettandoci diversi10. ABRUZZO - Insieme sulla strada per crescere16. CAMPANIA - Educazione ambientale e nuovi stili di vita19. TOSCANA - Educazione per-manente
8. EMILIA ROMAGNA - La soli-darietà internazionale13. BASILICATA - I grandi disagi di oggi14. CALABRIA - Immigrazione e nuove Povertà15. SICILIA - Custodire il creato per costruire la pace. Il creato, i suoi abitanti, i nuovi stili di vita
STRADE APERTE 5
Vita associativa APRILE 2012
Dando seguito a quanto deciso in Consiglio Nazionale, quest’anno la Bottega Artigiana Sviluppo si è fatta in tre. La rivoluzione coper-nicana che il MASCI sta cercando di attuare facendo in modo che le Regioni e le Comunità siano pro-tagoniste della vita del movimento ha comportato che anche la Bot-tega Artigiana si regionalizzasse.Bisogna dire che un po’ di pre-occupazione e di incertezza sulla partecipazione c’era, non avendo ancora certezza che in tutte le Regioni si fosse consolidata l’idea della necessità di creare pattuglie stabili che lavorino con continuità su un progetto di sviluppo di lun-go respiro. Siamo partiti dallo spunto fon-damentale che ci aveva lasciato in eredità la Bottega dello scorso anno a Roma: Piloti, Missionari e Pianificazione.Ed ecco che si è delineato pian piano il nostro progetto per lo sviluppo. Abbiamo parlato di Analisi del territorio, di indivi-duazione di ambiti e di obiettivi, di pianificazione dell’azione, di scelta delle priorità, di individua-zione di “missionari” e delle loro caratteristiche, di individuazione di “piloti” per le nuove Comunità e delle loro peculiarità, della loro formazione, e degli strumenti di
cui attrezzarli.Queste tre parole sono state il tormentone che ha animato i tre “Workshop/Bottega sullo svilup-po” che il Comitato Esecutivo ha organizzato per macroaree nel mese di marzo, accorpando le re-gioni vicine, in modo da ottimiz-zare gli spostamenti ed i costi.Come tutte le botteghe, anche queste sono stati laboratori dove tutti volevano imparare qualcosa, volevano apprendere tecniche per realizzare dei progetti regionali rivolti allo sviluppo, alla nascita di nuove comunità. Ma partiamo dalle nostre tre pa-role.Strategia: Tutti i gruppi di lavoro
che si sono creati nelle tre botte-ghe, hanno convenuto che occor-re un progetto, un piano preciso, con tempi e modi di realizzazio-ne, che scannerizzi il territorio e definisca un obiettivo, anche mi-nimo, che però impegni la pat-tuglia regionale nella ricerca di potenziali gruppi di persone che siano interessati alla proposta che il nostro Movimento fa alle don-ne ed agli uomini adulti di oggi.Missionario: E’ indubbio che il lavoro strate-gico di preparazione sul territo-rio, deve trovare realizzazione in adulti scout che abbiano il dono di trasmettere l’emozione e l’en-tusiasmo di far nascere e far vivere
Dammi tre parole: strategia, missionario e pilotaUna sfida per il MASCI di domani. Uno sviluppo pianificato
LORENA ACCOLLETTATI, MARIO ROCCA
STRADE APERTE6
Vita associativa APRILE 2012
il Masci. Non tutti hanno queste capacità ed allora, proprio dalle pattuglie regionali sono state individuate le caratteristiche che il “missionario” deve avere. Naturalmente, è sembrata da su-bito necessaria una formazione adeguata rivolta proprio a loro, in modo da fornirgli una base di partenza e di approccio uguale per tutti.Sono stati anche definiti degli strumenti che il Comitato Esecu-tivo dovrà realizzare, ma che poi dovranno essere integrati local-mente per rendere meno distante il primo contatto e più vicino alle realtà locali.Piloti: Se tutte queste iniziative e se il lavoro realizzato dalle regio-ni, è stato proficuo ed è andato a buon fine, forse saremo di fron-te alla nascita di nuove comunità, ma dopo?Molte neocomunità hanno vita difficile e si sciolgono nei primi due anni di attività.Probabilmente perché non hanno chiara la proposta del Masci e sono nate sull’onda dell’entusiasmo di uno o due persone che sono riu-scite a coinvolgere persone vicine all’ambiente scout o loro amiche.Occorre allora pensare ad uno strumento che aiuti queste nascite a rafforzarsi e a non perdersi, ma anzi ad individuare la strada giusta per continuare nel tempo la strada appena intrapresa. Ecco la necessità di altri adulti scout, ben preparati, che aiutino il magistero o tutta la comunità, per un certo periodo, uno o due anni, giusto il tempo necessario per fare spiccare il volo.
Certo il lavoro svolto in questo fine settimana è stato tanto, ma: Se non ora quando?.Questa è una frase che il Masci continua a ripetere da oltre un anno e che tutti gli adulti scout hanno ormai ben chiara.Le regioni che hanno ospitato i tre eventi, Toscana, Trentino Alto Adige e Basilicata, hanno svolto un lavoro eccezionale e hanno creato le basi per la realizzazione di un progetto di largo respiro e rivolto al futuro e di questo non finiremo mai di ringraziarli.E’ un piano ambizioso che vede le Regioni e le Comunità protago-nisti sul loro territorio e respon-sabili delle scelte e dei risultati.
Appare evidente che una sola persona in una regione non è in grado di dare vita al progetto, oc-corre un gruppo, allora la prima azione è portare il progetto nei Consigli Regionali perché sia co-nosciuto e condiviso da tutti.Siamo usciti dalla Bottega con impegni precisi, anche in termi-ni di scadenze temporali, su cui iniziare a lavorare, verificheremo insieme avanzamenti e difficoltà, consapevoli che impegno e buona volontà sono i nostri migliori alle-ati. Facciamo nostre, allora, le tre parole e come diceva qualcuno durante la bottega in Val Sella:Promuovi, diffondi e sviluppa il Masci.
STRADE APERTE 7
Vita associativa APRILE 2012
Si è conclusa domenica sera la Giornata dello Spirito, svoltasi nelle due giornate di sabato 24 e domenica 25, nella scuola priva-ta Sant’Orso. La manifestazione voluta e organizzata dal MASCI VdA (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani della Regio-ne Valle d’Aosta), ha visto per la prima volta nella nostra regio-ne oltre centoventi adulti scout, provenienti da tutto il Piemonte, mentre per la Valle erano presenti le due comunità (San Anselmo e Angelo Nale San Grato) con cir-ca 20 partecipanti. Il tema delle due giornate “Entra nella Storia” è stato sviluppato nella giornata di sabato attraverso un gioco che aveva come scopo la scoperta e la conoscenza della città di Aosta nonché la riscoperta dei valori che animano lo scautismo adulto. Alla sera dello stesso giorno presso la Chiesa di Sant Orso, alla presenza di don Giuliano Albertinelli assi-stente ecclesiastico del Movimen-to Valdostano, si è poi tenuta una veglia sul medesimo tema accom-pagnata da letture tratte dal van-gelo e da brani suonati con l’or-gano. La mattinata di domenica, i lavori sono stati aperti dal Vescovo di Aosta, Mons. Franco Lovigna-na, e conclusi nel pomeriggio dal Priore Don Aldo Armellin. I par-tecipanti sono stati quindi accom-pagnati nella più ampia riflessione
sul tema che animava l’incontro, sia quali cristiani, sia quali citta-dini impegnati nell’ambito sociale per un mondo di pace, non basa-to sugli interessi propri ma sulla ricerca del bene comune. Signi-ficativa è stata altresì la presenza dell’Assessore all’Istruzione Pub-blica del Comune di Aosta, An-drea Parron che, oltre a portare il saluto delle Istituzioni Cittadi-ne, ha partecipato ai lavori quale Adulto Scout della comunità An-gelo Nale San Grato. La riuscita dell’incontro deve anche il suo buon esito sia alla disponibilità di don Aldo che ha messo a dispo-sizione la struttura scolastica, sia all’ANA (Associazione Naziona-le Alpini) che ha fornito i tavoli e le panche necessarie ad ospitare oltre 120 persone, sia alla Croce
Rossa che ha fornito le brande ne-cessarie ad ospitare i partecipanti per la notte. Gli Adulti Scout si sono infine dati appuntamento al prossimo anno in Piemonte.
Aosta “entra nella storia”
PIERGIORGIO COMO
La Regione Valle d’Aosta è stata invitata a partecipare alla IX Edizione del Premio letterario Internazionale
“Città d’Aosta”, riservato al mondo dello scoutismo.Il regolamento per la partecipazione si può
consultare sul sito www.masci.it
STRADE APERTE8
Internazionale APRILE 2012
Incontro del Mediterraneo a CadiceSi terrà dal 31 ottobre al 5 no-vembre 2012 il XIV Incontro del Mediterraneo, cioè la Southern Europe Sub-Region Conferen-ce dell’ISGF, a cui sono inviati a partecipare gli adulti scouts e gui-de delle Nazioni che affacciano sul Mediterraneo. L’incontro si svolgerà a Cadice, in Andalusia, e prevede anche un post tour nelle località più celebri della regione. L’incontro è organizzato dal-la Associación de Viejos Lobos “Cruz del Sur”, che è membro della ISCF Spagna.La quota di partecipazione è fis-sata in Euro 550,00 a persona, mentre la quota per il tour di 6 giorni post-conferenza (Grana-da, Cordoba, Siviglia) è fissata in Euro 390. Chi volesse partecipare dovrà in-viare la scheda, riportata qui a lato (o stampabile dal sito del Masci), completa di tutte le notizie richie-ste, escluso l’arrivo e la partenza, perchè cercheremo il mezzo più conveniente da fare tutti insieme, e gli orari di arrivo e partenza li comunicheremo successivamente, per via elettronica a “[email protected]” o per fax al n°068077047. Per le quote di partecipazione ed eventuali extra (camera singola e tour post incontro) dovrà essere versato l’acconto del 50% entro il 30 aprile p.v. e l’altro 50% entro il 31 luglio p.v. a: M.A.S.C.I Eventi Nazionali - via
Carpignana, 22 - 63100 Vena-grande - c/c n°64651466; o per bonifico: Codice IBAN IT 19 Z0760113 5000 0006 4651 466. Una copia del versamento del pri-mo 50% deve essere allegata alla scheda di partecipazione, e copia del successivo 50% inviata al mo-mento del versamento effettuato entro il 31 luglio p.v.
Tutte le quote verranno versate agli organizzatori dal MASCI, con un unico bonifico.
Speriamo in una partecipazione numerosa.
Per ogni informazione è possibile rivolgersi direttamente a:Franco Nerbi: tel. 3335759400.
STRADE APERTE 9
Dossier:Famiglia APRILE 2012
Il grande disegno della famiglia come piccola Chiesa
Da sempre, l’uomo ha cercato di dare risposta a una domanda fon-damentale: perché mai, fra tutti gli esseri animati conosciuti, solo gli umani mostrano una socialità così accentuata? Perché mai arri-viamo a costruire gruppi, comu-nità, popoli, via via associazioni sempre più estese e complesse? Già la mitologia aveva prodot-to alcune risposte in ordine alla socialità umana come carattere specifico e naturale dell’umanità: il mito di Prometeo narra che la socialità umana è un dono che gli dei fanno all’uomo per consentir-gli una vita ordinata e soprattutto sicura nel creato. Il tema della difesa e della sicu-rezza, tutto sommato, è ricor-rente nelle antropologie sociali: per sfuggire ai pericoli di una vita solitaria, gli uomini preferiscono associarsi, giacché insieme ci si di-fende meglio dai rischi della quo-tidianità. Nella tradizione cristiana, il di-scorso non è mai basato su tale stretta necessità. La società non è il risultato di una scelta, tanto meno è frutto di una convenienza. La società è scritta nel cuore degli uomini e delle donne, e si rivela con tutta la sua forza nella coppia, una so-cietà naturale talmente forte da unire l’uomo e la donna «in una sola carne», come dice il libro del
Genesi. «Una sola carne»: questo significa che si fa la coppia non perché bisogna difendersi dai pe-ricoli, o per chissà quale altra con-venienza. La coppia formata dall’uomo e dalla donna ha su di sé il compito più alto che Dio poteva assegna-re: il compito di pro-creare, cioè di collaborare e continuare a rea-lizzare il disegno di Dio sul crea-to. La famiglia, con ciò, è la prima società naturale; essa colloca gli uomini e le donne al vertice della creazione. E da questo vertice, la famiglia irradia il suo modello di socialità basata sull’amore e la co-munione. Anzi, con le parole del Compen-dio della dottrina sociale della Chiesa, la famiglia è «luogo pri-mario di relazioni interpersonali, prima e vitale cellula della società […] prototipo di ogni ordina-mento sociale» (§ 211).
In tal senso, la famiglia è il mo-dello al quale tutte le società de-vono fare riferimento. Il gruppo di appartenenza, la co-munità cittadina alla quale si ap-partiene, il partito politico, l’or-dine professionale, lo Stato e le organizzazioni di vario genere, non possono mai avere un ruolo superiore a quello della famiglia, quindi non possono mai – per ra-gioni proprie – violare la sua di-gnità. Ricapitoliamo: nella visione cri-stiana la società è il risultato dell’energia sociale sprigionata dalla famiglia, quindi il bene della società scaturisce dalla comunità familiare. Ecco perché la migliore società e quella a misura di fami-glia. Un carattere importante della fa-miglia è la sua dinamicità, spes-so non considerata. Sono tante, troppe, le frasi facili con le quali
ALBERTO LO PRESTI
STRADE APERTE10
Dossier:Famiglia APRILE 2012
si crede di seppellire la famiglia come fosse una sorta di prigione statica della vita. Lo scrivente è sposato da 24 anni, con una don-na sempre diversa! Anche se il suo nome e cognome non sono mai cambiati, mia moglie è cambiata un milione di volte, così come sono cambiato io, e i cinque figli che nel frattempo abbiamo avuto hanno reso ancora più convulse le trasformazioni della nostra vita assieme. La dinamicità della famiglia ci ri-vela un dato fondamentale: l’es-senza della famiglia non è la so-miglianza fra i suoi membri, bensì la loro interdipendenza. La vita quotidiana è fitta di esempi di questa interdipendenza dinami-ca: quando si ammala un membro della famiglia le cose cambiano più o meno per tutti, un cambio di lavoro, le nuove amicizie, un bisogno improvviso sono eventi che per quanto possano riguarda-re solo uno della famiglia hanno in realtà una conseguenza su tutti gli altri. Ora, a nessuno può sfuggire che questa intrinseca dinamicità è oggi modello per la globalizza-zione dei processi sociali. Si provi a comparare quanto dice Kurt Lewin (psicologia sociale) sulla famiglia con la definizione di globalizzazione del sociologo Zygmunt Bauman. Lewin: «la famiglia è qualcosa di più, o per meglio dire, qualcosa di diverso, dalla somma dei suoi membri: ha struttura propria, fini peculia-ri e relazioni particolari con altri gruppi. Quel che ne costituisce l’essenza non è la somiglianza o la dissi-
miglianza riscontrabile tra i suoi membri, bensì la loro interdipen-denza. Il gruppo può definirsi come totalità dinamica. Ciò significa che un cambiamen-to di stato di una sua parte, o fra-zione qualsiasi, interessa lo stato di tutte le altre» (Lewin K., Field Theory in Social Science, Harper & Row, New York, 1951). Bauman, a proposito della glo-balizzazione come sfida etica: «a prescindere da qualsiasi altro si-gnificato, globalizzazione vuol dire che tutti dipendiamo gli uni dagli altri. Le distanze ormai contano poco. Qualcosa che succede in un posto può avere conseguenze globali […] Quello che facciamo (o ci asteniamo dal fare) può influen-zare le condizioni di vita (o di morte) di persone che vivono in luoghi dove non ci recheremo mai e di generazioni che non cono-sceremo mai» (Bauman Z., Does Ethics Have a Chance in a world of Consumers?, Harvard Univer-sity Press, Cambridge, Massachu-setts – London, England, 2008).È sorprendente: l’odierna descri-zione del cambiamento globale dei rapporti sociali sta concla-mando l’idea che il mondo sta scoprendo che siamo davvero una famiglia: la famiglia umana. La famiglia dunque non è soltan-to un modo per vivere i rapporti parentali elementari, ma è un ide-ale della società intera. In questo senso, essa fa propri gli obiettivi stessi dell’evangelizzazione, in ciò è davvero una piccola Chiesa. Anzi, per usare le parole del Servo di Dio Igino Giordani, la famiglia è una società sacra, una missione
divina, la fonte di trasmissione del divino nel convivere umano. Per comprenderne il suo disegno, è sufficiente guardare a come si organizza la convivenza cristiana. Essa trova nel modello della fami-glia il linguaggio, i meccanismi, le istituzioni della Chiesa: a) Dio è Padre e gli uomini sono suoi figli – la preghiera è «Padre nostro…»; b)se Dio è Padre, la Chiesa è la madre: «Non può aver Dio per Padre, chi non ha la Chiesa per madre» (Cipriano, Origene, Ago-stino, dicono appunto i padri del-la Chiesa); c) l’azione dei vergini si chiama maternità spirituale; d) l’azione di sapienza dei sacerdoti è chiamata paternità spirituale; e) i titoli ai religiosi e alle religiose, ai sacerdoti e ai consacrati, è spes-so “padre”, “madre”, ecc. Attenzione, però: possiamo anche riconoscere la dignità del matri-monio cristiano, la suprema bel-lezza del suo disegno: ma dobbia-mo anche parlare dei doveri che gli sono connessi. Il Concilio Vaticano II ha elevato il laicato nella Chiesa, quale plebs sancta, popolo di Dio, cioè – se-condo una efficace espressione giordaniana - «Chiesa militante, e non dormiente» (I. Giordani, Fa-miglia comunità d’amore, Città Nuova, Roma, p. 15). Questa re-integrazione del laicato nella missione religiosa ha anche l’effetto di ridare una funzione morale e sacramentale alla fami-glia., pensata come «cellula vita-le della Chiesa […] una piccola Chiesa […] e il matrimonio torna ad essere, per merito del Concilio Vaticano II, uno stato di perfe-zione».
STRADE APERTE 11
Dossier:Famiglia APRILE 2012
Il risparmio non è più una virtù?
Secondo statistiche pubblicate da organi ufficiali, i risparmi delle fa-miglie italiane stanno diminuen-do, mentre sono in aumento i debiti. Questo è uno degli effetti della crisi economica che stiamo attra-versando, ed è il segnale che in media i redditi percepiti a mala-pena riescono a coprire le spese. I nostri nonni e genitori fondava-no la loro economia familiare sul risparmio, perché era necessario tenere conto dei periodi di magra e bisognava assicurare il futuro dei figli. L’Italia era un Paese di risparmia-tori e questa caratteristica è sem-pre stata considerata una virtù, ma oggi questo comportamento sembra risultare antieconomico per la collettività. La pubblicità ci
sommerge ogni giorno di stimo-li di ogni tipo per convincerci a comprare cose di cui non abbia-mo alcun bisogno e addirittura qualche anno fa ci furono degli spot televisivi che incentivavano a spendere per favorire l’economia. Ma negli ultimi decenni il rapido mutamento delle condizioni eco-nomiche e sociali ha trasformato il consumismo in una icona del nostro modo di vivere, mentre allo stesso tempo la globalizza-zione, con la concorrenza inter-nazionale del lavoro, ha imposto la revisione degli standard medi di reddito a cui eravamo abituati. Per molti anni ho svolto servizio educativo nel movimento scout e ho sempre cercato di trasmettere ai ragazzi l’amore per la natura e l’essenzialità. Dopo tanti anni di onorato ser-vizio scopro con grande stupore che tutti i valori che ho cercato di
trasmettere sono un pericolo per il benessere generale. Leggendo i giornali infatti sem-bra che i problemi per la nostra economia dipendono dal fatto che consumiamo troppo poco. Avete letto bene, dobbiamo con-sumare di più, comprare automo-bili, telefonini, videogiochi e così via perché in questo modo possia-mo favorire i settori produttivi e commerciali e incrementare l’oc-cupazione. Quindi, se consumare è bene per l’economia, risparmiare è male. Poiché la matematica non è un’opinione, il nostro reddito può essere consumato o rispar-miato, per cui più risparmiamo, maggiore sarà la parte che sottra-iamo al consumo. Il risparmio, depositato in banca, non fornisce incentivi alle impre-se per produrre di più e di con-seguenza assumere nuovo per-
CARLO BERTUCCI
L’evoluzione della famiglia
STRADE APERTE12
Dossier:Famiglia APRILE 2012
sonale. Cerchiamo di cogliere il paradosso di questi ragionamenti. Se non risparmiamo contribuia-mo alla crescita economica che potrebbe assicurare il futuro lavo-rativo di tanti giovani. Se risparmiamo possiamo pru-dentemente trattenere risorse per conservare il nostro benessere fu-turo e quello dei nostri figli. Inol-tre è palese la contraddizione tra gli inviti a spendere della pubbli-cità e dei giornali e la realtà che invece ci rappresenta le difficoltà di tante famiglie per arrivare alla fine del mese. Questo vuol dire solo una cosa, ovvero che siamo destinati a di-ventare un popolo di consumato-ri incalliti. Spenderemo tutto quello che guadagneremo e se non basterà, ci indebiteremo. In questo modo la macchina produttiva sarà sem-pre in funzione e assicurerà pro-fitti (per pochi) e un benessere appena sufficiente (per gli altri). Naturalmente non dobbiamo sta-re a guardare passivamente quello che accade intorno a noi.
Lo scautismo, scuola di vita sem-plice e essenziale, deve essere in prima fila nel proporre nuovi modi di produrre, consumare e risparmiare. Siamo un movimen-to internazionale, ma purtroppo le barriere culturali, oltre che lin-guistiche, limitano la possibilità di creare una forza globale che contrasti questo percorso. E’ ar-rivato il momento che gli scout si attivino con tutte le forze so-ciali per proporre confronti ma anche progetti su come voglia-mo che sia il mondo di domani. Intanto lavoriamo in casa nostra.
Dobbiamo mettere in atto com-portamenti che puntino a favori-re il riciclaggio e il riutilizzo delle cose che compriamo, dobbiamo risparmiare energia (a casa o in auto), dobbiamo mangiare cibi genuini e locali, e spendere le vacanza passeggiando e scopren-do i nostri monti e i nostri mari. Forse l’economia produttiva si sentirà meno sostenuta da questi atteggiamenti, ma forse potrà an-che cominciare a riflettere, con il nostro aiuto, su come realizzare una società più giusta, equa e so-stenibile.
STRADE APERTE 13
Dossier:Famiglia APRILE 2012
La famiglia nel magistero diBenedetto XVI
Più volte nel corso del pontificato, Papa
Benedetto XVI ha richiamato il valore
insostituibile della famiglia, fondata sul
matrimonio tra l’uomo e la donna, alla
quale appartiene la primaria responsabi-
lità educativa.
Infatti, «Il verbo “educare” […] mette
in evidenza quel compito che è proprio
anzitutto della famiglia. […] Nell’edu-
cazione e nella formazione alla fede una
missione propria e fondamentale ed
una responsabilità primaria competo-
no alla famiglia. I genitori infatti sono
coloro attraverso i quali il bambino che
si affaccia alla vita fa la prima e decisiva
esperienza dell’amore, di un amore che
in realtà non è soltanto umano ma è un
riflesso dell’amore che Dio ha per lui»1.
Al riguardo il Santo Padre precisa: «è
nella famiglia che i figli apprendono i
valori umani e cristiani che consentono
una convivenza costruttiva e pacifica.
È nella famiglia che si imparano la soli-
darietà fra le generazioni, il rispetto delle
regole, il perdono e l’accoglienza dell’al-
tro. È nella propria casa che i giovani,
sperimentando l’affetto dei genitori,
scoprono che cosa sia l’amore e impara-
no ad amare»2.
Spetta a papà e mamma “tirar su” i figli.
«Il compito dei genitori […] è quello di
educare il figlio o la figlia.
Educare è molto impegnativo, a volte
è arduo per le nostre capacità umane,
sempre limitate. Ma educare diventa una
meravigliosa missione se la si compie in
collaborazione con Dio, che è il primo e
vero educatore di ogni uomo»3.
In riferimento alla responsabilità geni-
toriale, Benedetto XVI propone un im-
portante chiarimento: «Il bambino non
è proprietà dei genitori, ma è affidato
dal Creatore alla loro responsabilità, li-
beramente e in modo sempre nuovo, af-
finché essi lo aiutino ad essere un libero
figlio di Dio.
Solo se i genitori maturano tale consape-
volezza riescono a trovare il giusto equi-
librio tra la pretesa di poter disporre dei
propri figli come se fossero un privato
possesso plasmandoli in base alle proprie
idee e desideri, e l’atteggiamento liber-
tario che si esprime nel lasciarli crescere
in piena autonomia soddisfacendo ogni
loro desiderio e aspirazione, ritenendo
ciò un modo giusto di coltivare la loro
personalità»4.
Nel suo magistero, il Pontefice propone
a tutti il modello di vita di Giuseppe e
Maria, i genitori di Gesù, che pur attra-
versando molte prove e difficoltà, rie-
scono ad assicurargli un’infanzia serena
e una solida educazione. Il loro esempio
incoraggi tutte le famiglie, affinché col-
tivino sempre l’amore coniugale e si de-
dichino con fiducia al servizio della vita
e dell’educazione5.
PAOLA DAL TOSO
La chiamata all’educazione
L’educazione cristiana dei figliIl ruolo fondamentale della famiglia
nell’educazione alla fede è così appro-
fondito da Benedetto XVI: «il rapporto
tra i genitori e i figli […] è fondamentale
[…]. È qualcosa di più, che Gesù stesso
ci ha insegnato: è la fiaccola della fede
che si trasmette di generazione in gene-
razione […].
La famiglia è fondamentale perché lì
germoglia nell’anima umana la prima
percezione del senso della vita.
Germoglia nella relazione con la madre
e con il padre, i quali non sono padroni
della vita dei figli, ma sono i primi colla-
boratori di Dio per la trasmissione della
vita e della fede»6.
Il Pontefice ripete: «I genitori […] devo-
no educare i figli secondo il Vangelo»7.
Rivolgendosi loro, raccomanda: «Preoc-
cupatevi pertanto di educarli nella fede,
di insegnar loro a pregare e a crescere
STRADE APERTE14
Dossier:Famiglia APRILE 2012
come faceva Gesù e con il suo aiuto, “in
sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli
uomini”8»9.
Ed alle mamme ed ai papà indirizza
queste altre espressioni: «Viviamo in un
mondo in cui la famiglia, e anche la vita
stessa, sono costantemente minacciate e,
non di rado, frammentate.
Condizioni di lavoro spesso poco armo-
nizzabili con le responsabilità familiari,
preoccupazioni per il futuro, ritmi di
vita frenetici, migrazioni in cerca di un
adeguato sostentamento, se non della
semplice sopravvivenza, finiscono per
rendere difficile la possibilità di assicu-
rare ai figli uno dei beni più preziosi: la
presenza dei genitori; presenza che per-
metta una sempre più profonda condi-
visione del cammino, per poter trasmet-
tere quell’esperienza e quelle certezze
acquisite con gli anni, che solo con il
tempo trascorso insieme si possono co-
municare.
Ai genitori desidero dire di non perdersi
d’animo! Con l’esempio della loro vita
esortino i figli a porre la speranza anzi-
tutto in Dio, da cui solo sorgono giusti-
zia e pace autentiche»10.
E nuovamente: «Incoraggio tutti i geni-
tori a riscoprire la grandezza e la bellez-
za della missione educativa. Sì, educare
è molto impegnativo ma entusiasmante!
Fate sperimentare ai vostri figli, fin dalla
più tenera età, quella vicinanza che te-
stimonia l’amore, donate voi stessi, af-
finché a loro volta si aprano agli altri e al
mondo con serenità e generosità.
Anima dell’educazione sia sempre la fi-
ducia in Dio, che “dà speranza al nostro
futuro”!»11.
Con riferimenti al linguaggio biblico, il
Santo Padre paragona la famiglia ad un
albero: è questo un modo suggestivo
per rappresentare come la pianta, cioè
l’uomo, trae linfa vitale, nutrimento per
poter poi portare frutto proprio dal ter-
reno fecondo costituito dalla famiglia.
«L’immagine dell’albero dice che ognu-
no di noi ha bisogno di un terreno fer-
tile in cui affondare le proprie radici, un
terreno ricco di sostanze nutritive che
fanno crescere la persona: sono i valori,
ma sono soprattutto l’amore e la fede,
la conoscenza del vero volto di Dio, la
consapevolezza che Lui ci ama infini-
tamente, fedelmente, pazientemente,
fino a dare la vita per noi. In questo
senso la famiglia è “piccola Chiesa”,
perché trasmette Dio, trasmette l’amo-
re di Cristo, in forza del sacramento del
Matrimonio.
L’amore divino che ha unito l’uomo
e la donna, e che li ha resi genitori, è
capace di suscitare nel cuore dei figli il
germoglio della fede, cioè la luce del
senso profondo della vita»12.
STRADE APERTE 15
Dossier:Famiglia APRILE 2012
1 Discorso ai partecipanti al convegno della diocesi di Roma nella Basilica di san Giovanni in Laterano, 11 giugno 2007.2 Discorso agli amministratori della Regione Lazio, del Comune e della Provincia di Roma, 14 gennaio 2011.3 Omelia durante l’amministrazione del Battesimo a tredici neonati nella Cappella Sistina, 8 gennaio 2012 4 Omelia durante l’amministrazione del Battesimo a tredici neonati nella Cappella Sistina, 11 gennaio 2009.5 Cfr. La preghiera mariana con i fedeli convenuti in piazza San Pietro nella festa della santa Famiglia di Nazareth, 26 dicembre 2010.6 Discorso ai giovani e alle famiglie in piazza Politeama a Palermo, 3 ottobre 2010.7 La preghiera mariana con i fedeli convenuti in piazza San Pietro nella festa del Battesimo del Signore, 11 gennaio 2009.8 Cfr. Lc 2, 52.9 Omelia durante l’amministrazione del Battesimo a tredici neonati nella Cappella Sistina, 11 gennaio 2009.10 Messaggio per la celebrazione della XLV Giornata Mondiale della Pace, 1 gennaio 2012: Educare i giovani alla giustizia e alla pace, 8 dicembre 201111 La preghiera mariana con i fedeli convenuti in piazza San Pietro, 3 febbraio 2008.12 Ibid.13 Discorso ai partecipanti al pellegrinaggio della diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, 2 luglio 2011.14 Discorso ai partecipanti al convegno della diocesi di Roma nella Basilica di san Giovanni in Laterano, 11 giugno 2007.15 Omelia durante l’amministrazione del Battesimo a quattordici neonati nella Cappella Sistina, 9 gennaio 2011.16 Discorso ai giovani e alle famiglie in piazza Politeama a Palermo, 3 ottobre 2010.17 La preghiera mariana con i fedeli convenuti a Castel Gandolfo, 30 agosto 2009.
Esperienza di Chiesa
(continua...)
La famiglia resta la prima responsabile
dell’educazione cristiana che tende a far
sì che la persona battezzata, iniziata gra-
dualmente alla conoscenza del mistero
della salvezza, prenda sempre maggiore
coscienza del dono della fede, che ha ri-
cevuto. «Cari genitori, siate i primi te-
stimoni della fede! Non abbiate paura
delle difficoltà in mezzo alle quali siete
chiamati a realizzare la vostra missione.
Non siete soli! La comunità cristiana vi
sta vicino e vi sostiene. La catechesi ac-
compagna i vostri figli nella loro crescita
umana e spirituale, ma essa va conside-
rata come una formazione permanente,
non limitata alla preparazione per rice-
vere i Sacramenti; dobbiamo in tutta la
nostra vita crescere nella conoscenza di
Dio, così nella conoscenza di che cosa
significhi essere un uomo»13.
Le famiglie dovrebbero essere aiuta-
te a capire ed attuare la loro missione.
Secondo il Papa, alcune dimostrano di
essere impreparate a seguire l’itinerario
di iniziazione cristiana dei figli, men-
tre «Non mancano quelle che sembra-
no non interessate, se non contrarie,
all’educazione cristiana dei propri figli.
[…] Raramente si incontrano però ge-
nitori del tutto indifferenti riguardo alla
formazione umana e morale dei figli, e
quindi non disponibili a farsi aiutare in
un’opera educativa che essi avvertono
come sempre più difficile. Si apre per-
tanto uno spazio di impegno e di ser-
vizio per le nostre parrocchie, oratori,
comunità giovanili, e anzitutto per le
stesse famiglie cristiane, chiamate a farsi
prossimo di altre famiglie per sostener-
le ed assisterle nell’educazione dei figli,
aiutandole così a ritrovare il senso e lo
scopo della vita di coppia»14.
Ecco che allora «La collaborazione tra
comunità cristiana e famiglia è quanto
mai necessaria nell’attuale contesto so-
ciale, in cui l’istituto familiare è minac-
ciato da più parti e si trova a far fronte
a non poche difficoltà nella sua missio-
ne di educare alla fede. Il venir meno
di stabili riferimenti culturali e la rapida
trasformazione a cui è continuamente
sottoposta la società, rendono davvero
arduo l’impegno educativo. Perciò, è
necessario che le parrocchie si adoperino
sempre più nel sostenere le famiglie, pic-
cole Chiese domestiche, nel loro compi-
to di trasmissione della fede»15.
«La famiglia, per essere “piccola Chie-
sa”, deve vivere ben inserita nella “gran-
de Chiesa”, cioè nella famiglia di Dio
che Cristo è venuto a formare. […] In-
sieme con la famiglia di origine, è fonda-
mentale la grande famiglia della Chiesa,
incontrata e sperimentata nella comunità
parrocchiale, nella diocesi; per la beata
Pina Suriano è stata l’Azione Cattolica
[…], per la beata Chiara Badano il Mo-
vimento dei Focolari»16.
Ogni nucleo familiare, prima esperienza
“in piccolo” di Chiesa, può suscitare an-
che scelte di consacrazione totale a Dio:
«Quando i coniugi si dedicano gene-
rosamente all’educazione dei figli, gui-
dandoli e orientandoli alla scoperta del
disegno d’amore di Dio, preparano quel
fertile terreno spirituale dove scaturisco-
no e maturano le vocazioni al sacerdozio
e alla vita consacrata»17.
STRADE APERTE16
Primo piano APRILE 2012
Vento di libeccio...vento di libertà
Nella serata del 29 febbraio, la marcia del
“giorno che non c’è… la mafia”, si è svolta
nel quartiere lametino di Capizzaglie spaz-
zato da un pungente vento di libeccio. Un
migliaio di persone hanno sfilato per sfidare
la mafia, in un quartiere tristemente buio.
Molte le vetrine dei negozi spente, mentre
dietro persiane semichiuse qualcuno sbircia-
va fuori, per vedere quanti eravamo e soprat-
tutto cosa facevamo e dicevamo. In certi mo-
menti mi è sembrato di vivere il remake della
processione organizzata a Locri dal MASCI
nazionale, processione eucaristica guidata da
Mons Bregantini lungo le strade di una cit-
tà, deserta e silenziosa, dietro le medesime
persiane socchiuse.
Si parte alle 18.30 dalla scuola del quartie-
re, intitolata a Don Saverio Gatti, il sacerdo-
te fondatore dello scoutismo lamentino, e gli
scout ci sono, siamo in tanti di lamezia ma
anche di altre città della Calabria, niente faz-
zollettoni, niente uniformi, ma solo cittadini
tra i cittadini. Una manifestazione sobria,
che percorre via dei Bizantini con un lungo
serpentone di persone preceduto da tanti ra-
gazzi che percuotono ritmicamente i tambu-
ri brandendo una grande testa di drago per
esorcizzare i fantasmi del male: la mafia e la
zona grigia della mafiosità.
Ore 19 prima tappa davanti a “Palazzo
Torcasio”. Un edificio confiscato all’omoni-
mo clan e da anni trasformato in sede di tan-
te attività sociali. Qui si fa assistenza a disa-
bili, drogati e disagiati. Ma Via dei Bizantini
non è solo la storia di un palazzo confiscato
alla ‘ndrangheta e, per ritorsione, oggetto di
attentati. Bersaglio delle cosche sono anche
gli affiliati traditori, i commercianti che non
pagano il pizzo, ed anche gente innocente e
onesta che si trova per strada a passeggiare
col cane. Perchè a Capizzaglie si spara: l’an-
no scorso un quindicenne è rimasto ferito
di striscio, prima era stato gambizzato un
uomo, e nei primi di dicembre un giovane è
stato trovato dalla polizia in possesso di una
pistola con il colpo in canna.
Alle 19,30 Via dei Bizantini è sempre più
buia. Le finestre delle modeste casette a due
piani rimangono ostinatamente chiuse, gli
appartamenti sembrano disabitati, piccoli ca-
seggiati senza intonaco o con le facciate scro-
state. Mescolati tra la folla tanti rappresentan-
ti delle forze dell’ordine e della magistratura,
gente quotidianamente schierata in trincea e
spesso sola, ma questa sera no, questa sera
noi siamo, anche fisicamente, con loro, con
i sindacalisti, gli amministratori locali e la
Chiesa. In prima fila i ragazzi continuano a
percuotere ossessivamente i tamburi per dare
la sveglia ad quartiere che vuole far finta di
dormire. Le luci fioche delle fiaccole dei par-
tecipanti vengono ad una ad una spente dal
vento teso e freddo, l’illuminazione pubblica
è debole e si marcia quasi al buio, solo i lam-
peggianti delle “pantere” della polizia, illu-
minano ad intermittenza le case ed i vicoli
del quartiere con lampi di luce blu.
Il vento di Libeccio rinforza, il freddo si
fa pungente, l’umidità sembra penetrare la
spessa imbottitura del mio giaccone…la ve-
rità è che ho “freddo nell’anima”, una pro-
fonda tristezza interiore. Ma, a riscaldarmi,
non c’è niente di meglio che il pane di Ca-
pizzaglie, famoso in città perché il migliore,
distribuito a piene mani da onesti fornai del
quartiere, che con questo gesto di solidarie-
tà con i manifestanti chiedono, a modo loro,
di essere liberati dalla mafia per essere liberi
di lavorare. Ritrovo serenità e fiducia nel fu-
turo e mi appare con lucida chiarezza che il
vento freddo e teso che questa sera soffia in
via dei Bizantini non è solo il libeccio ma an-
che un vento di speranza, un vento di liberà..
E mentre mangio il mio fragrante pezzo di
pane, mi rimetto in moto con il corteo per
arrivare alla vicina parrocchia di San Giovan-
ni Calabria tappa finale della marcia di prote-
sta e testimonianza. Ad accoglierci sul grande
piazzale della parrocchia c’è un gruppo folk
locale, giovani del quartiere a testimonianza
che Capizzaglie non vuole essere il Bronx la-
metino, anche se i rapporti degli investigatori
lo definiscono «ad alta densità mafiosa». Dal
Palco ci giunge il grazie e l’incoraggiamento
a perseverare del Vescovo della diocesi, Lui-
gi Cantafora, del sindaco della città, Gianni
Speranza, e l’attesissimo intervento del Pro-
curatore della Repubblica, Salvatore Vitello,
che in un appassionato discorso lancia un
monito ai mafiosi: << fermatevi, perché su-
perata l’ebbrezza del potere momentaneo,
l’unica prospettiva che costruite è quella del
carcere e della morte>>. Alla conclusione
della manifestazione ci allontaniamo per tor-
nare a casa portando con noi le poche parole
finali di don Giacomo Panizza, fondatore ed
animatore della comunità “progetto sud”,
posto sotto scorta perchè oggetto di vari at-
tentati: <<oggi ci siamo messi in marcia per
mettere in marcia la nostra città>>
Buona Strada
FRANCESCO MARCHETTI
Il 29 febbraio, ribattezzato “il giorno che non c’è…. la mafia”, si è svolta a Lamezia Terme una partecipata manifestazione, or-ganizzata dalle associazioni di volontariato, dalla Chiesa diocesana e dalle forze politico-sindacali, per gridare alto e forte il NO dei cittadini contro le intimidazioni mafiose che in questi ultimi tempi hanno messo sotto assedio la città.
STRADE APERTE 17
Dibattiti APRILE 2012
MARIO SICA
Quel treno nella Val di Susa
C’è una canzone di montagna che dice:
Adesso che g’avemo
La strada ferata
In meza giornata
Se viene e se va.
Devo confessare un mio debole per i tre-
ni, che mi viene da mio padre, che era
ingegnere delle Ferrovie dello Stato. Per
me un treno che si chiude è una tristezza
e una perdita, e un treno che si apre rap-
presenta una svolta verso un modello di
sviluppo diverso, non basato sui traspor-
ti su gomma, sulla motorizzazione esa-
sperata, sulle autostrade, sul trasporto
privato. Quest’ultimo modello è quello
che ci è stato imposto dopo la guerra,
nei tempi del “miracolo economico”, ed
ha ridotto le ferrovie italiane nello sta-
to attuale, dal quale stentano, malgrado
l’alta velocità, a risollevarsi.
Espongo subito la mia bandiera da com-
battimento. Per me è chiaro e dimostra-
bile che il treno è il mezzo:
- più economico, in termini di costo per
viaggiatore o tonnellata/chilometro;
- meno inquinante (in termini di emis-
sioni CO2);
- più rapido (salvo che nei confronti
dell’aereo su lunghe distanze)
- più comodo;
- meno invasivo per la comunità (non
crea ingorghi);
- meno avido di spazio (una linea ferro-
viaria a doppio binario prende dal 30 al
50 % meno spazio che un’autostrada a
due corsie per senso di marcia).
Con queste premesse, non riesco a giu-
stificare, e neppure a capire, la protesta
contro il TAV della Val di Susa. Vedo,
beninteso, molte persone impegnate
e decise ad opporsi, e tra di essi molti
ecologisti e molti giovani, che si battono
con un grandissimo impegno, che tutta-
via non riesco a non considerare degno
di miglior causa. Non parlo, natural-
mente, di quanti si mobilitano a coman-
do in città spesso lontanissime dalla Val
di Susa, che prendono in ostaggio qua-
lunque stazione e qualunque binario,
con motivazioni reali che probabilmente
non hanno niente a che vedere con quel-
le della popolazione della valle, e che
anzi avrebbero, penso, grossi problemi
ad indicare la Val di Susa, se fossero posti
dinanzi ad una carta geografica.
Vediamo alcune obiezioni. Si dice: lo sca-
vo della galleria del TAV è pericoloso a
causa della presenza di amianto e uranio
nella roccia, e creerebbe polveri e inqui-
namento per tutta la valle. Non vero: lo
scavo avverrebbe in galleria, e sarebbe, al
massimo, pericoloso per gli operai che lo
fanno: ma esistono tecnologie perfetta-
mente in grado di consentire di scavare
in tutta sicurezza. È stato fatto in Sviz-
zera per i tunnel di base del Lotschberg
e del Gottardo, e si sta facendo – non
lontano da dove verrà scavato il tunnel
del TAV – per l’allargamento del tunnel
esistente del Fréjus, senza che, strana-
mente, nessuno protesti.
Altra obiezione: lo scavo devasterà il ter-
ritorio e distruggerà le falde acquifere.
Qui si cita, non senza ragione, il caso
del lungo tunnel della Firenze-Bologna,
nel Mugello, che ha in effetti sconvolto
il locale sistema idrogeologico (torrenti,
sorgenti, pozzi, acquedotti): ma questo
perché il tunnel era stato mal progetta-
to, tanto vero che progettisti ed imprese
sono stati perseguiti. Non è cioè un mo-
tivo per non fare il TAV in Val di Susa:
è un motivo per farlo bene, tanto vero
che l’attuale progetto prevede interven-
ti volti a sistemare territori danneggiati
da precedenti interventi (p.es. per la co-
struzione dell’autostrada). Per il resto, a
regime, l’impatto sul territorio sarà am-
piamente benefico: si prevede che entro
il 2035 la linea TAV toglierà dalle strade
600.000 camion all’anno e raddoppierà,
rispetto alla linea attuale, le tonnellate
di merci trasportate. 600.000 camion
equivalgono alle emissioni in CO2 di
una città di 300.000 abitanti.
Si dice ancora: perché non utilizzare me-
glio la linea esistente? Le cifre sul sot-
toutilizzo che vengono date (“utilizzata
solo ad un terzo della sua capacità”) si
riferiscono al tratto a monte. Il tratto
più vicino a Torino è già oggi intasato
STRADE APERTE18
Dibattiti APRILE 2012
dai treni dei pendolari. La nuova linea
consentirebbe di dedicare interamente la
vecchia al traffico pendolare, facendone
una metropolitana di superficie. Ricordo
inoltre che la vecchia linea ha una for-
te acclività, dovendo arrivare al tunnel
attuale (1250 m. slm): praticamente,
servirsi della vecchia linea è come usare
la macchina da scrivere nell’era del com-
puter.
“Costa troppo, e l’Italia non può affron-
tarla; per il costo che ha, è antieconomi-
ca; meglio dedicare le risorse alle ferrovie
minori, soprattutto a quelle dei pendola-
ri”. Com’è noto, il progetto TAV della
Val di Susa beneficerà di un contribu-
to dell’UE che consentirà di ridurre la
spesa a carico dell’Italia a 2,8 miliardi
di euro, “spalmati” su 10 anni e quin-
di assolutamente affrontabili (si vedono
in circolazione calcoli di 20-23 miliardi
di euro, ma – se riferite all’ammontare a
carico del bilancio italiano – sono cifre
assolutamente fantasiose).
I tecnici ed economisti dell’UE che han-
no valutato positivamente il progetto
TAV ai fini del contributo non erano ita-
liani, ma tedeschi, belgi, olandesi.
Gente del cui giudizio, personalmente,
ho tendenza a fidarmi. Non è gente che
ha l’approvazione facile, dato anche il
gran numero di progetti concorrenti ri-
spetto ai fondi disponibili.
Tanto vero che, se il contributo è giu-
dicato ammissibile per il TAV della val
di Susa, è stato al tempo stesso nega-
to al progetto di ponte dello Stretto
di Messina. Dei treni dei pendolari ho
già detto: peccato che ci si ricordi delle
ferrovie minori – necessarissime – solo
quando si deve dire di no alle ferrovie
maggiori. Si parla del traffico di miglia-
ia di camion nella valle per il trasporto
dei detriti scavati, ed anche questo non è
vero: i detriti saranno via via estratti con
nastro trasportatore e poi viaggeranno
con lo stesso treno, per ferrovia. “Le
grandi opere servono solo per arricchi-
re i mafiosi”. Inutile negare il rischio di
infiltrazioni mafiose nelle grandi opere:
non è un motivo per non farle, ma inve-
ce per prendere precauzioni serie, come
si sono impegnati a fare gli enti locali ed
il governo, con documenti ufficiali. Ri-
nunciare ad un’opera per il pericolo di
infiltrazioni mafiose vorrebbe dire rico-
noscere la sconfitta dello Stato: non lo
dico io, ma il procuratore Caselli.
“Ci poteva essere un maggior ascolto e
dialogo con le popolazioni locali”. Chi
dice questo forse ignora che già da vari
anni è funzione, per la Torino-Lione, un
Osservatorio permanente, cui parteci-
pano la Regione e i sindaci della Valle.
Questo dialogo non è acqua fresca, tan-
to vero che il progetto iniziale è stato
interamente modificato: il tracciato in
pianura prevede il raddoppio di quello
esistente, e quello in alta valle è tutto in
galleria.
Questo non significa che il dialogo non
debba essere proseguito e approfondito:
mi sembrano significative le proposte
che stanno uscendo in questi giorni di
migliorare le compensazioni per i comu-
ni della valle (che, non a caso, sono or-
mai in maggioranza favorevoli all’opera:
dei sindaci interessati ai brevi tratti in su-
perficie solo due rimangono opposti).
Come ha sottolineato il presidente Mon-
ti – un altro del cui giudizio mi fido,
perché con la decisione di dire “no” ai
Giochi Olimpici a Roma ha mostrato di
sapersi opporre a spese magari popolari,
ma pericolose, e anche perché non era
stato finora coinvolto nelle scelte che
hanno portato al progetto, che quindi
ha potuto esaminare con mente serena
– si tratta, per l’Italia, di una scelta stra-
tegica, destinata a migliorare in modo
decisivo i collegamenti con l’Europa.
E Dio sa se – non solo per la barriera
fisica delle Alpi, ma per le barriere arti-
ficiali accumulate dagli euroscettici no-
strani negli ultimi anni – l’Italia non ha
un assoluto bisogno di questo migliora-
mento.
Tutto ciò non significa che gli argomenti
avversi alle tesi che ho sostenute debba-
no essere accantonati a priori. Anzi, de-
vono sempre essere ascoltati (in partico-
lare quelli relativi al bilancio economico
ed alle previsioni di traffico), perché gli
approfondimenti sono sempre necessari
e possibili. Non devono invece essere
ascoltati se si esprimono con i blocchi
stradali e ferroviari, con la violenza, con
l’intimidazione.
Perché allora significa che l’agenda è
un’altra, che si vuole portare avanti
un’opposizione pregiudiziale a qualun-
que opera pubblica di un certo rilievo,
se addirittura non si cerca la violenza per
la violenza.
Mentre in Italia si esprimevano le pro-
teste (legittime e meno legittime), nella
vicina Svizzera nell’ottobre 2010 è acca-
duto un fatto che è passato inosservato:
gli operai dei due lati del tunnel di base
del Gottardo si sono incontrati comple-
tando un buco di 57 chilometri nella
montagna (il tunnel in val di Susa per la
parte italiana è di 13 chilometri, mentre
il totale della galleria sarà di 57 chilome-
tri, come per il Gottardo).
Il tunnel di base del Gottardo, quando
entrerà in servizio nel 2016, sarà il più
lungo del mondo (due chilometri in più
della galleria di base del Brennero, già
decisa, ma il cui scavo è appena all’ini-
zio).
Con le gallerie di sicurezza e di servizio
sono stati scavati tra i cantoni Ticino e
Uri 153 chilometri di galleria. Beh, devo
dire, sul piano dei trasporti ferroviari,
dell’oculatezza delle spese, ma anche e
soprattutto della salvaguardia dell’am-
biente, anche degli svizzeri mi fido.
STRADE APERTE 19
Vita di Fede APRILE 2012
Gioia. Quella intensa sensazione di esultante felicità è una carat-teristica essenziale del Regno di Dio e un aspetto centrale della vita cristiana.
Ora, questa gioia non è solo un sentimento interiore, è un atteg-giamento cristiano fondamentale che ha una causa - l’azione salvifi-ca di Dio - che deve essere espres-sa. Ora, nel Vangelo, il tema della gioia viene fuori soprattutto in San Luca; Davvero, c’è una gioia esultante nella storia di Luca. Scoppia la gioia nei primi due capitoli (Lc 1-2) che segnano il
compimento delle promesse mes-sianiche del Vecchio Testamento, che continua a risuonare, prima nella vita e nel ministero di Gesù, dove egli è ritratto come rappre-sentante di buona volontà di Dio verso l’uomo, e poi nella vita di coloro che lo seguono. È stato anche “per gioia” che i discepoli non riuscivano a crede-re che Gesù fosse resuscitato (Lc 24,41) e, dopo l’ascensione, i di-scepoli ritornarono in città con grande gioia (Lc 24,52)!
Questa gioia continua a straripa-re nella vita della comunità negli Atti degli Apostoli – nella Pente-coste, durante il tempo a Gerusa-lemme, e anche durante l’attività
missionaria di Paolo e degli altri discepoli. Davvero, Gesù dona a noi la Buona Novella e abbiamo ragione di gioire. Come abbiamo detto, c’è gioia nella Pentecoste che celebriamo il 27 maggio.
Durante questa festa, la Chiesa grida: Vieni Spirito Santo, man-da, dal cielo, i raggi della tua luce ... Concedi a noi la salvezza e la gioia eterna – e con buona ragio-ne. Infatti, sono passati cinquanta giorni da quando abbiamo gri-dato Alleluia dopo quella notte buia e desolata; cinquanta giorni da quando Cristo ha aperto i cieli per noi e cinquantuno giorni da quando Lui stesso ci ha promesso
Pentecoste: vieni Spirito Santo
P. JUSTIN SCHEMBRI, O.P.
STRADE APERTE20
Vita di Fede APRILE 2012
la venuta dello Spirito - l’attesa è finita ... Lo Spirito della Verità è qui: Alleluia!
È interessante notare che, non troviamo la narrazione della Pen-tecoste nei Vangeli, ma negli Atti degli Apostoli, che è stata scritta nientemeno che da San Luca. Il Vangelo si conclude con l’ascen-sione dei discepoli che ritornano in città con grande gioia, pregan-do costantemente nel Tempio, ed è qui che gli Atti iniziano - con il racconto dell’ascensione e l’or-dine della Buona Novella da dif-fondere, a partire da Gerusalem-me (dove riceveranno la potenza dello Spirito Santo che verrà su di loro), fino agli estremi confini del mondo (Atti 1,8). Poco dopo, gli Apostoli e Maria, insieme agli altri, si trovano nel Cenacolo in preghiera con un cuore (Atti 1,13-14). Questo pone le basi per la Pente-coste, in cui queste stesse persone stanno pregando di nuovo (Atti 2,1).
La venuta dello Spirito, poi, av-viene in un clima di preghiera. Questa non è una sorpresa: i di-scepoli costantemente rivolti a Dio nella preghiera, chiedono assistenza divina per compiere la loro missione. Inoltre, questa presenza attiva dello Spirito nella vita dei disce-poli spesso si manifesta positiva-mente in cui non solo è lo Spirito visibile - i discepoli di fatto pos-sono udire il suono del vento e percepire il fuoco - ma è anche un dono che li potenzia a predicare il Vangelo senza paura.
In questo modo, lo Spirito Santo è impegnato in due attività prin-cipali: (I) è attraverso lo Spirito che lo scopo di Dio è annunciato e celebrato e (II) lo Spirito abili-ta il servizio e la realizzazione del piano di Dio.
Questo è il motivo per cui la ci-tazione di Maria nel Cenacolo è così importante – in cui lo spirito esulta e soddisfa le promesse del Vecchio Testamento.
Infatti, questa citazione ci ricorda quanto l’angelo Gabriele Le disse tanto tempo fa: “Lo Spirito San-to scenderà su di te e la poten-za dell’Altissimo ti coprirà” (Lk 1,35) e anche se questa promessa riguarda l’incarnazione di Gesù, il parallelo con l’Atto 1,8 è sorpren-dente - e proprio Maria canta con gioia il suo cantico poco dopo come una persona piena di Spirito Santo (Lk 1,46-55), così fa anche Pietro negli Atti 2,14-36. Cosa possiamo dire circa il brano sulla Pentecoste?
In primo luogo, esso può esse-re diviso in due parti. In primo luogo, negli Atti 2,1-4 narra ciò che accade nel cenacolo; si tratta di una posizione riservata di pre-ghiera e di comunità.
Lo Spirito, poi scoppiò nel resto del mondo – partendo da Geru-salemme (Atti 2,5-11). L’ espansione dello Spirito è ini-zialmente inviato per il rafforza-mento della comunità in modo che possano gioire nel compi-mento delle promesse di Dio e, in secondo luogo, essere d’aiuto
in modo che i discepoli siano in grado di completare la loro mis-sione. È per questo che Luca sottolinea il rapporto tra lo Spirito Santo e il divino potere di parlare. Naturalmente, non basta parlare - dobbiamo essere capiti!
In realtà, l’importante non è il fatto che gli apostoli parlavano in lingue diverse (Atti 2,4), ma piuttosto che tutte le nazioni pre-senti hanno sentito questi uomini predicare nelle loro lingue le me-raviglie di Dio (Atti 2,5-11) - lo Spirito autorizza gli Apostoli a servire lo scopo di Dio di portare la salvezza universale!
Questo potere è visto soprattutto in Pietro, il seguace impulsivo e vile di Gesù, che dopo la Pente-coste si alza e si rivolge al popolo con una voce forte e dice loro che ciò che stanno vedendo e senten-do è l’espansione dello Spirito (Atti 2,33) - che cambiamento da uno che rinnegò Cristo tre volte! Siamo veramente benedetti!
Anche noi siamo in grado di an-nunciare il regno di Dio e di in-segnare su Gesù senza paura e ostacoli (Atti 28,31), così come i discepoli.
Anche noi abbiamo lo Spirito di Verità che brucia nei nostri cuori insegnando e aiutandoci. Non temiamo più; rallegriamoci ed esultiamo per il Regno di Dio che è qui in mezzo a noi e quin-di gridiamo: Vieni Spirito Santo! Vieni e donaci la salvezza e la gio-ia! Amen! Alleluia!
STRADE APERTE 21
Commento alle scritture APRILE 2012
Abbiamo percorso con impegno la Quaresima? A me il Signore ha proposto una Quaresima molto particolare, ma temo di non averla valorizzata quanto meritava. Sette settimane in ospedale a causa del-la quinta vertebra lombare. L’han fissata con cinque viti e speriamo che stia buona. Ora ci vorrà an-cora un periodo di riabilitazione. Ma tutti noi ci siamo riabilitati bene in vista della Pasqua?Il cammino da Pasqua a Penteco-ste è definito da cinque domeni-che più la festa dell’Ascensione. In queste domeniche la parte del leone la fa Giovanni. Sono brani
che vogliono consolidare la no-stra fede pasquale, perché la fede cristiana o è “pasquale” o non è fede. L’unico brano non di Gio-vanni è, nella domenica III, il rac-conto dei discepoli di Emmaus. Ne avevo parlato a lungo nel maggio 2011 perché ci sono pro-prio affezionato, ma soprattutto perché risponde a una domanda fondamentale: oggi a 2000 anni di distanza dove e come posso in-contrare Gesù vivo? Rileggetelo …Nella domenica II ci viene propo-sto il dialogo fra Gesù e Tomma-so (Gv 20).Otto giorni dopo (dopo il giorno della risurrezione) i discepoli era-
no di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tomma-so: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli ri-spose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».Gesù, in presenza dei suoi disce-poli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché cre-diate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate
Il cammino da Pasqua a PentecosteD. LUCIO GRIDELLI
STRADE APERTE22
Commento alle scritture APRILE 2012
la vita nel suo nome.Ora però vorrei soffermarmi più a lungo su Giovanni 15,1-17. Leg-getelo per intero.La vite e i tralci. Il comandamen-to nuovo. Servi o amici?«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.Ricordo che, quand’ero bambino, l’immagine della vite introduceva il capitolo sulla “grazia santifican-te”, vocabolo oggi meno usato. Ma la realtà è pur sempre fonda-mentale. Pensate all’analoga immagine di Paolo: il corpo del quale Cristo è il capo!In ambedue le immagini c’è que-sto elemento comune: la comu-nità dei cristiani, la chiesa, viene paragonata ad un organismo vi-vente. Cristo è il capo, Cristo è il tronco, noi siamo i tralci, noi sia-mo le membra. In tutto il corpo circola lo stesso sangue; in tutta la vite circola la stessa linfa.Ricordate il catechismo di Pio X al n. 105? “La Chiesa è la società dei veri cristiani …” Certamente la Chiesa ha anche una struttura esterna, un aspetto sociale, ma guai se questi preval-gono sulla realtà “soprannatura-
le”. Ecco perché insistevo sull’im-magine dell’organismo vivente. Se un tralcio si stacca, muore. E se un membro del corpo, anche insignificante, soffre, tutto il cor-po ne risente. Se invece il tralcio rimane unito porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei coman-damenti, rimarrete nel mio amo-re, come io ho osservato i comanda-menti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.Il vincolo che ci lega è lo stesso che lega le tre persone della san-tissima Trinità: l’amore. Oserei dire che la linfa stessa che circola in noi è il Dono, lo Spirito Santo. È tipica l’espressione di Giovan-ni “rimanere in”, “dimorare in”. Cercatela nei versetti e nei capito-li vicini!Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. È davvero impropria la parola “ comandamento”. È un dono! Gesù ci dona la sua stessa capacità di amare!In Gv 13,34 Gesù lo chiama il “comandamento nuovo”.Le parole umane sono sempre in-sufficienti ad esprimere le realtà divine. Finora Gesù aveva parlato di noi figli del Padre del cielo. Ora ci parla di amici, contrapposto a servi.Gesù offre la sua amicizia a tut-ti, perché per tutti ha dato la sua vita. Sta a ciascuno di noi contrac-
cambiare o no questa amicizia e lo si fa amando ogni persona che ci passa accanto. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più ser-vi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chia-mato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga …E con questa frase siamo arrivati all’Ascensione. Gesù affida ai suoi, a noi, il compito di testimoni.Nel giugno 2011 avevo scritto che «un aspetto vorrei sottoline-are di questa festa.… mentre lo guardavano, fu ele-vato in alto e una nube lo sot-trasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Gali-lea, perché state a guardare il cie-lo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete vi-sto andare in cielo».… perché state a guardare il cie-lo?... È un vero e proprio passag-gio di consegne. Adesso tocca a voi, guardando il cielo sì, ma con i piedi ben pian-tati in terra. E per la prima volta abbiamo incontrato la parola “te-stimoni” ».E la testimonianza ce l’ha già pre-sentata padre Justin nel numero scorso, commentando il secondo capitolo degli Atti.
STRADE APERTE 23
Notizie APRILE 2012
L’assemblea ordinaria dei soci è convocata, in pri-ma convocazione, per il giorno 28 aprile 2012, alle ore 10,30, presso la sede operativa della Cooperati-va, sita in Ascoli Piceno, Frazione Venagrande, via Carpignana 22 e, occorrendo, in seconda convo-cazione, il giorno 29 aprile 2012, stesso luogo ed ora, per esaminare il seguente ordine del giorno:Approvazione del bilancio chiuso al 31 dicembre 2011I Soci hanno la facoltà di esprimere il loro voto per corrispondenza.Coloro che intendono avvalersi di questa facoltà dovranno far pervenire, entro le ore 24 del 27 apri-le 2012, alla sede operativa di Ascoli Piceno - via Carpignana 22 - 63100 Venagrande di Ascoli - le delibere relative all’ordine del giorno in discussione con la propria dichiarazione di voto.Ad ogni socio sono stati rimessi a mezzo posta i seguenti documenti:1. Comunicazione di convocazione dell’assemblea2. Bozza del bilancio chiuso al 31 dicembre 2011 e dettaglio dei conti;3. Testo delle delibere da assumere4. Busta già affrancata per la restituzione delle de-libere.
Convocazione dell’assemblea ordinaria dei soci
RENATO DI FRANCESCOPresidente
Garantiamo insieme un pasto giorna-liero ed il diritto alla scuola per un
anno a 1500 bambini dai 3 ai 6 anni nelle scuole dell’infanzia in Burundi.
DONA IL TUO 5 X 1000a
Associazione di Volontariato Onlus
C.F. 97418410581
STRADE APERTE24
Sommario APRILE 2012
STRADE APERTE
N° 4 . Anno 54 Aprile 2012
SCRITTO AL TRIBUNALE DI ROMAAl n°. 6920/59 del 30/05/1959
PERIODICO MENSILE DEL MASCI(MOVIMENTO ADULTI SCOUTCATTOLICI ITALIANI) DI EDUCAZIONEPERMANENTE, PROPOSTA ECONFRONTO
PRESIDENTE NAZIONALE:Riccardo della RoccaSEGRETARIO NAZIONALE:Alberto AlbertiniDIRETTORE RESPONSABILE:Pio CerocchiDIRETTORE:Giovanni MorelloVia Ludovico Micara, 3400165 RomaTel. 06. 68193064Fax 06. 68131673Cell. 320. 5723138 - 339. 6541518e-mail: [email protected]
COLLABORANO IN REDAZIONEGiorgio ArestiCarlo BertucciPaola Busato BertagnolioMatteo CaporaleGaetano CecereCarla CollicelliPaola Dal TosoMaurizio de StefanoVincenzo FlaviRomano ForleoDora GiampaoloMario MaffucciFranco NerbiMaurizio NoceraMario SicaSergio Valzania
REDAZIONEVia Picardi, 6 - 00197 Roma
STAMPAT. Zaramella Real. Graf. s.n.c.Caselle di Selvazzano (PD)E-mail: [email protected]
EDITORE, AMMINISTRATORE E PUBBLICITÀ:Strade Aperte Soc. coop. a.r.l.Via Picardi, 6 - 00197 RomaTel. 06. 8077377 - Fax 06.8077047
Iscritta al registro degli operatoridi comunicazione al n. 4363
ABBONAMENTO ORDINARIOA 11 NUMERI:Euro 20,00 da versare sulccp. n. 75364000INTESTATO:Strade Aperte Soc. coop. a.r.l.Via Picardi, 6 - 00197 Roma
ASSOCIATO ALL’USPI
TIRATURA: 5.000 copie
Chiuso in redazione il 3 aprile 2012
QUESTO NUMERO È STATO SPEDITO DALL’ UFFICIO POSTALE DI PADOVA CENTRALE IN DATA
Riflettiamo sulla famiglia Giovanni Morello 1Marineo 1 “Makella”: è nata una nuova Comunità 2Trivi e Quadrivi Riccardo Della Rocca 3 I poli di eccellenza 4Dammi tre parole Lorena Accollettati, Mario Rocca 5Aosta “entra nella storia” Piergiorgio Como 7Incontro MED a Cadice 8Il grande disegno della famiglia come piccola Chiesa Alberto Lo Presti 9Il risparmio non è più una virtù? Carlo Bertucci 11La famiglia nel magistero di Benedetto XVI Paola Del Toso 13 Vento di libeccio...vento di libertà Francesco Marchetti 16 Quel treno nella Val di Susa Mario Sica 17Pentecoste: vieni Spirito Santo p. Justin Schembri, o.p. 19Il cammino da Pasqua a Pentecoste d.Lucio Gridelli 21Convocazione Assemblea Strade Aperte 23Cinque x mille ad Eccomi 23