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La cultura della prevaricazione studio e analisi di una ricerca a cura di C. BARALDI Bibliografia di riferimento: BARALDI C. –V. IERVESE, Come nasce la prevaricazione. Una ricerca nella scuola dell’obbligo, Roma, Donzelli Editore, 2003. BARALDI C., Cultura della prevaricazione e gestione del conflitto , in «Minori e Giustizia» (2007) 4, pp. 275-290. CIVITA A., Il bullismo come fenomeno sociale. Uno studio tra devianza e disagio minorile, Milano, Franco Angeli, 2008. OLWEUS D., Bullismo a scuola. Ragazzi oppressi, ragazzi che opprimono, Firenze, Giunti, 1996. Lavoro personale per il CM di Sociologia della devianza Stud.ssa: Mariarosaria DI SARLI Prof. re: Giuliano VETTORATO

studio e analisi di una ricerca a cura di C. BARALDIvettorato.unisal.it/DEVIANZA/CM/2015-Baraldi/Allievi-Schemi/... · ad essi mediante forme di comunicazione importanti IL BAMBINO

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La cultura della prevaricazionestudio e analisi di una ricerca a cura di C. BARALDI

Bibliografia di riferimento:

BARALDI C. –V. IERVESE, Come nasce la prevaricazione. Una ricerca nella scuola dell’obbligo, Roma, Donzelli Editore, 2003.

BARALDI C., Cultura della prevaricazione e gestione del conflitto, in «Minori e Giustizia» (2007) 4, pp. 275-290.

CIVITA A., Il bullismo come fenomeno sociale. Uno studio tra devianza e disagio minorile, Milano, Franco Angeli, 2008.

OLWEUS D., Bullismo a scuola. Ragazzi oppressi, ragazzi che opprimono, Firenze, Giunti, 1996.

Lavoro personale per il CM di Sociologia della devianza

Stud.ssa: Mariarosaria DI SARLI

Prof. re: Giuliano VETTORATO

1. In generale che cosa si dice del

bullismo?

• Rapporto asimmetrico tra vittima e carnefice

• Violenza fisica, verbale e psichica

Secondo D. Olweus «uno studente è oggetto di

azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o

vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente

nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in

atto da parte di uno o più compagni».

Altre considerazioni…

Ciò che spinge i bulli a prevaricare è un grande bisognodi potere e di dominio a cui segue una piacevolesensazione di controllo e sottomissione degli altri.

Secondo altre opinioni, il bullismo può essere unaconseguenza della competizione scolastica e diun’educazione familiare in cui gli adulti utilizzano stilieducativi autoritari e/o lassisti.

2. La costruzione sociale e scientifica

del bullismo

In Italia negli ultimi decenni c’è stato un aumento

delle azioni e/o comportamenti offensivi tra coetanei;

I mass media enfatizzando le informazioni di tale

fenomeno hanno parlato di un’allarmante crisi

generazionale;

L’aumento della violenza all’interno delle mura

scolastiche è il risultato di un deterioramento dei

principi morali e del declino della competenza educativa

degli adulti.

Apparentemente siamo di fronte ad un

fenomeno oggettivo (rilevato da ricerche scientifiche

e testimoni attendibili) ma le cose stanno

effettivamente così?

Baraldi indica due motivi per mettere in discussione

tale oggettività:

1) l’oggettività dei fatti corrisponde alla costruzione

propria di un osservatore.

2) la creazione di un vero e proprio consenso generale.

Questo è il prodotto di una semplificazione che si

afferma quando all’interno della società risulta difficile

accettare contraddizioni.

Bullismo e pedofilia sono le tematiche principali che negli ultimi

anni hanno suscitato reazioni sociali improntate sul consenso e

sullla costruzione di certezze.

2.1. La concezione dell’infanzia e

dell’adolescenza

Famiglia Scuola

Entrambi sono chiamati a svolgere funzioni specifiche rispetto alla

crescita degli individui affinché questi ultimi siano in grado di

acquisire particolari competenze ed autonomie per l’assunzione di

nuovi ruoli sociali.

L’importanza sociale dei bambini è avvenuta dopo una serie

di cambiamenti importanti per la società e che hanno

segnato la nascita dell’età moderna in Europa.

Nascono nuovi sottosistemi:

INFANZIA e ADOLESCENZA vengono

definite come epoche di VULNERABILITÀ.

Condizioni di disagio

Difficoltà relative al rapporto corpo/mente

Il bullismo non può essere considerato come un prodotto spontaneo o

naturale dell’infanzia. Le violenze (fisiche/sessuali) sono modalità di

offesa create socialmente e non di certo presenti in natura.

VIOLENZA

Modalità di reazione a fronte di rifiuti nei confronti di richieste basate

su modelli culturali.

Come viene considerato il bambino?

Attore sociale

Partecipante attivo nei

processi di socializzazione

Non isolato dagli adulti ma legato

ad essi mediante forme di

comunicazione importanti

IL BAMBINO

N.B. Per capire i significati del bullismo è necessario

comprendere anche le forme di comunicazione con gli

adulti.

Come definisce Baraldi il bullismo?

Secondo Baraldi «il bullismo è un prodotto

della socializzazione alle norme dell’offesa e

della violenza, i cui significati vengono costruiti

dai bambini attraverso la comunicazione con gli

adulti ed elaborati autonomamente all’interno di

una cultura che si produce nella comunicazione

tra coetanei».

2.2. Dal bullismo alla prevaricazione

Dal punto di vista scientifico è riduttivoutilizzare il termine bullismo, specie se si voglionointerpretare fenomeni di offesa e violenza.

L’interesse scientifico e gli studi di Baraldi nonvertono sull’azione offensiva in sé, ma sulle formeculturali che la legittimano e la rendonoriproducibile.

Allo scopo di spiegare queste forme,distinguendole dal mero prodursi dell’azioneoffensiva in quanto tale, utilizziamo il concetto diprevaricazione che origina e rende riproducibilel’azione offensiva stessa.

Cosa intende Baraldi con

PREVARICAZIONE?

La prevaricazione è una forma culturale che orienta la comunicazione (o meglio è una

forma di comunicazione) verso la negazione della persona attraverso azioni offensive, in mancanza di una legittimazione normativa

gerarchica e in correlazione con certe forme di comunicazione tra coetanei e tra

bambini/adolescenti e adulti, il cui significato e la cui rilevanza sono definiti dall’osservazione

dei partecipanti, che si caratterizza primariamente per le modalità di riproduzione

dell’azione offensiva.

2.3. La cultura della prevaricazione

secondo Baraldi

Secondo Baraldi il termine bullismo non

indica una realtà oggettiva, psicologica o

comportamentale, ma una costruzione di

significati culturali.

Il bullismo è un fenomeno culturale in quanto

posiziona gli individui nella società, come

autori di azioni offensive e sistematiche

considerate come prodotto culturale.

Com’è visibile l’offesa?

Secondo Baraldi, l’offesa è visibile solo attraversola delusione di aspettative.

Un’azione offensiva delude le aspettativedell’interlocutore perché infrange una struttura socialestabilita, ossia una base conosciuta e condivisa di fiducianella relazione sociale.

L’azione offensiva è sempre rivolta ad un interlocutore,e finisce con il diventare sistematica nel momento in cuisi afferma come struttura normativa di tale interazionea seguito di un adattamento dell’offeso alla delusionesubita.

2.4. La forme della prevaricazione

Baraldi studiando la prevaricazione come

forma culturale costruita nella

comunicazione, ritiene che soli gli aspetti

psicologici non caratterizzano a pieno la

prevaricazione.

Questa nuova impostazione di pensiero

indica alcune categorie concettuali di

rifermento.

In primis, la distinzione tra ruolo e persona

La ricerca sulla prevaricazione deve concentrarsi sulla

comunicazione che coinvolge questi diversi

partecipanti e sulle loro osservazioni reciproche.

Baraldi afferma di andare oltre la banale osservazione

che il bullismo si manifesta solo come azione fisica; il

problema centrale non è l’azione in sé ma il valore

simbolico che essa assume.

3. La metodologia della ricerca

La presente ricerca è orientata all’importanza della

costruzione della prevaricazione e del rispetto nella

comunicazione e delle modalità di partecipazione

individuale.

Per raggiungere questi obiettivi è stato costruito un

campione sperimentale di quarte e quinte classi delle scuole

elementari e seconde e terze classi delle scuole medie

inferiori.

La ricerca ha visto coinvolte 15 scuole, di cui 9 elementari

e 6 medie inferiori, per un totale di 31 classi. La ricerca ha

visto il coinvolgimento di bambini e preadolescenti,

insegnanti, il personale non docente e i genitori, allo scopo

di fornire un quadro ampio e differenziato di prospettive

sul tema delle prevaricazioni e del rispetto della persona.

3.1. Come la scuola osserva le

prevaricazioni?

La scuola rappresenta la componente principale di un

sistema educativo che ha funzione di formare la personalità

degli individui.

Nelle scuole elementari, il personale non docente intende la

prevaricazione come un rapporto di potere in cui si

stabilisce un’evidente asimmetria tra le parti.

Nella prospettiva delle insegnanti incontrate nelle scuole

elementari, la prevaricazione non ha a che fare con la

distinzione superiorità inferiorità. Prevaricare una persona

significa non ascoltarla e non tener conto della sua presenza,

annullarla nella comunicazione.

Gli insegnati delle scuole medie inferiori interpretano la

prevaricazione secondo quattro considerazioni strettamente

legate tra di loro:

1) Limitazione dell’autonomia personale.

2) Mancato rispetto della diversità, delle specificità

individuali, e, dunque, della persona.

3) Mancato riconoscimento all’altro di uguali

diritti e libertà.

4) Rapporto asimmetrico di potere e

subordinazione, superiorità e inferiorità.

In sintesi

Durante l’infanzia e nella scuola elementare laprevaricazione è contenuta perché i bambini sonomaggiormente protetti e perché l’educazioneammette un orientamento alla persona.

Con la preadolescenza e l’ingresso nella scuolamedia inferiore, le prepotenze aumentano perchéaumenta la trasgressione intenzionale econsapevole dei ragazzi ed aumentano anche illasciar fare o un approccio meramente normativoda parte degli adulti.

Risultati generali della ricerca

La comunicazione tra adolescenti e adulti non è basata su

coordinamento di ruoli scarsa fiducia negli insegnanti e

nei genitori preferendo quella con gli amici.

La ricerca ha messo in evidenza una comunicazione

interpersonale poco diffusa nei casi in cui si necessità di

un aiuto nei confronti di un’offesa subita.

Le azioni offensive sono scarsamente diffuse e non tali da

far presagire un futuro catastrofico, né per le generazioni

coinvolte, né per il sistema educativo o la società.

Non ci sono emergenze: il problema è la difficoltà di

prevenire la cultura della prevaricazione in quanto le

aspettative che orientano la comunicazione sono inefficaci

nel contrastarla.

La cultura della prevaricazioneRilievi conclusivi e possibili strategie d’intervento

Secondo Baraldi per affrontare la cultura della

prevaricazione è opportuno:

1. Abbandonare l’osservazione delle azioni offensive come soli

comportamenti individuali;

2. prendere atto che questa cultura non è semplicemente il prodotto di

una distinzione complementare di potere tra forza e debolezza ma di

una distinzione simmetrica tra forze contrapposte;

3. prendere atto che questa cultura non riguarda soltanto bambini ed

adolescenti, ma coinvolge tutti gli adulti significativi che interagiscono

con loro;

4. abbandonare un’azione di repressione delle azioni offensive basata sul

potere e sul ruolo istituzionale;

5. avviare una gestione dialogica quotidiana dei conflitti che consenta di

affrontare le radici simmetriche della prevaricazione, sulla

partecipazione attiva di adulti e bambini ed adolescenti, cioè una

pragmatica della comunicazione;

La nascita e la diffusione della cultura della prevaricazione è

chiaramente correlata al cambiamento delle forme di

comunicazione.

…conseguenza di una socializzazione difficile definita

secondo percorsi silenziosi o neganti tra adulti e minori.

Quale l’obiettivo?

Questo incrementa l’ascolto nei confronti degli interlocutori, promuovendo un modo corretto e rispettoso di porsi

nell’interazione ed apprezzando i diversi punti di vista.

L’obiettivo generale è quello di poter giungere alla stabilizzazione di

«relazioni positive» per contrastare l’incompetenza relazionale tra

bambini e adolescenti.

In che modo?

L’adulto (insegnante) inserito all’interno di un dato contesto classe è

colui che è chiamato ad: educare alla rinuncia della forza; selezionare

letture adeguate tali da stimolare ed accrescere il confronto; avviare

simulazioni e giochi di ruolo per far vivere un modo alternativo di

gestire le controversie e in aggiunta fissare modelli concordati per

regolare i conflitti.

La simmetria di forze è la base di partenza di un conflitto

che può degenerare in violenza o dominio.

È utile in queste circostanze attivare una gestione efficace

del conflitto.

La gestione efficace del conflitto ha come obiettivo

quello di sostituire la simmetria normativa di forze

nella quotidianità scolastica, offrendo un modo

alternativo di affrontare le offese.

Quale metodologia utilizzare?

mediazione o educazione tra pari (peer

education).

Come può essere definita?

Tecnica che consiste nell’assegnare i ruoli attivi ad alcuni

studenti i quali si mostrano disponibili ad essere

mediatori e/o coordinatori di gruppi di coetanei, in

modo da assicurare un’autonomia nella gestione dei

problemi e un maggiore agio nel risolverli tra pari.

Quali i punti di forza di questa

metodologia?

I bambini dimostrano di essere partecipanti attivied autonomi grazie alla presenza di un adulto chestimola in loro la riflessione mediante domandeche non sollecitano risposte corrette, ma unconfronto di prospettive diverse.

È l’interazione tra i bambini che produce il risultatofinale sostenuto dall’apprezzamento dell’adulto.

L’insegnante pur non rinunciando al suo ruoloistituzionale, non si presenta come piùcompetente dei bambini, ma come partecipanteche ha obiettivi diversi dai loro e che cerca diraggiungere insieme a loro.

Per concludere…

La riflessione sulla cultura della

prevaricazione può avviare un cambiamento

rilevante nell’interazione tra nuove

generazioni e istituzioni, dove gli adulti si

propongono come promotori della

partecipazione, facilitatori della riflessione

avendo una concezione dei bambini e degli

adolescenti come partecipanti attivi,

autonomi e competenti.