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sulla VIA della VITA Aprile2015 Presenza Pastorale in Ospedale Anno 4 n. 2 Le vere suddivisioni di P. Edoardo Continua a pag. 2 Sulla croce, dice San Paolo, Gesù ha ucciso in se stesso l’inimicizia, ha abbattu to il muro che era frammezzo ai popoli, fra il giudeo e greco (ha accolto la fede e le suppliche anche di pagani), fra l’uomo e la donna (al suo seguito anche le donne potevano essere discepole), fra lo schiavo e il libero (“se il Figlio dell’Uomo vi fa li beri, sarete liberi davvero!”). Come è facile per noi uomini tracciare linee di demarcazione fra chi sta di qua e chi di là, il bianco da una parte e il nero dall’altra, il credente e l’ateo. Di per sé anche Gesù ha tracciato una netta separa zione: “O siete con me o siete contro di me”. Giovanni evangelista direbbe: la luce è venuta nel mondo e le tenebre non l’anno accolta! L’unica vera distinzione è fra chi sta nella luce e chi preferisce le te nebre. Già, ma chi sta di qua, nella luce, e chi di là, nelle tenebre? Una volta si diceva: se sei cristiano voti DC e chi vota PC è contro la fede. Era davvero così? Gesù ha abbattuto un altro muro: quello fra i pubblici peccatori ed i “giusti”, fra i pubblicai e le prostitute da una parte e i farisei e scribi dall’altra. A chi fra loro in realtà appartiene il Regno di Dio? Non al fariseo “in quanto” è fariseo ma neppure al pubblicano “in quanto” pubblicano. All’adultera sorpresa in fla grante Gesù, che pure l’ha salvata dalla la pidazione, diceva: “Va’ e non peccare più”. Certo, c’è da domandarsi come mai non ci fosse lì anche il maschio adultero accanto a lei, a proposito di muri fra uomo e donna. E poi, in che modo Gesù ha salvato la donna? Facendo verità nelle co scienze dei candidati esecutori della condanna: “Chi è senza peccato scagli la pietra”. Ecco la nuova linea di demarcazio ne: è fra chi sta di qua e chi di là rispetto al peccato. Mi sono domandato come mai questo papa abbia tanto seguito nella simpatia di tutti, anche dei cosiddetti “lontani” (lonta ni da che, dalla fede o dalla Chiesa?). Pa pa Francesco sembra non misurare le parole, pur sapendo che i discorsi di un papa hanno una risonanza planetaria e dunque sono facilmente manipolabili. Di ce le cose e basta: “Chi sono io per giudi care i gay? Se qualcuno offende mia mamma si dovrebbe aspettare un pugno. S. Messa del Giovedì Santo 2 aprile ore 15.30 in Piazza Canneto (Polo Confortini) Il digiuno e l’astinenza — insieme alla preghiera, all’elemosina e alle altre opere di carità — appartengono, da sempre, alla vita e alla prassi penitenziale della Chiesa. Digiuno e astinenza non sono forme di disprezzo del corpo, ma strumenti per rinvigorire lo spirito. Lo stile, con il quale Gesù invita i discepoli a digiunare, inse gna che la mortificazione è sì esercizio di austerità in chi la pratica, ma non per questo deve diventare motivo di peso e di tristezza per il prossimo, che attende un atteggiamento sereno e gioioso. Questa delicata attenzione agli altri è una caratteristica irrinunciabile del digiu no cristiano, al punto che esso è sempre stato collegato con la carità: il frutto economico della priva zione del cibo o di altri beni non deve arricchire colui che digiuna, ma deve servire per aiutare il prossimo bisognoso: «I cristiani devono dare ai po veri quanto, grazie al digiuno, è stato messo da parte». In questo senso il digiuno dei cristiani deve diventare un segno concreto di comunione con chi soffre la fame, e una forma di condivisione e di aiuto con chi si sforza di co struire una vita sociale più giusta e umana. Affinchè questo aiuto trovi una concretizzazione comuni taria, anche quest'anno abbia mo scelto un progetto per finalizzare il nostro digiuno di quaresima: Una nuova vita per le ragazze delle favelas di Juazeiro Il Nord Est brasiliano è noto per le sue gravi disparità socioeconomiche, con mi gliaia di cittadini che vivono nell’agio di una nuova primavera economica ed altri che, invece, versano in situazioni di grande povertà e miseria. Juazeiro do Norte, è una città dello stato del Cearà, i beneficiari del progetto sono: adolescenti e giovani donne ragazze madri Dal 1989, l’Associazione Maria Mãe da Vida di Fortaleza, fondata da un veronese, il medico missionario camilliano: p. Adol fo Serripierro, organizza e sviluppa pro getti in difesa della vita di tante donne che vivono ai margini della società. Donne in gravidanza, di cui molte ancora adole scenti, vittime del turismo sessuale o di violenze in famiglia. L’intervento si sviluppa in quattro fasi. Nella prima, individuazione di soggetti che vivono gravi situazioni familiari, abbandonate ed emarginate, vittime dello sfruttamento o della droga. Nella seconda, accoglienza nei centri dove, le Missionarie le assistono a livello medico, psicologico e nutrizionale. Nella terza, dopo aver recu perato una buona condizione psicofisica, partecipano ai corsi di formazione profes sionale. Nella quarta fase, l’Associazione si ado pera per aiutare le ragazze nel reinseri mento sociale sia dal punto di vista economico ed occupazionale che da quello familiare. Nei primi mesi del 2013 sono nate le scuole di cucito e di cucina, finanziate dalla Fondazione PRO.SA. Abbiamo scelto di sostenere questo progetto come frutto del nostro cammino quaresimale perché anche queste ragazze possano “risorgere” ad una nuova vita. I frutti del "digiuno" finanziano il: Progetto “Crescendo a Vida”

SullaViadellaVita Anno 4 n.2

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Periodico del Servizio Religioso presente nell’Ospedale di B.go Trento, Verona.

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Page 1: SullaViadellaVita Anno 4  n.2

sulla VIA della VITAAprile2015

P r e s e n z a P a s t o r a l e i n O s p e d a l e

Anno 4 ­ n. 2

Le vere suddivisionidi P. Edoardo

Continua a pag. 2

Sulla croce, dice San Paolo, Gesù haucciso in se stesso l’inimicizia, ha abbattu­to il muro che era frammezzo ai popoli,fra il giudeo e greco (ha accolto la fede ele suppliche anche di pagani), fra l’uomoe la donna (al suo seguito anche le donnepotevano essere discepole), fra lo schiavoe il libero (“se il Figlio dell’Uomo vi fa li­beri, sarete liberi davvero!”).

Come è facile per noi uomini tracciarelinee di demarcazione fra chi sta di qua echi di là, il bianco da una parte e il nerodall’altra, il credente e l’ateo. Di per séanche Gesù ha tracciato una netta separa­zione: “O siete con me o siete contro dime”. Giovanni evangelista direbbe: la luceè venuta nel mondo e le tenebre nonl’anno accolta! L’unica vera distinzione èfra chi sta nella luce e chi preferisce le te­nebre.

Già, ma chi sta di qua, nella luce, e chidi là, nelle tenebre?

Una volta si diceva: se sei cristiano votiDC e chi vota PC è contro la fede. Eradavvero così?

Gesù ha abbattuto un altro muro:quello fra i pubblici peccatori ed i “giusti”,fra i pubblicai e le prostitute da una partee i farisei e scribi dall’altra. A chi fra loroin realtà appartiene il Regno di Dio?

Non al fariseo “in quanto” è fariseo maneppure al pubblicano “in quanto”pubblicano. All’adultera sorpresa in fla­grante Gesù, che pure l’ha salvata dalla la­pidazione, diceva: “Va’ e non peccare più”.Certo, c’è da domandarsi come mai non cifosse lì anche il maschio adultero accantoa lei, a proposito di muri fra uomo edonna. E poi, in che modo Gesù hasalvato la donna? Facendo verità nelle co­scienze dei candidati esecutori dellacondanna: “Chi è senza peccato scagli lapietra”. Ecco la nuova linea di demarcazio­ne: è fra chi sta di qua e chi di là rispettoal peccato.

Mi sono domandato come mai questopapa abbia tanto seguito nella simpatia ditutti, anche dei cosiddetti “lontani” (lonta­ni da che, dalla fede o dalla Chiesa?). Pa­pa Francesco sembra non misurare leparole, pur sapendo che i discorsi di unpapa hanno una risonanza planetaria edunque sono facilmente manipolabili. Di­ce le cose e basta: “Chi sono io per giudi­care i gay? Se qualcuno offende miamamma si dovrebbe aspettare un pugno.

S. Messa del Giovedì Santo2 aprile ore 15.30

in Piazza Canneto (Polo Confortini)

Il digiuno e l’astinenza — insieme allapreghiera, all’elemosina e alle altre operedi carità — appartengono, da sempre, allavita e alla prassi penitenziale della Chiesa.

Digiuno e astinenza non sono forme didisprezzo del corpo, ma strumenti perrinvigorire lo spirito. Lo stile, con il qualeGesù invita i discepoli a digiunare, inse­gna che la mortificazione è sì esercizio diausterità in chi la pratica, ma non perquesto deve diventare motivo di peso e ditristezza per il prossimo, che attende unatteggiamento sereno e gioioso.

Questa delicata attenzione agli altri èuna caratteristica irrinunciabile del digiu­no cristiano, al punto che esso è semprestato collegato con la carità: ilfrutto economico della priva­zione del cibo o di altri beninon deve arricchire colui chedigiuna, ma deve servire peraiutare il prossimo bisognoso:«I cristiani devono dare ai po­veri quanto, grazie al digiuno,è stato messo da parte».

In questo senso il digiunodei cristiani deve diventare unsegno concreto di comunionecon chi soffre la fame, e unaforma di condivisione e diaiuto con chi si sforza di co­struire una vita sociale piùgiusta e umana.

Affinchè questo aiuto troviuna concretizzazione comuni­taria, anche quest'anno abbia­mo scelto un progetto per finalizzare ilnostro digiuno di quaresima:Una nuova vitaper le ragazze delle favelas di Juazeiro

Il Nord Est brasiliano è noto per le suegravi disparità socioeconomiche, con mi­gliaia di cittadini che vivono nell’agio diuna nuova primavera economica ed altriche, invece, versano in situazioni digrande povertà e miseria. Juazeiro doNorte, è una città dello stato del Cearà, ibeneficiari del progetto sono: adolescentie giovani donne ragazze madri

Dal 1989, l’Associazione Maria Mãe daVida di Fortaleza, fondata da un veronese,

il medico missionario camilliano: p. Adol­fo Serripierro, organizza e sviluppa pro­getti in difesa della vita di tante donne chevivono ai margini della società. Donne ingravidanza, di cui molte ancora adole­scenti, vittime del turismo sessuale o diviolenze in famiglia.

L’intervento si sviluppa in quattro fasi.Nella prima, individuazione di soggettiche vivono gravi situazioni familiari,abbandonate ed emarginate, vittime dellosfruttamento o della droga. Nella seconda,accoglienza nei centri dove, le Missionariele assistono a livello medico, psicologico enutrizionale. Nella terza, dopo aver recu­perato una buona condizione psicofisica,

partecipano ai corsi di formazione profes­sionale.

Nella quarta fase, l’Associazione si ado­pera per aiutare le ragazze nel reinseri­mento sociale sia dal punto di vistaeconomico ed occupazionale che daquello familiare.

Nei primi mesi del 2013 sono nate lescuole di cucito e di cucina, finanziatedalla Fondazione PRO.SA. Abbiamo sceltodi sostenere questo progetto come fruttodel nostro cammino quaresimale perchéanche queste ragazze possano “risorgere”ad una nuova vita.

I frutti del "digiuno" finanziano il:Progetto “Crescendo a Vida”

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Racconti di corsia

Krisztiàn è nostroQuesta è la storia di un bimbo che hatrascorso sedici dei suoi diciannove mesidi vita nel reparto pediatrico, ini­zialmente nella Terapia Intensiva, poi inreparto, infine preso in affidamento dauna giovane famiglia originaria dello SriLanka, residente in Verona e di religioneevangelica. È nato in una situazione didegrado sociale e, purtroppo, di grave si­tuazione clinica che ha fatto più volteporre la domanda ai clinici se fosse o noil caso di operare interventi gravosi pertenerlo in vita. Ma Krisztiàn teneva duro,sembrava volesse proprio giocarsela que­sta unica partita che gli restava. E c’era­no spiragli di luce. Ma una brutta notte èstato trovato privo di vita nel suo nuovolettino.Battezzato con rito cattolico e accolto dauna famiglia evangelica, è statoconcertato di predisporre per lui una li­turgia esequiale ecumenica, una liturgiadella Parola, con l’intervento omileticodel pastore e del ministro cattolico. Lachiesa era gremita, di srilenkesi e di ope­ratori della pediatria: infermieri, medici,volontari. Anche i genitori di un altrosfortunato bimbo che lo aveva precedutonella culla della morte.Riporto parte della mia omelia,commento al passo di Marco 10,13­17,dove Gesù si indigna al vedere i suoidiscepoli, nell’intento di non disturbarlo,scacciare i genitori che volevano fargliaccarezzare i loro bambini.

Krisztiàn non sapeva che i bimbi di unanno e mezzo possono gattonare fuori dallettino, e che possono respirare anchesenza l’ausilio di una macchinetta, e chepossono gridare a squarciagola per avereciò che vogliono, e non sapeva che si po­trebbe anche fare a meno di tanti aghi etubicini, di protasi per la vista e per l’udi­to… non sapeva tante cose, perché allasua età le cose si sanno se si provano sullapelle e non basta che te le spieghino aparole.

Però Krisztiàn sapeva cosa è un gio­cattolo, perché gliene hanno portati tantisul suo lettino, e cosa vuol dire avere unadulto accanto a te che gioca e che perqualche tempo è lì solo per te.

Sapeva cosa è l’essere curato. Ha impa­rato la cura e la tenerezza. La cura, fattacon tenerezza. Cura e tenerezza declinatain tanti volti diversi, quasi sempre alfemminile.

E poi ha anche imparato che oltre le

mura di un reparto esiste un luogo chia­mata casa, una casa vera, normale, dove sista in braccia a qualcuno, dove i volti chesi susseguono e sorridono diventano sìmolto meno, e però sono molto più co­stanti nel tempo. Sono pochi, due o tre,sempre gli stessi e ti guardano con cre­scente amore. E tu hai iniziato a ricono­scerli. Quei volti ti fanno sentire unico,non più uno fra tanti bambini. E queivolti ti fanno conoscere i loro amici e tiportano nella loro comunità di fede. Tipresentano a loro con orgoglio come unloro vero figlio.

Krisztiàn non sa di servizi assistenziali,di sussidi, di leggi e di tribunali. Sono co­se da grandi! Tutto ciò che ha imparato èpassato attraverso il contatto delle mani edegli occhi, il suono caldo della voce, laluce radiosa degli occhi. E soprattuttoquel suo nome pronunciato: Krisztiàn!

Krisztiàn non sapeva che oltre ai nomiesistono anche i cognomi, però il proprionome lo ha sentito pronunciare moltevolte, con amore. Da una intera comunità,da voi che oggi siete qui e per lui soffriteil lutto. Perché avere un nome significaappartenere a qualcuno. E Krisztiàn è vo­stro.

Oggi, noi siamo destinatari di questapagina del Vangelo di Marco: “Lasciateche i bambini vengano a me e non glieloimpedite”. Il verbo che descrive il senti­mento interiore di Gesù è l’indignazione.Perché scacciare quelle persone che vo­gliono per i loro bambini una carezza? Lacarezza di Gesù, la carezza del Padre.

I bambini non disturbano. Richiedonopazienza e amore, sì, ma non disturbano.

E neppure tu hai disturbato, Krisztiàn.No, non ci hai dato fastidio. Ci hai dato dafare, questo sì, e tanto. Ma non ci hai datofastidio. Perché nella tua fragilità, senzaaccorgerci, ci dovevamo confrontare conla nostra fragilità. Perché nella tuaimmersione nell’essenza, ci hai messi incontato con gli aspetti più genuini dellanostra articolata e complicata personalità.Perché per confrontarci col bambino chetu eri abbiamo dovuto riscoprire e libera­re il bambino che sta in noi. Ci hai datoda fare, sì, perché ci hai fatto fare la cosapiù difficile: ci hai fatto lavorare su noistessi. Ci hai ricordato che anche noi sia­mo figli, figli dell’uomo e figli di Dio.

P. Edoardo

I miei piedi non toccano più, sto vo­lando dentro il blu. Sembra un gioco vo­lar così. Guardatemi, è quasi un gioco…

(Ivana Spagna)

Continua da pag. 1 ­ Le vere suddivisioni2

Guai ai corrotti, siano essi nella politica onella gerarchia ecclesiastica”.

Tornano opportune le parole che ilprofeta Ezechiele pone sulla bocca di Dio:io giudicherò fra pecora e pecora, framontone e montone. È finita l’immunitàper categorie. Se sei corrotto, non ti salvail fatto di essere di destra, di centro o disinistra: sei corrotto e basta. Se sei falso,poco importa che tu sia giornalista,commerciante o avvocato: sei falso e ba­sta. Se sei pedofilo non cambia niente chetu sia padre, zio, prete o insegnante: seipedofilo, e questo non attenua la gravitàné la aumenta in ragione del tuo status.Non sei prete, dunque potenziale pedofi­lo. Non sei commerciante dunque po­tenziale furfante. Non sei politico, dunquein odore di corruzione. Non sei islamico,dunque potenzialmente terrorista.

A volte le persone mi dicono: maguarda, lei non sembra neanche un prete!Nella loro mente intendono fare uncomplimento, e sono grato, tuttavia midomando quale sia il presupposto dellalode: significa che la “categoria” dei pretinon ha quei requisiti? In TV a volte sisente di un extracomunitario che ha resti­tuito un portafogli trovato per strada: ilfatto che faccia notizia cosa presuppone,che gli extracomunitari in genere non so­no gente onesta? Qualcuno resta stupitoche una donna vedova “da sola” sia statacapace di crescere tre o quattro figli:perché, la forza e la capacità di orga­nizzarsi sono prerogativa maschile?

Allora impariamo a tracciare nel modocorretto le linee di demarcazione. Esse so­no fra chi è onesto e chi no, fra chi è ri­spettoso e chi no, fra chi sa ascoltare e chino, fra chi è mite e chi è arrogante, chi èumile e chi è altezzoso, fra chi è professio­nalmente preparato e chi millanta, fra ilpastore d’anime che sa morire per ilgregge e quello che lo opprime con pesiinsulsi, fra chi cura i suoi pazienti conamore e chi li tratta da sudditi molesti…

La differenza non è fra chi è papa e chiè antipapa, fra chi è prete e chi anticleri­cale, fra chi è praticante e chi è allergico alfumo di candela. La linea di demarcazioneè ben altra. Occorre avere il cuore collo­cato nella verità di Cristo per non impri­gionarsi nella suddivisione comoda,semplicistica e generalizzante, dei luoghicomuni.

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Eccoci di nuovo insieme in questo periodoche precede la Pasqua ad ascoltare la no­stra zia Agia, che, alle prese con la sua cu­riosa nipotina Margherita, ricorderà anchea noi il fondamento della nostra fede e laforza salvifica dell’Eucaristia.

Eucaristia è…mettersi il grembiule­ Cara zietta, mi parlavi dell’Ultima Cenache Gesù consumò con i suoi amici perstabilire una “nuova alleanza” conl’offerta di sé sulla croce. Quali amici? Eperché non con la sua famiglia?Gli amici di Gesù erano i suoi discepoli.Sono loro la sua vera famiglia, e lui l’avevadetto chiaro un giorno: “Mia madre e imiei fratelli sono coloro che ascoltano laparola di Dio e la mettono in pratica”. Lichiama “amici” perché a loro vuole rivela­re tutto quanto il Padre gli ha dato. Agliamici non si nasconde niente, soprattuttole cose più intime e preziose. Anche tu haidegli amici e vuoi loro bene, trascorrimolto tempo con loro. Che farai se ungiorno tu dovessi lasciarli per sempre? Nelsalutarli regali loro qualcosa di tuo, quelloche ti sta più a cuore. Anche Gesù, du­rante la sua ultima cena, volle confidareloro il segreto della vita, il nuovo co­mandamento, il più bello di tutti.

­ Lo conosco! “Ama Dio con tutto te stessoe ama il prossimo tuo come te stesso”.È vero, Gesù aveva indicato quello come ilpiù grande comandamento. Ma ora diceuna cosa in più: “Come vi ho fatto io, cosìfate anche voi, l’uno per l’altro”.­ Allora il suo non è tanto un comando,ma un esempio.Eh sì, Gesù non conosce altro modo dieducarci che mettendosi personalmente ingioco. Ecco perché si mette un grembiuleed inizia a lavare loro i piedi. Vuole farcapire che il primo ad amare è Dio stesso,che si mette a servizio dell’umanità. E lorende palese nel suo Figlio, il quale siabbassa spogliandosi di ogni prerogativadivina, al punto da lavare i piedi agli altricome avrebbe fatto uno schiavo.­ Al mio nonno i piedi gli li lava la ba­dante. Ma perché solo i piedi?Sì, sì, sembra un po’ strano …. ma a queltempo le strade erano molto polverose ela gente camminava per lo più a piedi.Quando arrivava un ospite in casa, lavarglii piedi era il modo per ristorarlo e ono­rarlo. E così Gesù faceva capire ai suoiche per lui essi erano preziosi e amati.­ Pietro però aveva reagito, non voleva…Cara Margherita, al momento i discepolinon capirono, forse come anche tu nonriesci a capire ora. Ma poi, dopo la sua Re­surrezione, compresero ogni sua parola e

quel suo gesto: essi dovevano imitarlo do­nandosi ai fratelli. Solo il muto amore chediventa fatica è ciò che costruisce la verafraternità. E l’amarsi l’un l’altro è il modoper continuare ad essere in comunionecon Gesù nonostante la sua partenza. Èquesto il senso della comunione.­ Ma la comunione non è il vero Corpo diGesù? Quindi è presente!Oh certo! Sul pane e sul vino Gesù pro­nuncia le parole che il sacerdote ripete talie quali nella Santa Messa al momentodella consacrazione. Quel pane diventasuo Corpo donato e il vino suo Sangueversato per la nostra salvezza. Gesù Ri­sorto è per sempre presente in modoparticolare nell’Eucaristia, ma guai a di­menticare che essa è tutt’uno con la co­munione fra i fratelli.­ Perché il sacerdote spezza l’ostia grandee la mostra all’assemblea?L’Eucaristia era anche chiamata “frazionedel pane” perché Gesù per poterla distri­buire ha spezzettato la grande pagnotta inpiù parti distribuendola a tutti. Eucaristiavuole dire condivisione, e nella nuova co­munità che nasce tutti si scambiano reci­proci servizi, ognuno secondo le suerisorse. Ma di questo ne parleremoun’altra volta. Ciao.

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La catechesi di zia Agiadi Roberta Zulli

Il tempo di un Caffè

Dio? È in ospedale con me.Passeggiando tra i corridoi del reparto

e ascoltando le voci degli altri ammalatisono stato colpito da un'affermazione:“questo è un luogo abbandonato daDio?”.

Non sono molto d'accordo, anzi pernulla d'accordo, perché secondo me Dioè più presente qui che altrove. Forse que­sta voce ignora che il Figlio di Dio hasempre amato i poveri, gli emarginati, levedove, gli ultimi. E chi può esserlo piùpovero, più emarginato e ultimo di unammalato come me?

In questo ospedale dove sono ricove­rato da molti giorni, molti mesi, c'è ungrande rispetto per tutte le fedi religiose.È raro aver sentito una bestemmia, adifferenza di luoghi come il bar o la stra­da. Da quando sono qui mi sono accortoche ognuno di noi ha la possibilità di pro­fessare liberamente la religione, qua­lunque essa sia.

In questo reparto ogni domenica c'è lamessa, il padre passa, invita ma nonobbliga. Questa libertà per me è molto“grande”, è il rispetto verso ognuno. Daqualche tempo ho cominciato a riscoprire

la fede. Un timido ma tenace padre, mi haaccompagnato in questo camminointenso e veritiero.

Per me il periodo di ricovero è stato, elo è ancora oggi, un'esperienza positiva,da testimoniare e trasmettere ad altri, dafar conoscere a chi pensa che in ospedale“sei solo”.

Qui tra queste pareti che “ascoltano” e“non parlano” per non farti male, ho capi­to chi sono, cosa voglio fare della mia vitae cosa poter fare: dare agli altri.

Un ricordo di quando ero fisicamenteun uomo “sano” e “libero” dalla malattia,frequentavo la chiesa, ma... credeteminon con lo spirito di oggi. Ero e non mivergogno di dire, come quelle personeche vanno in chiesa tutte le domenicheper far piacere alla mamma, per “far vede­re” gli abiti buoni e le scarpe della festa, ea messa finita andavo per la mia stradapassando davanti alle persone senza ri­volgere nessun saluto. Oggi però conside­ro questo un vuoto dell’anima, trovoquesto comportamento desolante.

La malattia che fino ad oggi mi haaccompagnato da “maledetta disgrazia” siè rivelata una vera e fresca opportunitàper riscoprire me stesso.

Fra poco questo ulteriore ricovero fini­rà ma credetemi, se potete, è un ulterioregrido, un urlo silenzioso che si soffoca nelprofondo del mio cuore, voglio vincere eriscattare anche con le armi della fedequesta paura di vivere.

Andare avanti! ogni giorno, con ognidifficoltà ma desidero ricominciare adamare me stesso per poter poi amare glialtri, i poveri, gli emarginati, le vedove, gliammalati come me.

Con un sentimento profondo, intensoe meraviglioso io posso dire che Dio entraanche in questo luogo di malattia, soffe­renza, dolore e morte.

In questo luogo di sofferenza Dio èpresente nella dignità della Persona, èpresente nel rispetto per la condizioneumana.

Zeno

Questa è la testimonianza di un uomoche come tanti altri non vuole fermarsial Venerdì Santo ma essere ed esserci perpoter sopravvivere, vivere la speranzadel sabato in attesa del mattino dellaPasqua della risurrezione.

Grazie a te Zeno.Loredana

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PreghieraSignore, benedici le mie mani,perché siano delicatee sappiano prenderesenza mai imprigionare,sappiano dare senza calcolo,e abbiano la forza di consolare e benedire.

Signore, benedici i miei occhi,perché sappiano vedere il bisogno,e non ignorino ciò che è poco appariscente:vedano oltre la superficie,perché gli altri si sentano a loro agiosotto il mio sguardo.

Signore, benedici i miei orecchi,perché riescano ad udire la tua voce,e avvertano prontamenteil grido di chi è in angustie;sappiano essere sordiai rumori e alle chiacchiere inutili,ma non alle voci che invocanoun po’ di ascolto e di comprensione,anche se turbano le mie comodità.

Signore, benedici la mia bocca,perché ti renda testimonianza,e non dica mai nulla che ferisca o distrugga,perché pronunzi soltanto parole risanatrici,e non tradisca le confidenze e i segreti,ma faccia sbocciare il sorriso.

Signore, benedici il mio cuore,perché sia tempio vivo del tuo Spiritoe sappia dare calore e rifugio,sia ricco di perdono e di comprensione,e sappia condividereil dolore e la gioia con amore.

Fa’ che tu possa disporre di me, mio Dio,con tutto ciò che sono e che ho. Amen.

Sabine Naegeli

sulla VIA della VITAPeriodico del Servizio Religioso presentenell’Ospedale di B.go Trento, Verona.Il bollettino viene distribuito in cartaceo ein digitale sul Portale Aziendale AZOSPe sulla piattaforma issuu.comOspedale Civile Maggiore B.go Trento ­Verona Telefono: 045.812.2110email: [email protected] ONLINEhttp://issuu.com/sullaviadellavita

Orario SS. MesseBorgo Trento

Chiesa centraleFeriale 7.15 ­ 15.30Prefest. 16.15Festiva 11.00

GeriatricoFestiva 10.30

Polo ConfortiniFeriale 7.00FestiveCappella 17.00Cardiologia, (3° p. Blu) 9.30Chirurgia, (5° p. Arancio) 11.00

Borgo RomaFeriale 17.00Prefest. 17.00Festiva 10.30 ­ 17.00

Invito alla collaborazioneChi vuole, può collaborare inviando ilproprio contributo per il giornalino:testo, immagini, domande, segnala­zioni,..., alla mail:[email protected] contattando i cappellani.Grati per quanto vorrete donare aquesta causa, con stima ed amicizia.La Redazione

http: / / i ssuu.com/sul lav iadel lav i ta

Proposta di DRAUn Corso base di iniziazione al Dialogo diRelazione di Aiuto viene organizzato pres­so l’alloggio dei Cappellani nelle mattinatedel Sabato a partire dal giorno 11 Aprile fi­no agli inizi di Giugno.Si accettano iscrizioni fino ad esaurimentoposti, i quali non dovranno essere più di15.La partecipazione è gratuita, ma si esige lapartecipazione almeno al 70% degliincontri.Per informazioni: p. Edoardo 347­4259927,oppure p. Adriano 338­5893681.

La “Due Giorni”di Pastorale della SaluteCome ogni anno in primavera, il 13 e 14Aprile a Rossano Veneto presso il CentroCamilliano di Mottinello, si svolge una duegiorni di studio e riflessione sulla pastora­le della salute, momento formativo pertutti gli agenti di pastorale collaboratoridei cappellani dell’Italia Settentrionale. Iltema è “Vangelo e Salute a confronto”.Consapevoli della "frattura tra vangelo ecultura" (EN 20), l’intento è di rinnovare ilnostro impegno di evangelizzazione nel edel mondo della salute, portando conforza e coraggio la gioia del Vangelo nelnostro difficile ministero accanto alla soffe­renza dei malati e dei loro familiari. Gliinterventi sono del Prof. Massimo Petrini,preside del Camillianum di Roma, e dellaDott.ssa Laura Zorzella, responsabile dellaformazione della PLV dei Fatebenefratelli emembro dell'Aipas.

Convegno sul luttoSabato 18 Aprile, dalle 9:00 alle 13:00,presso il Centro Camilliano di Formazioneha luogo il Convegno “Gestione deisentimenti nella elaborazione del lutto”.Per informazioni: 045­913765.

Ordinazione diaconale di Marco MoioliIl chierico camilliano Marco Moioli, che haconseguito il baccalaureato in teologia il18 marzo, e sta facendo l’esperienza pasto­rale anche presso il nostro Ospedale, Do­menica 12 Aprile alle ore 16:00 vieneordinato Diacono nella Chiesa Cattedraledi Verona assieme ad altri quattro semina­risti diocesani. A lui i nostri auguri di fervi­do ministero.

La mamma di P. Pasquale è in cieloProprio nei giorni della Giornata Mondialedel Malato la mamma di P. Pasquale, la si­gnora Rita, da dodici anni in lotta controun tumore, ha terminato la sua corsa terre­na e le sue sofferenze. Siamo stati vicini alnostro cappellano con la preghiera e lapartecipazione al funerale.

NEWS / Notizie nostrane:4TRIDUO PASQUALE

GIOVEDI SANTO ­ Ore 15.30S. Messa solennedella CENA DEL SIGNOREPolo Confortini ­ Piazza Canneto

VENERDI SANTO ­ Ore 15.00Celebrazionedella PASSIONE DEL SIGNOREin Chiesa “San Camillo”, padiglione n. 7(Accanto alle Celle Mortuarie)

SABATO SANTO ­ Ore 21.00Solenne celebrazionedella VEGLIA PASQUALEin Chiesa “San Camillo”, padiglione n. 7

CONFESSIONI­ dalle h. 10:00 alle 11:00 tutti i giorni,nelle tre chiese­ dalle h. 15:00 alle 16:00 Sabato, nelletre chiese