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Giangiacomo Bravo
OLTRE I DUALISMI: PERFORMANCE VS. STRUTTURA
NELLA MODELLIZZAZIONE DEGLI ATTORI ECONOMICI E SOCIALI
DSS PAPERS SOC 07-05
Dipartimento di Studi Sociali, Università di Brescia e IRIS, Istituto di Ricerche Interdisciplinari sulla Sostenibilità Indirizzo postale: Dipartimento di Studi Sociali - Via S. Faustino, 74B - 25122 Brescia Telefono: 030.2988896 - Fax: 030.2988893 - Email [email protected]
INDICE
Tre modelli possibili di attore sociale ed economico.......................Pag. 7 I modelli a confronto in un Dilemma del prigioniero semplice ........... 15
I modelli a confronto in un Gioco di bene pubblico ripetuto................ 19 Conclusioni................................................................................................. 25
Riferimenti bibliografici ........................................................................... 27 Appendice 1: questionario per la valutazione dei tipi di attore in un dilemma del prigioniero ripetuto una sola volta (adattato da Ahn et al. 2003a) .................................................................. 31
Ringraziamenti
Ringrazio Leonardo Parri e Flaminio Squazzoni per i loro utili commenti a una versione precedente del presente lavoro.
La tradizione sociologica è ricca di modelli esplicativi dualistici. Ciò
nonostante, nell'interpretazione dei fenomeni sociali ed economici, i
dualismi rappresentano solo un caso particolare di una classe più ampia di
modelli costruiti sulla base della contrapposizione tra tipi a diversi livelli di
astrazione. Pur essendo i dualismi intuitivamente accattivanti, grazie alla
loro capacità di ridurre la complessità del reale in polarità facili da cogliere,
la loro preferibilità rispetto a modelli dalla diversa struttura è un problema di
approssimazione della realtà che non può essere risolto teoricamente, ma va
di volta in volta valutato sulla base del confronto con i dati empirici. La
questione rilevante è, perciò, non tanto la costruzione di un modello che sia
intuitivamente accattivante o che rispetti specifiche regole strutturali (ad es.
la struttura dualistica), quanto la definizione di un modello che - oltre a
essere possibilmente micro-fondato sulla base di chiari meccanismi
generativi (vedi Hedström e Swedberg 1998) - sia in grado di descrivere
adeguatamente lo specifico campo di indagine empirica a cui viene
applicato. Se l'ideale popperiano di validazione di un modello prevede che
esso sia in grado di generare predizioni convalidate o, meglio, non falsificate
dai dati empirici, in un ambito contraddistinto da dinamiche complesse
come quello delle scienze sociali appare più appropriato parlare di
performance relativa dei modelli diversi (Janssen 2002). Ciò significa che -
pur riconoscendo che un modello costituisce sempre un'approssimazione
della realtà è, quindi, non è mai "giusto" o "sbagliato" in assoluto e che in un
sistema complesso l'elevata sensibilità alle condizioni di partenza e le
dinamiche non lineari che lo caratterizzano tendono a rendere arduo o
impossibile effettuare previsioni affidabili sugli stati futuri del sistema
stesso - rimane comunque possibile discriminare tra le performance di
modelli diversi sulla base del confronto tra i loro output (cioè le predizioni
Oltre i dualismi 5
rispetto agli stati del sistema modellizzato in funzione della variazione dei
parametri di input del modello) e i dati empirici. Per ottenere tale risultato è
necessario che il modello sia in grado di generare degli output non ambigui
ed esplicitamente confrontabili con i dati di provenienza empirica, fatto che
rende spesso (anche se non sempre) opportuna una sua formalizzazione
tramite strumenti matematici e/o computazionali1.
Il confronto tra le predizioni operate da diversi modelli e i dati empirici
costituisce il nucleo del presente lavoro, che esamina la questione a partire
dal problema della costruzione di un modello di attore utilizzabile nelle
scienze economico-sociali. I modelli presentati sotto sono stati presi in
prestito dalla letteratura economico-sperimentale, ambito in cui tale
questione è stata largamente affrontata, ma il loro interesse si estende al di là
della specifica disciplina che li ha prodotti per comprendere tutti quegli
ambiti dell'indagine sociologica interessati a micro-fondare le macro-
dinamiche studiate, incluse la sociologia economica e la sociologia analitica.
I modelli, illustrati in dettaglio nella prossima sezione, comprendono un
modello ad attore unico (quello della scelta razionale), uno dualistico
(centrato sulla contrapposizione tra egoismo e altruismo) e uno tripolare
(costruito sulla base di egoismo, altruismo e di reciprocità). Di fatto, essi
attraversano senza approfondirle diverse dicotomie di interesse sociologico:
ad esempio quella tra egoismo e altruismo (che rappresenta, in fondo, un
caso particolare della classica divisione tra attori razionali vs. attori
normativi), ma anche competizione vs. cooperazione, strategie razionali vs.
strategie di reciprocità o, anche, tentazioni legate al guadagno vs. paura di
conseguire delle perdite. Il lavoro non si sofferma in dettaglio su nessuna di
1 Per una recente introduzione all'uso dei modelli formali nelle scienze sociali, vedi
Baldassarri (2005).
6 Oltre i dualismi
esse in quanto il suo obiettivo non è l'approfondimento di uno specifico
modello, ma il mettere in luce come non sia tanto la struttura di un modello
a essere rilevante quanto la sua capacità di approssimare e di dare significato
alla realtà empirica. Esso mostra perciò in primo luogo come sia possibile e
doveroso discriminare tra i modelli presentati sulla base della loro
performance relativa in specifiche situazioni sociali. A tale scopo, la terza e
la quarta sezione del lavoro sono dedicate al confronto tra gli output dei tre
modelli e i dati sperimentali, in modo tale da valutare la loro adeguatezza
rispetto alla realtà empirica, mentre la sezione finale è dedicata alle
conclusioni.
Tre modelli possibili di attore sociale ed economico
Questa sezione mette a confronto tre modelli di attore e i loro output
riguardo al comportamento in situazioni caratterizzate da problemi di azione
collettiva. Essi sono stati selezionati tra quelli presenti all'interno della
letteratura economico-sperimentale sulla base della loro semplicità e della
loro capacità di operare previsioni di comportamento univoche (e, quindi,
facilmente confrontabili con i dati empirici). Il primo (i) è il modello di
scelta razionale e auto-interessata utilizzato in gran parte dell'economia e
nella teoria dei giochi non cooperativi. Il secondo (ii) è una modellizzazione
dualistica delle motivazioni all'azione dell'attore costruita sulla base della
dicotomia egoismo-altruismo Il terzo (iii) prevede tre tipi di attore:egoisti,
altruisti e reciprocatori.
(i) Il modello standard di scelta razionale prevede attori omogenei che,
in ogni situazione si interessano solo al loro guadagno individuale.
Oltre i dualismi 7
Seguendo il suggerimento di Elinor Ostrom (2000), mi riferirò a essi con
l'espressione egoisti razionali. Benché il modello dell'egoista razionale
appaia approssimativamente adeguato nell'interpretare i comportamenti
aggregati in situazioni altamente competitive (vedi Camerer 2003; Kagel e
Roth 1995), esso tende - almeno in parte - a fallire in situazioni
caratterizzate da problemi di azione collettiva. In questo caso, infatti, esso
stima che la defezione sia l'unica strategia effettivamente giocata, in
contrasto con risultati empirici che vedono livelli di cooperazione che, pur
variando in funzione di numerosi fattori, sono di norma significativamente
superiori allo zero.
(ii) Una possibile estensione della scelta razionale consiste nel passare
da un modello in cui gli attori sono tutti uguali a uno basato sulla dicotomia
motivazionale egoismo-altruismo (vedi Camerer 2003, 102; Levine 1998).
In altri termini, si tratta di introdurre, a fianco degli interessi individuali,
delle motivazioni di tipo altruistico - o, più in generale, prosociale2 - nel
calcolo delle utilità degli attori, permettendo così la variabilità dei
comportamenti individuali. Ad esempio, possiamo pensare a un soggetto che
sistematicamente consideri anche i guadagni ottenibili dagli altri attori che
interagiscono nella medesima situazione pesandoli per un parametro βi che
rappresenta una misura del suo grado di altruismo. In termini formali, dati n
attori, l'utilità dell' attore i può essere espressa dalla
(1) ∑≠
+−=ij
jiiiiu πβπβ )1(
dove 0≤βi≤1. Data la (1), per βi=0 si avrà un attore egoista razionale,
per βi=1 un attore puramente altruista, mentre per valori intermedi di βi
2 L'attore altruista è, di conseguenza, un caso particolare di attore normativo, simile a
quello ipotizzato da una parte della tradizione sociologica da Weber in poi.
8 Oltre i dualismi
l'attore peserà in misura variabile i guadagni ottenuti in prima persona e
quelli ottenuti dagli altri soggetti che agiscono nella medesima situazione. Il
meccanismo psicologico che giustifica l'introduzione del parametro βi è
evidenziato da alcuni lavori nel campo di recente sviluppo della
neuroeconomia3. Essi hanno mostrato come, in numerosi individui tendano
ad attivarsi specifiche aree celebrali che, a seconda dei casi, "premiano"
emotivamente i comportamenti altruistici o cooperativi, "puniscono" quelli
egoistici o non cooperativi e spingono i soggetti a reagire di fronte a mosse
giudicate negativamente effettuate dai soggetti con cui stanno interagendo
(Quervain et al. 2004; Rilling et al. 2002; Sanfey et al. 2003).
In un Dilemma del prigioniero a due giocatori ripetuto una sola volta
(Fig. 1), l'attore i non è più necessariamente vincolato alla defezione, come
nel caso dell'egoista razionale, ma può avere la cooperazione come strategia
dominante a condizione che siano contemporaneamente valide le seguenti
disuguaglianze:
(2)
STSPSTRT
i
i
−−
>
−−
>
β
β
Nella (2) i numeratori (T-R) e (P-S) rappresentano due parametri
fondamentali del Dilemma del prigioniero,denominati rispettivamente
avidità (greed) e paura (fear), che in questo caso vengono normalizzati
rispetto alla differenza (T-S) tra il massimo e il minimo dei guadagni
realizzabili nel gioco (Rapoport e Chammah 1965)4. In termini non formali,
3 Vedi Camerer et al. (2004) per una introduzione alla neuro-economia. 4 L'idea dell'avidità deriva dalla tentazione implicita nella differenza (T-R), cioè tra il
guadagno ottenibile defezionando e quello ottenibile cooperando nel caso l'altro giocatore cooperi. L'idea della paura deriva invece dalla perdita legata alla differenza (P-S) tra il guadagno ottenibile defezionando e quello ottenibile cooperando nel caso il
Oltre i dualismi 9
potremmo dire che l'attore i coopera solo se il suo altruismo è abbastanza
forte da superare tanto la sua avidità (la tentazione data dal guadagno
possibile in caso di sua defezione unilaterale) quanto la sua paura (la
preoccupazione per una perdita dovuta a una defezione unilaterale
dell'avversario).
Giocatore j
coopera defeziona
coopera R , R S , T Giocatore i
defeziona T , S P , P
Figura 1: Dilemma del prigioniero a due giocatori dove T (temptation)
> R (Reward) > P (Punishment) > S (Sucker) e R>(T+S)/2 (vedi Axelrod
1984).
E' chiaro che utilizzando opportune distribuzioni dei valori del
parametro βi è possibile descrivere qualsiasi distribuzione di comportamenti
empiricamente rilevata (cosa non attuabile sulla base del modello standard
dell'egoista razionale). Ad esempio, poiché in un Dilemma del prigioniero a
due giocatori - giocato una sola volta in assenza di comunicazione tra i
partecipanti - la percentuale degli individui che sceglie di cooperare è di
secondo giocatore defeziona. Poiché entrambe le quantità vengono rapportate alla differenza (T-S) tra il massimo e il minimo dei guadagni realizzabili nel gioco, in modo da poter comparare dilemmi del prigioniero che utilizzano payoff diversi, si parla abitualmente di avidità normalizzata e di paura normalizzata (Rapoport e Chammah 1965).
10 Oltre i dualismi
norma inferiore o uguale al 30% (Ahn et al. 2003a), ragionando
induttivamente potremmo concludere di trovarci di fronte a una popolazione
in cui una proporzione uguale dei soggetti possiede βi sufficientemente
elevati da superare il doppio ostacolo posto dall'avidità e dalla paura. Inoltre,
a patto di conoscere la distribuzione dei βi nella popolazione in esame, è
possibile effettuare previsioni sul comportamento degli attori. Che queste
previsioni siano o meno realistiche potrà essere successivamente verificato
con l'analisi di nuovi dati empirici.
(iii) Un modello di attore a tre poli, utile per interpretare situazioni
caratterizzate da problemi di azione collettiva, è quello proposto da Toh-
Kyeong Ahn (2001) partendo da un'idea simile alla precedente. L'utilità
individuale dell'attore i è però qui modificata sulla base di due parametri: il
primo - αi - rappresenta una stima del suo senso di colpa nel comportarsi da
free-rider quando gli altri cooperano; il secondo - βi - può essere
interpretato, al pari del caso (ii), come una valutazione del suo altruismo. La
figura 2 presenta i guadagni ottenibili dal giocatore i secondo il modello di
Ahn. Due restrizioni sono applicate al modello sulla base di regolarità
empiricamente verificate: la prima, βi≤αi, riflette il fatto che i soggetti reali
tendono a cooperare di più in presenza di un altro cooperatore che in
presenza di un free-rider; la seconda, αi<R, il fatto che il risultato (D,C) è di
norma preferito al risultato (D,D) dove C denota la cooperazione e D la
defezione5. Seguendo il modello di Ahn, l'attore i viene definito egoista
(cioè un attore che preferisce la defezione alla cooperazione qualunque sia la
5 Ciò è vero, a rigore, solo nella versione del dilemma del prigioniero normalizzata e con
paura e avidità simmetriche utilizzata da Ahn (2001). Il modello è stato qui adattato, senza alterarne il significato ultimo, in modo da permettere un più agevole confronto con quelli illustrati sopra. La condizione βi≤αi<R delinea comunque un range di variazione dei parametri che appare ragionevole alla luce dell'evidenza sperimentale.
Oltre i dualismi 11
strategia adottata dall'avversario) se αi<T-R e βi<P-S; viene definito
reciprocatore (la cui cooperazione è condizionale alla cooperazione
dell'avversario) se αi>T-R e βi<P-S; viene definito altruista (la cui
cooperazione è incondizionata) se αi>T-R e βi>P-S (Fig. 3)6. Rammentando
che la quantità T-R è detta avidità e che la quantità P-S è detta paura, si può
affermare che, mentre l'egoista non coopera perché "dominato" dall'avidità e
dalla paura, il senso di colpa del reciprocatore gli permette di superare la sua
avidità, ma solo a condizione che sia convinto della cooperazione
dell'avversario, in caso contrario la paura di fare la figura del babbeo
(sucker) ha la meglio sul suo ridotto livello di altruismo. L'altruista, infine,
coopera sempre perché tiene agevolmente sotto controllo sia l'avidità, grazie
al senso di colpa, sia la paura, in forza del suo altruismo.
Giocatore j
coopera defeziona
coopera R , R S+βi , T Giocatore i
defeziona T-αi , S P , P
Figura 2: guadagni del giocatore in un Dilemma del prigioniero a due
giocatori modificati secondo il modello di Ahn (2001).
6 Il caso αi<T-R e βi>P-S non viene analizzato in quanto contrario al dato empirico del
ridotto (se non nullo) numero di soggetti inclini a cooperare quando l'avversario non coopera e a defezionare quando quest'ultimo coopera (Ahn 2001).
12 Oltre i dualismi
Il modello di Ahn appare particolarmente utile per interpretare
Dilemmi del prigioniero giocati una volta sola o ripetuti. Interessante è
anche la sua applicazione al caso a n giocatori, caso che verrà analizzato
sotto. Inoltre, esso (pur non essendo un modello evolutivo in sé) rappresenta
il plausibile esito di un processo evolutivo. In altri termini, esso è in linea
con quanto conosciamo dell'evoluzione umana sulla base degli studi
effettuati in antropologia, biologia e in psicologia evoluzionistica (Barkow
et al. 1992; Bowles & Gintis 2004; Buss 1995; Cartwright 2000; Fehr &
Fischbacher 2003; Gintis et al. 2003; Hammerstein 2002).
0 0
R
R
T-R
P-S
αi (colpa)
βi (altruismo)
Reciprocatori
E oisti
Altruisti
g
Figura 3: Egoisti, reciprocatori e altruisti in funzione dei parametri αi e βi (adattato da Ahn 2001).
Naturalmente, i casi proposti non esauriscono le possibilità di
modellizzazione degli attori sociali ed economici. Ad esempio, Ernst Fehr e
Klaus Schmidt (1999) illustrano un modello, detto di avversione all'iniquità
Oltre i dualismi 13
(inequity aversion), che rappresenta una formalizzazione dell'idea che gli
individui, oltre al proprio guadagno individuale, considerino anche il
rapporto tra i loro guadagni e quelli ottenuti dagli altri soggetti che
interagiscono nella medesima situazione; Mattew Rabin (1993) focalizza
invece l'attenzione sul fatto che i soggetti tendono a basare il loro
comportamento su una valutazione dell'"onestà" (fairness) degli "avversari";
Martin Nowak e Karl Sigmund (1992), infine, costruiscono un modello di
attore basato sulla variabilità soggettiva della probabilità di rispondere con
la cooperazione alla cooperazione e con la defezione alla defezione
avversaria e ne studiano l'evoluzione attraverso l'uso di un algoritmo
genetico. Non è questa la sede per una rassegna dei modelli di attore presenti
in letteratura. L'obiettivo del presente lavoro è, invece, mostrare come
l'importante non sia la struttura del modello in sé, ma l'approssimazione
della realtà che esso permette di ottenere. In altri termini, un modello - al di
là delle preferenze personali rispetto allo/agli specifico/i aspetto/i del
comportamento umano che esso mette in risalto - deve in primo luogo essere
in grado di interpretare adeguatamente le situazioni empiriche e, soprattutto,
di effettuare previsioni verificabili rispetto ai comportamenti che gli
individui reali tengono in specifiche situazioni. I tre modelli sopra presentati
hanno il pregio della semplicità; ciò permette di effettuare sulla loro base
previsioni non ambigue del comportamento degli attori in situazioni
caratterizzate da problemi di azione collettiva del tipo di quelli illustrati
nella prossima sezione. Tali previsioni rappresentano gli output che vanno
confrontati con i dati empirici per stabilire le performance relative dei
diversi modelli.
14 Oltre i dualismi
I modelli a confronto in un Dilemma del prigioniero semplice
Per poter confrontare un modello con i risultati empirici, rilevati sul
campo o frutto di studi sperimentali, occorre in primo luogo interrogarsi
rispetto a quali tipi di comportamento discendono logicamente dal modello
in esame. In altri termini, è necessario effettuare delle previsioni rispetto ai
comportamenti tenuti dagli individui che si desidera modellizzare. In una
situazione di dilemma del prigioniero non ripetuto, quale quella delineata
nella figura 1, il modello (i) prevede che tutti i soggetti, descritti come
egoisti razionali, seguano la loro strategia dominante di defezione. Il
modello (ii), basato sulla dicotomia egoismo-altruismo, prevede che tutti i
soggetti con βi tale da rispettare le condizioni indicate nella (2) cooperino e
che gli altri defezionino. In altri termini, avremo una proporzione p∈[0, 1]
di soggetti egoisti che non cooperano e una proporzione r∈[0, 1] di soggetti
inclini a cooperare, dove p+r=1. Le previsioni effettuabili sulla base delle
disuguaglianze che definiscono il modello (iii) sono solo leggermente più
complesse. Al pari che nel caso precedente, gli egoisti non cooperano mai,
mentre gli altruisti cooperano sempre. I reciprocatori, seguendo una strategia
condizionata dalle azioni dell'avversario, cooperano se credono egli sia
disposto a cooperare, in caso contrario defezionano. Come nel caso
precedente, è possibile suddividere la popolazione studiata in una
proporzione p∈[0, 1] di soggetti egoisti che non cooperano mai, una
proporzione q∈[0, 1] di reciprocatori che cooperano condizionatamente alle
loro aspettative rispetto al comportamento degli avversari e una proporzione
r∈[0, 1] di altruisti che cooperano in modo incondizionato, con la
condizione aggiuntiva p+q+r=1.
Il problema è, per i modelli (ii) e (iii), la stima della distribuzione dei
Oltre i dualismi 15
diversi tipi di attore nella popolazione in esame. Ciò può essere fatto in
modo semplice7, ma efficace, sottoponendo i soggetti in esame a un
questionario in cui gli si chiede di esprimere una valutazione della loro
utilità soggettiva al variare dei diversi risultati ottenibili e un valutazione
generica della probabilità di cooperazione degli altri soggetti (vedi
Appendice 1). Sulla base delle risposte al questionario (e prima di analizzare
i comportamenti effettivi) è possibile suddividerli utilizzando i seguenti
criteri:
• se il soggetto indica u(D,C) ≥ u(C,C) e u(D,D) > u(C,D) è un egoista
razionale e si prevede giochi D8;
• se il soggetto indica u(C,C) > u(D,C) e u(C,D) ≥ u(D,D) è un altruista e
si prevede giochi C;
• se il soggetto indica u(C,C) > u(D,C) e u(D,D) > u(C,D) è un
reciprocatore.
Per quanto riguarda le previsioni rispetto ai comportamenti dei diversi
tipi di attore, esse sono semplici tanto per gli egoisti (che giocheranno
sempre D) quanto per gli altruisti (che giocheranno sempre D). Più
complesso è stabilire la strategia utilizzata dai reciprocatori in quanto essa è
condizionata da quella utilizzata dall'avversario. Poiché in un gioco anonimo
e non ripetuto essi non hanno informazioni né rispetto al proprio avversario 7 Burlando e Guala (2005) utilizzano un metodo più complesso per la valutazione dei tipi
di attore basato su un Gioco di bene pubblico condotto utilizzando il metodo strategico, una batteria di 24 domande relative all'allocazione di quantità monetarie variabili tra sé e un altro giocatore, un Gioco di bene pubblico ripetuto e un questionario con domande aperte. I risultati ottenuti dai due metodi sembrano comunque comparabili.
8 Per motivi di opportunità pratica dovuti al numero limitato di soggetti utilizzato alcune delle disuguaglianze strette (>) previste dalla teoria sono state rese meno stringenti (≥) in modo tale da poter includere un maggior numero di soggetti nei tipi classificabili. Logicamente un egoista razionale che dichiara u(D,C)=u(C,C) giocherà comunque D poiché u(D,D)>u(C,D).
16 Oltre i dualismi
né, tantomeno, rispetto al suo comportamento, per scegliere la propria mossa
dovranno basarsi sulle proprie credenze rispetto alla probabilità generica di
cooperazione del gruppo di soggetti che agiscono nella medesima
situazione. A tale scopo, nel questionario è stata inserita chiesto di valutare
la probabilità di cooperazione degli altri soggetti (vedi Appendice 1). Sulla
base delle risposte a tale domanda è stata inferita la strategia dei
reciprocatori, in particolare:
• se un soggetto definito come reciprocatore ha dichiarato di ritenere
probabile che la maggior parte degli altri soggetti giochi C, si prevede che
giocherà C;
• se un soggetto definito come reciprocatore ha dichiarato di ritenere
probabile che la maggior parte degli altri soggetti giochi D, si prevede che
giocherà D.
Nell'esperimento, condotto presso l'Università di Brescia, 60 studenti
delle facoltà di economia e di giurisprudenza hanno giocato un Dilemma del
prigioniero non ripetuto con T=25€, R=20€, P=10€ e S=5€. In pratica, una
volta lette le istruzioni, agli studenti è stato chiesto di scegliere tra la
strategia A (cooperazione) e la strategia B (defezione). Ciascuna di queste
porta a un guadagno (fittizio) che dipende dalla mossa di un altro studente
(presente nella stessa aula), di cui non hanno la possibilità di conoscere
l'identità. Una volta effettuata la scelta rispetto alla strategia da adottare, agli
studenti è stato chiesto di rispondere alle domande del questionario. Gli
studenti sono stati successivamente accoppiati e informati dei risultati
dell'interazione. Nonostante i guadagni illustrati fossero fittizi, i risultati
ottenuti sono confrontabili quelli di simili esperimenti con in palio somme
monetarie reali (Ahn et al. 2003a e 2003b): 42 studenti (70%) hanno scelto
di defezionare, 18 di cooperare (30%), con una significativa differenza tra le
Oltre i dualismi 17
due facoltà (30 D e 6 C a economia contro 12 D e 12 C a giurisprudenza,
t=2,736, p<0,019).
Per quanto riguarda le previsioni dei modelli di attore descritti sopra, è
immediato osservare come il modello (i) che ipotizza un comportamento
egoista razionale per tutti gli attori porti a previsioni corrette nel 70% dei
casi (i 42 non cooperatori).
Suddividendo i soggetti sulla base delle risposte del questionario
secondo quanto ipotizzato dal modello (ii), si nota come 40 rientrino nella
categoria degli egoisti e solo 4 in quella degli altruisti, mentre 16 soggetti
non risultino classificabili. Per quanto riguarda le previsioni, 39 sono
risultate corrette (cioè corrispondenti alle scelte realmente effettuate), 5
sbagliate, mentre per i 16 non classificabili non è stato possibile effettuare
alcuna previsione. In totale, sommando le previsioni sbagliate e quelle non
effettuate, il modello (ii) ha permesso di prevedere correttamente il
comportamento del 65% dei soggetti.
Il modello (iii) prevede, invece, una tripartizione dei tipi di attore che,
visti i dati sperimentali, si è tradotta in 49 soggetti classificati come egoisti
razionali, 6 come reciprocatori e 4 come altruisti, mentre non è stato
possibile classificare un solo soggetto. 48 delle 59 previsioni effettuate sono
risultate corrette. In totale, il modello (iii) ha permesso di prevedere
correttamente il comportamento dell'80% dei soggetti, una percentuale di
successo nettamente superiore a quella dei due precedenti (vedi Tavola 1).
9 Anche questo dato è, peraltro, in linea con l'evidenza sperimentale (sia pur non
solidissima) che vede gli studenti di economia cooperare di meno rispetto a quelli di altre facoltà (vedi Ledyard 1995, 161).
18 Oltre i dualismi
Modello Tipi di attore previsto
N. di soggetti
classificati
N. di previsioni corrette
% previsioni corrette per tipo
% previsioni corrette
totali Egoista razionale
60 42 70,0
i Non classificabile
0 - - 70,0
Egoista razionale
40 36 90,0
Altruista 4 3 75,0 ii Non classificabile
16 - - 65,0
Egoista razionale
49 39 79,6
Reciprocatore 6 6 100,0 Altruista 4 3 75,0 iii
Non classificabile
1 - -
80,0
Tavola 1: classificazione dei soggetti e previsioni corrette.
I modelli a confronto in un Gioco di bene pubblico ripetuto
A partire dalla classica trattazione di Mancur Olson (1965), uno
schema di interazione con la forma di un Dilemma del prigioniero a più
giocatori viene spesso identificato come un problema di produzione di un
bene pubblico. Numerosi esperimenti sui beni pubblici sono presenti in
letteratura (vedi Ledyard 1995). In essi, di norma, a ciascuno dei n soggetti
che vi partecipano viene assegnata una dotazione d che può essere impiegata
in tutto o in parte per contribuire alla produzione di un bene pubblico. La
funzione di utilità del soggetto i è
Oltre i dualismi 19
(3) ∑=
+−=n
jjii crcdu
1
dove ci rappresenta il suo contributo e r, dove 1/n<r<1, il ritorno
marginale pro capite del bene pubblico. Da notare che i proventi del bene
pubblico sono distribuiti uniformemente tra tutti i giocatori,
indipendentemente dal fatto che essi abbiano contribuito o meno alla sua
produzione. Poiché r < 1, non è individualmente conveniente contribuire e
al bene pubblico, ma poiché r > 1/n la contribuzione di quote sostanziali di
d da parte di tutti i giocatori porta a guadagni più elevati rispetto al caso del
free-riding universale. In altri termini, la strategia dominante di defezione
porta a un risultato sub-ottimale, mentre l'ottimo potrebbe essere raggiunto
contribuendo con l'intera dotazione, al pari, quindi, del caso del Dilemma
del prigioniero a due giocatori.
Un'importante serie di esperimenti su questo tema è quella condotta da
Ernst Fehr e Simon Gächter (2000 e 2002). In essi i partecipanti, raggruppati
in gruppi di 4 individui, ricevono una dotazione di 20 unità monetarie (UM)
e il ritorno dal bene pubblico è 0,4. Dalla (3) si ricava che ciascuno dei
partecipanti guadagna 20UM se tutti i membri del gruppo defezionano,
guadagna 32UM se contribuiscono l'intera dotazione, ma guadagna 44UM
se lui non contribuisce niente al bene pubblico e gli altri membri del gruppo
contribuiscono l'intera dotazione. Il gioco viene ripetuto, rispettivamente,
per 20 (2000) e 12 round (2002) in metà dei quali ciascuno dei partecipanti
ha anche la possibilità di sanzionare il comportamento degli altri membri del
proprio gruppo pagando un costo pari a 1/3 della sanzione effettuata. I
componenti dei gruppi cambiano casualmente a ogni round. I risultati
aggregati ottenuti da Fehr e Gächter durante i round senza punizione
riproducono quelli della maggior parte degli altri esperimenti sui beni
20 Oltre i dualismi
pubblici: i partecipanti contribuiscono in media circa metà della loro
dotazione nel primo round, mentre i successivi vedono un declino dei
contributi fino a valori pari al 10-20% della dotazione nell'ultimo. La
situazione cambia decisamente durante i round dove il sanzionamento è
possibile: non solo già nel primo round i livelli di cooperazione sono
leggermente più elevati che nel caso precedente, ma i contributi tendono
progressivamente ad aumentare fino a raggiungere livelli pari al 70-90%
della dotazione. Ciò è sorprendente alla luce del fatto che non è conveniente
subire un costo per sanzionare dei soggetti con cui è improbabile o
impossibile10 interagire nuovamente in futuro. In altri termini, sanzionando i
free-rider ciascun soggetto crea un bene i cui beneficiari saranno solo gli
altri partecipanti all'esperimento: Un efficace sanzionamento in grado di
scoraggiare comportamenti non cooperativi in un gioco di bene pubblico
rappresenta, perciò, un bene pubblico di secondo livello la cui produzione
presenta, in teoria, un problema di azione collettiva pari a quello presente
per il primo livello (Yamagishi 1986).
Da quanto detto, appare chiaro come il modello (i) della scelta
razionale non sia in grado di spiegare né i livelli intermedi di contribuzione
all'inizio dei round senza sanzionamento né, tantomeno, il fatto che le
sanzioni vengano effettivamente imposte e come ciò permetta di
raggiungere livelli di cooperazione elevati durante i round in cui il
sanzionamento è possibile.
Anche il modello (ii), basato sulla dicotomia egoismo-altruismo,
appare poco appropriato a interpretare l'evidenza empirica, almeno per
10 Nell'esperimento del (2000) la probabilità di interagire nuovamente con le stesse tre
persone nel round successivo è minore dello 0,05%, nell'esperimento del (2002) è pari a zero.
Oltre i dualismi 21
quanto riguarda i round senza sanzionamento. Ricordando che p rappresenta
la proporzione di egoisti nella popolazione in oggetto e che il modello
prevede che un egoista non contribuisca alcunché al bene pubblico, mentre
un altruista contribuirà l'intera sua dotazione, esiste sicuramente un valore di
p (approssimativamente uguale a 0,5) tale per cui la media delle
contribuzioni previste sia pari a quella registrata nel primo dei round senza
sanzionamento degli esperimenti. Ciò nonostante, poiché tanto gli egoisti
quanto gli altruisti seguono delle strategie indipendenti da quelle degli altri
giocatori, essi tenderanno a mantenere gli stessi livelli di contribuzione nei
round successivi. Il modello appare perciò in difficoltà nell'interpretare il
decadimento dei livelli di contribuzione empiricamente registrato. I round
dove il sanzionamento è possibile possono invece essere correttamente
analizzati: poiché gli altruisti contribuiscono al bene pubblico di secondo
ordine (sanzionamento) al pari di quanto contribuiscono a quello di primo
ordine, il numero prevedibile di sanzioni nei confronti dei free-rider sarà
piuttosto elevato; a loro volta, i free-rider che sono stati sanzionati hanno
razionalmente interesse ad elevare i propri livelli di contribuzione, fattore
che porta a un trend analogo a quello empiricamente registrato. La figura 4
mostra i risultati di una simulazione costruita sulla base di quanto illustrato
dal medello (ii) per riprodurre situazioni di interazioni analoghe a quelle
degli esperimenti di Fehr e Gächter (vedi Bravo e Tamburino 2005).
22 Oltre i dualismi
Figura 4: simulazione degli esperimenti di Fehr e Gächter sulla base del modello (ii).
Il modello (iii) prevede l'impiego, a fianco degli egoisti e degli altruisti,
di attori reciprocatori, cioè disposti a contribuire al bene pubblico a
condizione che anche gli altri lo facciano. Descrivere analiticamente i
risultati dell'interazione tra agenti il cui comportamento è influenzato da
quello degli altri agenti con cui interagiscono è arduo (o impossibile) a causa
delle risultanti dinamiche complesse. La simulazione ad agenti costituisce,
invece, uno strumento meglio adatto a tale scopo. In un precedente lavoro
condotto insieme a Lucia Tamburino (2005), abbiamo indagato le possibilità
Oltre i dualismi 23
di riprodurre le dinamiche degli esperimenti sui beni pubblici, con
particolare riferimento a quelli di Fehr e Gächter (2000 e 2002), per mezzo
di un modello ad agenti i cui tipi sono simili a quelli del caso (iii). Il
modello si è dimostrato capace di riprodurre con un buon grado di fedeltà i
risultati empirici tanto nei round senza sanzionamento quanto in quelli in cui
esso è possibile. Da notare che non solo il modello descrive adeguatamente
le dinamiche aggregate, ma anche a livello micro (individuo) porta a dei
risultati che riproducono la distribuzione di frequenza dei comportamenti dei
soggetti sperimentali, testimoniando così a favore di una rappresentazione
tripartita degli attori sociali (vedi Bravo e Tamburino 2005). La figura 5
mostra i risultati aggregati di una simulazione in cui gli egoisti razionali
costituiscono il 50% degli agenti, i reciprocatori il 40% e gli altruisti il 10%.
Da notare che tali valori sono in linea con quanto empiricamente rilevato in
esperimenti condotti con soggetti umani (Burlando e Guala 2005;
Fischbacher et al. 2001; Kurzban e Houser 2005).
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Figura 5: simulazione degli esperimenti di Fehr e Gächter sulla base del modello (iii).
Conclusioni
Ogni modello è sempre un'astrazione dalla realtà e, di conseguenza, ha
scarso significato chiedersi se sia "giusto" o "sbagliato" in sé. La sua utilità
va, invece, valutata in termini di performance relativa sulla base del
confronto con i dati empirici. L'analisi delle performance dei tre modelli
presentati nel presente lavoro ha mostrato come il privilegio dualistico di
Oltre i dualismi 25
tanti modelli della tradizione sociologica non abbia ragione di essere,
almeno rispetto al problema dell'attore sociale. In particolare il modello
tripolare egoisti-reciprocatori-altruisti si è mostrato superiore
nell'interpretazione dei dati analizzati tanto a quello della scelta razionale
quanto a quello basato sul dualismo egoismo-altruismo. Nonostante i
risultati ottenuti, non bisogna però giungere all'erronea conclusione che sia
necessario sostituire alla diffusa preferenza per le contrapposizioni
dicotomiche un altrettanto erronea petizione di principio nei confronti dei
modelli tripolari (nemmeno limitatamente ai problemi di azione collettiva
analizzati). L'unica conclusione generale possibile è, semplicemente, che - a
priori - non deve esistere alcun privilegio per una struttura dei modelli su
base dicotomica (né per qualsiasi altra struttura). L'analisi della realtà
empirica va, invece, condotta accettandone la complessità e tentando, per
quanto possibile, di ridurla a modelli gestibili, interessanti e dotati di buona
performance, senza forzarla in schemi preconcetti solo perché
intuitivamente o politicamente accattivanti.
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Appendice 1: questionario per la valutazione dei tipi di attore in un dilemma del prigioniero ripetuto una sola volta (adattato da Ahn et al. 2003a)
1. Quale sarebbe il tuo grado di soddisfazione qualora tu scegliessi A11 e anche Alter scegliesse A? (cerchiare uno dei valori sottostanti: 1 = per nulla soddisfatto, 6 = molto soddisfatto).
Per nulla soddisfatto 1 2 3 4 5 6 Molto soddisfatto 2. Quale sarebbe il tuo grado di soddisfazione qualora tu scegliessi B12 e anche Alter scegliesse B? (cerchiare uno dei valori sottostanti: 1 = per nulla soddisfatto, 6 = molto soddisfatto).
Per nulla soddisfatto 1 2 3 4 5 6 Molto soddisfatto 3. Quale sarebbe il tuo grado di soddisfazione qualora tu scegliessi A e Alter scegliesse B? (cerchiare uno dei valori sottostanti: 1 = per nulla soddisfatto, 6 = molto soddisfatto).
Per nulla soddisfatto 1 2 3 4 5 6 Molto soddisfatto 4. Quale sarebbe il tuo grado di soddisfazione qualora tu scegliessi B e Alter scegliesse A? (cerchiare uno dei valori sottostanti: 1 = per nulla soddisfatto, 6 = molto soddisfatto)
Per nulla soddisfatto 1 2 3 4 5 6 Molto soddisfatto 5. Ritieni più probabile che la maggior parte degli studenti in questa classe scelga di giocare A o B? (cerchiare uno dei valori sottostanti: 1 = La maggioranza giocherà sicuramente A, 6 = La maggioranza giocherà sicuramente B)
Maggioranza A 1 2 3 4 5 6 Maggioranza B 11 La strategia cooperativa. 12 La strategia non cooperativa.
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