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I SUPPLEMENTI DI 5 Con l’annata agraria 2000-2001 si apre il nuovo pe- riodo di programmazione regionale 2000-2006, che in Emilia-Romagna ha come riferimento principale il “Pia- no regionale di sviluppo rurale”. Il Piano lega strettamente la qualità dell’agricoltura alla qualità dell’ambiente e del territorio. Questo supplemento alla rivista “Agricoltura” forni- sce le prime indicazioni per attuare i principi generali del- le pratiche di fertilizzazione dei suoli, al fine di agevolare l’imprenditore agricolo nella realizzazione degli impegni previsti dal Piano. Nel supplemento vengono riportati anche degli esempi applicativi di concimazione in alcune aziende, nelle quali si utilizzano i metodi di produzione integrata e biologica. Sono inoltre presentate in sintesi talune attività di ri- cerca e sperimentazione, per dare maggiori informazio- ni sulla connessione, da sempre esistente, tra le norme legislative vigenti e lo sviluppo delle conoscenze tecni- co-scientifiche sulle problematiche agro-ambientali – co- me la tutela delle acque dall’inquinamento provocato dai nitrati e la difesa del suolo dall’erosione – particolar- mente importanti per gli addetti al settore e molto senti- te dall’opinione pubblica. Presentazione Per una conoscenza più approfondita del Piano re- gionale di sviluppo rurale si rimanda alla lettura del testo integrale del documento (disponibile anche su Internet nel sito http://www.regione.emilia-romagna.it) e delle disposizioni emanate dalla Regione Emilia-Romagna (si veda anche il fascicolo speciale pubblicato sul n. 7/8 di “Agricoltura”, luglio-agosto 2000). Infine, si rammenta che le norme tecniche di produ- zione integrata per l’Emilia-Romagna, riunite da que- st’anno in un unico documento, mantengono ancora al- cune specificità in funzione dei seguenti obiettivi: * azione 1 (produzione integrata) - misura 2f - asse 2 del Piano regionale di sviluppo rurale 2000-2006 (Reg. Ce 1257/99); * assistenza tecnica finalizzata all’applicazione dei meto- di di produzione integrata, finanziata ai sensi della legge regionale 28/98 (progetti provinciali ed interprovinciali di assistenza tecnica); * assistenza tecnica per l’applicazione dei metodi di pro- duzione integrata previsti dal Reg. Ce 2200/96 (Ocm or- tofrutta) e successive modificazioni; * adozione del marchio collettivo “Qualità Controllata” (legge regionale 28/99).

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Con l’annata agraria 2000-2001 si apre il nuovo pe-riodo di programmazione regionale 2000-2006, che inEmilia-Romagna ha come riferimento principale il “Pia-no regionale di sviluppo rurale”.

Il Piano lega strettamente la qualità dell’agricolturaalla qualità dell’ambiente e del territorio.

Questo supplemento alla rivista “Agricoltura” forni-sce le prime indicazioni per attuare i principi generali del-le pratiche di fertilizzazione dei suoli, al fine di agevolarel’imprenditore agricolo nella realizzazione degli impegniprevisti dal Piano.

Nel supplemento vengono riportati anche degliesempi applicativi di concimazione in alcune aziende,nelle quali si utilizzano i metodi di produzione integratae biologica.

Sono inoltre presentate in sintesi talune attività di ri-cerca e sperimentazione, per dare maggiori informazio-ni sulla connessione, da sempre esistente, tra le normelegislative vigenti e lo sviluppo delle conoscenze tecni-co-scientifiche sulle problematiche agro-ambientali – co-me la tutela delle acque dall’inquinamento provocatodai nitrati e la difesa del suolo dall’erosione – particolar-mente importanti per gli addetti al settore e molto senti-te dall’opinione pubblica.

Presentazione

Per una conoscenza più approfondita del Piano re-gionale di sviluppo rurale si rimanda alla lettura del testointegrale del documento (disponibile anche su Internetnel sito http://www.regione.emilia-romagna.it) e delledisposizioni emanate dalla Regione Emilia-Romagna (siveda anche il fascicolo speciale pubblicato sul n. 7/8 di“Agricoltura”, luglio-agosto 2000).

Infine, si rammenta che le norme tecniche di produ-zione integrata per l’Emilia-Romagna, riunite da que-st’anno in un unico documento, mantengono ancora al-cune specificità in funzione dei seguenti obiettivi: * azione 1 (produzione integrata) - misura 2f - asse 2 delPiano regionale di sviluppo rurale 2000-2006 (Reg. Ce1257/99); * assistenza tecnica finalizzata all’applicazione dei meto-di di produzione integrata, finanziata ai sensi della leggeregionale 28/98 (progetti provinciali ed interprovinciali diassistenza tecnica); * assistenza tecnica per l’applicazione dei metodi di pro-duzione integrata previsti dal Reg. Ce 2200/96 (Ocm or-tofrutta) e successive modificazioni;* adozione del marchio collettivo “Qualità Controllata”(legge regionale 28/99). �

In questa prima parte della pubblicazione non si vuolefornire la sola rigida indicazione della normativa, ma vieneriproposta una visione più generale della fertilizzazione deisuoli agricoli.

Pertanto si sono indicati i principi generali di questapratica agronomica, alcuni stralci delle norme di riferimen-to contenute nel Piano di sviluppo rurale della Regione Emi-lia-Romagna, oltre ad alcuni approfondimenti per taluniaspetti particolari – come il campionamento dei suoli azien-dali e la considerazione degli ammendanti nel bilanciosemplificato dell’azoto – che spesso sono fonte di numero-si quesiti.

Alla gestione e lavorazione del suolo è invece dedicatoun capitolo specifico nell’ultima parte della pubblicazione.

È però importante ricordare un concetto di caratteregenerale: non esistono formule standard di concima-zione. Il produttore agricolo deve operare con un me-todo che gli consenta di valutare le caratteristichedel terreno e dello stato nutrizionale della coltura, te-nendo sempre presente l’insieme delle pratiche agro-nomiche applicate.

Gli avvicendamenti Gli avvicendamenti delle colturedelle coltureVengono di seguito schematizzate le “Linee guida”

tratte dai Disciplinari di produzione integrata della RegioneEmilia-Romagna validi per il 2001.

In un sistema agricolo che si propone di valorizzare tut-te le risorse naturali disponibili, è necessario tenere contodelle influenze che esistono fra le colture in successione sul-lo stesso appezzamento.

Un importante elemento da considerare, è la colloca-zione delle singole colture nell’ambito dell’azienda, rispettoalle altre che vi sono coltivate, facendo attenzione ad alter-nare anche fisicamente, quando possibile, le aree coltivatecon specie che tra loro possono presentare problemi di dif-ficile gestione.

I principali effetti dell’avvicendamento, cioè della

razionale successione delle colture sullo stesso terreno so-no: * la modifica delle caratteristiche fisiche del terreno;* il consumo o l’arricchimento di elementi nutritivi delsuolo;* le modifiche della popolazione delle malerbe, della diffu-sione e intensità dei parassiti, della presenza di tossine, disostanze ormonosimili, ecc.;* le variazioni dell’abitabilità del suolo.

I criteri base per la successione nelle colture erba-cee sono i seguenti: • escludere la monosuccessione, cioè il ripetersi della col-tura per più anni consecutivi nello stesso terreno;• attivare una successione la più ampia possibile;• porre in successione colture con caratteristiche “oppo-ste”(piante a radice profonda e piante a radice superficiale;piante ad apparato radicale espanso e piante con apparatoradicale modesto; piante azoto-fissatrici con piante ad ele-vato assorbimento di azoto; ecc.), da gestire con praticheagronomiche diverse, coltivate in periodi dell’anno diffe-renti (semina autunnale e semina primaverile; semine a fi-le distanti o a file strette; ecc.) e/o con problemi parassitaridifferenti;

Il piano colturale

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(Foto Riccioni, Concessione S.M.A. 4-1207 del 14/12/1991)

• per le colture orticole a ciclo breve, si consiglia di non at-tuare il ristoppio ma di coltivare almeno tre cicli colturalicon altre specie, prima del ritorno della orticola iniziale sul-lo stesso appezzamento.

Le colture di coperturaLe colture di coperturaDi seguito sono brevemente indicati i buoni motivi per

introdurre le colture di copertura (cover crops), cioè diquelle colture di minore valore economico, il cui scopoprincipale è mantenere coperto il terreno, in preparazionealle coltivazioni principali.Riduzione della perdita dal suolo dei nitrati residui.I terreni che rimangono nudi per tutto il periodo autunno-in-vernale sono esposti al pericolo di dilavamento dei nitrati acausa delle piogge cospicue o insistenti in quei mesi. I be-nefici della presenza delle cover crops sono di natura am-bientale (l’azoto libero nel terreno e intercettato dalle radicinon viene sicuramente dilavato e non finisce nelle falde),ma anche di natura più strettamente economica, in quantol’azoto così trattenuto rappresenta una ricchezza su cui farconto per le colture successive.

Le asportazioni dell’azoto presente nel terreno, da par-te di varie specie utilizzabili come cover crop, risultano digrande importanza variando da un minimo del 50 per cen-to (loiessa) fino ad un massimo del 75 per cento (crucifere).Proprietà fisiche del terreno. In generale vengono mi-gliorate dalla presenza delle radici, ma l’effetto benefico

della cover crop dipende anche dalle modalità di distruzio-ne ed interramento della stessa, in rapporto alla natura delterreno, alla coltura che si metterà in successione e dal mo-do in cui verrà seminata.Lotta alle infestanti. Le colture di copertura possono agi-re contro le altre specie attraverso l’ombreggiamento, lacompetizione per l’acqua e gli elementi nutrizionali e attra-verso un’azione allelopatica (cioè liberando nel terreno so-stanze chimiche che inibiscono lo sviluppo di altre piante).A questo riguardo, per esempio, si ricordano la segale, effi-cace contro molte infestanti a foglia larga, il meliloto e laveccia vellutata.Erosione dei terreni. Interessa principalmente le aree col-linari e montane per problemi connessi all’erosione provo-cata dall’acqua. Nei comprensori dell’Emilia-Romagna, vi-sto che la piovosità si concentra in periodi in cui il terrenopuò essere ancora nudo, l’erosione idrica può portare aproblemi anche gravi: in questi casi l’unica difesa è una col-tura a ciclo invernale seminata in autunno. Particolarmenteinteressanti a questo riguardo sono il bromo, le gramina-cee in genere e le crucifere.Parassiti. La coltura in cover crop può essere utilizzata infunzione biocida, per contrastare la presenza di eventualiparassiti, come i nematodi (utilizzando, per esempio: Ra-phanus sativus, Sinapis alba, ecc.). Attenzione però a nonsbagliare la scelta della coltura di copertura, perché inveceche vantaggi si possono, al contrario, verificare aggrava-menti della situazione sanitaria, pericolosa per le colture insuccessione.

Norme tecniche per laNorme tecniche per laproduzione integrataproduzione integrataSempre in tema di piano colturale, anche il Piano re-

gionale di sviluppo rurale 2000-2006, che raccoglie leindicazioni del Regolamento Ce 1257/99, indica le seguenti“norme tecniche” per l’attuazione dell’azione 1 (produzioneintegrata), misura 2f - asse 2.

Le aziende, per le colture annuali, devono adottare unasuccessione colturale minima quadriennale, inserendo nel-la rotazione almeno tre colture diverse. Sulle superfici inte-ressate alle rotazioni, la sequenza delle colture deve esclu-dere la monosuccessione. Tale indicazione riguarda anche ilprimo anno di adesione all’azione 1 e deve essere quindi

Guida al la fert i l izzazione dei suol i agricol i

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(Foto Riccioni)

considerata anche la coltura immediatamente precedente aquella iniziale.

Ulteriori vincoli e precisazioni relativi alla successionecolturale sono riportati nelle “norme tecniche” di ogni sin-gola coltura, contenute nei nuovi disciplinari di produzione.

La superficie di una specifica coltura può variare an-nualmente, durante il corso del quinquennio di adesione, infunzione delle esigenze dell’organizzazione aziendale dovu-te alla rotazione stessa e/o ad altri fattori.

Per potere accedere agli aiuti i beneficiari devono redi-gere il piano della rotazione, attraverso il riparto coltura-le aziendale relativo ai cinque anni d’impegno, indicandosulla planimetria catastale per ogni appezzamento, la suc-cessione colturale programmata annualmente. Tale ripartopotrà essere modificato entro il 30 aprile di ogni anno.

Anche le colture non soggette ad aiuto vengono presein considerazione, al fine del rispetto delle norme di suc-cessione colturale.

È ammessa la possibilità di praticare colture da sove-scio, che però non possono essere oggetto di raccolta e nonvengono considerate ai fini della successione colturale.

Di tali colture si tiene conto, nel caso delle leguminose,solo ai fini del piano di fertilizzazione.

I Cataloghi regionaliI Cataloghi regionaliUn aiuto alla valutazione dei caratteri dei suoli azienda-

li, in relazione alle specie da coltivare, può essere fornitodalle indicazioni riportate, per singola tipologia di suolo, nel“Catalogo regionale dei tipi di suolo della pianura emiliano-romagnola”, associato alla relativa carta dei suoli in scala1:50.000, e nel “Catalogo regionale dei principali tipi di suo-lo agricolo di collina e montagna”, associato alla carta deisuoli in scala 1:250.000.

Il “Catalogo regionale dei tipi di suolo di pianura”è costituito da oltre cento schede che illustrano le caratteri-stiche generali e le qualità agronomiche dei principali tipi disuolo rilevati nella pianura emiliano-romagnola. Per ognu-no di essi sono anche riportate alcune considerazioni sullaloro conduzione agricola, con l’obiettivo di conciliare la va-lorizzazione produttiva con la salvaguardia ambientale.

I 117 tipi di suolo sono stati selezionati tra i principalidescritti, per l’ambiente di pianura, nella “Carta dei suoli”sopracitata.

Il piano colturale

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Schema 2 - Classi di limitazione relative alle coltivazioni.

Assente o lieve Non meno dell’80% Non richiestaModerata Fino al 60% Richiesta

Severa Meno del 50% Indispensabile

CLASSEDI LIMITAZIONE

PRODUZIONE PREVISTA(RISPETTO A QUELLA

NORMALE)

ADOZIONE DI PRATICHECOLTURALI PARTICOLARI

Schema 1 - Caratteristiche pedologiche considerate negli schemidi valutazione del “Catalogo dei tipi di suolo di pianura”

Profondità utileTessituraFessurazioneSalinitàSodicità (contenuto in sodio)Rischio d’inondazione (inondabilità e durata)Disponibilità di ossigenoReazione (Ph)Calcare attivo

(Foto Diateca “Agricoltura”)

Il Catalogo costituisce dunque un primo approfondi-mento, seppur parziale, di questa carta che, a sua volta, rap-presenta la base informativa e il supporto cartografico delCatalogo stesso.

In alcuni casi si tratta ancora di indicazioni di massimasulle relazioni esistenti tra i caratteri del suolo ed il lorocomportamento, sebbene confermate da osservazioni incampo e da colloqui con gli agricoltori e i tecnici locali.

Le indicazioni per la scelta delle colture agrarie,contenute nel Catalogo, comprendono le limitazioni causa-te dalle caratteristiche del terreno alla coltivazione delleprincipali colture erbacee ed arboree praticabili in pianura,nonché, quando disponibili, le indicazioni sulle attitudini

produttive dei singoli terreni. Un approfondimento specifi-co è dedicato alle colture arboree da frutto e alla vite.

Gli schemi di valutazione prendono in esame i caratte-ri interni o esterni al suolo, solo se in grado di condizionaredirettamente la produzione delle piante (schema 1); non siconsiderano invece i caratteri climatici e quei caratteri (ingenere esterni al suolo) che possono influenzare la gestio-ne del terreno ed i rischi di degradazione del suolo e del-l’ambiente.

Gli schemi utilizzati fanno riferimento a coltivazioni dinuovo impianto ed irrigue.

Sono state individuate 3 classi di intensità delle limita-zioni alle pratiche colturali, indicate nello schema 2.

Guida al la fert i l izzazione dei suol i agricol i

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Documenti sui suoli disponibili presso la Regione Emilia-Romagna.

I suoli dell’Emilia-Romagna(Scala 1:250.000)

Intero territorio regionale Descrizione dei principali suoli regiona-li e dei loro ambienti a livello di prima ri-cognizione

Archivio cartografico regionale -Map ServiceViale Silvani 4/3, BolognaTel. 051 284326-051 6493230Fax 051 5280042

Carta dei suoli in scala 1:50.000, resti-tuita su Carta tecnica regionale in scala1:25.000

Territorio pianura Descrizione dei principali suoli di pia-nura con informazioni di semi-dettaglio

Archivio cartografico regionale -Map ServiceViale Silvani 4/3, BolognaTel. 051 284326-051 6493230Fax 051 5280042

TITOLO TERRITORIO CONSIDERATO INFORMAZIONI DOVE SI TROVA

Carta dei suoli in scala 1:10.000 9 aziende agrarie sperimentali Descrizione dettagliata dei suoli azien-dali

Archivio cartografico regionale -Map ServiceViale Silvani 4/3, BolognaTel. 051 284326-051 6493230Fax 051 5280042

Carta di orientamento alle pratiche col-turali agronomiche

Territori di pianura di Piacenza, Parmasinistra Taro, Modena, Lugo (RA) e Me-dicina (BO)

Approfondisce con maggior dettaglio ilcontenuto di ciascuna delineazionecartografica individuata sulla carta deisuoli in scala 1:50.000

Servizio Sviluppo SistemaAgro-AlimentareViale Silvani 6, BolognaTel. 051 284451-051 284615*

Catalogo regionale dei principali tipi disuolo agricolo della collina e montagna

Parte del territorio regionale di collina emontagna

Costituito da 30 schede monografichedelle tipologie cartografiche nella Cartadei suoli in scala 1:250.000

Servizio Sviluppo SistemaAgro-AlimentareViale Silvani 6, BolognaTel. 051 284451-051 284615

Catalogo regionale dei tipi di suolo del-la pianura emiliano-romagnola

Territorio regionale di pianura Costituito da 117 schede monografichedelle tipologie cartografate nella Cartadei suoli della pianura emiliano-roma-gnola in scala 1:50.000

Servizio Sviluppo SistemaAgro-AlimentareViale Silvani 6, BolognaTel. 051 284451-051 284615**

* Anche sito Internet: http://www.regione.emilia-romagna.it/agricoltura/suoli/schede.htm** Anche sito Internet: http://www.gias.net con aggiornamento 1999 (versione 1998 disponibile su Cd/rom).

Il piano di fertilizzazione è un metodo per ordinare i da-ti e le informazioni relativi alle diverse colture dell’azienda eper memorizzare gli interventi da eseguire.

Nella prospettiva di una adozione sempre più estesa daparte delle imprese agricole di standard operativi finalizzatial controllo dei prodotti agricoli (ad esempio, la tracciabili-tà) e del miglioramento della produzione e delle prestazio-ni ambientali, può rappresentare una parte delle informa-zioni richieste, relative ad un centro di produzione o ad unaazienda.

Anche in questo caso riportiamo le linee guida dei “Di-sciplinari di produzione integrata”, che illustrano l’impor-tanza del piano di fertilizzazione.

Il piano costituisce l’impegno per la distribuzione deifertilizzanti naturali e chimici nella misura, nelle epoche esecondo le modalità riportate nelle “norme tecniche” dei di-sciplinari di produzione integrata e nel rispetto della nor-mativa vigente per la salvaguardia delle acque.

Le norme prendono in considerazione esclusivamentei tre principali elementi nutritivi della concimazione (azoto,fosforo e potassio) e per ogni coltura individuano dei limitiquantitativi non superabili.

Per impostare il piano occorre definire:� le caratteristiche fisiche dei suoli e il loro contenuto dielementi nutritivi;� il fabbisogno delle colture (di azoto, fosforo e potassio)in relazione alla resa desiderata;� le fasi di crescita delle colture corrispondenti ad un piùaccentuato assorbimento di elementi nutritivi;� le caratteristiche dei fertilizzanti e le modalità di distribu-zione più efficienti.

Per la fertilizzazione azotata delle colture erbacee,comprese alcune colture orticole come la patata e il pomo-doro da industria, vanno considerati i suoi effetti sulla pro-duzione ma anche i possibili riscontri negativi sull’ambien-te. In questo caso, il piano di fertilizzazione si basa sul me-todo del “bilancio semplificato”, procedendo alla determi-nazione o alla stima dei seguenti fattori:* il fabbisogno delle colture;

* lo stato delle riserve di nitrati nel terreno (o azoto pronto);* gli apporti conseguenti alla mineralizzazione della sostan-za organica;* gli apporti dalle precedenti colture;* gli apporti residuali derivanti dalla distribuzione, in formasaltuaria o regolare, di fertilizzanti organici; per l’impiegodegli effluenti zootecnici sono ammesse distribuzioni checonsentono un’efficienza da “media” ad “elevata”.Per determinare le caratteristiche chimico-fisiche delterreno, è necessario effettuare opportune analisi di labo-ratorio valutando i parametri e seguendo le metodologieindicate nel riquadro.

Alcune caratteristiche (granulometria, pH, calcare tota-

Il piano di fertilizzazione

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Nell’effettuare le analisi dovranno essere adottati i me-todi indicati nel testo “Metodi ufficiali d’analisi chimicadel suolo” pubblicati sul Supplemento ordinario allaGazzetta Ufficiale n. 121 del 25 maggio 1992 e successi-vi aggiornamenti.Per il servizio di analisi è consigliabile avvalersi dei la-boratori pubblici e/o privati che aderiscono alla rete dicontrollo realizzata dall’Arpa (Agenzia regionale prote-zione ambientale) o di quelli accreditati dal SINAL (Si-stema nazionale per l’accreditamento dei laboratori).Per le analisi minime indispensabili occorre valutare: � la tessitura con metodo della pipetta;� il pH in acqua con metodo potenziometrico;� la sostanza organica con metodo Walkley e Black;� l’azoto totale con metodo Kjeldahl;� il fosforo assimilabile con metodo Olsen;� il potassio scambiabile con metodo normalizza-

to (estrazione con ammonio acetato o con bariocloruro);

� il calcare totale con metodo De Astis;� il calcare attivo con metodo Drouineau.

I metodi di analisidel terreno

le e calcare attivo), che non cambiano in modo significativonel corso del tempo, conservano la loro validità indipen-dentemente dalla data delle analisi.

Per questi parametri è ammesso, avvalendosi delladocumentazione cartografica e delle relative note di com-mento predisposte dalla Regione, consultabili presso i Ser-vizi provinciali Agricoltura, il ricorso a stime di campagna.

In tal caso, i dati stimati dovranno essere riportati nellascheda “Stima delle caratteristiche fisico-chimiche”.

Norme tecnicheNorme tecnicheper la produzione integrataper la produzione integrataLe “norme tecniche” previste per l’attuazione dell’a-

zione 1 (produzione integrata) misura 2f - asse2 del Pianodi sviluppo rurale 2000/2006, trattano anch’esse il pianodi fertilizzazione, indicando che i beneficiari dei contribu-ti dovranno redigere un piano di fertilizzazione annuale

per coltura e compilare le voci previste nell’appositascheda.

Alla scheda dovranno essere allegati, quando richiesti,i certificati di analisi del terreno (con l’indicazione della ra-gione sociale dell’azienda, della partita Iva, del numero del-l’appezzamento e dell’area omogenea da cui è stato prele-vato il campione analizzato) e la “Carta tecnica regionale” inscala 1:5.000 o 1:10.000.

I piani di fertilizzazione dovranno essere redattientro il 28 febbraio di ogni anno; solo per la prima an-nata agraria di adesione tale scadenza viene proro-gata al 31 marzo.

Nel caso di cambiamenti del piano colturale, anche ilpiano di fertilizzazione dovrà essere modificato.

Anche le norme relative alle analisi sono indicate dalPiano regionale di sviluppo rurale, e sono distinte a secon-do delle colture interessate.

Per le colture erbacee e orticole: i risultati delle ana-lisi conservano la loro validità per un periodo di cinque an-ni, scaduti i quali bisognerà procedere, per la formulazionedel piano di fertilizzazione, a nuove analisi.

Le aziende che ad una prima analisi del terreno abbia-no un’elevata dotazione di fosforo e potassio, possono, perquesti elementi, non ripetere l’analisi dopo cinque anni so-lo se i quantitativi di elemento da apportare al terreno nonsiano superiori a quelli previsti per la condizione di elevatadotazione, specifici di ogni coltura.

In questi casi, pertanto, la ripetizione delle analisi ri-guarderà esclusivamente l’azoto totale e la sostanza orga-nica per quelle colture che richiedono il bilancio semplifica-to per il calcolo della dose di azoto.

Per le colture arboree occorre un’analisi del terreno,prima dell’impianto del frutteto, sia nel caso di nuovi im-pianti, sia per frutteti già in coltivazione. Per entrambi i casiè possibile utilizzare analisi eseguite in un periodo prece-dente, purché non superiore ai cinque anni.

Dopo questa prima verifica, i risultati delle analisi delterreno conservano la loro validità per l’intera durata delfrutteto.

Il campionamento del terrenoIl campionamento del terrenoI disciplinari di produzione integrata riprendono su

questo aspetto quanto già pubblicato dalla “Guida per ladescrizione e il campionamento dei suoli aziendali nell’am-bito delle attività dei servizi di assistenza tecnica in agricol-

Guida al la fert i l izzazione dei suol i agricol i

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(Foto Diateca “Agricoltura”)

tura” prodotta dalServizio di SviluppoAgricolo della Re-gione Emilia-Roma-gna.

La prima opera-zione da compiere èla suddivisione delterritorio aziendalein aree omogeneeper tipi di suolo pre-valenti e per gli ordi-namenti e le pratichecolturali adottate.

Per il riconosci-mento dei suoli pre-senti, l’agricoltorepuò considerare il paesaggio (suoli di pianura, dosso, de-pressione, ecc.); il colore; la tessitura (suoli sciolti, argillosi,di medio impasto, ecc.) e la struttura (può essere valutata inbase al volume ed alla consistenza delle zolle).

La divisione del territorio aziendale in unità omogenee,può essere effettuata con maggiore precisione ricorrendoall’opera di un tecnico, in grado di utilizzare la documenta-zione cartografica disponibile e di verificarne l’attendibilitàtramite stime di campagna.

Un vincolo posto dai disciplinari è che i confini dellearee omogenee vanno riportati su “Carta tecnica regionale”in scala 1:5.000 o 1:10.000; le singole aree devono essere in-

dividuate da una let-tera: A, B, C, ecc...

Teoricamente,le dimensioni dellearee omogenee nonpossono essere de-finite a priori inquanto dipendentidalle caratteristichedel terreno e dalletecniche colturaliadottate. Tuttavia siritiene necessarioche, per avere suffi-cienti garanzie dirappresentatività,non sia possibile in-

viare alle analisi meno di un campione ogni 30 ettari.

Come si individuaCome si individuaun’area omogeneaun’area omogeneaPrendendo il caso dell’azienda sperimentale “Tadini”

che sarà più ampiamente illustrato nella prima scheda diesempio, vediamo ora come si procede all’individuazionedelle aree omogenee.� In alcuni casi, è bene dotarsi di una carta che offra una vi-sione d’insieme del territorio in cui è ubicata l’azienda (figg.A e B).

Il piano di fert i l izzazione

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Fig. A - Particolare della “Carta dei suoli”dell’Emilia-Romagna(come riprodotta da gias.net) con localizzazione dell’azienda.

Fig. B - Carta dei suoli dell’Emilia-Romagna (scala 1:250.000).

(Foto Riccioni)

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Un inquadramento generale si può ottenere anche dal-la visione del “Catalogo regionale dei tipi di suoli della pia-nura emiliano-romagnola”, consultabile in Internet al sitohttp://www.gias.net o su Cd-rom come indicato nel riqua-dro a pag. 9.� È opportuno comunque dotarsi della carta dei suoli dimaggior dettaglio; in questo caso si può utilizzare la “Cartadei suoli di pianura”, consultabile con l’aiuto del Catalogodei suoli.

La ricerca del tipo di suolo sul Catalogo, per mezzo diInternet, può avvenire in modo diretto, cercando il tipo disuolo richiesto o attraverso la carta dei suoli secondo il se-guente schema: – scelta di un comune; – scelta di una delineazione (cioè di quella parte di territo-rio identificato sulla carta da una sigla ed in cui prevalgonosuoli di quel tipo particolare); – scelta di un suolo, presente nella delineazione.

Poiché all’interno di ogni delineazione può esserci piùdi un tipo di suolo, la consultazione della carta non consen-te di individuare sicuramente il tipo di suolo, ma serve co-munque a limitarne il numero.

Ad esempio, nella figura A si vede la delineazione 458che è caratterizzata dalla prevalenza dei suoli Barco e Ghiar-do, mentre nella delineazione 472 sono moderatamentefrequenti i suoli Confine e Ciavernasco. A questo punto sipossono esaminare le voci “Modello di distribuzione deisuoli nella delineazione” e “Descrizione sintetica”, che illu-strano il modo in cui i suoli sono presenti nella delineazio-ne, in base agli elementi del paesaggio e forniscono alcunicaratteri utili per il riconoscimento.� Ricognizione in campagna e verifica delle ipotesi deri-vate dall’uso della carta, mediante:– l’osservazione dei principali caratteri del paesaggio agri-colo; – il rilevamento dei tipi di suoli presenti.

Quindi, se la prima chiave di accesso al Catalogo passaattraverso la consultazione della cartografia, l’individuazio-ne finale non può fare a meno del confronto tra i caratteri in-dicati dalla carta e quelli del suolo, osservati localmente.� Rilevamento di dettaglio per l’individuazione dei limitidelle singole aree omogenee, dal punto di vista pedologico.

Proseguendo nell’esempio dell’azienda “Tadini”, conriferimento all’archivio regionale delle serie di suolo sonostati individuati (fig. C):

• suoli “Tadini 1”, riconducibili alla fase di serie “Barcofranco limosa-con legame semplice e integrale”, presentenel settore centro e sud-orientale del territorio aziendale;• suoli “Tadini 2”, riconducibili alla serie “Barco con lega-me semplice e parziale”, presenti in una fascia ristretta diforma irregolare che talvolta segue il limite degli appezza-menti, nel settore centro-occidentale, che si differenzianodai precedenti per: la tessitura più argillosa, colori più ar-rossati in superficie e minor profondità del substratoghiaioso;• suoli “Tadini 3”, non riconducibili ad alcuna serie regio-nale archiviata, che occupano una ristretta fascia specularee parallela a quella occupata dai suoli Tadini 2;• suoli “Tadini 4”, riconducibili alla fase di serie “Confinefranco-ghiaiosa con legame semplice e integrale”, presentinei settori settentrionale e occidentale del territorio azien-dale, a quote topograficamente inferiori rispetto ai suoli“Tadini 1”. � Individuazione del riparto colturale e delle tecniche col-turali adottate.

Ottenute le informazioni sulle caratteristiche e sulla di-stribuzione dei suoli presenti in azienda, si tratta di indivi-duare le aree omogenee dal punto di vista delle praticheagronomiche (avvicendamenti adottati e tecniche colturaliapplicate).

Guida al la fert i l izzazione dei suol i agricol i

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Fig. C - Tipi di suoli individuati nell’azienda“Tadini” (base topografica in scala 1:10.000).

tad4

tad1

tad3tad2

tad2

tad4

Da questo punto di vista l’azienda – in questo esempiol’azienda sperimentale “Tadini” – può essere suddivisa intre aree distinte (fig. D) dal diverso colore:a) area situata nella zona sud dell’azienda in cui si coltiva-no prevalentemente pomodoro, mais, frumento e medica;è un’area tipicamente irrigua che riceve, a causa della fre-quente e diffusa presenza di pomodoro, elevati apporti diletame e concimi fosfatici e potassici (colore rosa);b) area cetrale, irrigabile con qualche difficoltà e che, ri-spetto alla zona sud, riceve meno letame e nella quale piùraramente si coltiva il pomodoro (colore giallo);c) area caratterizzata da rotazioni di frumento, medica, pra-ti polifiti e, molto sporadicamente, di mais e pomodoro; so-lo occasionalmente viene irrigata e riceve letamazioni (co-lore verde).

Al termine del procedimento si arriva alla definizionedella “carta delle aree omogenee di gestione”, che si ottieneunendo graficamente le informazioni relative ai suoli equelle riguardanti la conduzione agronomica e tenendoconto che, per praticità, è opportuno individuare dei limitiche non taglino gli appezzamenti.

Nella figura E è riportata una possibile ripartizione delterritorio aziendale in unità omogenee che vengono indivi-duate da distinte lettere dell’alfabeto.

Il prelievoIl prelievodei campioni di terrenodei campioni di terrenoUna volta individuata la zona omogenea, si tratta di sta-

bilire dove e come effettuare il prelievo dei campioni diterreno, seguendo le indicazioni dei “disciplinari di produ-zione integrata”.

Considerando che l’area omogenea è solitamentecomposta da più appezzamenti con colture diverse avvi-cendate tra di loro, si potrà scegliere un solo appezzamen-to rappresentativo dell’intera area da campionare.

Le analisi relative a quel campione di terreno potrannoessere utilizzate per tutte le colture presenti all’interno del-l’area omogenea.

Gli appezzamenti che compongono un’area omogeneavanno individuati con un numero d’ordine progressivo(area omogenea A, appezzamenti n. 1, 2, 3, ecc.) sulla “Car-ta tecnica regionale”.Epoca di prelievo. I campioni devono essere prelevati aduna distanza di tempo sufficiente dalle lavorazioni e soprat-tutto dalle concimazioni sia chimiche sia organiche.

Per le colture erbacee il campione deve essere pre-levato alla fine del ciclo colturale, subito dopo la raccol-ta; nelle colture arboree, invece, il prelievo deve avveni-re dopo almeno 2-3 mesi dalle ultime concimazioni pri-

Il piano di fert i l izzazione

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Fig. DAree omogeneeper tipo diavvicendamentocolturalenell’aziendasperimentale “Tadini”.

Area irrigua con rotazioni di pomodoro, mais, frumentoe medica; elevati apporti di letame

Area irrigabile con maggioridifficoltà, con rotazioni di mais,frumento, medica e sporadicamentepomodoro, riceve meno letame

Area raramente irrigata,con rotazioni di frumento,medica e prati polifiti; ricevepoche letamazioni

Fig. E Carta delleunità omogeneedi gestionenell’azienda“Tadini”.

100 m 100 m

maverili o autunnali.Profondità e modalità di pre-lievo. Occorre esaminare laporzione dello strato di terrenoche risulta maggiormente inte-ressato dalle lavorazioni e dalleradici delle colture. Seguendoquesto criterio, si dovrà, per lecolture erbacee, prelevare lostrato di terreno da 0 a 30 centi-metri; per quelle arboree lo stra-to che va da 0 a 50 centimetri.Numero di campioni. All’in-terno di un’area che possa rite-nersi omogenea, non può esse-re stabilito a priori il numero dicampioni da prelevare. Vannoconsiderati vari fattori, anche infunzione dello scopo del cam-pionamento ed in relazione allaprevista variabilità dei valoriche si dovranno cercare.

Nella pratica, per ridurre icosti, si sceglie in genere di inviare alle analisi un unicocampione. In questi casi è necessario aumentare il numerodei “sub-campioni”, che non dev’essere inferiore a 6-7 e de-ve aumentare fino a 15, se si invia all’analisi un unico cam-pione di terreno per ogni area omogenea.

Prelievo dei sub-campioni. Il campione da analizzare ècostituito col prelievo del terreno, alla medesima profondi-tà , di più sub-campioni tutti dello stesso volume. Le singo-le “carote” di terreno devono essere messe insieme e rime-scolate nel modo migliore possibile. Successivamente simette, dentro un sacchetto di plastica pulito, una parte del-la terra prelevata (sono sufficienti circa 700-1.000 grammi)da inviare al laboratorio.

Si raccomanda di applicare all’esterno del sacchetto ilcartellino compilato chiaramente in tutte le sue parti, facen-do particolare attenzione a riportare esattamente:

* anno del prelievo;* comune;* partita Iva;* nome dell’azienda;* ragione sociale;

* numero dell’appezzamento;* area omogenea;* profondità di prelievo.

La scelta dei punti di prelievo dei sub-campioni può es-sere fatta seguendo diverse modalità.• Campionamento irregolare: è il modo più pratico e fre-quente; consiste nel seguire un percorso a zig-zag all’inter-no dell’area da campionare.• Campionamento sistematico: consiste nel suddividere,utilizzando un reticolo di dimensioni opportune, la zona dicampionamento in unità circa della medesima dimensione,nelle quali viene prelevato il sub-campione. Ogni settoreviene così ad avere un peso uguale nella costituzione delcampione finale.• Campionamento composto puntiforme: prevede il prelie-vo dei campioni in un’area limitata della zona soggetta acampionamento. Rispetto agli altri metodi permette di va-lutare meglio le differenze di fertilità fra diversi punti all’in-terno dell’azienda. Può essere consigliato per sondare, al-l’interno di un’azienda mai indagata, come cambia la fertili-tà del suolo. �

Guida al la fert i l izzazione dei suol i agricol i

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(Foto Diateca “Agricoltura”)

La legge 19 ottobre 1984, n. 748 “Nuove norme per ladisciplina dei fertilizzanti”, e le successive modifiche, ripor-tano le seguenti definizioni:* concime: “per concime si intende qualsiasi sostanza,naturale o sintetica, minerale od organica, idonea a fornirealle colture l’elemento o gli elementi chimici della fertilità aqueste necessari per lo svolgimento del loro ciclo vegetati-vo e produttivo, secondo le forme e le solubilità prescrittedalla presente legge”;* ammendante e correttivo: “per ammendante e corre-tivo si intende qualsiasi sostanza, naturale o sintetica, mi-nerale od organica, capace di modificare e migliorare le

proprietà e le caratteristiche chimiche, fisiche e meccanichedi un terreno”.

In tempi più recenti, è stato pubblicato un aggiornamen-to dell’allegato “c” al testo di legge, inerente gli ammendan-ti e correttivi, a cui si rimanda (vedi riquadro in basso).

Prendendo sempre spunto dai disciplinari di produzioneintegrata si possono mettere in evidenza i principali aspettiche riguardano gli ammendanti ed i concimi organici.

Le funzioni svolte dalla sostanza organica sono due:quella nutrizionale e quella strutturale. La prima consistenel mettere a disposizione delle piante gli elementi nutritiviin forma più o meno pronta e solubile (forma minerale); la

Ammendanti e concimi organici:conosciamoli meglio

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È bene essere consapevoli dei requisiti previsti dalla legge prima di procedere all’acquisto di fertilizzanti.Ciò è particolarmente valido per gli ammendanti, probabilmente meno conosciuti dei concimi.A titolo di esempio, si riportano stralci dell’allegato 1.c alla legge 19 ottobre 1984, n. 748, come modificato dal decre-to ministeriale 27 marzo 1998, sulle specifiche generali dei letami, con i relativi requisiti merceologici.Per altre informazioni si rimanda alla consultazione del testo di legge.

Ammendanti organici naturali

TIPO DI MODO DI PREPARAZIONE TITOLO MINIMO IN ELEMENTI ALTRE ELEMENTI E/O SOSTANZEAMMENDANTE E COMPONENTI ESSENZIALI OPPURE SOSTANZE UTILI INDICAZIONI UTILI IL CUI TITOLO

E ALTRI REQUISITI RICHIESTI DEVE ESSERE DICHIARATOO CARATTERISTICHE DIVERSE

DA DICHIARARELetame Deiezioni animali eventualmente C organico sul secco: 30% È obbligatorio indicare Umidità; C organico; N totale;

miscelate alla lettiera minimo la natura delle deiezioni animali. rapporto C/No comunque a materiali Rapporto C/N: 50 massimo Esempio: letame bovino, vegetali Umidità: 30% massimo equino, ovino, ecc.

Letame Mescolanza di paglia e di Sostanza organica sul secco: È obbligatorio indicare In percentuale di peso sulartificiale concimi semplici azotati 70% minimo il tipo di concime azotato usato prodotto tal quale: carbonio

dopo la fermentazione Rapporto C/N: 50 massimo organico di origine biologica;Azoto totale in percentuale sulla azoto totale; sostanza organica;sostanza secca: massimo 3% rapporto C/N

NOTE: Sono ammesse in aggiunta alla denominazione del tipo le denominazioni commerciali entrate nell’uso.C = carbonio; C/N = rapporto carbonio/azoto; N = azoto

seconda permette invece di migliorare la fertilità fisica delterreno.

Le due funzioni sono purtroppo in antagonismo fra lo-ro, in quanto una facile e rapida distruzione della sostanzaorganica dà origine ad una consistente disponibilità di nu-trienti, mentre l’azione miglioratrice della struttura è mag-giore quanto più il materiale organico immesso nel terrenoè resistente alla distruzione.

I liquami sviluppano principalmente la funzione nutri-zionale, i letami quella strutturale.

Ai fini dell’utilizzazione agronomica, nei disciplinari diproduzione si considerano ammendanti, in grado di mi-gliorare le caratteristiche strutturali del terreno e di rilascia-re lentamente azoto minerale, i materiali con più del 20% disostanza secca e con un rapporto carbonio/azoto (C/N)maggiore di 12, analoghi al letame bovino maturo.

Nella tabella 1 sono riportate le concentrazioni di so-stanza organica nel terreno ritenute normali in funzione del-la tessitura.

Per la quantità da distribuire si deve fare riferimento al-la specifica tabella (tab. 2) nella quale sono riportate le dosimassime utilizzabili annualmente, in funzione del tenore insostanza organica del terreno.

L’impiego di ammendanti è ammesso su tutte le coltu-re, anche su quelle nelle quali non è previsto l’apporto diazoto. Ad esempio, è possibile fornire letame in pre-im-pianto ad un frutteto, al medicaio o ad una leguminosa an-nuale.

L’uso di ammendanti è soggetto a limitazioni solo neicereali a paglia autunno-vernini che, considerato il periodoin cui si realizza il loro ciclo colturale, non sfruttano al me-glio l’azoto rilasciato da questi fertilizzanti.

Per tale motivo, in queste colture è ammesso un ap-porto annuo dimezzato rispetto ai limiti massimi indicatinella tabella 2.

A cosa servonoA cosa servonoI fertilizzanti organici più impiegati in Emilia-Romagna

sono i reflui di origine zootecnica (letame, liquami, materia-li palabili) ed i compost. Questi contengono, in varia misu-ra, tutti i principali elementi nutritivi necessari alla crescitadelle piante.

In tabella 3 sono riportati i valori indicativi dei diversifertilizzanti organici, utilizzabili nel caso non si disponga deisingoli valori di analisi.

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Tab. 1 - Concentrazione percentualein sostanza organica nel terreno

ritenuta normale in funzione della tessitura.

Intervallo di normalità (%) 0,8 - 1,3 1,5 - 2 2 - 2,5

TESSITURAGROSSOLANASabbia >60%

MEDIASabbia <60%

e Argilla <35%

FINEArgilla >35%

Tab. 3 - Caratteristiche chimiche medie di letami,materiali palabili e liquami prodotti

da diverse specie zootecniche.

LetameBovino 20 - 30 3 - 7 1 - 2 3 - 8Suino 25 5 2 5Ovino 22 - 40 6 - 11 1 12 - 18Materiali palabiliLettiera esaustadi polli da carne 60 - 80 30 - 47 13 - 25 14 - 17Pollina pre-essiccata 50 - 85 23 - 43 9 - 15 17 - 30LiquameBovini da carne 7 - 10 3 - 5 2 - 4 3 - 4Bovini da latte 10 - 16 4 - 6 2 - 4 4 - 6Suini 2 - 6 2 - 5 1 - 5 1 - 4Ovaiole 19 - 25 10 - 15 9 - 11 4 - 9

RESIDUI ORGANICISOSTANZA

SECCA(%)

AZOTO(chilogrammiper tonnellata)

P2O5(chilogrammiper tonnellata)

K2O(chilogrammiper tonnellata)

Tab. 2 - Apporti di ammendanti organici in funzionedella dotazione in sostanza organica del terreno.

Bassa Stabilire gli apporti 10in funzione dei datidi analisi

Normale 40 tonnellate/ettaro 8di letame

Elevata Ridurre gli apporti 6in funzione dei datidelle analisi

DOTAZIONE IN SOSTANZAORGANICA

APPORTICONSIGLIATI

APPORTI MASSIMI ANNUALI(tonn. sost. secca per ettaro)

Tab. 5 - Coefficienti di efficienza dell’azotoapportato con la liquamazione.

EFFICIENZA

TESSITURA DEL TERRENO

Fine

Basse Medie Basse Medie

NOTEDose bassa = inferiore a 125 chilogrammi/ettaro di azotoDose media = da 125 a 250 chilogrammi/ettaro di azoto.

Liquami suiniAlta 79 73 71 65 63 57

Media 57 53 52 48 46 42Liquami bovini

Alta 67 62 60 55 54 48Media 48 45 44 41 39 36

Liquami avicoliAlta 91 84 82 75 72 66

Media 66 61 60 55 53 48

Grossolana

DOSI DI AZOTO

Basse Medie

Media

L’effettiva disponibilità di elementi nutritivi per le coltu-re è però condizionata da due fattori: � i processi di mineralizzazione a cui deve sottostare lasostanza organica; � l’entità, anche consistente, delle perdite di azoto (per

esempio per volatilizzazione) durante e dopo gli interven-ti di distribuzione.

I liquami e i materiali palabili, pur essendo caratterizza-ti da azione abbastanza “pronta” simile a quella dei conci-mi di sintesi, presentano rispetto a questi – per quanto ri-guarda l’azoto – una minore efficienza.

Per coprire i fabbisogni delle colture occorre pertantoapplicare un opportuno coefficiente che varia in relazioneall’epoca di distribuzione (vedi tab. 4), al tipo di terreno e al-la dose del fertilizzante (vedi tab. 5), ricordando che sonocomunque consentite solo le modalità di applicazione ca-ratterizzate da alta e media efficienza.

Come impiegarliCome impiegarliNell’utilizzo dei materiali organici, che per loro natura

contengono sempre, in diversa misura, i tre macroelemen-ti (azoto, fosforo e potassio), si prende l’azoto come ele-mento guida, per definire se ne è ammissibile l’impiego equali siano le dosi massime distribuibili.

Per gli ammendanti (letame, compost, ecc.) si deveconsiderare che il coefficiente di mineralizzazione per unapporto saltuario, è del 30 per cento sulla disponibilitàdel primo anno, per scendere poi al 20% nel secondo an-

Ammendamenti e concimi organici : conosciamoci meglio

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Tab. 4 - Influenza delle colture e delle epochedi distribuzione sull’efficienza delle concimazioni

effettuate con liquami zootecnici.

Prearatura (estate o inizio autunno) BassaTerreno nudo (autunno) Bassa

Mais e sorgo Presemina (primavera) MediaCopertura (primavera) AltaFertirrigazione (estate) MediaPrearatura (estate o inizio autunno) Bassa

Cereali Presemina (autunno) Bassaautunno-vernini Copertura (autunno inverno) Media

Levata (fine inverno inizio primavera) AltaPrearatura (estate o inizio autunno) Bassa

Erbai Presemina (autunno) Bassaautunno-primaverili Copertura (autunno) Media

Levata (primavera) AltaPresemina (primavera-estate) Alta

Secondi raccolti Copertura (estate) AltaFertirrigazione (estate) Media

Erbai Presemina (primavera) Mediaprimaverili-estivi Copertura (primavera) Alta

Fertirrigazione (estate) MediaImpianto autunnale Bassa

Prati Impianto primaverile Mediadi graminacee Ripresa vegetativa Altao misti Tagli primaverili Alta

Tagli estivi o autunnali precoci MediaTardo autunno (oltre il 30 novembre) BassaImpianto (primavera) Bassa

Erba medica Penultimo anno (autunno) BassaUltimo anno (primavera) Alta

Bietola Prearatura (autunno) BassaPresemina (inizio primavera) Media

Colture arboree Giugno-settembre MediaAvvio vegetativo (primavera) AltaFormazione legno (autunno-inverno) Bassa

COLTURE EPOCHE EFFICIENZA

NOTA: in nero le modalità di applicazione consentite avendo efficienza media o alta.Fonte: “Manuale per la gestione e l’utilizzazione agronomica dei reflui zootecnici” (modifica-to) a cura del Centro Ricerche Produzioni Animali - Regione Emilia-Romagna.

no successivo all’apporto.Se ad esempio, si distribuisce del letame per un ap-

porto ad ettaro equivalente a 200 chilogrammi di azoto (N),120 di fosforo (P2O5) e 280 di potassio (K2O), occorre consi-derare che nel primo anno si renderanno disponibili il 30per cento di queste quantità pari rispettivamente a 60 chilo-grammi di N, 36 di P2O5 e 84 di K2O.

La quota di azoto che si rende disponibile dalla minera-lizzazione dei fertilizzanti distribuiti negli anni precedenti,dipende dalla frequenza di tali distribuzioni; come indicatonella tabella 6, che considera una frequenza di apporti re-golari.

Nel caso di impiego dei liquami, per rendere massimi icoefficienti di efficienza, è bene preferire, per ogni singolaapplicazione, dosi di distribuzione basse (inferiori a 125 chi-logrammi/ettaro di azoto).

Gli apporti di fosforo e potassio vanno opportunamen-te calcolati nel bilancio del sistema “suolo-pianta” in fun-zione del tempo e del modo di mineralizzazione, anche senon diventano vincolanti. Essi andranno a diminuire o adannullare la concimazione minerale, mentre dovrà esserecontrollato nel tempo l’effettivo accumulo nel terreno, me-diante analisi periodiche.

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Tab. 6 - Percentuale di recupero annuodella quantità di azoto mediamente distribuita.

Ammendanti 65% 30% 20%Liquame bovino 30% 15% 10%Liquame suino e pollina 15% 10% 5%

MATRICI ORGANICHE TUTTIGLI ANNI OGNI 2 ANNI OGNI 3 ANNI

APPORTI REGOLARI DI FERTILIZZANTI ORGANICI

Nella pratica si possono verificare due situazioni: • le quote di fosforo e potassio da fertilizzanti organici de-terminano il superamento dei limiti ammessi, per cui nonsono consentiti ulteriori apporti in forma minerale per quelciclo colturale;• le quote di fosforo e potassio da fertilizzanti organici nonesauriscono la domanda di elemento nutritivo, per cui èconsentita l’integrazione con concimi minerali, fino a pa-reggiare il bilancio.

(Foto Riccioni)

Epoche di distribuzione. Per l’utilizzo degli ammendantiorganici (letame e compost) non ci sono indicazioni specifi-che riguardanti la distribuzione. Occorrerà, comunque, farein modo di incorporarli adeguatamente nel terreno, rispet-tando le norme igienico-sanitarie.

Per l’impiego dei concimi organici valgono, oltre al-le indicazioni sull’efficienza sopra citate, le medesime re-

gole indicate per i concimi minerali. Il “Piano regionale di sviluppo rurale 2000-2006” pre-

vede in Emilia-Romagna la possibilità di concedere aiuti(azione 4 - misura 2f - asse 2) per l’apporto di ammendantial terreno, con lo scopo di incrementare e/o mantenere lasostanza organica dei terreni. �

Ammendamenti e concimi organici : conosciamoci meglio

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(Foto Diateca “Agricoltura”)

Guida al la fert i l izzazione dei suol i agricol i

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SCHEDA 1

FERTILIZZAZIONE IN UN’AZIENDADELLA PIANURA PIACENTINAA PRODUZIONE INTEGRATA

SCHEDA 1

FERTILIZZAZIONE IN UN’AZIENDADELLA PIANURA PIACENTINAA PRODUZIONE INTEGRATA

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SCHEDA 1SCHEDA 1

L’azienda sperimentale “Vittorio Tadini”, si esten-de su di una superficie complessiva di circa 92 ettari,di cui 83 di superficie agricola utilizzata, costituiti daun unico corpo irrigabile nel comune di Gariga di Po-denzano (PC) e si trova a quote comprese tra i 93 e gli82 metri sul livello del mare.

L’azienda è nell’alta pianura piacentina, in un’a-rea caratterizzata dalla presenza di antiche ed estesesuperfici a substrato ghiaioso (paleoconoidi), dovuteai forti depositi da parte dei fiumi Nure e Trebbia inepoche caratterizzate da grandi mutamenti climatici.

Analizzando in dettaglio l’area occupata dall’a-zienda, si possono vedere due distinte parti, separateda una breve scarpata di 3-4 metri in direzione NE-SO.La prima parte, più elevata, che occupa la porzionesud-orientale dell’azienda, è leggermente ondulataed ha una pendenza media dell’1 per cento; la secon-da è presente nella parte nord-occidentale ed è prati-camente piana, con una pendenza media dello 0,8 percento.

L’attività dell’azienda prevede l’organizzazione ela gestione di prove sperimentali nel settore agrono-mico, con particolare riguardo alle colture foraggere,ai cereali e al pomodoro da industria ed in quello zoo-tecnico (indirizzato all’allevamento di bovini da latte).

L’indirizzo produttivo è di tipo misto: foraggero-zootecnico, cerealicolo e orticolo da industria (pomo-doro). L’attività zootecnica aziendale consiste di 120vacche in produzione e circa 120 capi in allevamento.

Le principali produzioni aziendali sono il pomo-doro (9.000 quintali/anno) ed il latte (10.000 quinta-li/anno) entrambe conferite a cooperative di trasfor-mazione.

I suoli aziendaliI suoli aziendaliNell’azienda si rileva una forte variabilità del suo-

lo, dovuta alle diverse età delle superfici, alla profon-dità dello strato ghiaioso ed al grado ed intensità di al-

terazione dello stesso.Oltre a ciò si rilevano anche suoli “derivati” da

quelli principali, per l’attività di spianamento artifi-ciale ad opera dell’uomo, delle scarpate inizialmentepresenti con relativa “decapitazione” di alcuni suoli ericoprimento di altri.

La distribuzione dei suoli nella superficie azien-dale è già stata illustrata nella parte generale (vedipag. 13) , come esempio delle modalità di campiona-mento.

Sono state inoltre rilevate unità di campiona-mento riferibili a suoli diversi dai precedenti, appa-rentemente più evoluti e privi di substrato ghiaiosoentro 150 centimetri, per le quali il rilevamento con-dotto non ha evidenziato una continuità ed estensio-ne sufficienti, a caratterizzarli più approfonditamenteed a rappresentarli su carta.

Di seguito si riportano le schede del Catalogo, acura del Servizio Sviluppo Agricolo e del ServizioCartografico della Regione Emilia-Romagna, ineren-ti le due tipologie di suolo prevalenti (vedi box a pag.23 e pag. 24).

Unità od aree omogeneeUnità od aree omogeneedi gestionedi gestioneL’azienda “Tadini” può essere suddivisa in tre

aree distinte (fig.1): � la zona nord, in cui si coltivano prevalentementepomodoro, mais, frumento e medica. È un’area tipi-camente irrigua che riceve, a causa della frequente ediffusa presenza di pomodoro, elevati apporti di leta-me e concimi fosfatici e potassici (zona rossa);� la zona centrale, irrigabile con qualche difficoltàe che, rispetto alla zona sud, riceve meno letame enella quale più raramente si coltiva il pomodoro (zo-na gialla);

Segue a pag. 25

Guida al la fert i l izzazione dei suol i agricol i

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QUALITÀ AGRONOMICHE DEL SUOLOI suoli “Barco” sono condizionati dall’elevato con-tenuto in limo e dall’assenza di calcare. Il substratoghiaioso, presente entro circa 150 centimetri di pro-fondità, può influenzare negativamente la ritenzio-ne idrica.Questi suoli hanno una discreta capacità di tratte-nuta di elementi chimici; tuttavia in alcune situazio-ni possono presentare leggere carenze in potassio.• La profondità utile per le radici delle piante èelevata o molto elevata.• Il rischio di formare crosta superficiale è mo-derato.• La resistenza meccanica alle lavorazioni èscarsa ed il tempo di attesa per la loro esecuzione èbreve.• La percorribilità è buona.• La permeabilità è media.• La capacità in acqua disponibile è moderata.• La disponibilità di ossigeno è buona.• La capacità di accettazione delle piogge èmolto alta.• La capacità di scambio cationico è media,bassa in condizioni di scarsa dotazione di sostanzaorganica; il complesso di scambio è solo in partesaturato da basi.• La capacità depurativa è molto alta, moderatasolo quando la reazione è debolmente acida.• Il calcare attivo è assente.• La salinità è assente.• La sodicità è assente.

ALCUNI CONSIGLI PER LA CONDUZIONEAGRONOMICA E LA SALVAGUARDIAAMBIENTALESistemazione e coltivazione. Il rapido e natura-le sgrondo delle acque e la facilità di lavorazionenon richiedono particolari pratiche di sistemazione.La lavorazione del suolo troppo bagnato provoca laformazione di piccole zolle compatte, che richiedo-

no alcune stagioni perla loro disgregazione.Si consiglia inoltre dievitare le lavorazioni del suolo troppo asciutto, conorgani rotativi che portano alla produzione di pol-veri.Sono sufficienti 2-3 giorni di attesa per entrare incampo ed effettuare le lavorazioni, dopo le pioggeche hanno portato il suolo a superare la capacità dicampo.Scelta delle colture. Non esistono limitazioni signi-ficative alla coltivazione di erbacee, arboree e vite.Per le colture arboree, è consigliabile la scelta di por-tinnesti e di varietà a limitato sviluppo vegetativo.Non esistono particolari limitazioni per le colture disecondo raccolto.È da evitare l’irrigazione per scorrimento.La possibile formazione di croste superficiali consi-glia di scegliere sistemi di adacquamento e portateche evitino un effetto battente sulla superficie delsuolo; particolari cautele sono richieste special-mente nel periodo primaverile-estivo, in caso di ir-rigazioni di soccorso dopo le semine primaverili edi colture di secondo raccolto, per evitare alle pian-tine difficoltà di emergenza.Nella scelta dei concimi ci si deve orientare suquelli alcalini e/o ricchi di calcio, per evitare possi-bili rischi di acidificazione del suolo. Sono inoltreconsigliati apporti di sostanza organica che, miglio-rando la struttura, riducono anche il fenomeno del-l’incrostamento superficiale.La buona disponibilità in ossigeno incrementa lamineralizzazione della sostanza organica, favoren-do l’attività di decomposizione meccanica e biochi-mica. Durante alcuni periodi, a causa dei limitati va-lori di infiltrabilità nel terreno e per evitare i rischi diruscellamento dei liquami nelle acque superficiali,si consiglia il frazionamento degli apporti e l’inter-ramento dei liquami, oltre alla rottura delle crostesuperficiali.

I suoli “Barco”

SCHEDA 1SCHEDA 1

(Foto Riccioni)

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QUALITÀ AGRONOMICHE DEL SUOLOI suoli “Confine” sono condizionati dall’elevatocontenuto di ghiaia, spesso presente a partire dameno di un metro di profondità.Questi suoli hanno una limitata capacità di tratte-nuta di elementi chimici, ed occorre quindi appor-tare gli elementi fertilizzanti con attenzione.• La profondità utile per le radici delle piante èmoderatamente elevata o molto elevata.• Il rischio di crosta superficiale è da assente aforte.• La resistenza meccanica alle lavorazioni èmoderata e il tempo di attesa per la loro esecuzio-ne è breve.• La percorribilità è buona.• La permeabilità è media.• La capacità in acqua disponibile è bassa omoderata.• La disponibilità di ossigeno è buona.• La capacità di accettazione delle piogge èmolto alta.• La capacità di scambio cationico è media,ma a partire da circa 60-80 centimetri di profonditàrisulta bassa; il complesso di scambio è saturato ingran parte da cationi bivalenti.• La capacità depurativa è bassa.• Il calcare attivo è assente.• La salinità è assente.• La sodicità è assente.

ALCUNI CONSIGLI PER LA CONDUZIONE AGRONOMICA E LA SALVAGUARDIAAMBIENTALESistemazione e coltivazione. Il rapido e natura-le sgrondo delle acque e la facilità di lavorazionenon richiedono particolari pratiche di sistemazio-ne. Le lavorazioni devono essere effettuate utiliz-zando macchine di media potenza, ma con organilavoranti particolarmente robusti, per evitare rottu-

re causate dai ciottoli pre-senti.Sono sufficienti 2-3 giorni diattesa, per entrare in campoed effettuare le lavorazioni,dopo piogge che hannoportato il suolo a superarela capacità di campo.Scelta delle colture. Non esistono limitazioni si-gnificative a colture erbacee, arboree e vite.Per le colture arboree si consiglia di intervenire conirrigazioni di soccorso durante la stagione estiva;per la scelta di portinnesti e varietà è meglio orien-tarsi su quelli a maggiore resistenza agli stress idri-ci.Non esistono particolari limitazioni per le colture disecondo raccolto.Non ci sono problemi speciali di tecnica irrigua. Leirrigazioni non assumono solo il carattere di “soc-corso” ma, praticamente per tutta la stagione ve-getativa delle colture estive, è necessario interve-nire sistematicamente con turni irrigui, dipendentidalle esigenze delle colture.La scelta dei concimi si deve orientare su quellialcalini e/o ricchi di calcio per evitare possibili rischidi acidificazione del suolo; i concimi con scarsa ca-pacità di essere assorbiti verranno dilavati moltofacilmente e velocemente. Sono consigliati appor-ti di sostanza organica che, migliorando la struttu-ra del suolo, ne aumentano la capacità di trattene-re umidità ed elementi fertilizzanti.La buona disponibilità in ossigeno incrementa lamineralizzazione della sostanza organica, favoren-do l’attività di decomposizione meccanica e biochi-mica. La presenza di scheletro abbondante, a parti-re da meno di un metro di profondità, può causareun rischio di inquinamento profondo ed occorrequindi frazionare molto gli apporti di liquami e an-che di concimi azotati in genere.

I suoli “Confine”

SCHEDA 1SCHEDA 1(Foto Diateca “Agricoltura”)

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SCHEDA 1SCHEDA 1

� la zona sud caratterizzata da rotazioni di frumen-to, medica, prati polifiti e, molto sporadicamente, dimais e pomodoro; solo occasionalmente viene irriga-ta e riceve letamazioni (zona verde).

La carta delle aree omogenee di gestio-ne (fig. 2) si ottiene aggiungendo grafica-mente alle informazioni relative ai suoli,quelle riguardanti la conduzione agronomi-ca.

Fig. 2Carta delle aree omogenee di gestionedell’azienda “Tadini”.

Area irrigua con rotazioni di pomodoro, mais, frumentoe medica; elevati apporti di letame

Area irrigabile con maggiori difficoltà, con rotazioni di mais, frumento, medica e sporadicamente pomodoro;riceve meno letame

Area raramente irrigata, con rotazioni di frumento,medica e prati polifiti; riceve poche letamazioni

Segue da pag. 22

Per praticità è opportuno individuare deilimiti che non taglino gli appezzamenti, leunità omogenee così individuate sono distin-te con lettere dell’alfabeto.

Dopo aver così individuato le aree omo-genee, a titolo di esempio, vediamo nellapagina seguente un piano di concimazionerelativo al pomodoro da industria per l’areaA ed al mais da trinciato per l’area B.

100 m100 m

Fig. 1 - Aree omogenee per tipo di avvicendamentocolturale nell’azienda sperimentale “Tadini”.

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SCHEDA 1SCHEDA 1

AREA OMOGENEA A

ESEMPIO DI PIANO DI CONCIMAZIONE DEL POMODORO DA INDUSTRIA

Dati necessari per la stesura del piano di concimazione

1 - Caratteristiche chimico fisiche del terrenoParametro Sabbia Limo Argilla pH CaCO3 Sost. org. Azoto tot. P2O5 K2O

(%) tot. (%) (%) (g/kg) (ppm) (ppm)Valore 9 70 21 6,73 0 1,81 1,26 89 78Giudizio Franco-limoso (medio impasto) Sub acido Povero Normale Normale Elevato Scarso

Dalle caratteristiche chimico-fisiche si ricava che: il peso specifico apparente del suolo, trattandosi di un terreno dimedio impasto è stimato pari a 1,3; il rapporto (C/N) tra il carbonio e l’azoto è 8,35 ed è valutato come basso.

Bilancio semplificato dell’azoto.Per la stima di Np e Nm si fa riferimento ad una profondità del terreno di 20 centimetri, pari a un volume di terre-no di 2.000 metri cubi ed ad un peso di 2.600 tonnellate.

2 - Dati agronomici e meteorologiciResa ipotizzata per il pomodoro 70 tonnellate/ettaroAsportazioni unitarie del pomodoro Azoto=2,5; P2O5=1; K2O=4 (chilogrammi/tonnellata)Condizioni del terreno all’impianto Ben preparato (aerato)Coltura precedente (precessione) Mais da granella con stocchi asportatiImpiego di fertilizzanti organici negli anni precedenti Distribuzione regolare di letame bovino, ogni 2 anni, quantitativo medio 30 t/ha, con

titoli (‰): N=5, P2O5= 4, K2O=10 e sostanza secca al 25%Disponibilità di elementi nutritivi in conseguenza Ogni letamazione apporta 150 kg di azoto, 120 di P2O5 e 300 di K2O. Consideratadei precedenti impieghi di fertilizzanti organici la frequenza di distribuzione si utilizza un coefficiente di recupero pari a 0,3.

Per i processi di mineralizzazione sono disponibili annualmente, in forma assimilabile per le colture, le seguenti quantità di elementi:45 kg di azoto, 36 kg di P2O5 e 90 kg di K2O

Piovosità autunno-invernale (dal 1° ottobre al 31 gennaio) 350 millimetri.

PARAMETRO KG/HA NOTENa (azoto necessario alla coltura) 175 Ottenuti moltiplicando la resa prevista (70 tonnellate )

per l’assorbimento unitario (2,5 chilogrammi)Perdite per lisciviazioni in autunno-inverno 33 Tutto Np (azoto pronto) perso per piogge superiori a 250 millimetriNr (azoto immobilizzato a causa della precessione) 10 Effetto negativo della precessioneTotale uscite 218Np (azoto pronto) 33 Quantità calcolata come 1% dell’azoto totale; valore ricavato dalla

specifica tabella dei disciplinari di produzione integrata(parte generale, tab. 8)

Nm (mineralizzazione della sostanza organica) (1) 35 Quantità calcolata utilizzando un coefficiente 2 di mineralizzazione dellaS.O. (valido per un terreno di tessitura “media” con rapportoC/N basso); valore ricavato dalla specifica tabella dei disciplinaridi produzione integrata (parte generale, tab. 9)

Ns (azoto derivato da precedenti apporti organici ) (1) 34 Quantità disponibile per la colturaTotale entrate 102Da apportare coi fertilizzanti 218 - 102 = 116 Differenza tra uscite ed entrate

SEGUE

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SCHEDA 1SCHEDA 1

Un dato importante, che risulta dal calcolo del piano di concimazione, è che il fosforo nel terreno alla fine del ciclocolturale è in eccesso, perché dei 36 chilogrammi di P2O5 che si liberano dal letame (come ricavato dai “dati agro-nomici e meteorologici” di partenza) la coltura ne utilizza solo 27.Restano quindi 9 chilogrammi (36 -27) di P2O5 che modificano in meglio il terreno, il cui contenuto in fosforo eraper altro già considerato “elevato”, e di cui si dovrà tenere conto nel bilancio dell’anno successivo.

Anche in questo caso, un dato importante che risulta dal calcolo del piano di concimazione, è che il potassio nelterreno alla fine del ciclo colturale è aumentato, perché dei 390 chilogrammi di K2O che sono disponibili per il ter-reno (300 da apporto di concimi + 90 che si liberano dal letame, come ricavato dai “dati agronomici e metereolo-gici” di partenza) la coltura ne utilizza solo 300 (280 di asportazione e 20 di perdite di liscivazione).Quindi 390 - 300 = 90 chilogrammi di potassio che fanno aumentare la concentrazione di elemento nel terreno da78 p.p.m. (parti per milione), valore che classifica il terreno come “scarso”, anch’esso ricavato dai “dati agronomi-ci e metereologici” di partenza, a 95 p.p.m..Il terreno quindi ha aumentato la sua dotazione, pur rimanendo “scarso” e di questo fatto occorre tener conto nelbilancio dell’anno seguente.

Concimazione fosfaticaPARAMETRO KG/HA NOTE

Asportazione del pomodoro 70 Ottenuta moltiplicando la resa prevista (70 tonnellate) perl’assorbimento unitario (1 chilogrammo)

Disponibilità per precedenti apporti organici (1) 27 Quantità a disposizione della coltura

Da apportare coi fertilizzanti 70 - 27 = 43 Differenza tra asportazioni e disponibilità

Concimazione potassicaPARAMETRO KG/HA NOTEAsportazione del pomodoro 280 Ottenuta moltiplicando la resa prevista (70 tonnellate) per

l’ assorbimento unitario (4 chilogrammi)

Arricchimento del terreno 226 Quantità calcolata per un volume di terreno di 3.000 m3

(30 centimetri di profondità), e volendo elevare il tenore di K2O di 42parti per milione (dal dato di analisi di 78 alla soglia di normalità per un terreno di medio impasto, che è di 120 ppm).Per compensare i fenomeni di fissazione del potassio si è utilizzato un coefficiente moltiplicatore di 1,38

Perdite per lisciviazione 20 Perdita stimata in funzione del contenuto di argilla

Disponibilità per precedenti apporti organici (1) 68 Quantità a disposizione della coltura

Da apportare coi fertilizzanti 300 In realtà la differenza tra le necessità (asportazioni, arricchimento e lisciviazioni) e le disponibilità è di 458 kg di K2O [(280 + 226 + 20) - 68].L’apporto massimo ammesso in un anno è però solo di 300 kg/ha di K2O. Il completamento dell’arricchimento potrà essere effettuatol’anno successivo

NOTE: 1)Le quantità di elemento ipoteticamente disponibili nel corso dell’intero anno sono state ridotte del 25% in quanto la coltura del pomodoro è presente per un coefficien-te tempo di 0,75.

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SCHEDA 1SCHEDA 1

AREA OMOGENEA B

ESEMPIO DI PIANO DI CONCIMAZIONE DEL MAIS DATRINCIATO

Dati necessari per la stesura del piano di concimazione

1 - Caratteristiche chimico fisiche del terrenoParametro Sabbia Limo Argilla pH CaCO3 Sost. org. Azoto tot. P2O5 K2o

(%) tot. (%) (%) (g/kg) (ppm) (ppm)Valore 12 66 22 6,8 0 1,6 1,26 93 107Giudizio Franco-limoso (medio impasto) Sub acido Povero Normale Normale Elevato Scarso

Dalle caratteristiche chimico-fisiche si ricava che: il peso specifico apparente del suolo, trattandosi di un terre-no di tessitura “media” è stimato pari a 1,3; il rapporto (C/N) tra il carbonio e l’azoto è 7,38 ed è valutato come basso.2 - Dati agronomici e meteorologici

Resa ipotizzata per il mais trinciato 65 tonnellate/ettaroAsportazioni unitarie del mais Azoto=3,7; P2O5=1,6; K2O=3,5 (chilogrammo/tonnellata)Condizioni del terreno all’impianto Ben preparato (aerato)Coltura precedente (precessione) Orzo con paglia asportataImpiego di fertilizzanti organici negli anni precedenti Letame bovino ogni 3 anni; quantitativo medio 30 tonnellate/ettaro, con

titoli (‰): N=5, P2O5= 4, K2O=10 e sostanza secca al 25% Disponibilità di elementi nutritivi conseguente Ogni letamazione apporta 150 kg di N, 120 di P2O5 e 300 di K2O. ai precedenti impieghi di fertilizzanti organici Considerata la frequenza di distribuzione si utilizza un coefficiente di recupero dello 0,2.

Per i processi di mineralizzazionene sono disponibili annualmente, in forma assimilabileper le colture, le seguenti quantità di elementi: 30 kg di N, 24 kg di P2O5 e 60 kg di K2O

Piovosità autunno-invernale (dal 1º ottobre al 31 gennaio) 350 millimetri

Bilancio semplificato dell’azoto.Per la stima di Np e Nm si fa riferimento ad una profondità del terreno di 20 centimetri, pari a un volume di terre-no di 2.000 metri cubi ed ad un peso di 2.600 tonnellate.

PARAMETRO KG/HA NOTENa (assorbimento del mais da trinciato) 240 Ottenuti moltiplicando la resa prevista (65 t) per l’ assorbimento

unitario (3,7 kg)Perdite per lisciviazioni in autunno-inverno 33 Tutto Np (azoto pronto) perso per piogge maggiori di 250 millimetriNr (azoto immobilizzato a causa della precessione colturale) 10 Effetto negativo della precessioneTotale uscite 283Np (azoto pronto) 33 Quantità calcolata come 1% dell’azoto totale; valore ricavato

dalla specifica tabella 8 dei disciplinari di produzione integrataNm (mineralizzazione della sostanza organica) (1) 31 Quantità calcolata utilizzando un coefficiente 2 di mineralizzazione

della S.O. valido per un terreno di tessitura “media” con rapporto C/N basso; valore ricavato dalla specifica tabella 9(parte generale) dei disciplinari di produzione integrata

Ns (azoto derivato da precedenti apporti organici ) (1) 23 Quantità disponibile per la colturaTotale entrate 87Quantità di azoto da apportare coi fertilizzanti 283 - 87 = 196 Differenza tra uscite ed entrate

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SCHEDA 1SCHEDA 1

Concimazione fosfaticaPARAMETRO KG/HA NOTEAsportazione del mais da trinciato 104 Ottenuta moltiplicando la resa prevista (65 tonnellate) per

l’assorbimento unitario (1,6 chilogrammi)Disponibilità per precedenti apporti organici (1) 18 Quantità a disposizione della colturaDa apportare coi fertilizzanti 0 La differenza tra asportazioni e disponibilità è in realtà di 86 kg

(104 - 18), ma non occorre apportare fosforo perché nel terrenoil contenuto di tale elemento è molto elevato

Concimazione potassicaPARAMETRO KG/HA NOTEAsportazione del mais da trinciato 228 Ottenuta moltiplicando la resa prevista (65 tonnellate) per

l’ assorbimento unitario (3,5 chilogrammi)Arricchimento del terreno 71 Quantità calcolata per un volume di terreno di 3.000 m3

(30 centimetri di profondità), e volendo elevare il tenore di K2O di 13parti per milione (dal dato di analisi di 107 ppm a 120 ppm, cherappresenta la soglia di normalità per un terreno di medio impasto).Per compensare i fenomeni di fissazione del potassio si è utilizzato un coefficiente moltiplicatore di 1,4

Perdite per lisciviazione 20 Perdita stimata in funzione del contenuto di argillaDisponibilità per precedenti apporti organici (1) 45 Quantità a disposizione della colturaDa apportare coi fertilizzanti 274 Differenza tra le necessità di potassio (asportazioni, arricchimento

e liscivazioni: 228 + 71 + 20) e le disponibilità nel terreno (45)

NOTE: 1)Le quantità di elemento ipoteticamente disponibili nel corso dell’intero anno sono state ridotte del 25% (coefficiente tempo del mais = 0,75).

(Foto Riccioni)

Un dato importante, che risulta dal calcolo del piano di concimazione, è che il fosforo nel terreno alla fine del ci-clo colturale è calato di 80 chilogrammi, perché rispetto ai 104 chilogrammi di P2O5 che servono alla coltura, dalletame (come ricavato dai “dati agronomici e meterologici” di partenza) se ne liberano solo 24.Si ha quindi una perdita di fosforo nel terreno, che è però ampiamento compensata dal naturale contenuto delsuolo di 93 p.p.m., valore considerato “elevato” (come ricavato, anche in questo caso, dai “dati agronomici e me-teorologici” di partenza), ma di cui si terrà negli anni seguenti.

Anche in questo caso, un dato importante che risulta dal calcolo del pianodi concimazione è che il potassio nel terreno alla fine del ciclo colturale è au-mentato, perché dei 334 chilogrammi di K2O che sono disponibili per il ter-reno (274 da apporto di concimi + 60 che si liberano dal letame, come rica-vato dai “dati agronomici e meterologici” di partenza) la coltura ne utilizzasolo 248 (228 di asportazione e 20 di perdite di lisciviazione).Quindi 334 - 248 = 86 chilogrammi di potassio che fanno aumentare la con-centrazione di elemento nel terreno da 107 p.p.m. (parti per milione), valoreche classifica il terreno come “scarso”, anch’esso ricavato dai “dati agrono-mici e meterologici” di partenza, a 122 p.p.m..Il terreno quindi ha aumentato la sua dotazione, pur rimanendo “scarso”e di questo fatto occorre tener conto nel bilancio dell’anno seguente.

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(Foto Diateca “Agricoltura”)

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SCHEDA 2

FERTILIZZAZIONE IN UN’AZIENDADELLA PIANURA REGGIANAA PRODUZIONE INTEGRATA

SCHEDA 2

FERTILIZZAZIONE IN UN’AZIENDADELLA PIANURA REGGIANAA PRODUZIONE INTEGRATA

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SCHEDA 2SCHEDA 2

Tab. 1 - Unità omogenee di gestionenell’azienda di Novellara (RE).

I Suolo A Frumento Erpicatura

Zappatura

Concimazione

Barbabietola Aratura

Zappatura

Concimazione

Prato (presente Sfalcio

da 4 anni)

II Suolo A Vigneto di nuovo Fresatura lungo il filareimpianto (preceduto (inerbimento al 50%)da seminativo) Concimazione

di mantenimento

III Suolo A Vigneto con più Fresatura lungo il filaredi 20 anni (inerbimento al 50%)

Concimazionedi mantenimento

IV Suolo B Frumento ErpicaturaZappaturaConcimazione

Barbabietola AraturaZappaturaConcimazioneIrrigazione (una voltal’anno)

V Suolo B Vigneto Irrigazione (una voltal’anno)Concimazionedi mantenimentoFresatura lungo il filare(inerbimento al 50%)

UNITÀOMOGENEE

DI GESTIONE

TIPODI SUOLO

ROTAZIONE EDAVVICENDAMENTO

COLTURALE

PRATICHE AGRONOMICHEADOTTATE PER LESINGOLE COLTURE

Fig. 1 - Rappresentazione geografica dei suoli“Risaia del Duca” rilevati nell’aziendalocalizzata a Novellara (RE).(Fonte: Carta regionale dei suoli dell’Emilia-Romagna,scala 1:250.000)

Suoli Risaia del DucaLimiti unità cartografiche

N

E

S

W

L’azienda considerata è localizzata a Novellara(RE), ha una estensione di 37 ettari ed un orientamen-to produttivo suddiviso a vigneto (20 ettari) ed a se-minativo in rotazione (17 ettari) con: prato, barbabie-tola e frumento tenero.

Descrizione dei suoliDescrizione dei suoliaziendaliaziendali

Si sono individuati due tipi di suoli principali,classificati nella cartografia regionale:* suoli A: suoli agricoli molto profondi, generalmen-te a tessitura franco-argillosa, molto calcarei e bendrenati; simili ai suoli Sant’Omobono franco-argillo-so-limoso;* suoli B: suoli agricoli molto profondi, generalmen-te a tessitura argilloso-limosa, molto calcarei, mode-ratamente drenati, simili ai suoli “Risaia del Duca ar-gilloso-limosa” (fig. 1).

Unità od aree omogeneeUnità od aree omogeneedi gestionedi gestioneNell’azienda sono state individuate cinque “uni-

tà omogenee di gestione” descritte nella tabella 1.

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SCHEDA 2SCHEDA 2

Nelle figure 2 e 3 sono rappresentate le diverseunità omogenee di gestione ricavate con il sistemagià illustrato a pagina 14.

Nella tabella 2 sono indicati i valori di analisi del-le principali unità omogenee, in base ai campioni diterreno prelevati in azienda alle diverse profondità.

La conduzione agronomicaLa conduzione agronomicaPer una corretta coltivazione dei terreni, ai fini

della valorizzazione produttiva e della salvaguardiaambientale, sono necessarie alcune considerazioni.

I suoli A hanno caratteristiche fisiche condizio-nate dalla prevalenza del limo e, secondariamente,dell’argilla rispetto alle frazioni più grossolane.

Possono presentare qualche difficoltà nella pre-

Figg. 2 e 3 - Individuazione delle unità omogenee di gestione.

I - vigneto di nuovoimpianto

II - vigneto > 20 anni

III - Seminativo

IV - Seminativoin rotazione

V - Vigneto

Tab. 2 - Analisi chimico-fisiche delle principali unità omogenee.

Sabbia totale (50-2.000 micron) 20 20 2 – 5 4Limo totale (2-50 micron) 51 56 41 – 46 48Argilla (inferiore a 2 micron) 29 24 57 – 49 48pH 7,8 7,9 7,6 – 7,7 7,7CaCo3 totale (%) 11 11 9 – 9 9CaCo3 attivo (%) 3 3 7 – 6 6Sostanza organica (%) 1,9 1,7 2,3 – 2,4 2,3K2O assimilato (mg/kg) 290 286 518 – 492 468P2O5 assimilato (mg/kg) 23 26 29 – 24 22Azoto totale (per 1.000) 1,2 1,2 1,7 – 1,6 1,7

ANALISIUNITÀ OMOGENEA DI GESTIONE II

(Suolo A)UNITÀ OMOGENEA DI GESTIONE IV

(Suolo B)UNITÀ OMOGENEA DI GESTIONE V

(Suolo B)

0-30 cm 30-60 cm 0-30 cm 0-60 cm 0 - 30 cm 30-60 cm

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SCHEDA 2SCHEDA 2

parazione dei letti di semina, ma d’altro canto offronoun elevato spessore – dotato di buona fertilità natura-le ed elevata capacità di trattenere l’acqua disponibi-le per le piante – che non pone limiti significativi al-l’approffondimento e all’esplorazione dell’apparatoradicale dell piante.

I suoli B hanno caratteristiche fisiche dovuteprincipalmente all’elevato contenuto in argilla. Sonosoggetti ad intensa fessurazione nel periodo secco,sono molto adesivi e plastici e richiedono una note-vole tempestività nell’esecuzione delle lavorazioni.Queste ultime devono essere effettuate in buone con-dizioni di umidità.

L’elevato contenuto di argilla, però, conferisce aquesti suoli una buona fertilità naturale. Le difficoltàdi drenaggio rendono necessaria una efficiente retescolante per l’allontanamento delle acque in eccesso.Sistemazione e conservazione del suolo.Nei suoli A il controllo delle acque in eccesso è tal-volta necessario per migliorare l’accessibilità e la pra-ticabilità dei campi.

Sono infatti possibili fenomeni di ristagno super-ficiale, specialmente se c’è la presenza di “suola” e/opreparazione del terreno non ottimale. Possono in-sorgere problemi anche per il ristagno profondo, acausa di una temporanea presenza di sottili livelli ac-quiferi sospesi, a profondità in genere superiori a 80centimetri ed in particolare nel periodo inverno-inizioprimavera.

Le soluzioni comunemente più adottate sono gliinterventi di sistemazioni agrarie, quali baulature efossi di scolo profondi. Possono anche essere oppor-tune delle periodiche scarificature, da effettuarsi aprofondità superiori a quella adottata per le arature,con lo scopo di incidere l’eventuale “suola” e facilita-re quindi l’infiltrazione in profondità dell’acqua.

I suoli B presentano difficoltà nello sgrondo del-le acque a causa della bassa permeabilità degli strati

più profondi. Le soluzioni comunemente adottate so-no, anche in questo caso, le baulature ed i fossi di sco-lo profondi. L’uso dell’aratro talpa può risultare effica-ce nel migliorare le condizioni generali di drenaggiodi questi suoli.Lavorazione del terreno. Nei suoli A se si lavora ilsuolo troppo umido, si provoca la formazione di zolleche divengono compatte e dure allo stato secco. Co-munemente si adotta l’aratura a 40 centimetri, mentrela lavorazione a due strati (aratura a 30 centimetri piùripuntatura a 50 centimetri) può costituire, per questisuoli, un’efficace alternativa all’aratura tradizionale.

Le lavorazioni per la preparazione del letto di se-mina devono tenere conto della tendenza di questisuoli alla formazione della crosta superficiale: è con-sigliabile intervenire con erpici a denti fissi a ridossodelle semine, evitando di raggiungere uno sminuzza-mento troppo spinto. Nei casi in cui non si riesce adevitare la formazione della crosta, è necessario inter-venire con un rompicrosta.

Nei frutteti e nei vigneti è opportuno lasciareinerbito l’interfilare, purché si abbia la possibilità di ir-rigare, per migliorare la percorribilità del campo e peraumentare il contenuto di sostanze organiche nelsuolo.

Nei suoli B risulta problematico trovare le condi-zioni ottimali per effettuare le lavorazioni principali.Se si lavora il suolo troppo bagnato si provoca la for-mazione di zolle che divengono compatte e dure allostato secco, ed hanno bisogno di alcuni mesi per dis-gregarsi completamente.

Lavorando il suolo troppo secco si creano invecezolle di grandi dimensioni, che si riescono a disgrega-re solo con numerosi passaggi di organi che frantu-mano energicamente il terreno.

Dopo la raccolta delle colture autunno-vernine,in genere si riesce a lavorare il terreno in condizioniottimali. In tal caso, si adotta, comunemente l’aratura

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SCHEDA 2SCHEDA 2

a 40 centimetri o la lavorazione a due strati che, puòcostituire, anche per questi suoli, un’efficace alterna-tiva all’aratura tradizionale.

Viceversa, dopo la raccolta delle colture a cicloestivo, non sempre si incontrano condizioni ideali perle lavorazioni del terreno. In questi casi, piuttosto cheintervenire con arature “fuori tempera”, è meglio ef-fettuare una lavorazione leggera (ad esempio un’e-stirpatura); oppure, per le colture autunno-vernine, lasemina su sodo arando poi, se possibile, con terrenogelato per la semina di colture primaverili.Scelta delle colture agrarie e forestali.I suoli A non presentano particolari limitazioni allacrescita delle colture erbacee. L’assenza di problemiparticolari di gestione permette di orientarsi verso va-rietà colturali con cicli medi o lunghi.

Nelle colture arboree in assenza di irrigazione,per le specie dotate di apparati radicali più profondied in situazioni in cui gli strati di terreno a concentra-zione elevata di calcare sono più in superficie, è op-portuna la scelta dei portinnesti con maggiore resi-stenza al calcare attivo.

Questi suoli non presentano limitazioni rilevantiper la crescita delle principali specie forestali utilizza-bili nella pianura emiliano-romagnola.

Nei suoli B le principali limitazioni della gestione

agronomica sono dovute alla difficile praticabilità, incondizioni di terreno umido, ed ai ristretti tempi in cuiil terreno è lavorabile.

Queste limitazioni suggeriscono di scegliere trale colture erbacee varietà a ciclo medio o breve: adesempio, varietà di mais delle classi 500-600, di soiadi classe 0-1, di barbabietole di classe E o EN da estir-pare entro i primi giorni di settembre.

In tal modo si può evitare di raccogliere in perio-di a rischio di piogge e si può avere un intervallo mag-giore per la preparazione del suolo, in funzione dellacoltura successiva.

La crescita delle colture arboree può essere limi-tata, in maniera significativa, dalla fessurabilità, daglieccessi di umidità e dalla salinità.

Il “Catalogo dei suoli della pianura emiliano-ro-magnola” della Regione Emilia-Romagna valuta perla coltura della vite diverse limitazioni classificate co-me “moderate/severe” per i suoli del tipo “Risaiadel Duca argilloso-limosa” (tab. 3).

Questi suoli presentano anche limitazioni classi-ficate da “moderate/severe” per la crescita delle prin-cipali specie forestali utilizzabili nella pianura emilia-no-romagnola, dovute a:* un elevato contenuto in argilla, che limita severa-mente l’utilizzo di specie quali noce, ciliegio, rovere,

SCHEDA 2SCHEDA 2

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sorbo domestico e varie specie di tiglio;* la presenza di orizzonti di suolo saturi d’acqua, chein qualche periodo dell’anno si trovano anche a pro-fondità di 60-80 centimetri, in grado di limitare l’e-spansione e la profondità delle radici.

Il contenuto di argilla determina la formazione dicrepacciature che possono danneggiare le radici del-le piante e favorire la perdita di acqua per evapora-zione.

Il “Catalogo regionale dei suoli della pianura emi-liano-romagnola” valuta per la crescita di noce e cilie-gio da legno limitazioni “moderate/severe” per i suo-li del tipo “Risaia del Duca argilloso-limosa” (tab. 4).

Anche in questa scheda vediamo l’applicazionepratica di due piani di concimazione: per la barbabie-tola da zucchero, relativo all’area omogenea IV carat-terizzata da un suolo di tipo B e per la vite nell’areaomogenea II, con suolo di tipo A.

Tab. 3 - Limitazioni alla coltura della vitenel tipo di suolo “Risaia del Duca”.

420A Tessitura Moderate10 Richter Fessurabilità del suolo Severe

Calcare attivo Da assenti o moltolievi a moderate

Reazione (pH) ModerateSalinità Da assenti o molto

lievi a severeKober 5BB Profondità utile ModerateSO4 Disponibilità ModerateTeleki 5C di ossigeno225 Ruggeri Tessitura Moderate

Fessurabilità del suolo SevereCalcare attivo Da assenti o molto

lievi a moderateReazione (pH) SevereSalinità Da assenti o molto

lievi a severe140 Ruggeri Profondità utile Moderate

Fessurabilità del suolo ModerateReazione (pH) ModerateSalinità Da assenti o molto

lievi a severe1103 Paulsen Profondità utile Moderate

Fessurabilità del suolo ModerateReazione (pH) ModerateSalinità Da assenti o molto

lievi a severe3309 Courdec Tessitura Moderate

Fessurabilità del suolo SevereCalcare attivo Da assenti o molto

lievi a moderateReazione (pH) ModerateSalinità Da assenti o molto

lievi a severe

PORTAINNESTI CARATTERISTICHEDEL SUOLO LIMITAZIONI

Tab. 4 - Limitazioni alle colture di ciliegio e noce da legno nei suoli “Risaia del Duca”.

Ciliegio Tessitura ModerateFessurabilità del suolo ModerateCalcare attivo Da assenti o molto

lievi a severeSalinità Da moderate a severe

Noce Prodonfità utile Moderate(Juglans regia) Disponibilità Moderate

di ossigenoTessitura SevereCalcare attivo Da assenti o molto

lievi a severeSalinità Da moderate a severe

SPECIE FORESTALI CARATTERISTICHEDEL SUOLO LIMITAZIONI

SCHEDA 2SCHEDA 2

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AREA OMOGENEA IV

ESEMPIO DI PIANO DI CONCIMAZIONE DELLA BARBABIETOLA DA ZUCCHERO

Dati necessari per la stesura del piano di concimazione

1 - Caratteristiche chimico fisiche del terrenoParametro Sabbia Limo Argilla pH CaCO3 Sost. org. Azoto tot. P2O5 K2O

(%) (%) (%) (%) (%) (g/kg) (ppm) (ppm)Valore 2 41 57 7,6 9 2,3 1,7 29 518Giudizio Argilloso-limoso (fine) Sub alcalino Medio Normale Elevato Basso Molto elevato

Dalle caratteristiche chimico-fisiche si ricava che: il peso specifico apparente del suolo, trattandosi di un terreno ditessitura “fine”, è stimato pari a 1,2; il rapporto (C/N) tra il carbonio e l’azoto è 7,8 ed è valutato come basso.

Bilancio semplificato dell’azotoPer la stima di Np e Nm si fa riferimento ad una profondità del terreno di 20 centimetri, pari a un volume di terre-no di 2.000 metri cubi ed ad un peso di 2.400 tonnellate.

2 - Dati agronomici e meteorologiciResa ipotizzata per la barbabietola 60 tonnellate/ettaroAsportazioni unitarie della barbabietola Azoto=2,7; P2O5=0,9; K2O=3,04 (chilogrammi/tonnellata)Condizioni del terreno all’impianto Non ben preparato (compattato)Coltura precedente (precessione) Grano tenero con paglia interrataPiovosità autunno-invernale (dal 1° ottobre al 31 gennaio) 320 millimetri

PARAMETRO KG/HA NOTENa (azoto necessario alla coltura) 162 Ottenuti moltiplicando la resa prevista (60 tonnellate)

per l’assorbimento unitario (2,7 chilogrammi)Perdite per lisciviazioni in autunno-inverno 41 Tutto Np (azoto pronto) perso per piogge superiori a 250 millimetriNr (azoto immobilizzato a causa della precessione) 30 Effetto negativo della precessioneTotale uscite 233Np (azoto pronto) 41 Quantità calcolata come 1% dell’azoto totale; valore ricavato

dalla tabella n. 8 dei disciplinari di produzione integrataNm (mineralizzazione della sostanza organica) (1) 28 Quantità calcolata utilizzando un coefficiente di mineralizzazione della

S.O. dell’1,5% (valido per un terreno di tessitura “fine” con rapportoC/N basso); valore ricavato dalla tabella n. 9 dei disciplinaridi produzione integrata

Totale entrate 69Da apportare coi fertilizzanti 233 - 69 = 164 Differenza tra uscite ed entrate

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SCHEDA 2SCHEDA 2

Concimazione fosfaticaPARAMETRO KG/HA NOTEAsportazione della barbabietola 54 Ottenuti moltiplicando la resa prevista (60 tonnellate) per

l’assorbimento unitario (0,9 chilogrammi)Arricchimento del terreno 7 Quantità calcolata per un volume di terreno di 3.000 metri cubi

(30 centimetri di profondità) e volendo elevare il tenore di P2O5

di 1 parte per milione, da 29 del dato di analisi a 30 parti per milione,che rappresenta la soglia di normalità per un terreno con tessitura fine

Da apportare coi fertilizzanti 61 Somma delle asportazioni ed arricchimento

Concimazione potassicaPARAMETRO KG/HA NOTEAsportazione della barbabietola 182 Ottenuta moltiplicando la resa prevista (60 tonnellate) per

l’asportazione unitaria (3,04 chilogrammi/tonnellata)Perdite per lisciviazione 10 Perdita stimata in funzione del contenuto di argilla del terrenoDa apportare coi fertilizzanti 0 Non occorre apportare potassio, perché il terreno ha una dotazione

di tale elemento molto elevata

NOTE1) Le quantità di elemento ipoteticamente disponibili nel corso dell’intero anno sono state ridotte del 33% (coefficiente tempo della barbabietola = 0,67).

(Foto Diateca “Agricoltura”)Anche in questo caso, dal calco-lo del piano di concimazione, sivede che il potassio nel terrenoalla fine del ciclo colturale è di-minuito, perché rispetto al con-tenuto “elevato” di 518 p.p.m.,come ricavato dai “dati agrono-mici e meteorologici” di parten-za, ed in assenza di concimazio-ne organica, la coltura ne utilizza192 (182 di asportazioni e 10 diperdite di lisciviazione).Il terreno ha quindi calato la suadotazione di potassio che per al-tro rimane comunque sempreampiamente disponibile ma diquesto fattore, occorre tenerconto nel bilancio dell’anno se-guente.

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SCHEDA 2SCHEDA 2

AREA OMOGENEA IIESEMPIO DI PIANO DI CONCIMAZIONE DELLA VITE

Dati necessari per la stesura del piano di concimazione

1 - Caratteristiche chimico fisiche del terrenoParametro Sabbia Limo Argilla pH CaCO3 Sost. org. Azoto tot. P2O5 K2O

(%) (%) (%) t(%) (%) (g/kg) (ppm) (ppm)Valore 20 56 24 7,9 11 1,7 1,2 26 286Giudizio Franco-limoso (medio impasto) Sub alcalino Ben dotato Normale Normale Normale Molto elevato

Dalle caratteristiche chimico-fisiche si ricava che: il peso specifico apparente del suolo, trattandosi di un terreno ditessitura “media”, è stimato pari a 1,3; il rapporto (C/N) tra il carbonio e l’azoto è 8,2 ed è valutato come basso.

2 - Dati agronomici e coefficienti da utilizzare nei calcoliResa ipotizzata in uva per la vite 18 tonnellate/ettaroAsportazioni da parte dei soli frutti Azoto=2,5; P2O5=0,69; K2O=3 (chilogrammi/tonnellata)Quota di base concimazione azotata 30 chilogrammi/ettaroCoefficiente per compensazione perdite 1,2della concimazione azotataCoefficiente correttivo per considerare le quantità P2O5= 2; di P2O5 e K2O che si localizzano nel legno e nelle foglie K2O=1,6

Concimazione azotata

Il fabbisogno di azoto della coltura va stimato uti-lizzando la seguente espressione:Fabbisogno di N (kg/ha) = [(produzione ipo-

tizzata x asportazione unitaria frutti) + quota base] x coefficiente di compensazio-

ne delle perditeIn questo esempio si stima un fabbisogno di 90chilogrammi/ettaro di azoto, poiché si ha:

(18 x 2,5 + 30) x 1,2 = 90La quantità da distribuire è però solo di 60 chilo-grammi/ettaro di azoto perché il disciplinare diproduzione integrata non ammette, per la vite, disuperare annualmente tale apporto.

Concimazione fosfatica e potassica

Il fabbisogno della coltura deve essere stimato uti-lizzando la seguente espressione:Fabbisogno (kg/ha) = (produzione ipotizzata

x asportazione unitaria frutti) x coefficiente correttivo

Per il fosforo si ottengono 25 chilogrammi/ettarodi P2O5 mentre per il potassio 86 chilogrammi/et-taro di K2O. Tali quantitativi coprono le asportazio-ni della coltura e corrispondono alla cosiddettaconcimazione di “mantenimento”.Per quanto riguarda il fosforo, al quantitativo sopracalcolato occorre aggiungere 10 chilogrammi, per-ché la dotazione del terreno risulta, anche se di po-co, insufficiente ed è quindi opportuno arricchirla.L’apporto complessivo è di 35 kg/ha di P2O5.

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(Foto Diateca “Agricoltura”)

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SCHEDA 3

FERTILIZZAZIONE IN UN’AZIENDADELLA PIANURA SUD ORIENTALE

BOLOGNESE A PRODUZIONEINTEGRATA

SCHEDA 3

FERTILIZZAZIONE IN UN’AZIENDADELLA PIANURA SUD ORIENTALE

BOLOGNESE A PRODUZIONEINTEGRATA

SCHEDA 3SCHEDA 3

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L’azienda “Rio Valle” ubicata a Poggio Grande,nel territorio comunale di Castel San Pietro (BO), sitrova a quote comprese tra i 49 ed i 50 metri sul livel-lo del mare e si estende su di una superficie comples-siva di circa 9 ettari. È situata nella pianura bologne-se, in un’area prossima ai primi rilievi collinari.

Il limite occidentale dell’azienda è delimitato dalRio Magione, mentre il Rio del Molino di Loiano la at-traversa in direzione sud-nord delimitando, per unaparte del suo corso, il limite aziendale orientale.

Entrambi i corsi d’acqua scorrono incassati di cir-ca 1-2 metri rispetto al piano di campagna.

L’azienda fa parte del Centro interprovinciale spe-rimentazioni ambientali “Mario Neri” e viene utilizza-ta per attività di sperimentazione agronomica, relati-va alle tecniche di agricoltura sostenibile su coltureerbacee ed orticole da pieno campo.

I suoli aziendaliI suoli aziendaliNell’azienda si rileva una elevata variabilità dei

suoli, legata a variazioni nel profilo del suolo, a diffe-renze nel materiale di partenza, alla presenza di areeprobabilmente alluvionate in età diverse o “disturba-te” da modeste e successive alluvioni provocate dalRio Magione.

Si possono comunque distinguere tre principalitipologie di suolo come indicato in figura 1:* suoli “Rio Valle 1”, riconducibili alla tipologia “Ron-cole Verdi argilloso-limosa con legame semplice eparziale”, che caratterizzano quasi la metà del territo-rio aziendale (colore marrone);* suoli “Rio Valle 2”, riconducibili alla tipologia “Me-dicina argilloso-limosa con legame semplice e par-ziale”, presenti nell’appezzamento sud-orientale, deli-mitato dal Rio del Molino di Loiano e dalla linea iden-tificata da una ex carraia, ora dismessa ed incorpora-ta negli appezzamenti, ma ancora riconoscibile perl’abbondante pietrosità superficiale (colore arancio);

* suoli “Rio Valle 3”, riconducibili alla tipologia “Te-gagna franco-argilloso-limosa con legame semplicee parziale”, che caratterizzano una fascia di ampiezzavariabile lungo il corso del Rio Magione, in direzionesud ovest-nord est (colore giallo).

Fig. 1Carta dei suoli dell’azienda Rio Valle.

Di seguito si riportano le schede del “Catalogodei suoli di pianura” della Regione Emilia-Romagnarelative alle tipologie di suolo prevalenti nell’aziendaRio Valle.

Nell’azienda “Rio Valle” la distribuzione delle col-ture, erbacee ed orticole, si ricollega con la distribu-zione dei tre tipi di suolo prevalenti; si individuanoquindi tre unità omogenee di gestione: A, B e C.

L’unità A che ricade in suoli Rio Valle 3 (“Tega-gna”) ed in parte in suoli Rio Valle 2 (“Medicina”), èquella presa in esame per esempio di piano di conci-mazione relativo alla patata (pagina 48), coltura orti-cola tipica di questo territorio.

SCHEDA 3SCHEDA 3

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I suoli “Roncole Verdi”QUALITÀ AGRONOMICHE DEL SUOLOI suoli “Roncole Verdi” sono condizionati principal-mente dal contenuto in argilla, che ne influenza ilcomportamento fisico-meccanico e nei confrontidell’acqua.Questi suoli hanno una buona capacità di trattene-re gli elementi.• La profondità utile per le radici delle piante èmolto elevata (più di 150 centimetri) sopra straticompatti a forte componente argillosa.• Il rischio di incrostamento superficiale è as-sente.• La fessurabilità è media.• La resistenza meccanica alle lavorazioni èelevata per l’alto contenuto di argilla.• Il tempo di attesa per le lavorazioni è lungo.

• La percorribilità è moderata per l’elevato ri-schio di sprofondamento.• La permeabilità del suolo è lenta (superiore a0,035 centimetri/ora).• La capacità in acqua disponibile è moderatao alta.• La disponibilità di ossigeno è da moderata abuona.• La capacità di accettazione delle piogge èmolto alta.• La capacità depurativa è molto alta.• Il calcare attivo varia dal 2 al 14 per cento.• La salinità è assente.• La sodicità è assente.• L’ inondabilità è rara (solo a 5 volte in 100 anni).

(Foto Diateca “Agricoltura”)

SCHEDA 3SCHEDA 3

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QUALITÀ AGRONOMICHE DEL SUOLOI suoli “Medicina” sono condizionati dall’elevatocontenuto in argilla e dalla moderata disponibilità diossigeno. Possiedono inoltre una buona capacità ditrattenere gli elementi chimici e non presentano pro-blemi nutrizionali specifici.• La profondità utile per le radici è elevata.• Il rischio di incrostamento superficiale è as-sente.• La resistenza meccanica alle lavorazioni è mo-derata o elevata e il tempo di attesa per la loro ese-cuzione è medio o lungo.• La percorribilità è moderata o discreta.• La permeabilità è bassa.• La capacità in acqua disponibile è moderata oalta.• La disponibilità di ossigeno è moderata.• La capacità di accettazione delle piogge è mo-derata.• La capacità di scambio cationico è alta ed ilcomplesso di scambio è saturato in gran parte da ca-tioni bivalenti.• La capacità depurativa è molto alta.• Il calcare attivo è basso in superficie e moderatoin profondità.• La salinità è assente.• La sodicità è assente.

ALCUNI CONSIGLI PER LA CONDUZIONEAGRONOMICA E LA SALVAGUARDIAAMBIENTALESistemazione e coltivazione.Una corretta regimazione delle acque in eccesso euna gestione oculata delle pratiche di lavorazione,sono necessarie per garantire elevati livelli di pro-

duttività.Questo suolo si avvantaggia di sistemi che facilitinol’eliminazione delle acque in eccesso, attraversoemungimenti sotterranei (ad esempio: drenaggio tu-bolare e aratro talpa).La distanza tra i tubi drenanti, posti alla profondità di80-100 centimetri, può essere di 8-12 metri.Sono necessarie, in assenza di drenaggi sotterranei,sistemazioni con affossature e baulature, che con-sentano un rapido smaltimento delle acque.Si consiglia di prestare attenzione al mantenimentodell’efficienza dei fossi, attraverso scelte oculate ri-guardo al loro volume (almeno 300 metri cubi/etta-ro), alla loro interdistanza (circa 20 metri).Malgrado queste tecniche, i periodi in cui svolgere lelavorazioni del suolo, in condizioni di umidità ottima-li, sono pochi. Sono infatti necessari 6-8 giorni di at-tesa, per entrare in campo ed effettuare le lavorazio-ni, dopo piogge che hanno portato il suolo a supera-re la capacità di campo.Scelta delle colture.Non ci sono limitazioni significative alla attuazione dicolture erbacee e vite, mentre le colture arboree pos-sono essere limitate a causa dell’elevato contenutoin argilla, della moderata disponibilità di ossigeno,per la dinamicità del suolo e l’elevato contenuto, inprofondità, di calcare attivo. È quindi opportuno orientare la scelta dei portinnestiverso quelli con maggiore resistenza al calcare attivoe verso le combinazioni (varietà/portinnesto) conmaggior resistenza agli eccessi di umidità che dannoun buon vigore vegetativo. Sono tuttavia sconsiglia-te, per le eventuali difficoltà legate alla percorribilitàdel campo, le colture che richiedano tempestività diraccolta (pisello da industria, ecc.).

I suoli “Medicina”

SCHEDA 3SCHEDA 3

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La tecnica irrigua deve necessa-riamente considerare la bassapermeabilità di questi suoli –essi sono di solito a lento inu-midimento – si consiglia quin-di di somministrare gli apportiidrici prima che sia raggiuntoun elevato grado di essicca-mento, con relativa fessurazio-ne del suolo. È perciò necessario utilizzareturni irrigui ravvicinati, con vo-lumi di adacquamento ridotti, apartire da quando il contenutodi umidità del suolo è intorno al40-50 per cento dell’acqua dis-ponibile.Non vi sono limitazioni nellascelta dei concimi. Gli apporti disostanza organica – non nei pe-riodi di saturazione idrica – mi-gliorano la struttura del terrenoed agevolano l’allontanamentodelle acque in eccesso.La moderata disponibilità in os-sigeno può influenzare negati-vamente i processi di mineraliz-zazione della sostanza organi-ca. In tali condizioni è sconsi-gliata la distribuzione al suolodi liquami zootecnici, per possi-bile inquinamento delle acquesuperficiali e si può anche ab-bassare l’efficienza globale del-la concimazione, a causa delleperdite di azoto gassoso.

(Foto Dell’Aquila)

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SCHEDA 3SCHEDA 3

QUALITÀ AGRONOMICHE DEL SUOLOI suoli “Tegagna” sono condizionati dall’elevato con-tenuto in limo che ne influenza il comportamento fi-sico-idrologico.Questi suoli hanno una buona capacità di trattenutadi elementi chimici e non presentano specifici pro-blemi nutrizionali.• La profondità utile per le radici delle piante è ele-vata.• Il rischio di incro-stamento superfi-ciale è di solito forte omoderato, assentesolo in condizioni dibuona dotazione disostanza organica econ tessitura mode-ratamente fine (argil-la superiore al 30 percento).• La resistenzameccanica alle la-vorazioni è scarsa omoderata e il tempo di attesa per la loro esecuzio-ne è breve o medio.• La percorribilità è buona o discreta.• La permeabilità è media.• La capacità in acqua disponibile è alta.• La disponibilità di ossigeno è buona.• La capacità di accettazione delle piogge è mol-to alta.• La capacità di scambio cationico è alta ed ilcomplesso di scambio è saturato in gran parte da ca-tioni bivalenti.• La capacità depurativa è molto alta.

• Il calcare attivo è basso in superficie e moderatooltre i 90-100 centimetri di profondità.• La salinità è assente.• La sodicità è assente.

ALCUNI CONSIGLI PER LA CONDUZIONEAGRONOMICA E LA SALVAGUARDIAAMBIENTALESistemazione e coltivazione. Per facilitare lo

sgrondo delle acquein eccesso è opportu-no curare l’efficienzadella rete scolante.Sono consigliate pe-riodiche scarificature,da effettuarsi ad unaprofondità superiorea quella adottata perle arature, per incide-re un’eventuale suolae facilitare così l’infil-trazione in profonditàdell’acqua.

La lavorazione del suolo troppo bagnato provoca laformazione di piccole zolle compatte che richiedonoalcune stagioni per la loro disgregazione.Se nella frazione fine del terreno predomina netta-mente la componente di limo, sono sconsigliate le la-vorazioni con organi rotanti, in condizioni di suoloasciutto, per evitare la formazione di polveri.Sono necessari dai 3 ai 5 giorni di attesa (in funzionedel contenuto in argilla nella parte superiore del suolo)per effettuare le lavorazioni, dopo le piogge che hannoportato il suolo a superare la capacità di campo.Scelta delle colture. Non sussistono limitazioni si-

I suoli “Tegagna”

(Foto Diateca “Agricoltura”)

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SCHEDA 3SCHEDA 3

gnificative per le colture erbacee ed arboree.Sono consigliate specie agrarie a “maggior forza”germinativa, in particolare per le colture di secondoraccolto, per evitare fallanze in caso di incrostamentosuperficiale.Non esistono particolari problemi di tecnica irrigua.Nei casi in cui la netta predominanza della compo-nente limosa nella frazione fine si associa a bassi te-nori in sostanza organica, si assiste ad un aumentodella possibilità di formazione di croste superficiali.In questi casi si consiglia di scegliere sistemi di adac-quamento e portate che evitino un effetto battente sul-la superficie del suolo.Particolari cautele sono richieste, specialmente nelperiodo estivo ed in caso di irrigazioni di soccorso do-po le semine di colture di secondo raccolto, per evita-

re che le piantine abbiano difficoltà di emergenza.Fertilizzazione. La scelta dei concimi si deve orien-tare su quelli alcalini e/o ricchi di calcio, per evitarepossibili rischi di acidificazione del suolo. Sono consi-gliati apporti di sostanza organica che, migliorando lastruttura, riducono il rischio di formazione di crostesuperficiali.La buona disponibilità in ossigeno influenza positiva-mente la mineralizzazione della sostanza organica.A causa dei limitati valori di infiltrabilità dell’acquanel suolo, in condizioni di incrostamento superficiale,ed al fine di ridurre i rischi di ruscellamento dei liqua-mi zootecnici in acque superficiali, sono consigliatetecniche indirizzate al frazionamento degli apporti, al-la rottura delle croste ed, eventualmente, all’interra-mento di tali materiali.

(Foto Riccioni)

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SCHEDA 3SCHEDA 3AREA OMOGENEA A

ESEMPIO DI PIANO DI CONCIMAZIONE DELA PATATADati necessari per la stesura del piano di concimazione1 - Caratteristiche chimico fisiche del terreno

Parametro Sabbia Limo Argilla pH CaCO3 Sost. org. Azoto tot. P2O5 K2O(%) (%) (%) (%) (%) (g/kg) (ppm) (ppm)

Valore 16 51 33 8,1 4 1,7 1,2 56 170Giudizio Franco-limoso-argilloso (medio impasto) Sub alcalino Medio Normale Normale Elevato Normale

Bilancio semplificato dell’azoto

2 - Dati agronomici e meteorologiciResa ipotizzata per la patata 45 tonnellate/ettaro Asportazioni unitarie della patata Azoto=4; P2O5=1,5; K2O=6 (chilogrammi/tonnellata)Condizioni del terreno all’impianto Ben preparato (aerato)Coltura precedente (precessione) Grano tenero con paglia interrataPiovosità autunno-invernale (dal 1° ottobre al 31 marzo) 245 millimetri

PARAMETRO KG/HA NOTENa (assorbimento di azoto della patata) 180 Ottenuti moltiplicando la resa prevista (45 tonnellate)

per l’assorbimento unitario (4 chilogrammi)Perdite per lisciviazioni in autunno-inverno 16 Il 50% Np (azoto pronto) perso per la pioggia autunno-invernaleNr (azoto immobilizzato a causa della precessione) 30 Effetto negativo della precessione colturaleTotale uscite 226Np (azoto pronto) 32 Quantità calcolata per un terreno di medio impasto con un contenuto

in azoto totale pari a 1,2 (g/kg); valore ricavato dalla specifica tabella 8(parte generale) dei disciplinari di produzione

Nm (mineralizzazione della sostanza organica) (1) 33 Quantità calcolata per un terreno di medio impasto che ha un contenutodi S.O. dell’1,7% e un rapporto C/N basso; valore ricavato dalla tabella 9 (parte generale), dei disciplinari di produzione

Totale entrate 65Azoto da apportare coi fertilizzanti 226 + 65 = 161 Differenza tra uscite ed entrate

Concimazione fosfaticaPARAMETRO KG/HA NOTEAsportazione fosfatica della patata 67,5 Ottenuta moltiplicando la resa prevista (45 tonnellate) per

l’assorbimento unitario (1,5 chilogrammi)Da apportare coi fertilizzanti 50 Non è comunque possibile superare i 50 chilogrammi/ettaro di P2O5,

come indicato dai disciplinari di produzione integrata, perché la dotazione del terreno è elevata

Concimazione potassicaPARAMETRO KG/HA NOTEAsportazione della patata 270 Ottenuta moltiplicando la resa prevista (45 tonnellate) per

l’ assorbimento unitario (6 chilogrammi)Perdite per lisciviazione 10Da apportare coi fertilizzanti 280 Concimazione di “mantenimento” che reintegra le uscite

dell’elemento del terrenoNOTE1) Le quantità di elemento disponibile, derivante dai processi di mineralizzazione a cui è soggetta la materia organica in un anno, sono state moltiplicate per 0,75 (coefficientetempo della patata).

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SCHEDA 4

FERTILIZZAZIONE IN UN’AZIENDADELL’ALTA PIANURA PIACENTINA

AD AGRICOLTURA BIOLOGICA

SCHEDA 4

FERTILIZZAZIONE IN UN’AZIENDADELL’ALTA PIANURA PIACENTINA

AD AGRICOLTURA BIOLOGICA

SCHEDA 4SCHEDA 4

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50

L’azienda considerata è localizzata nel territorio co-munale di San Giorgio Piacentino (PC) ad un’altitudinevariabile tra i 170 e i 200 metri sul livello del mare.

La superficie totale è di 21,22 ettari; la superficieagricola utilizzata è di 19,5 ettari.

L’orientamento produttivo presente è quello viti-colo, che occupa 16,85 ettari di Sau. La restante parteè coltivata a seminativo in rotazione (erba medica,grano tenero, orzo e grano duro).

DescrizioneDescrizionedei suoli aziendali dei suoli aziendali Si sono individuati, con riferimento all’archivio

regionale delle serie di suolo, e con le modalità già il-lustrate, 3 tipi di suoli principali:* suoli A, simile al suolo “Cittadella franco-limosa,5-10% pendente”, ma con un contenuto di argillamaggiore con moderati problemi di drenaggio;* suoli B, suoli “Ghiardo franco-limoso”, general-mente a tessitura franco-limosa, non calcarei, conmoderati problemi di drenaggio;

* suoli C, suoli “Ghiardo a minore evoluzione e mi-nore disponibilità di ossigeno”, generalmente a tessi-tura franco-argilloso-limosa (argilla circa 35-40%),non calcarei, con moderati problemi di drenaggio.In figura 1 è illustrata la diffusione di questi tipi di suo-li nell’intera Emilia-Romagna.

Unità omogenee di gestione Unità omogenee di gestione Nell’azienda sono state individuate 4 unità omo-

genee di gestione, come riportato nella figura 2, chesono descritte sinteticamente nella tabella 1.

Fig. 1 - Rappresentazione geografica dei suoli“Cittadella” e “Ghiardo” nel territorio regionale.(Fonte: Carta regionale dei suoli dell’Emilia-Romagna, scala 1:250.000)

Suolo CittadellaSuolo GhiardoLimiti Unità Cartografiche

N

E

S

W

Fig. 2Unità omogenee di gestione nell’azienda di San Giorgio Piacentino (PC).

I - Suolo B+A - Nuovo impianto di vignetoII - Suolo B - VignetoIII - Suolo B - Colture erbacee avvicendateIV - Suolo C - Vigneto

(Foto Riccioni)

SCHEDA 4SCHEDA 4

Guida al la fert i l izzazione dei suol i agricol i

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Conduzione agronomicaConduzione agronomicaaziendale aziendale

Sistemazione e conservazione del suolo.Il corretto controllo delle acque in eccesso è necessa-rio per garantire livelli di produttività soddisfacenti,per migliorare l’accessibilità e la praticabilità deicampi ed anche per contenere i, seppur modesti, fe-nomeni di erosione.

Il problema principale è costituito dalle frequentiriduzioni all’infiltrazione superficiale, causate dallapresenza di crosta e da condizioni strutturali non otti-mali. Si hanno quindi ristagni superficiali e la tempo-ranea presenza di sottili livelli di acqua sospesi, a par-tire dagli strati immediatamente sottostanti a quellolavorato, in particolare nel periodo inverno-inizio pri-mavera.

La creazione di una rete scolante con fossi e sco-line poco profonde può contribuire a risolvere il pro-blema.

Anche l’uso di aratro-talpa o di discissori può ri-sultare efficace nel migliorare le condizioni generalidi drenaggio. Nel caso persistano livelli di saturazio-ne idrica nel suolo, può essere opportuno adottare si-stemi di drenaggio tubolare profondo. Lavorazione del terreno. La lavorazione principaledel suolo deve avvenire in condizioni di “tempera”,poiché se il terreno è troppo bagnato, si formano zol-le compatte, che richiedono alcune stagioni per la lo-ro disgregazione, diminuendo in questo modo l’ospi-talità ottimale per le radici.

La vangatura si adatta bene a questi terreni, inquanto allarga le possibilità temporali di lavorazione.

Per le lavorazioni secondarie sono da preferire

Tab. 1 - Unità omogenee di gestione dell’azienda di San Giorgio Piacentino.

I Suolo prevalentemente B Impianto di vigneto in corso di realizzazione All’impiantocon presenza, in zone Scasso a 100-120 centimetri di profonditàlocalizzate, del suolo A Esecuzione di fossi profondi circa 20 centimetri

Negli anni successiviScarificatura autunnale ogni 3 anni, nell’interfila,a filari alterniAl bisogno letamazione e vangatura a filari alterniInerbimento spontaneo dell’interfila

II Suolo B Vigneto Come unità IIII Suolo B Seminativo in rotazione (erba medica per 3 anni - Aratura a 40-50 centimetri di profondità

frumento tenero - orzo o frumento duro) o vangaturaFertilizzazione con borlande e/o letame

IV Suolo C Vigneto Come Unità I

UNITÀOMOGENEADI GESTIONE

TIPODI SUOLO

ROTAZIONEED AVVICENDAMENTO COLTURALE PRATICHE AGRONOMICHE ADOTTATE

SCHEDA 4SCHEDA 4

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attrezzi con organi lavoranti che frantumano il terrenoed evitano uno sminuzzamento troppo spinto (erpici,sarchiatrici, scarificatori). Questo specialmente in pe-riodi vicini alle semine, allo scopo di evitare la forma-zione di polveri e la distruzione della struttura, carat-teristica del terreno difficile da recuperare.

Nell’unità omogenea IV, è opportuno program-mare con cura gli interventi di lavorazione, poiché iltempo di attesa prima dell’entrata in campo dopopiogge che saturano il terreno, è di almeno 6 giorni.

Le dosi di sementi possono essere leggermenteaumentate per diminuire i danni della difficile emer-genza causati dalla crosta.

Una eventuale rullatura è preferibile prima dellasemina, soprattutto in presenza di terreno troppo sof-fice; se eseguita dopo la semina, si formerebbe infat-ti facilmente la crosta.

Negli impianti arborei può essere valido l’inerbi-mento dell’interfilare, a condizione che si possa irri-gare, per migliorare la percorribilità e aumentare ilcontenuto di sostanze organiche nel suolo. Si consi-glia di non eseguire trinciature, bensì falciature e rul-lature dell’erba.Scelta delle colture agrarie e forestali.I suoli aziendali non presentano complessivamenteimportanti limitazioni alla crescita ed alla produzionedelle principali colture erbacee praticabili in pianura.Tuttavia, la presenza di temporanee condizioni di sa-turazione idrica, consiglia una notevole cautela nellascelta delle colture arboree e del portainnesto.

Per lo stesso motivo, le colture erbacee possonopresentare difficoltà di accrescimento degli organisotterranei, mentre le colture primaverili, in presenzadi crosta superficiale, possono incontrare problemi diemergenza.

Il “Catalogo dei suoli della pianura emiliano-ro-magnola” della Regione Emilia-Romagna valuta perla coltura della vite limitazioni moderate/severe peri suoli di tipo “Ghiardo” franco-limosa (tab. 2).

Tab. 2 - Limitazioni alla coltura della viteper i suoli “Ghiardo franco-limoso”.

420A Reazione (pH) Moderate110 RichterKober 5BB Disponibilità ModerateSO4 di ossigenoTeleki 5C Reazione (pH) Moderate225 Ruggeri Salinità Da moderate a severe140 Ruggeri Tessitura Da assenti a molto

moderateReazione (pH) Da assenti o molto

lievi a moderate1103 Paulsen Tessitura Da assenti o molto

lievi a moderateReazione (pH) Da assenti o molto

lievi a moderate3309 Courdec Reazione (pH) Moderate

Salinità Da moderate a severe

PORTAINNESTI CARATTERISTICHEDEL SUOLO LIMITAZIONI

Le temporanee condizioni di saturazione idricadeterminano limitazioni anche per la crescita dellespecie forestali quali noce, ciliegio e frassino maggio-re. Il suolo può rimanere bagnato, durante la stagio-ne vegetativa delle piante, per un periodo abbastan-za lungo, tale da limitarne moderatamente la crescita.

Per tali motivi i suoli “Ghiardo” richiedono pru-denza nella realizzazione di impianti di arboricolturada legno a finalità produttiva, mentre non sussistonolimitazioni rilevanti per l’impianto di boschi perma-nenti.

Il “Catalogo dei suoli della pianura emiliano-ro-magnola” della Regione Emilia-Romagna valuta perla crescita di noce e ciliegio da legno limitazioni mo-derate/severe per i suoli ascrivibili alla tipologia“Ghiardo” franco-limosa (tab. 3).

SCHEDA 4SCHEDA 4

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Gestione della fertilitàGestione della fertilitànell’unità omogenea IInell’unità omogenea IINelle schede relative alle aziende che seguono le

indicazioni dell’agricoltura biologica, prendiamo inesame, con maggiore dettaglio, non una specificacoltura ma una delle unità omogenee di gestione pre-senti in azienda.

In questo caso, in tabella 4, sono riportati i valoridi analisi relativi all’unità omogenea di gestione II chesi trova su di un suolo di tipo B e che comprende lamaggior parte del territorio aziendale.

Di seguito sono poi riportate le indicazioni neces-sarie per una corretta fertilizzazione.

La dotazione di sostanza organica (1,4%) ri-scontrata in azienda è bassa. Le tecniche colturaliadottate (inerbimento, trinciatura dei sarmenti incampo e l’apporto ogni tre anni di 200 quintali/et-tari di letame maturo compostato in azienda), do-vrebbero consentire il mantenimento del livello disostanza organica presente, evitare la formazionedella crosta, elevare la stabilità della struttura econtribuire ad incrementare la capacità di riten-zione idrica. Per avere un auspicabile incrementodel livello di sostanza organica andrebbero peròaumentati gli apporti.

Nei terreni dell’unità omogenea (suoli tipo B“Ghiardo” franco-limoso) sono consigliati appor-ti di concimi a veloce mineralizzazione: per cui so-no ottimali le borlande utilizzate in primavera e inautunno, in ragione di 50 quintali/ettaro.

Per ridurre le perdite di azoto sotto forma am-moniacale, è opportuno interrare tutti i concimi egli ammendanti organici distribuiti.

La dotazione di fosforo riscontrata con l’anali-si è bassa: data la reazione subacida del terreno, iconcimi minerali fosfatici utilizzabili sono il fosfa-to naturale tenero e le fosforiti, preferibili alle sco-rie Thomas.

Per contenere il possibile apporto di metallipesanti si consiglia di miscelare i concimi minera-li con letame in corso di maturazione, od altri ma-teriali organici in fase di compostaggio.

Anche la dotazione di potassio è bassa; an-drebbero effettuate concimazioni con solfato po-tassico-magnesiaco (Patentkali) in ragione di 3-4

Tab. 3 - Limitazioni alle colture di ciliegio e noce da legno nei suoli “Ghiardo”.

Ciliegio Disponibilità Moderatedi ossigeno

Noce Disponibilità Moderate(Juglans regia) di ossigeno

SPECIE FORESTALI CARATTERISTICHEDEL SUOLO LIMITAZIONI

Tab. 4 - Analisi chimico-fisiche dell’unitàomogenea di gestione II

nell’azienda di San Giorgio Piacentino

Sabbia totale (50-2.000 micron) 8 9Limo totale (2-50 micron) 70 66Argilla (inferiore a 2 micron) 22 25pH 6,1 6,3CaCo3 totale (%) 0 4CaCo3 attivo (%) 0 3Sostanza organica (%) 1,4 0,9K2O assimilabile (mg/kg) 96 58P2O5 assimilabile (mg/kg) 15 10Azoto totale (per 1.000) 1,0 0,8

ANALISIPROFONDITÀ

0-30 cm 30-60 cm

SCHEDA 4SCHEDA 4

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quintali/all’ettaro all’anno.A causa dei limitati valori di infiltrabilità (du-

rante alcuni periodi dell’anno) e delle seppur de-boli pendenze, per ridurre i rischi di ruscellamen-

to dei liquami zootecnici in acque superficiali so-no consigliati il frazionamento degli apporti, larottura delle croste e, se possibile, l’interramentodei materiali. �

(Foto Bertuzzi)

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SCHEDA 5

FERTILIZZAZIONE IN UN’AZIENDADELLA PIANURA REGGIANA

AD AGRICOLTURA BIOLOGICA

SCHEDA 5

FERTILIZZAZIONE IN UN’AZIENDADELLA PIANURA REGGIANA

AD AGRICOLTURA BIOLOGICA

SCHEDA 5SCHEDA 5

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L’azienda considerata in questo caso si trova aPraticello di Gattatico (RE), ad una altitudine variabiletra 34 e 40 metri sul livello del mare. La superficie to-tale è di 21 ettari; la superficie agricola coltivata è di18,64 ettari. L’orientamento produttivo è cerealicolo-foraggero-viticolo.

DescrizioneDescrizionedei suoli aziendali dei suoli aziendali Si sono individuati 2 tipi di suoli principali, am-

bedue riferiti al tipo di suolo “Cataldi tessitura franco-argillosa-limosa” (argilla circa 35%), moderatamentecalcarei o calcarei in superficie e calcarei o molto cal-carei in profondità.Nel suolo A vi sono moderati problemi di drenaggioe pendenza generalmente tra 0,1 e 0,2 per cento; nelsuolo B i problemi di drenaggio sono lievi e la pen-denza è tra il 5 e il 10 per cento.Nella figura 1 è riportata la diffusione del suolo Catal-di nel territorio regionale.

Aree omogenee di gestione Aree omogenee di gestione Nell’azienda sono state individuate 3 unità omo-

genee di gestione, come riportato nella figura 2 e de-scritte sinteticamente nella tabella 1.

Fig. 2 Unità omogenee di gestionenell’azienda di Gattatico (RE).

I - Suolo A - Colture erbacee avvicendateII - Suolo A - Colture arboree e viteIII - Suolo B - Colture erbacee avvicendateUrbano

Fig. 1 - Rappresentazione geografica dei suoli“Cataldi” nel territorio regionale.(Fonte: Carta regionale dei suoli dell’Emilia-Romagna, scala 1:250.000)

Suolo “Cataldi”Limiti Unità Cartografiche

(Foto Malossini)

"EW

S

N

SCHEDA 5SCHEDA 5

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Conduzione agronomicaConduzione agronomicaaziendaleaziendale

Sistemazione e conservazione del suolo. Il con-trollo delle acque in eccesso è talvolta necessario pergarantire livelli di produttività soddisfacenti e/o permigliorare l’accessibilità e la praticabilità dei campi.

Si possono infatti verificare fenomeni di ristagnosuperficiale, in seguito alla formazione di una “suola”di lavorazione e/o alla preparazione non ottimale delsuolo, ma anche ristagno profondo (in genere supe-riori a 80 centimetri), in particolare nel periodo inver-no-inizio primavera, dovuti alla presenza di acqua diprovenienza meteorica. Le sistemazioni da adottareprevedono l’esecuzione di baulature dei campi e l’a-pertura di fossi di scolo profondi. Lavorazione del terreno. La lavorazione principaledel suolo con rivoltamento deve avvenire in condizio-ni di “tempera”, in quanto se il terreno è troppo ba-gnato si formano zolle compatte, dure e coesive allostato secco, che richiedono successivi interventi.

Si consiglia di ridurre la frequenza delle arature. Nel caso in cui sia necessario incidere l’eventua-

le “suola” di aratura e facilitare l’infiltrazione in pro-fondità dell’acqua, si può procedere alla lavorazionea 2 strati (aratura a 30 centimetri + ripuntatura a 50centimetri). Periodiche scarificature o rippature da ef-fettuarsi a profondità superiori a quella adottata per learature possono costituire, per questi suoli, praticheagricole efficaci.

Per le lavorazioni secondarie sono da preferireattrezzi con organi lavoranti che frantumano il terrenoed evitano un amminutamento troppo spinto (erpici,sarchiatrici, scarificatori) eseguite in periodi vicini allesemine, allo scopo di evitare la formazione di polverie la distruzione della struttura del terreno.

Per migliorare la percorribilità e aumentare ilcontenuto di sostanze organiche nel suolo, negli im-pianti arborei è bene adottare l’inerbimento perma-nente dell’interfilare, a condizione che si possa irriga-re, oppure mantenerlo soltanto nel periodo autunno-vernino.

Tab. 1 - Unità omogenee di gestione dell’azienda di Gattatico.

I Suolo A prevalente Seminativo in rotazione: Aratura a 35 centimetri e successive lavorazionierba medica per 2-3 anni, solamente con attrezzi dentatifrumento, sovescio intercalare, pomodoro, Letamazione prima del pomodoro (400 quintali/ettaro)frumento, sovescio intercalare, pomodoro, frumento e concimazione con pollina (12 quintali/ettaro)

in copertura su pomodoroII Suolo A Vite o frutticole Inerbimento spontaneo e seminato su tutta

la superficieLetamazione su vite (400 quintali/ettaro) ogni 4 anni

III Suolo B Come unità I Come unità I

UNITÀOMOGENEADI GESTIONE

TIPODI SUOLO

ROTAZIONEED AVVICENDAMENTO COLTURALE PRATICHE AGRONOMICHE ADOTTATE

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Scelta delle colture agrarie e forestali.Non ci sono particolari limitazioni per la crescita e lacoltivazione delle colture erbacee. L’assenza di parti-colari problemi di gestione permette di orientarsi ver-so varietà con cicli medi o lunghi.

Neanche le colture di secondo raccolto hannoparticolari limitazioni, avendo cura di scegliere speciee varietà molto precoci, per liberare il terreno in tem-po per effettuare le lavorazioni.

Anche per le colture arboree non esistono limita-zioni alla crescita.

In condizioni di assenza di irrigazione (e quindicon apparati radicali più profondi) ed in situazioni incui gli orizzonti a concentrazione elevata di calcare so-no più in superficie, è opportuno scegliere portinnestiaventi maggiore resistenza al calcare attivo.

Se viene praticata l’irrigazione è opportunoorientarsi verso portinnesti che inducono un minoresviluppo vegetativo della coltura.

I suoli “Cataldi” non presentano limitazioni rile-vanti per la crescita delle principali specie forestaliutilizzabili nella pianura emiliano-romagnola. Si pos-sono infatti considerare ottimali per l’arboricoltura dalegno, purché vengano utilizzate specie di provenien-za locale più adatte a tale clima .

Gestione della fertilitàGestione della fertilitànell’area omogenea IInell’area omogenea II

Le analisi (vedi tab. 2) evidenziano che la dotazione disostanza organica è buona (2,5%) nei primi 30 centi-metri ed ancora sufficiente (1,5%) nei successivi 30centimetri.

Calcolando il bilancio umico in maniera semplifi-cata, si può dedurre che le pratiche adottate, quali l’i-

nerbimento permanente, la trinciatura dei sarmentiin campo, l’apporto annuo medio di 100 quintali di le-tame permettono la conservazione o un lieve aumen-to del quantitativo di humus nel suolo.

La sostanza organica libera ogni anno una rile-vante quantità di azoto (più di 60 chilogrammi/ettaro),come si vede anche dall’analisi. Perciò sono sconsi-gliati ulteriori apporti azotati.

È da consigliare l’utilizzo di letame molto maturoo compostato per migliorare la struttura, evitare laformazione della crosta, aumentare la porosità e lacapacità di ritenzione idrica del terreno.

Per ridurre le perdite di azoto sotto forma ammo-niacale è opportuno interrare tutti i concimi e gli am-mendanti organici distribuiti.

Le elevate dotazioni di fosforo e potassio sconsi-gliano qualunque apporto. �

SCHEDA 5SCHEDA 5

Tab. 2 - Analisi chimico-fisiche dell’unitàomogenea di gestione

dell’azienda di Gattatico.

Sabbia totale (50-2.000 micron) 8 7Limo totale (2-50 micron) 60 58Argilla (inferiore a 2 micron) 32 35pH 7,9 8,1CaCo3 totale (%) 21 16CaCo3 attivo (%) 11 10Sostanza organica (%) 2,5 1,5K2O assimilabile (mg/kg) 408 288P2O5 assimilabile (mg/kg) 59 22Azoto totale (per 1.000) 1,7 1,3

ANALISIPROFONDITÀ

0-30 cm 30-60 cm

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SCHEDA 6

FERTILIZZAZIONE IN UN’AZIENDADELLA COLLINA MODENESE

AD AGRICOLTURA BIOLOGICA

SCHEDA 6

FERTILIZZAZIONE IN UN’AZIENDADELLA COLLINA MODENESE

AD AGRICOLTURA BIOLOGICA

SCHEDA 6SCHEDA 6

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L’azienda considerata in questo esempio è ubica-ta nel comune di Serramazzoni (MO), ad un’altitudinevariabile tra 550 e 650 metri sul livello del mare.

La superficie totale è di 100 ettari; la superficieagricola utilizzata è di 98,17 ettari.

L’orientamento produttivo è cerealicolo-foragge-ro-zootecnico.

DescrizioneDescrizionedei suoli aziendali dei suoli aziendali Si sono individuati, con riferimento all’archivio

regionale delle serie di suolo, 3 tipi di suoli principali: * suoli A, simile a suolo “Migliori”, generalmente atessitura argillosa (argilla circa 50%), molto calcarei,con moderati problemi di drenaggio;* suoli B, suoli agricoli moderatamente profondi,

non riconducibili a nessun tipo di suolo indicato nel-l’archivio regionale, generalmente a tessitura argillo-sa (argilla circa 50%), molto calcarei, con moderatiproblemi di drenaggio; * suoli C, simile a suolo “Caminelli”, generalmen-te a tessitura franco-argilloso-limosa (argilla circa30%), moderatamente calcarei in superficie e moltocalcarei in profondità, con moderati problemi di dre-naggio.

In figura 1 è illustrata la distribuzione dei suoli“Migliori” e “Caminelli”, nel territorio regionale.

Unità omogenee di gestioneUnità omogenee di gestioneNell’azienda Serramazzoni sono state individua-

te 3 unità omogenee di gestione come riportato nellafigura 2 e descritte sinteticamente nella tabella 1.

(Fonte: Carta regionale dei suoli dell’Emilia-Romagna, scala 1:250.000)

Suoli “Migliori” e “Caminelli”Limiti Unità Cartografiche

E

S

W

Fig. 2 - Unità omogenee di gestione nell’aziendadi Serramazzoni (MO).

I - Suolo A - Colture erbacee avvicendate

II - Suolo B - Colture erbacee avvicendate

III - Suolo C - Colture erbacee avvicendate

Fig. 1 - Rappresentazione geografica del tipodi suoli rilevati nell’azienda di Serramazzoni (MO)nel territorio regionale. N

SCHEDA 6SCHEDA 6

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Conduzione agronomicaConduzione agronomicaaziendaleaziendaleI suoli dell’azienda di Serramazzoni sono interes-

sati dalla contemporanea presenza di processi erosi-vi per azione dell’acqua e della gravità (anche se i mo-vimenti di massa sono poco estesi). Pertanto posso-no sostenere soltanto indirizzi colturali estensivi, conobiettivi di conservazione del territorio quali la colti-vazione a prato, a pascolo permanente o rotazionecon ampia presenza di leguminose.

Tale condizione vale purché si provveda alla co-stante regimazione delle acque superficiali e profondee alla sistemazione dei versanti.Sistemazione e conservazione del suolo.Le operedi sistemazione e di regimazione delle acque devonoessere effettuate tenendo conto del rischio maggiore: * quando prevalgono i fenomeni franosi le acqueprofonde andrebbero allontanate rapidamente conopere di drenaggio e andrebbe ridotta l’infiltrazionenel suolo delle acque superficiali; * quando prevalgono i fenomeni erosivi dovuti all’ac-qua, dovrebbe essere interrotto o rallentato lo scorri-

mento delle acque superficiali e favorita l’infiltrazione.In ogni caso è opportuno:

– introdurre il prato permanente negli appezzamenticon pendenza superiore al 30 per cento, limitandoagli appezzamenti meno “ripidi” la presenza dellecolture annuali;– ridurre la lunghezza degli appezzamenti mediantel’apertura di fossi acquai obliqui o trasversali e di fos-si e scoline permanenti.Lavorazione del terreno. Le lavorazioni a rittochinoe poco profonde sono da preferire, in relazione allapendenza di questi suoli, ai rischi di erosione (idrica eper movimenti di massa) e ai problemi di drenaggio.

È comunque necessario contenerne la profondi-tà entro i 25 centimetri e non procedere a lavorazioneoltre il 30 per cento di pendenza di un appezzamento.

La lavorazione principale del suolo, con rivolta-mento dello strato superficiale, deve avvenire in con-dizioni di “tempera”, in quanto se il terreno è troppobagnato si formano zolle molto compatte e di grandidimensioni, che richiedono successivi interventi, an-che con macchine di elevata potenza. Una buonastruttura del terreno può essere recuperata solo dopo

Tab. 1 - Unità omogenee di gestione dell’azienda di Serramazzoni.

I Suolo A prevalente Seminativo in avvicendamento Aratura a rittochino a 25-30 centimetri oppure(medica consociata o in purezza per 5-7 anni, vangaturaorzo o frumento tenero o erbai di mais oppure avena) Scoline nei punti più bassi

ConcimazioniLetamazioni (300 quintali/ettaro) su colture annualiStallatico compostato (6 quintali/ettaro) su orzoScorie Thomas (9 quintali/ettaro) su foraggere nuove

UNITÀOMOGENEADI GESTIONE

TIPODI SUOLO

ROTAZIONEED AVVICENDAMENTO COLTURALE PRATICHE AGRONOMICHE ADOTTATE

Anche per le unità omogenee II e III, pure essendo diverso il tipo di suolo, si sono adottate le stesse indicazioni di pratiche agronomiche, essendo uguale l’avvicendamento colturale.

SCHEDA 6SCHEDA 6

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alcune annate agrarie, se si riprende a operare in con-dizioni di umidità del suolo corrette.

Anche la pratica della vangatura ben si adatta aquesti terreni e, tra l’altro, allarga le possibilità tem-porali di lavorazione.

È opportuno cercare di programmare con curagli interventi di lavorazione, essendo di almeno 6giorni il tempo di attesa prima dell’entrata in campodopo piogge che saturano il terreno.Scelta delle colture agrarie e forestali. La pen-denza, la disponibilità di ossigeno, la tessitura ed ilcalcare attivo costituiscono le principali limitazioni al-la produzione in collina di alcune colture arboree (al-bicocco, susino, melo, pero).

Il “Catalogo dei suoli di collina e montagna” del-la Regione Emilia-Romagna valuta tali limitazioni co-me moderate/severe per i suoli ascrivibili alle tipo-logie “Migliori” e “Caminelli” (tab. 2).

La crescita delle principali specie forestali utiliz-zabili nei boschi permanenti, incontra moderate limi-tazioni per la scarsa disponibilità di ossigeno.

Al contrario, sono severe le limitazioni per cilie-gio, noce, frassino maggiore, acero montano.

Il pH non è idoneo per la Douglasia.Nell’eventualità di procedere all’impianto fore-

stale va considerato che il carico potrebbe contribui-re ad aggravare i fenomeni di instabilità dei versanti,coinvolgendo il suolo in movimenti di massa.

Il “Catalogo dei suoli di collina e montagna” del-la Regione Emilia-Romagna valuta tali limitazioni co-me moderate/severe per i suoli ascrivibili alle tipo-logie “Migliori” e “Caminelli” (tab. 3).

Gestione della fertilitàGestione della fertilitànell’unità omogenea IInell’unità omogenea IILe analisi effettuate (vedi tab. 4) evidenziano un

buon livello di sostanza organica. Per mantenere negli anni questo livello, ossia co-

prire le perdite per mineralizzazione che sono di circa1.200 chilogrammi di sostanza organica all’anno neiprimi 25-30 centimetri di suolo, bisognerà apportare

Tab. 3 - Limitazioni per la coltivazionedi ciliegio e noce da legno

nei suoli “Migliori” e “Caminelli”.

Ciliegio Disponibilità di ossigeno Molto severeNoce Calcare attivo Da assenti (Juglans a moderate/severeregia) Disponibilità di ossigeno, Molto severe

tessitura e pHPendenza Da assenti a moderate

COLTUREARBOREE

CARATTERISTICHEDEL SUOLO LIMITAZIONI

Tab. 2 - Limitazioni per la coltivazione di alcunecolture arboree nei suoli “Migliori” e “Caminelli”.

Albicocco Pendenza, disponibilità Moderate/severedi ossigeno e tessituraReazione e calcare attivo Da assenti

a moderate/severeCiliegio Disponibilità di ossigeno Molto severe

Pendenza e tessitura Moderate/severeReazione e calcare attivo Da assenti

a moderate/severeMelo Pendenza, tessitura Moderate/severe

e disponibilità di ossigenoReazione Da assenti

a moderate/severePero Pendenza, tessitura Moderate/severe

e disponibilità di ossigenoReazione e calcare attivo Da assenti

a moderate/severe

COLTUREARBOREE

CARATTERISTICHEDEL SUOLO LIMITAZIONI

SCHEDA 6SCHEDA 6

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una quantità media di 160 quintali di letame annuo.Ciò comporta la disponibilità di circa il 65 per centodell’azoto totale contenuto, pari a 41 chilogrammi/et-taro di azoto.

Considerando l’ordinamento colturale, è comun-que da prevedere, all’impianto del medicaio e primadel cereale, l’utilizzo di letame molto maturo o com-postato, che, oltre all’apporto di elementi nutritivi, haanche l’effetto di migliorare la struttura, aumentare laporosità e la capacità diritenzione idrica del ter-reno, diminuendo, nelcontempo, i rischi diperdita di suolo.

Sul mais e negli er-bai di graminacee si po-trà distribuire anche le-tame meno maturo.

Considerato chel’azoto reso disponibiledalla mineralizzazionedella sostanza organicanel suolo, è di 60 chilo-grammi/ettaro/anno,sui cereali potrà esserenecessario apportare,in copertura, 30 chilo-grammi/ettaro di azotoa rapida mineralizzazio-ne (polline, borlande,sangue).

Anche sui vecchimedicai, in cui è buonala presenza di gramina-cee, e nei prati polifiti sipossono prevedere ap-porti primaverili di con-cimi organici azotati e li-

quami, avendo l’accortezza di distribuirli nel periododi maggior efficienza di assorbimento, cioè alla ripre-sa vegetativa.

Nel caso di spandimento di liquami zootecnici, alfine di ridurre il rischio di perdita per ruscellamento econseguenti danni all’ambiente, si può procedere alloro interramento, alla rottura dell’eventuale crostasuperficiale e al frazionamento degli apporti.

Non è ammesso distribuire effluenti zootecnici li-quidi in appezzamenticon pendenza mediasuperiore al 15 per cen-to, qualora siano prividi adeguate sistema-zioni, per regimare ilruscellamento.

Per evitare perditedi azoto per volatilizza-zione a causa del pHelevato e quando si uti-lizzassero concimi con-tenenti azoto in formaammoniacale, risultaopportuno interraretutti i concimi e gli am-mendanti organici dis-tribuiti.

La dotazione di fo-sforo riscontrata conl’analisi è bassa. Sisconsiglia, data la rea-zione alcalina dei suoliindividuati, l’impiegodi concimi minerali fo-sfatici quali le scorieThomas e le fosforiti.In terreni calcarei co-me questo, la capacità

(Foto Marchi)

SCHEDA 6SCHEDA 6

Guida al la fert i l izzazione dei suol i agricol i

I S U P P L E M E N T I D I

64

Tab. 4 - Analisi chimico-fisichedell’unità omogenea di gestione II.

Sabbia totale (50-2.000 micron) 10Limo totale (2-50 micron) 38Argilla (inferiore a 2 micron) 52pH 8,0CaCo3 totale (%) 11CaCo3 attivo (%) 4Sostanza organica (%) 2,3K2O assimilabile (mg/kg) 386P2O5 assimilabile (mg/kg) 12Azoto totale (per 1.000) 1,7

ANALISIPROFONDITÀ

0-30 cm

(Foto Gardi)

che hanno tali concimi di rendere disponibile il fo-sforo assimilabile per le piante, è legata alla sostan-za organica ed all’ambiente temporaneamente aci-do che si ottiene durante la degradazione della stes-sa. Si può quindi prevederne l’impiego miscelando iconcimi fosfatici con la sostanza organica che vieneutilizzata.

Appare però più indicato procedere all’apportodi ammendanti, come il letame, considerando gli ap-porti del fosforo in esso contenuto.

Va inoltre considerato che a causa della minera-lizzazione della sostanza organica vengono resi di-sponibili 14 chilogrammi/ettaro/anno di P2O5 in formaorganica prontamente assimilabile.

Sono sconsigliati gli apporti di potassio, vista labuona dotazione ed i bassi fabbisogni delle colturepraticate. �

Le lavorazioni del terreno agricolo hanno lo scopo digarantire alle radici delle piante le migliori condizioni di abi-tabilità, evitando anche la distruzione delle sue componen-ti chimiche, fisiche e biologiche. Nei casi in cui: la specie dacoltivare, le condizioni di umidità del suolo, i residui dellacoltura precedente e le caratteristiche del parco macchineda utilizzare lo consentissero, è opportuno adottare tecni-che di gestione del suolo conservative e poco dispendiosein termini energetici.

Fino a praticare quando possibile (cioè con terreno bensistemato e non compattato) la non lavorazione.

Il ricorso all’aratura (in genere non è opportuno che su-peri i 30 centimetri di profondità) e alle attrezzature che ri-chiedono l’uso di potenze elevate (come erpici rotanti e fre-satrici) va limitato ai casi di effettiva necessità, in particola-re quando le operazioni precedenti hanno determinato si-tuazioni critiche. Di seguito vengono illustrati alcuni consi-gli per la migliore gestione dei suoli a rischio di erosione, ri-chiamate anche per le aziende in produzione integrata, dal-le norme del riquadro nella pagina successiva.Macchine e attrezzi.

La scelta va fatta tenendo conto delle caratteristiche deiterreni su cui si opera e delle esigenze delle varie colture,sempre con l’obiettivo di operare il maggior risparmioenergetico possibile. L’impatto delle macchine sul terrenova sempre valutato preventivamente, agendo in manieratale da salvaguardare la struttura del suolo, mediante op-portuni accorgimenti, quali:* evitare il calpestamento e il conseguente compattamen-to, mediante l’utilizzo degli attrezzi più idonei (es.: ruote lar-ghe, ecc.); * evitare l’eccessivo affinamento che polverizza e rendetroppo soffice la superficie del terreno; * alternare tipologie e profondità di lavoro degli attrezzi, pernon determinare compattamenti (suola di aratura); * eseguire le lavorazioni quando i terreni sono nelle mi-gliori condizioni per avvantaggiarsene (condizioni di

tempera del terreno).La copertura vegetale. In linea generale, è opportuno li-mitare il più possibile il periodo durante il quale il terreno ri-mane nudo, cioè privo di una coltura o di un inerbimentospontaneo, allo scopo di limitare sia i fenomeni erosivi, siail rischio di percolazione dei nutrienti.

La copertura dei suoli da parte della vegetazione, risul-ta particolarmente utile nel periodo dell’anno in cui si con-centrano le precipitazioni, ovvero nei mesi compresi tra ot-tobre e febbraio.Il contenimento dell’erosione. Le attività agricole hannoin generale un’influenza limitata sull’insorgenza di movi-menti franosi di notevoli dimensioni: possono, invece, in-fluire sulla comparsa di movimenti di massa che interessa-no gli strati superficiali e sui processi di erosione idrica perscorrimento superficiale.

Se prevalgono i fenomeni franosi, le opere di sistema-zione e regimazione delle acque devono essere finalizzatead allontanare rapidamente le acque profonde, medianteopere di drenaggio ed a ridurre l’infiltrazione nel suolo di

Come gestire il suoloper contrastare l’erosione

I S U P P L E M E N T I D I

65

(Foto Diateca “Agricoltura”)

quelle superficiali; se prevalgano i processi di erosione idri-ca, le opere di sistemazione devono interrompere o rallen-tare lo scorrimento delle acque superficiali e favorirne l’in-filtrazione.

Il contenimento dei fenomeni erosivi costituisce unanecessità per le aziende, non soltanto per contribuire a ri-durre gli effetti dei fenomeni di dissesto idrogeologico, maparticolarmente per non perdere lo strato più fertile del ter-reno, localizzato in superficie. Già a partire da pendenzemodeste (dal 3 al 10%) è opportuno adottare la coperturavegetale del suolo più prolungata possibile, anche attraver-

so apposite semine; al tempo stesso lungo le linee di mas-sima pendenza è consigliabile contenere la lunghezza mas-sima degli appezzamenti.

Oltre una pendenza del 10 per cento e sino al 20 percento, va anche valutata l’opportunità di effettuare le lavo-razioni per traverso lungo le curve di livello, alternando col-ture diverse con l’inerbimento a fasce livellari (intercalandofasce lavorate con fasce inerbite).

Per le colture arboree, alla sistemazione a rittochino oc-corre abbinare l’inerbimento totale, o parziale, nelle areesiccitose.

Come gest ire i l suolo per contrastare l ’erosione

I S U P P L E M E N T I D I

66

LAVORAZIONI E SISTEMAZIONI

In collina e montagna:� negli appezzamenti(2) con pendenza(3) media superiore al 30% è vietata la lavorazione;� negli appezzamenti con pendenza media compresa tra il 29% e il 10%, la profondità massima di lavorazione nonpuò superare 0,25 metri e la lunghezza degli appezzamenti deve essere contenuta entro 60 metri, mediante l’aper-tura di fossi per la regimazione idrica (nel caso di colture arboree ciò vale soltanto per i nuovi impianti).

COPERTURA VEGETALE

In collina e montagna (in appezzamenti con pendenze medie superiori al 10%) e in pianura (aree omogenee digestione(4) con contenuto di argilla inferiore al 18%) è prescritta la copertura dei suoli con la seguenti modalità:� colture arboree: obbligo d’inerbimento delle interfile nel periodo invernale; � altre colture: obbligo, su almeno il 50% della superficie, della presenza di copertura (con colture o cover crops(5))nel periodo autunno-invernale;In ambedue le condizioni l’eventuale insufficiente copertura del suolo dovrà essere giustificata dal beneficiario delcontributo.Nei suoli presenti in zone riconosciute soggette a dissesto idrogeologico per movimenti di massa la gestione per usiagricoli andrà definita in base ad accordi specifici con le Autorità responsabili.

NOTE:(1) Le norme sono riferite all’azione 1 (produzione integrata) - misura 2f - asse 2 del Piano regionale di sviluppo rurale 200-2006 per l’Emi-lia-Romagna (Reg. Ce 1257/99).(2) Per “appezzamenti” si intendono superfici della stessa coltura senza soluzioni di continuità, quali fossi, cavedagne, ecc..(3) Per la verifica della pendenza dei suoli fa fede la Cartografia tecnica regionale in scala 1:5.000, dove disponibile, ovvero il documentocartografico ufficiale di più recente aggiornamento. Per “pendenza media” si intende il rapporto percentuale tra variazione di altitudine edistanza tra i due vertici dell’appezzamento considerato.(4) Per “aree od unità omogenee di gestione” s’intendono gli ambiti aziendali individuati secondo i criteri descritti nella parte generale diquesto supplemento (pagine 12-14). (5) La cover crop dovrà essere gestita conformemente alle norme della azione 3 - misura 2f - asse 2 del Piano regionale di sviluppo rurale2000-2006. Utili indicazioni sono anche riportate a pagina 7 di questo supplemento.

Norme tecniche per la produzione integrata(1)

Oltre all’inerbimento, il deflusso delle acque lungo ilpendio va rallentato regolando la lunghezza dei filari (a se-conda della minor o maggior permeabilità del suolo) e de-limitando a valle gli impianti con fosse livellari disposte tra-sversalmente alle linee di massima pendenza. Tali fosse de-vono avere una pendenza media del 2,5 per cento rispettoalle curve di livello.

Oltre il 20 per cento di pendenza è opportuno mante-nere solo colture permanenti, privilegiando i prati.

Nelle aree riconosciute come soggette a dissesto idro-geologico con prevalenza di frane, le tecniche di conserva-zione del suolo si indirizzano verso interventi in contrappo-sizione con quelli previsti in condizioni di rischio di erosio-ne superficiale. Sarà quindi opportuno evitare il più possi-bile l’infiltrazione dell’acqua e favorirne la più rapida rimo-zione, tracciando scoline a rittochino (non necessarie fino al10% di pendenza) o prevedendo il drenaggio profondo.Quest’ultima soluzione richiede valutazioni e interventi chesuperano il livello aziendale, collocandosi invece a livello diversante o di bacino, ed andranno definiti in base ad accor-di specifici con le autorità responsabili. Regimazione idrica. Nelle aree soggette a ristagno idrico,è opportuno operare, nei mesi invernali, con lavorazioni tra-sversali da svolgere con attrezzi, quali ad esempio l’estirpa-tore, che tagliano il terreno riducendo il compattamento.Dimensione, forma e accorpamento dei campi. Il nuo-

vo disciplinare di produzione prescrive che gli appezza-menti siano adiacenti gli uni agli altri e presentino un rap-porto lunghezza/larghezza inferiore a 4.

Rischio di erosioneRischio di erosionee copertura vegetalee copertura vegetaleLo studio sul dissesto idrogeologico della collina cese-

nate, pubblicato nel 1990 e curato dall’ERSO (oggi confluitonel CRPV) in collaborazione con il Comune di Cesena e laRegione Emilia-Romagna, ha fornito diversi elementi pervalutare il rischio di erosione nei suoli.

Questa valutazione è stata effettuata confrontando lestime delle perdite di suolo dovute all’erosione e l’entitàdelle perdite annue massime ammissibili.

I fattori dell’erosione considerati nel modello adottatonello studio svolto sono: l’aggressività della pioggia, misu-rata tramite l’energia cinetica; la suscettività del suolo all’e-rosione, influenzata da granulometria, sostanza organica,permeabilità e struttura; la lunghezza e pendenza del ver-sante; la copertura vegetale e le tecniche colturali; le even-tuali opere sistematorie conservative.

L’entità delle perdite massime ammissibili di suolo vaindividuata in relazione al livello di produttività che si vuolemantenere ed ai costi ambientali e sociali, legati al degrado.

I risultati dello studio, alcuni dei quali sono di seguito ri-

Guida al la fert i l izzazione dei suol i agricol i

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(Foto Diateca “Agricoltura”)

portati con maggiore dettaglio, mantengono la loro validitàe sono particolarmente interessanti ora che il già ricordato“Piano regionale di sviluppo rurale 2000-2006 per l’Emilia-Romagna” focalizza l’attenzione verso quegli interventi dicontenuta complessità, in grado comunque di svolgere unafunzione significativa a protezione del suolo.

Di seguito illustriamo alcuni casi nei quali l’introduzio-ne di particolari sistemazioni agronomiche del suolo hannoconsentito di valutare una riduzione del rischio di erosione.

Inerbimento in un fruttetoInerbimento in un fruttetoI suoli denominati “San Tommaso” si trovano nei ver-

santi rimodellati per le attività agricole appartenenti a rilie-vi del basso Appennino, caratterizzati da crinali arrotondatie versanti concavi o rettilinei.

Le quote sono tipicamente comprese tra 40 e 230 metridi altitudine; in queste terre la pendenza varia dal 20 al 35per cento ed il substrato è costituito da altri suoli. L’uso at-tuale del terreno è in prevalenza a colture specializzate (vi-gneti e frutteti) e secondariamente a seminativi.

I suoli “Celincordia” sono invece tipicamente presentinei crinali arrotondati, nelle parti alte dei versanti ed in ver-santi poco modificati dai livellamenti dovuti all’interventodell’uomo. Le pendenze sono comprese tra il 10-20 per cen-to ed il 20-35 per cento.

I suoli “Madonna dell’Ulivo” sono tipicamente in lem-bi di paleosuperfici, residui all’interno dei versanti, e in im-pluvi a fondo piatto. Le pendenze sono comprese tra il 5-10per cento ed 10-20 per cento.

Tutti questi suoli sono molto profondi, a tessitura me-dia, a buona disponibilità di ossigeno, calcarei o moderata-mente alcalini.

Nella figura 1 è rappresentata la distribuzione dei tresuoli sopra citati, in un’azienda del territorio collinare di Ce-sena.

Nelle tabella 1 sono schematicamente riportati i dati dipartenza ed i risultati ottenuti modificando la sistemazionedel terreno aziendale, con l’introduzione dell’inerbimentodel frutteto; come si può vedere il rischio di erosione è no-tevolmente diminuito su tutti e tre i diversi tipi di terreno in-teressati dalla coltura arborea.

Frutteto inerbito e bosco ceduoFrutteto inerbito e bosco ceduoIn questo secondo esempio il territorio preso in esame

è posto a maggiore altitudine e le condizioni di rischio di

Come gest ire i l suolo per contrastare l ’erosione

I S U P P L E M E N T I D I

68

Fig 1 - Tipico esempio di distribuzione dei suoli:“S. Tommaso”, “Celincordia” e “Madonna dell’Ulivo”nel territorio della collina cesenate.

Tab. 1 - Classificazione del rischio di erosione pprriimmaa e ddooppoo l’inerbimento del frutteto.

S. Tommaso (1) Nessuna Elevato Moderatamente elevato

Celincordia (2) Nessuna Moderatamente elevato Basso

Madonna U. (2) Nessuna Moderatamente elevato Basso

Inerbimentodel frutteto(interfila)

Frutteto a vasocon 1 lavorazione

del terrenoe 2 sfalci per anno

Frutteto a vasocon 3 lavorazioni

del terrenoper anno

TIPODI SUOLO

SITUAZIONE INIZIALE

SISTEMAZIONEDEL TERRENO

COPERTURAVEGETALE

CLASSEDI RISCHIO

SISTEMAZIONEDEL TERRENO

COPERTURAVEGETALE

CLASSE DI RISCHIO

SITUAZIONE MODIFICATA

(1) Pendenza appezzamento 25%; lunghezza appezzamento 80 metri(2) Pendenza appezzamento 15%; lunghezza appezzamento 80 metri

erosione sono nettamente più preoccupanti.I suoli “Santa Lucia” sono in versanti a profilo rettilineo

appartenenti a rilievi del basso Appennino, caratterizzati daversanti dolci e tendenzialmente rettilinei con crinali princi-pali a profilo acuto. Le quote sono tipicamente compresetra 150 e 400 metri di altitudine. In queste terre la pendenzavaria tipicamente dal 10 al 30 per cento; il substrato è costi-tuito da materiali derivati da marne ed arenarie stratificate.L’uso attuale del suolo è in prevalenza a colture specializza-te, in particolare vigneti; subordinati i seminativi.

I suoli “Luogoraro” sono tipicamente nei crinali a pro-filo acuto e nei versanti a reggipoggio ad essi raccordati. Lapendenza varia da 20 a 50 per cento.

Tutti questi suoli si sono formati con materiali derivan-

ti da rocce marnose ed arenacee.Nella figura 2 è rappresentata la distribuzione dei due

suoli sopra citati, in un’azienda dell’alta collina Cesenate edin tabella 2 sono invece riassunti i dati di partenza e quelliottenuti applicando una corretta sistemazione del terreno.

L’introduzione dell’inerbimento del frutteto, con relati-va diminuzione delle lavorazioni del suolo, ma soprattuttol’impianto del bosco ceduo nel terreno in condizioni parti-colarmente critiche – pendenza del 40 per cento – hannoconsentito una sostanziale riduzione del rischio di erosione.

Guida al la fert i l izzazione dei suol i agricol i

I S U P P L E M E N T I D I

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Tab. 2 - Classificazione del rischio di erosione pprriimmaa e ddooppoo gli interventi sistematori del terreno.

S. Lucia (1) Nessuna

Nessuna

Elevato

Elevato

Moderatamente elevato

BassoLuogoraro (2)

Inerbimento(interfila)

Impiantobosco

Frutteto inerbito con 1lavorazione e 2

sfalci/anno

Bosco ceduocon copertura al 40%

Frutteto con 3lavorazioni/anno

50% cespugli40% erba

TIPODI SUOLO

SITUAZIONE INIZIALE

SISTEMAZIONEDEL TERRENO

COPERTURAVEGETALE

CLASSEDI RISCHIO

SISTEMAZIONEDEL TERRENO

COPERTURAVEGETALE

CLASSE DI RISCHIO

SITUAZIONE MODIFICATA

(1) Pendenza appezzamento 25%; lunghezza appezzamento 60 metri(2) Pendenza appezzamento 40%; lunghezza appezzamento 60 metri

Fig 2 - Distribuzione dei suoli “S. Lucia” e “Luogora-ro” nell’alta collina di Cesena.

(Foto Diateca “Agricoltura”)

La fertilizzazione delle colture agrarie, sia con concimidi sintesi, sia con reflui zootecnici, è stata ripetutamente ac-cusata di peggiorare la qualità delle acque superficiali e sot-terranee dei nostri territori, arricchendole eccessivamentedi nitrati.

La Regione Emilia-Romagna, particolarmente attentaal mantenimento di un corretto rapporto tra attività agrico-la e tutela dell’ambiente, ha iniziato su questi temi il proget-to “Controllo della genesi, trasformazione e migrazione deinitrati dal suolo alle acque superficiali e sotterranee”.

Il coordinamento tecnico e la parziale realizzazione delprogetto sono stati affidati al Centro ricerche produzionianimali di Reggio Emilia.

La ricerca, finanziata nell’ambito del “Programmatriennale di tutela dell’ambiente”, della Regione (1994-96),si è conclusa nell’estate del 1999 ed a pieno titolo rientranelle attività di studio e monitoraggio previste dalla norma-tiva comunitaria 91/676/Cee, conosciuta come “direttiva ni-trati”.

Lo scopo della ricerca è consistito in due aspetti princi-pali:* studiare la formazione e trasformazione dei nitrati nellostrato di terreno interessato dalle radici delle piante, per in-dividuare il migliore modo d’utilizzazione agronomica deifertilizzanti;* individuare il modo in cui l’azoto passa dal terreno alle ac-que superficiali e più profonde, per stabilire le probabili re-lazioni tra le singole pratiche agricole ed il peggioramentoqualitativo delle acque in falda.

L’azoto in forma di nitrati è facilmente assorbibile dalleradici delle piante, ma è poco trattenuto dal terreno e quin-di facilmente soggetto al dilavamento provocato dalle piog-ge. In questo modo costituisce una grave causa di rischioambientale, anche perché la sua diffusione nel territoriopuò avvenire sia in forma diffusa (attraverso le distribuzio-ni ai campi di concimi e reflui), sia in maniera puntiforme,dovuta alla stabulazione all’esterno di animali in aree non

impermeabilizzate, alla distribuzione non corretta od a per-dite da contenitori di stoccaggio, o addirittura dallo sversa-mento diretto di liquami nelle acque superficiali.

La valutazioneLa valutazionedel bilancio semplificatodel bilancio semplificatoPer lo studio degli aspetti agronomici, si sono verifica-

ti i possibili miglioramenti grazie al passaggio dalla tecnicatradizionale ad una tecnica “sostenibile”, in particolare per

Il controllo dei nitratinel suolo e nelle acque

I S U P P L E M E N T I D I

70

le concimazioni azotate, considerate come la principalecausa di rilascio di inquinanti.

Si è quindi organizzata una rete di campi – circa 70 nel-l’arco di tre anni, nelle province di Modena e Reggio Emilia– in cui si sono seguiti, nel tempo, i livelli di nitrati nel terre-no, in relazione alle concimazioni effettuate ed alle produ-zioni ottenute.

Lo scopo fondamentale di tale azione di monitoraggio,era la “validazione” del sistema per calcolare la dose otti-male di concime da distribuire, attraverso la compilazionedel bilancio semplificato, da tempo adottata dai servizi del-la Regione Emilia-Romagna ed elemento fondamentale dei“Disciplinari di Produzione”.

Questo modello (come già ampiamente illustrato nelleprecedenti pagine di questo supplemento) prevede di cal-colare, partendo da un livello di produzione prevista, i fab-bisogni in azoto della singola coltura, per poi togliere da ta-

le quantità tutte le quote di fertilizzante calcolate in base al-le altre fonti di azoto disponibile: origine atmosferica, mi-neralizzazione della sostanza organica presente nel terreno,per effetti residui delle concimazioni e resti delle coltureprecedenti, ecc..

L’indagine ha interessato in particolare le aziende zoo-tecniche – perché utilizzano più facilmente maggiori dosi diliquami – e le colture autunno-vernine, perché più soggetteai rischi di dilavamento dell’azoto a seguito delle più fre-quenti piogge invernali.

In ogni campo esaminato si è realizzato un confrontotra quattro dosi di azoto (vedi tab. 1) e sono stati fatti, a dif-ferenti strati di profondità (da 0 a 25, da 25 a 50 e da 50 a 75centimetri), tre campionamenti del terreno in occasione:della semina, della raccolta della coltura e di un momentointermedio di coltivazione.

Le dosi di azoto così calcolate hanno oscillato tra i 35 e160 chilogrammi/ettaro, mentre le singole “quote x” hannovariato tra i 20-50 chilogrammi/ettaro.

Infine sono state misurate le rese colturali ed il conte-nuto in azoto di granella e paglia, per calcolare esattamen-te le asportazioni della coltura.

I dati così ottenuti nelle singole colture, hanno permes-so di verificare l’esattezza delle concimazioni e di controlla-re l’efficacia della dose, calcolata in base al bilancio sempli-ficato.

I risultatiI risultatiNella figura 1 sono riassunti i dati di sei campi di fru-

mento in provincia di Modena, appartenenti ad aziendesenza allevamento zootecnico e quindi senza restituzioniorganiche.

Guida al la fert i l izzazione dei suol i agricol i

I S U P P L E M E N T I D I

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Tab. 1 - Dosi di azoto messe a confronto nelle provesperimentali in provincia di Modena e Reggio Emilia.

DOSE A Assenza di apporto azotatoDOSE B Dose da bilancio semplificato, diminuita di una quantità “x”DOSE C Dose da bilancio semplificatoDOSE D Dose da bilancio semplificato, aumentata di una quantità “x”

NOTA - Il valore “x”, variabile da coltura a coltura, è stato impostato per evidenziare l’effetto diuna diminuzione o di un aumento dell’azoto apportato rispetto alla dose ottimale, ottenendocosì un’indicazione della validità del metodo del bilancio semplificato.

(Foto Riccioni)

Il dato medio ottenuto dal bilancio semplificato dell’a-zoto è stato di 82 chilogrammi/ettaro, mentre la “quota x” èstata di circa 30 chilogrammi/ettaro. Le barre che indicano ilivelli di produzione mostrano un andamento crescente dal-la tesi A alla C, fino all’intera dose di azoto indicata dal bi-lancio semplificato, per poi calare nettamente in seguito al-l’allettamento del frumento dovuto all’eccesso di azoto.

La linea rossa indica invece la quantità di azoto residuo

presente alla raccolta. La quantità di 13 milligrammi per chi-logrammo, in assenza di concimazione, aumenta legger-mente con le tesi B e C mentre ha un netto aumento, fino a24 milligrammi/chilogrammo, con la dose massima di con-cime.

Da queste prove si può quindi concludere che il meto-do di calcolo ha funzionato egregiamente, individuandouna dose corretta di azoto, sia per la produzione ottenuta sia

Il control lo dei nitrat i nel suolo e nel le acque

I S U P P L E M E N T I D I

72

Fig. 2 - Rese di grano e contenutodi nitrati nei terreni alla raccolta.

(Reggio Emilia, medie di 8 località).

RESE

IN G

RANO

(ton

nella

te/e

ttaro

)

Apporti medi di azoto

NITR

ATI (

mill

igra

mm

i/chi

logr

amm

o)5,5

5,4

5,3

5,2

5,1

5,0

4,9

4,8

35

30

35

20

15

10

5

04

Rese

75 104 133

Nitrati residui

A B C D

Fig. 1 - Rese di grano e contenutodi nitrati nei terreni alla raccolta.

(Modena, medie di 6 località).

RESE

IN G

RANO

(ton

nella

te/e

ttaro

)

Apporti medi di azoto

NITR

ATI (

mill

igra

mm

i/chi

logr

amm

o)

4,94,84,74,64,54,44,34,24,14,0

40

35

30

25

20

15

10

5

00

Rese

53 82 110

Nitrati residui

A B C D

(Foto Diateca “Agricoltura”)

per la tutela del-l’ambiente.

La figura 2 èinvece relativa aidati medi di 8campi di frumentoin provincia diReggio Emilia. Iquantitativi di azo-to distribuiti sonoleggermente su-periori rispetto al-la prova nel Mode-nese (la dose otti-male media da bi-lancio semplifica-to, per questi ter-reni è, infatti, risul-tata di 104 chilogrammi/ettaro), mentre la variazione della“quota x” è sempre uguale a 30 chilogrammi/ettaro.

Le barre di produzione del grano mostrano un anda-mento leggermente diverso rispetto al primo esempio, conun quantitativo massimo alla dose indicata dal bilanciosemplificato dei disciplinari di produzione, che non cresceanche con l’aumentare della dose di azoto distribuita con latesi D.

Osservando la linea dei nitrati, si può ancora una voltavedere il buon risultato ottenuto con il metodo del bilanciosemplificato.

Come a Modena il valore più basso si ha logicamen-te con la tesi A (assenza di azoto distribuito alla coltura)ma l’incremento dei primi due apporti di concime è di so-li 5 milligrammi/chilogrammo mentre si ha un raddoppiodi valori, fino a 33 milligrammi/chilogrammo, con l’ultimatesi.

Con la ricerca effettuata si è quindi dimostrato speri-mentalmente che le dosi stimate in base al bilancio hanno

dato buoni livellidi produzione,mentre i dosaggipiù alti, oltre adaumentare i costidi produzione,hanno dato risul-tati uguali ai pre-cedenti o addirit-tura inferiori.

Anche dalpunto di vista del-la salvaguardiaambientale la dif-ferenza tra la dosepiù elevata e quel-la consigliata dal-l’assistenza tecni-

ca regionale ha fatto aumentare sensibilmente la quantitàdi nitrati presenti nel terreno: una premessa pericolosa delpossibile dilavamento da parte delle piogge e dell’inquina-mento delle falde.

Anche se dagli esempi presentati non appare, il bilan-cio semplificato ha ancora bisogno di opportuni adegua-menti, specialmente per quanto riguarda le aziende zootec-niche dove la dose di azoto consigliata appare troppo ele-vata.

In condizioni di forte apporto di sostanza organica èforse ancora sottostimato l’apporto dovuto al terreno;quindi si rendono necessari altri test per valutare la possi-bile diminuzione della dose di concime da distribuire.

Risulta comunque evidente la validità di prove speri-mentali che, oltre a verificare con successo l’efficacia deglistrumenti di assistenza tecnica, possono contribuire allamigliore definizione dei parametri per rendere più razionalile pratiche agricole – in particolare le concimazioni azotate– riducendo al minimo i rischi per l’ambiente. �

Guida al la fert i l izzazione dei suol i agricol i

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(Foto Riccioni)

Guida al la fert i l izzazione dei suol i agricol i

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74

In questo supplemento ad “Agricoltura” i testi dellaparte generale (pagg. 6-19) sono stati redatti da GiuseppeCarnevali, Andrea Giapponesi, Carlo Malavolta eGiampaolo Sarno (Servizio sviluppo sistema agro-ali-mentare, Regione Emilia-Romagna) e dalla cooperativaI.Ter di Bologna.

I riferimenti ai disciplinari di produzione integrata 2001sono tratti dai documenti redatti dal Centro ricerche pro-duzioni vegetali e dal Centro ricerche produzioni ani-mali per conto della Regione Emilia-Romagna.

Le “schede“ delle aziende in produzione integrata sonostate redatte da Giuseppe Carnevali e Giampaolo Sar-no. Le elaborazioni grafiche di questa parte sono state rea-lizzate da Stefano Raimondi e Roberto Bertozzi (esper-to di sistemi informativi geografici).

Le “schede” per le aziende in produzione biologica so-no state redatte da Carla Scotti e Andrea Bertacchini(cooperativa I.Ter) e da Enrico Accorsi (Studio Oasi).

Le elaborazioni grafiche sono state realizzate da Stefa-no Raimondi (cooperativa I.Ter).

Gli autori e i collaboratori

L’articolo dedicato alla gestione del suolo è una riela-borazione su testi tratti dalla pubblicazione “I suoli della col-lina cesenate” curata dall’ERSO (oggi confluito nel CRPV)per conto della Regione Emilia-Romagna (1990).

Il testo sul controllo dei nitrati è opera di Marco Liga-bue e Roberto Davolio, del Centro ricerche produzionianimali di Reggio Emilia e di Vincenzo Tabaglio, dell’Isti-tuto di Agronomia, Università Cattolica del Sacro Cuore diPiacenza ed è una sintesi del progetto di ricerca citato nel te-sto stesso.

Andrea Giapponesi (Servizio sviluppo sistema agro-alimentare, Regione Emilia-Romagna) ha ideato e coordi-nato i testi di questo supplemento.

La stesura finale è stata curata da Paolo Pirani (Servi-zio sviluppo sistema agro-alimentare, Regione Emilia-Ro-magna).

Si ringraziano Ottorino Bighi e Paola Tarocco, ri-spettivamente del Servizio sviluppo sistema agro-alimen-tare e del Servizio sistemi informativi e cartografici della Re-gione Emilia-Romagna, per la collaborazione.