8
Sussidio di Preghiera PREGHIERA Dammi Signore un’ala di riserva (Don Tonino Bello) Voglio ringraziar, Signore, per il dono della vita. Ho leo da qualche parte che gli uomini sono angeli con un'ala soltanto. Possono volare solo rimanendo abbraccia. A volte, nei momen di confidenza, oso pensare, Signore, che anche Tu abbia un'ala solo. L'altra la eni nascosta: forse per farmi capire che anche Tu non vuoi volare senza di me. Per questo mi hai dato la vita: perché io fossi tuo compagno di volo. Insegnami, allora, Signore, a librarmi, a volare con Te. Perché vivere non è "trascinare la vita", non è "strappare la vita", non è "rosicchiare la vita". Vivere è abbandonarsi, come un gabbiano, all'ebbrezza del vento!... Vivere è assaporare l'avventura della libertà! Vivere è stendere l'ala, l'unica ala, con la fiducia di chi sa di avere nel volo un "partner" grande come Te!... Ti chiedo, Signore, perdono per ogni peccato contro la vita, anzituo per le vite uccise prima ancora che nascessero: sono, infelicemente, ali spezzate! Sono voli che avevi progeato di fare e sono sta impedi. Viaggi annulla per sempre. Sogni tronca sull'alba. Ma chiedo perdono, Signore, anche per tue le ali che non ho aiutato a distendersi. Per i voli che non ho saputo incoraggiare, per l'indifferenza con cui ho lasciato razzolare nel corle, con l'ala penzolante, il fratello infelice che avevi desnato a volare nel cielo. Voli che non si faranno più. Perdonami, Signore! Padre nostro…. 16

Sussidio di Preghiera - invisibili.caritasdiocesinovara.it · L'altra la tieni nasosta: forse per farmi apire he anhe Tu non vuoi volare senza di me. ... Ma ti hiedo perdono, Signore,

  • Upload
    lytram

  • View
    216

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Sussidio di Preghiera - invisibili.caritasdiocesinovara.it · L'altra la tieni nasosta: forse per farmi apire he anhe Tu non vuoi volare senza di me. ... Ma ti hiedo perdono, Signore,

Sussidio di

Preghiera

PREGHIERA

Dammi Signore un’ala di riserva (Don Tonino Bello)

Voglio ringraziarti, Signore, per il dono della vita. Ho letto da qualche parte che gli uomini sono angeli con un'ala soltanto. Possono volare solo rimanendo abbracciati. A volte, nei momenti di confidenza, oso pensare, Signore, che anche Tu abbia un'ala solo. L'altra la tieni nascosta: forse per farmi capire che anche Tu non vuoi volare senza di me. Per questo mi hai dato la vita: perché io fossi tuo compagno di volo. Insegnami, allora, Signore, a librarmi, a volare con Te. Perché vivere non è "trascinare la vita", non è "strappare la vita", non è "rosicchiare la vita". Vivere è abbandonarsi, come un gabbiano, all'ebbrezza del vento!... Vivere è assaporare l'avventura della libertà! Vivere è stendere l'ala, l'unica ala, con la fiducia di chi sa di avere nel volo un "partner" grande come Te!... Ti chiedo, Signore, perdono per ogni peccato contro la vita, anzitutto per le vite uccise prima ancora che nascessero: sono, infelicemente, ali spezzate! Sono voli che avevi progettato di fare e ti sono stati impediti. Viaggi annullati per sempre. Sogni troncati sull'alba. Ma ti chiedo perdono, Signore, anche per tutte le ali che non ho aiutato a distendersi. Per i voli che non ho saputo incoraggiare, per l'indifferenza con cui ho lasciato razzolare nel cortile, con l'ala penzolante, il fratello infelice che avevi destinato a volare nel cielo. Voli che non si faranno più. Perdonami, Signore!

Padre nostro….

16

Page 2: Sussidio di Preghiera - invisibili.caritasdiocesinovara.it · L'altra la tieni nasosta: forse per farmi apire he anhe Tu non vuoi volare senza di me. ... Ma ti hiedo perdono, Signore,

Dall'omelia di Paolo VI nel pellegrinaggio apostolico a Bogotà,

per la “giornata dello sviluppo”, 23 agosto 1968

Basta la carità? È sufficiente l'amore per sollevare il mondo?

Per vincere le innumerevoli e multiformi difficoltà, che si oppongano allo sviluppo trasformatore e rigeneratore della società, quale la storia, l'etno-grafia, l'economia, la politica, l'organizzazione della vita pubblica oggi ci presentano?

Davanti al mito moderno dell'efficacia temporale siamo sicuri che la carità non è illusione, non è alienazione? Dobbiamo rispondere sì e no.

Sì, la carità è necessaria e sufficiente come principio propulsore del grande fenomeno innovatore del mondo difettoso in cui viviamo.

No, la carità non basta, se resta puramente teorica, verbale e sentimentale (cfr. Mt 7,21), e se non ha al suo seguito altre virtù, prima la giustizia, che è la minima misura della carità, e di altri coefficienti, che rendano pratica, operante, concreta l'azione ispirata e sorretta dalla carità stessa, nel cam-po variamente specifico delle realtà umane e temporali.

NEL SILENZIO… NOI

- Quali segni di speranza nel mondo nuovo possiamo dare come comunità,

al servizio di Dio che fa giustizia ai poveri?

- Quali segni, quali passi in avanti, anche piccoli, notiamo dentro il cammi-

no della nostra storia, verso un mondo che si rinnova a partire dai poveri?

- Per superare la povertà, hai bisogno di più di ciò che è necessario per so-

pravvivere.

2 15

INTRODUZIONE Papa Francesco ha iniziato il messaggio di questo secondo anno della giornata dei poveri ricordando il Salmo 34: "Questo povero grida e il Signore lo ascolta". Que-sta frase del salmo, dice il Papa, "ci permette anche oggi di capire chi sono i veri poveri a cui siamo chiamati a volgere gli occhi per ascoltare il loro grido e ricono-scere i loro bisogni". Inoltre, il salmo caratterizza con tre verbi l'atteggiamento dei poveri e la loro relazione con Dio. Ascolto e Grido Com'è che questo grido, che sale alla presenza di Dio, non raggiunge le nostre orecchie, lasciandoci indifferenti e impassibili? In un viaggio come questo, siamo chiamati a fare un serio esame di coscienza per capire se siamo davvero in grado di ascoltare i poveri. “È il silenzio dell’ascolto ciò di cui abbiamo bisogno per riconoscere la loro voce. Se parliamo troppo noi, non riusciremo ad ascoltare loro. Spesso, ho timore che tante iniziative pur meritevoli e necessarie, siano rivolte più a compiacere noi stessi che a recepire davvero il grido del povero. In tal caso, nel momento in cui i poveri fanno udire il loro grido, la reazione non è coerente, non è in grado di entrare in sintonia con la loro condizione. Si è talmente intrappolati in una cultura che obbliga a guar-darsi allo specchio e ad accudire oltremisura sé stessi, da ritenere che un gesto di altruismo possa bastare a rendere soddisfatti, senza lasciarsi compromettere di-rettamente”. Risposta Dio non solo ascolta il grido dei poveri, ma risponde. "La risposta di Dio ai poveri è sempre un intervento di salvezza per sanare le ferite dell'anima e del corpo, per restituire giustizia e per aiutare a riprendere la vita con dignità ". Ha spiegato che "I poveri non hanno bisogno di un atto di delega, ma dell'impegno personale di coloro che ascoltano il loro grido". Liberazione "L'azione con cui il Signore libera è un atto di salvezza per coloro che hanno mani-festato la propria tristezza e angoscia". La povertà non è cercata, ma creata dall’e-goismo, dalla superbia, dall’avidità e dall’ingiustizia. Mali antichi quanto l’uomo, ma pur sempre peccati che coinvolgono tanti innocenti, portando a conseguenze sociali drammatiche. Offrire al povero un “luogo spazioso” equivale a liberarlo dal “laccio del predatore” (Sal 31,8-9) a toglierlo dalla trappola tesa sul suo cammino, perché possa camminare spedito e guardare la vita con occhi sereni.

Page 3: Sussidio di Preghiera - invisibili.caritasdiocesinovara.it · L'altra la tieni nasosta: forse per farmi apire he anhe Tu non vuoi volare senza di me. ... Ma ti hiedo perdono, Signore,

ASCOLTO e GRIDO

L’inizio della preghiera è ascoltare Dio. La preghiera che gli ebrei fanno più volte du-rante il giorno è: “Ascolta, Israele. Il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno. Tu amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima con tutte le tue forze” (Dt 6,4-6).

La preghiera è anzitutto ascolto. Il primo atteggiamento per mettersi in relazione con Dio è l’ascolto. Dio ci precede sempre, Dio ci parla. La dinamica profonda dello shema’ è proprio questa: Ascolta Israele, ac-cogli che il Signore tuo Dio è uno e uno solo. Dunque dall’ascolto la fede; ma una volta che c’è la fede, ne discende la legge: “tu amerai il Signore Dio tuo”, e si giunge alla Carità. Questo è esattamente il dina-mismo profondo della nostra struttura di comunione, di alleanza con Dio e con i fratelli. Quando Paolo dice che la fede viene dall’ascolto, ci dà l’inizio della vita cristiana, ma proprio perché noi abbiamo questa fede, progredendo in una conoscenza di Dio, noi arriviamo ad amarlo.

Dall’ascolto la fede, dalla fede la conoscenza, dalla conoscenza la cari-tà, l’amore: questo è il cammino. E questo ascolto del Signore deve avvenire sempre, soprattutto per il credente deve venire oggi.

“Io voglio l’amore, non il sacrificio: voglio la conoscenza di Dio piutto-sto che olocausti”, traspare il legame forte tra conoscenza di Dio e carità. La carità nasce solo dalla conoscenza di Dio. Ascoltare non è acquisire conoscenza intellettuale senza conseguenze per la vita. Non ha lo scopo di fornire delle nozioni, ma vuol dare una conoscenza pe-netrativa, personale, esperienziale, che tende ad essere adesione, atto di fede, fino a diventare, in quell’adesione, un forte vincolo di amore, di carità.

3

RIFLESSIONE

Il testo dell’esodo afferma che Dio “guardò” alla sofferenza del suo popolo: non ha mai distolto lo sguardo. Dio ascoltò il loro lamento, Dio si ricordò della sua alleanza con Abramo, Isacco e Giacobbe. “Ricordarsi” in ebraico significa non solo un richiamare alla memoria il passato ma anche un intervenire nel presente e nel futuro a motivo di una preciso impegno assunto. L’azione divina non è perciò motivata da obiettivi fi-lantropici, o da una promozione di giustizia sociale, neppure dal fatto che Israe-le sia migliore degli altri popoli e meriti il suo intervento.

Mosè, dopo il fallimento dei suoi ideali giovanili di liberazione, è fuggito dall’E-gitto, ha messo su famiglia, è divenuto pastore delle greggi del suocero. In que-sti lunghi anni di pausa Dio lo sta preparando alla missione che Mosè un tempo credeva sua. Questo Mosè è ormai ben diverso da quello degli anni giovanili: ha conosciuto la sconfitta, l’esilio, il mistero. Ora è solo un anonimo pastore di greggi e capre in mezzo al deserto, un povero emigrato, non è più di certo un emergente della società, un uomo di palazzo. Ha preso coscienza finalmente della sua povertà che lo rende capace, ora sì, di udire realmente e in modo di-verso il grido dei suoi fratelli perché è nella loro stessa condizione di esilio.

Nel dialogo tra JHWH e Mosè, sul monte Sinai alla luce del roveto che brucia e non si consuma, ad un certo punto Dio dice: “Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sorveglianti. Conosco infatti le sue sofferenze, sono sceso per liberarlo dalla mano dell’Egitto e per farlo uscire da questo paese, verso un paese bello e spazioso, dove scorre latte e miele. Ora il grido degli Israeliti è arrivato fino a me ed io stesso ho visto l’op-pressione con cui gli egiziani li tormentano”. (Es 3, 7-9)

È Dio dunque che per primo ha “visto”, ha “udito” e “conosce” le sofferenze del popolo ebreo. L’opera della salvezza è già iniziata con questo dialogo, il verbo infatti è al passato “sono sceso per liberarlo”.

E’ solo a questo punto che Dio può affidare ufficialmente la missione a Mosè: “Ora va!”. Mosè è scelto da Dio come suo mediatore proprio per quell’opera che tanti e tanti anni prima aveva creduto fosse sua e si era trasformata perciò in terribile fallimento: “Ora va! Io ti mando dal faraone; fa uscire il mio popolo dall’Egitto.

14

Page 4: Sussidio di Preghiera - invisibili.caritasdiocesinovara.it · L'altra la tieni nasosta: forse per farmi apire he anhe Tu non vuoi volare senza di me. ... Ma ti hiedo perdono, Signore,

Dio ascolta il grido del povero

(Ps 34)

Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode.

Io mi glorio nel Signore: i poveri ascoltino e si rallegrino.

Magnificate con me il Signore, esaltiamo insieme il suo nome.

Ho cercato il Signore: mi ha risposto e da ogni mia paura mi ha liberato.

Guardate a lui e sarete raggianti, i vostri volti non dovranno arrossire.

Questo povero grida e il Signore lo ascolta, lo salva da tutte le sue angosce.

L'angelo del Signore si accampa attorno a quelli che lo temono, e li li-bera.

Gustate e vedete com'è buono il Si-gnore; beato l'uomo che in lui si rifugia.

Temete il Signore, suoi santi: nulla manca a coloro che lo temono.

I leoni sono miseri e affamati, ma a chi cerca il Signore non manca alcun bene.

Venite, figli, ascoltatemi: vi insegnerò il timore del Signore.

Chi è l'uomo che desidera la vita e ama i giorni in cui vedere il bene?

Custodisci la lingua dal male, le labbra da parole di menzogna.

Sta' lontano dal male e fa' il bene, cerca e persegui la pace.

Gli occhi del Signore sui giusti, i suoi orecchi al loro grido di aiuto.

Il volto del Signore contro i malfattori, per eliminarne dalla terra il ricordo.

Gridano e il Signore li ascolta, li libera da tutte le loro angosce.

Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato, egli salva gli spiriti affranti.

Molti sono i mali del giusto, ma da tutti lo libera il Signore.

Custodisce tutte le sue ossa: neppure uno sarà spezzato.

Il male fa morire il malvagio e chi odia il giusto sarà condannato.

Il Signore riscatta la vita dei suoi servi; non sarà condannato chi in lui si rifu-gia.

4

BIBBIA (Es 3, 1-15)

Ora Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, e condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l'Oreb.

L'angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo a un rove-to. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava. Mosè pensò: “Voglio avvicinarmi a vedere questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?”.

Il Signore vide che si era avvicinato per vedere e Dio lo chiamò dal roveto e disse: “Mosè, Mosè!”. Rispose: “Eccomi!”. Riprese: “Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa!”. E dis-se: “Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Gia-cobbe”.

Mosè allora si velò il viso, perché aveva paura di guardare verso Dio.

Il Signore disse: “Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sorveglianti; conosco infatti le sue sofferenze.

Sono sceso per liberarlo dalla mano dell'Egitto e per farlo uscire da questo paese verso un paese bello e spazioso, verso un paese dove scorre latte e miele, verso il luogo dove si trovano il Cananeo, l'Hittita, l'Amorreo, il Periz-zita, l'Eveo, il Gebuseo. Ora dunque il grido degli Israeliti è arrivato fino a me e io stesso ho visto l'oppressione con cui gli Egiziani li tormentano. Ora va'! Io ti mando dal faraone. Fa' uscire dall'Egitto il mio popolo, gli Israeliti!”. Mosè disse a Dio: “Chi sono io per andare dal faraone e per far uscire dall'E-gitto gli Israeliti?”.

Rispose: “Io sarò con te. Eccoti il segno che io ti ho mandato: quando tu avrai fatto uscire il popolo dall'Egitto, servirete Dio su questo monte”.

Mosè disse a Dio: “Ecco io arrivo dagli Israeliti e dico loro: Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi. Ma mi diranno: Come si chiama? E io che cosa risponderò loro?”. Dio disse a Mosè: “Io sono colui che sono!”. Poi disse: “Dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi”. Dio aggiunse a Mosè: Di-rai agli Israeliti: Il Signore, il Dio dei vostri padri, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe mi ha mandato a voi. Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazio-ne.

13

Page 5: Sussidio di Preghiera - invisibili.caritasdiocesinovara.it · L'altra la tieni nasosta: forse per farmi apire he anhe Tu non vuoi volare senza di me. ... Ma ti hiedo perdono, Signore,

RIFLESSIONE

I poveri e i sofferenti non vanno solo compatiti e aiutati ma prima di tutto ascoltati perché sono portatori di un insegnamento per noi.

I poveri sono coloro che ci aprono la via verso un mondo nuovo: il loro grido chiede che finiscano le ingiustizie, una nuova maniera di costruire l´umana con-vivenza, "cieli nuovi e terra nuova", dove avrà stabile dimora la giustizia e la fra-ternità. Ma questo comporta che ci mettiamo alla loro scuola, per collaborare alla novità definitiva che Dio vuole introdurre nella nostra storia.

Dall’esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” di Papa Francesco

La Chiesa ha riconosciuto che l’esigenza di ascoltare questo grido deriva dalla stessa opera liberatrice della grazia in ciascuno di noi, per cui non si tratta di una missione riservata solo ad alcuni: “La Chiesa, guidata dal Vangelo della miseri-cordia e dall’amore all’essere umano, ascolta il grido per la giustizia e desidera rispondervi con tutte le sue forze”. In questo quadro si comprende la richiesta di Gesù ai suoi discepoli: “Voi stessi date loro da mangiare” (Mc 6,37), e ciò implica sia la collaborazione per risolvere le cause strutturali della povertà e per pro-muovere lo sviluppo integrale dei poveri, sia i gesti più semplici e quotidiani di solidarietà di fronte alle miserie molto concrete che incontriamo. La parola “solidarietà” si è un po’ logorata e a volte la si interpreta male, ma indica molto di più di qualche atto sporadico di generosità. Richiede di creare una nuova mentalità che pensi in termini di comunità, di priorità della vita di tutti rispetto all’appropriazione dei beni da parte di alcuni.(188)

Nel Silenzio... Noi

- L’ascolto profondo e totale richiede un certo vuoto di sé, un vuoto di pregiudi-

zi, un pieno di pazienza. Nel nostro ascolto verso l’altro siamo capaci di portarli?

- Come le nostre comunità sanno rinnovarsi nell’ascolto della vita di poveri?

- Come la vita dei poveri del nostro popolo e dei popoli poveri chiedono a tutti

noi di impegnarci a rinnovare il mondo?

5

LA RISPOSTA

Morte, disastri naturali e bellici, catastrofi, per-corrono non solo le pagine dei giornali e la TV, ma anche le pagine della Bibbia, e raccontano il lacerante grido del povero che in ogni tempo e luogo si innalza fino al cielo invocando una risposta, un senso a ciò che la vita sembra imporre talvolta spietatamente.

Questa dimensione del dolore umano è un dato così costante nella Scrittu-ra: Il sangue di Abele grida verso Dio (Gn 4,10), Israele grida in Egitto (Gn 41,55), i profeti gridano contro i tiranni che sfruttano e schiacciano il pove-ro, gridano i figli di Israele esiliati a Babilonia (Es 14,10).

Anche la maggior parte dei salmi sono testi di lamentazione da parte di chi è circondato da nemici, o si trova sull’orlo della morte.

Questa litania di sofferenza si prolunga con le grida del cieco Bartimeo lun-go la strada polverosa di Gerico (Mc 10,47) e con quelle insistenti e quasi fastidiose della donna cananea (Mt 15,23).

Per giungere alle stesse “forti grida e alle lacrime” (Ebr 5,7) di Gesù dinanzi alla prospettiva della sua morte violenta.

Tutte queste grida di dolore hanno la forza di “salire a Dio”.

“Giunga fino a te il gemito dei prigionieri; con la potenza della tua mano salva i votati alla morte” (Sal 78,11; Sal 55,9).

È Dio che per primo “ascolta” il gemito del povero.

12

Page 6: Sussidio di Preghiera - invisibili.caritasdiocesinovara.it · L'altra la tieni nasosta: forse per farmi apire he anhe Tu non vuoi volare senza di me. ... Ma ti hiedo perdono, Signore,

PREGHIERA

Signore, mi manca la capacità di ascolto. Non so ascoltare la natura, il prossimo e nemmeno me stes-so.

Fa’ che ascoltandoti diventi più sensibile e più attento a ciò che mi circonda e a ciò che avviene in me, nella mia mente e nel mio cuore.

Tu non ci hai creati per vivere nell’inconsapevolezza, ma per conoscerti, amarti e lodarti.

Insegnami, sin dal primo mattino a fare silenzio nella mia mente e nel mio cuore affinché possa percepire i tuoi palpiti d’amore attraverso il mio respiro, i battiti del mio cuore, i riflessi della luce, le persone che mi hai messo accanto in famiglia, sul posto di lavoro, nelle varie occasioni sociali.

Aiutami a percepire il mistero della tua presenza paterna negli avvenimenti gioiosi e tristi della mia vita. Che io possa riconoscere anche nelle più piccole cose la tua immensa capacità di donare, affinché ti possa contraccambiare.

Rendimi attento alle parole del povero e del bisognoso: fa che non mi disperda nell’indifferenza e nell’apatia.

Donami l’umiltà vera, affinché possa sintonizzarmi con la tua che hai dimostrato quando nel mistero dell’Incarnazione hai voluto ascoltare con tutto il tuo essere la creatura, per venirle incontro.

Donami la capacità di ascoltare per amarti e lodarti in eterno!.

Amen Padre nostro….

6

PREGHIERA

Il volto della Carità (Madre Teresa)

Ci sono rughe, segni sul volto

di chi ha sofferto, di chi ha sorriso.

Ci sono rughe, segni

che diventano disegni,

dipinti, bellezza sul volto

di chi ha sofferto, sorriso,

ma soprattutto amato:

il volto bello

della carità.

Padre nostro….

11

Page 7: Sussidio di Preghiera - invisibili.caritasdiocesinovara.it · L'altra la tieni nasosta: forse per farmi apire he anhe Tu non vuoi volare senza di me. ... Ma ti hiedo perdono, Signore,

7

Dall’esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” di Papa Francesco

Ogni cristiano e ogni comunità sono chiamati ad essere strumenti di Dio per la liberazione e la promozione dei poveri, in modo che essi possano integrar-si pienamente nella società; questo suppone che siamo docili e attenti ad ascoltare il grido del povero e soccorrerlo. È sufficiente scorrere le Scritture per scoprire come il Padre buono desidera ascoltare il grido dei poveri: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo … Perciò va’! Io ti mando» (Es 3,7-8.10), e si mostra sollecito verso le sue ne-cessità: «Poi [gli israeliti] gridarono al Signore ed egli fece sorgere per loro un salvatore» (Gdc 3,15). Rimanere sordi a quel grido, quando noi siamo gli strumenti di Dio per ascoltare il povero, ci pone fuori dalla volontà del Padre e dal suo progetto, perché quel povero «griderebbe al Signore contro di te e un peccato sarebbe su di te» (Dt 15,9). E la mancanza di solidarietà verso le sue necessità influisce direttamente sul nostro rapporto con Dio: «Se egli ti maledice nell’amarezza del cuore, il suo creatore ne esaudirà la preghie-ra» (Sir 4,6). Ritorna sempre la vecchia domanda: «Se uno ha ricchezze di questo mondo e, vedendo il suo fratello in necessità, gli chiude il proprio cuore, come rimane in lui l’amore di Dio?» (1 Gv 3,17). Ricordiamo anche con quanta convinzione l’Apostolo Giacomo riprendeva l’immagine del grido degli oppressi: «Il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte agli orecchi del Signore onnipotente» (5,4). (187)

Nel Silenzio… Noi

- Hai mai partecipato o provato a fare un progetto o un'attività che per-mettano migliorare le condizioni di vita da altre persone?

- Nella tua esperienza di aiuto verso gli altri: come affronti le situazioni che ti si presentano quotidianamente?

10

LA LIBERAZIONE

La liberazione è un modo attraverso il quale Dio realizza la sua opera di redenzione tanto che nella Bibbia, a volte, i due termini sono usati con lo stesso significato. Il Dio che libera, porta fuori dalla schiavitù e dall’esilio e conduce in una terra di libertà, è un Dio redentore e solidale.

La liberazione è opera della potenza di Dio che riscatta il suo popolo dalla schiavitù dell’Egitto (Dt 15,15). Il popolo ebraico viveva in Egitto da quattrocentotrenta anni (Es 12,40), ma oramai le condizioni di vita e di lavoro erano diventate insopportabili: lavori forzati, oppressione, maltrattamenti, uccisione dei figli maschi (Es 1,8-22). Dalla schiavitù gli israeliti rivolgono a Dio i loro lamenti e le loro grida di sofferenza e il Signore non rimane insensibile.

La liberazione che supera tutte le altre è quella attuata con la risurrezio-ne: Cristo vincendo la morte ha liberato l’uomo dall’ultimo ostacolo, insuperabile con le sole sue forze. La risurrezione è il fondamento della fede e della speranza, ma è anche la conferma che la strada dell’amore totale e del dono di sé porta alla pienezza della vita. La fede in Gesù Cristo risorto permette una corretta comprensione dello sviluppo socia-le, nel contesto di una umanesimo integrale e solidale.

La solidarietà e la capacità di perdono, permettono di fare esperienza della liberazione dall’egoismo e dall’odio e testimoniano la fede nella risurrezione. I gesti e le scelte di solidarietà e di condivisione fanno arri-vare fino a noi un raggio di vita eterna: solo l’amore libera dalla paura della morte.

Page 8: Sussidio di Preghiera - invisibili.caritasdiocesinovara.it · L'altra la tieni nasosta: forse per farmi apire he anhe Tu non vuoi volare senza di me. ... Ma ti hiedo perdono, Signore,

VANGELO (Luca 4,16-30)

Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il ro-

tolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:

Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l'anno di grazia del Signore. Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all'inserviente e sedette.

Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui.

Allora cominciò a dire loro: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”.

Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: “Non è costui il figlio di Giusep-pe?”. Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”. Poi aggiunse: “In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone. C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro”.

All'udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alza-rono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del mon-te, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

8

RIFLESSIONE

Da subito Gesù sgombra tutti i dubbi su ciò che è venuto a fare: è qui per togliere via dall'uomo tutto ciò che ne impedisce la fiori-tura, perché sia chiaro a tutti che cosa è il regno di Dio: vita in pienezza, qualcosa che porta gioia, che libera e da luce, che ren-

de la storia un luogo senza più disperati.

E si schiera, non è imparziale Dio; sta dalla parte degli ultimi, mai con gli oppres-sori. Viene come fonte di libere vite, e da dove cominciare se non dai prigionie-ri?

Gesù non è venuto per riportare i lontani a Dio, ma per portare Dio ai lontani, a uomini e donne senza speranza, per aprirli a tutte le loro immense potenzialità di vita, di lavoro, di creatività, di relazione, di intelligenza, di amore.

Il primo sguardo di Gesù non si posa mai sul peccato della persona, il suo primo sguardo va sempre sulla povertà e sulla fame dell'uomo. Per questo nel Vangelo ricorre più spesso la parola poveri, che non la parola peccatori.

Non è moralista il Vangelo, ma creatore di uomini liberi, veggenti, gioiosi, non più oppressi.

Scriveva padre Giovanni Vannucci: «Il cristianesimo non è una morale ma una sconvolgente liberazione». La lieta notizia del Vangelo non è l'offerta di una nuova morale migliore, più nobile o più benefica delle altre. Buona notizia di Gesù non è neppure il perdono dei peccati.

La buona notizia è che Dio mette l'uomo al centro, e dimentica se stesso per lui, e schiera la sua potenza di liberazione contro tutte le oppressioni esterne, con-tro tutte le chiusure interne, perché la storia diventi "altra" da quello che è.

Un Dio sempre in favore dell'uomo e mai contro l'uomo. Infatti la parola chiave è "liberazione".

E senti dentro l'esplosione di potenzialità prima negate, energia che spinge in avanti, che sa di vento, di futuro e di spazi aperti.

Nella sinagoga di Nazaret è allora l'umanità che si rialza e riprende il suo cammi-no verso il cuore della vita, il cui nome è gioia, libertà e pienezza. (P. Ermes Ron-chi)

9