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Microscopio ottico
Microscopio binoculare
Stativo
Oculari
obiettivi
Condensatore
Apparato di illuminazione
Vite macrometrica
Vite micrometrica
Tavolino traslatore
Viti coassiali del tavolino
traslatore
Porta-preparati
Vite regola-altezza del condensatore
Interrutore – regolatore intensità luminosa
.F1
.F1
C
Aberrazione cromatica
.F1
.F1
.F1
.F1
C
Aberrazione sferica
.F1
.F1
Tipi di obiettivi:Acromatici – corretti per l’aberrazione cromatica e sferica
nel campo delle lunghezze d’onda entro il giallo e verde.
Semiapocromatici - corretti per l’aberrazione cromatica e sferica nel campo delle lunghezze d’onda entro il il blu e il rosso.
Apocromatici - corretti per l’aberrazione cromatica e sferica in tutto lo spettro del visibile.
Planapocromatici – apocromatici corretti per la curvatura di campo. Tipi di oculari:
Comuni o Huyghens – abbinati solo ad oculari acromatici < 40xCompensatori – hanno aberrazioni di segno opposte a quelli degli obiettivi.Planari – per obiettivi planari.
Il biologo ha sempre avuto Il biologo ha sempre avuto la necessità di osservare al la necessità di osservare al microscopio oggetti viventi, microscopio oggetti viventi, cellule o tessuti, ma questi, cellule o tessuti, ma questi, essendo molto sottili e tra-essendo molto sottili e tra-sparenti, non sono general-sparenti, non sono general-mente visibili.mente visibili.
Nonostante ciò, la luce che Nonostante ciò, la luce che emerge dal preparato con-emerge dal preparato con-tiene anche la loro immagi-tiene anche la loro immagi-ne, pur se nascosta.ne, pur se nascosta.
Microscopio a contrasto di fase
Con la microscopia ottica tradizionale i preparati citologici o istologici si possono osservare solo se opportunamente colorati. Essi modificano sia l’ampiezza (la luminosità) sia la lunghezza d’onda (il colore) del raggio di luce che li attraversa . I preparati non colorati provocano solo una leggera sfasatura (differenza di fase) della lunghezza d’onda del raggio che li attraversa; il microscopio a contrasto di fase converte la differenza di fase (invisibile all’occhio) in differenza di ampiezza (visibile all’occhio) del raggio che li attraversa
A
B
Percorso della luce quando attraversa un preparato colorato (A) e non colorato (B). In (A) il raggio (rosso) che emerge è modificato sia in ampiezza sia in lunghezza d’onda. In (B) il raggio che emerge (azzurro) è solo sfasato. La linea tratteggiata in (A) e in (B) rappresenta il percorso del raggio in assenza di modificazioni
PREMESSA:
Diffrazione : deviazione dal percorso ottico che subisce un raggio luminoso quando attraversa oggetti , fessure o fori le cui dimensioni sono circa quelle della lunghezza d’onda incidente.
In un normale microscopio ottico quando un raggio luminoso colpisce un oggetto (raggio incidente) , all’uscita saranno presenti due raggi : uno diretto (che è sullo stesso percorso dell’incidente) , l’altro diffratto (che è leggermente deviato rispetto al diretto).
Il raggio diffratto , oltre ad essere un po’ deviato è anche sfasato rispetto al diretto di un valore che va da 0 a ¼ λ e il valore di tale sfasatura dipende dalla densità dell’oggetto attraversato.
Raggio diretto e diffratto :Il diffratto è sfasato rispetto al trasmesso di un valore 1/x che è< di ¼ λ
Anello di fase (Inserito nell’obiettivo)
Dispositivo di illuminazione
Il raggio diffratto è sfasato di 1/x + ¼ λ
I due raggi interferiscono dando un raggio di maggior ampiezza
Lente intermedia
Microscopio a contrasto di faseServe ad osservare cellule e tessuti in vivo.Fu messo a punto dall’olandese Fritz Zernike (premio Nobel per fisica) nel 1934.
L’anello di fase proietta un cono di luce, cavo al centro, sul preparato. I raggi che colpiscono gli organelli citoplasmatici producono due raggi: uno diretto (che non subisce alterazioni); l’altro che risulterà deviato e sfasato di valore pari a una frazione di λ (x·λ). Quest’ultimo subisce un ulteriore ritardo di fase, pari a ¼ λ (ritardo finale= 1/4 λ+x·λ) quando attraversa la parte più spessa dell’anello di fase. I raggi deviati interferiscono con quelli diretti dando origine a raggi finali che avranno una minore ampiezza (minore luminosità). Gli organelli, pertanto, risulteranno visibili, con diverse tonalità di grigio fino al nero.
Microscopio polarizzatore
Sorgente luminosa
1°Filtro Nicols
Piano di vibrazione della luce polarizzata
2°Filtro Nicols
Piano di vibrazione della luce polarizzata
Piano di vibrazione della luce polarizzata
Dà informazioni sulla struttura dei campioni, indicando se modificano (anisotropi) o meno (isotropi)il piano di vibrazione della luce polarizzata.
Le particelle di luce della lampada vibrano in tutti i piani. Nel passare attraverso il primo filtro di Nicols, la luce viene modificata (polarizzata) in quanto le sue particelle vibrano in un solo piano. Passando attraverso il secondo filtro di Nicols, la luce riesce ad emergere solo se i piani del reticolo cristallino del polarizzazione del primo e secondo filtro sono paralleli (A); se sono perpendicolari (polarizzatori incrociati) i raggi luminosi vengono bloccati; pertanto si ha il buio (B);.
A B
buio
Microscopio polarizzatore
Sorgente luminosa
1°Filtro Nicols
Piano di vibrazione della luce polarizzata
Campione isotropo
Campione anisotropo
2°Filtro Nicols
Piano di vibrazione della luce polarizzata
Piano di vibrazione della luce polarizzata
Nel microscopio polarizzatore i filtri e/o il campione possono ruotare. A filtri incrociati, se il campione in esame è isotropo, risulterà buio. Infatti, in qualsiasi direzione esso viene osservato altera il piano della luce polarizzata, la quale che sarà bloccata dal secondo filtro Nicols (A). A filtri paralleli il campione isotropo risulterà illuminato.
A filtri incrociati se l’oggetto in esame è anisotropo (ad esempio le fibre collagene, alcuni parti della fibra muscolare striata), osservato in una data direzione altera il piano di vibrazione della luce polarizzata. Le particelle di luce che emergono dal campione ruotano il loro piano di vibrazione risultando parallelo al reticolo del secondo filtro di Nicols, da cui emergono; il campione o sue parti risultano pertanto illuminate (B).
A B
buio
Alcuni materiali biologici, Alcuni materiali biologici, soprattutto vegetali, co-soprattutto vegetali, co-me la cellulosa, colpiti da me la cellulosa, colpiti da radiazione U.V. emettono radiazione U.V. emettono naturalmente fluorescen-naturalmente fluorescen-za: si parla in tal caso di za: si parla in tal caso di fluorescenza primariafluorescenza primaria o oautofluorescenzaautofluorescenza..
La maggior parte dei campioni La maggior parte dei campioni biologici però emette fluorescen-biologici però emette fluorescen-za solo dopo marcatura con fluoza solo dopo marcatura con fluorocromi: in tal caso si parla dirocromi: in tal caso si parla di fluorescenza secondariafluorescenza secondaria o o indottaindotta..
Sezione di fascio vascolare di DicotiledoneSezione di fascio vascolare di Dicotiledone
Spettro di assorbimento e di emissione della Chinina.
Microscopio a fluorescenzaLa fluorescenza è la
proprietà che hanno alcune sostanze di assorbire la
luce a una particolare lunghezza d’onda e di
rilasciarla ad una lunghezza d’onda superiore, ad
energia inferiore rispetto a quella assorbita. La fluorescenza si dice primaria nel caso di
sostanze naturalmente fluorescenti (ad esempio la
cellulosa); è detta secondaria quando la
fluorescenza è indotta da fluorocromi legati al
campione in esame
Microscopio a fluorescenza (epifluorescenza)
Anticorpi fluriscinatianti-actina
NOR-FISH
TELO--FISH
Occhio
Obiettivo
Lampada UV
Microscopio a fluorescenza1) La lampada a vapori di mercurio emette radiazioni ad elevata energia;2) il filtro di eccitazione lascia passare le radiazioni ad una ristretta lunghezza (ad esempio in verde) d’onda; 3) tali radiazioni penetrano nell’obiettivo, sono riflesse dallo specchio dicroico e eccitano il fluorocromo legato al campione; 4) le radiazioni emesse dal fluorocromo (ad esempio in rosso) passano sia attraverso lo specchio dicroico (5) sia il filtro di sbarramento (6), il quale, invece, blocca le eventuali radiazioni non assorbite.
Filtro dieccitazione
2
Filtro dicroico
Obiettivo
3
4
Occhio
Filtro disbarramento
5
6
Lampada a vapori di mercurio
1
L’IMMUNOFLUORESCENZAL’IMMUNOFLUORESCENZAL’immunofluorescenza permette la visualizzazione diL’immunofluorescenza permette la visualizzazione di antigeniantigeni mediantemediante anticorpianticorpi precedentemente marcati precedentemente marcati con fluorocromi.con fluorocromi.
Con la marcatura, all’anticorpo viene legato un fluoro-Con la marcatura, all’anticorpo viene legato un fluoro-cromo, quindi l’anticorpo marcato reagendo con l’anti-cromo, quindi l’anticorpo marcato reagendo con l’anti-gene specifico, lo renderà visibile in fluorescenza.gene specifico, lo renderà visibile in fluorescenza.
ANTIGENEANTICORPO
ComplessoAG/AC
ANTIGENEANTICORPO MARCATO
ComplessoAG/AC
MARCATO
Il MICROSCOPIO CONFOCALE
focalizza selettivamente un
piano per volta nello spessore
dell’oggetto e poi ricostruisce
elettronicamente l’immagine finale
mettendo insieme tutte le altre
Microscopio elettronico a trasmissioneNel microscopio elettronico a trasmissione gli elettroni generati da un tubo catodico, sotto vuoto spinto, vengono convogliati da un primo campo (condensatore) sul campione. Gli elettroni che lo attraversano vengono raccolti da un secondo campo magnetico (obiettivo) e inviati ad un campo magnetico (proiettivo) ed infine proiettati su una schermo fluorescente e/o su una lastra fotografica, dove si possono osservare zone chiare, corrispondenti a parti del campione attraversate dagli elettroni ( zone elettron-chiare) e zone scure, corrispondenti a zone opache agli elettroni (zone elettron-dense).La λ degli elettroni è in relazione con la differenza di potenziale applicata al tubo catodico secondo la formula:
Tubo catodico
1°Campo magnetico
Fascio dielettroni
Campione2°Campo magnetico
Schermo fluorescente
e lastra fotografica
3°Campo magnetico
15λ= V√Se V= 100.000,
λ sarà circa 0.04 nm.
Applicando la formula di ABBE (P.R.= λ/2n sen α), con una apertura numerica teorica prossima a 1, il potere di risoluzione del microscopio elettronico sarebbe di P.R. (teorico) ≅ 0,02 nm. In pratica, a causa delle distorsioni causate dai campi magnetici, il P.R. (effettivo) è di 0,2 nm.
Microscopo elettronico a scansione - SEM
Microscopio elettronico a scansione
Elaboratore immagini
E’ principalmente impiegato per lo studio topografico della superficie dei campioni in esame.Tale microscopio utilizza un sottile raggio di elettroni primari (circa 7 nm) che tramite l’unità di scansione esplora il campione, in precedenza fissato e rivestito da un sottile strato di metalli pesanti (oro, oro-palladio). La superficie del campione eccitata dal fascio di elettroni primari emette elettroni secondari (e Raggi X), i quali tramite il rilevatore raggiungono l’elaboratore di immagine. L’unità di scansione sincronizza la scansione sul campione e sul monitor dell’elaboratore; pertanto l’immagine finale riproduce la struttura della superficie esplorata con effetto tridimensionale ad una risoluzione di solito di 20 nm.
Problematiche per l’osservazione dei preparati biologici
L’osservazione al microscopio ottico o elettronico dei campioni biologici richiede che i preparati siano sufficientemente sottili da risultare trasparenti al fascio di luce o di elettroni e che sia preservata la morfologia delle cellule e degli organelli in esse contenuti.
Tecnica delle fette
1. Prelievo organo2. Fissazione3. Lavaggio4. Disidratazione (tramite serie ascendente degli alcol)5. Chiarificazione in solventi organici (xilene – Histolemon)6. Inclusione in paraffina7. Sezioni al microtomo8. Distensione delle fette su vetrini9. Sparaffinatura in solventi organici10.Idratazione delle fette tramite la serie discendente degli alcool11.Colorazione12.Disidratazione tramite serie ascendente degli alcool13.Chiarificazione14.Montaggio in balsamo (resine sintetiche)
In microscopia ottica il procedimento comunemente in uso per l’allestimento dei preparati è la “tecnica delle fette” di campioni inclusi in paraffina. La tecnica prevede i seguenti passaggi:
Chimica
Coagulanti
Tecnica delle fette : prelievo e fissazione
2-FISSAZIONE
Fisica
Congelamento- Sostituzione
Congelamento- Essiccazione
Congelamento
Alcool etilico
Alcool metilico
Sublimato corrosivo
Acido picrico
Acido acetico
Alcool tricloracetico
Non coagulantiFormalina
Tetrossido di osmio(Ha lo scopo di bloccare la lisi
delle cellule e dei tessuti e di preservarne il più possibile la struttura)
1- PrelievoIl prelievo dell’organo, solitamente di dimensioni al di sotto del cm3, va eseguito rapidamente, e se necessario, iniettando il fissativo con perfusione
Tecnica delle fette: fissazione e disidratazione
Fissa-tivo
1-24 ore
5 - Chiarificazione in solventi organici (xilene – Histolemon)
2-Fissazione
Histolemon I
1-24 ore1-24 ore
4 - Disidratazione – serie ascendente degli alcol
100° II50° 75° 95° 100° IAlcol Alcol Alcol Alcol Alcol
1-24 ore 1-24 ore 1-24 ore 1-24 ore1-24 ore
1-Prelievo organo
Acqua o tamponi
1-24 ore
3-Lavaggio Histolemon II
Tecnica delle fette: inclusione in paraffina
6 - Inclusione in paraffina viene effettuata in paraffina liquida, mantenuta a 60°C in apposite stufe, dove, preferibilmente, è possibile effettuare il vuoto.
Blocchetti pronti
per il taglio al microtomo
Preparazione blocchetti - Il campione è immerso paraffina liquida, contenuta in contenitori prestampati o in lamelle di rame. La paraffina è poi lasciata solidificare a temperatura ambiente per 24 ore
Lamelle di rame
Tecnica delle fette: sezioni al microtomo
Microtomo rotativo
Microtomo Leica - semiautomatico RM 2245
7-Sezioni al microtomo Il Microtomo – è uno strumento che permette di ottenere fette del campione incluso in paraffina dello spessore di 3-10 mm
8-Distensione delle fette su vetrini – si ottiene mettendo le fette sulla superficie dell’acqua portata ad una temperatura tra i 40-50
°C
Tecnica delle fette: colorazione e montaggio in balsamo
9-Sparaffinatura in solventi organici - elimina la paraffina dalle fette
10- serie discendente degli alcool e idratazione – viene effettuata gradualmente tramite passaggi in alcol a gradazione decrescente
11-Colorazione – può essere dicromica (emallume -eosina) o tricromica (ad esempio tricromica di Mallory)
12-Disidratazione – si effettuta tramite il passaggio dei vetrini nella serie ascendente degli alcool.
13-Chiarificazione – si effettuata tramite il passaggio in solventi organici
14-Montaggio in balsamo – consiste nell’interporre una resine sintetiche tra vetrino porta- e coprioggetti)
Colorazione dicromica (Emallume eosina)
Colorazione tricromica di Mallory
http://www.scienzebiologiche.unina.it/Download/Esercitazioni_Odi_Angi_Gua.pdf
Tecnica delle fette in Microscopia elettronica
In linea di principio l’allestimento dei preparati biologici in microscopia elettronica segue gli stessi criteri della microscopia ottica. Tuttavia sono previsti importanti modifiche:
Prelievo: le dimensionei del campione sono di solito dell’ordine di 1-2 mm3. Il prelievo va effettuato a freddo in specifici tamponi.
Fissazione: è eseguita a freddo con fissativi chimici non coagulanti (es. paraformaldeide, gluteraldeide) a cui segue in genere la post-fissazione in tetrossido di osmio
Inclusione: il campione viene incluso in plastica (resine epossidiche)
Sezioni: si usa l’ultramicrotomo con cui si possono ottenere sezioni ultrafini (80-100 nm). Si usano lame di vetro o di diamante montate su una bacinella con acqua. Le fette ottenute sono raccolte con un retino di rame
Colorazione: si usano sali di metalli pesanti (opachi agli elettroni) ad esempio piombo, uranio, platino, oro, argento, ect.
Sezioni con l’ultra- microtomo e raccolta delle fette con il retino di rame
Schema della Tecnica delle fette in Microscopia elettronica
Preparazione dei campioni per l’osservazione in microscopia elettronica
Confronto tecniche delle fette in Microscopia ottica ed elettronica
inclusione
sezionamento
spessore fette
supporto
colorazione
montaggio
Passaggio
fissazione
Microscopia ottica
formalina+ac.picrico
paraffina
microtomo
7 - 10 µm
vetrino
coloranti organici
balsamo
Microscopia elettronica
glutaraldeide, ac.osmico
resine epossidiche
ultramicrotomo
80-100 nm
retino di rame
metalli pesanti
si butta
Particolari tecniche in uso in microscopia elettronica
Colorazione negativa – viene applicata soprattutto per lo studio dei virus e delle macromolecole*.
Il campione, sospeso in un colorante elettrondenso, è applicato su un retino ricoperto da un sottile film di plastica. Si asciuga all’aria e si osserva al TEM. Il colorante riempie gli spazi vuoti, che appariranno scuri, mentre i virus o le macromoleche risultano chiari Batteriofago evidenziato tramite
colorazione negativa
Particolari tecniche in uso in microscopia elettronica- IIOmbreggiatura al platino – è usato per lo studio delle macromolecole. 1) Il campione è adsorbito su un supporto liscio (lastra di mica). 2) Sotto vuoto spinto e sotto rotazione, sul campione viene proiettato, sotto un angolo di 5°-15°, un sottile strato di platino (elettron-denso) che evapora da un elettrodo al Platino reso incandescente. 3) Lo strato di platino, che rappresenta
+
+
Pt
C
1
2
3
4
5 6
la replica della superficie del campione, è stabilizzato da uno strato di carbone fatto cadere dall’alto da un elettrodo di carbone (elettron-chiaro). 4) la replica di platino è prima trasferita in un bagno alcalino che degrada il campione e, quindi, dopo lavaggio, (5) è trasferita su un retino per l’osservazione al TEM(6)
Molecole di miosina Ombreggiate al platino
Particolari tecniche in uso in microscopia elettronica- II
Senza crioprotezione, sotto vuoto spinto l’acqua contenuta nello strato superficiale del campione evapora. Ciò consente che
membrana di un globulo rosso – osservata al TEM dopo criofrattura e ombreggiatura al platino–
Il freeze etching è tecnica particolarmente usata per lo studio della struttura interna delle membrane cellulari e delle strutture cellulari interne. Il campione, opportunamente crioprotetto (1), è immerso in azoto liquido (2); in tal modo l’acqua vetrifica. Il campione è immesso sotto vuoto e quindi è inciso da una lama (3). Il piano di frattura prezerenzialmente avviene lungo il doppio strato delle mambrane biologiche (4). La superficie esposta dalla frattura è poi ombreggiata al platino (5) e rinforzata da una strato di carbone. La sostanza organica del campione viene rimossa mediante digestione alcalina e la replica metallica dopo lavaggio è osservata al microscopio elettronico(6).
la criofrattura avvenga in uno strato cellulare più interno Nella foto si osserva una microvescicola legata ad un microtubulo.
1 2 3 4
56
Particolari tecniche – metodo di purificazione degli organelli cellulari
Omogeneizzatore. Opera la dissociazione cellulare lasciando integri i nulcei e gli organelli cellulari. La sospensione cellulare ottenuta è sottoposta a centrifugazione differenziale
Centrifugazione a 1.000 g per
10 minuti- sedimentano
i nucleio
o
oo
o
o
oo
o
o
oo
o
o
oo
o
oo
oo
ooo
....
... .ooo
ooo
ooo
ooo
ooo
ooo
o oo oo o oo oo
..
. . ..
..
..
.
...
.ooo
ooo
ooo
o oo oooo
oo
....
....
.
. .... . .. .
Centrifugazione a 10.000 g per
20 minuti- sedimentano i mitocondri
Centrifugazione a 100.000 g per
60 minuti- sedimentano le vescicolemicrosomiali
Centrifugazione a 160.000 g per
60 minuti- sedimentano i ribosomi