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Soteriologia e teologia della redenzione. Soteriologia e flessibilità dottrinale•

Riflessione in ambito protestante: l'oggettività barthiana; Cullmann e la storia dellasalvezza; Von Rad e la storia nella Scrittura.

Riflessione in ambito cattolico. Due correnti: dottrina come verità immutabile edottrina come espressione storica della Rivelazione. In questa pugna alcuniriprendono idee guida della riflessione protestante adattandole al contestocattolico. Soprattutto la idea di rivelazione che si da verbis gestisque.

Con il CVII si cerca di armonizzare le due correnti, ma entra la seconda con forza.

Alcuni influssi sulla teologia della redenzione:•

I vantaggi di questo modo di procedere: priorità del dato sulla speculazione;incremento di credibilità poiché ci si fonda sul dato e non su teorie "inverificabili";allontanamento del mito; possibilità di verificare la continuità tra il dato originarioe la fede attuale della Chiesa.

L'esito di questo percorso è il fondamento della soteriologia nella vicenda di Cristo;nella sua carriera terrena dalla nascita alla gloria.

Questi influssi portano verso una ri-valutazione della storia di Cristo e dei suoi misteristorici.

Tema 1: Soteriologia e teologia della redenzione: evoluzione recentemartedì 5 ottobre 201009:20

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Tema 2: Il fondamento della soteriologia nella vita e pasqua di Cristo

Questo si riallaccia all'ultimo punto. Ciò che la Chiesa crede sulla soteriologia (o teologia della redenzione) sifonda sui misteri di Gesù; sulla sua vita. Perciò la soteriologia recente ha voluto comprendere meglio come hainteso Gesù la salvezza e il rapporto di Lui stesso con essa. Si è avvalsa perciò degli studi degli specialisti nellaricerca biblica (in modo attivo, interagendo con essi e sollecitando ad approfondire alcune tematiche).

il rapporto tra Gesù e il Regno di Dio;il senso che Egli ha dato alla sua morte;il senso che emerge dei vangeli e delle lettere dei primi discepoli per la sua risurrezione.

In questa linea ci si è interessati anzitutto di tre aspetti:•

Gli esegeti sono d'accordo che durante la sua vita pubblica l'attività di Gesù si polarizza attorno alconcetto di Regno di Dio. La domanda fondamentale qui è: come intese Gesù questo Regno? Un'altradomanda: quale pensava Egli che fosse la sua relazione con il Regno?

La "marginalità della cristologia" nella predicazione di Gesù secondo von Harnack; la tesi di Wredesul segreto messianico; le idee di Weiss e Schweitzer sul fatto che Gesù pensava che l'arrivo delRegno era imminente.

Si mostra che Gesù non fu il predicatore dell'imminente arrivo del Regno, ma del già e delnon ancora (contro ciò che pensava Weiss)

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Si mostra che Gesù collegò la rivelazione della sua identità con quella del suo destino (vienedi là la ragione della riserva messianica - contro Wrede)

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Si mostra che Gesù non fu l'annunciatore di un messaggio indipendente del messaggero mache egli stesso e la sua pasqua erano centrali per capire il Regno ( e anche per esserecristiano - contro le idee di von Harnack).

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Questi tre aspetti sono interessanti perché nel discutere su di essi si fa luce sulla centralità di Gesùe della sua passione affinché possa arrivare e instaurarsi il Regno.

Tutto ciò si può vedere se si considera l'attività centrale di Gesù: la partenza, la predicazione delRegno e tipo di Regno predicato: già qui si vede che Gesù non è il predicatore imminentedell'arrivo del fine del mondo.

Ciò che si vede nel vangelo è che Gesù non inizia teorizzando sulla propria persona. Eglipredica, agisce, guarisce. Sorge la questione della autorità (e quindi dell'identità) e quelladella sequela. Gesù però non da una risposta immediata alla domanda sull'identità, ma lasvelerà a poco a poco.

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Notiamo che la predicazione di Cristo passa da una fase iniziale di crescita e entusiasmo auna fase più matura. Per diversi motivi sorgono incomprensioni, e Gesù inizia a concentrarsidi più sulla formazione dei discepoli. Alcuni hanno parlato di una "crisi galilaica" nelministero di Gesù. È in questo contesto che Gesù svela sempre più chiaramente la suaidentità. [Qui sta la risposta a Wrede]

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Questo andamento della predicazione di Gesù serve anche a chiarire il legame del Regnocon Gesù stesso: Egli non è semplicemente un predicatore del Regno, ma il regno si realizzanella sua vita e destino. I discepoli non devono accettare un messaggio, ma il messaggero intutta la sua persona. [Questo anche per Harnack].

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Però allora: quale relazione tra Gesù e il Regno?

In ambito protestante si è discusso molto e da più di un secolo su queste questioni. Di questa discussionivale la pena ricuperare 3 aspetti:

Gesù e il Regno1.

Gesù dinanzi alla sua morte2.

se si deve sostenere che Gesù prevede e abbraccio la Croce;-se in caso affermativo attribuì un senso ad essa;-come si armonizzino la predicazione del Regno e la morte di croce.-

Il problema della credibilità di un Messia morto nella predicazione della Chiesa primitiva. Di cui nasce laquestione: se la dottrina sul valore salvifico della morte di Cristo sia qualcosa di Gesù o sia inveceelaborazione della Chiesa primitiva. La ricerca di una risposta ha portato a porsi tre domande piùprecise:

Gesù previde e abbraccio la Croce: molti dei racconti del vangelo non sospettosi di apologiapresuppongono questo dato. Senza di esso il vangelo intero non potrebbe essere stato scritto nellaforma in cui è stato scritto.

Parte I: Sul fondamento biblico della soteriologiasabato 16 ottobre 201009:49

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È vero che le predizione esplicite sulla passione che si trovano nei vangeli attribuite a Cristo,passando da bocca in bocca a fatti già compiuti potrebbero svilupparsi e precisarsi, in modosimile a come aneddoti di una persona possono un po' magnificarsi con il tempo.

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Ma la parabola dei vignaioli omicidi; la domanda ai figli di Zebedeo; Gesù che salerisolutamente verso Gerusalemme (e conosce la sorte toccata ai profeti e a GiovaniBattista); che si rende conto della opposizione crescente che suscita il suo messaggio (comesi rendono conto i discepoli)

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Tra gli autori che hanno dubitato: Bultmann: non possiamo sapere nulla, forse Gesù è "crollato".Ovviamente in questo caso ci sarebbe anche il fatto che Gesù non avrebbe attribuito nessun sensoalla sua morte. Questa posizione non è sostenibile in modo alcuno.

Sono episodi del vangelo che non indicano soltanto prescienza ma anche disponibilità da parte diGesù.

È perciò naturale che i sinottici abbiano presentato la vita di Gesù come un “cammino” versoGerusalemme, verso la sua Pasqua.

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Se togliessimo tutto il materiale che rende coerente la figura di Gesù con l’accettazione volontariadella morte di Croce, i vangeli si svuoterebbero: essi dovrebbero essere interamente riscritti!

forma in cui è stato scritto.

In parecchi testi si dice che la morte di Gesù è conforme alle scritture; questi testi rimandano ingenere (al meno in modo implicito) al servo di Jahvé; ma è più difficile stabilire che siano originalida Gesù.

il loghion del riscatto;-il gesto e le parole eucaristiche dell'ultima Cena.-

Ci sono invece due testi la cui originalità in Gesù è molto probabile o certa, e in cui si attribuisceun testo salvifico alla morte:

Gesù diede un senso alla sua Croce: esso si deriva da vari testi (Jeremias)

Le due cose non si devono opporre. Sono compatibili alla luce del atteggiamento profondo diCristo.

I dati portano all'idea che Gesù intese la sua missione a partire della centralità della sua intimitàcon il Padre (della sua persona) e riservò al Padre la elezione del cammino e della modalitàattraverso la quale doveva instaurarsi il Regno. Egli poi conobbe dal Padre e dalle circostanzeconcrete della sua vita questo cammino, e fu pronto ad accoglierlo per se stesso e a predicarlo aidiscepoli.

Gesù dunque intese il suo ministero come servizio di salvezza attraverso il suo sacrificio. Ma allora c'èuna obiezione: come si armonizza questo con la predicazione del Regno? Gesù intese parlare di unasalvezza per la fede nella dottrina che Egli predicava o di una salvezza per la morte che Egli avrebbesofferto?

Il Risorto e la salvezza3.

La teologia precedente al CVII considera la resurrezione di Gesù principalmente in chiave apologetica:cioè dalla prospettiva della credibilità della rivelazione (Egli è risorto veramente). La teologia del CVII,più storico-salvifica accorda grande spazio alla resurrezione e della gloria di Cristo, non solo nella liturgiama anche nella dogmatica.

un atto di creazione;-l'acceso ad una nuova forma di esistenza corporea;-apre per la Chiesa la presenza di Cristo fonte di vita nuova;-inaugura la resurrezione della fine dei tempi.-

Dal punto di vista biblico se valorizza la ricca teologia biblica della resurrezione. Essa è:

Ma tutto ciò ha come premessa che Gesù sia veramente risorto. Sulla storicità della resurrezione c'èstato un grosso dibattito da più di un secolo, tre posizioni basiche (sì; no; posizione media. Questaultima è puro verbalismo). Oggi la prima posizione, che afferma che Gesù è risorto con il suo corpo hapiù verisimiglianza storica di nessun altra.

Invece i testi di Paolo e dei vangeli presi insieme puntano ad altro: è la apparizione di unamaterialità di tipo superiore, sottomessa allo spirito. Non c'è discordanza tra Paolo e i vangeli.

La resurrezione di Gesù manifesta la salvezza realizzata in Gesù, e in fase di realizzazione per noi(ciò è la sua dimensione soteriologia principale).

Tuttavia spesso chi afferma che Gesù è veramente risorto non ha una concezione adeguata del mododella resurrezione. Per quanto questo rimanga misterioso i dati dei vangeli indirizzano a muoversievitando due estremi: una resurrezione concepita come rianimazione del cadavere (posizione più omeno del volgo) o una risurrezione concepita in modo immateriale ed eterea (una sorta disopravvivenza dello spirito).

Tema 3: La concettualizzazione biblica dell'opera di salvezza attuata da Gesù.

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Come hanno compreso i cristiani del primo secolo la salvezza che Gesù operò? Essi sono passatidall'incomprensioni (uomini tardi per capire!) a avere una dottrina (per esempio, S. Paolo dice:

Pero c'è la necessità di esplicitare il perché la salvezza si realizza in un modo così sorprendente:mediante la croce e la resurrezione.

morì per i nostri peccati). C'è molta "soteriologia" nel NT. Essa è sorta principalmente come frutto diconsiderare la storia sacra come avendo il suo culmine e punto di svolta in Cristo. Ma le categorie con cui sipensa l'opera di Cristo sono tratte dall'AT, per lo più. S. Pietro dice subito nei suoi primi discorsi che lepromesse si son adempiute.

La mediazione di Gesù.1.

Si tenga presente che anche per gli autori del NT gli scritti non sono un dettato da Dio, madipendono della comprensione che ogni autore ha dell'evento originario, e questa dipende oltreche della luce dello Spirito, di aspetti umani come la formazione personale, la sensibilitàdell'autore, le fonti di cui egli ha potuto disporre, ecc. Per questo motivo la questione del ruolo diGesù nella salvezza (di quanto determinante Egli sia, di quanto centrale il suo ruolo, ecc) non è undato perfettamente definito dall'inizio, ma c'è un certo spazio di indeterminazione, che ogniautore tenterà di formulare autonomamente. [In altre parole: non troviamo un Credodettagliatissimo, ma un Credo essenziale aperto a sfumature varie].

Per questo motivo si possono costatare certe differenze di visuale. ---> Hultgren.E di terminologia. Paolo usa parecchio il linguaggio della giustificazione, Giovanni quello della vita,ecc. Sono comunque linguaggi complementari; ma ciò che è ancora più caratteristico aldilà delmodo particolare di vedere è l'accumulo di linguaggi (immagini o categorie: buon pastore,sacrificio, ecc. ) perché uno solo non riesce a indicare il tutto.

Come hanno pensato i discepoli il ruolo di Cristo? Come Mediatore (in senso del concetto: il termineinfatti è poco usato nel NT), ma con varie sfumature.

Due questioni spiccano su tutte le altre:•

Quali linguaggi usare per dare idea della salvezza realizzatasi in Cristo? Il NT usa molti, ma cisoffermeremo su due (perché sono linguaggi rilevanti nella Sacra scittura, ma pongono "problemi" nelnostro contesto culturale): "giustizia di Dio" e "sacrificio".

La giustizia di Dio è opera del Padre (non direttamente di Cristo) ma si realizza e si rivela inCristo. Egli è la giustizia che il Padre ci fa perché nella sua vita e pasqua si dispiega la fedeltàdi Dio al suo popolo e all'intera umanità.

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Da parte sua l'uomo non è mero spettatore della giustizia di Dio (come puro ricevitore di undono che non si tocca), ma è soggetto attivo. Da una parte perché la giustizia di Dio locambia (ed egli deve lasciarsi cambiare, con la sua ascesi); d'altra parte perché cosìtrasformato egli deve e può completare la sua vita con le opere buone, che saranno lamateria del suo giudizio ultimo.

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Il linguaggio della giustizia di Dio è fondamentalmente paolino. S. Paolo lo usa in linea con l'AT. Ènaturale che sia così. Nell'AT esso si riferisce anzitutto alla fedeltà di Dio nel salvare il suo popolo.Sia l'AT che S. Paolo conoscono un giorno del giudizio e dell'ira. Tuttavia l'espressione non va inquesta direzione come potrebbe sembrare, ma si riferisce alla giustizia "salvifica", cioè allapotente azione di Dio per attuare la salvezza secondo l'impegno che egli si è prefissato.

Anche se Dio non può essere contaminato con il peccato dell'uomo (per la sua trascendenzae santità) , poiché Egli vive in mezzo al suo popolo (e concretamente nel suo Tempio), siespone liberamente a questo contatto. Ma ciò non togli la responsabilità di Israele di viverecome chi ha per ospite Dio. Comunque i peccati e le profanazioni sono di fatto possibili, eperciò la giusta "ira di Dio".

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I sacrifici di espiazione sono il modo, donato da Dio, per porre rimedio a queste mancanze.La sua finalità consiste nella purificazione del peccatore, il che ha luogo attraverso il rito diespiazione.

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La dinamica del rito di espiazione. Il ruolo fondamentale del sangue.-

L'idea guida è che la pasqua di Cristo porta a compimento il sistema sacrificale giudeo. Ma questocontiene diversi tipi di sacrifici (una divisione potrebbe essere tra sacrifici levitici e non, e poiall'interno dei primi: l'olocausto, il sacrificio di comunione, quello per il peccato), perciò leimmagini sacrificali legati alla pasqua sono di vario tipo. Si rimanda a due poli principali: la pasquagiudea (e allora la pasqua di Cristo è in rapporto alla liberazione, all'alleanza, ecc) e i riti diespiazione (allora si sottolinea il perdono dei peccati, la riconciliazione, ecc). Questo ultimo tema èquello su cui può si sono manifestati problemi per il fatto che la mentalità culturale modernasembra resistere a questo tipo di idea. Perciò lo trattiamo adesso.

La mediazione salvifica: giustizia di Dio e sacrificio.2.

Giustizia di Dio

Sacrificio

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La dinamica del rito di espiazione. Il ruolo fondamentale del sangue.-

Paolo tuttavia non pensa che questa vittima sacrificale (Gesù) sia offerta da noi,ma piuttosto che essa è la vittima di Dio, perché è Dio colui che realizza la suagiustizia dando corso alla malvagità del peccato, affinché si possa annullare ilpeccato e si possa dare corso alla vita nuova.

Formule come Dio lo "trattò da peccato" (2Cor 5,21) o Dio "ha condannato ilpeccato nella carne" (Rom 8, 3) sono da vedere come la realizzazione del vincolodi morte che porta con sé il peccato. Evocano la logica sacrificale.

Cioè Dio lascia correre la empietà umana (non nel modo simbolico della vittimaanimale offerta dal peccatore) ma nel modo reale dell'abbattersi su Cristodell'ingiustizia umana, e attraverso la giustizia di Cristo realizza la fedeltà allesue promesse.

Non è possibile la comunione con Dio nel peccato, ma questo deve morireed essere annientato;

*

È la giustizia innocente di Cristo, mosso dalla carità a superare il peccato,seppellendolo nella sua vicenda personale (nella sua storia di sofferenza edolore).

*

Questo superamento, non è da vedere soltanto nella risurrezione di Cristoma anche nell'effusione dello Spirito che è la vita nuova per l'umanità. (Ledue cose sono collegate perché la risurrezione è una trasfigurazione delCristo a una vita nuova, secondo lo Spirito, e il Cristo è il donatore-progenitore di una nuova stirpe di uomini viventi).

*

Con ciò Dio sta indicando che:▫

Il ruolo del Cristo è un ruolo universale, paragonabile a quello del vecchioAdamo, ma senz'altro superiore. Si instaura una dinamica di ricapitolazione e dicomunione di destino.

Gesù è venuto in "carne di peccato" sembra dire Paolo, perché egli possa esperire sudi sé questi effetti mortali del peccato: l'intrinseco rapporto tra peccato e morte chec'è dall'inizio e che si dimostra nella storia di Cristo.

○L'uso paolino di tutta la tematica, mediante il tema della "carne di peccato":-

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Strumenti concettuali della soteriologia recente.1.

La necessità di ricostruire la esposizione dogmatica in modo unitario, da unaprospettiva globale,

Ma anche per altre ragioni come: una concezione più dinamica della creazione; unaconcezione della salvezza come storia diretta da Dio verso un traguardo finale; il fattodi riscontrare nella Scrittura (anzitutto Paolo: inni cristologici, nozione paolina dimistero, ecc) un pensiero maturo in quella direzione.

Questa idea del disegno di Dio acquista importanza per:-

Acquista importanza la nozione di piano di Dio. La salvezza si presenta dunque come il frutto di undisegno, di un progetto o di un piano che Dio ha. L'opera di salvezza come parte di quel piano,come uno degli elementi fondamentali.

Il soggetto che esercita il piano è Dio stesso, ma con le mediazioni umane, e negli ultimitempi mediando umanamente se stesso (Cristo); l'oggetto di questo piano è la creazione,che ha la possibilità di allontanarsi da Dio e si allontana di fatto; ma ha anche la possibilità diessere riconciliata con Lui e portata al suo destino;

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Il senso di questo piano è la buona riuscita degli uomini come "figli di Dio", come indica lalettera agli Ebrei : "volendo portare molti figli alla gloria…" (Eb 2, 10).

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La chiave architettonica di questo piano è Gesù, Figlio eterno di Dio, che può assumere unavita umana e vivere in essa la sua condizione di Figlio ---> fonte della sua storia concreta.[Puoi vedere le pagine 87-93 della dispensa per il primo ciclo].

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Il piano di Dio si articola attraverso tre momenti fondamentali: l'inizio (creazione nella giustizia), lacontinuazione per la via del dramma (per superare il peccato), la consumazione: creazione,redenzione, escatologia. Tre elementi che si danno in unità perché fanno parte dell'unicoprogetto.

Di conseguenza si tratta di un progetto intrinsecamente trinitario e cristologico. Mira a farcipartecipare dell'intimità trinitaria, della condizione filiale (di Cristo), il che consiste in una forma diintroduzione gratuita nella vita divina.

La salvezza si inquadra in un piano di Dio.

"Dio rivela il suo progetto", "questo progetto si realizza nella storia degli interventi di Dioche è la storia della salvezza". Espressioni di questo tipo sono frequenti nella teologiaattuale.

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Il nucleo della rivelazione è la comunicazione di Dio nel suo mistero.-

Il discorso soteriologico tenderà a porsi da questa prospettiva nella quale la salvezza èquesta comunicazione di Dio all'uomo, la quale avviene nella storia.

Per la soteriologia questo ha grande importanza perché la comunicazione di Dio stessoall'uomo non può non implicare la salvezza per l'uomo, poiché Dio è il Sommo bene e laSomma perfezione.

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Come definire meglio l'idea di rivelazione? Essa ha avuto un certo spostamento concettuale. Èpassata da una visione più gnoseologica (rivelazione come contenuto di conoscenze) ad un'altrapiù dinamica e personalista (rivelazione come manifestazione e comunicazione della propriapersona)

La idea di un piano di Dio che si svela a poco a poco man mano va avanti la storia fa sì che la categoria dirivelazione guadagni in importanza.

La coppia: Trinità economica / Trinità immanente forma parte di quel sforzo di costruire uno-

La idea di un Dio che dona se stesso nella storia in modo libero e gratuito si esprime concettualmenteattraverso l'espressione: Trinità economica (Trinità del disegno gratuito).

La soteriologia recente si colloca in una contesto teologico per certi versi rinnovato (dai grandi movimenti delsecolo XX) e per certi versi ancora in rinnovamento. Essa tende a creare il suo proprio strumentarioconcettuale, laddove non ne trova uno adatto. Entro questo strumentario spiccano alcuni terminifondamentali: piano di Dio, rivelazione, Trinità "economica".

Tema 4: Il volto della soteriologia contemporanea.

Parte II: Sul contenuto centrale della soteriologiasabato 16 ottobre 201009:48

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La coppia: Trinità economica / Trinità immanente forma parte di quel sforzo di costruire unostrumentario adeguato per la teologia (a cui alludevo in precedenza), e esprime utilmente lagratuità del disegno e l'impegno della Trinità in persona.

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Questa doppia dimensione soteriologica e rivelante, necessariamente confluisce inunità, «dove la Trinità immanente si comunica come Trinità economica (e questo ha ilsuo vertice nell'evento pasquale). Essa si rivela al tempo stesso nella sua vita intima e sicomunica agli uomini, redimendoli dal peccato (la soteriologia si mostra allora comeunità della redenzione nel senso stretto e della divinizzazione)» (P. Coda). In questomodo le due dimensioni sono strettamente correlate: la rivelazione non è solo verbale,ma esistenziale[1]. La rivelazione ha il suo posto proprio nell’azione salvifica equest'ultima ha la sua origine e forma nell'amore che si manifesta all’interno della vitatrinitaria.

La Trinità economica è anche chiamata Trinità storico-salvifica; con questa formulazione siintende indicare il fatto che l'impegno tripersonale di Dio e direttamente azione di salvezzanei confronti dell'uomo.

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[1] «È la stessa esistenza di Cristo, in tutto il suo sviluppo che culmina nella croce, la quale rivelail mistero trinitario. Questa dimensione rivelativo-esistenziale (nel senso dinamico-evolutiva) èla dimensione più profonda del mistero soteriologico». Coda, Acontecimiento pascual, 167.

Ciò che si intende dire è che ciò che salva l'uomo è questo mistero di Dio proprio in quanto attuase stesso nella storia, che è una storia di peccato. Ovvero, è l'amore di Dio proprio in quanto sicala e introduce nella storia che la risana dal di dentro. Solo l'amore (Amore agapico di Dio) ha lapotenza di salvare. Ed è ciò che avviene.

L'amore del Padre che dona (e si distacca del suo Figlio), l'amore del Figlio che dona sestesso per noi e si dona completamente al Padre, lo Spirito-Amore che viene donato primasul Figlio Gesù e da Lui (insieme al Padre) sull'umanità.

-

Questo riversarsi della Trinità sulla storia è, per così dire, ciò che sblocca la situazionedell'umanità. Nonostante l'umanità sia caduta nel peccato (originale, personali,"strutturali"), essa è ri-abilitata per raggiungere il suo destino di comunione ultima edefinitiva con Dio, in forza della comunicazione (salvifica) che Dio fa di se stesso.

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“Non è possibile dare la vita, che in Dio è in modo pieno, che facendo di essa la vita di unUomo, quale è Cristo nella sua umanità personalizzata dal Verbo nell’unione ipostatica”Giovanni Paolo II, DV 52.

Come si presenta da questa prospettiva la mediazione di Gesù? Necessariamente si tende asottolineare la caratteristica iconica, di manifestazione e attuazione dell'amore del Padre. Spessosi esprime anche con linguaggio sacramentale. Gesù è il sacramento di Dio, termine che orientasulla visibilità e tangibilità. La sua missione è introdurre visibilmente (affinché noi lo possiamocapire: toccare: Giovanni) nel mondo l'amore del Padre.

Che fisionomia (aspetto caratteristico) danno alla soteriologia queste prospettive e strumenti rinnovati? Comesi presenta la soteriologia a partire di essi?

La fisionomia (o l'aspetto) della soteriologia recente.2.

La visione classica della soteriologia tendeva sottolineare l'opera di Cristo come opera davanti al Padre:

"La rottura di questo ordine è un affronto al Creatore. Ma poiché l'uomo è una creaturapreziosa ai suoi occhi, Dio non lo abbandona al suo destino e gli dà una via di salvezza, chenon consiste nella pura misericordia, poiché il Dio perfetto deve anche esprimere l'infinitagiustizia dei propri atti. Si richiede all’uomo una riparazione per compensare il dannocommesso, ma l'uomo non può farlo da solo; infatti, come può l'uomo dare qualcosa a Dio ecompensarlo, se tutto quello che ha lo ha ricevuto da lui? E per questo Dio ha mandato il suoFiglio per compiere questa riparazione" (Dispensa soteriologia ciclo I).

Comunque la visione di Anselmo tende comunque nei secoli successivi a cristallizzare intermini più giuridici e penali.

Essa veniva a esplicitare più o meno la tesi di s. Anselmo nel Cur Deus Homo.

Questa visione più recente: che differenze ha con quella classica? Con quella che si trova nei manuali primadel Concilio? Con quella che si trova nella predicazione, nei libri di devozione, ecc?

Impostazione classica e tendenze attuali.3.

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termini più giuridici e penali.

E. Hugon per esempio, all'inizio del suo libro sul mistero della redenzione dice:"C'è una meraviglia clamorosa, incomprensibile che è questa sostituzione di un Dio al postodei colpevoli: un Dio-Uomo che soffre, soddisfa, merita per le sue creature! (…) Noicomprendiamo meglio il mistero del male, percepiamo la malizia del peccato mortale quandovediamo la giustizia divina che chiede a Gesù, innocente, ma vittima per noi, il sorprendenteprezzo della croce, e intendiamo che Gesù gridi sotto il peso delle nostre colpe: 'Dio mio, Diomio, perché mi hai abbandonato'. Presso gli uomini la giustizia si dilegua quando si famisericordia; nella redenzione essa resta invece intatta: anche quando Dio perdona c'è lagiustizia perché un Dio-uomo si sostituisce ai colpevoli e soddisfa per loro" (pp. 6 e 8 ed.francese del 1922).

G. Oggioni: "Mediante il sacrificio propiziatorio e la soddisfazione morale, e non solo penale, ditutta la sua vita ed specialmente della sua morte, Cristo è diventato causa morale di unaredenzione oggettiva: nel senso che egli ha efficacemente ottenuto da Dio con quelli atti e inquesto modo la salvezza dell'umanità" (Problemi e orientamenti, 326.)

il peccato come offesa infinita a Dio;-la redenzione come riparazione, di questa offesa attraverso un opera penale, che possacompensare o espiare il torto fatto. Solo l'uomo-Dio può compiere questa riparazione.

-

Dunque le chiavi della presentazione classica, riassunta in questi testi, sono:

La dimensione ascendente: riparazione offerta dall'uomo Gesù a Dio.→La priorità delle nature sulla persona. [non valorizza la dimensione "filiale"]→

Da notare:-

L'opera di Cristo è così vista anzitutto come soddisfazione vicaria davanti al Padre (o forse di Cristoin quanto uomo davanti a Dio).

Problemi di ordine culturale o prevalentemente culturali

Giustizia nei confronti di Gesù?-Non è più giusto che sia il colpevole a dover risarcire, che non un altro?-Il fatto che questa giustizia divina sia "inflessibile" non da un'immagine di un Dio "costretto"ad agire così?

-

Il Dio che ci insegna a porre l'altra guancia, non vuole lui metterla?-

[1] Cit. da Z. Alszeghy- M. Flick, Il mistero della Croce, Queriniana, Brescia 1984, p. 124.

“il Dio buono perdona, il Dio giusto esige soddisfazione; il Dio buono provvede lui stesso lasoddisfazione al Dio giusto; e così la misericordia gratuita diventa contemporaneamente unbene pagato adeguatamente. È una combinazione stupefacente!”[1].

T. Smile, Once and for All. A Confession of the Cross, London, DLT 1998, 80-99

Smail presenta sinteticamente i problemi: la stranezza di dire che Dio si placa con se stesso, ladifficoltà di allontanare l'idea che Dio deve essere persuaso al perdono, l'affermazione cheCristo è stato punito al posto dei peccatori.

Ha inoltre un'altra serie di problemi prevalentemente teologici:

Ci si focalizza eccessivamente sulla croce, snobbando gli altri misteri di Gesù.-La Trinità (mistero centrale della nostra fede) non sembra aver un collegamento con ilmistero della redenzione. Non c'è un ruolo dello Spirito santo.

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Non hanno un ruolo teologico gli eventi storici, ma la storia (della croce, del rifiuto di Cristocome Messia ecc.) si astrae e sublima alla donazione della vita di Cristo.

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Questa visione è stata parecchio criticata dai teologi recenti perché non riesce ad evitare certicortocircuiti che si ripercuotono negativamente nel versante culturale sull'immagine di Dio.

La dimensione discendente: realizzazione nella storia della carità infinita di Dio.→La priorità delle persone (la Trinità economica) sulle nature. [ruolo del P, del F, delloSS].

Da notare:-

Dunque la visione moderna scarta questa idea che la Croce di Cristo debba essere considerataprioritariamente dal punto di vista della compensazione per il peccato umano. Essa preferisceconsiderarlo dal punto di vista della rivelazione dell'amore agapico della Trinità verso l'uomo, nella lineadi ciò che dicevamo prima. La svolta per il peccato non sta nella riparazione del Figlio al Padre manell'avverarsi nella storia (che è storia di peccato e ingiustizia) dell'amore che Dio è.

Si va verso una visionedella croce dove è unagiustizia impersonale,inflessibile, acomandare la passione

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SS].

Cerchiamo di notare le differenze tra le due impostazioni:

[1] Le categorie del Nuovo Testamento e della tradizione teologica per esprimere l’azione salvifica diCristo sono state ben studiate nel volume I dell’opera di Sesboüe, Jesucristo, el único mediador (giàcitata). L’autore rileva in esse una prima strutturazione fondamentale: «le diverse categorie si ordinanosecondo due movimenti principali: uno va da Dio all’uomo attraverso l’umanità di Gesù; l’altro vadall’uomo a Dio, giacché in Gesù, il Figlio per eccellenza, l’uomo “merita” di arrivare a Dio» (p. 65).

Qui bisognerebbe rispondere che è le due cose, ma cambiando leggermente la formulazione: è DioTrino che opera in Cristo a nostro favore e, dunque, Cristo che opera per noi davanti al Padre.

Ma l’atto salvifico è soprattutto Dio che opera in Cristo a nostro favore, o Cristo che operaper noi davanti a Dio?[1]

[1] González de Cardedal, La soteriología contemporánea, 314. L’ allusione all’ordine ontologico siriferisce a ciò che in giustizia corrisponde all’uomo come creatura e a Dio come Creatore, in quantodiversa dalla relazione di amicizia o benevolenza.

Qui bisognerebbe dire che è un falso dilemma, perché la giustizia di Cristo davanti al Padreforma parte integrante della carità di Dio.

Qual è il suo nucleo: l'amore di Dio che purifica il nostro egoismo o l'obbedienza di Cristoche espia i nostri peccati? La prima posizione vede l'opera redentrice come carità emisericordia, la seconda come riparazione e giustizia. Alla radice di queste valutazioni cisono due prospettive diverse del rapporto tra Dio e l'uomo: una più personale, l'altra piùoggettiva. Esse indicano «un problema fondamentale: la relazione tra l'ordine ontologico equello personale sul piano del rapporto dell'uomo con Dio»[1].

[1] Secondo G. Moioli, la teologia occidentale ha proposto fondamentalmente due modelli dimediazione: «nel primo l’unione ipostatica è la ragione profonda della “mediazione” di Cristo, però siparla di mediatore formalmente perché è l’uomo ipostaticamente unito al Figlio di Dio; nel secondo –che ha guadagnato recentemente importanza– Gesù è “mediatore” tanto quanto è “mediazione”, cioè,manifestazione-presenza-azione del Figlio di Dio Salvatore». Cristologia. Proposta, 149.

Come vedere la mediazione di Cristo. A partire dalla persona, dal Figlio di Dio, o dallenature, come azione dell’uomo-Dio?[1] La cosa essenziale è il rapporto tra Gesù e DioPadre nello Spirito Santo, con tutto il suo carico di rivelazione della vita intima di Dio?Oppure deve essere prioritario il riferimento alla situazione umana davanti a Dio e lariparazione richiesta all’uomo?[2]

[2] Questa prospettiva della “doppia natura” la incontriamo nel documento della Comissione TeologicaInternazionale Questioni scelte di cristologia, IV, a) 2 [Idem, Documenti: 1969-1996, 537]: «Laredenzione, di conseguenza, è un processo che implica tanto la divinità quanto l’umanità di Cristo. SeEgli non fosse divino, non potrebbe pronunciare il giudizio di perdono efficace di Dio e neppurepotrebbe far partecipare nella vita trinitaria intima di Dio. Però se non fosse uomo, Gesù non potrebbecompiere la riparazione in nome dell’umanità per le offese commesse da Adamo e dalla suadiscendenza. Solamente perché possiede entrambe le nature ha potuto offrire soddisfazione per tutti ipeccatori e concedere loro la grazia come loro capo rappresentativo».

Qui bisognerebbe dire che la priorità è della Persona e della visione in base alle Persona divine primache alle nature.

A mio parere il miglior modo di articolare entrambi gli aspetti è puntando su due aspetti:

La iconicità fa sì che i gesti di Cristo incarnino nella storia il volto del Padre; proprioperché Gesù è il Figlio, l'inviato del Padre ma come icona e immagine di Lui, la storia diGesù lascerà trasparire in essa dell'agire trinitario. Nel volto di Cristo traspare il voltodel Dio - Trino, nelle azioni di Cristo la salvezza del Dio Trino, che è comunicazionepersonale di Lui.

La responsorialità fa sì che quelle stesse opere siano sempre compiute davanti alPadre e per la gloria del Padre. Ogni parola di Cristo è posta davanti al Padre e rivolta

Considerare che la mediazione di Cristo è intrinsecamente filiale. Nel corso basico disoteriologia di solito insegno che ogni parola e azione di Gesù sono "filiali" e in quanto talihanno due diverse valenze: iconica e responsoriale.

-

La questione è che se si scarta una delle due alternative, non si riesce ad ottenere una soteriologiaequilibrata. L'opera di salvezza è non una o l'altra cosa, ma l'una e l'altra cosa: è allo stesso tempo operadi Dio in Gesù Cristo in favore nostro (la sua vita che si riversa nelle opere) e opera di Gesù in nostrofavore davanti al Padre.

Approfondimento delle differenze tra le due impostazioni. [continua il punto 3].4.

Traccia sviluppata Pagina 9

Padre e per la gloria del Padre. Ogni parola di Cristo è posta davanti al Padre e rivoltainteriormente a Lui; ogni sua opera, pur avendo origine nel Padre stesso, vienecompiuta da Gesù nel modo filiale. Perciò essa glorifica il Padre ed è causa disoddisfazione per il Lui.

Queste due dimensioni permettono di dire che la vita di Gesù rende presente la vitaintima della Trinità, dalla prospettiva filiale.

Ma questa vita intima della Trinità che Gesù possiede dove si applica? Su quale "oggetto"essa influisce? Questo è il secondo aspetto: essa si applica a ricomporre il disegno e il mondoumano, cioè portarlo a compimento in Gesù stesso, nella sua Persona incarnata, e a partiredella situazione di peccato. Sta anche qui il motivo della Croce.

-

Per ricompone il disegno umano in se stesso, nella sua Persona, Gesù dovevaprendere la vita umana nella condizione attuale sottoposta alle conseguenze delpeccato e alla cattiveria umana. Esperire su di sé tutta la malvagità umana perannientarla nella bontà e nella giustizia del suo cuore (cioè annientarla nella sua vitafiliale: di icona e di risposta)

Ciò che fa Gesù è restituire la dignità alla creazione e la gloria al Creatore, Padre eorigine del disegno, mediante l'inaugurazione di una umanità giusta e filiale (quellasua anzitutto). Ciò ripara in modo oggettivo (stabilisce un confine invalicabile per ilmale) e soggettivo (fa giustizia nei confronti della bontà paterna di Dio) il maleintrodotto e l'offesa contro il Padre.

Traccia sviluppata Pagina 10

Per parlare della Pasqua di Cristo nella teologia contemporanea un primo problema è l'ordine dadare ai diversi modi di vedere e problematiche. Per strutturare il tema ho deciso di ispirarmi ai variaspetti che S. Tommaso tratta fa quando parla del modo come la passione di Cristo produce i suoieffetti. (S. Th. pars III, q, 48).

Per mettere un esempio di ciò che S. Tommaso ha in mente in questa questione della SummaTheologiae, possiamo pensare al movimento di una macchina. Tutti sappiamo che le macchine simuovono perché hanno un motore, ma: come questo motore produce il movimento dellamacchina? C'è un sistema: una miscela di aria e benzina esplode a contatto con ossigeno,trasmettendo il moto a vari pistoni, i quali attraverso un ingegnoso artificio lo convertono in motocircolare di una asse…

In modo analogo per S. Tommaso la passione di Cristo è causa della nostra salvezza perché essa, inquanto opera dell'umanità di Cristo, umanità unita come strumento della divinità, ha la potenza (ècausa efficiente) di meritare davanti a Dio, di soddisfare per noi, di dare culto a Dio, di riscattare daldiavolo ( 4 categorie ascendenti) l'umanità. Permette così che possa essere rimosso l'ostacolo perla comunione con Dio, e che la grazia di Cristo infusa attraverso i sacramenti possa radunare dinuovo l'uomo con Dio. Ecco come S. Tommaso spiega ognuno di questi modi:

De modo efficiendi passionis Christi:

Sotto forma di merito:

Poiché Cristo non è un uomo qualunque ma il Capo della Chiesa (e del genere umano) la suasofferenza per la giustizia merita per tutta la Chiesa (e per il genere umano) la salvezza.

Sotto forma di soddisfazione:

Introduzione1.

Tema 5: Croce e Pasqua nella teologia contemporaneamartedì 7 dicembre 201015:31

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Sotto forma di sacrificio:

Sotto forma di redenzione:

Sotto forma di efficienza:

Tutti questi modi corrispondono ai vari aspetti di bontà presenti nel mistero della Croce. Il Verbodivino prende un'umanità e con essa e in essa merita, soddisfa, da lode al Padre, paga il nostrodebito, ecc. Restaura così l'ordine creaturale che era stato infranto con il peccato. Chiude per cosìdire la voragine del peccato è apre la strada a una vita santa, la quale può essere comunicatadall'umanità di Gesù; in particolare dopo la sua risurrezione: come donatore dello Spirito.

a) La Croce rivelazione dell'amore di Dio.b) La Croce assunzione del peccato del mondo.c) La Croce come consegna sacrificale.d) Redenzione, liberazione, peccato [salterò questo per mancanza di tempo].e) La Risurrezione assunzione del mondo alla comunione trinitaria.

La soteriologia recente parla anche di questi aspetti, ma lo fa da un'altra prospettiva: da un'otticatrinitaria e discendente. Possiamo dunque seguire uno schema simile a quello usato da S. Tommaso èconsiderare questi cinque aspetti, che traducono in certo senso al nostro tempo le categorie di merito,soddisfazione, e via dicendo.

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Abbiamo già sottolineato che la soteriologia degli ultimi secoli faceva perno sugli aspetti di giustizia(commutativa: a tot corrisponde tot) dell'opera di Cristo, mente quella recente insiste sopratutto sull'amoregratuito di Dio. E' convinzione radicata che la salvezza è legata all'amore.

[1] Questo è stato formulato da J. Ratzinger nel 1972 in un suo intervento durante un Congresso di teologia.Cfr. J. Ratzinger, Questioni preliminari ad una teologia della redenzione, in AA.VV., Redenzione edemancipazione, 187.[2] Il tema è stato molto trattato e comprende, tra molti altri, i nomi di G. Marcel, J. Pieper, R. Spaemann. Eanche K. Wojtyla, Persona y acción, Editorial Católica, Madrid 1982.

[3] Enc. Redemptor Hominis, 10.

C'è una convinzione fondamentale che «la salvezza è legata all'amore»[1]. Filosofi e teologi cristianihanno sviluppato questa affermazione a partire da posizioni personaliste[2]: il potere che redime l’uomoè l'amore, perché senza la capacità di amare, senza un “tu” che lo accetti e approvi, l'uomo è sempretroncato. Giovanni Paolo II ha espresso brillantemente questo concetto: «L'uomo non può vivere senzaamore. Egli rimane un essere incomprensibile a se stesso, la sua vita è priva di senso se l'amore non sirivela, se non si incontra l'amore, se non lo sperimenta e lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente»[3].

Di conseguenza l'opera di salvezza tende a essere vista come la manifestazione fondamentale sia dell'amoreche Dio è, sia dell'amore di Dio verso l'uomo. E dunque come salvezza per l'uomo.

Tra le dimensioni più sottolineate di questo amore di Dio c'è quella dell'assunzione della sofferenza.•

Nell'AT Dio mostra spesso la sua predilezione per ascoltare i sofferenti e gli indigenti (Sal 68, Is 38,10-14.17-20, ecc). I libri di Giobbe, i passi del Deuteo-Isaia, la storia di Geremia o la lettura di Oseadanno corpo a questa predilezione divina.

Dio nella sua ricerca dell’uomo, non ha voluto stare lontano dai mali di questo mondo, chesono propri solamente dell'uomo e delle creature. Si è vincolato con la nostra storia nel suoFiglio e nello Spirito Santo. Nella notte oscura della vile esecuzione di Gesù Cristo, il Santo eOnnipotente Dio, senza cessare di essere tale, si è fatto compartecipe «degli umiliati e offesi,degli oppressi e sfruttati».

Questa inclinazione di Dio di essere accanto all'indigente si fa evento nel Calvario.▪

Tutto ciò conduce a sottolineare la solidarietà di Dio con la storia di sofferenza dell'umanità, per dareall'uomo un segno del suo amore e della sua vicinanza nelle prove della vita, per riempirlo di speranza difronte ad esse.

2. La Croce rivelazione dell'amore di Dio.sabato 30 ottobre 201010:56

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Abbiamo già presentato in precedenza la teoria della soddisfazione di S. Anselmo nel suo Cur DeusHomo con le critiche (di natura culturale e teologica) che sono state mosse alla sua posizione

Il passaggio da Anselmo alla visione protestante è dovuto principalmente a correnti che esaltano lalibertà di Dio; correnti legate al nominalismo che conducono ad una visione della giustizia di tipo forense(cioè relativa al foro, all'ambito del processo giudiziale).

Sintesi della visione luterana [la soteriologia de Lutero spesso viene chiamata: "teologia dialettica"o "theologia crucis"]

“Perché dunque ci sia spazio per la fede, è necessario che tutto ciò che è creduto sia nascosto. D’altrocanto non si può nascondere più profondamente che sotto una apparenza, una sensazione e unaesperienza contrarie. Così, quando Dio da la vita, lo fa mentre uccide; quando giustifica lo fa mentre rendecolpevoli; quando porta in cielo lo fa mentre conduce all’inferno (...) Dio nasconde così la sua eterna bontàe misericordia sotto la collera eterna, la giustizia sotto l’iniquità”[1].

Poiché l’uomo ha sempre la pretesa di appropriarsi della salvezza, di entrare in suo possessoper adattarla ai propri canoni egoistici, Dio pone il segno della sua rivelazione nella Croce, benlontano da ogni simpatia umana. Egli non permette che nulla resti a disposizione dell’uomo,neanche la stessa figura della rivelazione divina. Egli si rivela sub contraria specie. Vediamo comelo spiega il Riformatore:

La Croce realizza la misericordia di Dio sotto il segno della sua collera, opera la salvezzamentre rivela il giudizio sul peccato e la sua condanna: Dio “ha condannato il peccato nellacarne” del suo Figlio[2], ha lasciato abbattere su Cristo la sua collera per distruggere il peccato [3].Lutero contempla Cristo caricato con i nostri peccati, identificato con essi, tanto da diventarelui stesso peccato, morte e maledizione[4]. Ma poiché Cristo resta interiormente il Figlioinnocente, Egli può annullare il peccato e cancellare il nostro debito nella sua innocenza:“Cristo ha preso per il collo il nostro peccato e quello di tutto il mondo e oltre a ciò la colleradi Dio, e li ha affogati in se stessi, così che noi siamo riconciliati davanti a Dio e siamointegralmente santi”[5]. Risuonano di conseguenza le parole di S. Paolo: “non c’è dunque piùnessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù” (Rm 8, 1), ma allora la collera di Dioper il peccato è in realtà segno del suo perdono, segno che resta indisponibile ad ogni tentativodi appropriazione da parte dell’uomo, poiché come dice il Riformatore: “Questo è il grado piùalto della fede: credere che sia misericordioso chi salva così pochi e condanna così tanti;credere giusto chi con la sua volontà ci rende necessariamente dannabili, per cui, come diceErasmo, sembra che prenda piacere alle sofferenze dei miseri e sia degno di odio più che diamore”[6].

[1] M. Lutero, De servo arbitrio, Claudiana, Torino 1993, p. 121; cf. WA 18, 633.[2] Cf. Rm 8, 3.

Il Cur Deus Homo

Lutero

In questa sezione consideriamo la relazione tra Croce e peccato nella teologia recente:

I punti da trattare sono quattro:

un certo rifiuto all'elaborazione di S. Anselmo. Questa si sente inadeguata per una presentazioneaggiornata del mistero cristiano;

la presenza nella teologia della riforma di una visione sulla linea di quella di Lutero;la riflessione agapica e kenotica di H.U: von Balthasar;i tentativi di attualizzazione della posizione classica tomista (che non è distante di quella diAnselmo).

La teologia recente preferisce dissociarsi di questa linea (al meno in parte, vedi la posizione quarta:tentativi di attualizzazione) e non considera la soddisfazione di Cristo al Padre come la principalecategoria esplicativa della Passione di Gesù, ma cerca di presentare la relazione tra la passione di Gesù eil peccato degli uomini da altre prospettive.

Presentazione

3. La Croce assunzione del peccato del mondo.sabato 30 ottobre 201012:33

Traccia sviluppata Pagina 14

[2] Cf. Rm 8, 3.[3] Il riferimento è come al solito a S. Paolo: “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato innostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio” (2 Cor 5, 21).[4] Enarratio uberior, cap 53, 1s; ed. di Wittenberg (1574), t. 4, pp. 216, 219. In virtù di questa identificazione, Gesù èil più grande ladro, ecc. che sia mai stato, dice Lutero.[5] WA 10/III, 137.[6] M. Lutero, De servo arbitrio, Claudiana, Torino 1993, p. 121; cf. WA 18, 633.

Vedi alcuni testi nel dossier del Sesboue: Gesù Cristo l'Unico Mediatore, I, 74-92 (spec. pp. 84-85).

La predicazione cattolica dell'epoca barocca pur senza pretendere di seguire Lutero, non distinguesufficientemente tra Anselmo e Lutero, e di conseguenza usa un linguaggio simile a quello luterano (checonsidera la Croce come il abbattersi della collera di Dio su Gesù), mentre pensa di esprimere bene laposizione cattolica tradizionale.

Una versione moderna cattolica, vicina alle posizioni protestanti in H. U. von Balthasar.

Punto fondamentale della visione balthasariana è:

Una concezione dell'amore come disappropriazione e rinuncia, abbandono ed consegna all'altro.•

Così si apre la strada per considerare la lontananza dell'amato (estraniazione) come possibilemanifestazione dell'amore. E ciò sia da parte di chi si allontana (il Figlio) come di chi allontana (il Padre).

In realtà per VB questa estraniazione è già collocata entro quella delle processioni trinitarie,perché forma parte dell'amore eterno di Dio.

A. Hunt, The Trinity and the Paschal Mystery, 60.

Con questa chiave la venuta di Gesù al mondo sarà un estraniarsi della comunione perfetta, daparte del Figlio. Il quale prende anche la distanza massima, perché si identifica con i peccatori epatisce nella sua discesa agli inferi le pene dell'inferno.

Cristo, venuto nel mondo nella nostra carne peccaminosa, prende su di sé il peccato e soffredavvero ciò che il peccatore merita, cioè la separazione da Dio, fino alla separazione piùcompleta e finale che è inerente al peccato: l’oscurità della morte eterna[1].

Dunque la prova economica dell'amore di Dio è questa infinita lontananza e separazione del Padredal Figlio, che percorre la vicenda umana per "coprirla" con l'amore trinitario.

[1] Si domanda Von Balthasar: «Non c’è qualcosa come un misterioso farsi carico da parte diCristo del peccato del mondo, che certamente non ha commesso, ma la cui essenza e gli effettiEgli riceve e sperimenta nella sua ora –l’ora del Padre e allo stesso tempo delle tenebre? Nonc’è forse come un’identificazione del Redentore con i suoi fratelli, con i peccatori, in un modotale che Egli non voglia distinguersi da essi di fronte a Dio, fino al punto di attrarre sopra di Sé,come un parafulmine, il giudizio di Dio sopra la realtà dell’antidivino del mondo?». Gesù ciconosce? Noi conosciamo Gesù?, Morcelliana, Brescia 1981, 33

In realtà per VB la stessa possibilità della libertà umana è dovuta al fatto che l'amoreassoluto di Dio può abbracciare dall'interno tutte le conseguenze di questa libertà,compresso il rifiuto ultimo da parte dell'uomo.

È perciò che Balthasar affermeràa che si può sperare che l'inferno esista sì, ma che siavuoto.

Così il viaggio di Cristo sino all'estrema solitudine e lontananza da Dio (in cui VB "traduce"l'inferno) rappresenta la sua estrema solidarietà con il peccatore che trova nell'isolamentoche egli ha scelto per se stesso, a Colui che ha scelto lo stesso isolamento in favore delpeccatore.

È davvero a generazione amorevole del Verbo una sorta di rinuncia per Dio?È della stessa natura l'isolamento di Cristo rispetto a Dio e quello del peccatore?

Due punti problematici per questo autore:

H. U. Von Balthasar

La generazione delVerbo è già un attodi disappropriazione

Ciò perché dare odonare èconsegnare e nonavere più per sestessi

Qui Balthasar seguela tradizioneprotestante nelvedere Gesùcaricato con ilpeccato sotto lachiave di sostitutoper l'ira.

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È della stessa natura l'isolamento di Cristo rispetto a Dio e quello del peccatore?

A mio parere la risposta a entrambe le questioni dovrebbe essere negativa.

Tentativi di attualizzazzione della posizione classica anselmiano-tomista

A differenza di Balthasar, la maggior parte dei teologi cattolici evitano di introdurre unadialettica intratrinitaria, e fondano l'opera della redenzione sull'unità d'amore tra il Padre e ilFiglio. Ugualmente si segue la prospettiva tradizionale che non enfatizza la giustizia vendicativa:l'amore del Padre è presente in Cristo, come san Tommaso[1] ha detto.

[1] Dopo aver risposto affermativamente alla domanda se Dio ha consegnato Cristo alla passione, SanTommaso si domanda nella Summa Teologica se questa azione non costituisca un atto crudele da parte delPadre. «No, –risponde– perché fu lo stesso Padre ad ispirare nel Figlio la volontà di patire per noi». IIIpars, q. 47, a. 3, ad 1°.

Si sottolinea la priorità della dimensione discendente dell'iniziativa e dell’opera della Trinità, masi segnala anche la dimensione ascendente quando si parla della convenienza di un intervento diriparazione.

La riparazione, in ogni caso, è giustificata dall'amore del Padre: «c'è stata una richiesta diriparazione perchè il Padre nel suo amore desiderava la collaborazione dell’uomo nellasalvezza e ha voluto dare all'uomo il potere di riparare. La redenzione è stata l’opera delFiglio di Dio, perché il Padre ha voluto dare il proprio Figlio: in questo modo è stato il primoa pagare il prezzo di riparazione. Cristo è morto, perché il Padre non ha esitato a darlo insacrificio in favore degli uomini. Fornendo Egli stesso la riparazione che richiedeva, il Padreha sottolineato la gratuità dell’opera della salvezza» (J. Galot).

Per la dimensione discendente si sottolinea il ruolo attivo del Padre:

Riparazione: questa categoria è preferita alla tradizionale di soddisfazione, perché «piùgenerale» e perché «include quanto di comune c'è nei termini di redenzione, soddisfazione,merito, sacrificio, carità, liberazione, espiazione» (A. Amato) . È anche un modo per evitarel'idea di una giustizia commutativa, con la difficoltà, che ne conseguirebbe, nell'indicare ilruolo attivo del Padre.

Per la dimensione ascendente si conviene sulla categoria di riparazione:

[1] Assumere una pena come riparazione non è lo stesso che assumere il castigo dovuto al peccato, enon origina una sostituzione nel castigo. Non sono concetti equivalenti: «Ille proinde qui, sine ullodebito, poenam peccati assumit ex mera pro reo charitate, dici sane potest aliquo modo punire pro alio,nam patitur materialiter poenam alii debitam, sed tamen illa poena non habet pro illo rationem poenae»(P. Galtier).

È Cristo, tuttavia, che ha effettuato l’opera, attraverso la pena ed i dolori, in riparazione per inostri peccati, anche se per Lui non ha propriamente avuto il carattere di “pena”[1].

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Questa dinamica della carità è in primo luogo dinamica della carità di Dio, poiché è lui che attua la suagiustizia salvifica (la quale è mossa del suo amore).

Idea guida della teologia contemporanea

Tre elaborazioni contemporanee:

Sacrificio come proesistenza in H. Schürmann

Questo far partecipare del proprio corpo e del proprio calice si riferisce sia al fatto che quel sangue è"per loro" (per la loro vita), sia al fatto che anche loro sono chiamati a seguirlo per la sua stessastrada.

Lo caratteristico qui è che Schürmann cerca di conoscere l'intenzione che Gesù diede alla sua morte nontanto partendo delle parole (noi abbiamo visto il loghion del riscatto e le parole dell'ultima cena), quantopartendo dei gesti. C'è una "soteriologia implicita" nei gesti di Gesù. Per esempio nel fatto che eglicondivide il calice con i suoi discepoli e non segue la tradizione comune della celebrazione della Pasquagiudea secondo la quale ognuno beveva il propria calice.

In Gesù tutto è in funzione del Padre e dei suoi e ciò ha portato Schürmann a coniare la categoria di"proesistenza" con la quale il nostro autore vuole esprimere che:

«in Gesù di Nazaret sembra venirci incontro una persona che, al posto del cuore egoista degli uomini,dispone di uno “spazio libero”; spazio libero dal quale scaturisce un amore radicale verso Dio e versoil prossimo. E questo perché da questo spazio libero fluisce l’amore di Dio per il mondo».

Schürmann, ¿Cómo entendió?, 148.

A partire da questa chiave il sacrificio di Cristo è fondamentalmente il dono che egli fa di sé per i fratelli.Esso è così descrito da Schürmann :

Sacrificio come amore persuasivo in M-J. Le Guillou

Le Guillou cerca di mettere in evidenza che il sacrificio, non è qualcosa di estrinseco all'amore di Dio ma piuttostouna dimensione interna ad esso.

Secondo lui, nel presceglierci e predestinarci al suo amato Figlio, Dio ha legato la nostra libertà (fallibile) allalibertà santa del Figlio. In questo modo lo spazio della nostra risposta a Dio, positiva o negativa, rimanenell’ambito dell'amore del Padre, che si mostra nel suo Figlio disposto al sacrificio per noi.

Il grado di rinuncia e di sacrificio che Dio farà di se stesso nella storia è determinato dall'atteggiamento di rispostadell'uomo dinanzi alle pretese dell'amore di Dio. Più questa risposta è positiva meno necessario sarà che ildisegno di Dio si svolga nella storia secondo una procedura sacrificale. Invece:

La dinamica di amore guida alla comprensione del sacrificio: esso rimuove dal di dentro l'ostacoloche il peccato costituisce perché l'amore assoluto di Dio possa radicarsi nella creatura.

In sostanza la teologia contemporanea viene a dire che:

4. La Croce come consegna sacrificalelunedì 15 novembre 201011:02

Traccia sviluppata Pagina 17

«Quanto più l'uomo orienta la sua libertà contro il piano di adozione al quale la deve, tanto più sacrificaleviene ad essere questo disegno. Il “sino alla fine” per gli uomini, a cui Cristo è voluto arrivare nella suaPasqua, è il punto limite che coincide, senza poterlo annullare, con il rifiuto da parte della libertà umana»(Le Guillou).

Ciò si vede anche chiaro guardando l'azione di Giuda:«Il mistero di Giuda -spiega Le Guillou- consiste in questo: pur essendo situato nel cuore del sacrificio diGesù, che continua ad avvolgerlo con il suo amore, egli si dirige in ogni caso verso “il posto da lui scelto” (At1,25) come “figlio della perdizione” (Gv 17,12) [...]. Pertanto, contribuisce alla consumazione sacrificaledell’amore salvifico».

Questa logica può essere applicata a tutto il peccato, nel senso che ogni peccato orienta il disegno di Dio per la viadella rinuncia sacrificale del suo Figlio, per cui si può affermare che: il sacrificio è la forma che prende l'amore diDio, 'in corrispondenza a' e 'sulla base di' la risposta negativa dell'uomo.

È questo amore che dona la grazia di redenzione, ed spinge, in definitiva, alla conversione del cuore, chepuò essere sanato da Dio dal di dentro, e senza alcuna manipolazione della libertà. Anche qui vediamocome "soltanto l'amore salva".

Ma, questo perché? Perché in questo modo il sacrificio di Dio perde ogni ambiguità. Esso è chiaramenteposizionato nell'ambito dell'amore per il peccatore, e costituisce un linguaggio persuasivo, un invito attraente diDio al peccatore; da questo l’uomo capisce che il sacrificio fa parte dell’ amore generoso e disinteressato di Dio,che si lascia mettere in uno stato di “scacco matto”.

Non c'è vera tensione qui tra la giustizia e l'amore, infatti, la giustizia si misura in relazione al disegno diamore e richiede che la redenzione si compia in virtù della stessa efficacia dell’amore.

Di conseguenza, il sacrificio non è frutto della giustizia di un Dio vendicativo che cerca un riscatto del suo onore, alcontrario, è il modo "ragionevole" (consone al mistero di Dio) di essere fedele Dio stesso alla grazia (dell’adozionefiliale) che ha dato all'uomo creandolo.

Sacrificio come rivelazione dell'Agapé di Dio in Bordoni.

M. Bordoni sviluppa un'idea per certi versi simile. Egli dice che: Dio si presenta come offerta d'amore e di vita, chesi esprime attraverso l'offerta di Gesù della propria vita per i peccatori.

Infatti "il Padre si dona nell’Unigenito amato, e attraverso di lui ci consegna la sua paternità, il Figlio si dà anoi con la sua libera consegna fino alla morte, e per questo dono del Padre e del Figlio la storia si riempiecon la fecondità dello Spirito", per cui si conclude che è "questa consegna, il sacrificio di Cristo, produce eintroduce nella storia l'amore delle tre persone di Dio".

Infatti, «nella misura in cui l'azione dell’Amore Assoluto entra nel mondo della creazione, genera undramma che raggiunge, nella passione della croce e sotto forma di lotta (tentazione), la relazione del Figlioincarnato con il Padre» (Bordoni).

Nella sua visione come in quella di Le Guillou, la sofferenza di Cristo è dovuta al contatto dell’amore con lacondizione decadente dell’umanità.

Ma proprio superando questa insidia il Figlio apre la sua carne completamente alla realizzazione dell'amore,all'amore Assoluto di Dio.

In questo modo la morte obbediente e altruista di Cristo rende possibile che il mondo possa ricevere la formadell’amore di Dio. Il mondo si rinnova in una nuova condizione di essere: «l’essere trinitario Dio» (Bordoni).

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Croce e risurrezione si considerano, in prospettiva soteriologica, in unità: come due facciate dellastessa moneta.

Sono la carne annientata dal peccato e la carne ricreata dalla potenza di Dio: insieme esprimono ilpassaggio dalla caducità di un mondo di peccato all’eternità del mondo di Dio.

La "carne passibile", quella che abbiamo nel presente storico, è la carne adeguata per laprova della nostra libertà.

È anche la "carne di peccato" -come la chiama s. Paolo- perché di fatto l'uomo ha peccato esi è meritato la morte.

Invece "la carne risorta" è la carne che ha superato il peccato e la prova, e perciò contiene insé tutte le possibilità che la materia ha di esprimere qualcosa di eterno e di divino.

In questo senso, la risurrezione è una seconda creazione (che però presuppone laprima) ed è escatologica, cioè, non ammette alcun miglioramento.

Il Risorto è l'immagine vivente della cancellazione del peccato umano e del suoconfinamento in un passato che non può tornare. È quindi il simbolo e l'incarnazionedell’eterno presente di Dio, che non ammette la miseria, la disintegrazione o lacaducità.

▫ Il suo influsso in ambito cattolico è stato notevole, soprattutto la suapresentazione della risurrezione di Cristo come anticipazione (prolepsis) delfuturo ultimo verso cui cammina la storia.

Soprattutto W. Pannenberg ha insistito su queste prospettive: «La resurrezione delcrocifisso è l’autorivelazione escatologica di Dio» (Rivelazione come storia, Dehoniane,Bologna 1969, 183).

La carne risuscitata è il frutto, l’opera che Dio realizza quando il peccato smette di essere unapossibilità, perché rimane definitivamente confinato nel passato, e si può dare pieno corsoall’amore.

La solidarietà nella sofferenza che Dio ha stabilito con l'uomo diventa nella risurrezione,nuovo atto dell’amore di Dio, una costante comunione nella pienezza della gioia.

L'abbassamento e l'umiliazione che sono state mediatrici dell’espiazione del peccatolasciano il posto al nuovo mondo riconciliato ed elevato alla comunione con Dio.

Il dono di se stesso e la consegna “proesistente” compiuta una volta e collocata nella storia,aprono la strada ad un maggiore dono di sé, che è senza limiti nel tempo o nello spazio.

La risurrezione corona tutto ciò che è stato detto sulla croce.○

Mediante la risurrezione di Cristo il mondo e la storia cominciano a vivere sotto il segno dellagrazia, a partecipare alla nuova vita nel Signore Risorto in ordine alla salvezza.

Nella terza persona della Trinità «la vita intima di Dio uno e trino si dona interamente (…) [LoSpirito] è amore e dono (increato) dal quale deriva come una fonte (fons vivus) ogni dono perle creature (dono creato): il dono dell’esistenza ad ogni cosa mediante la creazione; il donodella grazia agli uomini mediante tutta l’economia della salvezza». Giovanni Paolo II, Enc.Dominum et Vivificantem, 10.

Questo avviene soprattutto per l'azione dello Spirito Santo che è lo Spirito del Risorto.

In virtù di questo «il Cristo vivente diventa la fonte di vita dei suoi e, attraverso di essi, delmondo intero» (J. M. Perrin).

La Croce, manifestazionedell'amore di Dio

La Croce assunzione delpeccato del mondo

La Croce come consegnasacrificale

5. La risurrezione, assunzione del mondo nella comunione trinitariamartedì 21 dicembre 201018:06

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