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1° Corso di Formazione per Maestro Nazionale 2011 Tesi L’evoluzione delle abilità tecniche Autore: Federico Aroni Istituto Superiore di Formazione “Roberto Lombardi” anno accademico 2011 Tirrenia, 09/09/2011 INDICE

Tesi - Federazione Italiana Tennis · Il grip di riferimento, quello ottimale, di alto livello è un’impugnatura (grip) continental. La stance che si utilizza è una stance di affiancamento

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1° Corso di Formazioneper Maestro Nazionale 2011

Tesi

L’evoluzione delle abilità tecniche

Autore: Federico Aroni

Istituto Superiore di Formazione

“Roberto Lombardi”

anno accademico 2011

Tirrenia, 09/09/2011

INDICE

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INTRODUZIONE 1

CAPITOLO IDIDATTICA E BIOMECCANICA DEL SERVIZIO 2

CAPITOLO IIDIDATTICA E BIOMECCANICA DEL DIRITTO 13

CAPITOLO IIIDIDATTICA E BIOMECCANICA DEL ROVESCIO 26

CAPITOLO IVLA RISPOSTA AL SERVIZIO 45

CAPITOLO VIL GIOCO DI GAMBE 50

CAPITOLO VILE ROTAZIONI 59

CAPITOLO VIITATTICA E STRATEGIA 66

CONCLUSIONI 73

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INTRODUZIONE

Questa tesi è la trascrizione delle registrazioni delle lezioni dei moduli tecnici del Corsodi formazione per Maestro Nazionale, che si sono svolte da Aprile a Giugno del 2011,presso il Centro Tecnico Federale di Tirrenia .

Nei primi tre capitoli vengono analizzati il servizio, il diritto ed il rovescio, ponendoparticolarmente l’attenzione sulle leggi generali della biomeccanica, applicate a questeabilità tecniche, condizione fondamentale per poter riuscire a sviluppare sempre piùenergia, prerogativa principale del tennis moderno. Vengono analizzate tutte le fasidello sviluppo di queste abilità, prendendo come punto di riferimento il modello diprestazione, cioè osservando l’esecuzione dei vari colpi dei giocatori di vertice,cercando di cogliere le analogie e le diversità tra loro, paragonandoli ai giocatori delpassato, per capire come queste abilità si sono evolute nel corso del tempo.

Il quarto capitolo è dedicato alla risposta al servizio, che, per l’importanza che rivestenel tennis moderno, viene considerata un’abilità a sé stante.

Il quinto capitolo è dedicato al gioco di gambe. Vengono analizzati i vari tipi dispostamento, differenti rispetto alle situazioni tattiche ed alle superfici di gioco e ladidattica per migliorare questa abilità.

Il sesto capitolo è dedicato alle rotazioni, cioè ai vari tipi di effetti che si possonoimprimere alla palla, alle varie metodologie utili per generare la giusta “complessità dipalla”.

Nel settimo capitolo vengono presi in considerazione tutti gli aspetti riguardanti latattica e la strategia del tennis.

In ogni intervento, nonostante si focalizzi l’attenzione sul modello di prestazione deltennis moderno, non viene assolutamente tralasciato l’aspetto didattico, che riguarda leprime fasi dell’avviamento di un bambino, che inizia a giocare a tennis. La conoscenzadel tennis del passato fornisce diversi punti didattici utili per l’impostazione iniziale.

Ho tentato in questo mio lavoro di cercare di dare un’impronta discorsiva dei variargomenti trattati, a volte sintetizzando alcuni concetti e tralasciando volontariamentegli interventi durante le lezioni, che per quanto interessanti e oggetto di discussione,rischiavano di distogliere l’attenzione dagli aspetti centrali .

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CAPITOLO I

Didattica e biomeccanica del servizio( Simone Sbardellati )

Quando si parla di tecnica si parla di aspetti che riguardano specificatamente uno sport.

Allora se io parlo di impugnatura, parlo di semi-western di diritto, nella pallavolo la

semi-western di diritto non esiste; nel baseball la western di rovescio non esiste: quindi

sto parlando di aspetti che sono specifici dello sport. Quindi se parlo di stance se parlo

di impugnature se parlo dello specifico movimento in avanti sono elementi che sono

specifici dello sport.

Quando invece si parla di biomeccanica si parla di leggi generali che appunto trovano

la loro applicazione in qualunque disciplina sportiva perché se io parlo di equilibrio, le

leggi che sottendono l’equilibrio non è che sono diverse rispetto al tennis, al volley o lo

sci, perché l’equilibrio è determinato da una serie di elementi che sono quelli che

conosciamo bene. Se si parla di energia elastica, come funzionano i muscoli, quale è la

loro possibilità di allungarsi e di accorciarsi, questo riguarda qualunque tipo di sport.

In ogni analisi noi dobbiamo tenere distinti questi due elementi, quello tecnico e quello

biomeccanico e poi vedere che in realtà essi interagiscono molto perché in ogni azione

meccanica ci sono anche degli aspetti tecnici. Quindi in alcuni momenti parleremo di

aspetti specifici tecnici del servizio, e in altri momenti parleremo di aspetti

biomeccanici legati a questa abilità.

Quando ci troviamo a fare un’analisi del servizio nel tennis siamo di fronte a un’analisi

differente rispetto a quella che riguarda altri colpi, perché le indagini biomeccaniche più

attendibili e più approfondite che sono state applicate al tennis in realtà riguardano

proprio il servizio, il colpo sul quale gli studiosi si sono soffermati maggiormente,

perché trattandosi di un’abilità chiusa e quindi non soffrendo di quell’aspetto

situazionale che invece caratterizza tutti gli altri colpi, è più facile andare a fare delle

indagini maggiormente accurate. Quindi le energie e gli sforzi degli studiosi di tennis

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sia da un punto di vista tecnico che biomeccanico si sono concentrati proprio sul

servizio.

Anche il nostro consulente a Bruxelles quando fa presentazioni tende a concentrarsi sul

servizio e non sugli altri colpi, poiché essendo lui uno scienziato, cioè uno studioso,

tende a quantificare i risultati di un movimento e questo è applicabile maggiormente ad

un servizio.

Dire in un diritto che il 27,2 % dell’energia è dato da, o il 15,8% è dato da, bisogna

sempre poi parlare di quale diritto, quale situazione, quale punto del campo, quale

obiettivo tattico aveva quel diritto.

Col servizio è diverso. Se io ho l’obiettivo di raggiungere la massima velocità di 240

km orari posso anche quantificare analizzando il movimento quali sono le parti deputate

alla produzione totale dell’energia, con un margine di errore inferiore agli altri colpi nel

contesto situazionale che verranno gestiti in maniera differente dall’atleta durante lo

sviluppo dello scambio. Anche perché nei colpi a rimbalzo (oggi si parla tanto di power

tennis) ci sono tante situazioni in cui lo scopo principale del colpo è uno scopo di

controllo. Quindi va da sé che tutto quello che abbiamo detto per tentare di ottimizzare

l’energia del colpo, magari viene meno quando l’obiettivo non è la potenza ma il

controllo, sfruttando l’energia della palla in arrivo ma evitando di utilizzare tutta una

serie di segmenti che concorrono a incrementare un’energia di palla.

L’obiettivo quando si compie un servizio è che esso sia in linea, dal punto di vista

tecnico e biomeccanico, con un modello di prestazione.

Nel diritto e nel rovescio ci sono delle soluzioni tecniche che sono abbastanza

particolari: ci sono due grandi strategie per produrre potenza. Nel servizio c’è maggiore

rigidità, abbiamo alcuni elementi che possiamo definire flessibili, ma poi c’è un punto

di raccordo attorno al quale convergono le esecuzioni abili. O si batte così o si batte

così, non c’è un’ampia gamma di modalità differenti per raggiungere lo stesso risultato

di potenza e prestazione. Per questo il servizio va conosciuto a fondo, dobbiamo sapere

bene quale è la meccanica del colpo e al di là dei numeri, quello che è importante capire

è che il colpo è molto collegato nelle sue parti, per cui dobbiamo capire qual è il ruolo

di un’azione rispetto a un’altra, cosa determina quella parte meccanica nello sviluppo

del movimento, più che dire “nel servizio la spalla conta il 30% il tronco conta il 25%,

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la flessione della mano sul polso conta il 18%”. Questo interessa solo marginalmente.

Ciò che è cruciale è che se non si verificano alcune condizioni il colpo non può avere la

riuscita sperata. Queste condizioni sono legate alla posizione di caricamento, al lancio di

palla, alla spinta degli arti inferiori.

Per avere alte percentuali di apporto di energia delle singole parti del colpo, la

meccanica esecutiva deve essere ottimale, altrimenti il rendimento cala perché il

movimento è un’abilità discreta ed è molto collegato nelle diverse fasi.

Quando si parla di studi biomeccanici si parla dell’unico studio quantitativo che è stato

fatto, mentre tutte le altre indagini, quelle fatte da noi con una videocamera, quelle che

facciamo con dei software anche abbastanza evoluti, sono semplicemente delle indagini

di tipo qualitativo più accurate di quelle che potremmo fare a occhio. Quando si parla

di risultati quantitativi si parla di indagini avvenute in un laboratorio di biomeccanica

utilizzando una serie di videocamere con una tecnologia ad infrarossi, markers e

software. Tutte le altre indagini, in campo, in palestra, per quanto accurate possano

essere sono pur sempre indagini qualitative, dove numeri angoli ed indici della struttura

dinamica e cinematica del movimento portano a risultati che non sono del tutto

attendibili.

Gli studi biomeccanici sono rari sui colpi del tennis e risalgono agli ultimi tempi e sono

di carattere universitario. È difficile che un tennista vada a farsi fare un’indagine

biomeccanica su un colpo. Per i colpi situazionali bisognerebbe ricreare in laboratorio la

situazionalità del colpo e sono molto costose e rare, quindi non si possono fare indagini

comparative. Il servizio invece come dicevamo ha più termini di confronto.

Suddivideremo il servizio in fasi, perché questa struttura mentale ci servirà soprattutto

per organizzarci che per capire la realtà del colpo, poiché le fasi sono continue e

collegate.

Divideremo ora gli step del colpo e faremo delle considerazioni.

Parleremo della preparazione del servizio, accelerazione della testa della racchetta

utilizzando tutti gli anelli della catena cinetica (ruolo delle gambe, del tronco, del

braccio, dell’avambraccio, della mano) parleremo dell’impatto e parleremo di quali

sono le tecniche di recupero della posizione.

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Preparazione del servizio: quando si parla di questa fase si parla di aspetti ben noti fra

quali il “grip”. Il grip di riferimento, quello ottimale, di alto livello è un’impugnatura

(grip) continental. La stance che si utilizza è una stance di affiancamento per quanto

riguarda il settore di destra (neutral stance), maggiormente chiusa per quanto riguarda il

settore di sinistra (quasi semiclosed stance) questo perché è un discorso di prospettiva.

L’importante è che durante la preparazione si riescano a realizzare quegli aspetti che

riguardano soprattutto la rotazione del tronco e questa stance ci deve aiutare, perché se

noi partissimo frontali avremmo difficoltà a utilizzare propriamente la rotazione del

tronco.

Per quanto riguarda la tecnica dei piedi ne abbiamo due principali alle quali riferirci:

Foot up: il piede posteriore si avvicina al piede anteriore e si riduce la base

d’appoggio. La spinta è principalmente verticale (qualche km orario in più di energia)

ed ho meno equilibrio. Per gestire l’equilibrio ci sono due passaggi tecnici, rotazione del

tronco e piegamento degli arti inferiori per riportare la linea di gravità all’interno di una

base di appoggio che per quanto stretta ti dà più stabilità. Questa tecnica ha un

movimento che dura di più perché bisogna dare tempo al piede posteriore di effettuare

lo spostamento e caricare a terra. Il passo del piede posteriore in avanti deve essere

funzionale allo sviluppo del movimento. Il lancio di palla e l’organizzazione del

movimento di preparazione devono essere tempisticamente adeguati alla tecnica di foot

up. E’ più facile fare degli errori compiendo il foot up.

Foot back: ha fra i vantaggi la spinta orizzontale. In questa tecnica gli studi hanno

mostrato che la bisettrice che taglia le due linee di spinta, orizzontale e verticale, si

trova a metà e andando anche in orizzontale imprime una forza un po’ inferiore alla

palla. Meno velocità di impatto ma più facilità nella corsa. Raggiungo la rete con

qualche attimo di anticipo.

Se un allievo ha capacità di equilibrio spiccate possiamo fargli interpretare il foot up, se

abbiamo problemi impostiamo il foot back. Dobbiamo prevedere anche l’evoluzione del

suo stile di gioco: se abbiamo un tennista proiettato verso la rete potremmo avere

giovamento usando la tecnica del foot back perché prevede una maggiore spinta

orizzontale e proiezione verso la rete.

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Ci sono diverse tipologie di preparazione per quel che riguarda l’assetto braccio

racchetta. Una preparazione completa in cui la racchetta compie un percorso dal basso,

poi indietro e poi alto. Oppure accorciata in cui la racchetta viene portata sopra il capo

del tennista secondo una traiettoria fuori-alto, oppure altre situazioni in cui la racchetta

viene portata immediatamente sopra il capo del tennista (non usate nel circuito

professionistico).

Vantaggi e svantaggi: si tratta di possibilità e opzioni che non incidono tantissimo sul

risultato. Abbiamo ottimi battitori con preparazioni molto accorciate e altri con

preparazioni continue e oscillazioni importanti dell’attrezzo. Sono situazioni sulle quali

possiamo lavorare applicando la soluzione al soggetto che stiamo considerando.

La preparazione completa mi darà un vantaggio legato soprattutto alla fluidità del

movimento perché se la prima fase di preparazione del colpo è una fase in cui ho una

naturale caduta della testa della racchetta verso il basso per via della naturale forza di

gravità non c’è bisogno di esprimere forza nella primissima fase del movimento. La

fluidità e l’economia del movimento nel servizio sono molto importanti e rendono conto

della possibilità di raggiungere alte velocità (un pò come nei colpi al rimbalzo). Questo

è un elemento da considerare per i vantaggi della preparazione completa. Uno

svantaggio è il fatto che andiamo ad effettuare un movimento più lungo e che durerà di

più, con problemi di precisione temporale maggiori rispetto ad un movimento più breve.

Questo secondo il principio di precisione temporale: più un movimento è corto e quindi

di solito dura poco, più riesco a essere preciso.

Alexander Dolgopolov esegue una preparazione di servizio completa, ma pur non

essendo il suo un movimento “corto” lo esegue in tempo breve, quindi la difficoltà

viene ripristinata effettuando il movimento con velocità. Ma il principale svantaggio di

un’esecuzione particolarmente rapida (come Paolo Canè, Diego Nargiso ed altri) è

legato al fatto che la palla viene colpita in fase ascendente. Uno dei margini di sicurezza

non è dato solo dalla finestra sulla rete (quanto colpisco alto) altri valori sono: quanto

tiro forte e quanto spin ha la palla. Se colpisco la palla attraverso un servizio piatto ma

con una racchetta che sta salendo e una palla che sta cadendo, automaticamente la mia

palla ha più top spin e questo mi dà la possibilità di inserire la palla nel rettangolo in

modo più favorevole e compatto rispetto al colpirla nel punto morto o quando sta

salendo.

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La palla, per parlare di impatto ottimale, deve avere come margine una decina di cm di

caduta: se io mi lancio la palla troppo alta e poi voglio colpirla nel punto ideale la

velocità di caduta è una velocità importante, quindi se è troppo alta la velocità aumenta.

Il punto ottimale di impatto avviene con un oggetto palla che è caduto di 10 cm e non di

più.

Al di là della tipologia abbiamo al termine della preparazione la posizione di

caricamento che è quel famoso punto di raccordo attorno al quale vanno ad orientarsi

tutti i battitori più importanti. Può variare la posizione dei piedi: se hanno effettuato una

tecnica di foot up i piedi saranno molto ravvicinati, se hanno effettuato una tecnica di

foot back il piede destro rimarrà nella posizione arretrata.

Per quanto riguarda il piegamento delle gambe, l’inclinazione della linea delle anche e

delle spalle, l’assetto braccio-racchetta, abbiamo grandissima convergenza. Quasi tutti i

grandi fanno lo stesso movimento. Se in questa fase siamo fuori da certi assetti non

esprimiamo potenza. Il rigore è fondamentale. Partendo dal basso cerchiamo di

descrivere quali sono le caratteristiche di una buona posizione di caricamento.

I piedi se abbiamo effettuato tecnica di foot up sono vicini, col posteriore dietro

l’anteriore, se abbiamo effettuato tecnica di foot back non si sono spostati e sono nella

fase di partenza. L’angolo degli arti inferiori o angolo propiocettivo di spinta e’

personale e dipende da una serie di elementi, come la capacità di forza esplosiva

espressa dal soggetto. La spinta degli arti inferiori è fondamentale.

La linea delle anche si trova in posizione obliqua e l’anca sinistra è sbilanciata

all’interno del campo.

Il tronco, in fase di preparazione, ha una prima fase di rotazione che avviene attorno

all’asse longitudinale in senso orario o antiorario in base alla prospettiva, se si è destri o

mancini. Cerchiamo di creare il primo magazzino di energia al livello del tronco: per la

produzione dell’energia elastica il tronco è il segmento del corpo più importante. La

muscolatura del tronco si allunga e accumula attraverso la fase eccentrica l’energia

elastica. Per fare questo abbiamo la creazione di un primo angolo di separazione che

vede un differente livello di rotazione fra linea delle anche e linea delle spalle. Quando

le spalle ruoteranno attorno all’asse longitudinale maggiormente rispetto alla linea delle

anche creeremo una fase eccentrica (stretch) e quindi magazzino di energia elastica.

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Il tronco però durante questa fase determina anche un altro angolo di separazione,

stavolta attorno all’asse sagittale, cioè le spalle non sono solo più’ ruotate ma anche più

inclinate rispetto alla linea delle anche. Questo è un altro magazzino di energia.

Per quanto riguarda l’assetto braccio racchetta abbiamo altre importanti considerazioni

da fare. La racchetta si è portata attraverso le varie tipologie di preparazione sopra il

capo del tennista. Il braccio sinistro dopo avere avuto il ruolo di lancio di palla prosegue

la corsa verso l’altro e facilita l’inclinazione delle spalle. Per quanto riguarda il rapporto

fra avambraccio e mano, abbiamo la posizione del polso che rispecchia il principio base

dell’assetto braccio-racchetta: la racchetta rappresenta il naturale prolungamento del

braccio e l’angolo che al livello del polso forma con il braccio stesso non deve essere

modificato da un’innaturale posizione del polso.

Alcuni angoli interessanti: tronco- braccio 90°, avambraccio-braccio 90°

Se analizzassimo anche biomeccanicamente questa posizione troveremo che abbiamo

un buon equilibrio perché la linea di gravità cade nella base d’appoggio. Per quanto

riguarda l’inerzia perché dobbiamo portare la racchetta sopra il capo del tennista?

Perché più si trova vicina all’asse di rotazione e più il tronco (che successivamente

dovrà ruotare) ruoterà con minore difficoltà. Il famoso aspetto relativo alla formula i =

mr al quadrato.

Per quanto riguarda l’opposite force stiamo verificando che l’angolo propiocettivo di

spinta è un angolo importante, cioè gli arti inferiori hanno effettuato un piegamento che

è funzionale al principio di azione e reazione, quindi di spinta degli arti inferiori verso

gli altri superiori.

Per quanto riguarda il momentum lo vedremo meglio nello sviluppo del movimento

perché si genererà quantità di moto sia in senso lineare che in senso angolare attraverso

lo sviluppo del movimento.

Per quanto riguarda l’elastic energy abbiamo una serie di magazzini di energia e a

livello degli arti inferiori c’è la fase di allungamento del quadricipite che verrà utilizzata

in seguito nella fase concentrica di rotazione.

Per quanto riguarda la catena cinetica il servizio è il colpo che prevede

un’organizzazione precisa di tutti i segmenti della catena cinetica che dovranno

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concorrere alla produzione di energia. Negli altri colpi al rimbalzo non c’è il tempo di

attivare tutta la catena cinetica.: la palla arriva veloce e talvolta è più opportuno

sfruttarne l’energia che non produrne dell’altra, quindi alcuni passaggi cinetici non

vengono gestiti.

L’angolo fra l’avambraccio e il braccio che è di circa 90° viene definito da un punto di

vista biomeccanico “maximum elbow flection” cioè il momento di massima flessione

dell’avambraccio sul braccio. Nello sviluppo del movimento quest’angolo non si chiude

nemmeno di un grado. Ecco un grande punto di discordanza rispetto al servizio del

passato, che quasi vedeva la racchetta toccare la schiena. E’ solo grazie alla spinta degli

arti inferiori che la racchetta potrà andare dietro il corpo permettendo all’angolo braccio

avambraccio di restare di 90°. Quindi un bambino, che non sa ancora esercitare in modo

ottimale la forza degli arti inferiori, tenderà a portarsi la racchetta più vicina alla schiena

dopo il servizio, nel punto d’arrivo.

E’ importante insegnare il lancio di palla.

L’abilità nel lancio e la nostra precisione ci distingue dagli altri animali. Nella forza,

nella resistenza e nella velocità altri animali ci battono, ma noi umani siamo molto bravi

a lanciare. Tuttavia questa abilità non la sfruttiamo al massimo durante il servizio.

Perché un bambino e una bambina battono in modo molto diverso? Perché lanciano

anche una palla o un oggetto in modo diverso. Devono imparare a usare la spalla, con

un gomito che rimane alto e una mano che si muove con il palmo dentro verso il palmo

fuori. Devono imparare a lanciare e poi impareranno a battere.

La posizione di caricamento è la premessa indispensabile per poter raggiungere gli

obbiettivi per le fasi successive del colpo.

Prendiamo in analisi il movimento verso l'alto cioè le fasi dalla posizione di

caricamento al punto di impatto.

La spinta delle gambe. L'assetto braccio-racchetta verrà portato dietro la schiena

attraverso la spinta degli arti inferiori. L'avambraccio si troverà in posizione parallela

rispetto al terreno La spinta delle gambe è una spinta importante. Più le gambe spingono

più la racchetta andrà dietro. Si parla di racket displacement dove la racchetta dovrà

sostanzialmente avere una serie di rapporti corretti rispetto al braccio e all'avambraccio.

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La racchetta sarà lontana rispetto alla schiena del tennista e molto in basso. La racchetta

deve andare indietro con un angolo avambraccio-braccio di 90°, deve andare lontano

dalla schiena per stirare i muscoli della spalla. Deve andare all'indietro per creare spazio

di accelerazione e di conseguenza andare a colpire con il massimo dell'energia. Quando

la racchetta scende dietro la schiena del tennista abbiamo il lowest racket point, ovvero

il punto di massima caduta. In base a questo dato posso capire quanto spazio di

accelerazione si crea.

Da un punto di vista biomeccanico quasi in coincidenza al lowest racket point ma

temporalmente in una fase immediatamente successiva si ha il momento di massima

rotazione esterna della spalla, la massima fase di allungamento avviene quando il corpo

ha iniziato a risalire. Per utilizzare la spalla al meglio devo avere una serie di situazioni

che si devono creare. La prima è quella legata all’angolo avambraccio-braccio. La

seconda e quella legata alla posizione della racchetta dietro la schiena, che sia molto

lontana ma anche molto distante affinché anche qui abbia un massimo utilizzo dei

muscoli anteriori della spalla. Il terzo passaggio è legato al lancio di palla che deve

essere sopra la testa alle ore 12 per schiacciare la palla nel rettangolo. Il braccio ruota

attorno alle articolazioni della spalla internamente ed esternamente per produrre

energia. L’avambraccio che effettua delle pronazioni e delle supinazioni attorno alle

articolazioni del gomito ha semplicemente il compito di portare il piatto corde e non il

telaio dietro la palla con presa continental. Durante la fase di accelerazione della

racchetta, abbiamo momentum lineare e momentum angolare. La linea delle anche e

quella delle spalle si ribaltano per esprimere una grossa energia. L'anca destra si porta in

posizione superiore rispetto a quella sinistra, più è la spinta, maggiore sarà il risultato in

termini di energia espressa. Il ribaltamento viene favorito dalla spinta del piede

posteriore che in termini totali di energia espressa ha un’importanza inferiore rispetto al

piede anteriore ma che da un punto di vista meccanico ha un’importanza superiore .

Il tronco durante lo sviluppo del movimento: la prima azione che svolge è una rotazione

longitudinale. Quando la racchetta viene portata dietro la schiena, il tronco inizia delle

rotazioni attorno ad assi differenti. Cioè svolge un'azione di ribaltamento. Cioè

rotazione del tronco attorno all'asse sagittale. Leggermente prima del punto di impatto si

verifica nuovamente una rotazione attorno all'asse longitudinale per arrivare a colpire di

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tre quarti, e non frontalmente. Durante tutte queste fasi si verifica contemporaneamente

anche una rotazione del tronco attorno all'asse trasversale.

Ciò che produce energia sono la spinta delle gambe, la rotazione del tronco, l’azione di

ribaltamento della linea delle spalle e la rotazione prima esterna e poi interna del braccio

intorno alla spalla , ma non l'estensione del gomito che ci serve per altre finalità e cioè

per andare a colpire la palla il più in alto possibile, così come la pronazione

dell’avambraccio intorno al gomito che ha come finalità quella di farmi colpire la palla

con le corde e non con il telaio.

Il momentum angolare del tronco attorno all’asse sagittale o quella che viene definita

“shoulder over shoulder action” determina gran parte della spinta la quale e’ stata

generata dall’azione delle gambe e dall’anca destra. E’ l’anca destra quindi che passa

sopra l’anca sinistra e come si ribalta la linea delle anche si ribalta la linea delle spalle e

abbiamo un vero e proprio ribaltamento dei piani.

La spalla quindi e’ il canale per il trasferimento di energia dal tronco al braccio , ecco

perché la spalla ha un ruolo così importante e perché si assiste ad una grande quantità di

infortuni a livello della spalla, questo perché la spalla riceve tutta l’energia che viene

creata a livello del tronco e ne produce di ulteriore.

Durante la fase di partenza, la mano sinistra ha un compito di sostegno della palla e

anche dell'attrezzo. Durante la fase del lancio asseconda la rotazione del tronco e

effettua il lancio della palla cercando di lanciarla sopra l'asse di rotazione del corpo

quindi a ore 12. Dopo aver lanciato la palla, la mano sinistra determina l'inclinazione

delle spalle. Nello sviluppo del movimento verso l’alto la mano sinistra si avvicinerà

all’asse di rotazione del corpo per favorire la rotazione. Il tronco può ruotare attorno ai

differenti assi più facilmente grazie anche all’azione della mano sinistra. Durante il

finale di movimento la mano si allontana, perciò andrà verso l'esterno, per bloccare la

rotazione del tronco.

La testa invece deve rimanere stabile per favorire un maggior controllo.

L'azione di flesso chiusura della mano attorno al polso è molto importante ha un valore

del 10/15 %.

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Durante la fase d'impatto, la racchetta si muove verso l'alto e prosegue la sua corsa

dall'esterno verso l'interno. Il punto di contatto rispetto alla palla ha un importanza

fondamentale per la determinazione dello spin.

Durante il servizio si hanno una serie di fasi eccentriche e concentriche che riguardano

l’articolazione della spalla e i muscoli che si trovano attorno alla spalla. Durante la

prima fase di caduta della testa della racchetta avrò una fase eccentrica dei muscoli

anteriori della spalla, cioè andranno ad allungarsi, alla quale seguirà una fase una fase

concentrica dei muscoli anteriori della spalla. Successivamente avremo una fase

eccentrica dei muscoli posteriori della spalla che servirà per stoppare i muscoli anteriori

L'attrezzo si muove a una certa velocità e i muscoli hanno il compito di frenare, la

muscolatura della spalla deve infatti essere molto allenata. Per questo occorre fare una

serie di esercizi per stabilizzare e rendere adatta la muscolatura a questo tipo di lavoro.

(ad esempio gli elastici)

Si tende a lavorare di più sulla muscolatura anteriore, rispetto a quella posteriore, ma è

importante farla sviluppare in modo omogeneo per non incorrere in rischi. Perciò fino ai

16 anni si può lavorare principalmente sui muscoli anteriori, ma successivamente è

necessario che anche quelli posteriori siano allenati allo stesso modo.

La fase di atterraggio del movimento del colpo avviene col piede sinistro. Questo sta a

significare che il movimento eseguito è stato corretto poiché si tratta di una

conseguenza naturale perciò si è verificata una rotazione corretta attorno all'asse

sagittale e non su quello longitudinale.

Finale del movimento. Il gomito può rimanere più o meno alto, se il gomito rimane

molto alto è più facile che si verifichi la rotazione esterna interna del braccio attorno

alla spalla.

Riepilogando, i punti chiave del servizio per poter battere forte sono: la posizione di

caricamento, l'azione di spinta delle gambe, la rotazione esterna-interna del braccio

attorno alla spalla e la rotazione del tronco, lancio di palla a ore 12, flessione della mano

attorno al polso .

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CAPITOLO II

Didattica e biomeccanica del diritto( Gennaro Volturo )

Quali sono gli elementi tecnici che nel corso del tempo sono stati soggetti ad

evoluzione: ci sono sei aspetti fondamentali.

-­‐ Grip. Negli anni ’60 e ’70 si eseguiva prevalentemente il diritto con una presa

continental ed in alcuni casi con una presa eastern, negli anni 80 si usava una

semiwestern (in particolare gli americani…anche Agassi) dagli anni 90 si usava

una semiwestern o una western. Non è un caso, è una motivazione tecnica

biomeccanica. Utilizzare la western fornisce vantaggi di velocità della testa della

racchetta.

-­‐ La stance. L’evoluzione della stance è collegata all’evoluzione della presa.

Poiché quando quest’ultima si effettuava prevalentemente con una presa

continental o eastern era logico che la stance adottata fosse una neutral, ora

invece è una stance aperta.

-­‐ Rotazione del tronco, fattore collegato alla stance. Eseguendo un diritto in

posizione aperta l’intervento del tronco è sensibilmente maggiore rispetto alla

rotazione del tronco in posizione neutra. Anticipo dell’anca, la possibilità di

ruotare il tronco usando maggiore energia elastica, la possibilità di utilizzare

angoli di separazione in maniera importante sono tutti vantaggi legati a stance

aperte. La rotazione del tronco produce spinta a prescindere dalla stance

utilizzata, ma man mano che si procede verso una stance aperta la rotazione del

tronco nel movimento a colpire, è maggiore.

-­‐ Tipologia di preparazione: in passato la preparazione più adatta al diritto era una

preparazione lineare, che sia adattava molto bene anche all’impatto definito

verso l’altezza dei fianchi, nel corso del tempo si è evoluta fino a diventare

circolare con un movimento ampio e continuo.

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-­‐ Rotazione interna del braccio: questo è il fattore più importante collegato anche

al grip poiché con una presa eastern è difficile rendere efficace e produttiva la

rotazione interna del braccio. La spinta che si crea con la rotazione interna del

braccio (quantificabile intorno al 35%) viene sfruttata al meglio con una presa

aperta. Oggettivamente con una presa eastern è molto difficile creare energia

con la rotazione interna del braccio.

-­‐ Il finale è variabile al variare della situazione tattica, ma in presenza di rotazione

interna il finale è molto più ampio. Tende a definirsi in alto a sinistra o in basso a

sinistra ma con un’escursione della spalla molto più pronunciata rispetto al

finale legato ad una presa eastern.

A livello didattico dovremmo tener conto delle usanze del passato, non di quelle in uso

ora. Quindi dobbiamo insegnare il diritto del passato: presa eastern, stance neutral, la

rotazione del corpo deve essere minima per garantire più controllo ed equilibrio, la

preparazione lineare è più adatta, la rotazione interna del braccio deve essere quasi

assente. Il finale deve essere poco pronunciato nell’avviamento e definito in alto

leggermente attorno alla spalla sinistra.

Grip e meccanica esecutiva

La relazione fra grip e meccanica esecutiva del colpo è molto stretta, nel senso che al

variare dell’impugnatura tende a modificarsi quasi completamente anche la meccanica

esecutiva del colpo, in termini di punto d’impatto, di rotazione del tronco e del braccio.

Se nelle prime fasi del percorso formativo è molto importante parlare di punto d’impatto

ideale ed è molto importante dire ad un bimbo con una presa eastern “cerca di colpire la

palla all’altezza dei fianchi” nelle fasi successive il presupposto è portare l’allievo a

gestire l’impatto anche in altri punti ad altezze diverse. Per quanto riguarda il grip al

momento dell’impatto un consiglio molto importante che si può dare agli allievi è di

non mantenere una pressione eccessiva delle dita al momento dell’impatto, che

dovrebbe coincidere con il momento di minima pressione delle dita sul manico. Sembra

contro intuitivo, ma se io aumentassi la pressione avrei più solidità ma farei fatica a

muovere la mano e irrigidirei il braccio e la spalla, perdendo la flessibilità, l’agilità e la

velocità necessaria per produrre spinta. Si consiglia di aumentare la pressione delle dita

sul manico solo in corrispondenza di impatti decentrati, cioè se vi rendete conto che

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l’impatto non è al centro del piatto corde ma decentrato dovete cercare di contrastare la

velocità della palla in arrivo e ciò vi permetterà di controllare meglio la racchetta.

Alcuni tecnici sudamericani addirittura consigliano di tenere parte del palmo della mano

fuori dal manico della racchetta, ma è un consiglio che è valido se si ha la forza

necessaria di affrontare l’impatto, e si dà in fasi successive. Si consiglia, per diminuire

la pressione delle dita, di allontanare l’indice dalle altre dita.

Le prese con le quali è possibile eseguire un diritto sono la eastern, la semiwestern e la

western. Nella eastern il palmo della mano è situato dietro il manico della racchetta,

nella semiwestern il palmo è situato dietro e in parte sotto mentre nella western il palmo

è totalmente al di sotto del manico. Nella eastern il tenar (la prominenza muscolare alla

base del pollice) è rivolto verso di voi. Nella semiwestern è rivolto verso l’alto, mentre

nella western il tenar non è visibile da lontano. Nella presa eastern l’ipotenar è

posizionato sulla faccia 2 e la base dell’indice sulla faccia 3 del manico della racchetta.

Nella presa semiwestern l’ipotenar e’ posizionato sulla faccia 3 e la base dell’indice

sulla faccia 4 del manico della racchetta. Nella presa western l’ipotenar è posizionato

sulla faccia quattro e la base dell’indice sulla faccia 5 del manico della racchetta.

Solitamente viene usato un espediente per spiegare al bimbo l’impugnatura del diritto:

gli si chiede di posizionare la parte inferiore del palmo della mano a contatto con la

faccia laterale del manico stesso. Facendo scivolare la parte inferiore del palmo a

contatto con la faccia numero 3 e chiudendo le dita dovremmo aver determinato una

eastern di diritto, ma abbiamo visto come questo metodo non è corretto perché si ottiene

solitamente una presa continental, visto che i bimbi tendono a far scivolare le dita.

Quali sono i fattori critici legati al grip? Come tende a modificarsi la meccanica

esecutiva del colpo del diritto in base al grip? Al variare del grip varia l’angolazione

della racchetta, varia il grado di rotazione del tronco e di rotazione interna del braccio e

anche il punto di ideale di impatto in termini da distanza dal corpo.

L’angolazione della racchetta va osservata al termine della fase di caduta verticale della

testa della racchetta. Con una presa eastern la testa della racchetta è perpendicolare

rispetto al terreno; in posizione semiwestern la testa della racchetta è in posizione

leggermente obliqua rispetto al terreno; con una presa western è ancora più obliqua

rispetto al terreno in alcuni casi quasi parallela al suolo. Questo aspetto è molto

importante a livello tecnico biomeccanico Modificando il grado di angolazione della

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testa della racchetta si modifica anche il grado di contrazione eccentrica della spalla e

dell’avambraccio, quindi l’opportunità di accumulare maggiore o minore energia

elastica al termine della preparazione.

E’ questa la motivazione per cui anche con una presa vicina alla eastern quasi tutti i

tennisti assumono questo tipo di angolazione (quasi parallela) per aumentare il grado di

contrazione eccentrica del braccio, ammesso che si sia in grado di ritornare in poco

tempo a un’angolazione perpendicolare. Bisogna essere in grado in 200 millisecondi di

riportare la testa della racchetta in posizione perpendicolare.

Secondo fattore variabile al variare del grip: la rotazione del tronco. Non è un fattore

evidente durante la preparazione del diritto perché in tutti e tre i casi le spalle ruotano di

110° e le anche ruotano di 90° determinando un angolo di separazione di 20°. La

differenza rilevante è quella del movimento a colpire. Uno studio portato avanti da un

americano non molto di recente su tre celebri tennisti, Sampras Agassi e Roddick, che

non può essere considerato come attendibile al 100% ma bisogna tenerne conto in

maniera orientativa, ha portato a concludere che con una eastern durante il movimento a

colpire il tronco ruota di circa 90 ° al momento dell’impatto mancano circa 45 °

all’allineamento del tronco rispetto alla rete. Invece con una presa come quella di Agassi

il tronco durante il movimento a colpire compie 120° e l’impatto avviene quando il

tronco ha compiuto una rotazione di 60°. Mancano 30 gradi all’allineamento delle spalle

rispetto alla rete. Nell’ultimo caso, durante il movimento a colpire, il tronco compie

180° di rotazione e al momento dell’impatto il tronco ha compiuto 90° di rotazione ed è

completamente parallelo rispetto alla rete e quindi mancano zero gradi all’allineamento.

Non è uno studio oggettivo, ci dà solo un punto di riferimento e ci fa capire che man

mano che procediamo da una eastern verso una western il grado di rotazione del tronco

durante il movimento a colpire è sensibilmente maggiore.

Come varia la rotazione interna del braccio durante il movimento a colpire? Con la

presa eastern la rotazione interna del braccio è pari a circa 120°; con una presa

semiwestern è pari a circa 180°; con una presa western è pari a circa 240°. Questo tipo

di rotazione interna differente giustifica la differenza fra un finale di movimento e un

altro. Aumentando il grado di rotazione interna è maggiore l’ampiezza del finale.

Come cambia il punto ideale di impatto? Con una presa eastern il punto di impatto è

definito circa all’altezza dei fianchi, con la presa semiwestern punto il d’impatto è

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definito tra i fianchi e le spalle, con la presa western il punto d’impatto è definito

all’altezza delle spalle. Man mano che procediamo da una eastern a una western il

punto di impatto oltre ad essere più avanzato e anche maggiormente elevato e anche il

grado di rotazione del tronco è maggiore.

I punti sopraelencati ci danno dei suggerimenti importanti anche a livello didattico.

Riprendiamoli per capire cosa evitare di fare a livello didattico:

-Angolazione della racchetta al termine della caduta verticale: deve essere

perpendicolare al terreno.

-Rotazione del tronco: è una componente di spinta ma nelle prime fasi del percorso

formativo è una componente che dovrà intervenire in maniera molto ridotta

nell’esecuzione del diritto, per questo è consigliabile fare eseguire il diritto

prevalentemente in neutral, posizione in cui non c’è bisogno di dare tante indicazioni

sul blocco della rotazione, poiché il tronco ruota meno.

-Rotazione interna del braccio: naturalmente con una presa eastern si attiva meno,

quindi possiamo dare anche qualche indicazione sulla rotazione interna chiedendo già a

un bimbo di sette anni di chiudere con il gomito rivolto verso il maestro.

-Punto d’impatto: nel minitennis dovrebbe essere ben definito, davanti al corpo e

all’altezza dei fianchi. Se i bimbi giocano con palle depressurizzate, le palle

depressurizzate hanno un rimbalzo controllato, non raggiungono mai altezze importanti,

quindi è logico che il punto d’impatto sia definito all’altezza dei fianchi.

Per quanto riguarda l’angolazione del braccio sarebbe opportuno almeno nelle prime

fasi che il braccio non fosse troppo lontano dal corpo, sia perché i bimbi hanno leve

corte, sia perché se allontano il braccio dal corpo perdo più energia.

Le fasi di sviluppo del colpo

Posizione di partenza, preparazione, e per quanto riguarda la fase di accelerazione,

anche se non accade in tutti i casi teniamo conto della catena cinetica nella sua

interezza, ovvero gambe, tronco, braccia e avambracci e mano.

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Attraverso la tecnica dello split step l’atleta riesce a determinare una corretta posizione

con una buona base d’appoggio, col peso del corpo sugli avampiedi, linea di gravità al

centro della base d’appoggio.

E’ interessante osservare l’orientamento della racchetta, cioè il fatto che in posizione di

partenza il piatto corde sia in posizione quasi parallela rispetto al terreno indica che il

giocatore nella slide (Gonzales) effettua il colpo con una presa molto vicina alla

western.

Fase di preparazione.

Perché si parla di azione unita tronco braccio racchetta (unit turn?): perché

l’arretramento dell’assetto braccio racchetta è vincolato alla rotazione del tronco, cioè

arretriamo l’assetto braccio racchetta grazie alla rotazione del tronco.

La mano sinistra facilita l’arretramento dell’assetto braccio racchetta e facilita la

rotazione del tronco. La mano sinistra arretra unitamente all’arretramento della testa

della racchetta per favorire una maggiore rotazione del tronco. L’arretramento dell’arto

sinistro termina nel momento in cui termina l’azione unita tronco braccio racchetta. In

questo momento l’arto sinistro si dispone in direzione obliqua e in alcuni casi anche

parallela rispetto alla rete, svolgendo una funzione di equilibrio.

Questo dato va preso con cautela, ma solitamente l’azione unit termina quando il tronco

ha compiuto circa 60° di rotazione. Il timing con cui si sviluppano queste azioni è

assolutamente determinante. La mano sinistra deve essere in posizione obliqua rispetto

alla rete e più è obliqua maggiore è la rotazione delle spalle.

La preparazione è una preparazione circolare perché la testa della racchetta supera

l’altezza delle spalle. L’altezza della racchetta è variabile al variare del giocatore però al

termine della prima fase della preparazione l’obiettivo dovrebbe essere quello di

raggiungere il cosiddetto hrp “highest racket point” cioè la distanza fra testa della

racchetta e terreno. Maggiore è questa distanza maggiore è la caduta verticale

dell’attrezzo perché è maggiore l’incidenza della forza di gravità durante il movimento a

colpire.

Slide riassuntiva : quali sono i fattori critici della preparazione.

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Azione unita tronco braccio racchetta che si muovono insieme nel movimento di

preparazione;

Preparazione circolare: la racchetta fa un movimento continuo

Distanza del gomito dal corpo (pochi giocatori si allontanano da questo elemento

tecnico, ma sono casi rari). Se non si ha molta forza è sempre consigliabile allontanare

il gomito dal corpo al termine della fase di preparazione.

Azione dell’arto sinistro soggetto a due fasi: la prima è di spinta e la seconda è di

equilibrio.

Timing nella determinazione della stance: la stance dovrà essere determinata in

corrispondenza dell’highest racket point, cioè piede destro fermo e testa della racchetta

alta. Questa stance solitamente negli spostamenti a corto raggio corrisponde al rimbalzo

della palla. Negli spostamenti a lungo raggio in genere il momento in cui rimbalza la

palla coincide con la fase della caduta verticale della testa della racchetta.

Fattori variabili: sono dei fattori che non sono determinanti e possono variare da

giocatore a giocatore.

-Tipologia di arretramento : possibilità di portare la testa della racchetta dietro subito

oppure in un secondo momento rispetto alla rotazione del tronco. Varia il timing ma non

la velocità.

-Grado di rotazione della testa della racchetta: per quanto riguarda l’arretramento della

testa della racchetta abbiamo due strategie di fondo per produrre velocità. Possiamo

produrre la massima velocità riducendo il tempo di esecuzione del movimento

(Roddick) oppure possiamo produrre la massima velocità aumentando il tempo di

esecuzione e allontanando la testa della racchetta dal punto di impatto. Sono due

strategie che variano in funzione della forza che il giocatore possiede. A livello didattico

i bimbi devono partire con un movimento breve quindi con una preparazione lineare col

gomito distante dal corpo. Lo step successivo è un movimento più ampio, semi

circolare o circolare con la testa della racchetta che arretra rispetto al fianco. Nello step

ancora successivo bisognerebbe mantenere un movimento ampio in termini di

circolarità ma ridurre la distanza dalla palla in termini di arretramento, così posso avere

maggiori margini di precisione temporale.

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-Altezza della testa della racchetta – Varia ma non è determinante: l’importante è che la

preparazione sia circolare e il movimento continuo.

Analisi biomeccanica del movimento di preparazione.

Balance

La stance va determinata in corrispondenza del rimbalzo della palla (spostamenti a corto

raggio) e in corrispondenza dell’highest racket point: può essere open, semiopen (o

semineutral) e neutral. La perpendicolarità del tronco è un fattore comune a tutte le

stance: nel momento in cui ci fermiamo il tronco assume una posizione perpendicolare

(non completamente perpendicolare, ma siamo intorno agli 85 gradi) rispetto al terreno

per avere più equilibrio. Il peso del corpo varia al variare delle stance perché in open è

sulla gamba destra posteriore, perché il tallone anteriore è sollevato, al contrario in

neutral il peso è distribuito equamente sulla destra e sulla sinistra col baricentro

leggermente verso destra perché la racchetta è posizionata verso destra. La distanza tra i

piedi deve consentire equilibrio. La base d’appoggio deve essere ampia quanto la

larghezza delle spalle.

Open, neutral o closed? L’ultima la scartiamo perché abbiamo il blocco del tronco

durante il movimento a colpire.

La open e la neutral non fanno variare la velocità della testa della racchetta, l’hanno

appurato degli studi.

L’open stance deriva da esigenze di tipo tattico, non da esigenze di tipo tecnico o

biomeccanico.

Per quanto riguarda l’opposite force (in questo caso la gamba di spinta) determiniamo

un angolo di circa 110 gradi (angoli propiocettivi di spinta).

Durante il movimento in avanti dobbiamo considerare questi tre aspetti per quanto

riguarda la catena cinetica:

-Opposite force (quindi l’azione delle gambe)

-Momentum angolare (quindi l’azione del tronco)

- Il ruolo dell’arto sinistro che riduce il momento di inerzia.

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Le gambe spingono verso l’altro, nel momento in cui le gambe sono distese si attiva la

rotazione pelvica e questo è favorito dall’azione dell’arto sinistro che si ritrae e riduce

il momento di inerzia.

Timing asincrono fra rotazione del tronco ed azione dell’assetto braccio racchetta. Nel

momento in cui il tronco comincia a ruotare verso avanti la testa della racchetta cade

verticalmente ma arretra ancora di più rispetto alla fase precedente, cioè: l’frp (farthest

racket point) non viene raggiunto in corrispondenza dell’hrp ma viene raggiunto in

corrispondenza della caduta verticale dell’attrezzo. Questo accade perché

l’iperestensione del polso favorisce un arretramento maggiore della testa della racchetta,

e il polso raggiunge il massimo grado di iperestensione non quando la racchetta è alta

ma quando la racchetta cade all’altezza dei fianchi.

Al termine della caduta verticale dobbiamo produrre la cosiddetta posizione di leva che

è legata a due fattori: il gomito deve essere flesso verso avanti e il polso deve essere

flesso verso dietro (iperesteso). Questa è la cosiddetta posizione di leva volta a produrre

la massima energia durante il movimento a colpire, ed è eseguita da tutti i tennisti.

Abbiamo un ritardo della testa della racchetta rispetto alla rotazione del tronco: il tronco

si sta muovendo verso avanti, la testa della racchetta si sta muovendo verso dietro.

Questo accade per riuscire ad attivare la coordination chain: le gambe spingono, il

tronco ruota, se nel momento in cui io vado a ruotare il tronco in avanti la racchetta si

portasse avanti tronco e racchetta interverrebbero contemporaneamente invece per

produrre la massima energia io ho la necessità di creare un ritardo dell’assetto braccio

racchetta rispetto alla rotazione del tronco. Il tronco ruota ma l’assetto braccio racchetta

è ancora indietro. Nel momento in cui assumiamo questa posizione di leva dovrebbero

mancare all’incirca 200 millisecondi all’impatto, per produrre un timing relativo

corretto durante un movimento a colpire. Stiamo parlando di un timing relativo

riferito al modello di prestazione.

Nel momento in cui abbiamo determinato la posizione di leva c’è una parte del corpo

ancora carica, che ancora non ha prodotto energia: braccio, avambraccio e polso.

Questo ritardo servirà per produrre energia. L’azione multi segmentata si attiva

mediante la spinta del piede posteriore seguita da estensione delle gambe, rotazione

pelvica, flusso di energia dalla parte inferiore destra del corpo verso la parte superiore

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sinistra secondo una linea obliqua allo scopo di favorire la massima contrazione

eccentrica dei rotatori interni della spalla.

Durante il movimento a colpire, per quanto riguarda l’azione del braccio, dovremmo

attivare il cosiddetto “sequencing” che vuol dire: rotazione interna del braccio intorno

alla spalla, flessione orizzontale del braccio intorno alla spalla, pronazione

dell’avambraccio e flessione del polso.

Al momento dell’impatto la testa della racchetta è perpendicolare al terreno, il punto

ideale di impatto varia al variare del grip ma soprattutto il tronco ha terminato la sua

funzione di produrre energia, quindi è una componente non più attiva, ma passiva.

L’arto sinistro al momento dell’impatto è simmetrico rispetto alla testa della racchetta,

cioè sulla stessa linea, il peso del corpo è sulla palla e sul piede destro e si trasferirà

sulla gamba sinistra solo sul finale, questo perché all’inizio la gamba sinistra è

sollevata.

Dall’analisi del finale riusciamo a capire il grado di rotazione interna prodotta durante il

movimento a colpire osservando la posizione del gomito. Quando il gomito nel finale è

rivolto in avanti con l’avambraccio parallelo al terreno siamo certi di aver prodotto

rotazione interna del braccio intorno alla spalla.

Quali sono gli elementi da osservare per una corretta rotazione interna?

Gli elementi sono: il timing esecutivo, cioè la rotazione interna dovrebbe essere

prodotta pochi millisecondi prima dell’impatto, perché altrimenti se avvenisse prima

non potremmo produrre una buona flessione orizzontale del braccio attorno alla spalla.

Poi c’è il cambiamento di piano del gomito: prima dell’impatto il gomito è posizionato

all’altezza dei fianchi, dopo l’impatto si porta all’altezza delle spalle. Un altro elemento

è il diagonale rispetto al lungolinea, nel senso che nel diagonale la rotazione interna è

molto più presente. Arco dello swing, ovvero riconosco la rotazione interna poiché nel

momento in cui si attiva la traiettoria della testa della racchetta è più curvilinea.

Riepilogo di concetti già espressi.

Il movimento angolare e lineare dell’assetto braccio-racchetta va distinto dal

“momentum” lineare e angolare: quando parliamo di momentum ci riferiamo

all’intervento del tronco durante il movimento a colpire. Quando parliamo di

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movimento lineare ed angolare ci riferiamo al movimento dell’assetto braccio

racchetta. F.R.V. sta per velocità finale prodotta dalla testa della racchetta, in relazione

al movimento del braccio, ed è data dal prodotto della velocità lineare ed angolare della

spalla e della racchetta per la distanza della spalla e della racchetta dal punto di impatto.

Io applico una forza attraverso il movimento della spalla e dell’attrezzo, e applicando

questa forza devo muovere il braccio in avanti e poi verso l’interno. Ovviamente la

possibilità di rendere produttivo questo movimento è strettamente legato anche alla

distanza che percorro, poiché la distanza è lo spazio di accelerazione entro cui devo

muovere la spalla e la racchetta, e nel tentativo di produrre questa velocità devo attivare

due componenti di forza: quella orizzontale (lineare) e quella verticale (angolare). La

risultante di queste due componenti è la complessità di palla, ma bisogna ricordare che

in assenza di distanza queste due componenti non possono essere produttive.

La posizione della racchetta rispetto alla palla prima e dopo l’impatto: colpo piatto 20 e

40°. La testa della racchetta prima deve portarsi al di sotto della palla di circa 20°, e

dopo l’impatto al di sopra della palla. La caduta verticale della racchetta è maggiore se

io voglio produrre più topspin e anche il finale è progressivamente più alto in presenza

di un colpo con maggiore rotazione in topspin. E’ molto importante che al momento

dell’impatto l’angolo non sia maggiore di 45°, perché se fosse maggiore la spinta

verticale sarebbe nettamente prevalente rispetto a quella orizzontale. Anche l’angolo

determinato nel finale non deve essere superiore ai 60°.

Nell’impatto ci sono dei gradi di rotazione del tronco, da meno 45° (mancano 45°

all’allineamento delle spalle rispetto alla rete) a 0° (completamente parallelo alla rete).

Angoli del gomito: si varia da 127° con la presa eastern ai 99° con la presa western. Una

posizione di 90° non è corretta. Questi studi biomeccanici sono fatti in laboratorio e non

sono oggettivi perché varia la situazione tattica. Solo per il servizio sono oggettivi e

costanti.

Angoli della racchetta: da 87° a 91° : aldilà del grip la testa della racchetta al momento

dell’impatto è sempre vicina alla perpendicolarità.

Al momento dell’impatto il polso è fermo (mantiene l’angolo determinato alla fine della

preparazione) e non è stata prodotta alcun tipo di flessione al livello del radio. La

flessione al livello dell’ulna (ulnare, movimento dal basso verso l’alto della testa della

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racchetta) serve a creare energia, quella del radio serve come componente di

decelerazione.

Per quanto riguarda il peso del corpo gravita sul destro e sulla palla ovviamente se

l’esecuzione del diritto è in open stance, mentre in neutral sarebbe sul piede anteriore.

Al momento dell’impatto il sinistro deve essere sollevato, altrimenti non si crea la

massima energia.

Finale

Quando osserviamo il finale dobbiamo fare attenzione all’angolo di abduzione fra

braccio e tronco, perché se è ampio siamo certi di aver prodotto spinta orizzontale. La

tipologia di finale varia al variare del grado di rotazione interna, solitamente per

compiere un angolo di 240 ° il finale chiude in basso a sinistra. Il polso interviene nel

finale cioè si flette da dietro verso avanti ma si flette dopo l’impatto ed ha quindi un

ruolo di decelerazione. L’arto sinistro continua a ritrarsi e questo movimento dell’arto

sinistro favorisce una maggiore rotazione del tronco. La rotazione del tronco nel finale è

una rotazione passiva. Il peso del corpo nel finale si distribuisce sul piede sinistro e

questa distribuzione del peso sul piede sinistro nelle esecuzioni in open favorisce un

rapido recupero della posizione di partenza.

Soltanto a livello didattico potrebbe essere utile questo consiglio: nel finale, se il diritto

è stato eseguito in maniera corretta, dovremmo determinare tre angoli di 90°: braccio e

tronco, braccio ed avambraccio, avambraccio e polso. Il primo è il più importante

perché rende conto dell’abduzione del braccio, gli altri due rendono conto della

rotazione interna e della decelerazione. La presenza di questi tre angoli rende conto sia

di un corretto movimento a colpire ma soprattutto di una corretta fase di decelerazione.

Possiamo produrre energia con due tecniche: la prima attraverso la chiusura della leva la

seconda attraverso l’estensione della leva (la rotazione interna è quasi nulla). In

biomeccanica queste due tecniche sono state definite outside in (tecnica di Roddick: il

movimento si sviluppa dall’esterno verso l’interno, cioè il braccio si porta in fuori al

termine della preparazione e poi si avvicina in corrispondenza del movimento a colpire)

e inside out (tecnica di Federer: il braccio si porta verso l’interno al termine della

preparazione e verso l’esterno in corrispondenza del movimento a colpire). Per un

bimbo piccolo la seconda tecnica non è adatta, perché serve molta forza per attuarla. La

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prima tecnica è una tecnica che mi consente di produrre energia anche avendo meno

forza perché sfrutto la rotazione del tronco. Più la presa è vicina a una presa eastern più

sono portato ad allontanarmi e più mi avvicino ad una presa western più sono portato ad

avvicinarmi.. Anche per quanto riguarda la stance: più eseguo il diritto in open più è

facile utilizzare la prima tecnica e più mi affianco rispetto alla rete e più mi è facile

utilizzare la seconda.

Didatticamente sono valide entrambe le esecuzioni, a seconda dell’altezza dell’allievo,

del suo grip e della stance. E questo è un grande vantaggio del diritto rispetto al

rovescio ad una mano, che invece ha solo un modo per essere eseguito efficacemente.

La cosa più importante è il ritmo, la fluidità dei movimenti. Poi è molto importante

l’equilibrio, in termini di stance, controllo del centro di gravità e ampiezza della base

d’appoggio; combinazione di movimento lineare ed angolare. Questi due approcci

didattici, uno tipico della scuola sudamericana e spagnola rotational approach e il

secondo approccio, americano e europeo, enfatizzano nel primo caso la componente di

rotazione e nel secondo caso la componente di traslazione. Noi siamo per il secondo

approccio, quindi partire da una presa eastern di fianco rispetto alla rete enfatizzando la

traiettoria orizzontale dell’assetto braccio racchetta. In Sudamerica e in Spagna invece

insegnano il diritto sin dal primo giorno con una presa semiwestern intervenendo

soprattutto sulla rotazione, ma questo può comportare nel corso del tempo tanti

problemi a livello didattico e tecnico. Equilibrio anche in termini di stabilità della testa,

anche per quello che si è detto nel modulo precedente, e soltanto quando tutti questi

elementi sono stati stabilizzati, cioè il vostro allievo ha un buon equilibrio riesce a

muovere correttamente il braccio da dietro verso avanti con un adeguato grip e abbia un

discreto ritmo nelle fasi di movimento, interveniamo con elementi più complessi tipo:

estensione delle gambe, rotazione del tronco, rotazione interna del braccio e flessione

del polso, che sono aspetti importanti ma da insegnare successivamente. L’errore più

grave è proporre un diritto in open stance nelle prime fasi del percorso formativo.

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CAPITOLO III

Didattica e biomeccanica del rovescio( Gennaro Volturo )

Un obbiettivo importante è quello di non scindere completamente la biomeccanica del

rovescio a una mano dalla biomeccanica del rovescio bimane. Cercheremo di prendere

queste due abilità tecniche in maniera congiunta evidenziandone le differenze, i

vantaggi, gli svantaggi e giustificando il perché a livello didattico potrebbe essere

preferibile adottare una soluzione piuttosto che un’altra.

Evoluzione del rovescio a una mano e del rovescio a due mani nel tempo (circuito

maschile)

Per quanto riguarda i primi venti giocatori del mondo nel 1980 15 di questi 20

eseguivano il rovescio a una mano, attualmente solo 5 tra i primi 20 nel mondo. Nel

circuito femminile invece nel 1980 15 tra le prime 20 giocatrici nel mondo eseguivano

il rovescio a una mano. Attualmente soltanto la Schiavone tra le prime 20. Quali sono le

differenze più importanti tra il rovescio a una mano ed il rovescio a due mani? La prima

differenza consiste nel grado di arretramento della racchetta: per quanto riguarda il

rovescio a due mani si tratta di un movimento molto più breve rispetto al rovescio a una

mano. Nella maggior parte dei casi la testa della racchetta, rispetto alla posizione di

partenza, compie una rotazione di circa 180° e quindi al termine della preparazione la

racchetta assume una posizione perpendicolare rispetto alla rete. Molto più importante il

grado di arretramento della racchetta per quanto concerne il rovescio a una mano. Al

termine della preparazione la racchetta compie, rispetto alla posizione di partenza, una

rotazione molto vicina ai 270° per essere più precisi tra i 250° e i 270°. Differente anche

il grado di rotazione del tronco non solo nella preparazione ma anche per quanto

riguarda il movimento a colpire. Come varia la rotazione del tronco tra rovescio a due

mani e rovescio a una mano? Nel rovescio a due mani, al termine della preparazione, le

spalle ruotano in misura leggermente superiore rispetto alle anche determinando

all’incirca 10° di angoli di separazione. Le spalle effettuano una rotazione di circa 100°,

rispetto alla posizione di partenza, le anche una rotazione di circa 90°. Quindi una

posizione molto vicina alla perpendicolarità rispetto alla rete al termine della

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preparazione. Per quanto riguarda invece il rovescio a una mano gli angoli di

separazione sono molto più importanti, determiniamo all’incirca 30° di angoli di

separazione, perciò le spalle compiono una rotazione di 120° rispetto alla posizione di

partenza, le anche una rotazione di 90°.

In presenza di maggiori angoli di separazione produco un maggiore arretramento della

racchetta.

Una terza differenza importante è legata alla stance. Per quanto riguarda il rovescio

bimane abbiamo la possibilità di essere particolarmente versatili, possiamo produrre la

massima energia adottando una neutral, adottando una open e adottando all’occorrenza,

ad esempio nei recuperi laterali difensivi, una semi closed stance. Per quanto riguarda il

rovescio a una mano la stance più adatta è la stance chiusa, una semi closed stance o una

closed stance. Volendo, in alcune occasioni, potremo eseguire anche un rovescio a una

mano in open o in neutral ma non potremo produrre la massima velocità della testa

della racchetta. Per ottenere la massima velocità dobbiamo ruotare le spalle portando il

deltoide in una fase di carico, in una fase di allungamento. Riusciamo a raggiungere al

meglio questo obbiettivo soprattutto attraverso stance chiuse. Anche su superfici molto

rapide come l’erba.

Strategie per la produzione della velocità:

Nel rovescio a due mani produciamo energia con un movimento molto breve riducendo

il momento di inerzia. Al contrario nel rovescio a una mano produciamo energia con un

movimento molto ampio sfruttando lo spazio di accelerazione dell’attrezzo. Nel

rovescio a due mani sfruttiamo al massimo la rotazione del tronco e la velocità di

rotazione prodotta dalle braccia, riducendo così il movimento di inerzia, durante il

movimento a colpire . Al contrario nel rovescio a una mano produciamo energia

attraverso un movimento molto ampio sfruttando quindi lo spazio di accelerazione

dell’attrezzo. Non a caso creiamo energia con l’abduzione del braccio.

Strategie contro l’anticipazione che vuol dire semplificando mascheramento del colpo.

Il rovescio a due mani prevale, in primis per il movimento molto breve, di conseguenza

l’avversario ha meno tempo per osservare l’angolazione prescelta, quindi ha meno

tempo per poter osservare il movimento in avanti della testa della racchetta. Seconda

strategia importante contro l’anticipazione è l’adozione della open stance. Eseguendo il

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rovescio a due mani in open non fornisco assolutamente informazioni al mio avversario

con la postura dei piedi sull’angolazione prescelta. Una terza strategia contro

l’anticipazione nel rovescio a due mani è legata al movimento dei polsi. L’azione

indipendente svolta dai due polsi pochi millisecondi prima dell’impatto può servire per

modificare all’ultimo momento l’angolazione.

Nel rovescio a una mano si utilizzerà la closed stance, che mi permette di non fornire

all’avversario alcuna informazione poiché la postura dei piedi è equivalente, cambiando

qualcosa sull’angolazione del piede anteriore tra lungolinea e diagonale. Un’altra

strategia è legata all’orientamento o meglio all’angolazione della testa della racchetta.

E’ vero che il movimento del rovescio a due mani è molto breve ma è anche vero che

nel rovescio a una mano per buona parte del movimento la testa della racchetta è

nascosta, è situata dietro al corpo e in questo modo non fornisco informazioni al mio

avversario sul movimento della testa della racchetta.

Segmenti corporei impiegati nella produzione di energia : i giocatori a due mani

possono impiegare meno segmenti e produrre la stessa energia. I giocatori a una mano

invece hanno l’esigenza di utilizzare almeno un segmento in più. Se vogliamo parlare

dei segmenti e dei muscoli impiegati possiamo dire che i giocatori bimani utilizzano i

muscoli ed i segmenti corporei per produrre energia sia della parte destra sia della parte

sinistra del corpo (più utilizzata è la sinistra). Al contrario i giocatori a una mano

utilizzano prevalentemente i muscoli e segmenti della parte destra in particolare il

deltoide che è soggetto a carico muscolare maggiore durante il movimento a colpire.

Se dovessimo parlare di prevenzione degli infortuni a cosa dovrebbe prestare attenzione

un giocatore che effettua il rovescio ad una mano? Sicuramente i muscoli della spalla,

in particolare il deltoide, la cuffia dei rotatori, ma la parte del corpo che è soggetta a

maggiori infortuni è il gomito. Quindi occorre prestare particolare attenzione al gomito

e all’avambraccio .E anche al polso poiché nel corso del tempo si possono utilizzare

male gli estensori del polso. Chi mantiene il polso troppo fermo, troppo rigido al

momento dell’impatto per contrastare la velocità della palla in arrivo è soggetto nel

corso del tempo al tennis elbow.

Per quanto riguarda invece i giocatori a due mani si dovrà prestare attenzione alla spalla

e all’anca sinistra perché il tronco è utilizzato in maniera importante. La flessione

laterale del tronco potrebbe causare infortuni a livello lombare.

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L’esecuzione dello slice e della volee di rovescio è un vantaggio molto importante per i

giocatori a una mano. Sono favoriti in questo tipo di esecuzioni perché staccano l’arto

sinistro che svolge una funzione di equilibrio. I giocatori a due mani non lo fanno mai

perché l’arto sinistro è parte integrante della spinta. Un’altra motivazione potrebbe

essere legata all’azione del gomito. Nello slice e nella volee di rovescio l’estensione del

gomito è fondamentale per produrre energia, i giocatori a una mano utilizzano

l’estensione del gomito per produrre energia anche nel rovescio in top spin. I giocatori a

due mani raramente utilizzano l’estensione del gomito per produrre energia.

Quindi il rovescio a due mani e lo slice e la volee di rovescio sono due movimenti

biomeccanicamente incompatibili. Cioè completamente differenti.

Gestione del punto di impatto: i giocatori a due mani sono favoriti specie per gestire

palle in arrivo particolarmente complesse, sono favoriti nel tentativo di produrre

velocità quando devono colpire la palla all’altezza delle spalle o su piani ancora più

elevati, al contrario i giocatori a una mano fanno tanta fatica.

Precisione temporale: più il movimento è ampio minore è la precisione temporale, più

un movimento è breve maggiore è la precisione temporale. Come faccio a recuperare la

massima precisione temporale in un movimento ampio? Produrre la massima velocità

della testa della racchetta. Per la didattica è molto utile insegnare ai bimbi il movimento

a due mani poiché attraverso un movimento breve e non avendo ancora forza e velocità

possono avere un buon timing. Quindi se volessimo proporre il rovescio a una mano in

fase didattica lo dovremo proporre con un movimento breve e non potremo

assolutamente proporlo con angoli di separazione di 30°, con la closed stance e con uno

spazio di accelerazione molto ampio. Dovremo lavorare sul controllo e non sulla

velocità del colpo.

Dopo aver visto le differenze tra rovescio a una mano e rovescio a due mani

cominciamo dall’analisi biomeccanica a partire dal rovescio a una mano.

Cominciamo dal grip, per quanto riguarda il rovescio a una mano.

Come sottolineato nel diritto la presa incide, nelle varie fasi dello sviluppo del colpo, su

una serie di fattori. Nel rovescio a una mano il grado di variabilità del grip è meno

rilevante rispetto al diritto.

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Nel rovescio ad una mano abbiamo solo due prese possibili di riferimento : la eastern di

rovescio e la semi-western di rovescio.

Nella prima, la eastern, il polso è allineato con la faccia numero uno del manico della

racchetta, ossia l’ipotenar e la base dell’indice si trovano allineati sulla base della

racchetta.

Nella presa semi-western, il polso è leggermente orientato verso il basso, dove

l’ipotenar della base dell’indice si trova a contatto con la faccia numero otto del manico

della racchetta.

Questa differente posizione incide sulla meccanica esecutiva del colpo perché il punto

d’impatto risulta differente. Nella eastern il punto d’impatto ideale, mantenendo la

stessa distanza laterale, si trova davanti al corpo, ma prevalentemente all’altezza dei

fianchi, mentre nella semi-western è differente perché l’impatto ideale è sempre davanti

al corpo ma risulta a un’altezza più elevata, quella compresa tra i fianchi e le spalle.

Molto più difficile risulta colpire all’altezza delle spalle con massima energia al di là del

grip.

Questa differente posizione nonostante incida sulla meccanica esecutiva del colpo

avviene, come accennato, mantenendo la stessa distanza laterale.

Il grado di avanzamento del punto di impatto varia nelle due prese. Con la semi-

western il punto di impatto è più avanzato e come conseguenza si produce un grado

superiore di rotazione del tronco, mantenendo sempre la stessa distanza laterale. Nella

presa eastern il punto di impatto risulta leggermente più arretrato e di conseguenza

produce una minore rotazione del tronco in una misura di 10/20° non di più.

La traiettoria dell’assetto braccio-racchetta durante il movimento a colpire con una

presa semi-western è maggiormente verticale rispetto ad una presa eastern e ciò

comporta la possibilità di produrre maggiore spin e quindi maggiore complessità di

palla. A seguito di una traiettoria differente dell’assetto braccio-racchetta durante il

movimento a colpire anche il finale è diverso nel senso che con una presa semi-western

la testa della racchetta assume una posizione più elevata.

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La meccanica esecutiva del colpo avviene attraverso una fase di preparazione, una fase

di accelerazione, l’impatto ed il finale.

Fase di preparazione

Tecnica dello split step. Vi e’ mancanza di simmetria al momento dell’atterraggio. Per

primo atterra il piede destro e successivamente il sinistro che effettua una rotazione

verso sinistra per ridurre i tempi di reazione ed essere più pronti a muoversi verso il lato

del rovescio.

Cambio di impugnatura. Di solito molti giocatori tendono ad avere una presa neutra o

intermedia sul manico per agevolare il tempo legato al cambio di impugnatura dal

diritto al rovescio. Il cambio di impugnatura avviene attraverso l’utilizzo della mano

sinistra che svolge una funzione di sostegno della racchetta . Un altro aspetto importante

è la pressione delle dita sul manico, pressione che deve essere ridotta per modificare il

grip attraverso la rotazione interna della mano.

Il piede sinistro ruota sull’avampiede fino ad assumere una posizione parallela rispetto

alla rete.

Il piede ruotando attiva la rotazione del tronco e a seguito di questa rotazione riusciamo

a produrre un corretto arretramento dell’asse braccio-racchetta.

L’azione delle gambe precede sempre la rotazione del tronco, anche se si tratta di una

frazione di secondo, ma è fondamentale. La rotazione del piede sinistro è fondamentale

per l’equilibrio e per la corretta e completa rotazione del corpo. Si completa col passo

incrociato del destro, in modo da permettere di determinare la stance anche se si

avrebbe meno equilibrio. Il passo incrociato col destro è successivo al movimento del

piede sinistro a meno che non si debba eseguire un rovescio all’improvviso, dove il

sinistro non ruota e si carica tutto sul destro. In questo modo l’equilibrio si riduce e non

c’è la corretta distribuzione del peso e non avviene una spinta corretta.

Angoli del polso e del gomito. Cambiano gli angoli dell’avambraccio e del braccio a

seconda dell’arretramento dell’assetto braccio-racchetta. La tipologia di arretramento

più diffusa è quella col gomito flesso. Questa porta a fare un movimento più compatto.

Durante la prima fase di preparazione devo osservare l’angolo tra polso e avambraccio e

l’angolo ancora più importante tra avambraccio e braccio. Il braccio non deve essere

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disteso perché se io arretrassi la racchetta con il braccio disteso impiegherei troppo

tempo per effettuare la preparazione.

A livello didattico è sempre importante impostare una preparazione col braccio disteso e

non esiste un problema di flettere e poi estendere, in questo modo tutto è più semplice.

La determinazione della stance è successiva alla rotazione del piede sinistro. Il piede

sinistro ruota, il tronco e l’assetto braccio-racchetta ruotano ma non ho ancora

determinato la stance. Successivamente il piede destro esegue un passo incrociato in

avanti che porta a determinare la stance. Nel momento in cui determino la stance e si

tratta di una semi-closed stance completo la rotazione del tronco. Le spalle ruotano di

circa 120° e si completa l’arretramento dell’assetto braccio-racchetta. Al termine

dell’arretramento l’asse braccio-racchetta si mantiene costante l’angolo tra braccio

avambraccio e avambraccio e polso. Sono angoli di 90° entrambi in grado di garantire

una distanza ottimale. Questi angoli rimangono costanti durante la fase di preparazione

e consentono di arretrare sufficientemente la testa della racchetta.

Importante è la funzione dell’arto sinistro che si mantiene in posizione elevata fino

all’altezza della spalla sinistra. Il gomito basso e la racchetta alta sono una conseguenza

dell’azione della mano sinistra e ciò favorisce il movimento circolare della testa della

racchetta. L’arto sinistro in fase di preparazione ha una funzione di sostegno per la testa

della racchetta e comporta una circolarità di movimento e allo stesso momento favorisce

il cambio dell’impugnatura.

La stance e’ chiusa ( closed stance ).

Il peso del corpo è prevalentemente distribuito sulla gamba anteriore anche se in molti

casi lo troviamo equamente distribuito. L’equilibrio si recupera attraverso la rotazione

del tronco e il piegamento delle gambe. La perpendicolarità del tronco è fondamentale

per l’equilibrio. Se il tronco dovesse essere flesso in avanti si arriverebbe a un equilibrio

precario.

Nella tipologia di preparazione circolare, l’azione dell’arto sinistro è importante e si

deve portare all’altezza delle spalle. La tipologia di arretramento avviene invece

attraverso una preparazione circolare che avviene con il gomito basso. In alternativa si

può preparare col gomito alto ma il movimento diventa più ampio e il tempo aumenta.

Nel rovescio a una mano col gomito basso la testa della racchetta supera di qualche

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centimetro la testa del giocatore. Col gomito alto la testa della racchetta è

abbondantemente sopra la testa del giocatore e si hanno problemi di tempo.

L’arretramento della racchetta è elemento fondamentale per la stabilità e l’equilibrio in

fase di preparazione del rovescio slice.

Nella fase di accelerazione la spinta parte dal piede posteriore in avanti per attivare il

progressivo trasferimento del peso del corpo sulla gamba anteriore( momentum lineare).

La testa della racchetta cade fino all’altezza dei fianchi, la mano sinistra è ancora in

contatto col cuore della racchetta. La testa della racchetta è parallela rispetto alla rete e

ha prodotto maggior arretramento. Il tappo della racchetta è rivolto verso la recinzione

laterale. L’angolazione delle spalle è simmetrica rispetto alla fase precedente, sono

oblique rispetto alla rete. La mano destra è vicina ai fianchi durante la caduta della testa

della racchetta.

Al termine della caduta verticale della racchetta determiniamo l’f.r.p.( furthest racket

point ) che è il punto più lontano della testa della racchetta a una distanza di 270°

rispetto al punto d’impatto. Si determina una posizione di leva( grande L) tra il braccio

disteso e l’assetto braccio racchetta. Il sequencing è stato già attivato. Il gomito da

posizione di flessione passa a una di estensione per produrre velocità. Si riduce il

momento di inerzia mantenendo la mano destra vicina al tronco. Una posizione di leva

ottimale la constatiamo con l’orientamento del tappo della racchetta rivolto verso il lato

del campo. Il piede posteriore spinge in avanti, le gambe si distendono per sfruttare il

principio di azione-reazione. Il piede sinistro non si distende completamente perché così

facendo riduce l’attivazione della rotazione pelvica. La rotazione del tronco arriva a un

punto tale da annullare l’angolo di separazione prodotto al termine della preparazione

che è di circa 30°. Il tronco assume una posizione perpendicolare rispetto alla rete.

Ridurre l’arretramento del tronco durante il movimento è molto importante e ciò

avviene attraverso vari elementi. L’azione dell’arto sinistro, ancorato lungo il fianco

durante la fase di accelerazione, ha la funzione di bloccare la rotazione del tronco.

L’azione delle gambe è differente perché la gamba posteriore svolge funzione di spinta

mentre quella anteriore ha funzione stabilizzatrice. Durante il movimento a colpire del

rovescio a una mano è importante la postura e la stabilità della gamba anteriore. E’

fondamentale l’angolazione del piede anteriore vicino a una posizione parallela così da

controllare la rotazione pelvica. In tutti i casi è sempre necessaria la stabilità. Il capo

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ruota assecondando il movimento del tronco. E’ importante l’azione della gamba

posteriore, che non è completamente distesa, così come è importante l’azione del piede

posteriore che va verso l’esterno e riduce la rotazione del tronco.

Azione dell’assetto braccio racchetta: il braccio racchetta si muove verso avanti e la

mano sinistra viene rilasciata.

Nell’azione dell’assetto braccio-racchetta si parla di hammer action, azione a martello.

Cioè se io volessi utilizzando un martello imprimere maggior energia per battere un

chiodo dovrei portare in avanti prima la parte inferiore del martello per poi scagliare sul

chiodo la parte superiore. Questo principio va applicato anche nel tennis. Se io nel

rovescio nel movimento a colpire mando avanti prima il tappo della racchetta e

successivamente la testa della racchetta riesco a sviluppare maggiore energia. Stesso

discorso vale sia per il diritto che per il servizio. Contemporaneamente nel movimento

in avanti la mano destra si porta verso il basso per determinare una differenza di piano

tra la testa della racchetta e la palla in arrivo, premessa fondamentale per determinare

speed. Riassumendo: il tronco ruota fino a quando le spalle e le anche assumono una

posizione perpendicolare rispetto alla rete. Il momentum angolare prodotto crea energia

unitamente al momentum lineare determinato dal progressivo trasferimento in avanti del

peso del corpo. Abbiamo rototraslazione. Il tappo della racchetta si porta in avanti fino a

raggiungere all’incirca l’altezza della gamba anteriore. Soltanto a questo punto la testa

della racchetta si muoverà da dietro verso avanti grazie all’azione svolta dalla spalla

dominante producendo la massima accelerazione.

I componenti di spinta per produrre energia passano attraverso abduzione ed estensione

orizzontale. L’abduzione è data dall’allontanamento progressivo del braccio dal tronco

per produrre energia. Tutti questi movimenti vanno verso l’esterno. Se muovo il braccio

in avanti verso l’interno, parlo di flessione orizzontale. L’ultima componente di spinta è

l’estensione del polso o abduzione del polso, che svolge un ruolo determinante per

modificare la traiettoria della testa della racchetta al momento dell’impatto. Per produrre

energia col polso occorre aver prodotto una differenza di piano tra racchetta e palla.

L’azione del polso deve avvenire attraverso il sequencing: estensione del gomito,

abduzione del braccio, estensione del polso. Gli estensori del polso sono in fase di

contrazione concentrica e non eccentrica al momento dell’impatto. Si deve riuscire a

portare la mano, ad alta velocità attraverso la palla. L’impatto ideale si produce davanti

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al corpo, davanti alla gamba anteriore. La distanza laterale con braccio disteso e non

teso è importante perché la linea della mano, in coincidenza col piede anteriore, produce

la massima energia.

Rotazione esterna

Il rovescio senza rotazione esterna produce meno spin al momento dell’impatto. Nella

rotazione esterna è corretto parlare di supinazione dell’avambraccio attorno al gomito e

di rotazione esterna del braccio attorno alla spalla. L’angolazione della testa della

racchetta guarda verso sinistra ed è perpendicolare rispetto al terreno. La rotazione

esterna per la produzione di energia aggiuntiva è maggiormente utilizzata nel diagonale

e produce spin e complessità di palla. In questa circostanza è favorita la presa semi-

western.

Finale

Dopo l’impatto l’assetto braccio-racchetta continua a muoversi verso avanti perché

abbiamo prodotto energia attraverso l’estensione orizzontale del braccio e la diretta

conseguenza dell’estensione orizzontale del braccio è la produzione durante il finale del

famoso angolo di abduzione tra tronco e braccio. Nel finale il tronco compie una

rotazione aggiuntiva e porta le spalle ad assumere una posizione quasi parallela rispetto

alla rete. E’ una rotazione che ripristina la posizione di partenza e si tratta di una

rotazione passiva. Il tronco ruota, il braccio decelera e la decelerazione si osserva

attraverso un movimento verso la parte destra del corpo. La testa della racchetta si

muove in avanti e così la decelerazione si compie attraverso la rotazione del braccio

verso destra.

Tecnica del recovery step

Per recovery step si intende passo di recupero eseguito con il piede sinistro per

ripristinare la posizione di partenza. Il passo di recupero ha inizio dopo l’impatto.

Tutti i momenti descritti sono soggetti durante il gioco alla variabilità dell’abilità

tecnica. Non sempre si hanno le condizioni ottimali e ci si deve adattare alle variabilità.

L’utilizzo della catena cinetica inizia con l’azione delle gambe che compiono una

funzione di spinta, successivamente subentra l’utilizzo del braccio e dell’avambraccio

per produrre la spinta.

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Didatticamente si procede per gradi passando dal minitennis ((avviamento e pre-

perfezionamento) al perfezionamento ed alla specializzazione applicando il principio di

gradualità e di difficoltà crescente. La variabilità tecnica si allena solamente nell’ultima

fase di specializzazione.

Rovescio a due mani.

Per poter fare una distinzione tra il rovescio bimane ad azione multipla ed il rovescio

bimane ad azione unita è necessario osservare la posizione delle braccia non al

momento dell’impatto ma al termine della preparazione. Questo perché molte volte lo

stesso giocatore che assume una posizione distesa delle braccia al termine della

preparazione potrebbe flettere le braccia al momento dell’impatto o flettere al momento

dell’impatto soltanto l’arto destro piuttosto che il sinistro. Al contrario al termine della

preparazione abbiamo degli elementi stabili. Cioè non capiterà mai di vedere Djokovic

preparare come Roddick o viceversa. Al contrario al momento dell’impatto a seconda

del tipo di colpo che dovrò eseguire o del punto di campo in cui mi trovo posso tenere le

braccia più o meno distese, quindi abbiamo tanti gradi di variabilità dell’abilità tecnica

al momento dell’impatto in relazione alla situazione. Al contrario l’abilità tecnica

rimane stabile al termine della preparazione.

Nel rovescio bimane ad azione multipla al termine della preparazione i gomiti risultano

flessi. Con tale meccanica esecutiva l’energia solitamente è prodotta utilizzando i

segmenti dell’arto dominante( braccio-avambraccio-mano sinistra) i quali intervengono

in maniera indipendente( approccio multi-segmentato).

Nel rovescio bimane ad azione unita al temine della preparazione le braccia risultano

distese. Con tale meccanica esecutiva l’energia solitamente è prodotta attraverso il

movimento di abduzione degli arti superiori i cui segmenti intervengono

contemporaneamente. Rispetto al rovescio bimane ad azione multipla la dominanza tra i

due arti è maggiormente distribuita( approccio unito).

E’ difficile produrre energia se non si ha tanta forza con il rovescio ad azione unita

perché utilizziamo meno segmenti corporei. Ad esempio non utilizziamo i gomiti perché

essendo le braccia già distese i gomiti non intervengono per produrre energia.

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Il rovescio bimane ad azione unita è la soluzione ideale quando la palla è molto veloce.

Questo è soprattutto un aspetto tattico. E’ possibile sfruttare la velocità della palla in

arrivo per produrre energia attraverso un movimento molto breve, contemporaneamente

si produce tanta velocità.

Se la palla non è troppo rapida si riesce a intervenire con un approccio segmentato. In

questo modo sequenzialmente si utilizzano tutti i segmenti corporei. Si può produrre

così la massima energia nella testa della racchetta.

I giocatori di vertice, quando cambia la situazione tattica, sono in grado di eseguire e di

utilizzare sia l’azione multipla che l’azione unita riuscendo a modulare le due tecniche.

Il rovescio ad azione multipla non sempre comporta un utilizzo dei vari segmenti. In

questo caso l’approccio è unito.

Le donne che hanno solitamente meno forza utilizzano l’azione multipla. E’ utile a

livello didattico insegnare ai bambini ad utilizzare i vari segmenti separati.

La risposta al servizio è da considerare un’abilità a se stante e per questo motivo

soggetta ad altre dinamiche . Il rovescio a due mani e la risposta al servizio con il

rovescio a due mani sono due abilità completamente distinte.

Biomeccanica del rovescio a due mani. La meccanica esecutiva del colpo viene divisa

nelle seguenti fasi: preparazione- accelerazione- impatto- finale.

Insegnarlo bene questo colpo è abbastanza complesso perché devono essere inserite

tutte le varianti del caso. Ci sono campioni che eseguono tre quattro rovesci, uno

differente dall’altro.

Iniziamo con la fase di preparazione. E’ fondamentale l’impugnatura della mano

inferiore, ma è ancora più importante osservare l’impugnatura della mano superiore a

prescindere da azione multipla o unita. Mano inferiore: l’impugnatura continental è una

impugnatura adatta perché posso produrre energia con l’arto destro ed ha una valenza

tattica molto importante in quanto all’occorrenza posso staccare la mano superiore per

eseguire uno slice di rovescio o una volee. L’impugnatura eastern di rovescio nella

mano inferiore è adatta nel rovescio bimane ad azione unita mentre non è adatta in

quello ad azione multipla perché l’arto destro tende ad estendersi, mentre nel rovescio

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bimane ad azione multipla l’arto destro tende a flettersi al momento dell’impatto.

Quindi questa presa potrebbe rappresentare un problema.

Presa eastern di diritto nella mano inferiore: potrebbe essere una presa adatta nell’azione

multipla anche se non viene consigliata perché vi è difficoltà a generare forza con la

mano destra. Non è assolutamente adatta nel rovescio ad azione unita perchè faccio

fatica sia a generare forza che ad estendere l’arto destro.

Ancora più importanti sono le impugnature della mano superiore.

Solitamente chi esegue il rovescio bimane ad azione unita adotta una eastern di diritto

nella mano superiore perché produce estensione orizzontale e crea energia. Chi esegue

il rovescio bimane ad azione multipla al momento dell’impatto produce energia

cambiando il piano dei gomiti, attraverso la flessione dei gomiti. Per riuscire a produrre

energia attraverso il movimento dei gomiti è molto utile una semi western di diritto

nella mano superiore perché permette di colpire la palla su un piano più elevato e

soprattutto facilita la traiettoria verticale della testa della racchetta durante il movimento

a colpire.

La presa semi-western di diritto nella mano superiore è molto utilizzata nel circuito

femminile, dove si effettua una flessione del gomito sinistro al momento dell’impatto

che è importante per produrre energia.

I maschi invece la utilizzano meno.

Nella fase di preparazione la determinazione della stance è vicina alla neutral. Il piede

sinistro ruota fino a raggiungere una posizione parallela rispetto alla rete, il tronco ruota

e questa rotazione favorisce l’arretramento dell’assetto braccio-racchetta e

successivamente il piede destro si dispone davanti al sinistro determinando una neutral

stance. Open stance e semi closed stance sono varianti meno utilizzate. La neutral è la

più adatta in termini di equilibrio

Variando la stance varia l’intervento delle componenti di spinta.

Tipologia di preparazione: nella azione multipla (Williams) la preparazione è semi-

circolare con caduta verticale della testa della racchetta, i gomiti si sollevano, il

movimento è un movimento continuo. Rispetto al movimento circolare del diritto e del

rovescio ad una mano la testa della racchetta pur essendo soggetta a caduta verticale e

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ad un movimento continuo non supera l’altezza delle spalle durante il movimento di

preparazione e non supera mai la testa, i gomiti si trovano tra fianchi e spalle, si devono

utilizzare tutti i segmenti.

Durante la prima fase della preparazione la testa della racchetta deve trovarsi ad una

altezza superiore rispetto a quella delle mani. L’angolazione delle braccia ci fa capire se

si tratta di rovescio ad azione unita o multipla. Nel rovescio ad azione unita al termine

della caduta verticale della racchetta le braccia sono distese, quindi assenza di angolo di

separazione tra avambraccio e braccio mentre nel rovescio ad azione multipla al termine

della caduta verticale abbiamo determinato un angolo di separazione tra avambraccio e

braccio.

Il grado di rotazione del tronco.

Le spalle ruotano più delle anche ma in misura minima rispetto alle altre abilità. Le

spalle ruotano di circa 100° mentre le anche ruotano di circa 90° determinando un

angolo di separazione di 10°. Quindi in assenza di angoli di separazione importanti si

riduce il grado di arretramento della testa della racchetta. Al termine della preparazione

la scapola destra dovrebbe essere rivolta in avanti . L’angolazione del piede anteriore è

variabile in relazione alla direzione ma è importante che la direzione del piede anteriore

sia tale da consentire alla gamba destra una funzione stabilizzatrice della rotazione del

tronco. Il peso del corpo trattandosi di una esecuzione in neutral è equidistribuito.

Quindi e’ fondamentale la funzione della gamba destra che nella neutral stance blocca la

rotazione del tronco mentre in open tende a favorirla.

Fase di accelerazione: la spinta parte dal piede posteriore che spinge progressivamente

verso avanti e in parte ruota attivando il momentum lineare ed il momentum angolare.

Quindi dobbiamo distinguere due azioni : l’azione di spinta del piede posteriore e

l’azione di rotazione del piede posteriore. La spinta in avanti del piede posteriore

produce momentum lineare, ma se il piede spinge e ruota produce il momentum

angolare. Cioè si attiva contemporaneamente allo spostamento del peso la rotazione del

tronco. Perché il piede posteriore di Nadal ad esempio ruota meno rispetto a quello della

Williams? Perché il momentum angolare nel rovescio bimane nell’azione unita è minore

rispetto al momentum angolare presente nel rovescio ad azione multipla. Perché nel

rovescio bimane ad azione unita creiamo energia allontanando le braccia, nel rovescio

ad azione multipla le braccia sono più vicine, e quindi, la rotazione del tronco è

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maggiore. Quindi questa differenza di rotazione del piede posteriore è legata al grado di

rotazione del tronco. In entrambi i casi però il piede posteriore spinge in avanti, perché

in entrambi i casi il momentum lineare è fondamentale per produrre velocità.

Azione della gamba posteriore e azione della gamba anteriore.

Le gambe si distendono rispetto alla posizione assunta al termine della preparazione, il

grado di estensione delle gambe è variabile, in particolare in entrambi i casi si può

notare come la gamba posteriore non si distenda completamente. Uno perché il punto

d’impatto non è particolarmente elevato, due per controllare il grado di rotazione del

tronco. Che è presente ma non dovrà mai essere eccessivo. L’azione della gamba

posteriore va distinta dall’azione della gamba anteriore, la gamba posteriore serve per

produrre energia e serve per attivare la rotazione dell’anca sinistra, la gamba anteriore

invece svolge una funzione di stabilità e controllo della rotazione.

Stabilità del tronco nella fase di rotazione : il tronco non dovrà ruotare tanto quindi al

momento dell’impatto il tronco ruota ma le spalle non sono mai perpendicolari alla rete.

Quindi la rotazione del tronco è comunque controllata. Stabilità del tronco nella fase di

rotazione vuol dire anche mantenere il tronco piuttosto perpendicolare ed evitare di

flettere il tronco lateralmente. Solitamente quando il tronco è stabile durante la fase di

rotazione le spalle sono sulla stessa linea. Perciò la linea della spalla destra è simmetrica

rispetto a quella della spalla sinistra. Quando la spalla sinistra si porta sopra la spalla

destra il tronco è meno stabile perché abbiamo maggiore flessione laterale. In alcuni

casi è necessario per controllare un punto di impatto particolarmente elevato.

Azione dei polsi: durante il movimento a colpire i polsi si flettono verso il basso, ancora

una volta per determinare una differenza di piano tra la testa della racchetta e la palla in

arrivo. Quindi contemporaneamente al movimento in avanti dell’attrezzo i polsi si

flettono verso il basso per garantire questa differenza di piano tra attrezzo e palla in

arrivo creando le premesse per riuscire a produrre rotazione in top spin e conseguente

complessità di palla.

Incidenza del grip della mano superiore: come detto precedentemente in presenza di un

grip semi-western nella mano superiore posso rendere più produttiva la traiettoria

verticale della testa della racchetta. Favorisco la produzione di energia verticale quindi

di rotazione in top spin. E’ più facile muovere la testa della racchetta dal basso verso

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l’alto anche perché in presenza di una presa semi-western il punto di impatto è più

elevato e in presenza di un punto d’impatto più elevato, se la racchetta cade all’altezza

dei fianchi la traiettoria verticale è maggiore.

Dominanze degli arti: le dominanze tendono a modificarsi avendo una maggiore

distribuzione delle dominanze nel movimento bimane ad azione unita.

Componenti di spinta: nel rovescio a una mano le componenti di spinta sono abduzione

del braccio, estensione orizzontale del braccio, estensione del polso e in alcuni casi

rotazione esterna del braccio con supinazione dell’avambraccio

Nel rovescio bimane ad azione multipla, l’arto dominante produce energia attraverso un

movimento di abduzione ed estensione orizzontale, l’arto non dominante produce

energia attraverso un movimento di adduzione e flessione orizzontale.

Per eseguire al meglio questo rovescio è necessario che il movimento delle due braccia

sia asimmetrico. Il braccio sinistro si muove verso l’esterno, quello destro verso

l’interno. Quindi il gomito destro si porta verso l’interno, si avvicina al tronco e lascia

spazio al braccio sinistro che si allontana. Soltanto in questo modo possiamo produrre la

massima velocità della testa della racchetta. E’ molto difficile eseguire il rovescio ad

azione multipla poiché significa eseguire due movimenti diversi con l’arto destro e con

quello sinistro.

La flessione dei gomiti, con conseguente cambiamento degli angoli prodotti tra

l’avambraccio e il braccio e la coppia di forze prodotta dai polsi contribuiscono ad un

ulteriore accelerazione dell’attrezzo al momento dell’impatto. Il braccio sinistro crea

energia attraverso l’abduzione e l’estensione orizzontale, l’avambraccio sinistro crea

energia attraverso il cambiamento di piano dei gomiti e il cambiamento di angolo del

gomito sinistro. I polsi producono energia come ultimi segmenti. L’ultimo anello della

catena cinetica a intervenire è il polso. La coppia di forze significa che il polso destro

crea energie in maniera congiunta a quello sinistro.

Nel rovescio ad azione unita c’è un movimento simmetrico delle braccia quindi risulta

essere più semplice, le braccia si estendono orizzontalmente quindi vuol dire che si

muovono in avanti e in fuori. Flessione orizzontale significa invece in avanti ma verso

l’interno. I gomiti non intervengono come componente di spinta perché le braccia sono

distese. Mentre la coppia di forze prodotta dai polsi produce un ulteriore accelerazione

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dell’attrezzo al momento dell’impatto. Quasi sempre i polsi sono svincolati dall’azione

delle braccia.

Una variante del rovescio bimane ad azione multipla prevede che l’arto dominante, al

momento dell’impatto sia disteso( Murray-Soderling-Nalbandian ). Braccio destro

flesso e braccio sinistro disteso. L’azione in-out (destro che adduce sinistro che abduce)

dei due arti è più semplice e si riesce a produrre tanta energia orizzontale. Al contrario

nel rovescio di Djokovic ( braccio sinistro flesso al momento dell’impatto ) è più facile

produrre energia verticale (spin).

Il tronco genera energia sia nel rovescio bimane sia nel rovescio a una mano. Nel

rovescio bimane il tronco ruota di circa 60 gradi durante il movimento a colpire. Nel

rovescio a una mano meno, di circa 40 gradi. E’ molto importante il timing con cui

intervengono queste due forme di rotazione. Nel rovescio a una mano il tronco ruota

molto di più nella preparazione e molto meno durante il movimento a colpire. Nel

rovescio a due mani l’esatto contrario, il tronco ruota molto meno durante il movimento

di preparazione e molto di più durante il movimento a colpire. Nel rovescio a una mano

la rotazione del tronco termina molto prima, termina quando l’assetto braccio-racchetta

è ancora in accelerazione, al contrario nel rovescio a due mani la rotazione del tronco fa

parte integrante dell’accelerazione. Nel rovescio a una mano termina la rotazione del

tronco e il braccio deve ancora accelerare, nel rovescio a due mani mentre accelero con

il braccio sto ruotando il tronco.

Coppia di forze prodotta dai polsi (couple): parliamo della fase di caduta verticale della

testa della racchetta. Per riuscire ad utilizzare bene i polsi nel rovescio a due mani non

basta portare la racchetta verso il basso, ma occorre utilizzare i due polsi come una

coppia di forze, cioè il polso destro si flette in avanti creando pressione verso il polso

sinistro, il quale è in fase di pre-stiramento. Quindi accumulando energia elastica. In

corrispondenza dell’impatto il polso destro torna in linea, cedendo energia al polso

sinistro il quale interviene attraverso un’azione di estensione producendo maggiore

velocità della testa della racchetta. Questa coppia di forze può intervenire attraverso due

azioni: la prima azione viene definita up and down action cioè un’azione dal basso verso

l’alto. Si utilizza questa azione nell’ esecuzione del lob in top spin. La seconda

tipologia d’azione è quella più frequente e viene definita push and pull action cioè una

mano tira e l’altra spinge. Questo movimento è molto efficace nella esecuzione delle

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angolazioni strette e spiega perché i giocatori a due mani che utilizzano bene questa

azione possano effettuare un diagonale stretto particolarmente efficace.

Impatto: il punto ideale di impatto in termini di altezza e in termini di distanza laterale.

Il punto di impatto del rovescio bimane ad azione unita è più avanzato rispetto al

rovescio bimane ad azione multipla. In presenza di una meccanica esecutiva corretta la

distanza laterale dovrebbe essere la stessa.

La racchetta assume una posizione perpendicolare al terreno. Per quanto riguarda

l’angolo prodotto tra avambraccio e braccio è un angolo che prendiamo in

considerazione solo nel rovescio bimane ad azione multipla. Come nel rovescio a una

mano, pere evitare situazioni traumatiche, occorre evitare che il gomito sinistro si

estenda al momento dell’impatto, ma occorre estenderlo un momento prima. L’angolo

avambraccio polso è piuttosto stabile a meno che il giocatore non produca un’azione

couple molto marcata. Il grado di rotazione delle spalle e delle anche è variabile in

relazione alla tipologia di rovescio, ma anche in relazione al punto d’impatto, cioè in

generale si dice che il rovescio ad azione multipla presenti un grado di rotazione del

tronco maggiore. Per quanto riguarda la rotazione del tronco, le spalle ruotano in

maggior misura rispetto alle anche in particolare mancano 20° all’allineamento delle

spalle, 30° all’allineamento delle anche. La testa è ferma con lo sguardo in linea con il

punto d’impatto.

Gli occhi nello sviluppo dell’azione di gioco sono soggetti alle seguenti fasi:

Flight :prima fase. Osservare il luogo della palla in arrivo, attivare il processo di

anticipazione motoria e cercare di osservare la velocità, la direzione, la traiettoria della

palla in arrivo.

Focus: spostare lo sguardo dalla palla alla zona d’impatto e qui utilizziamo i movimenti

saccadici cioè i salti che gli occhi compiono da un punto di riferimento della palla in

volo fino alla zona d’impatto. Focalizzando soprattutto la zona d’impatto.

Fixation: fissare la zona d’impatto mantenendo lo sguardo sulla stessa anche durante la

prima fase del finale di movimento.

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Finale.

Estensione e rotazione delle braccia: differenze tra azioni multipla e l’azione unita. Se

nell’azione multipla l’arto destro svolge un movimento di adduzione in corrispondenza

dell’impatto non potrà mai estendersi nel finale. Nel finale l’arto destro continuerà a

ritrarsi e l’arto sinistro si estenderà.

Quindi il modo migliore per osservare una corretta meccanica esecutiva di un rovescio

ad azione multipla è osservare il finale. Se nel finale il destro è vicino, il sinistro è

lontano allora vuol dire che abbiamo prodotto adduzione con l’arto destro e abduzione

con l’arto sinistro. Se nel finale entrambi gli arti si avvolgono attorno alle spalle vuol

dire che il rovescio è eseguito male. Nel rovescio bimane ad azione unita invece

l’angolo di abduzione va osservato in entrambi gli arti cioè entrambi gli arti si

estendono e poi ruotano. Rotazione aggiuntiva del tronco, estensione di entrambe le

braccia nel rovescio ad azione unita, flessione ed estensione del rovescio ad azione

multipla, ma nell’ultima parte del movimento per decelerare entrambe le braccia si

avvolgono. La rotazione aggiuntiva del tronco che osserviamo nel finale è legata ad una

esigenza di decelerazione ma serve anche a ripristinare rapidamente la posizione di

partenza. Il ripristino dinamico della posizione atletica è garantito dalla rotazione del

tronco e dalla rotazione del piede posteriore che si porta progressivamente da dietro

verso avanti. Quindi nella neutral stance possiamo parlare della tecnica del recovery

step, cioè il piede sinistro ruota progressivamente da dietro verso avanti nel finale. Il

livello delle spalle varia in relazione all’altezza dell’impatto e alla distribuzione delle

dominanze. In presenza di impatti piuttosto elevati la strategia è portare il gomito destro

verso il basso ed il gomito sinistro verso l’alto. Si genera una sorta di ribaltamento dei

piani. La fase di decelerazione è coincidente con la rotazione degli arti superiori attorno

alle spalle. Decelerazione quindi fase di contrazione eccentrica. Nel rovescio ad azione

unita è più difficile determinare la differenza di piano, classico esempio di variabilità

della tecnica. Si dovrebbe dominare con l’arto sinistro svincolando il movimento

dell’arto destro. L’unico modo per far dominare entrambi gli arti è eseguire il rovescio

attraverso l’azione a salto.

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CAPITOLO IV

La risposta al servizio( Simone Sbardellati )

La risposta al servizio, abbinata all’aspetto tattico-strategico, non si può associare a un

diritto o ad un rovescio. Per far fronte ad un servizio i tempi sono scarsi e si devono

trovare degli adattamenti tecnico-tattici validi per eseguire la nostra risposta.

Nel tennis moderno la risposta al servizio è un passaggio fondamentale per la crescita di

un giovane tennista. Per questo motivo riteniamo sia un aspetto fondamentale.

Si deve lavorare su alcuni aspetti tecnico-tattici con esercitazioni finalizzate alla

risposta. Le più utilizzate sono quelle di un tennista che occupa una fase più avanzata di

campo. Abbiamo da mettere a fuoco la direzione della risposta al servizio che può

essere sia sulla prima palla che sulla seconda.

Sull’aspetto tattico della risposta al servizio si può parlare di differenza di tipologia di

risposta, valore tattico della direzione della risposta, vedere poi se la nostra scelta sarà in

grado di mettere in difficoltà il battitore, in riferimento alla prima o alla seconda palla di

servizio.

Differenti tipologie di risposta:

-Di contrattacco

-Tagliata

-Di opposizione

-Con palla corta

-Con pallonetto (soprattutto nel doppio)

Caratteristiche principali della risposta di contrattacco: intanto è importante la rotazione

(in top spin per maggiore sicurezza). La preparazione è mediamente contenuta perché

l’organizzazione del colpo rispetto a una palla in arrivo viene effettuata in tempi

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ristretti. Le stance aperte sono quelle più utilizzate, sia nella prima che nella seconda

palla.

Si parla di contrattacco perché si risponde a un assalto di un tennista che batte e per

questo si trova in vantaggio. La risposta diventa rischiosa perché si deve evitare che

l’avversario ci metta in difficoltà.

Con due tennisti che agiscono da fondo campo, viene utilizzata la risposta di

contrattacco per cercare di prendere l’iniziativa in modo da costringere l’avversario

sulla difensiva.

Questa risposta prevalentemente viene giocata sulla seconda palla di servizio e si

utilizza su tutte le superfici, veloci o lente.

Le caratteristiche della risposta tagliata sono quelle che si gioca con la rotazione in back

spin, per non perdere spazio e per arrivare a utilizzare una soluzione tattica che ci

consente di evitare l’errore.

E’ una risposta che possiamo definire di controllo, adottata contro un servizio che tende

ad arrivare alto.

In parte col colpo tagliato si tende a regalare qualcosa all’avversario. Le caratteristiche

di questo colpo sono da ricercare nella profondità, nella direzione e nell’altezza del

rimbalzo.

Ogni allievo dovrebbe essere in grado di eseguire diverse tipologie di risposta per poter

valutare, secondo le circostanze, il colpo da eseguire. Si ha pochissimo tempo a

disposizione e le soluzioni devono essere trovate subito. Chi riesce a rispondere senza

farsi aggredire dall’avversario, è avvantaggiato perché lo mette in difficoltà.

La risposta bloccata tende a sfruttare la velocità di palla in arrivo e si sfrutta la sua

forza. Tatticamente viene utilizzata per neutralizzare servizi molto violenti. Trattandosi

di un movimento molto corto e spazio breve da percorrere, dà una serie di vantaggi in

fase di precisione e permette altresì di avere precisione temporale.

Principalmente viene usata sulle prime palle di sevizio perché con una risposta così

veloce e immediata si sfrutta la velocità della palla in arrivo. Viene utilizzata spesso

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quando si gioca in superfici rapide e soprattutto in quelle superfici a rimbalzo certo. Su

terra battuta questa riposta non viene mai utilizzata.

E’ molto rara, nel tennis moderno, la risposta con palla corta. E’ un colpo che di solito si

accompagna alla finta. Lo stimolo finta e lo stimolo vero e proprio, vanno d’accordo e

sono separati da tempi strettissimi. Il vantaggio temporale che si acquisisce con la finta

è molto importante, molto di più rispetto alla qualità del drop shot. E’ sempre meglio

come colpo un drop shot fintato di uno classico, ben fatto, senza finta. Il vantaggio

temporale acquisito con una buona finta è certamente superiore alla qualità del colpo

eseguito normalmente. La finta serve a disorientare l’avversario e a metterlo in

condizione di avere tempi di reazione molto ristretti quando deve organizzare una

riposta. Noi quando fintiamo abbiamo un problema di carattere motorio, il nostro

avversario invece si trova ad affrontare delle difficoltà di tipo temporale.

Il drop shot è un colpo d’attacco e deve avere uno spazio breve di esecuzione, se si parte

distanti dalla linea di fondo si mette automaticamente l’avversario in condizioni di

colpire in modo da far male.

La risposta con pallonetto non è utilizzata nel tennis moderno di un certo livello negli

incontri di singolare, è frequente nel doppio.

La direzione della riposta la servizio ci presenta tre soluzioni fondamentali, siamo in un

ambito puramente tattico: diagonale, lungolinea, tra i piedi.

La zona migliore risulta quella posizionata all’interno di quel rettangolo che si trova

nell’area leggermente a sinistra della metà campo, in profondità. L’avversario si trova la

palla tra i piedi in difficoltà di riposizionamento in seguito al servizio. Ogni palla che

finisce in corridoio è una riposta tatticamente non ben gestita.

I vantaggi di una risposta diagonale sono quelli di aprirci il campo, avere un maggior

spazio a disposizione, si riesce a generare maggiore potenza e infine si può arrivare a un

mid point, che è abbastanza facile da ritrovare.

Nella risposta lungolinea la precisione al momento dell’impatto deve essere perfetta per

consentire un colpo vincente e avere una straordinaria capacità di timing sulla palla. La

palla a livello spaziale deve essere colpita nel punto più adatto del piatto corde. A livello

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temporale deve essere colpita in quel preciso momento per consentirci di arrivare alla

conquista del punto attraverso il lungo linea.

Nella riposta al servizio valgono le stesse regole viste nel mid point di attacco dal fondo

o di attacco a rete.

Ci sono alcuni aspetti puramente tattici nella riposta come la capacità di influenzare il

battitore, cioè stabilire una posizione di partenza neutra per non dare precisi riferimenti

a chi batte.

Modificare costantemente la posizione, durante il movimento del servizio, può mettere

in condizioni l’avversario di non avere dei punti di riferimento e indurlo al doppio fallo.

Alternare il timing della risposta vuol dire che si destabilizza quel tempo che intercorre

tra il servizio e il colpo successivo. Si possono verificare risposte a una velocità più

forte di quella impressa alla palla di servizio, con la riposta immediata si prendono il

massimo dei rischio ma si guadagna molto dal punto di vista psicologico.

Vi sono alcuni aspetti tecnici che riguardano la risposta al servizio.

I tennisti che hanno il rovescio a una mano sono soliti iniziare la fase di preparazione in

risposta al servizio col grip di diritto, ma a volte si tende a cambiare l’impugnatura per

andare a colpire di rovescio. Ciò non avviene sempre infatti molti tennisti si comportano

diversamente e ognuno presenta le sue caratteristiche quando tende a proteggere le

proprie difficoltà.

Chi colpisce a una mano deve modificare la presa. Nella risposta bimane si può colpire

con il rovescio partendo con una presa di diritto senza modificarla al momento

dell’impatto.

La capacità di anticipazione motoria è fondamentale nella riposta al servizio. In questo

caso si perde tempo e per questo si deve riconquistare. Una strategia è quella di

conoscere bene l’avversario.

Le strategie sull’anticipazione partono dalla posizione dei piedi (che non si muovono),

si varia la battuta o randomizzazione, si può utilizzare anche la finta.

Anticipazione dell’azione che mi consente di mettere in atto in campo un meccanismo

di riconoscimento dello scenario e mi attivo per la risposta.

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L’anticipazione dell’azione è un tentativo di guadagnare del tempo in riferimento a ciò

che sta facendo l’avversario.

Le caratteristiche della posizione di attesa nella risposta sono: postura bassa e ginocchia

abbastanza piegate.

La riposta al servizio presuppone una preparazione piuttosto contenuta perché i tempi a

disposizione sono scarsi. Non si hanno preparazioni lunghe, solo difficilmente, chi

esegue un diritto elaborato deve abbreviare i tempi.

La caratteristica del movimento in avanti è quella che deve essere corto perché il fine

sarà quello di impattare la palla bene davanti al corpo.

Split step:

Nella risposta al servizio abbiamo tre tipologie di split step:

-In avanti, con momentum lineare abbastanza aggressivo

-Sul posto, con strategia meno aggressiva

-Indietro, con obbiettivo di riconquistare spazio e tempo e proseguire lo scambio nel

migliore dei modi.

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CAPITOLO V

Il gioco di gambe( Massimiliano Brocchi )

L'utilizzo dei piedi è fondamentale, dal punto di vista del gioco di gambe c'è un modello

di prestazione. Per modello di prestazione intendiamo una serie di elementi che mi

permettono di definire con precisione le caratteristiche di quel particolare inserito nel

contesto della disciplina sportiva che si insegna. Quindi oltre al gesto tecnico di per se

ci sono anche i tempi, le intensità e le distanze. Tutto questo va a definire la

prestazione. Se io sono abile a correre per due ore non è detto che io sia bravo a

compiere gli spostamenti sul campo. Poiché si innescano meccanismi diversi e il fisico

si adatta in modi differenti. Per quanto riguarda il tennis il modello di prestazione

consiste in una serie di elementi tecnici e caratteristici di una disciplina che permettono

di definire i tempi, le intensità di gioco, i tempi di recupero e le modalità esecutive di un

gesto o di un'azione. Un'azione di gioco è composta da tanti gesti. Il tennis è uno sport

di situazione, dove non ripeterò mai una stessa azione, ogni avversario sarà affrontato in

maniera differente. E uno sport di organizzazione dove impostazioni strategiche e scelte

tattiche sono fondamentali. E' uno sport territoriale dove vince chi conquista spazio e

toglie tempo all'avversario. Perdere campo significa perdere il punto. I ritmi cambiano e

si evolvono con lo scorrere del tempo, oggi sono richieste grandi capacità atletiche. E'

uno sport di iniziativa. Nel 2005 si è calcolato che la palla impiega un secondo circa ad

arrivare. Perciò si ha quel tempo per decodificare la palla. Oggi bisogna cercare di

definire tutto nei primi quattro scambi, quindi occorre impostare il gioco da subito

secondo questo dato. Cioè il giocatore deve essere allenato da subito all'intensità. La

maggior parte delle palle colpite sono da fondo campo, secondo le statistiche del 2007

del Roland Garros l'81,1% erano spostamenti laterali sulla baseline, cioè sulla riga di

fondo campo, il 13% spostamenti in avanti, il 2,9% degli spostamenti era all'indietro.

Più spesso durante un match ci si sposta tra i 3 e 6 metri, quando si gioca entro i 4 metri

sono sotto bassa pressione temporale. Nei 5-6 metri sono in una situazione di alta

pressione, 8-12 metri sono in una situazione di emergenza e altissima pressione.

Bisogna lavorare intorno ai 3 metri per cercare di commettere meno errori possibili

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prendendo in mano la situazione. I giocatori di medio livello, commettono molti errori

nello spazio dei 3 metri. Esiste una combinazione tra superficie e modalità di gioco, ci

sono superfici veloci o superfici lente. Quindi anche tra velocità di gioco e

caratteristiche della superficie. Su una superficie rapida più del 54% degli spostamenti

avviene in avanti. Sulla terra sono superiori gli spostamenti a sinistra, sul lato del

rovescio sul lento 34% contro il 17%. Occorre eseguire delle analisi approfondite sui

match, si analizza la tecnica, le tattiche con numeri alla mano vado a vedere cosa

significano i numeri. Questo si estende a tutte le varie categorie, under 14, under 16 e

così via. Nella moderna interpretazione del nostro sport dovendo insegnare azioni e non

gesti risulta fondamentale una visione didattica olistica quindi nel complesso, poiché

non si può separare da tutto il resto.

Quando si insegna il gioco di gambe si deve tenere conto di tre quesiti fondamentali:

1-Dove muovermi?

2-Quando muovermi?

3-Come muovermi?

La tecnica dei passi della corsa e come si mettono i piedi sono fondamentali, gli esercizi

propedeutici per la posizione dei piedi, la rollata, tacco punta e viceversa, tecnica dei

vari passi tipici dell'atletica leggera. E' altresì importante conoscere le varie tecniche di

spostamento con le quali si andrà a costruire un modello.

Quando parliamo della teoria del mid point, uno degli errori che commette il maestro in

fase di avviamento è che dice:” adesso si torna al centro”, invece si torna nel mid point

cioè in posizione ottimale per il recupero. E' un fattore geometrico che va a coprire uno

spettro delle possibili varianti.

Il concetto di timing , il ritmo esecutivo di un colpo, non consiste soltanto nel colpire la

palla con un giusto rapporto di tempo tra preparazione ed impatto, ma consiste nel

riuscire a coordinare tutte le azioni corporee, interessate nell’esecuzione dell’azione di

gioco in relazione al momento in cui la palla lascia le corde dell’avversario. Quindi

cercando di tenere in considerazione il trinomio palla , avversario, spazio. Avere un

buon ritmo consiste in un processo complesso. Un colpo efficace è un colpo in cui si

riesce a coordinare con le giuste tempistiche tutte le azioni interessate nell’esecuzione

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di un gesto, inizio dello spostamento, velocità di spostamento e così via. Da qui

l’importanza di anticipazione e decodifica della palla in arrivo. La palla più o meno,

arriva in un secondo e mezzo, che deve essere sfruttato al massimo. Per quanto riguarda

il timing-ritmo si presentano cinque fasi:

-La prima è quella dell’essere pronti a reagire, dal momento in cui la palla arriva nel

campo avversario.

-Leggere e reagire, iniziare una risposta motoria

-.Movimento delle gambe e preparazione del colpo durante il volo della palla.

-Arresto e esecuzione del colpo, quando la palla rimbalza di fronte a noi.

-Recupero prima che la palla rimbalzi davanti all’avversario.

Queste fasi sono cicliche.

L’evoluzione che ha subito la tecnica degli spostamenti è andata da una corsa

direzionale a una corsa di tipo frontale, i vantaggi della corsa frontale sono:

propedeuticità a stance aperte, visione binoculare, tempi di reazione minori e

semplificazione di tattica.

Che differenza c’è tra la corsa direzionale e la corsa frontale?

La corsa direzionale avviene quando il giocatore si gira e inizia a correre verso la

direzione in cui vuole colpire la palla. La corsa frontale è uno spostamento dove io ho

una visione stereo , ovvero binoculare verso il campo avversario e mi muovo verso la

palla in arrivo. Si utilizza principalmente per spostamenti brevi.

Secondo uno studio del 2001 sugli spostamenti dei tennisti sulla terra rossa, Partendo

dalla linea di fondo campo, sono state rilevate queste percentuali ovvero che l’80%

degli spostamenti durante un match avviene in un range tra 0 e 3 metri, il 10% tra 3 e 6

metri ed il 10% tra 6 e 12 metri. Quindi la gestione ottimale di uno spazio di quell’area

di tre metri di raggio è fondamentale ai fini della prestazione. Quindi ottimizzare le

tecniche di spostamento entro i tre metri è determinante.

Allenare la resistenza di un tennista consisterà nell’allenare a sforzi di altissima

intensità di una durata medio-breve, intorno ai 20 secondi, con dei tempi di recupero

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molto ridotti.(circa 20/25 secondi). La resistenza di un tennista consiste nel giocare tre

ore sostenendo sforzi molto intensi per brevi durate, intermittenti.

Occorre stabilire un allenamento specifico, allenamento sul lungo, sull’aerobico per

aumentare il volume di scarica sistolica, allenare il cuore a pompare più ossigeno a ogni

pulsazione, un cuore allenato dal punto di vista della resistenza è un cuore che aumenta

il volume di scarica sistolica, quindi a ogni contrazione pompa più sangue e di

conseguenza più ossigeno quindi questo porta a un recupero in tempi minori. Una volta

stabilita una parte aerobica buona, devo andare a specializzare la resistenza specifica.

Alle volte è utile stressare il sistema per abituarlo a farlo lavorare in overloading, una

base fisiologica serve sempre. In una partita il giocatore non arriverà mai alla sua

velocità massima di spostamento , dovrà essere reattivo, esplosivo tra i 0 e i 3 metri e

ottimizzare in meno spazio possibile. Nell’allenamento sono molto importanti le

navette, gli slalom dove si deve toccare il birillo oppure cambiare direzione e fare

attenzione che il bambino arrivi e non superi il birillo ad esempio.

Bisogna stare attenti al modo in cui si svolge l’esercizio poiché da utile potrebbe

trasformarsi in dannoso.

Vi sono dei prerequisiti che bisogna avere:

-Perfetta funzionalità degli arti inferiori, ovvero il bambino deve saper correre nel modo

corretto, esercizi utili sono: pedane di equilibrio, rullate dei piedi, camminare sulle

punte dei piedi , di lato sui talloni, sono tutti esercizi propiocettivi che aiutano a

rafforzare la tecnica.

-Rapporto ottimale peso-potenza.

-Perfetta funzionalità dell’analizzatore ottico, esempio problemi di campo visivo, ci

sono dei ritardi nell’esecuzione di un colpo, quando cala la luce ha problemi di

profondità, questo diventa un problema. Ci sono dei test che permettono di avere dei

riscontri in questo senso.

-Le capacità motorie, la capacità di forza, la capacità di resistenza, di velocità, le

capacità coordinative e la mobilità articolare incidono tutte sulla riuscita di un

movimento.

-Capacità di anticipazione motoria.

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-Capacità di attenzione e concentrazione.

-Lo studio della palla, conoscere la palla, le traiettorie , il rimbalzo è fondamentale.

-La tecnica dello split step.Meccanicamente funzionale agli spostamenti degli altri. Al

termine dello split step ci deve essere un allineamento. L’assetto del tronco delle spalle e

della testa del giocatore sono perfettamente in linea. Questo permette poi di potersi

sbilanciare. Per effettuare un buono split step occorre allenare il bambino a cogliere il

timing corretto. E gli angoli corretti della posizione. E’ un elemento di verifica poiché se

viene eseguito fuori tempo significa che l’allievo non è concentrato o non è in grado di

cogliere le mosse dell’avversario. Con lo split step arresto la corsa e mi metto in

condizioni di poter andare incontro alla palla.

-La capacità di combinazione tra i distretti muscolari superiori ed inferiori durante lo

spostamento, che mi permette di eseguire due abilità diverse nella stessa azione.

Lo stretching è molto importante.

La posizione atletica è composta da questi punti:

-Ampia base d’appoggio, cioè piedi larghi quanto la larghezza delle spalle, più o meno.

-Peso del corpo sugli avampiedi, cioè il tallone scarico dal peso.

-Centro di gravità basso, perciò gambe piegate a discrezione dell’allievo, che deve

trovarsi in una posizione comoda.

-Solida postura della schiena con bacino retroverso.

-Solida postura della testa.

-Capacità di attenzione e concentrazione.

Studio della palla:

-Conoscere la palla, quindi elasticità , consistenza , rimbalzo.

-Riconoscere la palla direzioni, profondità, velocità e complessità di palla.

-Sapersi muovere nei confronti della palla, per questo è importante fare sempre le

esercitazioni con la racchetta in mano.

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-Saper gestire il contatto con la palla.

-Sviluppare un alto grado motorio nell’anticipazione della palla.

Per quanto riguarda gli spostamenti laterali li possiamo dividere in tre tipologie:

-A corto raggio(tra 0 e 3 metri)

-A medio raggio(tra 0 e 6 metri)

-A lungo raggio(oltre i 6 metri)

Per quello che riguarda le tecniche di ricerca della palla abbiamo sostanzialmente tre

tipi di aggiustamento:

-Split step più passo shuffle, o scivolamento.

-Split step più passi di aggiustamento

-Split step più un unico passo di aggiustamento.

Questo dipende dalla distanza, dalla tipologia di colpo, dalla tipologia di giocatore però

fondamentalmente in spazi brevi ci sono i tre passi .O gli scivolamenti.

Agassi era il più grande nelle tecniche di aggiustamento, era in grado di fare anche 5

micropassi velocissimi.

Nel medio raggio abbiamo tre fasi anziché due:

abbiamo una fase di accelerazione: split step più pivot step cioè piede perno; split step

più gravity step (o drop step) cioè porto il piede più vicino alla direzione di

spostamento sotto la linea di gravità. Split step più jab step dove allargo la base

d’appoggio allontanando il piede dalla direzione della palla. Poi utilizzo dei passi

incrociati o direzionali.

Una fase di decelerazione: successivamente utilizzo passi di aggiustamento, o tecnica

della scivolata e mi arresto determinando una fase di arresto che coincide con la

determinazione della stance determinata da passi incrociati in avanti o a saltello

Abbiamo le 4 soluzioni dopo l'impatto:

-Corsa continua, colpisco e continuo a correre poiché arrivo in corsa

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-Passo di stabilizzazione in open stance

-Doppio passo di stabilizzazione in open stance

-Passo di recupero in closed, cioè colpire in posizione chiusa e poi fare diversi passi.

Per le tecniche di rientro:

corsa normale, passi incrociati in avanti, sprint e scivolata di recupero.

Solitamente la corsa normale e i passi incrociati vengono abbinati tra loro, i primi passi

si fanno incrociati e dopo si ricomincia a correre normalmente.

E' molto importante l'abilità nel gestire i cambi di direzione e utilizzare lo split step, che

dimezza i tempi nei cambi di direzione.

Ogni giocatore ovviamente avrà le sue caratteristiche nell'effettuare certe azioni.

Dal punto di vista didattico si consiglia di portare gli alunni a una scelta guidata.

Per quanto riguarda gli spostamenti in avanti abbiamo corto, medio e sprint, stessa cosa

vale per gli spostamenti laterali a corto raggio abbiamo sempre lo split step più shuffle o

passi di aggiustamento.

Esecuzione del colpo con le seguenti possibilità: tentativo di winner con successivo

avanzamento, colpo d'approccio che può essere fatto con il passo in dinamica o il passo

incrociato dietro.

Colpo interlocutorio con rientro della tecnica passo incrociato indietro.

A medio raggio abbiamo split step più paradoxical step è un primo passo indietro per

correre in avanti, più saltelli di aggiramento, corsa direzionale. Se la palla giunge

perpendicolarmente al corpo saltelli e tecnica di aggiramento della palla. Verso una

palla che giunge obliqua al corpo, avrò una corsa direzionale con la tecnica della

diagonal line, cioè taglio il campo in diagonale.

La determinazione della stance nella fase di aggiustamento e di arresto. Quindi o un

tentativo di winner o una fase di avanzamento a rete. Da li non si torna indietro.

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Spostamenti lunghi in avanti, fondamentalmente per il recupero di una palla corta.

Oppure mi manda fuori dal campo in un angolo e mi gioca una palla stretta dall'altra

parte.

Tecnica di aggiramento della palla: i giocatori devono posizionarsi rapidamente su palle

vicine per eseguire un diritto inside-out. Tecnica dei piedi, si utilizza la tecnica della

mezzaluna cioè esecuzione dello split step più una serie di shuffle di aggiustamento.

Determinazione della stance per la fase d'arresto e la variante tecnica a corto raggio è

un'azione a salto con determinazione simultanea della stance e della distanza della palla.

Spostamenti indietro che sono a corto e a medio raggio.

Corto raggio più split step e doppio passo in avanti, split step più passi a saltelli oppure

split step più un unico passo incrociato indietro a medio raggio passi incrociati, passi a

saltelli o un mix dei due . Per la tecnica del rientro abbiamo una corsa atletica

Per la tecnica di rientro uso la corsa direzionale, atletica.

Spinta a ritroso e schiena alla rete quando sono stato scavalcato.

Per i colpi al volo ci sono sempre tre fasi, a differenza degli altri spostamenti, c'è una

fase di accelerazione, poi una d'arresto costituita dallo split step che utilizzo per

fermarmi perché il mio avversario sta per colpire ed io devo poter andare a cercare di

prendere la palla di diritto piuttosto che di rovescio. Dopodiché c'è una successiva fase

di avanzamento, vengo in avanti, split step, volee e continuo ancora lo spostamento in

avanti .

La differenza nel gioco al volo è che lo split step è fatto in mezzo all'azione. Nei colpi a

rimbalzo invece è fatto prima.

Per quello che riguarda l'azione delle gambe nel servizio abbiamo due tecniche di

utilizzo nei piedi:

tecnica del foot up e tecnica del foot back

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La tecnica del foot up è quella dove avvicino i piedi in fase di caricamento, sono uniti e

non affiancati . Non fornisce un equilibrio naturale ottimale, occorre utilizzare molto

bene la rotazione di tronco e spalle.

La tecnica del foot back è quella dove i piedi rimangono fermi, come partono finiscono.

Garantisce una forte stabilità e un equilibrio naturale ottimale.

La fase di atterraggio deve essere svolta col piede anteriore nella posizione arabesque.

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CAPITOLO VI

Le rotazioni( Massimiliano Brocchi )

Le rotazioni rappresentano una fondamentale abilità tecnico-tattica. Per giocare ad alto

livello se non si ha un’ottima padronanza delle rotazioni non si va molto lontano. Vanno

allenate come tutte le altre abilità, come il dritto e il rovescio, il servizio e la risposta al

servizio. Se ho un buon controllo delle rotazioni posso esprimere più forza e imprimere

più e energia alla palla diminuendo il margine d’errore.

Risulta indispensabile per il tennis percentuale, ovvero quel rapporto che c’è in un

match tra errori gratuiti, errori forzati, punti vincenti, e si creano una serie di rapporti

numerici che mi danno il risultato della partita. Chi fa il primo punto, come vengono

gestiti i punti, i falli ecc. a differenza della statistica nuda e cruda, è un metodo di analisi

più completo.

Quindi una buona padronanza delle rotazioni mi permette di incrementare il mio

margine di percentuale di giocate utili nel match.

Aspetto tattico delle rotazioni, che hanno due funzioni principali: la prima è quella che

delle buone abilità nelle rotazioni mi aiutano a scardinare l’apparato tattico

dell’avversario. La seconda è che destabilizzano il gioco dell’avversario perché lo

portano a giocare in piani a lui non congeniali. Quindi lui dovrà trovare degli

adattamenti che saranno molto scomodi.

Aspetto atletico: occorre una notevole energia, poiché viene dispersa nella rotazione

della palla stessa, per ottenere la sommatoria di speed e spin che noi diamo alla palla

(famosa palla pesante o complessa, cioè una palla che ha le giuste percentuali

componenti di spin e di speed) la palla colpita in rotazione è molto meno potente della

palla colpita di piatto perché la forza viene assorbita non solo sotto forma di velocità

lineare ma anche sottoforma di velocità di rotazione. Creando la cosiddetta complessità

di palla. Quindi vi è bisogno di un dispendio di energie più consistente da parte della

catena cinetica.

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Dal punto di vista psicologico le rotazioni hanno due finalità: una è per il giocatore

stesso, l’altra e’ per l’avversario.

Se io ho una buona padronanza del top spin posso, anche in situazioni delicate e di

maggior tensione, comunque giocare col braccio più libero, perché ho comunque un

margine di errore maggiore. Di conseguenza gioco più sicuro, più tranquillo. E abbiamo

inoltre la possibilità di prender il comando dello scambio in relazione alla difficoltà

provocate all’avversario attraverso traiettorie complesse impresse alla palla.

Gli aspetti fisici che regolano le rotazioni.

Innanzitutto troviamo gli assi: che rotazioni possiamo avere intorno ai vari assi della

palla?

Rotazioni attorno all’asse verticale (vista pallina da dietro): servizio slice, le varie

tipologie si smash, diritto inside spin e rovescio inside spin (il passante in corsa di

Sampras). Volee di diritto e di rovescio inside spin.

Rotazione sull’asse verticale obliquo: battuta kick e la battuta lift (giocatore destrorso

dove la racchetta passa da sx verso dx).

Rotazioni sull’asse orizzontale: (palla vista di lato) rotazioni per avanti abbiamo diritto e

rovescio in top spin, diritto e rovescio in lift schiaffo al volo. Cambia la quantità di spin

che riesco a imprimere alla palla. Fondamentalmente un lift è un top spin più esasperato

dove è maggiore la spinta verticale rispetto a quella orizzontale, se devo fare un cross

stretto lo faccio in lift. Quando la differenza di piano tra la racchetta e la palla in arrivo

è ancora più accentuata. E quindi la componente verticale rispetto a quella orizzontale è

maggiore, quando supera i 20°. Le rotazioni per indietro invece al contrario back spin di

rovescio e diritto, chop di rovescio e diritto.

Le rotazioni hanno origine dall’incontro di due piani differenti:

Il piano della palla in arrivo, sempre considerato parallelo al terreno e il piano della

racchetta che può essere inferiore, per il top spin, o superiore rispetto al piano della

palla.

Nella fase d’impatto in entrambi i casi il piatto corde deve essere sempre perpendicolare

al terreno.

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Uno degli errori più comuni che commettono i maestri è quello di chiedere ai ragazzi di

spazzolare la palla.

La linea che congiunge la differenza dei due piani dovrebbe avere un angolo, per avere

un top spin ottimale, più o meno di 45°.

Più o meno ci sono 20° di differenza tra il top e il lift e tra il back e il chop.

Entrando sul servizio con la stessa quantità di energia sulla palla, ma in direzioni

diverse, quindi entrando tra virgolette senza rotazione, eseguendo un servizio piatto, un

servizio slice, un servizio chick, ecco come cambia la velocità della palla e il numero di

giri al minuto che questa compie.

Servizio piatto 190 km/h e 1200 giri al minuto.

Servizio slice 170 km/h e 2200 giri al minuto.

Servizio kick 150 km/h e 3200 giri al minuto.

Qui si parla ovviamente di giocatori di alto livello.

Dal punto di vista fisico le forze che agiscono su una palla colpita sono 4:

-La forza impressa dal tennista. Dipende da un completo e ordinato utilizzo della catena

cinetica del corpo.

-In contrasto, la resistenza dell’aria. E’ una forza che rallenta progressivamente il colpo

contrastando la forza del tennista.(agisce sul piano orizzontale).

-La forza di gravità. Tutte le palle colpite vengono spinte automaticamente verso il

basso.(piano verticale)

-L’effetto Magnus. Una palla che viene colpita con una rotazione che sia in avanti o

indietro provoca con se il trascinamento dello strato d’aria a se adiacente. E si formano

strati di aria rotante su circonferenze concentriche. Lo strato d’aria superiore ha una

velocità diversa rispetto a quello inferiore. Nello specifico è più veloce quello inferiore.

Quando la resistenza dell’aria ha creato una velocità della palla che è bassa, la palla a

quel punto viene totalmente presa da queste componenti effetto Magnus e forza di

gravità.

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Nel momento in cui il corpo è dotato sia di movimento traslatorio che rotatorio, la

velocità dell’aria aumenta inferiormente nel top spin o superiormente nel back spin. La

palla a seconda della rotazione del colpo, creerà una zona di minor pressione.

Quindi alla luce di quanto detto se ne deduce che una palla giocata senza

rotazione( palla piatta), incontra una eguale quantità di pressione d’aria intorno ad essa,

seguendo perciò una normale parabola unicamente legata alla forza di gravità.

Top spin o back spin? Per t.a.v.( tolleranza angolare verticale) si intende la differenza di

gradi tra il minimo angolo iniziale verticale, quindi dove la palla sfiora la rete, e il

massimo angolo iniziale verticale, ovvero quando la palla colpisce la riga di fondo

campo. Maggiore è la t.a.v. maggiore è la probabilità di tenere la palla in campo. Quindi

maggiore é la differenza tra questi due angoli e maggiore è la probabilità di tenere la

palla in campo.

Sperimentazione sulla t.a.v.

Se si colpiscono tre palle nei seguenti modi: all’altezza della cintura, alla stessa velocità

iniziale, dalla linea di fondo campo, con angoli verticali iniziali diversi, una in top spin

una in back spin ed una piatta e si fanno passare tutte alla stessa altezza sulla rete si è

rilevato che: il top spin rimbalza prima rispetto alla linea di fondo campo, il back spin

rimbalza dopo, la palla piatta rimbalza in mezzo alle due. Questo significa che colpite

con le stesse caratteristiche iniziali, fatte passare alla stessa altezza sulla rete,

rimbalzano in tre punti differenti del campo.

Se invece si fanno cadere tutte nello stesso punto si è rilevato che la palla in top spin

passa abbastanza alta rispetto alla rete, di conseguenza avrò un margine di errore

maggiore rispetto al back spin che passa più vicino, dove perciò avrò un margine

minore.

Il back spin risulta due volte e mezza più rischioso del top spin.

Il vantaggio di eseguire un back spin è che il movimento che compio è più corto, quindi

guadagno tempo ed ha più precisione temporale.

Quindi la meccanica esecutiva del colpo avviene per ragioni neuro-muscolari, in una

disciplina situazionale come il tennis è fondamentale sviluppare un alto grado di

disponibilità variabile del movimento perché oltre ad aumentare l’indice di prevedibilità

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della palla inviata all’avversario, posso permettermi di non fornire dei punti di

riferimento fissi a questo. Perciò creo in lui una situazione di imprevedibilità che lo

destabilizza anche psicologicamente.

Per quanto riguarda la meccanica esecutiva del colpo, la diversità di angolo relativo tra

piatto corde e direzione del moto della palla nelle esecuzioni piatte top spin e back spin,

quindi c’è un rapporto tra durata del movimento e precisione temporale. Quando si

esegue un colpo piatto le corde si muovono lungo la direzione del moto della palla. Per

cui se sbagliamo il tempo di impatto con essa la stessa incontra il piatto corde in un

punto ancora vicino al centro grazie alle moderne racchette tecnologicamente evolute

che consentono un ottimo rendimento di risposta anche per i colpi disassati. Se io faccio

un leggero errore di tipo temporale giocando piatto, quindi giocando sullo stesso piano,

comunque vado a colpire la palla e ho un impatto vicino allo split spot che nelle

moderne racchette è maggiore rispetto a quelle di qualche anno fa. Quindi oggi gli

attrezzi ci permettono di giocare con impatti che siano leggermente decentrati.

Nel colpo in top spin le corde provengono da un piano leggermente inferiore rispetto a

quello della palla, al termine di un movimento comunque ampio. Quindi devono

muoversi con un movimento verso l’alto e non lungo la direzione del moto della palla e

un piccolo errore di timing comporta un considerevole errore a livello di punto

d’impatto. Un errore di ritardo nel timing mi fa colpire la palla con la parte superiore

della racchetta. Viceversa succede nel back spin le corde vengono da un piano superiore

rispetto alla palla descrivendo un movimento però più breve rispetto a quello che esegue

la racchetta per giocare un colpo in top spin. Quindi è più difficile sbagliare il timing

con un back spin piuttosto che con un top spin.

Ragioni neuromuscolari: essendo il movimento di slancio della racchetta più veloce nel

top spin, vi è meno precisione spaziale, quindi rapporto tra velocità del movimento e

precisione spaziale.

Essendo il movimento del back spin più breve rispetto a quello del top spin si evince

che risulterà più semplice sviluppare un timing( ritmo di entrata sulla palla)

migliore( rapporto tra la durata del movimento e la precisione temporale).

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Quindi il back spin mi dà una mano dal punto di vista della precisione temporale, nelle

situazioni di tensione, di emotività, poiché avendo un movimento che dura meno ho

meno possibilità di andare fuori tempo.

Al fine di produrre rotazione ad esempio nel diritto in top spin è necessario ricordare i

due fattori fondamentali: uno è la variazione del piano della testa della racchetta,

massimo 20 cm di caduta rispetto al piano della palla per avere un top spin ottimale.

Quindi per dare il giusto livello di complessità alla palla. Sopra quei cm cominciamo ad

andare verso il lift. Quindi sarà maggiore la componente di spinta verticale rispetto a

quella orizzontale.

Massimo 20 cm di caduta per non disperdere energia orizzontale, favorendo

prevalentemente quella verticale realizzando in tal modo il coefficiente di penetrazione

della palla. Maggiore complessità di palla viene generata con prese più aperte a causa

del grado di rotazione del braccio, dell’avambraccio e della mano complessivamente

crescente.

Al fine di produrre rotazioni con il rovescio ad una mano in top spin è necessario

ricordare anche qui due fattori: anche qui la maggiore complessità con prese più chiuse

quindi con una eastern di rovescio sono 120° di rotazione del braccio, avambraccio e

mano, con una semi-western i gradi diventano 180.

Direzioni di impatto nelle tre rotazioni del servizio.

Nel servizio piatto abbiamo una entrata della testa della racchetta praticamente tra ore 6

e ore 12 sull’orologio. C’è uno scarso intervento dell’avambraccio e dell’estensione del

gomito.

Nel servizio slice e nel servizio kick c’è una azione attiva dell’avambraccio. E’ molto

importante la velocità di estensione dell’avambraccio sul braccio per creare complessità

di palla.

Nel servizio slice la testa della racchetta passa da ore 9 a ore 3 sull’orologio (parliamo

di giocatori destri. La palla ruota intorno all’asse verticale.

Nel servizio kick invece la racchetta passa da ore 7 a ore 1, quindi colpisce la palla

facendola ruotare sull’asse obliquo.( mancino da ore 5 a ore 11).

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Il rimbalzo che ne consegue sarà: nel servizio slice la palla continua nella direzione

della rotazioni quindi da dx verso sx. Nella rotazione kick la palla ha una traiettoria

arcuata e dopo il rimbalzo salta verso destra (parliamo sempre di giocatore destrorso).

Classificazione delle superfici

Per calcolare la classificazione delle superfici vengono presi in considerazione due

fattori: coefficiente d'attrito, resistenza che incontra la palla e il coefficiente di

restituzione, ovvero quanto la palla rimbalza. Incrociando questi numeri si ottengono

certi parametri. Dall'insieme di questi parametri si ha la classificazione.

Superfici lente: terra battuta, playflex, rebound ace, sit-in, sportflex, topclay, e altre.

Categoria medio lenta:Sit in 15 s(leggermente più veloce) etc

Categoria media: deco turf, epufloor, greenset grand prix, greenset trophy, new grass t6

Categoria medio veloce: greenset comfort, plexipave etc

Categoria veloce: reboundace grand slam , taraflex, truflex acrylic etc.

L'erba, quella vera, dipende dall’utilizzo che viene fatto del campo. Capita che si utilizzi

lo stesso campo per svolgere 2 sport cioè tennis e calcetto e questo non va tanto bene

per il tennis, poiché il calcetto necessita di un'erba molto corta con sabbia, che ostacola i

movimenti nel tennis. Il rimbalzo della palla diventa molto veloce. L'erba del tennis

invece necessita di un ciuffo più alto e al posto della sabbia vengono messi dei triti di

gomma. Oppure una sabbia particolare, che non è la stessa del calcetto.

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CAPITOLO VII

Tattica e strategia( Simone Sbardellati )

La parte tattico-strategica è molto rilevante e la ritroviamo fin dalla parte iniziale del

percorso formativo. Occorre insegnare tecnica e tattica insieme fin dalle prime fasi per

poi dedicarsi principalmente alla tattica. Come si va in cerca di una stabilità e di un

automatismo tecnico allo stesso modo dobbiamo andare verso la ricerca di un

automatismo e di una stabilità tattica. Quindi essere in grado anche in poco tempo di

rispondere automaticamente a un certo impulso. Queste scelte dovranno essere in linea

con i principi generali di tattica e situazionali in riferimento alla superficie di gioco,

poiché in base alla superficie di gioco abbiamo una serie di opzioni, di scelte che

determinano le principali modalità di ragionamento che cambiano al variare delle

superfici di riferimento quindi le scelte che si effettuano su terra battuta saranno

differenti rispetto a quelle effettuate su superfici con coefficienti di attrito molto

inferiori. Ricordiamoci dei due parametri che determinano la superficie del campo che

sono relativi al coefficiente di restituzione e coefficiente di attrito in quanto la palla

rimbalza alta nel coefficiente di restituzione e coefficiente di attrito cioè quanto attrito

quel tipo di superficie ha a contatto con la palla. Più il coefficiente di attrito è basso più

il campo è rapido, più il coefficiente di restituzione è alto più sarà un campo a rimbalzo

alto. Questi valori della superficie incidono sulla qualità delle scelte.

La parte tattica rende conto del successo o dell’insuccesso di una partita, è l’aspetto sul

quale possiamo incidere maggiormente anche post-partita, nella comprensione della

gara.

Come si fa ad automatizzare aspetti tattici? Possiamo farlo utilizzando una caratteristica

che riguarda l’insegnante di tennis cioè la coscienziosità e la perseveranza. L’insegnante

coscienzioso e perseverante è colui il quale durante l’allenamento fornisce continue

indicazioni tattiche cercando di sviluppare quel meccanismo fondamentale di

apprendimento che si collega all’atteggiamento. Occorre creare atteggiamenti tattici

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corretti. Per atteggiamento intendiamo qualcosa di stabile, per cui quando sono in

difficoltà in fase di difesa, il mio cervello elabora un certo tipo di soluzione, basso

rischio e riconquista di tempo. O con un opportunity ball devo prendere un rischio. Se

questi aspetti si trasformano in atteggiamenti avrò un opportunità in più.

L’allievo svilupperà atteggiamenti tattici corretti attraverso i feedback dell’allenatore,

attraverso la capacità comunicativa. Lavorare molto sulla tattica dando una grande

quantità di feedback riguardo: gestione delle diverse fasi del punto, difesa, attacco e

costruzione, traiettorie del colpo, direzione del colpo, rischio del colpo; quanto si tira

vicino, o lontano, rispetto alle righe;

La terra rossa è la superficie più adatta a sviluppare una corretta interpretazione tattica

del gioco, perché su terra rossa il punto va costruito, le scelte devono essere corrette. Se

inverto continuamente diagonali, lungolinea e traiettorie e sbaglio è difficile che riesca a

vincere il punto. Da un punto di vista tattico l’allenamento e l’apprendimento su una

superficie di terra battuta possono rappresentare un vantaggio. Ci sono ovviamente

anche gli svantaggi. Si utilizza molto il diagonale nella terra battuta per aprirsi il campo,

poiché l’attrito in questo tipo di terreno non mi consente, se non ho creato lo spazio

disponibile, di vincere il punto.

L’allenamento ottimale è quello che si sviluppa su superfici differenti, poiché per

giocare con profitto anche dal punto di vista tecnico ho bisogno di modi di colpire la

palla che siano di un certo tipo, la quantità di rotazione che diminuisce e la quantità di

speed della palla che aumenta. Spesso chi si allena solo su terra battuta è incapace di

sviluppare queste due caratteristiche. Anche nel servizio e risposta al servizio, il tennista

tende ad adattarsi e se gioca su superfici rapide automaticamente deve gestire un

servizio più importante dell’avversario e deve fare più punti col servizio.

La parte tecnica, tattica e strategica sono un trinomio indissolubile poiché devono

sempre andare di pari passo. La tecnica è il mezzo che ci permette di portare avanti

soluzioni tattiche, la tattica è come stiamo portando avanti un processo strategico che

abbiamo pensato prima del match o abbiamo modificato durante il match. Anche

quando abbiamo parlato di multilateralità abbiamo sempre identificato l’area tecnico

tattico strategica. Abbiamo definito la tecnica presentandola come una cosa che ha in se

due parti importanti una che riguarda la stabilità e l’altra intesa come una nuova

progettazione creativa di soluzione.

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Per quanto riguarda la tattica invece si tratta di un’opzione di scelta. Cioè ogni qualvolta

che mi arriva la palla ho la possibilità di fare tante cose, che devono essere disciplinate e

orientate verso i principi fondamentali tattici del nostro sport.

Quando si parla di strategia si parla dell’aspetto più importante, che sta a monte del

piano di gioco, che tenga in considerazione i punti di forza, i punti deboli, rispetto

all’avversario.

L’importanza percentuale dei tre principi varierà al variare delle fasi del percorso

formativo, quindi più si andrà avanti nel percorso, più gli aspetti tattici e strategici

giocheranno un ruolo fondamentale. L’obiettivo sarebbe riuscire a costruire l’atleta da

un punto di vista tecnico e in parte tattico nelle fasi del pre-perfezionamento e

perfezionamento, mentre nella fase di specializzazione il nostro lavoro sarà ancora un

lavoro tecnico, ma soprattutto ci concentreremo sulla gestione delle fasi del punto.

Quindi sapere esattamente cosa c’è da fare in fase d’attacco, difesa e fase di costruzione.

Per non parlare dell’interpretazione dei punti più importanti perché sappiamo bene che

nel tennis non tutti i punti hanno lo stesso valore. Addirittura si può vincere un incontro

facendo meno punti del nostro avversario.

Di solito il processo è il seguente: primo capire se questo punto vale moltissimo, punto

numero due riuscire ad interpretare la fase di gioco in un modo adatto, punto numero

tre riuscire ad elevare il proprio livello di gioco esattamente in corrispondenza di quei

punti.

Elementi di evoluzione e di stabilità del tennis: il tennis nel corso degli anni è cambiato

molto, ad esempio il tempo del palleggio aveva un ritmo molto più blando, non

essendoci grandi rotazioni top spin, mancavano le grandi aperture di campo. Dopo

pochi anni la velocità dello scambio è aumentata, la velocità del servizio è aumentata,

ci sono più winners da fondo campo. Il tempo che intercorre tra uno scambio e l’altro è

più veloce col passare degli anni, servizio e risposta al servizio acquistano maggiore

importanza. I colpi vincenti da fondo campo aumentano. Questo perché sono intervenuti

tanti fattori, gli attrezzi, l’allenamento, i materiali, la tecnologia , figure specializzate

che seguono il tennista passo dopo passo. Nel passato le difesa era anche una difesa ad

oltranza, quella di oggi si può definire pro-attiva cioè una difesa alla quale mi ha

costretto l’avversario ma io la interpreto in modo propositivo cercando di venir fuori da

quella difesa o con un colpo che mi da molto tempo per recuperare spazio di gioco

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oppure contrattaccando. Quindi oggi più che fasi di attacco e fasi di difesa notiamo fasi

di attacco e di contrattacco.

Un criterio della difesa è il tirare forte a prescindere: se sono in una situazione in cui ho

del tempo a disposizione tiro forte con un target, se sono in difficoltà tiro forte senza

target.

Il diritto inside-out: è definito uno dei colpi più importanti del tennis moderno, nel

tennis maschile, e deve già essere proposto in fase di perfezionamento. In alcune

situazioni si traccia una linea che va dalla rete alla linea di fondo, leggermente spostata

a sinistra dal centro del campo, un territorio dove la palla deve essere colpita col diritto.

Si deve abituare l’allievo a colpire le palle centrali in questa zona sempre col diritto.

Serve una tecnica di spostamento, la capacità e la valutazione di percezione della palla.

E’ un diritto di conclusione ma anche di costruzione.

Il tempo di reazione è il tempo che passa tra lo stimolo e la risposta e può essere

semplice o di scelta, nel tennis siamo soggetti a un tempo complesso che aumenta

rispetto al numero dei colpi a stimolo e risposta.

Con le risposte differenziate, si toglie tempo all’avversario e deve essere mantenuto per

poterlo sfruttare immediatamente. Le possibili risposte a un diritto inside-out sono

poche perché noi siamo in grado di attuare molte soluzioni. Trovandomi in anticipo

creo una situazione tale da sapere dove mi arriverà la risposta dell’avversario poiché

sono in grado di capire cosa succederà. Un obiettivo fondamentale è la potenza del

colpo. E’ anche un diritto di costruzione. Bisogna insistere con quello schema e posso

attendere per affondare alla prima occasione. Chi tira il colpo di diritto inside out

rimane di solito fermo e attende una risposta che arriverà nel punto stabilito.

L’allenamento nel diritto inside-out passa anche attraverso la lettura della palla, la

capacità di spostamento, la combinazione di colpi, il tennista deve essere abituato a

recuperare nell’angolo dx.

La complessità di palla è un aspetto tattico importante, perché grazie alla complessità si

riducono il numero di errori gratuiti ed è importante per gestire le fasi di attacco

dell’avversario.

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Si insiste molto nell’allenamento in fase di difesa, è una fase fondamentale perché ci

deve essere la capacità di frenare, decelerare, oltre che di accelerare e ricercare la palla

in un determinato modo, la capacità di frenare e riposizionarsi, stoppare la corsa e

colpire.

Il lavoro di difesa sulle diagonali è fondamentale, è necessario non perdere ulteriore

campo quando l’avversario tende a mandarci fuori campo.

Servizio e risposta al servizio sono colpi fondamentali.

Una grande importanza è quella del terzo colpo, uno batto, due risposta, tre colpo.

L’obiettivo è battere e poi riuscire a rispondere col diritto. Le donne solitamente

rispondono col rovescio. Chi risponde dovrebbe indirizzare il colpo sul rovescio

dell’avversario.

Dove si batte dal punto di vista tattico:

ogni volta che il tennista è al servizio e sta palleggiando, ha diverse opzioni esecutive.

La fase di preparazione da luogo a una fase di scelta importante si può tirare con le tre

rotazioni esterno, centro e sulla t. Il tennista in ribattuta deve pensare che la risposta si

dovrà fare alla t, se mi sorprende con servizio esterno si risponderà in diagonale.

Bisognerà fare in modo di evitare una ace alla t e sorprendere l’avversario con una

risposta adeguata e impensabile per farlo andare in confusione. Se la durata degli

scambi è abbastanza ridotta risposta e servizio determinano il risultato, anche se in

allenamento questo parametro non è fondamentale.

Si tende a studiare la velocità media del servizio. Negli ultimi anni il numero di risposte

è aumentato progressivamente.

Affrontare esercitazioni in chiave tecnico-tattica significa fare esercizi di natura più

tecnica che si trasformerà poi in tattica, e lo facciamo ponendo problematiche all’allievo

per portarlo a trasformare un lavoro semplicemente tecnico anche in tattico.

Gli esercizi maggiormente utilizzati sono a partire da una multiformità nel mini-tennis

fino ad arrivare a un gruppo di esercizi mirati a simulare una situazione di gara.

Gli esercizi sono sulla diagonale sinistra e destra, cambio direzione, gestione difesa e

attacco.

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Intensità e qualità dell’allenamento sono gli obbiettivi da ricercare. L’allenamento è

legato all’intensità di gioco, spostamento, testa della racchetta, spinta degli arti, ricerca

della palla. Fin dalla fase di pre-perfezionamento e perfezionamento. Il servizio deve

essere allenato al colpo successivo, allenare schemi di gioco significa allenare

combinazione di colpi, escludendo un colpo a se stante.

Il game di servizio deve essere mantenuto, non ci devono essere distrazioni. Si deve

cercare di comandare lo scambio attraverso l’imposizione di un gioco aggressivo. Si

parte da una grande concentrazione prima della battuta. Il servizio deve essere variato in

termini di potenza, direzione o rotazione per impedire all’avversario di avere punti di

riferimento.

Dopo aver servito si deve essere pronti a reagire, se sono in una fase di attacco il

servizio ha tolto tempo all’avversario, mi ha fatto conquistare spazio e devo sfruttare la

situazione.

Nel caso di una seconda palla spesso c’è da gestire una fase di difesa. Un punto tattico

fondamentale. A ogni punto di accelerazione dell’avversario deve corrispondere

un’accelerazione in fase di difesa.

Il game più importante del tennis dopo il break è confermare subito dopo il vantaggio.

Non giocare games di servizio completi con la seconda palla di servizio. E’ necessario

mettere dentro la prima palla perché l’avversario è pronto a intervenire sulla seconda

palla.

I primi due punti del game sono fondamentali.

Durante lo scambio di fondo il parametro di riferimento è la riga di fondo. Non si deve

andare molto indietro poiché si creano molte difficoltà per recuperare la posizione. A

livello under, non si potrà mai essere aggressivi stando dietro alla linea di fondo.

Occorre dare al tennista l’idea di essere protagonista di tutto quello che succede nel

match.

La palla game, o di servizio o di break, è fondamentale perché è ciò che cambia il

punteggio della partita. E’ necessario concretizzare poiché inciderà sul punteggio. Tutte

le considerazioni devono essere finalizzate alla vittoria finale. L’obiettivo è quello di

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cercare di vincere la partita trovando il livello ottimale, un altro obiettivo è quello di

gestire le situazioni negative di punteggio, attraverso soprattutto la forza mentale. Le

interpretazioni dei momenti importanti servono a sorprendere l’avversario con una

soluzione improvvisa.

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Conclusioni

Il tennis nel corso degli anni si è evoluto sia dal punto di vista tecnico che dal punto di

vista tattico-strategico. Rispetto al passato si cerca di tirare sempre più forte per riuscire

a conquistare spazio e togliere tempo all’avversario. Questo ha portato a delle modifiche

sostanziali di tutte o quasi tutte le abilità tecniche grazie anche agli studi fatti sulle leggi

della biomeccanica applicata al tennis .Il servizio assume un’importanza fondamentale

sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vista psicologico. E’ il colpo sul quale

sono stati fatti il maggior numero di studi trattandosi di un’abilità chiusa. Per servire

forte bisogna sfruttare tutti i segmenti della catena cinetica secondo un ordine

prestabilito. Ma soprattutto rispetto al passato si sfruttano i muscoli anteriori della

spalla per produrre energia. Nel diritto sono cambiate le prese nel tentativo di colpire la

palla sempre più forte e su piani più alti. Si utilizzano prese sempre più aperte ( semi-

western o western ) che determinano anche stance più aperte e che permettono sia di

guadagnare tempo e spazio sia di generare una maggiore complessità di palla

utilizzando per produrre energia rispetto alla presa eastern maggiormente la rotazione

del tronco e la rotazione interna del braccio attorno alla spalla. Il rovescio ad una mano

gradualmente sta scomparendo per lasciare spazio al rovescio bimane che ha il

vantaggio di poter essere eseguito con un movimento molto breve sfruttando al

massimo la rotazione del tronco riducendo il momento d’inerzia ed utilizzando stance

aperte. Al contrario l’esecuzione del primo necessita di un movimento molto più ampio

con stance chiuse in quanto sfrutta per produrre energia lo spazio di accelerazione della

racchetta. Sono cambiate le metodiche di allenamento, è cambiato l’atteggiamento in

fase difensiva. Non ci si difende più per scelta ma ci si difende perché costretti

dall’avversario ma pronti alla prima occasione a ribaltare la situazione. Iniziando già

dalla risposta al servizio.

E’ stato molto importante per me frequentare questo corso di formazione perché mi ha

permesso di apprendere molte nozioni utili per lo svolgimento di quella che vorrei che

fosse la mia professione, il maestro di tennis. Nel circolo in cui lavoro ci sono diversi

giocatori giovani di buon livello di età compresa tra gli 8 ed i 16 anni. E’ ancora troppo

presto per dire se diventeranno dei campioni. Mi sento una grossa responsabilità nei

loro confronti perché hanno tutti delle buone attitudini con ancora dei grandi margini di

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miglioramento. Ma per dare loro la possibilità di crescere devo crescere anche io con

loro, aggiornandomi continuamente, perché il tennis moderno è in continua evoluzione.

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