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    UNIVERSIT DI COPENAGHEN

    DIPARTIMENTO DI STORIA

    La particolarit di ognitestimone

    INDAGINE FONTE-CRITICA SULCASO PACCIANI

    Tesi universitaria di

    MARIE SRENSEN

    2003

    Premessa

    IL CASO

    Per i fiorentini, la prima met degli anni Ottanta fu tormentata dalla presenzadel cosiddetto Mostro di Firenze, lomicida che a colpi di pistola uccisegiovani coppie appartate in auto. Siccome lautore dei delitti non lasci maitracce tali da portare alla sua cattura - e nessuno ha mai capito il movente percui le vittime venivano assassinate - nacque cos il mistero delMostro, rimastoancora oggi, nel 2003, irrisolto.Bench gli inquirenti non fossero riusciti a trovare lautore dei crimini, leindagini proseguirono anche dopo lultimo delitto avvenuto nel 1985,portando allarresto di un uomo, Pietro Pacciani, che nel 1994 fu dichiarato

    colpevole in primo grado e condannato a 14 ergastoli. Laccusato sub un

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    processo scandaloso che suscit varie dispute: sulla distorsione dei fatti,sullinaffidabilit dei testi e sul colpevolismo che caratterizz tutto ildibattimento1.

    Il 13 febbraio 1996 Pacciani fu assolto in appello per mancanza di prove. Ma,il giorno prima della sentenza, un conoscente dellimputato, Mario Vanni, erastato arrestato, perch dei testimoni oculari, comparsi improvvisamente, loindicavano come il complice.A dibattimento concluso, laccusa aveva chiesto lescussione di nuovi testinon rivelando per i loro nomi; essi vennero indicati con le prime letteredellalfabeto greco Alfa, Beta, Gamma e Delta - il che caus il rigetto dellarichiesta da parte della Corte dAppello.

    In seguito, proprio quel rigetto consent alla Procura di ricorrere inCassazione e, nel mese di dicembre del 1996, la Corte Suprema accolselimpugnazione, annullando lassoluzione di Pacciani con rinvio a nuovogiudizio. Ma, prima che tale processo potesse aver luogo, Pacciani mor.

    Continuarono invece le indagini sui suoi complici (indagine Mostro-bis),seguite poi da quelle su di una presunta setta satanica (indagine Mostro-ter),ed infine su losche figure, i cosiddetti mandanti, che avrebbero pagatoPacciani ed i suoi Compagni di Merendeper lesecuzione dei duplici omicidi.Questo lavoro cercher di approfondire certi particolari del caso Pacciani e, diconseguenza, non si occuper delle inchieste che seguirono.

    LIMPOSTAZIONE

    Avendo come limite il caso giudiziario che vide Pietro Pacciani riconosciutocome unico colpevole dei delitti seriali attribuiti al Mostro, la presente ricerca

    rende il caso in s per s loggetto danalisi, usandolo come un esempio dimicrostoria. Una prospettiva storiografica volta a studiare eventi, ambienti opersone specifici, ossia un particolare di un dipinto o un giorno solo di unaguerra, in quanto opposta a periodizzazioni convenzionali considerateincompatibili con lo studio delle singolarit. Si visto spesso la storiografiamicrostorica ambientarsi nelle aule dei tribunali, se non addirittura intorno ai

    1Bruno, F.:Analisi di un mostro, 1996; Ferri, F.:Il caso Pacciani. Storia di una colonna infame?, 1996; Filast, N.: Pacciani innocente,

    1996; Provvisionato, S. & Rossetti, G.; Il mostro, il giudice e il giornalista. Trentanni di errori e complicit tra magistratura e stampa,1996

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    roghi, perch proprio la giustizia del passato ha lasciato vaste fonti,consentendo di immedesimarsi negli esseri dei tempi andati.Alcuni storici enfatizzano lesito del caso specifico, altri si interessano dei

    processi per decodificare le societ passate tramite funzioni e gestioni dellepene e delle autorit2. C chi rinuncia ad inquadrare la propria ricerca nellastoria delle grandi linee, e chi invece usa lo studio di un singolo fatto comemodo di esemplificare la storia di unepoca, di una nazione o di un ceto.

    La presente analisi considera un caso isolatamente rispetto agli eventialtrimenti ritenuti cruciali per lepoca, traendo ispirazione da ricerchemicrostoriche elaborate da Giovanni Levi e Carlo Ginzburg, gli esponenti pi

    significativi della microstoria italiana3

    . Questi storici ritengono il principiounificante di qualunque ricerca microstorica la convinzione che losservazionemicroscopica rivela fattori precedentemente ignoti4.Per questo lavoro, la dichiarazione alla prassi microstorica determinante

    per il punto di vista, ed altrettanto vincolante per il metodo impiegato. Lidea,da cui sorgono codesti appunti, che limpostazione microstorica consista inuna riduzione di scala, quanto pi di un approfondimento di un fattoesplicito, e di conseguenza un restringimento della quantit di fonti perconcedere ad esse un ruolo imprescindibilmente protagonistico.Unitisi cos il fine ed il metodo, il progetto consiste nel far parlare le fonti escoprire quanto il caso svela sia su di s che da s. Secondo questaimpostazione, lo storico da comparare con un artigiano il cui compito stanel cercare e nel decifrare il materiale, ed infine nel disporre il prodotto, siaper curiosi del caso sia per la macrostoria.Tale accentuazione della decifrazione implica necessariamente unesposizionestringata della lettura svolta. Chi intendeva fornire una tecnica, proprio al finedi mettere a punto la ricerca, fu lo storico danese, vissuto tra il XIX ed il XX

    secolo, Kristian Erslev. Nel 1911 egli elabor una terminologia, definita tecnicastorica, che viene presentata ed utilizzata negli appunti seguenti.

    2 Muir, E. & Ruggiero, G.: History from crime, 19943Ginzburg, C.:Il formaggio e i vermi, 1976; Levi, G.: Leredit immateriale: carriera di un esorcista nel Piemonte del Seicento, Torino

    19854Ginzburg, G.: Microstoria: due o tre cose che so di lei; Levi, G.: On Microhistory, p.192

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    LA PRESENTAZIONE DEL PROGETTO

    Loggetto di questa ricerca sono le premesse della condanna di Pacciani.

    Prescindendo dalla lacunosit delle prove presentate a dimostrazione della suacolpevolezza, si esaminer se i primi giudici che lo riconobbero colpevolefossero o meno consapevoli dellinfondatezza dellaccusa, fornendo cos ilprimo argomento trattato negli appunti.Visto che lassoluzione di Pacciani venne annullata, perch era stata respintala richiesta di acquisire le nuove testimonianze, lulteriore analisi di tale ricercasi concentrer su di esse, costituendo il secondo argomento.Si cercher di concepire le ragioni per cui i testi vennero presentati cos tardi,

    analizzando la richiesta di ammissione in udienza, per poi delineare i motividella Corte dAppello di rigettare tale richiesta.Affrontando unanalisi delle premesse in tale maniera, questi appuntitratteranno principalmente le motivazioni delle tre sentenze emesse nelprocesso Pacciani, per esaminare come i giudici abbiano proceduto neldefinire le loro posizioni relative al caso, sia in primo grado sia in gradodappello.

    La lettura delle motivazioni delle sentenze depositate sul caso Pacciani, svoltaal fine di indagare sui suddetti quesiti, ha portato allipotesi che Paccianivenisse dichiarato colpevole su di un fondamento indiziario carente, maaprioristicamente considerato affidabile, sia dallaccusa sia dai giudici di primogrado.Per questo motivo lesito del processo dappello era in qualche modoprevedibile e, proprio per rimandare lemissione di una sentenza della CortedAppello, la Procura fece presentare i nuovi testimoni allultimo momento,non rivelandone per i nomi.

    Siccome i giudici dAppello nutrivano un pesante discredito nei confrontidelle autorit inquirenti - discredito spinto ed amplificato dalle premesse dellasentenza di primo grado - concepirono istintivamente la richiesta di acquisirele nuove deposizioni come un tentativo di temporeggiamento, rifiutandolaperci con ferma decisione.

    Per dimostrare questo si proceder ad una esposizione testuale dei passiindicativi delle motivazioni. Allo scopo di contestualizzare tale analisi

    verranno narrati la serie dei duplici omicidi, le indagini svolte negli anni

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    Ottanta e linvestigazione che port gli inquirenti a casa di Pacciani. Ma primagiova presentare le fonti in quanto storiche, dopodich verr aperta la cassettadegli strumenti metodologici, ersleviani, con luso dei quali si tratteranno tali

    fonti.

    LE FONTI

    Le parole pensate, suggerite, dette e scritte sul caso del cosiddetto Mostro diFirenze sono reperibili in quantit strabocchevole. Le fonti relative al casoPacciani consistono, fra laltro, delle tre sentenze contro lindagato che, in

    coerenza con la prassi italiana per ordinanze e sentenze, sono composte, oltreche del decreto stesso, di una parte descrittiva in cui i giudici devono esporrele loro valutazioni finali attinenti alla sentenza, chiamata appunto motivazionedella sentenza, che esprime linterpretazione che i giudici danno delle prove. Ilmigliore uso di una motivazione come fonte storica si otterebbeconfrontandola con i fascicoli del processo, per vedere se e quanto i giudicitrascurino, tralascino o alterino le prove. Dal momento che i fascicolipurtroppo non sono disponibili, essendo le indagini sui famigerati mandantiancora in corso, il procedimento del presente lavoro sar pertanto, comeprecedentemente indicato, unanalisi delle motivazioni dei vari giudizi.

    Alla motivazione di una sentenza o ordinanza deve precedere unesposizioneriassuntiva intitolata svolgimento dei fatti che sarebbe da ritenere una fonteaffidabile, per quanto riguarda lo svolgimento dellatto criminale, delleindagini e del processo, basandosi essa sulle fonti primarie esistenti del casoin questione, ovvero gli atti della polizia giudiziaria, i fascicoli dudienza e leperizie, siano esse medico-legali, psichiatrico-legali, balistiche, ed

    entomologiche5.Quindi, esposizioni riassuntive, sia di unordinanza di proscioglimento del1989 sia della sentenza di Primo Grado del 1994, costituiscono le fontiprincipali delle sezioni narrative comprese in questo lavoro concernenti i fattidei crimini e delle indagini.

    5La definizione di una fonte primaria una fonte che non si basa su nessunaltra fonte scritta conosciuta.

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    La Metodologia

    IL METODO STORICO

    Laffermarsi dello storico in ambito universitario come studioso scientificoebbe luogo nella seconda met del XIX secolo durante la cosiddettaprofessionalizzazione della disciplina storica, che vide la fondazione didipartimenti storici nelle universit, pionieristicamente in Germania ed inseguito anche in altri paesi europei.Il rinnovamento fondamentale della prassi adottata dallo storico, rispetto acome essa era stata svolta nellantichit e nellilluminismo, fu che le ricerche

    sarebbero dovute prescindere da unanalisi metodologicamente rigida. Lacostituzione di un metodo scientifico avvenne per contrastare il relativismostorico. Ispirato dal positivismo filosofico il metodo storico ottocentesco,come formulato dagli storici tedeschi, anelava alla rigidit delle scienzenaturali partendo dal presupposto che si potessero stabilire dei precettistringati per lanalisi delle fonti storiche.Questo nuovo metodo, che pu essere definito fonte-critico, vennepraticato dallallora professore di Storia allUniversit di Berlino Leopold vonRanke, perci considerato uno dei maggiori protagonisti della fondazionedella moderna storiografia; la formulazione del metodo dellepoca venne perpi precisamente elaborato, fra gli altri, da Johann Gustav Droysen, docenteallUniversit di Berlino, nel suo libro Sommario di istoricadel 1868.Droysen distinse fra fonte (Quelle) ed avanzo (berreste), definendo fontile tracce volontariamente lasciate dalle societ umane per conservare i ricordi,mentre per avanziintendeva le tracce involontarie del passato, includendo attiamministrativi, prodotti industriali, reliquie religiose e pi ampiamentelinguaggio, toponimi o la stesura stessa di un documento. Quindi, il metodo

    applicato dallo storico sarebbe dipeso dalla natura materiale dei dati inquestione. Tale idea stata definita la nozione materiale delle fonti,contrariamente alla nozione funzionalealla quale si avr modo di tornare piavanti.

    LATECNICA DI ERSLEV

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    Le dottrine metodologiche dettero la loro impronta sulla storiografia anche inDanimarca, arrivando sulle onde della gi citata professionalizzazione.Quando lo storico danese Kristian Erslev, nel 1911, pubblic il suo libro

    Tecnica storica, si trattava di un saggio pensato come libro di testo per glistudenti di storia allUniversit di Copenaghen dove Erslev era statonominato professore dopo i suoi studi allUniversit di Berlino.Allepoca venne introdotto un corso obbligatorio di metodologia - chiamatoMetodo - il cui nucleo era linsegnamento delle teorie di Kristian Erslevfondato sul suo saggio. Il titolo del libro aderisce ancora nella terminologiaalleredit positivistica, ma nellintento di mediare le nozioni materiali dellefonti Erslev dette unanalisi di codeste nozioni tramite il quale arriv al la

    conclusione opposta rispetto a Droysen.Per Erslev, il metodo non sarebbe dipeso dalla natura materiale delle fonti:dipendeva invece da come lo storico leggeva ed analizzava le fonti inquestione. Quindi, la medesima fonte poteva essere letta sia come avanzo siacome fonte dipendente da quello che si desiderava esaminare; la letturadipende dalla funzione della fonte nella ricerca storica. Questo perci ilconcettofunzionaledelle fonti.

    GLI STRUMENTI

    Secondo linsegnamento di Erslev, la lettura di una fonte come quella che lostorico danese preferiva chiamare resoconto invece di fonte (Quelle) riguardalinformazione che lautore di tale fonte fornisce volontariamente, basandosisempre su una valutazione della attendibilit dellautore stesso, come si vedrpi avanti.La lettura di una fonte come avanzo riguarda gli aspetti - considerati dal

    singolo storico - come tracce lasciate pi o meno involontariamentedallautore della fonte, siano esse tracce culturali, personali, linguistiche osociali. Quindi gli aspetti presi in considerazione dallo storico per questo tipodi analisi vengono utilizzati per fornire un quadro degli autori di una fonte enon di quello di cui parlano tali autori; per esprimere questastrumentalizzazione dietro lanalisi si usa di conseguenza nella terminologia diErslev il concetto di leggere una fonte come avanzo a qualcuno. Questascelta atipica di preposizione dovuta al bisogno di mettere in luce la

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    condizione che la divisione avanzo-fonte non riguarda la natura della fontema il modo in cui le fonti vengono usate dallo storico.

    LEREDIT DI ERSLEV

    Naturalmente, i diversi testimoni racconteranno sempre laccaduto in modo un podivergente; il motivo di ci sta sia nelle loro individualit sia nella loro diversa posizionerispetto allaccaduto. Finch si possa immaginare la realt in modo tale che le divergenze sispieghino, non c affatto niente di preoccupante in esse, anzi le guardiamo con una certagioia, perch ci rassicurano che gli osservatori sono testimoni indipendenti. Per, se le

    divergenze sono contraddizioni reali, luna escludendo laltra, la spiegazione devessere cheuno o tutti i testimoni abbiano concepito erroneamente o rappresentato scorrettamente. Inquel caso possiamo solo arrivare ad una concezione ragionevole della faccenda, esaminandocon precisione la particolarit di ogni testimone, cercando di chiarirci come essa abbiainfluito sul suo resoconto. (Kristian Erslev, Tecnica Storica, 72, 1911)

    Persino al giorno doggi il corso di Metodo mantiene la sua collocazioneprincipale nel corso di laurea in Storia allUniversit di Copenaghen. Che taleresto del positivismo sia rimasto parte integrante della disciplina storicaalluniversit di Copenaghen si deve alla mera utilit attribuita dagli storicidanesi alla terminologia ed alle cognizioni di Erslev. Proprio per il merito diessere un libro di testo per gli studenti, Tecnica storicasi sarebbe dimostrato diun valore inestimabile, traendo fama imperitura nellambiente universitariocopenaghese e caratterizzando la storiografia danese del Novecento, dandolela sua indole pressoch artigianale.

    La serie dei delitti

    Nessuno sa esattamente dove inizi n tantomeno dove finisca la vera storiadel cosiddetto Mostro di Firenze, ma luso del nome risale ai primi giorni delmese di giugno del 1981; fu allora che si scopr che nei dintorni di Firenzeagiva un serial killer che a colpi di pistola uccideva giovani coppie appartate inmacchina.Sabato sera, 6 giugno 1981, intorno a mezzanotte, furono uccisi Giovanni

    Foggi e Carmela De Nuccio, colpiti da una pistola calibro 22 mentre si

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    trovavano a bordo della macchina di Giovanni nei pressi di una vigna aScandicci. Dopo aver ucciso i due giovani, lomicida trasport il corpo dellaragazza in un fossetto ad una ventina di metri di distanza dalla macchina, ove

    effettu quello che sarebbe poi stato chiamato il suo macabro rituale e ciolasportazione del pube della ragazza.Pochi giorni dopo si scopr che lo stesso assassino aveva ucciso unaltracoppia sette anni prima.La sera del 14 settembre 1974 cadeva ugualmente di sabato. PasqualeGentilcore e Stefania Pettini erano del Mugello, e si trovavano nella macchinadel ragazzo, nei pressi di una vigna ad un chilometro circa dalla casa diStefania Pettini a Borgo San Lorenzo quando lomicida spar i primi colpi a

    Pasquale che mor quasi allistante. Essendo Stefania solo ferita, riusc adaprire lo sportello destro, probabilmente in un tentativo di fuga, ma vennebloccata ed uccisa a coltellate. Quindi lomicida la distese a terra dietro lamacchina e, forse alla luce dei fari ancora accesi, inizi ad infierire sul suocorpo, dandole 96 coltellate concentrate sullarea intorno al seno e sopra ilpube. Ad un certo punto infil un tralcio di vite nella vagina della ragazza.Andandosene, lomicida port con s la borsetta della ragazza, rovesciandonea terra il contenuto che fu ritrovato alcuni giorni dopo, insieme alla borsa,nelle vicinanze del luogo del delitto.Allepoca si ipotizz che Pasquale Gentilcore e Stefania Pettini fossero statiuccisi da un maniaco sessuale ma, siccome non si era trovata alcuna tracciadellassassino, non fu possibile catturarlo e non si parl pi del maniaco diBorgo San Lorenzo fino al giugno 1981.Lanno 1981 fu quello in cui lautore, da ora in poi soprannominato ilMostro,torn a colpire, ma fu anche lunico anno in cui colp due volte. Stefano Baldie Susanna Cambi erano i nomi delle due vittime trovate morte a Calenzanouccise con la ormai famigerata calibro 22. Quella volta lomicida trascin

    anche il corpo delluomo fuori dalla macchina dando cos limpressione divoler definitivamente separare i due fidanzati. Asport il pube della ragazza,ed ancora una volta non si ritrov alcuna traccia che potesse portare ad unasua identificazione. La paura delMostrocrebbe ed allo stesso tempo lomicidadivent quasi imprudente.Il luogo in cui avvenne lomicidio successivo, il 19 giugno 1982, era unapiazzola situata lungo una strada molto trafficata, alla periferia di Baccaiano diMontespertoli. Forse le due giovani vittime, Paolo Mainardi ed Antonella

    Migliorini, avevano scelto questo posto per i loro incontri per sentirsi protetti;

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    le amiche della ragazza raccontarono ai giornalisti di Firenze, affollatisi aMontespertoli dopo lomicidio, che Antonella aveva cos tanta pauradellassassino che per un lungo periodo non volle appartarsi con il suo

    fidanzato. probabile che lomicida avesse scelto quel posto proprio per la sfida ed, ineffetti, poco manc che il luogo insolito portasse alla salvezza dei duegiovani. Il primo sparo uccise Antonella allistante, ma Paolo ebbe modo dimettere in moto la macchina che per fin nella fossetta sul lato opposto dellastrada, dove lassassino riusc a ferirlo gravemente alla tempia. Il ragazzo,soccorso da alcuni passanti in condizioni disperate, mor la mattina dopo inospedale senza aver mai ripreso conoscenza.

    Lestate del 1982 vide anche allungarsi nel passato la triste catena dei dupliciomicidi; una lettera anonima port lattenzione degli inquirenti su di unduplice omicidio del lontano 1968 avvenuto a Signa, commesso con la stessapistola e con modalit simili, pur tuttavia presentando aspetti diversi6.Come negli altri casi, le vittime erano un uomo ed una donna, Antonio LoBianco e Barbara Locci, trovati morti a bordo di un auto. Ma lomicidio del1968 si differenziava dagli altri delitti ascritti al Mostro sia perch non eranostati assassinati una coppia di due giovani fidanzati bens una coppia diamanti, sia perch lomicida non infer sul corpo della donna come ebbemodo di fare nei delitti successivi, sia, infine, perch quella sera insieme con idue cera il figlioletto di sette anni della donna, Natalino Mele, che dormivasul sedile posteriore e che si svegli ai primi spari. Due ore dopo lomicidioegli suon il campanello di una casa distante molte centinaia di metri dalluogo del delitto, ma non venne mai chiarito come vi fosse arrivato in unanotte senza luna. Il padre, Stefano Mele, marito della donna uccisa, fuinquisito e condannato per il delitto, grazie ad una sua non troppo genuina ecredibile confessione, ma la pistola usata per quellomicidio non venne mai

    ritrovata.Lanno che segu larrivo della misteriosa lettera anonima, che ingarbugli leindagini irreparabilmente, furono uccisi Horst Meyer e Jens Uwe Rusch, duegiovani tedeschi che si trovavano in Italia per turismo e che vennero trovatimorti nel loro furgone in via di Giogoli al Galluzzo, il 10 di settembre 1983.Trattandosi di due uomini, si ipotizz che lassassino avesse scambiato Jens

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    Che fosse una lettera anonima ad attirare lattenzione degli inquirenti sul delitto del 1968 ha confermato G.I. dalloraVincenzo Tricomi.

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    Uwe per una donna, a causa dei lunghi capelli biondi di costui. La confermadi questipotesi sarebbe che i cadaveri non furono manipolati ulteriormente.Nel mese di luglio del 1984 ilMostro uccise una coppia di fidanzati, Pia Gilda

    Rontini e Claudio Stefanacci, a Vicchio di Mugello, quasi copiando il suodelitto del 1974. Entrambi vennero uccisi a colpi di pistola a bordo della FiatPanda di Claudio, dopodich lomicida trascin il corpo della ragazza fuoridalla macchina dove per la prima volta asport non solo il pube ma anche ilseno sinistro.Questo si ripet lanno successivo quando lautore dei delitti ag per quellache sarebbe stata lultima volta. Il pomeriggio di luned, il 9 di settembre 1985vennero ritrovati due cadaveri. Le vittime erano due francesi, Nadine Mauriot

    e Jean Michel Kraveichvili che erano in vacanza, accampati in una piazzolaadiacente a via degli Scopeti, nella zona di San Casciano in Val di Pesa. Laragazza venne trovata dentro la tenda dove lassassino aveva sparato ai due,mentre il ragazzo giaceva in un fosso a qualche metro di distanza. Si stabilche Nadine Mauriot era morta subito, mentre luomo aveva tentato di fuggire,venendo per raggiunto dallassassino che laveva ucciso a coltellate. Maallepoca non si riusc mai a stabilire con certezza se fossero stati uccisi sabatoo domenica sera7.Il giorno dopo il ritrovamento dei cadaveri arriv alla Procura di Firenze unalettera indirizzata a Silvia della Monica, unico procuratore donna che si fosseoccupata del caso. Lindirizzo sulla busta era stato scritto con lettere tagliatedal giornale e dentro si trovava una bustina con un lembo del seno escissoalla donna francese uccisa. La lettera non conteneva alcun biglietto.IlMostro di Firenzenon ha pi dato segno di s e la pistola che lega la catenadei delitti non mai stata ritrovata.

    Le indagini degli anni ottanta

    7I medici legali, che effettuarono lautopsia, collocarono la sera del delitto a domenica (Sentenza di Primo Grado, p.146ff [...]la consumazione del delitto deve correttamente collocarsi [...] nella notte della domenica[...] nettamente prima della mezzanotte fra domenica eluned), mentre i periti criminologici di Modena, imperniandosi su riscontri tanatologici collocarono luccisione dei duefrancesi nella notte di sabato (Indagine peritale medico-legale e criminologica in ordine alla valutazione della dinamica materiale e psicologicadel duplice omicidio ad opera di ignoti verificatosi in Firenze tra il 7 e l8 settembre 1985, p.6 [...] ma sulla base dei riscontri tanatologicilepoca della morte risultata collocabile nella notte tra il 7 e 8 settembre 1985 (sabato/domenica) [...] ) . Solo nel 2002, lespertotanatologico Francesco Introna, in unemissione televisiva, stabil che il delitto non pot che essere avvenuto sabato sera (Chilha visto, Rai Tre, il 14 di maggio 2002). Comunque, la Procura di Firenze mantiene la domenica, l8 di settembre, come sera

    del delitto (Galardeschi, Stefano: La Replica. In antitesi ai dati di Chi lha visto?. Scopeti, procura cert:. Uccisi domenica notte, in ilCorriere di Firenze, 16.5. 2002).

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    LAPISTA SARDA

    Su suggerimento della lettera anonima gli inquirenti decisero di esaminarequel delitto atipico, avvenuto a Signa nellagosto del 1968. Intorno al 20 diluglio del 1982 arriv, sul tavolo dellallora G.I. Vincenzo Tricomi, il fascicolosul duplice omicidio con le cartucce, rinvenute sul luogo del delitto, ancoraallegate alla sentenza dappello emessa dal tribunale di Perugia. Una periziabalistica certific come esse derivassero dalla stessa pistola calibro 22impugnata dallomicida, chiamato ilMostro di Firenze.Nel 1968 il marito della donna uccisa, Stefano Mele, confess lomicidio per

    poi scontare quattordici anni di prigione con sentenza ridotta perchdichiarato oligofrenico. Tuttavia, larma del delitto non fu mai ritrovata, eStefano Mele, durante le indagini, cambi continuamente versione,sostenendo sia che gli esecutori fossero stati gli amanti della moglie, siaaccusando essi come suoi complici. Al processo, nel 1970, Stefano Mele fudichiarato lunico colpevole, e le accuse contro gli amanti della moglie gliaggiunsero anche una condanna per calunnia; ma dopo esser arrivati acollegare il delitto del 68 a quelli del cosiddetto Mostro, gli inquirentiassunsero che Stefano Mele in effetti avesse avuto un complice che, avendoconservato la pistola, fosse in seguito diventato il serial killer delle coppie.Siccome Stefano Mele, sua moglie Barbara Locci e gli amanti di essaappartenevano ad un gruppo di sardi residenti in Toscana, immigrati neglianni Sessanta, la nuova pista investigativa ebbe il nome di pista sarda.Negli anni successivi si sarebbe dimostrato tuttavia impossibile per gliinquirenti chiarire il caso. Quando Barbara Locci ed Antonio Lo Biancofurono uccisi era presente, come precedentemente detto, anche il figlio delladonna, che dormiva sul sedile posteriore. Due ore dopo lomicidio il bambino

    suon il campanello della famiglia De Felice, sulla via Pistoiese, e chiese dientrare dicendo: Ho il babbo ammalato a letto. La mamma e lo zio sonomorti in macchina 8.Interrogato dagli inquirenti la mattina dopo il delitto, il bambino sostenneinizialmente di esser andato da solo a casa dei De Felice, cantando unacanzone allora in voga, La Tramontana, per incoraggiarsi, poi cambi

    8Ordinanza di proscioglimento, pp. 14-16

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    versione, raccontando che il padre laveva portato a cavalluccio, per poiparlare, qualche tempo dopo di varii zii che lavrebbero accompagnato9.Si ricorda che anche Stefano Mele rilasci testimonianze contraddittorie

    relativamente alla sera del delitto ma, sentito nei giorni a questo successivi,rivel comunque una conoscenza dellomicidio talmente dettagliata che gliinquirenti dallora si convinsero che egli dovesse almeno essere stato presentesul luogo del delitto la sera del 21 agosto 1968.Riprese le indagini nel 1982, Stefano Mele ripet le sue accuse contro gliamanti della moglie, e lattenzione degli inquirenti si concentr su FrancescoVinci, che, gi arrestato per altri reati, nel mese di novembre del 1982 venneindiziato del delitto del 1968; visto che larma del delitto era la stessa si

    sospettava, di conseguenza, che egli fosse il Mostro. Francesco Vinci venneper prosciolto quando il vero omicida uccise i due ragazzi tedeschi nel mesedi settembre del 1983.Nel gennaio del 1984 furono arrestati il fratello ed il suocero di Stefano Melesospettati di essere gli assassini, ma anche essi vennero scacerati, dopo ilduplice omicidio a Vicchio alla fine di luglio del 1984.Di conseguenza, sempre nellidea che il Mostro dovesse uscire dal 1968, sicominci ad indagare sul fratello di Francesco Vinci, Salvatore Vinci, nella cuicasa vennero sequestrati stracci insanguinati. Dal momento che questi nonbastavano a fornire unelemento di prova e dunque a portare ad un arresto, lapista sarda praticamente si ferm. La sua effettiva conclusione giudiziariaavvenne il 13 dicembre 1989 con unordinanza di proscioglimento di tuttiquelli che fino ad allora erano stati indagati, accusati o sospettati di esserelautore sia del delitto del 68, sia di quelli commessi dal 74 in poi.Dal momento che la comprensione dei motivi di tale decisione proficua perlanalisi delle indagini che sarebbero state svolte dopo il termine della pistasarda, bisogna soffermarsi un attimo sul documento che istitu il

    proscioglimento.

    LORDINANZA DEL 1989

    Nel paragrafo suesposto lordinanza del 1989 stata letta come resoconto,considerata essa fonte primaria delle indagini, in quanto imperniata sugli atti

    9 ibid., pp.36-55

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    della polizia giudiziaria non disponibili per questa ricerca. Far lavorarelordinanza come resoconto significa fidarsi del contenuto esplicito perfornirne una concezione dellaccaduto. Ma la motivazione dellordinanza

    diventa ugualmente leggibile come avanzoallautore, il G.I. Mario Rotella, unavolta messi a confronto largomentazione ed il contenuto della motivazione;analizzando i modi di ragionare dellautore, si possono dedurre alcune delleragioni per cui si decise di chiudere definitivamente lapista sarda.Letta come avanzo esecutivo10, il documento istituisce il proscioglimento di ungruppo di persone per mancanza di prove della loro colpevolezza, ma lastessa fonte letta come avanzoallautore, Mario Rotella, svela che egli avrebbevoluto continuare le indagini sulle persone in questione. Basandosi sulla

    congettura che il fine delle parole del bambino ai De Felice sul babboammalato fosse quello di fornire un alibi proprio al padre - e che quindi unapersona diversa dal padre debba aver accompagnato il bambino - MarioRotella conclude sostenendo la presenza sul luogo del delitto di almenounaltra persona oltrech Stefano Mele.Logicamente Mario Rotella respinge la possibilit di un solo esecutore in tuttii casi dal 68 all85; invece presenta la tesi che la persona ormai conosciutacome il Mostroabbia soltanto assistito alla scena del delitto del 68, anche senon si esclude che la pistola, dopo lesecuzione dellomicidio di Barbara Loccied Antonio Lo Bianco, possa aver cambiato mano, in modo tale che unapersona estranea a quel duplice omicidio sia lesecutore dei delitti commessidal 74 in poi.Dunque, Mario Rotella ritira le imputazioni semplicemente per assenza diprove, ma contemporaneamente fa notare che le persone coinvolte nel delittodel 68 sono a conoscenza di dove sia finita la pistola e quindi sanno chi nesia il possessore. Siccome questa la conclusione della motivazione, ladeduzione davanzo sar che lopinione di Mario Rotella sia ancora quella che

    vede lenigma risolto, seguendo lapista sarda, il che contrasta con la deduzionedi avanzo esecutivo della fonte, dato che con quel documento si chiudono difatto le indagini relative a tale pista investigativa.Lillazione logica sarebbe che Mario Rotella fosse stato costretto dai suoisuperiori a porre fine al lavoro investigativo concentrato sullambiente sardo.Esiste un altro documento ufficiale dello stesso anno che contribuisce a dareuna spiegazione riguardo allabbandono della pista sarda: lanalisi psicologica

    10Avanzo esecutivo: luso di una fonte come avanzo al fatto che stata creata, ed alla situazione della sua formazione.

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    dellomicida svolta dal FBI. Siccome la relazione degli specialistidoltreoceano si basa sulle informazioni fornitegli dalle autorit italiane, chechiesero la perizia, si leggerebbe come avanzo ai dati considerati importanti

    dagli inquirenti italiani.I periti americani non fanno menzione delle circostanze particolari del 1968, econcludono che lassassino sia lo stesso dal 1968 al 1985; se ne dedurrebbeche le autorit italiane abbiano omesso informazioni relative alle circostanzecomplesse dellassassinio di Antonio Lo Bianco e Barbara Locci, perch talicircostanze non vennero pi valutate imprescindibili per la soluzione delmistero, trascurata in maniera tale latipicit palese di quel delitto.Per gettar luce sulla nuova impostazione scelta, va posto in rilievo che

    proprio lanno 1989 segn - secondo i giudici di primo grado - una svoltaimportante nelle vicende oggetto del presente processo 11,, quando spunt fuori il nomedi Pietro Pacciani.

    Lindagato

    LA COMPARSA DI PACCIANI

    Le fonti primarie per studiare linizio delle indagini su Pacciani sarebbero gliatti della polizia giudiziaria, preferibili quando la ricerca mira ad unaricostruzione dellavvenuto, ma per mancanza di essi bisogna servirsi di queldocumento che viene ad istituire la fonte primaria delle indagini su Pacciani:la parte intitolata Svolgimento dei fattinella motivazione della sentenza di primogrado. La parte riassuntiva della motivazione pu essere letta come resocontodelle indagini, essendo basata proprio su tali atti.La filosofia delle indagini svolte dopo il termine della pista sarda era chelautore dei delitti seriali non avesse pi colpito dopo il delitto dei francesi nel1985 perch in qualche maniera impedito, sia per detenzione per altri reati, siaper internamento in una casa di cura. Si ipotizzava come alternativa chelassassino avesse percepito gli inquirenti avvicinarsi a lui, avendosuccessivamente smesso di colpire per paura di essere catturato.Partendo da ci si elabor una lista, basata su un fondamento maiesplicitamente precisato, contenente 82 nominativi di uomini che per un

    11Sentenza di Primo Grado, p.24

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    motivo o laltro avevano avuto contatti con la giustizia dopo lultimo delittodella catena. Compariva, tra gli altri, il nome di Pietro Pacciani, contadino diMercatale, nato e cresciuto nel Mugello. I carabinieri bussarono alla porta di

    Pacciani in seguito al ritrovamento dei corpi dei francesi, perch alla stazionedei carabinieri di San Casciano era arrivata una lettera anonima che suggerivadi indagare su Pacciani. Durante una piccola perquisizione non vennecomunque ritrovato alcun elemento che potesse portare ad ulteriori indagini.Il contadino di Mercatale, tuttavia, era lunico che figurava anche sulla listacontenente i nomi di 26 uomini di et compresa fra i 30 ed i 60 anni, cheerano stati imprigionati dopo l85 e che risultavano a piede libero nellesettimane prima e dopo i duplici omicidi.

    Inoltre, certi aspetti della personalit di Pacciani erano singolari, se nonaddirittura inquietanti12 come scrivono i giudici di primo grado nella loromotivazione, riferendosi al fatto che nel 1987 fu condannato per violenzesessuali verso le sue figlie, e facendo anche menzione di un omicidiocommesso da Pacciani nel 1951. In quel caso i giudici citano quello cheallepoca venne considerato un delitto passionale, perch la vittima fulamante occasionale dellallora fidanzata di Pacciani, Miranda Bugli, la qualefu violentata dallassassino immediatamente dopo il delitto a fianco delcadavere ancora caldo, come viene sottolineato dai giudici nella motivazione.Questi elementi risultarono sufficienti perch si iniziasse ad indagare suPacciani per i delitti del Mostro e durante diverse perquisizioni nella suaabitazione, avvenute nei primi anni Novanta, vennero ritrovati degli oggettiche avrebbero costituito degli indizi contro lormai unico indagato: un bloccoda disegno della marca Skizzen Brunnen ed un portasapone che sarebberopotuti appartenere ad uno dei ragazzi tedeschi uccisi nel 1983; fu inoltreritrovata, dal capo stesso della S.A.M. (Squadra Anti Mostro) Ruggero Perugini,una cartuccia marca Winchester serie H, calibro 22, che presentava tracce di

    incameramento in una pistola perch marcata da cosiddette microstrie. Ilreperto si sarebbe rivelato la prova regina dellaccusa durante il processo, ecome tale verr affrontato pi avanti.

    LA CARTUCCIA NELLORTO

    12Sentenza di primo grado, p.26

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    A questo punto giova soffermarsi sugli avvenimenti che circondano ilrinvenimento della cartuccia nellorto di Pacciani, partendo stringatamente daci che ne raccontano le fonti.

    Esiste un libro scritto da Ruggero Perugini, capo della Squadra Anti Mostro dal1986 al 1992, ma il libro di Perugini rivela chiaramente un taglio tendenzioso,tale da renderne un uso di rendiconto poco fruttuoso, pur essendo una fontedi prima mano13.Nella motivazione della sentenza di primo grado le modalit del ritrovamentonon vengono descritte nei particolari; invece, il verbale di perquisizione vieneriferito sia nella sentenza in grado dappello sia in un documento diimpugnazione proveniente da uno degli avvocati difensori, in maniera tale da

    consentire una concezione del contenuto del verbale, la fonte primaria.Il rinvenimento del reperto avvenne il 29 di aprile 1992 durante la cosiddettamaxi-perquisizioneche ebbe luogo a casa di Pacciani a San Casciano in un arcodi tempo dal 27 di aprile all8 di maggio.Siccome pioveva quel giorno, una tettoia provvisoria riparava il terreno e palidi cemento, abitualmente utilizzati nelle vigne, erano stesi sul suolo perdelimitare il vialetto e camminarvi sopra; alle 17,45 Ruggero Perugini not -nella terra che riempiva il foro di un paletto troncato in due - uno scintilliometallico che osservato pi da vicino si dimostr essere una cartucciaWinchester serie H, di calibro 22, il tipo di carica usata dal cosiddettoMostrodi Firenze.Al fine di ricostruire i suesposti dati il libro di Perugini non particolarmenteutile, perch inequivocabilmente mirato ad assolvere gli impiegati della poliziagiudiziaria dai sospetti di averla piantata loro quella cartuccia ed a farsembrare colpevole lindagato: Ges Cristo, fa che sia un bossolo; Ges benedetto, fache sia uno di quelli... Perch se soltanto un proiettile siamo nella merda. Fino al collo.Se soltanto un proiettile tutti saranno convinti che ce lo abbiamo messo noi, per

    incastrarlo, anche se sarebbe la cosa pi stupida del mondo. Perch sappiamo bene, megliodi chiunque altro, che i proiettili che usa il mostro hanno certe loro particolarit, cheprovengono da un certo lotto e hanno caratteristiche di punzonatura riscontrabili solo con unaccertamento tecnico accurato. Non basterebbe prendere un qualsiasi proiettile calibro 22Long Rifle della marca giusta e seminarlo nellorto per incastrare Pacciani. E soprattutto,noi non le facciamo queste cose perch siamo puliti dentro anche se passiamo gran parte

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    Una fonte di prima mano una fonte scritta da una persona che stata testimone degli eventi di cui parla. Lautore di unafonte di seconda mano indica invece dei dati fornitigli da altri.

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    della nostro vita a ficcare le mani nel sudicio. Gli altri pensino ci che vogliono, noisappiamo chi siamo.Questo continuo a ripetermi mentre compongo il numero della procura della Repubblica di

    Firenze. Vigna riconosce la mia voce.Allora?Forse abbiamo trovato qualcosa in un paletto di cemento nellorto, pu essere un bossolo oun proiettile. Sembra un calibro 22 L.R., ma non lo sappiamo ancora, prima di tirarlofuori dalla terra volevo farglielo sapere.Allora tiratelo fuori.[...]Quando torno in Via Sonnino il cielo si fatto scuro, mi infilo i guanti di gomma e dico

    di accendere i riflettori. Mentre estraggo dal paletto loggetto, che ancora avvolto in ungrumo di terra che cela la sagoma, Pacciani esclama: O che gli ? Un chiodo? Ma gli gobbo... gli un chiodo gobbo...No Pacciani, non un chiodo rispondo. unproiettile, un proiettile calibro 22 L.R.Non gli dico che sul fondello ho letto la H della Winchester, quella stessa lettera che sigla ibossoli trovati sui luoghi di otto duplici omicidi.14Limpostazione tendenziosa del libro di Perugini esclude un uso di esso comeresoconto, ma lo rende vantaggioso leggerlo come avanzoallautore stesso, maanche allufficio legato a costui - sia per il fatto che un investigatore pubblicaun libro su di uninchiesta ancora in corso, sia per il fatto che egli lo pubblicadurante il processo di primo grado, nel 1994. Di conseguenza, il libro diventaavanzo ad un bisogno, sentito da parte degli inquirenti, di discolparsi inanticipo da accuse di frode, talmente forte che scelsero di pubblicare tale libroin un momento indubitabilmente precario.Sono stati pubblicati altri libri riguardanti il caso Pacciani e quindi ilrinvenimento della cartuccia, ma, essendo essi basati su delle informazionivenute fuori durante il processo, sarebbero da considerare fonti secondarie

    nel presente contesto il cui fine anela ad una ricostruzione fattuale deglieventi.Una fonte comunque da porre in rilievo per trarne delle deduzioni davanzosulla questione della cartuccia un testo scritto dal giornalista Mario Speziriportante unintervista con un sottufficiale dei carabinieri che, secondoquanto asserito dallautore, si espresse con le seguenti parole: Io mi sonoincazzato per quanto riguarda il rinvenimento del proiettile. Rimproverai il commissario

    14 Perugini, R.: Un uomo abbastanza normale, pp.232-233

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    Perugini che metteva noi in difficolt sulla verit. Eravamo nellorto di Pacciani, io, ilcommissario e due agenti della squadra. Quei tre si stavano pulendo le suole sul paletto perle viti steso a terra e scherzavano sul fatto che due di loro avevano le scarpe uguali. A un

    certo punto, vicino alla scarpa di uno appare il fondello dellacartuccia...Perugini dice: il fascio di luce ha fatto brillare la cartuccia... Ma quale fascio di luce!.Se ce lhanno messa? unipotesi. Anzi, pi che unipotesi. Non dico di essere arrivatoalla certezza. Ho dovuto considerare questo, mio malgrado. una quasi certezza. Allaluce dei fatti non trovo altre spiegazioni.Poi dico, Perugini fa quella testimonianza sul fascio di luce, io mi incazzo e dico:commissario, lei mi sputtana. Se io vado in contraddizione con lei, mi fanno un culo cos.Cio: a chi devono credere i giudici? Al sottufficiale o al commissario? A un certo momento

    io sono costretto ad avvalorare la sua tesi, ma chiaro che la bugia, io, non riesco aricordarmela bene!15.

    Il libro di Spezi non da considerare rendiconto del ritrovamento del repertonellorto; invece, si leggerebbe come rendiconto di quello che il sottufficialeavrebbe detto per cui lobiettivo di unanalisi fonte-critica sussiste nel vagliarela genuinit dellintervista, al fine di che bisogna vagliare laffidabilit delgiornalista. Il fatto che lintervista appare in un libro, con il quale Spezipresenta la sua tesi personale sullidentit dellassassino delle coppie, in teoria,non gioca in favore della sua attendibilit, fornendogli un motivo didubbiosit verso il teorema Pacciani. Seguendo tale giudizio, svalutato il librocome rendiconto, unanalisi si fermerebbe qui, con la deduzione davanzo cheSpezi, pubblicando la suesposta intervista, abbia voluto generare sospetti sullemodalit impiegate dalla polizia giudiziaria nel corso delle indagini. Per giovaconsiderare il fatto che, dopo la pubblicazione del libro, il sottufficiale inquestione fu trasferito e Spezi, accusato di diffamazione; circostanza, questa,che va considerata avanzo ad una concezione dellintervista come costituente

    una minaccia allintegrit della Procura. Questultima deduzione davanzocostituisce la pi convincente conferma dellaffidabilit di Spezi.Dunque, sia il libro di Perugini sia il testo di Spezi formano degli avanziallesistenza di sospetti pertinenti alle modalit di ritrovamento della provaregina.Tuttavia, gli indizi erano sufficienti per proseguire in tribunale con unprocesso che ebbe inizio il 19 aprile 1994 alla Corte dAssise di Firenze, e che

    15 Spezi, M.: Toscana nera, p.147

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    prolungandosi fino al 29 di ottobre dello stesso anno, vide Paccianiriconosciuto colpevole, il 1 di novembre, di tutti i duplici omicidi commessidal 1974 al 1985 ed assolto per il delitto avvenuto a Signa nel 1968.

    La sentenza di primo grado

    La motivazione della sentenza di primo grado si suddivide in tre sezioni il cuiordine segue il procedimento del pubblico ministero: la prima parte - che,data la sua collocazione, da ritenersi quella valutata pi importante daigiudici - consiste di un esame cosiddettopreventivo, con lo scopo di rilevare se

    Pacciani abbia quelle caratteristiche che lautore dei delitti, secondo i giudici,necessariamente deve possedere. Le altre due sezioni riguardano i testimoni egli indizi a carico di Pacciani.

    LA NON-INCOMPATIBILIT DELLIMPUTATO

    [...] se cio, il Pacciani risultasse un buon padre di famiglia, dedito al lavoro alla moglie e

    ai figli, sessualmente normale, dal carattere solo un po collerico, evidente che ogni ulterioreapprofondimento su di lui sarebbe inutile[...]16, scrivono i giudici, sostenendo percontemporaneamente che [...] in nessun caso la Corte potr attribuire valenza alpersonaggio Pacciani ed alle sue peculiari caratteristiche17.Largomentazione dei giudici parte dal presupposto che lautore dei dupliciomicidi debba avere delle caratteristiche minime - come ad esempio unaconoscenza dei luoghi in cui avvennero i delitti ed una sessualit deviante;lassenza di tali caratteristiche renderebbe, al parere dei giudici, inane unulteriore approfondimento investigativo.Al fine di dimostrare tutto ci, i giudici presentano una serie di testimonianzeriguardanti le attivit voyeuristiche di Pacciani le quali lincornicerebberocome sessualmente deviante il che [...] rende la figura di Pacciani sicuramente nonincompatibile con quella dellautore dei delitti, la cui devianza sessuale non ha certonecessit di particolari esplicazioni18.

    16Sentenza di primo grado, p. 5517

    ibid., p. 5318 ibid., p. 80

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    Continuando secondo questa logica, i giudici scrivono: Altro momentodellesame preventivo di non incompatibilit tra la figura del Pacciani e quella dellomicidadelle coppie attiene al possesso o la disponibilit che il prevenuto poteva avere avuto de

    armi19.Dato il fatto che Pacciani era contadino ,i giudici danno per scontata ladestrezza di costui con armi da taglio, trovando in questo conferma dal fattoche, secondo il procedimento dellomicidio sicuramente commesso daPacciani nel 1951, la vittima - Severino Bonini - mor proprio a causa di unaventina di coltellate inflittegli. Il ritrovamento durante le perquisizioni a casadellimputato di cartucciere ed altro equipaggiamento da caccia costituirebbeulteriore conferma dello stretto rapporto che il Pacciani aveva con fucili e materiali da

    caccia20

    .Un altro elemento a cui viene dato peso il fatto che non stato commessoalcun omicidio nel periodo in cui Pacciani si trovava in carcere arrestato permolestie alle figlie nel 1987: Si tratta, ovviamente, di elementi che non hanno, di pers, alcun peso probatorio autonomo, ma che, proprio per la loro caratteristica diindiscutibilit storica, possono iscriversi a pieno titolo nellambito del concetto di nonincompatibilit sopra richiamato21.Inoltre i giudici prendono in considerazione la posizione geografica dei luoghidei delitti nel loro esame della non-incompatibilit di Pacciani. I luoghi sicollocano in due zonenel Mugello (Borgo San Lorenzo nel 1974 e Vicchionel 1984) ed nellaerea al sud-ovest di Firenze (Scandicci, Galuzzo,Montespertoli, San Casciano). Dal punto di vista dei giudici nessuno pi delPacciani poteva conoscere meglio le zone teatro degli omicidi22, sia perch nato ecresciuto nel Mugello, dove ebbe luogo anche lomicidio nel 1951, sia perchdomiciliato a Mercatale a sud-ovest della citt di Firenze.Per di pi i giudici insistono anche sullesistenza di un legame fra limputatoed i luoghi che furono teatro dei duplici omicidi avvenuti al di fuori di questi

    territori - sia basandosi sul fatto che un suo amico abitava a Calenzano vicinoal luogo del delitto dellottobre 1981, sia facendo riferimento alla circostanzache Miranda Bugli - la donna presente quando Pacciani uccise SeverinoBonini - visse a Lastra a Signa dal 1962 al 1969 vicino al luogo del primoduplice omicidio. I giudici non danno importanza alla testimonianza dellastessa Miranda Bugli, deponente che Pacciani, dopo il processo per lomicidio

    19 ibid., p. 8220 ibid., p. 8521

    ibid., p. 10022 ibid.

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    del 1951, laveva cercata una volta sola nel 1969 o nel 1970 quando ormai siera trasferita a Rincine nel Mugello. Argomentando in favore di un legamereale fra Pacciani e Signa, costituito dalla fidanzata storica, i giudici ragionano

    che Pacciani, per sapere dove la donna abitava nel 1970, avrebbenecessariamente dovuto frequentare il posto dove risiedeva prima.Quindi la collocazione dei luoghi non esclude limputato come possibileautore dei duplici omicidi.Un ulteriore aspetto preso in considerazione dalla Corte che Pacciani, dopoaver ucciso Severino Bonini nel 1951, nel tentativo di far sembrare laccadutoun omicidio avvenuto per furto, prese e nascose il portafoglio della vittima,dimostrando cos un comportamento simile a quello svolto dal cosiddetto

    Mostro di Firenze che dopo quasi ogni omicidio frugava nelle borse delleragazze uccise23.In conseguenza di tutto ci i giudici concludono che il Pacciani oggettivamente[possiede] tutte quelle caratteristiche peculiari, certamente non incompatibili con quelle che si visto dover costituire il patrimonio minimale dellautore della serie di duplici omicidi,anche se: Tutto ci peraltro [...] non avrebbe di per s significato alcuno se non esistesseroconcreti elementi che portano ad individuare nellimputato non un possibile assassino, mal assassino delle coppie[...]24.La contraddizione da parte dei giudici tra queste ultime considerazioni ed illoro procedimento precedentemente esposto esprime un dubbio sul valore diquesti elementi concreti, fornendo cos un avanzo alla loro mancanza diconvinzione della colpevolezza dellimputato per quanto emerso dalle provepresentate in dibattimento.

    LE TESTIMONIANZE

    La seconda parte della motivazione della sentenza di Primo Grado analizza letestimonianze che localizzerebbero Pacciani sempre solo nelle vicinanze deiluoghi diventati poi scene dei delitti delMostro.Le testimonianze presentate dal Pubblico Ministero si suddividono fra quelleche risalgono al 1983, quando avvenne lassassinio dei due ragazzi tedeschi invia di Giogoli, e quelle che riguardano lomicidio dei due francesi a SanCasciano nel 1985; siccome la Corte stima le testimonianze del 1983 senza

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    ibid., pp.122-13224 ibid., p.135

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    alcun valore probatorio25, in seguito, lattenzione di questo lavoro verrconcentrata sul ragionamento in favore del valore probatorio attribuito daparte dei giudici alle testimonianze che avrebbero visto limputato muoversi

    vicino alla piazzola in cui avvenne il delitto del 1985.Nessun testimone sostenne di aver visto Pacciani proprio sul luogo del delittola sera in cui lomicidio sarebbe avvenuto secondo la Corte; tre testimonidissero per di aver visto Pacciani alla guida di una macchina quella sera edaltri due deposero su di un loro avvistamento dellimputato nel luogo deldelitto nei giorni precedenti al crimine. Siccome tutti e cinque riconobberoPacciani soltanto molti anni dopo26 ed il loro valore probatorio diconseguenza fu respinto dalla Corte dAssise dAppello27, qui lattenzione sar

    posta su due dei tre testimoni che avrebbero visto Pacciani in macchina e cherivestirono un ruolo importante nel prosieguo delle indagini.Uno di questi testi Lorenzo Nesi, conoscente di Pacciani, che venne atestimoniare due volte durante il processo di primo grado. Durante la suaprima deposizione, mentre riferiva del possesso di armi da partedellimputato, questultimo ebbe una reazione molto forte ed addiritturaaggressiva verso il teste28. Nesi disse poi alla sua seconda deposizione cheproprio per il menzionato comportamento si era convinto che fosse Paccianiluomo visto in macchina la sera del delitto, ragionando che se lui avesseinfatti visto Pacciani, anche Pacciani avrebbe inevitabilmente visto lui.Nesi raccont di aver visto limputato in macchina con accanto una personala cui identit era rimasta sconosciuta, ma comunque di sesso maschile. Ilteste non si ricord dellora esatta ma, riferendosi alle deposizioni delle altrepersone che viaggiavano insieme con lui, si venne a stabilire che lora nonsarebbe potuta essere stata pi tardi delle dieci e mezzo. Data la direzionenella quale Nesi pens di aver visto Pacciani dirigersi, si assunse che il testeavesse visto limputato allontanarsi dal luogo del delitto e quindi da un

    omicidio gi commesso.Sussistono dubbi di natura varia su quanto sia affidabile il teste Nesi; quibisogna soffermarsi su quello che ne segue metodologicamente. Bench ilfine di questo non lavoro non sia una ricostruzione degli avvenimenti dellasera di domenica, l8 di settembre 1985 - per chiarire se Pacciani realmente cifosse o no - sussiste comunque lobbligo di decidere in merito allaffidabilit

    25 ibid., pp. 289-29826 ibid., pp. 185-21627

    Sentenza in grado dappello, pp. 136-14128Sentenza di primo grado, pp. 88-91

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    del teste ed alla probabilit dellipotesi formulata dalla Corte; perch consentepoi una lettura davanzodi quei passaggi.Per quanto riguarda lora del crimine29, lipotesi della Corte sullora in cui

    questo fu commesso discorda chiaramente con unaltra avanzata proprio dallaCorte secondo la quale Pacciani avrebbe lasciato la sua macchina in unapiazzola lontana dal luogo dove avvenne lomicidio, in maniera tale da doverpercorrere qualche chilometro nei boschi circostanti dopo il delitto, il che, percoincidere con la deposizione di Nesi, collocherebbe lomicidio anteriormenteallorario supposto, nettamente prima di mezzanotte e comunque troppo prestorispetto allora in cui avvennero gli altri duplici omicidi.Si capisce per che la testimonianza di Nesi serve a spiegare il contenuto di

    unaltra testimonianza sugli eventi di quella notte.La sera di domenica, il teste Ivo Longo avrebbe visto Pacciani verso lora dimezzanotte sulla superstrada nella direzione SienaFirenze alla guida di unamacchina che per non era nessuna delle due macchine dellimputato30.Quindi i giudici assumono, nella motivazione della sentenza, che il passeggerosconosciuto, visto da Nesi, fosse un complice che aiutava Pacciani a cambiareveicolo data la paura dellassassino di esser stato riconosciuto da Nesi. Diconseguenza, Ivo Longo avrebbe visto Pacciani che stava andando verso SanPiero a Sieve per imbucare la lettera a Silvia Della Monica. Giova evidenziareche i giudici, pi avanti, sottolineano che non possono e non devonooccuparsi degli eventuali complici di Pacciani della cui esistenza non esisteprova presentata in dibattimento31.I giudici scrivono che devono basare le loro analisi sulle carte del processo equindi sui dati probatoriamente certi; tuttavia, il presunto complice non servesolo a spiegare il passeggero sconosciuto ed il fatto che Pacciani venne vistoalla guida di unaltra macchina - tutte e due testimonianze che senza lapresunta esistenza del complice logicamente assolverebbero Pacciani - ma

    serve anche a capovolgere una delle testimonianze portate dalla difesa.Lavvocato Zanetti, che ogni mattina nel mese di settembre 1985 percorrevavia degli Scopeti in bicicletta, passando accanto a quello che sarebbe stato illuogo dellatto criminoso, vide nei giorni prima del duplice omicidio unamacchina parcheggiata sotto la piazzola e dichiar, durante la suadeposizione, che luomo visto da lui a fianco della macchina sicuramente non

    29 Si veda nota 7.30

    ibid., pp. 239-24631 ibid., p. 254

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    era Pacciani. I giudici scrivono che la persona vista da Zanetti non pu cheessere il complice,32 la cui presunta esistenza cos diventa una prova dellacolpevolezza dellimputato il che, di nuovo, contrasta con il principio

    dichiarato di non poter o voler dare valore probatorio a circostanze rimastecomunque esclusivamente presunte.I giudici, dedicando gran parte della loro motivazione a profilare limputatocome possibile autore dei delitti, impegnandosi poi in acrobazieimpressionanti che portano a contraddizioni palesi nel tentativo di farcorrispondere delle testimonianze contrastanti, esprimono in realt mancanzadi convinzione della colpevolezza del prevenuto; dato, questo, che si leggecome avanzo ad una consapevolezza dellinfondatezza degli indizi.

    GLI INDIZI

    Gli indizi contro Pacciani consistevano in un blocco da disegno marcaSkizzen Brunnen, un portasapone DEIS e la cartuccia calibro 22 WinchesterH ritrovata nellorto dellimputato. La Corte assunse che il materiale dadisegno ed il portasapone fossero appartenuti ad uno dei ragazzi tedeschiuccisi visto che sua sorella in dibattimento conferm di aver visto materialesimile nella stanza del fratello33.La prova regina era per la cartuccia inesplosa. La genuinit dellelemento diprova il presupposto implicito dei giudici che non ne mettono in questionela validit. Lipotesi presentata dagli avvocati difensori, secondo la quale lapolizia giudiziaria avrebbe messo la cartuccia nellorto di Pacciani perincastrarlo, viene rifiutata dai giudici di primo grado. Essi argomentano che,se la polizia avesse voluto collocare prove a carico dellimputato, avrebbepotuto mettere una cartuccia simile, per priva di segni che ne

    testimoniassero lincameramento in una pistola, in maniera tale da non creare,ma neppure escludere, un collegamento con larma dellassassino, istituendocomunque un indizio forte di colpevolezza34; tale ragionamento palesa grossedifficolt ad evidenziare la genuinit della cartuccia come prova dindizio.

    32 ibid., pp.216-22133

    ibid., pp.298-31734 ibid., p.409

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    La cartuccia trovata nellorto di Pacciani era infatti, come gi detto, unacartuccia inesplosa calibro 22 della marca Winchester serie H che portavasegni di incameramento.

    Tal tipo di segni consistono in piccole strie nominate microstrie, lasciatedallimpronta del carrello otturatore nel momento di introduzione dellacartuccia in canna; trattasi di una cartuccia non sparata, mancano dunque isegni lasciati dal percussore e dallespulsore, ma anche dallestrattore, segniquesti che consentirebbero ai periti balistici di affermare lidentit dellarma inquestione. La debolezza del reperto come elemento di prova vieneevidenziata dai giudici stessi che scrivono: [...] va evidenziato il fatto che nonesiste e non pu esistere omogeneit tra i campioni da raffrontare, cio tra il reperto Pacciani

    e i bossoli riferentisi agli omicidi. Ci per il semplice fatto che in questi ultimi parte dellemicrostrie stata obliterata dallimpronta del percussore, cosa che non si invece verificataper il reperto Pacciani[...]35, svelando cos che il reperto non pu avere valoreprobatorio.Tuttavia, lesame balistico della cartuccia rilev casi [...] di buona coincidenza odi buona identit delle microstrie rilevate sugli stessi [bossoli] in rapporto a quelle esistentisul reperto Pacciani36. Ci nonostante i periti conclusero che [...] gli elementiacquisiti nel corso dellindagine non erano del tutto sufficienti per consentir loro di fo rmulareun giudizio di certezza in ordine alla provenienza di tale cartuccia dalla stessa arma concui erano stati esplosi i bossoli repertati sui luoghi degli omicidi. Tuttavia la buonacoincidenza riscontrata nei singoli fasci di microstrie fra loro adiacenti, presenti sullesuperfici non deformate dei vari reperti comparati, non consentiva ai periti di escluderequesta possibilit.37 Per, considerate poi le impronte del caricatore, i giudicipongono in rilievo il fatto che [...] il numero di caricatori che potrebbero presentarequella particolare caratteristica non pu essere certo elevatissimo38, apparendo dunqueper essi: [...] veramente al di la di ogni logica ipotizzare che il proiettile in questione siastato incamerato da una pistola diversa da quella usata per commettere la serie di duplici

    omicidi39. Quindi, la prova regina si basa su un ragionamento di quello chenon si pu escludere o su quello che per i giudici sembra logico il che suun piano probatorio manifesta una insicurezza del reperto come elemento diprova. La stessa argomentazione analizzata come avanzo ai giudici rivela unosforzo da parte loro per far valere il reperto come indizio, e questo sforzo

    35 ibid., p. 37936 ibid., p.38437 ibid., p.362ff38

    ibid., p.387ff39 ibid., p.389

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    non pu che essere letto come avanzo ad un desiderio di condannare Paccianinonostante la debolezza degli indizi.Tornando alla cartuccia, una perizia chimica del reperto stabil che essa

    sarebbe potuta essere stata interrata nellorto dellimputato al massimo cinqueanni prima del ritrovamento nel 1992. Siccome Pacciani era stato in prigionedal 1987 al 1991, la Corte assume che la cartuccia sia stata perduta da uncomplice dellimputato che faceva capo alla casa in via Sonnino40. Il collegamento fraPacciani e la cartuccia starebbe nel fatto che limputato era stato visto cercarequalcosa nellorto in un modo sospetto.Considerazioni che sostituiscono prove reali e la cui rilevanza nellamotivazione della sentenza svela nuovamente lo sforzo da parte dei giudici di

    vedere nellimputato il colpevole.

    STEFANO MELE ED IL CASO PACCIANI

    Nel processo che vide Pacciani imputato dei delitti ascritti al cosiddettoMostro, il duplice omicidio del 1968 era il delitto anche giuridicamente atipico,perch il marito della donna uccisa, Stefano Mele, era gi stato condannatoper quellomicidio, scagionando in teoria Pacciani. Ma, scrivono i giudici: [...]la Corte non pu che richiamare integralmente in questa sede i molti e gravi elementi chelegano il Pacciani a quel delitto ed il territorio in cui esso era stato commesso, per il tramitedi colei che aveva rappresentato per limputato il sogno e, insieme, lossessione di tutta unavita: la Bugli Miranda che proprio in Lastra a Signa aveva risieduto dal 1962 al 1969[...]41I giudici di primo grado evidenziano nella motivazione che Stefano Mele nonpu aver commesso quel delitto secondo le modalit allepoca raccontate dacostui. Mele confess lomicidio il giorno dopo che erano stati ritrovati i

    cadaveri, dicendo che la vittima femminile, sua moglie Barbara Locci, almomento delluccisione si trovava sopra lamante Antonio Lo Bianco sulsedile del passeggero reclinato; raccont inoltre di aver sparato ai due dalfinestrino posteriore sinistro della macchina. Ma, rivelano i giudici, questaversione discorda con lautopsia dei cadaveri secondo la quale Locci vennecolpita nel fianco sinistro. dunque pi probabile ritenere, seguendo semprei giudici, che la Locci si trovasse inclinata verso Lo Bianco, e che venisse

    40

    ibid., p.40741 ibid., p.469

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    colpita in quella posizione per cui lassassino non pot che aver sparato dalfinestrino anteriore sinistro della macchina e non da quello posteriore comesostenuto da Mele42.

    Tuttavia, i giudici, non mettendo in questione che Mele ad un certo punto sitrovasse sul luogo del delitto, visto che egli nella sua confessione rivel unaconoscenza precisa di altri particolari della scena del crimine, presumono cheMele fosse uscito quella sera determinato a recuperare il resto dei suoi soldiche la moglie si era portata dietro, e che si fosse trovato sul luogo del delittodavanti ad un assassinio gi commesso da Pacciani, dopo di che avrebbeportato al sicuro il figlioletto43. Alla fine, per, i giudici di primo gradoassolsero limputato per lomicidio dellagosto 1968 per mancanza di prove.

    Losservazione interessante degli elementi palesemente contrastanti fra laconfessione di Mele e lesame medico-legale venne usata dalla Corte perlocalizzare Pacciani sul luogo del delitto.Concludendo cos, i giudici non prendono nemmeno in considerazionelipotesi assai pi probabile secondo la quale Stefano Mele sarebbe semprestato presente sul luogo del delitto senza commettere il duplice omicidio mache, contrariamente allidea avanzata dai giudici, non lo vedrebbe arrivaredopo il crimine; invece questipotesi proporrebbe lidea che Stefano Melefosse stato accompagnato da almeno unaltra persona, essendo essa o esse gliesecutori materiali del crimine.Indissolubilmente legato a questipotesi il mistero dellidentit di queste altrepersone, da cui riemergerebbe uninvestigazione sui conoscenti di Mele e disua moglie. Dunque, la dimostrazione delle divergenze fra la confessione diMele ed i dati medico-legali forma un avanzo alla circostanza che lenigmadellidentit dellaltra persona presente nel 1968 rimasta irrisolta il cheriporterebbe le indagini allapista sarda. Indirettamente i giudici svelano che ladecisione del 1989 di chiudere tale pista pi che altro era dovuta al bisogno di

    dare una conclusione ad uninchiesta svalutata perch infruttuosa.

    Lassoluzione di Pacciani alla CortedAssise dAppello

    Il 25 di maggio 1995 i due avvocati difensori fecero ricorso in appello perchsi assolvesse Pacciani dalle imputazioni che avevano portato alla condanna di

    42

    ibid., pp. 468-47443 ibid., pp. 481-493

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    primo grado; il processo dappello inizi il 29 di gennaio del 1996, ed il 13 difebbraio dello stesso anno la Corte dAssise dAppello accolselimpugnazione, prosciogliendo Pacciani con formula piena per non aver

    commesso il fatto.

    LA CRITICAAI GIUDICI DI PRIMO GRADO

    Nella loro motivazione i giudici dappello criticano il procedimento dei giudicidi primo grado con lesame cosiddettopreventivo della compatibilit di Paccianicon le presunte caratteristiche dellassassino. Fondamentalmente la

    personalit dellimputato non pu essere una prova contro limputato stessoperch nessuno pu essere indiziato per corrispondenza al modello44, ed il sostegnodel legame fra Pacciani ed i luoghi dei delitti costituisce una delle pi palesiforzature della sentenza impugnata45.Inoltre, a parere della Corte dAppello, non esiste alcun testimone che disicuro localizzi limputato sul luogo del delitto la sera dell8 settembre 1985.Nesi viene giudicato inaffidabile, non avendo raccontato tutto ci che pitardi sostenne di sapere il che suscita dei sospetti, da parte dei giudici, che ilteste sia stato spinto a ricordarsi degli eventi: Non v che non vede laleatoriet elequivocit di siffatta deposizione. O il teste in buona fede, ed allora deve pensarsi cheabbia ricevuto pressioni o sollecitazioni per migliorare la qualit di un ricordooriginariamente incerto; o il teste in mala fede, ed allora deve pensarci che abbia del tuttoinventato la circostanza46.Codesta citazione non si limita a svalutare la disposizione del teste, anziaccusa gli inquirenti di impiegare metodi poco ortodossi.Presi in considerazione poi gli orari contrastanti, la deposizione di Nesi nonviene giudicata valida per quanto possa collocare Pacciani sul luogo del

    delitto47.La testimonianza di Ivo Longo valutata altrettanto inaffidabile per lasfiducia dei giudici nella genuinit del teste che non riconobbe limputatoprima del processo di primo grado48; unobiezione diretta anche verso altritesti che deposero sui loro avvistamenti di Pacciani nei pressi del luogo del

    44 Sentenza in grado dAppello, p.8445 ibid., p. 10646 ibid., p.11847

    ibid., p. 12548 ibid., pp.149-151

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    delitto nei giorni prima dell8 settembre e che furono riconosciuti affidabili inprimo grado: In punto di genuinit ed attendibilit del teste va osservato che ilBevilacqua per almeno cinque anni non oper alcun collegamento, tra il riferito strano

    episodio dellindividuo comparso dalla stradina sterrata ed il duplice omicidio dei francesi;il collegamento si prospett nella sua mente, soltanto quando gli fu mostrato il giornale chescriveva del delitto ed a fianco mostrava una foto del Pacciani, ovvero quando oper in lui ilconsueto e pericoloso meccanismo psicologico innescato dallo sbatti il mostro in primapagina [...]49.Tutto sommato, non sussiste prova di Pacciani come autore del delitto deidue francesi: Si pu, dunque, concludere la disamina dellepisodio dellomicidio deifrancesi, nel senso che il Pacciani non raggiunto da alcun elemento avente valenza

    indiziaria[...]50

    .Per quanto riguarda la tesi del complice, i giudici dappello si esprimonoinequivocabilmente: Dunque, la prima Corte ha costruito un sillogismo fondato supresupposti probatori insussistenti, quali i riconoscimenti del Pacciani da parte del Buiani,dello Iacovacci e del Nesi, e su una distorsione logica del valore delle dichiarazioni dellavv.Zanetti talmente grave, oltre che fantasiosa, da sfiorare il paradosso. Come gi detto, nelprocesso non si contesta allimputato il concorso con una o pi persone, rimaste ignote oidentificate, n il dispositivo di condanna afferma il concorso dellimputato con altri: occorrequindi muoversi nellambito della contestazione di reati individuali.51Cos, i giudici siesprimono chiaramente entro i limiti imposti loro dallufficio.

    LA CRITICA AL PUBBLICO MINISTERO

    Proseguendo nella critica dei primi giudici, la Corte dAppello estende la suadisapprovazione anche sul Pubblico Ministero, pur implicitamente: E giovariportare, senza mediazioni o sintesi, il pensiero testuale del P.M. dudienza nel primo

    giudizio, in sede di relazione introduttiva: Il coltello usato e la meccanica dei movimentidellautore, nel produrre le lesioni e le escissioni, dimostrano che, primo, lautore probabilmente destrimane; usa uno strumento di tipo tagliente, probabilmentemonotagliente; terzo, pi importante, lanalisi delle lesioni e delle escissioni di parte dellaregione genitale di tre delle vittime di sesso femminile dimostra che, al di l delle identichecaratteristiche tecniche di produzione delle stesse, vi sono inequivocabili analogie tra le

    49 ibid., p.13750

    ibid., p.15451 ibid., p.144

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    lesioni, portando cos ad avallare - dicono i periti - lipotesi che lazione siadi una stessapersona, e ad escludere il concorso di complici. Non solo larma, ma le lesioni e le escissionici dimostrano (prosegue il P.M.) un unico autore [...] Lautore unico: ce lo prova larma,

    ce lo prova lazione. Vedremo dei dettagli, quando sar il momento, come e perch lastessa mano...52Apparentemente criticando la tesi di complici, tenuta in pregio dai primigiudici, la Corte dAppello scredita infatti allo stesso modo il PubblicoMinistero, Paolo Canessa; supposizione sottile, questa, evidenziata dal fattoche fu lo stesso Paolo Canessa a portare avanti le indagini sui presunticomplici di Pacciani. A confermare il sarcasmo elegante i giudici dAppelloproseguono nel paragrafo successivo: Naturalmente, il netto orientamento per

    lautore unico tenuto da un rappresentante del P.M. nel giudizio di primo grado nonpreclude la possibilit per quellUfficio di cambiare radicalmente impostazione, e diindividuare, al fuori del presente processo, complicit di terzi; n preclude la possibilit difar poi entrare, nelle forme di rito, le risultanze del separato processo in quello a carico diPacciani: ma fino a che tale nuova situazione processuale non si sar verificata, appareveramente arbitrario ed ai limiti del paradosso affermare, da parte del giudici, la presenzadi correi, che nulla porta a ritenere esistenti, per sostenere surrettiziamente limpostazioneaccusatoria contro il Pacciani, tutte le volte un cui le risultanze portano in una direzionediversa, o addirittura incompatibile con essa.53Che Paolo Canessa venga nominato semplicemente un rappresentante delP.M. allarga il rimprovero alla Procura intera, ed al suo dirigente dallora,Piero Luigi Vigna, bench tal rimprovero raggiunga il suo vertice, conlavverbio surrettiziamente, riferito esso ai giudici di primo grado. Lesummenzionate citazioni costituiscono chiaramente un avanzo ad un sospetto,da parte dei giudici dappello, di un camaleontismo diffuso tra i responsabilidelle indagini.

    GLI INDIZI VALUTATI DAI GIUDICI DAPPELLO

    Secondo la Corte dAppello, il materiale da disegno trovato a casadellimputato non pu essere preso in considerazione come indizio,basandosi, per la prova di un legame fra Pacciani ed uno dei ragazzi tedeschi,sulla testimonianza della sorella di Meyer, rimasta peraltro senza convalida,con la conseguenza che nulla consente di collegare il blocco al Meyer, e quindi al

    52

    ibid., p.14553 ibid., p. 146

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    delitto, il che vale anche per il portasapone la cui sostenuta appartenenza aMeyer si deve esclusivamente alle dichiarazioni dei familiari, spintechiaramente da un desiderio di inquadrare un colpevole54.

    Per la cartuccia inesplosa trovata nellorto di Pacciani, i giudici dappelloscrivono che non possono dare sostegno alla tesi proposta dagli avvocatidifensori di frode processuale da parte dei rappresentanti della poliziagiudiziaria55[...] e non perch si riponga affidamento aprioristico sulla correttezza degliUfficiali di P.G., ma semplicemente perch la difesa stessa non ha fornito elementi obiettivi,a sostegno della sua gravissima prospettazione, n questi sono emersi dal processo56.Tuttavia, secondo i giudici dappello, il problema primario per la cartucciacome elemento di prova della colpevolezza di Pacciani, consiste nel fatto che

    la cartuccia non necessariamente da considerare appartenente allimputatoperch trovata nei pressi della sua abitazione; tale impostazione suggerisceche persone diverse dallimputato (e diverse anche dai suoi eventualicomplici) siano responsabili di averla piantata nellorto. Contrariamente aigiudici di primo grado, i giudici dappello, nel valutare la genuinit del repertocome elemento di prova, mettono in rilievo le circostanze durante le quali lacartuccia venne ritrovata, insinuando con tal vaglio una fondatezza comunquereale della tesi impostata dagli avvocati difensori.Dopo il riassunto della disposizione di Perugini e del contenuto del verbaledella perquisizione, avvenuta il 29 aprile 1992, la Corte dAppello commenta :Orbene, tanti sono i punti oscuri che si rilevano in tale ricostruzione57.Non affatto privi di meraviglia, i giudici si pongono la domanda di come sivenne a frugare proprio in quel foro del palo di cemento dove poi fu ritrovatala cartuccia, perch osserva questa Corte, sfugge al comune intendere come possa essersiprodotto quello scintillio metallico58, concludendo in seguito: Quanto espostolegittima, dunque, obiettive e consistenti perplessit in ordine alle genuinit dellelemento diprova59.

    I giudici dappello non considerano codeste perplessit superate dallesupposizioni dei giudici di primo grado su quello che la polizia giudiziariainvece avrebbe dovuto fare per piantare un indizio nellorto di Pacciani seavessero avuto intenzioni del genere. Scrivono i giudici dappello: [...] perch

    54 ibid. pp.181-18455Dichiarazione di impugnazione e motivi, pp.136-13856Sentenza in grado dappello., p.18657 ibid., p. 18758

    ibid., p.18859 ibid., p.189

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    una polizia giudiziaria la quale fosse stata, in ipotesi, disonesta ma accorta, avrebbecollocato la cartuccia proprio l dove stata ritrovata, s da farne apparire accidentale laperdita da parte del Pacciani, problematico il ritrovamento da parte dello stesso Pacciani, e

    casuale il rinvenimento da parte degli ufficiali di P.G.60 Dunque, i giudici non silimitano a svalutare lindizio, ma esprimono anche i loro sospetti di frodeentro i limiti istituzionali, fornendo ancora un avanzo al loro scetticismo.Dato poi il fatto che le microstrie non bastano ad inquadrare lidentitdellarma in cui la cartuccia stata incamerata, la Corte respinge totalmente ilreperto come indizio: In definitiva, muovendo dal fatto certo del rinvenimento dellacartuccia nellorto dellabitazione del Pacciani, vengono a mancare i passaggi successivi chedovrebbero chiudere il ragionamento indiziario: ossia la genuinit del rinvenimento, il

    passaggio intermedio del pregresso possesso della cartuccia da parte dellimputato, ed ilpassaggio conclusivo dellavvenuta introduzione della cartuccia nella pistola impiegata per gliomicidi. Daltra parte, come gi detto, il mero fatto del rinvenimento di una cartucciacalibro 22 Winchester serie H costituisce, di per s, un indizio talmente labile da rasentarelinconsistenza, considerata la larghissima diffusione di quel tipo di cartuccia per limpiegoin pistole e carabine.61

    IL DELITTO DEL 1968 ED IL PROSCIOGLIMENTO DEL 1989

    Il duplice omicidio dellagosto 1968 venne trattato anche dalla CortedAppello perch il Pubblico Ministero aveva fatto ricorso controlassoluzione di Pacciani per quellomicidio da parte della Corte di primogrado; i giudici dappello respinsero per il ricorso del P.M per mancanza diprove del coinvolgimento di Pacciani.Lipotesi dei giudici di primo grado che vedrebbe Stefano Mele arrivare alluogo del delitto dopo la consumazione del delitto da parte di Pacciani non

    convince la Corte dAppello e viene svalutata da essi come segue: Si sonoavanzate tante ipotesi relativamente ad una vicenda che presenta aspetti obiettivamenteinestricabili, ma la pi illogica quella formulata dal primo giudice del presente processo62.Ci nonostante, i giudici dappello scrivono che losservazione fatta dai primigiudici sui contrasti fra la confessione di Stefano Mele e la collocazione delle

    60 ibid., p.19061

    ibid., p.22262 ibid., p.231

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    ferite di arma da fuoco su Barbara Locci sembra individuare un obbiettivo elementodi debolezza, nella ricostruzione compiuta dai giudici del processo Mele[...] 63Quindi, nel rispetto della decisione del 1989 di chiudere le indagini

    sullambiente sardo, la Corte esprime comunque il parere che permangonotuttora ampi margini per ipotizzare, ragionevolmente, che altri diversi dal Mele fulesecutore materiale del delitto, e che lautore o gli autori vadano cercati nel torbido eperverso ambiente degli amanti della Locci[...]64Quanto suesposto significa che le tracce della famigerata calibro 22andrebbero ricercate nellambiente cosiddetto sardo costituente lunicomodo pensabile per arrivare ad unidentificazione dellautore dei dupliciomicidi. Con la conferma dellincoerenza del provvedimento del 1989, i

    giudici della Corte dAppello, in questo caso, non criticano la motivazionedella sentenza di primo grado, ma esprimono un parere sul lavoroinvestigativo svolto sotto la giurisdizione della Procura.Si ritrovano, dunque, nella motivazione dellassoluzione di Pacciani forticritiche sia della condanna di Pacciani sia delle indagini che portaronoallarresto di costui - deduzioni davanzo che vanno tenute presenti per capirmeglio quello che successe alla Corte dAppello, lultimo giorno didibattimento.

    I nuovi testi oculari

    LARRESTO DI MARIOVANNI

    Che sussistessero dubbi circa la colpevolezza di Pacciani anche per imagistrati coinvolti nel caso si cap indubbiamente dalla requisitoria delProcuratore Generale Piero Tony, P.M. dudienza durante il processodappello, che il 6 di febbraio 1996 parl come segue sul ruolo dellaccusa nelprocesso: [...]Altri ancora, pensano che il pm deve chiedere la condanna solo quando gliappare ragionevolmente provata, e certa la responsabilit del prevenuto. Perch il pm ,

    63

    ibid., p.22964 ibid., p.233

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    prima di tutto, un magistrato. Personalmente, ritengo sia questo il dovere del PubblicoMinistero di udienza [...] allo stato degli atti, la sufficienza della prova, in ordine allaresponsabilit del Pacciani, non solo non mi sembra certa, ma nemmeno probabile65.

    Tale requisitoria indic unassoluzione. Ed allimprovviso comparvero nuovitestimoni oculari.In seguito alla sentenza di primo grado, la Procura di Firenze aveva svoltoulteriori indagini volte ad individuare i presunti complici di Pacciani,arrivando a quattro nuovi testimoni: Fernando Pucci, Giancarlo Lotti,Gabriella Ghiribelli e Norberto Galli, dei quali i primi due erano conoscentidi Pacciani, abituati a spiare le coppie ed a frequentare prostitute insieme acostui, mentre gli altri due erano una prostituta con lamico protettore.

    Questi ultimi avrebbero visto i primi due sulla piazzola lungo via degliScopeti, scena del duplice omicidio dei due francesi del 1985, proprio quellasera in cui si assumeva fosse avvenuto lassassinio. Pucci e Lotti dichiararonoin seguito di esservi stati, sostenendo per di averci visto Pacciani uccidere idue francesi insieme con un altro suo conoscente, Mario Vanni66.Sulla base di queste testimonianze venne arrestato Mario Vanni, la sera del 12di febbraio 199667 - il giorno prima dellultima udienza del processo Paccianialla Corte dAssise dAppello.Lordinanza di custodia cautelare di Mario Vanni contiene un riassunto delletestimonianze che pu essere considerato un resoconto affidabile per quantoriguarda il contenuto delle dichiarazioni; ma proprio il contenuto svela che itestimoni stessi non possono che essere valutati inaffidabili.I due testimoni Fernando Pucci e Giancarlo Lotti avrebbero visto Pacciani eVanni uccidere i due francesi: Avevano gi riconosciuto nei due il Pacciani Pietro,armato di pistola e tale Vanni Mario, armato di un coltello da cucina: Questultimo avevalacerato la parte posteriore della tenda, ove si era poi introdotto, e dalla quale provenivanourla di donna. Dalla parte anteriore usc correndo il giovane, contro il quale il Pacciani

    esplose alcuni colpi di pistola, rincorrendolo.68Che avessero sentito urla di donna non corrisponde con la perizia medico-legale svolta da unequipe di esperti criminologi dallUniversit di Modena chenella loro relazione scrivono: Non sono presenti nella donna lesioni da difesa agli

    65Il procuratore: Ma io difendo la legalit. Lesito punitivo non deve interessare al PM, in La Nazione,7.2.1996, p..266Conferma di custodia cautelare di Mario Vanni, 21.2.199667

    Ordinanza di custodia cautelare di Mario Vanni, 12.2.199668Conferma di custodia cautelare di Mario Vanni, 21.2.1996

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    arti, segno e conferma che la stessa era stata precedentemente messa fuori da ogni possibilitdi reazione col colpo darma da fuoco al capo69.Lunica conclusione plausibile che i cosiddetti testimoni non fossero affatto

    tali.Un avanzo ad una consapevolezza dellinfondatezza di questi testi emergedalla stessa ordinanza di custodia cautelare di Mario Vanni, dove si ponerilievo sulla deposizione di Nesi come elemento indiziante a carico di Vanni.Giova ricordare le palesi contraddizioni circa lora in cui Nesi ebbe a vederePacciani e la presunta ora del delitto, dovute pi che altro allipotesi dellaCorte di primo grado secondo la quale Nesi avrebbe visto un Pacciani chetornava da un delitto gi compiuto. La deposizione di Nesi presenta, come si

    visto, una serie di punti oscuri, ed il bisogno di porla in rilievo perconvalidare il contenuto delle nuove testimonianze genera dunque dei dubbisulla credibilit e sulla genuinit di questi nuovi testi oculari. Questi dubbinon diminuiscono affatto quando nellordinanza si legge che Nesi avrebbevisto Pacciani poco prima del duplice omicidio degli Scopeti70 venendoinvece a istituire un avanzo ad un tentativo di far sembrare colpevoli siaPacciani sia Vanni; uno sforzo che non sarebbe necessario nel caso disicurezza assoluta della genuinit dei testimoni.Allultima udienza quando si tenne la discussione finale, con tutte le parti adichiarare le loro valutazioni e le loro richieste conclusive, il procuratoregenerale Piero Tony chiese lacquisizione dellordinanza di custodia cautelaredi Mario Vanni perch le nuove testimonianze venissero a far parte degli attidel caso Pacciani.

    LA PRESENTAZIONE DEI QUATTRO TESTI

    Per esigenza di sicurezza personale dei testi e per esigenze cautelari i quattro testivennero presentati come Alfa, Beta, Gamma e Delta, perch c stato un decretodi secretazione. Quindi il procuratore generale Piero Tony chiese lacquisizionedellordinanza di custodia cautelare, assicurando che entro la fine dellasettimana in corso sarebbe stata possibile la desecretazione dei nomi, i qualisarebbero potuti essere ammessi al processo Pacciani71.

    69Indagini peritale medico-legale e criminologica in ordine alla valutazione della dinamica materiale e psicologica del duplice omicidio ad opera diignoti verificatosi in Firenze tra il 7 e l8 settembre 1985, p.2270

    Conferma di custodia cautelare di Mario Vanni, 21.2.199671Udienza del 13/02/96, p.36

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    La richiesta si bas sullarticolo 523 del codice di procedura penale che d lapossibilit alla presidente della Corte dAppello di interrompere la discussioneper acquisizione di nuove prove in casi di assoluta necessit72.

    Facendo riferimento allarticolo 523 il Presidente della Corte dAssisedAppello disse: Nuove prove devono essere durante la discussione. Io non possointerrompere la discussione per consentire un termine per lidentificazione di questi testi o ladescretazione di questi testi 73. Da questi elementi di rendiconto, dedotti dalverbale dudienza, risulta che il presidente respinse la richiesta del procuratoregenerale esclusivamente perch i testi non erano stati presentati con i loropropri nomi.

    IL RIGETTO

    Ma tale deduzione di resoconto non consente un approfondimento dei motivi diquesta decisione, esposti invece pi ampiamente nella motivazione dellasentenza, che quindi risulta fruttuoso leggere come avanzo alla percezionedellaccaduto da parte dei giudici, perch scritta dopo lemissione dellasentenza.I giudici non si limitano a dire che il caso sarebbe stato diverso se fosserostati indicati i veri nomi dei quattro testi. Accennando al Pubblico Ministero,la Corte dAppello mira alla decisione di lasciar ancora operante lobbligo delsegreto sugli atti dellarresto di Vanni; allarresto, costui ebbe conoscenza delcontenuto degli atti il che, in teoria, toglierebbe la premessa della secretazionein maniera tale che si sarebbe potuto ammettere i quattro nuovi testi nel casoPacciani74.Rivolgendosi direttamente al Pubblico Ministero, i giudici commentano: SequellUfficio ha lasciato, invece, che continuasse ad operare formalmente il segreto

    nominativi dei testi, s da rendere impossibile laccoglimento della richiesta del P.G. daparte di questa Corte, evidentemente esso ha operato in un suo ambito discrezionale che sisottrae a valutazioni negative o positive in questa sede, e non compete a questa Corte lostabilire se si sia voluto evitare lesame dei testi nella pienezza di un contraddittorio indibattimento75.

    72Codice di Procedura Penale, 52373Udienza del 13/02/96, p.3674

    Sentenza ingrado dappello, p.7875 ibid., p.79

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    Cos esprimendosi, i giudici forniscono un avanzo al fattoche la loro ripulsadella richiesta di interrompere la discussione finale non si bas unicamente sudi una valutazione tecnico-giuridica; svelano indubbiamente il parere che, da

    parte della Procura, si scegliesse coscientemente di presentare i nuovitestimoni senza indicare i nomi, sapendo che la richiesta no