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1 The Rondini’s Time Anno nuovo, vita nuova. Quante volte abbiamo sen- tito pronunciare questa fra- se? Quest’anno anche per l’Italia, per il nostro paese, si è aperto il 2012, e come già anticipato una vita più dura apre le porte agli Ita- liani. Nuove misure, tagli, riforme, ci aspettano per cercare di riportare a galla il nostro paese, che già da qualche tempo è affondato trascinato dal grande e pe- sante macigno del debito pubblico. Saremo in grado di affrontarle? Non possiamo avere ancora voce in ca- pitolo, ma in ogni caso queste misure ce le stanno iniettando dentro con o senza la nostra volontà. E in tutto questo i politici, deputati, parlamentari, senatori, dove sono? Si nascondono all’appello. Tutti siamo chiamati a fare sacrifici in questo duro periodo di crisi, e anche loro devono fare la loro parte. Continua a pag. 2 Crisi, crisi e ancora crisi! 3 Marzo 2012 €0,00 anno I mese I giorno I R’s Time Stanno lì, guardano attenti. Dentro una casa di riposo c’è odore di vecchio. Den- tro una casa di riposo sem- bra che tutto ormai sia passato, la vita con i suoi anni felici. Alcuni sono rannicchiati su se sé stessi, quasi vogliano isolarsi, quasi vogliano sentire, percepire di nuovo sulla loro pelle il profumo, l’aria degli anni passati. Altri recitano il rosario, prega- no, forse in vista di ciò che li aspetta. Altri non posso- no, non parlano più ormai da tanto tempo. Lo sguardo fisso al pavimento. Sembra perdersi in qualcosa che tu non puoi capire. Ricordi, emozioni, sentimenti, rac- chiusi in esseri lasciati, alcuni abbandonati dentro una casa di riposo. Altri finiti lì per la solitudine. Essere lì opprime. Pensi che mai vorrai finire come loro. Ma poi, quando inizi a parlargli, quando inizi ad intrattenerli cantando qual- che canzone, quando vedi quella signora rannicchiata su sé stessa, che non può più parlare, battere le sue fragili manine, tu in quel momento scopri un mondo nuovo, un mondo che mai ti saresti immaginato. Il mondo degli anziani. Par- lano, scherzano, ballano, fanno con te persino il trenino sul ritmo di una canzone giamaicana. Ma soprattutto raccontano, e fanno rivivere in te ciò che hanno vissuto. Ti fanno rivivere tutto con i loro occhi che brillano, che corrono nei ricordi come cavalli. E allora li senti vicini, li senti uguali a te. Vivi! Non sono un peso. Non sono i numeri di una pensione. Sono il sapere, sono la tradizione, sono la gioia. Ma soprattutto sono il futuro, il futuro di ognuno di noi. Anche noi prima o poi saremo anziani, saremo vecchi. Si, vecchi! Perché vecchio non significa essere un qualcosa da buttare, da cancellare. Significa essere custodi del passato. Custodi di un mondo che non può essere dimenticato. Gli anziani non servono per.. Non sono utili per.. Loro sono. Sono le radici del nostro presente. Perché l’albero del presente non è nato di punto in bianco. Prima ha messo radici, e quelle radici sono proprio gli anziani. Cancellarli significherebbe cancellare non solo il passato, ma anche il presente. Un albero senza radici cade. Ma gli anziani sono anche detentori della speranza, di una speranza viva, non color verde, ma color rosso fuoco. Difficile a credersi, vero? Ma sono proprio loro a nutrire la speranza, la speranza per noi, nuova generazione. Noi giovani color rosso fuoco. Sperano che ce la faremo, che ce la faremo a vivere una vita piena, continuando a vivere anche per loro. Continuando a vivere con ciò che ci hanno insegnato, con ciò che ci hanno trasmesso. Gli anziani sono parte della nostra vita, per questo rite- nerli un peso come in molti fanno sarebbe ritenere un peso anche noi stessi. La vita è un passaggio, è velo- ce come un soffio di vento e anche noi prima o poi metteremo radici, e a quel punto non vorremo essere calpestati. Come oggi non lo vogliono gli anziani. Sono da proteggere non da calpestare. E gli anziani a cosa servono?

The Rondini's Time

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Il quotidiano della Sq. Rondini, reparto Vega, Alcamo 1!

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Page 1: The Rondini's Time

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The Rondini’s Time

Anno nuovo, vita nuova.

Quante volte abbiamo sen-

tito pronunciare questa fra-

se? Quest’anno anche per

l’Italia, per il nostro paese,

si è aperto il 2012, e come

già anticipato una vita più

dura apre le porte agli Ita-

liani. Nuove misure, tagli,

riforme, ci aspettano per

cercare di riportare a galla

il nostro paese, che già da

qualche tempo è affondato

trascinato dal grande e pe-

sante macigno del debito

pubblico. Saremo in grado di affrontarle? Non possiamo avere ancora voce in ca-

pitolo, ma in ogni caso queste misure ce le stanno iniettando dentro con o senza la

nostra volontà. E in tutto questo i politici, deputati, parlamentari, senatori, dove

sono? Si nascondono all’appello. Tutti siamo chiamati a fare sacrifici in questo

duro periodo di crisi, e anche loro devono fare la loro parte. Continua a pag. 2

Crisi, crisi e ancora crisi!

3 Marzo 2012 €0,00 anno I mese I giorno I R’s Time

Stanno lì, guardano attenti.

Dentro una casa di riposo

c’è odore di vecchio. Den-

tro una casa di riposo sem-

bra che tutto ormai sia

passato, la vita con i suoi

anni felici. Alcuni sono

rannicchiati su se sé stessi,

quasi vogliano isolarsi,

quasi vogliano sentire,

percepire di nuovo sulla

loro pelle il profumo, l’aria

degli anni passati. Altri

recitano il rosario, prega-

no, forse in vista di ciò che

li aspetta. Altri non posso-

no, non parlano più ormai

da tanto tempo. Lo sguardo

fisso al pavimento. Sembra

perdersi in qualcosa che tu

non puoi capire. Ricordi,

emozioni, sentimenti, rac-

chiusi in esseri lasciati,

alcuni abbandonati dentro

una casa di riposo. Altri

finiti lì per la solitudine.

Essere lì opprime. Pensi

che mai vorrai finire come

loro. Ma poi, quando inizi

a parlargli, quando inizi ad

intrattenerli cantando qual-

che canzone, quando vedi

quella signora rannicchiata

su sé stessa, che non può

più parlare, battere le sue

fragili manine, tu in quel

momento scopri un mondo

nuovo, un mondo che mai

ti saresti immaginato. Il

mondo degli anziani. Par-

lano, scherzano, ballano,

fanno con te persino il

trenino sul ritmo di una

canzone giamaicana. Ma

soprattutto raccontano, e

fanno rivivere in te ciò che

hanno vissuto. Ti fanno

rivivere tutto con i loro

occhi che brillano, che

corrono nei ricordi come

cavalli.

E allora li senti vicini, li senti uguali a te. Vivi! Non sono un peso. Non sono i numeri di una pensione.

Sono il sapere, sono la tradizione, sono la gioia. Ma soprattutto sono il futuro, il futuro di ognuno di noi.

Anche noi prima o poi saremo anziani, saremo vecchi. Si, vecchi! Perché vecchio non significa essere un

qualcosa da buttare, da cancellare. Significa essere custodi del passato. Custodi di un mondo che non può

essere dimenticato. Gli anziani non servono per.. Non sono utili per.. Loro sono. Sono le radici del nostro

presente. Perché l’albero del presente non è nato di punto in bianco. Prima ha messo radici, e quelle radici

sono proprio gli anziani. Cancellarli significherebbe cancellare non solo il passato, ma anche il presente.

Un albero senza radici cade. Ma gli anziani sono anche detentori della speranza, di una speranza viva, non

color verde, ma color rosso fuoco. Difficile a credersi, vero? Ma sono proprio loro a nutrire la speranza, la

speranza per noi, nuova generazione. Noi giovani color rosso fuoco. Sperano che ce la faremo, che ce la

faremo a vivere una vita piena, continuando a vivere anche per loro. Continuando a vivere con ciò che ci

hanno insegnato, con ciò che ci hanno trasmesso. Gli anziani sono parte della nostra vita, per questo rite-

nerli un peso come in molti fanno sarebbe ritenere un peso anche noi stessi. La vita è un passaggio, è velo-

ce come un soffio di vento e anche noi prima o poi metteremo radici, e a quel punto non vorremo essere

calpestati. Come oggi non lo vogliono gli anziani. Sono da proteggere non da calpestare.

E gli anziani a cosa servono?

Page 2: The Rondini's Time

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Crisi ad Alcamo: come reagiamo?

30, 50 e 70. No, non stiamo dando i numeri, sono semplicemente

gli sconti che già da qualche tempo a questa parte si vedono sulle

vetrine ad Alcamo, anche ben prima del consueto periodo di sconti.

Oltre agli sconti queste però sono anche le percentuali dei ribassi

delle vendite dei nostri commercianti alcamesi dall’anno scorso a

oggi. Prima si era sempre cercato di “camuffare” questa crisi, di-

cendo che l’avevamo superata o che, addirittura, non c’era mai stata

nessuna crisi. Ma anche solo guardandoci attorno, nella nostra pic-

cola città, potevamo ben accorgerci che le cose non andavano esat-

tamente come le dicevano. E oggi, nel 2012, ne paghiamo le conse-

guenze, infatti più del 50% dei commercianti alcamesi ha subito

notevoli ribassi nelle vendite (vedi

grafico qua accanto), la gente è del

tutto sottomessa al carovita e non

riesce a mantenere il tenore di vita

precedente e, forse per questo, non

riesce a rinunciare al comfort e al

relax, a cui invece dovrebbe rinun-

ciare, ma cerca di rinunciare a beni

di prima necessità. Ormai ci siamo

dentro a questa crisi, come in un

limbo, non possiamo più uscirne, o

almeno non per ora. Dobbiamo fare

dei grandi sacrifici anche solo per

tentare di uscire da questa grande

crisi nascosta per tanto tempo, forse è proprio perché è stata nasco-

sta per così tanto tempo che ci troviamo in questa situazione: coper-

ti di tasse, debiti e senza saper rinunciare alle più piccole e futili

necessità. Forse si poteva fare qualcosa prima, forse si doveva fare

qualcosa prima, forse dovevamo evitare che ci derubassero senza

che noi neanche ce ne accorgessimo. Forse, forse e ancora forse!

Ma ormai è troppo tardi e possiamo, dobbiamo lottare affinchè, an-

che nella nostra piccola città, non si ripeta sempre lo stesso copione

che ormai è stato recitato tante, troppe volte negli ultimi anni, pro-

babilmente, questo copione è ora un film di successo, un cult, ma

bisogna che le cose cambino! In Italia, in Sicilia, ad Alcamo, a casa

nostra!!

Già da diverso tempo si parla dei tagli agli

stipendi dei parlamentari Italiani, i più alti

d’Europa. Proprio per verificare questa non

trascurabile informazione, Giannini insieme

all’Istat per ben quattro mesi ha lavorato al

fine di scoprire la verità, e così il 31 dicem-

bre 2011 si è visto che il profitto netto dei

nostri parlamentari è maggiore di quello

degli altri colleghi Europei. E allora? Ta-

gli,tagli e ancora tagli. È giusto muoversi

verso questa direzione. Infatti non solo ven-

gono pagati con stipendi che un normale

cittadino sognerebbe, ma per di più hanno

schiere di addetti al loro benessere e ai loro

comodi che vengono pagati con stipendi

altrettanto allucinanti. Auto blu, barbieri,

viaggi a costo zero, tutto questo forse sta

per finire, ed è giusto così! I Parlamentari

sono lavoratori come tutti gli altri cittadini

Italiani, con la differenza che la politica

viene retribuita con stipendi e vitalizi molto

più alti. E allora la domanda sorge sponta-

nea, essere un parlamentare è più complesso

che essere un medico, un avvocato,

un’insegnante e così via? Beh, no! Sappia-

mo infatti che l’assenteismo al Parlamento

raggiunge percentuali elevatissime,basti

pensare che l’ex premier Silvio Berlusconi

ha raggiunto il 98,5% di assenze, ma questo

è solo un banale esempio! Non è corretto

pagare così tanto uomini che in realtà il loro

lavoro non lo svolgono affatto. Bisogna poi

ricordare il numero di deputati in parlamen-

to, pari a ben 650,con l’aggiunta dei senato-

ri che ammontano a 350 e dei senatori a vita

e di diritto. Tanti uomini che forse non sono

poi così necessari per l’Italia: perché allora

non diminuire il loro numero? Restringere

gli stipendi è un primo passo, ma restringe-

re direttamente i parlamentari sarebbe un

balzo. Bisogna partire da poco per aiutare

tanto l’Italia, ma bisogna realmente partire.

Il governo Monti si sta impegnando e forse

a breve i risultati si vedranno, almeno si

spera, anche nei tagli dei vitalizi. “Togliere

il vitalizio è istigazione al suicidio!” Ha

affermato Alessandra Mussolini che non

pensa alle migliaia di famiglie che questa

crisi la vivono e vivranno sul serio, a diffe-

renza sua, e senza pensare al suicidio.

Page 3: The Rondini's Time

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Deserto. O quasi. Le oasi sono chiuse. Le pompe di benzina, le oasi delle nostre macchine sono in

blocco. Gli scaffali dei supermercati semi vuoti. È la scena di un film? No, semplicemente la realtà

di un piccolo paese siciliano. Un piccolo paese che come il resto della Sicilia qualche giorno fa è

stato mandato in Stand- by. Siete rimasti anche voi bloccati, con la macchina in garage, senza una goccia di benzina? Avete visto

anche voi i camionisti accampati con i loro bestioni ai margini delle strade? Beh, quasi sicuramente se siete siciliani, ma altrettanto

sicuramente se abitate in qualche altro paese d’Italia. La “rivolta dei Forconi”, bomba con miccia in Sicilia, è poi scoppiata anche

nel resto d’Italia. Ha inginocchiato l’Italia. Un’Italia che a stento si regge in piedi. Centinaia di camionisti hanno protestato creando

file interminabili di Tir. Tir che sembravano bestioni pronti ad attaccare. Attaccare le macchine che volevano passare. Ben venga la

protesta quando è sana. Ben venga la protesta quando non sfocia in violenza. Se da un lato i camionisti hanno dato veramente una

scossa ad un paese che ormai non rispondeva più alle loro chiamate, dall’altro, hanno creato una protesta forzata per coloro che

volevano continuare a svolgere il loro lavoro. Tante infatti, le minacce a camionisti che volevano passare il blocco. Gomme taglia-

te, Tir afflosciati su un fianco, mezzi per la raccolta rifiuti ormai inutilizzabili. Tronchesi alle mani, così si presentano i violenti

della rivolta. I violenti repressi soltanto dalla polizia in tenuta antisommossa. È sacrosanto il diritto di protestare, ma la violenza e

l’illegalità sono inaccettabili. Non risolvono niente sul piano della protesta, creano soltanto confusione, scompiglio, disagi. Lo scio-

pero “selvaggio”, è stato in grado di smuovere il nostro governo, è stato in grado di dar vita a trattative reali, e non campate in aria.

Ma come dice lo stesso significato dell’aggettivo “selvaggio” è, ed è stato espressione di una società ancora primitiva oltre che

fuori dagli schemi, dalle regole. La violenza è primitiva. La violenza ai tempi del Paleolitico era accettabile, ma ora siamo in grado

di pensare, di ragionare. E dobbiamo ingegnarci per trovare altri metodi, altre strategie per farci sentire. A uno stato che fa orecchie

da mercante bisogna gridare con mezzi efficaci, sani, senza violenza. E soprattutto con mezzi che non dividano gli stessi protestanti

in due fazioni avverse. Bisogna dar vita a trattative intelligenti. È l’unico modo. Con la violenza ci si fa solo sentire, è con

Liberalizzazioni. Il governo Monti si è aperto con questa parola: liberalizzazioni. Finalmente dopo anni di finte e inutili

riforme si sta cercando, quantomeno di fare qualcosa di giusto. Ma davvero Monti sarà il novello Robin Hood che ruba

ai ricchi per dare ai poveri? Se continuerà così ci verranno seri dubbi che rubi ai poveri per dare ai ricchi, certe liberaliz-

zazioni sono certamente necessarie, come, ad esempio quelle di farmacisti e notai o di chi, di certo, non ha problemi ad

arrivare a fine mese. E allora perché in parlamento è arrivata la proposta di liberalizzare i tassisti? Una categoria, che

specie nelle piccole città, non sa se arriverà davvero a fine mese. La liberalizzazione dei tassisti consiste nel dare licenze

a più persone, ovviamente sostenendo un esame, ma i furbetti, che pur di guadagnare danno le patenti, patentini e licen-

ze, ci saranno sempre e di sicuro non si faranno sfuggire questa occasione d’oro. Immaginate: un turista straniero che è

venuto a farsi le vacanze a Roma decide di prendere un taxi, sale dice dove vuole andare e il tassista inizia a guidare, a

un certo punto però si accorge di aver sbagliato strada, allora cerca di rimediare, gira, rigira, che rigira e si perde com-

pletamente. Una situazione comica, vero? Beh, ditelo al turista straniero che è rimasto a piedi in una zona sconosciuta di

città sconosciuta di un paese di cui non sa neanche una parola di quella lingua. Benvenuti in Italia!

Liberalizzare, che felicità!

Il blocco TIR non blocca

la violenza.

Page 4: The Rondini's Time

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Tanti, molti, troppi in Italia. Eh già, ce ne sono tanti di furbetti nel no-

stro paese. Giocano a rubare le caramelle a un bambino. Ma quelle ca-

ramelle sono tanti e tanti soldi, e quel bambino è lo Stato, che quando si

arrabbia fa sentire la sua voce. Rubare denaro allo Stato, al nostro paese

che in questo momento ne ha tanto bisogno è un reato. Un reato da con-

dannare. Parliamo spesso di signori e signori che evadono le tasse, li

immaginiamo astuti, furbi. Ma un vecchietto così riusciamo a immagi-

narlo? Bé, è quanto successo ad Arona, nel Novarese. Alessandro

dell’acqua, 79enne dichiarato cieco invalido dal

1994, si comporta da giovanotto passeggiando per

strada, guidando una minicar, e di cieco non ha pro-

prio un bel niente. Per diciotto anni ha ingannato lo

Stato, l’Inps, ricevendo un’indennità di 160.000 eu-

ro. Fa un po’ rabbia, vero? C’è chi guadagna un mi-

sero stipendio con tanta e tanta fatica, e c’è chi pren-

de 750 euro al mese semplicemente prendendo in

giro un paese. Comodo fare così, vero? Comodo peri

furbetti, scomodo per i “poveretti”! Il nostro paese

non naviga di certo in acque tranquille in questo pe-

riodo, e gli squali- banche pronti in ogni momento a

mordere declassandoci non sono certo da affrontare

con questo metodo. Per la furbizia di qualcuno,

l’intera Italia appare come un popolo di furbacchio-

ni, e come possono gli altri paesi darci fiducia? Co-

me possono pensare che riusciremo davvero a rispet-

tare gli accordi? Difficile rispondere, specie se la situazione continuerà

ad andare avanti su quest’onda. È fondamentale condannare ogni forma

di furto nei confronti dello Stato,ogni forma di inganno, per tutelare

l’immagine del nostro paese, e naturalmente per non rendere vani i sa-

crifici di molti. È necessario svolgere in modo accurato i controlli, per-

ché anche dietro la maschera più reale e sincera si può nascondere la

furbizia, l’inganno. Alessandro dell’acqua sembrava sincero quando lì,

con i suoi occhialoni neri, sedeva accompagnato da qualche complice

negli uffici dell’Inps. Ma la colpa qui è anche e soprattutto dei medici,

non tutti naturalmente, ma di coloro che pronti a mettere una firmetta,

anziché guarire il nostro paese lo fanno ammalare. È dovere dei medici

essere sinceri in ciò che fanno, dovrebbero essere la barriera naturale a

tipi di inganno di questo genere, piuttosto che il facile lascia passare.

Sono complici di questi reati, e per questo anche loro devono pagare. In

Italia furbetti non ne vogliamo. È facile indossare una maschera, forse è

difficile toglierla, ma bisogna provarci.

L’Italia dei furbetti…

anche durante la crisi!

Page 5: The Rondini's Time

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In questo periodo di cambiamento il governo Monti tra liberalizzazioni, riforme e cose varie ci stiamo

veramente confondendo e, come se n non bastasse, è spuntata questa nuova questione dell’articolo 18.

l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori tutela i lavoratori quando essi vengono licenziati senza un ap-

parente motivo; questo vale solo nelle piccole– medie imprese con più di 15 unità. Al momento il mi-

nistro del Welfare, Elsa Fornero, dichiara che non ha nulla in mente, vuole solo discuterne, ma il se-

gretario della CGIL, Susanna Camusso, a cui si è poi aggregato un altro segretario, quello del PD, Pier

Luigi Bersani, non la pensa allo stesso modo , entrambi i segretari, infatti, credono che toccare ora, in

un periodo di crisi come questo, l’articolo 18 è roba da matti, ma è ancora più da matti applicare

l’articolo 18 nelle piccole aziende, dove, si sa, la precarietà è maggiore.

E finalmente la Camusso grida vittoria!! La Fornero, infatti a Porta a Porta qualche giorno fa ha di-

chiarato apertamente che vuole lasciar perdere l’articolo 18, dicendo che è si, una cosa importante,

ma, per ora, ci sono questioni che hanno una maggiore priorità per quanto riguarda il mondo del

lavoro, e sono problemi molto più importanti che devono essere risolti al più presto, all’articolo 18

ci penseremo a tempo debito. Però è possibile che ci siano degli scioperi, e così come dice la Ca-

musso, tutto dipenderà dal governo tecnico e dal premier Monti che devono stare attenti e volare

basso per evitare uno sciopero di massa, per giorni interi, o addirittura mesi interi.

Ormai, nella situazione in cui siamo ora, non possono più esistere tabù. Ma allora perché si è cer-

cato così di sopprimere l’articolo 18 dicendo che ora non era importante, che ci sarebbe stato tem-

po anche per lui?

Questo è un periodo difficile, sia per i giovani che per i vecchi lavoratori, nel mondo del lavoro si

entra da una porticina e si esce da un portone. Ma bisogna lottare per i propri diritti, perché se non

lottiamo faremo la figura degli stupidi, anche di più dei nostri parlamentari,e finiremo per fare solo

quello che vogliono da noi.

Articolo 18, va bene così?

Page 6: The Rondini's Time

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Per quest’anno non cambiare, stessa spiaggia stesso

mare! Quante volte avete ascoltato alla radio questa

canzone? E quante volte ascoltandola avete pensato

alla nostra cara spiaggia di Alcamo Marina? Beh,

sicuramente tante e tante volte. Generazioni e genera-

zioni di Alcamesi sono cresciuti vivendo l’estate ad

Alcamo Marina, passando le giornate in spiaggia. In

una spiaggia rimasta per anni sempre la stessa. Come

fosse stata impressa la sua immagine in un fotogram-

ma. Ma qualche tempo fa, come per magia, è com-

parsa una “pedana” dal costo di certo non trascurabi-

le di 530.000,00 euro a qualche metro dal nostro caro

mare. Una pedana con uno scopo nobile, consentire

ai disabili di accedere facilmente alla spiaggia, ma

con un costo da nobili! Inaugurata il 15 agosto dello

scorso anno dal presidente della provincia di Trapani

Mimmo Turano, e da alcuni amministratori Alcame-

si, la pedana ha destato subito grande entusiasmo,

tantoché, come molti di voi avranno ben notato era

utilizzata da molti. Molti che della presenza di un

handicap non davano proprio prova. Ma in ogni caso

ciclisti, corridori, cani a spasso e bambini gioiosi

hanno apprezzato l’investimento. Un investimento

che poteva però di gran lunga essere evitato o quan-

tomeno, è il minimo, tutelato. In un periodo di crisi, in un periodo in cui il nostro caro

paese Alcamo, come tutti gli altri del resto, soffre una crisi che ha messo in ginocchio

l’Italia, è un paradosso che il comune voglia investire così tanto denaro in un qualco-

sa di superfluo quando ci sarebbero molti altri investimenti più intelligenti da pro-

muovere. Un paradosso ancor più grande è invece il fatto che il Comune voglia inve-

stire denaro in opere di pubblica utilità senza curarne il mantenimento e senza pensare

a un minimo di tutela. Quando stendete i panni fuori dalla finestra, nel balcone e dopo

un po’ vi rendete conto che diluvia e che c’è un vento siberiano li lasciate lì? Lasciate

che il vento e la pioggia li portino via? Sicuramente no, correte fuori e li portate subi-

to al riparo dentro casa. Non si può dire che lo stesso abbia fatto il Comune con la

nostra “cara” pedana. Se fino a inizio Dicembre la si vedeva ancora lì, salda sulla

spiaggia, adesso non ve ne è completamente traccia. Solo due o tre tavole di legno

restano a marcire sotto la pioggia. Due o tre tavole sfuggite al mare che invece ha le-

gato a sé tutte le altre, le ha trascinate via per portarle chissà dove. Adesso la pedana è

distrutta, è andata via, e con essa anche i 530.000,00 euro buttati via dal nostro paese.

Dalla Provincia regionale è stato promosso un immediato intervento per ripristinarla.

Farà la stessa fine della precedente? Morto un Papa se ne fa un altro, si dice. Speria-

mo quanto meno in maggiore accuratezza da parte della provincia in ciò che fa. I sol-

di non si trovano per strada, si dice.

Via col mare, scompare la pedana

di Alcamo Marina

Page 7: The Rondini's Time

7

Intervistiamo ora un referente del movimento giovanile

alcamese, Davide Lucchese, che ci spiegherà cos’è e

perché è nato.

Cos’è il Movimento

Giovanile Alcame-

se? Quando è nato?

Il movimento giova-

nile alcamese è un

movimento formato

dalla maggior parte

dei ragazzi di Alca-

mo, e funge da pon-

te tra noi ragazzi e i

politici alcamesi,

esso infatti è nato

durante l’incontro

tra il vicesindaco

Massimo Fundarò i

primi di novembre.

Quali sono i vostri

obbiettivi?

Il nostro obbiettivo

principale è sicura-

mente quello di con-

cretizzare ciò che

per ora sono solo

idee, come ad esem-

pio delle assemblee

tra ragazzi, vera-

mente interessati ai

fatti, analizzando i

problemi portandoli poi successivamente

all’amministrazione comunale.

Cosa pensi si possa migliorare di Alcamo?

Sicuramente Alcamo Marina, che si sa è un bellissimo

posto, ma spesso carente dei principali servizi necessari

a una località marittima. Tra l’altro gli investimenti che

ci sono stati, sono SEMPRE stati fatti male e no per

risolvere i reali problemi. Ad esempio la pedana, costa-

ta più di €50.000, a gennaio è stato distrutta dal mare.

Quei soldi si sarebbero potuti utilizzare meglio, facen-

do diventare Alcamo Marina un centro di grande inte-

resse.

Che ne pensi della “Cittadella dei Giovani”?

Secondo me la cittadella dei giovani è un progetto asso-

lutamente superfluo. È, senza dubbio, una bella iniziati-

va, anche se già fuori dai tempi stabiliti dal progetto,

ècomunque un investimento molto importante, 5 milio-

ni di euro, che potrebbero essere utili a ben altro. I gio-

vani alcamesi non hanno bisogno di questo, si dovrebbe

cercare di risolvere problemi concreti prima di pensare

a questo.

Ringraziamo Davide Lucchese per l’intervista conces-

saci.

11 novembre 2011, anche Alcamo

scende in piazza ad indignarsi. Alcamo,

ma soprattutto i suoi studenti, indignati

per come stavano andando le cose, per

come, per quanto ci impegnassimo e ci

credessimo, le cose non cambiavano.

Allora si scende in piazza e si grida che

anche noi studenti, noi ragazzi non ce

la facciamo più, che anche loro sono

indignati! E allora si va in comune, lì in

piazza, e si chiede di incontrare il vice-

sindaco Massimo Fundarò e lì proprio

in quel giorno di indignazione e prote-

sta, si prende una decisione che, si spe-

ra, cambierà le nostre vite e così nasce

il movimento giovanile alcamese. Subi-

to si crea il gruppo su face book, e lì

centinaia di ragazzi chiedono di entrare

a farne parte, molti senza capire cos’è

veramente il movimento giovanile al-

camese. E così questo ”movimento”

cresce e inizia a fissarsi degli obbiettivi

e inizia a parlare con i rappresentanti

della politica alcamese, vuole dispera-

tamente cambiare le cose, e in un pri-

mo momento sembra riuscirci, ma poi

va a sbattere, era diventato come un

fiammifero, si era acceso con tanta fo-

ga e voglia di fare, ma poi si è spento

quasi subito e il gruppo di face book è

diventato solo un gruppo dove eventi e

le proprie pagine. Ma se vogliamo ve-

ramente che le cose cambino dobbiamo

essere noi i primi a cambiare e a farle

cambiare!

Movimento Giovanile Alcamese: come

nasce e continua a crescere un sogno...

Page 8: The Rondini's Time

8

Quante volte abbiamo sognato un posto dove provare indisturbati con la propria band senza limiti di rumore,

dove dipingere e colorare tutto senza pericolo di essere sgridati da genitori per aver combinato un inferno, o

semplicemente di un posto dove stare con gli amici senza preoccuparsi del freddo e del limite di orario? Il

vostro sogno potrebbe essere avverato, e a pochi passi da casa vostra! Infatti proprio qui ad Alcamo si vuole

realizzare un nuovo progetto chiamato “cittadella dei giovani”, ma non fatevi ingannare dal nome, infatti si

tratta solamente di quattro bellissime, modernissime e ,si spera, ecologicissime mura o poco più. Una dolce e

accogliente casa dove ragazzi, da tutte le parti della città, possono tranquillamente sfogare i loro impulsi sen-

za preoccupazioni, dove possono rifugiarsi nei momenti di tristezza e solitudine tipici dell’adolescenza. Que-

sto è, senza dubbio, un bellissimo progetto che davvero potrebbe aiutarci tantissimo in questa età difficile,

ma, dobbiamo chiederci, ne abbiamo realmente bisogno? Sono stati stanziati per il progetto 5 milioni di euro,

forse una cifra troppo grande per un progetto del genere. La cittadella è si, una cosa importante e bellissima,

e quindi deve essere realizzata, ma si potrebbe realizzare anche con qualcosina in meno, cercando così di ri-

solvere altri problemi, anche più grandi di un punto fisso di ritrovo per i giovani, spesso accantonati e messi

da parte proprio per la mancanza di fondi.

Cittadella dei Giovani,

ci serve veramente?

Page 9: The Rondini's Time

9

La Chiesa Santa Maria della Stella,conosciuta anche

dagli alcamesi come “lu ritiru” tutt’oggi la possiamo

trovare in via Ugo Foscolo. Essa è stata testimone

muta e solenne dell’alto medioevo alcamese.Fu affi-

data ai padri domenicani nei primi anni del XV seco-

lo,ma con lo spostamento graduale dell’abitato verso

l’odierno centro storico e con la costruzione sul finire

del Trecento della nuova Chiesa Madre, integralmente

ricostruita nel 1699, fece perdere via via importanza

alla splendida Santa Maria della Stella.

Nel 1587, infatti, il visitatore apostolico padre Mat-

toncini vi trova otto monaci e già la chiesa ha bisogno

di urgenti riparazioni. Nel 1660 la Chiesa ed il relati-

vo convento vengono abbandonati dai padri domeni-

cani che si trasferiscono nella parte alta della città

dove oggi si trova la Chiesa del Rosario e qui vi tra-

sportano il meraviglioso affresco della Madonna

tutt’ora esistente sul lato Nord della Chiesa, una Ma-

donna dolcissima e materna che esprime da sola tutto

l’amore che tradizionalmente l’ordine dei Domenicani

ha per la Madre di Cristo e della Chiesa.

A questo punto la vecchia Chiesa Madre rimane da

sola. Gli alcamesi se ne sono andati, i padri domenica-

ni pure,ma fortunatamente, nel 1706 il Comune con-

cede Chiesa e convento alla Congregazione del San-

tissimo Sacramento per destinare il tutto a casa del

Ritiro per gli esercizi spirituali tenuti dai Gesuiti. Si

deve, pertanto, ai Gesuiti se il meraviglioso portale

chiaramontano in calcarenite travertinoide è arrivato

sino noi.

Molti non sanno che il complesso monumentale ospi-

tò durante la prima guerra mondiale numerose fami-

glie trentine sfollate dalle zone di combattimento sul

fronte. Ma forse per grazia del fato gentile o per ma-

gari volontà divina la Chiesa di Santa Maria della

Stella è arrivata fino a noi, malgrado notevoli sventra-

menti.

Certamente è arrivata al 2010 malconcia e malmessa,

ma ci sono arrivate le cose più belle, ovvero l’affresco

trecentesco, il portale di immensa bellezza che è posto

al Rosario e il quadro su legno della Madonna del

Miele, posta attualmente in San Paolo.

Oggi questa chiesa è mistica,piena di solitudine e

d’abbandono,senza confini e alla deriva nel silenzio

eterno.poiché un tempo abbandonata e dimenticata

come se nulla fosse.

Sta a noi alcamesi continuare, se ne siamo degni e

capaci, l’opera di salvaguardia che ne fecero Domeni-

cani e Gesuiti. Quindi Santa Maria della Stella, madre

di tutte le chiese alcamesi,può risalire dagli abissi del

Tempo e risplendere ancora di luce, arte, cultura e

fede.

Alcamo città di chiese,

ma sappiamo quali sono?

La chiesa di San Tommaso (prima metà secolo. XV)

è un piccolo gioiello gotico-chiaramontano con lo stu-

pendo portale.

Portale di San Tommaso

E’ un piccolo gioiello gotico-catalano, per l’incisivo

valore architettonico dello splendido portale strom-

brato , sintesi perfetta del modulo svevo ad archi acuti

e del gusto chiaramontano sottolineato da intagli, tra-

fori e minuti ornamenti; al di sopra si apre una gusto-

sa finestrella monofora, inserita, assieme al portale, in

un breve avancorpo delimitato da esili e lunghe co-

lonnine. L’interno a navata unica è suddiviso in due

campate da un arco trasversale, sostenuto da due co-

lonne addossate alle pareti. Incerta la data di costru-

zione, avvenuta presumibilmente nella prima metà del

secolo XV.

Page 10: The Rondini's Time

10

Il Baglio della Marchesa con i suoi

muri merlati con torre e cappella lo

fanno sembrare un piccolo castello e

la sua posizione solitaria rafforza que-

sta impressione di imponenza e ric-

chezza.Ma adesso parliamo di essa:

la villa della marchesa in stile neogoti-

co è stata realizzata dalla famiglia De

Stefani verso la metà dell’800,a fianco

di un baglio del ‘700.

Sopra un bel giardino si affaccia una

torre merlata che al primo piano pre-

senta uno splendido loggiato con quat-

tro colonne corinzie in marmo bianco

che sostengono tre archi a guglia.al

piano superiore ci sono due eleganti

finestre a bifora.sullo stesso lato al

piano nobile,sei aperture con archi a-

cuti ritmano la facciata principale sor-

montata da una merlatura.sul lato de-

stro dell’ingresso una piccola cappel-

la,un campanile a guglia separano la

Villa dai magazzini del vino.Ancora

oggi è molto suggerito visitarlo per la

sua bellezza.

Castello di Calatubo:

la vera storia.

Il catello risale al 1093 circa quando il Conte Rug-

gero lo incluse fra i nuovi castelli del vescovado.

Dopo circa sessant’anni il geografo musulmano

Edrisi descrive il castello come robusta fortezza e

villaggio con un vasto territorio nel quale si e-

s t r a g g o n o l e p i e t r e d a m u l i n o .

Durante il periodo della guerra antimusulmana, il

castello viene utilizzato a scopo di masseria e di

controllo di feudi, il quale era molto organizzato

con magazzini, stalle e tutto ciò che serviva per un

buon funzionamento, non più con funzione milita-

re come accadeva precedentemente alla guerra.

Dopo gli anni 60’ la fortezza iniziò a cadere

nell’oblio.

Infatti diventò un ovile, che nel 1968 un terremoto

uccise tutti gli animali presenti nel castello.

Poi alcuni archeologhi di frode si interessarono a

reperti archeologici presenti nella necropoli della

fortezza dove si rilevava la presenza di un centro

antico risalente al VII secolo a.C.

Gli anni avvenire furono anni di una lenta agonia,

osservata dagli automobilisti che attraversavano

l’autostrada Palermo-Mazara, e vedevano la for-

t e z z a s b r i c i o l a r s i l e n t a m e n t e .

La fine del Grande castello è anche dovuta alla

burocrazia che non ha mai saputo trovare una riso-

luzione all’acquisto e al recupero di un così im-

portante bene culturale ancora oggi di proprietà

privata.

Alla fine degli anni 90’ un accurato studio

dell’architetto Di Liberto dimostrava che nelle

mura del castello era presenti resti di strutture ara-

be, normanne e di tutti i popoli precedenti.

Soltanto un RAPIDO restauro potrebbe salvare la

totale rovina del Castello di Calatubo all’entrata

della provincia di Trapani.

Baglio della

Marchesa,

alla riscoperta

di Alcamo.

Page 11: The Rondini's Time

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Un castello alla voragine dell’oblio.

Alle falde del Monte Bonifato, come fosse un castello incantato ,tra piazza Castello e piazza della Re-

pubblica, si erge il Castello dei Conti di Modica. Quante volte passiamo e spassiamo davanti questo

magnifico monumento? Quante volte lo vediamo ergersi maestoso tra noi, piccola gente, quasi fosse il

dominatore della nostra città? Tante e tante volte. Ma altrettante tante e tante volte quasi non ci accor-

giamo della nostra fortuna nell’averlo vicino. Quasi fossimo bendati, senza la capacità di osservare in

pieno tutta la sua bellezza. Quasi avessimo la mente chiusa dalle sue alte e possenti mura. Ma qualche

volta perché non provare ad immaginare la vita di cui doveva essere animato? Dame, regine del castel-

lo.. Gran signori, in grop-

pa ai loro cavalli.. Tutti in

quel castello fatto erigere

secondo una leggenda

nell'827 d.C. dal capitano

saraceno Adelkam. In re-

altà esso venne costruito

nel 1350 dai fratelli Enri-

co I e Federico III Chiaro-

monte, che lo avevano

conquistato ai Peralta, si-

gnori di Alcamo. E' molto

probabile che Federico III

Chiaromonte abbia inizia-

to la costruzione del ca-

stello erigendo la torre di

nord-ovest che infatti ri-

sulta autonoma per quanto

riguarda l'impianto delle

scale. Nonostante sia stato

più volte rimaneggiato,

esso rimane la più signifi-

cativa testimonianza del periodo aureo, il periodo più splendido vissuto da Alcamo sotto la dinastia dei

Modica .Per molti secoli diverse famiglie si scontrarono per il controllo della produzione agricola .Il

castello naturalmente aveva anche una funzione difensiva. La possente struttura ha forma rettangolare

con quattro torri ai vertici, due delle quali rettangolari e le altre due cilindriche, tutte con copertura a

botte. Nella torre quadrata più alta invece venivano rinchiusi e torturati i prigionieri, come concerne

naturalmente ad un castello medioevale, la seconda torre circolare invece mostra ancora oggi uno

stemma con un'aquila incoronata e la testa di Federico II o di un Peralta, la terza quadrata ospitava i

locali per le sentinelle e la quarta gli alloggi per i sovrani che si trovavano di passaggio.il castello è

edificato su un cortile a forma rettangolare, dov’erano presenti tre porte d’accesso

(sud,nord,ovest). Quando le mura furono abbattute, una serie di costruzioni private crebbero sulla piaz-

za,compreso il Teatro Comunale nel 1850, che poi venne sostituito da un cinema nel 1961. I recenti

lavori di restauro hanno agito sul ripristino delle merlature e di molte porte e finestre, occluse dai lavo-

ri di adattamento a carcere. Inoltre il Comune di Alcamo ha deciso che il palazzo sarà utilizzato per le

sedi del Museo Etnografico e l’Enoteca Storica Regionale,che permettono alle vecchie e nuove genera-

zioni,di riappropriarsi e di godere di un magnifico bene castellano. Un bene realmente magnifico di cui

tutti dovrebbero saper parlare. Un bene che deve essere elogiato e non abbandonato alla dimenticanza

del 2012. Un castello è memoria di una storia che non può cadere nella voragine del tempo e della di-

menticanza. Dar di nuovo vita a questo castello è una missione, una missione che il Comune di Alca-

mo dovrebbe intraprendere, insieme a noi, noi tutti cittadini.

Page 12: The Rondini's Time

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Chiesa Maria SS. Annunziata,

rudere o monumento?

Se state passeggiando per Alcamo e siete nei dintorni di Piazza Libertà guardatevi bene

intorno, forse potrete notare qualcosa che vi sconvolgerà, che vi lascerà a bocca aperta.

Qualcosa di cui magari non conoscevate l’esistenza.

Quanti di voi infatti conoscono la Chiesa di Maria SS.

Annunziata? Un monumento straordinario per la nostra

città rivalorizzato soltanto da poco, dopo essere stato

definito nel 1985 da Bella fiore in “stato di mutilo ru-

dere”. Un cartello campeggia davanti al suo ingresso: “

Chiesa dell’Annunziata o del Carmine. Secolo XIV -

XVII” . Chissà come doveva essere maestosa a quei

tempi! Non è poi così difficile immaginarlo. Le prime

notizie circa la sua fondazione risalgono al 1364 quan-

do era considerata come un luogo di culto dove avveni-

vano dei miracoli ed era molto frequentata dai fedeli;

facendo poi un balzo avanti nel tempo si arriva al 1432

quando alcuni devoti istituirono una Confraternita e

decisero di riedificare più ampia la chiesa, affidandone

l’esercizio del culto ai Padri Carmelitani. La Chiesa,

rimasta priva di coperture dopo il crollo del 1866, in

origine era situata in prossimità delle mura difensive

della città al fine di accogliere i fedeli che arrivavano

dall’antico casale ‘Alqamah con un percorso ormai og-

gi andato perduto. L’antico ingresso è quello situato

proprio in corrispondenza del vestibolo, mentre

l’ingresso attuale si trova in piazza Libertà. Entrando

dall’antico ingresso si accede subito alla navata centra-

le, da cui si possono scorgere tre alte absidi disposte una accanto all’altra sulla parete di

fondo. Immediatamente sulla destra vi è la torre campanaria a cui si accede tramite una

scala in ferro che termina poi in una a chiocciola in pietra. Prossima al campanile è una

cappella,la cappella della Madonna del Carmine; mentre un’altra, ormai quasi del tutto

diroccata si presente sul lato opposto al campanile, aggiunta nel XVI secolo. Quasi del

tutto integra rimane invece la navata destra caratterizzata dalla presenza di sei arcate a

sesto acuto, in cui il raggio è uguale all’altezza del piano d’imposta. Dal lato opposto è

invece presente una torre che si ipotizza potesse essere da accesso ai frati per raggiunge-

re il giardino quando la chiesa si trovò isolata dalla presenza delle mura difensive. Vera-

mente sorprendente è infine la presenza della cripta che si dispone sotto il presbiterio

dove sono ancora visibili le tracce di un affresco del SS. Crocifisso, dipinto sopra

l’altare di fronte la scala sotterranea. Negli ultimi anni i suoi spazi sono stati recuperati

e valorizzati come raffinato luogo d'incontro per eventi letterari, teatrali, artistici e mu-

sicali. Nonostante ciò questo luogo resta ancora oggi velato da un alone di mistero per

molti Alcamesi che non ne conoscono affatto la conoscenza. È per questo importante

rivalorizzare luoghi come questi. Luoghi grandi e importanti patrimoni del nostro paese.

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Page 14: The Rondini's Time

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A nord ovest dell'abitato di monte Bonifato,si

trova un grande serbatoio per la raccolta delle

acque, conosciuto come la " FUNTANAZ-

ZA", edificio di epoca medievale. Le mura

erano spesse circa 2 metri e l'impermeabilità

veniva assicurata da uno strato di intonaco

composto da malta e coccio pestato. Vi si ac-

cedeva dal lato sud come dimostrano i resti di

una porta e le tracce di condutture.

Da poco quest'antico serbatoio è stato com-

pletamente ripulito e adesso la "Funtanazza ",

che da molti anni era assalita da piante rampi-

canti che compromettevano l'opera architetto-

nica medievale dopo una radicale pulizia fi-

nalmente, si presenta pulita e adesso si può

ammirare la sua par-

ticolare struttura .

L’imponente e auste-

ra torre quadrangola-

re del palazzo de

Ballis è uno straordi-

nario esempio di ar-

chitettura quattrocen-

tesca, con chiari rife-

rimenti alle soluzioni

palermitane di Matte-

o Carnalivari, indivi-

duabili nell’elegante

cornice di sostegno

delle merlature; echi

catalani si notano

invece nella finestra

trifora inserita in un

arco a tutto sesto. La torre fu fatta costruire da

Giovanni de Ballis, dopo un ricco matrimo-

nio, probabilmente su progetto del monreale-

se Pietro Oddo, “speciali mastro di musia et

di morari (di mosaico e costruzioni). Sullo

spigolo ovest è posto lo stemma di famiglia,

mentre nel prospetto posteriore si trova una

finestra bifora. La famiglia De Ballis, di ori-

gine bolognese, si stabilì ad Alcamo nel seco-

lo XV con Ballo De Ballis.

La riserva abbandonata...

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Giocando!! “Anello”: posizionate le cifre da 1 a 9 in modo che

siano presenti una sola volta in ogni riga e colonna dei

tre settori consecutivi di dimensione 3 x 9, ciascuno

dei quali forma uno schema standard 9 x 9. Sudoku-Samurai!

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Rondini: squadriglia all’opera!

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Rondini: squadriglia all’opera!

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Squadriglia

Rondini

2011/2012