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PERIODICO DELLA DIOCESI DI S. MARINO-MONTEFELTRO - NUOVA SERIE - Anno LVII - N. 5 - MAGGIO 2011 Poste Italiane s.p.a. - Sped. abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 - DCB di Forlì - Direttore responsabile: Francesco Partisani contiene I.R. È stata una grande festa di fede e di popolo; la Diocesi sam- marinese-feretrana ha gioito per l’ordinazione presbiterale di Don Alessandro Santini, sabato 30 aprile, nella Cattedrale di Pennabilli, per l’imposizione delle mani del Vescovo Luigi Negri. Con il Vescovo hanno concelebrato oltre trenta sa- cerdoti con una grande par- tecipazione di fedeli prove- nienti da ogni Parrocchia della Diocesi. Domenica 30 aprile Don Alessandro ha celebrato la sua prima Mes- sa solenne a Casteldelci, dove, da molti anni, vive con la sua famiglia e dove la sua vocazione si è conso- lidata fino a portarlo al tra- guardo del sacerdozio. Re- centemente, per il nostro periodico, Don Alessandro si era presentato con queste parole: “Credo che la con- tentezza che avverto in questi momenti derivi dal seguire e aderire ad una chiamata, quindi nel fare la volontà del Signore. Il Sacerdozio nel secondo grado dell’Ordine Sacro configura a Cristo Pastore, messo al servizio del popolo che deve pascere, affinché arrivi ad incontrare Dio. Questa è stata la molla che fece scattare in me la vocazione: fare conoscere il Signore alle persone attraverso il ministero Sacerdotale. In questi anni di seminario – prosegue Don Alessandro – iniziato nel 2003, credo di avere ricevuto una solida formazione, che mi ha messo in gra- do di far sì che io possa conformarmi ogni giorno sempre di più a Gesù Cristo Servo, Pastore e guida del suo popolo. Un pastore è chiamato a condividere le sofferenze e le gioie degli altri, chiaramente con la grazia di Dio; per questo è necessario non tra- scurare la preghiera, che è la lin- fa vitale per un cristiano e per chi si mette alla sequela di Cristo in modo totale e definitivo. Siamo chiamati a fare dono agli altri di quello che abbiamo ricevuto dal Signore e ad essere dono, cioè pane spezzato per gli altri”. Mons. Negri, nella sua omelia ha detto, fra l’altro: “In questo momento, caro don Alessandro, si compie la tua personalissima sto- ria con il Signore Gesù Cristo. In questi momenti la chiamata di un giorno sufficientemente lontano si formula con una chiarezza defini- tiva, e mentre si formula con una chiarezza definitiva, definitiva- mente anche tu accogli questa chiamata e vi corrispondi con la totalità della tua intelligenza e del tuo cuore. Diventi una cosa sola con il Signore – ha continuato Mons. Negri – chiamato a partecipare in modo assolutamente indicibile alla sua identità di Figlio di Dio, incarnato e redentore del genere umano, di Padre Nelle pagine centrali servizio speciale “ASPETTANDO PAPA BENEDETTO XVI” Mons. Negri ha ordinato presbitero don ALESSANDRO SANTINI UN NUOVO SACERDOTE PER LA CHIESA DI SAN MARINO-MONTEFELTRO A POCHI GIORNI DALLA VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE Continua a pag. 2 LA SOLENNE CONCELEBRAZIONE NELLA CATTEDRALE DI PENNABILLI, SABATO 29 APRILE, ALLE ORE 17 MONS. NEGRI: “CERCA DI FARE DEL MAGISTERO DEL PAPA, COME IO HO CERCATO DI COMUNICARVI IN QUESTI ANNI, IL PUNTO DI RIFERIMENTO VIVO NELLA NOSTRA INTELLIGENZA E NEL NOSTRO CUORE”

UN NUOVO SACERDOTE PER LA CHIESA DI SAN MARINO-MONTEFELTRO A POCHI GIORNI DALLA VISITA ... · 2019-02-05 · a pochi giorni dalla visita pastorale del santo padre continua a pag

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PERIODICO DELLA DIOCESI DI S. MARINO-MONTEFELTRO - NUOVA SERIE - Anno LVII - N. 5 - MAGGIO 2011Poste Italiane s.p.a. - Sped. abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 - DCB di Forlì - Direttore responsabile: Francesco Partisani

contiene I.R.

È stata una grande festa di fede e di popolo; la Diocesi sam-marinese-feretrana ha gioito per l’ordinazione presbiteraledi Don Alessandro Santini, sabato 30 aprile, nella Cattedraledi Pennabilli, per l’imposizione delle mani del Vescovo LuigiNegri.

Con il Vescovo hannoconcelebrato oltre trenta sa-cerdoti con una grande par-tecipazione di fedeli prove-nienti da ogni Parrocchiadella Diocesi. Domenica 30aprile Don Alessandro hacelebrato la sua prima Mes-sa solenne a Casteldelci,dove, da molti anni, vivecon la sua famiglia e dovela sua vocazione si è conso-lidata fino a portarlo al tra-guardo del sacerdozio. Re-centemente, per il nostroperiodico, Don Alessandrosi era presentato con questeparole: “Credo che la con-tentezza che avverto in questi momenti derivi dal seguire eaderire ad una chiamata, quindi nel fare la volontà del Signore.Il Sacerdozio nel secondo grado dell’Ordine Sacro configura aCristo Pastore, messo al servizio del popolo che deve pascere,affinché arrivi ad incontrare Dio. Questa è stata la molla chefece scattare in me la vocazione: fare conoscere il Signore allepersone attraverso il ministero Sacerdotale. In questi anni di

seminario – prosegue Don Alessandro – iniziato nel 2003, credodi avere ricevuto una solida formazione, che mi ha messo in gra-do di far sì che io possa conformarmi ogni giorno sempre di piùa Gesù Cristo Servo, Pastore e guida del suo popolo. Un pastoreè chiamato a condividere le sofferenze e le gioie degli altri,

chiaramente con la grazia di Dio;per questo è necessario non tra-scurare la preghiera, che è la lin-fa vitale per un cristiano e per chisi mette alla sequela di Cristo inmodo totale e definitivo. Siamochiamati a fare dono agli altri diquello che abbiamo ricevuto dalSignore e ad essere dono, cioèpane spezzato per gli altri”.

Mons. Negri, nella sua omeliaha detto, fra l’altro: “In questomomento, caro don Alessandro, sicompie la tua personalissima sto-ria con il Signore Gesù Cristo. Inquesti momenti la chiamata di ungiorno sufficientemente lontano siformula con una chiarezza defini-

tiva, e mentre si formula con una chiarezza definitiva, definitiva-mente anche tu accogli questa chiamata e vi corrispondi con latotalità della tua intelligenza e del tuo cuore. Diventi una cosasola con il Signore – ha continuato Mons. Negri – chiamato apartecipare in modo assolutamente indicibile alla sua identità diFiglio di Dio, incarnato e redentore del genere umano, di Padre

Nelle pagine centrali servizio speciale

“ASPETTANDO PAPA BENEDETTO XVI”

Mons. Negri ha ordinato presbiterodon ALESSANDRO SANTINI

UN NUOVO SACERDOTE PER LA CHIESA DI SAN MARINO-MONTEFELTROA POCHI GIORNI DALLA VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE

Continua a pag. 2

LA SOLENNE CONCELEBRAZIONE NELLA CATTEDRALE DI PENNABILLI, SABATO 29 APRILE, ALLE ORE 17MONS. NEGRI: “CERCA DI FARE DEL MAGISTERO DEL PAPA, COME IO HO CERCATO DI COMUNICARVIIN QUESTI ANNI, IL PUNTO DI RIFERIMENTO VIVO NELLA NOSTRA INTELLIGENZA E NEL NOSTRO CUORE”

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2MONTEFELTRO INCONTRO SULL’EDUCAZIONE

MONTEFELTROPERIODICO DELLA DIOCESI

DI SAN MARINO -MONTEFELTRO

NUOVA SERIE

Anno LVII - N. 5 - maggio 2011Poste Italiane s.p.a. - Sped. abb. post.

D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)art. 1 comma 2 - DCB di Forlì

Aut. Trib. di Pesaro n. 72 del 3.4.1956

www.rsm-montefeltro.chiesacattolica.itwww.diocesi-sanmarino-montefeltro.it

Direttore responsabile:Francesco Partisani

Direzione ed amministrazione:Via del Seminario, 5 - 47864 Pennabilli (RN)

Tel. 0541 913780Fax 0541 913701

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Questo periodico è associatoall’Unione Stampa Periodica Italiana

Associato allaFederazione Italiana Settimanali Cattolici

di quelli che credono ed è una chiamataa una partecipazione profonda, definitiva,irreversibile, perenne nel fare la volontàdel Signore”.

È seguita la solenne cerimonia con laquale il Vescovo ha ordinato presbiterodon Alessandro, seguita nel silenzio e conemozione innanzitutto dai genitori e daglialtri familiari del neo sacerdote, ma an-che da tutta l’assemblea. La presentazio-ne, l’interrogazione dell’ordinando, concui ha inizio il rito, attestano che la scel-ta del candidato è stata fatta in confor-mità alla prassi della Chiesa e preparanol’atto solenne della consacrazione, l’un-zione del Santo Crisma, segno dell‘un-zione speciale dello Spirito Santo cherende fecondo il ministero del candidato,la consegna della patena e del calice,l’offerta del popolo santo, che egli è chia-mato a presentare a Dio.

Mons. Negri, al termine della celebra-zione, ha aggiunto: “Questa tua ordina-zione si collega in modo straordinario adue grandi eventi ecclesiali che gettanoluce potente su questo tuo momento: in-nanzitutto la beatificazione di GiovanniPaolo II domani, nella solennità dellaPiazza San Pietro e custodisci la memo-ria di questo grande Papa che è statocertamente uno dei più grandi sacerdotidella storia della Chiesa.

Custodisci la memoria, approfondiscinel pensiero, soprattutto per l’insegna-mento limpido e concretissimo che egliha profuso proprio sull’immagine del sa-

Continua da pag. 1 cerdote, sulla sua identità e sulla suamissione. E poi la visita alla nostra Dio-cesi di Benedetto XVI il giorno 19 giugnoprossimo. Cerca di fare del magistero delPapa, come io ho cercato di comunicar-vi in questi anni, il punto di riferimentovivo nella nostra intelligenza e nel nostrocuore”.

Il Vescovo ha poi così concluso: “Dob-biamo chiedere al Signore che dispensicon generosità i doni di vocazioni sacer-dotali e religiose, perché la Chiesa di Dioabbia sempre quel riferimento costante,oggettivo alla sua presenza e possa ali-

mentarsi del suo Spirito. Si stanno crean-do vuoti nel nostro piccolo esercito, il Si-gnore ha chiamato a sé, in quest’ultimoanno, due grandi padri della nostra Chie-sa particolare (Mons. Sisto Sergio Severie Don Eligio Gosti, ndr) e il dolore per laloro dipartita e la nostalgia della loropresenza è ancora vivo dentro il nostrocuore e noi a loro, innanzitutto, vorrem-mo affidare la protezione su questa no-stra necessità. Che il Signore renda piùforti coloro che rimangono a guidarequesto popolo”.

Francesco Partisani

Questo appuntamento conclude questa prima serie di in-contri che hanno avuto il compito di addentrarsi nel rapportoeducativo tra adulto e giovane in particolare nella difficile emeravigliosa età della vita che è l’adolescenza dove il fanciul-lo si approccia ad una fase di sviluppo importantissima per lasua identità e del rapporto con se stesso, gli altri ed il mondo.

IL LIBRO – Un originale “dizionario dell’adolescenza” de-dicato ai genitori, in 152 voci. Con una particolare attenzionealla cosiddetta “prima adolescenza”, cioè alla fascia di etàcompresa tra i 13 e i 18 anni, la fase più “conflittuale” e pro-blematica. Vengono affrontati i tipici argomenti dell’adole-scenza: i disagi e i sogni dei figli in relazione all’affettività, al-la corporeità, alla scuola; i conflitti tra genitori e figli, le eventuali “instabilità” del si-stema familiare in cui si trova un adolescente, la crisi della coppia con figli adolescenti,i cambiamenti che l’adolescenza di un figlio provoca nella coppia e in tutta la famiglia...Ogni voce è organizzata secondo lo stesso schema: aneddoto/esperienza; tentativo dicomprensione; relazione tra famiglia e tema in questione; proposte concrete.

GIULIA PAOLA DI NICOLA e ATTILIO DANESE – Sposati da 37 anni, condue figli, hanno scritto numerosi quelli dedicati alla spiritualità del matrimonio e alrapporto uomo-donna. Entrambi docenti universitari, rispettivamente di Sociologia(Giulia Paola) e Filosofia politica (Attilio) presso l’Università “G. D’Annunzio” diChieti. Inoltre, Giulia Paola è docente di Antropologia della Reciprocità presso la Pon-tificia Università «Auxilium» di Roma. Dirigono la rivista di cultura di ispirazione per-sonalista Prospettiva Persona - www.prospettivapersona.it. Fanno parte in qualità diesperti della Consulta Nazionale per la Pastorale della Famiglia della CEI e sonomembri dell’INTAMS (International Academy for Marital Spirituality - Accademia In-ternazionale di Spiritualità coniugale).

Insieme collaborano con il sito del Pontificio Consiglio dei Laici per la sezione so-cio-antropologica: http://www.laici.org/index.php?p=homedonna.

Sono inoltre co-presidenti dell’Associazione Maria e Luigi, ispirata ai coniugi MariaCorsini e Luigi Beltrame Quattrocchi: www.luigiemaria.com.

L’AVVENTURA EDUCATIVA NELL’ETÀ DELL’ADOLESCENZA

Venerdì 27 maggio ore 21Aula Magna Scuola Media di Serravalle ore 21

Incontro-dialogo conDott. GIULIA PAOLA DI NICOLA e Dott. ATTILIO DANESE

Educazione, compito affascinanteDialogo a partire dal libro

DA AMORE A ZAPPING: dizionario definitivo per incomprensibili adolescenti

Invito rivolto a tutti: genitori, insegnanti, catechisti, sacerdoti, religiosi,operatori negli ambiti giovanili

Essendo un momento di dialogo sono ben accette riflessioni e domande che riguardano leproblematiche legate al mondo dell’adolescenza.Possono essere segnalate al Centro Sociale S. Andrea Tel. 0549 900759 - fax 0549 953516- e mail: [email protected]

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3MONTEFELTRO LA TERZA

È noto come Altarolo, il trittico su ta-vola attribuito a Benedetto Coda, apparte-neva alla chiesa parrocchiale di Torricel-la. Custodito da tempo nel Museo di SanLeo sarà, a breve, collocato nella bellacornice lignea dorata che lo attende nelMuseo Diocesano di Pennabilli.

Il grande rigore compositivo contrastacon la morbidezza dei volti e delle formenelle quali è riconoscibile la mano del pit-tore, operante nel riminese, ma originariodel Veneto. Il verdeggiare delle colline,che si affacciano sulla riva sinistra del Ma-recchia sulle quali s’adagia il borgo diTorricella, pare riflettersi nel colore di fon-do dei pannelli dell’Altarolo: un verde in-tenso e cupo che rende ancora più accesi irossi che rimbalzano nell’opera. Rosse so-no infatti le colonne del semplicissimo tro-no di Maria e la colonna del supplizio disan Sebastiano. Rosso l’abito della Vergi-ne Madre e rossi gli abiti degli angeli chela incoronano. Rosso anche il mantello disan Rocco e il perizoma di san Sebastiano.

Chi segue quel Bimbo, collocato alcentro del Trittico, si rinnova proprio gra-zie a un amore che è carico di passione edi sacrificio. Questo sembra voler signifi-care Benedetto Coda con il contrasto cro-matico di verdi e rossi. Un colorismo che,del resto, tradisce l’origine veneta del-l’autore.

Al centro, dunque, c’è un bambino. Unbambino in una posizione precaria, di di-sequilibrio sulle ginocchia dell’attenta ge-nitrice. Il soggetto iconografico rimanda auna variante della Eleousa (= della Mise-ricordia) e cioè la kardiotissa, vale a direColei che ha il cuore grande e perciò rin-cuora. La Madre, infatti, col volto mestocerca di proteggere il Figlio dal destino dimorte che lo attende: la croce, adombratanell’aureola e nella corona di spine cheGesù indossa a guisa di collana.

Comprendiamo allora perché il Bimbo,che sulle prime appare in atteggiamentogiocoso, ha il volto contratto: è il presa-gio di quell’ora che s’adombra su di luifin dai suoi primi anni di vita a spaven-tarlo. Non ci è chiaro invece se il flettersidella gamba destra di Gesù stia a indicareil desiderio di fuggire per paura dellamorte o, al contrario, la fretta di ricevere

santa Irene), era pure invocato contro lepestilenze e gli incerti del lavoro nei cam-pi. Antichi proverbi indicavano proprio ilgiorno di san Sebastiano (20 gennaio) co-me uno dei giorni propizi (grazie al climagià primaverile) per ricominciare il lavoronei campi dopo la pausa forzata dell’in-verno. Anche noi pur lontani dal climarurale del secolo di Benedetto Coda, sia-mo invitati nel mese mariano di maggio,a sostare a lungo in contemplazione dellaMadre di Dio.

La giovane Madre dell’Altarolo cheregge il divino infante e lo espone – qua-si – alla contemplazione dei fedeli, ci ras-sicura dal suo umile trono di essere sem-pre presente, grazie al suo grande cuore,nella nostra vita con le sue necessità.

La fede dei nostri antichi avi ha gene-rato questi capolavori di fede e di arte, lanostra fede li può onorare nuovamente al-lorché, guardandoli, non li esaminiamocon l’occhio severo della critica, ma conlo sguardo profondo di un popolo in pre-ghiera.

* Monache dell’Adorazione EucaristicaPietrarubbia

“L’ARTE COME PREDICAZIONE EVANGELICA”Un fatto al mese

di Suor Maria Gloria Riva*

LA MADRE DAL CUORE GRANDE

quel battesimo che ha da compiersi in luiper la nostra salute. In ogni caso l’u-manità del Salvatore è ben visibile nel ge-sto spontaneo e tipico degli infanti di ag-grapparsi all’abito e al velo della madrein cerca di protezione. Una protezioneche non tarda ad arrivare stando al gestopremuroso di Maria che tiene il suo divinFiglio perfettamente in equilibrio e saldosulle sue ginocchia mediante la mano si-nistra e il velo stesso.

Il fedele di Torricella contemplandoquesta scena veniva così rassicurato neisuoi timori. Alle mani di questa Madrecui Dio non ha esitato di consegnare SuoFiglio, è possibile consegnare anche lapropria vita con i suoi affanni e le sueprove.

I due santi dei pannelli laterali, poi, sanSebastiano e san Rocco, sono santi fami-liari ai luoghi di campagna e di transito.San Rocco, patrono dei pellegrini, era in-vocato contro le pestilenze e il brigantag-gio, pericoli cui ogni viaggiatore era sot-toposto. San Sebastiano, forse a causadelle piaghe che gli avevano procurato lefrecce (piaghe amorevolmente curate da

Benedetto Coda, Altarolo, chiesa di Santa Maria Assunta di Torricella

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4MONTEFELTRO SPECIALE BEATIFICAZIONE

di Mons. Luigi Negri

La beatificazione di Giovanni Paolo II –ampiamente favorita dal suo più strettocollaboratore, amico e successore Bene-detto XVI – è la beatificazione di ungrande uomo e di un grande cristiano,nella sintesi più mirabile di questi duefattori. Essere un grande uomo senza es-sere cristiano sarebbe una tensione ine-saudita. Un cristianesimo senza umanità,infatti, è l’ideologia religiosa che più diuna volta, nella storia della Chiesa, hapreteso di sostituirsi alla radicale sempli-cità e forza dell’esperienza della fede.

Giovanni Paolo è stato un grande uomofiglio di un grande popolo. La sua gran-dezza è stata la profondità con cui hapercepito la grande domanda di senso –di verità, di bellezza, di bene, di giusti-zia –, l’ansia del cuore umano di cui haparlato per tutta la sua vita don LuigiGiussani. Wojtyla ha percepito questegrandi domande all’interno di una ecce-zionale tradizione di cultura e di civiltàcome quella della Polonia cristiana, dicui è stato un figlio devoto e appassio-nato innanzitutto nell’arte, culmine originale di ogni forma di cultura e civiltà. Karol Wojtyla è stato poeta, artista e attore. Unfatto che non può essere separato dal suo diventare cristiano, sacerdote, vescovo e Papa, perché Giovanni Paolo II ha avuto sem-pre chiaro che solo nell’incontro con la presenza di Cristo morto e risorto e misteriosamente presente nella Sua Chiesa,l’umanità trova il suo compimento e la fede la sua concretezza storica ed esistenziale.

La sua vicenda di uomo e di cristiano ne fa il testimone inesausto dell’umanità che cerca Dio e di Dio che cerca e trova l’uomo,perché l’uomo possa diventare autenticamente se stesso. Perché è Cristo a rivelare tutta l’umanità sull’uomo: questa grande cer-tezza il Papa ha declinato nei suoi 27 anni di insonne magistero, ma soprattutto nella testimonianza di una vita spesa di fronteal mondo senza mai farsi condizionare o frenare da alcuna considerazione di tipo naturale, scientifico o socio-politico.

Sin dai primi giorni del Suo pontificato, Giovanni Paolo II ha servito il rapporto tra Dio e l’uomo come dialogo fra Cristo, pre-sente nel mistero della Chiesa, e il cuore umano. Che non può accontentarsi mai delle proprie misure, dei propri progetti e del-le proprie ideologie; che – anzi – vive la tentazione permanente di eliminare Cristo e la Chiesa dall’orizzonte della sua co-scienza e della storia, al prezzo di una sostanziale inconsistenza della sua identità e della perdita della sua libertà.

Il Beato Karol Wojtyla – grazie alla costanza della grande tradizione cristiana che da duemila anni urge la vita e la coscienzadegli uomini nei punti anche drammatici o tragici della sua storia – è certamente un grande testimone del cattolicesimo del Ter-zo Millennio, un cattolicesimo che ha saputo liberarsi da tanti orpelli del passato, un cattolicesimo che proprio per il magiste-ro del Papa Giovanni Paolo II è riuscito a liberarsi da riproposizioni di carattere sentimentale o moralistico che aggrediscono

ancora oggi il cuore vivo della Chiesa.

Il cristiano oggi deve saper ritrovare la radicale semplicità dellafede come esperienza di vita nuova, da vivere appassionatamen-te nelle circostanze di ogni giorno e verificando che la fede va-le più della vita, perché solo la fede rende ragionevole e bellal’esistenza. Ma soprattutto, facendo esperienza di questa vitanuova, la Chiesa deve continuare l’opera sempre nuova di evan-gelizzazione che rende possibile l’incontro tra Cristo e il cuore,e con esso l’esperienza di una conversione totale. «Quando hoincontrato Cristo mi sono scoperto uomo», diceva Gaio MarioVittorino.

In questo senso la beatificazione del Servo di Dio Giovanni Pao-lo II è la più grande sfida a tutti gli uomini di buona volontà.

(ilsussidiario.net, giovedì 28 aprile 2011)

WOJTYLA BEATO, UNA SFIDA ALL’UOMOWOJTYLA BEATO, UNA SFIDA ALL’UOMO

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5MONTEFELTRO SPECIALE BEATIFICAZIONE

Parlano lingue diverse; sono volti gio-vani e meno giovani; portano scarpe daginnastica, sandali da frate, jeans e un ve-lo da monaca. Non esistono differenze traloro perché chi li ha convocati in piazzaSan Pietro è il Papa che ha detto loro dinon aver paura. Sono passati sei anni e 29 giorni dalla morte – dal passaggio “divita in vita” – di Giovanni Paolo II. E lorosono tornati con i sacchi a pelo, con lebandiere; con i loro canti e con la lorogioia. L’abbraccio delle colonne berninianefa fatica a contenerli e così eccoli lungovia della Conciliazione, al Circo Massimo.

“Tante volte ci hai benedetto in questapiazza dal Palazzo. Oggi, ti preghiamo:Santo Padre, ci benedica.” Benedetto XVIaggiunge queste parole al testo scrittodella sua omelia per la messa di beatifica-zione di Giovanni Paolo II. Raccoglie co-sì il pensiero e il desiderio di quanti sonovenuti per ricordare il Papa venuto da unPaese lontano. Oggi è il successore di pa-pa Wojtyla ed è stato uno dei più stretticollaboratori del nuovo Beato: “Per 23 an-ni ho potuto stargli vicino e veneraresempre più la sua persona”. E già in quel-la parola si respira quel “profumo di san-tità” che aleggiava fin dal giorno dei fu-nerali, con quel grido prolungato venutodalla piazza: santo subito.

C’è una novantina di delegazioni uffi-ciali: re, principi, capi di Stato e di gover-no, politici e ambasciatori. Ma c’è soprat-tutto il popolo di papa Wojtyla, quanti lohanno accompagnato pellegrino per lestrade del mondo; accolto nelle piazze enelle chiese. Quanti hanno sofferto e pre-gato nei giorni dei ricoveri al Gemelli, e quanti hanno pianto in quella sera del 2 aprile 2005: “Profondo era il dolore perla perdita, ma più grande ancora era ilsenso di una immensa grazia che avvol-geva Roma e il mondo intero: la graziache era come il frutto dell’intera vita delmio amato predecessore, e specialmentedella sua testimonianza nella sofferenza”.

È la domenica della Divina Misericor-dia, la festa che proprio papa Wojtyla havoluto introdurre nel giorno in cui laChiesa ricorda la prima domenica dopoPasqua, la domenica in albis. Ed è neiprimi vespri della Divina Misericordiache Giovanni Paolo II si è spento, alle21,37 di 6 anni fa. “Ed ecco che il giorno

atteso è arrivato; è arrivato presto, perchécosì è piaciuto al Signore: Giovanni Pao-lo II è Beato”. Lui, il Papa che nella sto-ria della Chiesa ha elevato agli onori de-gli altari il maggior numero di Beati eSanti, è entrato a pieno titolo nella schie-ra di coloro che ci ricordano “con forza lavocazione universale alla misura alta del-la vita cristiana, alla santità”.

Inizia il suo ministero di pastore uni-versale, chiamato ad accompagnare la

Lui, figlio della nazione polacca, “haaiutato i cristiani di tutto il mondo a nonavere paura di dirsi cristiani, di apparte-nere alla Chiesa, di parlare del Vangelo.In una parola: ci ha aiutato a non averepaura della verità, perché la verità è ga-ranzia della libertà”.

Di più: “Quella carica di speranza cheera stata ceduta in qualche modo almarxismo e all’ideologia del progresso,egli l’ha legittimamente rivendicata al cri-

GGIIOOVVAANNNNII PPAAOOLLOO IIII::llaa ppoorrttaa ssppaallaannccaattaa

L’IMMAGINE E L’IMPEGNO TRASMESSI DAL PAPA BEATO

Chiesa nel terzo millennio, portandosidietro una duplice riflessione: da un lato,l’idea che l’Europa dovesse essere una,unita dall’Atlantico agli Urali; la seconda,che il confronto tra marxismo e cristiane-simo dovesse essere incentrato sull’uomo.È in questa logica che va letto il primogrande appello di papa Wojtyla, pronun-ciato nel giorno d’inizio pontificato:“Non abbiate paura. Aprite, anzi, spalan-cate le porte a Cristo”.

Commenta papa Benedetto: “Quelloche il neo-eletto Papa chiedeva a tutti,egli stesso lo ha fatto per primo: ha aper-to a Cristo la società, la cultura, i sistemipolitici ed economici, invertendo con laforza di un gigante – forza che gli venivada Dio – una tendenza che poteva sem-brare irreversibile”.

stianesimo, restituendole la fisionomiaautentica della speranza, da vivere nellastoria con uno spirito di avvento, inun’esistenza personale e comunitariaorientata a Cristo, pienezza dell’uomo ecompimento delle sue attese di giustizia edi pace”.

Ricorda infine Benedetto XVI i giornidella sofferenza e della malattia di papaWojtyla e dice: “Il Signore lo ha spoglia-to pian piano di tutto, ma egli è rimastosempre una roccia”. E proprio la sua“profonda umiltà, radicata nell’intimaunione con Cristo, gli ha permesso dicontinuare a guidare la Chiesa e a dare almondo un messaggio ancora più eloquen-te proprio nel tempo in cui le forze fisi-che gli venivano meno”.

Fabio Zavattaro

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6MONTEFELTRO SPECIALE BEATIFICAZIONE

LA CROCE E IL SORRISOLA CROCE E IL SORRISOin occasione della Beatificazione di Giovanni Paolo IIin occasione della Beatificazione di Giovanni Paolo II

Papa”. Per questo immergersi in Dio la sua persona irradiavasantità. Un amico sacerdote della Tanzania (Africa) mi ha rac-contato che quando Papa Wojtyla andò in visita al suo paese ilcapo di un villaggio della sua diocesi chiese ai cristiani il per-messo di poter partecipare all’incontro con il Santo Padre.Quel capo, che era musulmano e benestante, in cambio avreb-be pagato a tutti il pullman per il viaggio. I cattolici del vil-laggio acconsentirono. Quando tornarono dall’incontro col Pa-pa chiesero al capo musulmano come fosse andata e lui rispo-se pieno di stupore: “Oh, quel Papa non è un uomo, è un dio!”.

La gioia di Cristo illuminava il volto di Giovanni Paolo e lorendeva giovane coi giovani e festoso con i fedeli che incon-trava. Questo sguardo pieno di fiducia nella vittoria di Cristosul mondo gli ha permesso di affrontare sfide impossibili e divincerle; di strappare quel senso di inferiorità culturale cheancora soffoca la Chiesa; di sradicare quella paura e tiepidez-za di testimoniare Cristo al mondo da parte dei cristiani.

Dopo i giorni della malattia e della morte di sei anni fa, dinuovo abbiamo visto il sorriso di Giovanni Paolo II illumina-re piazza S. Pietro e tutto il mondo in questa prima domenicadi maggio. Quando era ancora seminarista gli amici di Semi-nario attaccarono un foglio alla porta della sua stanza con suscritto: “Futuro santo”. La prima sfida è ora l’ultima vittoria:quella di diventare santo, quella della beatitudine senza fine.

don Mirco Cesarini

Sono ancora davanti ai nostri occhi le immagini commo-venti di domenica 1 maggio, giorno memorabile della beatifi-cazione di Giovanni Paolo II. Tanti i commenti e le testimo-nianze che si sono susseguiti per completare una vita cono-sciuta ma inesauribile nelle sue linee e nei suoi particolari.

Si può riassumere la vita di Giovanni Paolo II nel segnodella croce e del sorriso.

Fin dall’inizio del pontificato ha portato con sé la croce co-me bastone pastorale. Una croce che sollevava mostrandolaalle folle, sulla quale si appoggiava nei momenti di preghierae di raccoglimento. Una croce che non è stato elemento deco-rativo ma che faceva parte della sua vita, ancor prima di di-ventare Papa. A nove anni perse la mamma, a dodici il fratel-lo maggiore Edmund, a ventuno il padre. E poi il grave inci-dente stradale di cui fu vittima e la perdita degli amici, mortidurante la seconda guerra mondiale. La partecipazione al do-lore della propria patria, la Polonia, aggredita e occupata dainazisti e dai sovietici. L’oppressione dell’ideologia comunistache per anni tentò di soffocare la fede del popolo polacco. DaPapa ha continuato a portare la croce: l’attentato, i numerosiricoveri in ospedale, il Parkinson. In un discorso a braccio, diritorno da una degenza in ospedale dopo la rottura del femore,con una decisione e una forza straordinarie, rivolgendosi allafolla riunita in piazza S. Pietro disse: “Deve essere aggreditoil Papa, deve soffrire il Papa, perché veda ogni famiglia, per-ché veda il mondo che c’è un vangelo direi superiore, il van-gelo della sofferenza in cui si deve preparare il futuro, il terzomillennio”. In Giovanni Paolo II la croce è sempre stato sino-nimo di unione con Cristo, di vita, di fecondità spirituale emissionaria. Il Cardinal Wojtyla poco prima di essere eletto alsoglio pontificio in una poesia dedicata a S. Stanislao martirescrisse: “Se la parola non ha convertito, sarà il sangue a con-vertire”. Paradossalmente il Papa sofferente e sfigurato degliultimi anni ha attirato al suo Magistero molta più attenzioneche il Papa giovane e atletico dei primi anni. Nel 2004, por-tando la Comunione a una signora ammalata di Parkinson lechiesi, come facevo di solito, come stesse. E lei mi rispose co-me sempre: “Male” ma subito con una voce e un volto lumi-nosi aggiunse: “Però questo Papa mi dà tanto coraggio!”. Lasofferenza accettata in Cristo non solo è stata una confermanella fede per milioni di sofferenti ma anche punto di incontrocon milioni di giovani prima sotto la croce delle gioiose gior-nate mondiali della gioventù poi attorno al suo capezzale neigiorni dell’agonia e della Pasqua.

Il sorriso. Quello di Giovanni Paolo II è stato un sorrisobuono, sereno, che sapeva infondere fiducia, speranza, corag-gio. Un sorriso amabile, che rendeva bella la sua persona alpopolo di Dio e “bucava” incredibilmente i media di tutto ilmondo. Un sorriso che scaturiva dalla sua profonda fede inCristo crocifisso e risorto, dal suo contatto prolungato con Luinella preghiera, dall’esperienza della potenza della Sua DivinaMisericordia, dal celebrare l’Eucaristia. A questo proposito ilnostro nuovo Beato ha scritto: “Nulla ha più importanza perme, o mi dà una gioia maggiore, del celebrare ogni giorno laMessa e servire il popolo di Dio nella Chiesa. E questo è sta-to vero fin dal giorno della mia ordinazione al sacerdozio.Nulla lo ha mai cambiato, neppure il fatto di essere diventato

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7MONTEFELTRO OTTO PER MILLE

Con il tuo modello CUD puoi partecipare alla scelta dell’8xmille anche se non sei tenuto a presentare la dichiarazione dei redditi. Basta firmare due volte la scheda allegata al CUD: nella casella “Chiesa cattolica” e, sotto, nello spazio “Firma”. Poi chiudere solo la scheda in una busta bianca indicando sopra cognome, nome e codice fiscale e la dicitura “Scelta per la destinazione dell’otto e del cinque per mille dell’Irpef” e infine consegnarla alla posta. Per ulteriori informazioni puoi telefonare al Numero Verde 800.348.348.

Il cinque per mille si affianca anche quest’anno all’8xmille. Il contribuente può firmare per l’8xmille e per il cinque per mille in quanto uno non esclude l’altro, ed entrambi non costano nulla in più al contribuente.

CON L’8XMILLE ALLA CHIESA CATTOLICA AVETE FATTO MOLTO, PER TANTI.

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8MONTEFELTRO TESTIMONIANZE

Lontana da casa, appena sbarcata nel “Nuovo Mondo” per ini-ziare un nuovo capitolo della mia vita nella Grande Mela, la cittàche non dorme mai, come avrei potuto vivere la Pasqua con lastessa intensità con cui l’avrei vissuta se fossi stata nella miaparrocchia, circondata dai miei amici e dai miei ragazzidell’ACG? Questa era la domanda che mi ha assillato per tutta laSettimana Santa, fino a Venerdì Santo, quando ho partecipato aduna Via Crucis del tutto esclusiva: la “Way of the Cross”, orga-nizzata dal gruppo locale di Comunione e Liberazione, che pas-sando sul rinomato ponte di Brooklyn si è conclusa a GroundZero, laddove la storia è cambiata dopo i tragici eventi dell’11settembre 2001.

La croce di Cristo ha attraversato il cuore di una città di mi-lioni di abitanti, ciascuno dei quali porta quotidianamente la pro-pria croce. Essa è passata in mezzo alla confusione di turisti di-stratti e spensierati, in mezzo al flusso inarrestabile di lavoratoristressati di cui pullula il Financial District, il cuore finanziariodel mondo da dove la crisi economica che stiamo tutti subendoha avuto il suo avvio. In mezzo al traffico e al frenetico caosdelle strade di Manhattan non è facile accorgersi che Cristo por-ta la sua croce accanto a noi ogni giorno.

Non è facile alzare gli occhi, fissati sul nostro egoismo, peraccorgersi che, al nostro fianco, altre persone camminano curveciascuna sotto il peso della propria croce. Non è facile mantene-re il silenzio e volgere lo sguardo a Cristo, trafitto dai chiodi.Perciò quest’anno seguire la Via Crucis ha richiesto un’atten -zione particolare.

Un’attenzione che mi ha portato a riflettere su come sia quo-tidianamente irresistibile rinnegare Gesù, come fece Pietro, perevitare di fare i conti con gli altri, e prima di tutto con noi stes-si e con quello che siamo.

È facile cadere alla tentazione di mettere alla prova Gesù, co-me fece Giuda, sfidandolo a dimostrare la sua onnipotenza attra-verso la soluzione ai nostri problemi, alle nostre ipocrisie. Mol-to più difficile è guardarlo in quegli occhi che soffrono, vegliarecon Lui nell’ora che viene, attendere vigili, ammettere la nostraincapacità di essere uomini, tremare eppure obbedire, vacillareeppure credere.

Nella Pasqua è però Dio al centro della scena, non noi. È Luiche ha fatto una promessa a noi e l’ha mantenuta, fino alla mor-te. Ci ha promesso la Vita, e Lui è risorto alla Vita. La tristezzadella Croce diventa allora Gioia piena, perché la nostra fede nonavrebbe senso se Cristo non si fosse fatto uomo, se non fossemorto e poi risorto per noi.

Allora anche le molteplici Croci che si incontrano a NewYork, quelle dei senzatetto alle stazioni della metro, degli afroa-

Pasqua nel cuore della città dove ogni giorno milioni di persone portano la loro croce

LA VIA CRUCIS SUL PONTE DI BROOKLYNLA TESTIMONIANZA SUGGESTIVA DI UNA NOSTRA DIOCESANA A NEW YORK

mericani di Harlem e dei latinoamericani del Bronx, degli avididi carriera di Wall Street, di coloro che piangono ancora sullemacerie di Ground Zero, degli espatriati lontani da casa, fami-glia e amici, di tutti coloro che corrono inebriati da mille oppor-

tunità ma sono profondamente soli, trovano senso e speranza nelseguire la Croce di Cristo.

Il procedere silenzioso della Way of the Cross in mezzo allaconfusione newyorkese è stato forse il modo più semplice mapiù vero per riconoscere il rinnovarsi della presenza di Cristonella mia vita, nella nostra vita, ogni giorno.

Nilla Bernardi

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9MONTEFELTRO SPECIALE

Le campane non bastanoOrmai ci siamo. Fervono i preparativi

per l’arrivo del Papa. Non so se lo straor-dinario intasamento creato da semaforiprovvisori lungo le strade che l’auto pa-pale dovrà percorrere, sia effettivamentedovuto all’evento che fra poco vivremo ose trattasi di pura coincidenza; l’impres -sione però, non solo mia, è che il look chesi sta dando la Repubblica superi quel lo

rienza non facile di Valdragone e di SanLeo che comunque mi hanno allenato inquesto genere di operazioni.

So che qualche mio confratello si stapreoccupando di far revisionare l’im pian -to di elettrificazione per il suono dellecampane della propria chiesa. Già, leoltre cinquanta campane delle nostrechiese sicuramente daranno annuncio esegno fe stoso di accoglienza a Papa Be -ne detto non appena l’elicottero atterrerà aTorraccia. Come nella notte di Pasqua sisono “sciolte” le nostre campane, ed esse,come liberate da un incubo, hanno diffu-so il loro suono gioioso sui tetti delle no -stre case, per dire a tutti che Cristo èrisorto e che Dio, in lui, benedice ancoral’uma nità, così ora saranno le stesse cam-pane ad accogliere “Colui che viene nelnome del Signore”.

È la nostra prima testimonianza, mauna testimonianza debole come il suonoche si perde nel vento. No, non bastano lecampane. Il Papa verrà per sollecitare unatestimonianza vera, forte: quella della vitanuova del cristiano e dell’intera comunitàcristiana.

Le parole di Pietro: testimoni della risurrezione

“Bisogna dunque che, tra coloro chesono stati con noi per tutto il tempo nelquale il Signore Gesù ha vissuto fra noi…uno divenga testimone, insieme a noi,della sua risurrezione”. Una preghieradella nuova liturgia è come la sintesi deldiscorso di Pietro, punto di convergenza emeta finale dell’intera comunità cristiana

in un tempo di smarrimento e di crisi di-lagante: “La tua Chiesa sia testimonianzaviva di verità e di libertà, di giustizia e dipace, perché tutti gli uomini si aprano al-la speranza di un mondo nuovo”.

A nessuno può sfuggire la bellezza diqueste parole, che ripetono in forma di in-vocazione le caratteristiche fondamentalidel Regno di Dio che è, come sappiamo“Regno di verità e di vita, di santità e digrazia, di giustizia e di pace”. Formule,tutt’e due, da imparare a memoria comequelle del catechismo di una volta, so-prat tutto da mettere in pratica perché lanostra Chiesa sammarinese-feretrana bril-li in tutto il suo fulgore in un mondosmarrito e senza meta.

È questo l’invito che vorrei sentire conforza dalle parole del Papa il 19 giugno.È lo stesso invito rivolto un giorno daPaolo ai cristiani di Filippi perché fosserocapaci di risplendere, “in mezzo a una

ASPETTANDO PAPA BENEDETTO XVIArriva il Papa:bastano le campane?

“La tua Chiesa sia testimonianza viva”: un programma di vita al quale Papa Benedetto richiamerà ogni battezzato

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abituale di ogni stagione turistica. Le par-rocchie stanno seriamente lavorando: sulpiano spirituale innanzitutto poi di prepa -razione pastorale e culturale per giungereal giorno dell’incontro con la dovuta “at-trezzatura interiore”.

Non basta: occhi ed orecchi voglionola loro parte. A me è toccato in sorte ilprimo e più consistente lotto di lavori perl’adeguamento liturgico della Basilica,che già ora fa intravedere nuova luce ecalore. Mi consolo pensando all’e spe -

L’interno della Cattedrale di Pennablli dove ilPapa sosterà in preghiera prima dell’in controcon i giovani in Diocesi (foto Immagini-Amo)

Il Santo Padre nel pomeriggio incontrerà leIstituzioni sammarinesi e si raccoglierà in preghiera nella Basilica del Santo.

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10MONTEFELTRO SPECIALE

ASPETTANDO PAPA BENEDETTO XVI

generazione malvagia e perversa”, “comeastri nel mondo, tenendo salda la paroladi vita”. Una vocazione che si perpetuanel tempo. Guardo, pur fra i ponteggi cheancora mentre scrivo occupano la Basili-ca, il volto forte e severo del nostro San-to nella scultura del Tadolini. Anche luiha voluto, non solo idealmente, stabilirela prima comunità cristiana di sammari-nesi come “città collocata sul monte”,proprio come aveva detto Gesù, perchéfosse luce del mondo, sale della terra,popolo esemplare che indica la strada eillumina la meta; la comunità alternativache si staglia sullo sfondo degli altri rag-gruppamenti umani per il suo comporta-mento esemplare e la sua testimonianzaevangelica.

Chiedo troppo al Papa se spero ci ri-cordi con mite forza che non si può es-sere come gli altri quando ci si è messialla sequela di Gesù, quando si è preso ilsuo Vangelo come norma di vita?

La nostra Chiesa, a cominciare da me,ha bisogno di radicale cambiamento. Neparlava a modo suo anche il filosofo Fed-erico Nietzsche quando a proposito deicristiani affermava: “Biso gnerebbe chemi cantassero qualche canto migliore per-ché io potessi credere al loro Salvatore.Biso gnerebbe che i suoi discepoli aves -sero un’aria più da salvati”.

Un invito a superare ogni genere distanchezza ma soprattutto a dare una te -stimonianza di vita nuova, di comunitàdiversa e alternativa. La gioia inossidabiledei salvati, che cantano con la vita la lorofede e la loro speranza.

La testimonianza dello Spirito Santo,l’unico capace di rinnovare gli uomini ele società.

È per questo che l’apostolo Pietro, nelSinedrio di Gerusalemme, stupito e irrita-to, poteva affermare che “di questi fattisiamo testimoni noi e lo Spirito Santo cheDio ha dato a quelli che gli obbediscono”.

Se non cambiamo vita, nessuno crederàalle nostre parole e non basteranno dav -vero le campane e la migliore organiz-zazione per dire a Papa Benedetto la no -stra fede e la volontà di rinascita.

don Lino Tosi

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11MONTEFELTRO SPECIALE

ASPETTANDO PAPA BENEDETTO XVI

La vicenda di Maria, madre di Gesù diNazaret, si fonde fin dalle origini con lastoria della Chiesa. Di Lei il Nuovo Te-stamento riferisce solo pochi fatti e po-chissime parole. Fatti e parole che benpresto si rivelano essenziali e centrali neldisegno della salvezza. La Sua persona dasubito è avvolta da un misterioso silenzio:pur rimanendo apparentemente in secon-do piano tuttavia la sua presenza nella vi-ta della Chiesa diviene sempre più impo-nente tanto da superare quella dei martirie degli stessi apostoli, veneratissimi daicristiani dei primi secoli.

La Madre di Dio è una sorgente ine-sauribile che ispira il culto, la preghiera,la riflessione teologica, la devozione, leopere di carità, le missioni, l’arte. Popoloe pastori sono unanimi sia nel riconoscerela presenza materna della Madre del Si-gnore nella vita della Chiesa sia nel tribu-tarle onori a non finire, tanto che divieneproverbiale l’adagio “de Maria numquamsatis”: “riguardo a Maria non si parla maiabbastanza”. Titoli e lodi che si fondanonon su una vuota retorica ma su fatti ede sperienze che si sono ripetuti all’inve -rosimile. Non esiste territorio in Europadove la Sempre Vergine non abbia lascia-to un segno.

È nell’epoca moderna, tuttavia, che lamissione dei Pontefici si intreccia ancorapiù intensamente con l’opera della Ma-donna in un continuo crescendo di datestoriche ed eventi di fede. Il primo adinaugurare questa felice “collaborazione”è il Papa S. Pio V. Egli chiese a tutta laChiesa, siamo nell’ottobre del 1571, diinvocare l’intercessione della Beata Ver-gine attraverso il Rosario per scongiurarel’invasione dei Turchi in Europa.

Contro ogni realistica previsione il pe-ricolo ottomano fu contenuto e respinto.In segno di riconoscenza fu istituita la fe-sta del 7 ottobre dedicata alla Regina delRosario. Per ricordare l’avvenimento ilSenato della Repubblica di Venezia fecedipingere nella sala delle adunanze la sce-na della battaglia di Lepanto con la scrit-

ta: “Non la forza, non le armi, non i co-mandanti, ma il Rosario di Maria ci ha re-si vittoriosi!”. I Vescovi di Roma noncesseranno più di raccomandare a tutto ilpopolo cristiano la preghiera del S. Rosa-rio.

L’8 dicembre del 1854 il beato Pio IXcon una decisione audace, e fra molte po-lemiche, dichiara verità di fede l’Imma -colata Concezione di Maria. Quattro annidopo a Lourdes la Madonna stessa si pre-senta dicendo di essere l’Im macolata

Concezione, quasi a confermare“dall’alto” il magistero del Papa.

Il 13 maggio del 1917 la Madre di Dioappare a Fatima preparando la Chiesa al-le dure prove dei decenni seguenti. Il ter-zo segreto, come si sa, riguarda da vicinola persona del Pontefice stesso destinato acondividere nella sua carne la passionedella Chiesa martire del XX secolo.

Il messaggio di Fatima contiene una ri-chiesta e una promessa fatte al Papa e al-la Chiesa: l’invito a consacrare il mondoe la Russia a Lei e l’assicurazione che

– testuali parole – “alla fine il mio CuoreImmacolato trionferà”.

Il 13 maggio 1981 Giovanni Paolo IIsubisce un attentato in Piazza S. Pietro.Uno dei due proiettili che lo feriscono è,come dirà egli stesso, “deviato da unamano materna” tanto da non ledere incre-dibilmente nessun organo vitale. Proietti-le che ora è il gioiello più prezioso cheadorna la corona della statua della Ma-donna di Fatima. Tutto il Pontificato diGiovanni Paolo II si svolge ancor più deiprecedenti sotto il manto della VergineMaria ed è per questo che è stato e conti-nua ad essere così fecondo.

In continuità con i predecessori ancheil Pontificato di Benedetto XVI si stasvolgendo sotto il segno della Madre diDio. Non sono casuali le visite fatte a tan-ti santuari a Lei dedicati tra cui Pompei,Lourdes e Fatima. Proprio da Fatima, stu-pendo molti, ha affermato che il messag-gio lì trasmesso dalla Madonna non si èancora storicamente esaurito. E poi sem-pre di Benedetto XVI è la decisione dicreare una commissione ad hoc di cardi-nali e di esperti per fare il punto su unodei fenomeni mariani più misteriosi degliultimi trent’anni: Medjugorje.

Un grande teologo del XX secolo hascritto: “Senza la Beata Vergine Maria ilCristianesimo minaccia di disumanizzarsiinavvertitamente.

La Chiesa diventa funzionalista, sen -z’a nima, una fabbrica incapace di sosta,dispersa in numerosi progetti. E perciò inquesto mondo iper-maschile un’ideologiasubentra all’altra, tutto diventa polemico,critico, aspro, senza umore e finalmentenoioso, e la gente in gran numero scap -pa da una tale Chiesa” (H. U. Von Bal-thasar).

I Papi degli ultimi secoli hanno avutola chiara consapevolezza di ciò e per que-sto motivo, nel guidare la barca di Pietro,hanno tenuto sempre come punto di rife-rimento e sostegno la Stella del Mattino.

don Mirco Cesarini

IIILLL PPPAAAPPPAAA EEE LLLAAA MMMAAADDDOOONNNNNNAAA

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12MONTEFELTRO SPECIALE

ASPETTANDO PAPA BENEDETTO XVI

LETTERA AI GIOVANILETTERA AI GIOVANI

Ragazzi e ragazze,noi giovani di oggi non abitiamo di

certo in un bel mondo. La realtà che cilasciano in eredità quelli che ci hannopreceduto non è proprio quella che ci sipoteva aspettare dopo secoli di evoluzio-ne e progresso.

Non ci riferiamo solo al fatto chenell’era delle connessioni globali e delcapitalismo più sfrenato c’è chi ancoramuore di fame e di sete, c’è chi ancorafinisce in galera perché si oppone ad unregime, c’è chi è ancora costretto ad uc-cidere il proprio figlio perché non è delsesso giusto: sono cose, queste, che do-vrebbero toglierci il sonno. Non è neces-sario guardare lontano, basta guardarsiintorno per vedere che ormai il mondonon è più a misura d’uomo, tanto menoper chi uomo o donna deve ancora di-ventarlo: è sempre più difficile trovare ilproprio posto, è sempre più difficile rita-gliarsi il proprio spazio, è sempre piùdifficile guardare e progettare il propriofuturo.

È il sogno di tutti noi quello di pren-dere in mano la propria vita, essere in-dipendenti ed iniziare a costruire il no-stro domani; ma la società in cui vivia-mo fa sembrare tutto questo una chime-ra, qualcosa di irraggiungibile: una po-litica che ha dimenticato che è a serviziodei cittadini e non degli interessi di po-chi, un mondo del lavoro paralizzato dachi per arricchirsi sempre più vuole chela precarietà diventi normalità, uno stiledi vita che inneggia all’individualismo ealla sola realizzazione personale attra-verso ogni mezzo possibile, schiacciandogli altri in una continua corsa che vincesolo chi arriva primo.

Si dice che il bene sia più forte delmale, ma che il male faccia assai più ru-more.

Crediamo sia arrivato il momento or-mai di invertire questa tendenza, cercan-do di cambiare quello che non va, conscidel fatto che l’uomo non fa il bene per-ché conosce solo il male. È compito no-stro, di noi giovani, prendere in mano la

realtà e modificarla, farla somigliare ilpiù possibile a ciò che sogniamo, unasocietà giusta: per questo occorre lavo-rare insieme, ritrovare quei valori chesembrano scomparsi, ma che sono na-scosti dentro di noi. Un salto di qualità,ecco quello che vogliamo. E vogliamofarlo insieme, perché quattro mani sonomeglio di due. Crediamo nell’uomo enella sua capacità di fare il bene, abbia-mo fiducia in lui e in ciò che di bellopuò realizzare. Da qui vogliamo partireed abbiamo una grande occasione perincontrarci tutti ed ascoltare le parole diuna persona che conosce l’uomo davverobene: Papa Benedetto XVI verrà in visitanella nostra diocesi il prossimo 19 giu -gno. Abbandoniamo i pregiudizi, accan-toniamo per un attimo astio e polemica esgomberiamo la mente da tutto ciò che ciimpedisce di capire quello che di fonda-mentale avrà da dirci: facciamolo pernoi, facciamolo per la nostra realtà, fac-ciamolo per il mondo.

I giovani di Azione Cattolica

NELL’IMMINENZA DELLA VISITA DI PAPA BENEDETTO XVI ALLA NOSTRA DIOCESI

Crediamo nell’uomo e nella sua capacità di fare il bene, abbiamo fiducia in lui e in ciò che di bello può realizzare. Da qui vogliamo partire ed abbiamo una grande occasione per incontrarci tutti ed ascoltare le parole di una personache conosce l’uomo davvero bene: Papa Benedetto XVI. Novafeltria, 11 febbraio 2011

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13MONTEFELTRO SPECIALE

ASPETTANDO PAPA BENEDETTO XVI

“PEREGRINATIO MARIAE” IN DIOCESI

LLa Madonna delle Grazie ha visitato Pietracutaa Madonna delle Grazie ha visitato PietracutaDurante la sua peregrinatio in preparazione alla visita del

Santo Padre, l’immagine della Beata Vergine delle Grazie hasostato per tre giorni (dal 31 marzo al 2 aprile) nella parroc-chia di Pietracuta. La preghiera della comunità è stata conti-nua, inoltre sono state organizzatediverse celebrazioni, a partire dal -l’intro nizzazione, avvenuta duranteuna liturgia eucaristica, a cui ha fat-to seguito la serata successiva un so-lenne Rosario meditato ed infine,l’ultimo giorno, una S. Messa di ad-dio con l’atto di affidamento dellaparrocchia alla Madonna. Abbiamorivolto il nostro sguardo agli occhidi Maria, che per mostrarci il suogrande amore per noi ha pianto, cisiamo sentiti stretti fra le sue bracciamaterne e in questo abbraccio, anco-ra una volta, ha portato tutti noi piùvicini a Gesù.

Nell’immagine un gruppo di bambini con alcuni genitori ededucatori, che si sono ritrovati accanto a Maria per un mo-mento di preghiera.

Emanuela Cangini

AZIONE CATTOLICA S. MARINO-MONTEFELTRO (SETTORE ADULTI)

PELLEGRINAGGIO MARIANO in preparazione

alla visita del Papa Benedetto XVI AL SANTUARIO DELLA BEATA VERGINE DELLE GRAZIE DI PENNABILLI

DOMENICA 29 MAGGIO 2011

PROGRAMMA

ORE 15,00: PARTENZA A PIEDI DA SCAVOLINOORE 16,15: ARRIVO A PENNABILLI DEI PELLEGRINI CHE GIUNGONO

IN AUTO; MOMENTO DI PREGHIERA IN CHIESAORE 17,00: SANTA MESSAORE 18,00: RINFRESCO

In caso di maltempo il ritrovo per tutti è al Santuario alle 16,15

Per informazioni:Emanuela Cangini: 339 1422868Silvia Ciavatta: 335 5687413Rolando Gasperoni: 335 7336640

Tutti gli aderenti e i simpatizzanti sono invitati a partecipare

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14MONTEFELTRO SPECIALE

ASPETTANDO PAPA BENEDETTO XVI

Il desiderio di cogliere per intero la“provocazione” alla vita “tranquilla” diciascuno di noi, del grande dono dellaVisita del Santo Padre Benedetto XVI, miha spinto a seguire con maggiore at -tenzione gli interventi in tutte le occasionipubbliche di Benedetto XVI per potercoglier cosa gli stia a cuore: l’annunciodella bellezza della vita cristiana in -contro con una Persona viva che rendepiena la vita di cia scuno (il centuplo giàin questa vita).

In quest’anno nel quale stiamo propo -nendo come Centro Sociale S. Andrea, in -sieme ad altre realtà, una serie di iniziativedi approfondimento della tema tica edu ca -tiva legata all’adolescenza, ho potuto no -tare come il tema dell’edu ca zione stia par -ticolarmente a cuore all’attuale Ponte fice.

Tema affrontato richiamandone l’im -por tanza con il discorso tenuto al quartoConvegno Nazionale della Chiesa Italianaa Verona nel 2006 dove affer mava: “…una questione fonda mentale e decisiva è

quella dell’edu cazione della persona.Occorre preoc cuparsi della for mazionedella sua intelligenza, senza trascurarequelle della sua libertà e capacità diamare. E per questo è necessario ilricorso anche all’aiuto della Grazia”. Loha poi definito punto nodale per la vitadell’umanità e la civiltà stessa negliinterventi pronunciati alla Diocesi diRoma (discorso dell’11 giugno 2007 elettera del 21 gennaio 2008):

“L’esperienza quotidiana ci dice cheeducare alla fede proprio oggi non èun’impresa facile. Oggi, in realtà, ogniopera di educazione sembra diventaresempre più ardua e precaria. Si parla per-ciò di una grande “emergenza educa -tiva”, della crescente difficoltà ches’incontra nel trasmettere alle nuovegenerazioni i valori-base dell’esistenzae di un retto comportamento, difficoltàche coinvolge sia la scuola sia la famigliae ogni altro organismo che si prefiggascopi educativi”.

Ha approfondito le radici di questadifficoltà: «Possiamo aggiungere che sitratta di un’emergenza inevitabile: inuna società e in una cultura che troppospesso fanno del relativismo il propriocredo – il relativismo è diventato unasorta di dogma –, in una simile societàviene a mancare la luce della verità, anzisi considera pericoloso parlare di verità,lo si considera “autoritario”, e si finisceper dubitare della bontà della vita – Èbene essere uomo? È bene vivere? – edella validità dei rapporti e degli impegniche costituiscono la vita. Come sarebbepossibile, allora, proporre ai più giovani etrasmettere di generazione in generazionequalcosa di valido e di certo, delle regoledi vita, un autentico significato e convin-centi obiettivi per l’umana esistenza, siacome persone sia come comunità? Perciòl’educazione tende ampiamente a ri-dursi alla trasmissione di determinateabilità, o capacità di fare, mentre si cercadi appagare il desiderio di felicità delle

IN PREPARAZIONE ALLA VISITA DI BENEDETTO XVI

CCCC OOOO SSSS AAAA SSSS TTTTAAAA AAAA CCCC UUUU OOOO RRRR EEEE AAAA BBBB EEEE NNNN EEEE DDDD EEEE TTTT TTTT OOOO XXXX VVVV IIII ::::LLLL’’’’ EEEE DDDD UUUU CCCC AAAA ZZZZ IIII OOOO NNNN EEEE DDDD EEEE LLLL LLLL AAAA PPPP EEEE RRRR SSSS OOOO NNNN AAAA

È iniziata la colletta straordinaria tra i fedeli per contribuire, liberamente e ciascuno secondole proprie possibilità.

Sono stati predisposti due tipi di versamento, il primo per sostenere le spese per la visita delPapa, il secondo per offrire a Benedetto XVI un contributo per le opere di carità.

Arriverà al domicilio di ciascun capo famiglia una lettera di invito con il bollettino di c/c al-legato. In ogni caso presso tutte le chiese della parrocchia sarà disponibile lo stesso bolletti-no per effetture il versamento.Queste sono le diverse modalità per offrire un contributo:

“Raccolta per sostenere le spese della visita del Papa”PER L’ITALIABanca Valmarecchia (Agenzia di Pennabilli) - IBAN IT 93 X 08995 68480 021000016497Nella causale va sempre indicato: “Offerta visita Papa”

PER LA REPUBBLICA DI SAN MARINO

BANCA AGRICOLA COMMERCIALE - IBAN SM 62 O 03034 09804 000020511552Nella causale va sempre indicato: “Offerta visita Papa”

“Offerte per aiutare il Papa a realizzare un grande gesto di carità”C/C postale 8485882 “Per un gesto di carità”intestato a “Diocesi di San Marino-Montefeltro - Visita del Papa 10 giugno 2011”

Per effettuare un bonifico bancario sul c/c postale: IBAN IT 66 A 07601 13200 000008485882Nella causale va sempre indicato: “Per un gesto di carità”

Colletta StraordinariaMartedì 12 aprile 2011

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15MONTEFELTRO SPECIALE

nuove generazioni colmandole di oggettidi consumo e di gratificazioni effimere.Così sia i genitori sia gli insegnantisono facilmente tentati di abdicare aipropri compiti educativi e di non com-prendere nemmeno più quale sia il lororuolo, o meglio la missione ad essi affi-data. Ma proprio così non offriamo aigiovani, alle nuove generazioni, quanto ènostro compito trasmettere loro. Noi sia-mo debitori nei loro confronti anchedei veri valori che danno fondamentoalla vita».

Le difficoltà che si incontrano non de-vono diventare l’alibi per il disimpegno,giustificandolo con la scarsità delle nostrepossibilità di intervento e la precarietàdell’in flusso che possiamo esercitare, in uncontesto che dipende da tanti fattori. La re-sponsabilità educativa è di tutta la societàche però, come ha scritto Benedetto XVInella lettera sull’educazione, “non è un’a -strazione; alla fine siamo noi stessi, tuttiinsieme, … sebbene siano diversi i ruolie le responsabilità di ciascuno”.

Ad ognuno è richiesto di rendersi sem-pre più consapevole della portata di que-sta sfida e di affrontarla con determina-zione e con fiducia. Così anche l’e mer -genza educativa potrà pian piano diventa-re meno acuta.

In questo non siamo lasciati soli: Bene -detto XVI, da grande pastore ed edu -catore, ci indica alcune condizioni di ba-se per un’educazione autentica.

Il primo e più necessario contributoalla formazione della persona rimanesempre quello che proviene dalla vici-nanza e dall’amore, che ogni vero edu-catore sa che per educare occorre do-nare qualcosa di se stessi.

In particolare per i genitori – ha dettoBenedetto XVI – che il primo e grandedono di cui i figli hanno bisogno per cre-scere e per acquisire fiducia in se stessi efiducia nella vita, è la certezza del vo-stro reciproco amore.

Poi nella prospettiva della formazio- ne della persona c’è un ineliminabile rap-porto reciproco tra libertà e discipli-na, senza di esse infatti non si forma ilcarattere e non si viene preparati ad af-frontare la realtà della vita. Ed al tempostesso il rapporto tra l’educatore e l’al -lievo è pur sempre l’incontro tra due li-bertà, una delle quali informazione, el’educazione ben riuscita, è formazione alretto uso della libertà (il cui sviluppo se-gue quello dell’età della vita per cui deveaccettare il rischio della libertà, segnodistintivo della trascendenza della perso-na umana).

Ogni giorno 38 mila sacerdoti diocesani annunciano il Vangelo nelle parrocchie tra la gente, offrendo a tutti carità, conforto e speranza. Per continuare la loro missione,

hanno bisogno anche del tuo aiuto concreto: di un’offerta per i l sostentamento dei sacerdoti. Queste offerte arrivano all’Istituto Centrale Sostentamento

Clero e vengono distr ibui te a tutt i i sacerdot i , specia lmente a quel l i del le comunità p iù b isognose, che possono contare così s ul la generosi tà d i tutt i .

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Un altro aspetto essenziale è il rappor-to tra educazione e sofferenza, educa-zione ed esperienza del dolore. Anchese la mentalità diffusa considera la soffe-renza – fisica o morale – quell’aspettodella vita che sarebbe meglio poter evita-re più possibile alle giovani generazioni;la sofferenza però fa parte della realtà edella verità della nostra vita. Tenendo ipiù giovani al riparo da ogni difficoltà edesperienza del dolore si rischia di farlicrescere, al di là delle nostre intenzioni,persone fragili, poco realiste e poco gene-rose: la capacità di amare e di donarsicorrisponde infatti alla capacità di sof-frire, e di soffrire insieme. Per un’e du -cazione pienamente umana occorre la-sciarsi interrogare dalla sofferenza dallamorte, per ricercare ed accoglierne il sen-so per una vita vera.

In tutto il nostro territorio ci sono tan-te iniziative per rispondere a questo invi-to di Benedetto XVI a porre l’educazioneal centro dell’attenzione dell’interesse ditutti a partire da questa particolare decli-nazione dell’attenzione alla crescita inte-grale della persona. Tra queste segnalia-mo un interessante momento di appro -fondimento che avrà luogo a Serravalle (vedi locandina a pag. 2).

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MONTEFELTRO SPECIALE16

Informazioni utili per i pellegrini

La Santa Messa Solenne celebrata daSua Santità Benedetto XVI nello StadioOlimpico di Serravalle RSM e l’incontrocon i giovani a Pennabilli, saranno i duemomenti culminanti della visita Pastoraledel Papa alla nostra diocesi; rappresen-teranno infatti, anche visivamente,l’abbraccio della nostra gente a Bene-detto XVI.Il nostro Vescovo nei giorni scorsi ci harichiamato che “Esserci di persona nonsarà come guardare in tv” e che “la de-vozione incondizionata al Papa comefondamento ultimo della nostra fede con-fermi il cammino e lo maturi in adesioneal mistero della Chiesa ed alla sua mis-sione”. Per dare questa possibilità a tutti, se-guiamo con scrupolo le seguenti indica-zioni: – all’area liturgica dello Stadio di Serra-

valle si potrà accedere, muniti di passgratuito, a partire dalle ore 7 fino al-le 9;

– alla Piazza di Pennabilli, si potrà ac-cedere, muniti di pass gratuito dalleore 16 alle 18.

Per favorire l’organizzazione dei servizid’ordine e di sicurezza si è chiesto dipreannunciare la presenza con il sistemadell’ “adesione” secondo le modalità indi-cate sul sito:www.visitapapasanmarinomontefeltro.ito rivolgendosi ai referenti parrocchialinonché alla segreteria della visita sita aPennabilli (RN), via del Seminario, 5 tel. +39 0541.913782,fax +39 0541.913703; mail: [email protected] adesione permette di ottenere, inanticipo, il pass gratuito d’in gresso cheverrà distribuito a partire da mercoledì 1giugno. A supporto dei pellegrini saran-no presenti molti volontari che curerannoil servizio di accoglienza e permetteran-no che le celebrazioni si svolgano nelmigliore dei modi; al termine delle qualii fedeli potranno ripartire verso casa se-guendo le indicazioni dei volontari edelle forze dell’ordine.

INFORMAZIONI UTILI AI PELLEGRINISia allo stadio di Serravalle che in piaz-za a Pennabilli è fatto assoluto divietoportare: zaini o borse ingombranti, om-brelli grandi e a punta, bastoni, seggio-le metalliche o di altro materiale, oggettida punta o da taglio, oggetti contunden-ti e qualsiasi altro oggetto potenzialmen-te pericoloso.È consigliato avere: un cappellino, unponcho o k-way per eventuale pioggia eper coprirsi in caso di abbassamento im-provviso della temperatura, sarà ammes-sa inoltre eventuale seggiola di cartone.Per quanto riguarda l’acqua, sarà distri-buita gratuitamente dai volontari.

INFORMAZIONI UTILI DURANTE LA S. MESSA E L’INCONTRO CON I GIOVANILa partecipazione ai due momenti di in-contro con il Santo Padre, richiede com-postezza e devozione, un abbigliamentoadeguato e un rispetto verso gli altri fe-deli presenti. Pertanto è vietato agitarestriscioni o cartelli che rechino disturboad altre persone.

ASPETTANDO PAPA BENEDETTO XVI

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17MONTEFELTRO OTTO PER MILLE

8XMILLEALLACHIESACATTOLICA

Anchequest’annol’importanteè firmare

Anche quest’anno per destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica si puòusare:uil modello 730-1 allegato al modello 730 da presentare entro il 31 mag-gio 2011 per chi si rivolge ad un CAF o ad un professionista abilitato;uil modello Unico da consegnare entro il 30 settembre 2011 direttamentevia internet oppure ad intermediario fiscale. Chi invece non è obbligato al-l’invio telematico può effettuare la consegna dal 2 maggio al 30 giugnopresso qualsiasi ufficio postale;ula scheda allegata al modello CUD. Chi non è più obbligato a presentarela dichiarazione dei redditi (pensionati e lavoratori dipendenti senza altri

redditi né oneri deducibili), può comunque destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica attraverso lascheda allegata al CUD. Questa può essere consegnata gratuitamente entro il 30 luglio 2011in busta chiusa presso tutti gli uffici postali oppure ad un intermediario fiscale (CAF) che puòchiedere un corrispettivo per il servizio. Permaggiori informazioni sullemodalità da seguire perpartecipare alla scelta dell’8xmille con il propriomodello CUD si può telefonare al numero verde800 348 348 (i giorni feriali dalle 9.00 alle 18.00).Il 5xmille si affianca anche quest’anno all’8xmille. Il contribuente può firmare per tutti e dueperché l’uno non esclude l’altro, ed entrambi non costano nulla in più.

Senon ci credi,chiedilo a loroOrmai da 20 anni, quando si parla di“sostegno economico alla Chiesacattolica”, si evocano valori di grandeimportanza: comunione, trasparenza,libertà, partecipazione ecorresponsabilità alla vita e missionedella Chiesa in Italia e nel Terzo mondo.E anche l’8xmille ha contribuito a dare,fin dall’inizio, un’occasione preziosa perpromuovere nei cattolici questi valori,proponendo la sfida per una nuovamentalità capace d’affrontare i problemidelle comunità ecclesiali con unapartecipazione e corresponsabilità deltutto nuove. Infatti anche con unasemplice firma, consapevole e motivata,ma soprattutto confermata ogni anno,molti cattolici si sono presi carico ditante difficili situazioni delle nostrecomunità ecclesiali, difficoltà alle qualihanno contribuito a dare delle risposteconcrete, tangibili, risolutive. “Se non cicredi, chiedilo a loro” sottolinea ilmessaggio di sensibilizzazione dellacampagna d’informazione 8xmille2011, invitando a proseguire su internetl’approfondimento di temi e vicende vistiin tv, per essere informati a 360 gradi suprogetti locali, ma rappresentativi di unavisione più vasta della missione dellaChiesa oggi. “Dai rivoli di storieevidenziate negli spot tv si potrà risalireall’impegno concreto della Chiesa oggi inItalia, in prima fila con l’8xmille per farfronte alla crisi economica” spiegaMatteo Calabresi, responsabile delServizio promozione C.E.I. per il sostegnoeconomico alla Chiesa. “Negli oratoridelle periferie urbane a rischio, accantoagli anziani con iniziative pastorali,oltre che a favore delle famiglie, conmicrocredito e fondi anti-crisi diocesani -prosegue Calabresi- spesso è un aiuto cheva oltre l’emergenza, e sostiene tanti nelriprendere in mano la propria vita”.

MARIA GRAZIA BAMBINO

IN ITALIA

1|ABari, quartiereSanPaolo, è nata la coo-perativa Campo di Fragole per la forma-zione deiminori del quartiere. Riduzione del-l’abbandono scolastico e attività ludiche rap-presentanoun’alternativa efficace a pomeriggisolo televisivi e al rischio devianza.

2|APantelleria suor Patrizia, con l’aiuto divolontari locali e giovani in servizio civi-le, si occupa degli anziani che non hanno al-cunaiuto familiare. Li visita casaper casa, con-segna loro i pasti quotidiani, provvede alle pu-lizie dell’abitazione, dedica loro attenzione eascolto.

3|ARoma il progetto Borgo Amigò, realiz-zato da padre Gaetano Greco nella dio-

cesi di Porto-SantaRufina, si rivolge ai giovaniche vengonoammessi amisurealternative alladetenzione. Qui la giornata è scandita dai com-piti domestici, agricoli, dimanutenzione, di stu-dio o lavoro.

4|AForlì dal 1987 donne in difficoltà,mol-te in gravidanzao conbambini, hanno tro-

vato alla Tendaunposto sicurodove ricostruirela propria vita.

5|Ad Andria don Geremia Acri, responsa-bile diocesano della Fondazione Mi-

grantes, ha aperto un centro d’accoglienza

multifunzionale. Una risposta alla nuovaemergenza caritativa del capoluogo conmen-sa, docce, ambulatorio, distribuzione abiti. Il50% degli utenti registrati è straniero, italia-no l’altra metà.

6|A Padova le Cucine popolari arrivano aservire 3mila pasti. Oltre allamensa fun-

zionano, nella stessa struttura, anche uncentro ascolto e di orientamento, docce, la-vanderia, servizi di abiti usati. In ambulatorio25 medici volontari.E ALL’ESTERO

7| In India aMumbai, l’Holy Spirit Hospitalalla periferia della cittàmette a disposi-zione degli ultimi curemediche d’eccellenza.

8|E a Calcutta Suor Lizy Muthirakala e lesue consorelle della Provvidenza danno

rifugio e formazione alle bambine di stradanellaCasa d’accoglienza, salvandole daunde-stino di sfruttamento, accattonaggio e prosti-tuzione infantile.

9| InUganda la scuola professionale DanielComboni, aperta poco fuori dalla città diGulu, dona una seconda vita ai bambini-sol-dato, sottratti per anni ai loro villaggi e oggi traaule di teoria e officine di falegnameria,mec-canica ed edilizia.

www.chiediloaloro.it

Ecco le 9 storie, rappresentative delle destinazioni 8xmille,che vedremo negli spot in onda in questi mesi.

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18MONTEFELTRO PREGHIERA

INTENZIONE PROPOSTA DAL PAPA PER IL MESE DI GIUGNO 2011

Per approfondire il senso di questa intenzione, meditiamo le parole ri-volte dal Santo Padre Benedetto XVI nell’omelia della Messa di

apertura dell’Anno Sacerdotale il 19 giugno 2009.“Il Cuore di Dio freme di compassione!”. Nella solennità del Sa-

cratissimo Cuore di Gesù, la Chiesa offre alla contemplazione dei fedeliquesto mistero, il mistero del cuore di un Dio che si commuove e ri-versa tutto il suo amore sull’umanità. Un amore misterioso, che nei testidel Nuovo Testamento ci viene rivelato come incommensurabile pas-sione di Dio per l’uomo.

Egli non si arrende dinanzi all’ingratitudine e nemmeno davanti alrifiuto del popolo che si è scelto; anzi, con infinita misericordia, invia nelmondo l’Unigenito suo Figlio perché prenda su di sé il destinodell’amore distrutto; perché, sconfiggendo il potere del male e dellamorte, possa restituire dignità di figli agli esseri umani resi schiavi dalpeccato.

Tutto questo a caro prezzo: il Figlio Unigenito del Padre si immolasulla croce: “Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino al-la fine” (Gv 13,1).

A tale riguardo, il testimone oculare, l’apostolo Giovanni, afferma:“Uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì san-gue ed acqua” (Gv 19,34).

Se è vero che l’invito di Gesù a “rimanere nel suo amore” (Gv 15,9)

è per ogni battezzato… tale invito risuona con maggiore forza per noisacerdoti. (…)

Mi viene subito alla mente una bella e commovente affermazione delsanto Curato d’Ars, riportata nel Catechismo della Chiesa Cattolica: “Ilsacerdozio è l’amore del Cuore di Gesù” (n. 1589). Come non ricorda-re con commozione che direttamente da questo Cuore è scaturito il donodel nostro ministero sacerdotale? Come dimenticare che noi presbiterisiamo stati consacrati per servire – umilmente e autorevolmente – il sa-cerdozio comune dei fedeli?

La nostra è una missione indispensabile per la Chiesa e per il mon-do, che domanda fedeltà piena a Cristo ed incessante unione con Lui.

Lasciarsi conquistare pienamente da Cristo!... Per essere ministrial servizio del Vangelo, è certamente utile e necessario lo studio conuna accurata e permanente formazione teologica e pastorale, ma è ancorpiù necessaria quella “scienza dell’amore” che si apprende solo nel“cuore a cuore” con Cristo. È lui infatti a chiamarci per spezzare il pa-ne del suo amore, per rimettere i peccati e per guidare il gregge in nomesuo. Proprio per questo non dobbiamo mai allontanarci dalla sorgentedell’Amore che è il suo Cuore trafitto sulla croce.

Solo così saremo in grado di cooperare efficacemente al misterioso“disegno del Padre” che consiste nel “fare di Cristo il cuore del mon-do”!

APOSTOLATO DELLA PREGHIERA - GIUGNO 2011

Il sacerdozio è l’amore del Cuore di Gesù

Nella Chiesa, per istituzione divina, vi sono i ministri sacri che han-no ricevuto il Sacramento dell’Ordine e formano la gerarchia della

Chiesa. Gli altri sono chiamati laici, ma anch’essi, resi partecipi, secon-do la propria condizione, della funzione sacerdotale, profetica e regaledi Cristo, sono chiamati ad attuare la missione affidata da Dio alla Chie-sa: l’evangelizzazione del mondo.

I fedeli laici hanno come vocazione propria quella di cercare il Re-gno di Dio illuminando e ordinando le realtà temporali secondo Dio.Attuano così la chiamata alla santità e all’apostolato, rivolta a tutti i bat-tezzati.

Ultimamente si vanno moltiplicando le associazioni ed i movimentiin cui i fedeli laici si aggregano per rispondere sempre meglio al lorocompito di impregnare di valore morale le attività temporali dell’uomoe le istituzioni della società.

Oggi si parla molto della promozione dei laici, della loro presenzaattiva nella vita della Chiesa, della loro funzione determinantenell’attività pastorale. Ma si sta facendo anche una bella confusione.

Infatti la promozione del laico non consiste nel farlo diventare chie-richetto o ministro dell’Eucaristia; non consiste nel fargli fare la cate-chesi (che può e deve fare!); non consiste nel farlo diventare un po’ pre-te, vista la dilagante scarsità di vocazioni al sacerdozio ministeriale.

Promuovere il laico significa fargli prendere coscienza che lui –perché battezzato – deve testimoniare il Vangelo con la vita, la parola,l’azione dovunque si trovi; significa fargli capire che a lui è affidato ilcompito della inculturazione del Vangelo: cioè il Vangelo – per mezzosuo – deve diventare lavoro, politica, moda spettacolo, casa, famiglia,

legge, cinema, televisione, divertimento… Il suo essere laico “promos-so” nella Chiesa di Dio non sta nel poter proclamare la letture della Mes-sa; non sta nel servire all’altare; non sta nel portare l’Eucaristia al fra-tello ammalato; non sta nel fare il catechismo in parrocchia al posto delprete che non c’è più; ma sta nel consacrare al Signore le realtà diquesto mondo.

Per questo i laici di oggi vanno “rianimati” nel senso che spiegavatempo fa il Vescovo di Novara: “Nel mondo contadino rianimare signi-fica dare acqua alla pianta, che rischia di seccare, garantendole il nutri-mento che non saprebbe procurarsi da sola. Allo stesso modo, i cristianidi oggi non vanno incitati a far questo o quello, ma vanno stimolati adaver cura di sé, a recuperare una dimensione personale, ad alimentarela vita di fede attraverso la preghiera, l’ascolto della parola di Dio, lapratica sacramentale”.

Per realizzare nel concreto questa nuova dimensione cristiana benvengano tutte le associazioni, i gruppi, i movimenti che lo Spirito San-to ha suscitato e continuamente suscita nella Chiesa.

Ed in questa luce diventato ridicole tutte le contrapposizioni e le re-criminazioni vicendevoli, che rovinano la vita dei gruppi e dei singoli, di-stogliendone l’attenzione dall’essenziale: testimoniare la propria fedecon la vita.

Nella dilagante crisi religiosa dei nostri giorni c’è bisogno di gentecoraggiosa, determinata a “tirare il carro”, pronta a spendersi per li al-tri. Qualità che non provengono dalla “carne o dal sangue”, ma da un do-no di grazia. Come capitò a Pietro il giorno in cui rese la sua confessio-ne di fede a Cafarnao.

INTENZIONE PROPOSTA DAI VESCOVI ITALIANI

Dio nostro Padre, io ti offro tutta la mia giornata. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le parole, le azioni e le sofferenze in unione con il tuo figlio Gesù Cristo, che continua ad offrirsi a te nell’Eucaristia

per la salvezza del mondo. Lo Spirito Santo, che ha guidato Gesù, sia la mia guida e la mia forza oggi, affinché io possa essere testimone del tuo amore. Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese...

❏ “Perché I SACERDOTI, uniti al Cuore di Cristo, siano sempre veri testimoni dell’amore premuroso e misericordiosodi Dio”.

❏ “Perché lo Spirito Santo illumini ASSOCIAZIONI, GRUPPI E MOVIMENTI ECCLESIALI, rendendo feconda la lorotestimonianza e favorendo momenti di incontro e di condivisione spirituale”.

Uniti per essere credibili

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19MONTEFELTRO CARITAS DIOCESANA

Il tema di questo VI convegno “Giova-ni, protagonisti della carità” è impegna-tivo e affascinante; si basa su un’af -fermazione perentoria: la nostra forza, ilnostro coraggio, il nostro tutto è l’amore;tutta la nostra vita dipende dall’amore; èil bisogno profondo che ci appartiene findal momento del concepimento: siamonati per amare. Quando non c’è l’amorequello che fai, che dici, che pensi è inqui-nato, è impoverito, è spazzatura che ti im-broglia, è un carcere, una forzatura, inve-ce l’amore, se disinteressato e gratuito, tidà la vita, ti libera, ti mette “le ali ai pie-di”, ti ringiovanisce.

Ne consegue che l’uomo si realizza ve-ramente solo nel dono totale di sé. Seamore, agape, nella sua accezione origi-naria è sinonimo di carità, allora, comesottolinea il nostro vescovo nella premes-sa al Dossier, la carità deve diventare ladimensione normale della nostra vita; nonpossiamo vivere senza la carità. Questovale per tutti, per i più giovani e i menogiovani; non ha più senso quindi parlaredi carità e volontariato come servizio ri-servato ai più anziani, ai pensionati; sololoro si realizzerebbero!

Tutti dovremmo essere protagonistidella carità. Tutti siamo chiamati a “met-terci in pista” per vivere l’amore e testi-moniarlo ogni giorno nella concretezzadella vita. Per noi adulti ciò significa far-ci carico della crescita di voi giovani, aiu-tarvi nel discernimento, essere disponibiliall’ascolto dei vostri bisogni, accompa-gnarvi in un cammino di ricerca di senso,generare speranza.

Paolo VI diceva che oggi il mondo habisogno di testimoni, di scintille che sap-piano squarciare il cielo buio del mondonon con parole, ma con la testimonianzadella vita, poiché la vita è più forte di tan-ti discorsi fatti e preparati a tavolino. Unacarezza, un bicchiere d’acqua, un sorrisoesprimono l’amore molto di più che nonun’intera biblioteca che ci parli di checos’è l’amore. Di gesti concreti e veri ilmondo ha bisogno. Voi lo sapete e lo sta-te testimoniando con il vostro servizio inCaritas!

Ma essere protagonisti della carità im-pegna anche voi giovani; amare, donarsianche quando non si ha voglia, quandonon si sta bene, quando tutto quello che si

tuità, della solidarietà e dell’impegno; di-venta uno stimolo ad uscire dall’in dif -ferenza e dalla rassegnazione per vivereun senso nuovo dell’esistenza nel servizioalla comunità e ai più poveri, nel segnodella condivisione, della partecipazione,della passione per le grandi cose.

Amare diventa un esodo, un uscire dase stessi per andare incontro all’altro; di-venta uno stile di vita che coinvolge tuttele azioni e i gesti e porterà nel vostro cuo-re una freschezza e una gioia rinnovate.

Dinanzi alle folle che lo cercano Gesùchiede a noi, come agli apostoli, di darenoi stessi a loro da mangiare, cioè di do-narci, di spezzarci come pane sul tavolodel mondo che soffre la fame di speranza,di gioia, di pace.

Questa è la nostra missione, questo si-gnifica essere protagonisti della carità. Enoi vogliamo esserlo

Giovanni Ceccoli

“Giovani, protagonisti della carità”“Giovani, protagonisti della carità”L’uomo si realizza veramente solo nel dono totale di séL’uomo si realizza veramente solo nel dono totale di sé

La carità deve diventare la dimensione normale della nostra vitaLa carità deve diventare la dimensione normale della nostra vita

IL SALUTO DI GIOVANNI CECCOLI NUOVO DIRETTORE DELLA CARITAS DIOCESANA

ha intorno dice di stare comodo e di pen-sare a se stessi, diventa per voi un’op -portunità preziosa per porre interrogativisul senso dell’esistenza, un’occasione diconfronto e di crescita, un’esperienza im-portante per educarvi ai valori della gra-

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20MONTEFELTRO ASSEMBLEA NAZIONALE A.C.

Alla vigilia della XIV assem-blea nazionale dell’A zioneCattolica “Vivere la fede,amare la vita. L’im pegnoeducativo dell’Ac” (Roma, 6-8 maggio), che si svolge apochi giorni dalla beatifica-zione di Gio vanni Paolo II,in un’intervista al SIR il pre-sidente nazionale FFrraannccooMMiiaannoo parla di “singolare vi-cinanza” che pone l’in -contro “anche sotto il se-gno del messaggio di san-tità di papa Wojtyla, che hasempre costituito per l’asso ciazione un fondamentale ri-ferimento”.

I due Papi. “Il magistero di Giovanni Paolo II – spiegaMiano – ci ha accompagnato negli anni con le sue pre-ziose indicazioni e le celebri ‘tre consegne’ affidateall’associazione il 5 settembre 2004 a Loreto: la contem-plazione per camminare sulla strada della santità; la co-munione per promuovere la spiritualità dell’unità; la mis-sione per essere fermento evangelico in ogni luogo. Iltutto nell’orizzonte complessivo della chiamata universalealla santità costantemente richiamata anche da Benedet-to XVI e particolarmente significativa per un’associazionecome la nostra, costituita da laici impegnati in famiglia,nel lavoro, in politica e nella cultura”. Tracciando un bi-lancio dei suoi tre anni alla guida dell’Ac, il presidenteparla di “una straordinaria esperienza di fede e arricchi-mento personale nell’in con tro con tanta gente”. Dal pun-to di vista associativo, prosegue, “credo si possa consta-tare la vivacità e la crescita dell’Ac, pur nella diversità del-le sue declinazioni territoriali, nel solco dell’impegno edu-cativo tracciato dalla Chiesa italiana che rimane una di-mensione centrale della vita dell’associazione; un compi-to e una missione peraltro propri dell’Ac fin dalle sue ori-gini, e di cui l’incontro dello scorso 30 ottobre con Bene-detto XVI in piazza San Pietro ha costituito un momentodi profondo significato”.

Impegno educativo e radicamento sul territorio.Proseguendo nella “fotografia” dell’associazione, il Presi-dente ne sottolinea la “rinnovata attenzione alla dimen-sione popolare” visibile nelle numerose “esperienze rea-lizzate a livello locale, tra cui i 16 appuntamenti di pre-parazione alla Settimana Sociale di Reggio Calabria, vis-suti con grande partecipazione e che dicono il forte ra-dicamento dell’Ac sul territorio, aspetto che ci consentedi guardare con fiducia al futuro”. Così come la “fre-schezza e vitalità dell’importante presenza di giovani eragazzi che continuano la tradizione della vita associati-va, e la dimensione intergenerazionale che consente latrasmissione di valori ed esperienze tra le diverse età”.

Rilevando inoltre la “cre-scente attenzione alla for-mazione socio-politica, conlo sforzo di coniugarla conesperienze significative ebuone prassi”, Miano parladi “dati positivi che tuttaviaindicano anche la strada diun impegno da proseguiree intensificare”. Tra le prio-rità future il Presidente rav-visa l’importanza di “conti-nuare a concentrarsi sull’im -pegno educativo a tuttocampo coniugando fede e

vita” e sul “radicamento territoriale che deve toccare an-che le realtà in cui l’associazione è più fragile e ha biso-gno di rafforzarsi”. Di qui “la speranza che l’Ac, oggi pre-sente in media in una parrocchia su tre, possa offrire ilproprio contributo di sostegno all’e sperienza di fede e divita cristiana delle persone anche in quelle parrocchiedove non ha ancora la possibilità di farlo”.

La vita del Paese. L’opera di evangelizzazione e la cu-ra per la vita spirituale si traducono inevitabilmente an-che in amore per la “città” e in impegno per il bene co-mune. “L’assemblea – prosegue Miano – sarà inoltre oc-casione per proporre una lettura della realtà del nostroPaese ed esprimere preoccupazione per aspetti e vicendeche meriterebbero un impegno sociale e politico più si-gnificativo e responsabile. Numerosi temi verranno inevi-tabilmente alla luce: anzitutto la necessità di una gene-rale ‘riforma’ della politica intesa come riforma elettoralema anche come sussulto di ‘moralità pubblica’”. Secondoil Presidente di Ac “è urgente un ripensamento del rap-porto dei cittadini con la politica, degli elettori con glieletti”. Di qui il riferimento “alla riforma elettorale eall’urgenza di ritrovare un’etica della politica, indispensa-bili per riguadagnare la credibilità e la fiducia dei citta-dini, per favorire un’au tentica partecipazione democrati-ca e, più in generale, alimentare il senso della corre-sponsabilità per il bene comune”. Sulle grandi questioniche oggi agitano la società civile, Miano ribadiscel’importanza di “mantenere come riferimento di giudizioi valori fondamentali che continuano ad indicarcil’orizzonte del nostro impegno: il valore della vita, lacentralità della famiglia da amare, custodire e ‘accompa-gnare’, la centralità dell’educazione, la difesa della li-bertà religiosa e dei diritti umani, il lavoro, la solidarietàcon i poveri e gli immigrati che in questi mesi interpella-no la nostra coscienza in modo particolarmente dram-matico”. Di qui l’auspicio conclusivo: “L’assemblea sia ungrande momento di fraternità, corresponsabilità edespressione del nostro amore per la Chiesa e per il no-stro Paese”.

A cura di Giovanna Pasqualin Traversa

AZIONE CATTOLICA: vivacità e crescitaXIV ASSEMBLEA NAZIONALE DAL 6 ALL’8 MAGGIO