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1 white paper www.zerounoweb.it un progetto in partnership con W H I T E P A P E R istemi all-flash. Servizi cloud storage. Architetture di hybrid cloud storage. Software defined storage. Hyperconverged system. Ecco, secondo la società di analisi e consulenza Forrester, le cinque tec- nologie e strategie che, sapientemente implementate, concretizzano quello che la società definisce Disruptive Storage: una riformulazione della parte delle infrastrutture It dedicate alla memorizzazione, all’ar- chiviazione, alla messa in sicurezza di dati e applicazioni in grado di rispondere alle sempre più evolute e stringenti esigenze delle Line of business (Lob), dei partner e dei clienti delle aziende. Per stilare questo elenco, la società si è basata sull’analisi dei contenuti di 84 colloqui condotti nel 2014 con altrettante aziende che si sono rivolte a Forrester per avere consulenza sul tema dello storage. La maggior parte dei manager It che si sono rivolti alle società (39%) sono responsabili Infrastructures & Operations (I&O), ovvero le figu- re quotidianamente impegnate a rispondere alle richieste di nuovi o maggiori o più performanti servizi storage a supporto delle crescenti e cangianti esigenze del business. Interessante però il fatto che al se- condo posto dei richiedenti spiegazioni e consigli si siano piazzati gli Enterprise architect, con il 27% delle inquiry. Questo conferma come la modernizzazione dell’infrastruttura storage non risponda più alla semplice necessità di sostituire hardware e software storage obsoleto o potenziare il supporto di memorizza- zione e archiviazione a soluzioni già esistenti, ma miri a rispondere Forrester ha analizzato i principali temi riguardanti lo storage emersi nel corso di colloqui con decine di aziende nel 2014. Il report che ne è derivato consente di districarsi tra tecnologie che vanno dai sistemi all-flash all’hybrid storage all’insegna di maggiore gestibilità, performance e apertura al cloud. I consigli della società di analisi storage scenario Il Disruptive Storage al servizio dei nuovi business model S di Riccardo Cervelli

un progetto in partnership con storage · 2017. 7. 22. · 1 WHITE PAPER un progetto in partnership con istemi all-flash. Servizi cloud storage. Architetture di hybrid cloud storage

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1white paper www.zerounoweb.it

u n p r o g e t t o i n p a r t n e r s h i p c o nW

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istemi all-flash. Servizi cloud storage. Architetture di hybrid

cloud storage. Software defined storage. Hyperconverged system. Ecco,

secondo la società di analisi e consulenza Forrester, le cinque tec-

nologie e strategie che, sapientemente implementate, concretizzano

quello che la società definisce Disruptive Storage: una riformulazione

della parte delle infrastrutture It dedicate alla memorizzazione, all’ar-

chiviazione, alla messa in sicurezza di dati e applicazioni in grado di

rispondere alle sempre più evolute e stringenti esigenze delle Line of

business (Lob), dei partner e dei clienti delle aziende.

Per stilare questo elenco, la società si è basata sull’analisi dei

contenuti di 84 colloqui condotti nel 2014 con altrettante aziende che

si sono rivolte a Forrester per avere consulenza sul tema dello storage. 

La maggior parte dei manager It che si sono rivolti alle società (39%)

sono responsabili Infrastructures & Operations (I&O), ovvero le figu-

re quotidianamente impegnate a rispondere alle richieste di nuovi o

maggiori o più performanti servizi storage a supporto delle crescenti

e cangianti esigenze del business. Interessante però il fatto che al se-

condo posto dei richiedenti spiegazioni e consigli si siano piazzati gli

Enterprise architect, con il 27% delle inquiry.

Questo conferma come la modernizzazione dell’infrastruttura

storage non risponda più alla semplice necessità di sostituire hardware

e software storage obsoleto o potenziare il supporto di memorizza-

zione e archiviazione a soluzioni già esistenti, ma miri a rispondere

Forrester ha analizzato i principali temi

riguardanti lo storage emersi nel corso

di colloqui con decine di aziende nel 2014.

Il report che ne è derivato consente di districarsi

tra tecnologie che vanno dai sistemi all-flash

all’hybrid storage all’insegna di maggiore

gestibilità, performance e apertura al cloud.

I consigli della società di analisi

storage

scenario

Il Disruptive Storage al servizio dei nuovi business model

Sd i R i c c a r d o C e r v e l l i

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alle necessità di applicazioni, architetture di delivery e business model

innovativi. Il fatto che i Cio abbiano rappresentato solo il 19% di chi si

è rivolto a Forrester sul tema storage può essere dovuto, alla scelta, da

parte di molti Chief information officer, di lasciare l’approfondimento

di questo argomento infrastrutturale a chi poi lo deve affrontare diret-

tamente. Chiudono la classifica i Sourcing and vendor manager (9%)

e i responsabili di Application development and delivery (6%): figure

che svolgono, l’una un ruolo successivo alla definizione dei beni e dei

servizi necessari, l’altra che invece dovrebbe operare in stretta collabo-

razione con gli I&O e gli Enterprise architect, lasciando però a questi

ultimi il compito di comprendere e scegliere le tecnologie e le strategie

storage più idonee ed efficienti (figura 1).

Le priorità emergentiSoftware defined storage (Sds), performance e hybrid cloud

sono stati i tre argomenti più affrontati nel corso delle interviste, ri-

spettivamente con il 22, il 20 e il 19% delle ricorrenze. A seguire le

public cloud (11%) e altri (28% in totale) (figura 2). L’attenzione al Sds

la dice lunga sull’aspirazione a rendere le infrastrutture storage più

flessibili, riconfigurabili, dotate di tassi sempre maggiori di automazio-

ne, e ben monitorabili, anche al fine di poter effettuare analisi dei costi

per workload o per line of business, e di conseguenza il chargeback.

Questo dovrebbe fornire un ulteriore aiuto alle Lob a definire i prezzi

delle offerte aziendali costituite da servizi tecnologici, evitando ina-

spettate perdite economiche.

Il tema performance (che nel primo semestre 2013, quando ven-

ne condotta un’indagine analoga, era stato argomento solo del 5% di

inquiry) è altrettanto cruciale e si può ricollegare, fra l’altro, alla com-

petizione che si sposta sempre più sul terreno dei servizi digitali e alla

crescita delle opportunità di utilizzare analytics su dati transazionali e

Big data. L’hybrid cloud, che secondo Forrester rappresenta il modello

infrastrutturale che si imporrà nel prossimo futuro, con tutte le carte in

regola per durare a lungo, risponde anch’esso a esigenze già individua-

te analizzando il tema Sds e quello performance.

Con cloud ibridi, infatti, le aziende non devono necessariamente

installare al proprio interno tutte le risorse computazionali, di storage

e applicative, in quanto possono integrare in modo elastico e sinergico

ciò che è on-premises con risorse praticamente senza limiti, manu-

tenute da terzi e innovative reperibili sulla “nube”. Integrando con i

servizi storage on-premises, cloud storage service distribuiti su tutta la

superficie del pianeta, inoltre, le aziende possono velocizzare l’accesso

a dati e applicazioni da parte di uffici remoti, lavoratori in trasferta e

clienti lontani.

Forrester propone l’esempio delle aziende del settore media ed

entertainment, che spesso si trovano nella necessità di distribuire in

tutto il mondo contenuti di dimensioni molto grandi e finora erano

costrette a trasferirli alle sedi locali o via satellite o su supporti digi-

tali tramite corriere. I costi correlati a queste ultime due modalità di

distribuzione possono essere evitati con il ricorso a piattaforme cloud

pubbliche – e siamo al terzo argomento – che offrono servizi cloud

FIGURA 1Il campione di riferimento

dei colloqui condotti da Forrester sul tema storage

fonte: Forrester

scenario

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white paper

storage altamente scalabili in termini di capacità e distribuiti su tutto il

pianeta grazie a siti connessi fra loro ad alta velocità. Altri settori che

la società di analisi ritiene più potenzialmente interessati alle funzio-

nalità dell’hybrid cloud per la distribuzione geografica di contenuti e

applicazioni di grandi dimensioni e sensibili alle performance sono l’oil

& gas e l’healthcare.

Le tecnologie abilitantiMolti interlocutori di Forrester hanno chiesto in che cosa consi-

sta effettivamente il Software defined storage.

Lo “standard Forrester” del Sds prevede che, affinché si possa

parlare di Software defined storage, vi siano tre elementi:

1. un’ambiente di storage virtualization che consente di far

collaborare silos storage eterogenei;

2. uno strato di Application Programming Interface (Api) pro-

visioning in grado di facilitare l’automazione e il resources discovery;

3. un livello di Storage Quality of Service (QoS), con strumenti

per assicurare i livelli di performance richiesti, regolare i consumi di

risorse di caching e di alte velocità, effettuare il chargeback.

La società di ricerche ritiene che molte aziende dispongano di

almeno due di questi tre elementi, ma la maggior parte non sia ancora

riuscita ad armonizzarli fra loro.

L’argomento performance oggi chiama in causa in modo deci-

so la All-flash technology (Afa). Diversi It manager si sono dichiarati

delusi dalle performance offerte dai sistemi ibridi. Gli Afa, secondo lo

studio della società americana, consentono realmente oggi ai work-

load più performance-oriented di non vedere più lo storage come un

collo di bottiglia. Considerato che i prezzi delle tecnologie flash sono

in discesa, per Forrester gli All-flash array oggi possono essere conside-

rati un’alternativa ai tradizionali sistemi storage Tier 1 basati su dischi.

Si consiglia in particolare di riservarli alle applicazioni (o alle parti di

applicazioni) più sensibili alle performance, come, per esempio, i data-

base. Si rivela necessaria, in questo caso, una buona collaborazione fra

Le architetture storage hyperscale, in particolare quelle

basate su tecnologie open source come Ceph di OpenStack,

permettono di creare infrastrutture scalabili linearmente

da poche centinaia di TB a svariate decine di PB. In modo

semplice e cost effective.

I mondi dei servizi cloud, dei media, della ricerca e sviluppo,

dell’elaborazione di big data provenienti dalle interazioni social

o dall’Internet of Things. Sono alcuni esempi degli ambiti che

richiedono architetture storage innovative rispetto alle tradizionali

San (Storage area network) e Nas (Network attached storage). Ma

differenti anche rispetto a quelle, altrettanto rivoluzionarie, come

l’All-flash tecnology, ideale per l’accelerazione di ambienti che

richiedono elevatissime performance a livello di storage primario

(tipico esempio i database relazionali), o i sistemi hyper convergence,

destinati al supporto di applicazioni molto specializzate.

“Le architetture storage di cui stiamo parlando – spiega Andrea

Sappia, Sales Consultant Manager di Fujitsu Italia – sono quelle che

oggi vengono definite come ‘hyperscale’, tecnologie di archiviazione

in grado di fornire elevate prestazioni, ma soprattutto di scalare

linearmente in modo orizzontale, fino a erogare capacità che

raggiungono le decine di Petabyte. Il tutto a partire dall’installazione

di rack di qualche centinaio di Terabyte, cui in caso di necessità

scenario

FIGURA 2Le priorità emergenti

fonte: Forrester

Obiettivo: repository ultrascalabili di informazioni

intervista

3 www.zerounoweb.it

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storage

4white paper

responsabili I&O e sviluppatori.  

E per quanto riguarda i public cloud service e l’hybrid cloud?

Oltre quanto abbiamo già scritto sopra, ovvero l’utilità laddove sia

necessaria una grande elasticità della capacità storage e la potenzia-

lità per migliorare e rendere più economica la distribuzione di dati e

applicazioni in remoto e in mobilità, Forrester segnala anche il fatto

che molti utenti e Lob hanno iniziato a usare servizi cloud storage di

propria iniziativa. Un’altra evidenza è che il cloud storage può, in mol-

ti casi, sostituire i Network attached storage (Nas) e i siti di disaster

recovery tipo off-site tape. La connessione fra risorse on-premises e

on-the-cloud richiede l’uso di cloud gateway hardware o software, che

possono essere visti dall’It manager o direttamente dall’utente finale

come un semplice Nas, che in modo trasparente si preoccupa di gestire

il traffico da e per l’azienda e il cloud.

Un ultimo accenno lo meritano gli Hyperconverged system. Mol-

ti It manager hanno chiesto alla società di analisi chiarimenti su quale

ruolo questi sistemi possono avere all’interno di un’infrastruttura sto-

rage. I sistemi convergenti sono caratterizzati dal fatto che, all’interno

di contenitori dal form factor standard, sono presenti e pre-integrati i

server, lo storage e il networking. Questo facilita i responsabili It a for-

nire in tempi molto rapidi risorse di elaborazione e storage senza dover

far intervenire esperti server, storage e networking a svolgere ognuno

la propria parte. Il fatto che sia i moduli server sia quelli storage posso-

no essere aggiunti a lotti di dimensioni predefinite di una certa entità,

non permette, però, secondo Forrester, a queste soluzioni di garantire

un elevato grado di granularità nella scalabilità verticale (scale up). Per

questa ragione, la società di analisi sconsiglia di partire con ambienti

con diversificate e stringenti esigenze di capacità e performance – per

esempio infrastrutture general purpose in grandi organizzazioni - per

introdurre gli Hyperconverged system. Per contro, questi rappresenta-

no un’ottima opzione per la server virtualization, le Virtual Desktop

Infrastructure (Vdi) o il disaster recovery. Per di più lo storage integrato

è di livello enterprise e, grazie alla semplice aggiunta di moduli, può

essere scalato senza che sia necessario operare su una Storage area

network (San), con il ricorso agli skill opportuni. Gli Hyperconverged

system, quindi, si rivelano molto interessanti, fra gli altri, negli uffici

remoti e nelle aziende con poche risorse It interne.

possono essere aggiunti con facilità nuovi nodi storage, senza aver

dovuto inizialmente progettare un’infrastruttura con un determinato

dimensionamento”.

Siamo di fronte, quindi, a qualcosa di diverso dal classico approccio

consistente nell’acquistare array con un numero prestabilito

di spazi disco vuoti, da riempire al momento del bisogno fino

al raggiungimento di un tetto massimo di unità. “Con questo

metodo – continua Sappia – dopo la saturazione dell’infrastruttura

storage esistente, le aziende corrono il rischio di dover sostituire

l’architettura storage o addirittura di passare a soluzioni di fascia

superiore, con conseguente necessità di affrontare complessi e

costosi progetti di migrazione, e che comportano interruzioni di

servizio”.

Da circa un anno, la risposta di Fujitsu alla domanda di ‘hyperscale

storage’ si chiama Eternus CD10000 che può supportare fino a 224

dischi, raggiungendo una capacità di circa 50 PB di dati. Quale la

caratteristica più distintiva della soluzione rispetto ad altre offerte

della concorrenza? “La principale è l’impiego del software open

source OpenStack Ceph, che consente di aggiungere in maniera

lineare fino a diverse centinaia o migliaia di nodi storage in

cluster. Questa tecnologia è in grado di ‘parallelizzare’ l’utilizzo di

questi nodi in modo che le performance e, soprattutto, la capacità

dell’infrastruttura siano, in ogni stadio della sua crescita, le somme

delle performance e delle capacità dei singoli nodi presenti. È per

questa ragione che una soluzione come CD10000 è ideale per gli

ambienti come il cloud o l’archiviazione di dati semistrutturati o non

strutturati (come quelli prodotti e da condividere nei centri di ricerca

genomica o nel mondo del broadcasting video e dei repository di

immagini) nei quali le architetture hyperscale si dimostrano le più

scalabili in maniera, peraltro, cost effective”. (R.C.)

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scenario

Andrea Sappia, Sales Consultant

Manager, Fujitsu Italia

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ome disegnare correttamente una strategia di evoluzione dello

storage in rapporto alle specificità organizzative e del business dell’a-

zienda? Quanto le tecnologie “software defined” possono realmente

essere “disruptive”, consentendo quella capacità di risposta alle va-

riabili di business che fino ad oggi è sempre stato difficile garantire?

Sono alcune delle domande alle quali si è cercato di rispondere nel

recente Breakfast con l’Analista, organizzato da ZeroUno, in colla-

borazione con Fujitsu e Intel. “Si tratta di domande - ha introdotto

Stefano Uberti Foppa, Direttore di ZeroUno, che si inseriscono in

un contesto di profonda trasformazione: cambiamenti nella struttu-

ra classica di alcuni mercati che non permettono più ai tradizionali

incumbent di vivere di rendita; passaggio da una logica di possesso

del prodotto a quella di fruizione di un servizio; necessità di portare

avanti una innovazione continua che si allinei alle nuove esigenze

competitive dell’impresa. Si tratta di trend che hanno un forte impatto

sui sistemi informativi aziendali”. Ecco quindi che è indispensabile

non fossilizzarsi su scelte infrastrutturali stabili negli anni: “Bisogna

saper operare nella discontinuità - prosegue il direttore di ZeroUno

- definendo alcuni pillar infrastrutturali che consentano di cambiare

con rapidità, abbandonando la logica a silos. Stiamo entrando - ricor-

da Uberti Foppa - nell’App Economy, dove il software, da supporto

al business, diventa ‘il’ business”. Si tratta dunque di capire qual è

il modello cui le aziende devono fare riferimento per affrontare con

successo questo processo trasformativo.

“Una risposta codificata da Gartner - ricorda il direttore - è

quella del modello bimodale che consiste nell’operare su due diret-

trici: una di sviluppo infrastrutturale capendo, con un passo da ma-

ratoneta, quali sono gli elementi che caratterizzano un’infrastruttura

agile, in grado di rispondere velocemente alle esigenze del mercato;

un’altra, più da velocista, che è quella della business innovation su

base digitale che comporta scelte applicative digital driven, ma anche

un ridisegno organizzativo dell’It per essere là dove si sviluppa il bu-

siness digitale. Oggi, nel nostro incontro, ci focalizziamo sulla prima e,

in particolare, sullo storage, tema centrale - conclude Uberti Foppa -

rispetto alla capacità di poter gestire volumi di dati sempre maggiori,

dove bisogna ragionare in termini di architetture aperte, basate su

open standard, che rendano disponibili i dati là dove servono, ai pro-

fili utenti che ne hanno bisogno, abbandonando la verticalità a silos”.

Il tema, in definitiva, è capire fino a che punto un’azienda è in

grado di fare una scelta disruptive.

Sistema ibrido: approccio vincenteCollocando il ridisegno dell’architettura storage all’interno del

più ampio ridisegno dei sistemi informativi, Nicola Restifo, Ricerca-

tore Senior dell’Osservatorio Cloud & Ict as a Service della School of

Management del Politecnico di Milano, riprende l’inquadramento

di Uberti Foppa, aggiungendo un elemento quantitativo che evidenzia

Quali sono gli snodi infrastrutturali sui quali i

responsabili dei sistemi informativi si devono

focalizzare per ripensare un It che sia in grado

di rispondere al momento di grande

trasformazione che le imprese, e la società in

generale, stanno vivendo? L’approccio Software

Defined, unito all’implementazione di sistemi

ibridi (on premise e in cloud), può rappresentare

la risposta possibile. Ma come affrontarlo?

executive breakfast

Ripensare l’infrastruttura It

in modo business oriented

C

d i P a t r i z i a F a b b r i

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la complessità crescente: “Oggi i dati destrutturati rappresentano il

17% dei dati utilizzati e gestiti in azienda, con una crescita del 31%

anno su anno; inoltre l’84% dei dati ha un’origine esterna”, affer-

ma Restifo che, passando all’analisi degli investimenti delle aziende

per l’evoluzione dei sistemi informativi, rileva come quelli relativi alla

Cloud Enabling Infrastrucutre (ossia le scelte compiute per rendere

sempre più flessibile l’infrastruttura fino a integrare la nuvola pub-

blica in maniera scalabile), abbiano oggi raggiunto il valore di 1050

milioni di euro nel 2015, con una crescita del 21% sul 2014: “Quello

che vediamo svilupparsi è un modello ibrido con la valorizzazione del

patrimonio interno (applicativo e infrastrutturale) dove per l’inno-

vazione si può fare affidamento sulla scalabilità esterna data dalla

nuvola pubblica. E il sistema informativo ibrido - prosegue Restifo

- vede il paradigma del Software Defined Datacenter applicato a tutti

i livelli dell’infrastruttura di un data center. Tipicamente - continua il

ricercatore - si parte da un approccio orientato alle risorse computa-

zionali fino ad arrivare alla gestione dello storage e degli aspetti di

networking, anche se, per il momento, per quanto riguarda lo storage,

il livello della domanda non è così avanzato come per la parte compu-

tazionale” tuttavia andando ad analizzare le priorità di investimento

della Cloud Enabling Infrastructure si rileva che la virtualizzazione

dell’infrastruttura storage è a un buon 4° posto.

Software defined = open standard“Fornire una chiara definizione di cosa significa software de-

fined data center è fondamentale perché spesso è una terminologia

che viene utilizzata per ricollocare in realtà un’offerta tradizionale,

basata su software proprietari. Invece - precisa Davide Benelli, Busi-

ness Program Manager di Fujitsu - qui stiamo parlando di un aspetto

fondamentale: parallelamente allo sviluppo di sistemi agili, flessibili,

si è sviluppata un’offerta software, come per esempio OpenStack,

nata in un contesto abilitante le infrastrutture cloud. Il problema è

quello di integrare questi software open source, nativi per ambienti

cloud, nell’infrastruttura esistente. Realizzare - spiega Benelli - infra-

strutture di questo tipo non è facile, come non lo è gestirle e manute-

nerle; per questo, per chi non sposa l’approccio ‘do it yourself’, Fujitsu

offre un’infrastruttura storage, Eternus CD 10000, basata sul sistema

open source Ceph e ottimizzata per i progetti cloud e OpenStack (vedi

riquadro a pag.8)”.

Sottolinea l’importanza della scelta OpenStack anche Andrea

Luiselli, Enterprise Technology Specialist di Intel: “Open standard è

ormai il nostro mantra da diversi anni e fin dall’inizio lavoriamo in

maniera attiva con la community OpenStack, alla quale abbiamo for-

nito tutte le nostre Api affinché la nostra tecnologia sia aperta a tutti”.

Luiselli prosegue poi evidenziando quelli che, a suo parere, sono be-

nefici e criticità di un approccio software defined: “L’adozione di open

standard favorisce la competizione e consente agli utenti di poter sce-

gliere, contribuendo anche a calmierare i prezzi. Un aspetto negativo

può invece essere rappresentato dal fatto che l’astrazione del software

dall’hardware può avere un impatto sulla capacità computazionale di

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quest’ultimo; per questo Intel ha lavorato molto su questo aspetto con

OpenStack, facendo in modo che determinate funzionalità, ossia de-

terminate ‘chiamate’, vadano direttamente sull’hardware ottimizzan-

done le performance”.

RIPoRTARE lo svIluPPo soFTWARE All’InTERno

Uno degli elementi emersi durante il dibattito che è seguito

alle presentazioni, è che seppure vi sia la consapevolezza che la scelta

ibrida è probabilmente quella più opportuna per rispondere alle esi-

genze del mercato, essa presenta comunque problemi di governance

che vanno affrontati attentamente: “L’ibrido rappresenta un ottimo

punto di equilibrio tra infrastruttura esistente e innovazione – affer-

ma Renato Stucchi, Responsabile Infrastrutture di Atm-Azienda

Trasporti Milanesi - e sicuramente è interessante il discorso di ri-

tornare ad avere un presidio interno del software. Questo comporta

ovviamente una crescita interna in termini di competenze, ma in ogni

caso bisogna sempre misurarsi con l’infrastruttura esistente: magari

riusciamo a sviluppare soluzioni bellissime che devono però poi esse-

re gestite e manutenute in un’infrastruttura tradizionale. Il problema

del governo non è dunque banale”. Concorda appieno Paolo Sassi,

Group It Director di Artsana, che aggiunge: “Oggi lo sviluppo è si-

curamente più rapido e riusciamo a rispondere più velocemente alle

richieste del business, ma l’equilibrio tra innovazione e infrastruttura

esistente è sempre delicato. Per quanto riguarda l’innovazione biso-

gna comunque sempre mantenere alta l’attenzione sui costi, non tan-

to per questioni di budget, ma per poter rapidamente tornare indietro

nelle scelte fatte nel caso queste si rivelassero inadeguate”.

Alcuni manager del mondo bancario presenti al confronto rile-

vano invece la difficoltà a sperimentare soluzioni innovative quando

sono in essere contratti molto vincolanti con gli outsourcer. Antonio

Polimeno, Head of Digital, Channels Adm and Information Integra-

tion di Barclays Bank, concorda infine sulla necessità di riportare

all’interno le risorse di sviluppo: “Si tratta di un vero e proprio mi-

glioramento in termini di efficienza, perché l’utilizzo di sviluppatori

all’estero, tipicamente in India, comporta spesso una difficoltà di co-

municazione che si traduce o in tempi molto lunghi o in soluzioni che

non corrispondono esattamente ai desiderata”.

executive breakfast

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dati sono più pregiati dell’oro” è il motto di Darz (Darmstadt

Data Center), provider full sevice tedesco che offre un’ampia gamma

di servizi negli ambiti della co-location, dei managed service e della

consulenza, con progetti “cuciti” su misura per i clienti. Oltre ad avere

collocato il data center nel luogo più sicuro dello stato tedesco di

Hesse, in quella che era la camera blindata della banca centrale dello

stato, Darz si impegna a mantenere i più alti livelli di qualità e sicurez-

za in termini di data center infrastructure, dovendo anche sottostare a

una legislazione relativa alla protezione dei dati molto severa.

Per quanto riguarda i requisiti di flessibilità e agilità, si sono

fatti ancora più stringenti con la decisione di entrare nel Deutsche

Börse Cloud Exchange (Dbce), un marketplace di risorse IaaS che

unisce diversi fornitori di risorse cloud nel quale è necessario garan-

tire precisi criteri per quanto riguarda la data protection; tra questi,

per esempio, la possibilità, per i futuri clienti, di definire in quale stato

della Federazione tedesca desiderano che i propri dati risiedano (ri-

spettando quindi la normativa della specifica regione dove sono col-

locati i dati). “Diamo molto valore alla qualità e alla sicurezza”, dice

Lars Göbel, Head of Sales and IT Operations, Darz. “Inoltre per noi era

anche importante avere una soluzione scalabile in grado di adattarsi

all’evoluzione del nostro business”.

Con il supporto del system integrator Profi Engineering Sy-

stems, è stata implementata un’infrastruttura completamente nuova,

il cui focus principale era la standardizzazione per assicurare la com-

patibilità completa con il framework OpenStack; per realizzarla, Profi

si è rivolta a Fujitsu sia per la parte computazionale sia per quella

storage. Per la componente storage, particolarmente strategica visti i

requisiti richiesti da Dbce per la collocazione e protezione dei dati e la

necessità di integrazione nel framework OpenStack, è stata scelta la

soluzione Eternus CD 10000, hyperscale storage system con processo-

ri Intel Xeon (vedi riquadro nella pagina successiva). Fujitsu ha fornito

Per costruire un’infrastruttura efficiente,

flessibile, sicura, multi-client, che permettesse

a Darz, provider tedesco di risorse

infrastrutturali, di entrare nel Deutsche Börse

Cloud Exchange, marketplace di risorse IaaS

dove fondamentale è l’integrazione

con il framework OpenStack, l’azienda ha scelto

lo storage system Eternus CD 10000

caso utente

Flessibilità, sicurezza e openess: i requisiti

per entrare nel marketplace tedesco

di servizi cloud“I

La sede di Darz in Germania

storage

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ZeroUno Next Editore srl - Via Copernico, 38 - 20125 Milanowww.zerounoweb.it progetto grafico BluGraphicDesign

un pacchetto completo hardware e sof-

tware, gestito centralmente usando il

software OpenStack Ceph. “L’ambiente

fornisce a Darz una piattaforma di vir-

tualizzazione convergente, che si può

utilizzare per fornire storage e macchi-

ne virtuali e che offre una proporzione di prezzo/performance migliore

dei tradizionali approcci San,” spiega Armin Acheback, Head of Sales

di Profi, mostrando anche particolare soddisfazione per la flessibilità

di Eternus CD10000: “Si possono aggiungere nodi storage mentre il

sistema è in funzione e non si deve fermare la macchina nemmeno se

i nodi hanno bisogno di manutenzione”, spiega.

“Combinando la tecnologia Fujitsu con le abilità e l’esperienza

di Profi abbiamo realizzato un’infrastruttura con la qualità, la sicu-

rezza e la flessibilità che ci servivano per entrare

nel mercato Dbce”, afferma dal canto suo Göbel,

per il quale la capacità multi-client della soluzione

adottata è particolarmente importante: “È richie-

sto dal DBCE e garantisce che i clienti siano sem-

pre separati l’uno dall’altro”.

“Nel nostro settore esiste una costante

battaglia tra l’assicurare la competitività concen-

trandosi sull’efficienza dei costi e l’assicurare li-

velli di prestazioni mission-critical per i dati cloud

online. L’Eternus CD 10000 consente di offrire

un’interessante combinazione tra prezzi estrema-

mente competitivi e la tranquillità di sapere che

il sistema resterà sempre online”, ha concluso

Göbel (P.F.)

L’hyperscale storage system Fujitsu Eternus CD 10000 S2 consente uno

scale-out distribuito, quindi di aggiungere, scambiare e aggiornare i singoli

nodi storage in maniera organica, senza alcuna interruzione operativa.

Per un efficace bilanciamento di velocità di accesso, capacità e costi,

l’architettura di Eternus CD10000 S2 prevede quattro tipologie diverse

di nodi storage che possono essere combinate in base alle esigenze

dell’utente con una capacità rispettivamente di 44 TB, 92 TB, 140 TB e

188 TB; a questi si aggiungono i due nodi infrastrutturali Gateway Node e

Monitor Node. Il sistema consente di combinare fino a 224 nodi storage,

raggiungendo una capacità massima di 42 PB.

I pillar su cui si basa l’architettura di questo sistema sono i nodi storage,

quelli infrastrutturali e la reate a 10GB Ethernet, cruciale per garantire

elevati livlli di performance.

La compatibilità verso il basso implica la possibilità che i nodi più nuovi

funzionino a fianco di quelli di precedente generazione, salvaguardando

la protezione dell’investimento. Il sistema è basato sul software open

source OpenStack Ceph al quale sono stati aggiunti elementi funzionali

per la gestione completa che consentono di amministrare il sistema da

un unico pannello di controllo. Una delle caratteristiche peculiari di Ceph

è l’algoritmo Crash (Controlled Replication Under Scalable Hashing) che

consente di gestire l’allocazione dei dati lavorando con un distribuzione

pseudo-random e bilanciata che permette la distribuzione omogenea dei

dati tra tutti i dischi del sistema. (P.F.)

Eternus CD 10000: 224 nodi storage garantendo sempre la continuità operativa

la soluzioneLars Göbel, Head of Sales and IT Operations, Darz

L’hyperscale storage system Fujitsu Eternus CD 10000

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caso utente