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* Sigle: AATT (Archivio aziendale Trucco Tessile), ACDLA (Archivio Camera del lavoro di Alba), ACDLM (Archivio Camera del lavoro di Mondovì), ACDLSA (Archivio Camera del lavoro di Saluzzo), ACDLSV (Archivio Camera del lavoro di Savigliano), ACGIL (Ar- chivio Cgil, Roma), ACLI (Archivio provinciale delle Acli), ACS (Archivio centrale di Stato), ACSV (Archivio comunale di Savigliano), AFA (Archivio Franco Angeloni), AGA (Archivio Gianni Alasia), AGB (Archivio Giovanni Bianco), AISRCP (Archivio Istituto storico della resistenza per Cuneo e provincia), AISRP (Archivio dell’Istituto storico della resistenza per il Piemonte), ALB (Archivio personale dell’autore), ARSAAL (Archivio rappresentanze sinda- cali aziendali Alstom), ARSASG (Archivio rappresentanze sindacali aziendali S. Gobain), ASC (Archivio di Stato, Sezione di Cuneo), ASNOS (Archivio Società nazionale delle offici- ne di Savigliano, oggi in Archivio di Stato di Torino), ATS (Archivio Tribunale di Saluzzo), BUL (MAIC, “Bollettino dell’Ufficio del lavoro”), CCIA (Camera di Commercio della Provincia di Cuneo), CISL (Registro dei Verbali del C.E. dall’11-6-50 al 21-6-69, in Archivio CISL Cuneo, 214 G), CPEC (Consiglio provinciale dell’economia corporativa), CPC (Mini- stero dell’Interno, Direzione Generale della Pubblica Sicurezza, Casellario politico centrale), DGPS, AAGGeRR (Ministero dell’Interno, Direzione Generale della Pubblica Sicurezza, Divisione Affari generali e riservati), MAIC (Ministero dell’Agricoltura, Industria e Com- mercio), MAM (Ministero armi e munizioni, I guerra mondiale). 1 Da Cuneo. Camera del lavoro della Provincia di Cuneo, in “Lotte nuove”, 22 febbr. 1902; SAVERIO DERFNER, Congresso per una Camera del lavoro a Cuneo, ivi, 29 marzo; v. anche Socialismo in piazza, in “Lo Stendardo”, 17 febbr. e 27 marzo. Una città industriale e il suo movimento operaio Livio Berardo I precursori: muratori o metallurgici? Alla costituzione della Camera del lavoro di Cuneo, culminata dopo un anno di dibattiti e conferenze nel congresso del 30-31 marzo 1902. 1 , Savigliano contribuisce con una Lega metallurgici di 250 soci, una di muratori con 90 tessere, una di lavoranti del legno (25) e una di arti tessi- li (50). I 250 lavoratori delle Officine meccaniche rappresentano uno dei nuclei più consistenti della prima Cdl provinciale, eppure se riferiti al numero degli addetti complessivo sono una netta minoranza: fuori del sindacato restano 650 operai. Ancora peggiore è il dato per il settore tes- sile: le 70 adesioni devono essere rapportate ai 420 addetti delle filande

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* Sigle: AATT (Archivio aziendale Trucco Tessile), ACDLA (Archivio Camera del lavorodi Alba), ACDLM (Archivio Camera del lavoro di Mondovì), ACDLSA (Archivio Cameradel lavoro di Saluzzo), ACDLSV (Archivio Camera del lavoro di Savigliano), ACGIL (Ar-chivio Cgil, Roma), ACLI (Archivio provinciale delle Acli), ACS (Archivio centrale di Stato),ACSV (Archivio comunale di Savigliano), AFA (Archivio Franco Angeloni), AGA (ArchivioGianni Alasia), AGB (Archivio Giovanni Bianco), AISRCP (Archivio Istituto storico dellaresistenza per Cuneo e provincia), AISRP (Archivio dell’Istituto storico della resistenza per ilPiemonte), ALB (Archivio personale dell’autore), ARSAAL (Archivio rappresentanze sinda-cali aziendali Alstom), ARSASG (Archivio rappresentanze sindacali aziendali S. Gobain),ASC (Archivio di Stato, Sezione di Cuneo), ASNOS (Archivio Società nazionale delle offici-ne di Savigliano, oggi in Archivio di Stato di Torino), ATS (Archivio Tribunale di Saluzzo),BUL (MAIC, “Bollettino dell’Ufficio del lavoro”), CCIA (Camera di Commercio dellaProvincia di Cuneo), CISL (Registro dei Verbali del C.E. dall’11-6-50 al 21-6-69, in ArchivioCISL Cuneo, 214 G), CPEC (Consiglio provinciale dell’economia corporativa), CPC (Mini-stero dell’Interno, Direzione Generale della Pubblica Sicurezza, Casellario politico centrale),DGPS, AAGGeRR (Ministero dell’Interno, Direzione Generale della Pubblica Sicurezza,Divisione Affari generali e riservati), MAIC (Ministero dell’Agricoltura, Industria e Com-mercio), MAM (Ministero armi e munizioni, I guerra mondiale).

1 Da Cuneo. Camera del lavoro della Provincia di Cuneo, in “Lotte nuove”, 22 febbr. 1902;SAVERIO DERFNER, Congresso per una Camera del lavoro a Cuneo, ivi, 29 marzo; v. ancheSocialismo in piazza, in “Lo Stendardo”, 17 febbr. e 27 marzo.

Una città industriale e il suo movimento operaio

Livio Berardo

I precursori: muratori o metallurgici?

Alla costituzione della Camera del lavoro di Cuneo, culminata dopo unanno di dibattiti e conferenze nel congresso del 30-31 marzo 1902.

1,Savigliano contribuisce con una Lega metallurgici di 250 soci, una dimuratori con 90 tessere, una di lavoranti del legno (25) e una di arti tessi-li (50). I 250 lavoratori delle Officine meccaniche rappresentano uno deinuclei più consistenti della prima Cdl provinciale, eppure se riferiti alnumero degli addetti complessivo sono una netta minoranza: fuori delsindacato restano 650 operai. Ancora peggiore è il dato per il settore tes-sile: le 70 adesioni devono essere rapportate ai 420 addetti delle filande

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cittadine, per lo più donne, se non ragazze, spesso provenienti dalla cam-pagna. Impressiona in senso inverso il dato dei muratori: i 90 iscritti rap-presentano la quasi totalità della categoria che allora in città sfiorava ilcentinaio di addetti.

2. Per l’esattezza la lega di resistenza alla Snos era natail 6 gennaio 1900, rinvigorita dagli interventi degli “agitatori” torinesiMoglia e Borbonaglia, e aveva raggiunto in un primo tempo i 415 iscritti.

3.Poi si era ridimensionata di fronte a una controffensiva padronale, capacedi coniugare paternalismo (il sostegno alla Società di mutuo soccorso del-le Officine, presieduta da Giuseppe Toesca, e al relativo spaccio, i pranzisociali con l’intervento dei capisquadra, degli ingegneri e dello stessodirettore Ottavio Moreno).

4 e intimidazione. Secondo l’organo dei sociali-sti, per venir licenziati bastava essere stati visti attraversare la stradadurante un periodo di malattia.

5. Ciononostante a fine agosto del 1902veniva presentato all’ing. Moreno un memoriale con cui si chiedeva unadeguamento delle paghe a quelle erogate nello stabilimento di Torino.

6.L’altra rivendicazione puntava alla garanzia del lavoro per almeno 20

giorni al mese: le troppe interruzioni indicavano come l’azienda non stes-se attraversando un periodo felice. Anche per questo il potere contrat-tuale della Lega era ridotto e la cosiddetta “agitazione” non si tradusse inconcrete forme di lotta.

7.A trainare il movimento operaio saviglianese nei suoi primi passi non

sono dunque i metallurgici, bensì la Lega muratori, presieduta da AndreaTrucco. È Trucco a fondare e promuovere l’organizzazione di altre catego-rie che oggi parrebbero marginali (ad esempio: i garzoni panettieri che innumero di 50, a firma di Pietro Odasso e Giuseppe Gerbaudo, chiedonola riduzione dell’orario notturno).

8 e a guidare in città il primo sciopero vit-

226 livio berardo

2 FEDERAZIONE DELLE LEGHE. CUNEO, CAMERA DEL LAVORO, Congresso provinciale, Rela-zione morale e finanziaria del Comitato centrale, Cuneo, Tip. Aime e C., 1902, pp. 3-4.

3 Conferenza, in “Il Grido del popolo”, 13 aprile 1901.4 Festa del lavoro, in “Il Corriere di Savigliano”, 10 genn. 1902. Il sodalizio tipicamente

interclassista, accoglie al suo interno molti soci onorari, fra i quali, oltre ai dirigenti delleOfficine, il conte Annibale Galateri di Genola, che in occasione del cinquantenario dellaSocietà operaia maschile e femminile, dona un ritratto a olio di Vittorio Emanuele III, accet-tato con una entusiastica cerimonia (Alla Società Operai delle Officine, ivi, 27 sett. 1902).

5 Il modo di trattare gli operai adottato dal direttore delle officine, in “Lotte nuove”, 26aprile 1902.

6 Savigliano, ivi, 30 agosto 1902. L’unità produttiva di corso Mortara, nei pressi della sta-zione Dora, era entrata nelle disponibilità della Snos nel 1889 (G. GIUGIARO, La fabbrica deitreni di Savigliano, in CN. Cuneo, la provincia granda, a cura di Luigi Botta e Franco Collidà,Cuneo, Grandapress edizioni, 1990, p. 216).

7 Savigliano. Agitazione, in “Lotte nuove”, 22 nov. 1902.8 All’Ill.mo Sig. Sindaco di Savigliano, 30 ag. 1901, in ACSV, cat. 15, cl. 1, fald. 1/1, Scioperi.

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9 Savigliano. Gli effetti dell’organizzazione e la conseguente paura dei capitalisti, in “Lottenuove”, 19 apr. 1902; Savigliano. Mentre si attende il 1° maggio, ivi, 1° maggio; Le vecchie e lenuove condizioni dell’arte muraria, ivi, 10 maggio 1902.

10 Savigliano. Programma dei festeggiamenti, ivi, 22 e 28 marzo 1903; Congresso delle leghedella provincia di Cuneo, 18 apr. 1903; Il congresso di Savigliano, 16 maggio 1903.

11 FEDERAZIONE DELLE LEGHE. CUNEO, CAMERA DEL LAVORO, Congresso provinciale cit., p. 6.12 Savigliano. Le domande dei lavoratori, ivi, 19 aprile 1902; Savigliano. L’agitazione dei

muratori, ivi, 26 aprile 1902. Sul segretario nazionale della Federazione edile v. ANNAMARIA

ANDREASI, Quaglino Felice, in Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, a cura diFranco Andreucci e Tommaso Detti, Roma, Editori Riuniti, vol. IV, 1978, pp. 259-262.

13 Cronaca cittadina, in “Il Corriere di Savigliano”, 6 maggio 1904.14 Nella risposta al sindaco di Torino che gli aveva trasmesso l’ordine del giorno proposto

dai consiglieri socialisti Giolitti aveva dichiarato che, mentre a Buggerru i soldati erano stati

torioso, ovviamente di muratori.9. Savigliano diviene così sottosezione del-

la Camera del lavoro di Cuneo e sede del secondo congresso provinciale.10.

L’anno dopo la Lega muratori chiede ed ottiene una «.lieve riduzionedi orario.».

Vi fu pure un centro di agitazione fra le filandaie di Savigliano, [benché]disorganizzate che colla semplice agitazione ottennero un aumento di 10 cente-simi la giornata.

11.

A celebrare i successi dei lavoratori saviglianesi il 1° maggio vieneaddirittura il segretario nazionale della Federazione edile Felice Qua-glino.

12.Nel 1904 la festa, orami al suo terzo appuntamento pubblico, è anco-

ra più imponente: ritrovo in mattinata alla Camera del lavoro, pranzo allatrattoria Barra di ferro, corteo che percorre le vie cittadine, quindi si diri-ge verso Madonna della neve, dove si tiene la festa campestre conclusiva.Vi partecipano moltissimi operai e diversi studenti liceali, due dei quali(Scaraffia e Genoa) prendono anche la parola, assieme con gli oratorilocali Andrea Trucco e Giovanni Careglio, mentre da Torino è venutol’avv. Plinio Gherardini.

13.L’età giolittiana sembrava promettere anche in provincia un crescente

miglioramento delle condizioni di vita degli operai e tolleranza nei con-flitti sociali: ma il 4 settembre 1904, mentre il medico della val Mairainviato dal Psi in Sardegna a dirigere il movimento Giuseppe Cavallerastava trattando con il direttore della miniera Malfidano a Buggerru, laforza pubblica apriva il fuoco sulla folla dei minatori in sciopero, tutt’in-torno assiepati in attesa di notizie. Tre corpi restavano al suolo senza vita.Proteste scoppiarono in varie parti d’Italia. Il giorno 15 a Castelluzzo inSicilia avveniva un’altra sparatoria, questa invero non più avallata uffi-cialmente dal governo.

14. Nella notte del venerdì da Milano partiva lo

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sciopero generale, il primo della storia italiana, che coinvolse le cittàindustriali, ma non solo le più grandi.

15.Quel tipo di lotta, fino allora solo teorizzato dai sindacalisti rivoluzio-

nari, divampò in gran parte spontaneo e fu subìto, più che diretto, dallamaggioranza riformista del Psi16.

228 livio berardo

«.aggrediti.», a Castelluzzo «.la forza pubblica agì senza ordine dei superiori.», anzi all’iniziodella tragedia vi era la «.pretesa illegale.» del brigadiere che gli fosse «.consegnata la lista degliiscritti alla Lega contadini.» (La grave agitazione di questi ultimi giorni in Italia, in “LaSentinella delle Alpi”, 19 sett. 1904).

15 GIULIANO PROCACCI, La lotta di classe in Italia agli inizi del XX secolo, in La classe ope-raia agli inizi del XX secolo, Roma, Ed. Riuniti, 1970, pp. 386-428; IDOMENEO BARBADORO, Ilsindacato in Italia. Dalle origini al congresso di Modena della Confederazione del lavoro (1908),Milano, Teti, 1979, pp. 305-310.

16 Sul contrasto fra riformisti e sindacalisti rivoluzionari cfr. LUIGI CORTESI, Il socialismoitaliano fra riforme e rivoluzione. Dibattiti congressuali del Psi. 1892-1921, Bari, Laterza,1969, pp. 146-150; ALCEO RIOSA, Il sindacalismo rivoluzionario in Italia e la lotta politica nelPartito socialista nell’età giolittiana Bari, De Donato, 1976; ZEFFIRO CIUFFOLETTI, Storia delPSI. 1. Le origini e l’età giolittiana, Bari, Laterza, 1992, pp. 240-246.

Le Officine a fine Ottocento: il reparto montaggi(dall’Album predisposto per la Fiera campionaria di Milano del 1881).

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La Camera del lavoro di Savigliano aderì allo sciopero generale, maesso investì marginalmente le Officine. Incrociarono le braccia soprattut-to i muratori17. Fu allora che di fronte al «continuo deperimento dellapropria classe sia materiale che morale» un gruppo di metallurgici deci-se di organizzarsi in una Unione di resistenza,

escogitando tutti quei mezzi che possono dargli la possibilità di arrestare il con-tinuo loro malessere economico, onde elevarsi al livello d’uomini liberi ecoscienti e per poter essere solidali coll’intera classe lavoratrice.

Perno dell’Unione è una cassa alimentata ogni settimana da 20 cente-simi pro capite con cui preparare un fondo di sussidio per eventuali scio-peri.

18.

Il primo sciopero alle Officine e la conquista delle 10 ore nelle filande

Il primo sciopero alla Snos scoppia improvvisamente il 3-4 ottobre1905 nel reparto fucine con una contestazione dell’eccessivo ricorso aglistraordinari.

19. La direzione prima multa, poi licenzia l’operaio Pozzi: 54compagni di reparto scendono in sciopero chiedendone la riammissioneal lavoro nonché il riconoscimento di una commissione interna.

La direzione licenzia tutti e 54 gli scioperanti, poi, temendo il coin-volgimento nella lotta dell’intera maestranza (700 operai), si dichiaradisponibile a riassumerli, a patto che firmino una specie di lettera di scu-se. Viene affisso un manifesto

col quale si avvertivano gli operai fucinatori che avevano tempo fino al 15 c.m. aritirare la mercede loro spettante e a fare domanda per essere riammessi al lavo-ro. Scaduto tal termine, essi erano tenuti dimissionari e privi di qualsiasi even-tuale loro diritto.

20.

Da Torino si precipita l’on. Maffi che, in un animato comizio tenutoassieme con Andrea Trucco, esorta a non firmare.

21.

Si teme che anche gli operai degli altri reparti dell’officina, se non interverràuna qualche sollecita soluzione, si rendano solidali e dichiarino lo sciopero gene-

una città industriale e il suo movimento operaio 229

17 Astensione dal lavoro, in “Lotte nuove”, 24 sett. 1904.18 UNIONE METALLURGICI E AFFINI, Statuto, Cuneo, Galimberti, 1905. I salari medi in que-

sto periodo sono di 2,80 lire al giorno (BUL, vol. IV, luglio-dic. 1905, p. 729).19 Agitazione, in “Lotte nuove”, 30 sett. 1905.20 Gravi provvedimenti contro gli scioperanti, in “Lo Stendardo”, 14 ott. 1905.21 Un comizio per lo sciopero, ivi, 17-18 ott. 1905; Lo sciopero dei fucinatori, ivi, 24 ott.

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rale. È da augurarsi che una buona e sollecita soluzione avvenga nell’interessedello stabilimento che tanto onora l’Italia e in cui, per la prima volta in 15 annidi vita, si verifica uno sciopero, sia della classe operaia stessa, che sempre ebbe adimostrarsi disciplinata e buona.

22.

La Snos ricorre alle intimidazioni.

La Direzione tenta di strappare con tutti i mezzi la vittoria. Si tentò di acca-lappiare gli scioperanti con zuccherini e con intimidazioni che però caddero nelvuoto. Si cercarono inutilmente in ogni angolo crumiri, per sostituirli agli scio-peranti. Si fecero venire molti poliziotti.

23.

Ma, mentre risultano vane le mediazioni del sindaco cav. Villa e delconsigliere provinciale conte Annibale Galateri,

intervenuti il delegato di PS, il sig. Mossi del Comitato regionale della Federa-zione metallurgica e il segretario della locale Camera del lavoro, la direzioneaccordò la revoca della punizione inflitta all’operaio e la riammissione di tutti gliscioperanti, previa presentazione di domanda individuale; assicurandoli di nonprocedere ad alcun provvedimento a loro carico. Essi accettarono le proposte eripresero il lavoro il 21.

24.

Dopo ventiquattro giorni di lotta gli scioperanti fucinatori sono tornati tuttial lavoro, riportando una bella vittoria dovuta alla loro solidarietà e al loro fortevolere. La direzione ha dovuto piegare dinanzi al bravo manipolo... Si noti che lalotta al momento della soluzione era ingaggiata all’estremo limite, tanto che gliscioperanti erano stati con lettera raccomandata invitati a ritirare la mercede,secondo il manifesto affisso al portone, ed a consegnare gli attrezzi... L’operaioPozzi, l’eroe della battaglia, è ritornato al lavoro senza macchie, e questo è ilsegno della vittoria.

25.

L’esito della lotta ha in città conseguenze straordinarie: gli operai delleOfficine e anche le ragazze delle due filande Giorelli e Gambone, del fila-toio Alberti e dei quattro stabilimenti misti (Giuseppe e Stefano Alberti,Fruttero e Pelletta), che danno lavoro ad oltre cinquecento addetti, fan-no la coda per iscriversi alle leghe dei metallurgici e dei tessili. Diventacosì possibile stipendiare con 200 lire l’anno (oltre alle quote di iscrizio-ne si raccolgono fondi con serate di beneficenza).

26 un funzionario,

230 livio berardo

22 Sciopero alle Officine Nazionali, ivi, 16 ott. 1905. Cfr. Da Savigliano. La fase acuta dellosciopero, in “Lotte nuove”, 14 ott. 1905.

23 Lo sciopero continua, ivi, 22 ott. 1905.24 BUL, loc. cit.25 La vittoria degli scioperanti, in “Lotte nuove”, 5 nov. 1905; Lo sciopero dei fucinatori è

terminato, in “Lo Stendardo”, 30 ott. 1905.26 Veglia di beneficenza, in “Lotte nuove”, 3 marzo 1906.

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Giuseppe Maffei, 26 anni, pittore (decoratore?), che inviato da Torinoprende il posto di Trucco nella segreteria della Camera del lavoro.

27.A marzo del 1906 scoppiano due vertenze. La prima riguarda gli

addetti alla falegnameria:

Nell’officina di costruzioni meccaniche e di materiale ferroviario delleOfficine nazionali di Savigliano sono occupati 101 fucinatori (con un ragazzo) alire 4, 118 calderai (con un ragazzo) a lire 3.15, 67 trapanatori e tornitori (conun ragazzo) a lire 3.60, 206 montatori, aggiustatori e attrezzisti (con 6 ragazzi) alire 4; 139 falegnami e aiuti (con 7 ragazzi) a lire 3.75, 50 falegnami alle segherie(con un ragazzo) a lire 3.20, 83 pittori e tappezzieri (con 2 ragazzi) a lire 3.50 e60 fra macchinisti, fuochisti, muratori e manovali a lire 3. Orario di ore 10 1/2 di11 1/2 e 15 1/2 per i falegnami. Sono organizzati in sezione della Federazione deilavoranti del legno tutti i falegnami e segatori. Il 5 marzo 7 falegnami, cui sem-brava fosse stato promesso da un capo squadra un guadagno del 20% su lavorisupplementari a cottimo, vedendo che la liquidazione portava un guadagno del9%, scioperarono seguiti da tutti i falegnami. Il 7 poi scioperarono anche 15 dei26 falegnami meccanici della segheria di legname Onorato Rocca che lavora perle Officine per semplice solidarietà. Furono intavolate trattative dal delegato diPS e dal tenente dei RRCC; fu concordata una nuova liquidazione con aumentodel 14% e la Direzione si impegnò a stipulare in avvenire contratti scritti ancheper lavori supplementari. Il lavoro fu ripreso il 14.

28.

Martedì 13 si è svolto un affollato comizio con Viglongo della Fede-razione lavoratori del legno e Maffi, a Torino gli operai delle Officinehanno minacciato di scendere a fianco dei compagni saviglianesi e le«.modeste richieste.» sono state accolte.

29.La seconda agitazione riguarda le Ferriere che con due giorni di scio-

pero strappano la garanzia di poter lavorare almeno 18 giorni al mese.30.

La festa del lavoro assume per la prima volta un carattere imponente:

Anche nella città nostra i numerosi operai vollero quest’anno celebrare il 1°Maggio. L’astensione dal lavoro fu quasi completa. Nessun incidente occorse intutta la giornata. Il corteo, indetto dalla locale Camera del lavoro e composto daun migliaio di persone fra uomini e donne, sfilò più volte per le vie principali del-la città con a testa la banda di Villafalletto. Furono pronunziati diversi discorsi enel pomeriggio tenne una conferenza l’avv. Pier Benvenuto Rossi di Cuneo.

31.

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27 PREFETTURA DI CUNEO, Lettera al MI, 6 genn. 1906, in ACS, PS 1906, b. 23.28 BUL, vol. V, cit., pp. 631-632.29 Sciopero vittorioso, in “Lotte nuove”, 17 marzo 1906.30 Sciopero composto, in “Lo Stendardo”, 10 marzo 1906; Scioperi e vittorie, in “Lotte

nuove”, 10 marzo 1906.31 Il 1° maggio a Savigliano, in “Il Saviglianese”, 3-4 maggio 1906.

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Le Officine a fine Ottocento: montaggio carrozze(dall’Album predisposto per la Fiera campionaria di Milano del 1881).

Le Officine a fine Ottocento: lavorazione legnami(dall’Album predisposto per la Fiera campionaria di Milano del 1881).

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Nelle stesse settimane si rinnovano gli organi dirigenti della Cameradel lavoro. Ne fanno parte i fucinatori Enrico Romano e Pietro Gonella, ilmeccanico Ettore Ulivelli, le filandaie Teresa Cogno e Francesca Bianchi,i falegnami Francesco Avataneo e Francesco Belverde, il muratore PietroSavia, il verniciatore Carlo Monchiero, il carrettiere Pietro Maccagno e ilcalzolaio Giuseppe Aosta, segretario Giuseppe Maffei.

32. A luglio costuidà le proprie irrevocabili dimissioni.

33 e, dopoché è andato deserto ilpubblico concorso per la sua sostituzione (la prassi del tempo era questa:gli aspiranti dovevano avere fra 25 e 35 anni, lo stipendio promesso eradi 80 lire al mese), i Comitati regionali Lavoranti in legno, Metallurgici eArti edili inviano come segretario ad interim Ernesto Oldoini.

34. Durantela sua reggenza viene sospeso per otto giorni un operaio del repartolegno, ma gli «.operai fortemente organizzati.» immediatamente inter-rompono il lavoro, finché dopo tre giorni avviene il rientro.

35.A fine anno è la Fiom che incarica Carlo Ravarono di seguire la situa-

zione di Savigliano: per il grande sindacato di categoria la città (420iscritti) è divenuta una piazzaforte cruciale.

36.Il 1906 è l’anno in cui le filandaie, sull’esempio di quanto accaduto a

Torino, scendono in lotta per la riduzione della giornata lavorativa a 10 ore.A Savigliano esse strappano anche un 10% di aumento salariale,

l’abolizione della pulizia domenicale non retribuita, l’istituzione di unacassa multe, vale a dire molti dei miglioramenti elencati nella piattaformatorinese.

37. Alla filanda del cav. Fruttero 130 operaie su 150 proseguononell’agitazione per protesta contro il licenziamento di due ragazze, finchéqueste non vengono riammesse.

38.La Camera del lavoro di Savigliano conta ora 1.362 iscritti (600 metal-

lurgici, 200 falegnami e 365 tessitrici), su un totale provinciale di 2.569lavoratori organizzati.

39 (si può dire che la CdL di Cuneo non vengadichiarata sciolta per insufficienza di adesioni grazie proprio all’apportosaviglianese). La Commissione esecutiva è formata dalla filatrice AnnettaQuaglia, eletta con 186 voti, dalla sarta Rosina Ghirardi, e dal metallur-gico Giovanni Garbarino con 150 voti.

una città industriale e il suo movimento operaio 233

32 La commissione esecutiva della Camera del lavoro, in “Lotte nuove”, 2 giugno 1906.33 Concorso, ivi, 14 luglio 1906.34 Alla Camera del lavoro, ivi, 18 ag. 1906.35 Ostruzionismo, ivi, 11 ag. 1906.36 Il nuovo segretario della Camera del lavoro, ivi, 22 sett. 1906 .37 La vittoria delle filandaie, ivi, 12 maggio 1906.38 Ancora della vittoria delle filandaie, ivi, 19 maggio 1906.39 MAIC, Statistica delle organizzazioni italiane di lavoratori al 1° gennaio 1908, Suppl. al

BUL n. 8, Roma, Off. Poligr. It., 1909, p. 6.

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La Fiom: dal successo alla débâcle

Nell’estate del 1907 l’economia italiana toccò il picco di una crescitadecennale.

40. In provincia di Cuneo in pochi anni il potenziale dell’indu-stria, che pure rimaneva un comparto minoritario, era più che raddop-piato.

41. Protagonista di questa vera e propria “rivoluzione” era stata l’elettricità, tanto più alla Snos, la quale aveva convertito la cospicua for-za idraulica a sua disposizione nel nuovo tipo di energia, anzi aveva avvia-to la produzione di elementi elettromeccanici (generatori e motori).

42,portando il numero degli addetti, nel solo stabilimento di Savigliano, almigliaio. Il potere contrattuale dei lavoratori sembrava alto: e tale sirivelò per i muratori, ancora una volta apripista nelle rivendicazioni sin-dacali.

Fra aprile e maggio, sulla falsariga di una piattaforma elaborata dallaFederazione nazionale arti edili (memoriale, rivendicazione delle 10 ore,costituzione di una cooperativa), è tutto un susseguirsi di scioperi.

43.Dopo un mese di lotta i capomastri sono costretti alla trattativa. Passa iltetto delle 10 ore, il lavoro festivo viene premiato con il 60% di maggio-razione, i minimi salariali sono fissati in 30 centesimi per i muratori, 24per i manovali e 16 per i garzoni.

44.Quanto alla Fiom, essa aspettò l’estate per affrontare tre grandi ver-

tenze a cui venne annesso un valore nazionale: Terni, Itala e appuntoSnos.

45. Con le lotte vittoriose del 1905-1906 Savigliano era divenuta unadelle roccaforti della Fiom. Mentre prima le riunioni si svolgevano, semi-

234 livio berardo

40 RODOLFO MORANDI, Storia della grande industria in Italia, Bari, Laterza, 1931 - Torino,Einaudi, 19756, pp. 182-183; 187-192; 203-205.

41 Ci pare del tutto riduttivo il giudizio di GIACOMINA CALIGARIS, Il rallentamento dei rit-mi di crescita economica nella prima metà del ventesimo secolo, in Ritorno all’Europa. Un pro-filo di storia dell’industria cuneese dal Settecento ad oggi, a cura di Claudio Bermond, Cuneo,Unione Industriale, 1995, p. 55: «Nel periodo giolittiano lo sviluppo del settore secondariopassò attraverso un ampliamento della struttura artigianale più che attraverso il potenzia-mento degli investimenti in capitale fisso per avviare produzioni di serie destinate ai consumidi massa».

42 TREVISANI, ROSSI, FIORI, L’Italie industrielle à Paris 1900, Milano, Capriolo e Massimino,1900, p. 260.

43 Conflitto fra capi mastri e muratori, in “Il Saviglianese”, 4-5 apr. 1907;Vertenza fra capimastri e muratori, ivi, 11-12 apr.; 2-3 maggio 1907; Convenzione di lavoro fra capi mastri emuratori, ivi, 9-10 maggio 1907. Il 1907 è anche l’anno in cui si registra il boom di iscrizionialla Federazione edilizia che sale da 26.653 a 51.605 soci (BUL, vol. VIII, p. 151).

44 La vittoria dei muratori, in “Lotte nuove”, 11 maggio 1907.45 MAURIZIO ANTONIOLI, Dalla lega di mestiere alla federazione d’industria 1898-1914, in

La FIOM dalle origini al fascismo 1901-1924, a cura di Maurizio Antonioli e Bruno Bezza,Bari, De Donato, 1970, p. 17.

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clandestinamente presso la Società di MS, la Lega metallurgica e laCamera del lavoro avevano aperto una sede in via Garibaldi, 18 (vi eraospitata anche la Cooperativa muratori).

46, mentre alla Festa del 1° mag-gio ben 2.000 persone erano sfilate in corteo, per ascoltare il comizio del-l’avv. Rossi e di Ravarono (con successivo pranzo alla “Corona grossa” efesta campestre nel pomeriggio).

47. Se il tasso di sindacalizzazione deimetallurgici, una delle più alte fra le varie categorie, era in campo nazio-nale del 20%, alla Snos esso superava il 50%.

In quel tempo gli operai erano divisi in cinque categorie che guada-gnavano in ordine decrescente dalla prima alla quinta 31-45 centesimil’ora, 27-30, 23-26, 19-22 e infine 12-18. L’orario di lavoro era di 10 oree mezzo al giorno. Dunque i salari oscillavano da un minimo di 1,25 lire(apprendisti) a 4,725 (operai specializzati): ma la media si aggirava sulledue lire e mezzo.

Il 26 maggio furono presentate le rivendicazioni che consistevano neiseguenti punti principali:

– Ore 10 di lavoro.– Aumento delle ore straordinarie dal 25 al 35 al 50% secondo i casi specifici.– Aumento generale delle paghe in proporzioni diverse secondo le varie cate-

gorie.– Riconoscimento da parte dell’amministrazione di una Commissione interna

composta di operai di tutti i reparti, la quale avrà il compito di dirimere pacifi-camente tutte le vertenze che potessero sorgere tra la Direzione e gli operai permotivi di ragioni tecniche e disciplinari interne.

– Compilazione, a mezzo di una Commissione operaia, in accordo con l’ammini-strazione di un Regolamento di fabbrica che dovrà essere portato a conoscen-za di tutti gli operai con la consegna di una copia ad ognuno di essi 48.

L’ing. Moreno rispose con un’inserzione a pagamento su “La Stampa”e un opuscolo di 20 pagine, redatto «.a nome di alcuni operai.», in cuiaccettava solo la mezzora di riduzione e la paga a fine settimana anzichéquindicinale.

49. La proposta più aborrita era quella della Commissioneinterna. Scriveva l’ing. Moreno:

una città industriale e il suo movimento operaio 235

46 L. PAGLIASSO, Dalla “ribellione” operaia all’organizzazione di classe, in “La Voce”, 4 feb-br. 1970.

47 Primo Maggio, in “Lotte nuove”, 27 apr. 1907.48 Agitazione degli operai delle Officine Nazionali di Savigliano, ivi, 20 apr. 1907. Le richie-

ste di aumento miravano ad equiparare i salari saviglianesi a quelli della sede torinese delleOfficine (Tra vertenze, scioperi ed agitazioni. L’agitazione dei metallurgici di Savigliano, in “IlMetallurgico”, 1° maggio 1907).

49 Osservazioni della Direzione delle Officine, Torino, Tip. P. Conte, 1907. «Un opuscolopieno di castronerie» lo definiranno gli scioperanti (L’agitazione degli operai delle Officine diSavigliano, in “Lotte nuove”, 18 maggio 1907).

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Se si accettasse la Commissione interna, ne avverrebbe che pochi operai,scelti sotto influenze affatto estranee all’Amministrazione, pretenderebbero digiudicare l’operato dei loro superiori, cioè Capi e Sotto Capi officina, Capi squa-dra e Capi cottimo: nessuno nemmeno Ingegneri e Direttori potrebbero fareosservazioni né sulla condotta né sull’esecuzione del loro lavoro. Pochi operaipretenderebbero di saperne di più dei loro superiori.

50.

A tenere l’assemblea che deve dare una riposta al padrone intervieneil segretario nazionale della Fiom Ernesto Verzi.

51. Domenica 26 maggionel cortile della Camera del lavoro si ritrovano 507 lavoratori: 490 sonoper la dichiarazione immediata di sciopero, degli assenti un centinaiofarà sapere di condividere questa opinione:

Gli operai delle Officine Nazionali di Savigliano, adunati il giorno 26 maggio1907 per udire dal Comitato di agitazione la relazione dello svolgersi della ver-tenza che li riguarda, dopo ampia ed esauriente discussione, constatando che almemoriale inviato al Consiglio di amministrazione si rispose individualmentecon delle osservazioni, ma il tutto in modo evasivo... deliberarono di indire unreferendum per lasciare adito agli operai stessi di pronunciarsi sulla convenien-za di accettare le proposte equivoche della società o respingerle, ed intanto pro-clamarono lo sciopero.

52.

Lo sciopero incominciò lunedì 27 maggio colla massima solidarietà e com-pattezza, tanto che neppure le macchine e i forni furono accesi e la campanasuonò invano, perché negli stabilimenti non entrarono che gli impiegati e il per-sonale dirigente il quale fu adibito ai lavori d’urgenza.

53.

Gli operai dello stabilimento torinese della Snos sono pronti allo scio-pero di solidarietà, ma Verzi, d’intesa con il Comitato di lotta di Savi-gliano, li invita a rinviare la decisione, per non consumare le forze primadel tempo necessario.

54.Il 4 giugno il R. Commissario avv. Mossino invita a colloquio Rava-

rono, poi si reca a Torino dall’on. Ciartoso, deputato del collegio, per tro-vare le vie di una mediazione. L’ing. Moreno non è disponibile ad alcunincontro:

Gli scioperanti quotidianamente tengono adunanze nelle ore mattutine per ilconsueto appello nominale. Ci consta che si stanno prendendo gli opportuni

236 livio berardo

50 Osservazioni della Direzione, cit., p. 16.51 La fase acuta dell’agitazione degli operai delle Officine di Savigliano, in “Lotte nuove”,

25 maggio 1907.52 Sciopero metallurgici, in “Lo Stendardo”, 28 maggio 1907.53 Lo sciopero alle Officine Nazionali, in “Lotte nuove”, 1° giugno 1907.54 Tra vertenze, scioperi ed agitazioni. L’agitazione dei metallurgici di Savigliano, in “Il

Metallurgico”, 1° giugno 1907.

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provvedimenti per occupare in altri stabilimenti gli operai il cui esodo giornal-mente già va effettuandosi in misura sensibile e regolarmente. Sono in discussio-ne le proposte e le comunicazioni del Comitato di agitazione e vigilanza tenden-ti ad escogitare le necessarie misure atte a rendere vana l’immigrazione deicosiddetti “krumiri”. Domenica il sig. Scotti Giuseppe, Segretario della Fede-razione metallurgica di Torino, portò agli scioperanti parole di incoraggiamentoe annunciò loro che i colleghi dell’Ausiliaria, fedeli alla promessa, vanno effet-tuando il versamento del salario di mezza giornata destinato a favore degli scio-peranti. Sappiamo infine che le Federazioni dei metallurgici e dei lavoranti inlegno di Torino ànno disposto per il raccoglimento di sussidi negli stabilimentitorinesi ove gli operai sono organizzati.

55.

Il referendum si svolge il 15 giugno e approva quasi all’unanimità l’ipotesi di sciopero ad oltranza. Si succedono i comizi di rincoramentotenuti da Giuseppe Scotti, Rina Bersano, Mario Bonetto e Ravarono. Il 29 giugno anche i lavoratori di Torino scendono in lotta a fianco deicompagni di Savigliano. Ma forse è troppo tardi. Si stanno infatti giàmanifestando i primi segni di stanchezza:

Gli operai scioperanti delle Officine di Savigliano, riuniti in assemblea gene-rale; mentre constatano l’interessamento di estranei alla lotta di classe per risol-vere l’attuale conflitto che colpisce con gli interessi degli scioperanti quelli del-l’intera cittadinanza, riconfermano la fiducia nel Comitato d’agitazione, fannoobbligo ad ogni scioperante di non partecipare né direttamente né indiretta-mente a trattare o far parte di eventuali commissioni.

56.

Si apre una nuova fase, allorché un numero esiguo, ma pur sempre considerabile di operai riprende il lavoro.Questo fatto ha suscitato il risentimento della maggioranza operaia che tuttoraresiste, risentimento che si è reso e si rende manifesto colla accoglienza pocolusinghiera ch’essa fa ai dissidenti nell’ora di ingresso e di uscita dallo stabili-mento.

57.

Al 50° giorno di sciopero una sessantina di crumiri, fra lo schernogenerale, protetti dalle baionette dei soldati.

58, entrano in fabbrica,

bianchi come cenci lavati di bucato, sotto la pioggia di tozzi di pane condito concipolle e grida, coi titoli più volgari di morti di fame, krumiri, traditori. Le piùinfuriate, inviperite e violente erano le donne con i marmocchi in braccio.

59.

una città industriale e il suo movimento operaio 237

55 Cronaca dello sciopero, in “Il Saviglianese”, 6-7 giugno 1907; Lo sciopero alle OfficineNazionali continua, in “Lotte nuove”, 8 giugno 1907.

56 Lo sciopero alle Officine di Savigliano, ivi, 6 luglio 190757 Lo sciopero, in “Il Saviglianese”, 11-12 luglio 1907.58 Lo sciopero delle Officine Nazionali, in “Lotte nuove”, 13 luglio 1907.59 Savigliano. Sciopero, in “La Vedetta del Viso”, 13 luglio 1907.

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Due manifestanti sono arrestati. Alcune centinaia di operai hanno cer-cato e trovato posto in altri stabilimenti (sono, vedremo, quasi tutti ope-rai specializzati). “La Stampa” e “Gazzetta del popolo” svolgono unavoluta campagna di disinformazione:

La Federazione metallurgica, la Camera del lavoro e il Comitato di agitazio-ne mentre constatano con piacere la riconfermata e completa solidarietà deicompagni scioperanti delle Officine Nazionali di Savigliano, mai venuta menoper manovre dell’Autorità politica locale né per insidiose promesse della Società,rilevano con dispiacere i tentativi giornalmente fatti dai corrispondenti localiintesi a favorire il capitalismo, dissolvere e disgregare il movimento e spezzare lamagnifica resistenza proletaria con notizie tendenziose non corrispondenti arealtà; e invitano i compagni scioperanti che trovansi al lavoro fuori di Saviglianoa non dare ascolto a quanto è stato pubblicato in merito allo sciopero e alla pro-babile e troppo desiderata ripresa del lavoro da parte del capitalismo, attenen-dosi esclusivamente alle disposizioni emanate dal Comitato di agitazione ecomunicate direttamente ai compagni e alle sezioni interessate.

Savigliano, 13 giugno 1907E. Verzi, C. Ravarono, B. Bergesio, F. Avataneo, D. Mana, G. Dacomo, C. Monchiero 60.

Il 31 luglio la Fiom nazionale proclamava il boicottaggio contro laSnos: gli operai delle varie fabbriche collegate avrebbero dovuto impedi-re qualsiasi contatto produttivo, bloccando la spedizione di semilavoratio l’esecuzione di pezzi sostitutivi.

61. La nuova, estrema forma di lotta fudecisa in un momento in cui il lavoro scarseggiava per tutte le fabbrichemetallurgiche e in quelle estranee alla vertenza fu lasciata cadere, tantopiù che la Cgdl contava (erroneamente) sulla neutralità della Lega indu-striale.

62. Nello stabilimento torinese della Snos il boicottaggio fu portatoavanti con ammirevole spirito di solidarietà e si saldò ad un certo puntocon un generoso quanto fallimentare sciopero generale cittadino.

63, ma aSavigliano esso fu poco efficace perché poggiava solo più sulle spalle dei«.manuali.», cioè degli operai con qualifica bassa. Il 1° agosto i lavoratoririentrati nello stabilimento erano 300 e si diceva che altrettanti avesseropresentato domanda di riammissione.

64. Nei giorni successivi però sol-

238 livio berardo

60 Lo sciopero, in “Il Saviglianese”, 13-14 giugno 1907; Lo sciopero alle Officine Nazionalie la Stampa, in “Lotte nuove”, 15 giugno 1907.

61 Lo sciopero alle Officine Nazionali, in “Il Saviglianese”, 1-2 ag. 1907.62 Movimento operaio nazionale. I metallurgici di Savigliano delle Officine nazionali in scio-

pero, in “La Confederazione del lavoro”, 1° giugno 1907.63 Il boicottaggio contro le Officine nazionali di Savigliano, in “Il Metallurgico”, 1° sett.

1907; I. BARBADORO, Il sindacato in Italia. Dalle origini cit., pp. 411-412.64 Sciopero, in “Lo Stendardo”, 30 luglio, 1° ag. 1907.

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tanto 40 varcarono i cancelli. La sera del 29 agosto, di fronte alle notiziedi possibile arrivo dall’area torinese attraversata da una grave crisi pro-duttiva di sostituti, in una drammatica assemblea, gli operai decidevanodi riprendere il lavoro, senza aver ottenuto risultati.

Era una sconfitta, anzi un’umiliazione le cui conseguenze si sarebberofatte sentire a lungo.

Al 3° Congresso della Fiom, che si tenne a Bologna dal 29 settembreal 2 ottobre la sezione di Torino si rifiutò di partecipare per protesta con-tro l’abbandono (cioè il mancato allargamento del boicottaggio) in cui i lavoratori delle Officine erano stati lasciati. Ravarono, sostenuto daVerzi, spiegò e cercò di motivare la condotta dell’agitazione.

65. Ma alleOfficine di Savigliano gli iscritti al sindacato erano crollati da 600 a 53.

La chiusura della Camera del lavoro

Le conseguenze della sconfitta alla Snos sono pesantissime non solo peri lavoratori di quell’azienda. La Camera del lavoro, priva del suo sostegnoprincipale, vacilla. Per sopravvivere tenta un accorpamento con Fossano eRacconigi.

66. Ma la soluzione non regge, per la debolezza dell’organizzazio-ne negli altri due centri, e dopo pochi mesi si chiudono i battenti. Le pochelotte tentate dalle singole categorie hanno esito negativo:

75 operaie del riparto filatura, di cui 70 organizzate, nel setificio Cesare Gazzerae figli di Savigliano il giorno 11 maggio 1908 iniziarono lo sciopero a causa del-lo spostamento di orario. Si pretendeva, cioè, l’entrata alle ore 6 del mattinoanziché alle 7, pur compensando l’ora che entravano prima con mezz’ora per lacolazione e con l’uscita alle 11.30 anziché alle 12, per cui non venivano adaumentare le 10 ore di lavoro. Il sindaco locale si interpose onde conciliare lavertenza. Il 19 maggio lo sciopero ebbe fine. Le operaie scioperanti si presenta-rono al lavoro adattandosi a fare l’orario voluto dalla direzione.

67.

La crisi finanziaria e produttiva che si è aperta sul finire del 1907.68

minaccia l’occupazione, anzi con il prosieguo del tempo (soprattutto

una città industriale e il suo movimento operaio 239

65 La FIOM dalle origini al fascismo cit., pp. 279-280; 287; 321; I. BARBADORO, Il sindaca-to in Italia. Dalle origini cit., pp. 391-394.

66 BUL, vol. IX, p. 1192; vol. X, p. 163.67 BUL, vol. X, p. 130. Savigliano. Sciopero, in “La Sentinella delle Alpi”, 15 maggio 1908;

Lo sciopero è finito, ivi, 20 maggio 1908.68 FRANCO BONELLI, La crisi del 1907. Una tappa dello sviluppo industriale in Italia, Torino,

Fondazione “L. Einaudi”, 1971, pp. 93-102; VALERIO CASTRONOVO, La storia economica, inStoria d’Italia, Torino, Einaudi, 1975, vol. IV, Dall’Unità a oggi, pp. 190-191; GIORGIO

CANDELORO, Storia dell’Italia moderna, Milano, Feltrinelli, 1974, vol. VII, La crisi di fine seco-lo e l’età giolittiana, pp. 230-237.

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1909) trascina con sé un altro un altro flagello, l’inflazione.69: un chilo di

pane balza oltre le 0,36 lire, il riso oscilla fra i 40 e i 50 centesimi al chi-lo, le patate fra 15 e 20.

70. Alle filande i salari rimangono fermi ai livellidel 1907. Alla Boiler, Giorelli & C., un piccolo filatoio che occupa 46donne, le paghe vanno da 90 centesimi a una lira e 40.

71. Alla filanda efilatoio Gazzera (3 maschi addetti e 168 femmine, di cui 131 sopra i 15anni e 37 al di sotto) le fasce salariali vanno da 50 centesimi a una lira e40, mentre nello stabilimento Gamna (6 maschi e 153 femmine, di cui 48ragazze) i minimi e i massimi sono lievemente superiori.

72.La Lega tessile viene sciolta.

73, sopravvivono quella dei calzolai, chepartecipa con alcune consorelle alla protesta contro la concorrenza dellavoro carcerario organizzata sotto le mura del Santa Caterina dal fossa-nese Giovanni Germanetto.

74, e soprattutto la Lega edile con 35 iscritti.75,

che riesce ancora a stipulare un contratto “tipo”, corrispondente cioè allelinee guida della Federazione nazionale, anche se lo stipendio orariorimane fermo a 33 centesimi contro i 40 di Racconigi.

76. Le retribuzionisono talmente misere che basta una ritenuta, frutto di una legge peraltroinnovativa e avanzata, a scatenare scioperi spontanei quanto vani.

La sera del 1° giugno, il sabato, le operaie della Ditta Armella e Giorelli cheesercita l’industria della torcitura della seta, rifiutarono la paga quindicinale,perché da essa era stata detratta la contribuzione per la Cassa di Maternità. E ilmattino del 3, lunedì, 42 sulle 48 operaie, ivi occupate (salario giornaliero dicent. 95 alle adulte e di cent. 6o alle fanciulle, per dieci ore di lavoro) si astenne-ro dal lavoro. Si trattava più che altro di una manifestazione di protesta, poichénel pomeriggio di quello stesso giorno rientrarono spontaneamente nello stabi-limento all’ora consueta. Non erano organizzate.

77.

Dai resoconti ufficiali emerge drammaticamente, a parte la natura del-l’agitazione e l’esito, l’importo degli stipendi: 95 centesimi al giorno perle adulte, 60 per le fanciulle con dieci ore giornaliere.

240 livio berardo

69 Ivi, p. 343.70 BUL, vol. XII, cit., p. 96.71 CCIA, Statistica industriale. Le industrie tessili in provincia di Cuneo, Cuneo, Tip. Fr.lli

Isoardi, 1910, p. 12.72 Ivi, p. 15.73 Le scioperanti si staccano dalla Camera del Lavoro, ivi, 16 maggio 1908.74 MAIC, Statistica del lavoro negli stabilimenti penali dell’anno 1908, Roma, Off. Poligr.

It., 1911, pp. 20-22.75 MAIC, Statistica delle organizzazioni italiane di lavoratori al 1° gennaio 1911, Suppl. al

BUL n. 13, Roma, Off. Poligr. It., 1912, p. 104.76 MAIC, Tariffe di salario e di orario nell’arte muraria (1911 e 1912), Suppl. al BUL n. 17,

Roma, Off. Poligr. It., 1913, pp. 8-9.77 Ivi, p. 93. CCIA, Relazione sull’andamento industriale. e commerciale della provincia di

Cuneo durante l’anno 1912, Cuneo, Tip. Marenco, 1913, p. 92.

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Né il vuoto lasciato dalla Camera del lavoro può essere riempito daiprimi vagiti di un movimento sindacale cattolico: circoscritto alle campa-gne con la fondazione, come altrove, di casse rurali.

78, l’azione dellaChiesa porta all’inizio del 1911 alla nascita di un Circolo agricolo-ope-raio cattolico, la cui azione appare più che altro formativa e ricreativa.

79.

La mobilitazione industriale e la rinascita della Fiom

Il 1914, il primo anno del grande conflitto europeo, con la chiusuradei mercati provoca anche in un paese non ancora belligerante comel’Italia una pesante crisi economica, con licenziamenti, riduzione di ora-rio e/o di paga soprattutto nel settore tessile.

Delle 350 filandaie impiegate negli stabilimenti Enrico Gamna e C.,Cesare Gazzera e figli alcune si erano reiscritte alla Federazione di cate-goria. Di fronte all’annuncio di una riduzione del 20% per i salari supe-riori ad una lira e del 10% per quelli inferiori

le operaie non vollero accettare, chiedendo invece una riduzione delle giornatelavorative; cosicché le ditte il 21 settembre cominciarono a far cessare il lavoronei reparti della filanda, lasciando disoccupate circa 190 operaie. Continuaronoa lavorare le maestranze del reparto torcitura, ma anch’esse, istigate dalle com-pagne disoccupate, il 30 settembre abbandonarono il lavoro. Frattanto i rappre-sentanti delle organizzazioni operaie cercarono di entrare in contatto colle dueditte, ma queste si rifiutarono di discutere con essi... Le parti allora si rivolsero alSindaco dandogli mandato di pronunciarsi come arbitro nella questione ed eglidopo alcuni giorni emise il suo lodo, autorizzando, per tutto il periodo della cri-si, la riduzione del 10% sui salari superiori ad una lira e del 5% su quelli infe-riori. Il lavoro fu completamente riattivato il 12 ottobre...80.

Con l’ingresso dell’Italia in guerra l’asse produttivo si sposta ulterior-mente: le aziende legate alla vita quotidiana, all’edilizia languiscono o apoco a poco restano senza materia prima e rifornimenti energetici. Leindustrie che cooperano allo sforzo bellico sono sollecitate a una produ-zione crescente. Muta anche il panorama occupazionale. Centinaia dimigliaia di operai e contadini vengono tolti dalla produzione e inviati alfronte. La legge del 1907 sul lavoro femminile viene modificata con ilRegolamento 6 agosto 1916 per meglio consentire la sostituzione degli

una città industriale e il suo movimento operaio 241

78 Nuova banca a Savigliano, in “Lo Stendardo”, 17 maggio 1899.79 Azione cattolica sociale, ivi, 19 marzo 1911.80 BUL, vol. XXIII, pp. 278-279. Cfr. CITTÀ DI SAVIGLIANO, Estratto verbale del Consiglio

comunale, 10 ott. 1914, in ACSV, cat. 15, cl. 1, fald 2, fasc. 12, Scioperi.

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uomini nelle industrie, comprese quelle pesanti.81. La presenza delle don-

ne sarà ben visibile alla Snos: la chiusura o semichiusura delle filande saràampiamente compensata, tanto più che a Savigliano come in tutte le altrecittà a centinaia di donne viene affidata la confezione di indumenti mili-tari in improvvisati laboratori o soprattutto a domicilio. Le retribuzionimedie (dato provinciale) sono di appena 13 lire settimanali.

82. Per questotipo di sarte non esiste nessuna forma di tutela, solo nella fase di smobi-litazione le Camere del lavoro cercheranno di intervenire per portareavanti qualche rivendicazione nei confronti delle Commissioni locali ocostituire delle cooperative di produzione.

242 livio berardo

81 BUL, n. s., vol. I, pp. 172-176. Sulle 600 mila donne impegnate nell’economia di guer-ra (150 mila nelle fabbriche) v. B. BEZZA, Il sindacato di massa tra riorganizzazione capitalisti-ca e fascismo (1915-1925), in La Fiom dalle origini al fascismo cit., pp. 90-109; ANNA BRAVO,Lavorare in tempo di guerra e LAURA SAVELLI, Reclute dell’esercito delle retrovie. La “nuova”manodopera femminile nell’industria di guerra (191-1818), in Operaie, serve, maestre, impie-gate, a cura di P. Nava, Torino, Rosemberg e Sellier, 1992.

82 BEATRICE PISA, Un’azienda di Stato a domicilio: la confezione di indumenti militari duran-te la Grande guerra, in “Storia contemporanea”, 1989 (XX), n. 6, p. 1005.

Il lavoro femminile durante la Grande guerra: imballaggio delle munizioni.

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Dunque il governo italiano interpretò, sia pure con qualche ritardo, ilconflitto come uno scontro militare-economico, in cui si dovevano met-tere al servizio dell’esercito di massa risorse ogni giorno crescenti. Perincrementare e disciplinare la produzione fu organizzata la cosiddettaMobilitazione industriale, articolata per comitati regionali, che attornoad un nucleo di autorità civili e militari raccoglieva anche rappresentantidegli industriali e del sindacato.

83.Nella Cgdl vi era stata una sofferta discussione se accettare o meno

tale cogestione, dopo i pronunciamenti neutralisti dei mesi precedenti.Prevalse l’opinione che fosse meglio essere della partita per poter difen-dere gli interessi dei lavoratori, tanto più che le principali aziende, quel-le la cui produzione serviva allo sforzo bellico e che erano investite dallamassiccia espansione produttiva, venivano una dopo l’altra dichiarate“ausiliarie”. La Snos ricevette tale qualifica il 16 ottobre 1915.

84: oltre aprodurre granate e parti di cannoni o mortai, le Officine avevano attiva-to un reparto Aviazione, con annesso campo di lancio dove si svolgevanolavori di riparazione e manutenzione o addirittura si costruivano piccolibiplani.

85.L’esenzione dal servizio militare era pagata dai lavoratori degli stabili-

menti ausiliari a caro prezzo. Contratti e salari erano bloccati, gli unicimargini di discussione riguardavano caroviveri e cottimo.

86, ma soloall’interno delle Commissioni arbitrali per la risoluzione delle controver-sie previste dal Decreto luogotenenziale 1° maggio 1916, n. 490 (lo scio-pero era equiparato all’ammutinamento).

Un’inflazione inarrestabile e la scarsità dei prodotti rendevano la vitaogni giorno più difficile. È pur vero che il sindaco Attilio Mondino-Viterbo era stato uno dei primi (e dei pochi) a istituire il calmiere.

87, maquesto non aveva affatto fermato l’ascesa dei prezzi né la rarefazione del-

una città industriale e il suo movimento operaio 243

83 MASSIMO MAZZETTI, L’industria italiana nella grande guerra, Roma, Stato Maggiore del-l’esercito, Ufficio storico, 1979, pp. 7-25; VALERIO CASTRONOVO, L’industria italiana dall’Otto-cento ad oggi, Milano, Mondadori, 19902, pp. 135-152.

84 Decreto n. 14, in ACS, MAM, Decreti, b. 2.85 Un nuovo campo aviatorio in territorio di Savigliano, in “Il Saviglianese”, 14 giugno

1917.86 LUIGI TOMASSINI, Mobilitazione industriale e classe operaia, in Stato e classe operaia in

Italia durante la Prima guerra mondiale, a cura di Giovanna Procacci, Milano, F. Angeli, 1983,p. 89; B. BEZZA, Salario e cannoni: tra la fabbrica e il fronte durante la grande Guerra, Roma,Ediesse, 1985; MAURIZIO BETTINI, Le relazioni industriali durante la Prima guerra mondiale, in“Studi storici”, a. 34, 1993, n. 2-3, pp. 529-570. «La Mobilitazione industriale ebbe per ilavoratori un duplice contenuto: di coercizione disciplinare e di tutela economica e sociale»(MARIO ABRATE La lotta sindacale nella industrializzazione in Italia 1906-1926, Milano, Fr.Angeli, 1967, p. 169).

87 BUL, vol. XXIII, 1915, p. 302.

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le merci: a 1917 avviato, il pane di forma unica saliva a 50 centesimi al kgdai 47 di inizio guerra, la farina abburattata al 90% costava altrettanto, lapasta 95 centesimi, il latte 30, le patate 0,45 anziché 0,25, le carni, quar-ti anteriori, 3 lire al chilo, quarti posteriori 4,50, la coscia 5,50, la spalla3,75 ecc.88.

Zucchero o farina, per decreto prefettizio, sparivano dai dolci (unicodolcificante ammesso le conserve di frutta), la fabbricazione delle pastealimentari doveva avere una resa della farina almeno del 75%89. Iniziavail razionamento dei viveri: lo zucchero disponibile scendeva da 400grammi al mese per persona a 250.

90, la razione giornaliera di pane a200/250 grammi.

91.In questo clima difficile fin dal 1914 alla Snos era cominciato il pro-

cesso di ricostituzione della Fiom (una delle sezioni che «.aveva abban-donato la Federazione nei momenti più tristi della sua storia.»)92: la mobi-litazione industriale funzionava secondo l’intuizione di Buozzi come unombrello sotto il quale rimettere in piedi l’organizzazione di classe. Ciònon era visto di cattivo occhio neppure dall’Amministrazione comunale:la Giunta «.democratica.» di Attilio Mondino-Viterbo il 30 gennaio 1915deliberava la concessione di un contributo annuo per le spese di affittodella sede alla rinata Camera del lavoro.

93. Di fronte al carovita straripan-te (mentre i prezzi raddoppiavano, i salari erano rimasti fermi fra le 2-5lire giornaliere) la sezione sindacale sul finire del 1915 aveva avanzato larichiesta di un aumento di salario:

1) Aumento paga di cent. 5 all’ora per gli operai con salario superiore ai 40cent. all’ora e aumento di cent. 7 per gli operai con salario inferiore ai cent. 40all’ora.

2) Percentuale del 50% per le prime due ore di lavoro straordinario giorna-liero e del 75% per le ore susseguenti.

3) Percentuale del 30% sulla paga oraria agli operai che lavorano ad econo-mia per un periodo continuato.

4) Applicazione della tariffa 5 stabilita per la manodopera dalla Direzionegenerale delle Ferrovie dello Stato per le riparazioni.

94.

244 livio berardo

88 Il calmiere sulle carni, in “Il Saviglianese”, 3 maggio 1917; Calmiere dei generi di consu-mo, ivi, 28 giugno 1917.

89 La proibizione dei dolci e L’ordinanza per la fabbricazione delle paste alimentari, ivi, 1°marzo 1917.

90 Distribuzione dello zucchero, ivi, 15 marzo 1917.91 Istruzione per l’esperimento delle tessere annonarie, ivi, 22 marzo 1917.92 I nostri progressi, in “Il Metallurgico”, 30 luglio 1914.93 Alla sezione socialista, in “L’Idea popolare”, 13 maggio 1920.94 COMMISSIONE OPERAIA, Lettera, 11 dic. 1915, in ACS, Fiom 1901-1926, b. 7, fasc. 100,

Savigliano.

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Il 19 gennaio 1916, alla presenza dell’ing. Garbagnati, di EmilioColombino e del sottotenente Sardagna, rappresentanti il Comitatoregionale, l’ing. Guidetti Serra e l’ing. Sclaverani firmavano con gli ope-rai Arturo Gerardi, Michelangelo Nosengo, Carlo e Francesco Giuliano,Michele Tassone, Fiorito Scanavino, Francesco Borda e Biagio Tros-sarello un verbale di accordo che accoglieva gli aumenti richiesti, con l’e-sclusione dei «.non meritevoli.», previa la compilazione di un elenco dasottoporsi al Comitato torinese di mobilitazione industriale.

95. Eranoinoltre previste delle «.varianti.» per le ore straordinarie:

del 33% per le prime due ore oltre l’orario normale (11a e 12a ora) invece chesulle prime tre come prima praticato;

del 60% per le altre ore di lavoro (13 in avanti invece del 50% come primaapplicato soltanto a partire dalla 14a ora);

del 25% per le ore festive del mattino (come prima applicato);del 60% per le ore festive del pomeriggio (invece del 50% come prima appli-

cato)... Facoltà agli operai di scegliere per la riparazione delle carrozze ferroviarie o

l’applicazione della tariffa delle Ferrovie colla deduzione del 10% oppure con-tinuare colle tariffe attuali dell’Officina.

Concessione di aumento di 2 cent. su tutte le paghe, qualora gli operai rinun-zino all’abitudine della colazione mattutina.

96.

Il 25 gennaio l’assemblea approvava l’intesa, ma essa diveniva operan-te solo all’inizio di marzo. Il reparto “Segheria e tronchi” restava pena-lizzato dal nuovo sistema di calcolo e altri 38 operai denunciavano diessere stati esclusi dagli aumenti, mentre per le donne i ritocchi da 2 a 5centesimi non comportavano il riconoscimento di alcun minimo dipaga.

97. Alle proteste di Colombino il numero degli esclusi fu ridotto a 18(ma fra questi vi erano molti membri della Commissione operaia comeTrossarello e Giuliano).

98 e il minimo orario per le donne fu fissato in 15centesimi orari. Si trattava tuttavia di importi risibili per persone «.diven-tate ormai le capo famiglia.», costrette « a fronteggiare la difficile situa-zione odierna.». Anche molti uomini con l’introduzione di una nuova

una città industriale e il suo movimento operaio 245

95 Verbale, 19 genn. 1916, in ACS, Fiom 1901-1926, b. 11, fasc. 13.96 Ibidem. Cfr. GIOVANNI GARBARINI, Scelte individuali e destini collettivi. Rapporti di lavo-

ro alla Società Nazionale Officine di Savigliano tra guerra e dopoguerra. 1914-1920, in “Movi-mento operaio e socialista”, n.s., n. 1-2, genn.-agosto 1990, p. 170.

97 COMMISSIONE OPERAIA, Lettera, 11 dic. 1915, in ACS, Fiom 1901-1926, b. 7, fasc. 100,Savigliano.

98 Ing. GUIDETTI SERRA, Lettera a E. Colombino, 13 marzo 1916, in ACS, Fiom 1901-1926,b. 7, fasc. 100.

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lavorazione (cuffie per mitragliatrici) si erano visti compromettere il cot-timo e dunque gran parte dei miglioramenti conquistati.

99.Questi erano in ogni caso ben lontani dal tenere il passo con la cresci-

ta dell’inflazione: tra l’inizio e la fine della guerra i prezzi sarebbero sali-ti del 250% con uno scatto del 100% solo fra il ’16 e il ’17.

100. Così ai primi dell’anno venne formulata la richiesta di un nuovo aumento.

101.L’ing. Moreno, inflessibile, benché avanti con gli anni (sarebbe morto dilì a poco), questa volta oppose un netto diniego. Fu allora inoltrato ricor-so al Comitato torinese, che si espresse

concedendo agli operai:– un aumento di quattro centesimi l’ora per gli operai con paga inferiore ai

30 centesimi; di sei agli operai con paga da 40 a 50 centesimi e di 5 centesimiall’ora agli operai con paga oltre 50 centesimi;

– il minimo di paga oraria per le donne e i ragazzi in centesimi 20 all’ora;– i prezzi dei cottimi stipulati di comune accordo all’inizio delle singole lavo-

razioni;– agli operai che fanno il turno delle ore consecutive una retribuzione con

due ore in più (extracottimo) e tutte le percentuali dell’orario notturno, pagatecon lo stesso criterio praticato nelle officine di Torino.

102.

Il 4 settembre una cinquantina di operai, fra cui nomi inconfondibilidi attivisti Fiom come Francesco Giuliano, Bernardo Pignata, GiovanniPagliasso, Giovanni Isaia, Sante Lodi, comparivano davanti al notaioCarlo Calleri per costituire una cooperativa di consumo chiamata appun-to Metallurgica, aderente alla Lega nazionale.

103.Poiché anche questa iniziativa attenuava, ma non risolveva il proble-

ma del carovita, fu indirizzata una terza richiesta di aumenti al Comitatodi mobilitazione (3 luglio 1918). Vi si rivendicavano 10 centesimi in piùl’ora per i lavori ad economia (7 per donne e ragazzi), la maggiorazionedel 30% sul cottimo, l’equiparazione della media utile stabilita per ilreparto “Caproni” a quella generale. Infine, con singolare preveggenza,si chiedeva che «.sull’aumento concesso venisse fatta la trattenuta di uncentesimo-ora per ogni operaio da versarsi ad una Cassa disoccupazioneper il dopoguerra, da istituirsi.».

104.

246 livio berardo

99 COMMISSIONE OPERAIA, Lettera, 9 luglio 1916, in ACS, Fiom 1901-1926, b. 7, fasc. 100.100 ISTAT, Il valore della lira del 1861 al 1982, Roma, Istat, 1983, pp. 69-72.101 COMMISSIONE OPERAIA, Lettera, febbr. 1917, in ACS, Fiom 1901-1926, b. 7, fasc. 100;

Agitazione operaia, in “Lotte nuove” 13 genn. 1917.102 Un’altra vittoria dei metallurgici, ivi, 28 apr. 1917.103 COOPERATIVA METALLURGICA. SOC. AN. COOP. DI CONSUMO, Statuto, Savigliano, Fissore e

Liprandi, 1917.104 COMMISSIONE OPERAIA, Lettera, 3 luglio 1918, in ACS, Fiom 1901-1926, b. 7, fasc. 100.

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Il biennio rosso. L’asse Saluzzo-Savigliano

Fra il 1919 e il 1920 lo sviluppo del movimento operaio in provincia,impetuoso come nel resto del paese trova il suo epicentro sull’asseSaluzzo-Savigliano. La quantità e l’asprezza delle lotte qui condotte sonosuperiori a quelle di tutto il resto del cuneese. Le rispettive Camere dellavoro sono le più consistenti per dimensione. A Savigliano basta l’iscri-zione in massa degli operai delle Officine alla Lega metallurgica persuperare d’emblée il migliaio di aderenti (in tutta la provincia non siandrà nel 1919 oltre gli ottomila).

Il corteo che attraversa le vie il 1° maggio 1919 rimarrà forse il piùimponente di tutta la storia cittadina. Alla Fiom si sono aggiunte una lega“Impiegati e tecnici”, una di dipendenti comunali e persino una di inse-gnanti.

105. Anche i mutilati e invalidi, beninteso di estrazione “proleta-ria”, risultano organizzati in una omonima Lega. Le grandi speranzeaccese dalla pace e la combattività delle masse libere dalla disciplina diguerra, i bisogni oggettivi innescati dal desiderio di un’esistenza menoprecaria e tribolata sono alla radice di quella stagione che è passata allastoria come “biennio rosso”.

La prima, grande rivendicazione, quella delle 8 ore, era stata messa apunto dalla Fiom il 10 gennaio 1919 e dopo un mese e mezzo di trattati-ve, senza un’ora di sciopero, era stata accettata dagli industriali, i qualiforse pensavano di poter così mantenere la “pace sociale” del trienniobellico.

106.

Le clausole principali contemplavano: la settimana di 48 ore, senza riduzio-ne di guadagno rispetto alle 60 o 72 precedenti; gli aumenti percentuali dei sala-ri, dei cottimi e delle maggiorazioni per straordinario; il regolamento unico conil riconoscimento della commissione interna – «.fiduciaria e mandataria dell’or-ganizzazione.», quindi eletta «.dall’assemblea degli operai federati.» – e... l’in-quadramento poggiato su poche fasce.

107.

Lo sciopero più carico di significati politici, vissuto non solo dallaborghesia, ma anche da alcuni settori moderati come una minaccia«.espropriatrice.», fu quello internazionalista, vale a dire le due giornate

una città industriale e il suo movimento operaio 247

105 V. SCOTTA, Movimenti politici, economici e sociali a Savigliano dal 1919 al 1925, Tesi dilaurea, Univ. di Torino, Fac. di Scienze politiche, a.a. 1966-67, p. 17 e segg.

106 B. BEZZA, Il sindacato di massa cit., pp. 113-114. Il 2 febbraio si erano tenuti «solennicomizi» in tutte le sezioni metallurgiche d’Italia (Ordine del giorno da approvarsi ecc., in ACS,Fiom 1901-1926, b. 5, fasc. 23).

107 IDOMENEO BARBADORO, Biennio rosso: lotte sociali e direzione socialista, in Storia dellasocietà italiana, vol. 21, Milano, Teti, 1982, pp. 253-254.

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(20-21 luglio) dedicate alla solidarietà con la Rivoluzione sovietica,aggredita dalle armate bianche, con l’aggiunta di alcuni obiettivi econo-mici, fra cui la lotta al carovita che aveva ripreso a crescere.

I lavoratori di Savigliano, come quelli di Piasco, Paesana e Verzuolo,gli altri centri in cui sorgevano delle industrie, confluiscono il lunedì 21 aSaluzzo: nessun corteo si può tenere, perché pretestuosamente vietatodal sottoprefetto. La folla si accalca dentro e alle porte del salone deitranvieri di via Rifreddo. Al termine dei comizi diversi sono gli arresti, fracui quello dell’avv. Lombardo.

108.Le adesioni alla Camera del lavoro continuano a crescere nei primi

mesi del 1920, anche se da aprile il sindacato “rosso” ha un concorrente:il neonato Partito popolare, avvalendosi anch’esso di aiuti saluzzesi (ilcanonico Borghino, l’avv. Amedeo Fantino), fonda un Segretariato delpopolo, con sede in via S. Andrea, 2.

109. Da una mera consulenza legale eassistenziale i “bianchi” cercano di passare alla costituzione di vere e pro-prie leghe: i ripetuti appelli ai metallurgici perché abbandonino la “tiran-nia” dei “rossi”, rappresentata dalla ritenuta di un centesimo l’ora sullabusta paga.

110, cadono nel vuoto. Qualche adesione all’Unione arriva dal-le filande e soprattutto dalle campagne, dove fanno sentire i loro effetti lerilanciate casse rurali e gli appositi circoli parrocchiali. A Levaldigi, doveè attivo il teologo don Alessandro Bernocco, la Lega contadina biancaraggiunge i 50 iscritti.

Nel mese di giugno le Camere del lavoro e la cattolica Confederazionedel lavoro raggiungono una inopinata intesa per la tutela dei braccianti edei mietitori in tutta la pianura che va da Racconigi a Savigliano, daPolonghera ai fondovalle saluzzesi.

La piattaforma rivendicativa comune prevede per i braccianti le 8 oreretribuite 2,50 lire l’una, per i mietitori stagionali 3,50 lire l’ora e unaparte del pagamento in natura.

111. La controparte padronale, la “Societàproprietari, affittavoli e conduttori fondi”, rifiuta la trattativa. Non restaaltro strumento che il ricorso allo sciopero.

112. Il prefetto e i vicecommis-

248 livio berardo

108 Tutta Saluzzo proletaria ha dato la propria solidarietà allo sciopero generale, in “LaRiscossa”, 26 luglio 1919. Le vicende di Saluzzo meritano l’attenzione della stampa naziona-le: cfr. Ultime notizie e polemiche intorno allo sciopero generale. Piemonte, in “Avanti!”, 26luglio 1919.

109 Domande e risposte, in “L’Idea popolare”, 15 apr. 1920.110 Lavoratori! fate la Lega bianca!, ivi, 23 apr. 1920.111 Lo sciopero generale dei contadini nel Saluzzese, in “Il Corriere subalpino”, 23 giugno

1920; Sciopero agrario nel circondario di Saluzzo, in “Il Saviglianese”, 24 giugno 1920; Mala-fede, in “La Gazzetta di Saluzzo”, 3 luglio 1920.

112 I nostri contadini hanno incrociato le braccia, in “L’Idea popolare”, 22 giugno 1920.

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sari Morrone, Bovolo, Vigliani e Gallo-Vitelli hanno da giorni steso attor-no a Saluzzo e Savigliano un vero e proprio stato d’assedio, per impedireche gruppi di attivisti “bianchi” e “rossi” girino per le campagne.

113. Inquesto clima di tensione cade la drammatica uccisione di un presuntocrumiro a S. Firmino di Revello: CdL e Unione sospendono immediata-mente lo sciopero (21 giugno), ma l’incidente pregiudica la conclusionedella vertenza che spunta 38 lire di salario giornaliero per 12 ore di lavo-ro estivo.

114. Di collaborazione fra “rossi” e “bianchi”, intenti a scaricarsila responsabilità di quanto accaduto (l’assassino di Revello, fuggito inFrancia, è stato iscritto a entrambe le organizzazioni) non si parlerà più.Né la Federterra riuscirà nei mesi successivi a radicarsi sul territorio.

L’occupazione delle Officine

Il 31 agosto in piazza Santarosa prima di cena si teneva uno dei piùimponenti comizi che la nostra provincia avesse mai visto: secondo la“Voce proletaria”, giornale della locale sezione socialista, vi sarebberointervenute 4.500 persone. Il comizio doveva avere un doppio tema:esprimere solidarietà alle vittime “politiche” causate dalle ultime repres-sioni poliziesche, manifestare appoggio alla rivoluzione russa ancora alleprese con le armate “bianche”. Ma a causa del rinvio subìto il comizioaveva finito per cadere nel bel mezzo della grande azione rivendicativache fin dal 20 agosto i metallurgici di tutt’Italia avevano avviato. La lotta,diretta a conquistare il contratto nazionale secondo gli obiettivi delCongresso Fiom di Genova (20 maggio), era essenzialmente economica:l’inflazione galoppante aveva polverizzato i salari, che si aggiravanomediamente sulle 18 lire: la richiesta principale era quella di un aumentomedio di 7,20 lire, distribuito in modo inversamente proporzionaleall’ammontare degli stipendi in vigore, così da favorire il recupero sala-riale delle donne, dei garzoni e degli operai comuni.

115. Ma il clima di ten-sione del momento vi introduceva significati ben più complessi, che siintrecciavano con le elaborazioni di alcuni settori del movimento operaio(grossomodo quelli che daranno poi vita al Partito comunista) sul “con-trollo operaio”.

una città industriale e il suo movimento operaio 249

113 PREFETTURA DI CUNEO, Telegrammi del 16 e 22 maggio, 21 giugno 1920, in ACS,DGPS, AAGGeRR 1920, b. 83, f. 336, Cuneo. Agitazione agraria.

114 Lo sciopero dei lavoratori della terra, in “La Riscossa”, 26 giugno 1920; Lo sciopero deicontadini. La sconfitta proletaria, ivi, 3 luglio, e già in “Avanti!”, 24 giugno 1920.

115 B. BEZZA, Il sindacato di massa cit., pp. 128-129; PAOLO SPRIANO, L’occupazione dellefabbriche. Settembre 1920, Torino, Einaudi, 1964, p. 36.

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Poiché i metallurgici uscivano da una precedente stagione di scioperiprimaverili assai pesanti, ma poco redditizi, la prudente direzione dellaFiom pensò di ricorrere ad uno strumento di lotta che danneggiassemeno i lavoratori: l’ostruzionismo. Esso consisteva nell’abolizione dellavoro a cottimo, nel rispetto rigoroso delle formalità.

A Savigliano i 1.400 operai delle Officine, quasi tutti iscritti alla Fiom,avevano puntualmente applicato le direttive del sindacato, con i cui espo-nenti nazionali e regionali Colombino e Scaravelli erano in continuo con-tatto.

116. Il segretario locale della Lega metallurgica era invece FrancescoGiuliano.

Ma dopo dieci giorni di ostruzionismo gli industriali metallurgicirifiutavano sempre, e con durezza, qualsiasi apertura di trattativa («.Daquando è finita la guerra abbiamo continuato a calare i pantaloni. Orabasta e cominciamo da voi.», dichiarò il capodelegazione avv. Rotigliano).Alcuni anzi ventilavano una possibile contromossa: la serrata. La Fiomaveva messo in conto questa ipotesi e, almeno sul piano teorico, aveva giàprevisto una risposta: l’occupazione delle fabbriche per impedire che ciòavvenisse.

Il comizio di Savigliano si svolse dunque in un clima particolare: par-larono il prof. Fabio Politi, redattore capo della “Voce proletaria”, e duesaluzzesi, il maniscalco Peirotti (che di lì a poco sarebbe divenuto consi-gliere provinciale nel collegio di Paesana) e l’avv. Lombardo, da quasi unanno deputato al parlamento.

Terminati i tre discorsi prese brevemente la parola l’aggiustatoreLorenzo Pagliasso, segretario della sezione socialista di Savigliano: pregòi compagni del direttivo di passare nella sede, che era lì vicina, per discu-tere il da farsi. Il giorno prima, lunedì 30 agosto, a Milano gli operai del-la Romeo avevano trovato la fabbrica sbarrata: quale immediata ripostala Fiom milanese aveva fatto scattare l’occupazione delle altre officine.Qualcosa di analogo stava succedendo a Torino, dove la Snos possedevaun secondo stabilimento. Pagliasso era per rompere gli indugi e proce-dere all’occupazione. La maggioranza della sezione, con in testa il geom.Chiaramello, riformista, era contraria.

117.

250 livio berardo

116 Per notizie biobibliografiche su Colombino v. ANNAMARIA ANDREASI, Colombino Emi-lio, in Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, Roma, Ed. Riuniti, 1976, vol. II,pp. 72-74; FRANCESCO MARIA BISCIONE, Colombino Giuseppe Emilio, in Dizionario biograficodegli italiani, Roma Istituto dell’Enciclopedia Italiana, vol. XXVII, 1982, pp. 157-159.

117 L. PAGLIASSO, Dalla “ribellione” operaia cit.; ID., Furono quindici operai della SNOS ifondatori del PCI a Savigliano, in “La Voce”, 5 nov. 1970.

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Chi involontariamente aiutò gli operai a decidere fu il giorno dopomercoledì 1° settembre il direttore delle Officine Ettore Checchia.Costui, avuto sentore delle discussioni in merito all’occupazione, pensòbene di allontanare dallo stabilimento tutti i documenti amministrativi etecnici, disegni e progetti compresi, così da vanificare poi qualsiasi pro-sieguo del lavoro. Ma per caricare tutto quel po’ di roba ci voleva un car-ro tirato da un cavallo. Dai reparti gli operai accorsero a vedere. Il carrofu circondato: qualcuno mise di traverso ai cancelli un vagone. Pagliasso,Cristoforo Botta, Pietro Barbero e Giovanni Isaia della Commissioneinterna salirono dal direttore. Fuori la folla tumultuava. Il 19 gennaio1921 al processo che si tenne presso il tribunale di Saluzzo contro i quat-tro operai accusati di «.violenza privata.» e «.sequestro di persona.», l’ing.Checchia e il rag. Morini riconosceranno «.di non aver personalmentepatito violenza o minacce.», pur «.lasciando chiaramente intendere chealla sospensione del trasporto dei documenti e al rilascio delle chiavi nonaltrimenti si addivenne se non perché essi intendevano l’impossibilità diresistere alla contraria volontà della massa operaia.». Alle ore 18 l’occu-pazione era virtualmente compiuta.

118. Gli operai si accingevano a passa-re la loro prima notte in fabbrica. Scriveva il prof. Politi sulla “Voce”:

Era la mezzanotte del mercoledì. Io passavo per i vari reparti dell’officina colcuore in sussulto e col pianto agli occhi. Sì, piangevo di consolazione e avreibaciato ogni operaio che avessi incontrato sui miei passi... Si trovavano sovraniin mezzo a quell’ambiente e tra quelle macchine che poche ore prima rappre-sentavano la loro tirannia.

119.

Una bandiera fu issata sulla fabbrica. Si abbozzò una sorta di difesa dapossibili attacchi con un gruppo di giovani “guardie rosse”, armate pri-ma di punteruoli, poi di qualche fucile. E soprattutto venne organizzata,con i commissari di reparto, la produzione. In due giorni furono fusi 100quintali di ghisa, e più acciaio di quanto se ne lavorasse sotto la direzionepadronale.

120. L’entusiasmo era alle stelle: la sera del 7 l’on. Lombardovenne a fare visita e tenne un discorso. Lo stesso farà qualche giornodopo Giovanni Germanetto che ha lasciato su “Lotte nuove” e nelle

una città industriale e il suo movimento operaio 251

118 MI, Ufficio della cifra, Da Cuneo, 1° sett. 1920, in ACS, MI, DGPS, AAGGeRR, b.132, fasc. 16, Cuneo.

119 È nel pomeriggio del tre settembre che scatta l’occupazione (Le bandiere rosse svento-lano sulla più alta ciminiera e ai cancelli delle Officine di Savigliano, in “La Voce proletaria”, 9sett. 1920).

120 Resoconti sui numeri del 16 sett. 1920 della “Voce proletaria” (Sono ammirevoli, conuna Lettera di precisazioni del “fonditore” Giuseppe Guasco), 23 sett. (Una visita alle OfficineSaviglianesi) e 7 ott. (F. GIULIANO, La vittoria dei metallurgici).

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Memorie una descrizione suggestiva delle officine occupate. Lombardo eGermanetto erano entrati, dopo aver fatto regolare domanda al prof.Politi e alla sezione socialista.

121. Nella fabbrica regnava la più incredibi-le disciplina. I famigliari che portavano cibo e rifornimenti si fermavanoai cancelli. Fuori si aggiravano carabinieri e poliziotti, che Giolitti tenevain posizione di controllo. In provincia l’eco era grande.

Dopo l’euforia dei primi giorni le difficoltà avevano cominciato a far-si sentire. Stava per esaurirsi la materia prima, mancavano gli stipendicon cui pagare le spese quotidiane. Ancora l’11 sera mille operai su 1400avevano orgogliosamente rifiutato il piccolo acconto che il Comitatodirettivo aveva messo da parte. Ma i restanti 400, accettandolo, avevanoimplicitamente dichiarato di non farcela più.

In quegli stessi giorni 9-10-11 settembre, in cui la rivoluzione sembra-va alle porte, gli organi nazionali del Psi e della Cgdl decidevano il da far-si: se ripiegare su un accordo di compromesso o procedere verso «.lesoluzioni massime.». D’Aragona cercò di far ricadere sulla sezione socia-lista di Torino, cioè della realtà considerata più esplosiva, l’ultima parola.Il giovane segretario Palmiro Togliatti ammise che il proletariato torine-se in regione non avrebbe potuto trovare sostegni se non a Vercelli oSaluzzo (cioè a Savigliano).

Alla fine, «.la rivoluzione fu messa ai voti.» e... rinviata. Giolitti, rima-sto nonostante le isteriche richieste padronali di intervento, in sornionaattesa, poteva farsi avanti e offrire la sua mediazione. Il 19 settembreveniva raggiunta una prima intesa, che riportava la vertenza al terrenoeconomico. La compartecipazione operaia alla gestione delle fabbricheveniva demandata ad un progetto di legge che non sarebbe mai statodiscusso dalla Camera.

122.Ma prima che le fabbriche venissero sgomberate passarono ancora

alcune settimane: l’intesa Fiom-Amma venne sottoposta a referendum. A Savigliano si espressero a favore 1.048 operai, contro 150.

123. Venerdì1° ottobre a Torino l’ing. Guidetti Serra e le commissioni interne dei due

252 livio berardo

121 Un sunto, ancorché sotto forma di contestazione, del discorso di Scaravelli è nellatestimonianza di Pagliasso. Quello di Lombardo è desumibile da F. GIULIANO, Comizio inter-no dello stabilimento, in “La Voce proletaria”, 9 sett. 1920, nonché da Una visita alle officinedi Savigliano occupate dagli operai, in “La Riscossa”, 11 sett. 1920. Di Germanetto vale il reso-conto di Una visita alle officine di Savigliano invase, in “Lotte Nuove”, 11 sett. 1920, e delleMemorie di un barbiere, Mosca, Edizioni in lingue estere, 1930 - Roma, Editori Riuniti, 19789,pp. 182-183.

122 L’accordo, 19 sett. 1920, in ACS, Fiom 1901-1926, b. 13, fasc. 143, Concordati nazio-nali.

123 Cfr. “La Sentinella delle Alpi”, 27 sett. 1920.

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stabilimenti firmavano l’accordo definitivo. Sabato 2 si tenne un’ultimaassemblea generale: il sindacalista Scaravelli che presentava l’accordocome un successo operaio, fu interrotto da Pagliasso, il quale accettò soloche si uscisse dalla fabbrica in corteo, ma con la bandiera rossa in coda.

Proprio Pagliasso, con Botta, Isaia e Barbero e alcuni altri che daran-no poi vita alla sezione comunista, era stato individuato come elementoparticolarmente «.pericoloso.». L’ing. Checchia, mentre nel ricevereindietro le chiavi della fabbrica si complimentava per l’ordine con cui erastato tenuto lo stabilimento, mandava avanti una denuncia penale controi presunti «.promotori.».

124.Il 14 gennaio 1921 venivano emessi i mandati di cattura. L’intera fab-

brica scendeva in sciopero; i quattro ricercati, nascosti dalla folla deicompagni, si dileguavano, citati in contumacia davanti al tribunale diSaluzzo.

125.Il processo venne celebrato il successivo 19. Difensore naturale degli

operai fu, con l’avv. Signorini di Torino, l’on. Lombardo.126. Essi riusci-

rono a far derubricare la pesante accusa e così a contenere i termini del-la condanna (3 mesi di detenzione e 300 lire di multa), destinata peraltroad estinguersi in virtù dell’amnistia promessa da Giolitti.

L’accordo siglato a Torino il 1° ottobre 1920 da Bruno Buozzi e Fede-rico Jarach nello studio del prefetto Lusignoli portava ai metallurgicisignificativi risultati economici: 4 lire di aumento medio sulle paghe, clas-sificazione dei lavoratori in quattro gruppi, 6 giorni di ferie retribuite, l’in-dennità di fine lavoro (2 giorni ogni 3 anni di anzianità)127. Ma la gestionecontraddittoria, dal punto di vista politico, del movimento da parte delPsi e della Cgdl durante l’occupazione delle fabbriche avrebbe creato lacausa immediata della scissione comunista, anche se da tempo conviveva-no nel partito anime diverse e difficilmente riconducibili ad unità.

128.

una città industriale e il suo movimento operaio 253

124 Sentenza n. 5, a. 1921, in ATS, oggi ASC, Sentenze penali, 6 b 833; La vendetta del-l’AMMA, in “La Voce proletaria”, 21 genn. 1921 e in “L’Ordine nuovo”, 22 genn. 1921.

125 PREFETTURA DELLA PROVINCIA DI CUNEO, Telgramma-espresso di Stato, 15 genn. 1921, inACS, PS 1921, b. 84, fasc. 13.

126 La vendetta dell’AMMA, cit.; Il processo contro i compagni delle Officine di Savigliano,in “La Riscossa”, 22 genn. 1921; PREFETTURA DI CUNEO, Telegramma 21 genn. 1921, in ACS,PS 1921, b. 84, fasc. 13.

127 Concordato nazionale, 1° ott. 1920, in ACS, Fiom 1901-1926, b. 13, fasc. 143;ARCHIVIO STORICO AMMA, La metalmeccanica torinese tra le due guerre nelle carte dell’Amma,a cura di Pier Luigi Bassignana e Giovanni Berta, Torino, Ed. Samma, 1995, pp. 295-300. Cf.P. SPRIANO, L’occupazione delle fabbriche cit. , pp. 132-133; PIETRO BONI, Fiom. 100 anni di unsindacato industriale, Roma, Ediesse, 1993, p. 102.

128 PAOLO SPRIANO, Storia del partito comunista italiano, Torino, Einaudi, 1967, vol. I, pp.78-82; AURELIO LEPRE - SILVANO LEVRERO, La formazione del Partito comunista italiano, Roma,

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Dopo il congresso di Livorno. Gli assalti fascisti. Le lacerazioni intestine. L’Alleanza del lavoro e lo sciopero legalitario

Il 5 febbraio 1921, pochi giorni dopo la scissione di Livorno, presen-ti delegati di 65 leghe in rappresentanza di quasi 12.000 iscritti.

129, alPalazzo delle istituzioni popolari di Cuneo si tiene il secondo Congressoprovinciale della Camera del lavoro.

130. La relazione «.morale e finanzia-ria.» è affidata a Carlo Olivero, Giovanni Germanetto e Stefano Paolino,quella sull’organizzazione a Giovanni Dalmasso, i rapporti con le forzepolitiche a Olivero e Isidoro Azzario. È su questo punto che si concentralo scontro fra i due tronconi, ora separati del movimento operaio: icomunisti propongono di

1. Aderire senza riserve alla Sezione sindacale internazionale comunista con lemodalità previste dallo Statuto di questa;

2. Partecipare con mandato deliberativo al primo Congresso dell’Internazionalecomunista che si terrà a Mosca il 1° maggio 1921;

4. Costituire immediatamente in tutti i principali centri i Consigli di fabbrica odi azienda, dando ai medesimi uno spiccato spirito politico... di netta anticol-laborazione e coordinando tutte le attività produttive verso un’efficace operadi controllo che prepari gli elementi per la futura gestione comunista.

131.

Metà del 1921 trascorre per la Fiom in continue polemiche fra comu-nisti e riformisti: alla Snos la Commissione interna, lacerata, dà le dimis-sioni.

132, proprio mentre l’azienda tanto nella sede di Torino quanto inquella di Savigliano va riducendo attività e livelli occupazionali.

Ad agosto l’Amma disdetta il concordato sul caroviveri e il contrattonazionale del 1920, rimandando la trattativa al livello regionale.

133.La frazione comunista chiede che si proclami lo sciopero generale, e

definisce «.vergognoso.» l’assenso di Buozzi alle riduzioni del 20% delcaroviveri.

134. Ma gli operai non scendono in sciopero: lo faranno in par-

254 livio berardo

Ed. Riuniti, 1971, pp. 280-284; PAUL GUICHONNET, Le socialisme italien, in Histoire généraledu socialisme, par Jacques Droz, Paris, Presses Universitaires de France, 1977, tr. it. Storia delsocialismo, Roma, Ed. Riuniti, 1978, vol. III, pp. 213-215.

129 G. GERMANETTO, Le memorie cit., p. 45.130 Il Congresso della Camera del Lavoro di Cuneo e Provincia, in “La Riscossa”, 19 febbr.

1921; Congresso Camerale Provinciale, in “Lotte nuove”, 29 genn. 1921; Il Congresso dellaCamera del lavoro di Cuneo e provincia, in “L’Ordine nuovo”, 28 genn. 1921.

131 La Camera del lavoro di Cuneo per i comunisti, ivi, 12 febbr. 1921.132 Savigliano. Ancora della Commissione Interna, in “La Riscossa”, 12 luglio 1921.133 ARCHIVIO STORICO AMMA, La metalmeccanica torinese cit., pp. 373-375. Cfr. M. ABRATE

La lotta sindacale cit., p. 351; B. BEZZA, Il sindacato di massa cit., p. 140.134 Savigliano. Aspettando il lavoro, in “La Riscossa”, 23 ag. 1921.

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te a dicembre quando arriverà la notizia che i compagni dello stabili-mento torinese sono stati riconosciuti colpevoli di aver provocato neigiorni dell’occupazione la morte di un carabiniere:

6 corrente operai Officine Savigliano in numero di quattrocento circa si asten-nero lavoro scopo protesta contro noto verdetto emesso Giuria Corte AssiseTorino 5 stesso nella causa contro gli operai correi omicidio Regia guardiaSantagata.

135.

La minaccia fascista non pone argine alle divisioni interne della sini-stra. Anzi lo stato di tensione raggiunge l’apice all’inizio del 1922 e met-te a repentaglio l’unità della Camera del lavoro provinciale: l’organizza-zione, che è scesa a 48 leghe e 5.670 iscritti, perdendo in un anno la metàdelle sue forze, dovrebbe sancire la prevalenza dei comunisti con 3.378voti contro 1.423, secondo quanto conteggiato dalla Commissione verifi-ca poteri. Ma su alcuni gruppi di deleghe si scatenano le polemiche: inmodo particolare a Savigliano il numero (arrotondato) dei 1200 metal-lurgici iscritti è stato assegnato, sulla base di una assemblea, per due ter-zi ai comunisti. I socialisti non accettano il verdetto e depositano alla pre-sidenza una formale protesta:

Alla sezione metallurgica di Savigliano si sono assegnati 400 voti socialisticontro 800 comunisti, anche se nell’ultima consultazione di larga base (referen-dum) si siano avuti i seguenti risultati: 799 socialisti, 478 comunisti.

Come noto, i socialisti abbandonarono i lavori del congresso e soltan-to qualche mese dopo rientrarono negli organismi dirigenti della Cameradel lavoro, occupando un numero di posti quasi uguale a quello deicomunisti. Le feroci polemiche interne non giovavano alla Cgdl. Proprioin quelle settimane i “bianchi” riuscivano nella fondazione di quella legache invano avevano inseguito per anni. Anzi, ancora a gennaio, subitodopo la nascita della Federazione provinciale delle Unioni del lavoro, leriunioni promosse da Mario Enrico avevano visto la partecipazione dipoco più di venti persone, fra cui qualche “guastatore” socialcomuni-sta.

136. Certamente i 400 iscritti passati in primavera al Sindacato nazio-nale operai metallurgici, «.sfiduciati della Camera del lavoro.» e «.stanchidi versare la trattenuta per la propaganda bolscevica.» erano una millan-teria del corrispondente del giornale diocesano.

137, come avrebbe dimo-

una città industriale e il suo movimento operaio 255

135 PREFETTURA DELLA PROVINCIA DI CUNEO, Telegramma-espresso di Stato, 19 dic. 1921, inACS, PS 1921, b. 84, fasc. 13. Sui fatti v. G. GARBARINI, Scelte individuali cit., p. 163.

136 La pagina sindacale, in “L’Idea popolare”, 28 sett. 1922.137 Diocesi e circondario, in “Corriere di Saluzzo”, 14 marzo 1922.

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strato negli anni successivi il perdurare della forza della Fiom, ma senzadubbio le lacerazioni interne aggravavano la sempre più difficile condi-zione operaia. Le organizzazioni padronali, per far fronte alla crisi pro-duttiva, continuavano a ridurre livelli occupazionali e salariali, spesso utilizzando la dimensione regionale, allora sottovalutata da tutte le com-ponenti della Cgdl. In particolare, gli industriali lombardi, non contentidi aver intaccato il caroviveri, chiesero anche l’abolizione del «.caroGiolitti.», vale a dire l’aumento di 4 lire ottenuto con l’occupazione dellefabbriche.

138.Fu allora (giugno 1922) che la Fiom proclamò lo sciopero generale di

categoria. Alla Snos era già in corso una vertenza relativa ai cottimi:

Fin dalla settimana scorsa in conseguenza dell’agitazione dei metallurgici glioperai delle Officine nazionali in Savigliano avevano iniziato lo sciopero biancoper protesta contro la Direzione che intendeva ripristinare tariffe inferiori pellavoro a cottimo. Tale forma di sciopero venne però limitata a 24 ore, stante chela Commissione interna recatasi a Torino a conferire con la Direzione generaleebbe affidamento che sarebbe stata fra qualche giorno riesaminata la questione.Forma speciale detta protesta e voci corse di una possibile occupazione officineda parte operai hanno indotto sottoprefetto Saluzzo, in considerazione mancan-za assoluta colà qualsiasi reparto truppa inviata esercitazioni estive in montagna,a richiedere due compagnie di sede in Alba onde essere in grado di poter impe-dire eventuale occupazione fabbriche.

139.

Il 26 iniziava lo sciopero vero e proprio, ma gli impiegati entravano infabbrica.

140. Al comizio tenuto presso la Camera del lavoro da Scaravellipartecipavano solo 200 scioperanti: emergeva un certo «.desiderio diritorno al lavoro.».

141. Del resto il 5 luglio il governo Bonomi si era attiva-to per una mediazione. Il 10 luglio tutti gli operai riprendevano il loroposto.

142. L’accordo firmato da Buozzi e Colombino e il Consorzio lom-bardo degli industriali salvava 3 lire e 35 centesimi su 8,85 del caroviverimesso in pedi con il concordato del 1° ottobre 1920. A parte la Fiomotteneva che l’Amma abbandonasse l’interpretazione dello sciopero disolidarietà con la Fiat come contrario ai regolamenti e dunque sanziona-bile con multa.

143.

256 livio berardo

138 P. BONI, Fiom. 100 anni cit., pp. 110-111.139 PREFETTURA DELLA PROVINCIA DI CUNEO, Biglietto di Stato urgente 20 giugno 1922, in

ACS, PS 1923, b. 911, fasc. 10.140 EAD., Telegramma espresso di Stato 26 giugno 1922, ivi.141 MI, Ufficio della Cifra, Da Cuneo 4 luglio 1922, ivi.142 MI, Ufficio della Cifra, Da Cuneo 10 luglio v, ivi. 143 Concordato, 7 luglio 1922, e Impegno della Federazione nazionale degli industriali, 5

luglio 1922, in ACS, Fiom 1901-1926, b. 13, fasc. 143.

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Un pericolo ben più minaccioso insidiava il futuro del sindacato, ben-ché poco avvertito in provincia nonostante le vicende sanguinose di Brae Mondovì. Mentre il fascismo a gran passi si avvicinava alle soglie delpotere, maturò finalmente (ma tardi) l’unità d’intesa fra comunisti esocialisti con la costituzione dell’Alleanza del lavoro (20 febbraio 1922),cui aderirono la Cgdl con tutte le sue componenti, Usi, Sindacato ferro-vieri e Federazione nazionale dei lavoratori del porto.

144.La protesta contro gli assalti alle Camere del lavoro, alle cooperative,

alle organizzazioni operaie in genere prese la forma del cosiddetto scio-pero legalitario del 1° agosto. Ma esso fu, per così dire, dichiarato a fred-do, con un governo vacante, incompreso dalla maggioranza del paese,anzi sfruttato dai fascisti che si sostituirono prima agli scioperanti nel farfunzionare i pubblici servizi, poi ai poliziotti nel reprimere la lotta, con-quistando nuovi consensi nella pubblica opinione. In provincia sciopera-rono tranvieri e ferrovieri (nei mesi successivi subiranno processi e licen-ziamenti). Dalle fabbriche maggiori non venne invece una risposta forteall’appello. Alla Snos pesava la stanchezza della lotta durata dal 20 giu-gno al 10 luglio: inoltre i fascisti di Cuneo, Saluzzo e Bra erano accorsi aicancelli «.per tutelare il diritto al lavoro.», in altri termini per intimidiregli scioperanti e accompagnare i crumiri.

145.Nell’autunno del ’22 iniziano anche nel cuneese gli assalti alle sezioni

sindacali. Nella notte fra il 1° ottobre e il 2 ottobre viene devastata la sededella Lega metallurgica di Savigliano.

146.

Dal sindacato fascista alla ribellione operaia

Uno dei primi atti del governo Mussolini è la messa fuori legge dellafesta del lavoro e la sostituzione con il Natale di Roma. Ma nel 1923 mol-ti sono i lavoratori che osano sfidare il divieto.

Secondo il prefetto Alfonso Limongelli «.a Savigliano minima partemaestranze quella Officina nazionale pare intenzionata non presentarsistabilimento.». A scopo intimidatorio davanti ai cancelli compaiono alcu-

una città industriale e il suo movimento operaio 257

144 Il testo dell’intesa in PAOLO ALATRI, L’antifascismo italiano, Roma, Ed. Riuniti, 19733,vol. I, pp. 103-104.

145 “La Sentinella delle Alpi”, 2 e 5 ag. 1922, “Il Subalpino”, 3 ag. 1922. Il prefettoFrutteri di Costigliole annunciava trionfalmente: «Sciopero generale stabilimenti industrialiprovincia completamente fallito mercé misure adottate tutela libertà lavoro. Scioperano uni-camente tranvieri Società Belga e parzialmente ferrovieri» (PREFETTURA DELLA PROVINCIA DI

CUNEO, Telegramma 2 ag. 1922, in MI, PS 1922, b. 56, fasc. 5, Ferrovieri Cuneo).146 Sede proletaria devastata a Savigliano, in “L’Ordine nuovo”, 3 ott. 1922.

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ni manipoli della Mvsn. Gruppi di militi sono sguinzagliati per la campa-gna alla ricerca, che, almeno nel caso di Savigliano, si rivela vana, di quei«.sovversivi.» che intendono come in passato celebrare il 1° maggio conuna festa all’aperto.

147.Il Natale di Roma non cade a grande distanza dal 1° maggio, anzi la

anticipa. Di qui l’idea di organizzare «.nella seconda quindicina di aprilepubbliche conferenze in alcuni comuni della provincia sul tema“Sindacati fascisti”».

148. Ma le adesioni incontrate sono scarse. Eppure lacongiuntura occupazionale continua ad essere negativa e l’iscrizione alsindacato fascista potrebbe far baluginare qualche speranza in più diconservare il posto. E invece

quest’anno la lotta per la nomina della nuova Commissione interna è stata mol-to aspra, data la situazione creata nelle officine metallurgiche coi continui licen-ziamenti degli operai che raggiugnono già la cifra di 400. All’ultimo momento ladirezione delle officine fece noto alla vecchia commissione interna che i membrieletti avrebbero dovuto essere 7 invece di 5, per lasciare il posto alla minoranza,poiché sapeva che il locale fascio presentava anche una lista. Allora la Sezionemetallurgica presentò due liste... Ecco il risultato del voto: Liste Sezione metal-lurgica: Revelli G. voti 480; Abbà S. 474; Bosco A. 464; Perlo S. 359; SupertinoL. 357; Roccia B. 121; Ferrara F. 121. Sindacato fascista: Valenti voti 102,Rittatore 101, Patrizi 100.

149.

Alle Officine di Savigliano il rinnovo della Commissione interna delsettembre 1925 dà ancora 526 voti alla Fiom, contro 27 schede bianche,8 nulle, una (!) al Sindacato fascista.

150.Il 2 ottobre successivo il «.patto di Palazzo Vidoni.» assegna alle cor-

porazioni la facoltà esclusiva di rappresentare i lavoratori e stipulare con-tratti. Per i fascisti è finalmente venuto il momento di fare proseliti:

Mentre fervono le trattative fra Corporazioni sindacali fasciste e i datori dilavoro, già si sentono e si godono i vantaggi del riconoscimento dei sindacati daparte del governo. Nelle Officine di Savigliano il carattere bollente di sovversivi-smo va sempre diminuendo. Gli operai giorno per giorno vuotano un sacco(Fiom) per riempirne un altro (Sindacato operai metallurgici fascisti).

151.

258 livio berardo

147 PREFETTURA DELLA PROVINCIA DI CUNEO, Telegramma 29 apr. 1923, in ACS, cit.148 R. PREFETTURA DI CUNEO, Biglietto postale di Stato urgente 8 maggio 1923, in ACS, PS

1923, b. 87, fasc. Cuneo.149 Savigliano. Vittoria di classe nelle officine, ivi, 13 genn. 1923.150 “Lotte nuove”, 19 sett. 1925. Cfr. EMMA MANA, Savigliano nel regime fascista, Tesi di

laurea, Torino, Fac. di Lettere, a.a. 1977/78, pp. 65-72.151 Vittoria sindacalista nelle Off. Naz. di Savigliano, in “La Patria”, 30 ott. 1925.

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Il 14 ottobre, sempre alla Snos, 30 sbavatori devono scegliere uncaposquadra: 21 di loro votano per il fascista Leopoldo Zavattaro, solo 7confermano la fiducia a Lanzetti della Fiom. Il 23 60 impiegati si riuni-scono nella sede del Fascio, presente il rag. Pietro Martini, fiduciarioprovinciale, per costituire il Sindacato impiego privato.

152. Ma si tratta disuccessi stentati; nel 1927 gli iscritti sono ancora solo 120, salgono a1700 nel 1928.

Il comm. Dino Borri, reggente la federazione fascista, ricevuto dalpodestà Annibale Galateri e dal segretario dei Sindacati fascisti PaoloTavecchio al Milanollo, tiene «.un’orazione poderosa.». Spiega la Cartadel lavoro e il corporativismo, «.civiltà nuova che tutti vogliono copiare.»,perché senza padroni i lavoratori non saprebbero dove andare («.con ilrispetto dovuto agli operai si può ben dire che, se la civiltà fosse dipesadal solo callo, noi saremmo ancora vestiti di pelli di capra.»), fa la vocegrossa con gli imprenditori, a cui potrà essere comminato anche il confi-no... se antifascisti.

153.L’iscrizione al sindacato di regime diventa una vera e propria «tessera

del pane», di cui è difficile fare a meno. A contrattare non serve certa-mente. Recita la Carta del lavoro:

Il contratto collettivo di lavoro si stipula fra associazioni di primo grado, sot-to la guida e il controllo delle organizzazioni centrali, salva la facoltà di sostitu-zione da parte dell’associazione di grado superiore, nei casi previsti dalla legge edagli statuti.

154.

Da Roma arriva così un testo, che fissa norme relative all’orario, al col-locamento, alla disciplina, alle ferie, ecc. Viene trasmesso alle associazio-ni provinciali, perché ritaglino, se lo ritengono, norme particolari perquanto riguarda «.la distribuzione annuale dell’orario di lavoro.» e «.la fis-sazione dei salari.»: si tratta di vere e proprie «.gabbie salariali.» (i minimidella nostra provincia, ad esempio 2,70 lire l’ora per un operaio metal-lurgico specializzato, 2,10 per uno qualificato, 1,55.-.1,80 per i manovali,0,95 per le donne ecc., sono sistematicamente inferiori a quelli dellegrandi città).

155. Fra le decisioni degli organismi centrali e quelli provin-ciali passano di solito uno, due anni, quando la dinamica dei salari è in

una città industriale e il suo movimento operaio 259

152 Nuovo Sindacato a Savigliano, in “La Patria”, 30 ott. 1925.153 La nuova forza dell’Italia fascista: l’operaio, in “Il Quotidiano”, 6 sett. 1928.154 MINISTERO DELLE CORPORAZIONI, Carta del lavoro, Roma, Provv. Gen. dello Stato, 1928,

p. 8.155 UNIONE FASCISTA LAVORATORI INDUSTRIA CUNEO, Situazione contrattuale salariale delle

categorie dell’industria al 30 luglio 1934, Cuneo, Saste, 1935, p. 6.

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crescita, quando le cose vanno per il verso opposto – e questa fu la situa-zione più frequente – l’Unione industriale e l’Unione dei sindacati fasci-sti di Cuneo in poche settimane procedono ad adeguare i livelli retributi-vi a quelli nazionali. È parimenti estranea ai sindacati fascisti qualsiasiipotesi di contrattazione delle riduzioni d’orario, dei licenziamenti o del-le chiusure. Ciò fu particolarmente visibile durante la crisi del ’29-’32 checolpì pesantemente l’industria della provincia. In modo particolare chiu-sero i battenti quasi tutte le filande, molte per sempre: fra queste lo sta-bilimento saviglianese del gruppo “Musso Giuseppe Antonio” che neglianni precedenti aveva assorbito quasi tutte le aziende ancora attive nelcuneese.

156.La Snos ridusse invece gli addetti da 1200 a 500.

157. Solo con l’iniziodelle avventure militari fasciste le sorti occupazionali delle Officine si

260 livio berardo

156 GIULIA CARPIGNANO, LILIANA BELLO, PIERA MEDICO, La proprietà, in La filatura diValfenera, a cura di Giulia Carpignano e Renato Bordone, Alessandria, Ed. dell’Orso, 1991,p. 123.

157 EMMA MANA, Savigliano nel regime fascista 1925-1939, in “Bollettino storico-biblio-grafico subalpino”, 1982, LXXX, fasc. 2°, p. 589.

Rappresentanza di tecnici ed operai alla Fiera Esposizione di Milano, 2-3 giugno 1928.

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risolleveranno, grazie alle ingenti commesse per la costruzione di infra-strutture in Africa orientale e il rilancio del reparto aviazione.

Mussolini, durante la sua visita in provincia, potrà esibirsi davanti amasse inneggianti.

Sempre ritto sulla macchina, tra la folla acclamante, assiepata al suo passag-gio, attraverso piazza Santarosa, via Alfieri, corso Roma, il Duce arriva alleOfficine Nazionali di Savigliano. Ricevuto dall’amministratore delegato ing.Ferro, il Duce entra nel grandioso stabilimento. Le maestranze, duemila otto-cento operai ed impiegati, ognuno al proprio posto di lavoro, hanno accolto ilDuce con vibranti acclamazioni di giubilo e l’urlo immenso prorompente damigliaia di petti ha coperto il frastuono delle macchine. Visitato il reparto avia-zione prospiciente il vasto campo di 330 mila metri quadrati, adatto a qualsiasiatterraggio, prosegue a quello della lavorazione ferroviaria, dove visita due nuo-ve vetture di 3a classe internazionali che presto entreranno in funzione. Passa alreparto costruzioni elettro-meccaniche e sale a visitare le elettromotrici di recen-te costruzione; quindi al reparto siderurgico; si sofferma sotto le ampie tettoiedove si costruiscono le gigantesche condotte forzate e si interessa vivamente allaproduzione.

158.

Agli inizi del ’40, esaurite le materie prime, la Snos procede a 600licenziamenti. Nel marzo 1941 riceve grandi ordinazioni di materialeaeronautico e, oltre ad assumere centinaia di persone, ricorre a straordi-nari di 60 ore settimanali: terminata la commessa, 12/16 mesi dopo,dimette di nuovo il personale assunto. L’esempio di Savigliano fa coglie-re una fondamentale differenza fra le condizioni con cui è stata affronta-ta la seconda guerra mondiale rispetto alla prima. Il fascismo, ad ontadella retorica bellicista profusa per anni ed anni e degli interventi milita-ri portati a compimento in Spagna ed Abissinia, non ha mai preparatouna seria economia di guerra.

159. Manca completamente una strutturaquale la Mobilitazione industriale del ’15-’18. La maggior parte degli sta-bilimenti sono sì dichiarati ausiliari, ma ciò serve non tanto a riorganiz-zare la produzione quanto a controllare una classe operaia di cui il fasci-smo, non a torto, ha timore. La macchina bellica italiana perde prestocolpi. L’inflazione, peraltro mai sopita negli anni ’30, la scarsità di generidi prima necessità e il conseguente contingentamento cominciano prestoa farsi sentire. Rispetto al contratto di lavoro stipulato nel ’34 l’incre-mento del costo della vita nel 1940 è stato del 56%160, ma solo il 3 giu-

una città industriale e il suo movimento operaio 261

158 Mussolini a Savigliano tra le ferree milizie del lavoro, ivi, 22-23 maggio 1939.159 V. CASTRONOVO, L’industria italiana dall’Ottocento ad oggi, Milano, Mondadori, 19902,

pp. 238-244.160 ISTAT, Sommario di statistiche storiche 1926-1985, Roma, 1986, p. 209.

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gno 1941 i minimi per un operaio metallurgico specializzato vengonoportati a 4,32 lire l’ora, 3,28 per uno qualificato, 2,53.-.2,82 per i mano-vali, 1,38.-.1,50 per le donne.

161.Nella realtà, per comprare un chilo di pane, occorre rivolgersi alla

borsa nera, dove costa fino a 50 lire, un chilo di frutta come le pere nevale 25-28. Per i lavoratori è la fame.

Concentrazione operaia e difficoltà annonarie potrebbero innescareuna miscela pericolosa capace di mettere in discussione l’ordine fascista.Già alla fine del 1940 i segretari del fascio delle principali città riunisco-no i rappresentanti degli industriali e dei lavoratori per costituire deglispacci interaziendali, destinati a reggersi sulle quote operaie e sui contri-buti padronali. Aperti i magazzini, i gerarchi credono di aver risolto tut-ti i problemi senza accorgersi del malcontento sordo che sta montandonelle fabbriche, alimentato anche dai racconti di chi torna dal fronte atestimoniare non solo gli orrori della guerra, ma la crudeltà dell’alleatotedesco e la boriosa impreparazione dell’esercito fascista.

Gli scioperi torinesi, iniziati fin dal 5 marzo 1943 avevano coinvoltoper due volte lo stabilimento gemello delle Officine.

162. Ora

la mattina del 15 marzo – riferisce il vicecommissario di PS – circa 1.200 sui1.800 operai delle Officine nazionali di Savigliano, ente di produzione bellica,interrompevano il lavoro per l’intera giornata. Mentre la maggioranza poi loriprendeva dopo circa un’ora, per il pronto intervento delle Autorità, 224 di essisi astenevano dal lavoro per l’intera giornata. Dai numerosi interrogatori esperi-ti e dagli accertamenti eseguiti è risultato che l’astensione stessa deve attribuirsia moventi politici, per il significato di solidarietà con le masse operaie delle fab-briche di Torino che nei giorni precedenti si erano messe in sciopero, pur doven-dosi ammettere che il movente occasionale va attribuito alla momentanea rarefa-zione di alcuni generi alimentari su quella piazza, nonché alla ritenuta esiguitàdelle razioni concesse dalle tessere e alle paghe ritenute insufficienti. Dagli inter-rogatori sopraccennati si è avuta conferma di una maggiore colpevolezza di alcu-ni operai che nella circostanza si sono fatti notare per la loro animosità e preci-samente i 26 generalizzati in oggetto, anche per le segnalazioni pervenute aquesto ufficio dall’Ufficio superiore addetto al Ministero della produzione belli-ca presso quelle Officine, dall’Arma Cc.Rr. di Savigliano, dal Comando della 3a

262 livio berardo

161 Contratto, in “Foglio annunzi legali della Provincia di Cuneo”, 31 ag. 1941, pp. 74-75,in ASC, Prefettura, serie 1, cat. 7, 82.2, Contratti di lavoro.

162 GIANNI ALASIA, GIANCARLO CARCANO, MARIO GIOVANA, Un giorno del ’43. La classe ope-raia sciopera, Torino, Gr. Ed. Piemonte, 1983, passim. Cfr. RAIMONDO LURAGHI, Il movimentooperaio torinese durante la Resistenza, Torino, Einaudi, 1965; TIM MASON, Gli scioperi diTorino del marzo 1943, in L’Italia nella seconda guerra mondiale e nella Resistenza, a cura diFrancesca Ferratini Tosi, Gaetano Grassi, Massimo Legnani, Milano, F. Angeli, 1988, pp.399-422.

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Legione Mvsn e dalle Autorità fasciste, nonché dalla stessa Direzione delleOfficine.

163.

Sul luogo accorrono immediatamente (la sera del 14 c’è stata una sof-fiata).

164 il segretario provinciale dei sindacati, il segretario del fascio cit-tadino Carlo Marchiaro e il fiduciario dello stabilimento Bigotti (o Picot-ti), nell’ora di pranzo arriva il federale Serafino Glarey. La concione diBonino sull’imminente vittoria ha parzialmente successo; mentre il gros-so degli scioperanti rientra al proprio posto, 224 irriducibili continuanol’agitazione, anzi qualcuno ha l’ardire di contestare le autorità. Gli operaiappartengono soprattutto ai reparti aviazione, falegnameria, montaggio.Nel pomeriggio iniziano gli arresti. La sera dopo Glarey e Bigotti riuni-scono una trentina di capisquadra e promettono 20 mila lire per chidenuncerà i colpevoli.

165. Da un lato si sottolinea che lo sciopero è una«.protesta contro il cattivo confezionamento del pane e la scarsezza dellarazione.», dall’altra si definisce lo sciopero come politico. I fascisti temo-no la «.congiura sovversiva.». Non a caso fra i tre giovani rispediti al fron-te o tra i 23 detenuti nel carcere di Cuneo per quasi due mesi (13 ver-ranno condannati per «.ostruzionismo.») ritroviamo personaggi comeAntonio Botta, Francesco Ambrassa, Antonio Bellino, con Matteo Bian-co, uomini particolarmente rappresentativi nel dopoguerra del Pci e del-la Cgil.

166. Bianco, caposquadra al reparto aviazione, è colui che prean-nuncia lo sciopero ai compagni più fidati :

Lavoravo nel nuovo reparto aviazione che costruiva o riparava i vecchi escassati apparecchi CR 42, CR 32, qualche vecchio Macchi e più di tutto appa-recchi da scuola. Quel mattino del giorno 15 marzo verso le 7,30 mi ricordo cheil compagno Matteo Bianco, caposquadra del reparto aviazione, si era avvicina-to al reparto aggiustatori e aveva fatto presente a me, al compagno Bellino (cheallora era già iscritto al partito comunista) e a diversi altri amici che il lavoro

una città industriale e il suo movimento operaio 263

163 AISRCP, Comune di Savigliano, doc. 120/1, 2, 3.164 FRANCESCO AMBRASSA, 15 marzo 1945: anche dalla Snos una spallata per abbattere il

fascismo, in “La Voce”, marzo-apr. 1973; La lettera del segretario del fascio, ivi. È riprodottain TERESIO ISAIA, “Sappisti”: la resistenza nel saviglianese, Savigliano, Tip. Saviglianese, 2000,p. 45.

165 Lettera di S. Risso al CLN delle officine di Savigliano, 23 maggio 1945, in AISRP, E84a.È la discolpa di Stefano Risso, caposquadra montatore al reparto aviazione, sospettato assie-me con Giuseppe Racca, caporeparto falegnameria, e Antonio Munari, impiegato al repartolegnami, di delazione.

166 ROSALBA BELMONDO, Gli scioperi del marzo 1943 a Savigliano, in “Notiziario dell’Isti-tuto storico della resistenza in Cuneo e provincia”, n. 25, giugno 1984, pp. 5-33; M. GA-BRIELLA ASPARAGGIO, Savigliano in guerra 1940-1945, Tesi di laurea, Torino, Fac. di Scienzedella formazione, a.a. 1996-97, pp. 162-173.

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sarebbe stato sospeso alle ore 10 precise quando la sirena dell’allarme suonavaper la prova.

167.

Veterano della militanza politica (come Cristoforo Botta ha partecipa-to all’occupazione del ’20, ma nello stabilimento di Torino), per un certoperiodo piccolo imprenditore, finché le vessazioni fasciste non l’hannocostretto a chiudere l’officina, Bianco gode fra i compagni e presso la stes-sa direzione di grande prestigio: dopo il 25 luglio sarà nominato capo del-la commissione interna, responsabile della squadra annonaria e addirittu-ra vicecommissario prefettizio negli ultimi mesi di vita della Rsi, allorchéessa tenta disperatamente di crearsi un’immagine anticapitalista.

168.Manca tra i fermati solo Spirito Ghibaudo che pure rappresentava il

collegamento diretto del Pci con la fabbrica. Riesce a passare inosserva-to, secondo i più consolidati crismi della cospirazione.

La vicenda di Savigliano non pare fatta per dirimere in modo decisivola polemica spontaneismo/organizzazione che sugli scioperi del marzo’43 ha diviso in tempi recenti gli storici.

Nascita e morte della Cgil unitaria

Enormi sono i problemi che il sindacato unitario, nato del patto diRoma fra Dc, Pci e Psiup, deve affrontare con la ricostruzione. I princi-pali riguardano ancora il carovita e la scarsità di alimenti (il razionamen-to va avanti per parecchio tempo, gestito dalle sezioni provinciali dellaSepral sulla base di contingentamenti fissati dal centro).

169, ma ancora piùpreoccupanti sono l’esiguità dei salari e la disoccupazione, connessa alladifficile transizione da un’economia di guerra ad una di pace e all’esube-ranza di manodopera, incrementata dal ritorno alla vita civile di centinaiadi migliaia di prigionieri e di partigiani.

170. La Snos poi deve riconvertire

264 livio berardo

167 F. AMBRASSA, 15 marzo 1945; G. ALASIA, G. CARCANO, M. GIOVANA, Un giorno del ’43cit., p. 208.

168 MATTEO BIANCO, Lettera alla sezione del Partito comunista di Savigliano, 14 ag; 1945, inAGB; Il Capo della Provincia riceve la Commissione Interna delle Officine di Savigliano, in “IlPiemonte repubblicano”, 4 dic. 1943; M. GABRIELLA ASPARAGGIO, Dal PNF al PFR: Savigliano1940-1945, in “Il presente e la storia”, n. 54, dic. 1998, p. 172.

169 Ad esempio nel 1946 in provincia di Cuneo vi è stato un buon raccolto di granoturco,ma il prefetto, sulla base dei parametri nazionali, non accoglie la protesta della Camera dellavoro di Savigliano contro l’esiguità della razione individuale (235 grammi) di farina perpolenta, sostitutiva peraltro dei 250 grammi di pane (Protesta della C.d.l. di Savigliano e rispo-sta del prefetto, in “Democrazia e libertà”, 14 nov. 1946).

170 PIER GIORGIO ZUNINO, Struttura industriale, sviluppo tecnologico e movimento operaio aTorino nel secondo dopoguerra, in AA.VV., Movimento operaio e sviluppo economico in Pie-

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di 180° le sue produzioni: i mille motori elettrici che giacciono in magaz-zino, destinati a scopi bellici, sono del tutto inadatti a qualsiasi uso civile,le radio e i piccoli trattori, preparati a suo tempo per la Germania diHitler, restano invenduti.

Il nuovo direttore generale, ing. Mario Loria, ha acquisito una com-messa di carri Fg dalle Ferrovie, ma anziché produrne 35 al mese comepattuito si rischia di completarne solo 25: la causa, spiegano Bianco eBotta nell’incontro CI-Direzione, sta nella scarsità di trapani portatili enell’angustia dei locali in cui gli operai devono muoversi. Molti capanno-ni sono inagibili, in altri, attraverso i vetri sfondati, penetra il freddo.

171.Ancora dopo un anno alla sbavatura le finestre restano chiuse con latta ecartone, e rendono irrespirabile l’aria, ammorbata dalla polvere delleimpurità da cui viene ripulito il metallo fuso. Quasi tutti gli operai delreparto sono affetti da silicosi.

172.Il campo di aviazione è stato ridotto dalle bombe ad una landa incol-

ta. Invano la Commissione paritetica prima, il Consiglio di gestionepoi.

173 propongono di modificare i trattori ad uso agricolo o trasformarele 120 giornate del campo di volo in un’azienda orticola e zootecnica, chepotrebbe rifornire la mensa aziendale e la cooperativa lavoratori, laddo-ve gli ortaggi vengono importati a caro prezzo da Bra.

174. La Direzionedeve fare i conti con la scarsa liquidità e con commissioni governative(Marina militare, ferrovie) che si riveleranno precarie e scarsamenteremunerative (la Snos ci rimetterà 40 milioni). Il capitale sociale vieneelevato da 80 a 100 milioni, da 100 a 200, 450, 600, un miliardo(1949).

175, ma si tratta di palliativi: bisogna ricorrere ad un prestito delFondo monetario industriale di 300 milioni (altri 500 tramite l’Imi arri-veranno da una banca americana) per poter acquistare materie prime e

una città industriale e il suo movimento operaio 265

monte negli ultimi cinquant’anni, Torino, Cassa di risparmio, 1978, p. 61; VALERIO CASTRO-NOVO, Dalla ricostruzione al miracolo economico, in AA.VV., Imprese ed economia in Piemontedalla “grande crisi” ad oggi, Torino, Cassa di risparmio, 1977, pp. 69-70.

171 SNOS, Riunione Commissione di fabbrica, 25 ott. 1945 in AGB.172 Dove i gaz avvelenano ancora i lavoratori, in “Il Lavoratore cuneese”, 31 ott. 1946.173 Insediamento Consiglio di gestione alla Snos, ivi, 27 nov; 1947; AGA, Riunione per l’in-

sediamento della Commissione paritetica Snos, 27 luglio 1950: ne fanno parte per gli operaiFrandino, Supertino, Villa, per gli impiegati Amerio e Bertoglio.

174 Relazione riassuntiva della Commissione paritetica di fabbrica; Riunione del 22 marzo1947 indetta dalla Commissione interna e dalla Camera del lavoro per sottoporre alcune questio-ni al sig. prefetto; Progetto di massima di trasformazione del campo di volo ecc., in ACDLSV,Carte Grosso.

175 OFFICINE NAZIONALI DI SAVIGLIANO, Bilancio al 31 dic. 1945, in ASNOS, Bilancio al 31dic. 1946, ivi. Cfr. GIOVANNA FARINA, Lavoratori, sindacato e impresa alla Snos nel decennio suc-cessivo alla liberazione, Tesi di laurea, Univ. di Torino, Fac. di Lettere, a.a. 1982-83, pp. 7-22.

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macchinari negli Stati Uniti e iniziare a sostituire le dotazioni tecnologi-che inesorabilmente invecchiate.

Fuori dei cancelli premono 1.500 disoccupati: un centinaio ha trova-to lavoro nella carrozzeria Fissore o nella Gibbone e Favaro. La Snos nonsolo non ha licenziato le 300 donne mobilitate in periodo di guerra (incittà non troverebbero sbocchi, i setifici sono tutti fermi), ma si è anchefatta carico di altre assunzioni. Lo stesso Matteo Bianco osserva:

Circa 600 individui sono stati assunti dall’Officina, benché questa non neavesse una vera necessità e, trattandosi di operai non qualificati, il rendimento èstato scarso e si è ripercosso su tutto l’andamento dei lavori. Della questione del-la disoccupazione avrebbe dovuto occuparsene il Municipio. Questo invecemanda i disoccupati o all’Ufficio di collocamento o alla Commissione internadelle Officine, la quale ultima non può più ormai costringere la Ditta a fareassunzioni, che sarebbero in continua eccedenza al fabbisogno.

176.

Quanto ai salari, Cuneo è stata collocata dai decreti ministeriali inzona III anziché II. Gli stipendi mensili presentano nello stabilimentoSnos di Savigliano importi inferiori del 5-7% rispetto a quello di Torino(7.050 lire contro le 7.500 per la prima categoria, 5.640 contro 6.000 perla seconda: la forbice si allarga man mano che si scende nella scala retri-butiva).

177.Invano la Commissione interna di Savigliano chiede la parità di tratta-

mento: arriva al punto di respingere l’accordo siglato a Cuneo fra Unioneindustriale e Camera del lavoro l’11 settembre 1945 sul trattamento eco-nomico nel settore meccanico e metallurgico.

178. Alla fine contratta con laDirezione delle Officine una soluzione di compromesso, così come ottieneche le 600 lire in esubero sugli acconti del caroviveri non siano restituite.

179.

All’interno della Cgil il problema cruciale riguarda la convivenza tra lesue varie componenti politico-ideali, o meglio concerne la compatibilitàfra la corrente “cristiana” e quelle di sinistra.

180. Anche nella nostra pro-

266 livio berardo

176 Riunione del 22 marzo 1947 cit. Tutti costoro si aggiungevano ai 1.517 operai che leOfficine occupavano alla fine della guerra (DIRETTORE OFFICINA DI SAVIGLIANO, Lettera alDirettore Officina di Torino, 27 luglio 1945, in ASNOS).

177 ASNOS, Contratto collettivo salariale di lavoro per le maestranze metalmeccaniche del-la provincia di Cuneo, datt., 11 sett. 1945; Accordo per la retribuzione degli impiegati dellevarie categorie dell’industria della provincia di Cuneo, datt., 1° ott. 1945.

178 Mozione delle maestranze Snos dell’officina di Savigliano, 15 sett. 1945, in AGB.179 Snos, Riunione Commissione di fabbrica, 25 ott. 1945 in AGB.180 Sul “patto” v. Il testo del Patto di Roma - Principi e obbiettivi della Cgil unitaria, in

“Rassegna Sindacale”, 2 maggio 1994, p. 62; GEORGE COUFFIGNAL, I sindacati in Italia, Roma,Ed. Riuniti, 1979, pp. 50-52; VINCENZO SABA, Il Patto di Roma, Roma, Ed. Lavoro, 1995. Per

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vincia i comunisti godono del maggior numero dei consensi, pur non rag-giungendo la maggioranza assoluta. Le Acli, l’associazione dei lavoratoricristiani che la Chiesa ha voluto, appena stipulato il patto di Roma, per«.premunirsi dal rischio di trovarsi senza strumenti.».

181 nel mondo dellavoro, a Savigliano non riscuotono il successo che mietono ad Alba, Brao Fossano.

182. La stessa categoria dei metallurgici nell’intera provinciaarriva in tutto a 364 iscritti, mentre in città si forma un circolo che nel1950, l’anno di nascita della Cisl e del conseguente rientro delle Acli afunzioni strettamente ricreative e religiose, conta appena 68 soci ed unoa Levaldigi con 21. Ciononostante all’Assemblea precongressuale CesareTrossarello è il settimo degli eletti con 1639 voti e rientra fra gli otto dele-gati alle assise nazionali.

183.Alla Snos i rappresentanti operai sono quattro comunisti (Matteo

Bianco con 1.099 preferenze, Stefano Ramello, Giorgio Salomone e Gio-vanni Campana), due socialisti (Giusto Vagnoli con 435 preferenze eBernardo Ambrassa), uno democristiano (Carlo Ferrari con 240 prefe-renze), un azionista (Giuseppe Altina), quello degli impiegati un indi-pendente (Luigi Marcelloni).

184.La rottura della Cgil avviene formalmente il 15 luglio 1948: il giorno

prima, alle notizie arrivate da Roma sul grave attentato a Togliatti, intutt’Italia i lavoratori sono scesi in sciopero, ancora prima che questovenisse proclamato.

185. Alla riunione serale dell’esecutivo nazionale Cgil,convocato per fissare a mezzogiorno del 16 la fine dello sciopero, gli 11membri cattolici dell’organismo non si presentano. Con quanto accadu-to a loro avviso si sono consumate le ragioni del patto di Roma e hanno

una città industriale e il suo movimento operaio 267

i suoi limiti valga il sintetico giudizio di Vittorio Foa: «Novità senza precedenti nella espe-rienza sindacale italiana, l’unificazione decisa col patto di Roma ebbe una vita breve, ed è fintroppo facile attribuirne la precarietà – come pure la precarietà del nuovo rapporto demo-cratico fra organizzazione e masse lavoratrici – alla genesi verticistica, dall’alto, della nuovaorganizzazione unitaria» (VITTORIO FOA, Sindacati e lotte sociali, in Storia d’Italia, V, t. 2,I documenti, Torino, Einaudi, 1973, p. 1815).

181 SERGIO TURONE, Storia del sindacato in Italia dal 1943 al crollo del comunismo, Bari,Laterza, 1992, p. 87.

182 Situazione iscritti nel 1948 e nel 1949, in ACLI, III Congresso provinciale, 1949.183 Verbale dell’assemblea precongressuale per la nomina dei delegati al II Congresso nazio-

nale tenutasi in Fossano il 15 ottobre 1950, in ACLI, V Congresso provinciale, 1949.184 Commissione interne, in “Democrazia e libertà”, 10 sett. 1946; Votazione membri

Commissione interna, in AGB; Savigliano. Elezione CI della Snos, in “Il lavoratore cuneese”,18 dic. 1947.

185 GIORGIO BOCCA, Palmiro Togliatti, Bari, Laterza, 1973 - Milano, “l’Unità”, 1992, pp.461-463; ALDO AGOSTI, Togliatti, Torino, Utet, 1996, pp. 360-362; GIOVANNI GOZZINI, Hannosparato a Togliatti. L’Italia del 1948, Milano, Il Saggiatore, 1998.

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provveduto a comunicare agli attivisti cattolici delle varie fabbriche ladirettiva di presentarsi al lavoro il mattino del 16. Alla Snos appena unaventina fra operai e impiegati varca i cancelli.

186. Subiscono atti di molestia, di ritorsione e di velata minaccia che continuano [nel pomerig-gio] a effettuarsi nell’interno dell’officina da parte di alcuni elementi facinorosie provocatori, indubbiamente male informati o non informati affatto sulla realtàdei fatti.

187.

È questa la protesta formale inviata dai rappresentanti della correntecristiana alla Commissione interna, la quale stigmatizza gli insulti. Noncontenti di ciò, Allietta, Ferrari, Donalisio e Saglietti vorrebbero cheMatteo Bianco spiegasse che quanto ha affermato in un comizio tenuto inquei giorni convulsi, denunciando il ritorno di «.sistemi di sorveglianzapersonale già tanto odiosi sotto il passato regime.», non ha alcun riferi-mento con la minoranza sindacale.

Ricordano che hanno sempre speso tutta la loro buona volontà per il mante-nimento dell’Unità sindacale, chiedono che codesto Esecutivo compia con l’ap-provazione dell’o.d.g. da loro richiesto un passo verso la pacificazione tantoauspicata e sul quale passo si uniformeranno per i loro rapporti in seno al nuovoEsecutivo generale.

188.

Non sappiamo se Bianco abbia accettato di concedere alla correntecristiana questa ulteriore soddisfazione. Colpisce indubbiamente unatitubanza a uscire dal sindacato unitario, dovuta forse all’esiguità delleforze su cui presumibilmente potrà fare affidamento la scissione oppurealla lunga consuetudine di lavoro comune, iniziato negli anni della resi-stenza. Poi i ripetuti interventi di Armando Sabatini, già tornitore e leader dei metalmeccanici torinesi aderenti alle Acli, portano il grupposaviglianese ad aderire alla cosiddetta Libera Cgil, e quindi alla Cisl. I socialdemocratici rimangono invece nella Fiom in virtù di un discussopatto di alleanza con i socialisti: alle elezioni per la Commissione internai comunisti otterranno 864 voti (eletti Cristoforo Botta, Teresio Sca-parone, Rino Geroldi e Mario Rovere), la Lista sindacale socialista 464(eletti Bernardo Ambrassa e Giovanni Trucco), contro i 370 dei Liberilavoratori (un solo seggio, Carlo Ferrari, compensato però dai 90 votidegli impiegati che significano due eletti).

189.

268 livio berardo

186 Testimonianza di Matteo Giraudo, in Le origini della Cisl in Piemonte nelle voci deitestimoni. L’Unione territoriale di Cuneo, a cura di Antonio Degiacomi, s.l., Ed. Cisl Pie-monte, 1999, p. 51.

187 Alla Camera confederale del lavoro, 20 luglio 1948, in ACDSV, Carte Gino Grosso.188 Alla Camera confederale del lavoro cit.189 COMITATO ELETTORALE DELLA COMMISSIONE INTERNA, Verbale di scrutinio, 4 dic. 1948, in

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La grande crisi della Snos.190

Con i suoi 2.219 addetti la Snos era la più grande fabbrica della pro-vincia e faceva di Savigliano il centro più industrializzato.

Il 1948 era stato un «.anno eccezionalmente favorevole.» con oltre 4 miliardi di commesse liquidate negli stabilimenti di Torino e Savi-gliano.

191. La Società aveva ricevuto anche un milione di dollari, 342milioni di lire, dall’Erp (European Recovery Program).

192, con cui avevacomprato rame e macchinario americano, effettuato nuove assunzioni epagato dividendi allettanti ai sottoscrittori del prestito obbligazionarioda un miliardo.

193. Nella medesima estate erano pure terminati i lavori delconvalescenziario di Valdieri, costruito con ritenute salariali nonché fon-di delle Officine e della Ceat: l’ing. Loria aveva mantenuto la promessafatta a Matteo Bianco, di dare una riposta al problema dei silicotici cosìnumerosi nel reparto sbavatura.

194.Il 1949 è un anno di una forte conflittualità, dove la Fiom, non più

condizionata dalla “prudenza” della corrente democristiana, riprende ilsuo ruolo di sindacato di classe: chiuso l’anno prima in condizioni pocofavorevoli il contratto nazionale, i 15 giorni di scioperi a singhiozzo difebbraio ottengono un aumento del 40% sull’«.incentivo di produzio-ne.».

195. Ancora: il pomeriggio del 16 marzo riesce plebiscitaria la sospen-sione dal lavoro per mezzora in segno di protesta contro l’adesione ita-liana alla Nato.

196. Ma proprio in quelle settimane la Confindustria ha

una città industriale e il suo movimento operaio 269

ACDLSV, Carte Grosso; D. FRANDINO, Alla C.I. della Snos non vogliamo opportunisti!, in “IlLavoratore cuneese”, 12 ag. 1949.

190 Sulla vicenda generale v. GIOVANNA FARINA, Lavoratori, sindacato e impresa cit.; GIANNI

ALASIA, DOMENICO TARIZZO, Una fabbrica in liquidazione, in La scatola di cemento. Una docu-mentazione drammatica della resistenza operaia contro lo strapotere del monopolio, Roma, Ed.Riuniti, 1960.

191 Savigliano. Bilancio al 31 dic. 1949, ASNOS, p. 9.192 Tre anni di E.R.P. in Italia, a cura della Missione americana in Italia, Roma, 1951, pp.

190-192.193 ASNOS, Lettera dello stabilimento di Savigliano alla Direzione generale, 24 luglio 1948;

Savigliano. Bilancio al 31 dic. 1949, p. 10. Ma l’ing. Virginio Tedeschi e l’ing. Mario Loriasaranno accusati di aver falsificato il bilancio, riducendo le passività e dilatando le poste attive(GIOVANNA FARINA, Lavoratori, sindacato e impresa cit., pp. 266-268), diviso utili per 88 milio-ni anziché coprire il disavanzo, per far sembrare florida l’azienda e ottenere il prestito obbli-gazionario, rivenduto il rame americano a favore alla Ceat, proprietà privata di Tedeschi, ecc.

194 GIANNI DE MATTEIS, Un convalescenziario fra i rododendri, in “l’Unità”, 12 ag. 1948.195 Alle Officine di Savigliano i lavoratori hanno vinto, in “Il lavoratore cuneese”, 24 feb-

br. 1949.196 Gli operai e la popolazione di Savigliano uniti contro il patto di guerra, ivi, 17 marzo

1949.

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sconfessato l’accordo del 7 agosto 1947 (qualche mese dopo avrebberigettato anche quello sui Consigli di gestione), accordo che affidava alleCommissioni interne notevoli poteri in materia di contrattazione deilicenziamenti. A settembre il direttore dello stabilimento, l’ing. AscanioAscani, convoca i segretari provinciali della Cgil Giraudo e Parri e comu-nica loro che l’azienda dovrà procedere ad una serie di licenziamenti: del-le 100 carrozze in portafoglio si sta completando la 94a, le quattro tettoiesono quasi ultimate né le FFSS hanno disponibilità o riferimenti di leggeper ulteriori ordinativi, anzi stanno consumando i fondi Erp, per pagare– in ritardo – le precedenti commesse (così risponde il ministro Corbel-lini ad una interrogazione dell’on. Antonio Giolitti).

197. Il 22 la Commis-sione interna incontra i rappresentanti provinciali della CdL e dellaLcgil. Carlo Novara, a nome di quest’ultima organizzazione, propone dicontrattare i licenziamenti, mettendo a disposizione il posto di coloro cheposseggono un appezzamento di terra o degli anziani. Ferraris dellaFiom, riconosce la forte presenza in fabbrica di lavoratori con un’etàsuperiore ai 65 anni (l’irrisorietà delle pensioni del tempo costringeanche i vecchi a proseguire nel lavoro): la loro uscita dovrebbe però esse-re volontaria.

198. La realtà è che nessuno si rende ancora conto dell’entitàdei sacrifici che l’azienda prepara: si parla di riduzione dell’orario da 48a 36 ore e di “svecchiamento” della manodopera.

199. La Commissioneinterna è disposta ad accettare una settimana di 40 ore, l’integrazione azero ore degli «.operai agricoltori abbienti.» e l’integrazione a 11 ore peri pensionati con oltre 65 anni o per i membri di una stessa famiglia cheeccedano il numero di due.

200. È un errore, osserverà Giraudo, averaccettato il principio dei licenziamenti. Il 3 novembre l’ing. Loria, ponecon durezza il problema del «.ritorno alla normalità.», cioè a non più di1.500 dipendenti, elencando coloro che devono andarsene; gli avventizi,le donne, i pensionati che superino i 20 mesi necessari alla riforma dellaPrevidenza.

201. Di fronte all’obiezione dell’imminente stagione invernale,con il conseguente incombere delle spese per il riscaldamento e le diffi-coltà a trovare lavoro in agricoltura o nell’edilizia, accetta di rinviare diqualche mese i licenziamenti. Sui giornali escono commenti ottimistici:

270 livio berardo

197 MINISTRO DEI TRASPORTI, Interrogazione a risposta scritta, 18 dic. 1949, in ACDLSV,Carte Grosso.

198 Riunione del 22 sett. 1949, in ACDLSV, Carte Grosso.199 ASNOS, Lettera della Direzione Generale riservata all’ing. Ascani Direttore dello stabi-

limento di Savigliano, 5 nov. 1949.200 C.I., Relazione alle maestranze, 1° ott. 1949, in ACDLSV, Carte Grosso.201 Seduta di Commissione interna e Direzione, 3 nov. 1949, in ACDLSV, Carte Grosso.

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Fortunatamente la Savigliano non è in crisi. Senza dubbio presso lo stabili-mento di Savigliano la mancanza di nuove ordinazioni di materiale mobile daparte delle FF.SS. è venuta creando una situazione diversa, ma la Direzione nonha atteso oggi ad affrontarla...In attesa che la situazione finanziaria consenta alleFF.SS. una ripresa delle ordinazioni la società si è assicurata per lo stabilimentodi Savigliano importanti commesse di vetture di classe per la Grecia... malgradotutto però una certa riduzione del personale si è resa necessaria. D’accordo conla C.I. sono gli operai più anziani che se vanno volontariamente in condizioni diparticolare favore.

202.

Il 14 novembre si insedia un Comitato cittadino per la difesa delleofficine, formato dall’Amministrazione comunale, dalle associazioni dicategoria, dai sindacati e da una rappresentanza degli operai che mobili-ta i parlamentari della provincia.

203.Loria si ripresenta il 22 febbraio 1950: dopo aver tratteggiato un pos-

sibile, radioso futuro dell’azienda nella tecnologia «.degli acciai ad altaresistenza saldabili solo elettricamente.», quantifica l’entità dei tagli: 104avventizi e 38 «.triploni.».

204. Le proposte sono esaminate da un Comitatodi coordinamento a cui partecipano 33 lavoratori dei vari reparti (adesempio per la fonderia Giovanni Lodi, Domenico Frandino e GiuseppeRossano, per la manutenzione Francesco e Antonio Ambrassa, per la salaMatteo Bianco, ecc.).

205. Quindi, anche con le modifiche suggerite dal-l’Unione industriale e dall’Ufficio del lavoro (104 licenziamenti, spostan-do nei 38 sospesi casi di particolare bisogno), sono sottoposte a referen-dum: su 2050 votanti 1817 lavoratori si esprimono per il no, solo 125sono disposti ad accettare l’accordo.

206. È il presidente stesso dellasocietà, l’ing. Virginio Tedeschi, che viene a spiegare l’indispensabilitànon solo dei 142 licenziamenti, ma di altri 350, «.provvedimento daapplicarsi senza precipitazione ma dopo Pasqua e con scaglioni da 50 a100 persone mensili.».

207. L’orario viene ridotto a 30 ore settimanali.Mentre 169 dei 350 allontanamenti diventano operativi, si apre un dibat-tito fra i lavoratori: se respingere di nuovo pregiudizialmente l’offensivapadronale o cercare di modificarla. Dieci reparti su 16 si esprimono perquesta seconda ipotesi, gli altri si dividono fra contrari, astenuti e «.par-

una città industriale e il suo movimento operaio 271

202 Savigliano. Una lettera alla Direzione, in “La Stampa”, 13 dic. 1949, p. 4.203 Atti del Comitato cittadino, in ACDLSV, Carte Grosso.204 Seduta di Commissione interna e Direzione, 3 nov. 1949, in ACDLSV, Carte Grosso.205 C.I., Relazione alle maestranze, 25 febbr. 1950, in ACDLSV, Carte Grosso.206 Referendum, 13 marzo 1950, in ACDLSV, Carte Grosso.207 C.I., Relazione alle maestranze, 25 febbr. 1950, in ACDLSV, Carte Grosso.

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zialmente favorevoli.».208. I punti della vertenza riguardano l’indennità

extra liquidazione da concedere a chi accetta il licenziamento o offre ledimissioni e la pienezza dell’orario per chi rimane al suo posto. Dopo 14giorni di scioperi articolati, l’11 maggio la C.I., formata da BernardoAmbrassa, Carlo Ferrari, Francesco Fissore, Giovanni Donalisio, Am-brogio Sacco e Pietro Mana, firma con i direttori ing. Anselmetti e avv.Amerio l’intesa che prevede l’elargizione extra contrattuale di 75 milalire agli operai che lasciano il lavoro, l’immediato ripristino, alla sotto-scrizione delle 350 lettere di accettazione, dell’orario a 40 ore settimana-li.

209. Drammatica è l’assemblea generale che si svolge il giorno dopo alle9,30 sul piazzale interno. Appena Ferrari inizia a leggere la bozza, si leva-no grida di protesta:

Non vogliamo l’integrazione; voi della CI non dovevate firmare. Prima di fir-mare dovevate chiedere a noi. Non bastano le vostre firme. Non accettiamo nes-sun licenziamento. Voi della C.I. dovevate stare come uditori e non trattare.

210.

Particolarmente virulento appare quel Geroldi, membro non più rie-letto della Commissione interna dell’anno prima, quella per intenderciche aveva accettato il principio dei licenziamenti. Calcagno chiede ledimissioni della C.I. Cerca di riportare l’uditorio alla ragione il giovaneFrandino con un discorso che misura forze ed obiettivi:

Vediamo che i licenziati del primo scaglione di 142 non hanno più avutofiducia e sono andati via; hanno cioè accettato in fondo il proprio licenziamentosenza neanche passare dalla C.I. Vediamo il licenziamento dei 169: la reazionelodevole di tutte le correnti; vediamo però che anche 119 di questi hanno man-cato di fiducia e se ne sono già andati via. Hanno dimostrato che non avevanofiducia nella lotta che 2000 operai facevano per loro. Vediamo che c’è un ten-tennamento nella maestranza.

211.

In effetti alcune centinaia di lavoratori hanno per quella mattina chie-sto permesso per non perdere le ore di lavoro dedicate all’assemblea.

Geroldi, Scaparone, Rossano e altri interrompono Frandino:

– Da 40 ore siete scesi a 36: è una vittoria questa?– Da 30 siamo andati a 36, perché ne facevamo 30.

272 livio berardo

208 Proposte del Comitato coordinatore di reparto, 20 marzo 1950, in ACDLSV, CarteGrosso.

209 Verbale di composizione della controversia relativa al licenziamento di 350 operai, 11maggio 1950, in ACDLSV, Carte Grosso.

210 Riunione delle maestranze, 12 maggio 1950, in ACDLSV, Carte Grosso.211 Ivi.

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Alle 11,45 giungono da Cuneo il segretario della Fiom Aldo Manas-sero, Giraudo e Parri (Simonini e Fagnoni della Cisl arriveranno mezzo-ra dopo). Anche da solo Giraudo sa tenere testa ai contestatori:

Naturalmente è grave pensare che dei lavoratori debbano lasciare il lavoro.La questione era stata impostata e i lavoratori della Snos combattevano per que-sto fine, che, se vi erano dei licenziamenti, questi dovevano essere volontari.Però vi sono state delle defezioni proprio tra coloro che dovevano essere i piùtenaci a resistere e proprio per colpa loro siamo venuti a questo accordo (concondizioni che, d’altronde, non sono catastrofiche). Se si attendeva ancora unpo’, non soltanto si metteva a dura prova la vostra resistenza che poteva forsedurare ancora molto, ma finivate per lottare per coloro che forse avevano già unaltro impiego a casa o fuori. Naturalmente possono esserci delle obiezioni. Peròvi ricordo che nel passato, quando noi vi facevamo capire che aprire la porta ailicenziamenti e poi cercare di chiuderla avrebbe presentato delle difficoltà, voinon ci ascoltavate. Noi pensiamo ora che la questione sia ben chiusa, perché ildatore di lavoro ha promesso che nel 1950, dopo i 350 licenziamenti, il lavoro cisarà per tutti.

212.

In effetti ora il ridimensionamento prende di mira lo stabilimento diTorino.

213, dove la Commissione paritetica e il Comitato di gestione ela-borano proposte di produzione alternative (il motoscooter!), irrise dalla

una città industriale e il suo movimento operaio 273

212 Ivi.213 AGA, Verbale della riunione per l’insediamento ufficio della C.P. Snos, 27 luglio 1950.

Corteo di operai a difesa della Snos per le vie di Savigliano (5 marzo 1950).

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Direzione.214, e 120 impiegati, quasi tutti occupati nel capoluogo. Anche

il Comitato di Savigliano studia le prospettive produttive della Snos: inprovincia sono ancora 1.597 i carri ferroviari da riparare.

Calcolando una occupazione di cinque-sei mila ore per carrozza, ne risultaun complessivo di circa 120 mila ore. Con un media di circa 200 ore lavorativemensili, sarebbe coperto il lavoro per seicento operai per un mese.

215.

Si tratta di palliativi rispetto a quanto è successo (625 posti persi nel-l’anno) e soprattutto rispetto a quanto si preannuncia. A Torino si diffon-de la notizia che si intendano smantellare i reparti falegnameria e fonde-ria.

216. Voci, per il momento, ma ai primi di dicembre l’ing. Tedeschicomunica alla Commissione interna l’intenzione di mandare in cassaintegrazione altri 850 operai, destinati dal 1° febbraio ’51 a restare a casa.

Con gli operai attualmente in forza si avrà lavoro fino al 31 marzo. Inveceallontanando gli 800 operai di tale lavoro se ne avrà fino al 30 giugno 1951.Dopo tale data, se non sopravvengono nuove ordinazioni, lo stabilimento verràchiuso.

217.

La gratifica natalizia, 200 ore, a causa della scarsità di numerario,verrà pagata al 50%. I lavoratori rispondono il 13 dicembre con un’oradi sciopero dalle 10 alle 11. Il lunedì dopo all’ora di lotta si uniscono persolidarietà le principali fabbriche della provincia.

218, il 21 dicembre sisciopera due ore per turno: è lo sciopero generale proclamato dalla Fiomcontro i licenziamenti (Ilva, Reggiane, Breda, Oto e appunto Saviglia-no).

219. La Cisl non aderisce, ma non mancano neppure difficoltà con labase. Versamenti di solidarietà arrivano da Garessio (19 mila lire), dallaBurgo (8 mila), dalla Bassani e Manfredi (25 mila), dai compagni diTorino (107 mila lire).

220.Sotto la mannaia degli 800 licenziamenti si tiene alla vigilia di Natale

la Conferenza di produzione che esamina tutte le possibili occasioni dicommesse, dai trattori alla carpenteria, dal materiale rotabile alle con-dotte e turbine elettriche, dai 4 locomotori elettrici non ancora assegnati

274 livio berardo

214 AGA, Lettera del Comitato di Gestione di Torino al Presidente, alla Direzione generalee alla Direzione tecnica della Snos, 12 dic. 1950.

215 Comitato cittadino Savigliano, 23 nov. 1950, in ACDLSV, Carte Grosso.216 AGA, Lettera della Commissione paritetica di Torino alla Commissione paritetica di

Savigliano, 28 ott. 1950.217 Appunti sulla relazione alle maestranze, 7 dic. 1950, in ACDLSV, Carte Grosso.218 In “l’Unità”, 13 dic. 1950.219 COMITATO DI DIFESA, Comunicato, 20 dic. 1950, in ACDLSV, Carte Grosso.220 Attestati di solidarietà, in ACDLSV, Carte Grosso.

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all’IRI ai contratti con l’Urss (la Snos non ha avuto grande successo congli americani).

221.Il 25 gennaio, il 31 e 1° febbraio si tengono tre incontri presso

l’Unione Industriale: la Cgil, rappresentata da Giraudo, Luigi Borgna eArnaldo Parri, respinge gli 850 licenziamenti, la Cisl (Simonini) e la Uil(Raffo) li accettano, a patto che sia innalzata l’indennità di incentivo perl’autolicenziamento.

222. La divisione fra i sindacati pesa in modo dram-maticamente negativo. Denuncia con la consueta lucidità il presidentedel Comitato di agitazione Frandino:

Fino a quel momento le maestranze si presentavano in uno schieramento saldo,del quale la Direzione temeva... Abbiamo visto sorgere d’incanto numerose voci: lavoce, che non sappiamo quanto sia fondata, che le 75 mila lire non saranno datedopo il 10/1 ha determinato che degli operai sono andati in direzione a contrattareed hanno avuto premi di licenziamento di 90.000 anziché 75.000... la voce che icapi reparto hanno fatto le liste e di conseguenza fanno da informatori... tutte que-ste voci hanno portato al risultato che determinati operai vorrebbero scagliarsi con-tro i capi tecnici, dei quali gli operai stessi, se la situazione si aggraverà, avrannobisogno... La lotta è fra operaio e operaio, non fra Direzione e maestranze...223.

A gennaio sono stati lasciati a casa 700 dei preventivati 850 operai: anulla è servito il 1° febbraio il loro simbolico ingresso in fabbrica.

Per i rimanenti circolano ipotesi come quella che il socialdemocraticoGiuseppe Fagnoni tira fuori durante una segreteria provinciale della Cisl:

Canale chiede come sia possibile licenziare i comunisti al posto dei nostri.Fagnoni precisa che, dovendo l’azienda licenziare altre 150 persone, può benis-simo licenziare tutti i comunisti.

224.

La Cisl accusa inoltre il Consiglio di gestione di aver fatto delle pro-poste per i nuovi indirizzi produttivi, che puntando ad una riduzione deicosti, implicherebbero anche una contrazione del personale.

225.

una città industriale e il suo movimento operaio 275

221 Le possibilità di lavoro alla Snos, in “L’Avanti”, 24 dic. 1950; Riunione a Savigliano suilicenziamenti alla Snos, in “La Stampa”, 24 dic. 1950; La Conferenza di produzione aSavigliano riconferma la volontà di battersi fino in fondo, in “l’Unità”, 24 dic. 1950; AGA, Nonè il lavoro che manca alla Snos, a cura del Comitato d’agitazione Snos, Cuneo, Stab. Graf.Franchino, 1950. Per perorare l’assegnazione dei 4 locomotori su 16 deliberati dal Ministrodei trasporti il sindaco ing. Marino si è incontrato a Roma con il responsabile del dicasteroassieme con i senn. Carmagnola e Castagno, gli onn. Belliardi, Cagnasso, Giolitti, Sabatini eFerraris (COMITATO CITTADINO, Comunicato, 24 dic. 1950, in ACDLSV, Carte Grosso).

222 Verbale di non avvenuto accordo ecc., 25 genn. 1951, in ACDLSV, Carte Grosso; AGA,Vertenza licenziamenti Snos. Verbale del terzo incontro fra le parti, secondo incontro inPrefettura, 31 genn. e 1° febbr. 1951.

223 Adunata delle maestranze, 10 genn. 1951, in ACDLSV, Carte Grosso.224 CISL, Comitato di segreteria, 7 marzo 1951.225 CONSIGLIO DI GESTIONE, Comunicato, 13 marzo 1951, in ACDLSV, Carte Grosso.

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L’ultimo gruppo di licenziati è formato in prevalenza da capifamiglia(56 contro 14 quelli presenti all’assemblea del 5 aprile). Ormai il bisturidella crisi sta incidendo nel vivo del tessuto sociale cittadino.

Le manifestazioni di solidarietà non mancano: un prete legge in chie-sa l’appello del comitato, Pci e Psi rinnovano proposte di rilancio e di svi-luppo alternativo.

226. Ma ad aprile sono rese pubbliche le risultanze delbilancio 1950: quasi 400 mila lire di perdite su un capitale di un milio-ne.

227. L’ing. Tedeschi si dimette da presidente, lasciando la società senzaguida. A Torino si ipotizzano altri 200 licenziamenti. Il 9 aprile gli operaidella Savigliano e della Nebiolo, anch’essi senza stipendio, cercano didirigersi verso la prefettura per conferire con il capo della provincia.Sono assaliti dalla Celere, caricati e denunciati.

228. A Savigliano la vigilan-za dei carabinieri non è altrettanto aggressiva, bensì continua e sfibrante;la rivalutazione di novembre e dicembre, l’integrazione della gratificanatalizia non sono ancora state pagate. Il saldo dello stipendio di marzonon arriva, ma neppure arriva l’acconto su quello di aprile. L’aziendasmette di corrispondere la sua quota alla cooperativa di consumo cherischia il fallimento: i commercianti cittadini non ci stanno più a fare cre-dito. Anche i versamenti alla Cassa mutua provinciale si sono interrotti egli operai ammalati devono pagarsi le medicine.

229. A metà maggio ven-gono distribuite 2.000 lire a testa che non servono a niente. Il 15 gli ope-rai della sala, del montaggio, delle condotte e dei veicoli fermano il lavo-ro e salgono dall’ing. Ascani, che al telefono cerca Loria senza trovarlo. Il giorno dopo alle 8 Frandino raduna tutti gli operai sul piazzale:

«.Andiamo dall’ing. Ascani a dire che vogliamo subito i soldi, come voi chie-dete, e nel medesimo tempo dobbiamo dire che continuiamo a lavorare o no?.».

Le maestranze rispondono no con grandi clamori... «.Non lavoriamo finchénon saremo pagati.»... In quel momento il sig. ing. Ascani viene alla finestra edice agli operai: «.I discorsi qui non servono a niente. Vi prego di venire sopra,così ci potremo spiegare meglio.».

230.

Ma anche l’incontro con la delegazione operaia non sortisce alcunrisultato. Il lavoro non riprende. La scena si ripete l’indomani mattina

276 livio berardo

226 Un parroco legge in chiesa l’appello del comitato di difesa della Snos, in “L’Unità”, 2marzo 1951; AGA, Per la pace, per il lavoro, perché la Savigliano viva, numero unico a curadalla Giunta d’intesa del Psi e del Pci della Snos, 14 marzo 1951.

227 ASNOS, Savigliano assemblea generale ordinaria e straordinaria con presentazione delbilancio al 31-12-50, 28 apr. 1951.

228 Ordine del giorno di solidarietà, 1° apr. 1951, in ACDLSV, Carte Grosso.229 Adunanza maestranze, 13 apr. 1951, in ACDLSV, Carte Grosso.230 Adunanza maestranze, 16 maggio 1951, in ACDLSV, Carte Grosso.

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con Loria che trasmette un messaggio telefonico in cui assicura che staandando ad incassare il pagamento di tre carrozze consegnate alla Gre-cia. Non viene creduto e infatti il giorno dopo, quando si presenta in fab-brica, confessa che la Banca del lavoro non ha proceduto all’incasso.Neppure è in grado di presentare un piano minimo di pagamenti sca-glionato nel tempo.

231. Si continua così in un crescendo di proteste: 40ore di sciopero a giugno, astensione dal lavoro ininterrotta dal 3 luglio al29 luglio.

232. Il 7 luglio 1951 il Tribunale di Saluzzo, di fronte alle vocifinite anche sui giornali di gravi irregolarità nei bilanci.

233, incarica il dott.Giuseppe Carnevale e l’ing. Riccardo Levi di un’inchiesta. Il 30 luglio laDirezione Snos chiede l’amministrazione controllata.

234. Il 3 agosto vieneaffidata al commissario giudiziale prof. Giovanni Castellino una ricogni-zione che evidenza un attivo di 3,9 milioni e un passivo di 7,2, copertoperò dal valore delle scorte, delle commesse, degli impianti e delle pro-prietà.

235. Non ci sono gli estremi del fallimento. La maggioranza dei for-nitori vota per l’amministrazione controllata.

236.Fino al 3 settembre le officine restano chiuse. Durante le “ferie” la

Direzione chiede altri licenziamenti: 600... 1000 fra Torino e Savi-gliano.

237. A chi se ne andrà vengono offerte 30 mila lire.238.

L’amministrazione controllata procede all’azzeramento del capitalesociale e al suo reintegro a 600 milioni con 1.200.000 azioni da 500lire.

239. Vengono licenziate 1.529 persone, di cui a Savigliano 54 impiega-ti e 547 operai.

240. A settembre uno sciopero di 3 ore accompagna il con-gedo dei 570 lavoratori, a dicembre un’ora di astensione dal lavoro

una città industriale e il suo movimento operaio 277

231 Adunanza maestranze, 17 e 18 maggio 1951, in ACDLSV, Carte Grosso.232 Le maestranze della Savigliano chiedono al prefetto una riunione allargata per la solu-

zione della crisi, in “l’Unità”, 28 giugno 1951; La Savigliano non paga, ma trova i soldi per ilicenziamenti, in “l’Avanti”, 29 giugno 1951.

233 La crisi della Savigliano, in “La Stampa”, 30 giugno 1951. ASNOS, Savigliano assem-blea generale ordinaria e straordinaria, 9 giugno 1951, p. 23, al 30 aprile evidenzia un passivodi 521 milioni.

234 ASNOS, Savigliano assemblea generale straordinaria, 27-28 luglio, p. 43.235 Relazione del commissario della Società Savigliano, in “La Stampa”, 26 sett. 1951.236 Fornitori della Snos per l’amministrazione controllata, in “l’Unità”, 29 sett. 1951.237 La Savigliano ha atteso le ferie per annunciare 600 nuovi licenziamenti, ivi, 8 ag. 1951;

La Direzione della Savigliano ha chiesto 600 licenziamenti, in “l’Avanti!”, 8 ag. 1951; I licen-ziamenti alla Savigliano saliti a 1170!, in “l’Unità”, 8 ag. 1951.

238 Vano tentativo di dividere le maestranze con l’acconto ricattatorio di 30.000 lire, in“l’Avanti!”, 4 sett. 1951.

239 ASNOS, Savigliano assemblea generale straordinaria, 16 genn. 1952, pp. 17-18.240 Concordato preventivo della Società Nazionale delle Officine di Savigliano, Relazione del

commissario giudiziale, prof. dott. Giovanni Castellino ai sensi dell’art. 172 del R.D. 16 marzo1942, n. 267 all’Assemblea dei creditori del 19 aprile 1952, Tribunale. civ. e pen. di Saluzzo,1952, p. 6.

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richiama la Direzione al pagamento delle loro spettanze (percentuali dicottimo, assegni familiari e contingenza inadeguati).

241.Secondo il prof. Castellino le due commesse, 14 carrozze per la

Grecia e 20 vetture articolate per l’Atm di Torino, non sono una risorsa,bensì un «.disastro.» a causa del rincaro dei materiali. Con il personaleridotto bastano «.il contratto di riparazione in corso con le FS.» e altrenuove piccole commesse:

Nello stabilimento di Savigliano la piena occupazione degli operai, che viresteranno in forza dopo l’attuazione dei licenziamenti in corso, può ritenersi find’ora assicurata per tutto il 1952, grazie ad importanti lavori di carpenteriametallica, nei quali l’officina sarà impegnata per vari mesi. Ultimate infatti lecondotte forzate di Pantano d’Avio (Edison) e di Fenestrelle (Riv), è stata avvia-ta la lavorazione delle nuove condotte di Ancipa (Ese) e di Rimagna (Cieli), men-tre procede la costruzione degli impianti per la nuova raffineria della Shell ita-liana a La Spezia e per la centrale termoelettrica della Edison a Piacenza.

242.

Nello stabilimento di Savigliano, tecnicamente più arretrato di quello torine-se, ma sufficientemente dotato per l’attività che gli è propria, si sta ultimando lacostruzione di un padiglione, nel quale è in corso di istallazione il nuovo materia-le (in gran parte acquistato negli USA) per la lavorazione delle condotte forzate.Di problemi che richiedano una soluzione urgente, l’officina di Savigliano perora, non ne propone, eccezion fatta per il ventilato scorporo della fonderia.

243.

Il 1° giugno il Tribunale emette mandato di cattura per i sette ex mem-bri del Consiglio di amministrazione: Tedeschi fugge negli Stati Uniti,Loria è catturato: l’accusa è falso in bilancio e frode.

L’11 febbraio 1952 le Officine di Savigliano presentano ricorso peressere ammesse al concordato preventivo alle seguenti condizioni:

– pagamento integrale dei crediti con diritto di prelazione;– pagamento al 40% di quelli chirografari in quattro rate semestrali;– offerta agli stessi di azioni inoptate dagli azionisti.La Snos può riprendere il suo cammino:

Sarà, la sua, un’esistenza tutt’altro che facile, ché solo a prezzo di una rigoro-sa disciplina, di un impegno caparbio e di una condotta esente da qualsiasi erro-re o debolezza si potrà condurla alle mete auspicate. La forza di penetrazione ela regolarità di azione, che non le sono consentite dalle sue costituzionali risorse,la “Savigliano” può invece attingere da un appropriato sistema di alleanze, attoa trarla fuori dal suo isolamento.

244.

278 livio berardo

241 Ordine del giorno delle maestranze, 27 ag. 1951; Lettera alla Direzione generale, 17 sett.1951 CI, Lettera alla CI di Torino, 16 apr. 1952, in ACDLSV, Carte Grosso.

242 Concordato preventivo della Società Nazionale cit., p. 11.243 Ivi, p. 15.244 Ivi, p. 63.

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Lunedì 4 novembre 1952 dopo tre anni si torna per la prima volta alavorare 48 ore la settimana (dal 1948 il contratto nazionale prevede44.+.4 ore settimanali).

245, ma a beneficiarne sono 284 operai. Da tempola Commissione interna si batte per passare ad un orario di 40 ore con 60licenziamenti in meno. Nell’estate del ’53 si spargerà la fausta notizia chela ditta ricerca verniciatori, falegnami, aggiustatori, elettromeccanici, etubisti, anche se non vuole passare attraverso la Commissione comunalesul collocamento.

246. Ma dal 1° marzo dell’anno dopo, nei giorni in cuicomincia il processo agli ex amministratori della Snos, l’orario di lavoroè di nuovo ridotto, anche se non si parla di licenziamenti.

247.Per tutti gli anni ’50 la Snos, alla cui guida è ritornato l’ing. Tedeschi,

rimane una fabbrica con poche centinaia di addetti, continuamente espo-sta alla precarietà delle commesse.

248.

Dalla paralisi della Cgil al rilancio unitario del sindacato

L’emorragia occupazionale accusata a Savigliano arreca un grave col-po alla Cgil, come può constatare lo stesso ispettore Ilario Tabarri, venu-to da Roma a controllare il cattivo stato di salute della Camera del lavorodi Cuneo:

A Savigliano è stata fatta una riunione della corrente di Unità sindacale allaquale hanno partecipato 30 lavoratori e il segretario della CCdL Panero con undirigente della corrente. Il motivo della riunione era il tesseramento sindacale ela sottoscrizione. Tutti e trenta i lavoratori si sono rifiutati di prendere le tesseree di ricevere le cartelle della sottoscrizione, affermando che il sindacato non haloro dato nulla in questi anni.

249.

Con la crisi di Mondovì e di alcuni altri poli industriali di fondovallecome Dronero è l’intera organizzazione provinciale a vacillare. Pochimesi dopo sul Pci e sulla Cgil si abbatte la bufera dei fatti d’Ungheria.

Nel 1957 la Cisl riesce a sopravanzare la Cgil nella sua roccaforte: alleelezioni per la CI delle Officine in quell’anno riporta 205 voti contro183.

250. È pur vero che già l’anno dopo si riafferma il primato della Cgil

una città industriale e il suo movimento operaio 279

245 Va bene, le 48 ore, ma..., in “La Rinascita della Snos”, n. 2, dic. 1952.246 La Snos riassume operai, in “La Voce”, 12 luglio 1953.247 Soltanto l’unità dei saviglianesi potrà far rinascere la Snos, ivi, 7 marzo 1954; Requi-

sitoria del sostituto procuratore generale contro gli ex amministratori della Savigliano, in “LaStampa”, 13 genn. 1954.

248 La sorte della Snos affidata al caso, in “La Voce”, 9 febbr. 1958.249 Alcune note del comp. Tabarri sulla visita fatta a Cuneo il giorno 8 giugno 1956, in

ACGIL, Serie Atti e corrispondenza, 1956, b. 2, fasc. 29, Cuneo.250 Avanza la Cgil nelle elezioni 1958, in “Lotte nuove”, 8 luglio e 18 nov. 1958.

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(198 voti a 188).251. Ma non è più l’egemonia indiscussa di qualche anno

prima. Con la grande crisi leader come Matteo Bianco erano andati inpensione, altri come Domenico Frandino erano stati licenziati. Per moltiera iniziato uno sfibrante pendolarismo sulle fabbriche torinesi che pocospazio lasciava alla militanza politica o sindacale.

Rimane nella Snos qualche giovane quali Biagio Botto e Luigi Grossoattorno a cui ricostruire una presenza della Fiom, così come paionodischiudere possibilità di penetrazione alcune piccole aziende sempredel comparto metalmeccanico come la Carrozzeria Fissore in forte cre-scita produttiva. Il cosiddetto miracolo economico in provincia arrivacon alcuni anni di ritardo: il periodo in cui l’occupazione industriale rad-doppia e il settore agricolo cessa di essere il comparto dominante si col-loca fra il 1960 e il 1964.

252. In questo lasso di tempo la Snos risale a 650addetti, si sviluppa il settore dell’abbigliamento a prevalente occupazio-ne femminile con laboratori per il momento a dimensione artigianale. Inconcomitanza con la stretta nazionale del 1965 la crescita si arresta conrilevanti ripercussioni sulle relazioni sindacali.

La Snos licenzia 106 operai, la Carrozzeria Fissore abolisce il premiodi produzione, pari al 18% del salario (10 mila lire al mese). La lottaconosce momenti assai tesi: dopo gli scioperi del 14, 19, 21 e 23 gennaioviene sospeso Dino Groppo, esponente di punta della CI e consiglierecomunale del Pci a Savigliano.

253. Groppo viene collocato in cassa inte-grazione, unico sul centinaio di lavoratori. La Fiom lo ricandida comecapolista nelle nuove elezioni di commissione interna ed egli viene elettocon 42 preferenze su 48 voti di lista senza che possa riprendere il lavo-ro.

254. Il 4 aprile una manifestazione di solidarietà si tiene in piazza Santa-rosa con comizi di Pietro Panero e Domenico Trosso.

255. La Uil manda unmessaggio di sostegno, la Cisl, seconda forza delle officine Fissore, pren-de posizione a favore di Groppo. Del resto i rapporti unitari tra Fim eFiom risalgono almeno al 1962, vale a dire alla conduzione del rinnovocontrattuale.

256. Comune è stata anche l’appendice alla vertenza, quella

280 livio berardo

251 I lavoratori della provincia di Cuneo nel 1958 hanno votato così, in “La Vedetta”, 13nov. 1958.

252 ADALBERTO VALLEGA, Il Cuneese, un territorio di nuova industrializzazione, Savona,CCIA Savona-Cuneo, 1972.

253 SEZIONE PCI DI SAVIGLIANO, Prepotenza padronale e fascismo alla Fissore di Savigliano, 5marzo 1965, in ALB.

254 CAMERA DEL LAVORO DI SAVIGLIANO, Lavoratori della Fissore, 24 marzo 1965, in ALB; Ilcompagno Groppo rieletto nella CI, in “l’Unità”, 3 apr. 1965.

255 Tutta Savigliano solidale col compagno Groppo, in “La Voce”, 7 apr. 1965.256 Gli imponenti scioperi unitari dei metallurgici, ivi, 11 luglio 1962.

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che partita il 7, 8 e 9 luglio 1963 dalla Fiat, con la ribellione all’accordo“truffa” sottoscritto da Uil e Sida, si è diffusa in tutta la regione, trovan-do alla Snos adesioni del 100%.

257. Con il nuovo contratto i metalmecca-nici hanno ottenuto il diritto di iscriversi al sindacato in fabbrica: dentrola busta paga ogni direzione inserirà un assegno da mille lire che il lavo-ratore potrà infilare in una busta chiusa su cui scrivere la sigla dellaFederazione prescelta.

258. Nelle fabbriche a prevalente manodopera fem-minile ottiene buoni risultati la Cisl, mentre la presenza della Uil comin-cia ad avvertirsi alla fine degli anni ’60. Alla vetreria di Savigliano o Vis,dove gli addetti con la ripresa del 1967 (l’azienda produce vetri tempe-rati per auto), salgono da 28 a 125, le prime elezioni della Commissioneinterna danno questo risultato: Cgil 52 voti, Cisl 37, Uil 22.

259. I rapportiunitari si consolidano nell’arco di tempo compreso fra il novembre 1968e il gennaio successivo con la lotta per l’abolizione delle “gabbie salaria-li” che tanto aveva penalizzato nei decenni precedenti non solo ilMezzogiorno, ma anche il cuneese.

260.Più propriamente è da considerarsi “autunno caldo” quello del 1969:

lo sciopero generale del 19 novembre per le riforme (il movimento ope-raio sta ponendo con forza l’esigenza di una nuova politica della sanità edella casa) passa alla storia per la sua adesione plebiscitaria.

261, capace dicoinvolgere ampi settori di ceto medio e studenti, molti dei quali prove-nienti dal cosiddetto dissenso cattolico (a Savigliano i giovani si ritrova-no al circolo “Don Zaffaroni”, nato per dibattere problematiche terzo-mondiste). E solo alla vigilia di Natale si chiude la vertenza simbolo diquegli anni, il rinnovo contrattuale dei metalmeccanici: l’accordo preve-de 65 lire l’ora di aumento per tutti, la settimana di 40 ore, il diritto diassemblea...262.

una città industriale e il suo movimento operaio 281

257 FRANCO ANGELONI, Entusiasmante la partecipazione alla lotta dei lavoratori cuneesi, ivi,11 luglio 1962; Massiccia partecipazione degli operai cuneesi allo sciopero nazionale generale,ivi, 12 febbr. 1963. Per la piattaforma (40 ore, nuova classificazione, innalzamento dei mini-mi e contrattazione cottimi, ecc.), le modalità e i risultati v. P. BONI, Fiom. 100 anni cit., pp.175-181.

258 CGIL, Lavoratore metallurgico!, giugno 1963, in AFA.259 Elezioni sindacali, in ARSASG, 1967.260 Nuovi scioperi per il superamento delle zone salariali, in “La Voce”, 3 genn. 1969.261 ANNA GRAGLIA, Anche la provincia di Cuneo ha vissuto una grande giornata di lotta uni-

taria, ivi, 26 nov. 1969. Sulla dimensione nazionale della lotta v. A. BONACCINI, Lo scioperogenerale per la casa nell’azione del sindacato per le riforme, in “Critica marxista”, n. 6, 1969,pp. 12-26.

262 P. BONI, Fiom. 100 anni cit., pp. 197-203.

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Nell’orbita della Fiat

Metalmeccanici e chimici, le due categorie trainanti dell’autunno cal-do, sono anche quelle che vanno molto avanti nel rapporto unitario, nonfermandosi come le confederazioni al patto federativo, ma lanciando findal 1970 il tesseramento a Flm e Fulc. Alla vetreria, transitata assiemecon lo stabilimento consociato di Pisa, al gruppo francese Saint Gobain,Michele Candela della Cgil, Giovanni Barale della Cisl e Piero Pasquerodella Uil trascinano nella Fulc il 90% dei lavoratori.

La dimensione europea dell’azienda, avvezza a relazioni sindacaliavanzate, il buon potere contrattuale dei lavoratori legato non solo allamassiccia adesione al sindacato, ma anche alla specificità dei processiproduttivi che non richiedono interruzioni, la stessa incidenza dei costidel lavoro relativamente bassa rispetto a quelli dell’energia, hanno fattosì che per molti anni le vertenze si aprissero e chiudessero senza bisognodi lotte particolari.

263. La Saint Gobain è così stata, a parte la collocazio-ne in Cassa integrazione dei 350 operai nell’ottobre ’74, a lungo un’.“iso-la felice”, in cui viene istituita per gli addetti, saliti a oltre 400, la mensa acarico per il 70% della ditta (1977).

264, mentre l’apposito circolo azien-dale organizza attività sociali, ricreative e sportive.

282 livio berardo

263 I vetri di sicurezza usati sugli autoveicoli, come anche in edilizia, sono del tipo “float”:«Il vetro fuso viene versato senza interruzione dal forno di fusione in una larga vasca pocoprofonda in cui si trova lo stagno in fusione; il vetro fuso galleggia (da qui il termine “float”)sul metallo, si sparge uniformemente su di esso e forma una superficie perfettamente piana...La produzione di questo vetro richiede un’alta intensità di capitale. Per essere efficiente, unnuovo impianto float deve avere un volume di produzione minimo dell’ordine di 150.000t/anno per il quale occorre una spesa in capitale fisso di circa 100 Mio di ECU. Una volta cheil forno di fusione sia stato acceso e la produzione abbia avuto inizio, la linea di produzionedeve rimanere continuamente operativa 24 ore su 24 per circa 10 anni... Il vetro vendutoall’industria automobilistica dopo opportuna lavorazione è chiamato vetro di sicurezza per-ché possiede la proprietà di non frantumarsi, all’impatto, in schegge taglienti che potrebberoferire gli occupanti del veicolo in caso di incidente. Il vetro di sicurezza è di due tipi: il vetrostratificato o laminato (che viene usato quasi esclusivamente per il parabrezza) e il vetro tem-prato (o “bodyglass”) che viene usato prevalentemente per i vetri laterali e posteriori. Il vetrostratificato viene fabbricato saldando insieme ad alta temperatura e sotto pressione due lastrepiegate di vetro della stessa dimensione con l’interposizione di uno strato di plastica. Il vetrotemprato viene fabbricato riscaldando e piegando una lastra di vetro già sagomata che vienepoi raffreddata rapidamente in modo da comprimerne la superficie. Il vetro stratificato è piùcaro di quello temprato” [94/359/CE, Decisione della Commissione, del 21 dicembre 1993,che dichiara la compatibilità con il mercato comune di una concentrazione (Caso n. IV/M.358 -Pilkington-Techint/SIV) Regolamento (CEE) n. 4064/89 del Consiglio, in “Gazzetta ufficialeCE”, n. L 158, 25 giugno 1994, pp. 24-40].

264 Verbali di accordo, 21 genn., 14 nov. e 20 dic. 1977, in ARSASG, fald. Mensa.

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Meno idilliaco è il clima nel quale matura il cruciale passaggio di pro-prietà della Snos. Nel 1970 la Fiat decide di espandere la sua sezione fer-roviaria (che risale come nucleo originario al 1917, ossia all’assorbimen-to delle officine Diatto, con progressive espansioni), per acquisire lapiena leadership nazionale nel settore. Rileva così l’intero pacchetto azio-nario della Società ferroviaria Savigliano.

265.I primi approcci del grande gruppo alla realtà “di provincia” non

sono rassicuranti. Appena arrivata, la Fiat sfratta le Acciaierie S. Michele,da sei anni in amministrazione controllata. È la loro fine.

266. Poi sembrache lo stabilimento di Savigliano debba anch’esso convertirsi alla produ-zione automobilistica, disperdendo un secolare patrimonio di professio-nalità.

267. Per fortuna le decisioni prendono un altro verso e su Saviglianovengono concentrate tutte le lavorazioni ferroviarie (1976): gli occupatisalgono da 650 a 1.100 (1.290 compresi gli impiegati della sede centra-le).

268. Iniziano i primi studi sul treno ad assetto variabile, l’Etr 401 oPendolino di prima generazione, un’intuizione che nei decenni successi-vi sarà larga di successi.

Dal 1° gennaio 1977 i lavoratori di largo Moreno sono a tutti gli effet-ti dipendenti Fiat e si aspettano quindi che, a differenza della vertenzadel ’74 con cui avevano solo acceduto agli istituti in vigore nel gruppo(comitato ambiente, borse per operai-studenti, premio annuo ecc.).

269,ora nella contrattazione integrativa venga loro riconosciuta una paritàeconomica. Così non è. Mentre gli operai torinesi riceveranno una quat-tordicesima che va dalle 300 alle 340 mila lire, a Savigliano essa sarà, invirtù della scarsa anzianità Fiat della maestranza, di 220 mila.

270. I savi-glianesi (la Flm conta su più dell’80% di deleghe, un tasso di sindacaliz-zazione con cui finora la Fiat non ha avuto a che fare), si ribellano: ini-ziano gli scioperi articolati di un’ora per turno con blocco dei cancelli.Dopo quattro giorni la direzione scende a patti: il calcolo della quattor-

una città industriale e il suo movimento operaio 283

265 Fiat: le fasi della crescita. Tempi e cifre dello sviluppo aziendale, a cura di Stefano Mussoe Lucia Nardi, Torino, Paravia, 1996, p. 50.

266 Sul lastrico i 42 operai delle Acciaierie S. Michele, in “La Voce”, 17 dic. 1970.267 Cosa vuole fare la Fiat della Ferroviaria Savigliano?, ivi, ott. 1973.268 FIAT FERROVIARIA, Assemblea ordinaria degli azionisti del 27 maggio 1977, in GIOVANNI

MORZENTI, Storia di una fabbrica di provincia, Università di Sassari, Memorie del Seminario diFilosofia del diritto e di Storia delle dottrine politiche della Facoltà di Magistero, 1992, p. 115.

269 Cuneo: raggiunto un importante accordo alla Ferroviaria Savigliano, in “l’Unità”, 26 ott.1971.

270 Ferroviaria in sciopero per il contratto interno Fiat, in “Gazzetta del popolo”, 14 luglio1977; “L’azienda non vuole rispettare gli accordi già sottoscritti”, ivi, 15 luglio 1978; Alla Fer-roviaria Savigliano scioperi articolati, in “l’Unità”, 15 luglio 1978.

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dicesima viene riconsiderato e, al netto delle ritenute per sciopero, gliimporti nelle varie zone del Piemonte sono fatti coincidere.

271.Gli anni ’70, pur con qualche stretta congiunturale (in cui rientra la

citata cassa integrazione della Saint Gobain) rappresentano una fase dipiena occupazione.

Nel comparto dell’abbigliamento il laboratorio Trucco sotto la nuovasigla Ci.Ti. esce dalla dimensione artigianale e supera i 100 addetti.

272.Sempre all’inizio del decennio apre i battenti una succursale della torine-se Juvenilia, che raggiunge in breve i 250 addetti (inverso in questo sen-so il percorso del gruppo Trucco che nel capoluogo acquisisce il control-lo della maglieria Alpina).

273.

Per trent’anni i lavoratori della Ferroviaria hanno condiviso, sia puredalla loro peculiare appartenenza ad un settore distinto dal core businessdel gruppo, la storia sindacale della Fiat.

Così nel 1979, quando corso Marconi licenziava 61 operai, accusan-doli di terrorismo, contestualmente arrivavano a Savigliano 17 lettere diaddebiti per «.abbandono del posto di lavoro senza giustificato motivo.»,provocando una immediata risposta (assemblea, sciopero).

274. L’abbina-mento suscitava profonda amarezza in una fabbrica, in cui ci si era mobi-litati immediatamente alle prime notizie sul rapimento dell’on. AldoMoro e poi della sua uccisione. Per le strade cittadine si era svolta l’annodopo una marcia silenziosa in memoria di Guido Rossa e una nutritadelegazione aveva partecipato al funerale genovese.

275. Successivamentenel salone aziendale si tenne un’assemblea-dibattito con il giudiceLuciano Violante, cui intervennero anche l’on. Manlio Vineis del Psi eGiovanni Cerutti della Dc.

276.La vertenza dei 36 giorni nel 1980 non coinvolse solo direttamente

alcune centinaia di pendolari saviglianesi, impegnati nelle manifestazionie nel lungo, logorante presidio, ma toccò anche la Ferroviaria.

284 livio berardo

271 Accordo alla Savigliano, in “Gazzetta del popolo”, 19 luglio 1977.272 ENRICO RIVOIRA, Studio del caso della “Trucco Tessile S.p.A.” ed analisi comparata di

bilancio, Tesi di laurea, Univ. di Torino, Fac. di Economia e commercio, a.a. 1988-89, pp. 3, 16.273 EMANUELE MARCHETTI, Analisi di bilancio e delle aree funzionali della “Trucco Tessile

S.p.A.”, Tesi di laurea, Univ. di Torino, Fac. di Economia e commercio, a.a. 1992-93, p. 5.274 Ferroviaria: “Respingere i licenziamenti alla Fiat”, in “Gazzetta del popolo”, 12 ott.

1979: Indietro non si torna, in “Sindacato di classe”, 26 ott. 1979; Sciopero. Assemblea allaFerroviaria per respingere la natura e il metodo dei licenziamenti Fiat, in “Il Saviglianese”, 25ott. 1979.

275 Ci saranno 500 lavoratori del Cuneese a Genova per i funerali del sindacalista, in “LaStampa”, 26 genn. 1979.

276 Dibattito sul terrorismo alla Ferroviaria Savigliano, ivi, 17 maggio 1979.

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Benché non minacciati dai licenziamenti (la produzione di treni nonconosceva difficoltà di mercato, mentre pesanti effetti ebbe la crisi del-l’auto sull’indotto e sulla Saint Gobain che collocò in cassa integrazionetutti i 338 addetti), i metalmeccanici di Savigliano scesero in lotta a fian-co dei compagni di gruppo fin da settembre.

277, prima con scioperi di dueore e mezzo ciascuno, quindi con una ulteriore articolazione di un’ora e15 minuti per turno. In analogia con la lotta di Mirafiori per una setti-mana si bloccarono i cancelli.

278.Massiccia fu l’adesione agli scioperi regionali del 25 settembre e 10

ottobre.279. Quest’ultimo paralizzò l’intera provincia, investendo anche le

scuole.280.

Alla Fiat Ferroviaria si tenne un’assemblea aperta con Lucio Libertini,Aldo Viglione, il sindaco Piergiorgio Pagano (il Consiglio comunale avevavotato un ordine del giorno di sostegno), l’abate di Sant’Andrea Salvagno.L’introduzione fu svolta da Bruno Gosmar del Consiglio di fabbrica:

La Ferroviaria non è certo Mirafiori... Qui da noi episodi di violenza e diintimidazione non si sono mai verificati. Nonostante ciò, ultimamente, da partedell’azienda per bocca di alcuni capi, si cerca di dare un’immagine della vita difabbrica al limite della tolleranza. Se è vero, e noi crediamo che lo sia, che si ècreata una divisione fra operai e capi, bisogna allora ricercare le vere cause sen-za mistificare la realtà. E quindi bisogna partire dalle 17 denunce effettuate dal-l’azienda contro i lavoratori, dalle lettere in cui si preannunciavano provvedi-menti disciplinari con motivazioni inesistenti («.abbandono del posto di lavorosenza giustificato motivo.»), dal ricatto di non pagare le ore quando gli impiantinon funzionano per anomalie tecniche, per poi arrivare alla contestazione,secondo cui lasciare un qualsiasi attrezzo nella tuta da lavoro, depositata nelguardaroba, è occultamento di materiale e quindi «.furto.».

281.

Con gli anni ’80 comincia ad emergere la maturità del settore tessile-abbigliamento. Alla Trucco Tessile ciò diventa l’occasione per un con-fronto costruttivo fra azienda e sindacato, introducendo, prima ditta del-

una città industriale e il suo movimento operaio 285

277 Bloccati per un’ora e mezzo i cancelli della Ferroviaria, in “Gazzetta del popolo”, 18sett. 1980.

278 Bloccati i cancelli della Fiat Ferroviaria, ivi, 4 ott. 1980; Scioperi della maestranza dellaFerroviaria, in “La Stampa”, 4 ott. 1980; Crisi Fiat: bloccati i cancelli della Ferroviaria e mani-festo del Consiglio comunale, in “Gazzetta del popolo”, 9 ott. 1980; Assemblea aperta allaFerroviaria di Savigliano, in “La Stampa”, 10 ott. 1980.

279 Le tute blu della Fiat, in “Sindacato di classe”, 16 sett. 1980; Al lavoro, alla lotta!, ivi,8 ott. 1980.

280 Fabbriche ferme, scuole deserte. La Granda paralizzata per 4 ore, in “Gazzetta del popo-lo”, 10 ott. 1980.

281 Indietro non si torna, in “Sindacato di classe”, 10 ott. 1980.

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la provincia, sulla scia del contratto nazionale del 3 dicembre 1983,l’orario a part time, gradito e utile alla manodopera femminile.

282. Nelgiro di pochi anni oltre un terzo delle lavoratrici finisce per aderirevolontariamente a tale soluzione.

283.I sindacati dei tessili e dei metalmeccanici della nostra provincia,

diversamente da quanto accade nell’area metropolitana con la crisi dellegrandi fabbriche non conoscono nell’arco di tempo 1980-87 alcun crol-lo degli iscritti.

284.Le Confederazioni riescono a mantenere le cosiddette zone, derivate

dalla proiezione sul territorio dei Consigli di fabbrica nati dall’autunnocaldo. La composizione dei direttivi unitari di zona combina delegazionidei Cdf e rappresentanza delle tre organizzazioni, per la zona Saluzzo-Savigliano-Fossano 40 toccano alla Cgil, altrettanti alla Cisl e 25 allaUil.

285.Il referendum sulla scala mobile rappresentò un momento di lacera-

zione e di indebolimento complessivo del sindacato. Nel cuneese, tantoper Cgil quanto per la Cisl, le zone si ridussero a due con la fusione diAlba-Bra con Saluzzo-Savigliano.

È in questo clima che si sviluppa ulteriormente l’offensiva padronale.Dopo Mirafiori nel mirino di Cesare Romiti sono entrate tutte le “ano-malie”, di solito presenti in aziende che hanno una origine non Fiat e che,entrate nel gruppo, non si sono ancora adeguate al principio gerarchicolì vigente. La vicenda più nota è quella dei gruppi omogenei dell’AlfaRomeo, immediatamente smantellati allorché lo stabilimento milanesenell’ambito delle privatizzazioni del governo Craxi viene ceduto a corsoMarconi (1986). Ma anche alla Ferroviaria non si scherza. Qui l’organicoè sceso fra l’84 e l’87 da 1.083 a 927 unità, con aumento della produzio-ne grazie agli straordinari e ai contratti di formazione lavoro per 18 mesi.Alle contestazioni del Consiglio di fabbrica, che rivendica anche la boni-fica dei settori in cui si utilizza l’amianto, la direzione risponde con unprovvedimento esemplare.

Il 2 novembre 1987 il rappresentante sindacale Bruno Gosmar vieneaccusato di «.insubordinazione a superiore.» e licenziato.

286. Non è di

286 livio berardo

282 AATT, Verbale di accordo, 8 maggio 1984.283 ENRICO RIVOIRA, Studio del caso della Trucco Tessile cit., p. 16.284 4° Congresso regionale Fiom Cgil Piemonte, Relazione di C. Damiano, p. 31, in

ACDLM, Congressi.285 CGIL, CISL E UIL, Premessa, 15 sett. 1980, in ACDLA, Alimentaristi. Fabbriche varie.286 FIAT FERROVIARIA SAVIGLIANO, Lettere di contestazione, 5 e 16 nov. 1987, in ACDLSA,

Ferroviaria.

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questo avviso il pretore di Savigliano che giudica inconsistenti le motiva-zioni dell’azienda. E soprattutto con Gosmar si schierano compatti icompagni di lavoro: il 18 novembre dopo affollate assemblee viene pro-clamato uno sciopero di 4 ore cui aderisce il 90% degli operai.

287. I lavo-ratori dimostreranno la loro fiducia a Bruno eleggendolo responsabile dizona della Fiom, l’organizzazione che rappresenta circa il 70% dei lavo-ratori Fiat.

288.

L’età della globalizzazione: il singolare rapporto Savigliano-Francia

Sul finire degli anni ’80 la Saint Gobain o Sekurit Italia (i due nomisono usati congiuntamente, ma con ordine diverso nel corso del tem-po).

289 ha raggiunto il tetto occupazionale (400 addetti). Ha quindi subi-to un ridimensionamento a causa del suo rapporto quasi esclusivo con laFiat e dell’ingresso sul mercato italiano del secondo produttore europeo,la britannica Pilkington che d’intesa con la Techint Finanziaria rilevavadall’Iri la Società Italiana Vetro Spa (Siv).

290. La battaglia del sindacato.291

di quegli anni ottenne che a Savigliano venissero trasferite dalla Franciaproduzioni destinate ad altre case automobilistiche europee, di rincalzoalla Fiat (il trasporto su strada del vetro float grezzo oltre certe distanze èsicuramente antieconomico, diverso è il caso del vetro stratificato).

Nel medesimo torno di tempo le Confederazioni, ritornate ad unalinea d’azione unitaria, affrontarono la lotta contro la pesante e inaccet-tabile riforma delle pensioni, varata, rompendo il metodo della concerta-zione, dal primo governo Berlusconi. Vi furono fermate spontanee neiprincipali stabilimenti cittadini, poi il 14 ottobre 1994 una grande mani-festazione a Savigliano (altre due si svolsero a Cuneo e ad Alba):

Sono stati circa tremila i manifestanti che venerdì hanno sfilato per le vie diSavigliano, raggiungendo piazza Santarosa, dove alle 10.30 Titti Di Salvo della

una città industriale e il suo movimento operaio 287

287 La Fiat Ferroviaria licenzia un rappresentante sindacale. Immediata e forte la risposta deilavoratori, in “Il Saviglianese”, 26 nov. 1987.

288 La Fim può tradizionalmente contare su un 20% dei consensi, il resto va alla Uilm(Elezioni sindacali, in ARSAAL, fascicoli vari).

289 CCIA, Milano, Ufficio registro delle imprese, n. 7192700156.290 94/359/CE, cit.291 Scioltasi la Fulc, le elezioni interne danno nel 1990 393 voti alla Cgil, 388 alla Cisl, 138

alla Uil; nel 1995 134 voti alla Cgil, 112 alla Cisl, 21 alla Uil (Elezioni sindacali, in ARSASG,sub anno). Si tenga conto che nelle elezioni del ’90 il sistema elettorale era quello del pana-chage: consentiva cioè di esprimere tre preferenze, anche su candidati di liste diverse (Elezionisindacali, in ARSASG, sub anno).

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Cgil ha tenuto un comizio. I manifestanti si sono dati appuntamento di frontealla maggiore fabbrica saviglianese ed una delle principali di tutta la provincia: laFiat Ferroviaria... La variopinta rassegna di cartelli e di bandiere, accompagnatadagli slogan contro il governo, ha percorso le vie della città senza che nessun epi-sodio di intemperanza o di contestazione ne facesse venire meno il significato...L’atmosfera riportava agli scioperi degli anni ’60 e degli anni ’70, ma con unaconnotazione differente: allora si trattava unicamente di protesta operaia, spessoappoggiata dagli studenti, mentre oggi si sono visti insieme pensionati, operai,impiegati, pubblici dipendenti, insegnanti, studenti.

292.

Il nuovo millennio ha quasi d’emblé trascinato l’industria saviglianesenel vortice della mondializzazione. Ciò ha comportato il tramonto delsettore dell’abbigliamento, spiazzato dalla concorrenza dei paesi emer-genti, con la chiusura della Juvenilia e la trasformazione in azienda pre-valentemente commerciale della Trucco. Soprattutto nel secondo caso ilridimensionamento occupazionale è avvenuto in un primo tempo con lariduzione del part time e il ricorso ai contratti di formazione-lavoro.

293.Nel 1996 il Direttore amministrativo Costantino Garella, le Rsa conAngelo Vero per la Filta-Cisl, Giuseppina Mosca e Alfredo Giglio per laFiltea-Cgil firmavano un accordo sull’adozione di un contratto di solida-rietà.

294: 24 lavoratrici a full-time accettavano di alternare per due anni laloro presenza secondo periodi di due settimane, mentre il part time oriz-zontale diveniva verticale, in modo da eliminare le disfunzioni che com-porta il cambio di persone nella stessa giornata.

295.Quindi, quando si profilò la necessità di provvedimenti più drasti-

ci.296, si passò alla gestione contrattata degli ammortizzatori sociali. Per

tutto il 2002 100 lavoratori venivano collocati in cassa integrazionestraordinaria, terminata la quale 57 rientravano in servizio, per gli altriscattava la mobilità concordata.

297.Ma, se quella della Trucco è la storia di una imprenditoria locale, che

è riuscita pur con profonde modificazioni a mantenersi in vita e a con-servare il suo legame con il territorio, ben più complesse appaiono situa-zione e prospettive delle fabbriche maggiori.

Qui si è assistito allo sviluppo di un inedito e complesso rapporto fraSavigliano e la Francia non solo per la vetreria, dove esso era nato già

288 livio berardo

292 Chi ha scioperato, in “Corriere di Savigliano”, 19 ott. 1994.293 ENRICO RIVOIRA, Studio del caso della Trucco Tessile cit., p. 64.294 AATT, Verbale di accordo, 11 marzo 1996.295 EMANUELE MARCHETTI, Analisi di bilancio cit., p. 121.296 Alla Trucco crisi profonda, in “Il Saviglianese”, 18 ott. 2001.297 AATT, Verbale di accordo, 13 febbr. e 2 dic. 2002.

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qualche decennio fa, ma anche per le officine di piazzale Moreno, da 150anni simbolo della vita industriale cittadina. Nel 2000 la Fiat, ormai alleprese con una nuova fase drammatica della sua storia, nell’ambito delledismissioni dei settori non automobilistici, cede l’intera Sezione ferrovia-ria (imperniata sugli stabilimenti di Sesto San Giovanni, Colleferro eSavigliano) alla francese Alstom. Si tratta di un colosso delle costruzioniferroviarie: ha prodotto per la Sncf (Société national des chemins de fer)il Tgv e porta nel suo marchio il ricordo della fusione fra due produttoridi treni e materiali ferroviari, la Société ALSacienne de ConstructionMécanique e la Compagnie française THOMson Houston (1928, la cor-rezione di Alsthom in Alstom è recente). Tutto ciò rientrava in una ambi-ziosa politica di espansione che nel caso della Fiat Ferroviaria miravaall’acquisizione di una tecnologia unica in Europa, quella del pendola-mento ottenuto grazie ai carrelli “tilting” in grado di assicurare un 30%di velocità in più rispetto a quella consentita dal binario nei tratti in cur-va (anche se il prestigio dell’Etr 460 e dell’Etr 500 non deve far dimenti-care i treni regionali o per metropolitana realizzati nei medesimi anni).L’entrare a far parte di un gruppo con oltre 100 mila dipendenti, attivoanche nel settore dei cantieri navali e nella costruzione di centrali elettri-che (di qui una partecipazione azionaria dell’altro colosso dell’elettronu-cleare francese, l’Alcatel).

298, ha posto al sindacato nuove sfide, a cui si èrisposto affiancando immediatamente al già esistente gruppo italiano dilavoro dell’ex Fiat Ferroviaria il Cae, il Coordinamento Alstom Europa.

Di misurarsi con la complessità dei problemi di organizzazione dellavoro, della sua distribuzione e della competitività degli stabilimenti (efra gli stabilimenti) localizzati in diversi paesi europei è toccato peròancora una volta prima ai chimici. Nel 2003 infatti la Saint Gobain-Sekurit Italia ha spostato e tolto da Savigliano la produzione dei lunotti,riducendo le potenzialità dello stabilimento. Il sindacato non si è limita-to a contrattare le conseguenti riduzioni di posti (quasi un centinaio),ricorrendo agli ammortizzatori sociali, ma ha incalzato il management,perché si conservasse all’azienda un ruolo vitale, operando, non appenaacquisite nuove commesse nel settore dei parabrezza, per un orario piùflessibile in quel reparto (sette giorni su sette ovvero orario di lavoro su21 turni).

299, mentre la saturazione (cioè il pieno sfruttamento delle capa-

una città industriale e il suo movimento operaio 289

298 LAURENT GODOT, Alstom. Histoire d’une faillite vue au travers de sa branche “productiond’énergie”, in “Le Monde diplomatique”, n. 29, ott. 2003, disponibile in http://amd.belfort.free.fr/29alstom.htm.

299 Verbale di accordo, 12 febbr. 2003, in ARSASG.

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cità produttive) del reparto estrusione era raggiunta con il sistema dei 18turni ed incentivo economico.

300. Notevole anche l’iniziativa di Cgil, Cisle Uil.

301 per una riduzione dei costi energetici (di qui la proposta dicostruire un impianto di cogenerazione e i relativi passi presso l’Ammi-nistrazione comunale) e la richiesta di localizzare a Savigliano nuove pro-duzioni (ad esempio quella del cosiddetto display glass, ossia di cristalliper televisori al plasma e monitor). La primavera del 2004 ha riservatoperò un’amara sorpresa: mentre le produzioni alternative non arrivava-no, subiva un ridimensionamento la lavorazione dei “laterali”, con il connesso esubero di 17 lavoratori interinali.

302. Iniziava così una lotta dif-ficile tesa ad ottenere il rispetto degli impegni assunti: accanto alle tradi-zionali ore di sciopero si ricorreva al volantinaggio sul mercato (9 marzo)e agli automobilisti di passaggio sulla statale che congiunge Savigliano aSaluzzo (17 marzo). Qui l’intervento di una pattuglia di carabinieri por-tava dal rallentamento ad un temporaneo blocco del traffico, conclusosiperaltro senza conseguenze di qualsiasi tipo.

I problemi dell’Alstom, esplosi drammaticamente nell’estate del2004, hanno invece origine da disavventure di strategia che hanno colpi-to il ramo “Power”. Fallita l’intesa con l’inglese Gec, titolare di un bre-vetto per la produzione di turbine a gas, l’Alstom nel 1999, per un miliar-do e 400 milioni di euro assorbe Abb Power (dalla Gec, a saldo dellachiusura dei rapporti, ne sono arrivati solo 900).

303. La tecnologia Abb sirivela disastrosa: i ritardi di consegna passano sotto le forche caudine diinesorabili penalità. Nel 2003 si accumulano quasi 5 miliardi di euro didebiti. Il bilancio del gruppo chiude con una perdita di un miliardo e 380milioni di euro (già 140 nel 2002).

304. Divengono inevitabili un cambiodel presidente-direttore generale e un innalzamento del capitale sociale,a cui partecipa lo Stato francese, in virtù delle forniture di Alstom tantoa Edf (Electricité de France) quanto alla Sncf. Il settore Transport di per

290 livio berardo

300 Verbale di accordo, 15 maggio 2003, in ARSASG.301 Le elezioni interne hanno dato nel 1999: 114 voti alla Cgil, 67 alla Cisl, 71 alla Uil; nel

2002: 94 voti alla Cgil, 76 alla Cisl, 73 alla Uil (Elezioni sindacali, in ARSASG, sub anno).302 ELIO ISAIA, Cronaca aziendale: percorso obbligato, in “Cgil. Lavoratori S. Gobain”, mar-

zo-apr. 2004, p. 2; La Saint Gobain lascia a casa 17 lavoratori interinali, in “La Fedeltà”, 25febbr. 2004.

303 L. GODOT, Alstom. Histoire d’une faillite cit.304 Cfr. “La Tribune”, 13 marzo, 29 apr., 6 e 30 giugno, 2, 28 e 27 luglio, 5, 6 e 7 ag. 2003;

“Le Monde”, 3 luglio, 5 e 6 ag. 2003; “Est Républicain”, 29 genn. e 3 luglio 2003;http://www.finanzaonline.com/notizie/news.php?ID=67148.

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sé non sarebbe in crisi, ma la carenza di capitali da investire nella proget-tazione e nel rinnovamento, assieme con previsioni pessimistiche sulmercato cinese e americano, inducono l’azienda a presentare al Cae (30marzo 2004) tre ipotesi di “razionalizzazione” della produzione dei car-relli, attualmente suddivisi fra i cinque stabilimenti di Le Creusot,Neuhausen, Salzgitter, Valencia e Savigliano, che prevedono la riduzionedei siti rispettivamente a tre, a due, al solo Le Creusot.

305. Nelle settima-ne successive acquista credibilità la soluzione intermedia che privilegiaFrancia e Germania. Per Savigliano tutto ciò è inaccettabile, non tantoperché comporterebbe la perdita di qualche centinaio di posti su 1.234,quanto perché, portando via la tecnologia specifica, quella del carrellotilting che non trova corrispondenze negli altri siti (i carrelli prodotti a LeCreusot sono soprattutto per tram) e riducendo le operazioni all’assem-blaggio, creerebbe le condizioni per un progressivo inaridimento delleprospettive future. I lavoratori, Savigliano, la provincia si sono mobilitatiper una lotta lunga e difficile che ha alternato momenti di sciopero conmanifestazioni (compresa una breve occupazione della stazione ferrovia-ria), assemblee (grandiosa quella aperta del 2 luglio).

306 e incontri. Le por-te della speranza si sono riaperte non tanto perché in seguito a incontriministeriali il piano di riorganizzazione sia mutato, bensì quando, a partela garanzia già strappata sul mantenimento delle attuali produzioni per unbiennio, dalla Cina sono giunte notizie della assegnazione di alcune deci-ne di “Pendolini”.

307. Tali treni sarebbero realizzabili solo nello stabili-mento saviglianese. Siffatto risultato premierebbe un sindacato che, comenel caso della Saint Gobain, ha saputo confrontarsi con i problemi postidalla globalizzazione non con vuoti slogan, bensì con proposte concrete,basate su una conoscenza dei processi lavorativi e dei mercati.

una città industriale e il suo movimento operaio 291

305 Gruppo di lavoro riorganizzazione carrelli, in ARSAAL, 30 marzo 2004.306 Governo e regione difendono l’Alstom, in “La Stampa”, ed. cuneese, 3 luglio 2004.307 Pendolini per la Cina e l’Alstom vola in Borsa, ivi, 29 luglio 2004; Forti vantaggi per

Savigliano, ivi, 13 ott. 2004.