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NUMERO - LXXVI GIUGNO 2012 00186—ROMA Via del Collegio Romano, 27 Tel. 06 67232348 Fax.06 6785552 e-mail. [email protected] - www.unsabeniculturali.it Giuseppe Urbino Segretario Nazionale Confsal-Unsa Beni Culturali Sommario: DALLE RSU UN VENTO DI CAMBIAMENTO 3 APPELLO PER LE BI- BLIOTECHE PUBBLICHE STATALI 4 Opere di pubblica utili- tà: sì, ma non a casa mia A volte, però, le ragioni sono valide 5 LOTTA AGLI SPRECHI Niente tagli per Quirina- le e Parlamento REGOLAMENTI U.E. accredito figurativo e riscatto periodi conge- do 6 Tasse: colpiti i più deboli Serve progressi- vità fiscale e bisogna liberare risorse per la crescita 7 I dipendenti pronti alla protesta 9 IL SILENZIO DELLA VILTÀ 12 I nuovi criteri per la concessione della pen- sione di reversibilità: pubblicata la circolare Inps 13 Cassazione: il diritto del lavoratore a non essere trasferito sussiste anche se la disabilità del fami- liare non è grave 17 videosorveglianza dei lavoratori consentita anche in mancanza di accordo con le RSU Dal primo luglio stop a pagamenti in contanti oltre i 1.000 euro 18 IL DISTACCO 19 SINDACATO CULTURA LAVORO NOTIZIARIO ON-LINE DI CARATTERE GENERALE AD USO DEI QUADRI SINDACALI UNA PESANTE E INSOSTENIBILE SITUAZIONE CHE CONTINUA AD AGGRAVARE SULLE SPALLE DEI LAVORATORI Occorre più che mai in questo mo- mento difendere il lavoro pubblico da- gli scriteriati attac- chi del governo che ancora una volta vuole effettuare i tagli economici sui lavoratori del Pub- blico Impiego. Nelle intenzione del governo in merito alla spending-review c’è senza ombra di dubbio, un ulteriore attacco alla categoria degli Statali. Vi è infatti l'ipotesi di un intervento sugli esuberi over 60 (che avrebbero due anni di mobilità all'80 per cento dello stipen- dio), in alternativa sarebbero colpiti solo i dirigenti. Inoltre si parla di blocco totale del turn over, di ri- duzione della pianta organica, ma anche di spostamento del pagamento della tre- dicesima al gennaio del 2013. Tutto l'insieme dei tagli agli apparati dello Stato è nel me- nù: si va dall'inter- vento sulle province, a quello sui piccoli tribunali, alle prefet- ture. Non saranno risparmiate anche misure tradizionali: come un ulteriore intervento sulle auto blu, sui carburanti, le spese telefoniche, elettriche, per il ri- scaldamento degli uffici e l'aria condi- zionata. Infatti, nel- l'insieme i tagli ri- guarderanno gli ap- parati dello Stato è nel contesto: si va dall'intervento sulle province, a quello sui piccoli tribunali, alle prefetture. Non saranno rispar- miate anche misure tradizionali: come un ulteriore intervento sulle auto blu, sui carburanti, le spese telefoniche, elettri- che, per il riscalda- mento degli uffici e l'aria condizionata. Il Governo intende così chiudere le mi- sure restrittive con i conti ed è per questo pronto per varare immediatamente la doppia operazione contro gli sprechi e la tenuta dei conti pubblici. Di fatto, si tratterà di una vera e propria manovra che dovrà anticipare la legge di stabilità ed avrà una valenza triennale: si annuncia così un intervento di 25-30 miliardi, tra il secon- do semestre di que- st'anno (6-7 miliardi) e il biennio 2013- 2014 con tagli e ri- sparmi di 10-13 mi- liardi all'anno. Parimenti sul piano delle misure, gli uffi- ci legislativi dei vari ministeri hanno la- vorato costantemen- te con il coordina- mento del Ministero dell’Economia e Fi- nanze. Il commissario stra- ordinario per la revi- sione della spesa, Enrico Bondi ha pro- posto la riduzione delle spese per l'ac- quisto di merci e ser- vizi per 4-5 miliardi, mentre il resto inci- derebbe soprattutto dal settore della sa- nità (1-1,5 miliardi) e del pubblico impiego (circa 1 miliardo). In maniera consi- stente il pacchetto sanità prevederebbe 400 milioni (che coi- nciderebbero anche con l'operazione su- gli acquisti); circa 300 milioni verreb- bero dalla revisione della filiera del far- maco con risparmi per Asl e ospedali; il resto potrebbe arri- vare dalle ricette e- lettroniche Continua→→ →→ →→ →→

UNA PESANTE E INSOSTENIBILE SITUAZIONE CHE CONTINUA … N_76_GIUGNO… · SPALLE DEI LAVORATORI Occorre più che mai in questo mo-mento difendere il lavoro pubblico da-gli scriteriati

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Page 1: UNA PESANTE E INSOSTENIBILE SITUAZIONE CHE CONTINUA … N_76_GIUGNO… · SPALLE DEI LAVORATORI Occorre più che mai in questo mo-mento difendere il lavoro pubblico da-gli scriteriati

NUMERO - LXXVI GIUGNO 2012

00186—ROMA Via del Collegio Romano, 27 Tel. 06 67232348 Fax.06 6785552 e-mail. [email protected] - www.unsabeniculturali.it

Giuseppe Urbino Segretario Nazionale Confsal-Unsa Beni Culturali

Sommario:

• DALLE RSU UN VENTO

DI CAMBIAMENTO

3

• APPELLO PER LE BI-BLIOTECHE PUBBLICHE STATALI

4

• Opere di pubblica utili-tà: sì, ma non a casa mia A volte, però, le ragioni sono valide

5

• LOTTA AGLI SPRECHI Niente tagli per Quirina-le e Parlamento

• REGOLAMENTI U.E. accredito figurativo e riscatto periodi conge-do

6

• Tasse: colpiti i più deboli Serve progressi-vità fiscale e bisogna liberare risorse per la crescita

7

• I dipendenti pronti alla protesta

9

• IL SILENZIO DELLA VILTÀ

12

• I nuovi criteri per la concessione della pen-sione di reversibilità: pubblicata la circolare Inps

13

• Cassazione: il diritto del lavoratore a non essere trasferito sussiste anche se la disabilità del fami-liare non è grave

17

• videosorveglianza dei lavoratori consentita anche in mancanza di accordo con le RSU

• Dal primo luglio stop a pagamenti in contanti oltre i 1.000 euro

18

• IL DISTACCO 19

SINDACATO CULTURA LAVORO NOTIZIARIO ON-LINE DI CARATTERE

GENERALE AD USO DEI QUADRI SINDACALI

UNA PESANTE E INSOSTENIBILE SITUAZIONE CHE CONTINUA AD AGGRAVARE SULLE

SPALLE DEI LAVORATORI

Occorre più che mai in questo mo-mento difendere il lavoro pubblico da-gli scriteriati attac-chi del governo che ancora una volta vuole effettuare i tagli economici sui lavoratori del Pub-blico Impiego. Nelle intenzione del governo in merito alla spending-review c’è senza ombra di dubbio, un ulteriore attacco alla categoria degli Statali. Vi è infatti l'ipotesi di un intervento sugli esuberi over 60 (che avrebbero due anni di mobilità all'80 per cento dello stipen-dio), in alternativa sarebbero colpiti solo i dirigenti. Inoltre si parla di blocco totale del turn over, di ri-duzione della pianta organica, ma anche di spostamento del pagamento della tre-dicesima al gennaio del 2013. Tutto l'insieme dei tagli agli apparati dello Stato è nel me-nù: si va dall'inter-vento sulle province, a quello sui piccoli tribunali, alle prefet-ture. Non saranno risparmiate anche misure tradizionali:

come un ulteriore intervento sulle auto blu, sui carburanti, le spese telefoniche, elettriche, per il ri-scaldamento degli uffici e l'aria condi-zionata. Infatti, nel-l'insieme i tagli ri-guarderanno gli ap-parati dello Stato è nel contesto: si va dall'intervento sulle province, a quello sui piccoli tribunali, alle prefetture. Non saranno rispar-miate anche misure tradizionali: come un ulteriore intervento sulle auto blu, sui carburanti, le spese telefoniche, elettri-che, per il riscalda-mento degli uffici e l'aria condizionata. Il Governo intende così chiudere le mi-sure restrittive con i conti ed è per questo pronto per varare immediatamente la doppia operazione contro gli sprechi e la tenuta dei conti pubblici. Di fatto, si tratterà di una vera e propria manovra che dovrà anticipare la legge di stabilità ed avrà una valenza triennale: si annuncia così un intervento di 25-30 miliardi, tra il secon-

do semestre di que-st'anno (6-7 miliardi) e il biennio 2013-2014 con tagli e ri-sparmi di 10-13 mi-liardi all'anno. Parimenti sul piano delle misure, gli uffi-ci legislativi dei vari ministeri hanno la-vorato costantemen-te con il coordina-mento del Ministero dell’Economia e Fi-nanze. Il commissario stra-ordinario per la revi-sione della spesa, Enrico Bondi ha pro-posto la riduzione delle spese per l'ac-quisto di merci e ser-vizi per 4-5 miliardi, mentre il resto inci-derebbe soprattutto dal settore della sa-nità (1-1,5 miliardi) e del pubblico impiego (circa 1 miliardo). In maniera consi-stente il pacchetto sanità prevederebbe 400 milioni (che coi-nciderebbero anche con l'operazione su-gli acquisti); circa 300 milioni verreb-bero dalla revisione della filiera del far-maco con risparmi per Asl e ospedali; il resto potrebbe arri-vare dalle ricette e-lettroniche

Continua→→→→→→→→

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PAGINA 2 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 76 — GIUGNO — 2012

per i medici di base e da un fondo assicurativo per risarci-re i danni eventualmente pro-vocati dalla sanità e attual-mente a carico allo Stato. Per il Governo la manovra si è resa inevitabile. Sul tavolo in-fatti oltre al pressing che arri-va da più parti per scongiura-re l'aumento dell'Iva negli ulti-mi tre mesi di quest'anno e per il prossimo, ci sono anche le spese impreviste per il ter-remoto dell'Emilia, il pacchet-to delle misure inderogabili (dalle missioni di pace al 5 per mille). Senza contare che la recessio-ne, e il mancato gettito di 3,4 miliardi nei primi quattro me-si dell'anno, mette a rischio l'obiettivo dell' 1,7 percento di deficit-Pi di quest'anno. Per quanto riguarda le ipotesi ventilate sulla spending-review sono quelle circolate nei giorni scorsi e cioè riorga-nizzazione della pubblica am-ministrazione, con l'utilizzo della mobilità per i dipendenti pubblici. Riduzione delle pro-vince. Accorpamento - inizialmente dei servizi - per i 4.000 comu-ni al di sotto dei 1.000 abitan-ti. Poi riduzione drastica delle società pubbliche «locali» e risparmi sul fronte sanitario con la norma - già votata dal parlamento - che obbliga le Usl a rinegoziare i contratti di fornitura troppo onerosi, e nel caso, annullando accordi già presi. Secondo il calendario lunedì è previsto il confronto prima con i sindacati e poi con gli enti locali. Quindi sarebbe previsto – ma la convocazione non è ancora stata fatta - un Cdm per il confronto collegiale e il varo. Il governo punta a raccogliere per quest'anno i 5-7 miliardi che consentiranno di bloccare il previsto aumento Iva di due punti che dovrebbe scattare

dal primo ottobre, ma anche a finanziare interventi di rilan-cio della crescita e di ricostru-zione in Emilia. E gli interven-ti, a regime, potrebbero valere sui 13 miliardi. I ministeri hanno già preparato i propri interventi le cui scelte devono ancora essere compiute colle-gialmente. Le risorse per bloccare l'au-mento Iva, che avrebbe l'effet-to di rallentare ancora la cre-scita, sembrerebbero già mes-se al sicuro. Ma gli interventi potrebbero essere più incisivi, per stende-re un cordone di sicurezza contro il calo di gettito dovuto al rallentamento economico e per ammortizzare il rischio di una maggiore spesa per inte-ressi. Il parlamento ha invece ap-provato una norma che di fat-to anticipa l'arrivo dei «costi standard» per le Asl: dovranno verificare i prezzi previsti per l'acquisto di beni e, se risulte-ranno troppo alti, dovranno avviare una procedura di ri-negoziazione. Se non riescono a spuntare un prezzo migliore potranno recedere dal con-tratto. Novità anche per i consumi di energia. Il capitolo sanità prevedereb-be un taglio di circa 1 miliar-do su beni e servizi, ma sa-rebbe salvo il cosiddetto «fondino» da 1,8 miliardi. Altri interventi potrebbero de-terminarsi con nuovi tetti per i farmaci. Inoltre è prevista la riorganiz-zazione della spesa pubblica nuovamente è il taglio delle provincie. A seconda dei crite-ri usati si andrà da un mini-mo di 20 ad un massimo di 42 provincie in meno. Ma non sfuggiranno nemmeno i co-muni: sotto i 1.000 abitanti - e sono circa 4.000 quelli inte-ressati - dovranno puntare ad unire i servizi. C'è poi il nodo

«dipendenti pubblici». La rior-ganizzazione passerà attraver-so la «mobilità» così come già prevista dalla legge. Su que-sta partita le Organizzazioni Sindacali sono già in allarme ed in particolare la Federazio-ne Confsal-Unsa è già scesa in piazza il 23 giugno 2012 per esternare la rabbia e l’or-goglio dei lavoratori pubblici che chiedono: • aumentare le detrazioni fi-scali fino a 500 Euro annui

• abolizione dell’Imu sulla prima casa

• tassazione delle transazioni finanziarie e dei grandi pa-trimoni

• aumento degli stipendi e rinnovo dei contratti

Non possiamo accettare ulte-riori tagli e blocchi sul salario, ne va della nostra dignità di lavoratori del Pubblico Impie-go per cui non si può più sot-tostare all’enorme ingiustizia che i vari governi hanno mes-so in atto in questi ultimi an-ni, scaricando di fatto sulle spalle dei lavoratori il costo di questa difficile crisi.

Giuseppe Urbino

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N. 76 — GIUGNO — 2012 SINDACATO– CULTURA—LAVORO PAGINA 3

DALLE RSU UN VENTO DI CAMBIAMENTO Le recenti consultazioni per le elezioni delle RSU hanno eviden-ziato una forte disaffezione dei lavoratori verso le organizzazio-ni che, tradizionalmente, racco-glievano la maggioranza dei con-sensi. Le forti perdite in termini di voti e di seggi hanno interessa-to principalmente la CISL-FP, che ha registrato una perdita di oltre 12.000 voti. Ma anche la UIL-PA (con i suoi -7.000) e la FP-CGIL (-3.000) non si discostano di molto. Una evidente débâcle che è il ri-sultato di una linea operativa, seguita in questi ultimi anni e sempre più distante dagli interes-si dei lavoratori. Le grandi confe-derazioni (in termini numerici) hanno abbandonato ormai da tempo le rivendicazioni, per as-sumere un ruolo di fiancheggia-tori delle formazioni politiche e parlamentari, assumendo posi-zioni chiare di destra o di sini-stra, stravolgendo la propria na-tura di rappresentanti dei bisogni dei lavoratori e degli emarginati e frantumando il movimento sin-dacale. Ma i lavoratori non han-no dimenticato le grandi proteste che, pur nella diversità delle componenti, portavano in piazza milioni di cittadini. Erano mo-menti di lotta, ma anche di gran-de entusiasmo. In ogni città d’Ita-lia si ritrovavano persone di e-strazione diversa, con differenti posizioni sociali, con diverse ide-ologie, ma che insieme si ricono-scevano nella difesa di conquiste sociali, frutto di decenni di lotte. All’esaltazione di quei giorni è subentrata la rassegnazione ed il comprensibile distacco da orga-nizzazioni in cui il lavoratore non si riconosce più. Ma l’emor-ragia di voti ed iscritti non do-vrebbe allarmare i tre sindacati maggioritari? Il loro sostenta-mento non si dovrebbe basare sul contributo che mensilmente ogni

lavoratore iscritto versa dalla propria busta paga? Purtroppo non è più così. Il tradimento è stato ben pagato dalla parte dato-riale, che ha delegato alle orga-nizzazioni sindacali servizi (CAF, patronato) altamente remunerati-vi. Dalla Comunità Europea sono stati messi a disposizione centi-naia di milioni di euro per la for-mazione che lo Stato e le regioni hanno immediatamente veicolato ai sindacati, non in maniera pro-porzionale alla consistenza nu-merica, ma in virtù della rispetti-va acquiescenza alle decisioni politiche. E qui non c’è stata com-petizione. Destra e sinistra hanno ricompensato i propri fiancheg-giatori nel totale silenzio ed in pieno accordo. Ed il prezzo paga-to è stato altissimo! Decenni di conquiste sindacali sono stati buttati alle ortiche. Nel pubblico (leggi ammazza-contrattazioni) come nel privato (FIAT, art. 18 – solo per citare qualche esempio) l’attacco è stato durissimo e c’è stata solo qualche finta reazione, nella certezza che sarebbe stata perdente. Ma i la-voratori hanno colto l’occasione delle elezioni delle RSU nel pub-blico impiego, per dimostrare che un’alternativa esiste ed è il sinda-calismo autonomo. Il successo elettorale della CONFSAL, so-prattutto se rapportato al tracollo di CGIL, CISL ed UIL, è la dimo-strazione che in Italia c’è ancora voglia di lottare, c’è una grande esigenza di essere rappresentati nei propri bisogni e nelle proprie istanze. Pertanto, anche nella considerazione che le tradizionali categorie degli operai e degli im-piegati sono ormai unificate dalla scarsezza dei propri salari e dalla impossibilità di arrivare alla fine del mese, tocca alla CONFSAL, il più grande sindacato autonomo, afferrare questa bandiera e tener-

la ben alta. E’ venuto il momento di aggregare tutta la richiesta di autonomia che viene dalla gente ed iniziare una stagione di riven-dicazioni e di sostegno per quan-ti soffrono questa crisi. E ne siamo capaci. Lo abbiamo dimostrato nel novembre del 20-11 quando la CONFSAL-UNSA, da sola, ha manifestato davanti alle prefetture di tante città, quando le bandiere dell’autono-mia hanno sventolato libere da ogni etichettatura di destra e di sinistra. Ed in quelle piazze abbiamo di-mostrato di poter essere progres-sisti e conservatori, legalisti, ma se dovesse essere necessario, an-che illegalisti, democratici, ma anche disposti ad assumere il ruolo di condottieri di un popolo che ormai dice BASTA ai soprusi, ai trasformismi ed agli inginoc-chiamenti nei confronti di un po-tere politico sempre più legato al potere economico che, in nome del liberismo e di una falsa com-petizione affama le fasce deboli e concentra la ricchezza nazionale nel 10% della popolazione. E’ un momento storico. Ma, per coglierlo, la CONFSAL dovrà dotarsi di una formula or-ganizzativa che le consenta di programmare le proprie azioni in maniera uniforme su tutto il ter-ritorio nazionale, finalizzandole ad un progetto che veda, come obbiettivo, la riconquista della dignità per tutti i lavoratori e, perché no, la salvaguardia delle aziende, che costituiscono un pa-trimonio non solo per i datori di lavoro, ma per l’intera Nazione. Un progetto che veda padronato e prestatori d’opera procedere, nel rispetto dei rispettivi ruoli, verso l’obbiettivo comune della produttività e del benessere col-lettivo.

Alfredo Lutri

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PAGINA 4 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 76 — GIUGNO — 2012

APPELLO PER LE BIBLIOTECHE PUBBLICHE STATALI

Alcuni lavoratori hanno scritto una lettera indirizzata oltre che al Ministro dei Beni Cultu-rali Ornaghi, anche al dott. Salvatore Nastasi Capo di Ga-binetto MiBAC, all’Arch. Ro-berto Cecchi Sottosegretario per il MIBAC e all’Arch. Anto-nia Pasqua Recchia Segretario Generale MiBAC, per descrive-re la recente vicenda della Bi-blioteca dei Girolamini di Na-poli, saccheggiata da chi dove-va custodirla, valorizzarla e metterla a disposizione degli studiosi, è sicuramente un ca-so limite, ma è anche un gra-vissimo segnale d’allarme sulla gestione delle biblioteche pub-bliche statali. Da troppo tempo al sistema delle biblioteche e degli istituti culturali nazionali che si riferi-scono al Ministero per i beni e le attività culturali non è riser-vato che il disinteresse dei Mi-nistri succedutisi in questi ul-timi anni e dei governi che hanno operato continui tagli alle risorse loro destinate, già generalmente esigue. Sembra che sfugga completa-mente il valore di questa parte

fondamentale del patrimonio culturale dell’Italia, custode, assieme agli Archivi di Stato, della memoria scritta e quindi strumento imprescindibile per la crescita culturale, la consa-pevolezza storica e insieme la promozione della creatività presente e futura, senza la quale è pregiudicato anche lo sviluppo economico del paese. D’altra parte le funzioni vitali dell’intero sistema delle biblio-teche italiane, costituito in lar-ga misura dalle strutture pic-cole e grandi diffuse nei comu-ni e dalle biblioteche dello Sta-to, delle Università e delle isti-tuzioni culturali, appaiono da molti anni in sofferenza. In particolare l’intervento del Ministero per i beni e le attività culturali per le sue specifiche competenze si è molto affievoli-to perché la rete nazionale dei servizi bibliotecari – il Servizio Bibliotecario Nazionale, SBN – non ha ricevuto impulsi per lo sviluppo e il rinnovamento ne-cessari, perché non è matura-ta, dopo gli annunci iniziali, un’adeguata politica nazionale per la digitalizzazione delle col-

lezioni bibliotecarie, perché il taglio delle risorse rende sem-pre più difficile l’accrescimento dei fondi e la gestione degli i-stituti, perché, di conseguen-za, il rinnovamento e l’allinea-mento ai livelli di servizio rag-giunti in Europa dalle princi-pali istituzioni bibliotecarie sembra una meta irraggiungi-bile, in particolare per le due biblioteche nazionali centrali di Firenze e Roma penalizzate nello svolgimento dei loro com-piti istituzionali. La situazione è resa ancora più grave per il progressivo depauperamento de l personale tecnico-scientifico, il cui organico non è alimentato da oltre 25 anni. Anche ogni altro sostegno a una politica culturale del set-tore si è indebolito, come testi-moniano, ad esempio, l’agonia degli istituti culturali e il bloc-co posto alla realizzazione delle Edizioni nazionali. Così come è avvenuto per i mi-nisteri economici per i quali, in periodo di crisi, sono stati scel-ti tecnici e super tecnici di chiara fama, ugualmente rite-niamo necessario che nel Mini-stero per i beni culturali, dove è altrettanto urgente e indi-spensabile un intervento forte, i responsabili delle direzioni generali centrali vengano sele-zionati secondo criteri di pro-vata competenza tecnica e ca-pacità manageriale. Pertanto, nell’imminenza delle nuove nomine nei ruoli diri-genziali del Ministero, chiedia-mo con forza che l’incarico di direttore generale per le biblio-teche, gli istituti culturali e il diritto d’autore venga assegna-to a una persona esperta del settore, in grado di assicurare quelle conoscenze e competen-ze scientifiche e gestionali ne-cessarie a fermare l’abbandono e avviare la ripresa delle biblio-teche.

Seguono Firme

Biblioteca dei Girolamini

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N. 76 — GIUGNO — 2012 SINDACATO– CULTURA—LAVORO PAGINA 5

Opere di pubblica utilità: sì, ma non a casa mia A volte, però, le ragioni sono valide

La discarica di rifiuti non si farà più a ridosso di Villa Adriana. Diciamo quindi che la vibrante protesta degli abitanti del luogo per contrastare una discarica di rifiuti, che non doveva nemmeno essere ipotizzata tanto era incon-cepibile, ha avuto pieno succes-so. Si trattava del resto di una presa di posizione più che valida mentre assai spesso in Italia le proteste delle popolazioni locali si moltiplicano al solo accenno di un qualsivoglia insediamento di pubblica utilità nel loro territo-rio. il fatto è che nel nostro pae-se, forse storicamente troppo gio-vane, non si è ancora solidificata la concezione di bene collettivo ma resiste contro ogni logica quella di bene individuale. Così ogni comunità piccola o grande che sia si arrocca nella difesa del “suo” territorio anche a discapito dell’interesse dell’intera nazione. Ormai è diventata una prassi: popolazione locale in rivolta se solo si prospetta l’ipotesi di in-stallare nel territorio una centra-le idroelettrica, un rigassificato-re, un termovalorizzatore, una discarica per rifiuti, un’autostra-da, una ferrovia. Sembra quasi di essere tornati all’Italia dei Comuni che, auto-sufficienti in tutto, si chiudevano ai prodotti non locali e si ammi-

nistravano in piena autarchia. proprio ora che sembra giunto il momento di guardare con ottimi-smo ai paesi europei arrivati a superare la fase dell’isolazioni-smo mercantilista per cercare di approdare alla ben più importan-te unità politica e ai liberi scambi commerciali, certe forme locali-stiche di protezionismo appaiono a dir poco anacronistiche. Tuttavia esistono anche talune eccezioni perché, a volte, la pro-testa delle popolazioni locali è ben motivata e merita la massi-ma considerazione da parte delle autorità locali e nazionali. È il caso della nuova discarica dei rifiuti prodotti da Roma che, in alternativa a quella di Mala-grotta ormai satura, avrebbe do-vuto sorgere a Corcolle nei pressi di Tivoli. Discarica indispensabile per evi-tare che si ripetesse nella Capita-le una situazione di degrado am-bientale analoga a quella verifi-catasi a Napoli. E questo è un dato di fatto indi-scutibile. Tuttavia nel caso speci-fico esistevano controindicazioni validissime per quanto riguarda la località prescelta. il luogo indi-viduato dagli esperti per la disca-rica si trova a soli 700 metri da Villa Adriana, uno dei più affa-scinanti e ricchi siti archeologici

italiani che, annualmente, è visi-tato da milioni di turisti e che per il suo riconosciuto valore sto-rico-artistico-culturale è patri-monio dell’Unesco. E vi è di più. gli splendidi resti di quella che fu la residenza del-l’imperatore Adriano, definita assai giustamente la Versailles dell’antica Roma, rappresentano soltanto un terzo dell’intero com-plesso originario che deve ancora essere riportato alla luce e quindi tutto il territorio circostante è soggetto a nuovi ritrovamenti archeologici. È chiaro che in questa situazione e per questi motivi la protesta degli abitanti del posto, alla qua-le si era unita quella di studiosi, artisti ed intellettuali e persino del New York Times, aveva ben motivo di essere. Non bisogna mai dimenticare, inoltre, che al di là della conservazione e della valorizzazione dei nostri Beni culturali che pure rappresentano l’oro nero del nostro paese, l’Ita-lia ha ben precise responsabilità circa l’utilizzo, la conservazione, la disponibilità e la visibilità dei siti archeologici come quello di Villa Adriana che sono giusta-mente patrimonio dell’intera u-manità. Certe scelte, pertanto, vanno ac-curatamente effettuate, meditate, valutate, senza affidarsi esclusi-vamente ai pareri di un geologo e alle decisioni di un prefetto né, tantomeno, come nel nostro ca-so, la soluzione del problema si può delegare al presidente Monti che ha prima dato il suo consen-so al luogo prescelto per la disca-rica per poi fare precipitosamen-te marcia indietro di fronte alla sollevazione generale di tutto il mondo della cultura nonché dei suoi stessi Ministri. Questa volta, quindi, la protesta degli abitanti del luogo ha avuto motivazioni del tutto condivisibili con il risultato di impedire che fosse perpetrato un ennesimo scempio ai Beni culturali del no-stro paese.

Federico De Lella

Villa Adriana

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NOTIZIE DALLA CONFEDERAZIONE CONFSAL

PAGINA 6 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 76 — GIUGNO — 2012

Il governo ha deciso di incre-mentare la lotta agli sprechi. Così dopo aver nominato un super Commissario ad hoc si è rivolto ai cittadini chieden-done la collaborazione. Ha istituito una apposita se-zione nel sito web denominata “Esprimi la tua opinione” nel-la quale tutti possono collabo-rare per individuare i settori dove si spreca denaro pubbli-

co. iniziativa questa encomia-bile e validissima che i cittadi-ni hanno fatto propria invian-do in pochi giorni migliaia di circostanziate denunce che, tuttavia, si traducono per il governo in un clamoroso boo-merang. Le richieste dei più, infatti, riguardano i tagli alla politica, proprio quelli esclusi dalla spending-review che sal-va Quirinale e parlamento

mentre penalizza sanità, scuola, tribunali. pensavano forse i nostri inef-fabili governanti di poter an-cora tagliare a piacimento sulla pelle dei cittadini e di averne anche l’autorizzazione lasciando fuori dai tagli gli sprechi della politica? Vuol dire allora che hanno capito poco e male. i tempi sono cambiati!

LOTTA AGLI SPRECHI Niente tagli per Quirinale e Parlamento

REGOLAMENTI U.E. accredito figurativo e riscatto periodi congedo Riscatto per maternità e congedo parentale

Dal 1 maggio 2010 le norme di coordinamento dei sistemi nazionali di sicurezza sociale dei 27 Stati membri dell’Unio-ne europea, costituite dai re-golamenti CEE nn. 1408 del 14 giugno 1971 e 574 del 21 marzo 1972, sono state sosti-tuite dalle norme di coordina-mento del regolamento (ce) n. 883 del 29 aprile 2004, come modificato dal regolamento (ce) n. 988 del 16 settembre 2009, e dal regolamento di applicazione (ce) n. 987 del 16 settembre 2009. l’inps, per-tanto, con circolare n. 71-/2012 ha fornito in merito gli opportuni chiarimenti. L’articolo 12 del regolamento n. 987/2009 stabilisce che quando un periodo di assicu-razione o di residenza matu-rato a titolo di assicurazione obbligatoria sotto la legislazio-ne di uno Stato membro coin-cide con un periodo di assicu-razione maturato a titolo di assicurazione volontaria o fa-coltativa continuata sotto la legislazione di un altro Stato

membro, è preso in conside-razione solo il periodo matu-rato a titolo di assicurazione obbligatoria. Anche alla luce di tale disposizione, l’istituto ha interessato il Ministero del lavoro e delle politiche sociali al fine di chiarire i limiti della tutela in Italia di periodi al di fuori del rapporto di lavoro – corrispondenti al congedo di maternità ed al congedo pa-rentale (articoli 25, comma 2, e 35, comma 5, del D.lgs. n.151/2001) - che risultino a vario titolo coperti negli ordi-namenti previdenziali dei pae-si comunitari ed extracomuni-tari convenzionati [1]. in base alla legislazione italiana, in-fatti, l’accredito ed il riscatto per maternità e congedo pa-rentale sono possibili solo quando il periodo da ricono-scere non sia già coperto da altra contribuzione (obbligato-ria, volontaria, figurativa, da riscatto) in ciascuna delle ge-stioni pensionistiche nelle quali gli interessati siano tito-lari di conto assicurativo (in

tal senso circolari inps nn. 102 del 31 maggio 2002 e 61 del 26 marzo 2003. in materia di contribuzione figurativa, è di conforme avviso cass. sez. lav. n.12218/2004, a mente della quale “secondo i principi generali non si fa mai luogo a contribuzione figurativa quan-do il periodo sia comunque coperto da contribuzione”). Si ricorda che la problematica ha avuto recenti sviluppi in ambito comunitario, poiché, a decorrere dal 1 maggio 2010, il quinquennio contributivo necessario per procedere all’-accredito ed al riscatto dei pe-riodi maturati fuori dal rap-porto di lavoro e corrispon-denti al congedo di maternità e al congedo parentale (articolo 25, comma 2, e 35, comma 5, D.lgs.151/2001), può essere raggiunto con il cumulo dei periodi assicurati-vi fatti valere in altro Stato comunitario, in Svizzera e nei paesi See (vedi circolare inps n. 41 del 25 febbraio 2011).

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N. 76 — GIUGNO — 2012 SINDACATO– CULTURA—LAVORO PAGINA 7

Per evitare che i periodi in ar-gomento possano ricevere plurime coperture assicurati-ve che potrebbero derivare da applicazioni distorte e non giustificate delle norme relati-ve ai benefici in parola, il cita-to Ministero, come sopra evi-denziato, è stato interessato a precisare se, in conformità ai principi generali operanti in materia, l’accredito ed il ri-scatto in discussione debbano essere preclusi, per le nuove domande di accredito e riscat-to e per quelle non ancora de-finite, allorquando i relativi periodi risultino già coperti: • da periodi esteri di assicura-zione; • da periodi esteri di residen-za; • da periodi equivalenti a pe-riodi di assicurazione, siano essi collegati o meno alla ma-ternità, risultanti in Stati co-munitari o in Stati legati all’I-talia da convenzioni bilaterali di sicurezza sociale. Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha comunica-to che, per quanto riguarda i paesi Ue, l’accredito figurativo e il riscatto dei periodi di con-gedo di maternità e di conge-do parentale fuori dal rappor-

to di lavoro, previsti rispetti-vamente dall’articolo 25, com-ma 2, e 35, comma 5, del D.lgs. n. 151/2001, debbono ritenersi preclusi quando i periodi stessi risultino a vario titolo coperti negli ordinamen-ti pensionistici ditali paesi. Per quanto concerne, invece, l’accredito dei citati periodi coperti da contribuzione in paesi extracomunitari conven-zionati, occorre valutare cia-scuna fattispecie in conformi-tà a quanto previsto dalla convenzione di sicurezza so-ciale stipulata con ogni singo-lo Stato. Il citato Ministero ha chiarito, infine, che, ai fini dell’applica-zione dell’articolo 12 del rego-lamento (ce) n. 987/2009 in materia di totalizzazione, la qualificazione dei periodi ita-liani accreditati per congedo di maternità al di fuori del rapporto di lavoro sovrapposti a periodi esteri deve essere effettuata con riferimento alla legislazione italiana. [1] ai sensi dell’art. 25, com-ma 2, del D.lgs.151/2001, in favore dei soggetti iscritti al fondo pensioni lavoratori di-pendenti e alle forme di previ-denza sostitutive ed esclusive

dell’assicurazione generale obbligatoria per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti, i pe-riodi corrispondenti al conge-do di maternità di cui agli ar-ticoli 16 e 17, verificatisi al di fuori del rapporto di lavoro, sono considerati utili ai fini pensionistici, a condizione che il soggetto possa far vale-re, all’atto della domanda, al-meno cinque anni di contri-buzione versata in costanza di rapporto di lavoro. ai sensi dell’art. 35, comma 5, del suddetto decreto, per i soggetti iscritti al fondo pen-sioni lavoratori dipendenti e alle forme di previdenza sosti-tutive ed esclusive dell’assicu-razione generale obbligatoria per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti, i periodi non coper-ti da assicurazione e corri-spondenti a quelli che danno luogo al congedo parentale, collocati temporalmente al di fuori del rapporto di lavoro, possono essere riscattati, a condizione che i richiedenti possano far valere, all’atto della domanda, complessiva-mente almeno cinque anni di contribuzione versata in co-stanza di effettiva attività la-vorativa.

Tasse: colpiti i più deboli Serve progressività fiscale e bisogna liberare risorse per la crescita

La Confsal-quarta Confedera-zione sindacale italiana e pri-ma dei sindacati autonomi – da anni esprime una linea ri-formistica, orientata a garan-tire le nuove tutele per lavora-tori dipendenti e pensionati. La linea la approfondisce con “Il Tempo” il Segretario della Confederazione, Marco paolo nigi. Qual è la sua valutazione sui provvedimenti finora presi dal Governo Monti per il risanamento dei conti pubblici?

“i provvedimenti per il riequi-librio dei conti pubblici anda-vano fatti in tempi brevi, ma né l’obbligatorietà né l’emer-genza possono giustificare tanta iniquità nei confronti dei pensionandi, degli esodati, dei proprietari di un’unica ca-sa, frutto del risparmio di una vita, nonché dei consumatori di beni e servizi di prima ne-cessità. Il governo ha scelto di fare cassa con provvedimenti immediati, duri e iniqui per le classi meno abbienti e le clas-si medie.

pertanto, la mia valutazione è fortemente negativa”. E sulla riforma del mercato del lavoro e degli ammor-tizzatori sociali? “il provvedimento risente del mancato accordo al Tavolo di palazzo Chigi fra governo e parti sociali, che, peraltro, non ha visto presente la Con-fsal, quarta Confederazione sindacale italiana e neppure altri sindacati rappresentativi. Quindi si tratta di un accordo volutamente parziale.

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PAGINA 8 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 76 — GIUGNO — 2012

Il provvedimento presenta qualche luce riguardo alla flessibilità in entrata, ai con-tratti d’ingresso e all’appren-distato, ma anche molte om-bre, soprattutto per quanto riguarda le modifiche dell’arti-colo 18, il cui testo finale è il risultato di un compromesso politico di non alto profilo. Tra l’altro, sempre secondo la Confsal, non sarà la riforma Fornero a dare una spinta im-portante per la ripresa della crescita”. Ma per quale motivo la Con-fsal è stata esclusa dalle relazioni sindacali volute dal Ministro Fornero? “La Confsal è la quarta Confe-derazione sindacale e ha sot-toscritto tutti gli accordi qua-dro e le intese vigenti. non più tardi di un mese fa ha sotto-scritto l’intesa sul pubblico impiego di palazzo Vidoni. Pertanto, la decisione del Mi-nistro di escluderci dal Tavolo di confronto sulla riforma del mercato del lavoro non trova precedenti nell’ultimo decen-nio e rimane isolata anche nell’ambito delle relazioni sin-dacali del governo Monti. C’è anche da dire che il Ministro Fornero è sempre quel Mini-stro che ha fatto la riforma del sistema previdenziale e pensionistico con atto unilate-rale, provocando lunghi e ini-qui differimenti di accesso al-la pensione e la grave questio-ne degli esodati, ancora in gran parte irrisolta. inoltre, il Ministro Fornero, in questi giorni, si è resa protagonista di un grave episodio durante l’incontro sulla spending-review, quando, con modalità a dir poco inusuali, non si è dichiarata disponibile ad a-scoltare tutte le delegazioni delle sigle sindacali rappre-sentative. per non parlare dei ripetuti “sconfinamenti” nelle compe-tenze del Ministro della pub-

blica amministrazione patroni griffi. a questo punto, ai citta-dini italiani non resta che sot-toscrivere una polizza di assi-curazione contro i provvedi-menti del Ministro Fornero e del governo Monti in materia di lavoro,welfare e spending-review. per la Confsal è gravissimo che un Ministro della Repub-blica non possieda la disposi-zione a valorizzare l’autono-mia e la responsabilità dei sindacati e, soprattutto, non abbia sufficiente sensibilità politica per dare puntuale ap-plicazione alle norme costitu-zionali sul pluralismo e sulla democrazia sindacale. Il Governo ha operato bene o male per uscire dalla re-cessione e avviare la ripre-sa? “Sul fronte della crescita ser-vono provvedimenti innovativi e coraggiosi per rimuovere i fattori negativi interni. Questo non lo sostiene soltan-to la Confsal, ma i maggiori organismi internazionali, qua-li il Fondo Monetario interna-zionale e l’Ocse. Per noi è cen-trale la riforma del fisco, co-niugata a una seria lotta all’e-vasione e all’elusione”. Quali sono i provvedimenti fiscali che favorirebbero la crescita? “i provvedimenti fiscali vanno orientati all’equità, alla redi-stribuzione della ricchezza, al recupero del potere d’acquisto dei lavoratori dipendenti e dei pensionati e al sostegno della domanda interna. in concreto come Confsal pro-poniamo: primo, intervenire sull’imposta sui redditi delle persone, tagliando di tre punti la prima aliquota, dal 23% al 20%, e la terza aliquota dal 38% al 35%. Secondo, cancel-lare l’imu sulla prima casa o, in subordine, sull’unica casa, quella in cui si vive. Terzo, compensare la riduzio-

ne del prelievo sui redditi del-le persone fisiche e sull’imu con l’inasprimento dei provve-dimenti anti-evasione/ elusio-ne e introducendo il reato pe-nale secondo il principio per cui “ il diritto e la legalità si reggono sulla serietà della sanzione”; con l’aumento del-l’iva sui beni/servizi voluttua-ri e di lusso; con un’imposta, limitata nel tempo, sui grandi patrimoni. Con questi provvedimenti si potrebbe ripristinare un mini-mo di progressività fiscale e rimuovere un importante fat-tore negativo di crescita, libe-rando risorse per consumi, risparmi e investimenti”. Tutto questo mentre prose-gue la crisi dell’Eurozona. “il governo della moneta uni-ca europea soffre la grave mancanza di una governance politico economica da parte dei massimi organismi dell’-Eurozona e dell’Unione euro-pea. gli investitori sono sfidu-ciati. Basterebbe incominciare a operare con provvedimenti al momento possibili per alimen-tare gradualmente il processo d’integrazione globale”. Leonardo Ventura su “Il Tempo”

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NOTIZIE DALLA FEDERAZIONE CONFSAL-UNSA

N. 76 — GIUGNO — 2012 SINDACATO– CULTURA—LAVORO PAGINA 9

Il segretario generale della Confsal-Unsa punta il dito su stipendi fermi, inflazione e troppe tasse

I dipendenti pronti alla protesta Battaglia: con la spending-review lo Stato sta tagliando se stesso

Stringono i tempi per l’appli-cazione della spending-review e con essi sale la preoccupa-zione per le scelte che il go-verno adotterà per raggiunge-re l’obiettivo di risparmiare 4,2 miliardi di euro entro il 31 dicembre di quest’anno. Incontriamo Massimo Batta-glia, che nella qualità di se-gretario generale della Fede-razione Confsal-Unsa, segue da vicino i processi di riorga-nizzazione della spesa dei mi-nisteri. Domanda. Segretario, la sua organizzazione da anni ha chiesto al governo di passa-re dai tagli lineari a un ap-proccio selettivo. Final-mente con la «spending re-view» questo sta avvenen-do. Si ritiene soddisfatto? Risposta. No, non posso af-fatto ritenermi soddisfatto. Considero questo mutamento governativo come una vittoria di Pirro. Una vittoria che vale poco. Questo perché i tagli di oggi si sommano agli sforbi-cia menti lineari di ieri; in pratica la somma di tutti questi tagli compromette la capacità delle strutture am-ministrative di svolgere i pro-pri compiti istituzionali e non rende possibile l’erogazione del servizio a quegli standard che la cittadinanza chiede. L’inefficienza della Pa è cau-sata molto più dai tagli, che non dalla produttività di una parte del personale. In prati-ca è l’esatto contrario di quanto i governi e i media vogliono far credere alla gen-te. Riteniamo sbagliato quan-to è stato fatto negli ultimi

anni nei confronti sia della pubblica amministrazione dello stato e sia verso i suoi lavoratori, attaccandoli in modo strumentale per legitti-mare la sterilizzazione dei processi negoziali e contrat-tuali. D. Eppure la crisi del no-stro paese è reale e doveva essere affrontata anche in-cidendo sulla spesa pubbli-ca. R. Sì, certo. Ma, punto pri-mo, oggi viviamo un’emergen-za frutto di scelte sbagliate degli ultimi 30 anni. Chiederei il conto a chi ha zavorrato questo paese colti-vando interessi particolari. E non mi riferisco a una per-sona, ma a più generazioni di politici, di ogni partito e di ogni livello amministrativo. Punto secondo, la crisi anda-va affrontata con coraggio sin da subito con il sistema della spending-review, con tagli selettivi. Punto terzo, serve, ed è quanto chiediamo come sindacato, un’analisi impar-ziale e indipendente per ogni ente pubblico mirata a deter-minare il «monte risorse» ne-cessario al proprio buon fun-zionamento. A tale proposito il metodo che chiediamo è quello della «totale leggibilità» dei dati, in modo da poter di-stinguere tutte le voci di spe-sa, come quelle destinate agli stipendi del personale, disag-gregando aree funzionali e dirigenziali, quelle per il fun-zionamento, distinguendo tra affitti, manutenzione, attività istituzionale, acquisto mate-riale e strumentazione, e

quelle destinate alle collabo-razioni esterne ed altre voci. Tutto ciò, lo ripeto, ente per ente. Se si può fare un piano della performance individua-lizzato per ogni struttura, perché non realizzarne uno sulla sostenibilità finanzia-ria? D. Perché non è stato adot-tato questo metodo secon-do lei? R. A mio avviso perché un approccio così chiaro e tra-sparente va a toccare troppi interessi, principalmente di carattere politico. Mi spiego meglio: se si individuasse il «quantum» di spesa minima necessaria per il buon funzio-namento per ogni ente pub-blico, si avrebbero almeno due effetti immediati, non del tutto graditi al sistema politi-co nel suo complesso: il pri-mo è quello di esporsi alle contro osservazioni di cittadi-ni, lavoratori e sindacati sulla correttezza dell’analisi fatta, ente per ente; il secondo è quello di rendere manifesta la reale distribuzione della spe-sa pubblica. Questo secondo aspetto, a mio avviso, rende-rebbe palese che il vero buco nero del bilancio statale sta nell’utilizzo di risorse pubbli-che da parte degli enti territo-riali diversi dallo stato, e non nel costo delle amministra-zioni centrali. Non mi compe-te esprimere un giudizio sugli effetti del federalismo ammi-nistrativo, ma ho il dovere di metterne in evidenza i costi, che si riflettono in tasse e compressione del potere di

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PAGINA 10 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 76 — GIUGNO — 2012

acquisto di stipendi bloccati dei dipendenti. Del resto il problema che sol-levo è già messo in luce dal primo rapporto del governo sulla spending review quando afferma che tra le anomalie sistemiche del nostro paese c’è appunto la lievitazione dei costi degli enti locali. A fronte di una raccolta di en-trate proprie di 100 miliardi di euro tra regioni, province e comuni, vi sono spese com-plessive per 240 miliardi. Il disavanzo è coperto dalle compartecipazioni degli enti territoriali sui tributi riscossi dallo stato centrale. Ma non di rado si verificano debiti locali messi fuori dal bilancio approvato, che neces-sitano di un risanamento ad opera dello stato. Invece che introdurre l’Imu per rastrellare le risorse man-canti, perché non individuare tutte, ma proprio tutte, le spe-se inutili a ogni livello di go-verno e accorpare le compe-tenze di più enti per ottimiz-zare le uscite? D. Ha parlato di stipendi. Nel pubblico, come nel pri-vato, esistono notevoli dif-ferenze, vero? R. Sì. Nel privato troviamo al-cuni amministratori delegati che guadagnano 877 volte in più dello stipendio medio dei lavoratori, come avviene in Pirelli & C., o fino a 581 volte come avviene in Fiat Indu-strial. Cifre che fanno pensare an-che ai temi della moralità e della decenza. Nel pubblico troviamo una spesa per gli stipendi che segue due diret-trici fondamentali; la prima va a costituire le buste paga del-le aree funzionali, le cui entità oscillano dai 1.200 ai 1.600 euro. Stipendi bloccati e falci-diati da inflazione e nuove tasse. La seconda direttrice dà luogo

a emolumenti molto più red-ditizi, quelli dei dirigenti, dei prefetti, dei magistrati, dei diplomatici ecc. Vanno inoltre considerati i pagamenti di consulenze particolari e costo-sissime. Questi stipendi sono toccati in modo molto minore dalla crisi del nostro paese. Lo diciamo da anni: perché non aprire i contratti inizian-do da quelle fasce di lavorato-ri che hanno lo stipendio più basso e che oggi non riescono ad arrivare alla fine del mese? La politica deve dare risposte concrete ai bisogni reali dei lavoratori, che oggi prendono il nome di sopravvivenza. Se non le dà, è lecito che i cit-tadini e i dipendenti facciano sentire la propria voce, in mo-do sì democratico ma martel-lante. Del resto nello sciopero del 19 dicembre 2011 contro il de-creto Monti, la Confsal-Unsa ha voluto dare un segnale simbolico riunendosi a Roma, non davanti a Montecitorio, ma in Piazza Farnese, sede dell’ambasciata di Francia, cioè di un paese il cui popolo nella storia ha dimostrato di saper lottare per le strade per i propri diritti. D. Passando agli effetti della c.d. «revisione della spesa», quali sono quelli che più la preoccupano? R. Sicuramente il più imme-diato è quello della mobilità del personale. C’è già stata la chiusura delle direzioni provinciali del tesoro e molto personale è transitato ai Monopoli di stato (in altro comparto) o alle ragionerie dello stato. Ma altre situazioni destano più preoccupazione. Ad esempio al ministero della difesa ci sono 10 mila lavora-tori amministrativi e 33 mila militari considerati in esubero e per i quali si possono aprire le porte della mobilità tra am-

ministrazioni e tra comparti. Le stesse Motorizzazioni civili potranno essere interessate da riforme profondissime che coinvolgeranno cittadini e la-voratori. Ci chiediamo quale sorte avrà il personale coinvolto? Non possiamo accettare che si costruiscano processi di mo-bilità di questa portata senza il coinvolgimento dei lavorato-ri, i quali potrebbero essere obbligati a cambiare vita e cit-tà o fare i pendolari per centi-naia di chilometri al giorno, sempre con gli stessi stipendi bloccati. D. Ma con tali ristruttura-zioni, ci potrebbero essere anche problemi per gli stes-si fruitori dei servizi pubbli-ci, vale a dire i cittadini, o no? R. Certo che è così. Con que-sti tagli continui lo stato, an-no dopo anno, sta tagliando se stesso. A pagarne lo scotto sono an-che i cittadini. Ad esempio la chiusura di una sezione di-staccata di Tribunale o del-l’ufficio di un giudice di pace significa l’arretramento della presenza dello stato in quel territorio. Se si persegue l’obiettivo dell’-efficienza e dell’efficacia dell’a-zione amministrativa ciò pas-sa anche per l’articolazione della struttura dello stato sul territorio. Se lo stato si ritira, impedisce l’erogazione del servizio, o lo rende più difficile e impervio per il cittadino. È poi paradossale che con il blocco del turnover, che in-gessa le pubbliche ammini-strazioni da anni, si debba sentir parlare addirittura di esuberi e mobilità. Si sente un gran parlare di esuberi e licenziamenti invece di pianificare ciò di cui c’è bi-sogno, vale a dire assunzioni!

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N. 76 — GIUGNO — 2012 SINDACATO– CULTURA—LAVORO PAGINA 11

D. Ecco, Lei ha toccato un altro tema di attualità. Sono mesi che si parla più spesso della licenzi abilità dei di-pendenti pubblici piuttosto che dei temi concreti della mobilità e degli esuberi di personale. Perché secondo lei? R. Forse perché se si parla di licenziamento, anche a spro-posito, si sposta l’attenzione mediatica su un falso proble-ma e non su quello vero, che è la mobilità. Quello del licenziamento dei pubblici dipendenti è un argo-mento stucchevole. Per di più incardinato nel ra-gionamento della parità di trattamento tra dipendenti pubblici e quelli privati. Se così è, che si firmino i con-tratti scaduti al 31 dicembre 2009 per il pubblico impiego, così come sono stati sotto-scritti quelli per il privato!

Vogliamo ricordare, in parti-colar modo al ministro Forne-ro, che esistono già norme molto precise nel pubblico im-piego che prevedono il licen-ziamento. Invito a leggere ad esempio, per chi nel governo non lo conoscesse, l’art. 55-quater del decreto legislativo n. 165/2001, nella sua ver-sione aggiornata naturalmen-te. D. Quali sono le immediate priorità della Confsal-Unsa in questo contesto politico-sindacale? R. La nostra priorità in asso-luto è la rivendicazione della difesa del potere di acquisto degli stipendi dei lavoratori. Questo significa lottare per la riapertura del contratto, per l’implementazione dei fondi della contrattazione integrati-va, per la redistribuzione della spesa pubblica secondo prin-cipi etici, trasparenti e ogget-

tivi, per la lotta all’evasione e all’elusione fiscale, per la pro-gressività dell’imposizione fi-scale, per l’alleggerimento del-la fiscalità per i redditi bassi e medio-bassi. Questo potrà tradursi anche in manifestazioni pubbliche che la Confsal-Unsa organiz-zerà a difesa dei diritti dei la-voratori, della dignità del la-voro pubblico e dello stipen-dio dei dipendenti.

Roma 23 giugno 2012 Manifestazione Confsal-Unsa

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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO PAGINA 12 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 76 — GIUGNO — 2012

IL SILENZIO DELLA VILTÀ. Pubblichiamo volentieri la lettera inviata dal nostro iscritto al nostro Segretario Nazionale Giuseppe Urbino. Caro Giuseppe, ho letto con piacere e viva soddisfazione la tua ultima missiva che ho ricevuto. Infatti, ciò che fun-ge da collante in una qual-siasi organizzazione, sia essa sindacale, politica o che co-munque abbia una valenza sociale e', aldilà delle sue strutture e della macchina organizzativa, indubbiamen-te, ne converrai, quell' hu-mus umano che poi crea u-no spirito comunitario all'in-terno di esso. Credimi, assu-me una valenza e un' onda propulsiva aldilà di ogni a-spettativa legata a un freddo e mero calcolo. Quando in una mia recente lettera so-stenni che l'animus vitale di una O.S. si identifica soprat-tutto nello spirito comunita-rio di essa, volevo intendere proprio questo: le vicissitu-dini e le conflittualità sociali, perenne trincea nel nostro tormentato ambiente lavora-tivo,sono altalenanti e so-prattutto per delle O.S. "minori", che non fungono da mere appendici politiche, esistono anche dei momenti difficili. Come si potrebbe sopravvivere e superare sen-za uno spirito solidale, uma-no e comunitario che tra-scenda tutto ciò? Tutto sva-nirebbe, tutto si ridurrebbe a delle mere, piccole velleità individuali e perciò tran-seunti. Per quanto riguarda le mie vicende personali, co-me ti sto aggiornando trami-te email, anche se può sem-brare paradossale, questo

silenzio da parte della mia Amministrazione, nonché di certe reazioni goffe e pateti-che di alcuni responsabili dei cosiddetti “contoterzi”, mi dà invece una soddisfa-zione morale. Perché ? Sem-plice: poiché, soprattutto da parte dei vertici della mia Soprintendenza, questo loro silenzio nel non voler rispon-dere e – o intervenire in me-rito a questa annosa “querelle” , (che colpisce a turno ogni lavoratore, come ormai sta avvenendo da oltre un decennio), il contoterzi, non è il “silenzio degli inno-centi”: si tratta invece del silenzio della viltà ! Un vile silenzio da parte di chi, no-nostante le tante, troppe re-sponsabilità che hanno sul dilagare di un fenomeno as-sunto a simbolo di mal co-stume e di clientelismo sin-dacale, soprattutto della C.G.I.L., tanto cara alla S.S.B.A.R., sta incancrenen-dosi sempre più, sotto gli oc-chi di tutti. E nell’impotenza per poter reagire a tutto ciò. Il 23 giugno scorso, nono-stante i miei seri problemi familiari di cui già sei a co-noscenza, ho trovato il tem-po per poter partecipare alla manifestazione in Piazza S.S. Apostoli. C’erano molti lavoratori, padri di famiglia e anche pensionati. E in tutti, si notava in modo palpabile una certa ansia mista a pre-occupazione per il futuro. Ma, come sorta compensati-va è altrettanto vero che in tutti era pervaso proprio quello spirito comunitario di cui ti accennavo prima. Uno spirito libero. Libero da capi-

popolo e tribuni in servizio permanente effettivo, al sol-do dei politici liberi da ogni tipo di strumentalizzazione di sorta. E il Segretario Ge-nerale Battaglia, criticando gli attacchi del Governo Monti e del Ministro Fornero contro i lavoratori pubblici, denunciò pubblicamente quest’ultimo nel voler emar-ginare i sindacati minori, poiché “… già sapeva con quale arte sindacale parlare” e per protesta giustamente abbandonò la sala. Una sala ridotta veramente a mero bivacco per i loro manipoli politico-sindacali. Quante similitudini con le nostre amministrazioni: stessi ap-parati politico-sindacali, un unico fine: emarginare le vo-ci scomode e politicamente “scorrette” per poter meglio massacrare i diritti dei lavo-ratori. Già : anni orsono questi personaggi indossava-no l’ eskimo e urlavano di voler portare “il vento dell’-Est”. Sono riusciti a portare solo l’olezzo nauseabondo dei loro fallimenti politici, sindacali, personali, pervasi solo e sempre da bramosie di potere. Ad ogni costo ed ad ogni compromesso. Come dei cancri pestiferi che man-dano in metastasi l’intero tessuto sociale e umano. Ca-ro Giuseppe, il popolo del 23 giugno scorso era visibil-mente sincero e spontaneo. cerchiamo di non deluderlo, di non sopprimere l’unica grande forza che ancora ani-ma il lavoratore: la voglia di combattere e la speranza di cambiare. In alto i cuori.

Albertino Salatino

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RACCOLTA INFORMATIVA GIURIDICA—LEGALE In questa rubrica pubblichiamo gli articoli che rivestono particolare importanza, per il loro

contenuto giuridico-legale a cura di M. Antonietta Petrocelli

N. 76 — GIUGNO — 2012 SINDACATO– CULTURA—LAVORO PAGINA 13

I nuovi criteri per la concessione della pensione di reversibilità: pubblicata la circolare Inps

Con messaggio n. 16032 del 05/08/2011 è stata fornita una prima informativa relati-vamente alle disposizioni in materia pensionistica conte-nute nella legge 15 luglio 201-1, n. 111, di conversione del decreto legge 6 luglio 2011, n. 98. Con la presente circolare si forniscono le istruzioni per l’applicazione dell’articolo 18, comma 5, del decreto legge n.98 del 2011, convertito dal-la legge n. 111 del 2011 (v. allegato n. 1). Il comma 5 del menzionato articolo 18 dispone, a decor-rere dal 1 gennaio 2012, la riduzione sulle pensioni ai su-perstiti dell’aliquota percen-tuale della pensione indiretta e/o di reversibilità a favore del coniuge superstite dell’as-sicurato o pensionato decedu-to iscritto nell’ambito del regi-me generale dell’assicurazione generale obbligatoria e delle forme esclusive o sostitutive di detto regime, nonché della gestione separata ex articolo 2, comma 26, della legge n. 335 del 1995. La riduzione opera nei casi in cui il matrimonio con il dante causa sia stato contratto ad età del medesimo superiore a 70 anni e la differenza di età tra i coniugi sia superiore a 20 anni. Detta riduzione è del 10% in ragione di ogni anno di matri-monio con il dante causa mancante rispetto al numero 10. In caso di frazione di anno la riduzione percentuale è proporzionalmente ridetermi-nata (v. allegato 3).

La norma prevede che la de-curtazione della pensione ai superstiti non opera qualora vi siano figli minori, studenti o inabili. Resta fermo il regime di cu-mulabilità disciplinato dall’ar-ticolo 1, comma 41 della legge n. 335 del 1995. Per quanto concerne le pen-sioni da liquidare in regime di totalizzazione e in regime di cumulo di periodi assicurati-vi, allo stato attuale, dovran-no essere liquidate in via provvisoria. Al riguardo si fa riserva di co-municazioni.

INPS Direzione Centrale Pensioni Circolare 14.6.2012 n. 84 Pensione ai superstiti. Art. 18, comma 5, del decreto legge 6 luglio 2011 , n. 98 convertito dalle legge 15

luglio 2011, n. 111 (G.U. 16 luglio 2011, n. 167).

Le pensioni ai superstiti aven-ti decorrenza dal 1° gennaio 2012 sono soggette ad una riduzione dell’aliquota percen-tuale, rispetto alla disciplina generale, nei casi in cui il ma-trimonio con il dante causa sia stato contratto ad un’età del medesimo superiore a 70 anni, la differenza di età tra i coniugi sia superiore a 20 an-ni ed il matrimonio sia stato contratto per un periodo di tempo inferiore ai dieci anni. Premessa 1. Campo di applicazione 2. Destinatari 2.1. Coniuge superstite o le-galmente separato 2.2. Ex coniuge divorziato su-perstite

2.3. Più coniugi divorziati su-perstiti 2.4. Contitolarità di coniuge superstite e più coniugi divor-ziati 3. Cessazione del diritto 4. Figli minori, studenti o ina-bili 5. Articolo 1, comma 41, della legge 8 agosto 1995, n. 335. Cumulabilità della pensione ai superstiti con i redditi del beneficiario 6. Art. 6, comma 11 bis, della legge 11 novembre 1983, inte-grazione al trattamento mini-mo 7. Modalità di riliquidazione della pensione ai superstiti in caso di cessazione del diritto di uno dei contitolari 8. Ulteriori prestazioni colle-gate al reddito Premessa Con messaggio n. 16032 del 05/08/2011 è stata fornita una prima informativa relati-vamente alle disposizioni in materia pensionistica conte-nute nella legge 15 luglio 201-1, n. 111, di conversione del decreto legge 6 luglio 2011, n. 98. Con la presente circolare si forniscono le istruzioni per l’applicazione dell’articolo 18, comma 5, del decreto legge n.98 del 2011, convertito dal-la legge n. 111 del 2011 (v. allegato n. 1). Il comma 5 del menzionato articolo 18 dispone, a decor-rere dal 1 gennaio 2012, la riduzione sulle pensioni ai su-perstiti dell’aliquota percen-tuale della pensione indiretta

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PAGINA 14 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 76 — GIUGNO — 2012

e/o di reversibilità a favore del coniuge superstite dell’as-sicurato o pensionato decedu-to iscritto nell’ambito del regi-me generale dell’assicurazione generale obbligatoria e delle forme esclusive o sostitutive di detto regime, nonché della gestione separata ex articolo 2, comma 26, della legge n. 335 del 1995. La riduzione opera nei casi in cui il matrimonio con il dante causa sia stato contratto ad età del medesimo superiore a 70 anni e la differenza di età tra i coniugi sia superiore a 20 anni. Detta riduzione è del 10% in ragione di ogni anno di matrimonio con il dante causa mancante rispetto al numero 10. In caso di frazione di anno la riduzione percentuale è pro-porzionalmente rideterminata (v. allegato 3). La norma prevede che la de-curtazione della pensione ai superstiti non opera qualora vi siano figli minori, studenti o inabili. Resta fermo il regi-me di cumulabilità disciplina-to dall’articolo 1, comma 41 della legge n. 335 del 1995. Per quanto concerne le pen-sioni da liquidare in regime di totalizzazione e in regime di cumulo di periodi assicurati-vi, allo stato attuale, dovran-no essere liquidate in via provvisoria. Al riguardo si fa riserva di comunicazioni. 1. Campo di applicazione La disposizione in esame ope-ra per i decessi intervenuti a decorrere dal 1° dicembre 20-11. Preliminarmente, si ram-menta che la quota di reversi-bilità e/o indiretta spettante al coniuge superstite è pari al 60% della pensione già liqui-data o che sarebbe spettata all'assicurato (articolo 22, comma 2, della legge 21 luglio 1965, v. allegato 2). Pertanto, le Direzioni territo-riali in sede di esame di do-

mande di pensione ai super-stiti indirette o di reversibilità, per i decessi intervenuti a de-correre dal mese di dicembre 2011, presentate da coniugi superstiti avranno cura di ve-rificare, al fine di valutare se il coniuge superstite ha diritto all’aliquota di spettanza pari al 60%, che : • il dante causa non abbia contratto il matrimonio in età superiore a 70 anni; • tra i coniugi non inter-corra una differenza di età anagrafica superiore a 20 anni; • il matrimonio sia stato contratto per un periodo di tempo non inferiore ai dieci anni. Qualora il matrimonio sia sta-to contratto per un periodo inferiore a 10 anni, in base all’articolo 18, comma 5, della legge n. 111 del 2011, la quo-ta del 60% spettante al coniu-ge superstite, rispetto alla di-sciplina generale, dovrà esse-re ridotta del 10% in ragione di ogni anno mancante a 10 anni. Nei casi di frazione di anno la predetta riduzione percentua-le è proporzionalmente ride-terminata. Si precisa che il diritto alla pensione ai super-stiti non viene meno anche se detto trattamento è erogato in forma ridotta 2. Destinatari Destinatari della normativa richiamata sono il coniuge, il coniuge separato legalmente o divorziato, titolare dell’asse-gno di cui all’art. 5 della L. 898/1979, superstiti, di assi-curato o pensionato deceduto a decorrere dal dicembre 201-1. Ferma restando l’applicazio-ne, ove ricorrano le condizio-ni, delle riduzioni previste dall’articolo 18, comma 5, del-la legge n. 111 del 2011, si riepilogano i requisiti soggetti-

vi del coniuge superstite, se-parato e divorziato per il dirit-to alla pensione ai superstiti. Si ricorda che la pensione ai superstiti decorre dal primo giorno del mese successivo a quello del decesso dell’assicu-rato o del pensionato, qualun-que sia la data di presentazio-ne della domanda. 2.1. Coniuge superstite o legalmente separato Il diritto a pensione per il co-niuge superstite è automatico. Nessuna condizione soggetti-va è richiesta per il consegui-mento del diritto a pensione da parte del coniuge dell’assi-curato o del pensionato dece-duto. La pensione spetta an-che al coniuge separato. Se però, la separazione è a lui/lei "addebitabile", avrà di-ritto alla pensione solo nel ca-so in cui risulti titolare di as-segno di mantenimento stabi-lito dal Tribunale. (Sentenza Corte Costituzionale 286 del 08.07.1987, A.U. pag. 1942; circolare n. 246 del 22 ottobre 1987 e n. 277 del 28 febbraio 1989). 2.2. Ex coniuge divorziato superstite Nel caso in cui il/la defunto/a non si sia risposato/a, il di-vorziato ha diritto alla pensio-ne in presenza delle seguenti condizioni: • deve essere titolare di assegno divorzile di cui all’-art, 5 della legge 898/1970; • non deve essersi risposa-to; il passaggio a nuove noz-ze esclude il coniuge divor-ziato dal diritto alla pensio-ne ai superstiti anche se al-la data del decesso dell’assi-curato o del pensionato il nuovo matrimonio risulti sciolto per morte del coniu-ge o per divorzio;

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• la data di inizio del rap-porto assicurativo dell’assi-curato o del pensionato, sia anteriore alla data della sen-tenza che pronuncia lo scio-glimento o la cessazione de-gli effetti civili del matrimo-nio; risultino perfezionati, in ca-so di decesso di assicurato, i requisiti di assicurazione e contribuzione stabiliti dalla legge. 2.3. Più coniugi divorziati superstiti E’ possibile che alla data del decesso dell’assicurato o del pensionato risultino esistenti più coniugi divorziati in pos-sesso dei requisiti stabiliti dal secondo comma dell’art. 9 della legge 898/1970 per il diritto alla pensione ai super-stiti. In tale ipotesi, mancando nel-la norma qualsiasi previsione circa le aliquote di pensione spettanti ai coniugi divorziati, la ripartizione sarà operata dal Tribunale al quale gli inte-ressati dovranno rivolgersi per ottenere il riconoscimento dei propri diritti e la determina-zione della relativa misura. Tenuto conto del principio stabilito dal terzo comma del citato articolo 9 per l’ipotesi di concorso del coniuge super-stite con uno o più coniugi divorziati e considerata altresì la norma di salvaguardia dei diritti degli altri superstiti contenuta nel successivo 4 comma della medesima nor-ma, l’importo della pensione ai superstiti complessivamen-te attribuibile ai coniugi di-vorziati è pari al 60% della pensione già liquidata o che sarebbe spettata all’assicura-to deceduto. Qualora con più coniugi di-vorziati concorrano figli su-perstiti dell’assicurato o del pensionato aventi titolo alla pensione di reversibilità o in-

diretta, sarà riservato ai co-niugi divorziati il 60% della pensione diretta e ai figli le aliquote per essi stabilite dal-la legge. Relativamente ai coniugi di-vorziati titolari di assegno di-vorzile, si richiamano le istru-zioni fornite con circolar n. 132 del 27 giugno 2001. 2.4. Contitolarità di coniuge superstite e più coniugi di-vorziati In caso di concorso di più co-niugi divorziati con il coniuge superstite il Tribunale provve-de alla ripartizione della pen-sione di reversibilità; in caso di cessazione del diritto di u-no di questi provvede ad una nuova determinazione delle quote ripartendo tra i restanti la quota del coniuge cessato. Anche in tale fattispecie, l’im-porto della pensione ai super-stiti complessivamente attri-buibile al coniuge superstite e ai coniugi divorziati è pari al 60% della pensione già liqui-data o che sarebbe spettata all’assicurato deceduto. 3. Cessazione del diritto Il diritto alla pensione ai su-perstiti cessa per il coniuge superstite e/o per il coniuge divorziato, qualora contragga nuovo matrimonio. Al coniuge superstite e/o di-vorziato che cessi dal diritto alla pensione per sopravvenu-to matrimonio spetta un asse-gno per una volta pari a due annualità (art. 3 del decreto legislativo lgt. 18 gennaio 19-45, n. 39) della quota di pen-sione in pagamento, compre-sa la tredicesima mensilità, nella misura spettante alla data del nuovo matrimonio. Qualora la quota di detto trat-tamento sia stata posta in pa-gamento in forma ridotta, l’importo da prendere a base per la liquidazione della dop-pia annualità è quello corri-sposto. Si rammenta che in caso di decesso o successive

nozze del coniuge superstite, il coniuge divorziato titolare di una quota della pensione di reversibilità ha diritto all’inte-ro trattamento e cioè al 60%; parimenti l’intero trattamento di reversibilità, pari al 60%, dovrà essere erogato al coniu-ge superstite qualora il coniu-ge divorziato cessi dal diritto alla prestazione di che trattasi per le cause sopra descritte. Anche in tale fattispecie, qua-lora uno dei contitolari della pensione ai superstiti (coniuge divorziato o coniuge superstite) sia da ricompren-dere tra i soggetti destinatari del comma 5 dell’articolo 18 della legge n. 111, la pensione sarà erogata in forma ridotta nulla rilevando che all’altro soggetto che ha perso il diritto a tale trattamento era corri-sposta una quota di pensione in forma intera. Il diritto all’assegno in parola si estingue per prescrizione con il decorso di dieci anni (art. 2946 C.C.) Si rammenta che, in via gene-rale, nel caso che la pensione risulti erogata, oltre che al co-niuge, anche ai figli, la pen-sione deve essere riliquidata in favore di questi ultimi ap-plicando le aliquote di reversi-bilità previste in relazione alla mutata composizione del nu-cleo familiare. 4. Figli minori, studenti o inabili Qualora vi siano figli minori, studenti o inabili la norma oggetto della presente circola-re dispone che la pensione ai superstiti non deve essere ri-dotta. Ciò posto, si precisa quanto segue. I figli minori, studenti di scuola media superiore o uni-versitari, inabili devono far parte del nucleo familiare alla data del decesso dell’assicura-to o del pensionato.

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PAGINA 16 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 76 — GIUGNO — 2012

Per i figli studenti e per i figli inabili è richiesto che alla da-ta del decesso del de cuius fossero a suo carico. Si rammenta che sono equi-parati ai figli legittimi: • figli adottivi e affiliati del lavoratore deceduto (L. 04.05.1983 n.184 – Suppl.ord. GU 133 – 1-7.05.1983) • figli naturali del decedu-to riconosciuti o giudizial-mente dichiarati • figli naturali non ricono-scibili dal deceduto per i quali questi era tenuto al mantenimento o agli ali-menti in virtù di sentenza, nei casi previsti dall’art. 27-9 del codice civile • figli naturali non ricono-scibili dal deceduto che nel-la successione del genitore hanno ottenuto il riconosci-mento del diritto all’asse-gno vitalizio, ai sensi degli artt. 580 e 594 del codice civile; • figli nati dal precedente matrimonio del coniuge del deceduto; • figli naturali riconosciu-ti, o giudizialmente dichia-rati, dal coniuge del decedu-to (DL Lgt. 18.01.1945 n.39 art.2, 3° comma–A.U. pag. 11); • nipoti minori dei quali risulti provata la vivenza a carico degli ascendenti; • minori regolarmente affi-dati dagli organi competenti a norme di legge (art.38 del D.P.R. 26 aprile 1957, n. 8-18) Qualora vi siano nel nucleo familiare del dante causa figli naturali, anche minori, del coniuge superstite o nati da precedente matrimonio del medesimo, le Direzioni terri-toriali dovranno verificare che il genitore naturale non abbia l’obbligo di erogare somme a titolo di mantenimento dei

medesimi, in tale ipotesi infat-ti le somme dovranno essere valutate ai fini delle verifica dell’effettivo mantenimento da parte del de cuius nonché del requisito del carico relativa-mente ai figli studenti o inabi-li. Restano fermi, nei limiti stabiliti dalla legislazione vi-gente, i diritti spettanti a figli, genitori o collaterali in merito al trattamento di pensione ai superstiti. 5. Articolo 1, comma 41, della legge 8 agosto 1995, n. 335. Cumulabilità della pensione ai superstiti con i redditi del beneficiario. La norma in esame dispone che, in assenza di figli minori, studenti o inabili come indivi-duati secondo la disciplina dell’assicurazione generale obbligatoria (Art. 22 , della legge 21 luglio 1965, n. 903), la quota di pensione ai super-stiti liquidata in base al com-ma 5 dell’articolo 18 della leg-ge n. 111 del 2011 soggiace ai limiti di cumulabilità' previsti dall’articolo 1, comma 41, del-la legge n. 335 del 1995. Tali limiti di cumulabilità, in-fatti, trovano applicazione nei casi di pensione ai superstiti spettante al solo coniuge ov-vero ai genitori ovvero a fratel-li e sorelle (v. in proposito cir-colari n. 234 del 25/08/ 1995 e n. 38 del 20/02/1996). L’articolo 1, comma 41, della legge n. 335/1995, com’è no-to, ha disposto l’incumulabili-tà di una quota percentuale della pensione ai superstiti in relazione ai redditi del benefi-ciario, secondo la Tabella F allegata alla legge stessa. Alla pensione ai superstiti o alla quota di pensione attri-buita al coniuge superstite, divorziato, a più coniugi di-vorziati ed al coniuge super-stite si applicano le percen-tuali di cumulabilità con i redditi di cui all’art. 1, comma 41, della legge n. 335/1998.

Ne consegue che ai fini del-l'applicazione del comma 41, della legge n. 335/1995, si deve tener conto dei redditi assoggettati ad IRPEF di ogni contitolare ed eventualmente operare la trattenuta di incu-mulabilità sulla quota spet-tante al coniuge superstite o all'ex coniuge che possiede redditi influenti. 6. Art. 6, comma 11 bis, del-la legge 11 novembre 1983, n.638 : integrazione al trat-tamento minimo. Alla quota di pensione ai su-perstiti, liquidata con il siste-ma retributivo o misto, deter-minata secondo i criteri dell’-articolo 18, comma 5, della legge n. 111 del 2011, si ap-plicano le disposizioni in ma-teria di integrazione al tratta-mento minimo. Relativamente ai trattamenti pensionistici di che trattasi liquidati a coniuge superstite e coniuge divorziato si precisa quanto segue. In relazione ai criteri enunciati dalla Corte di Cassazione secondo cui il trattamento corrisposto al co-niuge ed all’ex coniuge costi-tuiscono "un unico trattamen-to" da corrispondere tra i suoi contitolari, spiega efficacia il comma 11 bis, dell’articolo 6 della legge 11 novembre 1983, n.638 che dispone che le nor-me per l’integrazione al tratta-mento minimo non si applica-no alle pensioni ai superstiti con più titolari. Di conseguenza, l’integrazione delle suddette pensioni non è soggetta a limiti reddituali ed in caso di bititolarità è possi-bile integrare, compatibilmen-te con il reddito, anche l’even-tuale pensione diretta. Nel ca-so che uno dei contitolari del-la pensione ai superstiti sia cittadino comunitario o extra-comunitario, residente in uno Stato dell’Unione Europea

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diverso dall’Italia, in uno Sta-to aderente all’Accordo SEE o in Svizzera, si ricorda che non può beneficiare dell’integra-zione al trattamento minimo in base all’applicazione del principio di inesportabilità delle prestazioni non contri-butive (Regolamento CEE n. 1247 del 1992). Al riguar-do si richiamano i messaggi n. 35872 del 06/07/92 e n. 42176 del 09/06/1996 non-ché le circolari n.15 del 16-/01/93 e n. circ. 10 del 30-/01/2006. 7. Modalità di riliquidazione della pensione ai superstiti in caso di cessazione del di-ritto di uno dei contitolari. Al riguardo si richiama la cir-colare n. 159 del 2003 con la quale è stato recepito il crite-rio enunciato dalla Corte di Cassazione – Sezione Unite –

con sentenza del 10 ottobre 2002, n. 17888. La sentenza della Suprema Corte ha stabilito che, ai fini della riliquidazione della pen-sione in oggetto, assume rile-vanza la data di decorrenza della riliquidazione: ove tale data sia posteriore al 30 set-tembre 1983 è operante il di-vieto di integrazione al tratta-mento minimo per supera-mento del limite di reddito e la conseguente impossibilità di cristallizzare l’importo della pensione. Alla luce del princi-pio affermato dalla Cassazio-ne andrà applicato l’art. 1, comma 41, della legge n. 335-/1995, il quale ha disposto l’incumulabilità di una quota percentuale della pensione ai superstiti in relazione ai red-diti del beneficiario, secondo la Tabella F allegata alla legge

stessa. 8. Ulteriori prestazioni col-legate al reddito Ai titolari dei trattamenti pen-sionistici ai superstiti liquida-ti secondo le disposizioni del comma 5 del più volte citato articolo 18, qualora si trovino nelle condizioni di legge previ-ste, si applicano le disposi-zioni in materia di: • maggiorazione sociale (articoli 1 e 2 della legge 29 dicembre 1988, n. 544 e successive modificazioni); • importo aggiuntivo di euro 154,94(lire 300.000) (articolo 70 della legge 23 dicembre 2000, n. 388); • Somma aggiuntiva (quat-tordicesima mensilità: articolo 5, commi da1 a4, della legge n. 127 del 2007)

Il Direttore Generale Nori

N. 76 — GIUGNO — 2012 SINDACATO– CULTURA—LAVORO PAGINA 17

Cassazione: il diritto del lavoratore a non essere trasferito sussiste anche se la disabilità del familiare non è grave

"Il diritto del lavoratore a non essere trasferito ad altra sede lavorativa senza il suo con-senso non può subire limita-zioni anche allorquando la disabilità del familiare non si configuri come grave risultan-do la sua inamovibilità - nei termini in cui si configuri co-me espressione del diritto al-l'assistenza del familiare co-munque disabile - giustificata dalla cura e dall'assistenza da parte del lavoratore al familia-re con lui convivente, sempre che non risultino provate da parte del datore di lavoro - a fronte della natura e del grado di infermità (psico-fisica) del familiare - specifiche esigenza datoriali che, in un equilibra-to bilanciamento tra interessi, risultino effettive, urgenti e comunque insuscettibii di es-sere diversamente soddisfat-te.". . Questo il principio di diritto affermato dalla Corte di Cas-

sazione che, con sentenza n. 9201 del 7 giugno 2012, ha accolto il ricorso di un lavora-tore avverso la sentenza del giudice d'appello con cui, con-fermando quanto deciso in primo grado, veniva respinta la sua domanda diretta ad impugnare il trasferimento presso un'altra sede di lavoro, ritenuta troppo distante per poter assistere il proprio fra-tello disabile. Nello specifico la Suprema Corte, ricostruendo la cornice normativa in cui la vicenda si sviluppa - il 1997 in cui vige-va la disciplina non ancora novellata della legge n. 104 del 1992 - e delineando l'evo-luzione delle agevolazioni ac-cordate al familiare lavoratore che assiste un soggetto porta-tore di handicap con le modi-fiche apportate prima dalla legge n. 53 del 2000 e succes-sivamente dalla legge 183 del 2010, sottolinea come la Cor-

te di legittimità ha più volte evidenziato la centralità del ruolo della famiglia nell'assi-stenza del disabile e precisa che l'applicazione dell'art. 33, comma 5 della legge 104 del 1992 postula di volta in volta, un bilanciamento di interessi che non può che portare ad una valorizzazione delle esi-genze del lavoratore e a privi-legiare le esigenze del lavora-tore che sia parte della comu-nità familiare nel cui ambito vi sia persona con disabilità riconoscendo un onere raffor-zato che incombe sul datore di lavoro con riferimento all'e-sigenza dell'impresa di variare la sede lavorativa- Nella fattispecie - si legge nel-la sentenza - non sono state addotte e provate dal datore di lavoro, ragioni capaci di in-cidere sul diritto del disabile a ricevere anche nell'ambito della comunità familiare una

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PAGINA 18 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 76 — GIUGNO — 2012

tutela della sua persona nei suoi diversi aspetti e la Corte territoriale ha ritenuto legitti-mo il trasferimento del lavora-tore per il fatto che nella spe-cie non ricorreva una situa-zione di accertata gravità delle

condizioni del familiare disa-bile senza però che in alcun modo fosse provata alcuna ragione che, in una situazione di contrapposizione di interes-si tutti copertura costituzio-nale, potesse valere alla stre-

gua di un corretto bilancia-mento di interessi a legittima-re il trasferimento disposto dalla società ed a privare il disabile del suo sostegno fa-miliare.

Cassazione: videosorveglianza dei lavoratori consentita anche in mancanza di accordo con le RSU se c'è il consenso di tutti i lavoratori

La Corte di Cassazione, con sentenza n. 22611 dell'11 giu-gno 2012, accogliendo il ricor-so di una datrice di lavoro, ha annullato senza rinvio la sen-tenza che la riteneva respon-sabile della violazione dell'art. 4 della Legge 300/1970 (cd. Statuto dei lavoratori) per a-vere, in qualità di legale rap-presentante di una società, fatto installare un sistema di videosorveglianza composta da quattro telecamere due delle quali inquadranti diret-tamente postazioni di lavoro fisse occupate da dipendenti. La Suprema Corte, ricordando che l'art. 4 L. 300/70, nel se-condo comma, precisa che impianti di controllo in ambi-to lavorativo possono essere installati soltanto «previo ac-cordo con le rappresentanze sindacali aziendali, oppure, in mancanza di queste con la

commissione interna», affer-ma che "ciò posto, non può essere ignorato il dato obietti-vo - ed indiscusso - che, nel caso che occupa, era stato acquisito l'assenso di tutti i dipendenti attraverso la sotto-scrizione da pare loro di un documento esplicito.". Se è vero che non si trattava né di autorizzazione della RSU né di quella di una "commis-sione interna", - precisano i giudici di legittimità - "logica vuole che il più contenga il meno sì che non può essere negata validità ad un consenso chia-ro ed espresso proveniente dalla totalità dei lavoratori e non soltanto da una loro rap-presentanza,". E così, eviden-ziando che "la disposizione di cui all'art. 4 intende tutelare i lavoratori contro forme sub-dole di controllo della loro at-tività da parte del datore di

lavoro e che tale rischio viene escluso in presenza di un consenso di organismi di ca-tegoria rappresentativi (RSU o commissione interna), a for-tiori, tale consenso deve esse-re considerato validamente prestato quando promani pro-prio da tutti i dipendenti", gli Ermellini stabiliscono che la decisione impugnata è censu-rabile per non avere interpre-tato correttamente la norma sotto il profilo oggettivo ed a-naloga censura può essere mossa anche sotto il profilo psichico una volta che si con-sideri che la piena consapevo-lezza dei lavoratori è risultata provata, non solo dal docu-mento da loro sottoscritto, ma anche dal fatto che la datrice di lavoro aveva fatto comun-que installare dei cartelli che segnalavano la presenza del sistema ai video sorveglianza

A partire dal 1 luglio 2012 en-treranno in vigore le disposi-zioni del DECRETO-LEGGE 6 dicembre 2011, n. 201 (c.d. decreto "salva italia") relative alla tracciabilità dei pagamen-ti. D'ora in avanti non sarà più possibile effettuare paga-menti in contanti oltre i 1.000 euro. Il limite di 1.000,00 eu-ro per il pagamento in con-tanti è stato previsto anche per il pagamento di stipendi da parte delle pubbliche am-ministrazioni centrali e locali e dai loro enti. Per questi si dovrà far ricorso esclusiva-mente a strumenti di paga-mento elettronici, ivi compre-se carte prepagate e per me-

glio tutelare le fasce di reddito più deboli, percettrici di trat-tamenti pensionistici minimi è stato espressamente disposto che i rapporti recanti gli ac-creditamenti di tali somme non saranno sottoposti alla imposta di bollo nè ad altro costo aggiuntivo. con circolare dell'11 gennaio 2012 Landi ha poi chiarito che il limite di 5 1000 non si applica ai prelievi e versamenti bancari perché, in tal caso, manca il presup-posto essenziale che è costi-tuito dalla trasferimento di una somma di denaro. Il cor-rentista, infatti non perde la disponibilità della somma pre-levata. Anche il ministero del-

l'economia e delle finanze ha confermato che prelievi e ver-samenti sopra 5 1000 non co-stituiscono automaticamente una violazione della norma. Chi non è ancora titolare di un conto corrente dovrà dun-que aprirne uno. Adiconsum, in proposito, ha ricordato l'op-portunità per le categorie me-no abbienti di aprire un conto di base, conto che presenta condizioni vantaggiose e pro-posto in passato dalle asso-ciazioni dei consumatori nel corso degli incontri con Abi e il Ministero dell'Economia e delle Finanze.

Dal primo luglio stop a pagamenti in contanti oltre i 1.000 euro

Page 19: UNA PESANTE E INSOSTENIBILE SITUAZIONE CHE CONTINUA … N_76_GIUGNO… · SPALLE DEI LAVORATORI Occorre più che mai in questo mo-mento difendere il lavoro pubblico da-gli scriteriati

RUBRICA DI CINEMA E CULTURA VARIA

N. 76 — GIUGNO — 2012 SINDACATO– CULTURA—LAVORO PAGINA 19

Distribuito in ben 70 copie, è in sala dal 22 giugno IL DI-STACCO ( titolo originale De-tachment ), film che ha già ricevuto numerosi premi all’-estero. L’ecclettico regista britannico Tony Kaye, cantante, compo-sitore e pittore, ha cercato uno stile innovativo, combi-nando più generi: la denun-cia sociale, in questo caso al sistema scolastico americano, l’intervista, il documentario e il film intimista; non disde-gnando neppure il fumetto. Il risultato, però, non dà spazio ad un approfondimen-to dei personaggi, interpretati da bravissimi attori che han-no volti indimenticabili. Ri-cordiamo, oltre Adrien Brody - il pensoso protagonista, supplente di letteratura al liceo -, l’attrice Sami Gayle nei panni della giovane pro-stituta Erica, o Betty Kaye, figlia del regista, alla sua pri-ma interpretazione, in quelli dell’alunna in sovrappeso Meredith e il magnifico Ja-mes Caan, professore – filo-

sofo. Nel film si parla di molti di-stacchi: dalla madre morta durante l’infanzia del prota-gonista, dal nonno moribon-do, dalla donna di strada che si porta in casa, dagli alunni che vorrebbero diventare più intimi, dai colleghi che vor-rebbero farselo amico o a-mante, ma soprattutto da sé stesso. Infatti il personaggio principale - un Adrien Brody, che lungi dal somigliare al John Keating, interpretato dall’indimenticabile Robin Williams di ” L’attimo fuggen-

te”, ci ricorda, con la sua pensosa tristezza, Giorgio Gaber - è assente dalla pro-pria vita, bloccato in un pas-sato che lo tormenta. Non è, dunque, ai penosi commiati imposti dalla vita che il titolo fa riferimento, bensì alla distanza che il pro-fessor Henry Barthes mette tra sé e gli altri o addirittura tra sé stesso e la propria vita. Gli alunni più sensibili sco-priranno a loro spese che il professore supplente di lette-ratura fa la comparsa anche nella sua stessa vita. Al pessimismo sottolineato, nella prima parte del film, da ripetute frasi quali: la vita è confusa, siamo tutti nel caos o tutti abbiamo bisogno di di-

strarci dalla complessità, si aggiungono a rimarcarlo le singolari animazioni, come disegni alla lavagna. Colpisce l’intensità del mo-mento in cui il professore supplente prende coscienza di essere una non persona e finalmente fa una scelta di-versa, quella di essere corag-gioso.

Antonella D’Ambrosio

IL DISTACCO