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Le professioni sociali “Occupazione e professioni nel settore dei servizi sociali” Venezia, 18 maggio 2012 Costantino Cipolla Antonio Maturo Università di Bologna 1

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Le professioni sociali “Occupazione e professioni nel settore dei servizi sociali”

Venezia, 18 maggio 2012

Costantino Cipolla Antonio Maturo Università di Bologna

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“OCCUPAZIONE E PROFESSIONI NEL SETTORE DEI SERVIZI SOCIALI”

Analisi normativa sull’organizzazione

del sistema dei servizi sociali

Analisi normativa sulle occupazioni e professioni sociali

Ricostruzione del quadro degli occupati in

ambito sociale

Ricostruzione dei flussi informativi sui servizi e sulle professioni sociali

Approfondimento: - assistenti famigliari - mediatori interculturali - operatori socio-sanitari - educatori professionali

Indagine Qual.

Indagine Quant.

Analisi quadro

normativo

Ricostruzione sistema servizi e

occupazione

Indagine su alcune

professioni 3

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1. ANALISI DEL QUADRO NORMATIVO: LO STATO DELL’ARTE A LIVELLO NAZIONALE

 Occupazioni/professioni con una disciplina comune a livello nazionale:

  assistente sociale   educatore professionale   psicologo   sociologo   operatore socio-sanitario   tecnico dei servizi sociali

 Canali formativi:   Università   Formazione professionale regionale   Istruzione

Quale raccordo con il settore delle politiche sociali?

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1. ANALISI DEL QUADRO NORMATIVO: LO STATO DELL’ARTE A LIVELLO REGIONALE

-  Lavori in corso -  Solo qualche regione ha avviato un processo

organico di riforma -  Emilia-Romagna “Sistema Regionale delle Qualifiche” e un

“Sistema Regionale di Formalizzazione e Certificazione delle Competenze” (DGR 530/2006)

-  Toscana, che ha intrapreso un percorso simile con la definizione di un generale “Repertorio Regionale delle Figure Professionali (RRFR)” e di un “Repertorio Regionale dei Profili Professionali” (DGR 903/2005 e 1017/2005)

-  Approccio incrementale (-sconnesso) -  Denominazioni delle professioni/occupazioni? Quali

competenze? Quali contenuti formativi? monte ore della formazione? … 5

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2. IL SISTEMA INFORMATIVO SUI SERVIZI E SULLE OCCUPAZIONI SOCIALI

1.  Informazioni disponibili sul sistema dei servizi •  Elevata eterogeneità fra Regioni

1.  Sistemi di classificazione dei servizi/interventi sociali 2.  Informazioni raccolte 3.  Modalità di rilevazione

•  Frammentarietà: diversità all’interno della stessa Regione a seconda delle aree di intervento considerate e/o delle professioni/occupazioni sociali

2.  Non esiste un sistema informativo sulle professioni/occupazioni sociali né a livello nazionale né, in genere, a livello regionale

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AREE DI INTERVENTO

  Prima infanzia   Minori / Giovani / Famiglia   Anziani   Disabili   Dipendenze   Salute Mentale   Immigrazione   Emarginazione e disagio adulti   Multiutenza

TIPOLOGIE DI SERVIZIO

•  Residenziale •  Semi-residenziale •  Domiciliare/Territoriale/Altro

  Pubblico   Non Profit 7

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OPERATORI NEL SETTORE DEI SERVIZI SOCIALI

* compresi gli psicologi ** compresi gli operatori impiegati negli enti gestori socio-assistenziali e esclusi operatori prima infanzia

Regione   Totale operatori  Totale operatori

sociali (a contatto con l'utenza)  

Operatori con formazione sanitaria *  

Altri operatori  

Piemonte **   39.354 22.957 3.478 12.919 Emilia Romagna   49.589 27.670 5.255 16.664 Marche   12.847 8.012 736 4.099 Basilicata   3.571 2.648 213 710 Calabria   3.125 2.466 514 145 FVG   14.470 8.578 1.651 4.241 Molise   1.352 286 473 593 Puglia   4.916 2.699 489 1.728 Toscana   18.865 10.824 2.138 5.903 Umbria   4.654 3.565 1.089 Veneto   49.041 28.930 7.572 12.540

NB: dati parziali a meno delle Regioni su sfondo giallo

(completi) e arancione (discreto grado di completezza)

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LA DISTRIBUZIONE DEGLI OPERATORI SOCIALI TRA PUBBLICO E PRIVATO (NON PROFIT)

Note: I dati del Piemonte contengono il numero di operatori impiegati negli enti gestori. I dati della Marche contengono il numero di operatori nell’Azienda Sanitaria ed il numero di operatori dei servizi per la prima infanzia. I dati del FVG sottostimano la presenza di operatori nel privato, in quanto nella rilevazione sugli ambiti distrettuali – Servizio Sociale dei Comuni - tutti gli operatori sono stati classificati alla voce “pubblico” (per modalità di rilevazione)

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LA DISTRIBUZIONE DEGLI OPERATORI SOCIALI PER AREA DI INTERVENTO

Note:

1.Sono esclusi (in quanto non distinti per area di intervento): - gli operatori degli enti gestori socio-assistenziali del Piemonte - gli operatori delle Marche

2. In Friuli non sono distinguibili i dati degli operatori delle RSA tra area anziani e disabili (“multiutenza”)

Regioni: Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Veneto

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3. INDAGINE SU ALCUNE PROFESSIONI/OCCUPAZIONI SOCIALI

Le professioni/occupazioni sociali indagate:

Professioni Tecniche   Educatore Professionale (questionari n. 2042)

Professioni Qualificate   Operatore Socio-Sanitario (questionari n. 3.526)   Mediatore inter-culturale (28 colloqui in profondità)

Professioni Non Qualificate   Assistente famigliare/badante (30 colloqui in profondità)

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OSS

 professione molto femminilizzata con bassa scolarità (6 operatori su 10 hanno al più ottenuto una qualifica professionale),

 svolgono attività non strettamente previste dal loro ruolo professionale,

 discretamente soddisfatte per il loro lavoro.

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OSS:PERCHÉ SODDISFATTI?

 Sebbene l’attività lavorativa quotidiana contempli attività anche non previste formalmente dal loro ruolo, gli OSS percepiscono un elevato livello di continuità tra la loro formazione e il loro lavoro.

 Eterogeneità delle attività da loro espletate, contatto umano, “creatività”, gestione delle fragilità..

  Su fragilità: Niero M., Bertin G., a cura di, Vulnerabilità e fragilità sociale, “Salute e Società” a.X n.3 2011 (Versione italiana e inglese) 13

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OSS

  gli OSS fanno volontariato molto più (il doppio) della popolazione generale.

 Ambito scelto è principalmente quello dell’assistenza sociale.

 Gli OSS denunciano il basso livello del loro stipendio, ma non si fanno problemi a dedicare le loro ore libere ad azioni simili a quelle che svolgono sul lavoro

 Stress

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EDUCATORI PROFESSIONALI

 Abbastanza soddisfatti per attività lavorativa

 I principali fattori che sono positivamente correlati alla soddisfazione per il lavoro sono gli anni lavorati (ovvero l’esperienza), il lavorare in equipe e l’avere dei rico-noscimenti per l’impegno profuso.

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EDUCATORI E SCOLARIZZAZIONE

  il 60% degli educatori professionali è laureato e solo il 3% ha unicamente un titolo di studio pari o inferiore alla qualifica professionale.

 Tre operatori su dieci ricoprono anche un ruolo di responsabilità all’interno del servizio/struttura (soprattutto uomini 38,3%).

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EDUCATORE

  In termini generali, l’educatore è giovane, donna e istruito.

 Svolge attività nel sociale e si interessa di politica, anche in termini attivi.

 Anche l’educatore compie azioni che non fanno parte del suo ruolo professionale. (soprattutto funzioni assistenziali)

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MEDIATORE INTERCULTURALE

 Eterogeneità e incertezza sono il tratto distintivo del mediatore interculturale

  Incertezza professionale: non vi è un albo dei mediatori, il percorso per diventare mediatori è poco omogeneo, molti mediatori non sono cittadini italiani e questo preclude ad essi delle possibilità successive.

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MEDIATORE INTERCULTURALE

 La seconda eterogeneità/incertezza riguarda i contenuti del lavoro: si va da servizi di traduzione e supporto informativo ad aspetti quasi di counselling e di conforto relazionale.

  (vedi: Esposito M., Vezzadini S. (a cura di), La mediazione interculturale come inter-vento sociale, Francongeli, Milano.

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MEDIATORE INTERCULTURALE

 La terza eterogeneità riguarda il riconoscimento del ruolo: vi è scarsa consapevolezza istituzionale sulle funzioni del mediatore interculturale.

 Le eterogeneità in gran parte derivano anche dal fatto che il mediatore interculturale agisce in molteplici contesti: si va dalla scuola all’ospedale, dalle questure ai servizi socio-sanitari…

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MEDIATORE INTERCULTURALE

 Benché i mediatori lamentino uno scarso compenso a fronte delle ore lavorate, richiedano attività forma-tive, soffrano di uno scarso riconoscimento formale del loro lavoro essi si dichiarano abbastanza soddisfatti del loro lavoro e non vogliono cambiarlo.

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ASSISTENTE FAMIGLIARE / BADANTE

 Le attività svolte da un’assistente famigliare si caratterizzano per l’elevata eterogeneità.

 Seppure tali attività non richiedano qualifiche elevate, esse sono comunque così diversificate e, in alcuni casi, pesanti, da richiedere concentrazione e capacità di prendere decisioni autonomamente.

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ASSISTENTE FAMIGLIARE / BADANTE  Nel caso delle assistenti famigliari, come scrive

Lonardi in Cipolla, Campostrini e Maturo [2012], da un lato alle assistenti famigliari viene richiesto di diventare “una di famiglia”, e dall’altro di essere capaci di “stare al loro posto”.

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ASSISTENTE FAMIGLIARE / BADANTE

 Più formazione viene richiesta

 La formazione potrebbe assol-vere a tre tipi di funzioni: accrescere/verificare le competenze dell’assistente famigliare; il ricono-scimento formale di questa figura; fornire il contesto nel quale la domanda e l’offerta di servizi di assistenza famigliare possano incontrarsi in modo trasparente

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UN’OCCUPAZIONE SENZA PROFESSIONE?

 Sociologia “classica”:   “Cuore del controllo professionale è la determinazione della

qualifica richiesta per particolari tipi di lavoro (e, pertanto, la definizione stessa del lavoro) da parte della professione”, [Freidson 2002: 119] inoltre il professionista si caratterizza per possedere delle abilità specializzate e “superiori” (non acquisibili comunemente) [Grenwood 1957].

Freidson E. (2002), Professionalism. The Third Logic, Chicago U.P., Chicago]

Greenwood, E.(1957), Attributes of a profession, “Social work”, II, pp. 44-55

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QUALE PROFESSIONALITÀ NEL SOCIALE?

 Lavoratori del sociale: NO “professionisti”. (più vicini all’idea di occupazione)

 Tuttavia, alcuni aspetti delle competenze che i lavoratori del sociale esercitano empiricamente richiedono creatività, discrezionalità e una forte capacità di interpretazione del contesto

 (differenza al loro interno es. Mediatori interculturali diversi da badanti..) 26

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RICONOSCIMENTO

 Richiesta più omogeneità e standardizzazione nella formazione e nel reclutamento, nonché una maggiore attenzione da parte delle istituzioni.

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FUTURO

 Crescita degli occupati.  Crescita dovuta principalmente

all’invecchiamento della popolazione alle modifiche della struttura famigliare, alla esternalizzazione dei servizi fatta dalle istituzioni…

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FUTURO

 Fino ad oggi, la forte componente vocazionale che caratterizza queste occupazioni/professioni ha sopperito e “integrato” lo scarso compenso eco-nomico che gli intervistati denunciano. Anche stress percepito e fatica vengono ridimensionate dalla passione che questi lavoratori esprimono,

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FUTURO: PROLETARIZZAZIONE O PROFESSIONALIZZAZIONE ?

 Tuttavia la drammatica crisi economica che caratterizza questi ultimi anni se andrà a intaccare sensibilmente i salari di questi lavoratori potrebbe innescare conseguenze gravi.

 Soprattutto le fasce più giovani di lavoratori (livelli di istruzione più elevate e con meno contratti a tempo indeterminato) potrebbero risentire e soffrire in modo immediato dei possibili “tagli”.

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FUTURO: PROLETARIZZAZIONE O PROFESSIONALIZZAZIONE ?

 La rincorsa al ribasso porterebbe dunque un insieme molto corposo di lavo-ratori verso un destino “proletario”. Le forti incertezze economiche a loro volta potrebbero avere gravi conseguenze sulla soddisfazione per il lavoro e quindi, involontariamente, sul contenuto del azione lavorativa stessa. Un’azione che non è rivolta verso cose, documenti burocratici o altri tipi di prodotti, ma verso le persone.

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