56
Museo dei Beni Culturali Cappuccini di Genova UN SECOLO ... DI CAPPUCCINI a cura di: fra Vittorio Casalino Daphne Ferrero Luca Piccardo

UNSECOLO DI CAPPUCCINI

  • Upload
    others

  • View
    8

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Museo dei Beni Culturali Cappuccini di Genova

UN SECOLO ... DI CAPPUCCINI

a cura di:fra Vittorio CasalinoDaphne FerreroLuca Piccardo

Capitolo Provinciale del 1954

Padre Cassiano con padre Angelo Dassori e padre Guido Bonacina

Presentazionefr. Giampiero Gambaro, Ministro Provinciale

Ringrazio da subito l’ufficio dei Beni Culturali dei Cappuccini per averpromosso e dato concretezza a un’idea che da tempo era nell’aria. Non è statofacile scegliere tra i molti confratelli che nel ‘900 sono emersi in diversi settoridi attività e studio. Per superare la difficoltà è stato proposto un sondaggiotra i frati, ma ho l’impressione che sia successo come nella famosa Statistica diTrilussa.

In questa presentazione vorrei solo sottolineare due aspetti del contesto incui sono vissuti: la formazione ricevuta e la sfida di riorganizzare la vita fran-cescana dopo la soppressione degli ordini religiosi del 1866.

La proposta riguarda la conoscenza di frati che hanno ricevuto la loro forma-zione da maestri che avevano vissuto secondo le Costituzioni dell’Ordine deiCappuccini precedenti al 1925, non si tratta di un semplice dato storico. Infattisubito dopo la promulgazione del primo codice di diritto canonico nel 1917,anche agli Ordini Mendicanti, cioè quelli nati prima del Concilio di Trento, furichiesto di adeguare la loro legislazione per renderla coerente e compatibilealle norme generali della Chiesa. I Cappuccini intrapresero un delicato processodi completa risistemazione della propria legislazione che fu approvata nel Ca-pitolo Generale del 1925. Un esempio significativo fu l’adattamento delle nor-mativa specifica dei Cappuccini al principio dua sunt genera christianorum cheportò alla clericalizzazione dell’Ordine. In parole più concrete significava chei frati laici, nelle cui fila si annovera la maggior parte dei nostri santi e beati,non potevano più assumere uffici di superiore o di vicario locale né tantomenoprovinciale o generale. Prima del ‘17 numerosi laici anche nella Provincia diGenova avevano svolto questo ufficio, san Francesco stesso e alcuni dei primiministri generali dei Frati Minori lo erano. (e.g. n. 138 Cost. 1925 che introduceper la prima volta l’esclusione dei fratelli laici dalla voce attiva e passiva).

Con il 1925 vennero dunque introdotti i seminari minori e si riorganizzò laformazione orientandola soprattutto secondo le esigenze degli aspetti intel-lettuali e accademici. Questi frati invece o entrarono nell’Ordine prima del

3

1925 oppure furono formati ricevendo la forma di vita francescana da fratisecondo l’antica legislazione.

Questo aspetto piuttosto ecclesiale va collegato anche al contesto politico eculturale che questi confratelli hanno respirato. Le cronache della Provinciaraccontano l’impegno e la sfida di riorganizzare la vita francescana dopo idanni delle soppressioni delle leggi cosiddette “eversive” del 1866/7 che no-nostante l’intento non riuscirono a cancellare dal nostro paese gli ordini reli-giosi ma che anzi reagirono (cf. Mt 5,11-12) recuperando i conventi erifondando le comunità riunendo i molti frati dispersi.

Siamo così di fronte a questi frati, per molti di noi sono anche amici e maestri,che vissero in un tempo pericoloso e affascinante tra persecuzioni anticlericalie rilancio della vita francescana in Liguria, tra guerre e impegno missionario.

L’ingresso del Convento di San Barnaba

4

Introduzionefr. Vittorio Casalino, Direttore Museo Beni Culturali Cappuccini

Pubblicare un catalogo, tracciando i profili biografici di alcuni frati che si sonoparticolarmente distinti nella santità di vita, nella vocazione fraterna france-scana e nel ministero apostolico è limitativo perchè a questi diciotto frati sene potevano aggiungere tanti altri. Questi nominativi sono il risultato di unsondaggio fatto tra i frati della Provincia.La presente brochure vuole essere uno stimolo per approfondire gli aspetti avolte complessi della vita dei frati qui raccontata, nello stesso tempo vuoledare l’avvio ad altre ricerche per mettere in luce e per ricordare tanti altri con-fratelli che sono vivi nel nostro cuore, perchè con loro abbiamo fatto vita co-mune, perchè hanno tenuto vivo il carisma cappuccino fino ai nostri giorni,perchè con le loro opere hanno edificato il Regno di Dio.Mi ritengo un frate fortunato nell’essere stato chiamato dal Signore a far partedella famiglia francescano-cappuccina in questo tempo, di rinnovamentodell’Ordine dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II e perchè ho potuto in-contrare e conoscere ancora tanti frati che sono stati protagonisti del secoloscorso.

Folla di fedeli nella Chiesa del Padre Santo con padre Albino predicatore

5

Il cappellano ospedalieroPadre Francesco Saverio Molfinonacque a San Lorenzo della Costa,frazione del Comune di Santa Mar-gherita Ligure il 5 settembre 1878.Il cappellano ospedalieroDi padre Francesco Saverio Molfinorimane un memorabile ricordo di luinell’ospedale S. Martino, perché a luidedicato il viale principale del grandenosocomio genovese, inoltre un ri-tratto scolpito nel marmo che ripro-duce il suo scarno volto è presente nelsalone di riunioni nel convento deifrati, mentre la sua tomba si trovanella chiesa stessa dell’ospedale.Padre Saverio dedicò la maggior partedella sua vita e del suo ministero sa-cerdotale alla cura degli ammalatidell’ospedale S. Martino mentre gli ul-timi dieci anni li trascorse al servizionell’ospedale dei Cronici.Operò in un periodo storico nel qualela presenza religiosa presso il perso-nale e vicino agli ammalati era moltodesiderata, sicché si prodigò con tuttii mezzi perché l’assistenza pastoralegiungesse a tutti con l’aiuto dei con-fratelli cappellani, delle suore Brigno-line e del personale sensibile acomunicare l’amore di Dio. Le festeliturgiche e patronali, la processione

annuale del Corpus Domini per i viali,le messe celebrate sugli appositi alta-rini portatili nei reparti appena co-struiti, i collegamenti radio con ogniammalato, la pubblicazione di librettidi preghiere erano i mezzi usati dalpadre cappellano perché tutti potes-sero incontrarsi col Signore. Incontroche veniva suggellato con la visitapersonale ad ogni ricoverato e nel-l’amministrazione dei sacramenti.Con il foglio dal titolo “La voce del do-lore” (dicembre 1927) padre Saverioaprì la sottoscrizione per raccogliere ifondi per erigere la chiesa, il bellis-simo tempio al centro del grandeparco dell’ospedale, opera che rimanevisibile ancora oggi ai nostri occhi. In-cominciarono ad affluire offerte dipoche lire e altre cospicue somme didenaro e di lasciti, tutti documentati,sicché il 1° luglio 1928 venne posta laprima pietra e l’11 luglio del 1931 fuinaugurata e benedetta la nuovachiesa dell’ospedale, eretta grazie allapubblica beneficenza. Con la sommadi denaro raggiunta (16 milioni di lire)si poterono pure alzare di un piano itredici nuovi padiglioni dell’ospedale.Il missionarioFu predicatore efficace secondo lostile dei predicatori che prima della

Padre Francesco Saverio Molfino da S. Lorenzo della Costa(1878 - 1968)

6

seconda grande guerra e subito doposvolgevano un prezioso apostolato dicatechesi e di evangelizzazione con lemissioni al popolo, i quaresimali ealtre forme di annuncio del Vangelo.Ma l’impresa più importante fu lamissione ai nostri emigrati in Francianel Vieux Port di Marseille e nel 1921ad Avignon, dove diede inizio allamissione italiana prima nella chiesa‘des Carmes’ e poi nella cappella‘Notre Dame de Conversion’ nel cen-tro storico della città dei Papi. A piùriprese si recò ad Avignon per soste-nere, con umana e fraterna solidarietà,i lavoratori italiani e le loro famiglie eriuscì a far rivivere la fede cristiana intanti che si erano allontanati da Dioed a consolarli nel duro lavoro dibraccianti e contadini. Contribuì a mi-gliorare la stima da parte dei cittadinie delle autorità religiose e civili cheverso gli italiani tenevano un rapportosprezzante e trattamenti umilianti.Lo storiografoPadre Francesco Saverio fu anzituttoun prolifero scrittore: nel 1912 iniziòla diffusione del bollettino “Il PadreSanto”, che aveva lo scopo di far cre-scere la devozione verso il frate que-stuante di Genova per promuovere lasua canonizzazione. “La voce di s. An-tonio” era il giornale che inviava agliemigrati italiani ad Avignone e nella

Provenza. Scrisse profili di santi efece conoscere la storia di santuari emonumenti sacri della Liguria.Padre Saverio venne ordinato sacer-dote il 1° giugno 1901 e già nel 1902scrisse e pubblicò una monografia sulconvento di Pontedecimo. Il padreGiuseppe de Bernardis, ministro pro-vinciale nel 1902, viste le buone qua-lità di scrittore del giovane religiosogli affidò l’incarico di ‘annalista dellaprovincia’, incarico che padre Saveriocoltiverà fino al termine della sua vita.Ancora oggi l’opera più completa cheriguarda la storia dei conventi cappuc-cini in Liguria, le biografie e il necro-logio dei nostri frati, cappuccini liguriscrittori ed artisti, è il “Codice Diploma-tico” contenente il regesto ed i docu-menti pubblici della secolare storiadella presenza dei frati in Liguria.Altri frati hanno lavorato per docu-mentare la testimonianza di vita fra-terna, per parlare del lavoroapostolico e caritativo dei Cappuccini,ma ancora tanto impegno occorreperché la storia recente della Provinciadel Cappuccini Liguri sia scritta allaluce del grande lavoro di ricerca e distudio realizzato da padre Molfino.Padre Saverio morì all’ospedale S.Martino il 3 marzo 1968.

8

Padre Matteo Conte da Coronata sipuò con precisione definire un fratecappuccino che ha saputo coniugarein modo perfetto una brillante intelli-genza con un cuore di fanciullo. Insi-gne e famoso giurista del suo secolo,conosciuto e studiato nelle universitàecclesiastiche e civili fu soprattuttoapostolo dei piccoli, capace cioè ditrasmettere con grande semplicità ivalori e gli insegnamenti delle veritàcristiane. Nato nel 1889 sulle amenecolline di Coronata, fu battezzato coinomi di Giacomo Salvatore. Entratogiovinetto nell’Ordine dei Frati Cap-puccini, fu ordinato Sacerdote il 19novembre 1911. Studiò a Roma nelcollegio Internazionale “San Lorenzoda Brindisi” e presso la prestigiosaUniversità Gregoriana, dove conseguìnel 1915 il Dottorato in Diritto Ca-nonico. Tornato a Genova, insegnògreco presso il Ginnasio dei FratiCappuccini e poi fu insegnante di di-ritto Canonico presso lo studio teo-logico di San Bernardino. Ricoprì variincarichi nell’ambito del suo Ordine;fu cappellano della Croce Rossa du-rante la Prima guerra mondiale dal1916 al 1919 e fu per tanti anni Giu-dice del Tribunale Ecclesiastico Li-gure. Religioso e sacerdote esemplare,

fu attivo e solerte cappellano tra gliammalati dell’ospedale Galliera dellacittà di Genova. Studioso insigne diDiritto Canonico, pubblicò varieopere sulle quali si sono formate ge-nerazioni di seminaristi religiosi e dio-cesani e che sono diventate un puntodi riferimento per i cultori della legi-slazione ecclesiastica. Molti seminariin Italia ed all’estero adottarono isuoi libri come testo. Cercato e ap-prezzato collaboratore delle più auto-revoli Riviste, richiesto del suogiudizio sulle questioni più dibattute,divenne un “autorità” nel suo campocome è ben dimostrato nelle varieedizioni delle sue Opere, richieste ericercate da tutti gli studiosi di dirittoe presenti in tutte le biblioteche delleUniversità civili ed ecclesiastiche.Nessuno potrà dire che P. Matteo daCoronata abbia scritto poco, neppurediremo che sia stato uno scrittore dalperiodo ricercato. Da buon giurista sipreoccupava più della sostanza chedella forma. Mai prima di lui i cap-puccini genovesi furono onorati dauna mente così vasta e da una pennacosì instancabile. La stessa produ-zione giuridica del giurista P. Gia-como Raggi da Genova (1593-1657)non eguagliò quella di P. Matteo.

Padre Matteo Conte da Coronata(1889 - 1962)

9

Padre Matteo Conte con il Cardinale Antonio Maria Barbieri, Arcivescovo di Montevideo (Uruguay)

Dodici volumi, per oltre diecimila pa-gine, la maggior parte dei quali toccòla 4° e la 5° edizione sono la partepreponderante dell’attività che P.Matteo, come giurista, ha consegnatoalla stampa. Questi volumi passano inrassegna, uno per uno, i 2414 canonio leggi del “Codice di Diritto Canonico”,espongono leggi e decreti anteriori e

successivi al Codice medesimo; rife-riscono, quando la materia affine lorichiede, la legislazione civile italiana;vagliano con profondo rigore scien-tifico le opinioni dei più insigni stu-diosi della materia. A questi volumi siaggiungono notevoli monografie su in-teressanti argomenti giuridici, nume-rosi articoli apparsi su riviste italiane

ed estere. Ancora oggi sarebbe diffi-cile trovare tra gli studiosi del dirittochi ignora P. Matteo, altrettanto arduosarebbe scoprire una biblioteca eccle-siastica o civile nella quale i volumi diP. Matteo non siano a portata dimano... Eppure questo dotto cappuc-cino non salì mai una cattedra Univer-sitaria. Ma la cattedra di Dirittocanonico dello Studio Teologico deicappuccini liguri da lui tenuta perquasi quaranta anni, deve aver gareg-giato più di una volta, per valorescientifico, con le migliori cattedreUniversitarie... Ma Padre Matteo eraa suo agio tanto sulla Cattedra del Di-ritto come tra i banchi di scuola deibambini ai quali insegnava il catechi-smo, anzi proprio per la sua anima difanciullo, erano quelli i momenti incui egli si confondeva con i suoi pic-coli e assidui ascoltatori. Sapeva farsifanciullo tra i fanciulli. Io che scrivo,lo ricordo come se fosse oggi,quando ragazzetto insieme ai mieicompagni del “Sorriso Francescano”aspettavamo trepidanti l’ora del ci-nema. Era uno spasso vedere questopiccolo frate alle prese con il proiet-tore cinematografico a passo 16, checommentava le scene con tanta gioiaed allegria. Spesso le grosse bobinedei film si inceppavano ed egli era co-stretto ad interrompere la proiezione,ma non smetteva di raccontarci il se-

guito attirando la nostra attenzionecon la sua vocina stridula, ma sicura.Nessuno di noi ragazzi pensava alloradi avere di fronte un insigne docenteche conquistava con la sua parola ap-passionata e suadente una intera aulauniversitaria. Del resto non pochipersonaggi distinti del clero e dellascienza giuridica, che andavano da luiper onorare il celebre scrittore o perconsultarlo intorno a scabrose que-stioni di diritto – immaginandolo impo-nente e dal portamento professorale –rimasero assai meravigliati nel trovarsidi fronte un frate piccolino, dal visotondo, incorniciato da poca barba edal temperamento timido e quasi im-pacciato. Tutti potevano accedere alui, nella cella ingombra di libri: dottie analfabeti, religiosi o laici; per tuttiaveva una parola buona che illumi-nava ed incoraggiava al bene e al la-voro. La sua “pietà” era in stile al suocarattere, soda e profondamente con-vinta, basata sulle verità soprannaturalilungamente meditate. Fino all’ultimoha lavorato e pregato. Il giorno delsuo 50° di Sacerdozio, aggravatosi ilmale che lo minava da anni, fu por-tato all’ospedale Galliera e il 21 no-vembre, festa della Presentazione diMaria al Tempio, affidato allaMamma Celeste, presentava a Dio lasua candida anima di fanciullo.

11

Padre Pietro, al secolo Giovanni Ber-gamini, nacque il 29 maggio 1895 aVarzi, in provincia di Pavia. Nel 1910vestì l'abito cappuccino presso il con-vento di S. Barnaba a Genova e pro-fessò i voti nel 1911. Ancora noviziopartecipò alla prima guerra mondialeconseguendo diverse onorificenze.Nel giugno 1915 fu destinato alla IICompagnia di sanità e nel gennaio1918 era caporal maggiore nel 9°Reggimento artiglieria da campagna eartiglieria sulle Ardenne, in Francia.Terminata la guerra nel 1921 fu ordi-nato sacerdote; negli anni successiviebbe incarichi di docenza a Savona epresso la scuola di Scienze sociali aBergamo. Nel 1926 svolse opera diapostolato presso gli emigrati italianiad Avignone, fondando il periodico"La voce di S. Antonio". Nel 1927 conseguì la laurea in Scienzesociali e successivamente l'abilitazioneall'insegnamento delle discipline uma-nistiche.Fu giornalista, conferenziere, pittore:giornalista per l’Osservatore Romano,conferenziere su temi di carattereetico e sociale, predicatore assai ap-prezzato e richiesto in diverse localitàitaliane.Nei primi anni ‘30 ebbe l'autorizza-

zione della Direzione per gli Istituti diPrevenzione e di Pena ad effettuarevisite alle carceri italiane. In quegli annistrinse amicizia con Sandro Pertini, al-lora detenuto politico a Pianosa, ami-cizia che perdurò anche dopo la finedella seconda guerra mondiale.Tra il 1934 ed il 1937 fu cappellanopresso l'Ospedale S. Martino di Ge-nova, ove tenne anche la cattedra diEtica professionale nella Scuola Con-vitto “S. Caterina” per infermiere.Fu precettato come cappellano mili-tare il 10 aprile 1937 e nel luglio diquell’anno partì per la guerra di Spa-gna con il X Gruppo Banderas dellaDivisione Fiamme Nere. Esercitò ilsuo ministero di cappellano tra leFrecce Nere durante la presa di Bilbaoe la presa di Santander e tra la popola-zione civile nelle città conquistate. Durante le azioni di guerra era cap-pellano dei reparti autonomi di arti-glieria, carri armati, motomitraglieri eplotoni arditi. Nel corso e al terminedei combattimenti si occupava del-l’identificazione dei caduti, dandoloro una sepoltura provvisoria e se-gnando l’ubicazione delle tombe. Durante l'assalto a Santander fu col-pito all'elmetto da una pallottola rima-nendo illeso.

Padre Pietro Bergamini da Varzi(1895 - 1962)

12

Il 23 marzo del 1938 passò alle direttedipendenze del Comando.Costituì il plotone O.C.S. (OnoranzeCaduti in Spagna), composto dal te-nente Mario Villa di Torino, da duesottufficiali e da ventiquattro uominidi truppa, con i quali si dedicò allarealizzazione di cimiteri nei monticantabrici, ove giacevano circa quat-trocento soldati italiani morti durantel'assalto a Santander. Essendo ancheun abile pittore realizzò personalmentela decorazione di chiese, cappelle ememoriali. Il 12 aprile 1938 presentòa Francisco Franco, Caudillo di Spa-gna, e ad una commissione di generaliitaliani il progetto per la realizzazionedi un Ossario al Passo del Escudo. Inquesto monumento-sacrario a formadi piramide posto in cima ad un’alturafurono tumulate 362 salme.Nel 1939 progettò e fece costruire aSaragozza un monumentale ossarioper i caduti italiani, inaugurato dopola fine della seconda guerra mondiale,con annesso il convento di S. Antoniodei Frati Minori Cappuccini. In que-sto sacrario furono sepolti oltre 2200caduti italiani. Nello stesso annotenne un ciclo di conferenze all'Uni-versità di Saragozza sulle relazionistoriche, politiche, militari, artistichee religiose tra la Spagna e l’Italia. ASaragozza esercitò anche la funzionedi assistente spirituale ai carcerati

condannati alla fucilazione. Nel luglio1945 fu congedato e si trasferì a Ma-drid. Tra il novembre 1945 e febbraio1946 fu a Porto, in Portogallo, ove af-frescò la cappella del Seminario deiCappuccini e predispose i disegni peril nuovo convento.Successivamente fu di nuovo a Madridove si dedicò a diversi lavori artistici,tra cui l'affresco della Trinità e santi fran-cescani nel santuario di S. Antonio diBravo Murillo. Nel 1947 ebbe l'inca-rico di cappellano per gli emigrati ita-liani in Belgio. Qui fondò la rivista "IlSole d'Italia" e svolse un'intensa operadi apostolato tra i minatori italiani. Nelfebbraio 1952 rientrato in Italia, si sta-bilì nel convento di S. Nicolò a Voltrie negli anni successivi in altri conventidella Liguria.Morì all'infermeria provinciale di S.Bernardino a Genova il 2 gennaio 1961.Presso l’Archivio Storico Provincialedei Cappuccini di Genova si conservauna ricca produzione documentaria efotografica che riflette i diversi ambitidi attività del padre: sono infatti raccoltiin nuclei ordinati prediche, conferenze,articoli per giornali, carte inerenti l'at-tività di cappellano militare in Spagnae di organizzatore di cimiteri di guerra,l'archivio dei lavori di realizzazionedel monumento ossario di Saragozzae la documentazione relativa all'apo-stolato in Belgio.

14

Dicono che in Argentina non ci siastata comunità o villaggio abitato daitaliani che lui non abbia visitato. In-namorato di Cristo e legato in tutti isuoi comportamenti alla più pura tra-dizione francescana, aveva come suagrande vocazione quella del predica-tore itinerante e questuante. Un le-game, quello col santo di Assisi, chepadre Antonio da Monterosso, al se-colo Giovanni Battista Durante, avevavissuto intensamente già nella sua fa-miglia d’origine e che lui aveva arric-chito di aspetti del tutto personali.Austero fin nella barba incolta, evi-tava parole inutili, ma era capace dipredicare incantando le folle. Predili-geva la povertà e i poveri senza peròsfigurare, per cultura e maniere, conla buona società. Scriveva libri e va-gheggiava una società utopica conuna sola lingua e un solo sistema digoverno, ma camminava scalzo e ve-stiva con un saio rude e rammendato.Sapeva parlare agli adulti come ai gio-vani e ai bambini, adattando le parolee i gesti a ogni uditorio al punto dinon disdegnare trovate da teatro me-lodrammatico e di utilizzare congrande abilità trucchi da prestigiatoree giocoliere. Tutto al solo scopo diportare il maggior numero a Cristo: il

suo unico vanto.Giovanni Battista Durante era nato il16 dicembre 1895 a Monterosso alMare, da Giobatta Durante e BrigidaGrasso. Quarto di cinque figli, quat-tro maschi e una femmina: tutti reli-giosi francescani. E per comprenderequanto l’intera famiglia fosse vicinaall’ideale del Santo Poverello bastidire che quando morì, nel luglio 1912,la madre venne sepolta con l’abito daterziaria francescana per sua esplicitavolontà. L’anno dopo il padre accom-pagna la figlia fra le postulanti delleTerziarie Cappuccine di Genova, poisegue in convento a Quarto il figliomaggiore, padre Francesco.Giovanni Battista entra in convento il7 agosto 1912. Fra lui e la professionesolenne si interpone la guerra. Vienearruolato come fante e combatte intrincea. In convento torna solo nel1919. In quello stesso anno era par-tito per l’Uruguay il fratello padreGioacchino.Assunto il nome di Antonio professai voti nel 1920 e diventa sacerdote dueanni dopo. Intelligente e particolar-mente dotato per la teologia vienemandato a studiare alla Gregoriana diRoma, ma la sua vita cambia nuova-mente corso quando la Provincia dei

Padre Antonio Durante da Monterosso(1895 - 1970)

15

Padre Antonio con panorama di Savona

cappuccini di Genova decide di in-viare alcuni frati a Montevideo peroccuparsi della formazione dei sacer-doti. È il 1924. Quattro anni dopo colfratello Gioacchino si reca a La Platadove fonda la parrocchia di Santa Mariadegli Angeli per la comunità italiana.Sono anni di grande fermento. Si diceche nessuno sulle sponde del Rio dela Plata avesse visto frati tanto poveri(vestiti di tela ruvida e scalzi) e tantomotivati. Le prime attività pastorali,sul terreno affidato dalla diocesi,padre Antonio le organizza sotto unatenda usata, avuta in dono. Lì dicemessa, lì fa catechismo. Col temporiesce a costruire la chiesa in muratura(la grande parrocchia ancora esistente)e a formare una piccola comunità direligiosi. Per trovare i soldi necessariattraversa il Paese armato di bisaccia,da vero questuante. La sua fedeltà alvoto di povertà è tale che quando vaa dormire lascia la borsa con i soldi inun altro locale: non vuole legarsi aldenaro e nemmeno correre il rischio,morendo nel sonno, che qualcunopossa dubitare di lui.Nel 1930 diventa parroco. Nel 1931fonda l’Azione Cattolica in Argentina.Nel 1933 la sua fama è tale che vienenominato rappresentante della comu-nità italiana al Congresso Eucaristicodi Buenos Aires che tanta importanzaavrà per l’intera chiesa sudamericana.

In seguito a quella esperienza, conl’aiuto del nunzio apostolico monsi-gnor Filippo Cortesi, fonda il movi-mento “MARIA” (Missione di assistenzareligiosa degli italiani in Argentina).Fra il 1949 e il 1954 viene richiamatoin Italia, dove diventa superiore delconvento di Savona, sede dello stu-dentato di Filosofia dei cappucciniche si avviano a diventare sacerdoti.Intrattiene una corrispondenza conPadre Pio da Pietrelcina che lo consi-glia di fondare dei gruppi di preghieraa Buenos Aires, dove è ritornato. Im-pegno che assolve già nel 1956. In-tanto lavora alla fondazione di unacomunità religiosa femminile capacedi accogliere le vocazioni difficili.Progetto che nel 1966 porta all’ap-provazione vescovile della Pia UnioneVocazionista, tuttora esistente.L’anno dopo torna ancora in Italiacome pellegrino. Finalmente riesce aincontrare Padre Pio, che lo confermanei suoi propositi e promette di assi-sterlo con la preghiera.Muore in concetto di santità nel-l’ospedale italiano a La Plata il 10 giugno1970. Viene sepolto alla Chacarita diBuenos Aires. Due anni dopo, per vo-lontà della gente per la quale avevaspeso ogni energia, il suo corpo vienetraslato in una cappella della chiesa diSanta Maria degli Angeli, chiesa da luifondata.

17

Padre Umile, al secolo Giovanni Giu-seppe Bonzi, nasce a Genova da An-tonio e Lavinia Podestà il 21 aprile1898, e vive nella sua città natale quasiininterrottamente fino alla morte av-venuta il 9 febbraio 1969.Nel 1917 dopo aver conseguito la li-cenza di ‘Computista commerciale’ottiene impiego al Credito Italiano,quindi presso la Cassa di Risparmiodi Genova. Nell’agosto 1918 entra nelconvento dei frati Cappuccini ove ini-zia l’anno di Noviziato assumendo ilnome di ‘fra Umile’. Gli fu cambiatoil nome come era tradizione presso gliOrdini religiosi perché questo cam-biamento doveva corrispondere aduna trasformazione interiore nellanuova vita intrapresa al servizio diDio e dei fratelli. Dal 1919 al 1925completa la sua formazione religiosa,con la professione dei voti perpetuinel 1922 e la preparazione teologicain vista della ordinazione sacerdotale,avvenuta nel 1925.Fu mandato a Roma presso l’Univer-sità Gregoriana, allo scopo di perfe-zionarsi nello studio della Teologia edella Filosofia, scienze nelle quali ri-sultò così competente da diventareascoltato predicatore, affascinantemaestro di Teologia e profondo scrit-

tore di Teologia tomistica. Nel 1928,conseguito il duplice dottorato inTeologia e Filosofia, rientra a Genovae viene incaricato di insegnare Teolo-gia nello Studentato dei frati Cappuc-cini, dedicandosi anche ad un intensolavoro scientifico con pubblicazionedi articoli e di opere di spiritualità.Tuttavia rinunciò presto alla sua pro-mettente ‘carriera di studioso’ per de-dicarsi alla ‘carità’. Infatti nel 1945,scosso dalle conseguenze disastrosedella seconda guerra mondiale, spe-cialmente nei confronti dei ragazzi edei giovani, chiede ed ottiene di fon-dare l’opera educativo-assistenziale“Sorriso Francescano” a favore dell’in-fanzia in difficoltà. È questa di Genovauna delle istituzioni più significative deldopoguerra, come riconosciuto dal Car-dinal Siri che riconobbe padre Umile“non l’unico, ma il più grande benefattore”.Per i suoi fanciulli e giovani accolticostruì case, scuole ed officine, perloro mendicò di porta in porta per lestrade di Genova sino alla morte. Dal1946 al 1968 attese così alla fonda-zione di diverse case dell’Opera, nonsolo in Genova, ma pure in varie lo-calità della Liguria e del Piemonte.Avrebbe desiderato varcare gli orizzontie fondare case nelle terre di missione

Padre Umile Bonzi da Genova(1898 - 1969)

18

Padre Umile con i ragazzi nelle vacanze estive al forte Bellarasco del Colle di Nava (Imperia)

dell’Africa e del Perù, ma la mortenon glielo permise.Infatti nel 1969, all’età di 71 anni,stremato dalle fatiche e dall’aggravarsidelle sue precarie condizioni di salute,muore piamente in Genova, a VillaPiuma, prima casa dell’Opera, da luibattezzata “Villa Santa Chiara”, inonore della Santa di Assisi.La sua tomba in Genova, nella Chiesadel convento dei Cappuccini della SS.Concezione, si trova accanto alla cap-pella del “Padre Santo”, suo illustreconfratello, cui padre Umile è stato ilprimo Vicepostulatore della Causa diCanonizzazione. Presso la sua tomba,punto di riferimento e di fede tantis-sime persone vengono a pregare e la-sciare un messaggio di speranza.La sua fama di santità è ancora viva,non solo tra i numerosi ex alunni delSorriso Francescano, ma tra i tanti ge-novesi che lo hanno conosciuto e lo

hanno sostenuto nella sua Opera. Siparla di grazie ricevute e di miracoli,ottenuti per la sua intercessione.Per questo il 16 giugno 1993 è statoaperto il Processo Diocesano sullevirtù eroiche esercitate da padreUmile, dichiarato Servo di Dio. Il 10febbraio del 2000, alla presenza dell’Ar-civescovo di Genova Dionigi Tetta-manzi, si è conclusa la fase diocesanadel processo e, con la consegna degliatti processuali alla Sacra Congrega-zione dei Santi in Vaticano, è iniziatala fase romana del processo tuttora incorso.Il 31 maggio 2014 è stato allestitonelle stanze di Villa Santa Chiara inGenova Coronata il “Museo PadreUmile” che raccoglie le memorie e letestimonianze della sua vita e della suaOpera socio-educativa a favore del-l’infanzia.

20

Padre Umile e padre Nazario con iseminaristi in una gita in montagna,al centro è Giulio Carpignano, chediventerà sacerdote cappuccino, mis-sionario in Perù

Padre Ginepro, al secolo AntonioConio, nacque il 7 aprile 1903 a Pom-peiana, piccolo centro dell’entroterraimperiese; nel 1928 si laureò in letterequindi entrò nel noviziato di S. Bar-naba. Nel 1932 fu ordinato sacerdote.Si dedicò a studi sulla storia ligure,scrivendo numerosi articoli per gior-nali, periodici e diverse pubblicazioni.Il suo primo libro, dedicato al Risor-gimento, fu “I fratelli Ruffini”, cui se-guirono “La Riviera d’oro” e numerosealtre pubblicazioni legate soprattuttoalle vicende belliche. Tutto questo glivalse la proclamazione a cappellanodei giornalisti liguri.Nel 1935/36 fu inviato come cappel-lano militare nella guerra italo-etio-pica con la Divisione Cosseria. Il suoministero si svolse soprattutto nelloScirè e nel Tembien. Fece costruirecappelle e chiese e si dedicò all’assi-stenza degli operai nella zona diAdua. Ottenne una croce di guerra edun encomio solenne.Allo scoppio della seconda guerramondiale fu richiamato sul fronte oc-cidentale e nel 1940 fu a Mentone,ove si prodigò nell’assistenza spiri-tuale ai combattenti e nel pietosocompito di seppellire i caduti.

Successivamente fu sul fronte greco-albanese con il 4° reggimento di fante-ria. Nel 1941 fu catturato e trasferito in uncampo di prigionia inglese a Bombay,ove continuò il suo ministero occupandosidi circa 4000 soldati, facendo costruirechiese e promuovendo il Terz’OrdineFrancescano.Nel 1944 ottenne il permesso dal Co-mando tedesco di visitare i campi dilavoratori italiani in Germania e Au-stria. Una volta tornato in Italia visitòe tenne i contatti con i familiari degliinternati.Dopo il 25 aprile 1945 fu detenutoper un periodo nel carcere genovesedi Marassi con accusa di collaborazio-nismo, ma non essendovi nulla a suocarico ne fu disposta la scarcerazione.Nella copiosa mole di lettere e docu-mentazione riferita agli anni dellaguerra ed immediatamente seguenti,vi è un’attestazione del Comitato di li-berazione nazionale di Pompeiana del22 agosto 1945 in cui si dichiara cheil frate si adoperò per evitare stragi erappresaglie e che fece da intermediarioper la liberazione di ostaggi.Al termine della guerra fu promotoredella casa degli Orfani di Albenga,

Padre Ginepro Conio da Pompeiana(1903 - 1962)

21

intitolata alla Madonnina del Tem-bien, in memoria della battaglia in cuicaddero molti soldati liguri.Si adoperò fino al giorno della suamorte nel raccogliere testimonianzesui caduti e alla redazione di memorie

legate alla sua attività di cappellanomilitare, di cui si conserva in archiviouna copiosa raccolta.Morì il 2 luglio 1962 nell’Ospedale diS. Corona in Pietra Ligure.

Padre Ginepro e fra Barnaba Ganzerli (a destra) con un gruppo di amici a Loano

Un qualsiasi forestiero che ancoraoggi chiedesse ad un abitante dellacittà ligure di La Spezia, se ha cono-sciuto o ha sentito parlare di PadreDionisio, riceverebbe come risposta: “Ognicittadino Spezzino è onorato di considerarePadre Dionisio come una delle persone piùpopolari e illustri nella storia della nostracittà”. Nella mente e nel cuore di nu-merosi spezzini è ancora impresso il“sorriso” di Padre Dionisio, cono-sciuto da tutti come il “Padre degliOrfani”. Nacque a Silvano d’Orba,presso Ovada (AL) l’8 marzo 1907 inuna famiglia di contadini, ultimo diquattro fratelli. All’età di dodici annientrò nel Seminario Serafico dei FratiCappuccini di Genova Campi, mossodall’esempio di un suo compaesano,Padre Cherubino morto giovanissimoin concetto di santità. Vestì l’abitocappuccino il 14 agosto 1922 nel No-viziato di Genova San Barnaba. Pro-seguì gli studi filosofici e teologiciprima a Savona e poi a GenovaQuarto e San Bernardino. Il 30 mag-gio 1931 fu ordinato sacerdote dalCardinale Carlo Dalmazio Minoretti,Arcivescovo di Genova. Trascorse iprimi anni del suo sacerdozio in variconventi della Liguria, conducendol’ordinaria vita di preghiera e di lavoro

dei Frati Cappuccini, e dedicandosicon frutto al ministero della sacrapredicazione. Il periodo più lungo diquesti anni P. Dionisio lo trascorse alSantuario di Nostra Signora delleGrazie in Voltri. Nei primi mesi dellaseconda guerra mondiale, quando letruppe italiane occuparono Mentone,presso Ventimiglia fu incaricato di cu-stodire il locale convento dei Cappuc-cini, abbandonato dai confratellifrancesi. Poco tempo dopo fu arruo-lato come Cappellano Militare della“Guardia alla Frontiera”. Dopo il fa-moso armistizio dell’8 settembre fu inun primo tempo catturato dalle SS te-desche, ma riuscì a fuggire e fu desti-nato, come Superiore, al convento deicappuccini di Ovada. Nel 1948 rice-vette “l’obbedienza” del Padre Pro-vinciale di recarsi, “facendo un saltoquasi mortale” a La Spezia, come“Cappellano dell’ONARMO nell’Ar-senale Militare Navale” di quella città.Gli inizi della nuova attività furonomolto difficili, anche per l’ostilità diquell’ambiente molto politicizzato eanticlericale. Ma Padre Dionisio, conla sua pietà, la sua intelligenza e una“santa furbizia”, che lo ha semprecontraddistinto, e soprattutto con isuoi gesti di carità e bontà a beneficio

Padre Dionisio Massucco da Silvano d’Orba(1907 - 1990)

23

della povera gente, divenne ben pre-sto l’amico di tutti e il cappuccino piùpopolare di La Spezia. La sua popolarità aumentò a dismi-sura quando fondò la “Città del Fan-

ciullo: Sorriso Francescano” a sostegnodell’infanzia abbandonata. L’idea e l’incoraggiamento gli venneda Padre Umile, che in Genova avevagià realizzato un’opera simile.

Padre Dionisio coi bambini nel cortile del Sorriso Francescano di La Spezia

Infatti un gruppo di collaboratricispezzine (patronesse), legate al-l’Opera di Padre Umile, avevano chie-sto al Fondatore del SorrisoFrancescano di Genova di estenderela sua attività benefica anche a LaSpezia. Padre Umile si rivolse a PadreDionisio, suo stimatissimo confra-tello, già sensibile verso l’infanzia bi-sognosa, e lo incoraggiò ad aprire unacasa che prese il nome di “SorrisoFrancescano di La Spezia” e a luidiede tutto l’appoggio burocratico eamministrativo ... Sono questi gli anniin cui Padre Dionisio divenne “padree nonno” di una moltitudine di or-fani, vittime della guerra e del de-grado morale e sociale. Si potrebberoscrivere pagine da “fioretti” sui sacri-fici a cui Padre Dionisio si è sottopo-sto per accogliere, nutrire i suoi bimbie per formarli a una dignitosa vitaumana e cristiana. Per loro attrezzòuna bellissima villa, ricevuta in dono,in Via dei Colli. Per le loro vacanzeestive costruì una Colonia Montana aSuvero (LP) con annesso un Santua-rio dedicato a “ Maria madre di tuttigli uomini”. Ma soprattutto PadreDionisio, in una società come la no-stra in cui si soffre, a tanti livelli, lamancanza dei genitori, seppe farsi“Padre e Madre” per tanti bimbi che

non ebbero la sorte di avere una fa-miglia tutta per loro. Per questo rice-vette anche onori pubblici come il“Premio della bontà” e quello di “Arse-nalotto honoris causa”.Ma la riconoscenza più sentita gli pro-veniva dai suoi bimbi che non sape-vano staccarsi dalle frange del suoabito, che gli si attaccavano al cingoloormai logoro o gli tiravano la barba,gridando in coro “Padre Dionisio non cilasciare”. E lui, sempre con il suo in-confondibile sorriso, rispondeva loro:“Vi ho sempre amato, vi amo e vi ameròsempre. Se qualcuno di voi si trovasse in dif-ficoltà, sappia che potrà sempre fare affida-mento su di me”... Con questaconsapevolezza, Padre Dionisio, mi-nato nel fisico da una malattia delcuore si preparò all’incontro conDio, avvenuto il giorno 8 gennaio del1990. I suoi funerali sono stati una “auten-tica manifestazione di riconoscenza”da parte di tutta quanta la città di LaSpezia. Dai più grandi a più piccolitutti accorsero nella cattedrale citta-dina che “mai si era vista e forse mai sivedrà in futuro” così stracolma di gentecommossa e raccolta in preghiera peronorare il frate cappuccino più popo-lare della loro città.

25

Padre Damaso, al secolo BernardoMaria Testa, nacque a Celle Ligure il26 dicembre 1907. Nel 1922 entrò nelseminario di Campi, nel 1929 fece laprofessione solenne e nel 1933 di-venne sacerdote. Tra i suoi primi in-carichi vi fu quello di Cappellanonegli ospedali genovesi di S. Martinoe Galliera.Dal 1937 al 1941 fu missionario inEtiopia, dove divenne parroco dellacattedrale di Harar. Durante la per-manenza in Etiopia assistette gli am-malati nelle epidemie di colera e ditifo, trasportando spesso personal-mente le salme al cimitero. In Africadurante l’occupazione inglese si pro-digò per alleviare le sofferenze deiprigionieri militari e civili e subì unapubblica flagellazione al cospettodelle autorità e dell’imperatore HailéSelassié. Durante la prigionia evitòuna strage di civili italiani decretatadagli abissini come vendetta dell’ecci-dio di monaci copti compiuta da Al-fredo Graziani ad Addis Abeba.Nel 1943 rientrò a Genova dove eser-citò il suo ministero come Cappellanoall’ospedale di S. Martino. Il CardinalePietro Boetto lo nominò cappellano

dell’ONARMO, ruolo che mantennefino al 1953. Da quell’anno fu se-condo segretario, confessore e padrespirituale del Cardinale Siri. Su inca-rico di quest’ultimo intrattenne rap-porti privati con esponenti delgoverno sovietico.Dal 1945 fu Rettore e Superiorepresso l’Istituto pediatrico GianninaGaslini. Nel 1985 fu lui a ricevere invisita Papa Giovanni Paolo II.Fu promotore della Pia Unione S.Caterina da Genova, eretta dal Car-dinale Siri nel 1956 ed elevata a isti-tuto secolare nel 1983.Fu nominato consulente moraledell’UCID con delega a sostituire ilCardinale Siri ai Consigli nazionali einternazionali. Fu per oltre 20 anniconsigliere del Collegio Urbano deiparroci di Genova.Nel 1958 fu nominato Cavaliere almerito della Repubblica, nel 1967 Ca-valiere Ufficiale e nel 1982 commen-datore.Morì a Genova il 27 marzo 1988. Ilsuo funerale fu officiato dal CardinalSiri.

Padre Damaso Testa da Celle Ligure(1907 - 1988)

26

Padre Damaso si intrattiene con un bimbo ricoveratoall’ospedale G. Gaslini

Padre Cassiano da Langasco (il paesedi origine è ancor più noto del co-gnome Carpaneto, perché un tempoi cappuccini si firmavano con la loca-lità di nascita) è ancora oggi ricordatonell’ambiente culturale ligure per lesue pubblicazioni e per il museo, la bi-blioteca e l’archivio da lui fondati, checontinuano ad essere fruibili dal pub-blico.Padre Cassiano nacque il 25 luglio1909 (Angelo è il nome di battesimo)e crebbe in una famiglia di dieci figlidei quali il fratello Celestino entrò neiCappuccini col nome di Agatangelo(1904-1976) che sarà eletto Procura-tore Generale dell’Ordine e riceveràdelicati incarichi dai dicasteri vaticanie da Papa Pio XII.A undici anni entrò nel seminario diCampi, il 3 ottobre 1924, con l’iniziodel noviziato vestì l’abito cappuccinoe completati gli studi filosofici e teo-logici l’11 marzo venne ordinato sa-cerdote. Si specializzò a Roma nellaPontificia Università Gregoriana econseguì la laurea in Storia Ecclesia-stica con la tesi sugli “Ospedali degli In-curabili”.I confratelli, rivolgendosi a PadreCassiano, lo chiamavano ‘Padre Let-

tore’ perchè loro insegnante, ma so-prattutto per la sua vasta cultura nelcampo della storia, dell’arte, delle tra-dizioni religiose liguri, della vita deifrati cappuccini. Padre Cassiano sipuò definire l’autentico studioso, per-ché in un atteggiamento dimesso epovero, nell’umiltà e nella piena di-sponibilità donava il sapere a chiun-que a lui si rivolgeva; stava molte orea studiare e a scrivere, ma ne trascor-reva altre a contatto con i confratellie la gente che lo cercava e spesso di-spiegava il suo sapere partecipando aconvegni come relatore; a lui si de-vono circa trecento scritti tra libri,monografie e articoli su riviste.Padre Cassiano ha vissuto per quaran-t’anni nel convento di S. Caterina daGenova dove in qualità di MinistroProvinciale ha esercitato l’ufficio disuperiore dei frati della Liguria (fueletto Provinciale nel 1946 e nel 1957per due sessenni) e successivamentesempre in questo convento ha rac-colto il patrimonio storico, artistico eculturale ancor oggi conservato gelosa-mente. Padre Cassiano ha dato grandeimpulso alla conoscenza e alla devo-zione di S. Caterina Fieschi e del suo di-scepolo Servo di Dio Ettore Vernazza.

Padre Cassiano Carpaneto da Langasco(1909 - 1998)

28

Incontro di padre Cassiano con il Papa San Giovanni Paolo II in visita all’ospedale G. Gaslini

Nel convento di Pammatone, l’anticoospedale della città di Genova, dove iCappuccini hanno esercitato il loroministero a servizio degli ammalati findall’inizio della loro presenza a Ge-nova, padre Cassiano era un puntoautorevole di riferimento e accoglievaun gran numero di persone: studiosie studenti universitari, persone con-sacrate (è stato il primo assistente na-zionale dell’USMI per le religiose),cristiani in ricerca e bisognosi di dire-zione spirituale.Ripercorrendo la storia della Provin-cia dei frati cappuccini della Ligurianegli avvenimenti più importanti degliultimi sessanta anni del ‘900, padreCassiano è sempre presente: è coin-volto nella ricostruzione dei conventidopo i disastri bellici della secondaguerra mondiale; è accanto a p. UmileBonzi nella fondazione del SorrisoFrancescano, avvenuta tra il 1945 e il1946, per l’accoglienza dei minori or-fani e poveri; consegna il Crocifissoai primi frati che partono missionariper il Centro Africa e il Perù; è pro-motore delle manifestazioni in Ge-nova e in tutto l’arco della Liguria inoccasione della canonizzazione di S.Francesco Maria da Camporosso.Le tappe dei lunghi 89 anni della suavita sono celebrate dai confratelli, pa-renti, ammiratori, per il 25°, il 50° e il60° anniversario dell’ordinazione sa-

cerdotale. L’ottantesimo compleannoè festeggiato con la pubblicazione diun libro “Studi in onore di p. Cassiano daLangasco”, edito dalla AssociazioneAmici della Biblioteca Franzoniana.Padre Cassiano è morto il 21 agosto1998 ed il 24 agosto i funerali, cele-brati nella chiesa di S. Caterina di Por-toria, sono stati presieduti dalCardinale Dionigi Tettamanzi chenell’omelia ha dato la seguente testi-monianza “Beato fin d’ora, padre Cassiano,perché è morto nel Signore. Per l’amore che haavuto per la Chiesa esprimendosi nello studiorigorosamente scientifico della storia della no-stra chiesa, prediligendo le istituzioni di caritàrivolte ai più miserabili”.

Padre Cassiano benedice la statua di S. Francescoa Monterosso al Mare (La Spezia)

30

Frate Serafino, al secolo Lindo Doati,è nato a Mazzorno (Rovigo) il 15aprile 1910.Da giovane sognava di diventare unviolinista di professione, e proprioper coltivare questo sogno era capacedi compiere 60 chilometri a piedi perimparare l’arte musicale. Invece il Si-gnore aveva in serbo per lui altri pro-getti, quindi all’età di anni 21 scelse la“povera” musica francescana, senzatuttavia mai abbandonare il suo pre-diletto violino e l’amore per il canto. Vestì l’abito cappuccino a GenovaSan Barnaba come “fratello non chie-rico” il 17 marzo 1932. Finito l’annodi noviziato, il giovane fraticello vio-linista iniziò il suo lungo peregrinareda convento a convento, esercitandocon sacrificio gli uffici del suo statoreligioso, soprattutto quelli di cerca-tore e di cuciniere.Fu di convento a Monterosso alMare, a Finale Ligure, a Loano, a Ge-nova Quarto, a Sanremo, a Taggia, aGenova (SS. Concezione-Padre Santo)e a S. Margherita Ligure. Verso la finedegli anni sessanta fra Serafino fu de-stinato al convento di Genova SanBernardino come questuante, ove ri-mase sino alla morte.Di animo ilare e scherzoso, si fece

ben volere da tutti in Genova e fra iconfratelli Cappuccini Liguri. Al mat-tino presto, dopo aver partecipato allasanta Messa, partiva con al braccio latipica sporta cappuccina, con la suaborsona a tracolla e tornava in con-vento a sera, spesso digiuno. Era ditemperamento molto sensibile: facil-mente si commuoveva e in tali circo-stanze cominciava a balbettare.Era un grande devoto della Madonnae del Padre Santo, del quale diffuse ilculto, nella sua lunga “carriera” di cer-catore, distribuendo decine di migliaiadi calendari. Meta preferita dei suoipellegrinaggi fu il Santuario della Ma-donna a Lourdes: non sappiamoquante volte vi si sia recato e, forse,non lo sapeva nemmeno lui. Ognisera, al suo rientro in convento, tra-scorreva un po’ del suo tempo a suo-nare l’amato violino, e di questi“concerti casalinghi” esistono regi-strazioni auto-prodotte o effettuatedai suoi numerosi estimatori. Moltifrequentatori della nostra Parrocchiadi San Bernardino lo “ingaggiavano”in occasioni di celebrazioni di batte-simi, matrimoni e anniversari.Nel 1994, per ragioni di salute, fu ri-coverato all'infermeria di San Ber-nardino.

Fra Serafino Doati da Mazzorno(1910 - 1996)

31

Fra Serafino coi ragazzi davanti alle scuole di Salita delle Battistine

Qui, amorevolmente curato, senzaperdere il suo buonumore, si preparòall’incontro con sorella morte, of-frendo a Dio le sue molte sofferenzee pregando continuamente, specie pertutti coloro che durante il suo pere-grinare gli avevano confidato le loroangustie.Spirò nel vespro del 28 ottobre 1996.Fra Serafino aveva espresso il deside-rio che nella sua immaginetta-ricordosi facesse menzione del suo violino e

dei suoi canti, e che vi fossero ripor-tate alcune sue frasi a mo’ di testa-mento: - «Il mio cielo è fare la volontà di Dio».- «Canto per chi conosce la mia voce: Gesù,Maria, salvate anime».- «Nessuno è mai tornato da Lourdes senzail sorriso dell’Immacolata».- «Ricordati che l'uomo è come il fiore delcampo: all'alba è vivo, a sera è ... Gesù!».- «La gratitudine apre il cielo; l'ingratitudinelo chiude».

33

Fra Serafino suona il suo violino ai piedi della croce del Convento di Monterosso al Mare(La Spezia)

Padre Generoso, al secolo AttilioGhiglione, nacque a Pontedecimo il23 febbraio 1913. Studiò presso il Se-minario serafico e vestì l’abito cap-puccino nel 1929. Fu ordinatosacerdote nel 1938. Fu cappellano mi-litare degli alpini durante la secondaguerra mondiale. Dal 30 novembre1940 al 1° marzo 1942 partecipò dap-prima con il 1° battaglione Comple-menti dell’8° Alpini (Divisione Julia)poi con il battaglione Gemona allacampagna di Grecia e Albania. Al ter-mine delle operazioni militari tornòcon squadre speciali nelle zone teatrodi aspri combattimenti per recuperare,riconoscere e seppellire i tanti caduti.Nel suo ministero di cappellano mili-tare non si risparmiò, accorrendopresso i feriti sui campi di battaglia,seppellendo i caduti e dando confortospirituale ai combattenti. Dal 5 agosto 1942 al 19 marzo 1943fu in Russia con il battaglione Ge-mona e partecipò alla drammatica ri-tirata. Dopo l’8 settembre 1943partecipò, con il nome di Matteo, allalotta contro i nazifascisti sui montidella Carnia nella 1ª Divisione parti-giana Osoppo Friuli, riuscendo asfuggire più volte alla cattura. Allafine della guerra si dedicò al recupero

delle salme dei partigiani.Rientrò in Provincia nel giugno 1946e risiedette nei conventi di Sanremo,Taggia, Porto Maurizio, Genova e Se-stri Levante. Si occupò del mondo dellavoro in qualità di delegato del-l’ONARMO, ma mantenne sempreun legame privilegiato con gli alpini ele associazioni di reduci.Conseguì due Croci al Merito per lacampagna greco albanese ed una Crocedi Guerra al Valor Militare per la cam-pagna di Russia. Nel 1958 ebbe infine ildistintivo della guerra di liberazione.Morì nell’ospedale di Pontedecimo il26 novembre 1962 dopo alcuni mesidi malattia. La funzione funebre allapresenza di molti Alpini e confratellireligiosi si tenne nella chiesa del Con-vento di Pontedecimo.Lasciò diari, annotazioni e numerosefotografie che restituiscono con pre-cisione le vicende drammatiche di cuifu protagonista. Grazie ai suoi scrittiè stato possibile conoscere il destinodi soldati dispersi. Nei suoi memo-riali, corredati da cartine con l’ubica-zione di cimiteri di guerra e dischieramenti durante alcune battaglie,sono riportati anche giudizi estrema-mente critici nei confronti dei coman-danti e degli alleati tedeschi.

Padre Generoso Ghiglione da Pontedecimo(1913 - 1962)

34

Alla notizia della sua morte tutti co-loro che lo avevano conosciutohanno esclamato: “Era un santo!”. Loritenevano “santo” per la preghieraprolungata che era stata la principaleoccupazione della sua vita. “Santo”perché era umile, mite, schivo da ogniostentazione, sempre sorridente, nonparlava mai di sé e quando ti rivolgevala parola ti dava subito l’impressionedi volerti bene, “santo” come SanFrancesco, che non aveva nemici.“Santo” infine perché, soprattuttonegli ultimi tre anni della sua vita, col-pito da un male incurabile, accolse lasofferenza con serenità senza smet-tere di pregare, come l’immagine au-tentica di Gesù crocifisso. Disse di luiun confratello che lo conosceva bene:“Era un frate che ha detto sempre di sì”.Era nato il 25 aprile 1913 a Carbuta,un paesino montano dell’entroterrafinalese, dalla famiglia Richeri (Nicolòfu il suo nome di battesimo), moltostimata per bontà e semplicità, cheaveva già espresso una vocazione sa-cerdotale nel fratello don Giacomo,intelligente parroco in un paesino piùpiccolo di CarbutaAll’età di nove anni Nicolino comin-ciò a dire il suo “sì” al Signore che lochiamava al suo servizio. Il 1° dicem-

bre del 1922 entrò nel Seminario Se-rafico di Genova-Campi, prose-guendo poi gli studi superiori alconvento seminario di Finalmarina.Era un ragazzino semplice e schivocon una così bella voce che spesso lochiamavano a cantare da solista. È ri-masta famosa una romanza, tratta daun’operetta che lui cantava e che par-lava di un fanciullo “partito da unpaesino radioso per un gran mondolontano e sconosciuto”.A quindici anni Nicolino era già ve-stito da cappuccino nel convento diSan Barnaba in Genova e si chiamavaormai “fra Valerio”. Il 19 settembredel 1936 fu ordinato sacerdote nellaCattedrale di Genova per le mani delCardinale Carlo Dalmazio Minoretti.A motivo della sua brillante intelli-genza, ma assai più per la spiccatapietà, i superiori lo mandarono a Romanella Pontificia Università Gregorianaa perfezionare gli studi teologici. Con-seguito il titolo di “dottorato” ritornòa Genova dove dal 1939 al 1969 inse-gnò sacra Teologia agli studenti cap-puccini.Nei tristi anni della seconda guerramondiale (“anni di sangue”, li chia-mava lui) fu direttore del SeminarioSerafico di Finalmarina.

Padre Valerio Richeri da Carbuta(1913 - 1990)

36

Quanto amore profuse verso i giovaniseminaristi che accompagnò sino al No-viziato e dai quali non sapeva staccarsi.Dal 1945 al 1953 visse tra i chiericiteologi: non fu solo il “lettore di teo-logia dogmatica”, ma anche il vice-di-rettore dello studentato e vicario delconvento, ragione per cui dai suoi stu-denti era chiamato il “Padre Vice” ecosì ancora oggi viene ricordato. Du-rante questi anni (1948-1953) fu pureattivo Vice Postulatore della Causa diCanonizzazione del Padre Santo e re-dattore dell’omonimo periodico, so-stituendo nell’incarico il padre Umile,troppo occupato con la sua Opera“Sorriso Francescano”.Nel 1954 padre Valerio, lasciate lecase di formazione, fu chiamato aprestare la sua opera in mezzo aibambini, prima per tre anni, pressol’ospedale pediatrico Gaslini, poi pervent’anni lavorò come educatore nellecase del Sorriso Francescano, viventeancora il fondatore padre Umile delquale fu valido collaboratore (anchese si riteneva solo un “gregario”).Lasciata la missione di educatore e di-rettore spirituale dei giovani, dal 1978in poi, padre Valerio trascorse prati-camente quasi tutta la sua vita inchiesa. Sino al 1987 lo si poteva in-contrare ogni giorno nella chiesa del

convento di Finalmarina, raccoltosempre in preghiera e pronto ad ac-cogliere come ministro della miseri-cordia chiunque avesse bisogno delsacramento della confessione. Infinenegli ultimi tre anni della sua vita, tra-scorsi nella chiesa del convento del“Padre Santo” in Genova, la dedi-zione di padre Valerio per le anime fuancora più sentita e meritoria, perchéavvalorata dal sacrificio della sua vitache andava disfacendosi a causa di unmale incurabile che lo aveva colpitoma che lo portava ad intensificare ilsuo zelo sacerdotale.Così il 27 marzo del 1990 padre Va-lerio dall’ospedale Galliera santa-mente ha dato l’ultimo saluto a questaterra avviandosi verso “un granmondo lontano e sconosciuto”.I suoi funerali, degni di un santo,svoltisi nella chiesa del “Padre Santo”,hanno costretto molti ad asciugarsi lelacrime.Quel giorno uno dei suoi confratelligli rivolse questo accorato saluto:“Caro Padre Vice, noi che da giovani ab-biamo approfittato della tua bontà, vogliamoora approfittare dei meriti che ti sei acqui-stato con le tue preghiere e le tue sofferenze,rivolgi sempre a noi quel tuo sorriso schivoma benevolo e arrivederci in Cielo”.

38

Padre Albino, al secolo Firmino Simi,nacque a Taggia il 12 giugno 1914.Nel 1930 entrò nel seminario diCampi. Vestì l’abito nel 1934 e nel 1938fece la professione solenne. Nel 1941fu ordinato sacerdote dal Cardinale Ar-civescovo di Genova Pietro Boetto.Fu un apprezzato predicatore, richie-sto in tutta Italia, in particolare neglianni immediatamente seguenti la se-conda guerra mondiale. Padre Albinometteva le sue capacità organizzativea servizio dell’evangelizzazione. Per le“Missioni al popolo” chiedeva la col-laborazione dei confratelli e moltospesso si univano ai cappuccini sacer-doti di altre famiglie religiose e laici.Nel 1949/50 fu missionario tra gliemigrati italiani in Belgio e poi adAvignone. Esercitò il suo ministero dicappellano degli emigranti anche sullenavi, compiendo viaggi interconti-nentali che lo condussero in Australiae Argentina. Nel 1961 fu cappellano ad Avignonedella “Missione cattolica per gli emigratiitaliani” e vi rimase sino al 1966.Nel 1963, a seguito della Canonizza-zione, fu promotore del monumentomarmoreo al Padre Santo, realizzatodallo scultore Galletti e collocatonella piazzetta della Chiesa di N.S.

delle Grazie al Molo.Fu redattore dei periodici “Voce di S.Antonio”, “Padre Santo”, “Milizia sera-fica” e “Liguria francescana”.Nel 1971 fu nominato Cavaliere dellaRepubblica Italiana e nel 1973 Grandeufficiale di Grazia magistrale del Su-premo Ordine Ospedaliero di Carinzia.Nel 1972 fu nominato, con approva-zione della C.E.I., assistente e consu-lente nazionale dell’associazione“Insigniti Ordini cavallereschi”.Nel 1978 ricevette dal Presidentedella Repubblica la medaglia d’argentoal merito della cultura e dell’arte e nel1981 fu nominato commendatore.Negli ultimi vent’anni della sua vita sidedicò all’Ordine Francescano Seco-lare, di cui fu Assistente Regionale eConsigliere Nazionale. Nel conventodi S. Caterina di Portoria restaurò ilchiostro quattrocentesco, realizzandola sede regionale dell’Ordine France-scano Secolare; gli spazi rinnovati di-vennero luogo di mostre d’artecontemporanea, d’incontri di spiritua-lità e di cultura. Godeva nel riunire at-torno a sè i fratelli e le sorelle dell’O.F.S.per approfondire la spiritualità france-scana con gli esercizi spirituali a LaVerna e con le vacanze estive nellacasa di Bardineto.

Padre Albino Simi da Taggia(1914 - 1987)

39

Padre Albino con un gruppo di Terziari Francescani

Curò i Gruppi di preghiera di PadrePio.Fu vicepostulatore della causa di Bea-

tificazione della terziaria francescanagenovese Francesca Teresa Rossi.Morì a Genova il 18 luglio 1987.

Padre Gherardo, al secolo Paolo Re-petto, nacque a Cesino di Pontede-cimo il 26 febbraio 1920. Vestì l’abitonel 1935 e nel 1941 fece la profes-sione solenne. Fu ordinato sacerdotenel 1942. Svolse il suo ministero in di-versi conventi della Liguria, tra cui S.Bernardino a Genova, Voltri, Voltag-gio, Varazze, Savona e infine Ponte-decimo. Fu poeta, professore diletteratura italiana ai chierici cappuc-cini di Savona, collaboratore di perio-dici liguri quali “Il Gallo”, “Artestampa”, “Liguria” e “Ponente d’Italia” edi riviste letterarie per le quali scrisserecensioni di opere e articoli mono-grafici su scrittori quali T.S. Eliot, J.P.Sartre, Gabriel Marcel e poeti russi.Pubblicò sull’Osservatore Romano circa140 articoli molto apprezzati su temidi etica e di estetica letteraria. Neglianni 1960-70 fu collaboratore delletestate genovesi il “Cittadino”, il “Cor-riere Mercantile” e del savonese “Il Le-timbro”. Di lui si ricordano le rime e le“strisce” sul settimanale per ragazzi“Lo scolaro” (1960). Scrisse diverse rac-colte di poesie, tra le quali ricordiamo:“Sotto la gronda”, “Biancospino”, “Rossodi sera”, “L’angelo dei suburbi”. Intrat-tenne una costante corrispondenzacon poeti, letterati e intellettuali, tra i

quali Angelo Barile, Salvatore Quasi-modo, Ettore Serra. La sua opera èstata recentemente oggetto di studioda parte del prof. Francesco De Ni-cola dell’Università di Genova, che hacurato un’edizione critica delle poesiee ha pubblicato il carteggio tra p.Gherardo e il poeta Angelo Barile. Gli scritti teatrali di p. Gherardo, siain lingua italiana che in dialetto geno-vese sono stati oggetto di studio epubblicazione da parte del prof. Ro-berto Trovato . Morì all’Ospedale di Pontedecimo il20 marzo 1978.Un suo allievo, il padre Enzo Ca-nozzi, così lo ricorda:«Tengo tra le mani il volume Il Fresco pre-sagio. Ma quello che mi emoziona di più èla raccolta Sotto la gronda (Savona 1964)dattiloscritta: uno spesso quaderno a qua-dretti, che P: Gherardo stesso mi regalò, per-ché in un compito in classe avevo preso 10.La raccolta completa del Fresco presagio sipresenta benissimo, ma il mio cuore tornaad aprire le logore pagine che mi regalò il"nostro professore d'italiano". Sono le poesieche avevamo imparato ad amare da giovani,anche se il P. Gherardo non le leggeva maiin classe. Il "nostro professore" ci trasmet-teva il gusto della poesia, la bellezza dellaparola, la musicalità del verso.

Padre Gherardo Del Colle da Cesino(1920 - 1987)

41

Quando declamava, torturava il suo cupo-lino, che finiva sempre storto sulla testa; sicontorceva, gemeva con la "Fontana Ma-lata" di Palazzeschi, ti faceva ammirareorizzonti a colori del Lago di Como dei"Promessi Sposi", vedevi il bagliore rosso deicapelli di "Elsa allo specchio" di Aragon eti trovavi a pregare con Charles Péguy o conPaul Claudel. La poesia ti prendeva, perchélui ne era preso; guai a chi faceva rumore orideva: era un sacrilegio.Non viveva però solo di poesia . I sentimentipiù profondi che lo riempivano, li condividevacon tantissimi amici che gli erano sempre vi-cino. Con loro parlava della sua vita di fratee del suo lavoro di cappellano all'ospedale diValloria, dei suoi alunni, che eravamo noi,"già asini come quelli che nasceranno tra 10anni", perché, diceva lui l'ignoranza è sem-pre in aumento. Ma se la rideva della suafelice espressione e voleva che il Direttore

degli studenti ne inviasse due dei "più intel-ligenti" a rendergli visita alla cappellania diValloria. Quando eravamo con lui era ilbambino che condivideva la gioia, il cibo, latappa del Giro d'Italia alla TV. Ci leggevain anteprima le poesie che faceva e si rattri-stava con noi per quelle che aveva cestinato,ma le recuperava, se gli dicevamo che eranobelle e le faceva leggere a Barile: l'ultimo giu-dice. E poi i suoi piccoli amici nei padiglionidella Maternità: erano loro la sua gioia.Quando un bambino moriva era triste permolti giorni: la vita così bella nei piccoli nondoveva spegnersi nel male. Lui piangeva, mapoi vedeva risplendere gli occhi luminosi,tersi, profondi dei "suoi pupi" nei panorami,nel mare, nei tramonti, nei poggioli in fiore,nel sorriso fanciullesco di tante persone cherendevano luminosi anche gli oscuri "car-rugi" della vita».

Padre Gherardo con padreNazareno Fabretti nella saladi Frate Sole all’Annunziata

43

Aveva il don de gentes: grande affabilitàe cariño nel comunicare con le per-sone.Godette di una certa notorietà altempo del viaggio di Giovanni PaoloII in Perù, perché la gente e la stampariscontrarono nella fisionomia diPadre Bruno “el doble del Papa”: ilsosia.Padre Bruno Traverso era nato a Ge-nova il 1 marzo 1921, fratello minoredi padre Giacomo Traverso, mortonel 1994. Dopo l’ordinazione sacer-dotale nell’Ordine dei Frati MinoriCappuccini avvenuta il 18 dicembre1943 padre Bruno ebbe l’ufficio di in-segnante ed assistente nei Seminaridella Provincia Ligure (Quarto, Loano,Finale Ligure).L’essere destinato dai Superiori allaCustodia del Perù, a metà del 1950, gliprocurò, sono parole sue, “lacerazionee gioia”, a motivo dell’abbandono dellamamma anziana e dell’ideale missio-nario.Nella sua presenza in Perù ricoprì variposti di responsabilità: dal 1958 al1971 fu Superiore, Consigliere e Su-periore di fraternità. Al suo arrivo fuassegnato a Lima-Chorrillos, ove sitrovava la casa-madre dei frati cap-puccini genovesi lì giunti nel 1948. Si

occupò di catechesi e avviò una coraledi 60 membri che poteva competerecon le migliori del Perù.Dal 1962 al 1970 lavorò sulle Ande,in Arequipa, dove diede inizio alla co-struzione di un’originale e grandiosachiesa dedicata alla Madonna dellaMisericordia. Poi dal 1971 ritornò aLima nella zona di Chama e ideò lacostruzione della nuova chiesa semi-circolare “Cristo Salvador” con an-nesse varie opere sociali. Nel 1980 loritroviamo nuovamente a Chorrillosoccupato prevalentemente nell’apo-stolato nelle “barriadas”.Nel 1982, per celebrare degnamentel’ottavo centenario della nascita di S.Francesco d’Assisi, prese l’iniziativadi costruire una grande clinica per lamaternità, in una zona carente distrutture ad hoc, inaugurata nel 1985dal Presidente della Repubblica delPerù.Sacerdote solerte e infaticabile nel-l’annunzio della Parola di Dio, fu so-prattutto un grande amico dellapovera gente.Costruì “Comedores” e “Ollas comu-nes” per dar da mangiare a bisognosipiccoli e grandi.In occasione del Giubileo del 2000aveva trovato i mezzi finanziari per

Padre Bruno Traverso da Sampierdarena(1921 - 2000)

44

costruire casette per le persone più bi-sognose.Venne stroncato da un infarto fulmi-nante la sera del 17 maggio 2000,mentre stava compiendo il suo solitogiro di visita agli ammalati.La stampa locale diede ampio spazioalla notizia della sua morte per il fattoche la sua vita fu un impegno co-stante di presenza in mezzo alla gente.Il funerale fu un’apoteosi in tutta la

zona di Chorrillos, la santa Messa fu-nebre fu presieduta dal nostro VescovoCappuccino, Mons. Lino Panizza, eterminò al cimitero alle 15 del pome-riggio. Per compiere gli oltre 5 chilo-metri per raggiungere il camposantosi creò una fiumana di popolo: il fe-retro venne portato a spalle accom-pagnato da canti e preghiere e ungrande cartello recava la scritta “ElPapa de Chorrillos”.

Vista del vulcano El Misti ad Arequipa (1948/51)

46

Padre Stefano Bambini, nato a Reusa(MS) il 7 giugno 1923, fa parte dei nu-merosi frati venuti nella Provincia Li-gure dalla Lunigiana e dalle AlpiApuane nel secolo scorso e chehanno arricchito la fraternità cappuc-cina di molti doniIniziò la vita religiosa il 14 agosto1940 con un bel gruppo di giovaninovizi e fu ordinato sacerdote il 21febbraio 1948.La sua missione sacerdotale si puòriassumere in un unico titolo: ‘apostolodegli ammalati, esperto della pastoralesanitaria’.Ringrazio il Signore di essere statocon lui nella fraternità dell’ospedale diS. Martino negli ultimi tre anni dellasua vita, di avere “ereditato”, dopo lasua morte, i reparti ospedalieri che daanni erano il campo del suo ministerodi cappellano. È stato padre Stefanoad accogliermi con fraterna signorilitàe introdurmi con esperta esperienzanelle cliniche universitarie e nella ‘par-rocchietta’ del DIMI.Il rapporto avuto con me era l’atteg-giamento costante che teneva con iconfratelli, che lo elessero più volteconsigliere provinciale e guardiano.Era rispettoso verso tutti e sorprendeche nonostante il suo carattere schivo

e apparentemente timido sia riuscitoa coagulare attorno a sé tante per-sone, a costituirle in associazione perassicurare agli ammalati la salute pienadel corpo e dello spirito.Fu il primo in Italia a concepire laCappellania Ospedaliera come entitàpastorale alla quale partecipassero coicappellani le parrocchie del territoriovicino, le consacrate e il SAS (ServizioAnimazione Spirituale). Fu socio fonda-tore dell’AVO (Associazione VolontariOspedalieri) in Liguria, associazioneche contribuisce ancora oggi a donareai degenti degli ospedali quella pre-senza umana fatta di ascolto, di com-pagnia e di piccoli servizi che dannosollievo e rendono meno amara lasofferenza.Fu docente di etica professionale permolti anni nella scuola per infermiereall’ospedale di S. Martino e all’ospe-dale Galliera. Era un fidato collabo-ratore con i responsabili e il personaleche dicevano di lui. “È stato mio pa-ziente e colto professore”.Necessariamente per la formazionedei volontari e del personale ospeda-liero p. Stefano si è impegnato nelcollaborare con riviste specializzate econ pubblicazioni di carattere divul-gativo mettendo a confronto il pen-

Padre Stefano Bambini da Reusa(1923 - 2010)

47

siero cristiano con la cultura filosoficalaica.Nella pastorale di servizio all’amma-lato aveva cura del così detto ‘giro’che svolgeva nel visitare i ricoverati:teneva pronti vestiti e pigiami per gliammalati indigenti, fu uno dei primifrati a procurarsi il telefonino per darela consolazione agli infermi di comu-nicare coi parenti.Padre Stefano fu un religioso colto eaperto al dialogo con la cultura con-temporanea; già da giovane sacerdotecompletò la sua formazione scienti-fica diplomandosi in sociologiapresso l’Università “Pro Deo” aRoma. I medici trovavano in lui un ri-ferimento di confronto e di consiglionelle problematiche di ordine etico edi cura dell’ammalato.In qualità di esperto di problematichesocio-sanitarie legate alla pastoraleospedaliera svolse una preziosa colla-borazione con la Conferenza Episco-pale Italiana e fu uno dei protagonistidel rinnovamento della pastorale sa-nitaria. Si batté con determinatezza in

occasione del varo della legge italianan. 833 del 23 dicembre 1978 con cuisi tentava di escludere ogni forma diassistenza religiosa negli ospedali. Ot-tenne che l’articolo 38 decretasse chepresso le strutture di ricovero del ser-vizio sanitario nazionale fosse assicu-rata l’assistenza religiosa nel rispettodella volontà e della libertà di co-scienza del cittadino.Nel novembre 1986, a Collevalenza(PG), fu uno dei fondatori dell’AN-CRO (Associazione Nazionale CappellaniReligiosi Ospedalieri) che successiva-mente, nel 1993, si evolse, grazie aduna maturazione ecclesiale nell’asso-ciazione AIPAS (Associazione Italianadi Pastorale Sanitaria).Il suo amore per l’arte e per le bel-lezze naturali lo traduceva in viaggi,da lui personalmente organizzati neidettagli, nel cuore dell’Europa soprat-tutto nei paesi nordici: memorabile fuil viaggio a Capo Nord e nei fiordidella Norvegia.Padre Stefano morì il 13 ottobre del2010.

49

Il 20 gennaio 2014 abbiamo dato ilnostro arrivederci a Padre Luca Spaz-zini, missionario e medico, che il Si-gnore ha chiamato a ricevere ilpremio per la sue fatiche.Da qualche tempo era ospite della no-stra Infermeria provinciale in Genovaa causa del progressivo decadimentodel suo stato di salute, usurato dalletante fatiche accumulate nel serviziodei malati e dei poveri.Era nato a Genova Sestri Ponente il30 dicembre 1924. Esercitò la suaprofessione di medico, essendosi lau-reato all’Università di Pavia nel 1952;il 4 ottobre 1964 iniziò il suo cam-mino per diventare frate cappuccino,che si concluse il 27 settembre 1969con l’Ordinazione sacerdotale.Stette ancora pochi mesi in Italia poii Superiori lo inviarono nella missioneCentrafricana per dirigere l’Ospedaledi Bocaranga, grande opera sovven-zionata in buona parte dal dott. Mo-linari in memoria di un suo figliomorto precocemente. Quello e le vi-cine carceri furono i punti nevralgicidel suo impegno missionario e delsuo apostolato con una particolare at-tenzione anche ai poveri che bussa-vano alla missione di Bocaranga.Una caratteristica che contrassegnò la

missione dei frati cappuccini genovesiin Repubblica Centrafricana fu il lorospirito di corpo, dovuto anche al fattoche nel decennio 1965-75 ci fuun’azione guidata dallo Spirito Santoche aprì il cuore di parecchi confra-telli all’impegno nella missione.Quello che sempre emerse fu unagrande coesione nel lavoro apostolicodelle varie attività pastorali, ancheperché erano realtà per incoraggiarsie sostenersi a vicenda in una realtàcosì delicata e diversa dai nostrischemi mentali.È deceduto il 18 giugno 2014.Mons. Armando Gianni, Vescovo diBouar, disse di lui durante l’omelia fu-nebre: «Fra Luca, medico, lo conobbi comeun frate semplice, gioioso, accogliente, cheseppe incarnare, nelle opere di misericordiacorporali e spirituali … scelse di esercitarela sua missione di medico, considerate leestreme necessità della gente. Pur esercitandola medicina, seppe fare una meravigliosa sin-tesi, dando un’impronta sacerdotale a tuttoil suo lavoro: divenne medico dei corpi e delleanime.Amava i bambini ed era riamato da loro.Spesso si fermava a giocare con loro e questoera il modo per stemperare la carica nervosaaccumulata nei moltissimi interventi chirur-gici che faceva all’ospedale. Era solito dire:

Padre Luca Spazzini da Sestri Ponente(1924 - 2014)

50

“Se i bambini di Bocaranga dovessero votareil Sindaco sarei io”, lui che non amava met-tersi in luce, ma davanti ai bambini diven-tava uno di loro; quando tornava a casadall’ospedale sapeva inserirsi in modo gio-viale e fraterno nella sua comunità. E tuttiaspettavano l’ultima barzelletta: era il segno

che stava rilassandosi».È un testimone che se ne è andato: hasaputo dimostrare con letizia e sem-plicità francescana la sua passione perDio e per i suoi fratelli più deboli epoveri.

Padre Luca nell’Ospedale di Bocaranga (RCA)

52

“Sereni sempre … tranquilli mai!”È una delle tante frasi-slogans chepadre Cleto ha pronunciato nella suavita e che si sono fissate nel cuore enella mente di tanti ‘figli’ e amici chelo hanno incontrato e con lui sonocresciuti nella fede in Gesù ed hannocollaborato nel testimoniare e annun-ciare il Vangelo.Padre Cleto, al secolo Carlo Ghiglino,era nato a Loano il 21 ottobre 1929,entrato da bambino nel seminario deiCappuccini maturò la vocazione reli-giosa con la consacrazione sacerdo-tale l’8 marzo 1952.Per 18 anni fu parroco nella nuovaparrocchia (eretta nel 1958) di S. Ge-rolamo di Quarto e dopo una pausadi servizio agli ammalati nell’ospedaledi S. Martino ritornò a Quarto nelconvento di S. Maria degli Angeli(1977) dove rimase fino alla morte.Nel 1969, col suo stretto collabora-tore p. Celso Damonte, morto tragi-camente sul Castore (il 22 agosto1970), acquistò la baita dell’Orso aChampoluc per amore della monta-gna e per organizzare i campi educa-tivi dei giovani e per le famiglie.Padre Cleto nella sua predicazione in-vitava spesso alla conversione, perchélui stesso di un cambiamento di vita

ne era testimone: da parroco di S. Ge-rolamo, operante secondo metodi pa-storali consoni ad una situazionesociale ed ecclesiale degli anni ses-santa, ad un nuovo modo di vivere lachiesa come comunità di credentisempre in cammino, interpretando eattuando il rinnovamento del Conci-lio Ecumenico Vaticano II.Fu determinante per p. Cleto l’espe-rienza del “Cursillo di Cristianidad”nel quale trovò un formidabile stru-mento di evangelizzazione per riac-cendere in tanti cuori la fede el’amore per Gesù. Nell’esperienza delCursillo e nella comunità S. Mariadegli Angeli di Quarto ha trovatomolti cristiani impegnati nell’evange-lizzazione con le missioni popolarinelle parrocchie, ha formato generosecatechiste, ha fatto crescere nella fedeun gran numero di giovani, ha prepa-rato i fidanzati al matrimonio, non hatrascurato la fraternità OFS e l’atten-zione per gli anziani, ha vivificato il‘Movimento Apostolico Ciechi’, si èfatto collaboratore degli incontri ecu-menici di preghiera e di amicizia coni rappresentanti delle diverse chiesecristiane di Genova.Con i laici che hanno riscoperto labellezza di far parte della Chiesa si è

Padre Cleto Ghiglino da Loano(1929 - 1993)

53

Padre Cleto con due giovani in Valle d’Aosta

prodigato in tante opere di promo-zione cristiana della carità: ospitalitàalle famiglie dei bambini ricoveratinell’ospedale pediatrico Gaslini, lamensa dei poveri, l’accoglienza di ra-gazzi handicappati.L’aspetto di padre Cleto rassicurava einfondeva speranza: lo sguardo lim-pido che fissava gli occhi di chi incon-trava raggiungeva i cuori; il sorrisosmagliante e le parole entusiaste e so-nore coinvolgevano nei progetti dibene; la mano forte che afferrava lespalle trasmetteva consolazione e si-curezza; la barba nera che circondavail viso e che gli cascava sul petto,segno di austerità ma ancor più disaggezza testimoniava a tutti il pun-tare all’essenzialità delle scelte di vita.Ricordo le ultime parole che padreCleto pronunciava ripetutamenteprima che perdesse totalmente l’usodel parlare, a causa del tumore al cer-vello: “Io mi occupo … tu ti occupi”. Mi

sono chiesto di cosa dovevamo occu-parci: la risposta penso sia riposta neldesiderio forte di comunicare la gioiadel Vangelo.Tante lacrime ha versato padre Cleto,quando ancora in piedi e in ospedale,abbracciava i confratelli e amici, sa-pendo molto bene che sarebbero statigli ultimi segni di affetto verso per-sone care con le quali aveva condivisogioie e dolori, ma soprattutto perchécon esse aveva operato con zelo edentusiasmo in tanti campi di aposto-lato per servire il Signore nell’edifica-zione del Regno di Dio.Padre Cleto si è spento nella sua ca-meretta del convento di Quarto il 9settembre 1993 e la notizia della suamorte prematura (aveva 64 anni) hasuscitato cordoglio nella chiesa geno-vese e molti sono stati coloro chehanno partecipato al funerale con lapresenza del Cardinale Arcivescovo diGenova Giovanni Canestri.

55

Si ringraziano per la collaborazione le fraternità dei Frati Minori Cappuccini Liguri

Giampietro Pozzifr. Giacinto Spotorno

Schede a cura di:fr. Renato Brenz Verca (Antonio Durante)fr. Enzo Canozzi (Gherardo Del Colle)fr. Andrea Caruso (Matteo Conte, Umile Bonzi, Dionisio Massucco, Valerio Richeri)fr. Vittorio Casalino (Francesco Saverio Molfino, Cassiano Carpaneto, Stefano Bambini, CletoGhiglino)fr. Roberto Parodi (Serafino Doati)fr. Francesco Rossi (Bruno Traverso, Luca Spazzini)Simonetta Ottani (Pietro Bergamini, Ginepro Conio, Damaso Testa, Generoso Ghi-glione, Albino Simi)

Genova, marzo 2015