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Pag. 1 EDITORIALE Giornale Autogestito degli studenti del Righi URLO LIBERO Buongiorno a tutti voi, righel- line e i righellini! Questo am- masso di carta straccia che vi trovate sul banco, se non ne avete ancora fatto un mega aeroplanino,è il nuovo giornale del Righi, l’URLO LIBERO! Date le fallimentari avventure degli ultimi due anni, nel 2011/2012 il giornalino ritorna con un nome e una redazione tutti nuovi e la ferma volontà di ridare alla scuola un fonda- mentale spazio di espressione e partecipazione. Usciremo ogni volta che il Con- siglio d’Istituto lo permetterà e ci impegneremo al massimo a scrivere articoli divertenti, in- teressanti e sgramaticcati (ogni riferimento a Capena reali o fit- tizi è puramente casuale). Urlo perché siamo la voce di tutti gli studenti del Righi e rite- niamo questa voce così impor- tante da “urlarla” anche sulla carta stampata. Libero perché sulle nostre colonne tutti han- no il diritto di esprimersi, sen- za pregiudizi e censure di sorta; Quindi spulciatevi queste sedi- ci pagine, leggete pure qualche articolo (non restate bloccati davanti alla foto di Camila…) e quando avete finito fateci pure un aereoplanino se vi va, ma soprattutto CONTRIBUITE mandandoci i vostri articoli, di qualsiasi natura essi siano (ac- cettiamo anche racconti sugli ornitorinchi spaziali). Buona Lettura La Redazione. 15 Ottobre: giorno dell’indignazione globale. Una generazione intera si ri- bella a quelle corrotte logiche di profitto che le hanno stuprato i diritti e trasfor- mato il futuro in un surrogato di cupe speranze dominate dall’incertezza. Per troppo tempo la generazione Pre- caria ha dovuto pagare con le proprie aspirazioni il prezzo di un capitalismo finanziario che, per alimentare la mac- china del profitto, brucia i diritti delle popolazioni; per troppo tempo i Draghi dell’economia mondiale hanno terroriz- zato gli Stati con il ricatto del default costringendoli all’ austerity; per troppo tempo questi “sacerdoti” del dio Denaro hanno potuto sacrificare sull’altare del debito l’istruzione, il welfare e i servizi in nome del dogma incontrovertibile del pareggio di bilancio a scapito dei cit- tadini, involontari fedeli di questa per- versa religione. Segue a pag. 2 IL FUOCO CHE SPEGNE di Stefano Parodi TUTTO IL CILE CONTRO IL SUO BERLUSCONI di Lorenzo D’innocenzo Cile: PIL pro capite 15000$, in netta crescita (stimata attorno al 6% an- nua) grazie all’aumento del prezzo del rame, di cui è uno dei maggiori produttori mondiali. La situazione, purtroppo, non è esattamente rosea: la distribuzione del denaro è tutt’altro che equa e la forbice sociale si allarga alla stessa velocità dell’aumento della ricchezza complessiva. Ciliegine sul- la torta sono il welfare, quasi inesistente, e una classe politica per nulla intenzionata a cambiare la situazione. Il sistema educativo è uno dei punti più oscuri in questo Paese: infatti, è rimasto praticamente uguale dalla riforma classista di Pinochet (dittatore dal 1973 al 1990) che ha tagliato progressivamente i fondi alla scuola pub- blica (si è passati da un 7% del pil del pre-Pinochet a uno 0,84% attuale) facendo in tal modo alzare le rette universitarie e, di conseguenza, abbassare il livello dell’is- truzione. Segue a pag. 10 Camila Vallejo CONTATTATECI!!! Email: [email protected] Facebook: Urlo Libero Caporedattore: Daniel Banks V G Viceredattori: Giovannni Forti IV H Giorgio Colombi V G Adriana Tibuzzi V E Correttore di bozze: Francesco Stati V A Flavia Arnese V B DEJA VU di Daniel Banks, V G Pag. 3 GUIDA GALATTICA PER RIGHELLINI di Adriana Tibuzzi, V E Pag. 5 ANESTESIA TOTALE di Gabriele Dellisanti,V M Pag. 11 LA LEGGENDA DI JIM MORRISON di Andrea Mencarelli, IV H Pag. 12 ESSERE UN HACKER Edoardo Moreni, V A Pag. 7 PREMIO NOBEL PER LA FISICA, 2011

Urlo Libero N°1 - Dicembre 2011

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Numero di dicembre 2011 del giornale autogestito dagli studenti del LSS Righi "Urlo Libero"

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EDITORIALE

G i o r n a l e A u t o g e s t i t o d e g l i s t u d e n t i d e l R i g h iURLO LIBERO

Buongiorno a tutti voi, righel-line e i righellini! Questo am-masso di carta straccia che vi trovate sul banco, se non ne avete ancora fatto un mega aeroplanino,è il nuovo giornale del Righi, l’URLO LIBERO!Date le fallimentari avventuredegli ultimi due anni, nel 2011/2012 il giornalino ritorna con un nome e una redazione tutti nuovi e la ferma volontà di ridare alla scuola un fonda-mentale spazio di espressione e partecipazione.Usciremo ogni volta che il Con-siglio d’Istituto lo permetterà e ci impegneremo al massimo a scrivere articoli divertenti, in-teressanti e sgramaticcati (ogni riferimento a Capena reali o fit-tizi è puramente casuale).Urlo perché siamo la voce di tutti gli studenti del Righi e rite-niamo questa voce così impor-tante da “urlarla” anche sulla carta stampata. Libero perché sulle nostre colonne tutti han-no il diritto di esprimersi, sen-za pregiudizi e censure di sorta; Quindi spulciatevi queste sedi-ci pagine, leggete pure qualche articolo (non restate bloccati davanti alla foto di Camila…) e quando avete finito fateci pure un aereoplanino se vi va, ma soprattutto CONTRIBUITE mandandoci i vostri articoli, di qualsiasi natura essi siano (ac-cettiamo anche racconti sugli ornitorinchi spaziali).

Buona Lettura La Redazione.

15 Ottobre: giorno dell’indignazione globale. Una generazione intera si ri-bella a quelle corrotte logiche di profitto che le hanno stuprato i diritti e trasfor-mato il futuro in un surrogato di cupe speranze dominate dall’incertezza.Per troppo tempo la generazione Pre-caria ha dovuto pagare con le proprie aspirazioni il prezzo di un capitalismo finanziario che, per alimentare la mac-china del profitto, brucia i diritti delle

popolazioni; per troppo tempo i Draghi dell’economia mondiale hanno terroriz-zato gli Stati con il ricatto del default costringendoli all’ austerity; per troppo tempo questi “sacerdoti” del dio Denaro hanno potuto sacrificare sull’altare del debito l’istruzione, il welfare e i servizi in nome del dogma incontrovertibile del pareggio di bilancio a scapito dei cit-tadini, involontari fedeli di questa per-versa religione. Segue a pag. 2

IL FUOCO CHE SPEGNE di Stefano Parodi

TUTTO IL CILE CONTRO IL SUO BERLUSCONI di Lorenzo D’innocenzo

Cile: PIL pro capite 15000$, in netta crescita (stimata attorno al 6% an-nua) grazie all’aumento del prezzo del rame, di cui è uno dei maggiori produttori mondiali. La situazione, purtroppo, non è esattamente rosea: la distribuzione del denaro è tutt’altro che equa e la forbice sociale si allarga alla stessa velocità dell’aumento della ricchezza complessiva. Ciliegine sul-la torta sono il welfare, quasi inesistente, e una classe politica per nulla intenzionata a cambiare la situazione. Il sistema educativo è uno dei punti più oscuri in questo Paese: infatti, è rimasto praticamente uguale dalla riforma classista di Pinochet (dittatore dal 1973 al 1990) che ha tagliato progressivamente i fondi alla scuola pub-blica (si è passati da un 7% del pil del pre-Pinochet a uno 0,84% attuale) facendo in tal modo alzare le rette universitarie e, di conseguenza, abbassare il livello dell’is-truzione. Segue a pag. 10

Camila Vallejo

CONTATTATECI!!!

Email: [email protected]: Urlo Libero

Caporedattore: Daniel Banks V GViceredattori: Giovannni Forti IV H Giorgio Colombi V G Adriana Tibuzzi V ECorrettore di bozze: Francesco Stati V A Flavia Arnese V B

DEJA VUdi Daniel Banks, V G

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GUIDA GALATTICA PER RIGHELLINIdi Adriana Tibuzzi, V E

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ANESTESIA TOTALEdi Gabriele Dellisanti,V M

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LA LEGGENDA DI JIM MORRISON di Andrea Mencarelli, IV H

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ESSERE UN HACKEREdoardo Moreni, V A

Pag. 7PREMIO NOBEL PER LA FISICA, 2011

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Per troppo tempo si è sopportato tutto ciò: il 15 Ottobre si voleva dire “No, noi non ci stiamo, non vogliamo giocare seguendo le vostre regole”.Una piazza variegata e variopinta, una valanga di persone da tutta Italia che scende da via Cavour e comincia a riempire piazza San Giovanni. Un popolo di mezzo milione di indignati provenienti da diverse realtà avrebbe dovuto unirsi ed essere il cambiamento, la reale alternativa. San Giovanni come quartier generale, le banche, i minis-teri, il parlamento, i palazzi del potere come luoghi simbolo della protesta, cittadinanza attiva e partecipazione come centro della rivoluzione. NO.Così non è stato. I fatti di sabato 15 sono stati il precoce tramonto di tutto questo. Da quella valanga si sono stac-cati alcuni fiocchi di neve impazziti che, attratti dal fascino distruttore del fuoco, hanno incendiato macchine, negozi e cassonetti, ritenuti nella loro ottica vezzi estetici di un antagonismo che, altrimenti, quella manifestazione oceanica non avrebbe espresso. Sog-getti che hanno subito le violenze di un sistema sadico e hanno sfogato la loro rabbia sugli oggetti e sulla città invece di tenersi quell’impeto per costruire un’alternativa in grado di abbattere realmente i loro aguzzini.Non sta a noi condannare questa rab-bia, come parte dell’opinione pubblica “ben pensante” ha fatto: non siamo giu-dici, non diamo sentenze spassionate su quelli che la stampa chiama “Black Bloc”; la cosa che possiamo fare è valu-tare, a posteriori, gli effetti di determi-nate azioni. Così come il fuoco scio-glie la neve, molotov e bombe carta, scatenando la repressione delle forze dell’ordine, hanno disperso la fiumana di manifestanti diretti a San Giovanni precludendo la sua meta ad un corteo di migliaia di persone indignate.Il movimento, dall’esterno, è risultato diviso e in balia di frange violente es-tranee ad esso scese per le strade solo

per farne un campo di battaglia. Questo è il “vestitino” che i Media, insieme a quella casta di politici che reputava scomodo questo movimento, ha cucito addosso alla giornata del 15. Auto e negozi in fiamme: linfa vitale per quei giornalisti che, spesso male informati, trovano terreno fertile per le generalizzazioni sulle pagine dei quo-tidiani sbizzarrendosi in improbabili “fritti misti di cattivoni” nei quali è sta-to tracciato il profilo di un fantomatico “blocco nero”; si è parlato solo degli scontri e del fuoco, non si parla più dei contenuti di una manifestazione e delle rivendicazioni di uno dei più grandi movimenti degli ultimi anni. Così il manifestante viene identificato ne “er Pelliccia” e non più nello studente che si vede tagliare sempre più fondi per la sua formazione, nel precario che non ha la certezza di poter garantire un fu-turo ai propri figli, nell’operaio che non vuole cedere ai ricatti del Marchionne di turno; non più.Questa è stata la sconfitta del movi-mento: essere stato soverchiato al li-vello mediatico dal fuoco, non essendo così in grado di trasmettere il disa-gio che colpisce le diverse fasce della società. È il sentimento di paura ciò

che ha

suscitato in tutti e che è palpabile nelle dichiarazioni di quei giorni. Il rispolve-ro della “Legge Reale bis”, l’urlo rabbio-so contro il “blocco nero”, la restrizione dei cortei nel centro di Roma attuata da Alemanno sono solo alcuni degli esempi della paura che prende tutto il paese, sia chi era a favore di queste manifestazioni, sia chi era contrario.Far ripartire questo movimento ora è auspicabile quanto doveroso, e per farlo c’è bisogno di ricominciare a tras mettere quella viscerale voglia di cam-biamento che ha contraddistinto le lotte degli studenti e degli operai degli anni passati e le vittorie dei referendum di giugno. L’obiettivo deve essere accan-tonare la paura e far capire che questo movimento porta in piazza delle riven-dicazioni forti e genuine. Ora più che mai bisogna coinvolgere e ripartire perché quel sentimento di ri-valsa comune a milioni di persone in tutto il mondo, in Italia non può es-sere spento dal fuoco, sia che esca dalla penna di un giornalista o dalla lingua sibilante di un politico, sia che salga da via Cavour, formando dense nubi di fumo nero. Nero, quel colore che spesso ci viene affibbiato e che non ci appartiene.

IL FUOCO CHE SPEGNE di Stefano Parodi, IVH

15 ottobre, Roma

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I giovani di questa città li trovi buttati sui luridi marciapiedi di un sabato sera autunnale, a recuperare dalla sbornia che li ha allucinati come pochi. E’ così che vengono sprecate infinite notti di gioventù, quando sai già che il tuo futuro è stato mandato a puttane che c’è di meglio da fare? La notte consola coi suoi caldi lampioni arancioni e il suo soffio di vento che ti salva dalle putride esalazioni della città in Settembre. Di notte puoi evadere dall’inferno del giorno frenetico ed entropico che ti svuota d’energia, che ti sbatte di quà di là e ti lascia sfiancato ad aspettare l’autobus o a prendere il motorino che ti porterà a casa per una notte di sonno. La notte è salvezza, nella quale ti puoi impegnare a scappare con un paio d’ore di edonismo distruttivo dalla tua gabbia di una vita.È in una di queste notti che incontri F, anche se F è solo un nome a caso e potrebbe essere un A una B o anche un Z qualsiasi. Insomma eccoci qua, S. Lorenzo con la testa pesante e 5 birre nello stomaco sono le 2 del mattino forse F comincia a darsi verso casa, cosa sta pensando, che questa è solo un’altra notte buttata? Gli amici ci stanno ancora là intorno, urlando parole deliranti mentre le loro forme si scompongono e si ricompongono e tutto gira, il mondo gira. C’è chi fuma, chi beve ancora, chi addirittura anche a quest’ora parla di politica.E il motorino chi si ricorda dove l’ha parcheggiato, magari da qualche parte al Verano forse. E poi il viaggio a casa non è che lo attiri tanto, su verso quel triangolo infame che è il Quartiere Africano, groviglio di inquietanti palazzi del ventennio, alti fino a 8 o 9 piani, circondati dai suoi viali che ricordano un finto impero scomparso da tempo, e con i suoi fasci e i suoi metallari e quell’aria grigia ed opprimente che ti grava sempre sull’anima.Ma F le forze le trova e pure il motorino, e così mezz’ora dopo parcheggia, attacca il bloccadisco ed eccolo a casa, nella casa che già dorme da ore. Si sdraia sul letto e finalmente arriva il sonno, dopo una settimana passata ad abbioccarsi sui vecchi banchi di scuola, lasciandosi passare sopra la testa le inutili parole dei professori; dopo una settimana di frenesia più totale tra sport, studio, amici e interrogazioni, con unica salvezza l’Xbox in soggiorno. Dopo tutto questo finalmente il riposo, il riposo più completo di un uomo esaurito, perchè domani è domenica dormo dormo dormo e non me ne frega un cazzo, non penso alla settimana che sta per ricominciare.Domenica la sveglia arriva alle 2, mal di testa, stanchezza ancora e puzza- ma da dove viene? Intanto F pensa a farsi la doccia, a lavarsi di dosso lo sporco di una settimana intera, poi lo studio lo attende. Lunedì compito di Latino, Martedì Matematica, Giovedì Inglese ma è possibile che ce li mettono sempre tutti nella stessa settimana? Almeno il cielo fuori dalla finestra di camera offre un minimo rifugio, una speranza in un futuro più suo.Lunedì la sveglia arriva alle 7, colazione al volo poi via, lungo Viale Libia, lungo Corso Trieste davanti al Giulio, bianca prigione dalla quale F è riuscito a scappare, con le cubitali scritte dei fasci all’entrata e le facce tristi che lentamente vanno verso scuola. Parcheggia sotto le mura ed eccolo arrivato al Righi, prigione più accettabile dalla quale F purtroppo non è riuscito a scappare.Il compito di Latino, inutile dirlo, va di merda. E così Matematica e così pure Inglese e così pure l’interrogazione di Filosofia, arrivata a sorpresa in una calda e assonnata quinta ora. Passa la settimana tra un 5 e un altro, mentre i sospiri dei genitori diventano sempre più profondi e il perenne sonno di F si accresce sempre più, ed eccoci di nuovo a Sabato sera, la testa pesante, le solite 5 birre, seduto sul marciapiede lurido: Dejá Vu.Ma in un mondo dove il massimo a cui puoi aspirare è una precarietà eterna se hai culo, nel quale si parla sempre di fuggire all’estero ma chi lo fa mai, F è solo uno dei tanti, un paio di iniziali all’interno dell’infinita lista degli appartenenti a quell’invisibile Generazione P. E allora fanculo, mi compro un altro decino di quell’erba di merda di S. Lollo, almeno mi diverto un po’ e al futuro chi ci pensa più.

DEJA VU di Daniel Banks, V G

ll racconto, permeato di onirismo e realtà, segue, con sguardo a tratti indiscreto, il vagare di F. durante la notte con il suo motorino, tra amici, alcool, sbronze e spinelli e il giorno tra scuola, famiglia e brutti voti; l’incertezza del futuro, il senso di precarietà e una realtà che non prende forma sono il filo conduttore dello scontro ge-nerazionale, un dèjà vu e un dèjà véçu, talvolta non detto, talvolta gridato. Prof.sa Maria Pia Catalano

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GUIDA GALATTICA PER RIGHELLINI di Adriana Tibuzzi, V E

Occhi sgranati, labbra arricciate, visibile calo d’attenzione; ecco le principali e più comuni reazioni dovute a parole quali “consiglio d’istituto” o “comitato studentesco”. Immersi per cinque anni (si spera non di più) in un mondo in cui cadono nel vuoto questi termini, ci si sente spesso un po’ storditi. Tutto ha inizio con un delizioso documento: il “Regolamento d’Istituto”. Queste simpatiche 20 pagine illustrano la bellezza di 60 articoli che regolano tutto ciò che c’è e avviene nell’Istituto. Citato regolarmente nelle ramanzine dei professori in procinto di mettere note, il Regolamento appare un ammasso di norme comportamentali che vietano di fare arrampicata nel cortile di Boncompagni. Gli sport estremi nei plessi scolastici, tut-tavia, non sono l’unica cosa che questo regola. Infatti, nonostante le norme che istituiscono i vari organi della scuola siano ministeriali, il regolamento, diverso da istituto a istituto, ne esplicita compiti e funzioni. Norme ministeriali e vari decreti e riforme sono sicuramente argomenti di vastissimo interesse ma, poiché si rischia di impazzire tra CM, DDL, OOCC e altre improbabili sigle è meglio limitarsi alle norme del nostro Istituto. E qui sorge spontanea la domanda: come dovrebbero quei 60 articoli riguardare l’organizzazione degli studenti? Purtroppo (o per fortuna secondo i casi) il Regolamento ci riguarda più da vicino di quanto si creda. Infatti, qualsiasi organo scolastico con una rappresentanza studentesca (e quindi che ci riguardi) è descritto in quest’amato documento. Se non parlate burocratese e non avete tempo o voglia per leggervi quelle 20 pagine ecco a voi alcune pratiche istruzioni per l’uso sulle cose fondamentali da sapere per la sopravvivenza!

Prodotto da consumarsi preferibilmente entro 5 anni dalla data di apertura

Della durata di due ore ogni mese è il momento in cui gli alunni di una stessa classe possono parlare di proble-mi, proposte e argomenti di loro interesse (come viaggi d’istruzione e problemi con i professori). Deve essere ri-chiesta, riempiendo l’apposito modulo da far firmare al professore e alla vicepreside, con almeno tre giorni di an-ticipo dai rappresentanti di classe.In altre parole:Ore nelle quali i due rappresentanti cercano disperatamente di mantenere l’ordine in classe, limitare il traffico aereo deg-li aeroplanini di carta mentre chiedono alla classe cosa dire al prossimo Consiglio di Classe o Comitato Studentesco.

Assemblea di Classe degli studentiE’ convocato dal Dirigente Scolastico, possono parte-ciparvi professori, genitori e alunni. Delle ultime due componenti soltanto i rappresentanti in sede di Con-siglio hanno diritto di parola. Per la prima mezzora è aperto solo ai docenti, poi vi possono entrare anche gli altri.In Consiglio sono trattati tutti gli argomenti inerenti alla classe. E’ la sede in cui gli studenti sono invitati a esporre eventuali problematiche o richieste e uno strumento di confronto tra le varie componenti scolastiche.In altre parole:Momento in cui i due rappresentanti di classe sfog-giano le proprie doti diplomatiche cercando di presen-tare i problemi della classe (sono consigliabili alleanze con i rappresentanti dei genitori). Attenzione: è l’unica chance che gli studenti hanno per farsi ascoltare (non potrete essere accoltellati per aver contestato qualcosa in sede di consiglio!).Sarà anche il momento nel quale sarà ricordato quanto la classe sia indisciplinata (dal primo al quinto rimarrete la classe peggiore che abbia-no mai avuto ma tranquilli, lo dicono a tutti).

Consiglio di Classe

Riunione mensile prima dell’assemblea d’Istituto, convo-cata dai presidenti di Assemblea e presieduta dagli stessi. Ha la funzione di decidere l’ ordine del giorno e la data dell’Assemblea. Al Comitato devono andare tutti i rappre-sentanti di classe degli studenti. Il comitato è solitamente in orario pomeridiano.In altre parole:Riunione boicottata dalla maggior parte dei rappresentanti, che spesso ne ignorano l’esistenza. E’ fondamentale per de-cidere argomenti dell’Assemblea che possano interessare la maggior parte degli studenti.

Comitato studentesco

Consiglio di IstitutoComposto di: 2 ATA, 8 docenti, 4 rappresentanti dei genitori, 4 degli alunni e il Dirigente Scolastico. E’ l’organo di governo della scuola. Approva il regola-

mento, il calendario scolastico, la programmazione di attività extrascolastiche, viaggi istruzione ecc. ed esprime giudizio sull’andamento generale istituto. E’ aperto a tutti gli studenti ma solo i rappresentanti hanno diritto di parola.In altre parole:Momento nel quale i Rappresentanti d’Istituto degli studenti possono mettere bocca sulla politica generale della scuola. In questa sede passano tutte le proposte (o almeno, quelle meno improbabili) degli studenti e si apre la contrattazione con docenti e preside.

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L’assemblea d’Istituto è una mattinata al mese (Giugno escluso) richiesta dai presi-denti d’Assemblea in base alla decisione presa nella riunione del Comitato Stu-dentesco alla quale possono partecipare tutti gli studenti. E’ uno spazio che gli studenti hanno per confrontarsi su temi d’interesse collettivo sia inerenti alla scuola che non. Dopo l’appello alle 8.00 gli studenti sono liberi di uscire dalla scuola per recarsi nel cortile di Boncompagni per assistere all’Assemblea.In altre parole:Spiacente di disilludervi ma “Assemblea d’Istituto dgli studenti” non vuol dire par-tita a calcetto, giornata a Vil-la Borghese o a prendere il sole in spiaggia. L’assemblea è piuttosto il momento giu-sto per dire se vi piove in classe, se trema il muro, se volete che la scuola or-ganizzi corsi d’immersione subacquea al terzo piano di Campania durante i diluvi, di equitazione nelle aiuole di Boncompagni o di corsa con le bighe al secondo piano di Campania. Insomma, qua-lunque problema o proposta abbiate per la scuola e che possa essere portata in Con-siglio d’Istituto. E’ anche uno spazio per fare qualsiasi cosa (non legalmente persegui-bile), come: discussioni di vasto interesse o qualsiasi altra attività di “seri conte-nuti” quale la preparazione alla conquista della Polonia o proposte di viaggi distruzio-ne nel tunnel Ginevra-Gran Sasso. (cit. dalla lista goliar-dica “Passerà”)

Assemblea di Istituto WINDS OF CHANGE di Giovanni Forti, IV H

Un mese fa, il 12 novembre, è finita un’era che durava da 17 anni. In un clima di festa, con migliaia di persone ad esultare sotto il Quirinale, Silvio Berlusconi, ormai privo della maggioranza in parlamento e sfiduciato dall’80% della popolazione, si è dimesso da Pre-sidente del Consiglio. “Le più belle dimissioni degli ultimi 150 anni” (Roberto Benigni).Si è aperta una fase nuova nella quale è necessario trovare una soluzione alla crisi eco-nomica (causata dai troppi debiti dello stato italiano, che ci sta avvicinando sempre più alla bancarotta), alla quale Berlusconi durante i suoi 9 anni e mezzo di governo non ha saputo dare una risposta convincente. Giorgio Napolitano si è guardato intorno per sosti-tuirlo e, dopo diverse consultazioni, ha scelto Mario Monti, economista di fama europea e mondiale, personaggio molto composto e serio, fortunatamente NON un politico; egli ha fatto dell’equità la sua bandiera, il suo slogan di governo, e si è prefissato “un mandato breve ma severo”. Un segnale di cambiamento forte, che arriva proprio mentre in Italia c’è la maggiore sfiducia verso la classe politica e i partiti da quando lo scandalo della cor-ruzione, Tangentopoli, li travolse tutti.Quattro italiani su cinque erano d’accordo con l’ insediamento di Monti a capo di un go-verno di “tecnici”, ovvero di ministri competenti su una materia specifica e che in politica non ci hanno mai messo lo zampino (o quasi); per molti, questa soluzione è vista come l’ultima speranza per un Paese ormai alla deriva.L’altro italiano, il rimanente quinto, non era d’accordo.Non era d’accordo con la scelta di un personaggio molto vicino al mondo delle banche, a quella finanza che in molti considerano l’origine della crisi. Non era d’accordo con un professore della Bocconi, simbolo delle università private in Italia. Non era d’accordo con la lettera mandata dalla Banca Centrale Europea al governo italiano quando ancora c’era Berlusconi, con la quale l’Europa ci chiedeva più sacrifici, più austerità e meno servizi. Non era d’accordo con gli “inciuci” dei partiti, con un Parlamento senza opposizione (tranne la Lega), con il rispondere alla crisi del capitalismo finanziario, con i tagli ai diritti della popolazione.Fino a Domenica, però, parlare di “Monti sì – Monti no” era discutere di aria fritta, molto appassionante ma inutile (provare per credere); finalmente Domenica sera è arrivata la manovra del governo, che ha l’obiettivo sia di garantire più entrare immediate allo stato, sia di ottimizzare la gestione dei soldi pubblici in futuro.Se tale manovra diventerà legge, chi pagherà?Gli evasori che hanno approfittato dello scudo fiscale per far tornare in Italia i soldi che avevano depositato illegalmente all’estero, pagando il 5% della somma ed evitando il pro-cesso, dovranno sborsare un altro po’ di soldi; chi ha una casa di proprietà dovrà pagare una piccola percentuale del suo valore ogni anno (0,4%), percentuale che sale per chi possiede più di un immobile; pagherà chi ha una barca, un aereo, una macchina potente; saranno diminuite le province, gli stipendi e la quantità dei consiglieri provinciali; i mi-nistri e i sottosegretari non potranno più ricevere il doppio stipendio per due incarichi: per esempio, un senatore che viene nominato ministro riceverà solo il “misero” stipendio da ministro, ovvero circa 14.000 € lordi al mese. Poveretto.Anche le pensioni verranno toccate: la ministro del Lavoro, quando l’ha annunciato, è scoppiata a piangere... i pensionati (loro ci rimettono sempre) avranno un blocco delle pensioni per due anni, tranne quelle fino a 936 € che aumenteranno insieme al costo della vita; inoltre quelli che ancora devono andare in pensione dovranno aspettare almeno fino ai 66 anni e ai 42 di contributi. Insomma, una vera stangata.Nel frattempo Monti, che ha rinunciato al suo stipendio da Ministro dell’Economia e da Presidente del Consiglio, ha chiesto ai giornalisti di chiamare il decreto legge che contiene il testo “Decreto Salva-Italia”: speriamo che riesca davvero a salvare l’Italia, ma soprattutto a salvare gli italiani.

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Di recente, alcuni avvenimenti hanno portato l’attenzione dell’opinione pub-blica su alcune particelle elementari chiamate “neutrini”; in particolare, una notizia pubblicata sull’edizione online della testata “Il Giornale” (dietro sug-gerimento del fisico Antonio Zichichi) ha destato un certo scalpore poiché comunicava risultati a prima vista ina-spettati, ovvero che queste di particelle, aventi massa, avessero raggiunto ve-locità più alte dei fotoni, che invece ne sono privi. Tuttavia non è chiaro ai più cosa siano realmente queste particelle, né tantomeno tramite quale esperi-mento siano state esaminate e in che modo si sia giunti a tali risultati; men-tre Wikipedia dà un’idea abbastanza esauriente ma anche piuttosto tecnica dei neutrini, i testi scolastici sono mol-to carenti nella trattazione di queste particelle, tanto quelli di geografia astronomica quanto quelli di fisica.Per comprendere appieno cosa siano queste particelle elementari bisogna risalire al famoso “standard model”, il quale demolisce la concezione di in-divisibilità del protone e del neutrone, pur essendo in linea con la teoria della relatività ristretta e con le osservazioni

della meccanica quantistica. Lo stan-dard model divide le particelle costitu-enti la materia in due gruppi (leptoni e quark), entrambi divisi in tre famiglie composte da coppie di particelle aventi proprietà simili. I neutrini sono dei leptoni di carica neutra, distinguibili in “elettronici”, “muonici” e “taunoici”, a seconda delle proprietà che li rendono simili a altre particelle con carica nega-tiva (ovvero l’elettrone, il tauone e il muone, che hanno proprietà molto si-mili tra loro); essi sono prodotti in na-tura dalla fusione nucleare che avviene nelle stelle: in una parte della reazione (precisamente, quella che riguarda più da vicino l’esperimento esaminato in questo articolo), un protone viene scisso in un neutrone più un positrone e+(che è l’antimateria dell’elettrone) e un neutrino di “sapore” elettronico. Essi hanno una massa, tuttavia questa è talmente piccola da non essere rileva-bile con esattezza, da far esistere il suo corrispettivo in antimateria e da avere molte altre particolari proprietà.L’esperimento del Cern, denominato C.N.T.G.S. (Cern Neutrinos To Gran Sasso), consiste nel produrre queste particelle tramite un processo fisico (il-

lustrato in seguito all’interno di questo articolo), per poi farle viaggiare per 732 km sotto la costa terrestre fino ai Laboratori Nazionali di Fisica Nucle-are del Gran Sasso, dove è installato un rilevatore che partecipa ad altri es-perimenti denominati Opera e Icarus. La produzione dei neutrini segue più o meno questo schema: utilizzando il secondo più grande acceleratore del Cern, l’S.PS. (Super-Proto Sincrotrone, da non confondersi con il più famoso Large Hadron Collider, LHC), viene accelerato un fascio di protoni e indi-rizzato in collisione con un bersaglio di grafite: questo scontro porta alla pro-duzione di particelle esotiche e insta-bili, per la maggior parte appartenenti alla famiglia dei mesoni, che vengono condotte tramite una lente magneti-ca in un “tunnel”. Durante il viaggio queste particelle decadono in gran parte in muoni e neutrini muonici; alla fine del tunnel è situato un ulteri-ore bersaglio di grafite e ferro che trat-tiene protoni, mesoni e muoni, mentre i neutrini, data la loro massa molto pic-cola, continuano il loro viaggio sotto la crosta terrestre per 732 km fino al rile-vatore posto all’interno del Gran Sasso. I dati in possesso del gruppo di ricerca al lavoro su questo esperimento hanno evidenziato il fatto che i neutrini avreb-bero viaggiato più veloci della luce; non appena la notizia è trapelata questa ha destato grande clamore, e in pochis- sime ore tutte le fonti d’informazione parlavano di una rilevazione non anco-ra ufficializzata senza in realtà poterne dare una spiegazione: molti hanno ad-dirittura parlato di caduta della “teoria della relatività”, alludendo ad una vera e propria rivoluzione della fisica quan-tistica. In realtà, sembra che non fosse stata presa in considerazione la diver-sità con cui scorre il tempo a quote di-verse rispetto al centro della terra sia riguardo le distanze, sia riguardo gli angoli (i laboratori di Ginevra, infatti, si trovano ad una quota minore rispet-

L’INCOGNITA DEI NEUTRINI: TRA NATURA E SCIENZA di Adriano Titta, VH

“Opera”, laboratori del Gran Sasso

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Anche quest’anno gli sguardi di migliaia di giornalisti, intellettuali e scienziati si sono volti verso Stoccolma, la città del Nobel, il premio che dà al vincitore un “accesso diretto all’Olimpo degli dei”: vincerlo per entrare nella storia.Dopo 12 mesi di revisioni e ripensamenti, il premio Nobel per la Fisica è stato assegnato a tre ricercatori che lavorarono in due gruppi di ricerca alla fine degli anni novanta; entrando nel dettaglio, i tre uomini che hanno vinto il Nobel sono: Saul Perlmutter, Brian P. Schmidt, Adam G. Riess; come ogni anno, viene ribadita la supremazia della potenza americana nell’ambito della ricerca scientifica: infatti, due ricercatori su tre sono americani. Questa volta, come nello scorso anno, non si parla più di materia, ma di qualcosa di ancora più astratto ed incomprensibile: l’ Universo. La ricerca che è stata effettuata si è focalizzata sull’osservazione di stelle; in questo caso, non stiamo parlando di semplici stelle, come il nostro Sole, ma di nane bianche, ossia di corpi celesti molto antichi, aventi condizioni particolari: i ricercatori, infatti, sono andati a caccia di esplosioni di supernova di nane bianche.L’obiettivo della ricerca era di misurare l’espansione o la possibile contrazione dell’universo; dopo una lunga e assidua os-servazione, gli scienziati sono giunti ad una conclusione sconcertante: l’ universo, come lo pensiamo noi, non sta dece-lerando, bensì sta accelerando; le galassie, gli ammassi e tutti gli oggetti astronomici si stanno allontanando tra di loro con una velocità sempre maggiore. Questa conclusione ha portato a un definitivo ripensamento sulla fine dell’universo: inizial-mente, si riteneva che l’universo sarebbe potuto finire con un “Big Crunch”, una sorta di Big Bang all’ inverso, che sarebbe cominciato con una decelerazione dell’universo e con una progressiva accelerazione inversa verso il centro dell’ universo stesso, ma i dati ci portano a prendere in considerazione una seconda strada: l’universo in continua e infinita espansione.Tra circa centro trilioni di anni, l’universo si sarà espanso a tal punto che le galassie disteranno tra di loro miliardi di miliar-di di anni luce, rendendolo in tal modo desolato: le stelle cominceranno progressivamente a spegnersi, non ci sarà più nes-suna forma di luce, tutto cadrà nel buio più profondo; soltanto i buchi neri sopravviveranno, continuando ad inghiottire ogni cosa che si muove sul loro cammino.Tuttavia, alla fine anche loro evaporeranno, e l’universo come lo pensiamo noi oggi finirà del tutto. Buio e desolazione. O, forse, la fatina dei denti ci accoglierà tutti nell’alto dei cieli.

to a quelli del Gran Sasso, quindi sono più vicini al centro della terra; inoltre, questi hanno una latitudine diversa); queste incertezze sono dovute ad un effetto della relatività che genera un er-rore minuscolo per ciò che possiamo percepire, ma che ad alte velocità di-venta considerevole: in questo caso, coloro i quali sostenevano che fosse caduta la teoria della relatività era riuscito ad avvalorare le sue tesi sola-mente non tendendo conto delle varia-bili sopracitate. Un’altra ipotesi è che questi dati siano una conferma (sareb-

be la prima) della “teoria delle string-he”, che suppone che i neutrini abbiano viaggiato utilizzando delle “scorciatoie” in una dimensione extra; parziale con-ferma ci è arrivata da una (probabile) osservazione, derivata dall’esperimento Opera (passata quasi sotto silenzio), la quale afferma che un neutrino fra i tanti che vengono “sparati” sia passato da sapore muonico a sapore taunoico, cambiando alcune delle sue proprietà tra cui la massa: la teoria delle stringhe, infatti, sostiene che la massa dei neu-trini sia in realtà in una delle tante di-

mensioni extra, e che a velocità molto alte essa possa oscillare da un valore di massa ad un altro.La storia della scienza ci insegna che anche la teoria ritenuta più valida ri-mane vera fino a quando non si riesce a dimostrare il suo contrario e, se i risul-tati di questi studi venissero conferma-ti, si aprirebbero nuovi orizzonti per le teorie fisiche più accreditate; in attesa di nuovi sviluppi teorici o di nuovi es-perimenti, spero che questo modesto articolo possa saziare le vostre curio-sità.

PREMIO NOBEL PER LA FISICA, 2011 di Edoardo Moreni, V A

Saul Perlmutter Saul Perlmutter e Adam Riess Brian Shmidt

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“Stay hungry, stay foolish”. Steve Jobs, il 12 giugno del 2005, in occasione del di-scorso augurale ai neo-laureati di Stanford (nel numero dei quali lui stesso venne contato con una laurea Honoris Causa), chiude così il suo intervento; diventato sull’onda dell’ipocrisia divulgativa un vero e proprio clichè nei giorni della sua morte. L’augurio, per non dire la “missione”, lasciatoci da “his Steveness” cozza però con quello che oggi è forse uno dei più significativi ostacoli al generale sviluppo: che si parli di ricerca scientifica o arte, la verità è che la quotidiana esperienza ci insegna che la follia, che in termini più prossimi potremmo chiamare l’idea, la grande idea, non è più uno degli aspetti su cui il fantomatico, onnipresente e “onnicitato” para-digma sociale è disposto a scommettere. E allora, davanti a questa triste in quanto razionale riflessione il cui risultato sembra essere l’inevitabile asettica disillusione, è bene chiarire quale sia l’intento di quest’articolo: ricordare la felice speranza che, tutto sommato, inseguire la follia vale la pena. A tal proposito, consapevole che altro filosofeggiare non avrebbe altro effetto se non che di esasperare fino alla com-pleta sterilità l’emozione che si vuole suscitare, preferisco lasciar parlare un esem-pio, dando alla follia il volto dell’architetto quarantenne Ole Schereen: senza spro-loquiare sulla sua vita, affido alla buona immaginazione di ognuno, il carisma e la fiducia nell’idea di chi nel 2007 ha ricevuto dal Times un riconoscimento per “The World’s Most Ambitious Projects”. Seguendo la stessa linea di pensiero, per vincere l’indifferenza verso quello che è ancora solo un nome, volevo presentarne un pro-getto che, apocalisse del 2012 permettendo, si dovrebbe compiere tra 2 anni: lo “sky-scraper Mahanakhon”, grattacielo di 77 piani, per un totale di 313 metri. Questo edificio è sulla buona strada per diventare la più alta e azzardata costruzione di Bangkok, città resa regolare vittima di esondazioni per via della rete di canali tanto fitta e complessa da procurale l’appellativo di “Venezia dell’est”. E’ inoltre significa-tivo come una struttura, che nella stessa presentazione promozionale vuole “essere e allo stesso tempo abbattere” lo stereotipato concetto dei grattacieli come “glass curtain”, venga realizzata in un Paese sismicamente attivo il cui salario medio oscilla tra i 100 e i 150 €. Ma questi aspetti, che così ad occhio mi sembrano contrari ad ogni buonsenso dell’impresa edile, non sono altro che ulteriori conferme di come il valore di un’idea, una grande idea, o un “World’s Most Ambitious Project” vadano ben oltre i virtuali limiti di un sistema che, in quanto volto all’ autopreservazione fino alle sue estreme conseguenze, non sarà mai ben disposto ad accogliere un cam-biamento, la cui proposta non per questo verrà a mancare da parte nostra.

FIORI AL BUIO di Giorgio Colombi, V G

Ole Schereen

Steve Jobs

Renders promozionali del progetto dello skyscraper “Mahanakhon”

Steve Jobs

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Ormai sono ben dieci anni o forse di più che il termine Hacker è entrato nelle nostre menti. Ma che cosa o chi real-mente è un Hacker ?Il termine Hacker nasce agli albori dell'informatica nelle università americane, quando ancora lo zio Tom usava delle macchine sovrumane per fare dei calcoli del tipo 2+2. Inizialmente questa terminologia, ed in particolare la pa-rola "fare un hack", veniva usata nei confronti di quelle per-sone che facevano qualcosa di diverso e di sorprendente. Un Hack poteva essere considerato mettere un'automobile in cima tetto dell'università, oppure fare entrare uno stru-zzo nella classe di scienze.Numerosi media e mezzi di informazione definiscono lo stereotipo di Hacker come una sorta di pirata informatico, che infrange i sistemi rubando dati alle banche e ad orga-nizzazioni governative. Questo è un errore.Un Hacker, non è niente di tutto ciò.Un Hacker è una persona etica, con una morale, che crede in quello che fa. Un Hacker è una persona che non violereb-be mai un sistema per poi distruggerlo o tanto meno per rubare dei dati.Un Hacker è una persona con alte capacità informatiche, che sa utilizzare numerosi sistemi operatvi e che sa pro-grammare con diversi linguaggi di programmazione.Ma più di tutti un Hacker è una persona che si diverte stan-do al computer.Questa è una vera e propria definizione di Hacker. Non quelle che ci danno i media solo per spaventare la popo-lazione e per incutere timore negli utenti di computer ignari di quello che fanno sulla rete. Al contrario le persone che violano i sistemi informatici vengono definite come cracker, script-kiddies e lamers.Gli Hacker hanno fondato e creato il mondo dell'informatica. Sin dai tempi dei laboratori di intelligenza artificiale al Massachussets Institute of Technology, alla fine degli anni 50'. I grandi Hacker che hanno rivoluzionato il mondo dell'informatica sono gente del calibro di Richard Stallman, Linus Torvalds e Dennis Ritchie.Persone del calibro di Julian Assange, che ogni giorno si battono per i diritti dell'uomo e che attraverso il più grade strumento di tutti i tempi, INTERNET, riescono a sconfig-gere organizzazioni governative, politici e banchieri, non si trovano tutti i giorni. Gruppi come Anonymous, che ogni giorno cercando di rendere il mondo un posto migliore, combattendo contro banche e governi. Persone comuni che il 15 Ottobre 2011 hanno occupato mille città in tutto il mondo, rivendicando i propri diritti.Queste persone che ci hanno fatto vedere il mondo da un'altra prospettiva, persone che sanno che cosa vuol dire vedere oltre. Essere un Hacker è uno stile di vita, è una mo-

dalità di pensare, non uno scherzo.Forse queste sono esagerazioni, ma al nocciolo della vera essenza Hacker, c'è sempre il desiderio di fare qualcosa di più, di spingersi oltre i propri limiti (consapevolmente). Un Hacker può essere anche un elettricista che ha trovato il mondo di riparare con un trucco appena inventato una presa del telefono. In quello stesso momento, l'elettricista in questione è andato fuori dagli schemi ordiari, guardando oltre e compiendo, nel suo piccolo, un Hack.In epoche recenti di grandi Hacker non se ne sono visti. Forse molti di voi hanno conosciuto via mezzi di informazi-one personaggi come Mark Zuckerberg e Bill Gates. Bene, quelli non sono Hacker, entrambi non hanno fatto nulla per migliorare questo mondo, anzi l'hanno peggiorato. Questi ultimi sono dei meri imprenditori sociali che pur di man-tenere l'utenza farebbero di tutto. Lo stesso Steve Jobs, che da poco ci ha lasciato, non è stato un Hacker e non lo sarà mai. L'Hacker aiuta, condivide, modifica le sue idee per la comunità. Non crea un sistema chiuso con un big brother in cima alla montagna.Sono pochi gli Hacker, come sono poche le persone che riescono a guardare oltre. Non è un qualcosa che si può ac-quisire, molto spesso è un dono o forse lo definirei un pro-digio. Il saper essere un autodidatta, il saper programmare per cinque ore di fila durante la notte, l'avere delle idee e dei principi etici non sono cose comuni. Soprattutto in una società che manca di etica, morale e giudizio.Loro non si nascondono, sono fra di noi ed ogni giorno contribuiscono a dare un qualcosa di più al mondo.

ESSERE UN HACKER di Edoardo Moreni, V A

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Ad oggi, le rette delle università statali arrivano anche a mille euro mensili, portando in media la spesa per l’istruzione a circa il 40% del budget familiare, costringendo, talvolta, i genitori ad accendere mutui decennali con interessi altissi-mi per sostenere lo studio dei figli. Come se non bastasse, le scuole mancano delle infrastrutture necessarie ed il livello di competenza dei professori è sempre più basso.Questa situazione ha fatto scoppiare una protesta efficace e notevole per un Cile che non vedeva manifestazioni dai tempi della caduta di Pinochet. La protesta intrapresa dalla FECH (Federazione degli Studenti dell’università del Cile) è guidata da una ragazza, Camila Vallejo, che con il suo ca-risma e la sua bellezza ha conquistato il cuore dei cileni e del mondo. Riguardo la bellezza, lei la considera quasi un peso: infatti, in ogni intervista c’è sempre qualche battuta in pro-posito che lei glissa con frasi del tipo “Non ho scelto il mio aspetto, ma ho scelto gli ideali per cui combatto”; il carisma, invece, la rende un osso duro anche per i volponi della po-litica che tentano di metterla alle strette durante i talk show.Tuttavia, la FECH è molto più che il suo leader: Differente-mente dalla Vallejo, che fa parte della Gioventù Comunista Cilena, si tratta di un movimento senza bandiere politiche che ha conquistato il 75% dei consensi in Cile con manifes-tazioni oceaniche (tra queste, tre con più di 200000 persone durante l’estate), colorate e fantasiose: ad esempio, tremila ragazzi hanno ballato “Thriller” di Michael Jackson davanti al “Palazzo della Moneda” per indicare la loro esclusione dalla società cilena, e migliaia di coppie si sono baciate con-temporaneamente per simboleggiare la passione e l’amore con cui stanno intraprendendo questa lotta.Queste manifestazioni, insieme alla costante occupazione di 700 istituti da parte degli studenti, hanno obbligato il pre-mier Pinera a far dimettere il ministro dell’istruzione Lavìn e a proporre un innesto massiccio di denaro nella scuola, in una manovra chiamata “Gane”, rifiutata tuttavia dagli stu-denti poiché, oltre ai soldi, è richiesta una riforma scolastica

strutturale. Il movimento ha il sostegno anche del maggiore sindacato (“Centrale Unitaria dei Lavoratori”) con cui ha indetto uno sciopero di 48 ore, dove c’è stata la prima vit-tima dall’inizio delle proteste: Manuel Gutierrez, un giovane di 14 anni.Speriamo che questo omicidio sia l’ultimo errore di Pinera e che rinsavisca presto, dando ascolto a questa bellissima protesta di una generazione alla ricerca dei diritti perduti.

La scuola, da sempre, è un luogo dove andiamo per studiare e imparare, per avere un’idea di quello che ci circonda, e cosa ci riserva il mondo.Ma non è l’unico modo per formarci e ampliare le nostre conoscenze. Andare a scuola, infatti, dovrebbe aiutare a confrontarci, esprimere le nostre idee, i nostri pen-sieri... in breve, tutto quello che ab-

biamo in mente. Ognuno, però, ha il suo modo per farlo, come, ad esempio, scrivere. Ma perchè è importante scri-vere? Perché, quando qualcuno scrive, parla delle sue idee, delle sue opinioni, e soprattutto apre un confronto. Ma non è come molti pensano: parlare in-sieme vuol dire confrontare le idee di tutti, non solo del triennio in sù. Anche

i cosiddetti “primini” hanno idee, voglia di esprimersi, di far valere il loro pensiero..non solo terze, quarte, e quinte. Ognuno ha le proprie opinioni, e sicuramente dalla prima alla quinta queste sono molto diverse, variano da persona a persona, ma bisogna sempre ascoltare il parere degli altri, anche se sono pensieri differenti dai nostri. Solo

TUTTO IL CILE CONTRO IL SUO BERLUSCONI di Lorenzo d’Innocenzo, V H

CONFRONTARSI... MA IN CHE MODO? di Eleonora Terzi, I C

CamilaVallejo

Protesta “senza veli” di alcuni studenti cileni

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Marco Travaglio è un giornalista e scrittore, attualmente vicedirettore de Il Fatto Quotidiano, giornale caratterizzato dalla sua indipendenza dai poteri forti e da una lotta intran-sigente per la verità e la giustizia.Dal 25 al 30 Ottobre egli mette in scena al Teatro Olimpico il suo secondo spettacolo, “Anestesia Totale” (il primo era chiamato “Promemoria”). Il titolo richiama alla condizione anestetizzata dell’informazione, e lo spettacolo nella sua in-terezza vuole risvegliare la consapevolezza sopita del pub-blico rispetto alla realtà attuale; al fianco di Travaglio recita Isabella Ferrari, che legge riflessioni e articoli di Indro Mon-tanelli, facendo rivivere sulle quinte il pensiero del grande giornalista scomparso dieci anni fa all’età di 92 anni; sul pal-coscenico ci sono solamente un’edicola, una panchina e due microfoni.Lo spettacolo si apre con un monologo di Marco Travaglio, entra poi in scena l’attrice Isabella Ferrari che, preceduta dalla voce di Indro Montanelli, legge alcuni testi del gior-nalista; è un lavoro di tipologia quasi inedita, che prova ad immaginare un’Italia post-Berlusconiana: l’ironia pungente di Travaglio, spesso davvero pungente e allo stesso tempo sconcertante, tratteggia le problematiche di un Paese go-vernato dallo stesso uomo per quasi 17 anni, con qualche

breve interruzione, ponendo l’accento in particolare sulla disinformazione dei nostri giorni. Utilizzando le parole di Montanelli, Travaglio cerca di risvegliare le coscienze di una nazione “addormentata”, attaccando la politica che racconta agli italiani così tante bugie che, come il giornalista stesso dice, “un giorno, quando potremo dire la verità, non la ricorderemo più”; nel corso dello spettacolo non viene inol- tre risparmiata da critiche la Sinistra, colpevole secondo Travaglio della così lunga “resistenza politica” del Cavaliere ed incapace di porre una vera linea di opposizione ad un governo fragile e sempre attraversato da schermaglie in-terne.Esaminato lo spettacolo, mi sono quindi chiesto perché Travaglio criticasse sia la Destra che la Sinistra senza trovare un’alternativa plausibile da scegliere. Nichilismo? Forse questo suo modo di vedere la politica nostrana rispecchia semplicemente l’atteggiamento ideale del giornalista che non deve fornire soluzioni di parte, ma mettere in evidenza unicamente i fatti senza essere influenzato da alcuno schie-ramento; resta il fatto, però, che la maggior parte degli at-tachi mirano a colpire Berlusconi e il suo governo, colpe-vole, tra l’altro, di aver calpestato l’idea di “Destra italiana” della quale Montanelli era il portavoce.In parallelo, la Ferrari riporta una risposta di Montanelli a Berlusconi, in una lettera aperta pubblicata sul suo “Gior-nale”, nel gennaio del 1994:«Ho creduto di metterti in guardia da quello che mi sem-bra un grosso azzardo [la discesa in campo]. A questa mia franchezza hai risposto venendo in assemblea di redazione a proporre un rilancio del Giornale purché adottasse una linea politica diversa per sostanza e per forma da quella seguita da me: e con questo hai sbarrato la strada ad ogni possibile intesa.»Lo spettacolo si è chiuso con un lungo applauso del pubblico del Teatro Olimpico.Anestesia Totale verrà replicato nelle maggiori città italiane per concludersi a Torino, città natale del giornalista dove egli tuttora risiede, nell’Aprile del 2012.

ANESTESIA TOTALE di Gabriele Dellisanti, V MMarco Travaglio: un giornalista attore

dai nostri. Solo cosi avremo un con-fronto costruttivo. Spesso, inoltre, si può anche scoprire che le idee degli altri non sono poi diverse dalle nostre, e anche se lo sono possono essere co-munque buone. Perché ognuno è libe-ro di esprimersi. Liberamente, senza paura di essere giudicato. E’ per questo che scrivere oggi è il mezzo più adatto

per farsi sentire ed esprimere le proprie idee, è per questo che tutti quanti oggi scrivono, perché oltre ad essere molto importante, la scrittura è nata migliaia di anni fa, è da lì non si è più fermata. Per questo, oggi la scrittura è il modo più adatto per conoscere il mondo che ci circonda e per confrontarsi con gli altri. Per sapere cosa pensa la gente del

mondo, e per vedere cosa pensiamo noi. Ogni giorno è un confronto con-tinuo, a partire dai pensieri, diversi per ognuno, ma non solo. E’ un confronto nel mondo della po-litica, del lavoro, della scuola.Ognuno si confronta in modi diversi. La scrittura, è uno dei tanti.E’, a parer mio, quello migliore.

Anestesia Totale, locandina

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Quaranta anni fa, il 3 Luglio 1971, moriva, a soli 27 anni, Jim Morrison, entrando così nel club dei “dannati 27” con Jimi Hendrix, Janis Joplin, Brian Jones e Robert Johnson, diventando una leggenda eterna del Rock.Jim nacque a Melbourne, Florida, nel 1943; ebbe un’infanzia difficile, se-gnata dalla rottura totale con il padre, ammiraglio della marina; nel 1961 per sottrarsi all’arruolamento, si dichiarò omosessuale, cosa che fece anche Jimi Hendrix per ottenere il congedo. Nel 1962 frequentò la Florida State Univer-sity, dove conobbe il compagno musi-cale e amico Ray Manzarek, tastierista e compositore, con il quale fondò, nello stesso anno, i Doors. Si unirono pres-to Robby Krieger alla chitarra e John Densmore alla batteria. Il nome della band, “The Doors”, deriva dalla celebre poesia “The Marriage of Heaven and Hell” di William Blake, poeta inglese dell’Ottocento, che invita gli uomini a non limitare la propria conoscenza, ma ad andare oltre, incitando la purifica-zione delle “doors of perception” così che l’uomo possa capire l’infinito che lo circonda. Oltre alla musica, Jim era un poeta: da giovane, era affascinato dalle poesie e dai romanzi dei più fa-mosi esponenti della Beat Generation, come Jack Kerouac, Allen Ginsberg e Aldous Huxley. Tutti i suoi scritti, po-esie e pensieri sono stati raccolti in un fantastico libro, “Tempesta Elettrica”, di cui vi consiglio la lettura.Nel 1967, l’America conobbe per la prima volta i Doors, con l’uscita dell’omonimo disco, nel quale si fonde-vano il blues più passionale e il rock più psichedelico, in un mix di suoni quasi mistici, sui quali echeggiava la stupenda voce di Jim. Nel disco spicca-no brani divenuti simbolo di un’intera generazione e che ancora oggi sono indimenticabili: lo psichedelico Break On Through, l’energico Light My Fire e il malinconico The End, poesia di un giovane Morrison, che quasi evoca

l’immagine di un poeta tragico, solo e abbattuto, davanti al grande abisso della morte. Con il secondo disco, “Strange Days”, la band esaltava ancor più la sua musica originale che aveva incantato tutti i giovani, accompa-gnando la rivoluzione socio-culturale della fine degli anni ‘60. Il disco è se-gnato dal meraviglioso brano When The Music’s Over, nel quale Jim lodava il potere della musica e attaccava il sis-tema politico americano: “We want the world and we want it now!”. I concerti live non erano esibizioni tradizio-nali: i Doors e la figura di Jim rompevano qualsiasi equilibrio, creando un’ atmos- fera mistica e visionaria, con lunghi assoli e poesie recitate con passione, lasciando libera quella radicale vena artistica e politica: Jim si attaccava al microfono e, con la testa bassa e gli occhi socchiusi, iniziava a cantare con il sentimento e l’espressività di un gio-vane represso, pieno di rabbia ed inci-sività. Il cantante fu più volte arrestato durante i concerti, per le sue oscenità e per le sue idee contro le istituzioni americane, liberandosi del peso gravo-so di quella società ‘bacchettona’, pro-fessandosi come un messia e incitando più volte i giovani alla violenza e alla ribellione contro il conformismo.Negli anni seguenti, la parabola infuo-cata della loro immensa fama continuò con gli album successivi, “Waiting For The Sun” e “The Soft Parade”. Gli ultimi due album registrati in studio rappre-sentano l’incoronazione assoluta del Morrison poeta e della Musica, non più come svago per teenager ribelli o successo da hit-parade, ma come stru-mento per ‘fuggire’ dalla vita terrena e materiale, per raggiungere una com-pleta libertà e celebrazione dell’anima. Nel quinto disco, “Morrison Hotel”, il brano Roadhouse Blues esaltava il grandissimo spirito musicale, poetico e sensuale del Re Lucertola, e Peace Frog celebrava il valore della rivoluzione studentesca e della lotta del ‘68. Il sesto

disco, “L.A. Woman”, registrato prima della morte del cantante, è meno famo-so del brano che dà il nome all’ultimo lavoro dei Doors; la canzone glorifi-cava una donna (“lost angel” come la chiamava Jim) che si aggirava per le vie di Los Angeles, facendo innamorare tutti con la sua bellezza misteriosa.Nel 1971 si trasferì a Parigi, portando in Europa la sua ‘rivoluzione’. Qui, nella dannata e maledetta notte del 3 Luglio, Jim morì. Il mistero avvolge ancora oggi la sua tragica morte: forse, un’overdose di droghe avrebbe causato un arresto cardiaco. La sua fine era arri-vata: “The End… my only friend” can-tava nel suo brano capolavoro. Oggi, dopo quaranta anni dalla sua scompar-sa, numerosissimi fan visitano la sua tomba a Parigi, ricordando con tristez- za quello che è stato, e sicuramente sempre sarà, un mito del Rock: non solo un’icona musicale, ma anche una guida spirituale e un ribelle rivoluzi-onario. Il pianto disperato è consolato almeno in parte dalla sua fantastica e meravigliosa eredità musicale, poetica e spirituale, che è stata baluardo e sim-bolo di intere generazioni e che mai morirà. “Quando non ci sarò più, non cercatemi dietro al marmo freddo di una tomba… - diceva Jim - cercatemi fra le rose… cercatemi nelle fotografie, cercatemi fra i miei libri, fra le mie po-esie, fra le mie canzoni, fra la mia mu-sica… cercatemi fra tutte le cose che amo di più, perché solo in queste tro-verete la mia anima”.

MALEDETTO 3 LUGLIO 1971: LA LEGGENDA DI JIM MORRISON Andrea Mencarelli, IV H

Jim morrison, “Roadhouse Blues”

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Pip, il cui vero nome è Philip Pirrip, è un giovane orfanello, un personaggio tipico di Dickens che come per altri per-sonaggi in altre celebri opere si muoverà nei bassifondi e nell’alta borghesia dell’Inghilterra buia e piena di contrasti del diciannovesimo secolo.Inizialmente il protagonista vive nell’umida campagna in-glese, in casa con l’irritabile sorella e il mansueto cognato, con il quale stringe una grande amicizia. La sua vita intra-prende però una svolta decisiva seguendo un ripido percor-so che conduce verso l’alta società. Pip sale inconsapevol-mente il primo gradino di questa scalata aiutando un evaso sotto minaccia di morte. E’ un trauma per il ragazzino, ma non molto tempo dopo deve preoccuparsi d’altro: viene in-fatti “assunto” per fare compagnia ad un’eccentrica signora dell’alta borghesia, una certa Miss Havisham, anziana e a un passo dalla follia. Non bisogna però giudicare matta questa signora, a prima vista tutti i personaggi di questo autore

possono sembrare squilibrati: dobbiamo quindi addentrarci nella mente contorta della signorina Havisham e capire per-ché se ne va sempre in giro con il suo abito nuziale, ormai logoro, intorno ad una tavola imbandita a festa che da tem-po è ricoperta di ragnatele e dolci andati a male. Non è però questo a colpire il giovane protagonista, il quale cade vit-tima di una trappola ben studiata innamorandosi della figlia adottiva della donna, l’arrogante Estella. La storia del pic-colo inglese è però appena cominciata e a sancire il distacco dalla sua precedente esistenza come ragazzo di periferia è l’arrivo di “grandi speranze”. Pip scopre infatti di aver rice-vuto un’enorme quantità di denaro da un donatore anoni-mo, denaro che dovrà essere investito per la sua istruzione ed educazione alle buone maniere, affinché egli diventi un vero e proprio signore dell’alta società. Comincia così la vita di Philip, ormai non più il piccolo Pip, nella grande città di Londra dove farà nuove conoscenze e stringerà grandi ami-cizie senza mai scordarsi del passato e, soprattutto, cercherà di scoprire chi gli ha permesso una vita di lusso. Uno scritto inizialmente pubblicato a puntate diventato un grande ro-manzo, anche la storia dell’opera ricalca la trama in quello che è stato definito il più complesso romanzo dell’autore con personaggi unici e particolari ma allo stesso tempo umani e realistici. Uno dei più grandi classici mai scritti, esatta de-scrizione di una società ricca di divergenze alla base della modernità inglese, pienamente consigliato per tutti i canoni di lettura.

CHARLES DICKENS: GRANDI SPERANZE Dario De Sio, III H

PROGETTO CINEFORUM prf.sa Mara Udina (referente progetto cineforum)

Mercoledì 30 Novembre il film di Paolo Sorrentino “Le conseguenze dell’amore” (2004) ha dato il via - anche se con qualche difficoltà tecnica e logistica - al Progetto Cineforum. L’iniziativa, cui ho partecipato ben volentieri coadiuvata dal prof. Giampietro, suo coordinatore e sostenitore, è partita l’anno scorso dagli studenti Adriano Fogli e Viola Kanka; tale percorso filmico ha quest’anno una seconda puntata che, rispetto alla precedente, presenta alcune varianti legate non soltanto alla programmazione: se quest’ultima era stata curata in precedenza interamente dagli studenti, infatti, in questa edizione abbiamo concordemente deciso di confronta-re e confrontar-ci lungo due percorsi paralleli. La mia piccola osservazione critica che rilevava la presenza pressoché esclusiva della filmografia americana, o per meglio dire “made in USA”, ha dato così il via a un dialogo filmico il cui frutto è rappresentato dal cartellone attuale; tema - con variazioni - della programmazione è la riflessione sulle molteplici facce e sfaccettature assunte, nell’immaginario cinematografico, dalla stretta connessione tra l’agire individuale e quello sociale, politico e civile, includendo talvolta qualche incursione nella ‘favola”. Partendo dalla favola al contempo neorealista e surreale di “Miracolo a Milano” (1951) di Vittorio De Sica (non a caso presentato insieme al lirico e “straziante” corto pasoliniano del 1967 “Che cosa sono le nuvole?”), si passerà per quella inquietante del film Memento (2000) di Christopher Nolan, e attrverso quella coreografica di The Fall (2006) di Tarsem Singh (fantasy movie affiancato al suo video clip per la canzone “Losing my Religion” dei R.E.M.). Fuori dalla favola, domineranno invece la scena l’elegante e raffinato “Il Conformista (1970)” di Bernardo Bertolucci, il capolavoro neoreal-ista “Ladri di biciclette” (1948), apice del sodalizio De Sica-Zavattini, e l’amaro e (sconsolatamente!) attuale “C’eravamo tanto amati” (1974) di Ettore Scola. Last but not least, il progetto si prefigge di affiancare alla visione filmica due incontri con esponenti delle diverse professioni che caratterizzano la variegata realtà della ‘macchina’ cinematografica.

Dickens Dream, particolare (William Buss)

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LA MUSICA NELLA LOTTA CONTRO LE MAFIE Andrea Mencarelli, IV H

Il 14 Ottobre si è tenuto alla Casa del Jazz il Concerto contro le Mafie. Questo grande evento, presentato da Luca Barbarossa, è stato organizzato dall’associazione Libera in collabrazio-ne con la scuola musicale “Musica-Incontro”, la Consulta Provinciale de-gli studenti e Radio Rock. Come una Woodstock dei giorni d’oggi, sul prato sotto il palco, si respira un’aria magica, non solo ricca di musica, ma anche del sentimento di libertà di un’intera gene-razione che lotta contro tutte le mafie. Quei famosi tre giorni di “Peace, Love & Music” si ripresentano oggi come tre intense ore di libertà, uguaglianza e musica. I musicisti sono giovani band emergenti del panorama underground di Roma e Provincia. La scelta di un in-tero concerto di studenti è veramente significativa: informare e sensibiliz-zare le nuove generazioni è fonda-mentale e la musica è un grandissimo mezzo per esprimere questo messag-gio. Non si può riconoscere a questi gruppi l’esperienza di artisti già affer-mati e famosi, ma bisogna esaltarne la voglia di giustizia e il sogno di libertà. E’ notevole la presenza di ragazzi, che dimostrano di avere a cuore il loro presente e il loro futuro e di opporsi a questo tumore, che sta lentamente dis

truggendo la nostra società. Il luogo non è stato scelto casualmente: l’attuale Casa del Jazz era proprietà del boss Nicoletti della Banda della Magliana.Le band sono le diciassette finaliste del concorso al quale hanno partecipato 106 gruppi di molte scuole della Pro-vincia di Roma. La scaletta è ricca di band interessanti: i Caos Liquido, che hanno suonato l’energico “Coriandoli di Piombo”; i Neoprene con il loro bra-no allegorico “Mortale Senso Morale”; i Mifamaleilpetto e la loro fantastica interpretazione della canzone “Cento Passi”, simbolo della lotta alla mafia; i The Changers e il loro rap-rock in “Mai Più” e gli Open Mind e la loro cover de “La Terra dei Cachi” dei più affermati Elio e Le Storie Tese,. E’ salita poi sul palco un’ospite speciale: Fiorella Man-noia. La cantante, che collabora da anni con l’associazione “Libera” di Don Ciotti, ha improvvisato con Luca Bar-barossa due splendidi brani: “La Storia Siamo Noi” e “Quello che le Donne Non Dicono”. Davanti a me, una bam-bina di due anni balla, lasciandosi tras-portare dalla musica, non sapendo che i ragazzi sul palco stanno trasmettendo un forte messaggio di libertà, anche per il suo futuro. Tra gli altri ospiti era-no presenti gli studenti della Consulta

Provinciale, l’Assessore alle Politiche Giovanili, collaboratori di Libera e in-segnanti della scuola Musica-Incontro. “La musica può essere capace di edu-care e una canzone può comunicare un messaggio molto importante come la lotta alle mafie” dice Luca Barbarossa “Bisogna portare la mobilitazione nelle scuole e difendere la libertà, in quanto diritto inderogabile di ogni uomo”. Sul palco si è esibito anche Max Gazzé che, insieme al suo gruppo, ha suonato “Il Timido Ubriaco”, “Mentre Dormi” e la meravigliosa “Una Musica Può Fare”.Il concerto è andato avanti con le band Winged Chariot con il ruggente “Down on the Road”, Heart Desease che hanno eseguito un ‘metallante’ “Hole of Silence”, Giullari di Corte che hanno suonato “Tutti Contro Cosa Nostra”, Rising Funk con l’acclamato “Scoppia” ed, infine, Pankarré con il provocante “Cosa Vostra”. Gli ultimi a suonare sono stati i Tiromancino con Federico Zampaglione. Ha chiuso l’evento il Presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, che ha parla-to dell’importanza di questo concerto, riconoscendo l’impegno musicale, ar-tistico e creativo delle band che hanno partecipato: “Questo spazio di grande valore è molto significativo per tutti i giovani, che spesso non riescono a trovare un mezzo per esprimersi. Bi-sogna investire sempre nell’istruzione pubblica perché forma i cittadini di domani, che devono essere ricchi di ideali. E’ necessario” continua Zin-garetti “combattere contro le mafie e unire la lotta dei magistrati a quella dei cittadini. La musica ha un poter educa-tivo e comunicativo unico ed è capace di trasmettere un forte messaggio di democrazia”. Vincitori di questa finale sono stati i Pankarrè, che apriranno il prossimo concerto di Max Gazzè. Sarà distribuito prossimamente nelle scuole il disco con tutti i brani suonati dalle band finaliste.

concerto contro le mafie, locandina

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CONCORSO FOTOGRAFICO “URLO LIBERO”

CRUCIVERBA “URLO LIBERO” Giovanni Forti, IV H

Il nome di Righi

Rubava ai ricchi per dare ai poveri

La ministra della riforma e dei neutrini

Presidente d’assemblea e poeta

Giornalista venuto al Righi, in questi giorni a teatro

Pizzeria al taglio di via Puglie

Save schools, not...

Le mura di via Campania

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Il Movimento nato a Plaza Puerta del Sol

La bidella al primo piano a via

Campania

Showman de “Il più grande spettacolo dopo il weekend”

Cantante dei Doors, mortoil 3 luglio 1971

Autore di “Grandi Speranze”

Se Passerà avesse vinto l’avremmo conquistata

Lo è la nostra generazione Camila, guida del movimento

cileno

O r i zzon t a l i

Ve r t i c a l i

Ancora buongiorno, righelline e righellini, quest’anno l’urlo libero porterà con sé anche un concorso fotografico che, se non lo si può strettamente definire innovativo, di sicuro vuole promuovere la creatività di tutti. Ad ogni uscita propor-remo un nuovo tema e inseriremo lo scatto vincitore del precedente numero. Inoltre tutte le foto saranno rese pubbliche sul professionale pannello da esposizione dell’urlo libero (facebook) e le prime tre classificate Verranno appese in formato grande nella galleria d’arte della nostra scuola (le scale di ambo le sedi).

Gli scatti saranno giudicati in base a: - attinenza al tema, originalità dell’interpretazione - messaggio della foto - bellezza artistica della foto - volontà popolare, che si evincerà dai feedback del popolo di facebook

I

TEMA: “I colori della vita”

MODALITA’ E TERMINI DI PARTECIPAZIONE: • Foto inedita • Proporzioni standard: 3/2 o 2/3 • Deve essere accompagnata da un titolo e da una breve descrizione del concept

1° CONCORSO FOTOGRAFICO

LA REDAZIONE VI RINGRAZIA

BUONA FORTUNA!

Daniel Banks (VG), Giorgio Colombi (VG), Adriana Tibuzzi (VE), Giovanni Forti (IVH), Francesco Stati (VA), Flavia Arnese (VB), Lorenzo Maria Iozia (IVH), Andrea Mencarelli (IVH), Gabriele Dellisanti (VM), Dario De Sio (IIIH), Edoardo Moreni (VA), Lorenzo D’innocenzo (VH), Adriano Titta (VH), Stefano Parodi (IVH), Eleonora Terzi (IC).

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