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VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA
DEL
PIANO ENERGETICO REGIONALE
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La valutazione ambientale strategica (VAS) del Piano energetico regionale (PER)
dell'Emilia-Romagna è stata realizzata dall'ARPA Emilia-Romagna, in particolare
dalla struttura d'Ingegneria ambientale con direttore il dott. Attilio Rinaldi, dall'ing.
Paolo Cagnoli, dall'ing. Francesca Lussu e con il coordinamento tecnico del dott.
Franco Scarponi. Hanno collaborato inoltre l'ing. Antonio Messineo e l'ing. Antonio
Piacentino, borsisti del Master Euromediterraneo in "International Business and
Public Policies", organizzato dal Centro Ricerche Studi Direzionali (CERISDI) di
Palermo, sotto l’egida dell’Università di Bologna.
Bologna, 28/10/2002
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Sommario:
INTRODUZIONE ..................................................................................................................................5 OBIETTIVI DEL PRESENTE LAVORO.......................................................................................................5 LA POLITICA ENERGETICA REGIONALE .................................................................................................7 ARTICOLAZIONE DEI CAPITOLI DELLA VAS .......................................................................................13 SINTESI E RIFLESSIONI SUI RISULTATI DELLA VAS.............................................................................13
1. OBIETTIVI AMBIENTALI DI RIFERIMENTO ........................................................................16 1.1. OBIETTIVI AMBIENTALI INTERNAZIONALI....................................................................................17 1.2. OBIETTIVI AMBIENTALI DELL'UNIONE EUROPEA .........................................................................18
1.2.1. Politiche d’azione ambientale ............................................................................................19 1.2.2. Le fonti rinnovabili .............................................................................................................21 1.2.3. Il risparmio energetico .......................................................................................................22
1.3. OBIETTIVI AMBIENTALI NAZIONALI .............................................................................................23 1.3.1. Fonti rinnovabili.................................................................................................................25
1.4. OBIETTIVI AMBIENTALI DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA ......................................................26 1.4.1. Sintesi delle proposte espresse nel Piano ...........................................................................27 1.4.2. Fonti rinnovabili.................................................................................................................30 1.4.3. Risparmio energetico ed uso razionale dell’energia ..........................................................34 1.4.4. Sistemi di coordinamento e cooperazione ..........................................................................37
2 ANALISI DI COERENZA DEGLI OBIETTIVI ...........................................................................39 2.1 COERENZA ESTERNA ....................................................................................................................39
2.1.1. Equilibrio del bilancio elettrico regionale..........................................................................42 2.1.2. Valutazioni di coerenza con gli obiettivi di riduzione delle emissioni serra ......................43 2.1.3. Coerenza con il VI° Programma d’azione europeo............................................................43 2.1.4. Integrazione delle implicazioni ambientali nelle tematiche energetiche ............................43 2.1.5. Strumenti per indurre il mercato a lavorare per l’ambiente ..............................................45 2.1.6. Informazione ed attività di energy-audit.............................................................................46 2.1.7. Diffusione del risparmio energetico nell’industria e della cogenerazione.........................47 2.1.8. Potenziamento della ricerca su tecnologie e materiali innovativi......................................48 2.1.9. Rispetto delle indicazioni sulle rinnovabili del Libro Bianco europeo...............................48 2.1.10. Coerenza con la programmazione nazionale e regionale in materia energetica ed ambientale ....................................................................................................................................48
2.2. ANALISI DELLA COERENZA INTERNA ...........................................................................................50 3. STATO AMBIENTALE ATTUALE..............................................................................................56
3.1. ENERGIA......................................................................................................................................56 3.2. PRINCIPALI LINEE D�IMPATTO DEL SISTEMA ENERGETICO REGIONALE.........................................72
3.2.2. Dispersione di sostanze pericolose ed inquinamento atmosferico......................................78 3.2.3. Acque interne......................................................................................................................90 3.2.4. Il suolo ................................................................................................................................92 3.2.5. Rifiuti ..................................................................................................................................95 3.2.6. Rischi tecnologici e sanitari ...............................................................................................97 3.2.7. Natura e biodiversità. .......................................................................................................100
3.3 FATTORI DI FORZA, OPPORTUNITÀ, FATTORI DI DEBOLEZZA E RISCHI AMBIENTALI.....................110 4. VALUTAZIONE AMBIENTALE PREVENTIVA DEL PIANO..............................................114
4.1 SCELTA DI INDICATORI ...............................................................................................................114 4.2. EMISSIONI SERRA DAL SISTEMA ENERGETICO REGIONALE .........................................................117 4.3. EMISSIONI INQUINANTI DEL SETTORE ENERGIA .........................................................................119 4.4. CONSUMI ENERGETICI ...............................................................................................................124 4.5. INTENSITÀ ENERGETICA ............................................................................................................127 4.6. FONTI RINNOVABILI...................................................................................................................128
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5. CONTROLLI AMBIENTALI ......................................................................................................135
6. BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO.........................................................................................157
7. ALLEGATO: TABELLE DEGLI INDICATORI DI VALUTAZIONE...................................158
5
Introduzione
Obiettivi del presente lavoro
La presente Valutazione Ambientale Strategica (VAS) si propone l'esame delle scelte
individuate dal Piano Energetico Regionale (PER), elaborato dal Servizio Energia
dell�Assessorato alle Attività Produttive della Regione Emilia-Romagna, valutando il
loro effetto ambientale ed il loro concorso verso una politica di sviluppo sostenibile
per l'energia. La VAS è stata redatta dall'ARPA Emilia-Romagna in stretto rapporto
di collaborazione con il Servizio Energia della Regione, intrapreso sin dalle prime
fasi di elaborazione dei rispettivi documenti.
Con l�approvazione della direttiva 2001/42/CE si è concluso il processo decisionale
della Commissione europea per definire la procedura di Valutazione Ambientale
Strategica. Sono state previste valutazioni in via preliminare all'approvazione di piani
e programmi (VAS ex-ante, di cui il presente documento è un esempio), durante la
loro gestione (VAS in itinere) ed alla fine del loro periodo di validità (VAS ex-post).
Si è dato avvio così ad un processo di previsione/controllo allo scopo di migliorare il
livello di protezione dell'ambiente e contribuire all'integrazione delle considerazioni
ambientali nel governo del territorio. La VAS ex-ante non è quindi solamente un atto
che si allega al documento di piano, ma rappresenta l'avvio di un processo che,
tramite un confronto in continuum tra autorità di gestione ed autorità ambientale ed
attraverso continui feed-back informativi e valutativi, contribuisce ad introdurre in
maniera trasversale la tematica ambientale nella pianificazione elaborata.
Tutti gli Stati membri dovranno provvedere ad attivare il sistema VAS entro il 21
luglio 2004. Il dibattito parlamentare in materia è avviato anche in Italia ed in alcune
amministrazioni regionali sono già maturate le prime esperienze locali di VAS
applicata a piani e programmi di settore. In Emilia Romagna il quadro normativo che
definisce a livello regionale le funzioni e la struttura della VAS è in uno stato
avanzato di definizione: finora è soprattutto con la L.R. 20/2000 che si è intrapreso il
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processo verso l'applicazione della direttiva comunitaria, anticipandola in parte per la
valutazione dei piani territoriali ed urbanistici.
La scelta da parte della Regione Emilia Romagna di accompagnare il percorso di
pianificazione energetica con la VAS risponde dunque ad un ottica proattiva ed
anticipatoria che consente di sperimentare metodiche non ancora consolidate, ma che
sono destinate ad essere diffusamente applicate in futuro nel sistema di
programmazione e pianificazione regionale.
La VAS ex-ante del PER è qui effettuata utilizzando uno schema già in parte
sperimentato per i programmi di spesa dei Fondi Strutturali comunitari (VAS del
DocUP 2000-2006):
• selezione di obiettivi di sviluppo sostenibile;
• analisi del contesto ambientale di riferimento;
• scelta di un set di indicatori per la valutazione;
• valutazione preliminare degli effetti ambientali del piano;
• indicazione delle strategie di monitoraggio e controllo delle prestazioni ambientali
del piano.
Dopo un'indagine sull'adeguatezza delle informazioni disponibili sul sistema
energetico della Regione, la presente VAS prende in esame l�adeguatezza degli
obiettivi di programmazione energetica regionale.
È realizzata nell�ottica di fornire un approccio dinamico alla pianificazione; esamina
la dimensione e la diffusione delle fonti di stress per le risorse ambientali previste dal
Piano, assegnando un ruolo fondamentale all�esame preventivo delle soluzioni
individuate e scostandosi dalla tradizionale ottica correttiva ex-post di governo
dell�ambiente. Si è proceduto, quindi, alla selezione di problematiche ed indicatori
rilevanti, capaci di descrivere le condizioni e le tendenze evolutive del sistema
energetico-ambientale. Per evidenziare le maggiori criticità regionali legate al settore
si sono stimati i trend in atto nella realtà attuale della Regione. L'analisi previsionale
ha permesso di entrare nel merito delle scelte effettuate per il raggiungimento degli
obiettivi, di valutare le carenze del piano o le opportunità non pienamente
considerate, al fine di identificare le congruità/criticità dei contenuti strategici rispetto
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alla sostenibilità ambientale delle decisioni, e di impostare i contenuti della base
analitica futura, degli strumenti e delle metodologie che saranno alla base del
monitoraggio degli effetti ambientali del piano.
La valutazione è stata avviata fin dalle prime fasi di pianificazione e, attraverso lo
stretto rapporto di collaborazione tra l'ARPA, il Servizio Energia della Regione, il
Servizio Valutazione Impatto e Promozione Sostenibilità Ambientale, si è
perfezionata, influenzando al tempo stesso la stesura del piano stesso, in un'ottica di
miglioramento continuo. Si conferma che la VAS, in quanto parte del processo di
Piano, non fornisce risultati definitivi: la sua funzione consiste essenzialmente
nell�evidenziare conflitti, nel rendere manifesti scenari, classificando le scelte
possibili, aiutando la messa in opera di processi virtuosi di gestione ambientale. La
valutazione ambientale del PER è anche uno strumento di scambio di informazioni fra
le strutture competenti in materia di governo, gestione del territorio, in possesso dei
dati ambientali ed energetici. La presente VAS del PER è quindi effettuata nella
convinzione che il momento concertativo dei diversi attori interessati possa generare
un virtuoso processo di evoluzione del livello qualitativo delle soluzioni individuate e
di quelle da individuare nella fase di gestione del piano.
La politica energetica regionale
Diversi provvedimenti legislativi che hanno visto la luce nell�ultimo periodo hanno
modificato profondamente l�agire della pubblica amministrazione in materia di
energia. Alcune norme provvedono a conferire le funzioni e i compiti a regioni ed
Enti locali, sulla base dei principi fondamentali di sussidiarietà, completezza,
efficienza, cooperazione, unicità dell�amministrazione, omogeneità, adeguatezza,
differenziazione.
Con l�accordo tra Governo, Province, Comuni e Comunità montane del 5 settembre,
in particolare, sono stati fissati i criteri per la valutazione comparativa dei progetti di
impianti di produzione elettrica al fine di verificare la maggiore o minore rispondenza
delle richieste di autorizzazione di centrali elettriche alle esigenze di sviluppo
omogeneo e compatibile del sistema elettrico nazionale.
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I criteri stabiliti sono di seguito riportati:
A) Criteri generali
a) compatibilità con gli strumenti di pianificazione esistenti generali e settoriali
d'ambito regionale e locale, anche ai sensi del decreto legislativo n. 351/1999;
b) coerenza con le esigenze di fabbisogno energetico e dello sviluppo produttivo
della regione o della zona interessata dalla richiesta, con riferimento anche alle
ricadute di soddisfacimento del fabbisogno energetico e di sviluppo produttivo
sulle regioni confinanti;
c) coerenza con le esigenze di diversificazione delle fonti primarie e delle tecnologie
produttive; saranno in ogni caso considerati coerenti gli impianti alimentati da
fonti rinnovabili, come definite dal decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79, che
risultano congruenti con gli atti e gli indirizzi regionali;
d) grado di innovazione tecnologica, con particolare riferimento al rendimento
energetico ed al livello di emissioni dell'impianto proposto;
e) utilizzo delle migliori tecnologie ai fini energetici e ambientali, con particolare
riferimento alla minimizzazione delle emissioni di NOx e CO, tenendo conto della
specifica dimensione d'impianto;
f) massimo utilizzo possibile dell'energia termica cogenerata;
g) riduzione o eliminazione, ove esistano, di altre fonti di produzione di energia e di
calore documentata con apposite convenzioni e accordi volontari con le aziende
interessate;
h) diffusione del teleriscaldamento, in relazione alla specifica collocazione
dell'impianto, finalizzato alla climatizzazione anche delle piccole utenze
produttive e delle utenze private di piccole dimensioni, con la messa a
disposizione di un servizio di pubblica utilità per i centri urbani coinvolti;
i) minimizzazione dei costi di trasporto dell'energia e dell'impatto ambientale delle
nuove infrastrutture di collegamento dell'impianto proposto alle reti esistenti;
j) riutilizzo prioritario di siti industriali già esistenti, anche nell'ambito dei piani di
riconversione di aree industriali;
k) concorso alla valorizzazione e riqualificazione delle aree territoriali interessate
compreso il contributo allo sviluppo e all'adeguamento della forestazione ovvero
tutte le altre misure di compensazione delle criticità ambientali territoriali assunte
anche a seguito di eventuali accordi tra il proponente e l'ente locale;
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l) completezza ed affidabilità delle modalità previste per ottemperare all'obbligo
posto dall'art. 11 del decreto legislativo 16marzo 1999, n. 79, relativamente
all'immissione di nuova energia da fonti rinnovabili;
m) nel caso uno stesso territorio sia interessato da più progetti le regioni possono
promuovere la valutazione comparativa degli stessi sulla base dei criteri suesposti.
B) Adeguatezza della collocazione e della coerenza territoriale. Fatti salvi gli
approfondimenti in sede di valutazione d'impatto ambientale, nonché gli indirizzi
programmatori derivanti da atti regionali, dai piani territoriali di coordinamento
provinciale e dai piani comunali e provinciali energetici, verranno tenute in
considerazione, oltre ai criteri generali:
a) l'esistenza di eventuali aree individuate come ambientalmente critiche ai sensi
della legge 19 maggio 1997, n. 137, nelle quali e' consentito l'insediamento di
nuovi impianti, a condizione che i medesimi utilizzino la migliore tecnologia
industriale disponibile per l'abbattimento delle emissioni e contribuiscano a
migliorare la situazione preesistente, coerentemente con il piano di risanamento
previsto per l'area suddetta;
b) l'esistenza di eventuali aree individuate dal piano della qualità dell'aria o da altri
strumenti di programmazione come critiche, nelle quali e' consentito
l'insediamento di nuovi impianti termoelettrici, a condizione che i medesimi
utilizzino la migliore tecnologia industriale disponibile per l'abbattimento delle
emissioni e contribuiscano a migliorare la situazione preesistente, coerentemente
con il piano previsto per l'area suddetta;
c) l'esistenza di centrali termoelettriche suscettibili di risanamento,
ammodernamento e innovazione tecnologica, anche attraverso il loro
ripotenziamento;
C) Nella valutazione complessiva del progetto si terra' in considerazione altresì
l'impatto occupazionale ed economico sul tessuto produttivo locale, considerato nel
suo bilancio complessivo esistente in relazione alla situazione economica locale;
D) Le richieste di autorizzazione di nuovi impianti, o di potenziamento o
ristrutturazione di impianti esistenti, vengono esaminate singolarmente, secondo
l'ordine di priorità temporale di presentazione delle domande; Nella valutazione verrà
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specificato l'eventuale carattere di priorità attribuito, sulla base dei criteri generali di
cui alla lettera A, ad un progetto valutato positivamente, al fine di valorizzarne gli
aspetti positivi, che qualificano il progetto come meritevole di appoggio da parte di
tutte le amministrazioni coinvolte, e gli aspetti migliorabili, in un'ottica di
massimizzazione dei benefici. Il giudizio negativo verrà anch'esso motivato, tenendo
conto dei criteri sopra elencati.
Gli strumenti di attuazione della politica energetica regionale sono descritti in modo
approfondito nel progetto di legge regionale sull�energia e nel PER, ai quali si
rimanda per una trattazione dettagliata.
In sintesi la Regione con il progetto di legge intende esercitare la propria potestà
legislativa e regolamentare in materia di produzione, trasporto, destinazione ed uso
finale dell'energia, ai sensi dell'art. 117, comma 3 della Costituzione, nel rispetto delle
Direttive dell'Unione Europea e dei principi fondamentali della legislazione statale
desunti dalle disposizioni vigenti.
A tal fine il progetto di legge disciplina gli atti di programmazione e gli strumenti di
intervento della Regione e degli Enti Locali al fine di promuovere lo sviluppo
sostenibile del sistema energetico regionale.
La Regione e gli Enti Locali pongono a fondamento della programmazione degli
interventi di rispettiva competenza i seguenti obiettivi generali:
a) promuovere il risparmio energetico e l'uso razionale dell'energia anche attraverso
le azioni di assistenza, consulenza ed informazione nonché lo sviluppo di servizi
rivolti agli utenti finali dell'energia;
b) favorire lo sviluppo e la valorizzazione delle risorse endogene, delle fonti
rinnovabili ed assimilate;
c) assicurare le condizioni di compatibilità ambientale e territoriale e di sicurezza dei
processi di produzione, trasformazione, trasporto, distribuzione ed uso finale
dell'energia, anche attraverso la adozione di misure volte ad accelerare
l'adeguamento o la sostituzione degli impianti esistenti;
d) promuovere i fattori di competitività regionale contribuendo, per quanto di
competenza, ad elevare la sicurezza, l'affidabilità e la continuità degli
approvvigionamenti di energia, assicurando la distribuzione equilibrata delle
infrastrutture sul territorio, diffondendo la innovazione tecnologica, organizzativa
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e finanziaria nella realizzazione dei progetti energetici di interesse pubblico,
garantendo l'efficienza, qualità, fruibilità e diffusione dei servizi in condizioni di
concorrenza, economicità e redditività;
e) favorire il miglioramento delle prestazioni dei sistemi energetici con riguardo alle
diverse fasi di programmazione, progettazione, esecuzione, esercizio,
manutenzione e controllo di impianti, edifici, manufatti, in conformità alla
normativa tecnica di settore, anche attraverso la diffusione di sistemi di qualità
aziendale e la istituzione di un sistema di accreditamento degli operatori preposti
alla attuazione degli interventi assistiti da contributo pubblico;
f) assicurare la tutela degli utenti e dei consumatori;
g) contribuire a conseguire gli obiettivi nazionali di limitazione delle emissioni di
gas ad effetto serra posti dal Protocollo di Kyoto.
In sintesi tra gli strumenti di politica energetica regionale si collocano:
• il Piano Energetico Regionale (PER);
• i provvedimenti regolamentari e le norme tecniche di competenza regionale;
• gli atti di indirizzo e coordinamento delle funzioni conferite agli Enti locali ;
• l�Osservatorio regionale per l�energia;
• l�Agenzia regionale per l�energia;
• gli accordi di programma e le intese istituzionali;
• gli accordi con i soggetti privati e le organizzazioni economiche e sociali;
• i contratti di servizio;
• il fondo regionale per l�attuazione del Piano Energetico Regionale.
In particolare il PER stabilisce gli indirizzi programmatici della politica energetica
regionale, anche attraverso il coordinamento tra le fasi di ricerca applicata, sviluppo
dimostrativo, diffusione di processi produttivi e prodotti ad alta efficienza energetica.
Il PER considera l�energia come un �fattore trasversale�, per cui sono previste norme
volte a qualificare le politiche di settore anche sul lato dell�offerta e della domanda di
energia. Il PER definisce obiettivi molto impegnativi, per cui le azioni dovranno
essere ulteriormente specificate nell'ambito dei previsti programmi annuali di
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intervento e soprattutto controllate in-itinere. Sarà necessario quindi, eseguire
valutazioni ambientali strategiche oltre che nella fase preliminare, anche:
a) in fase di gestione del PER (VAS in itinere) ed alla fine del suo ciclo di
validità (VAS ex-post);
b) in riferimento agli strumenti di programmazione di altri settori (trasporti,
industria, urbanistica, agricoltura, risanamento aria, ecc.).
Il contributo della Regione alla realizzazione degli obiettivi della politica energetica
regionale in materia di uso razionale dell�energia, risparmio energetico, fonti
rinnovabili, si configura nell'allestimento di un sistema integrato di azioni tra le quali
si può annoverare:
• i programmi di informazione e orientamento dei soggetti pubblici e privati;
• le misure di sostegno alla progettazione, alle iniziative di diagnosi e certificazione
energetica;
• l�istituzione di fondi di garanzia per progetti di efficienza energetica e
valorizzazione delle fonti rinnovabili;
• il supporto all�accesso alla provvidenze comunitarie;
• il supporto alla nascita di nuove iniziative imprenditoriali e di servizio a favore
dell�utenza finale;
• lo sviluppo di un significativo mercato dei certificati verdi e dei titoli di efficienza
energetica;
• lo sviluppo e la messa in circuito dei risultati della ricerca scientifica e
tecnologica;
• la diffusione di sistemi di qualità e la istituzione di un sistema di accreditamento
degli operatori preposti alla attuazione degli interventi energetici assistiti da
contributo regionale;
• la concessione di agevolazioni, contributi, sovvenzioni, incentivi e benefici di
qualsiasi genere a favore di iniziative imprenditoriali;
• la semplificazione delle procedure amministrative relative a permessi ed
autorizzazioni;
• l'emanazione di norme per definire i criteri generali tecnico-costruttivi relativi a
nuovi insediamenti o alla ristrutturazione degli insediamenti esistenti.
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Articolazione dei capitoli della VAS
Il primo capitolo descrive una gerarchia di obiettivi ambientali connessi al settore
dell�energia. Innanzitutto viene esaminato il contesto internazionale per poi
proseguire fino al livello locale.
Il secondo capitolo analizza poi la coerenza degli obiettivi assunti dal piano rispetto
alla gerarchia degli obiettivi ambientali globali e locali.
Il terzo capitolo riguarda l�ambiente di riferimento. Qui vengono sistematicamente
descritti gli indicatori ambientali nel loro stato di riferimento attuale e passato, che
possono essere influenzati dalle scelte di piano. Soprattutto si è cercato di evidenziare
i fattori critici che attualmente sono rilevabili nel contesto regionale e che meritano
particolare impegno valutativo.
Il quarto capitolo è appunto riferito alla valutazione ambientale preventiva delle
prestazioni del piano. Se i primi due capitoli sugli obiettivi sono riferiti alla visione di
piano e il capitolo sullo stato (cap. 3) riguarda lo scenario di partenza, il capitolo sulla
valutazione preventiva (cap. 4) cerca sia di anticipare gli scenari evolutivi sia di
misurare le prestazioni attraverso pochi indicatori di controllo.
Il capitolo conclusivo (cap. 5) intende approfondire il processo di controllo
ambientale del PER delineando linee d�azione per le VAS in itinere ed ex-post.
Sintesi e riflessioni sui risultati della VAS
Il piano contribuisce in modo significativo al perseguimento degli obiettivi nazionali
per la riduzione dei gas serra, assicura condizioni di compatibilità ambientale,
migliora le prestazioni del sistema energetico regionale, promuovendone anche la
competitività, assicura la sostenibilità dei consumi d'energia, cerca di sviluppare le
fonti rinnovabili anche se per quest'ultimo obiettivo permangono alcuni elementi di
debolezza da risolvere.
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In particolare per la riduzione dei gas serra. I valori di riduzione delle emissioni di
anidride carbonica previsti dal piano, colgono �l�obiettivo Kyoto�. Questa prestazione
positiva è legata soprattutto al raggiungimento dei risultati di risparmio energetico in
diversi settori (trasporti, civile, attività produttive). Solo nel caso si verifichino
scenari di sviluppo particolarmente gravosi potrebbe essere necessario precisare
ulteriori politiche energetiche per raggiungere anche a livello regionale gli obiettivi
nazionali per la riduzione dei gas serra.
Le condizioni di compatibilità ambientale locale e di sicurezza del sistema energia
sono affrontate soprattutto attraverso l'adeguamento degli impianti esistenti. Per
quanto riguarda l�NOx, il margine, tra i valori registrati ed i limiti di qualità, è
inferiore agli obiettivi di qualità europei per il 2010. L�utilizzo di camere di
combustione a bassa temperatura di fiamma ed, indirettamente, l�aumento
dell�efficienza nella produzione dell�elettricità, previste dagli indirizzi del Piano,
contribuiranno ad una diminuzione delle emissioni dal settore della produzione di
energia. Sarà però difficile cogliere in pieno gli obiettivi europei (National Emission
Ceiling Directive, NECD) per gli NOx soprattutto per la diffusione delle fonti
emissive di vario tipo, tra cui prevale il traffico veicolare (per circa il 55% del totale
emissivo di NOx) oltre a produzione energetica (per circa il 20% del totale emissivo
di NOx) e produzione industriale (per circa il 15% del totale emissivo di NOx). Per
cui l�attuale trend emissivo degli NOx appare critico e potrà quindi allinearsi con gli
obiettivi europei solo a seguito di miglioramenti sostanziali attuati in diversi settori,
non solo quello della produzione energetica.
Le prestazioni del sistema energetico regionale e la promozione della sua
competitività sono attuate dal PER soprattutto attraverso azioni volte:
! a ridurre il deficit elettrico;
! a promuovere il risparmio e l'uso razionale dell'energia, ad assicurare la
distribuzione equilibrata delle infrastrutture energetiche sul territorio;
! a promuovere l'efficienza, la qualità e la fruibilità dei servizi di interesse
pubblico in condizioni di concorrenza, economicità e redditività;
! a favorire il miglioramento delle prestazioni relative alle attività di
programmazione, progettazione, esecuzione, esercizio, manutenzione e controllo
degli impianti e delle reti anche attraverso la diffusione di sistemi di qualità
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aziendale e l'istituzione di un sistema di accreditamento degli operatori preposti
all'attivazione degli interventi assistiti da contributo pubblico.
Il piano inoltre cerca di valorizzare le fonti rinnovabili ed assimilate, soprattutto
attraverso lo sfruttamento energetico delle biomasse e al diffusione dei sistemi di
produzione distribuita in cogenerazione. Per quanto riguarda le potenzialità di
valorizzazione delle fonti energetiche rinnovabili emergono alcuni limiti legati alle
caratteristiche fisiche del territorio ed ai vincoli derivanti dalla tutela ed uso plurimo
delle risorse naturali (limitate potenzialità morfologiche allo sviluppo
dell'idroelettrico, sensibilità paesaggistica allo sviluppo di impianti eolici, ecc.), che
più approfondite verifiche programmatiche e progettuali dovranno meglio evidenziare
e risolvere. Il trend di medio-lungo termine previsto a livello comunitario per la
valorizzazione delle fonti rinnovabili richiederà politiche sovraregionali e progressi
che attualmente attendono sviluppi dalla ricerca scientifica e la maturazione
commerciale delle tecnologie più efficienti.
L�esame degli obiettivi e degli strumenti individuati dal piano, meriteranno un
approfondimento ed una articolazione particolare nel momento in cui la Regione, in
fase di gestione/attuazione, definirà criteri e scelte più specifici, nonché individuerà
con maggiore dettaglio le iniziative da intraprendere. E� chiaro che l�esatta
distribuzione quantitativa degli impegni e degli interventi regionali non è, per
definizione, riscontrabile nella trattazione di indirizzi generali; tuttavia una maggiore
articolazione dei propositi è uno strumento utile. E� opportuno inoltre definire una
serie di criteri per la valutazione di compatibilità di nuove strutture energetiche
proposte sul territorio regionale, tenendo conto dell'accordo di recente siglato in sede
di Conferenza Unificata per l'esercizio dei compiti e delle funzioni in materia di
produzione termoelettrica.
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1. Obiettivi ambientali di riferimento
I consumi di energia stanno crescendo.
La politica energetica ha il compito di garantire la sicurezza, la flessibilità e la
continuità degli approvvigionamenti di energia in qualità commisurata ai reali
fabbisogni e in condizioni di sviluppo sostenibile.
E� necessario dare riscontri positivi alla domanda di energia, di salvaguardia
ambientale, di miglioramento della qualità della vita. Le politiche energetiche
dovrebbero perseguire due finalità:
• soddisfare i bisogni energetici (il che equivale a ridurre le possibilità di deficit
produzione-consumi di energia; per questo si rimanda soprattutto a quanto
contenuto nelle norme internazionali, comunitarie, nazionali, nel progetto di legge
regionale sull�energia e nel PER);
• rispettare i criteri dello sviluppo sostenibile.
Questi obiettivi possono risultare parzialmente in conflitto se le attività energetiche di
settore non vengono adeguatamente indirizzate. Lo sviluppo sostenibile richiede la
ridefinizione degli strumenti pubblici di intervento, nella logica del mercato
liberalizzato, sostenuti dalla elaborazione di strumenti di analisi nel breve, medio e
lungo periodo.
Il concetto di sostenibilità, va inteso nelle sue varie accezioni, economica, sociale,
ambientale e democratica. Questo implica, quindi, una coevoluzione programmata tra
sviluppo economico, produttivo, territoriale ed uso delle risorse naturali.
Nel seguito si prende in considerazione una visione della sostenibilità per ora riferita
solo al settore ambientale. Questo può essere visto come uno dei limiti della presente
analisi, ma d'altronde identificare la sostenibilità ambientale come una finalità per una
nuova qualità dello sviluppo, già di per se impone una progettualità assai più elevata
ed un approccio sistemico assai più complesso di quanto non implichi una politica di
natura puramente vincolistica, oltre ad offrire alle imprese le condizioni per esercitare
compiutamente le attività energetiche in un rapporto trasparente con le politiche di
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sviluppo del territorio, all'interno di un sistema economico improntato sulla libera
concorrenza.
1.1. Obiettivi ambientali internazionali
Lo sviluppo sostenibile dei sistemi energetici è oggetto di una attenzione crescente da
parte delle istituzioni ed organizzazioni internazionali, comunitarie e regionali. Da
tempo la comunità internazionale ha individuato, nel campo energetico, una delle
principali leve su cui agire per indirizzare le strategie di sviluppo future, in modo tale,
da rompere il legame fra progresso economico, sociale e depauperamento delle
risorse ambientali.
Il problema delle emissioni climalteranti riveste una grande importanza globale, sia
per l�entità dell�aumento di temperatura previsto e i mutamenti climatici in atto, sia
perché gli effetti delle riduzioni delle emissioni antropiche sono traslati nel tempo
rispetto a queste. Il riferimento più importante è rappresentato in particolare dal
Protocollo di Kyoto, in cui si postula, nei 40 Paesi indicati nell�allegato B dello stesso
protocollo, la riduzione delle emissioni dei cosiddetti gas serra: anidride carbonica,
gas metano, protossido di azoto, esafloruro di zolfo, idrofluorocarburi e
perfluorocarburi. Con più precisione le Parti dovranno, individualmente o
congiuntamente, assicurare che le emissioni antropogeniche globali siano ridotte di
almeno il 5%, rispetto ai livelli del 1990, nel periodo di adempimento 2008-2012. Per
il raggiungimento di questi obiettivi, i Paesi potranno servirsi di diversi strumenti che
intervengono sui livelli di emissioni di gas a livello locale-nazionale oppure,
transnazionale. Nell�ampio ventaglio di strumenti, ne vengono espressamente indicati
tre, tutti appartenenti alle cosiddette misure di flessibilità. Queste misure sono
l’Emissions trading, la Joint Implementation e il Clean Development Mechanism.
• L’Emission trading è una misura ammessa tra i 40 Paesi che si sostanzia nella
creazione di un mercato dei permessi di emissione.
• La Joint Implementation (implementazione congiunta) è una misura che prevede
la collaborazione tra Paesi sviluppati e che consente a ciascuno dei 40 Paesi di
ottenere dei crediti di emissione grazie a dei progetti di riduzione delle emissioni
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oppure di assorbimento delle emissioni di gas a effetto serra sviluppati in un altro
Paese firmatario.
• Il Clean Development Mechanism (meccanismo di sviluppo pulito) è uno
strumento analogo alla joint implementation e si differenzia da quest�ultima in
quanto coinvolge attori diversi ovvero Paesi indicati nell�allegato B al protocollo
e Paesi che non vi appartengono.
Le misure di flessibilità vengono considerate supplementari rispetto alle azioni
domestiche, ma le regole che permetteranno di rendere operativi i meccanismi di
flessibilità devono essere ancora precisate.
1.2. Obiettivi ambientali dell'Unione europea
Negli anni novanta viene avviata in Europa la politica di costruzione del mercato
interno dell'energia, con l'obiettivo di realizzare un progressivo ridimensionamento
dei monopoli pubblici. Diverse sono le direttive comunitarie che spingono la politica
energetica europea verso un mercato unico, liberalizzato e sostenibile. Le direttive
comunitarie sono orientate a realizzare un mercato dell'energia concorrenziale,
contraddistinto dalla eliminazione di ogni diritto esclusivo in materia di produzione,
importazione, esportazione e vendita. La tendenza alla liberalizzazione è bilanciata
dal riconoscimento dell'esigenza di garantire, attraverso l'imposizione di obblighi alle
imprese da parte degli Stati membri, standard di servizio pubblico in tema di
sicurezza, regolarità dell'approvvigionamento, qualità, prezzo, tutela dell'ambiente.
Oggi la politica energetica europea poggia su tre pilastri:
• la competitività complessiva,
• la sicurezza dell'approvvigionamento,
• la protezione ambientale.
Su quest'ultimo obiettivo aspetto, di fondamentale importanza, è il raggiungimento
degli obiettivi concordati di emissioni di gas serra e di inquinanti atmosferici.
19
1.2.1. Politiche d’azione ambientale
Per quanto riguarda gli obiettivi ambientali, più strettamente legati al settore
energetico, occorre riferirsi a documenti di indirizzo molto importanti, perché
fondanti le basi di un saldo costrutto normativo.
1.2.1.1. Il sesto piano d’azione
Il sesto piano d'azione europeo rappresenta il riferimento strategico comunitario per la
definizione delle politiche d�azione ambientali dei paesi dell'Unione per il prossimo
decennio; in sintesi gli obiettivi del piano possono essere riassunti nei punti seguenti:
• dato l�obiettivo di riduzione dei gas serra del 70% nel lungo periodo indicato
dagli scienziati, ci si propone la riduzione del 20-40 % entro il 2020. Il contributo
energetico al raggiungimento di tale obiettivo, è basato sulla razionalizzazione,
sul ricorso al rinnovabile, sulla conversione al gas naturale della produzione di
elettricità da carbone o da prodotti petroliferi. In riferimento alla cogenerazione,
l�obiettivo è di raggiungere il 18% dell�approvvigionamento elettrico entro il
2010. Nel settore dell�industria è previsto un aumento dell�efficienza energetica
pari all�1% all�anno;
• verifica che il consumo di risorse, rinnovabili e non rinnovabili, e l�impatto che
esso comporta, non superino la capacità di carico dell�ambiente; dissociazione
dell�utilizzo delle risorse dalla crescita economica, ottenuta migliorando
l�efficienza di utilizzo, �dematerializzando� l�economia e prevenendo la
produzione di rifiuti;
• indurre le leggi di mercato a �lavorare per l�ambiente�, attraverso eco-tasse ed
incentivi pecuniari; si sottolinea in tal senso la proposta del 1997 della
Commissione per l�aumento delle aliquote minime sui prodotti energetici soggetti
ad imposta (oli minerali) e per la tassazione di gas, elettricità e carbone in quei
paesi in cui ancora sono esentasse;
• miglioramento dell�attuazione della normativa ambientale vigente e delle attività
di ecogestione ed audit;
• integrazione delle tematiche ambientali nelle altre politiche settoriali ed
intersettoriali;
20
• promuovere la collaborazione con il mondo imprenditoriale, sia per il
monitoraggio sia incoraggiando programmi come l�European Eco-Efficiency
Initiative, per una migliore comprensione, specie tra le piccole e medie industrie,
degli effetti positivi dei principi di efficienza ambientale;
• informazione dei cittadini e promozione di conseguenti modifiche
comportamentali;
• pianificazione e gestione del territorio in modo più ecologico, tramite il
miglioramento dell�applicazione della direttiva sulla VIA e la corretta e capillare
introduzione delle VAS;
• potenziamento della ricerca su tecnologie e materiali innovativi;
• rispetto, entro il 2005 ed il 2010 rispettivamente, dei nuovi limiti per la qualità
dell�aria fissati per il particolato, l�SO2, il biossido di azoto, il monossido di
carbonio, i metalli pesanti e gli idrocarburi policiclici aromatici come il benzene.
• rispetto degli standard applicabili ai veicoli ed alle fonti fisse d�inquinamento;
• inserimento di considerazioni di efficienza nella politica integrata dei prodotti
(IPP), nei programmi di etichettatura ecologica e nelle politiche degli
�approvvigionamenti verdi�;
• reimmissione della maggior parte dei rifiuti nel ciclo economico, soprattutto
attraverso il riciclaggio, o restituzione all�ambiente in forma utile (per es.
attraverso il compostaggio) o perlomeno non nociva; ci si propone di ridurre,
rispetto ai livelli del 2000, la quantità dei rifiuti destinati allo smaltimento finale,
del 20%, entro il 2010 e del 50%, entro il 2050.
1.2.1.2. Il libro verde
Il "Libro verde sull'energia", adottato il 20 novembre �96, dalla Commissione
Europea, stabilisce l'importanza strategica della disponibilità di energia accessibile,
affidabile e pulita. In particolare la Commissione propone, con tale documento, la
fissazione per il 2010 di un obiettivo indicativo del 12%, per il contributo delle fonti
energetiche rinnovabili al consumo interno lordo di energia dell�Unione europea. Si
tratta naturalmente di un obiettivo politico, non di uno strumento giuridicamente
vincolante.
21
1.2.1.3. Il libro bianco
Il "libro bianco per una strategia ed un piano d'azione della Comunità", ribadisce il
ruolo che l'energia rinnovabile può avere per combattere l'effetto serra, contribuire
alla sicurezza degli approvvigionamenti e creare nuovi posti di lavoro.
1.2.1.4. Altri strumenti
Con la decisione del consiglio del 25 aprile 2002, inoltre, l'Unione europea approva
definitivamente il protocollo di Kyoto, stabilendo il proprio impegno alla riduzione
delle emissioni serra.
Tale impegno è quantificato, per la Comunità Europea nella misura dell�8% rispetto
alle emissioni del 1990.
Per la realizzazione di questi ambiziosi obiettivi viene fatto particolare riferimento ai
seguenti strumenti:
• promozione dell�efficienza energetica, sia nel settore della produzione che nei
consumi;
• sviluppo delle fonti rinnovabili per la produzione di energia e delle tecnologie
innovative per la riduzione delle emissioni;
• protezione ed estensione delle foreste per l'assorbimento del carbonio;
• promozione dell'agricoltura sostenibile;
• limitazione e riduzione delle emissioni di metano dalle discariche di rifiuti e dagli
altri settori energetici;
• misure fiscali appropriate per disincentivare le emissioni di gas serra.
1.2.2. Le fonti rinnovabili
Gli obiettivi di penetrazione per le fonti rinnovabili sono stimati, dal libro bianco del
1997, nella misura riportata nella seguente tabella:
22
Tabella: Stima degli incrementi previsti per le varie forme di rinnovabili
(fonte: libro bianco della Commissione europea)
Fonte rinnovabile Incremento previsto nel periodo 1995-
2010
Energia eolica + 37,5 GW (1500 %)
Energia idroelettrica + 13 GW (14,1%)
Energia fotovoltaica + 2,97 GWp (10.000%)
Biomassa + 90,2 Mtep (201%)
Energia geotermica per elettricità + 0,5 GW (100%)
Energia geotermica per calore +3,7 GWth (284%)
Collettori solari termici + 93,5 milioni mq (1438%)
Energia solare passiva 35 Mtep
Gli Stati europei sono attualmente impegnati a rispettare gli obiettivi fissati a livello
nazionale circa la quantità di energia generata dalle fonti rinnovabili e la
Commissione europea ha iniziato a definire le misure volte a soddisfare l'ulteriore
obiettivo di sostituire nel settore dei trasporti, entro il 2020, il 20 % del combustibile
tradizionale con combustibile alternativo.
1.2.3. Il risparmio energetico
La Commissione europea ha presentato nel luglio 2002 una proposta di direttiva che
dovrebbe favorire il risparmio energetico e combattere i cambiamenti climatici,
attraverso la cogenerazione, una tecnica che produce energia e calore in un unico
processo. La direttiva, proposta dalla Commissione, spingerebbe gli Stati membri a
promuovere "una identificazione sistematica e una realizzazione progressiva del
potenziale nazionale per garantire un'alta efficienza del processo di cogenerazione".
Secondo Loyola De Palacio, la commissaria Ue per l'energia e i trasporti, "questa
nuova Direttiva aiuterà a limitare la crescita della dipendenza energetica dell'Ue
dall'esterno e a ridurre le emissioni nocive dei gas serra". Secondo i dati più recenti
disponibili (quelli relativi al 1998), questo sistema di produzione, permette di
risparmiare fino al 10% di combustibile e fornisce l'11% del totale di energia elettrica
23
dell'Ue. Il potenziale della cogenerazione è tuttavia molto più importante e delle
economie enormi di energia potrebbero essere effettuate se le tecniche ad alto
rendimento fossero più diffuse.
1.3. Obiettivi ambientali nazionali
L'Italia pur non disponendo di una legge quadro in materia ambientale è dotata di una
normativa sotto molti profili assai avanzata in materia di fonti rinnovabili e di
risparmio energetico. L�azione a livello nazionale in riferimento agli impegni europei
per la riduzione delle emissioni di gas serra è stata definita nella �Seconda
Comunicazione Nazionale alla Convenzione Quadro sui cambiamenti climatici� e,
successivamente, con la deliberazione CIPE n. 137/98.
Sono state considerate necessarie, per il rispetto degli accordi sottoscritti a livello
internazionale, riduzioni di CO2 equivalente per un totale di 103 milioni di ton, e sono
stati stimati obiettivi di riduzione per i singoli settori, che sono riportati nella
seguente tabella:
Tabella: Obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni per i vari macrosettori
(Delibera CIPE n. 137/98)
Settore d'intervento Obiettivi di riduzione
[Mt di CO2 equivalenti]
Aumento di efficienza del parco
termoelettrico -20/23
Riduzione dei consumi energetici nel
settore dei trasporti -18/21
Produzione di energia da fonti rinnovabili -18/20
Riduzione dei consumi energetici
nell'industriale e nel civile -24/29
Riduzione delle emissioni nei settori non
energetici -15/19
Assorbimento di CO2 dalle foreste -0,7
Totale -95/112
24
In seguito all�approvazione in Senato, in via definitiva, del disegno di legge di ratifica
del protocollo di Kyoto, che impegna l�Italia ad una riduzione delle emissioni serra
nella misura del 6,5% rispetto al 1990, il gruppo di lavoro interministeriale sta ora
preparando la revisione della delibera del Cipe n. 137 del 1998, lavorando sulle linee
guida per applicare il Protocollo in Italia.
A questo proposito il gruppo Enel si è impegnato formalmente a ridurre del 20%
rispetto al 1990 il fattore di emissione per KWh prodotto.
L�obiettivo del Governo è muoversi su due piani, sul mercato interno e sulla
cooperazione internazionale. La proposta di delibera del CIPE ha un criterio
principale, cioè individuare le misure che siano più efficaci dal punto di vista del
risultato in termini di riduzione delle emissioni ma anche dal punto di vista
economico.
Rispetto alla delibera di 4 anni fa, sono previste quattro modifiche importanti:
• nell'ambito delle politiche di riduzione vanno conteggiate anche le foreste.
L�Italia ha la possibilità di acquisire crediti ambientali attraverso la contabilità del
carbonio che assorbiamo con le nuove foreste create o nate a partire dal �90;
• si potrà ricorrere al mercato dei permessi di emissioni. Sarà un mercato europeo e
anche internazionale. Permetterà di comprare o vendere permessi di emissione. Il
mercato dei permessi di emissione è una sfida del tutto nuova in Europa. In Gran
Bretagna esiste una forma iniziale come incentivazione attraverso cui lo Stato
paga i crediti ambientali alle aziende "virtuose";
• si potranno realizzare obiettivi di riduzione italiani attraverso interventi di tipo
energetico e sulla forestazione nei Paesi in via di sviluppo e nel Centro-Est
Europa, dove è più basso il costo relativo o marginale degli investimenti;
• non viene posto alcun vincolo, a differenza di quanto voleva inizialmente
l'Unione Europea, al ricorso alle opzioni nazionali. Non c'è più il tetto minimo del
50% di interventi in ambito esclusivamente nazionale.
25
1.3.1. Fonti rinnovabili
Sul fronte fonti energetiche rinnovabili, il Libro Bianco, approvato dal CIPE
nell�agosto 1999, ribadisce la rilevanza strategica delle fonti rinnovabili in termini di
maggiore sicurezza del sistema energetico, di riduzione dell�impatto ambientale, di
opportunità di tutela del territorio e di sviluppo sociale.
L�obiettivo è quello di incrementare il loro contributo al bilancio energetico nazionale
al 2008-2012, portandolo dagli 11,7 Mtep del 1997 a circa 20,3 Mtep. Per favorire il
raggiungimento di tali obiettivi è previsto un intervento dello Stato, concertato con le
altre istituzioni pubbliche, articolato su più linee di azione.
Una riguarda il crescente coinvolgimento delle Regioni e degli Enti Locali nei
programmi di diffusione delle energie rinnovabili, garantendo, in una prima fase, le
risorse necessarie ad incentivarne la produzione, fornendo le necessarie strutture
tecniche di supporto e l�assistenza alla creazione e rafforzamento delle agenzie
regionali per l�energia.
Un�altra intende promuovere iniziative per la creazione di una cultura delle fonti
rinnovabili a livello di amministrazioni locali.
Particolare importanza viene attribuita agli �accordi volontari� quali strumenti per
conseguire gli obiettivi prefissati, attraverso il coinvolgimento dei vari soggetti
interessati. Al fine di reperire risorse aggiuntive per l�incentivazione, il Libro Bianco
prevede l�inserimento di uno specifico asse dedicato alle fonti rinnovabili nella
programmazione 2000-2006 dei Fondi Strutturali dell�Unione Europea.
L'obiettivo che l'Italia si è proposta in sede comunitaria, da conseguire entro il 2010, è
ambizioso: le fonti rinnovabili rappresentano il 16 % e devono arrivare al 25 % (ciò
implica passare dai 56,2 TWh del 2000 ad almeno 75 TWh nel 2010, che salgono ad
oltre 90 TWh se gli impegni della direttiva 2001/77/CE verranno rispettati) mentre
nell'UE dal 14 % si dovrebbe passare al 22 %.
26
1.4. Obiettivi ambientali della Regione Emilia-Romagna
Occorre ricordare innanzitutto che la Regione Emilia Romagna si è dotata dal luglio
2001 di una propria Agenda 21 regionale (Piano di Azione Ambientale per un Futuro
Sostenibile, approvato dalla Giunta Regionale con deliberazione n. 1322 del 3 luglio
2001). Il Piano, che si configura quale strumento d'attuazione dei principi definiti a
Rio nel 1992 evidenzia la necessità di modifiche strutturali, anche nei comparti
dell'energia. In particolare pianifica per il settore energetico azioni lungo i 4 assi
d�intervento individuati dal VI Programma d’azione comunitario, e cioè:
• misure per l�efficienza energetica, la diffusione dei rinnovabili e la riduzione dei
gas climalteranti diversi dal CO2;
• l�integrazione del problema del cambiamento climatico nelle varie politiche di
settore, in particolare in quella dei trasporti, in quello energetico (ulteriore
conversione della produzione di elettricità alle fonti a bassa emissione di CO2) ed
in quello agricolo;
• il potenziamento della ricerca su tecnologie e materiali innovativi;
• la migliore informazione ai cittadini ed alle imprese in materia di cambiamento
climatico.
La realizzazione di tutti gli obiettivi elencati è comune alle programmazioni di quasi
tutte le regioni industrializzate o con scarsità di risorse primarie; essa necessita, come
espresso nella proposta di Piano Energetico, di un profondo cambiamento del modo
di atteggiarsi della P.A. passando, per esempio da una attribuzione pianificata degli
incentivi (che sfugga quindi alla vecchia logica dell�incentivo in risposta ad una
richiesta individuale e decontestualizzata) e ad una coordinazione e programmazione
di tutti gli strumenti pubblici di intervento, riguardanti in particolare la ricerca,
l'innovazione, la formazione, l'informazione fino agli investimenti ed alle applicazioni
finali.
27
Il contributo ipotizzabile dell�Emilia Romagna per il raggiungimento degli obiettivi
nazionali di riduzione delle emissioni serra si può collocare quindi nell'applicazione
di logiche allocative delle risorse pubbliche disponibili per ridurre i consumi
energetici e l'impiego di combustibili fossili. E� importante sottolineare che non esiste
alcun vincolo normativo, per la Regione, di pianificazione in maniera tale da
rispettare l�indicazione derivante dall�effettuazione di qualsivoglia ripartizione degli
impegni nazionali sui gas serra.
E' solo l�Autorità Regionale che, nel solo rispetto delle linee di indirizzo nazionali ed
in compatibilità con le esigenze locali stimate, quantifica il contributo che sarà
assunto come obiettivo dal Piano.
1.4.1. Sintesi delle proposte espresse nel Piano
Il PER si pone come obiettivo �una situazione, al 2010, di tendenziale equilibrio del
bilancio elettrico regionale, ma offrendo il contributo per il raggiungimento dei più
importanti obiettivi di sostenibilità energetica posti all�Italia a livello internazionale,
per la quota parte spettante all�Emilia Romagna�.
L�attenzione al problema delle emissioni serra rappresenta la sfida lanciata dal
protocollo di Kyoto accolta nel PER (non senza l�aiuto di una azione regionale in tal
senso già attiva in tutto lo scorso decennio). Il PER dunque vuole rappresentare
un'opportunità importante per l�Emilia Romagna; potrebbe comportare il
raggiungimento degli obiettivi di Kyoto, senza dover apportare turbamenti al delicato
legame tra consumi e sviluppo.
Il grafico riportato di seguito, riassume gli obiettivi operativi fissati dal piano, allo
scopo di poter disporre di energia e potenza elettrica sufficiente a far fronte
all�evoluzione della domanda interna.
28
Figura: produzione netta d'elettricità in Emilia-Romagna (TWh). I valori al 2010 sono
quelli pianificati con il PER (Fonte: Regione Emilia-Romagna, 2002).
A fronte di una domanda prevista di 32 TWh, il piano prevede un incremento del
parco termoelettrico di circa 14,2 TWh, della cogenerazione per 3,5 TWh,
dell�idroelettrico per 0,2 TWh e della biomassa per 1,22 TWh, oltre che dell�eolico e
del fotovoltaico (per circa 0,1 TWh).
Per il resto il Piano non si propone d'imporre una gestione prescrittiva della tematica
energetica, ma di farne uno strumento flessibile tramite cui contribuire alla tutela
degli interessi diffusi e dell�ambiente in piena conformità con gli indirizzi comunitari
di politica energetica. Si propone, inoltre, di contribuire a far emergere un assetto
strutturale, istituzionale e normativo che metta la Regione al passo con la moderna
gestione della tematica energetica che già si registra in altri paesi. Prevede
l'integrazione delle scelte energetiche strategiche con quelle di pianificazione
territoriale, sia a livello urbanistico e di Piano dei trasporti, sia a livello di modelli di
sviluppo economico.
La Regione intende partecipare, con tutti i principali strumenti ad essa riconosciuti
dalle norme in vigore, al processo di modernizzazione degli impianti energetici al fine
di contribuire, su scala regionale, al raggiungimento degli obiettivi internazionali e
comunitari assunti dall�Italia in termini di emissioni di gas serra (Protocollo di
Kyoto). La Regione intende, inoltre, promuovere l�allestimento di un sistema
informativo regionale che comprenda la voce energetica e procedere, allo stesso
29
tempo, ad una semplificazione ed armonizzazione dei procedimenti amministrativi
che in campo energetico sono resi complessi dalla grande articolazione delle norme e
dei vincoli presenti.
Le finalità della politica energetica aventi il ruolo di �sotto-obiettivi� funzionali al
raggiungimento del fine generale sono:
1 promuovere il risparmio energetico e l�uso razionale dell�energia anche attraverso
le azioni di assistenza, consulenza ed informazione, nonché lo sviluppo di servizi
rivolti agli utenti finali dell�energia;
2 favorire lo sviluppo e la valorizzazione delle fonti rinnovabili ed assimilate;
3 assicurare le condizioni di compatibilità ambientale, territoriale e di sicurezza dei
processi di produzione, trasformazione, trasporto, distribuzione ed uso finale
dell�energia, anche attraverso l�adozione di misure volte ad accelerare
l�adeguamento e la sostituzione degli impianti esistenti;
4 promuovere i fattori di competitività regionale contribuendo ad elevare la
sicurezza, l�affidabilità e la continuità degli approvvigionamenti di energia,
assicurando la distribuzione equilibrata delle infrastrutture nel territorio,
diffondendo l�innovazione tecnologica, organizzativa e finanziaria nella
realizzazione dei progetti energetici d�interesse pubblico, garantendo l�efficienza,
qualità, fruibilità e diffusione dei servizi in condizioni di concorrenza,
economicità e redditività;
5 favorire il miglioramento delle prestazioni dei sistemi energetici, con riguardo alle
diverse fasi di programmazione, progettazione, esecuzione, esercizio,
manutenzione e controllo di impianti, edifici, manufatti, in conformità alla
normativa tecnica di settore, anche attraverso la diffusione di sistemi di qualità
aziendale e la istituzione di un sistema di accreditamento degli operatori preposti
alla attuazione degli interventi assistiti da contributo pubblico;
6 assicurare la tutela degli utenti e dei consumatori;
7 contribuire a conseguire gli obiettivi nazionali di limitazione dei gas ad effetto
serra posti dal protocollo di Kyoto.
Si esaminano di seguito più dettagliatamente, avendo come riferimento il contesto
degli impegni di sviluppo sostenibile, i singoli interventi previsti dal PER nei vari
settori.
30
1.4.2. Fonti rinnovabili
Si schematizzano gli interventi previsti per le varie tipologie di energie rinnovabili ed
i finanziamenti necessari alla loro implementazione.
1.4.2.1. Energia idroelettrica
Una articolata indagine effettuata dalla Regione ha individuato 30 bacini idonei alla
localizzazione di altrettante mini centrali idroelettriche, di cui si sono effettuati studi
di pre-fattibilità. Tali siti, determinati valutando le possibilità di utilizzo in loco e di
vettoriamento dell�energia, conducono ad una stima di 16 MWelettrici con una energia
annua producibile pari a 80-90 GWh/a.
E� prevista dalle linee di indirizzo del Piano il completo sfruttamento di tali risorse,
con l�effettuazione di un investimento valutabile in circa 30,98 milioni di Euro e
senza l�ulteriore necessità di istituire un regime di aiuti finanziari per lo sviluppo del
settore.
La realizzazione delle centrali previste porterà una riduzione di emissioni stimata pari
a 50.000 ton/anno di CO2.
1.4.2.2. Energia eolica
Come nel caso precedente, la pianificazione degli investimenti per la diffusione
dell�energia eolica sul territorio regionale si avvale di una articolata indagine che, dal
confronto delle tecnologie disponibili con le caratteristiche anemologiche dei vari siti
ed i vincoli territoriali di vario tipo, ha permesso di individuare 11 siti vocati
all�installazione di impianti eolici e di effettuarne gli studi di pre-fattibilità.
La potenza installabile è stata stimata pari a 15-20 MWelettrici per una energia
producibile annualmente pari a 60-70 GWh/a.
La realizzazione di tali impianti, previsti dalle linee di indirizzo del Piano, necessita
di investimenti per circa 30 milioni di Euro, e garantirà una riduzione annuale delle
emissioni pari a circa 23.000 ton/anno di CO2.
31
Esiste inoltre la necessità di sostegno al decollo del settore con incentivi in corso di
esercizio.
1.4.2.3. Biomasse
La Regione ha effettuato uno studio dettagliato sugli aspetti energetici ed ambientali
del reparto suinicolo e sull�uso, negli allevamenti regionali, di digestori anaerobici, di
vari sistemi di razionalizzazione dell�energia e di soluzioni tecnico-economiche per
l�utilizzo dei liquami per la produzione del biogas e per la progettazione di interventi
in tale settore.
E� stato realizzato poi uno studio nel settore agroindustriale, censendo i sottoprodotti
agroindustriali presenti in regione ed evidenziando, tra questi, quelli utilizzabili dagli
impianti.
Nel campo dei rifiuti si è svolta un�indagine sulle iniziative delle Aziende Speciali
degli Enti Locali nel campo della valorizzazione energetica dei rifiuti e delle
componenti plastiche dei RSU e di quelli industriali.
Un tavolo di confronto regionale, istituito per esaminare le opportunità di nuovi
impianti auspicandone la rapida progettazione, ha individuato una potenzialità
regionale del settore pari a 152.000 tep/anno di energia risparmiata, per circa 464,8
milioni di Euro di investimento.
Le linee di indirizzo del Piano prevedono la realizzazione dei possibili interventi
individuati, che garantiranno una riduzione delle emissioni pari a 500.000 ton/anno di
CO2.
1.4.2.4. Geotermia
Uno studio dettagliato realizzato dalla Regione ha mostrato come scarse siano le
possibilità di sfruttamento della geotermia in Emilia Romagna.
Il sito più interessante è la pianura ferrarese, in cui già con il progetto �Geotermia
Ferrara� si è realizzato una rete di teleriscaldamento con una potenzialità di 12.000
famiglie equivalenti e con sfruttamento in cascata dell�energia termica dell�acqua
anche per utilizzi industriali (il livello termico del fluido a bocca di pozzo è di circa
100°C).
32
Nella zona di Bagno di Romagna l�utilizzo integrato della cogenerazione e delle
pompe di calore ha reso possibile l�utilizzo per teleriscaldamento di un fluido
geotermico a temperatura molto bassa (circa 40°C).
Nel complesso i siti regionali vocati sono stati classificati come segue:
! Aree di interesse primario: Casaglia
! Aree di interesse secondario � classe A (siti in cui le indicazioni di superficie
indicano la probabilità di esistenza di risorse, ed il cui sfruttamento è
economicamente competitivo): basso e medio ferrarese, basso modenense e
reggiano;
! Aree di interesse secondario � classe B (siti in cui le indicazioni di superficie
indicano la probabilità di esistenza di risorse, ma il cui sfruttamento non è
economicamente conveniente): aree pedeappenniniche piacentine, parmensi,
modenensi e forlivesi;
! Aree di interesse localizzato: Bagno di Romagna, Porretta Terme, Miano e
Bobbio.
Dalle linee d�indirizzo del piano emerge la volontà di valorizzare al massimo tali
risorse (stimabili nell�ordine di 9-12MW, cioè a 10.000 abitazioni equivalenti), il cui
completo sfruttamento garantirebbe una riduzione nelle emissioni annuali di CO2 pari
a circa 40.000 ton/a.
1.4.2.5. Solare termico
La Regione, in collaborazione con ENEA, ha svolto degli studi sulla domanda
termica dell�utenza ed ha realizzato dei prototipi e degli impianti dimostrativi per
valutare le prospettive di diffusione del solare termico, utilizzato per la fornitura di
acqua calda sanitaria, nei complessi turistico-alberghieri costieri.
Si è successivamente esteso lo studio ad altri settori, fino all�approvazione del
Programma regionale per la diffusione dei sistemi solari termici. Tale programma
incentiva l�installazione del solare termico indirizzando su tale iniziativa le risorse
finanziarie previste dalla legge n.10/91; i destinatari del programma sono le
amministrazioni comunali e provinciali (L. 10/91) e le aziende di servizi di pubblica
utilità che devono raggiungere certi obiettivi di risparmio energetico e di sviluppo
delle fonti rinnovabili (D. Lgs. n. 79/99 e 164/2000).
33
L�obiettivo che emerge dalle linee di indirizzo del Piano indica la volontà di installare
30.000 m2 di pannelli solari entro il traguardo di Kyoto (2008-2012), riducendo le
emissioni di CO2 per complessive 7.000 ton/anno.
Si potranno raggiungere ulteriori risultati con la rimozione delle attuali barriere
burocratiche.
1.4.2.6. Fotovoltaico
L�obiettivo indicato dalle linee generali del Piano in materia di diffusione del sistema
fotovoltaico di generazione elettrica consiste nell�installazione, entro il periodo
assunto dal Piano come riferimento, di 8 MWpicco, per un investimento previsto di
circa 60 milioni di Euro.
Per il raggiungimento di tale obiettivo, che garantirà una riduzione delle emissioni di
CO2 pari a 6.000 ton/anno, la Regione ha elaborato il Programma regionale per la
diffusione dei sistemi fotovoltaici, che prevede il sostegno pubblico (costituito per il
50% da finanziamenti ministeriali e per il restante 50% da stanziamenti regionali)
fino al 75% del costo d�installazione dell�impianto.
E� già in via di redazione il nuovo bando per la realizzazione del programma �Tetti
fotovoltaici� al fine di continuare a diffondere tale tecnologia nell�edilizia.
La Regione cofinanzierà il costo degli interventi nella misura del 50 per cento, pari ad
EURO 666.536,69, per l�esercizio 2002.
1.4.2.7. Biocarburanti e Biocombustibili dall’Agricoltura
L�impegno della Regione in tale materia va inquadrato nel contesto comunitario e
nazionale.
L�Unione Europea prevede di triplicare entro il 2010 l�attuale contributo delle
biomasse al fabbisogno energetico totale; analogamente l�Italia, attraverso il
�Programma Nazionale per la valorizzazione delle Biomasse Agricole e Forestali� ed
il �Programma Nazionale Biocombustibili� (delibera CIPE n.27/2000), ha affermato e
stimato quantitativamente l�impegno del Paese nelle utilizzazioni delle biomasse per
produrre biocombustibili e biocarburanti o per produrre direttamente energia elettrica
o calore.
34
La Regione Emilia-Romagna partecipa all�Accordo Volontario Nazionale per
l�utilizzo di biocarburanti e biocombustibili, che prevede l�introduzione di miscele
biodiesel-biogasolio con percentuali fino al 5% nella rete nazionale di distribuzione
carburanti e l�utilizzo di miscele biodiesel-biogasolio nel parco vetture di trasporto
pubblico e nei servizi di pubblica utilità.
La Regione partecipa inoltre con un proprio �Programma Regionale Biocombustibili�
all�omonimo Programma Nazionale, effettuando applicazioni dimostrative nel settore
agricolo (50 ettari di campi utilizzati) e su quello della distribuzione ed utilizzazione
del combustibile.
I risultati ottenibili sono comunque difficili da quantificare; a tal proposito
l�incremento sperato a livello nazionale che punta al raggiungimento, nel 2008-2012,
delle 0,94 Mtep, suggerisce che si tratta di un campo che, sebbene le grosse
prospettive di sviluppo, non può ancora oggi fornire contributi particolarmente
significativi.
1.4.3. Risparmio energetico ed uso razionale dell’energia
Gli obiettivi regionali specifici sul tema del risparmio energetico e della
razionalizzazione degli usi, espressi nelle linee generali del Piano, sono articolati
secondo quattro principali direttrici:
1. la riqualificazione del sistema di mobilità;
2. la qualità energetica del sistema urbano;
3. lo sviluppo dell�uso razionale dell�energia nel settore produttivo;
4. la riqualificazione dei sistemi e delle infrastrutture energetiche territoriali.
La proposta di Piano esprime la ferma volontà della Regione nel determinare una
svolta nel criterio di attribuzione degli incentivi, passando dalla insoddisfacente
politica degli incentivi a pioggia (quella dei bandi per soggetti e per progetti) ad una
politica di attribuzione maggiormente selettiva e più programmatica (quella delle gare
per servizi).
La Regione sente inoltre centrale il tema della formazione di specialisti della gestione
dell�energia (Energy Managers) e dell�informazione ed orientamento degli utenti
finali; altrettanto rilievo emerge dalle linee di indirizzo del Piano sul tema della
ricerca e dell�innovazione.
35
La Regione intende inoltre promuovere attività di programmazione negoziata per la
realizzazione di programmi integrati d�intervento per lo sviluppo e la qualificazione
dei sistemi energetici relativi a specifiche aree territoriali; per far ciò si utilizzeranno
strumenti quali gli accordi volontari, i contratti di servizio con aziende fornitrici di
servizi di pubblica utilità, i progetti di sviluppo delle attività produttive e le intese
istituzionali.
Per comprendere gli indirizzi che la Regione vuole dare nel percorso di
razionalizzazione dell�uso dell�energia è opportuno fare riferimento ad un Piano
Regionale di azione messo in atto per l�acquisizione di un parco progetti in materia di
utilizzo efficiente delle risorse, risparmio energetico, valorizzazione delle fonti
rinnovabili e limitazione delle emissioni di gas serra.
Tra le tipologie progettuali di interesse maggiore e più correlate alla tematica
energetica si hanno:
• Settore civile: il contenimento dei consumi di energia, il miglioramento
dell�efficienza energetica, la diffusione della micro-cogenerazione e l�utilizzo
delle fonti rinnovabili nella climatizzazione ed illuminazione degli ambienti e
nella produzione di energia ed acqua calda sanitaria negli edifici; contenimento
delle perdite dalle reti di distribuzione; attuazione dei programmi nazionali per la
diffusione di caldaie, elettrodomestici e lampade ad alta efficienza; programmi di
formazione ed orientamento; diagnosi e misure energetiche; certificazioni
energetiche ed ambientali, ecc.
• Settore della produzione di energia: miglioramento dell�efficienza e della
compatibilità ambientale nei processi di produzione, trasporto, trasformazione e
distribuzione dell�energia; produzione combinata di energia elettrica e calore
(cogenerazione).
• Settore industriale: riduzione dei consumi specifici (per unità di output prodotto)
e diffusione dell�autoproduzione combinata di energia elettrica o meccanica e
calore;
a. Realizzazione di reti di teleriscaldamento;
b. Diffusione delle fonti rinnovabili di energia;
c. Sviluppo ed applicazione delle tecnologie innovative per la cattura e l�isolamento
dei gas serra;
36
d. Gestione razionale ed orientata a favorire la riduzione della produzione di rifiuti
ed a incrementare il riutilizzo, il riciclo ed il recupero delle materie prime e/o
dell�energia;
e. Recupero energetico: introduzione di sistemi e componenti per la valorizzazione
energetica, il riutilizzo ed il riciclaggio di scarti e materiali residuati dal processo
produttivo.
Tra questi sono considerati ad elevata priorità i seguenti tipi di progetto:
- Riqualificazione energetica del patrimonio edilizio pubblico;
- Razionalizzazione energetica della pubblica amministrazione;
- Riqualificazione energetica del sistema edilizio urbano;
- Programmi integrati d�area per la diffusione delle fonti rinnovabili;
- Realizzazione di reti di teleriscaldamento, anche integrate con impianti di
cogenerazione;
- Riduzione delle perdite di metano nelle reti di distribuzione;
- Applicazioni del solare termico nei comuni costieri, del fotovoltaico e
dell�eolico;
- Interventi di modifica del processo produttivo finalizzati al risparmio
energetico, all�utilizzo delle fonti rinnovabili ed alla valorizzazione di altre
fonti di energia e di materiali di scarto;
- Installazione di componenti ad alta efficienza elettrica;
- Diffusione della cogenerazione in impianti industriali che utilizzino
combustibili a basso impatto ambientale;
- Attivazione di sistemi e servizi per il recupero e la valorizzazione dei rifiuti.
Le linee d�indirizzo del Piano riportano infine le stime dei margini di risparmio
energetico che il Piano si pone come obiettivo nei vari settori, queste stime sono
riportate nella tabella seguente:
37
Tabella: Obiettivi di risparmio energetico nei vari settori
Settore Investimento
[milioni di Euro]
Risparmio di
energia [Mtep]
Riduzione
emissioni di
CO2[Mt]
Civile 366 0,55 1,40
Industria 93 0,40 1,12
Trasporti 124 0,68 2,15
Agricoltura 144 0,05 0,12
1.4.4. Sistemi di coordinamento e cooperazione
Si è riscontrata, dall�esame delle linee di indirizzo del Piano, una consapevolezza
della Regione sulle necessità di integrazione e raccordo tra le politiche di governo
locale (indispensabile è l�armonizzazione delle varie politiche settoriali) e quelle
nazionali, e quindi la necessità di cooperazione tra le autorità gestionali dei diversi
livelli. Nei limiti del suo ruolo istituzionale, la regione si propone di favorire la
omogeneizzazione e la razionalizzazione delle disposizioni in materia di energia.
Una chiara attribuzione dei ruoli favorirà inoltre la nascita di un rapporto basato sui
principi della leale collaborazione tra le Regioni e gli EE.LL.; si genererà inoltre un
altrettanto importante clima di fiducia nelle istituzioni da parte della società civile.
Il processo di liberalizzazione e privatizzazione ha segnato costanti progressi, mentre
è in ritardo l�adeguamento dei profili programmatici ed istituzionali.
Si sottolinea a tal proposito la necessità di integrazione dei fondi per gli investimenti
pubblici con l�utilizzo orientato di stanziamenti regionali e locali integrati da
finanziamenti aggiuntivi nazionali e da cofinanziamenti dei Fondi Strutturali
comunitari.
Il ruolo delle aziende di servizi energetici
Le aziende di servizi devono, conformemente al ruolo pubblico che rivestono, agire
nel rispetto di certi vincoli (verificati dall�Authority) di qualità del servizio, di
omogeneità delle prestazioni fornite sul territorio e di risposta tariffaria ai disagi
economici e sociali di alcune fasce dell�utenza. A causa della problematica
38
ambientale ed energetica sono stati introdotti, per le aziende fornitrici di servizi
energetici, ulteriori vincoli sui programmi di gestione della domanda, di sviluppo
delle risorse rinnovabili e sulla ricerca tecnologica. Nell�odierno panorama di
liberalizzazione del mercato tali fattori assumono un elevato peso nell�equilibrio
concorrenziale, e necessitano quindi di strumenti economici non conflittuali con esso
(gli incentivi devono quindi perseguire finalità energetiche, senza introdurre vantaggi
per alcun produttore).
La Regione e gli enti definiscono gli obiettivi di settore per le aziende di produzione
di energia elettrica da fonti convenzionali e per quelle di distribuzione del gas. Sono
così stati fissati gli obiettivi minimi e le relative cadenze per il risparmio energetico e
la diffusione delle energie rinnovabili da perseguire per tali aziende, indicando
specificatamente le modalità di perseguimento ammesse per tali obiettivi (i tipi di
recupero e risparmi previsti, ecc.).
Formazione di energy managers
Per quanto riguarda gli interventi regionali nel settore della formazione (in particolare
degli Energy Managers), le linee di indirizzo sostengono un forte impegno del Piano
in tale direzione; sarebbe interessante integrare tali propositi con la pianificazione di
un Piano d�inserimento di tali profili in organi istituzionali predisposti alla
concessione di autorizzazioni all�esercizio per le imprese o fare in modo che ogni
azienda debba necessariamente rivolgersi a tali esperti del settore per qualificare i
loro sistemi produttivi dal punto di vista dell�efficienza energetica.
Nel complesso si riconosce agli interventi inseriti nel Piano una buona organicità ed
un elevato impatto sul sistema energetico; essi infatti concorrono tutti, in proporzione
agli impegni finanziari assunti, ad uno sviluppo del parco impiantistico regionale che
contribuisca alla realizzazione di un modello sostenibile di sviluppo.
La distribuzione degli impegni necessita comunque di un continuo monitoraggio. La
capacità di pianificare secondo logiche di medio termine riveste oggi un ruolo
fondamentale, data la rapidità con cui i sistemi sociali ed economici si evolvono.
Occorre dunque attuare una politica energetica che, risultando da una osservazione
intersettoriale della realtà, non miri ad una scelta che porti subito ai risparmi richiesti
dagli impegni internazionali, ma ad uno sviluppo della cultura energetica funzionale
ai progressi richiesti, nel breve e medio termine, dalle odierne problematiche
ambientali.
39
2 Analisi di coerenza degli obiettivi
L�analisi di coerenza è divisa in due parti:
• coerenza esterna, risponde alla domanda �quanto gli obiettivi del piano sono
coerenti con altri obiettivi sovraordinati (internazionali, comunitari, nazionali,
ecc.)?�;
• coerenza interna, risponde alla domanda �quanto gli obiettivi del piano sono
coerenti tra di loro?�.
In pratica l�analisi della coerenza esterna mette in luce la rispondenza degli obiettivi
programmatici del PER ai più cogenti indirizzi e direttive sul settore energetico ed
ambientale elaborate a livello internazionale. L'illustrazione dei contenuti, degli
obiettivi principali del piano o programma e del rapporto con altri pertinenti piani o
programmi rappresenta infatti uno degli elementi imprescindibili della valutazione
ambientale, contenuti nella recente direttiva CE/42/2001 sulla VAS. L'esame della
coerenza interna è invece volto alla valutazione della idoneità degli strumenti e delle
linee d'azione scelti dal piano per rispondere agli obiettivi fissati dallo stesso.
In questo modo risulta verificata indirettamente anche la rispondenza della strategia
delineata dal PER con gli obiettivi di sostenibilità stabiliti a livello sovraregionale.
2.1 Coerenza esterna
Gli obiettivi operativi che la proposta di Piano Energetico esamina sono in linea con i
programmi ambientali che, a livello comunitario e nazionale, sono già stati definiti
dal punto di vista qualitativo ed, in alcuni casi, anche quantitativo. La seguente tabella
evidenzia le convergenze esistenti tra gli obiettivi individuati dal PER e quelli
sovraregionali.
40
PER
Val
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zare
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Kyo
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Riduzione delle emissioni serra +++ +++ ++ +++ +- ++ +++
Attuazione normativa ambientale + +++ +++ ++ ++ +++ ++
Integrazione ambientale. in tutte le politiche di settore + + + ++ + + +
Introduzione ecotasse ed incentivi ++ ++ x x x x +
Introduzione SGA, EEEI x + + x + x +
Informazione e coinvolgimento cittadini +x ++ x +++ +++ + ++
Introduzione VIA VAS ++ ++ ++ ++ ++ ++ ++
Conversione al gas naturale ++ + x + + ++
Aumento 1%/anno efficienza nel settore industriale ++ +++ + + ++ + +++
Aumento regime fiscale energia x + + x x ++ +++
R&S ++ ++ ++ + +++ + ++
Rispetto limiti emissioni +++ ++ +++ ++ + +++ +++
Verifica capacità di carico ambiente per rifiuti e consumo risorse + + ++ ++ x ++ +++
IPP, marchi ecologici, approvvigionamento verde + + +++ ++ + ++ +
VI p
rogr
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azio
ne e
urop
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Chiusura ciclo rifiuti ++ ++ x ++ ++ + +
41
PER
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Libr
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CE
Aumentare la penetrazione delle FER nel consumo interno lordo di energia
+++ + +++ ++ ++ +++ ++
Libr
o v
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CE
Garantire la sicurezza degli approvvigionamento. e limitare la dipendenza dai paesi extracomunitari
++ +++ ++ ++ +++ x +
Migliorare efficienza energetica x +++ ++ + ++ ++ +++
Diffusione rinnovabili +++ + +++ ++ +++ +++ ++
Riduzione gas serra +++ +++ ++ + x/+ ++ ++ Integrazione del problema clima nelle politiche settoriali trasporti energia
++ + ++ ++ ++ ++ ++
R&S ++ + ++ + + + ++
PTR
TA
Informazione cittadini x ++ + ++ x + ++
Tabella di coerenza esterna. Il simbolo "+" indica una piena rispondenza fra obiettivi programmatici del PER (in colonna) e gli indirizzi e
direttive sul settore ambientale elaborate a livello internazionale (in riga); il "-" indica uno scollamento fra obiettivi in riga e quelli in colonna; il
simbolo x, infine, sta ad indicare una certa difficoltà nel trovare una relazione diretta tra gli obiettivi.
42
Dalla tabella risulta, in generale, una buona compatibilità tra gli obiettivi previsti
dalle linee d�indirizzo del Piano energetico e gli obiettivi ambientali proposti a livello
internazionale, comunitario e nazionale-regionale.
Ad una verifica più accurata però, alcune righe e colonne della matrice risultano
problematiche.
Si analizzano di seguito alcuni punti fondamentali.
2.1.1. Equilibrio del bilancio elettrico regionale
In primo luogo l�equilibrio del bilancio elettrico regionale è un obiettivo che necessita
di argomentazioni. Se infatti questo proposito è per un Paese una diretta conseguenza
della necessità strategica di rendersi più possibile indipendente dagli altri Paesi, in
ambito regionale tale implicazione non è così diretta. La Regione Emilia Romagna
attua con il PER una politica di equilibrio tendenziale tra domanda ed offerta di
elettricità, prevedendo un bilancio elettrico regionale al 2010 in pareggio.
Il deficit elettrico attuale, pari ad oltre il 50% e con la prospettiva di superare il 60%
al 2010 in mancanza di interventi correttivi, è visto come un punto di debolezza
strutturale del sistema regionale. Il processo di conversione degli impianti produttivi e
dei consumi finali verso nuovi combustibili a bassa emissione specifica, sono solo
alcune delle azioni finalizzate al comune impegno, (ribadito nel recente accordo tra
Governo, Regioni, Province, Comuni ecc.), di colmare gli squilibri e le criticità
esistenti nella struttura energetica nazionale, per rafforzare ed ottimizzare la
dotazione delle regioni, in termini di potenza installata e qualità tecnologica degli
impianti, in modo da attrezzare ciascuna comunità di adeguate condizioni
competitive. La logica che sta alla base della scelta di dotare il territorio regionale di
nuovi impianti di produzione di energia elettrica pone le basi sulla convinzione che le
nuove strutture ad alto rendimento, con bassi fattori di emissione e quindi basse
esternalità ambientali, escluderanno dal mercato gli obsoleti parchi energetici.
Occorrerà però monitorare, in fase di gestione del PER, il periodo in cui vi sarà
coesistenza fra i due sistemi: vecchio in fase di riconversione, e nuovo, in fase di
installazione.
43
2.1.2. Valutazioni di coerenza con gli obiettivi di riduzione delle emissioni serra
Il Piano assume come impegno prioritario e trasversale il rispetto degli obiettivi di
Kyoto, per la riduzione delle emissioni di gas serra, attraverso la riduzione globale
delle emissioni di CO2.
In questa sede è utile ribadire che per le Regioni il rispetto dei parametri di Kyoto
avviene su base volontaria attraverso l�assunzione di obiettivi regionali di contributo
alla riduzione nazionale.
La nuova attenzione al problema delle emissioni ed il costante miglioramento delle
prestazioni globali in tal senso rappresenta la vera sfida lanciata dal protocollo del
1997 ed accolta appieno nel PER, non senza l�aiuto di una accorta azione regionale,
proattiva in tal senso già in tutto lo scorso decennio (nel periodo �90 -�99 le emissioni
serra dal settore elettrico, si sono ridotte del 7%).
Questo rappresenta un importante fattore di forza perché comporterà per l�Emilia
Romagna il raggiungimento anticipato degli obiettivi di Kyoto, senza dover apportare
turbamenti al delicato legame tra consumi e sviluppo regionale.
2.1.3. Coerenza con il VI° Programma d’azione europeo
La proposta di Piano in corso si integra con gli indirizzi dell�Unione in materia
ambientale, seguendo con grande rigore alcune delle indicazioni riguardanti certi
indirizzi strategici per la tutela ambientale, ma distanziandosene leggermente per altri.
Si verificano di seguito tali congruenze e dissonanze.
2.1.4. Integrazione delle implicazioni ambientali nelle tematiche energetiche
La quarta e l�ottava riga della matrice ha complessivamente ottenuto una valutazione
positiva. Nella scelta di effettuare la Valutazione Ambientale Strategica del PER è
infatti insita la volontà di estendere la valutazione ambientale anche alle
pianificazioni di settore, ed in particolare quello energetico, in modo da completare il
ciclo aperto con le valutazioni di sostenibilità territoriale e con le varie VIA
progettuali in un ottica di integrazione e complementarietà.
44
La considerazione delle problematiche ambientali diventa così pervasiva e verticale a
tutto il processo di pianificazione.
Si è appena accennato poi all�approccio intersettoriale che la complessità dell�odierna
realtà rende indispensabile nella pianificazione. Le linee d�indirizzo del Piano
affermano con decisione tale approccio, e vengono assunti impegni anche a livello
istituzionale e normativo per una più efficace integrazione tra le diverse politiche di
settore.
Un risultato soddisfacente è dato, in tale direzione, dalla gestione della tematica
ambientale e dei consumi energetici che è stata tenuta nella lunga fase di
concertazione precedente l�approvazione del Piano Regionale Integrato dei Trasporti
(PRIT 98-2010). La fissazione del limite di compatibilità con gli obiettivi di Kyoto ha
comportato la necessità di pianificare una riduzione dei consumi energetici associati
alla mobilità urbana (la mobilità a bassa velocità è la principale causa d�inquinamento
da traffico veicolare) del 21%, da raggiungere attraverso la riduzione dei consumi
unitari e l�aumento del coefficiente di occupazione dei veicoli. Anche per il traffico
extra-urbano sono stati pianificate riduzioni dei consumi energetici, da ottenere
tramite innovazioni tecnologiche dei motori e misure di riorganizzazione del
trasporto.
Si è posta l�attenzione sul Piano dei trasporti perché i consumi energetici finali in tale
settore sono percentualmente molto elevati e perché il traffico veicolare gioca un
ruolo primario per le criticità riguardanti gli inquinanti atmosferici che maggiormente
preoccupano a livello regionale (benzene e particolato). Altre pianificazioni, come
quelle per lo sviluppo territoriale ed economico, devono integrare il problema della
gestione ambientalmente compatibile dei consumi energetici; a tal proposito le linee
di indirizzo del Piano sostengono con forza la �necessità di piena armonizzazione
delle politiche settoriali ed intersettoriali, finalizzandole all�ordinato sviluppo dei
servizi, delle infrastrutture e dei consumi finali, in coerenza con gli obiettivi di
risparmio energetico, uso razionale delle risorse e miglioramento della qualità della
vita�.
Altra ragione che rende l�approccio intersettoriale indispensabile alla gestione della
tematica energetica è la necessità, congenita nel settore, di ottenere l�accesso ad
ingenti finanziamenti pubblici, e quindi di partecipare alla distribuzione per settori
delle risorse per disporre di strumenti operativi più efficaci.
45
2.1.5. Strumenti per indurre il mercato a lavorare per l’ambiente
Il Programma ambientale comunitario individua, tra gli strumenti per la realizzazione
dello sviluppo sostenibile, il principio di funzionamento del mercato e il ruolo dei
prezzi dei servizi. Nel settore energetico viene in particolare sottolineata la spinta alla
riduzione e razionalizzazione dei consumi che può nascere dall�aumento artificioso
dei prezzi dei servizi energetici (tramite le aliquote minime sugli oli minerali e le
tasse sul gas e l�energia elettrica) o tramite l�internalizzazione di alcuni costi
ambientali. Ma ciò attiene a livelli di riflessione sovraordinati agli obiettivi della
presente valutazione ambientale.
Un aspetto, del quale non si ricavano precise indicazioni dall�esame del PER è il
ruolo che l�informazione energetica esercita sui privati (imprese o cittadini)
nell�evidenziare le opportunità di risparmio economico connesse all�efficienza
energetica.
Nel caso dei consumi residenziali, tale tipo d�informazione dovrebbe riportare
approssimative valutazioni sui costi d�investimento, di gestione e sui tempi di
recupero (periodi di payback) per l�installazione di pannelli solari termici o
fotovoltaici.
Nel settore produttivo, si dovrebbero evidenziare i vantaggi economici ed ambientali
ottenibili con investimenti per il risparmio energetico creando, in fase di gestione del
piano, un sito informativo/informatico per valutazioni rapide di convenienza
economica. Si realizzerebbe così una integrazione delle leggi di mercato con il
risparmio energetico (e quindi con l�obiettivo ambientale, proprio come auspicato nel
Programma comunitario), cogliendo il suggerimento presente nel VI Programma,
verso una reale collaborazione con il mondo imprenditoriale, in particolar modo con
le piccole e medie industrie, e verso la diffusione di un nuovo concetto di
convenienza legata all�efficienza ambientale.
Occorrerà puntare al ruolo del mercato legato alla reazione dei consumatori ad
eventuali indicazioni fornite sui prodotti e sui produttori, secondo il principio del
�name, shame and fame� che invita ad un�informazione pubblica sulle aziende che
adottano tecnologie e sistemi per il risparmio energetico e l�efficienza ambientale. La
creazione di tale �mercato dell�immagine ecologica� è perfettamente congruente e
dipende dal punto di vista logico dalla creazione del database di informazioni
derivanti dalle operazioni di energy-audit.
46
2.1.6. Informazione ed attività di energy-audit
Una pianificazione che miri ad uno sviluppo realmente sostenibile deve porsi
l�obiettivo di una completa informazione, da parte dell�autorità di gestione, sulla
realtà regolamentata dalla pianificazione stessa. In tal senso si ritiene che il settore
energetico necessiti in maniera particolare di attività di feed-back informativo con i
cittadini e le imprese in merito agli impianti esistenti ed agli investimenti energetici
previsti.
Si ritiene di poter esprimere un giudizio positivo sugli aspetti formativi ed informativi
della proposta, in quanto essa sottolinea l�impegno di uno stretto rapporto con le
aziende di servizi pubblici (che saranno informate sulle opportunità offerte loro dal
mercato liberalizzato), con gli specialisti del settore (energy-managers) e con gli
utenti finali (per i quali esiste un piano d�informazione ed orientamento per suscitare
modifiche comportamentali in senso ecologico, come auspicato dal VI Programma
d�azione).
Appare opportuno che lo scambio d�informazioni sia bidirezionale, cioè che il piano
energetico preveda un�attività di energy-audit meglio definita, che concorrerà alla
comprensione chiara delle relazioni tra sistema energetico ed ambiente, a livello sia
locale che globale.
L�ecogestione e l�audit propugnate dal VI Programma necessitano infatti di un
approccio intersettoriale, che al dato numerico delle emissioni di inquinanti associ
un�argomentazione sul loro processo di produzione e che lo renda così utilizzabile in
fase di pianificazione degli interventi.
Per la realizzazione di un energy-audit accurato, occorrerà vagliare in ottica di
concertazione una serie di indicatori di stato e di risposta del parco di impianti
energetici regionali, che siano chiari, di immediato confronto (in particolare per
confronti all�interno di uno stesso settore) e funzionali agli obiettivi di efficienza
energetica ed ambientale che ci si pone.
47
2.1.7. Diffusione del risparmio energetico nell’industria e della cogenerazione
La proposta di PER esaminata indica delle prospettive di risparmio energetico nel
settore industriale pari a 0,4 Mtep nel periodo di riferimento del Piano (pari ad un
decennio). Essendo l�odierno consumo del settore industriale pari a circa 4 Mtep, si
ricava un risparmio annuo che sarebbe pari allo 0,95% dell�energia consumata, e
quindi (in ipotesi di consumi energetici approssimativamente costanti) un aumento
dell�efficienza energetica del settore quasi in linea con l�1% annuale indicato come
traguardo dal VI Programma.
Non è possibile verificare i margini di intervento individuati con quelli dell�UE in
quanto il Piano non fornisce dati completi suddivisi per settori e tecnologie.
Il piano prevede una vasta diffusione degli impianti cogenerativi (le cui caratteristiche
tecniche sono riassunte nella nuova delibera del marzo 2000 dall'Autorità per
l'energia elettrica e il gas), sia nel civile terziario, sia nell�industria. La Comunità
auspica per questa tecnologia una produzione del 18% del fabbisogno elettrico entro
il 2010; l�odierna realtà impiantistica vede la regione al di sotto di questo valore, per
cui si impegna con il PER, a raddoppiare lo sfruttamento di questa tecnologia
(incrementandone la produzione di 2 TWh entro il 2010).
Per valutare se sia possibile raggiungere l'obiettivo comunitario o meno, è necessario
articolare l�impegno generale per la diffusione della cogenerazione in precisi impegni
quantitativi nei vari settori individuando indici ed indicatori da monitorare in fase di
gestione e controllo del piano.
Il valore enunciato dal Programma è solamente un punto di riferimento, e va declinato
in maniera congruente con la realtà territoriale e socio-economica locale; non si vuole
quindi puntare con decisione ed incondizionatamente verso tale obiettivo (la piena
sostenibilità ambientale può essere raggiunta attraverso altre vie) ma incoraggiare un
piano di diffusione per una tecnologia che, come testimonia l�assimilazione alle fonti
rinnovabili decretata dal C.I.P. 6/92 per tariffe ed incentivi per le aziende che la
utilizzano, promette grandi margini di risparmio energetico.
48
2.1.8. Potenziamento della ricerca su tecnologie e materiali innovativi
Su tale aspetto, di fondamentale importanza per qualsiasi realtà che si ponga obiettivi
di sviluppo nel medio e lungo termine, gli indirizzi del Piano sono in linea con quelli
proposti dalla Comunità Europea.
L�attenzione sulla ricerca assume un ruolo centrale, sia in termini di sperimentazione
e costruzione di impianti dimostrativi, sia nell�offerta degli strumenti per tradurre in
innovazione i risultati della ricerca e per diffondere l�innovazione al tessuto sociale e
produttivo.
Si pone quindi la dovuta attenzione su questo ruolo che sarà espletato nel rispetto
degli indirizzi generali nazionali.
2.1.9. Rispetto delle indicazioni sulle rinnovabili del Libro Bianco europeo
Il Piano energetico prevede un impegno notevole nel campo della diffusione delle
fonti rinnovabili di energia. L�impegno tradizionalmente posto dalla Regione
nell�utilizzo del rinnovabile, ed in particolare dell�idroelettrico, le aveva assegnato
una posizione privilegiata su tale materia, assegnando al rinnovabile già dalla fine
degli anni �90 un�incidenza pari a circa l�11% del totale.
Il Libro Bianco dell�Unione Europea, oltre all�indicazione del 12% dell�energia
prodotta come obiettivo per il 2010, propone una intensificazione dello sfruttamento
di tali risorse, compatibilmente con la capacità di carico dell�ambiente e con i limiti
oggettivi del territorio. La proposta di Piano esaminata segue tale indirizzo non tanto
mirando al raggiungimento dell�obiettivo fissato ma utilizzando sistematiche ricerche
sul territorio e sulle tecnologie innovative per massimizzare il ricorso al rinnovabile.
2.1.10. Coerenza con la programmazione nazionale e regionale in materia
energetica ed ambientale
Si rileva, dall�esame della proposta di P.E.R., una particolare sintonia della regione
con la gestione nazionale della tematica energetica in prospettiva ambientale.
49
In particolare la regione si propone di contribuire a realizzare l�impegno assunto dal
paese nel Libro Bianco del Ministero dell�Industria per la valorizzazione delle fonti
energetiche rinnovabili, prevedendo una loro diffusione regionale pari al 7-9% (in
linea, od addirittura superiore al rapporto nazionalifinaliconsumiregionali finali consumi Q% = = 8,8%
previsto per il 2010).
Anche la distribuzione dei margini di diffusione previsti segue le tendenze nazionali,
assegnando un ruolo di primo piano alle biomasse agricole ed (in misura minore)
industriali, all�uso di biocarburanti ed alla diffusione dei tetti fotovoltaici (con il
programma di cofinanziamento con i fondi ministeriali, all�interno del programma
nazionale �10.000 tetti fotovoltaici�).
L�impegno nazionale nell�utilizzo delle migliori tecniche disponibili (BAT) è
espresso con chiarezza anche nelle linee generali del Piano, ed in particolar modo per
gli interventi nel settore termoelettrico in cui si mira a migliorare fortemente il
processo di produzione rendendolo più efficiente e più compatibile alle problematiche
ambientali con la conversione graduale al metano delle centrali ad olio combustibile.
L�impegno regionale nell�effettuazione del repowering e dell�ambientalizzazione del
parco termoelettrico, in linea con le tendenze nazionali di ammodernamento del parco
termoelettrico, ha già prodotto risultati grazie alle modifiche realizzate a Ravenna ed
a quelle pianificate per gli impianti di La Casella, Piacenza e Ferrara.
Anche il processo di decommissioning del vecchio impianto di Caorso è stato avviato
grazie all�autorizzazione data dal D.M. 4 agosto 2000 a Sogin (che deve completarlo
entro il 2017); con il contributo fondamentale della Regione, indispensabile anche
nella gestione della bonifica territoriale da rifiuti radioattivi.
La proposta esaminata è, inoltre, coerente con gli impegni energetici di innalzamento
dell�efficienza e di ulteriore conversione della produzione elettrica verso fonti a bassa
emissione di CO2 assunti nel Piano di Azione Ambientale per un Futuro Sostenibile.
50
2.2. Analisi della coerenza interna
La tabella seguente riassume il livello di correlazione tra obiettivi individuati dal
piano, suddivisi in generali e strategici, e le risoluzioni d'intervento nel settore
energetico previste in Regione per il prossimo decennio. Occorre ricordare che le
valutazioni di sostenibilità ambientale in questa fase di pianificazione saranno
necessariamente di tipo qualitativo. La Regione Emilia Romagna ha il compito di
definire gli obiettivi e le linee generali di politica energetica regionale, il cui livello di
definizione risulta necessariamente "flessibile e non dirigistico", concentrandosi sulla
risoluzione delle grandi criticità, sulla programmazione dei finanziamenti e sulla
definizione di prescrizioni, indirizzi e direttive per i piani territoriali di coordinamento
provinciale.
I due grandi obiettivi generali che permeano il Piano possono essere così riassunti:
• il raggiungimento di una situazione, al 2010, di tendenziale equilibrio del bilancio
tra richiesta e produzione elettrica.
• il raggiungimento di condizioni di sostenibilità economica, sociale, ambientale e
democratica del sistema energetico regionale.
Questi poi, sono declinati in ulteriori obiettivi strategici, che meglio esplicitano
l'orientamento del piano:
1. valorizzare e sviluppare le fonti rinnovabili ed assimilate;
2. migliorare le prestazioni del sistema energetico;
3. assicurare le condizioni di compatibilità ambientale e di sicurezza sociale dei
sistema energetico anche attraverso la sostituzione o l�adeguamento degli
impianti;
4. assicurare la tutela di utenti e consumatori;
5. promuovere la competitività del sistema energetico regionale;
6. contribuire al perseguimento degli impegni nazionali per la riduzione dei gas
serra;
7. promuovere il risparmio energetico e di uso razionale dell�energia.
51
Obiettivi PER
Linee d'azione del PER Val
oriz
zare
e sv
ilupp
are
le
font
i rin
nova
bili
ed
assi
mila
te
Mig
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dei
gas
serra
Prom
uove
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spar
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en
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tico
e di
uso
razi
on.
dell�
ener
gia
Risparmio 50000 t/anno CO2 da sviluppo e valorizzazione. dell'idroelettrico +++ +++ ++ ++ ++ +++ +++
Risparmio 23000 t/anno CO2 da sviluppo e valorizzazione eolico +++ +++ +++ + ++ +++ +++
Risparmio 500000 t/anno CO2 da sviluppo e valorizzazione biomasse +++ +++ +++ + ++ +++ +++
Risparmio 40000 t/anno CO2 da sviluppo e valorizzazione geotermia +++ +++ + ++ ++ +++ +++
Risparmio 7000 t/anno CO2 da sviluppo e valorizzazione solare +++ +++ ++ +++ ++ +++ +++
Risparmio 6000 t/anno CO2 da sviluppo e valorizzazione fotovoltaico +++ +++ +++ +++ ++ +++ +++
Raddoppio cogenerazione +++ +++ +++ +++ +++ +++ +++ Riqualificazione del sistema mobilità attraverso il sostegno di R&S su carburanti a basso impatto, razionalizzazione trasporto collettivo
+ +++ ++ +++ + ++ +++ Miglioramento qualità ed efficienza energetica e utilizzo fonti rinnovabili nel sistema urbano (climatizzazione, illuminazione, produzione. acqua calda)
+++ +++ ++ +++ ++ +++ +++
Realizzazione reti di teleriscaldamento ++ +++ ++ +++ +++ +++ +++
Sviluppo ed applicazione di tecniche per la cattura e l�isolamento dei gas serra + +++ + + Uso razionale energia sistema produttivo: R&S, uso combustibili a basso impatto, riduzione consumi, miglioramento compatibilità ambientale
+++ +++ + +++ + ++ +++ Riqualificazione sistemi ed infrastrutture energetiche (R&S, e sperimentazione impianti e sistemi per il trasporto, produzione, trasformazione, distribuzione ad alta efficienza e compatibilità ambientale; produzione combinata energia elettrica o meccanica e calore)
++ +++ ++ +++ ++ ++ +++
52
Obiettivi PER
Linee d'azione del PER Val
oriz
zare
e sv
ilupp
are
le
font
i rin
nova
bili
ed
assi
mila
te
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tibili
tà a
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e d
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ener
g. a
nche
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z. e
d ad
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m. i
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e
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gas
serra
Prom
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re ri
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mio
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erge
tico
e di
uso
razi
on.
dell�
ener
gia
Sviluppo nuove professionalità: energy manager + +++ ++ +++ ++ +++ +++ Sviluppo di progetti di ricerca applicata per lo sviluppo di tecnologie a basse emissioni di gas serra
+ +++ + +++ + +++ Finanziamento progetti energetici. territoriali degli EE:LL, contratti di servizio ed accordi di programma
+ +++ +++ +++ +++ ++ +++ Azioni di sensibilizzazione informazione ed orientamento di soggetti pubblici e privati per la realizzazione. di progetti integrati accordi volontari, programmazione negoziata
+ ++ +++ +++ +++ ++ ++ Creazione SIA regionale per la costruzione degli scenari evolutivi del sistema energetico attraverso il monitoraggio dei progetti
++ + +++ + ++ ++ Introduzione di sistemi e componenti volti al recupero riutilizzo e riciclo ed alla valorizzazione energetica degli scarti
++ ++ +++ +++ + ++ ++ Sviluppo e gestione sostenibile del patrimonio forestale (imboschimento, rimboschimento, arboricoltura) sviluppo sostenibile agricoltura
+ + ++ +++ + + + Qualificazione servizi energetici: finanziamento al rischio d�impresa, a diagnosi energetiche, a certificazione energetiche ed ambientali, sistemi informativi, attività di formazione ad utenza su risparmio energetico e riduzione emissioni
+ +++ + +++ + ++ +++
Attività di ricerca applicata innovazione e sperimentazione nuove tecnologie e nuovi processi produttivi di carattere innovativo
++ +++ + +++ + +++ +++
Studi e ricerche migliori tecniche disponibili, acquisizione brevetti, ecc. ++ ++ ++ +++ + ++ ++
53
Le linee di indirizzo del Piano si pongono come obiettivo �una situazione, al 2010, di
tendenziale equilibrio del bilancio elettrico regionale, ma offrendo il contributo per il
raggiungimento degli obiettivi ambientali posti all�Italia a livello internazionale, per
la quota parte spettante all�Emilia Romagna�.
Un tale obiettivo richiede il conseguimento di significativi risultati di riqualificazione
del parco termoelettrico, di risparmio energetico e di sostituzione degli idrocarburi
con fonti di energia meno inquinanti, con particolare riferimento alle fonti
rinnovabili.
La fondatezza di tali azioni ben si evince dal Piano, nel quale, alla data del 2010, si
prevede un parco termoelettrico regionale costituito interamente da impianti a ciclo
combinato a gas (repowering), che dovrebbero aver sostituito per quella data i
tradizionali impianti termoelettrici alimentati con combustibili solidi o con olio
combustibile, indubbie fonti di notevole degrado ambientale.
La tecnologia a ciclo combinato è, a oggi, la migliore tecnologia disponibile; inoltre
rispetto alle tecnologie di tipo convenzionale, presenta diversi vantaggi, fra i quali,
realizza efficienze di produzione nettamente superiori, utilizza fonti energetiche più
�pulite� come il gas naturale in sostituzione dell�olio combustibile, limita l�impatto
ambientale, eliminando ogni emissione di biossido di zolfo, di particolato, riducendo
nel contempo le emissioni specifiche di ossidi di azoto, grazie anche all�impiego di
combustori DLN (Dry Low NOx) in grado di minimizzare la formazione degli ossidi
di azoto già in camera di combustione.
Ulteriori vantaggi scaturiranno dalla diffusione e integrazione della tecnica
cogenerativa a questi impianti, come previsto nel Piano. Infatti, in una centrale di
cogenerazione, il calore di scarico della macchina per la produzione di energia
elettrica ha livelli termici elevati e di conseguenza può essere riutilizzato per la
produzione di acqua calda e vapore (teleriscaldamento, utilizzi in processi industriali,
fumi utilizzati per l'essiccamento, ecc.).
Non ci sono quindi dubbi sui vantaggi, in termini di rendimento energetico, che la
cogenerazione ha rispetto alla produzione separata di energia elettrica e termica.
Tuttavia, proprio perché questi vantaggi sono originati da una produzione combinata,
54
è necessario che l'energia termica disponibile possa essere utilizzata nel ciclo
produttivo dell�area in cui essa si colloca.
Ciò comporta la localizzazione degli impianti di cogenerazione in prossimità dei siti
produttivi. Questo è un fattore di cui si dovrà necessariamente tenere conto nella
scelta della ubicazione dei nuovi impianti previsti allo scopo di raggiungere
l�equilibrio del bilancio elettrico regionale. E� auspicabile, in tal senso, l�allocazione
di tali impianti in zone che vedano già presenti agglomerati industriali, in maniera tale
da poter beneficiare in modo proficuo di questa soluzione tecnologica, senza tuttavia
trascurare gli altri importanti fattori di impatto ambientale che intervengono in
decisioni di tale importanza.
Per quanto concerne il contributo della Regione alla realizzazione di progetti in
materia di uso razionale dell�energia e risparmio energetico, basterà ricordare una
serie di iniziative che costituiscono parte cardine del Piano in questione. Sono previsti
infatti programmi di informazione ed orientamento dei soggetti pubblici e privati
tramite la promozione di punti di incontro, �clearing house�, centri dimostrativi,
consulenze energetiche, ecc. Sono previste misure di sostegno alla progettazione, alle
iniziative di diagnosi e certificazione energetica, così come un ruolo strategico
assume l�istituzione di un fondo di garanzia per i progetti di efficienza energetica e
valorizzazione delle rinnovabili. Altre azioni in questa direzione si riscontrano nel
supporto alla nascita di nuove iniziative imprenditoriali e di servizio a favore
dell�utenza finale, nello sviluppo di un significativo mercato dei certificati verdi e dei
titoli di efficienza energetica, nello sviluppo e messa in circuito dei risultati della
ricerca scientifica e tecnologica, e nel supporto all�accesso alle provvidenze
comunitarie, ecc. E� quanto mai superfluo e semplicistico evidenziare come tutte le
iniziative elencate precedentemente, così come le altre previste nel piano, se da una
parte contribuiscono al perseguimento degli impegni nazionali per la riduzione dei
gas climalteranti, dall�altra vanno nella direzione prioritaria di garantire e assicurare
la tutela di utenti e consumatori, tramite mirate azioni di diffusione delle azioni
intraprese e di trasparenza dei dati di pubblico interesse.
Ulteriori vantaggi per gli utenti finali dovrebbero scaturire dal fatto che la
riqualificazione del sistema elettrico regionale non può non tenere conto del processo
55
di liberalizzazione del mercato elettrico e della nuova disciplina del settore disposta
dal D.Lgs. n. 79/99, che porterà allo sviluppo della concorrenza sul lato dell�offerta.
La realizzazione di tutti gli obiettivi elencati è comune alle programmazioni di quasi
tutte le regioni industrializzate o con scarsità di risorse primarie; essa necessita, come
espresso nella proposta di Piano Energetico, di un profondo cambiamento di
atteggiamento nei confronti delle riforme del sistema energetico, per passare ad una
attribuzione pianificata degli incentivi (che sfugga quindi alla vecchia logica
dell�incentivo in risposta ad una richiesta individuale e decontestualizzata) e ad una
coordinazione e programmazione di tutti gli interventi, dalla ricerca e dalla
formazione agli investimenti ed alle applicazioni finali.
56
3. Stato ambientale attuale
Di seguito vengono individuati, e ove possibile, quantificati, i principali indicatori,
per descrivere lo stato ambientale attuale e le matrici ambientali potenzialmente
impattate dal sistema di produzione, trasformazione, trasporto e consumo finale
dell'energia. Si riportano, dove verificati, paralleli tra i valori regionali e quelli
nazionali o comunitari, per la possibilità di cogliere le eccellenze ed i margini di
miglioramento del sistema locale in materia di gestione dell�energia.
3.1. Energia
Domanda di energia
Qualunque analisi prospettica sul sistema energetico non può che muovere
dall'andamento atteso dei consumi di energia.
Figura: crescita dei consumi finali di energia in Europa ed in Emilia-Romagna (% del
1999 rispetto al 1990; EEA, 2002).
- 1 0 % 0 % 1 0 % 2 0 % 3 0 % 4 0 %
In g h i l t e r r a
S v e z ia
S p a g n a
P o r t o g a l l o
O la n d a
L u s s e m b u r g o
Ir la n d a
G r e c ia
G e r m a n ia
F r a n c ia
F in l a n d ia
D a n im a r c a
B e lg i o
A u s t r i a
It a l i a
E U 1 5
R E R
57
Come si evince dal grafico precedente, i consumi finali di energia stanno crescendo
praticamente ovunque. Di contro la tendenza ad aumentare, tra i combustibili
utilizzati, la frazione di gas metano, contribuisce a mitigare in parte le pressioni del
settore. Il consumo di gas naturale in Italia è cresciuto di circa il 25% dal 1996 al
2000, e tale incremento è dovuto principalmente allo sviluppo della produzione
termoelettrica, nella quale i consumi sono raddoppiati. Il gas naturale è stata la fonte
di energia primaria con la crescita più rapida. Nel 2000 ha rappresentato il 32% del
consumo nazionale complessivo di energia. La crescita della domanda di gas in
questo periodo è stata soddisfatta principalmente da un aumento consistente delle
importazioni, dal 65% al 78% degli approvvigionamenti totali. Si ritiene che la
crescita del settore continuerà nei prossimi cinque anni ad un tasso pari al 3-4%
annuo.
Una delle ragioni degli aumenti del consumo di energia è nel basso livello dei prezzi
energetici. Storicamente la domanda di energia cadde in modo significativo solo in
occasione dei repentini aumenti dei prezzi provocati dalle crisi petrolifere del 1973 e
del 1979.
La diminuzione dei prezzi dei combustibili dalla metà degli anni '80 è stata causata
dalla caduta del prezzo del petrolio e dal fatto che gli altri combustibili sono spesso
indicizzati a quelli del petrolio. Senza l'aumento delle imposte per molti combustibili,
i prezzi finali sarebbero diminuiti in misura notevole e l'incentivo ad aumentare i
consumi di idrocarburi sarebbe stato ancora maggiore. Tra le altre cause della
diminuzione dei prezzi dell'energia, figurano il processo di liberalizzazione del
mercato energetico e l'aumentata liberalizzazione del commercio mondiale con
accesso a nuove fonti di approvvigionamento. E' prevedibile che il continuo sviluppo
di un mercato liberalizzato interno all'Unione europea, porterà ad un'ulteriore
riduzione dei prezzi. In Italia l'aumento dei consumi totali di energia, negli ultimi
anni, è risultato inferiore al parallelo aumento della ricchezza del Paese, con una
conseguente riduzione dell'intensità energetica del PIL.
Guardando al futuro in tutta Europa si possono prevedere a ragione:
• un aumento dei consumi totali di energia;
• un aumento degli usi elettrici;
• un aumento degli usi del metano.
58
Figura: andamento dei consumi finali di energia in Italia (in Tep; Enea, 2001).
Figura: andamento dei consumi finali di energia in Emilia-Romagna (in Tep; Enea,
2001).
106000000
108000000
110000000
112000000
114000000
116000000
118000000
120000000
122000000
1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000
Consumi finali Italia (tep)
10600000
10800000
11000000
11200000
11400000
11600000
11800000
12000000
12200000
12400000
1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000
Cons um i finali Em ilia-Rom agna (tep)
59
L'Emilia-Romagna è una delle realtà più sviluppate dell'Europa ed in Italia è la
seconda regione per entità di consumo energetico dopo la Lombardia.
Figura: consumi finali di energia nelle Regioni italiane nel 1997 (in Tep; Enea, 2001).
I consumi finali dell'Emilia-Romagna hanno assunto, negli anni �80 e �90, valori
compresi tra gli 11,2 e gli 11,6 Mtep, con un trend di crescita ad un tasso pari al 7,8%
(inferiore al tasso medio nazionale pari all�8,3%). I consumi regionali costituiscono
nel complesso il 9,9% di quelli nazionali.
Dall�analisi del Bilancio Energetico Regionale relativo al 1997, riportato nel PER, si
ricava che il consumo interno lordo, pari a 15,8 Mtep, è dovuto per la stragrande
maggioranza ai prodotti petroliferi e al gas naturale, e come solo una piccola
percentuale sia attribuibile ai consumi di energia elettrica e fonti rinnovabili.
- 5.000.000 10.000.000 15.000.000 20.000.000 25.000.000
PiemonteValle D`aosta
LombardiaTrentino Alto Adige
VenetoFriuli Venezia Giulia
LiguriaEmilia Romagna
ToscanaUmbriaMarche
LazioAbruzzo
MoliseCampania
PugliaBasilicataCalabria
SiciliaSardegna
60
Figura: percentuali di consumi interni lordi dell'Emilia Romagna nel 1997 per tipo di
fonte.
L�incidenza dei diversi settori sui consumi finali regionali, prendendo come anno di
riferimento sempre il 1997, mette in risalto come una parte consistente venga
ricoperta dal settore industriale (31%), dal settore dei trasporti (30%), e dal settore
residenziale (24%). Di contro il terziario e l�agricoltura incidono rispettivamente per
il 12% e 3%.
Ulteriori stimoli per definire le possibilità di risparmio e miglioramento possono
provenire dall�esame delle diverse fonti energetiche utilizzate in alcuni settori:
• Nel campo residenziale il 16% del consumo deriva da prodotti petroliferi, il 70%
da gas naturale ed il 13% da energia elettrica.
• Nel terziario il 7% del consumo deriva da prodotti petroliferi, il 63% da gas
naturale ed il 30% da energia elettrica.
• Nel settore dei trasporti su strada si è registrato nel periodo �90 � 97� un aumento
del consumo di benzina pari al 31% ed un calo del consumo di gasolio pari a circa
il 3%; nel 1997 per il trasporto su strada si è utilizzata benzina per il 47%, gasolio
per il 43%, GPL per il 7% e gas naturale per il 3%.
Consumi unitari
Per precisare i fattori di forza e debolezza del sistema regione sono state inoltre
effettuati confronti regionali e nazionali dei consumi energetici ed elettrici unitari (per
abitante, per unità abitativa o di superficie abitabile e per addetto) nel settore
abitativo, nel terziario, nell�industria e nell�agricoltura.
0,6%
42%
41%
2,4%
15%Comb.solididi
Prod.petroliferi
Comb.gassosi
Fonti rinnovabili
En.elettrica
61
• I consumi energetici regionali per abitante sono risultati nel 1996 un valore
superiori del 45% rispetto alla media nazionale e con un aumento del 5% rispetto
al �90; i consumi elettrici per abitante sono risultati nel �96 il 22% in più rispetto
alla media nazionale e con un aumento del 20% rispetto al 1990.
• I consumi energetici per addetto nel settore industriale nel 1996 sono risultati
superiori del 15% rispetto alla media nazionale e con un aumento del 22% rispetto
al 1990 (a fronte di un aumento medio nazionale del 13%); i consumi elettrici per
addetto nel 1996 sono risultati inferiori dell�8% rispetto alla media nazionale ma
con un aumento del 32% rispetto al 1990.
• I consumi energetici per addetto nel settore terziario nel 1996 sono superiori del
50% rispetto al dato medio nazionale e con un aumento del 63% rispetto al 1990
(a fronte di un aumento medio nazionale del 19%); i consumi elettrici per addetto
sono risultati superiori del 9% al corrispettivo valore medio nazionale ed in
aumento del 28% rispetto al 1990.
• I consumi energetici per addetto nel settore agricolo nel superano del 23% il dato
medio nazionale e con un aumento del 2% rispetto al 1990.
Intensità energetica
Esaminando l’intensità energetica riferita al PIL
=
PILenergetico consumo Ie come
indice di inefficienza energetica del sistema, poiché è proporzionale ai consumi per
unità di PIL, nel �96 si è avuta per la Regione Emilia Romagna una Ie superiore del
9% rispetto alla media nazionale; essa però è calata, dimostrando che sono possibili
percorsi di miglioramento dell'efficienza dei consumi (nel periodo �90-�96, del 4,4 %
a fronte dell�1,2% della media nazionale).
La figura seguente i dati relativi all'andamento delle Intensità energetiche nei vari
macrosettori (tep/mld Lit '90). Si notano margini di miglioramento soprattutto per il
settore industriale.
62
Figura: valori delle Intensità energetiche nei vari macrosettori.
I trend di tali valori, utili a favorire i processi in atto nell�utilizzo efficiente
dell�energia, sono rappresentati nella figura successiva. Si noti come sia opportuno
cercare di invertire il trend di peggioramento nel settore industriale.
Figura: variazioni nel periodo '90-'96 dell'Intensità energetica nei vari macrosettori.
38,625,06
92,91
17,12
49,22
30,9 27,24
90,20
16,40
63,1
0,0
20,0
40,0
60,0
80,0
100,0
Ien.residenziale Ien.trasporti Ien.industriale Ien.terziario Ien.agricoltura
Macrosettori
Regionali Nazionali
4,9
-3,7
-18,0-18,4
1,4
-7,0
10,6
-6,0
-1,4
-7,0
-20,0
-15,0
-10,0
-5,0
0,0
5,0
10,0
15,0
Residenziale Trasporti Industria Terziario Agricoltura
Macrosettori
Varia
zion
i [%
]
Regionali Nazionali
63
Intensità elettrica
Opposte sono le considerazioni che provengono dai dati sull’intensità elettrica
=
PILelettrico consumo Ielet. , che nel �96 è risultata inferiore del 7,8% rispetto alla
media nazionale ma con un aumento, nel periodo �90-�96, pari all�8,7% a fronte del
5,4% della media nazionale.
Per rendere più intuitivi e quindi più funzionali alla progettazione di interventi
correttivi i dati riportati nel PER per i vari macrosettori, si ritiene opportuno
rappresentarli graficamente nella figura seguente:
Figura: valori dell'Intensità elettrica nei vari macrosettori.
Offerta in Italia
In Italia la produzione di elettricità è una delle principali attività del settore energetico
e la maggior parte d'elettricità è prodotta in centrali termoelettriche con impiego di
combustibili fossili. L'energia idroelettrica rimane la principale fonte di energia
rinnovabile, mentre la cogenerazione di elettricità e calore rimane ancora modesta.
L'efficienza della generazione termoelettrica ha fatto registrare solo un graduale
miglioramento, dovuto principalmente alla sostituzione di impianti, mentre gran parte
dell'energia prodotta viene perduta sotto forma di calore durante il processo di
produzione dell'elettricità.
L'Italia sconta essenzialmente taluni problemi di carattere strutturale quali:
13,65
5,36
14,84
4,93
20,48
5,80 5,15
24,97
0,005,00
10,0015,0020,0025,0030,00
Indice elet.totale Ind. elet.residenziale Ind. elet.terziario Ind. elet.industria
Macrosettori
Valo
ri [te
p/m
ld L
it'90
]
Regionali Nazionali
64
• fonti primarie limitate;
• l'uso limitato del carbone non soggetto a stress di mercato e facilmente reperibile;
• la dipendenza dalle importazioni di petrolio e gas naturale;
• la scarsa efficienza del parco di generazione, in parte obsoleto;
• l'alto costo dell'energia prodotta da fonti rinnovabili;
• la rinuncia al nucleare (che comporta tra l'altro ancora oneri di smantellamento).
Per corrispondere dal lato dell'offerta all'atteso aumento dei consumi energetici totali
e di quelli elettrici in particolare, sarebbe necessario un impegno di investimenti:
• nello sviluppo e ammodernamento della capacità produttiva (p.e. nel campo della
generazione elettrica);
• nell'ampliamento delle infrastrutture di trasporto di energia (p.e. di gas metano).
La dinamica degli investimenti nell'industria energetica italiana non si è finora mossa
in linea con le esigenze della futura domanda potenziale, derivandone rischi sulla
adeguatezza della futura offerta (specie di elettricità e di metano) e sulla
modernizzazione delle infrastrutture.
Nel settore dell'energia elettrica l'Italia è strutturalmente dipendente dalle
importazioni: a fronte di 76.000 MW elettrici disponibili a livello nazionale, la
potenza offerta alla punta sia di soli 48.700 MW elettrici. Tale potenza non è stata
sufficiente a coprire il fabbisogno registrato nel 2001, pari a 52.000 MW, ed il gestore
della rete elettrica nazionale ha potuto sopperire alle esigenze attraverso i 6.000 MW
di importazione dall'estero. Per il gestore della rete elettrica l'Italia ha la necessità di
incrementare la propria capacità produttiva (di conseguenza il Governo è ricorso allo
strumento della decretazione d'urgenza, il decreto-legge 7 febbraio 2002, n. 7, per la
realizzazione di nuovi impianti di produzione di energia). Un recente programma
proposto dal Gestore della rete elettrica nazionale ha anche lo scopo di aumentare la
capacità degli elettrodotti e rendere la rete di trasmissione adeguata alla crescente
domanda di energia elettrica (criteri del programma sono: sviluppo della rete nel
Mezzogiorno, riduzione delle "strozzature" sulla rete, sviluppo delle linee di
interconnessione con l'estero, rispetto dei vincoli ambientali e paesaggistici).
65
Per il metano l'ENI sostiene che, in Italia, a fronte del previsto aumento della
domanda, vi sia il rischio di insufficienza di gas soprattutto per la carenza di
infrastrutture di trasporto. Secondo l'ENI, la dipendenza dell'Italia dalle importazioni,
è destinata a crescere a motivo del declino naturale dei giacimenti nazionali e
dell'impossibilità di metterne in coltivazione di nuovi.
Dall'attuale 79% si passerà nel 2010 al 90% dei consumi nazionali coperti dalle
importazioni (X Commissione Attività produttive della Camera, 2002). Nel 2000 oltre
i 3/4 del gas consumato in Italia, è stato importato attraverso i gasdotti dall'Olanda,
dalla Russia e dall'Algeria e, in misura minore, con navi metaniere allo stato liquido.
Il gas importato può essere destinato direttamente al consumo, ma anche essere
utilizzato come materia prima per il funzionamento delle centrali elettriche. Per
modulare l'offerta di gas in base alle escursioni stagionali della domanda, il gas viene
in parte immagazzinato in giacimenti esauriti (alcuni di questi stoccaggi in giacimenti
esauriti sono presenti in Emilia - Romagna).
Figura: rete di gasdotti nel nord Italia (fonte: SNAM).
66
Offerta in Emilia Romagna
I dati riguardanti i volumi di gas estratti in Regione sono rappresentati nella tabella
seguente:
Tabella: produzione di gas in Emilia Romagna nel primo semestre del 1997.
zona n. pozzi
produzione gas
n. pozzi
eroganti
produzione di gas
[migliaia di m3]
Bologna 158 146 14522
Ferrara 49 39 182160
Modena 32 32 65585
Parma 34 30 54975
Piacenza 51 34 -
Ravenna 50 21 147117
Reggio Emilia 14 12 36091
Totale su terra 388 314 500450
Nord Adriatico 488 340 5038618
Come si può vedere ben evidenziato anche dalla figura sottostante, i massimi volumi
di produzione si hanno in mare e in particolar modo in corrispondenza delle province
di Ferrara e Ravenna, che sono quelle in cui si registra inoltre la massima subsidenza
dovuta proprio alle estrazioni di idrocarburi od acque metanifere.
67
Figura: locazione dei principali campi pozzi al largo della costa adriatica.
G.Gambolati, CENAS 1998.
In Emilia-Romagna l�apporto alla produzione di energia primaria è pari al 18-20%
della produzione nazionale e sufficiente a coprire circa il 45 % del consumo interno
lordo. Negli ultimi anni è risultato pressoché in pareggio il bilancio del gas naturale
(che costituisce la quasi totalità della fonte di produzione interna).
Esso incide fortemente sui consumi interni (il 40 % del consumo interno lordo ed il
46% dei consumi finali sono coperti da tale fonte primaria) e nazionali (in Emilia-
Romagna si consuma il 15,3 % dei consumi nazionali di gas naturale), anche in
seguito alla politica regionale e locale di estendere la rete di distribuzione e di
convertire gradualmente il parco di produzione termoelettrico in impianti a più
elevata efficienza.
Nella tabella che segue è riportato il bilancio elettrico regionale del 1999 con
riferimento ai trend del periodo �97-�99:
68
Tabella: Bilancio elettrico regionale.
Dato del 1999
(in GWh)
Variazione percentuale
nel periodo '97-'99
Produzione idroelettrica 1.230 costante
Produzione termoelettrica 10.197 -6,50%
Tot. PRODUZIONE LORDA 11.427 -4,90%
Tot. PRODUZIONE NETTA 10.504 -8,04%
Saldo import-export 12.808 21,48%
RICHIESTA 23.312 6,13%
Deficit 54,90% 10,46%
La serie storica della produzione netta di energia elettrica regionale mostra lievi
oscillazioni attorno ad un valore medio (pressoché costante) di 10.000 GWh annuali.
La produzione idroelettrica fa capo quasi interamente ad impianti ENEL (gli
autoproduttori, le municipalizzate e le altre imprese hanno producibilità idroelettrica
annua dell�ordine della decina di GWh, quindi trascurabili; ciò distingue l�Emilia
Romagna dal resto d�Italia, dove solo il 74% dell�energia di fonte idroelettrica è
prodotta da centrali ENEL).
Nel complesso la potenza termoelettrica efficace lorda installata in regione al 31
Dicembre 1999 è stata pari a 3854 MW, e si è mantenuta costante o appena crescente
facendo così decrescere l�incidenza regionale sulla potenza installata a livello
nazionale (che invece è cresciuta in maniera costante di circa 1.000-1.200 MW/anno).
La produzione termoelettrica regionale lorda nel 1999 è stata il 4,8% della produzione
termoelettrica nazionale, ed in particolare le centrali ENEL in regione hanno prodotto
il 2,9% della produzione nazionale delle centrali ENEL, le aziende municipalizzate il
4,5% di tutte le municipalizzate sul suolo nazionale e gli autoproduttori il 9,8%
dell�energia elettrica prodotta in tutta Italia da autoproduttori. Associando poi a tali
dati il fatto che nel 1999 la produzione elettrica regionale lorda da parte di
autoproduttori, pari a 5.436 GWh, ha superato quella dell�ENEL (pari a 4.421 GWh)
pur essendo la potenza installata degli autoproduttori (pari a 1.199 MW) nettamente
69
inferiore a quella installata dell�ENEL (pari a 2.569 MW), si comprende il ruolo di
sempre maggior rilievo giocato in regione dall�autoproduzione elettrica, che ha
contribuito a far funzionare le centrali ENEL regionali mediamente a carico
dimezzato rispetto alla media delle centrali sul suolo nazionale. La produzione
termoelettrica è distribuita, nelle proporzioni visibili in figura, che si riferisce alla
situazione fotografata dal GRTN per l�anno 2000 in Emilia Romagna (fanno parte
degli operatori del mercato elettrico tutti i produttori, distributori e grossisti).
Figura: ripartizione del parco termoelettrico regionale per produttori di energia nel
2000.
Figura: elementi principali della rete elettrica dell'Emilia-Romagna.
operatori del mercato elettrico
87%
Autoproduttori13%
70
Deficit d’energia elettrica
Alla luce di quanto finora esposto, risulta interessante ai fini ambientali fare alcune
considerazioni sui problemi di deficit di energia della Regione Emilia-Romagna,
(soprattutto in relazione a quelli che sono gli scenari previsti nel PER medesimo, a
cui si rimanda per una analisi più profonda).
Il grafico sottostante sintetizza la situazione attuale (Indice di autosufficienza elettrica
= rapporto tra richiesta e produzione di energia elettrica), che vede attualmente
importare circa il 50 % dell�elettricità richiesta. Nel 2010, di contro, secondo le scelte
del PER si raggiungerà la piena autosufficienza elettrica, superando la prestazione
nazionale che si attesta, da due decenni, attorno ad un deficit del 15% (in costante ma
tenue diminuzione).
Figura: Indice di autosufficienza elettrica (rapporto tra richiesta e produzione di
energia elettrica).
E' intuibile il ruolo che la Regione Emilia - Romagna avrebbe anche nel contesto
nazionale contribuendo a colmarne il deficit elettrico.
Se si fa riferimento all'Indice di autosufficienza energetica (definito come rapporto tra
produzioni e consumi energetici) la situazione attuale in Emilia - Romagna si presenta
0 ,0 0 0
0 ,5 0 0
1 ,0 0 0
1 9 9 0 2 0 0 0
I ta l ia
E m il ia - R o m a g n a
71
migliore di quella nazionale, grazie anche al ruolo esercitato dal gas naturale prodotto
internamente.
Figura: Indice di autosufficienza energetica (rapporto tra produzioni primarie e
consumi energetici).
Occorrerà quindi valutare tutte le opportunità di sviluppo sostenibile dell'indice di
autosufficienza energetica.
Lo studio della distribuzione territoriale dei servizi energetici richiesti e della loro
possibile integrazione con la produzione dei servizi stessi è un punto di partenza
conoscitivo da sviluppare meglio; il suo completamento fungerebbe da rilevatore di
opportunità o rischi.
0
0,2
0,4
0,6
0,8
1
1990 1992 1994 1996 1998 2000
Italia
Emilia - Romagna
72
3.2. Principali linee d’impatto del sistema energetico regionale
Indicazioni utili di analisi di valutazione ambientale vengono fornite dalla valutazione
delle principali pressioni provenienti dai sistemi di produzione, trasformazione,
trasporto ed uso finale localizzati nel territorio in esame.
In particolare, per ciò che riguarda gli impianti di produzione elettrica, considerazioni
sulle principali linee d�impatto possono essere riassunte nelle tabelle che seguono:
Tabella: vie di emissione ed inquinanti potenzialmente prodotti dalle centrali
termoelettriche.
Stoc
cagg
io
e tra
spor
to
com
bust
ibili
Trat
tam
ento
acqu
e
Fum
i
Trat
tam
ento
fum
i
Dre
nagg
io
del s
ito,
piog
ge
Trat
tam
ento
reflu
i
Acq
ue d
i
raff
redd
am.
Torr
i di
raff
redd
am.
Diossine
Atmosfera
IPA
Atmosfera
Mercurio e
cadmio Acqua Acqua Acqua
Cloro
Acqua
Metalli
Acqua Atmosfera
Acqua Suolo
Acqua
COV
Atmosfera Atmosfera Atmosfera
Acidi, basi,
sali, ecc. Acqua
Composti
organici Acqua Atmosfera Acqua Acqua Acqua Acqua
Ossidi di
carbonio Atmosfera
Ossidi di
azoto Atmosfera
Ossidi di zolfo
Atmosfera
Polveri
Acqua Atmosfera Acqua Acqua Acqua Acqua
73
Tabella: possibili pressioni dei sistemi alternativi di produzione energetica. IMPIANTI PRESSIONI
Impianti a
biomassa
Atmosfera: dispersione di aerosol, materiale particolato (fly ash, ecc.), SOx, NOx, diossine, cloruri, CO2 in
quantità variabili a seconda del sistema di abbattimento utilizzato e del livello di contaminazione della
biomassa. Emissioni da traffico di mezzi pesanti nella zona dovuti al trasporto della biomassa.
Paesaggio: rischio monocolture e pressioni agronomiche; gli impianti concepiti in contesti sensibili o di
interesse naturalistico (fasce fluviali, crinali, boschi, ecc.) possono comprometterne il valore.
Acque: acque di scarico spesso ad alto grado di contaminazione (acque di spegnimento delle ceneri, ecc.)
Odori: soprattutto nelle aree di accumulo e movimentazione delle biomasse putrescibili, se non
correttamente posti in depressione, a causa della presenza di mercaptani ed altre sostanze odorigene, si ha
sviluppo di cattivi odori anche a grandi distanze.
Rumori: se non adeguatamente schermati, alcuni ingranaggi e pompe possono provocare livelli equivalenti
di rumore superiori ai limiti previsti dalla normative.
NOTE: il rischio è quello di utilizzare per gli impianti anche rifiuti non biodegradabili; una progettazione
non equilibrata del bilancio di massa per la fornitura di biomasse all�impianto potrebbe compromettere la
�chiusura del cerchio� e causare eccessive pressioni agronomiche.
Generazione di CEM e possibili interferenze elettromagnetiche.
Impianti
idroelettrici
Paesaggio: spesso i punti più adatti per condizioni idrologiche sono zone ad elevato interesse paesaggistico
che è necessario modificare per l�installazione dell�impianto, delle vie d�accesso (strade, gallerie) e delle
condotte.
Società ed economia: avere a disposizione energia elettrica crea condizione per la nascita di altre attività
produttive, con possibili ripercussioni sulla vocazione paesaggistico turistica di queste zone.
Acque: rischi per il DMV; alterazione dei deflussi; riduzione della capacità di autodepurazione dei corsi
d�acqua; rischi di piene a valle e rischi di incidente.
Ecosistemi: compromissione vita dei pesci e degli equilibri biologici.
Atmosfera e clima: modifica microclima locale. Polveri e inquinamento da traffico pesante in fase di
cantiere.
Rumori: se non adeguatamente schermati, alcuni ingranaggi e pompe possono provocare livelli di rumore
superiori ai limiti previsti dalla normativa.
Suolo: possibili alterazioni dell�equilibrio e della stabilità dei versanti.
Generazione di CEM e possibili interferenze elettromagnetiche.
Impianti eolici Paesaggio: spesso i punti più adatti per condizioni anemologiche sono zone ad elevato interesse
paesaggistico che è necessario modificare per creare i parchi eolici;
Suolo: creazione di nuove strade di accesso, possibilità di dissesto dei versanti dovute a diboscamento ed a
modifiche sull�uso del suolo
Atmosfera: polveri e emissioni in fase di cantiere e in occasione della manutenzione.
Fauna: possibili impatti sulle pale degli aerogeneratori da parte di avifauna.
Rumore: generazione di rumore in aree sensibili naturali o abitate.
Generazione di CEM e possibili interferenze elettromagnetiche.
Impianti
fotovoltaici Paesaggio: occupazione di superfici; riflessi ed elementi architettonici incongruenti.
Sistema urbano: disagi dovuti all�installazione degli impianti.
Impianti
geotermici
Occupazione di superfici da parte dei vapordotti.
Problema di smaltimento dei fanghi di perforazione (rifiuti speciali).
Acque: reiniezione di fluidi esauriti, problematiche legate allo smaltimento acque corrosive o incrostanti.
Suoli: problemi di subsidenza in presenza di sfruttamento in eccesso rispetto alla velocità di ricarica.
Atmosfera: emissioni di in atmosfera (H2S, contaminazione da mercurio, antimonio, boro, ecc.)
Sistema urbano: disagi dovuti all�installazione delle tubazioni
Generazione di CEM e possibili interferenze elettromagnetiche.
74
3.2.1. Cambiamenti climatici e meteoclimatologia
Le scelte nel "settore energia", oltre che guardare agli obiettivi solitamente
contemplati, quali la disponibilità delle risorse o il loro prezzo, sempre più dovranno
tenere conto degli effetti ambientali del ciclo dell�energia e dei probabili rischi che
esso comporta per la stabilità del clima globale. I principali impatti ambientali
prevedibili riguardano l�aumento di concentrazione di gas serra nell�atmosfera, il
riscaldamento globale della bassa atmosfera e della superficie della Terra,
l�accelerazione del ciclo dell�acqua, l�aumento del livello del mare.
La concentrazione atmosferica media globale di anidride carbonica è un impatto
tipicamente globale; oggi ha già raggiunto le 380 parti per milione a fronte di un
livello di 280 dell�era preindustriale. Negli studi sulla stabilizzazione della
concentrazione dei "gas serra" dell'IPCC (IPCC, 2001) per i prossimi cento anni una
stabilizzazione della concentrazione di CO2 ad un livello compreso tra 450 e 550 ppm
è considerata il migliore scenario auspicabile. Con questa concentrazione
l�incremento della temperatura globale sarebbe inferiore ai 2°C, e la crescita del
livello marino in media non dovrebbe superare i 20 cm. Con questo "scenario
migliore" si prevede che, dopo una fase di crescita delle emissioni globali, dovuta
all�aumento dei consumi energetici mondiali, entro il 2030 vengano adottate misure
sempre più stringenti per una loro drastica riduzione (- 60%; molto più restrittive di
quelle del Protocollo di Kyoto).
Lo "scenario peggiore" preso in esame per la concentrazione mondiale di anidride
carbonica è di 1000 ppm. In questo scenario il punto in cui si ridurranno le emissioni
è spostato in avanti fino al 2090, l'incremento di temperatura previsto è di oltre 5 °C e
la crescita del livello medio del mare di oltre 80 cm.
Maggiore sarà l�aumento della temperatura, più elevati saranno i rischi di eventi
climatici estremi (alluvioni, siccità, ecc.). L�aumento medio di temperatura alle alte
latitudini (presso le calotte polari) sarà maggiore dell�aumento medio globale, di
conseguenza sui mari polari ci sarà una riduzione della calotta glaciale. Alle medie
latitudini (p.e. sull�Italia) il riscaldamento estivo sarà maggiore della media globale,
inoltre saranno alterate le condizioni di funzionalità ed i cicli biogeochimici di diversi
ecosistemi naturali. S'ipotizzano modificazioni dei paesaggi: la vegetazione e gli
ecosistemi naturali tipici dell'area mediterranea tenderanno a spostarsi verso il centro
75
Europa (così come le foreste di conifere e quelle tipiche boreali delle medie latitudini
potrebbero prendere il posto della tundra presente nell'Europa settentrionale). Nel
mediterraneo gli ecosistemi cambieranno con il rischio di perdere biodiversità. Lo
spostamento a nord del paesaggio italiano ed europeo si stima di circa 200-500 km
(150 km per ogni grado di innalzamento termico globale; spostamento di 150 m verso
l'alto sui rilievi). Alle medie ed alte latitudini (nord Italia) le precipitazioni tenderanno
ad aumentare (precipitazioni medie e piogge intense) mentre diminuiranno alle basse
latitudini (sud Italia e isole, soprattutto presso le loro fasce costiere), accentuandovi il
rischio di desertificazione.
In Europa aumenterà il divario tra abbondanza e scarsità d'acqua tra nord e sud.
L'alterazione degli equilibri produrrà dunque impatti significativi sull'agricoltura, per
cui si avranno modificazioni sulla distribuzione delle produzioni (patate, vigneti,
ecc.). Altri effetti per l'Europa, il bacino Mediterraneo e l'Italia riguarderanno il
turismo (diverse modalità di svago all'aperto) e le condizioni di vita delle persone
(diversa disponibilità di alimenti, stress termici, sviluppo di malattie cardio-vascolari,
distribuzione dei vettori di malattie, malaria, ecc.).
Per alcune zone costiere, nell'Alto Adriatico in particolare, si teme l'ingressione del
mare per le tempeste e l'innalzamento del medio-mare (anche se quest'ultimo potrà
essere un fenomeno secondario rispetto ad altre dinamiche non legate all'effetto serra,
come modificazioni tettoniche, isostatiche, geomorfologiche).
Tra gli effetti economici più importanti del cambiamento climatico si possono
prevedere la mobilitazione di consistenti investimenti di mitigazione ed adattamento
per la gestione dell'energia o per interventi di difesa idrogeologica (alluvioni, incendi
boschivi, ecc.). In definitiva gli impatti dell'effetto serra dipenderanno oltre che dal
livello di riduzione globale dei gas serra anche dalle capacità regionali (e globali)
d'adattarsi al mutamento climatico prevedibile. I costi complessivi sostenuti in
ciascuno scenario dipenderanno sia dal costo dei danni causati direttamente dal
mutamento climatico sia da quelli risparmiati con azioni d'adattamento della società.
Le regioni più avanzate (o dotate di maggiore coesione sociale) sapranno anticipare
meglio gli impatti negativi, potranno attuare strategie d'adattamento più efficaci.
76
Per l'Europa il protocollo di Kyoto prevede una riduzione delle emissioni serra
dell'8% al 2010 rispetto alle emissioni del 1990. Per l'Italia la riduzione prefissata è di
6,5%. In Europa le emissioni serra sono mediamente in diminuzione, in linea con gli
impegni assunti nel Protocollo di Kyoto, mentre l'Italia e, per quanto le compete,
l'Emilia-Romagna non hanno avuto una prestazione altrettanto virtuosa. Rispetto agli
impegni di riduzione dei gas serra l�Italia rimanda le azioni più consistenti aspettando
norme europee più cogenti. E' un comportamento tipico di molti paesi sviluppati ad
alto consumo in un'economia di mercato globale: non si vuole anticipare troppo la
riduzione delle emissioni serra rispetto agli altri paesi OCSE perché ciò
obbligherebbe a sforzi economici straordinari, forse incompatibili con gli stessi
obiettivi dello sviluppo sostenibile.
Figura: trend di variazione delle emissioni serra del settore energia (% dal 1990).
Com'è noto le emissioni di gas serra sono originate soprattutto da emissioni di CO2
(81%), metano (9%), N2O (8%). Le cause di queste emissioni sono soprattutto il
settore energetico (26%), l'industria (21%) ed i trasporti (21%). Il settore energetico
(per la produzione di elettricità, calore e la raffinazione del petrolio) ha un trend
emissivo in diminuzione. La generazione di elettricità costituisce l'attività primaria
-2%
0%
2%
4%
6%
8%
10%
1990 2000
Italia EU 15 RER
77
del settore energetico e la maggior parte di elettricità viene prodotta nelle centrali
termoelettriche con l'impiego di combustibili fossili.
Le emissioni totali attuali di CO2 in Emilia-Romagna sono stimate in oltre 31 migliaia
di tonnellate di CO2. La classificazione delle emissioni regionali del più importante
�gas serra� per fonti di energia è data dalla tabella sottostante:
Tabella: emissioni totali di CO2 in Emilia-Romagna. (Valori in migliaia di tonnellate
di CO2. Regione Emilia-Romagna, 2002).
1990 1998 1999
Totale solidi 228 307 237
Totale liquidi 18996 16608 16300
Totale gassosi 12819 14335 15200
Totale regionale 32043 31250 31737
Variazione % totale CO2 rispetto al 90 -2,5% -0,95
- La produzione di CO2 dovuta all�utilizzo di gas naturale è stata, nel 1999, pari a
15200 migliaia di tonnellate (il 48% del totale) ed è in aumento, rispetto al 1990, del
26,6%;
- la produzione di CO2 dovuta all�utilizzo di prodotti petroliferi è stata, nel 1999,
pari a 16300 migliaia di tonnellate (il 52% del totale) ed è in calo, rispetto al 1990,
del 26,2%.
La vicinanza negli ultimi anni dei valori emissivi di CO2 indica il graduale passaggio
dai prodotti petroliferi al gas naturale che si sta verificando nei sistemi di produzione
di energia e nei consumi.
E' netta la correlazione tra le emissioni di CO2 e la produzione di energia elettrica
dall�esame dell�andamento in Emilia Romagna dei due fattori. In particolare, dal
grafico sottostante risulta che la diminuzione del 2,5% delle emissioni totali di CO2
nel '98 rispetto ai valori del '90 ha avuto come concausa una riduzione dell�elettricità
lorda prodotta in regione.
78
Figura: serie storica delle emissioni di CO2 in Emilia Romagna (Regione Emilia-
Romagna, 2002). Per usi finali si intendono quelli civili, industriali, del settore
agricolo e dei trasporti.
3.2.2. Dispersione di sostanze pericolose ed inquinamento atmosferico.
Quello energetico è il settore maggiormente responsabile delle emissioni di ossidi
azoto (NOx) e di biossido di zolfo (SO2). Secondo le stime dell'Enea del 1994 in Italia
il settore della produzione d'elettricità e calore, esclusa l�autoproduzione, è stato il
responsabile del:
• 45% delle emissioni di SO2, (55% in RER);
• 26% delle emissioni di N2O, (13% in RER);
• 16% delle emissioni di NOx, (12% in RER).
Le emissioni di SO2 hanno trend in diminuzione e quelle di NOx sono praticamente
stabili, anche se i settori economici e le produzioni materiali sono aumentate. I fattori
fondamentali di questo risultato sono stati soprattutto il miglioramento delle
tecnologie di abbattimento degli inquinanti e la riduzione dell'uso di prodotti
petroliferi in favore del metano.
79
Tuttavia il tasso di miglioramento emissivo attuato in passato non è ancora sufficiente
a rendere ambientalmente compatibile il settore dell'energia ed a consentire il
raggiungimento degli obiettivi emissivi richiesti dalla normativa comunitaria
(National Emissions Ceilings Directive, NECD); le politiche di miglioramento
dell'efficienza produttiva e di consumo energetico giocano infatti ancora un ruolo
secondario.
Figura: trend emissivi di NOx ed SO2 in Emilia-Romagna. (% rispetto al '90)
In Emilia-Romagna l�atmosfera viene monitorata tramite il rilevamento delle
concentrazioni dei vari inquinanti ed il confronto dei valori rilevati con quelli di
riferimento introdotti dalle direttive comunitarie e dalle norme di recepimento
nazionale.
In particolare il decreto sui valori di qualità dell'aria (DM 2 aprile 2002, n. 60)
individua limiti e soglie di allarme per il benzene, il monossido di carbonio, il
biossido di zolfo, il biossido di azoto, gli ossidi di azoto, le particelle, il piombo e le
modalità secondo le quali i discostamenti devono essere ridotti nel tempo; i criteri di
verifica della classificazione delle zone; le modalità per l'informazione sui livelli
registrati di inquinamento atmosferico
La normativa, inoltre, dispone che fino alla data entro la quale devono essere
raggiunti i valori limite, restino in vigore le indicazioni della seguente tabella:
80
Tabella: valori limite per standard di qualità dell'aria (ai sensi dei DPCM 28/3/83 e
DPR 203/88).
Sostanza Modalità di rilevazione del valore Valore
limite
50° percentile delle medie di 24 ore nel periodo dal 1/4 al 31/3 80 µ g / m3
50° percentile delle medie di 24 ore nel periodo dal 1/10 al
31/3 130 µ g / m3SO2
98° percentile delle medie di 24 ore nel periodo dal 1/4 al 31/3 250 µ g / m3
NO2 98° percentile delle medie di 1 ora nel periodo dal 1/1 al 31/12 200 µ g / m3
O3 Media di 1 ora da non raggiungere più di 1 volta al mese 200 µ g / m3
media di 1 ora 40 mg / m3
CO media di 8 ore 10 mg / m3
Pb media delle medie di 24 ore nel periodo dal 1/4 al 31/3 2 µ g / m3
media delle medie di 24 ore nel periodo dal 1/4 al 31/3 150 µ g / m3
PTS 95° percentile delle medie di 24 ore nel periodo dall'1/4 al
31/3 300 µ g / m3
Tabella: valori dei livelli di attenzione e allarme (fissati dai DM 15/4/94 e 25/11/94).
Inquinante Tempo di mediazione Livello di attenzione Livello di allarme
SO2 (media 24 ore) 125 µ g / m3 250 µ g / m3
PTS (media 24 ore) 150 µ g / m3 300 µ g / m3
NO2 (media 1 ora) 200 µ g / m3 400 µ g / m3
CO (media 1 ora) 15 mg / m3 30 mg / m3
O3 (media 1 ora) 180 mg / m3 360 mg / m3
81
La normativa nazionale è comunque in una fase di forte innovazione. Lo studio della
situazione regionale di qualità dell'aria è stato realizzato grazie alla complessa rete di
monitoraggio. I risultati ottenuti, classificati per inquinante, sono i seguenti (Regione
Emilia - Romagna 2001):
Biossido di zolfo: deriva dalla combustione di carbone e derivati petroliferi, quindi è
prodotto in genere da riscaldamenti non metanizzati, traffico su strada con motori
diesel, centrali termoelettriche ad olio combustibile ed altre attività industriali. Le
emissioni di anidride solforosa derivanti dal consumo energetico si sono ridotte in
misura significativa dal 1980 in poi.
I valori (98° percentile delle medie giornaliere) registrati in regione variano
orientativamente tra i 10 3mg µ registrati a Piacenza, Rimini e Forlì ed i 60
3mg µ registrati nei pressi della zona industriale di Ravenna. Si è quindi ben lontani
dalle concentrazioni limite per la qualità dell�aria (pari a 250 3mgµ ) ed il trend mostra
un�ulteriore tendenza alla riduzione, connessa al processo di metanizzazione ed alla
riduzione del contenuto di zolfo nel gasolio.
Biossido di azoto: deriva dai processi di combustione, in particolare il traffico
veicolare, gli impianti termici e le centrali termoelettriche. I valori (98° percentile
delle medie orarie) registrati in regione variano dai 100 3mgµ registrati a Parma,
Ravenna e Ferrara ed i 160 registrati a Reggio Emilia ed a Bologna; siamo quindi al
di sotto dei 200 3mg µ che costituiscono il limite di qualità dell�aria, anche se va
sottolineato che il trend delle rilevazioni eseguite non mostra miglioramenti
significativi (le diminuzioni registrate a Ferrara e Piacenza sono bilanciate dal
peggioramento della situazione a Ravenna e Rimini), per cui la situazione si presenta
pressoché stazionaria.
Il numero di superamenti del livello di attenzione è stato negli ultimi anni piuttosto
basso, e tali episodi si sono concentrati nella parte emiliana della regione.
82
Significativo è il dato che estende l�esame alle stazioni delle reti provinciali; in tal
caso il numero dei superamenti cresce specialmente a Modena e Ravenna per il
contributo significativo delle zone industriali e del traffico veicolare provinciale.
Monossido di carbonio: è prevalentemente generato dal traffico veicolare, anche se
un contributo significativo è dato dalle centrali termoelettriche, gli impianti di
riscaldamento, gli inceneritori ed alcune industrie (raffinerie, siderurgiche).
I dati rilevati in regione, raccolti per i superamenti dei limiti sia sulla media oraria che
sulle 8 ore mostrano, per la media oraria, grosse differenze tra le varie province, con
elevati numeri di superamenti per Piacenza, Reggio, Modena, Bologna e Ravenna, un
numero moderato per Ferrara, Parma e Forlì e nessun superamento per Rimini. Lo
scarso numero di superamenti per la media su 8 ore mostra però il carattere episodico
dei superamenti stessi.
E� fondamentale rilevare che il trend positivo generato dal rinnovo del parco veicoli
con nuovi a trazione catalitica si è interrotto, probabilmente a causa del trend
ascendente del numero di veicoli in circolazione.
Polveri totali sospese (PTS): si tratta di particelle solide o liquide, organiche od
inorganiche, di diametro compreso tra 0,1 e 100 µm, generate prevalentemente dai
processi di combustione connessi al traffico veicolare (sia a benzina che diesel), dagli
impianti metallurgici e da tutte le attività che comportano macinazioni e
frantumazioni di materiale.
I dati (95° percentile e media delle concentrazioni giornaliere) rilevati nella regione
mostrano valori in genere di poco inferiori ai limiti di qualità dell�aria previsti (in
media si è solo un 20-30% al di sotto di questi), con situazioni meno gravi a Piacenza,
Rimini e Forlì-Cesena e situazioni decisamente critiche a Modena, Reggio ed in parte
anche a Ravenna e Bologna.
I trend registrati nel periodo �94-�98 non lasciano intravedere progressi, ed addirittura
a Modena e Ravenna il fenomeno è in tendenziale peggioramento.
83
PM10: è costituita dalla frazione delle particelle che, per la loro dimensione inferiore
ai 10 µm possono giungere agli alveoli polmonari. L�attenzione su questo parametro è
stata posta solo negli ultimi tempi, perciò i dati disponibili sono tutti risalenti al �99
(impossibile parlare di trend storici) e fanno capo alle stazioni di rilevamento di
Parma, Modena e Bologna. In tutti e tre i casi la situazione è risultata estremamente
critica, con netti superamenti (dal 20 al 40%) dei limiti di qualità dell�aria. In Europa
attualmente non sono fissati obiettivi emissivi massimi per il PM10. La responsabilità
maggiore di queste emissioni è soprattutto dei settori trasporti ed energia. Dunque in
futuro saranno indispensabili modifiche dei combustibili (più metano) e misure più
efficienti di abbattimento delle polveri fini dai fumi delle centrali termoelettriche.
Figura: grafico rappresentante il numero di giorni/anno caratterizzati da superamenti
dei livelli limite per le polveri sottili. Eurostat 2002.
Figura: grafico rappresentante superamenti (giorni/anno) dei valori limite per il PM10
in Emilia-Romagna. ARPA, 2002.
Superamento lim iti PM10 (giorni/anno)
0
20
40
60
80
100
120
140
1997 1998 1999
B
D
E
IRL
I
NL
P
FIN
UK
EU15
84
Ozono troposferico ed ossidanti fotochimici: l'emissione dei precursori dell'ozono
troposferico (NMVOC, NOx, CO, e metano) è provocata solo in piccola parte dal
settore energetico (meno del 10%). Com'è noto l'ozono troposferico può produrre
impatti negativi sia per la salute umana sia per gli ecosistemi. Per la situazione
italiana gli obiettivi emissivi europei non sono critici (EEA, 2002 b).
Deposizioni acide: il controllo del fenomeno è stato tradizionalmente volto a ridurre
le emissioni locali delle sostanze acidificanti (soprattutto SO2 e NOx, oltre a NH3); la
comprensione di alcuni aspetti scientifici e della natura transfrontaliera del problema
ha convinto la comunità internazionale ad adottare impegni comuni per le varie
nazioni definendo carichi critici di tollerabilità distinti per i diversi inquinanti.
L�analisi della serie storica delle emissioni di SO2 in Italia mostra una loro costante
flessione mentre sono tendenzialmente costanti le emissioni nazionali di NOx. I
rilevamenti della concentrazione nell�aria degli agenti acidificanti, effettuati in
Emilia-Romagna mostrano queste due distinte tendenze per i due agenti principali
responsabili del fenomeno.
Le deposizioni acide che giungono al suolo dipendono dalla distribuzione delle
piogge (quindi dal vento e da altri fattori meteorologici) e dalla concentrazione in aria
delle sostanze acidificanti. Il monitoraggio sul territorio regionale della
concentrazione di acidificanti nelle piogge mostra valori critici tra i 6 ed i 9 mg/l di
SO2 nella zona industrializzata lungo la via Emilia, con picchi nell�area metropolitana
di Bologna e nel ravennate.
Smog fotochimico: il problema dello smog fotochimico è connesso alla
contemporanea presenza di tre fattori, cioè dei precursori (NOx e composti organici
volatili COV), di alte temperature e della radiazione solare; per tale ragione il
problema si presenta in modo particolare nelle estati più calde e nelle zone
caratterizzate da intenso traffico veicolare (notoriamente la principale fonte di
emissione dei precursori chimici). Esso genera effetti negativi sia per l�organismo
umano che per le prestazioni produttive delle piante, e può essere rilevato valutando
la concentrazione
µ
3mgin di ozono nell�aria o gli effetti su alcune colture
(biomonitoraggio). L�analisi svolta negli anni compresi tra il �95 ed il �98 in varie
stazioni di osservazione sul territorio regionale mostra il raggiungimento di livelli
85
critici (superiori al livello di attenzione ed a volte prossimi al livello di allarme)
pressoché in tutte le province, con valori variabili con le condizioni climatiche
dell�anno in esame (spicca il superamento dei 320 3mgµ registrato nell�estate del �98,
che fu particolarmente calda).
La caratteristica di questo tipo di inquinamento di diffondersi anche in zone lontane
dalle emissioni degli agenti precursori richiama, per la risoluzione del problema, ad
una pianificazione a più ampio raggio delle fonti di emissione (in particolare del
traffico veicolare) da effettuare con un certo anticipo rispetto al periodo di crisi
previsto in relazione alle previsioni climatiche.
Benzene: deriva principalmente dalle emissioni dei veicoli a benzina, dalla
combustione del legno e della materia organica. Anche il monitoraggio di questo
inquinante, come quello del PM10, è molto recente, per cui le rilevazioni effettuate
risalgono tutte al 1999; in tutti i casi (Modena, Bologna e Parma) per cui si hanno dati
sufficienti, il limite di qualità dell�aria pari a 10 3mgµ è stato rispettato. Se ci si
confronta però con il valore limite da raggiungere entro il 2010 e che è pari a 5
3mg µ , si verificano dei superamenti delle medie annuali registrate a Modena ed a
Bologna S. Felice. Azioni correttive vanno quindi poste urgentemente in atto.
Figura: emissioni di benzene registrate in Emilia Romagna (1999), Regione Emilia
Romagna (2001).
86
Figura: Zone a rischio di episodi acuti di inquinamento atmosferico. Regione Emilia-
Romagna 2001.
87
Figura: Emissione di anidride solforosa (1999). Regione Emilia-Romagna, 2001.
88
Figura: Emissione di ossidi di azoto (1999). Regione Emilia-Romagna, 2001.
89
Figura: zone regionali con diversi obiettivi di qualità dell�aria. Regione Emilia-
Romagna, 2001.
90
3.2.3. Acque interne
In fase di attuazione del PER sarà molto importante avere un quadro aggiornato delle
portate medie e della carenza idrica, nei mesi estivi, dei principali corpi idrici. Tra i
criteri per la valutazione dei nuovi impianti per la produzione di elettricità, infatti,
occorrerà tenere in considerazione le caratteristiche quali-quantitative dei corpi idrici
sui quali le nuove strutture andranno ad insistere.
È noto che le centrali a ciclo combinato di grossa taglia (400 MWel) hanno in genere
sistemi di raffreddamento ad acqua (torri ad umido o torri ad umido ed aria, �wet and
dry�) e ciò comporta, anche in presenza di un parziale ricircolo dell�acqua utilizzata
negli impianti, elevati prelievi, che possono essere stimati intorno ai 450 mc/h di
acqua di reintegro (l�equivalente del consumo medio di un comune di 25000 abitanti),
con un effetto sulle risorse idriche sotterranee e superficiali della zona, in relazione
alle loro caratteristiche e consistenza.
In caso di sistemi di raffreddamento ad aria (refrigeratori ad aria diretta forzata)
possono essere ridotti i consumi di acqua, ma ciò comporta una riduzione (di circa
l�1%) del rendimento di produzione di energia dell�impianto ed un notevole aumento
delle dimensioni dell'impianto. Inoltre, sempre per la taglia considerata, sono prodotti
scarichi idrici intorno ai 70 mc/h, i quali, anche se depurati, possono avere forti
impatti ambientali sui corpi idrici superficiali, a causa delle relativamente elevate
temperature a cui sono scaricate (fino a 35°C).
Incrementi di temperatura dell�ordine di pochi gradi possono causare effetti negativi
importanti su diverse specie animali e vegetali.
Per ciò che riguarda il settore idroelettrico, inoltre, occorrerà monitorare, in itinere, le
condizioni quali quantitative dei corpi idrici già attualmente interessati da intubazioni
e di quelli localizzati nei bacini risultati idonei, in seguito agli studi di prefattibilità,
alla localizzazione di nuove mini centrali idroelettriche, in maniera tale da garantirne
deflussi e caratteristiche qualitative adeguati alla destinazione d�uso.
Le acque superficiali e sotterranee costituiscono una risorsa indispensabile per la
quasi totalità delle attività umane e per la stessa sopravvivenza; il degrado delle acque
avviene per fenomeni naturali e per altri connessi all�antropizzazione del territorio.
L�uomo interviene sia sull�aspetto quantitativo (prelevando acque per i vari impieghi)
91
che su quello qualitativo (reimmettendo le acque in natura con un carico di inquinanti
connesso allo specifico utilizzo) delle risorse acquifere.
In regione Emilia Romagna il prelievo idrico annuo si attesta attorno ai 2 miliardi di
m3, di cui 700 milioni sono prelevati dalle falde, 280 milioni dai corsi d�acqua
appenninici ed i restanti 975 milioni dal Po.
Per quanto riguarda gli usi dell�acqua prelevata, il 63% è destinata al settore agro-
zootecnico, il 24% ad usi acquedottistici ed il restante 13% ad attività industriali.
L�ulteriore suddivisione tra la componente superficiale e quella sotterranea delle
acque utilizzate dai vari macrosettori, varia fortemente da una provincia all�altra, per
ragioni connesse alle proprietà dell�acqua locale.
92
3.2.4. Il suolo
Lo studio dello stato del suolo dell'Emilia-Romagna rispetto alla tematica energetica
consiste soprattutto nell�analisi della subsidenza. Il legame consiste nell�indubbia,
anche se non sempre significativa, influenza dell�estrazione di gas naturale e di acqua
dalle falde sotterranee sulla velocità di abbassamento del suolo. La subsidenza, oltre
al grave problema dell'erosione costiera, produce danni al patrimonio architettonico
ed alle infrastrutture idrauliche.
Nei periodi passati di massimo sfruttamento dei giacimenti lungo la costa, a fine anni
'50, si registrarono velocità di abbassamento massime fino ad alcune decine di
centimetri all�anno. Ancora oggi, sebbene sia ridotta l'entità delle estrazioni, la
subsidenza si manifesta ad un ritmo significativamente superiore a quello naturale.
Come mostra la figura sottostante, infatti, la velocità annua di abbassamento del
terreno raggiungerebbe, naturalmente, valori massimi di 4 mm/anno in
corrispondenza dei lidi ravennati.
Figura: subsidenza naturale,
calcolata da modello
(Gambolati �98).
93
Valori reali registrati per la stessa area sono maggiori di un ordine di grandezza di
quelli naturali, come mostra chiaramente la figura seguente, che sintetizza una
campagna di monitoraggio effettuata dalla Regione Emilia Romagna.
La situazione reale è particolarmente critica nella zona di Ravenna, dove per la
morfologia depressa in vicinanza al mare, il tema della subsidenza assume un rilievo
particolare in connessione a quello dell�avanzamento della linea costiera.
Le misure effettuate dal Comune di Ravenna sulla propria rete nel periodo 1986-'92
evidenziano anche nell'entroterra un fenomeno di subsidenza diffuso, anche se in
netta attenuazione rispetto al passato, con valori medi delle velocità di abbassamento
inferiori ad 1 cm /anno, ma con alcuni picchi intorno ai 3 cm/anno localizzati ad ovest
della Sacca di Bellocchio attribuibili alla presenza di giacimenti metaniferi attivi.
Figura: velocità di abbassamento del suolo lungo il litorale emiliano-romagnolo nel
periodo 1984-1993. Regione Emilia-Romagna, 2000.
Un grosso impegno è stato rivolto negli ultimi anni alla ricerca di modelli che
evidenziassero i legami tra le attività di estrazione ed il quadro idrogeologico. Ad
esempio un recente studio sul giacimento di Angela Angelina (Teatini, Gambolati,
Tomasi e Putti, 2000, figure seguenti), costituito da 47 bocche d�estrazione di gas, 31
delle quali si prevede che saranno esaurite e dismesse nel 2014, porta a prevedere, a
quella data, abbassamenti di circa 13-14 cm presso la costa ed un abbassamento
massimo di 20 cm al largo di Lido Dante, presso la foce dei Fiumi Uniti.
94
Figura:
subsidenza relativa al
1995 (in cm) in
corrispondenza del
campo gas "Angela
Angelina" causato
dall'emungimento di
gas, previsione da
modello non lineare ad
elementi finiti.
(Gambolati '98).
Figura:
subsidenza (cm) in
corrispondenza del
campo gas Angela
Angelina causato
dall'emungimento di
gas; previsione per il
2014 da modello non
lineare ad elementi
finiti. (Gambolati '98).
95
3.2.5. Rifiuti
Il tema dei rifiuti è connesso al tema energetico soprattutto per alcune opportunità di
recupero di energia. Questo può essere realizzato per combustione del rifiuto (che può
avvenire bruciando il rifiuto tal quale od ottenendo da esso un combustibile più
specifico tramite trattamenti meccanici o chimico-fisici) o tramite procedimenti per
l�ottenimento di combustibile gassoso (gassificazione, pirolisi e digestione anaerobica
con ottenimento di biogas).
L�energia derivante dalla combustione dei rifiuti può essere utilizzata come calore o
per la produzione di energia elettrica. Lo studio in chiave ambientale degli impianti di
termoutilizzo ci mostra una riduzione nell�emissione di polveri ed SOx ed un aumento
delle emissioni di NOx rispetto al caso di impianti convenzionali (a parità di energia
prodotta); essendo inoltre i rifiuti un combustibile in parte rinnovabile si ha un
bilancio positivo per le emissioni di CO2 rispetto ai combustibili fossili.
Il D.Lgs. 22/97 (Decreto Ronchi) costituisce il riferimento principale a livello
nazionale in materia di trattamento dei rifiuti. Il principio base del Decreto Ronchi è
la volontà di ridurre la massa dei rifiuti privilegiandone il recupero, riutilizzo e riciclo
rispetto all�interramento in discarica. Lo strumento operativo fondamentale è la
raccolta differenziata, con la fissazione per i Comuni dell�obiettivo del 35% dei rifiuti
prodotti per l�anno 2003. Si dispone inoltre che dal 1° Gennaio 2000 potranno essere
smaltiti in discarica solo rifiuti inerti e rifiuti che residuano da operazioni di
riciclaggio o recupero; viene poi stabilito che dal 1° Gennaio 1999 gli impianti di
incenerimento possano essere autorizzati solo nel caso in cui assicurino il recupero
energetico con una quota minima di trasformazione del potere calorifico dei rifiuti.
Il rifiuto urbano tal quale è caratterizzato da un potere calorifico inferiore
significativo pari a circa 2000 kcal/kg ed il biogas di circa 4000-5000 kcal/Nm3.
Inoltre il processo di digestione anaerobica consente una produzione di 100-120 Nmc
di biogas per tonnellata di rifiuto organico in ingresso; un bilancio energetico
complessivo, che tenga conto degli autoconsumi del sistema come quelli per il
riscaldamento del digestore, vede come energia netta prodotta solo il 70%
dell�energia di combustione del biogas prodotto.
96
Il termoutilizzo dei rifiuti (principale tecnica per il loro sfruttamento energetico) può
risultare significativo anche in riferimento ad un quadro globale.
Il contenuto energetico dei rifiuti urbani prodotti in Italia in 1 anno è pari a 4-5
milioni di tonnellate di petrolio equivalente (tep) e può quindi rappresentare il 2-3%
del fabbisogno nazionale. Attualmente buona parte degli inceneritori è fornita di
impianti di recupero energetico.
La produzione di rifiuti urbani in Emilia-Romagna è in forte aumento (il 45%
nell�ultimo decennio) a causa dell�aumento di produzione di beni. La produzione
totale di rifiuti urbani nel 1998 è stata di 2.300.000 t, con una media su scala
regionale di produzione annua pro-capite che nel 1998 è stata pari a 580 annoab
Kg⋅
.
Le differenze tra le varie province su questo dato sono minime, con i massimi
consumi pro-capite registrati a Ravenna, Forlì e Rimini per l�intensa presenza di
turisti. La produzione di rifiuti speciali, composti essenzialmente da residui di
lavorazioni industriali, nel 1997 è stata pari a 5.500.000 t, di cui 550.000 t di rifiuti
pericolosi (il 50% dei quali prodotti nelle province di Ferrara, Ravenna e Reggio
Emilia). La produzione di rifiuti da imballaggio nel 1998 è stata di 794.000 t, di cui
567.000 t contenute nei rifiuti urbani al netto della raccolta differenziata.
La raccolta differenziata è destinata a intercettare le frazioni dei rifiuti reimmettibili
nei cicli produttivi, a separare le componenti pericolose quali pile e farmaci, ad
ottimizzare la logistica del trasporto e dello smaltimento ed a separare le componenti
più adatte al recupero energetico. Con la L.R.27/94 la Regione Emilia Romagna ha
cercato di anticipare gli obiettivi nazionali in materia introdotti dal Decreto Ronchi.
Si è così registrato un aumento della quantità e delle tipologie di materiale raccolto in
maniera differenziata, e la percentuale di raccolta differenziata rispetto al totale dei
rifiuti prodotti è passata dal 10,5% del 1996 al 17,3% del 1998.
In fase di attuazione del piano sarà' prioritario definire la % di energia attualmente
recuperata dai rifiuti sul totale ed i margini di miglioramento.
97
Una attenzione particolare occorrerà dedicare allo sviluppo dei sistemi energetici a
biomasse (frazione rinnovabile dei rifiuti).
In primo luogo occorrerà dimensionare la richiesta di biomasse con la relativa
capacità di crescita e reperimento in loco, in modo da garantire agli investimenti
realizzati un futuro sul lungo periodo. Un impianto di sola produzione d�energia
elettrica alimentato a biomasse ha un rendimento energetico che, nella migliore delle
ipotesi, è la metà di quello che oggi si può ottenere per produrre energia elettrica con
il gas naturale. Per questa ragione è necessario che il calore generato venga utilizzato
e non disperso, e ciò è appunto possibile con gli impianti di cogenerazione che
distribuiscono l�energia termica con il teleriscaldamento Un impianto di
teleriscaldamento alimentato a biomasse per la sola produzione d�energia termica ha
lo stesso rendimento di un analogo impianto a gas. E' opportuno ribadire, al fine di
ottenere benefici ambientali reali e concreta efficienza energetica, che gli impianti che
utilizzano biomassa vegetale debbano essere realizzati in ambito ove le stesse sono
disponibili in misura idonea alle necessità.
3.2.6. Rischi tecnologici e sanitari
Le centrali termoelettriche sono impianti per i quali esiste la possibilità di incidenti
rilevanti a causa della presenza di sostanze pericolose in quantità significative.
La normativa Seveso II obbliga alla �notifica� (per siti con quantità di sostanze
pericolose molto ingenti) od alla �dichiarazione� (per siti con quantità di sostanze
pericolose minori).
In Emilia-Romagna vi sono al '99, 39 stabilimenti soggetti a �notifica� e 52 soggetti a
�dichiarazione"; con la messa a sistema delle informazioni relative ai rischi di
incidenti rilevanti e l'attivazione di sistemi di gestione di sicurezza negli stabilimenti,
si potrà disporre di dati sulla vulnerabilità territoriale e rischio nei differenti livelli di
importanza, al fine di collocare nuovi impianti e di mettere in sicurezza situazioni
compromesse.
L�inquinamento elettromagnetico rappresenta oggi una delle principali
preoccupazioni della popolazione. Per quanto riguarda le radiazioni non ionizzanti,
l�attenzione, nel nostro caso, si accentra sulle tipologie ELF (basse frequenze).
98
In Emilia Romagna migliaia di chilometri di reti elettriche. La legge della Regione
Emilia Romagna 30 del 2000 sull'inquinamento elettromagnetico si propone di
regolare l'installazione degli elettrodotti coordinandola con le scelte della
pianificazione territoriale ed urbanistica del sito interessato.
Campi elettromagnetici a frequenze estremamente basse, compresi tra 30 Hz e 300
Hz, (i campi ELF) debbono essere considerati come un possibile danno per l'uomo.
Le principali sorgenti artificiali di campi ELF sono gli elettrodotti a bassa, media ed
alta tensione e le linee elettriche di distribuzione, oltre a tutti i dispositivi alimentati a
corrente elettrica alla frequenza di 50 Hz, quali elettrodomestici, videoterminali, ecc.
I campi ELF sono quindi caratterizzati da due entità distinte: il campo elettrico,
generato dalla presenza di cariche elettriche o tensioni, ed il campo magnetico,
generato invece dalle correnti elettriche. Negli elettrodotti l�intensità del campo
elettrico aumenta con l�aumento della tensione della linea. Le linee elettriche infatti
sono classificabili in funzione della tensione di esercizio per cui gli elementi più
significativi sono:
• linee ad altissima tensione (380 KV), dedicate al trasporto dell�energia elettrica su
grandi distanze;
• linee ad alta tensione (220 KV e 132 KV), per la distribuzione dell�energia
elettrica;
• le grandi utenze (industrie con elevati consumi) possono avere direttamente la
fornitura alla tensione di 132 KV.
Figura: rete regionale degli elettrodotti ad alta tensione.
99
L�intensità dei campi diminuisce all�aumentare della distanza dal conduttore. Il
campo elettrico, è facilmente schermabile da oggetti quali legno, metallo, ma anche
alberi ed edifici: tra l�esterno e l�interno di un edificio si ha quindi una riduzione del
campo elettrico che sarà in funzione del tipo di materiale e delle caratteristiche della
struttura edilizia. Anche l�intensità del campo magnetico diminuisce con l�aumento
della distanza dalla linea. A differenza del campo elettrico, il campo magnetico non è
schermabile dalla maggior parte dei materiali di uso comune, per cui risulta
praticamente invariato all�esterno e all�interno degli edifici vicini agli elettrodotti.
100
3.2.7. Natura e biodiversità.
Il territorio dell'Emilia-Romagna presenta una vasta varietà di habitat naturali. La
posizione geografica favorisce la presenza di specie sia continentali sia mediterranee,
distribuite in una ricca varietà di ambienti. Queste aree naturali presentano gradi di
conservazione molto differenziati e soprattutto in pianura la presenza dell'uomo ha
portato radicali cambiamenti agli habitat. Non esistono allo stato attuale reti di
monitoraggio destinate specificamente alla valutazione dello stato di qualità degli
ecosistemi naturali.
La Regione Emilia-Romagna ha da anni in corso norme e programmi per l'istituzione
di parchi e riserve regionali e la realizzazione, in questi, di interventi qualificati e
mirati; dal 1988 ha inoltre una legge quadro che ha in gran parte prefigurato la stessa
legge nazionale. A tutt'oggi sono stati istituiti 14 Parchi e 12 Riserve naturali pari a
circa il 7% dell'intero territorio.
Figura: sistema dei parchi e delle riserve naturali dell'Emilia-Romagna (evidenziati in
verde scuro)
101
Nel seguito si riporta l'elenco completo dei parchi naturali, delle riserve e dei siti
naturali di importanza comunitaria (SIC, definiti ai sensi della direttiva "Habitat").
Parchi Regionali e Nazionali presenti in Regione.
! Parco Regionale Abbazia di Monteveglio
! Parco Regionale Alta Val Parma e Cedra
! Parco Regionale Alto Appennino Modenese
! Parco Regionale Alto Appenino Reggiano
! Parco Regionale Boschi di Carrega
! Parco Regionale Corno alle Scale
! Parco Regionale Delta del Po
! Parco Regionale Gessi Bolognesi e Calanchi dell'Abbadessa
! Parco Regionale Laghi di Suviana e Brasimone
! Parco Storico Regionale Monte Sole
! Parco Regionale Sassi di Roccamalatina
! Parco Regionale Fluviale Stirone
! Parco Regionale Fluviale del Taro
! Parco Nazionale Foreste Casentinesi Monte Falterona e Campigna
Riserve Naturali presenti in Regione.
! Riserva naturale speciale Alfonsine
! Riserva naturale orientata Bosco della Frattona
! Riserva naturale orientata Bosco di Scardavilla
! Riserva naturale orientata Cassa di espansione del fiume Secchia
! Riserva naturale orientata Dune fossili di Massenzatica
! Riserva naturale orientata Fontanili di Corte Valle Re
! Riserva naturale orientata Monte Prinzera
! Riserva naturale orientata Onferno
! Riserva naturale orientata Parma Morta
! Riserva naturale geologica Piacenziano
! Riserva naturale orientata Rupe di Campotrera
! Riserva naturale Salse di Nirano
! Riserva naturale orientata Sassoguidano
102
Siti di importanza comunitaria (SIC) presenti in Regione N°
BIOITALY
CODICE SIC DENOMINAZIONE SIC PROV
1 IT4010001 ISOLA DE PINEDO PC
2 IT4010009 FIUME PO DALLA FOCE DEL FIUME TREBBIA ALLA LANCA DI MEZZANO PC
3 IT4010015 BOSCO PONTONE PC
4 IT4010010 ISOLA SERAFINI PC
5 IT4020016 SAMBOSETO, FRESCAROLO, MADONNA DEI PRATI PR
6 IT4060005 SACCA DI GORO, PO DI GORO, VALLE DINDONA, FOCE DEL PO DI
VOLANO
FE
7 IT4060006 BOSCO DELLA MESOLA, BOSCO PANFILIA, BOSCO DI SANTA GIUSTINA FE
8 IT4060013 PO DA GOLENA BIANCA A ISOLA BIANCA FE
10 IT4030012 CROSTOLINA DI GUASTALLA RE
11 IT4030015 VALLI DI NOVELLARA RE
12 IT4010014 ROCCA D'OLGISIO PC
13 IT4020009 FONTANILI DI VIAROLO PR
14 IT4060011 GARZAIA DELLO ZUCCHERIFICIO DI CODIGORO FE
15 IT4020003 TORRENTE STIRONE DA LA VILLA A FIDENZA PR
16 IT4060004 VALLE BERTUZZI, VALLE PORTICINO-CANNEVIE' FE
17 IT4060007 BOSCO DI VOLANO FE
18 IT4010005 PIETRA PARCELLARA, SASSI NERI PC
20 IT4010008 CASTELL'ARQUATO PC
22 IT4020002 FIUME TARO DA FORNOVO DI TARO ALL'AUTOSTRADA DEL SOLE PR
23 IT4010011 FIUME TREBBIA DA PERINO A BOBBIO PC
24 IT4010004 MONTE CAPRA, MONTE TRE ABATI, MONTE ARMELIO, SANT'AGOSTINO,
LAGO
PC
25 IT4060009 BOSCO DI SANT'AGOSTINO O PANFILIA FE
26 IT4030007 FONTANILI DI CORTE VALLE RE RE
27 IT4060008 BONIFICA DEL MEZZANO FE
28 IT4060012 DUNE DI SAN GIUSEPPE FE
29 IT4020001 BOSCHI DI CARREGA PR
30 IT4050008 LE TOMBE BO
31 IT4050009 VALLE LA COMUNE, VALLE ERCOLANA BO
32 IT4060002 VALLI DI COMACCHIO FE
33 IT4010006 MEANDRI DI SAN SALVATORE PC
34 IT4010002 MONTE MENEGOSA, MONTE LAMA, GROPPO DI GORA PC
35 IT4060003 VENE DI BELLOCCHIO, SACCA DI BELLOCCHIO, FOCE DEL FIUME RENO,
PIN
FE
36 IT4010012 VAL BORECA, MONTE LESIMA PC
37 IT4030011 CASSE DI ESPANSIONE DEL SECCHIA MO
38 IT4020014 MONTE CAPUCCIO, MONTE SANT'ANTONIO PR
39 IT4010013 MONTE DEGO, MONTE VERI, MONTE DELLE TANE PC
40 IT4060001 VALLE SANTA, VALLE CAMPOTTO FE
41 IT4020006 MONTE PRINZERA PR
42 IT4020012 MONTE BARIGAZZO, PIZZO D'OCA PR
43 IT4010007 ROCCIA CINQUE DITA PR
44 IT4040009 MANZOLINO BO
45 IT4050010 CASSA DEI BOSCHETTI BO
46 IT4020008 MONTE RAGOLA, LAGO MOÒ, LAGO BINO PC
47 IT4050006 VALLE BENNI BO
103
48 IT4030017 CA' DEL VENTO, CA' DEL LUPO, GESSI DI BORZANO RE
49 IT4050007 VALLE LA BOSCOSA BO
50 IT4070003 PINETA DI SAN VITALE, BASSA DEL PIROTTOLO RA
51 IT4030014 RUPE DI CAMPOTRERA, ROSSENA RE
52 IT4070005 PINETA DI CASALBORSETTI, PINETA STAGGIONI, DUNA DI PORTO
CORSINI
RA
53 IT4070001 PUNTE ALBERETE, VALLE MANDRIOLE RA
54 IT4070002 BARDELLO RA
55 IT4070004 PIALASSA DELLA BAIONA RA
56 IT4010003 MONTE NERO, MONTE MAGGIORASCA, LA CIAPA LISCIA PC
58 IT4050005 CASSA DEL QUADRONE, VALLE BENTIVOGLIA, VALLE LA FRACASSATA BO
59 IT4030016 SAN VALENTINO, RIO DELLA ROCCA RE
60 IT4030010 MONTE DURO RE
61 IT4030013 FIUME ENZA DA LA MORA A COMPIANO RE
62 IT4020011 GROPPO DI GORRO PR
63 IT4040007 SALSE DI NIRANO, VARANA MO
64 IT4020015 MONTE FUSO PR
65 IT4030018 MEDIA VAL TRESINARO, VAL DORGOLA RE
66 IT4020013 BELFORTE, CORCHIA, ALTA VAL MANUBIOLA PR
67 IT4070012 VASCHE DELLO ZUCCHERIFICIO DI MEZZANO RA
68 IT4020007 MONTE PENNA, MONTE TREVINE, GROPPO, GROPPETTO PR
69 IT4020005 GROPPI ROSSI PR
70 IT4050001 GESSI BOLOGNESI, CALANCHI DELL'ABBADESSA BO
71 IT4070009 ORTAZZO, ORTAZZINO, FOCE DEL TORRENTE BEVANO RA
72 IT4030008 PIETRA DI BISMANTOVA RE
73 IT4040003 SASSI DI ROCCAMALATINA MO
74 IT4020004 ALTA VALLE DEL TORRENTE PARMA, VAL CEDRA PR
75 IT4070010 PINETA DI CLASSE RA
76 IT4020010 MONTE GOTTERO PR
77 IT4030002 MONTE VENTASSO RE
78 IT4040008 GOMBOLA MO
79 IT4050012 CONTRAFFORTE PLIOCENICO BO
80 IT4050003 MONTE SOLE BO
81 IT4030009 GESSI TRIASSICI RE
82 IT4050004 BOSCO DELLA FRATTONA BO
83 IT4030001 MONTE ACUTO, ALPE DI SUCCISO RE
84 IT4050014 MONTE RADICCHIO, RUPE DI CALVENZANO BO
85 IT4070008 PINETA DI CERVIA RA
86 IT4050011 MEDIA VALLE DEL SILLARO BO
87 IT4040004 SASSOGUIDANO, GAIATO MO
88 IT4070007 SALINA DI CERVIA RA
89 IT4040006 POGGIO BIANCO DRAGONE MO
89 IT4040006 POGGIO BIANCO DRAGONE MO
90 IT4070011 VENA DEL GESSO ROMAGNOLA RA
91 IT4040005 ALPESIGOLA, SASSO TIGNOSO MO
92 IT4050015 LA MARTINA, MONTE GURLANO BO
93 IT4050013 MONTE VIGESE BO
94 IT4080007 PIETRAMORA, CEPARANO, RIO COZZI, TERRA DEL SOLE FO
95 IT4080006 MEANDRI DEL FIUME RONCO FO
96 IT4040001 MONTE CIMONE, LIBRO APERTO, LAGO DI PRATIGNANO MO
104
97 IT4040002 MONTE RONDINAIO, MONTE GIOVO MO
98 IT4050002 CORNO ALLE SCALE BO
99 IT4080004 BOSCO DI SCARDAVILLA, RAVALDINO FO
100 IT4090002 TORRIANA, MONTEBELLO, FIUME MARECCHIA RN
101 IT4080002 ACQUACHETA FO
102 IT4080003 MONTE GEMELLI, MONTE GUFFONE FO
103 IT4080010 CARESTE PRESSO SARSINA FO
104 IT4080011 RAMI DEL BIDENTE, MONTE MARINO FO
107 IT4090001 ONFERNO RN
108 IT4080001 FORESTA DI CAMPIGNA, FORESTA LA LAMA, MONTE FALCO FO
109 IT4080005 MONTE ZUCCHERODANTE FO
110 IT4030003 MONTE LA NUDA, CIMA BELFIORE, PASSO DEL CERRETO RE
111 IT4030004 VAL D'OZOLA, MONTE CUSNA RE
112 IT4030005 ABETINA REALE, ALTA VAL DOLO RE
113 IT4030006 MONTE PRADO RE
114 IT4070006 PIALASSA DEI PIOMBONI, PINETA DI PUNTA MARINA RA
115 IT4080009 SELVA DI LADINO, FIUME MONTONE FO
116 IT4080008 BALZE DI VERGHERETO, MONTE FUMAIOLO, RIPA DELLA MOIA FO
Alcuni SIC sono stati proposti quali zone di protezione speciale per gli uccelli ai sensi
della direttiva 79/409/CEE. Con la nuova delibera regionale 1242 del luglio 2002, è
stata inoltre confermata l'istituzione di ulteriori 15 SIC.
105
Figura: SIC ed aree naturali protette della Regione Emilia-Romagna
106
Legenda:
E� utile stimare quale è il contributo degli elettrodotti e gasdotti alla frammentazione
delle reti ecologiche della regione. La mappa sottostante evidenzia le numerose
interferenze esistenti in Emilia Romagna fra le aree naturali protette e il percorso
degli elettrodotti. In particolare, le situazioni più critiche si verificano nel territorio
del parco del Delta del Po'.
Figura: interferenze fra le fasce degli elettrodotti ad alta tensione e le principali aree
naturali protette della Regione (parchi, riserve naturali, SIC).
Dall'esame della mappa sono evidenti alcune delle maggiori criticità nei pressi del
crinale appenninico e del Delta padano.
107
Si è pensato di tenere conto della pressione complessiva del sistema antropico
regionale sugli ecosistemi attraverso il calcolo dell'impronta ecologica in Emilia
Romagna. Rimandando all�ampia bibliografa per gli approfondimenti si ricorda che
l'indice ambientale sintetico "impronta ecologica" è stato messo a punto e
sperimentato già a partire dalla fine degli anni �80 da un gruppo di ricercatori
dell�Università canadese della British Columbia (Mathis Wackernagel e Wiliam
Rees).
L�impronta ecologica è un indice sintetico relativo allo stato di pressione umana sui
sistemi naturali. Concettualmente è abbastanza semplice e presenta un elevato
contenuto comunicativo. Per definizione, la superficie totale di ecosistema
indispensabile all�esistenza continuativa di un sistema antropico costituisce, di fatto,
la sua impronta Ecologica. L�impronta Ecologica comprende tutta la superficie di
territorio necessaria per una certa popolazione, indipendentemente dal luogo del
pianeta in cui quel territorio si trova (ad esempio le città moderne sopravvivono
grazie a beni e servizi ecologici ottenuti da tutto il resto del mondo, attraverso flussi
naturali o tramite scambi commerciali). L'indice misura i consumi (energetici,
materiali, alimentari) della popolazione umana rapportandoli al territorio (superficie
terrestre o marina) necessario per produrre le risorse naturali e l�energia. In
particolare il territorio per l'energia è computato in termini di superficie terrestre
necessaria ad assorbire le emissioni di anidride carbonica (territorio di ecosistemi a
grande sviluppo di biomassa e dunque boschi e foreste).
In sintesi, l�impronta ecologica di ciascuna persona è data dalla somma di sei
differenti componenti: la superficie di terra coltivata necessaria per produrre gli
alimenti, l�area di pascolo necessaria per produrre i prodotti animali, la superficie di
foresta necessaria per produrre legname e carta, la superficie marina necessaria per
produrre pesci e frutti di mare, la superficie di terra necessaria per ospitare
infrastrutture edilizie e la superficie boscata necessaria per assorbire le emissioni di
anidride carbonica risultanti dal consumo energetico dell�individuo considerato.
Risulta che l�impronta ecologica mondiale è aumentata dal 1960 al 1996 di circa il
50%, con un incremento del circa 1,5% annuo. Nel 1996, l�anno più recente per il
quale sono disponibili i dati globali per il calcolo l�impronta ecologica media
mondiale era di 2,85 ettari a persona.
108
Bisogna rilevare che l�impronta ecologica, nella sua attuale formulazione di calcolo,
porta ad una sottostima del territorio effettivamente impiegato dall'Uomo: essa infatti
ancora non prende in considerazione tutta una gamma di inquinamenti e di territorio
necessario ad assorbire la dispersione o lo stoccaggio di scorie, non considera, inoltre,
gli impatti sui beni culturali o sul paesaggio e diversi altri elementi che degradano le
risorse naturali e la qualità della vita. Il calcolo di questo particolare indicatore è
comunque suggerito per azioni di �reporting� ambientale e al fine di verificare
l�efficacia dell�adozione di politiche e provvedimenti ambientale a livello nazionale o
locale.
Una voce presente tra le più importanti è quella relativa al �territorio per produzione
di energia�. Si tratta di uno degli aspetti più interessanti dell�impronta ecologica. Una
delle giustificazioni logiche per convertire l�uso dell�energia fossile in una superficie
di territorio equivalente si basa sull�assunto che un�economia sostenibile dovrebbe
tendere ad aumentare le forme rinnovabili di consumo energetico.
Figura: Impronta ecologica procapite dell'Emilia-Romagna (ha di territorio impiegato
nel 1999 per tipologia di ecosistema; Impronta ecologica totale pari a 5,9 ha/cad).
2,1
0,03
0,60,4
0,5
2,4
0,0
1,0
2,0
3,0Terr. per energia
Territorio edificato
Territorio agricolo
Pascoli
Boschi
Mare
109
Per la valutazione dell�impronta ecologica della Regione Emilia-Romagna, ed in
particolare del singolo cittadino residente, si è fatto riferimento ai dati più aggiornati
possibile: Relazione Stato ambiente della Regione Emilia-Romagna (1999); ISTAT,
Consumi delle famiglie (1999); CORINE Land Cover (1994); ISTAT, Indice generale
nazionale dei prezzi al consumo (1997 - 2001).
L�impronta ecologica della Regione Emilia-Romagna nel 1999 risulta essere pari a
5,9 ha/cad. Applicando i fattori di equivalenza, previsti per il confronto con altre
realtà territoriali, il computo risulterebbe pari a 7,2 unità di superficie procapite di
"impronta ecologica equivalente" (il fattore di equivalenza rappresenta la capacità di
produrre biomassa di una categoria ecologica di un tipo di territorio rispetto alla
media mondiale). Quest'ultimo valore è superiore alla media nazionale pari a 5,51
unità di superficie procapite che a sua volta si pone in una situazione intermedia fra le
nazioni industrializzate. Comunque per quanto riguarda le �responsabilità� dei diversi
consumi, come appare evidente dal grafico, risultano molto significativi quelli
afferenti al settore energia.
110
3.3 Fattori di forza, opportunità, fattori di debolezza e rischi ambientali
L�analisi dei fattori di forza, dei fattori di debolezza, delle opportunità e dei rischi,
(anche conosciuta come analisi SWOT), è una tecnica usata spesso in economia per
elaborare strategie di azione e valutare situazioni di vantaggio/svantaggio
competitivo.
Nella VAS segue di solito l�analisi del quadro ambientale di riferimento contribuendo
ad evidenziarne gli elementi cruciali; serve ad indirizzare la valutazione delle
strategie di piano. Dalla considerazione della situazione regionale attuale scaturiscono
priorità strategiche volte a valorizzare le peculiarità e tipicità, a contenere situazioni
particolarmente critiche, a riportare sui binari della sostenibilità trend negativi, ad
evidenziare aree problema su cui investire con programmi di sviluppo declinati su
esigenze specifiche, ad indirizzare il monitoraggio su aspetti critici, e così via.
La tabella seguente riassume l'analisi SWOT effettuata sul contesto regionale.
FATTORI DI FORZA ATTUALI (elementi positivi attuali del sistema regionale)
OPPORTUNITA' PER IL FUTURO (elementi positivi potenziali o esterni al sistema reg.)
• uso efficiente dell�elettricità (indice
intensità elettrica inferiore ai valori
europei e nazionali)
• percorso già avviato di
riqualificazione del parco
termoelettrico
• progressiva sostituzione dei
combustibili derivati dal petrolio
con gas naturale meno impattante
• presenza di efficienti sistemi di
abbattimento degli inquinanti
• presenza di diverse tecnologie
innovative (ancora poco diffuse)
• trend di diminuzione significativa
• completa riqualificazione e
adeguamento parco termoelettrico
• sfruttamento delle semplificazioni e dei
vantaggi offerti dalla normativa sull'uso
delle fonti energetiche rinnovabili e il
risparmio energetico
• margini d'intervento sui consumi finali e
sul controllo della domanda di energia
• creazione di un sistema informativo per
controllare gli indicatori energetici ed
ambientali
• risparmio energetico nei processi
produttivi con elevato consumo di
calore e di freddo (come ceramiche ed
111
FATTORI DI FORZA ATTUALI (elementi positivi attuali del sistema regionale)
OPPORTUNITA' PER IL FUTURO (elementi positivi potenziali o esterni al sistema reg.)
delle emissioni di SOx da
combustione
• presenza di una diffusa rete di
trasporto del metano
alimentari)
• margini d�intervento nel settore
industriale per usi combinati di energia
termica ed elettrica (attività produttive
con ingenti consumi di energia termica)
• sistema urbano policentrico (possibilità
d'installazione di reti di
teleriscaldamento e di diffusione di
impianti di produzione distribuita)
• realizzazione d'impianti innovativi con
annesso monitoraggio, con divulgazione
dei risultati raggiunti in termini di
innalzamento dell�efficienza e di
risparmio realizzato
• sviluppo di tecnologie innovative (p.e.
diffusione delle pompe di calore del tipo
invertibile estate/inverno, sviluppi
commerciali della combustione ad
idrogeno, macchine elettriche, ecc.)
• diffusione e razionalizzazione dei
servizi pubblici di trasporto
• metanizzazione del trasporto pubblico
• rinnovo del parco veicoli stradali
• possibile rinnovamento dei trasporti da
"gomma" a "ferro"
• disponibilità di sistemi integrati di
smaltimento rifiuti, capaci di
selezionare frazioni a contenuto
energetico significativo
112
FATTORI DI DEBOLEZZA ATTUALI (elementi negativi attuali del sistema regionale)
RISCHI PER IL FUTURO (elementi negativi potenziali o esterni al sistema reg.)
• deficit elettrico
• scarsa efficienza del parco di
generazione energia esistente
• scarsa efficienza dei sistemi connessi
agli usi finali dell'energia (indice
intensità energetica superiore al valore
nazionale ed europeo)
• uso incompleto della potenza
termoelettrica installata
• scarso sfruttamento della
cogenerazione
• limitate fonti primarie di energia, fatta
esclusione del gas naturale
• basso ricorso alle fonti energetiche
rinnovabili
• abitazioni con riscaldamento elettrico
dell�acqua per usi sanitari
• le emissioni di NOx dal settore
energia (dovute principalmente ai
trasporti) non sono in linea con gli
obiettivi Europei per il 2010 (NECD)
• le emissioni di polveri fini (PM10) dal
settore energetico (dovute
principalmente ai trasporti) non sono
compatibili con gli obiettivi di qualità
dell'aria
• trend emissioni serra in forte aumento
strettamente legato all'andamento dei
consumi energetici
• subsidenza significativa legata alle
• consumi energetici regionali già
elevati, stanno crescendo molto
velocemente, più dei corrispettivi
valori nazionali ed europei
• a livello nazionale il settore energetico
è strutturalmente dipendente
dall'estero e questo si riflette anche
con rischi sull'adeguatezza dell'offerta
di energia a livello regionale
• sovraccarico reti di distribuzione e
vincoli esistenti di trasporto
transfrontaliero
• inconsapevolezza ambientale delle
politiche di settore connesse ai temi
dell'energia (p.e. trasporti)
• significativo aumento delle emissioni
climalteranti nella regione Emilia
Romagna anche in confronto ai valori
medi nazionali ed europei
• eccessiva pressione sui corpi idrici
superficiali (DMV compromesso)
• frammentazione reti ecologiche per
creazione nuove infrastrutture di
trasporto energetico (elettrodotti) e
nuove centrali
• sovraesposizione ai campi
elettromagnetici della popolazione
prossima agli elettrodotti
• pericoli sanitari localizzati presso
alcun impianti a rischio d'incidente
113
FATTORI DI DEBOLEZZA ATTUALI (elementi negativi attuali del sistema regionale)
RISCHI PER IL FUTURO (elementi negativi potenziali o esterni al sistema reg.)
attività antropiche, soprattutto presso
la costa ed in ambiti di bassa pianura
• basso ricorso alle fonti energetiche
rinnovabili, ciò anche in relazione a:
- scarsità di portata nei fiumi
Appenninici con impatti
significativi soprattutto per gli
ecosistemi fluviali di pianura
- possibilità di valorizzazione
dell'energia eolica soprattutto in
aree montane sottoposte a vincoli
ambientali e territoriali
rilevante
• eccessiva espansione di reti
infrastrutturali in ambienti naturali
sensibili (parchi, SIC, ecc.)
• rischi di ingressione marina a lungo
termine in valli costiere depresse e di
erosione costiera
114
4. Valutazione ambientale preventiva del piano
4.1 Scelta di indicatori
La scelta degli indicatori di valutazione è fatta in funzione degli obiettivi di sviluppo
sostenibile assunti dal PER. Tuttavia data la complessità dell'accezione completa di
sviluppo sostenibile, in senso lato definibile da parametri sia ambientali sia economici
sia sociali, in questa fase preliminare si è scelto di attenersi ad una nozione di
sostenibilità ristretta meramente al settore ambientale. Per la valutazione preliminare
del piano si è considerato opportuno scegliere un numero ristretto di indicatori
ambientali per descrivere ciascun obiettivo di sviluppo sostenibile del PER.
Secondo questo criterio gli indicatori principali della valutazione del PER sono sei:
a) emissioni serra del settore energia,
b) emissioni inquinanti dal settore energia (produzione/trasformazione di energia,
agricoltura, industria, civile, trasporti),
c) consumi di energia,
d) intensità energetica,
e) energia rinnovabile in rapporto ai consumi elettrici lordi,
f) impronta ecologica dei consumi dei prodotti energetici.
Gli obiettivi assunti dal piano sono già stati elencati e valutati sia in merito alla loro
coerenza interna che esterna.
Gli indicatori scelti sono rappresentativi, sia direttamente che indirettamente, dei
principali effetti sul territorio regionale esercitati dal PER e dal trend di sviluppo nella
nuova fase di liberalizzazione del mercato energetico. D'altra parte essi rappresentano
sinteticamente le prestazioni passate, attuali e previste sino al 2010, consentendo una
valutazione sistematica dell'efficacia della strategia proposta con il PER.
Le informazioni sugli indicatori sono in parte desunte dal PER, in parte frutto di
elaborazioni di dati ambientali, in parte raccolti dalla relazione stato ambiente della
regione Emilia Romagna.
115
Tabella: selezione degli indicatori di sviluppo sostenibile.
OBIETTIVI DEL PER
Val
oriz
zare
e sv
ilupp
are
le
font
i rin
nova
bili
ed a
ssim
ilate
Mig
liora
men
to d
elle
pr
esta
zion
i del
siste
ma
ener
getic
o
Ass
icur
are
cond
izio
ni. d
i co
mpa
tibili
tà a
mbi
enta
le e
si
cure
zza
soci
ale
dei
sist
emi e
nerg
. anc
he c
on
sosti
t. o
adeg
uam
. im
pian
ti
Ass
icur
are
la tu
tela
di u
tent
i e
cons
umat
ori
Prom
ozio
ne c
ompe
titiv
ità
del s
istem
a en
erge
tico
regi
onal
e
Con
tribu
ire a
l per
segu
imen
to
degl
i im
pegn
i naz
iona
li pe
r la
riduz
ione
dei
gas
serra
Prom
uove
re ri
spar
mio
en
erge
tico
e di
uso
ra
zion
ale
dell�
ener
gia
Emissioni serra del settore energia
Emissioni inquinanti del settore
energia
Consumi di energia
Intensità energetica
Frazione di Energie
rinnovabili rispetto ai consumi
elettrici lordi
IND
ICA
TOR
I DI S
VIL
UPP
O S
OST
ENIB
ILE
Impronta ecologica dei consumi di
energia
Nella tabella sono evidenziate le correlazioni tra gli indicatori di sviluppo sostenibile
utilizzati per la VAS e gli obiettivi assunti dal PER; i colori più scuri corrispondono
alle correlazioni più forti.
116
Il percorso di valutazione del PER viene affrontato di seguito per capitoli riguardanti
ciascuno un singolo indicatore, come individuato nelle righe della tabella precedente.
All'inizio di ciascun capitolo vengono ricordati, attraverso frasi interrogative, gli
obiettivi di sostenibilità ambientale espressi dal PER (individuati nelle colonne della
tabella precedente), relativi a ciascun indicatore.
Per rendere più leggibile la valutazione delle prestazioni ambientali del Piano, sono
stati realizzati dei grafici con due tipi di informazione:
• la parte dei grafici con le linee continue rappresenta la situazione attuale e
passata;
• le parti tratteggiate descrivono scenari di evoluzione futura.
La prestazione del piano è mostrata dalla �forbice� tra scenari spontanei e scenari di
Piano. Gli effetti delle singole scelte di Piano sono dettagliati con le frecce verticali
poste nella parte destra dei diagrammi.
Figura: trend del PIL dell'Emilia-Romagna (in milioni di Euro a prezzi 1995; Regione
Emilia-Romagna, 2002; ENEA, 2001; Istituto Tagliacarne, 2002).
Le politiche del PER si confrontano con due scenari estremi di sviluppo assunti per le
valutazioni al 2010:
60000
70000
80000
90000
100000
110000
1990 1995 2000 2005 2010
Trend bassi consumi (PIL incremento annuo di 1,5%)
Trend alti consumi (PIL incremento annuo di 2,0 %)
117
• trend alti consumi: per il futuro s'ipotizza una crescita alta del prodotto interno
lordo (ad un tasso medio annuo dell�2%), dei consumi energetici complessivi (ad
un tasso medio annuo del 2,3%) ed una crescita spontanea del sistema energetico
(quindi in assenza di un piano);
• trend bassi consumi: per il futuro s'ipotizza una crescita bassa del prodotto interno
lordo (ad un tasso medio annuo dell�1,5%, molto più realistico dal punto di vista
economico), dei consumi energetici complessivi (ad un tasso medio annuo del
0,9%) ed una crescita spontanea del sistema energetico (quindi in assenza di un
piano).
4.2. Emissioni serra dal sistema energetico regionale
► Il Piano contribuisce al perseguimento degli impegni nazionali per la riduzione
dei gas serra?
Dall'analisi dei dati sulle emissioni di CO2 dovuto ad usi energetici si verifica un
andamento crescente sino al 2000. Il piano, come si vede dal grafico seguente
s'impone di deviare quella linea di tendenza facendola convergere verso l'obiettivo di
Kyoto.
Un obiettivo fondamentale del Piano è contribuire al perseguimento degli impegni
nazionali ed europei per la riduzione dei gas serra. In questa sede è utile ribadire che
il rispetto dei parametri di Kyoto avviene su base volontaria attraverso l�assunzione di
obiettivi regionali di contributo alla riduzione nazionale. I consumi finali dell'Emilia
Romagna contribuiscono complessivamente a formare circa il 10% (dati '98) delle
emissioni di CO2 nazionali.
La riduzione nelle emissioni regionali di CO2 equivalente è un indicatore
fondamentale della pressione ambientale del sistema energetico, è opportuno
esaminare l�andamento delle emissioni di CO2 ed i relativi fattori di generazione.
118
Figura: variazioni delle emissioni serra dal settore energetico (emissioni di CO2
espresse in % dal 1990. Emilia-Romagna, 2002. EEA, 2002).
Con lo scenario "trend bassi consumi" si avrebbe una pressione ambientale al 2010 da
parte del sistema energetico di circa 28,6 Mt di CO2. Con lo scenario "trend alti
consumi" al 2010 si avrebbe una pressione del sistema energetico di 33,0 Mt di CO2.
Osservando la figura sulle emissioni serra si rileva in generale la complessità nel
mantenimento dell'impegno assunto dalla Regione Emilia-Romagna, soprattutto se si
confrontano le sue linee tendenziali con quelle nazionale e comunitaria. La politica
dell'Emilia-Romagna di riportare lo sviluppo spontaneo in linea con gli obiettivi di
Kyoto (in figura la linea "RER P.E.R.") comporta un netto cambio di direzione
rispetto al passato. In questa prospettiva il PER interviene sostanzialmente sulla
combinazione dei sistemi di produzione energetica ed i risparmi: in particolare
assume impegni sia per l'incremento delle fonti rinnovabili sia per favorire i risparmi
negli usi (civili, industriali, agricoli e trasporti).
Lo scenario di piano al 2010 prevede una emissione del sistema energetico di 22,4 Mt
di CO2 (curva "RER P.E.R."), con una riduzione delle emissioni di 6,2 Mt/anno
rispetto al trend bassi consumi oppure una riduzione 10,6 Mt/anno rispetto al trend
alti consumi.
119
4.3. Emissioni inquinanti del settore energia ► Il Piano assicura condizioni di compatibilità ambientale, sicurezza sociale del
sistema energia anche con la sostituzione e l’adeguamento degli impianti?
Per emissioni dal settore energetico si intendono quelle causate dai settori
produzione/trasformazione di energia, agricoltura, industria, civile e trasporti. In
particolare le prestazioni emissive degli impianti di produzione di energia in un
ipotesi di riconversione dovrebbero migliorare.
Confrontando le emissioni ed i consumi di un impianto tradizionale ad olio
combustibile ed un impianto a gas di uguale potenza, si ottengono i valori seguenti.
Tabella: confronto tra un impianto convenzionale ad olio combustibile pesante ed un
impianto a ciclo combinato a gas (i fattori dell�impianto convenzionale sono posti
uguali a 100; fonte dati: Edison, 2002; Enel, 2002; IPPC, 2001).
% COMB % CO2 % NOX % SO2 %.POLVERI
Impianto tradizionale ad olio combustibile (caldaia ad olio pesante - FGD (UMIDO)/ SCR/ESP)
100 100 100 100 100
Centrale a ciclo combinato a gas naturale (PM/SCR)
69,6 53,5 25,19 n.d. 6,66
Centrale a ciclo combinato a gas naturale PM (DLN)
69,6 53,5 22,9 n.d. n.d.
Centrale a ciclo combinato a gas naturale (PM DUE STADI - LOW NOX BURNERS)
69,6 53,5 35,87 0,012 n.d.
120
Figura: confronto tra un impianto convenzionale ad olio combustibile pesante ed un
impianto a ciclo combinato a gas. I fattori dell�impianto convenzionale sono posti
uguali a 100.
I valori riportati mostrano le condizioni di miglioramento massime ottenibili
sfruttando le attuali tecniche disponibili:
• per l'impianto convenzionale le caratteristiche considerate sono: capacità > 300
MWth; FGD(w) = desolforizzazione ad umido, SCR = riduzione catalitica
selettiva del NOx, ESP = precipitazione elettrostatica); per le emissioni ed i
consumi sono stati scelti valori più gravosi
• per l'impianto a gas le caratteristiche considerate sono: capacità > 300MWth; PM
= misure primarie per la riduzione degli NOx, LNB = bruciatori di NOx a bassa
temperatura, DLN = combustione secca a bassa temperatura di fiamma con
riduzione del NOx, SCR = riduzione catalitica selettiva degli NOx); per le
emissioni ed i consumi sono stati scelti valori meno gravosi. (Edison, 2002; Enel,
2002; IPPC, 2001)
Si evincono immediatamente dalla tabella e dal grafico sopra riportati i benefici in
termine di risparmio di combustibile nel caso di un impianto a ciclo combinato a gas
rispetto ad un impianto convenzionale. Questo valore si attesta su percentuali
prossime al 30%; inoltre si ha un abbattimento delle emissioni di CO2 e di NOx
rispettivamente pari al 50% e al 70%. Di notevole importanza è infine la trascurabile
emissione di polveri e di SO2 nel caso del ciclo combinato a gas.
0102030405060708090
10
%Combustibile
% emiss.CO
% emiss.NO
% emiss.SOx
% emiss.POLVERI
olio combustibile tradizionaleolio pesante-FGD(UMIDO)/
centrale a ciclonaturale
centrale a ciclonaturale (PM DUE STADI -BURNERcentrale a ciclonaturale
121
Biossidi di zolfo
Le concentrazioni in aria del biossido di zolfo registrate in regione sono rassicuranti,
essendo molto al di sotto dei limiti di qualità previsti ed in linea con gli obiettivi
europei al 2010 (NECD). L�ulteriore conversione a metano del parco di produzione
elettrica, degli impianti di riscaldamento domestico non ancora metanizzati e del
parco vetture diesel in vetture a benzina prevista dal Piano garantirà ulteriori
abbassamenti delle concentrazioni finora rilevate.
Ossidi di azoto
Per quanto riguarda l�NOx, il margine tra i valori registrati ed i limiti di qualità è
inferiore e non completamente in linea con gli obiettivi di qualità europei per il 2010
(NECD). L�utilizzo di camere di combustione a bassa temperatura di fiamma ed,
indirettamente, l�aumento dell�efficienza nell�uso dell�elettricità, previste dagli
indirizzi del Piano, contribuiranno ad una diminuzione delle emissioni; in tale campo,
tuttavia, si rileva la prevalenza assoluta del traffico veicolare tra le fonti di emissione;
l�attuale trend, che vede mantenersi costanti le concentrazioni, può quindi essere
migliorato soprattutto attraverso una efficace implementazione del Piano Regionale
dei Trasporti (PRIT 98).
Figura: emissioni di biossido di zolfo nel 1999 (Mg/a di SO2. ANPA, 2002).
- 50.000 100.000 150.000 200.000 250.000
P iemonte
Valle d'Aosta
Lombardia
Trentino Alto Adige
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Liguria
Emilia Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzi
Molise
Campania
P uglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
Trasporti
P roduzione cemento
Centrali termoelettriche
Raffinerie
Siderurgico
Domestico-terziario
Altre attività produttive
122
Figura: trend delle emissioni di SO2 ed NOx dal settore energetico
(produzione/trasformazione di energia, agricoltura, industria, civile, trasporti) in
Emilia-Romagna.
Monossido di carbonio
La concentrazione di monossido di carbonio rilevata in regione non è stata
mediamente preoccupante: si sono avuti numerosi superamenti del limite di qualità
sulla media oraria, ma non si è mai superato il livello di allarme. Il rinnovo del parco
termoelettrico previsto dal Piano contribuirà, favorendo combustioni complete, alla
riduzione delle emissioni di CO. Il Piano non può però intervenire direttamente sul
traffico veicolare, per il quale la graduale conversione del parco vetture dal gasolio
alla benzina ed il tendenziale aumento del numero di vetture fanno prevedere un
ulteriore aumento delle emissioni. Interventi che il Piano potrebbe prevedere a tal
proposito sono l�incentivazione del rinnovo del parco caldaie privato e la ricerca di
sistemi per l�abbattimento della CO negli impianti di incenerimento dei rifiuti, per i
quali, come vedremo, si auspica una maggiore diffusione.
Polveri
Per quanto riguarda il particolato fine PM10, invece, la situazione attuale è già molto
grave, con rilevazioni che indicano il superamento molto frequente di tutti i limiti,
previsti già oggi da decreti ministeriali e che saranno resi nettamente più restrittivi
dalla Direttiva Comunitaria che dal 2010 entrerà in vigore. Ancora una volta le
principali fonti di emissione (i vecchi autoveicoli diesel di grosse dimensioni ed i
123
motocicli a due tempi) appartengono solo indirettamente alla sfera di dominio della
pianificazione energetica (competendo in primo luogo a quella dei trasporti); il PER
può però, in fase di gestione del piano, intervenire sugli impianti di riscaldamento dei
grossi sistemi industriali e sul riscaldamento domestico. In tal senso il piano si
impegna a raddoppiare la diffusione della cogenerazione e dei processi di
sfruttamento del calore in cascata termica, per ridurre la necessità industriale di
ricorrere alla combustione per alimentare i propri servizi produttivi.
Benzene
Per quanto riguarda il benzene, il rispetto dell�attuale limite fissato dal D.M. 25/11/94
non deve illudere; il limite comunitario che sarà vigente dal 2010 impone alla regione
un rapido cambiamento d�indirizzo nel campo dei trasporti (responsabili della quasi
totalità delle emissioni di questo inquinante altamente cancerogeno) che dia seguito
all�impegno assunto con l�approvazione del PRIT.
124
4.4. Consumi energetici
► Il Piano promuove il risparmio energetico e l’uso razionale dell’energia?
Il consumo di energia è un indicatore rilevante per lo sviluppo sostenibile. In
particolare il rilievo dei consumi consente di mettere a fuoco le prestazioni in termini
di promozione del risparmio energetico e di uso razionale dell�energia. Per
evidenziare le prestazioni relative di regioni o territori differenti i consumi potrebbero
anche essere espressi in funzione degli abitanti o delle superfici servite. Questo
confronto può anche essere mostrato considerando la variazione percentuale dei
consumi rispetto ad un anno di riferimento. La figura seguente mostra appunto le
prestazioni dell�Emilia Romagna in termini di variazione percentuale dei consumi
rispetto al 1990.
Figura: crescita dei consumi finali di energia non rinnovabile (% rispetto al 1990);
(EEA, 2002; Regione Emilia-Romagna, 2002).
125
Tabella: crescita dei consumi finali di energia non rinnovabile (% rispetto al 1990).
1999 2010
Italia 14% 24%
Europa (EU 15) 12% 19%
Emilia-Romagna (trend alti consumi) 13% 46%
Emilia-Romagna (trend bassi consumi) 13% 24%
Emilia-Romagna (scenario PER-1, con alti consumi e con PER) 13% 29%
Emilia-Romagna (scenario PER-2, con bassi consumi e con PER) 13% 6%
(EEA, 2002; Regione Emilia-Romagna, 2002)
Per la costruzione del diagramma sono state utilizzate le stime dell�Agenzia Europea
per l�Ambiente e le previsioni del piano energetico nei due scenari.
Nel 1999 i consumi di energia sono cresciuti sia in Europa che in Italia tra il 12% ed
il 14% rispetto al 90. Le previsioni per il 2010 si attestano attorno ad un incremento
dei consumi finali europei del 19% e di quelli italiani del 24%, confermando una
tendenza generale volta al risparmio energetico ed all�incremento dell�efficienza.
Per l�Emilia Romagna il Piano si impegna ad una forte riduzione dei consumi finali
attraverso la promozione del risparmio energetico, calcolato attorno ai 1,86 Mtep,
ripartito nei vari settori. In particolare nel civile, il piano prevede un forte
coinvolgimento dei cittadini attraverso azioni di assistenza, consulenza ed
informazione, la promozione di centri dimostrativi e consulte energetiche. Nel settore
produttivo prevede la progressiva riqualificazione o sostituzione degli impianti
obsoleti, misure di sostegno alla progettazione e messa in circuito dei risultati della
ricerca scientifica e tecnologica, iniziative di diagnosi e certificazione energetica, lo
sviluppo dei titoli di efficienza energetica, la promozione dell�audit energetico e della
cogenerazione. Per la razionalizzazione dei consumi energetici nel settore dei
trasporti il piano prevede la diffusione di progetti applicativi per il governo della
mobilità cittadina, lo sviluppo dell�intermodalità, la realizzazione di infrastrutture
innovative come parcheggi di intescambio coordinati con il car sharing, il noleggio di
mezzi elettrici nei centri urbani, ecc. In questo modo si eviterebbe una produzione
pari a circa 21600 GWh/a.
126
Prevedendo per il 2010 ipotesi di alti consumi, la prestazione del piano risulta essere
indispensabile per evitare una insostenibile tendenza di crescita (che porterebbe ad un
aumento pari al 45% dei consumi finali rispetto al 90), ed avvicinarsi all�andamento
europeo e nazionale.
In uno scenario al 2010 di bassi consumi, supportata da una realistica previsione di
crescita economica, invece, la performance del PER inverte con decisione la tendenza
storica ad un aumento monotonale dei consumi energetici, portandosi in una
situazione privilegiata rispetto all�Europa e all�Italia.
127
4.5. Intensità energetica
► Il Piano migliora le prestazioni del sistema energetico regionale?
► Il piano promuove la competitività del sistema energetico regionale?
► Il Piano promuove il risparmio energetico e l’uso razionale dell’energia?
La figura seguente mostra le prestazioni di consumo in rapporto al PIL dell�Emilia
Romagna per i vari scenari considerati dal PER.
Figura: intensità energetica finale del PIL a prezzi costanti del 1995 (Tep/kEuro).
(stima da Enea, 2001).
Il grafico sopra, realizzato stimando per il 2010 il rapporto tra consumi energetici
finali e PIL secondo le previsioni del Piano, mette in luce la prestazione dell�Emilia
Romagna rispetto agli obiettivi comunitari, e di conseguenza nazionali, di riduzione
dei consumi energetici (riduzione dell�1% anno dell�intensità energetica finale al
2010). In ipotesi di alti consumi, gli interventi del piano sul risparmio energetico sia
nel settore civile, sia soprattutto in quello industriale e dei trasporti pur non
raggiungendo un livello di intensità energetica paragonabile a quello nazionale ne
ricalcano la tendenza alla progressiva riduzione, perseguendo di fatto il target
europeo. In ipotesi di bassi consumi, invece la prestazione della Regione, alla luce
degli interventi proposti, mira ad una drastica riduzione dell�indice di intensità
energetica, spezzando il legame fra crescita del PIL e corrispondente crescita dei
consumi energetici.
128
4.6. Fonti rinnovabili ► Il Piano valorizza e sviluppa le fonti rinnovabili ed assimilate?
L'energia rinnovabile gioca un ruolo importante nel processo di integrazione
ambientale nelle politiche energetiche. Indicatori utili sono soprattutto la % di fonti
energetiche rinnovabili sul totale dei consumi e la % sul totale della produzione
elettrica. Tali indicatori sono disponibili a livello sia europeo sia nazionale sia
regionale; le fonti rinnovabili potrebbero anche essere utilmente rapportate ai
consumi finali, ma in questo caso ci sarebbero lacune informative, soprattutto per le
scale sovraregionali.
Figura: frazione di fonti energetiche rinnovabili nel consumo interno lordo di energia
(%). (Commissione europea, 1999; EEA, 2002; RER 2002).
Figura: Produzione regionale lorda di elettricità fonti energetiche rinnovabili (FER)
sul consumo interno lordo di energia elettrica (%). (Commissione europea, 1999;
Direttiva 2001/77/CE; EEA, 2002; RER, 2002; GRTN, 2002).
129
Nei due grafici precedenti è subito evidente il fattore di debolezza regionale in
termini di produzione di energia rinnovabile e le future difficoltà a raggiungere i
livelli prestazionali europei. Le potenzialità di valorizzazione delle fonti energetiche
rinnovabili presentano alcuni limiti legati alle caratteristiche fisiche del territorio ed ai
vincoli derivanti dalla tutela ed uso plurimo delle risorse naturali (limitate potenzialità
morfologiche allo sviluppo dell'idroelettrico, sensibilità paesaggistica allo sviluppo di
impianti eolici, ecc.), che più approfondite verifiche programmatiche e progettuali
dovranno meglio evidenziare e risolvere. Il trend di medio-lungo termine per la
valorizzazione delle fonti rinnovabili a livello non solo regionale, ma complessivo
comunitario, richiederà politiche sovraregionali e progressi che dipendono dagli
sviluppi dalla ricerca scientifica e della maturazione commerciale di tecnologie più
efficienti.
Nel primo dei due grafici precedenti la previsione al 2010 è stata effettuata stimando,
per la Regione Emilia Romagna, il contributo % delle fonti energetiche rinnovabili
previsto dal PER sul consumo interno lordo di energia. Il grafico è prodotto sulla base
degli obiettivi indicativi espressi dal Libro bianco della Comunità europea.
Come si vede, nonostante la produzione di energia rinnovabile sia cresciuta in Italia
ed in Europa, in Emilia-Romagna non c�è stato un progresso analogo. Pur
migliorando la propria prestazione rispetto al trend storico, soprattutto grazie ad un
ampio sfruttamento delle biomasse, l�Emilia Romagna si discosterà progressivamente
dagli obiettivi nazionali ed europei (penetrazione delle fonti energetiche rinnovabili,
FER, del 12% al 2010). In sede di gestione del PER occorrerà introdurre vari
strumenti, (informazione, consulenza, incentivi, finanziamenti), che consentano di
accentuare ulteriormente il ricorso alle fonti rinnovabili e, con esso, il conseguimento
degli obiettivi UE, accentuando così il contributo nazionale. Le linee di tendenza per
la frazione di energia rinnovabile sui consumi totali non sono favorevoli e le
indicazioni europee per il 2010 non saranno probabilmente ottemperate. Gli obiettivi
potranno essere raggiunti solo attraverso azioni congiunte a livello nazionale,
regionale e locale. Considerando l�espansione prevista nei consumi energetici il tasso
di crescita di questo tipo di energia dovrebbe essere incrementato per raggiungere gli
obiettivi indicati dalla Commissione europea. Lo scostamento è comunque
comprensibile se si ravvisano le cause dei consumi lordi di energia, dovuti per una
130
porzione rilevante, al settore dei trasporti, su cui è più difficoltoso lo sfruttamento
delle FER.
Il secondo grafico mostra invece come nel settore elettrico, quello in cui i margini
d�azione diretti della pianificazione regionale sono più ampi, molto influente sia il
contributo del PER alla penetrazione delle fonti rinnovabili. Il calcolo è stato eseguito
ipotizzando una produzione lorda totale di energia elettrica da fonti energetiche
rinnovabili sommando il contributo promesso dal piano (2000 GWh) all�energia
elettrica FER complessivamente prodotta in Regione allo stato attuale (valori al 2000,
pari ad una produzione fonti energetiche rinnovabili lorda di 1225 GWh).
E' soprattutto lo sfruttamento delle biomasse che porterà la Regione a seguire la
tendenza europea ed a contribuire al raggiungimento degli obiettivi nazionali.
L'Unione Europea ha chiesto infatti all'Italia di impegnarsi per produrre al 2010 il
25% della propria elettricità prodotta da fonte rinnovabile, contro il 18% circa attuale:
uno sforzo che implica passare dai 56,2 TWh del 2000 (i 60 TWh del 2001 sono
attribuibili all'eccezionale idraulicità) ad almeno 75 TWh nel 2010.
Si deve comunque tenere in considerazione che la quota FER per l�Italia al 2010,
indicata nella Direttiva (75-76 TWh), comprende anche l�apporto della parte non
biodegradabile dei rifiuti urbani ed industriali in conformità alla normativa
comunitaria sulla gestione dei rifiuti. Questo contribuisce ad evidenziare il divario fra
la prestazione nazionale e quella regionale, in cui a ragione, sono state conteggiate
come rinnovabili solo le frazioni di biomassa di tipo biodegradabile.
Gli stati membri danno contributi notevolmente diversi in termini di % di energia
rinnovabile sul totale dei consumi. Come si può vedere dal grafico sotto, Svezia,
Portogallo ed Austria fanno ampio ricorso alle fonti energetiche rinnovabili. Esempi
importanti in Europa di politiche di successo si riscontrano, oltre al già citato solare
termico in Austria, in Germania e Danimarca, grazie all'eolico, e, in misura minore in
Spagna, che oggi ha imprese che ambiscono ad investire in Italia. Nuove realtà
industriali sono state costruite con un lavoro coerente di lungo periodo. In Italia la
quota parte di rinnovabili si attesta attorno al 16 sul totale dei consumi energetici.
131
Figura: % fonti energetiche rinnovabili sul totale dei consumi lordi di energia (fonte
Commissione europea, 1999; EEA, 2002). Il grafico mostra i trend passati (97-99) ed
i contributi dei vari stati membri e della Regione Emilia Romagna al raggiungimento
degli obiettivi della direttiva 2001/77/CE sulla promozione dell�energia elettrica
prodotta da fonti rinnovabili nel mercato interno dell�elettricità.
Per fronteggiare il processo di crescita della penetrazione elettrica, in fase di gestione
del PER, appaiono opportune alcune ulteriori azioni incisive:
• sulla promozione del fotovoltaico;
• sulla diffusione di motori elettrici ad alta efficienza;
• sul solare termico nel settore civile, con l�uso della tecnologia integrata �pannelli
solari - caldaia supplementare a metano� che è ormai tra le più competitive a
livello nazionale ed internazionale;
• sui recuperi energetici dai rifiuti, sia per separazione della componente
combustibile e susseguente sfruttamento del suo potere calorifico, sia per
produzione di biogas da digestione anaerobica.
Nel campo residenziale ad una ragionevole prevalenza del gas naturale fa riscontro,
infatti, una quasi totale assenza di contributi di fonti rinnovabili. Un impegno più
basato sui settori interessanti (il solare termico per usi di acqua calda sanitaria o di
riscaldamento ambientale ed il teleriscaldamento eventualmente integrato con
0
10
20
30
40
50
60
70
80
INGHIL
TERRA
SVEZIA
SPAGNA
PORTOGALLO
OLANDA
LUSSEMBURGO
IRLANDA
GRECIA
GERMANIA
FRANCIA
FINLANDIA
DANIMARCA
BELGIO
AUSTRIA
ITALIA UE
RER
1997
1999
2010
2010 ipotesi alta
132
impianti cogenerativi sembrano offrire enormi prospettive) potrebbe produrre buoni
risultati in tempi rapidi.
Esaminando gli interventi previsti nella diffusione del rinnovabile si osserva
l�impegno per un loro intenso sfruttamento; una rapida analisi dell�efficienza
specifica degli investimenti, ottenuta ricavando il rapporto previsto toinvestimen
evitate CO di emissioni 2
ed espressa in Lit. mldanno
COt 2
⋅, ci mostra come l�ulteriore sfruttamento di fonti
rinnovabili idroelettriche, geotermiche o da biomasse presenta efficienze specifiche
molto superiori rispetto a quelle degli investimenti nel solare termico, nel fotovoltaico
e nel risparmio energetico nel settore civile. Occorre però tenere conto del fatto che,
come già sottolineato, gli ulteriori margini d�intervento in tali settori sono minimi
mentre gli investimenti nelle fonti rinnovabili legate all�energia solare presentano
grosse prospettive per il futuro, come si sostiene nel campo scientifico, e potenzialità
di enormi dimensioni.
Un ultima considerazione importante riguarda l�integrazione del problema dello
smaltimento dei rifiuti con la produzione elettrica, attraverso la valorizzazione del
contenuto energetico della frazione combustibile. I termovalorizzatori consentono di
alimentare cicli a vapore con buoni livelli entalpici del fluido in condizioni di inizio
espansione; standard minimi di recupero energetico per gli impianti di smaltimento
sono inoltre stati istituiti dal decreto Ronchi.
Si ricorda, comunque, che solo parte dei rifiuti può essere considerata una fonte
energetica rinnovabile. In particolare la direttiva 77/2001/CE definisce «fonti
energetiche rinnovabili», le fonti energetiche rinnovabili non fossili (eolica, solare,
geotermica, del moto ondoso, maremotrice, idraulica, biomassa, gas di discarica, gas
residuati dai processi di depurazione e biogas); ed intende per «biomassa», la parte
biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui provenienti dall'agricoltura
(comprendente sostanze vegetali e animali) e dalla silvicoltura e dalle industrie
connesse, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani;
Tenendo conto dei progressi effettuati in regione in materia di raccolta differenziata e
dell�elevata frazione combustibile dei rifiuti (in particolare degli imballaggi) appare
quindi opportuna una maggiore attenzione alle prospettive di recupero energetico, sia
per la produzione di energia elettrica, sia per possibili utilizzi termici connessi
all�ubicazione dell�impianto rispetto a siti produttivi o residenziali nelle vicinanze.
133
4.7. L�impronta ecologica dei consumi energetici
► Il Piano assicura condizioni di compatibilità ambientale, sicurezza sociale del
sistema energia anche con la sostituzione e l’adeguamento degli impianti?
► Il Piano tutela il consumo di energia?
L�impatto ambientale di un gruppo umano può essere utilmente descritto come il
prodotto di tre fattori: il numero di individui, il consumo medio di risorse per persona
e un indice della dannosità ambientale dei consumi. L�impronta ecologica considera
ciò e, come abbiamo già spiegato in precedenza, è un buon indice per controllare gli
impatti antropici sugli ecosistemi. Maggiori sono i consumi, tanto più è esteso il
territorio necessario a sostenerli e più elevata risulta l'impronta ecologica. E' utile
calcolare l'evoluzione dell'impronta per controllare lo sviluppo verso condizioni a
maggiore o minore sostenibilità dei consumi. Nel capitolo precedente, quello sugli
stati ambientali di riferimento, si è mostrato che attualmente in Emilia-Romagna tra i
consumi più difficili da sostenere ci sono proprio quelli relativi all'energia: il
�territorio necessario per la produzione di energia� è pari a circa il 50 % di quello
complessivamente necessario alla regione. Il diagramma seguente indica l'evoluzione
dell'impronta relativa ai consumi energetici dell'Emilia-Romagna.
Figura: variazione dell'impronta ecologica dei consumi energetici in Emilia-Romagna (variazioni % rispetto al 1990. Nostra stima). Nel riquadro in alto a sinistra sono riportati i rapporti percentuali tra i componenti responsabili dell'impronta ecologica.
134
Per la costruzione del grafico si sono stimate le variazioni temporali di consumo da
diversi tipi di fonti, fossili e rinnovabili e infine, applicando specifici fattori di
impronta, si è stimata la superficie di territorio che serve per assorbire la CO2 emessa
dai consumi. Come per gli altri indicatori ambientali anche la valutazione
dell�impronta ecologica impone di selezionare alcuni scenari di riferimento per i
consumi energetici. Comunque i dati di trend risultano sempre più alti e nello
scenario peggiore "di alti consumi", affinché vengano rispettati i limiti posti dalla
natura, ogni abitante dell'Emilia-Romagna dovrebbe trovare almeno tre persone
disposte a consumare circa un quarto della biocapacità media pro capite a livello
mondiale. Senza gli interventi pianificati di risparmio energetico nei settori civile,
produttivo (industriale soprattutto) e dei trasporti, il sistema regionale mette a
repentaglio i limiti della sostenibilità e della capacità rigenerativa degli ambienti.
Se il nostro obiettivo è quello di raggiungere modelli di consumo energetico
realmente �sostenibili�, basati anche su principi di equità tra i consumatori di energia,
diventano cruciali i modelli di consumo, il risparmio di risorse e la capacità di
misurare i progressi fatti con il piano. Nel 1999 l'impronta è cresciuta rispetto al 90 di
oltre il 10%. Le previsioni tendenziali per il 2010 si attestano attorno ad un
incremento dei consumi finali tra il 25% ed il 45%, confermando una tendenza
generale di incompatibilità dei consumi. Il Piano si impegna ad una riduzione
dell'impronta finale attraverso la promozione del risparmio energetico ripartito nei
vari settori, in particolare nei settori produttivo (riqualificazione o sostituzione degli
impianti obsoleti, l�audit energetico, la cogenerazione, ecc.) e dei trasporti (progetti
per il governo della mobilità cittadina, l�intermodalità, ecc.). Solo nel caso che per il
2010 si verifichi l'ipotesi peggiore di alti consumi, le scelte di piano non sarebbero
sufficienti ad invertire l'attuale tasso di crescita. In questa eventualità estrema, in sede
di gestione del PER, sarà necessario introdurre vari ulteriori strumenti, (informazione,
consulenza, incentivi, finanziamenti, ecc.) che consentano di sostenere maggiormente
il risparmio di energia ricavata da metano e petrolio.
135
5. Controlli ambientali La valutazione ambientale preventiva del PER, nella fase di gestione del piano, dovrà
essere integrata da altri strumenti di verifica.
Il controllo delle prestazioni ambientali del PER dovrebbe aiutare le autorità
competenti ad indirizzare i piani provinciali, comunali, i progetti ed eventualmente ad
applicare miglioramenti al piano regionale stesso. Le tecniche di controllo dei piani,
le VAS in itinere ed ex-post, non sono ancora state definite con precisione. In questa
sede si è scelto di adottare gli stessi schemi impostati a livello europeo per controllare
i programmi di spesa dei fondi strutturali. In questo capitolo si intende soprattutto
tracciare le linee guida per altre valutazioni successive, anticipando alcuni criteri utili
ad integrare la dimensione ambientale nelle misure di intervento. In particolare nelle
tabelle seguenti, per ogni scelta di piano con effetti ambientali significativi, è riportata
una descrizione sintetica in cui:
• la prima colonna indica gli obiettivi specifici che il PER associa alle scelte;
• la seconda colonna indica gli obiettivi ambientali esterni al PER, direttamente
riferiti alla scelta di riferimento (una stima della coerenza di questi obiettivi con
quelli del PER è effettuata nel capitolo 2 della presente valutazione).
• la terza colonna riporta gli effetti ambientali attesi dall'attuazione della scelta e
degli interventi ad essa associati (una stima quantificata dell'effetto atteso delle
scelte sulla situazione ambientale di riferimento è già effettuata nel capitolo
precedente con maggiore dettaglio; la specifica di ulteriori indicatori di controllo,
esplicitati nell'ultima colonna, permetterà di effettuare, in fase di attuazione degli
interventi, un controllo ulteriore sul livello di conseguimento degli obiettivi
ambientali);
• nelle colonne quarta, quinta e sesta sono indicate le disposizioni volte ad integrare
la dimensione ambientale nella scelta di piano; in particolare nella quarta colonna
si indicano le azioni e le misure a finalità ambientale prefigurate dal PER; nella
quinta colonna si indicano i criteri di selezione e di attuazione degli interventi (il
contenuto di tale colonna si completerà con maggiori dettagli nelle fasi successive
di definizione del sistema di supporto alle decisioni del piano); nella sesta colonna
sono riportati gli indicatori associabili ad azioni o interventi da monitorare nelle
prossime fasi.
136
Scelta del PER: AZZERARE IL DEFICIT ELETTRICO REGIONALE
Linee guida per integrazione della dimensione ambientale
Obiettivi specifici
Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al
settore di intervento
Stima dell'incidenza sull'ambiente
Azioni e/o misure a finalità ambientale Criteri di selezione, meccanismi premiali, specifiche modalità di attuazione Indicatori di controllo
! Valorizzare e sviluppare le fonti rinnovabili ed assimilate ! Migliorare le prestazioni del sistema energetico
! Assicurare condizioni. di compatibilità ambientale e sicurezza sociale del sistema energetico. anche con sostituzione o adeguamento impianti
! Assicurare la tutela di utenti e consumatori ! Promozione competitività del sistema energetico regionale
! Promuovere risparmio energetico e di uso razionale dell�energia
! Riduzione delle emissioni serra ! Attuazione normativa ambientale ! Integrazione considerazioni ambientali in tutte le politiche di settore ! Introduzione SGA, EEEI ! Informazione e coinvolgimento cittadini ! Introduzione VIA VAS ! Conversione al metano ! Aumento,1%/anno efficienza nel settore industriale ! Rispetto limiti emissioni ! Verifica capacità di carico ambiente per rifiuti e consumo risorse ! IPP, marchi ecologici approvvigionamento verde ! Chiusura ciclo rifiuti ! aumentare penetrazione delle FER nel consumo interno lordo di energia ! garantire la sicurezza degli approvvigionamento e limitare la dipendenza dai paesi extracomunitari. ! Migliorare efficienza energetica ! Integrazione del problema clima nelle politiche settoriali trasporti energia ! Sviluppo R&S
Possibili incidenze negative: ! vedi tabelle sulle linee
d�impatto cap. 3.2: emissioni inquinanti emissioni climalteranti elevato prelievo idrico frammentazi. ecomosaico produzione reflui. rischi d'incidente rilevante ecc. Incidenze positive: ! i nuovi impianti di produzione ad alta efficienza, più economici e più rispettosi dell�ambiente escluderà dal mercato gli impianti più obsoleti ed inquinanti; ! la produzione interna del proprio fabbisogno elettrico minimizza la presenza di elettrodotti e riduce le perdite di rete.
- A fronte di una domanda prevista di 32 TWh, il PER prevede un incremento della cogenerazione per 3,5 TWh, dell�idroelettrico per 200 MWh e della biomassa per 1,2 TWh, oltre che dell�eolico e del fotovoltaico (per circa 100 MWh). - Il resto della potenza dovrebbe essere bilanciata con la creazione di nuove centrali e repowering di quelle esistenti le cui maggiori prestazioni energetico ambientali dovrebbero rapidamente escludere dal mercato (perché economicamente sconvenienti) le vecchie e obsolete centrali ad olio combustibile ed a carbone. Altre misure: - contenimento dei consumi di energia, miglioramento delle condizioni di compatibilità ambientale, utilizzo delle fonti rinnovabili di energia nella climatizzazione e illuminazione degli ambienti, nella produzione di energia ed acqua calda sanitaria negli edifici; - miglioramento dell'efficienza energetica e delle condizioni di compatibilità ambientale nei processi di produzione, trasformazione, trasporto e distribuzione dell'energia; - riduzione dei consumi specifici di energia e il miglioramento delle condizioni di compatibilità ambientale nei processi produttivi; - realizzazione di reti di teleriscaldamento; - produzione di energia da fonti rinnovabili; - progetti di valorizzazione delle biomasse; - valorizzazione delle biomasse vegetali e dei reflui zootecnici; - gestione razionale dei rifiuti urbani orientata ad incrementare le attività di riutilizzo, riciclo e recupero delle materie prime e/o dell'energia, a garantire più elevate condizioni di compatibilità ambientale; - introduzione di sistemi e componenti volti a
Per la valutazione dei progetti di costruzione ed esercizio di impianti di produzione di energia elettrica si fa riferimento ai criteri generali esposti nell�Accordo tra Governo, Regioni, Province, Comuni e Comunità montane del 5 settembre 2002. A) Compatibilità con gli strumenti di pianificazione esistenti generali e settoriali d�ambito regionale e locale, anche ai sensi del D. Lgs. 351/99. B) Coerenza con le esigenze di fabbisogno energetico e dello sviluppo produttivo della regione o della zona interessata richiesta, con riferimento anche alle ricadute di soddisfacimento del fabbisogno energetico e di sviluppo produttivo sulle regioni confinanti. C) Coerenza con le esigenze di diversificazione delle fonti primarie e delle tecnologie produttive; saranno in ogni caso considerati coerenti gli impianti alimentati da fonti rinnovabili, come definite dal decreto legislativo 16 marzo 1999, n.79 che risultano congruenti con gli atti e gli indirizzi regionali. D) Grado di innovazione tecnologica, con particolare riferimento al rendimento energetico ed al livello di emissioni dell�impianto proposto. E) Utilizzo delle migliori tecniche ai fini energetici ed ambientali, con particolare riferimento alla minimizzazione delle emissioni di NOx e CO, tenendo conto della specifica dimensione dell�impianto. F) Massimo utilizzo possibile dell�energia termica cogenerata. G) Riduzione o eliminazione, ove esistano, di altre fonti di produzione di energia e di calore documentata con apposite convenzioni e accordi volontari con le aziende interessate. H) Diffusione del teleriscaldamento, in relazione alla specifica collocazione dell�impianto, finalizzato alla climatizzazione anche delle piccole utenze produttive e delle utenze private di piccole dimensioni, con la
Indicatori utilizzati per la valutazione ex ante: - Emissioni serra del
settore energia - Emissioni inquinanti del
settore energia - Consumi di energia - Intensità energetica
Frazione di energie rinnovabili rispetto ai consumi elettrici lordi
- Impronta ecologica dei consumi di energia
Esempi di altri indicatori utilizzabili in fase di gestione del PER - Progetti con finalità
ambientale (% sul tot. dei finanziamenti erogati) o di informaz. -sensibilizzaz. sul risparmio energetico. N° nuove organizzazioni energetiche certificate EMAS,
- Occupazione creata nel settore ambientale
- N° marchi di qualità amb. ottenuti dalle imprese energetiche
- Variazione della superficie delle aree ecologicamente attrezzate (% dei distretti energetici)
137
Scelta del PER: AZZERARE IL DEFICIT ELETTRICO REGIONALE
Linee guida per integrazione della dimensione ambientale
Obiettivi specifici
Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al
settore di intervento
Stima dell'incidenza sull'ambiente
Azioni e/o misure a finalità ambientale Criteri di selezione, meccanismi premiali, specifiche modalità di attuazione Indicatori di controllo
recuperare scarti e materiali residuati dal processo produttivo, a conseguire la valorizzazione energetica, il riutilizzo o il riciclaggio degli stessi; - applicazione di sistemi intelligenti di trasporto, aumento della capacità di trasporto pubblico con mezzi elettrici/ibridi o a gas, la organizzazione di servizi per la diffusione di mezzi per la mobilità delle persone e delle merci a basso impatto ambientale; - allestimento, nell�ambito dei programmi integrati d�area, di progetti in grado di conseguire un elevato grado di copertura della domanda di energia a mezzo di fonti rinnovabili; - razionalizzazione energetica della illuminazione pubblica; - riqualificazione energetica del sistema edilizio urbano, nell�ambito dei programmi integrati, dei programmi di recupero e riqualificazione urbana, ai sensi della legislazione nazionale e regionale in materia, anche attraverso lo sviluppo dei sistemi di produzione distribuita e l�adeguamento delle reti energetiche urbane.
messa a disposizione di un servizio di pubblica utilità per i centri urbani coinvolti. I) Minimizzazione dei costi di trasporto dell�energia e dell�impatto ambientale delle nuove infrastrutture di collegamento dell�impianto proposto alle reti esistenti. J) Riutilizzo prioritario di siti industriali già esistenti, anche nell�ambito dei piani di riconversione di aree industriali. K) Concorso alla valorizzazione e riqualificazione delle aree territoriali interessate, compreso il contributo allo sviluppo e all�adeguamento della forestazione ovvero tutte le altre misure di compensazione delle criticità ambientali territoriali assunte anche a seguito di eventuali accordi tra il proponente e l�Ente locale. L) Completezza ed affidabilità delle modalità previste per ottemperare all�obbligo posto dall�articolo 11 del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79, relativamente all�immissione di nuova energia da fonti rinnovabili. M) Nel caso uno stesso territorio sia interessato da più progetti, le Regioni possono promuovere la valutazione comparativa degli stessi sulla base dei criteri precedentemente esposti.
- Variazione rispetto allo stato precedente di:
- N. persone esposte a livelli eccessivi di inquinamento;
- Persone esposte a rischi industriali rilevanti;
- rifiuti recuperati o riciclati (%);
- consumi energia, di cui non rinnovabile;
- Variazione delle emissioni di CO2
138
Scelta del PER: RISPARMIO ENERGETICO NEI SETTORI CIVILE, INDUSTRIALE, AGRICOLO E DEI TRASPORTI
Linee guida per integrazione della dimensione ambientale
Obiettivi specifici
Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al
settore di intervento
Stima dell'incidenza sull'ambiente
Azioni e/o misure a finalità ambientale Criteri di selezione, meccanismi premiali, specifiche modalità di attuazione Indicatori di controllo
! Miglioramento delle prestazioni del sistema energetico ! Assicurare condizioni. di compatibilità ambientale e sicurezza sociale dei sistema energetico anche con sostituzione o adeguamento impianti ! Assicurare la tutela di utenti e consumatori ! Promozione competitività del sistema energetico regionale ! Contribuire al perseguimento degli impegni nazionali per la riduzione dei gas serra ! Promuovere risparmio energetico ed uso razionale dell�energia
! Riduzione delle emissioni serra ! Attuazione normativa ambientale ! Integrazione considerazioni ambientali in tutte le politiche di settore ! Introduzione ecotasse ed incentivi, promozione della negoziazione dei titoli di efficienza energetica di dimensione significativa ! Introduzione SGA, EEEI ! Informazione e coinvolgimento cittadini ! Introduzione VIA VAS ! Conversione al gas naturale ! Aumento 1%/anno efficienza nel settore industriale ! Aumento regime fiscale energia ! R&S ! Rispetto limiti emissioni ! Verifica capacità di carico ambiente per rifiuti e consumo risorse ! IPP, marchi ecologici approvvigionamento verde; ! Chiusura ciclo rifiuti; ! aumentare la penetrazione delle FER nel consumo interno lordo di energia;
Possibili incidenze positive: ! elevate prestazioni d�efficienza energetica implicano un minore utilizzo di combustibili (per esempio nel settore dei trasporti, maggiore responsabile delle emissioni di CO, NOX e NMVOC) e di processi di combustione, di conseguenza si riduce l�immissione di inquinanti e di agenti climalteranti in atmosfera.
Mobilità: potenziamento della capacità di trasporto pubblico con mezzi elettrici/ibridi o a gas, organizzazione di servizi per la diffusione di mezzi per la mobilità delle persone e delle merci a basso impatto ambientale; rinnovo del parco degli autobus del trasporto pubblico locale con veicoli a ridotte emissioni inquinanti, post-trattamento del gas di scarico ed impiego di carburanti alternati nelle flotte di autobus circolanti per la riduzione delle emissioni in atmosfera; misure di controllo del traffico urbano, realizzazione e gestione integrata di sistemi innovativi per la mobilità collettiva (car sharing, car pooling, creazione di parcheggi scambiatori); ! rinnovo, potenziamento del materiale rotabile ferroviario per il trasporto passeggeri di competenza regionale; ripotenziamento della mobilità ciclistica; ! Interscambio, monitoraggio, regolazione, controllo del traffico e sviluppo dei Piani Urbani della Mobilità: ! Adeguamento della distribuzione commerciale nei centri urbani con mezzi a basso impatto ambientale (alimentati a metano, GPL ed elettrici), transit point, sistemi di e-government; ! Realizzazione di stazioni di rifornimento di carburanti alternativi e di ricarica per veicoli elettrici Sistemi urbani: programmi per la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio pubblico con interventi di miglioramento dell'involucro edilizio degli edifici, al fine di minimizzare i consumi energetici sia in riscaldamento che in raffrescamento, adozione di apparecchiature e sistemi di regolazione in campo illuminotecnico, promozione dell�uso razionale dell�energia, delle fonti rinnovabili, degli impianti di produzione distribuita, delle reti di distribuzione di energia; Progetto �impianti termici�; programmi per la promozione di tecniche bioclimatiche, ecologiche,
- Selezione e finanziamento di azioni che contribuiscono a raggiungere l�obiettivo di riduzione dell�intensità energetica dell�1,5 punti % anno; - Coerenza con esistenti piano energetico a livello locale o con processi di A21L; - Esistenza di processi di A21L di un piano d'azione locale, di sistemi di gestione ambientale ai sensi del regolamento CE 761/2001; - Applicazione del principio di precauzione per i progetti i cui impatti ambientali siano di difficile previsione; - Presenza di aree ecologicamente attrezzate (ai sensi della LR 20/2000); - I programmi triennali di attuazione del PER, sulla base degli obiettivi ambientali (colonna 3), individueranno criteri di selezione, meccanismi premiali, specifiche modalità di attuazione.
Indicatori utilizzati per la valutazione ex ante: - Emissioni serra del settore energia - Emissioni inquinanti del settore energia - Consumi di energia - Intensità energetica - Frazione di energie rinnovabili rispetto ai consumi elettrici lordi - Impronta ecologica dei
consumi di energia Esempi di altri indicatori utilizzabili in fase di gestione del PER - Energia (tep/anno) risparmiate su interventi di riqualificazione energetica pubblica; - Energia (tep/anno) risparmiate su interventi di razionalizzazione della pubblica illuminazione, - Energia (tep/anno) risparmiate su interventi di riqualificazione energetica dell�industria; - Energia (tep/anno) risparmiate su interventi di sostituzione del parco veicoli e di razionalizzazione del sistema dei trasporti
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Scelta del PER: RISPARMIO ENERGETICO NEI SETTORI CIVILE, INDUSTRIALE, AGRICOLO E DEI TRASPORTI
Linee guida per integrazione della dimensione ambientale
Obiettivi specifici
Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al
settore di intervento
Stima dell'incidenza sull'ambiente
Azioni e/o misure a finalità ambientale Criteri di selezione, meccanismi premiali, specifiche modalità di attuazione Indicatori di controllo
! garantire la sicurezza degli approvvigionamento e limitare la dipendenza dai paesi extracomunitari. ! Migliorare efficienza energetica ! Integrazione del problema clima nelle politiche settoriali trasporti energia
domotiche; realizzazione di reti di teleriscaldamento; gestione razionale dei rifiuti urbani orientata ad incrementare le attività di riutilizzo, riciclo e recupero delle materie prime e/o dell'energia, a garantire più elevate condizioni di compatibilità ambientale; adozione di sistemi di rifasamento dei carichi elettrici e di azionamenti elettrici a frequenza variabile; adozione di apparecchi utilizzatori particolarmente efficienti, sia alimentati a combustibili fossili che ad energia elettrica, certificati in base alla esistente normativa relativa alla etichettatura energetica; applicazione di sistemi di regolazione e di telecontrollo degli impianti, e di sistemi di contabilizzazione; applicazione di sistemi di cogenerazione, utilizzo di recuperi termici e di energia termica proveniente da reti di teleriscaldamento alimentate da sistemi di cogenerazione o da sistemi alimentati a biomasse o rifiuti; impiego di sistemi ad energia solare, sia termica che fotovoltaica, ed energia geotermica. Processi produttivi: Investimenti per il miglioramento dell'efficienza energetica e delle condizioni di compatibilità ambientale nei processi di produzione, trasformazione, trasporto interventi volti alla riduzione delle emissioni di metano dalle reti di distribuzione); riduzione dei consumi energia e di adozione di combustibili a minor impatto ambientale; produzione, recupero, trasporto di energia derivante da cogenerazione; introduzione di sistemi e componenti volti a recuperare scarti e materiali residuati dal processo produttivo, a conseguire la valorizzazione energetica, il riutilizzo o il riciclaggio degli stessi Sistema agro-forestale: sviluppo, manutenzione e gestione sostenibile del patrimonio forestale, ivi compresi piani economici, piani di imboschimento, rimboschimento e arboricoltura da legno e progetti di valorizzazione delle biomasse; reti di distribuzione di
pubblici; - Numero di nuovi utenti collegati a una rete di teleriscaldamento; - Numero ed entità di nuovi impianti di cogenerazione ecc.; - N° di accordi stipulati tra regione e distributori per il conseguimento; dell�obiettivo di riduzione dell�intensità energetica (1,5%); - N. progetti pilota (% sul tot. dei finanziamenti erogati) di cui di informaz.-sensibilizzazione, sul risparmio energetico. - Numero nuove campagne informative sul risparmio energetico finanziate dalla regione - N° nuove organizzazioni energetiche certificate EMAS - N. progetti di risparmio energetico. realizzati da ESCO (società di servizi energetici) - N° marchi di qualità amb. ottenuti, di cui per i servizi energetici Variazione rispetto allo stato attuale di: - rifiuti recuperati o riciclati (%);
140
Scelta del PER: RISPARMIO ENERGETICO NEI SETTORI CIVILE, INDUSTRIALE, AGRICOLO E DEI TRASPORTI
Linee guida per integrazione della dimensione ambientale
Obiettivi specifici
Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al
settore di intervento
Stima dell'incidenza sull'ambiente
Azioni e/o misure a finalità ambientale Criteri di selezione, meccanismi premiali, specifiche modalità di attuazione Indicatori di controllo
energia in aree non servite; sviluppo sostenibile dell'agricoltura, con particolare riferimento alle colture agricole dedicate, alla valorizzazione delle biomasse vegetali e dei reflui zootecnici; Servizi: acquisizione progetti inerenti la gestione razionale dell�energia, con particolare riferimento a: - strumenti innovativi di finanziamento e nuovi prodotti finanziari di sostegno del rischio - servizi alle imprese e agli utenti finali dell'energia, anche al fine di cogliere le opportunità offerte dal mercato liberalizzato; - diagnosi e misure energetiche; - certificazioni energetiche ed ambientali; - sistemi informatici; - attività di formazione; - programmi di informazione e orientamento; - attività di ricerca applicata, innovazione e sperimentazione; - studi e ricerche per la conoscenza delle risorse energetiche territoriali ovvero delle migliori tecnologie disponibili sul mercato e adattamento delle stesse al sistema produttivo regionale, compresa l'acquisizione di brevetti; nuovi strumenti regolamentari e amministrativi atti a semplificare e sostenere l'applicazione dell'uso razionale dell'energia e delle fonti rinnovabili, ivi compresi i criteri di aggiudicazione delle gare d'appalto economicamente rilevanti per la fornitura di beni e servizi per conto della pubblica amministrazione.
- consumi energia, di cui non rinnovabile; - Variazione delle emissioni di CO2 imputabili al risparmio ed alla razionalizzazione dei consumi energetici. - Occupazione creata nel settore ambientale (p.e. energy managers, certificatori, auditor ecc.) - persone esposte a rischi industriali rilevanti;
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Scelta del PER: SVILUPPO FONTI RINNOVABILI
Linee guida per integrazione della dimensione ambientale
Obiettivi specifici
Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al
settore di intervento
Stima dell'incidenza sull'ambiente
Azioni e/o misure a finalità ambientale Criteri di selezione, meccanismi premiali, specifiche modalità di attuazione Indicatori di controllo
! Valorizzare e sviluppare le fonti rinnovabili ed assimilate
! Miglioramento delle prestazioni del sistema energetico
! Assicurare condizioni. di compatibilità ambientale e sicurezza sociale dei sistema energ. anche con sostit. o adeguam. impianti
! Assicurare la tutela di utenti e consumatori
! Promozione competitività del sistema energetico regionale
! Contribuire al perseguimento degli impegni nazionali per la riduzione dei gas serra
! Promuovere risparmio
! Riduzione delle emissioni serra ! aumentare la penetrazione delle FER nel consumo interno lordo di energia ! garantire la sicurezza degli approvvigionamento e limitare la dipendenza dai paesi extracomunitari; ! attuazione normativa ambientale; ! integrazione considerazioni ambientali in tutte le politiche di settore; ! introduzione SGA, EEEI; ! informazione e coinvolgimento cittadini; ! Aumento regime fiscale energia ! rispetto limiti emissioni; ! verifica capacità di carico ambiente per rifiuti e consumo risorse; ! IPP, marchi ecologici approvvigionamento verde; ! Chiusura ciclo rifiuti; ! migliorare efficienza energetica; ! Integrazione del problema clima nelle politiche settoriali trasporti energi
Possibili incidenze positive: ! riduzione significativa delle emissioni climalteranti (c.a 5 milioni di tonnellate anno CO2 eq.); distribuzione energia pulita in aree difficilmente raggiungibili dalla rete; ! Combinazione virtuosa tra sfruttamento di risorse energetiche endogene (biomassa) e gestione e manutenzione del territorio. (chiusura del cerchio) Possibili incidenze negative: ! vedi tabella sulle linee d�impatto (cap. 4)
Promozione e sviluppo delle fonti rinnovabili Solare termico Fotovoltaico Biomasse Energia eolica Utilizzo delle fonti rinnovabili di energia nella climatizzazione e illuminazione degli ambienti, nella produzione di energia ed acqua calda sanitaria negli edifici; produzione combinata di energia elettrica e calore come cogenerazione; realizzazione di reti di teleriscaldamento; sviluppo e la gestione sostenibile del patrimonio forestale, ivi compresi piani economici o di gestione, piani di imboschimento, rimboschimento e arboricoltura da legno e progetti di valorizzazione delle biomasse; sviluppo sostenibile dell'agricoltura, con particolare riferimento alle colture agricole dedicate, alla valorizzazione delle biomasse vegetali e dei reflui zootecnici; gestione razionale dei rifiuti urbani orientata ad incrementare le attività di riutilizzo, riciclo e recupero delle materie prime e/o dell'energia, a garantire più elevate condizioni di compatibilità ambientale; introduzione di sistemi e componenti volti a recuperare scarti e materiali residuati dal processo produttivo, a conseguire la valorizzazione energetica, il riutilizzo o il riciclaggio degli stessi; allestimento, nell�ambito dei programmi integrati d�area, di progetti in grado di conseguire un elevato grado di copertura della domanda di energia a mezzo di fonti rinnovabili Studio e sperimentazione di biocarburanti e
Coerenza con esistenti piano energetico a livello locale o con processi di A21L; Presenza di sistemi di gestione ambientale ai sensi del regolamento CE 761/2001; Applicazione del principio di precauzione per i progetti i cui impatti ambientali siano di difficile previsione; Presenza di aree ecologicamente attrezzate (ai sensi della LR 20/2000); I programmi triennali di attuazione del PER, sulla base degli obiettivi ambientali (colonna 3), individueranno criteri di selezione, meccanismi premiali, specifiche modalità di attuazione.
Indicatori utilizzati per la valutazione ex ante: - Emissioni serra del settore energia - Emissioni inquinanti del settore energia - Consumi di energia - Intensità energetica - Frazione di energie rinnovabili rispetto ai consumi elettrici lordi - Impronta ecologica dei consumi di energia Esempi di altri indicatori utilizzabili per il monitoraggio delle prestazioni del piano sul fronte FER: - N. certificati verdi rilasciati; - N. occupati nel settore FER; - % sul tot. dei finanziamenti erogati ad impianti FER; - N° marchi di qualità amb. ottenuti per i servizi energetici; - Variazione rispetto allo stato precedente di; - rifiuti recuperati o riciclati (%); - consumi energia, di
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Scelta del PER: SVILUPPO FONTI RINNOVABILI
Linee guida per integrazione della dimensione ambientale
Obiettivi specifici
Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al
settore di intervento
Stima dell'incidenza sull'ambiente
Azioni e/o misure a finalità ambientale Criteri di selezione, meccanismi premiali, specifiche modalità di attuazione Indicatori di controllo
energetico e di uso razionale dell�energia
biocombustibili. Strumenti innovativi di finanziamento e nuovi prodotti finanziari di sostegno del rischio d'impresa Servizi alle imprese e agli utenti finali dell'energia (attività di formazione, programmi di informazione attività di ricerca applicata, innovazione sperimentazione e orientamento anche al fine di cogliere le opportunità offerte dal mercato liberalizzato; studi e ricerche per la conoscenza e la valorizzazione delle risorse energetiche territoriali ovvero delle migliori tecnologie disponibili sul mercato e adattamento delle stesse al sistema produttivo regionale, compresa l'acquisizione di brevetti; nuovi strumenti regolamentari e amministrativi atti a semplificare e sostenere l'applicazione delle fonti rinnovabili, ivi compresi i criteri di aggiudicazione delle gare d'appalto economicamente rilevanti per la fornitura di beni e servizi per conto della pubblica amministrazione.
cui non rinnovabile; - Variazione delle emissioni di CO2
143
Sistemi informativi dedicati
Le scelte strategiche della Regione Emilia Romagna presuppongono un controllo
costante delle prestazioni ambientali delle nuove realtà di governo, impiantistiche di
produzione, trasformazione e trasporto, oltre che naturalmente, di consumo finale, ed
un monitoraggio in continuo di quelle esistenti, per tutto il periodo di riferimento
2002-2010. I parametri che verranno scelti per il controllo delle prestazioni
ambientali del PER dovranno presentare caratteristiche di reperibilità, misurabilità,
rappresentatività e �tracciabilità�. E' opportuna la conoscenza della panoramica del
settore della produzione, con analisi del presente parco di centrali termoelettriche; per
ogni impianto sarebbe utile visualizzare la potenza elettrica fornita, la tecnologia
utilizzata, le taglie delle macchine presenti, l�energia elettrica mediamente prodotta in
un anno, gli inquinanti emessi ed eventuali dati su recenti criticità ambientali
verificatesi nella zona ed addebitabili all�impianto stesso. Risulterebbe inoltre utile
l'informazione sulle caratteristiche dei siti vicini alle infrastrutture ed i siti d'impianto
(attività presenti nelle vicinanze, stato di qualità delle componenti ambientali, ecc.).
Perciò saranno necessariamente utili strumenti di supporto informatico, come sistemi
informativi e GIS dedicati al settore energia. Tali strumenti dovranno consentire ai
responsabili della gestione del PER di effettuare una periodica relazione
sull�andamento dell�esecuzione dei programmi in modo da correggere in tempo reale
situazioni devianti o non in linea con gli obiettivi.
Networking
E' necessaria la creazione di una rete di referenti a livello provinciale responsabili sia
della misura dei parametri scelti per il controllo sia della trasmissione periodica degli
stessi ai responsabili della gestione del piano. Sarà così più semplice indirizzare
Provincie e Comuni, i loro piani locali, classificare i potenziali interventi eseguibili
(introduzione della migliore tecnologia esistente, adeguamenti di taglie di macchine
ecc.) e gestire le richieste di nuovi progetti, pianificando la distribuzione territoriale
delle infrastrutture, delle centrali da installare. Molti autoproduttori, da quando è
consentito lo scambio bidirezionale di energia elettrica con la rete e sempre più con la
liberalizzazione del mercato dell�energia, trovano semplice e conveniente
l�integrazione delle domande termiche e meccaniche dei loro settori produttivi e dei
144
servizi con la produzione di energia per autoconsumo e vendita. E� però noto che,
specie in un quadro normativo in fase di evoluzione, i margini di miglioramento sono
molto grandi e subordinati all�effettuazione di un censimento puntuale degli impianti
(per lo meno di quelli con potenze elettriche installate superiori al MW).
Il monitoraggio dei principali indicatori energetici ed ambientali gioca, un ruolo
primario nel coadiuvare le amministrazioni che si attivano per realizzare sul proprio
territorio piani energetici locali. In un quadro normativo nazionale in rapida
evoluzione e privo di ogni riferimento stabilizzato, occorre fornire loro un valido
sistema di supporto nella definizione delle procedure per la individuazione e la
localizzazione delle nuove strutture energetiche, focalizzando gli strumenti di
intervento in rapporto con le altre politiche settoriali (es. trasporti, rifiuti, ecc.), ed in
relazione con il sistema ambiente.
Criteri di scelta degli interventi e di indirizzo dei piani
La Regione Emilia Romagna, dovrà costruire un processo autorizzativo per
l�insediamento degli impianti di produzione elettrica che dovrà necessariamente
integrarsi con il regolamento nazionale in corso di definizione. Perciò si deve
prevedere un�autonoma azione della Regione per �un�auto-normazione� delle
valutazioni da portare sul tavolo nazionale attraverso un approccio che veda il sistema
istituzionale (Regione, Provincie e Comuni) e gli strumenti di pianificazione
territoriale convergere su comuni obiettivi. Il rapporto del sistema energetico
regionale con l�ambiente va pensato all�interno del nuovo scenario di liberalizzazione
dal quale discende la scelta di dotare la regione di una strumentazione di valutazione
ambientale complessiva.
Questa scelta comporterà poi per la Regione anche la necessità di usufruire di un
sistema di criteri a supporto alle decisioni che tenga debitamente conto delle
implicazioni sociali, economiche ed ambientali dello sviluppo del settore energetico
per valutare le condizioni di compatibilità delle strutture energetiche previste sul
territorio regionale. Ciò implica oltre ad uno stretto rapporto di collaborazione tra
Arpa Emilia Romagna e il servizio energia della Regione, intrapreso sin dalle prime
fasi di elaborazione delle linee guida del Piano energetico, la realizzazione in Regione
di un sistema unico a rete che, attraverso alleanze ed accordi, provveda alla gestione
comune delle informazioni e alla presenza integrata e sinergica di enti regionali e
145
nazionali che a diverso titolo si occupano di energia e ambiente, quali ENEA,
ASTER, CESI, ecc. Per questo obiettivo potrebbero essere utilizzate risorse
comunitarie accanto a risorse regionali costituendo l�Agenzia Energetica Regionale.
Partendo dagli aspetti di tutela considerati dalla normativa regionale e da quella
sovraordinata, è però necessario spingersi oltre, proponendo dei sistemi di supporto
alle decisioni (come le analisi di sensibilità territoriale) che offrano nuove prospettive
di valutazione delle possibilità o delle criticità e dei rischi potenzialmente derivanti
dalle misure del Piano energetico regionale. La definizione di strumenti decisionali e
dei criteri di valutazione dei sistemi energetici è condizione essenziale per conseguire
gli obiettivi di chiarezza nel processo liberalizzazione/integrazione del mercato
dell'energia ed al contempo afferisce all'esigenza di sviluppare una rete di operatori
pubblico-privati che deve procedere in conformità agli obiettivi delle
programmazione energetica regionale.
Il programma di controllo focalizza ed approfondisce in particolare:
• la necessità di modelli di riferimento e di specifici strumenti di supporto ai
processi decisionali, necessari per integrare la dimensione ambientale nei
programmi e nei piani di azione degli Enti locali.
• l�individuazione di condizioni ed opportunità favorevoli per attivare forme di
alleanze/partnership tra diversi attori presenti sul territorio regionale e lo sviluppo
di un�efficace integrazione con gli strumenti di gestione ambientale;
• la promozione di attività di formazione rivolta ai tecnici, ed una maggiore
disponibilità di risorse finanziarie per sciogliere il �nodo� costituito dal rapporto
partecipazione/decisione, mediante approcci di costruzione strutturati ed evoluti
nelle metodologie di supporto e gestione dei processi d�informazione e
partecipazione rivolti ad un pubblico allargato;
l�opportunità di sviluppare, la comunicazione interna alla rete attraverso il sostegno e
l�orientamento ad esperienze pilota comuni.
146
TABELLA: RIASSUNTO DEL PROGRAMMA DI CONTROLLO AMBIENTALE DEL SISTEMA ENERGETICO REGIONALE TEMPI (inizio 2° semestre 2002)
OBIETTIVI OPERATIVI 2°
sem
1°
sem
2°
sem
1°
sem
2°
sem
1°
sem
2°
sem
1°
sem
2°
sem
1°
sem
2°
sem
1°
sem
2°
sem
1°
sem
2°
sem
1°
sem
2°
sem
1 PRECISAZIONE DEL SET DI INDICATORI AMBIENTALI (DPSIR) •
2 PREDISPOSIZIONE SISTEMA INFORMATIVO GEOREFERENZIATO A RETE •
3 ELABORAZIONE DI CRITERI DI VALUTAZIONE E DI SCELTA •
4 NETWORKING • • • • • • • • • • • • • • • • •
6 REDAZIONE VAS PERIODICHE (IN ITINERE ED EX POST) • • • • • • • •
CRITERI GUIDA PER IL CONTROLLO AMBIENTALE
! Ciascun obiettivo operativo viene esplicitato nel seguito. Si cercherà in tal modo di suddividere l�attività di controllo ambientale in azioni
stabilite in senso temporale e sotto la precisa responsabilità di referenti definiti.
! Arpa sceglierà i parametri di controllo più adatti per una periodica e costante valutazione delle prestazioni ambientali del Piano, in particolare gli
indicatori saranno suddivisi in più gruppi a seconda della tipologia e delle modalità di controllo su di essi effettuate.
! Dovranno essere scelti dei referenti sia a livello comunale sia provinciale per la raccolta e la veicolazione delle informazioni relative alla
misurazione degli indicatori scelti.
! Dovrà essere realizzato un sistema informativo georeferenziato e leggero, informato con i dati reperiti ai vari livelli sul territorio con le modalità
spiegate al punto precedente e gestite (che significa continuamente aggiornate ed adeguatamente processate) con questo progetto informatico,
fruibile anche per le valutazioni ambientali di altri piani e programmi. In particolare la costruzione dell�architettura del sistema sarà oggetto di un
apposita convenzione tra Regione Emilia Romagna ed Arpa, che dovrà realizzare il sistema entro marzo 2003; mentre l�alimentazione del sistema
dovrà rappresentare una attività continua durante tutto il periodo di gestione del piano e dovrà coinvolgere tutti i referenti della rete di cui
all�obiettivo operativo n. 4.
147
! L�elaborazione dei criteri di valutazione e di scelta per il piano, ossia la realizzazione del Sistema di Supporto alle Decisioni (SSD, costituito
dall�insieme delle mappe, delle informazioni, dei metodi e modelli a disposizione per la valutazione in tempo reale delle scelte da effettuare in
campo energetico, dal punto di vista ambientale) presuppone un continuo aggiornamento delle informazioni che ne costituiscono la sostanza
(fornite dalla rete di attori) in modo tale da rendere sempre attuale la visione generale sulle pressioni, sensibilità, opportunità ed eventuali rischi
che il territorio presenta.
! Gli output del SSD saranno utilizzati da Arpa per la redazione periodica delle VAS in itinere ed ex post del PER.
! Occorrerà essere sempre in grado di fornire pareri, istruire studi ambientali, effettuare valutazioni ambientali in fase di gestione del piano per
eventuali richieste di installazione di nuove strutture energetiche
! Occorrerà utilizzare i risultati del sistema di supporto alle decisioni per informare le scelte di gestione del piano (attribuzione dei finanziamenti;
istruttorie per il rilascio di autorizzazioni alla costruzione di nuovi impianti; ecc.)
! Occorrerà utilizzare i risultati del SSD anche per valutare le prestazioni delle attività finanziate per calibrare eventuali ulteriori finanziamenti
sulla base dei risultati ottenuti.
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MACRO-OBIETTIVO: Realizzazione del programma di controllo del sistema energetico regionale.
OBIETTIVO OPERATIVO 1 ENTI COINVOLTI
SCELTA DEL SET DI INDICATORI AMBIENTALI REGIONE (ASS. AA PP e ASS. AMBIENTE) ARPA, ENEA
PROVINCE, COMUNI
ASTER, CESI
TEMPI (SETTIMANE) ( 1= 3a settimana di ottobre 2002) AZIONI DEL CONTROLLO 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24
1 Incontro informativo tra Arpa ed enti coinvolti su PER a VAS del PER •
2 incontri per la scelta di un sistema allargato di indicatori (DPSIR) •
3 Suddivisione dell�insieme di indicatori sulla base della finalità informativa • • • • •
4 Scelta degli indicatori e criteri di controllo definitivi • • • • • • • • • •
CRITERI GUIDA PER QUESTO OBIETTIVO OPERATIVO
! Verrà formalizzata una convenzione che prevede la realizzazione di un sistema di indicatori finalizzato principalmente al controllo ambientale del piano, ma anche alla
implementazione di un sistema di supporto alle decisioni utile per una gestione ambientale del piano energetico.
! Verrà inviata, con buon anticipo a tutti gli enti coinvolti una copia del Piano, della relativa VAS, ed un primo set di indicatori in modo tale da informare i referenti sulle
strategie e gli obiettivi ambientali stabiliti per il periodo di riferimento.
! Ogni struttura dovrà contribuire a precisare il set di indicatori idonei per il controllo sul raggiungimento delle prestazioni ambientali definite dal piano(determinanti,
pressioni, impatti, ecc.
! In riunioni plenarie Arpa coordinerà i lavori che verranno messi a confronto con quelli realizzati dalle varie strutture; in queste fasi dovrà essere definito un primo set
allargato di indicatori e criteri condivisi.
! Dal set allargato si estrapoleranno i parametri per il controllo degli interventi, che andranno ad formare il sistema informativo a rete (alcuni saranno comuni per tutte le
provincie, altri saranno riferiti a aree critiche o a situazioni di particolare sensibilità territoriale.
! La scelta del set definitivo di controllo dovrà coinvolgere tutti i referenti. A tal proposito sarà necessario fare riferimento ai criteri generali esposti nell�Accordo tra Governo,
149
Regioni, Province, Comuni e Comunità montane del 5 settembre 2002. Alla luce di quanto premesso, si riportano i seguenti criteri generali di valutazione dei progetti di
costruzione ed esercizio di impianti di produzione di energia elettrica. A) Compatibilità con gli strumenti di pianificazione esistenti generali e settoriali d�ambito regionale e
locale, anche ai sensi del D.Lgs. 351/99. B) Coerenza con le esigenze di fabbisogno energetico e dello sviluppo produttivo della regione o della zona interessata richiesta, con
riferimento anche alle ricadute di soddisfacimento del fabbisogno energetico e di sviluppo produttivo sulle regioni confinanti. C) Coerenza con le esigenze di diversificazione
delle fonti primarie e delle tecnologie produttive; saranno in ogni caso considerati coerenti gli impianti alimentati da fonti rinnovabili, come definite dal decreto legislativo 16
marzo 1999, n.79 che risultano congruenti con gli atti e gli indirizzi regionali. D) Grado di innovazione tecnologica, con particolare riferimento al rendimento energetico ed al
livello di emissioni dell�impianto proposto. E) Utilizzo delle migliori tecnologie ai fini energetici ed ambientali, con particolare riferimento alla minimizzazione delle
emissioni di NOx e CO, tenendo conto della specifica dimensione dell�impianto. F) Massimo utilizzo possibile dell�energia termica cogenerata. G) Riduzione o eliminazione,
ove esistano, di altre fonti di produzione di energia e di calore documentata con apposite convenzioni e accordi volontari con le aziende interessate. H) Diffusione del
teleriscaldamento, in relazione alla specifica collocazione dell�impianto, finalizzato alla climatizzazione anche delle piccole utenze produttive e delle utenze private di piccole
dimensioni, con la messa a disposizione di un servizio di pubblica utilità per i centri urbani coinvolti. I) Minimizzazione dei costi di trasporto dell�energia e dell�impatto
ambientale delle nuove infrastrutture di collegamento dell�impianto proposto alle reti esistenti. J) Riutilizzo prioritario di siti industriali già esistenti, anche nell�ambito dei
piani di riconversione di aree industriali. K) Concorso alla valorizzazione e riqualificazione delle aree territoriali interessate, compreso il contributo allo sviluppo e
all�adeguamento della forestazione ovvero tutte le altre misure di compensazione delle criticità ambientali territoriali assunte anche a seguito di eventuali accordi tra il
proponente e l�Ente locale. L) Completezza ed affidabilità delle modalità previste per ottemperare all�obbligo posto dall�articolo 11 del decreto legislativo 16 marzo 1999, n.
79, relativamente all�immissione di nuova energia da fonti rinnovabili. M) Nel caso uno stesso territorio sia interessato da più progetti, le Regioni possono promuovere la
valutazione comparativa degli stessi sulla base dei criteri precedentemente esposti
!
MODALITÀ DI VERIFICA DELL’OBIETTIVO OPERATIVO Il set di indicatori e criteri prestazionali di controllo è completo alla data programmata?
Il set di indicatori e criteri prestazionali di controllo è condiviso da tutti i referenti della rete, alla data programmata?
Il set prestazionale di controllo permette di valutare periodicamente il raggiungimento degli obiettivi ambientali del piano?
Il set prestazionale di controllo, alla data programmata, è facilmente fruibile da tutti i referenti della rete?
150
MACRO-OBIETTIVO: Realizzazione del programma di controllo del sistema energetico regionale.
OBIETTIVO OPERATIVO 2 ENTI COINVOLTI
PREDISPOSIZIONE SISTEMA INFORMATIVO
GEOREFERENZIATO A RETE.
REGIONE ARPA, ENEA
PROVINCE, COMUNI
ASTER, CESI
TEMPI (MESI) AZIONI DEL CONTROLLO Ottobre
2002
Novembre
2002
Dicembre
2002
Gennaio
2003
Febbraio
2003
Marzo
2003
Aprile
2003
Maggio
2003
Giugno
2003
1 Creazione ed articolazione dell�architettura informatica • • • • • • • • •
2 Selezione dei parametri prescelti per il controllo da parte dei referenti delle varie
strutture • • • • •
3 Realizzazione di mappe e modelli rappresentanti l�evoluzione del sistema energetico
regionale e della sensibilità territoriale • • • • • • •
4 Pubblicazione dei primi risultati del sistema informativo •
CRITERI GUIDA PER QUESTO OBIETTIVO OPERATIVO
! Verrà formalizzata una convenzione che prevede la realizzazione dell�architettura strutturale di un sistema informativo georeferenziato a rete.
! Il sistema informativo progettato non dovrà costituire una struttura a sé, ma dovrà naturalmente implementare il già esistente sistema informativo nazionale ambientale.
! Dovrà essere realizzata una prima architettura informatica a rete, con caratteristiche di immediatezza e snellezza, capace di restituire in forma georeferenziata le informazioni
provenienti dai vari nodi.
! I referenti, opportunamente formati sul funzionamento e la gestione del sistema, avranno il compito di convogliare verso Arpa, tutte le informazioni ottenute sugli indicatori
scelti per il controllo del piano.
! Il sistema informativo deve essere costantemente alimentato con le informazioni fornite dai nodi, periodicamente riassunte o schematizzate attraverso mappe tematiche e
relazioni riassuntive.
151
! Le carte, dovrebbero rendere conto delle sensibilità territoriali e delle possibili pressioni, insistenti sul territorio regionale, nella situazione attuale e nelle condizioni
programmate di sviluppo del sistema della produzione energetica.
! Dovranno essere sviluppati modelli per la valutazione delle alternative di progetto su interventi finanziabili con il PER (analisi multicriteriali).
! Dovranno essere programmati seminari finalizzati alla formazione dei referenti sul sistema informativo energetico ambientale ed alla sua implementazione, sulla creazione
di procedure per il reporting periodico dei dati o delle misurazioni, sulle modalità di redazione di relazioni di accompagnamento, ecc.
! È fondamentale per la formazione di una coscienza diffusa ed equilibrata delle tematiche energetiche ed ambientali, una periodica e corretta pubblicazione dei principali
risultati delle misurazioni nel territorio di competenza, accompagnata da un testo esplicativo in linguaggio non tecnico.
152
MACRO-OBIETTIVO DI CONTROLLO: Realizzazione del programma di controllo del sistema energetico regionale.
OBIETTIVO OPERATIVO 3 ENTI COINVOLTI
ELABORAZIONE DI CRITERI DI VALUTAZIONE E DI SCELTA REGIONE
ARPA
TEMPI (MESI- 1= ottobre 2002) AZIONI DEL CONTROLLO ott nov dic gen feb mar apr mag giu lug ago sett ott nov dic
1 Implementazione di procedure per la gestione delle richieste di pareri legati alle
istruttorie per le autorizzazioni dei nuovi impianti • • • • •
2 Creazione di procedure per la valutazione in itinere di progetti legati al piano
energetico • • • • •
3 Creazioni di linee guida sulla valutazione d�impatto ambientale di progetti di grandi
impianti di produzione termoelettrica • • • • •
4 Realizzazione di mappe delle opportunità e dei condizionamenti per lo sviluppo del
sistema energetico sul territorio • • • • •
5 Creazione di linee guida per la certificazione ambientale dei piani energetici
(provinciali e comunali) e dei distretti energetici • • • • • •
6 Pubblicazione e diffusione periodica di risultati delle valutazione in itinere • • • •
CRITERI GUIDA PER QUESTO OBIETTIVO OPERATIVO
! Verrà formalizzata una convenzione che prevede la realizzazione di un sistema di supporto alle decisioni, utile per la considerazione delle problematiche ambientali durante
il percorso di gestione del piano energetico.
! Sarà possibile utilizzare i risultati del monitoraggio e gli output del sistema informativo quale supporto alle decisioni per la gestione ambientale in itinere del piano.
! Dovranno essere realizzate una serie di procedure e modelli per l�auto � valutazione dei piani energetici a scala locale sulla base della rispondenza alle direttive ed alle
prescrizioni presenti nel PER.
! Dovranno essere realizzate una serie di procedure e modelli per essere in grado di esprimere pareri formali su progetti di impianti o strutture energetiche a scala locale sulla
153
base della rispondenza alle direttive ed alle prescrizioni presenti nel PER e dei risultati forniti dal sistema informativo (mappe rappresentanti sensibilità e pressioni che
caratterizzano un determinato territorio, situazioni di particolare criticità, situazioni di rischio da tamponare con immediati interventi, ecc.).
! Dovranno essere realizzate linee guida per la valutazione d�impatto ambientale di impianti per la produzione ed il trasporto energetico.
! Il sistema informativo dev'essere alimentato con le informazioni fornite dai nodi, periodicamente riassunte attraverso mappe tematiche e relazioni riassuntive.
! Dovranno essere programmati seminari finalizzati alla formazione dei referenti regionali per la pianificazione energetica sui risultati del sistema di supporto costruito in
modo da informare le loro decisioni strategiche con contenuti ed informazioni ambientali, ecc.
! È fondamentale per la formazione di una coscienza diffusa ed equilibrata delle tematiche energetiche ed ambientali, una periodica e corretta pubblicazione dei principali
risultati delle misurazioni nel territorio di competenza, accompagnata da un testo esplicativo in linguaggio non tecnico.
154
MACRO-OBIETTIVO DI MONITORAGGIO: Realizzazione del programma di controllo del sistema energetico regionale.
OBIETTIVO OPERATIVO 4 ENTI COINVOLTI
NETWORKING
REGIONE ARPA, ENEA
PROVINCE COMUNI
ASTER, CESI
TEMPI (inizio ottobre 2002) AZIONI DEL CONTROLLO 2°
sem
1°
sem
2°
sem
1°
sem
2°
sem
1°
sem
2°
sem
1°
sem
2°
sem
1°
sem
2°
sem
1°
sem
2°
sem
1°
sem
2°
sem
1°
sem
2°
sem
1 Scelta dei referenti per ciascun ente •
2 Formazione dei referenti sui contenuti e gli obiettivi del piano, della VAS e del
controllo (Seminario sul sistema energetico) •
dic
3 Scambio periodico informazioni e dati fra i referenti della rete ed i responsabili della
valutazione ambientale in itinere (Arpa) • • • • • • • • • • • • • • • • •
4 Alimentazione continua del SIT • • • • • • • • • • • • • • • • •
5 Pubblicazione periodica dei risultati delle misure • • • • • • • • •
CRITERI GUIDA PER QUESTO OBIETTIVO OPERATIVO
! Ciascun ente coinvolto nomina propri referenti con il compito di convogliare verso Arpa le informazioni ottenute dalla misurazione degli indicatori scelti per il monitoraggio
del piano.
! Dovranno essere programmati seminari finalizzati alla formazione dei referenti sul sistema energetico, sulle opportunità di finanziamento, sulle implicazioni del suo
sviluppo, sul ruolo del monitoraggio nella valutazione in itinere ed ex post.
! Creazione di procedure per il reporting periodico dei dati o delle misurazioni, di relazioni di accompagnamento, ecc.
! È fondamentale per la formazione di una coscienza diffusa ed equilibrata delle tematiche energetiche ed ambientali, una periodica e corretta pubblicazione dei principali
risultati delle misurazioni nel territorio di competenza, accompagnata da un testo esplicativo in linguaggio non tecnico.
155
MACRO-OBIETTIVO DI MONITORAGGIO: Realizzazione del programma di controllo del sistema energetico regionale.
OBIETTIVO OPERATIVO 5 ENTI COINVOLTI
REDAZIONE VAS PERIODICHE (IN ITINERE ED EX POST) ARPA
TEMPI (inizio ottobre 2002) AZIONI DEL CONTROLLO 2°
sem
1°
sem
2°
sem
1°
sem
2°
sem
1°
sem
2°
sem
1°
sem
2°
sem
1°
sem
2°
sem
1°
sem
2°
sem
1°
sem
2°
sem
1°
sem
2°
sem
1 REDAZIONE DI VALUTAZIONI AMBIENTALI PERIODICHE SULLA BASE
DEI RISULTATI DEL CONTROLLO • • • • • • • •
2 PUBBLICAZIONE E DIFFUSIONE PERIODICA DELLE VALUTAZIONE IN
ITINERE (E PUBBLICAZIONE VAS EX POST) • • • • • • • •
3 PUBBLICAZIONE E DIFFUSIONE DELLA VAS EX POST •
CRITERI GUIDA PER QUESTO OBIETTIVO OPERATIVO
! Verrà formalizzata una convenzione che prevede la realizzazione della VAS in itinere ed ex post del piano energetico regionale.
! Sulla base dei risultati del monitoraggio effettuato dai referenti descritti nella scheda obiettivo 4, si effettuerà la redazione di valutazioni ambientali periodiche
! Si dovrà provvedere alla pubblicazione in internet delle VAS in itinere redatte e dovrebbe provvedere alla pubblicazione di opuscoli informativi scritti in linguaggio non
tecnico, sui principali risultati della valutazione dei piano in fase di gestione.
156
I risultati emersi dalla VAS ex-ante hanno contribuito ad evidenziare nodi critici sia
di tipo informativo che strutturale. Dovrebbero sfociare in una costante osservazione
dei processi nonché ad elaborare programmi d'azione finalizzati a monitorare,
intervenire e sanare i rischi ed i punti di debolezza rilevati. La �nuova� indagine da
avviare dovrebbe essere quindi costante e produrre risultati periodici. I dati così
ottenuti, andranno ad alimentare il sistema informativo regionale finalizzato alla
costruzione dello scenario evolutivo del sistema energetico regionale e della qualità
dell'ambiente, con particolare riferimento alle emissioni ad effetto serra, a partire
dall'acquisizione, memorizzazione, elaborazione ed integrazione dei dati
fondamentali derivanti dai progetti in realizzazione per effetto del piano energetico.
La Regione ha da sempre monitorato i trend in materia di ambiente, consumi
energetici, efficienza, ecc.; con il contributo del nuovo SSD tutte queste informazioni
contribuiranno ad una gestione più sostenibile del sistema energetico.
Fornirà un quadro organico sui modelli di sviluppo sostenibile e sui diversi approcci
tecnici e metodologici, sull�organizzazione e sulla valutazione dei progetti, sulle linee
di intervento e le tematiche ricorrenti, sui punti di forza e di debolezza dei processi ed
infine sul ruolo della partecipazione nei processi decisionali.
157
6. Bibliografia di riferimento
• Arpa Emilia-Romagna. 2002. Dati sulla qualità dell'aria in Regione. www.
arpa.emr.it/ariaconf.htm
• Commissione europea. 1999. Energia per il futuro: le fonti energetiche rinnovabili. Libro bianco
per una strategia ed un piano di azione della Comunità. Bruxelles.
• Edison. 2001. Rendiconto ambientale e della sicurezza 2001. www.edison.it (aggiornato
30/9/2002)
• Enel. 1999. Dati statistici sull'energia elettrica in Italia. Roma.
• Enel. 2002. Benefici del ciclo combinato. www.enel.it/it/interpower/html/01/ciclo.html
(aggiornato a 30/9/2002).
• ENEA. 2001 a. Rapporto Energia e Ambiente 2001. Roma.
• ENEA. 2001 b. L'energia e i suoi numeri. Italia 2001. Roma.
• European Environmental Agency (EEA). 2002. Energy and environment in the European Union.
Copenhagen.
• European Environmental Agency (EEA). 2002 b. Environmental Signals 2002. Copenhagen.
• Eurostat 2002. Environmental Indicators. http//europa.eu.int/comm/eurostat. (aggiornato al
30/9/2002)
• Giuseppe Gambolati CENAS, 1998. Coastline evolution of the upper adriatic sea due to sea level
rise and natural antropogenic land subsidence. KLUWER ACADEMIC PUBLISHERS. The
Netherlands.
• Gestore della Rete di trasmissione nazionale (GRTN). 2002. Dati statistici sull'energia elettrica in
Italia. www.grtn.it/statistiche/documenti/bilanci/emilia.pdf (aggiornato al 30/9/2002)
• Integrated Pollution Prevention and Control (IPPC). 2001. Draft Reference Document on Best
Available Techniques for Large Combustion Plants. www.eippcb.jrc.es (aggiornato al 30/9/2002).
• Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC). 2001. IPCC Third Assessment. Climate
Change 2000. Cambridge University Press. Cambridge e New York. • National Emissions Ceilings Directive (NECD), direttiva 2001/81/CE del Parlamento europeo e
del Consiglio del 23 ottobre 2001 relativa ai limiti nazionali di emissione di alcuni inquinanti
atmosferici
• Regione Emilia-Romagna. 2000. Relazione sullo stato dell'ambiente '99. Bologna
• Regione Emilia-Romagna. 2001. Linee di indirizzo per l'espletamento delle funzioni degli Enti
Locali in materia di Inquinamento Atmosferico (artt. 121 e 122 L.R. n° 3/99). Bologna
• Regione Emilia-Romagna. 2002. Piano energetico regionale. Bologna.
• Wackernagel, M. and William Rees. L'impronta Ecologica. Versione Italiana del libro �Our
Ecological Footprint�. Edizioni Ambiente. Milano, 1996.
158
7. Allegato: tabelle degli indicatori di valutazione
Tabella: variazione delle emissioni serra (Valori in % dal 1990. Emilia-Romagna,
2002. EEA, 2002)
1990 1999 2010 ITALIA 0% 5,0% -6,5% EU 15 0% -2,0% -8,0% RER (scenario trend "bassi consumi") 0% 10,6% 15,0% RER (scenario trend "alti consumi") 0% 10,6% 32,7% RER (scenario energetico "PER") 0% 10,6% -10,0%
Tabella: emissioni SO2, NOx e polveri nel settore energetico (Valori 1990 = 100.
Regione Emilia-Romagna, 2002) 1990 1998 2010
SOx 100 64 29 NOx 100 105 51 PST 100 99 90
Tabella: crescita dei consumi finali di energia non rinnovabile (% rispetto al
1990. EEA, 2002. Regione Emilia-Romagna, 2002)
1990 1999 2010 Inghilterra 0% 10% Svezia 0% 7,2% Spagna 0% 27,9% Portogallo 0% 37,8% Olanda 0% 12,6% Lussemburgo 0% 0,9% Irlanda 0% 32,4% Grecia 0% 22,5% Germania 0% -2,7% Francia 0% 11,7% Finlandia 0% 14,4% Danimarca 0% 5,4% Belgio 0% 18,0% Austria 0% 13,5% Italia 0% 14,4% 24% EU 15 0% 12% 19% RER (trend "alti consumi") 0% 13% 46% RER (trend "bassi consumi") 0% 13% 24% RER (PER 1) 0% 13% 29% RER (PER 2) 0% 13% 6%
159
Tabella: intensità energetica finale del PIL (tep/ kEuro del PIL a prezzi costanti del
1995. Stima da Enea, 2001).
1990 1999 2010 EUROPA (EU15) 0,142 0,135 0,120 ITALIA 0,138 0,139 0,123 RER (scenario trend "alti consumi") 0,155 0,150 0,153 RER (sc. trend "bassi consumi") 0,155 0,150 0,136 RER (scenario PER-1) 0,155 0,150 0,137 RER (scenario PER-2) 0,155 0,150 0,118 Tabella: indice di autosufficienza energetica (Consumo finale di energia rapportato a produzione primaria)
1990 1999 Europa (EU 15) 1 1 Italia 0,227 0,255 RER (scenario trend alti consumi) 0,653 0,574 RER (scenario trend bassi consumi) 0,653 0,574 RER (scenario PER-1) 0,653 0,574 RER (scenario PER-2) 0,653 0,574
Tabella: frazione delle fonti energetiche rinnovabili nel consumo interno lordo di
energia (Valori in %. Commissione europea, 1999. EEA, 2002. RER 2002)
1990 1995 1997 2010 Inghilterra 0,5% 0,7% Svezia 24,7% 25,4% Spagna 6,7% 5,7% Portogallo 17,6% 15,7% Olanda 1,3% 1,4% Lussemburgo 1,3% 1,4% Irlanda 1,6% 2,0% Grecia 7,1% 7,3% Germania 1,7% 1,8% Francia 6,4% 7,1% Finlandia 6,3% 7,3% Danimarca 6,3% 7,3% Belgio 1,0% 1,0% Austria 22,1% 24,3% Italia 5,3% 5,5% 6% 11% EU 15 5% 5,3% 5,9% 12% RER (scenario basso) 2,0% 2,0% 1,9% RER (scenario alto) 2,0% 2,0% 1,8% RER (PER basso) 2,0% 2,0% 2,9% RER (PER alto) 2,0% 2,0% 2,7%
160
Tabella: produzione di energia elettrica FER sul consumo interno lordo en.
elettrica (Valori in %. Commissione europea, 1999. Direttiva 2001/77/CE. EEA,
2002. RER, 2002. GRTN, 2002)
1996 1997 1999 2010 INGHILTERRA 1,7 2,8 10 SVEZIA 49,1 50,7 60 SPAGNA 19,9 12,8 29,4 PORTOGALLO 38,5 20,8 39 OLANDA 3,5 3,3 9 LUSSEMBURGO 2,1 2,5 5,7 IRLANDA 3,6 5,3 13,2 GRECIA 8,6 10,1 20,1 GERMANIA 4,5 5,5 12,5 FRANCIA 15 16,6 21 FINLANDIA 24,7 26,5 31,5 DANIMARCA 8,7 13,2 29 BELGIO 1,1 1,6 6 AUSTRIA 70 72,5 78,1 ITALIA 16,00 16 17 25 UE 13,9 13,9 14,1 22 RER (con PER) 5,37 5,37 5,08 8,47 RER senza piano 5,37 5,37 5,08 3,7
Tabella: impronta ecologica procapite in Emilia-Romagna
(Valori riferiti al 1999. Nostra stima) Categorie di habitat Impronta ecologica
(ha/cad) Territorio per energia 2,1 Territorio edificato 0,03 Territorio agricolo 0,6 Pascoli 2,4 Boschi 0,4 Mare 0,5
TOTALE 5,9
Tabella: variazione dell'impronta ecologica dei consumi energetici in Emilia-
Romagna (Variazioni % rispetto al 1990. Nostra stima) 1990 1999 2010
Trend alti consumi 0% 11% 46% Trend bassi consumi 0% 11% 25% PER 1 0% 11% 35% PER 2 0% 11% 14%