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ANNO 1 - NUMERO 3 www.vecchiascuola.info NOVEMBRE/DICEMBRE 2009 Notiziario nazionale di controinformazione studentesca

Vecchia Scuola numero Novembre Dicembre 2009

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Notiziario di controinformazione a cura di Lotta Studentesca

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Page 1: Vecchia Scuola numero Novembre Dicembre 2009

ANNO 1 - NUMERO 3 www.vecchiascuola.info NOVEMBRE/DICEMBRE 2009

Not iz i a r i o naz i ona l e d i c on t r o i n f o rmaz i on e s t ud en t e s c a

Page 2: Vecchia Scuola numero Novembre Dicembre 2009

DIFENDI IL TUO FUTURO

E’ trascorso un anno ormai da quella

ribellione giovanile che ci ha uniti tutti

su un unico fronte: bloccare la Ri-

forma Gelmini. E’ arrivato dunque il momento

di chiedersi cosa sta avvenendo oggi e, so-

prattutto, cosa cambierà domani con questo

decreto legge entrato in vigore. La risposta

la troviamo facendo una semplice ricerca sul

web per consutare i dati reali del provvedi-

mento. Numeri alla mano, i tagli del governo

Berlusconi sono quantificabili in 471 milioni

di euro tra scuola e università pubbliche. Nel-

l’arco del 2009 e in tutto il triennio, questa

cifra sfiorerà quota 4 miliardi di euro (inda-

gine Sole 24 ore). A questo poi si aggiun-

gono i 200.00 tagli ai posti di lavoro, la netta

riduzione dei servizi erogati dalle scuole, la

chiusura degli istituti nei piccoli comuni e l'az-

zeramento dei fondi per l'edilizia scolastica.

E a questo punto un elettore di centro-destra

ci potrà dire: “ma sono state fatte anche

molte cose importanti come ad esempio il

maestro unico”. Bene, ne vogliamo parlare?

A taluni potrebbe inizialmente sembrare

anche un fatto positivo, sopratutto raffron-

tandolo con il sistema scolastico introdotto

dalla Riforma Gentile del 1923. Quella ri-

forma faceva parte di un progetto nazionale

ed il maestro unico aveva una funzione e un

senso preciso. Era un periodo molto diffe-

rente da quello dei nostri giorni e differente

era anche il tessuto sociale e culturale che

componeva il paese. Oggi c’è un fenomeno

che allora non c’era: l’immigrazione di

massa. Tra i banchi di scuola abbiamo infatti

oltre 700.000 immigrati che stando alle stime

del ministero dell’interno saranno 1 milione

nel 2011. E il problema sostanziale è proprio

qui. Gli studenti italiani già pagano un pro-

gressivo abbassamento della qualità didat-

tica dovuto alla presenza sempre più alta di

stranieri che non conoscono la nostra lingua,

immaginiamo ora cosa potranno imparare in

una classe con un’elevata presenza di stu-

denti immigrati gestita da un unico maestro.

A Roma, ad esempio, la scuola Carlo Pisa-

cane detiene il record di alunni non italiani

che arriva al 90%. E’ sicuramente un caso li-

mite, vergognoso e che nessuno faccia

niente per risolverlo, ma c’è e non è un caso

poi tanto isolato. Come risolvere il problema?

Lotta Studentesca ritiene necessario un

maggiore controllo dell’immigrazione pre-

sente nelle scuole che non può certamente

essere risolto mediante classi ad hoc che

creerebbero dei veri e propri ghetti. Non è

possibile che il governo “giochi” con l’istru-

zione. Il PDL ha intrapreso una linea di su-

perficialità istituzionale, peggiore del governo

di centro-sinistra, che rischia di far precipi-

tare l’Italia in un baratro profondo.

Tornando al ministro Gelmini il processo av-

viato nei confronti della scuola pubblica è

uno dei tanti campanelli d’allarme. Dietro le

varie Riforme Moratti, Fioroni e ora Gelmini,

c’è un intento molto chiaro: la volontà, sia del

centro-destra sia del centro-sinistra di tra-

sformare la scuola pubblica in una grande

azienda dove vige tutto tranne la qualità e la

meritocrazia. Cosa accadrà quindi?

E’ importante farsi questa domanda perché

l’Italia del domani siamo noi e se i giovani di

oggi non ricevono più una formazione ade-

guata è inevitabile che i tassi di ignoranza,

primato che sembrava esclusivo delle scuole

americane, raggiungeranno livelli prima im-

pensabili. Crediamo che un paese, come il

nostro, debba avere una classe dirigente va-

lida perché senza questo presupposto non

potrà esserci un futuro certo. Se poi gli stessi

studenti che vanno a scuola debbano ri-

schiare o addirittura perdere la vita, oltre che

il diritto di avere un’istruzione adeguata, si-

gnifica che il declino nazionale è vicino ad un

punto di non ritorno. Sono centinaia e centi-

naia le scuole a rischio sicurezza. Il 57%

degli istituti non possiede un certificato di agi-

bilità statica, il 73,21% delle scuole non è in

grado di prevenire incendi e solo il 36% pos-

siede chiusure antipanico (dati MIUR). E il

governo Berlusconi cosa dice? A sentire loro

ci sono rischi remoti, può verificarsi solo una

“tragica fatalità” come disse il Presidente del

Consiglio all’indomani della morte del ra-

gazzo di Rivoli (dicembre 2008), causata dal

crollo del soffitto della sua aula. Inutile riba-

dire cosa produrrà un simile taglio sull’edili-

zia, speriamo solo di non dover assistere a

nuove tragedie.

Noi, intanto, abbiamo ricominciato, anzi non

ci siamo mai fermati nel portare avanti que-

ste sacrosante battaglie. Al fianco del tema

sicurezza continueremo su quello della lotta

alle droghe, problema che oggi colpisce cen-

tinaia e centinaia di studenti. Una recente ri-

cerca rivela che la consumazione di

stupefacenti avrà un forte incremento, in par-

ticolare quello legato all’uso di cocaina. Que-

sto sarà il risultato dell’abbassamento dei

costi delle droghe a partire dal 2012. Una

dose di polvere bianca costerà solo 13 euro

e se ne spenderanno ancora meno per

l’eroina. Cosa fare allora?

A nostro avviso sarebbe importante attuare

una politica di trasparenza, supportata da

campagne di sensibilizzazione, verso questa

ed altre tematiche. Andando oltre gli schemi

di destra e sinistra, a difesa di quei diritti che

troppo spesso gli studenti si vedono violare.

Il fine ultimo della nostra lotta politica è pro-

prio quello di cambiare l’attuale stato delle

cose. Immaginiamo un’Italia diversa dove i

giovani di oggi possano diventare gli uomini

e le donne del domani. E non dei semplici in-

dividui servi del sistema ma persone consa-

pevoli, capaci di tirare su una famiglia, di

reggere un’impresa e di costruire una città.

Questo è il nostro modello e non lasceremo

il futuro d’Italia in mano a governi liberal-ca-

pitalisti, come quello attuale, che vogliono in-

dirizzare tutti verso un’unica grande catena

di montaggio. Non ci faremo ammaestrare!

E laddove nel mondo giovanile lo Stato non

interverrà ci sarà Lotta Studentesca con una

presenza capillare nelle scuole, nelle piazze

e nelle università. Noi abbiamo fatto una

scelta, ora tocca a voi. Il bivio sta nel deci-

dere se farvi schiacciare dal sistema o lottare

contro di esso. Tu da che parte stai?

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Gabor De Arcangelis

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Lo chiamiamo in molti modi (o meglio, si

fa chiamare in molti modi): Dio, unto dal

Signore (in contraddizione col primo

termine in quanto essendo lui il Signore risulta

difficile che si unga da solo: al limite si do-

vrebbe dire più precisamente "unto da sè

stesso"), il Messia, Fonzie e di recente ha

anche aggiunto alla lista "Maestro Jedi", "Por-

tatore dell'Anello" e "Capitano Spock", giusto

per non farsi mancare niente.

Ma adesso il nostro amatissimo, intelligentis-

simo, ONESTISSIMO Premier, con tutti i suoi

simpatici e allegri (anche modesti) nomignoli,

sta subendo un attacco pesantissimo e TO-

TALMENTE ingiustificato!!! infatti i Bolscevichi,

guidati dal fantasma di Lenin, in collaborazione

con Darth Vader, Sauron, Ochetto, lo spirito di

Berlinguer, Peppone (il bastardo nemico di

Don Camillo, sostenitore del Premier, NDR) ed

alcuni dei supercattivi dei fumetti, quelli proprio

più bastardi, stanno organizzando una propa-

ganda mondiale per screditare il nostro grande

Premier (il migliore premier italiano dai tempi

Fenici, indubbiamente). Silviuccio viene accu-

sato di cose orribili; ad esempio è stato accu-

sato di frequentare prostitute o escort. una

cosa scandalosa!!! infatti Silviuccio è molto le-

gato ai valori tradizionali della famiglia, tanto

da averne addirittura 2!!! pensate che grande

uomo...e poi ha creato posti di lavoro...pa-

gando DI TASCA SUA! Voi non sapete quante

massaggiatrici ed escort ha "messo a libro

paga"! ma non consuma assolutamente, le

tiene nei palazzi della Repubblica (il cui man-

tenimento è pagato coi soldi del popolo bue e

cornuto, ahahahah), a casa sua, ma SOLO ED

ESCLUSIVAMENTE per creare occupazione

e far girare l'economia. Ma GIRERA' solo

l'economia???

Poi il mio Silviuccio caro, aveva pensato bene

di fare un favore ai suoi amichetti, tipo al-

l'amico di una vita Dell'Utri o al carissimo Pro-

venzano o al dolce e tanto tenero Bagarella o

ad altre brave persone di quella portata, con

un'invenzione geniale: lo SCUDO FISCALE!

Ma quei Comunisti/Mangiatori di Bambini/Sa-

tanisti/Stregoni di giornalisti (un po' di tutto il

mondo) gli hanno dato del MAFIOSO!!! Dun-

que, a parte che la mafia non esiste, e se esi-

stesse sarebbe una bella cosa, era solo per

aiutare noi italiani a rafforzare la nostra eco-

nomia! Ma questi oppositori reazionari non

sanno proprio un cazzo!

Poi, ciliegina sulla torta nella congiura contro

l'Unto da sè stesso, gli hanno anche rotto le

palle sul lodo Alfano...ma dimmi te! Alla fine

Silviuccio voleva solo tutelarsi da quei bolsce-

vichi di oppositori che l'hanno accusato di:

- spaccio di droga

- falsa testimonianza sulla P2

- tangenti alla Guardia di finanza

- tangenti a Craxi

- falso in bilancio

- versamento in nero di una decina di miliardi

di lire dalle casse del Milan a quelle del Torino

calcio, per l’acquisto del calciatore Gianfranco

Lentini

- comportamenti illeciti nelle operazioni d'ac-

quisto della società Medusa

- appropriazione indebita, frode fiscale e falso

in bilancio per l’acquisto dei terreni intorno alla

sua villa di Macherio

- pagamento dei giudici di Roma per ottenere

una decisione a suo favore nel Lodo Monda-

dori, che doveva decidere la proprietà della

casa editrice

- corruzione dei giudici durante le operazioni

per l'acquisto della Sme

- aver indotto la Rai, da presidente del Consi-

glio, a concordare con la Fininvest i tetti pub-

blicitari

- tangenti fiscali sulle pay-tv

- concorso esterno in associazione mafiosa e

riciclaggio di denaro sporco

- frode fiscale per 100 miliardi di lire con Del-

l’Utri e altri manager Fininvest, responsabili in

Spagna dell'emittente Telecinco e violazione

della legge antitrust spagnola.

Dopo questo bell'elenco, sinceramente, non

riesco più a scherzare. Ovviamente Berlusconi

non è mai stato giudicato colpevole, sempre

per scadenza dei termini o grazie a leggi ap-

provate di fretta e furia durante i suoi governi,

per permettergli di salvarsi il culo, per l'enne-

sima volta. Ecco un riassunto di due sentenze

particolarmente significative che ad un nor-

male cittadino basterebbero per l'ergastolo:

1) A Milano la sentenza Sme su Berlusconi as-

solve e prescrive, ma riafferma che la corru-

zione dei giudici romani, con soldi usciti dai

conti di Berlusconi, c'è stata.

2) A Palermo la sentenza Dell'Utri certifica che

accanto a Berlusconi c'è sempre stata, fin dal

1974, la presenza di un imbarazzante partner:

Cosa nostra.

Gian Luca Casali Valla

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grazie presidente

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Vi ricordate Barack Obama? Quel gio-

vane, bello e anche abbronzato. Quel

signore che doveva essere l’uomo

nuovo per il mondo di domani, che dichiara

guerra al far west della finanza e che nel suo

piano di regolamentazione dei mercati prevede

la figura di un super poliziotto, la “fed”, per con-

cedere super poteri alla Federal Reserve

(Banca Centrale Americana) che non è altro

che quella istituzione che stampa i dollari ame-

ricani e che incarna una delle cause principali di

questa crisi, cioè il signoraggio: male di cui è

vittima anche il continente Europeo.

Come può la malattia stessa curare i sintomi

della malattia? La Federal Reserve non è

un’istituzione pubblica bensì privata quindi le

persone che controllano l'emissione della mo-

neta sono le stesse che riescono a controllare il

potere politico, oltre all'economia e alla finanza.

Quell'uomo che, non appena eletto presidente

degli Stati Uniti, ha rafforzato il contingente

americano a kabul inviando 21.000 soldati (un

aumento del 50 per cento rispetto all’era Bush)

ed ha affidato le operazioni militari al generale

Stanley McChrystal che ha gestito una strate-

gia militare centrata sul dispiego delle nuove

truppe nella provincia di Helmand, al confine

con il Pakistan e su un massiccio uso di bom-

bardamenti con gli aerei senza pilota sui villaggi

talebani in territorio pachistano che sta produ-

cendo migliaia di morti, milioni di profughi e un

forte sentimento anti-americano, e che in Af-

ghanistan, produce ogni giorno nuove stragi di

innocenti (si pensi ai 140 civili massacrati a

Farah). Quel Barack Obama che ha deciso di

prolungare di un altro anno l'embargo commer-

ciale e finanziario imposto a Cuba quasi 50 anni

fa. L’ordine che e' stato emesso nel giorno in cui

scadeva il precedente prolungamento di un

anno, firmato dall'allora presidente George W.

Bush, come vuole la consuetudine, avviata a

meta' degli anni Settanta. Le sanzioni commer-

ciali con il nemico risalgono al 1917. Secondo

Cuba, l'embargo e' costato all'isola perdite di oltre

90 miliardi di dollari.

Quel presidente degli Stati Uniti che non perde

occasione per ribadire la sua intenzione di chiu-

dere “Guantanamo”, la prigione della vergogna

sull'isola di Cuba, ma che il 21 maggio durante

una conferenza stampa si rifiuta di rispondere

alla domanda di un giornalista della Msnbc sulla

prigione militare Usa di “Bagram”, in Afghani-

stan, che invece continuerà a funzionare al di

fuori di ogni rispetto dei diritti umani.

A Bagram sono detenuti oltre seicento prigio-

nieri, da molti anni, e tutti senza accuse, a

tempo indeterminato e in condizioni molto peg-

giori di quelle di Guantanamo. Quel signore che

poco tempo fa con l'arrivo a Washington del

Dalai Lama, ha deciso di non ricevere la mas-

sima autorità spirituale del Buddhismo Tibe-

tano, fatto che non accadeva dal 1991, solo per

non danneggiare i rapporti economici con Pe-

chino in vista dell’incontro presidenziale in Cina,

a novembre. Ecco, a quest'uomo, il comitato

Norvegese ha assegnato il premio Nobel per la

pace “per i suoi sforzi straordinari volti a raffor-

zare la diplomazia internazionale e la coopera-

zione tra i popoli”, dichiarando: “il presidente

americano è riuscito a comunicare con il mondo

mussulmano e ha modificato il progetto di Ge-

orge Bush di uno scudo anti-missili in Europa.”

La scelta di Obama è stata fatta all’unanimità. Il

premio, che sarà consegnato a Oslo il 10 di-

cembre, consiste in una medaglia, un diploma e

un assegno da 10 milioni di corone (circa un mi-

lione di euro). La prima dichiarazione ufficiale

del vincitore del Nobel è stata: “sono sorpreso,

onorato e profondamente commosso, ma non

sono sicuro di meritare il premio”. Non ci cre-

derete ma pochi giorni dopo la notizia del

Nobel, l'unica cosa che ha saputo fare Obama

per meritarsi il premio è stata la decisione di in-

viare in Afghanistan, senza annunciarlo, altri

13.000 uomini nel Paese asiatico.

La notizia ha subito fatto il giro del mondo ed ha

creato incredulità e stupore ovunque ma in Ita-

lia il presidente del consiglio Silvio Berlusconi

ha dichiarato: "in consiglio dei ministri abbiamo

tributato un applauso ad Obama alla notizia del

conferimento del Nobel per la pace. E' un inve-

stimento per il futuro”.

Noi non possiamo fare altro che essere indi-

gnati per questa scelta che è una mancanza di

rispetto anche verso quei ragazzi Italiani morti

in Afghanistan, a cui va il nostro pensiero, per-

chè sono state vittime anche loro, di quell'esca-

lation di violenza mossa prima da George Bush

e ora sostenuta da Barack Obama, vincitore del

premio Nobel per la pace.

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Francesco Mangiaracina

YES WE CAN

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In Italia, si sa, la politica degli ultimi

venti anni vive a stretto connubio con

la comicità e la comicità stessa attinge,

non sporadicamente, proprio dai politici

nostrani. Probabilmente, non essendo

mai stato raggiunto il famigerato “punto

critico”, attraverso il quale un popolo rie-

sce a comprendere proprio questo sottile

confine fra politica e comicità, i media na-

zionali ci offrono, continuamente, ester-

nazioni e scene che sembrano uscire

dalla pellicola di qualche film dal genere

“grottesco”.

Non di rado, alcuni “attori” indossano sul

“set” parlamentare camicia e fazzoletto

verde. Girano l’Italia, anzi, una parte

d’essa, apostrofando in preda a deliri oni-

rici i connazionali residenti sotto una certa

linea invisibile con la particolarità (davvero

tutta italiana) che da qualche tempo pro-

prio da questi sub-italiani, geografica-

mente parlando, acquisiscono consensi e

voti in quantità assolutamente sconcer-

tante. Una vita partitica, quella della Lega

Nord, contraddistinta da prese di posizioni

anti-italiane ed incoerenze tali da rasen-

tare il ridicolo in maniera così brutale che

quotidiani stranieri affermati, soprattutto

europei, faticano nel riempire le loro pa-

gine di cronache nazionali per occuparsi,

invece, delle vicende mondane e folklori-

stiche del premier Berlusconi e degli

esponenti leghisti, scambiando l’Italia per

l’Albero della Cuccagna anziché per un

normale Stato membro dell’UE.

Prima con le gabbie salariali, poi con i dia-

letti locali, passando per la sostituzione

dell’inno di Mameli con quello verdiano

del “Và pensiero”. E, mentre l’italiano ride,

la Lega Nord si prepara all’attacco finale.

"Uso il tricolore soltanto per pulirmi il

culo", disse Umberto Bossi durante un co-

mizio nel 1997. Il presidente dei senatori

del Carroccio Federico Bricolo annuncia

una legge costituzionale per inserire un

comma nell'articolo 12 della Costituzione

che riconosca i simboli identitari di cia-

scuna Regione: dunque, bandiere ed inni

regionali. Qualche anno fa, questa propo-

sta, avrebbe fatto venire i crampi dalle ri-

sate a qualsiasi studente e professore di

qualsiasi istituto scolastico italiano.

Ma quel che più preoccupa è la superfi-

cialità con la quale certe affermazioni ven-

gono fatte, nei luoghi e soprattutto nei

tempi. In un periodo storico dove la cata-

strofe economica si annida dietro l’angolo,

il leghista inferocito non ha di meglio da

fare che minare i princìpi culturali nazionali.

L’obiettivo? probabilmente, la Lega Nord,

rendendosi conto che puntare alla seces-

sione “con fucili puntati verso Roma” era

divenuta impossibile, ha attuato una stra-

tegia secondaria. Una separazione stri-

sciante, senza professori terroni tra le

scatole, camuffata da “federalismo”.

Tirare in ballo un inno marchigiano o una

bandiera abruzzese, dei quali nessun

marchigiano o abruzzese ha mai avvertito

l'esigenza, serve solo a creare quella con-

fusione simbolica e quel caos identitario

che stanno avvelenando l’Italia ed ingras-

sando la Lega e, attraverso di lei, il go-

verno più anti-nazionale della nostra

storia. Gli studenti italiani abbiano un sus-

sulto patriottico e si ribellino: quest’anno,

non importa dove e come, sia cucito il tri-

colore sui propri vestiti e zaini tanto da so-

vrastare qualsiasi altra bandiera, regionale

e partitica. La Lega Nord è avvisata.

Marco Forconi

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Direttore responsabile:

Gabor De Arcangelis

CAPOREDATTORE

Gian Luca Casali Valla

Stampa:

ETICART s.r.l.

Via Garibaldi 5 - 73011

Alezio (LE)

Confusione ed Antipatriottismo

WWW.VECCHIASCUOLA.INFO

Page 6: Vecchia Scuola numero Novembre Dicembre 2009

Gennaio 2010, uno dei movimenti

giovanili più forti e duraturi che la

storia abbia mai conosciuto,

giunge al suo capolinea. Tant'e' vero che

gli imprenditori del calcio-business, i

mass-media e lo stato (rappresentato

dalle schiere parlamentari in primis e dalle

forze dell'(dis)ordine poi) audacemente

auspicherebbero.

La stravagante invenzione, in veste ora di

bacchetta magica, non sarebbe nient'al-

tro che una carta di plastica dal nome

"tessera del tifoso", la quale, come pare

di capire dalle più svariate interpretazioni,

andrebbe a tutelare il tifoso sano (comun-

que ingannato dal momento che assai fu-

mosamente e demagogicamente si parla

di vantaggi in termini economici per l'ac-

quisto di biglietti, gadget, convenzioni con

le ferrovie e gli autogrill..) dall'Ultras ma-

lato, o meglio tifoso Vero.

Sotto la dinamica della sua azione si cela

un meccanismo tanto meschino quanto

perfettamente in linea coi tempi in cui vi-

viamo, politicamente parlando.

Ovvero un libero cittadino, non trovandosi

in possesso di tale carta, verrebbe denu-

dato, in maniera più che anticostituzio-

nale, di un suo fondamentale diritto: la

Liberta' di Espressione (di una Fede in

questo caso: seguire ovunque la propria

squadra). Chi non e' fra gli "addetti ai la-

vori" certamente si chiedera': ma dove

sussiste il problema per poter ottenere

questo "lasciapassare per tutti gli stadi

d'Italia"? Ed e' qui che si viene a scoprire

un'altra meschinita', ossia il fatto che tes-

serandosi si va di fatto incontro ad una

schedatura preventiva, e gratuita, dalla

questura di turno, poiche' il tesserato

deve fornire la totalita' dei propri dati per-

sonali munita di 3 fototessere ed altret-

tante firme su una forma di contratto che

attesta il passaggio di tali dati alla societa'

sportiva alla quale si richiede la tessera, la

quale societa' in caso di partite "a rischio"

(giudicate dall'organo tanto inutile quando

inetto dell'osservatorio) dovra' cedere tali

dati alla questura di competenza.

A buon intenditor ... poche parole, afferma

il proverbio ed in questo caso chi nutre un

minimo di conoscenza su cosa significhi

fornire i propri dati ad una questura sa a

quali e quante forme di abuso di potere

puo' andare incontro (denunce, diffide e

quant'altro). Ma non finisce qui: esiste un

terzo importante motivo per considerare

quest'invenzione ancora più meschina ed

anticostituzionale, ovvero il fatto che tale

strumento non possa esser concesso a

quei soggetti che abbiano in corso o, udite

udite, ABBIANO SUBITO IN PASSATO il

provvedimento "daspo". Ed e' di fatto qui

che emerge l’inettitudine di coloro che (ad

esempio il fenomenale ministro Maroni),

prodigandosi paladini della giustizia al

servizio del sociale e dello sport, hanno

deciso di dar vita a questa forma di pre-

venzione della violenza negli stadi.

Partendo dal solito presupposto che per

combattere il fenomeno della violenza (al-

meno quella contro le fdo) ci voglia in pri-

mis una conoscenza specifica ed un

dialogo, da sempre auspicato e richiesto

dagli esponenti del movimento ultras ma

mai accolto, per comodita', dalle autorita'

politiche. Con questo articolo la volonta'

di Lotta Studentesca e' quella di informare

in primo luogo (perche' l'informazione

vera e non quella faziosa dei media sta

alla base della conoscenza) e poi di sen-

sibilizzare l'opinione di militanti e simpa-

tizzanti su un tema caro sia alla nostra

politica, visti gli intrecci storici che esi-

stono col mondo delle curve, sia soprat-

tutto su un tema sociale, perche' di questo

si parla. Non dimenticando mai che

"l'unico uomo Libero e' l'uomo Combat-

tente", siamo certi che chi vive nel-

l'estremo, come Noi d'altro canto, non

verra' certo estirpato da un pezzo di carta.

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Alberto Marzari

la tessera del tifoso

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Il vecchio Walt Kowalsky - Clint Ea-

stwood - è un maledetto yankee che

non sopporta i soprusi dei giovani e so-

prattutto i soprusi delle bande afro-asiati-

che che dilagano nel suo quartiere, il Midwest.

E’ rimasto fedele a sole due cose: i vecchi

valori con i quali è cresciuto e la sua mac-

china che conserva con vanto come un

preziosissimo gioiello: una Gran Torino.

Walt ha fatto la guerra in Corea e fuori

dalla sua abitazione, nell’ingresso, sven-

tola fiera una bandiera americana.

Anche nel giorno triste della morte della

moglie, Walt mostra la sua intolleranza

prima verso i propri familiari, figli e nipoti,

che considera ormai gente senza etica e

morale, e poi verso una famiglia di asiatici

- che lui stesso definisce “mangia riso” -

suoi nuovi vicini di casa insieme a tantis-

simi altri immigrati.

Walt, pur non comprendendo i modi di

questa famiglia - anzi ne è infastidito -

vedrà comunque in loro, emigrati dal Viet-

nam, gente ancora legata alle proprie Tra-

dizioni ed origini, che non si vuole

massificare alla società americana e che,

al contrario, continua a praticare usi e co-

stumi della propria terra, e tutto ciò, finirà

per apprezzarlo. Infatti, quando vede que-

ste bande di afro-asiatici minacciare l’in-

columità della famiglia vietnamita, Walt

non si tira indietro e interviene in difesa

del piccolo Thao e di sua sorella. Nascerà

così una complicità, una sorta di affetto

paterno sostitutivo che lo porterà addirit-

tura a morire per i ‘musi gialli’. Li preferirà

anche nel testamento a discapito dei pro-

pri figli e dei propri nipoti. Il film dunque

offre spunti interessanti sulla ‘società mul-

tietnica’ e sui frutti amari della cosiddetta

‘integrazione’, qui rappresentati dalle

bande di giovani asiatici, culturalmente

‘americanizzati’ e dunque teoricamente

integrati, che imperversano nel quartiere,

contrapposti a chi, nella visione di Walt,

tenta di rimanere fedele alle proprie Tra-

dizioni. Questo film ha aspetti quindi av-

vincenti e non banali circa l'impossibilità

di integrazione fra culture tanto differenti

da un lato, e l'importanza dei ‘valori tradi-

zionali’ dall'altro.

C’è un diffuso detto comune il quale

asserisce l’inadeguatezza dei gio-

vani d’oggi dinnanzi alla vita. Chi

non si è mai sentito dire da chi ha qualche

anno in più: “io alla tua età..” alternato a “i

giovani d’oggi non hanno spirito di sacrifi-

cio” ed altre cose così. Sarà per colpa del

divario generazionale, ma non c’è giovane

che venga risparmiato dai pregiudizievoli

commenti degli adulti. Gli stessi adulti che,

quando si credono migliori, nascondono la

realtà di averci lasciato un mondo non pro-

prio bellissimo. Forse invidiosi della perduta

gioventù, mostrano sufficienza: i ragazzi di

oggi, a sentirli, sono tutti e solo aspiranti

vallette o concorrenti del GF. A parte che

alle selezioni del GF partecipano ormai più

i 40enni di chi ha la metà dei loro anni, ver-

rebbe da ribattere: se molti ragazzi sono

superficiali è anche perché sono figli vostri,

o comunque della vostra società signori

miei. E comunque non c’è scampo: l’adulto

di oggi, quando non gioca a fare il ragazzo,

è di sovente ripiegato su se stesso, disin-

cantato ed anche spaventato. Dinnanzi alla

ribellione, anche alla ribellione finalizzata,

si mostra restio, e chiuso a riccio oppone

un muro. Non crediamo che la maggio-

ranza dei ragazzi come noi voglia solo fare

il mantenuto o diventare famoso senza

alcun merito. Lo dimostrano benissimo le

proteste dello scorso autunno contro la ri-

forma scolastica, alle quali hanno aderito

migliaia di studenti.

Tanti genitori ci tacciarono di essere fan-

nulloni che non vogliono studiare e preten-

dono tutto e subito. Ma pretendere una

società diversa è chiedere troppo?

Non crediamo di peccare di arroganza

quando urliamo la volontà di avere un fu-

turo decente degno di tale nome.

Non pecchiamo certo di presunzione quando

rivendichiamo il diritto di essere giovani,

giovani d’età e giovani di spirito, in barba a

chi è vecchio per costruzione mentale

ancor prima che per corso biologico.

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Fabio Polese

UN FILM DAL SAPORE NOBILE

giovani vs adulti

Maria Giovanna Lanotte

Page 8: Vecchia Scuola numero Novembre Dicembre 2009

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