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ARECO AMBIENTE GLOBAL SERVICE
Sede legale:
Ufficio
ASSOGGETTABILITÁ ALLA V.I.A.
STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE
COMMITTENTE: N.E.F.
SEDE LEGALE: Comune di Villa di
SEDE OPERATIVA: Comune di
Data giugno 2016
Progetto di modifica sostanziale
già autorizzato con AUA n.6/2016 del 16/03/2016
per la di messa in riserva (R13) e recupero (R5) di rifiuti speciali non pericolosi,
n.333, in Località Seponi, nel Comune di
al NTC/NCEU Foglio n. 31 –
ARECO AMBIENTE GLOBAL SERVICEDott. Augusto Ucciero
Sede legale: Via Gallinelle, Vico I, 4 -81039- Villa Literno (CE)
o: Via Vittorio Emanuele III,20 - 81039 - Villa Literno (CE)
Info: 339 3867226 - Tel/Fax: 081/8920503
E-mail: [email protected] P.IVA: 03337360618
VERIFICA DI
ASSOGGETTABILITÁ ALLA V.I.A.ART.20 DLGS 152/06 e smi
STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE
N.E.F. SRL
Comune di Villa di Briano (CE), Via Kruscev n.20
Comune di Castel Volturno (CE), alla S.P. n.33
IL TECNICO
Dott. Augusto Ucciero
modifica sostanziale (da autorizzare ai sensi dell’art.208 del Dlgs 152/06)
con AUA n.6/2016 del 16/03/2016, rilasciata dal Comune di Castel Volturno (CE),
di messa in riserva (R13) e recupero (R5) di rifiuti speciali non pericolosi,
nel Comune di Castel Volturno (CE), sull’area
part.lla n. 5238 (ex 5095 e 110).
ARECO AMBIENTE GLOBAL SERVICE
ASSOGGETTABILITÁ ALLA V.I.A.
STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE
33, Località Seponi
IL TECNICO
Dott. Augusto Ucciero
(da autorizzare ai sensi dell’art.208 del Dlgs 152/06) di un impianto
rilasciata dal Comune di Castel Volturno (CE),
di messa in riserva (R13) e recupero (R5) di rifiuti speciali non pericolosi, ubicato alla S.P.
a individuata catastalmente
Pagina | 2
1. Premessa
Il presente studio preliminare ambientale viene redatto al fine di effettuare una
verifica di assoggettabilità alla Valutazione di Impatto Ambientale, ai sensi del
D.Lgs152/06 e s.m.i, per un progetto di modifica sostanziale (da autorizzare ai
sensi dell’art.208 del Dlgs 152/06) di un impianto già autorizzato con AUA
n.6/2016 del 16/03/2016, rilasciata dal Comune di Castel Volturno (CE), per la di
messa in riserva (R13) e recupero (R5) di rifiuti speciali non pericolosi, ubicato
alla S.P. n.333, in Località Seponi, nel Comune di Castel Volturno (CE),
sull’area individuata catastalmente al NTC/NCEU Foglio n. 31 – part.lla n. 5238
(ex 5095 e 110).
Tale studio è stato commissionato dalla società N.E.F. Srl, con sede legale nel
Comune di Villa di Briano (CE), alla Via Kruscev n.20.
Tanto premesso, la verifica di assoggettabilità a VIA si rende necessaria in quanto
la modifica dell’impianto in esame rientra tra quelle elencate nell’Allegato IV alla
Parte II del D.Lgs 152/06 e s.m.i. al punto 7, lettere:
z.a) Impianti di smaltimento e recupero di rifiuti pericolosi, mediante operazioni di
cui all'allegato B, lettere D2, D8 e da D13 a D15, ed all'allegato C, lettere da R2 a
R9, della parte quarta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152;
z.b) “Impianti di smaltimento e recupero di rifiuti non pericolosi, con capacità
complessiva superiore a 10 t/giorno, mediante operazioni di cui all'allegato C,
lettere da R1 a R9, della parte quarta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.
152”.
Infatti, presso l’impianto in esame si vuole apportare un ampliamento dell’area
attualmente occupata dall’impianto già esistente ed autorizzato al recupero dei
rifiuti non pericolosi attraverso procedura AUA.
Pagina | 3
Inoltre, si vogliono introdurre operazioni di smaltimento (D13-D15), nuovi codici
CER di rifiuti pericolosi e non ed aumentare le quantità recuperabili in R5 delle
tipologie di rifiuti non pericolosi.
Tale modifiche saranno successivamente oggetto di richiesta autorizzativa
attraverso procedura ordinaria ai sensi dell’art. 208 del Dlgs 152/06 e smi.
1.1. Quadro normativo di riferimento
La normativa vigente in materia di assoggettabilità a Valutazione di Impatto
Ambientale sono le Linee guida per la verifica di assoggettabilità a valutazione di
impatto ambientale dei progetti di competenza delle Regioni e delle Province
Autonome di cui al DM 30/03/2015, e il D.Lgs 152/06 e s.m.i. che per la verifica
di assoggettabilità prevede:
Art. 20
Verifica di assoggettabilità
1. Il proponente trasmette all'autorità competente il progetto preliminare, lo studio
preliminare ambientale elettronico ovvero nei casi di particolare difficoltà di ordine
tecnico, anche su supporto cartaceo nel caso di progetti:
a) elencati nell'allegato II che servono esclusivamente o essenzialmente per lo
sviluppo ed il collaudo di nuovi metodi o prodotti e non sono utilizzati per più di
due anni;
b) inerenti modifiche o estensioni dei progetti elencati negli allegati II che
comportino effetti negativi apprezzabili per l'ambiente;
c) elencati nell’allegato IV secondo le modalità stabilite dalle Regioni e dalle
province autonome, tenendo conto dei commi successivi del presente articolo.
2. Dell'avvenuta trasmissione é dato sintetico avviso, a cura del proponente, nella
Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana per i progetti di competenza statale,
nel Bollettino Ufficiale della regione per i progetti di rispettiva competenza,
Pagina | 4
nonché all'albo pretorio dei comuni interessati. Nell'avviso sono indicati il
proponente, l'oggetto e la localizzazione prevista per il progetto, il luogo ove
possono essere consultati gli atti nella loro interezza ed i tempi entro i quali é
possibile presentare osservazioni. In ogni caso copia integrale degli atti è
depositata presso i comuni ove il progetto é localizzato. Nel caso dei progetti di
competenza statale la documentazione é depositata anche presso la sede delle
regioni e delle province ove il progetto é localizzato. I principali elaborati del
progetto preliminare e lo studio preliminare ambientale, sono pubblicati sul sito
web dell'autorità competente.
3. Entro quarantacinque giorni dalla pubblicazione dell'avviso di cui al comma 2
chiunque abbia interesse può far pervenire le proprie osservazioni.
4. L'autorità competente nei successivi quarantacinque giorni, sulla base degli
elementi di cui all'allegato V del presente decreto e tenuto conto delle osservazioni
pervenute, verifica se il progetto abbia possibili effetti negativi apprezzabili
sull'ambiente.
Entro la scadenza del termine l'autorità competente deve comunque esprimersi.
L’autorità competente può, per una sola volta, richiedere integrazioni documentali
o chiarimenti al proponente, entro il termine previsto dal comma 3. In tal caso, il
proponente provvede a depositare la documentazione richiesta presso gli uffici di
cui ai commi 1 e 2 entro trenta giorni dalla scadenza del termine di cui al comma 3.
L’autorità competente si pronuncia entro quarantacinque giorni dalla scadenza del
termine previsto per il deposito della documentazione da parte del proponente.
La tutela avverso il silenzio dell’amministrazione è disciplinata dalle disposizioni
generali del processo amministrativo.
5. Se il progetto non ha impatti negativi e significativi sull’ambiente, l'autorità
competente dispone l'esclusione dalla procedura di valutazione ambientale e, se del
caso, impartisce le necessarie prescrizioni.
Pagina | 5
6. Se il progetto ha possibili impatti negativi e significativi sull’ambiente si
applicano le disposizioni degli articoli da 21 a 28.
7. Il provvedimento di assoggettabilità, comprese le motivazioni, é pubblico a cura
dell'autorità competente mediante:
a) un sintetico avviso pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana
ovvero nel Bollettino Ufficiale della regione o della provincia autonoma;
b) con la pubblicazione integrale sul sito web dell'autorità competente.
ALLEGATO V
Criteri per la Verifica di assoggettabilità di cui all'art. 20
1. Caratteristiche dei progetti
Le caratteristiche dei progetti debbono essere considerate tenendo conto, in
particolare:
- delle dimensioni del progetto;
- del cumulo con altri progetti;
- dell'utilizzazione di risorse naturali;
- della produzione di rifiuti;
- dell'inquinamento e disturbi alimentari;
- del rischio di incidenti, per quanto riguarda, in particolare, le sostanze o le
tecnologie utilizzate.
2. Localizzazione dei progetti
Deve essere considerata la sensibilità ambientale delle aree geografiche che
possono risentire dell'impatto dei progetti tenendo conto in particolare:
- dell'utilizzazione attuale del territorio;
- della ricchezza relativa, della qualità e capacità di rigenerazione delle risorse
naturali della zona;
Pagina | 6
- della capacità di carico dell'ambiente naturale, con particolare attenzione alle
seguenti zone:
a) zone umide;
b) zone costiere;
c) zone montuose o forestali;
d) riserve e parchi naturali;
e) zone classificate o protette dalla legislazione degli Stati membri;
zone protette speciali designate dagli Stati membri in base alle direttive
79/409/CEE e 92/43/CEE;
f) zone nelle quali gli standard di qualità ambientale fissati dalla legislazione
comunitaria sono già stati superati;
g) zone a forte densità demografica;
h) zone di importanza storica, culturale o archeologica;
i) territori con produzioni agricole di particolare qualità e tipicità di cui all'art. 21
del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228.
3. Caratteristiche dell'impatto potenziale
Gli impatti potenzialmente significativi dei progetti debbono essere considerati in
relazione ai criteri stabiliti ai punti 1 e 2 e tenendo conto, in particolare:
- della portata dell'impatto (area geografica e densità di popolazione
interessata);
- della natura transfrontaliera dell'impatto;
- dell'ordine di grandezza e della complessità dell'impatto;
- della probabilità dell'impatto;
- della durata, frequenza e reversibilità dell'impatto.
Pagina | 7
4. ANALISI RIGUARDO ALLA LOCALIZZAZIONE
DELL’IMPIANTO N.E.F. SRL
L’impianto in esame è già esistente ed autorizzato con AUA n.6/2016 del
16/03/2016 rilasciata dal Comune di Castel Volturno (CE), ai sensi del DPR
59/2013, per i seguenti titoli abilitativi (copia dell’appena citato provvedimento
AUA è allegato al presente studio):
- autorizzazione agli scarichi di acque reflue ex art.124 del Dlgs 152/06 e smi
- emissioni in atmosfera ai sensi ex art.269 del Dlgs 152/06 e smi;
- valutazione impatto acustico di cui alla legge 447/95;
- recupero rifiuti non pericolosi ai sensi art. 216 del Dlgs 152/06 e smi;
L’impianto in esame è ubicato nel comune di Castel Volturno (CE) alla S.P. n.333,
in Località Seponi,), sull’area individuata catastalmente al NTC/NCEU Foglio n.
31 – part.lla n. 5238 (ex 5095 e 110).
L’area totale in esame, nella piena disponibilità della N.E.F Srl, ha una consistenza
di circa 116.700 mq ed ha una forma quasi regolare di un rettangolo.
L’insediamento attualmente autorizzato interessa solo una porzione dell’area totale
sopra indicata e copre una superficie di circa 6.500,00 mq, infatti la restante parte
del lotto in esame è stata lasciata inedificata per eventuali ampliamenti futuri.
Le strutture edilizie realizzate presso l’impianto in esame sono state regolarmente
realizzate con permesso di costruire n.75/08 del 11/04/2008 rilasciato al sig. Diana
Rinaldo e successivamente volturato alla società in esame, ovvero la N.E.F. Srl con
atto prot. 51736 del 21/09/2010 rilasciato dal comune di Castel Volturno (CE)
(all’uopo si precisa che il permesso in esame e la relativa voltura sono allegati al
presente studio). Inoltre, lo stabilimento in esame è munito di regolare certificato
di agibilità prot. n.2689 del 18/01/2016 rilasciato sempre dal comune di Castel
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Volturno (all’uopo si allega al presente studio copia dell’appena citato certificato
di agibilità).
Infine, da un punto di vista urbanistico, essendo il Comune di Castel Volturno
sprovvisto di strumento di pianificazione urbanistica, l’area in esame è classificata
come una zona esterna al “perimetro urbano”, e pertanto in tali zone è prevista, ai
sensi dell’art.17 della L.06/08/67 e ai sensi della Legge Regionale n. 17/82 e
s.m.e.i., la realizzazione di complessi produttivi.
Infatti, in sede di conferenza dei servizi per il rilascio dell’AUA di cui l’impianto è
in possesso è stato acquisito parere favorevole ai fini urbanistici - prot.n.60265
del 26/11/2015- (di cui si allega copia al presente studio) a firma del Funzionario
del Settore Urbanistica e programmazione territoriale del Comune di Castel
Volturno, Ufficio Tecnico Edilizia Privata, con riguardo “all’attuazione delle
attività del caso di specie presso l’immobile in esame”.
Pertanto:
visti il permesso a costruire ed il certificato di agibilità di cui sono dotate le
strutture edilizie dello stabilimento in esame.
Vista la classificazione urbanistica dell’area in esame ed il soprarichiamato parere
favorevole ai fini urbanistici allo svolgimento dell’attività di trattamento rifiuti.
Visto che presso l’area in esame, individuata catastalmente al NTC/NCEU Foglio
n. 31 – part.lla n. 5238 (ex 5095 e 110), viene già svolta un’attività di trattamento
rifiuti regolarmente autorizzata.
Considerato, da un punto squisitamente urbanistico, che l’ampliamento dell’area
dell’impianto in esame riguarderà esclusivamente una porzione dell’area su cui già
sorge lo stabilimento in esame, ovvero quella individuata catastalmente al
NTC/NCEU Foglio n. 31 – part.lla n. 5238 (ex 5095 e 110) parte della quale, come
anticipato in premessa al presente paragrafo, è stata lasciata inedificata per
eventuali ampliamenti futuri.
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Precisato che la superficie totale dell’area in esame, individuata catastalmente al
NTC/NCEU Foglio n. 31 – part.lla n. 5238 (ex 5095 e 110), e di circa 116700 di
cui 6500 mq già occupata dallo stabilimento in esame e che l’ampliamento
dell’area dell’impianto in esame riguarderà una porzione di circa 1330 mq.
Tanto premesso, è evidente la compatibilità urbanistica dell’area in questione
(Foglio n. 31 – part.lla n. 5238) allo svolgimento dell’attività di stoccaggio e
trattamento dei rifiuti.
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Figura 1 – localizzazione e delimitazione area impianto NEF Srl con Google Earth, con evidenza della parte già occupata dall’impianto in esame e della parte inedificata facente sempre parte dell’area censita al catasto
al Foglio 31- Particella 5238
Pagina | 11
4.1 ANALISI RISCHIO IDROGEOLOGICO
Dal punto di vista dell’analisi del Rischio idrogeologico dell’area in esame, si è
fatto riferimento alla cartografia dell’Autorità di Bacino di competenza territoriale,
nel caso specifico, l’Autorità di Bacino dei fiumi Liri, Garigliano, Volturno.
Per quanto riguarda il rischio alluvione dell’area dove è ubicato l’impianto in
esame si è fatto riferimento alla cartografia e relativa legenda sotto riportata
(Figure n.2 e n.2 bis) del P.S.D.A (Piano Stralcio Difesa Alluvioni) dell’Autorità di
Bacino di competenza territoriale, dalla quale si evince che l’area in esame è
classificata come Zona di Fascia B3 che come tale nel PSDA è considerata come
una zona a rischio idrogeologico compresa tra R1/R2 (Rischio basso/Rischio
moderato). Infatti nelle norme di attuazione del PSDA in esame, alla pagina 45, per
le zone di fascia B3 viene ribadito tra le altre cose la possibilità ai comuni di:
prevedere limitate espansioni insediative di tipo produttivo, o di tipo residenziale;
Figura 2 – Stralcio cartografia zonizzazione ed individuazione degli squilibri P.S.D.A. Autorità di
Bacino Liri, Garigliano Volturno – Tavola 4.43 – (fonte Sito Internet Autorità di Bacino Fiumi Liri, Garigliano, Volturno)
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Figura 2bis – LEGENDA Stralcio cartografia zonizzazione ed individuazione degli squilibri P.S.D.A.
Autorità di Bacino Liri, Garigliano Volturno – Tavola 4.43 – (fonte Sito Internet Autorità di Bacino Fiumi
Liri, Garigliano, Volturno)
Inoltre, come si evince dalla cartografia di seguito riportata (Figura 3 - Stralcio
cartografia Rischio Frana P.S.A.I Autorità di Bacino Liri, Garigliano Volturno -
fonte Sito Internet Autorità di Bacino Fiumi Liri, Garigliano, Volturno), l’area in
esame è esterna a zone di rischio frana.
Pagina | 13
Figura 3 – Stralcio cartografia Rischio Frana P.S.A.I Autorità di Bacino Liri, Garigliano Volturno (fonte
Sito Internet Autorità di Bacino Fiumi Liri, Garigliano, Volturno)
Figura 3bis – LEGENDA Stralcio cartografia Rischio Frana P.S.A.I Autorità di Bacino Liri, Garigliano Volturno (fonte Sito Internet Autorità di Bacino Fiumi Liri, Garigliano, Volturno)
Pagina | 14
Conclusioni:
Come si evince dalle immagini precedenti, l’area di pertinenza dell’impianto
in questione è esterna alla perimetrazione delle aree soggette a rischi di natura
idrogeologica elevati .
4.2 AREA GEOGRAFICA INTERESSATA DALL’INTERVENTO, CONSIDERAZIONI INERENTI LA DISTANZA DELL’ATTIVITÀ IN
QUESTIONE DAI CENTRI URBANI E FRUIBILITÀ DI UN ADEGUATO SISTEMA VIARIO
L’area oggetto del presente studio ricade nel territorio Comunale di Castel
Volturno (CE) alla S.P. n.333 (ex S.S. 264), in Località Seponi.
Il Comune di Castel Volturno (CE) conta una popolazione residente di circa 25000
(venticinquemila) unità, distribuita su una superficie di circa 72 kmq.
I centri dei Comuni, oltre quello di Castel Volturno, più prossimi all’area in
questione sono quelli di Cancello ed Arnone (CE), Grazzanise (CE), e Villa
Literno (CE).
Figura 4 – inquadramento impianto NEF Srl rispetto ai centri cittadini circostanti (strumento Google Earth)
Pagina | 15
Di seguito saranno valutate, rispetto al posizionamento dell’area dell’impianto in
esame, le seguenti caratteristiche di idoneità allo svolgimento dell’attività:
• distanza dai centri urbani
• vicinanza di sistemi viari di adeguato dimensionamento
4.2.1 Distanza Centri Urbani
Figura 5 – inquadramento e misurazione della distanza dell’area impianto NEF Srl rispetto alla prima zona a forte densità abitativa sita nel Comune nel Comune di Castel Volturno (strumento di misurazione righello
Google Earth)
Pagina | 16
Figura 6 – inquadramento e misurazione della distanza dell’area impianto NEF Srl rispetto alla zona a forte densità abitativa sita nel Comune di Cancello ed Arnone (strumento di misurazione righello Google Earth)
Pagina | 17
Figura 7 – inquadramento e misurazione della distanza dell’area impianto NEF Srl rispetto alla zona a forte densità abitativa sita nel Comune di Villa Literno (strumento di misurazione righello Google Earth)
Come si può notare dagli inquadramenti territoriali sopra riportati, nelle figure 4, 5,
6 e 7, l’area dell’impianto in questione è posizionata in una zona sufficientemente
isolata rispetto ad aree a forte densità abitativa.
Lo strumento utilizzato per la misura delle distanze tra l’impianto in questione e i
centri a forte densità abitativa (figure n.5,6 e 7) è il righello di Google Earth e
come si può notare la prima zona fortemente abitata più prossima all’impianto in
esame si trova a circa 4 Km dallo stesso ed è il primo centro a forte densità
abitativa sito nel comune di Castel Volturno. Mentre, a circa 4,7 Km troviamo il
centro abitato del comune di Cancello ed Arnone, a circa 8 Km il centro abitato del
Pagina | 18
comune di Villa Literno ed a una distanza ancora maggiore il centro abitato del
comune di Grazzanise.
Dalle figure e dalle considerazioni sopra riportate appare chiaro che l’area
dell’impianto in questione è allocata in una zona isolata e distante da centri
urbani residenziali e/o a forte densità abitativa.
4.2.2 Viabilità
L’area dell’impianto in esame è ubicato nel territorio comunale di Castel Volturno
e sorge lungo la S.P. n.333 (ex S.S. 264) che collega il comune di Castel Volturno
con quello di Cancello ed Arnone.
Gli automezzi diretti all’impianto non attraverseranno centri cittadini, o a forte
densità abitativa, infatti sia quelli provenienti dalla direzione Napoli/Caserta sia
quelli provenienti dalla direzione Roma potranno raggiungere l’area in esame
utilizzando i seguenti percorsi:
PERCORSO 1
Gli automezzi provenienti dalla direzione Napoli/Caserta potranno raggiungere
l’area in esame utilizzando la Strada Statale 7 Bis (asse mediano Nola - Villa
Literno), uscendo allo svincolo di Villa Literno e svoltando a destra in direzione
Cancello Arnone percorrendo la strada Provinciale n.18 per circa 4/5 Km
dopodiché prima di arrivare all’ingresso cittadino di Cancello Arnone si
immetteranno sulla Strada Provinciale n.333 (ex S.S. 264), che collega Cancello ed
Arnone a Castel Volturno, lungo la quale si trova l’impianto in esame in località
Seponi (Vedi figura n.8).
PERCORSO 2
In alternativa al primo percorso gli automezzi diretti presso l’area in esame
provenienti da Napoli tramite la tangenziale (A56) possono proseguire in direzione
Pagina | 19
Castel Volturno immettendosi sulla S.S.7 Quater e dalla stessa prendendo lo
svincolo Cancello Arnone/Litorale Domitio si immetteranno sulla SP 333 (ex SS
264) lungo la quale si trova l’impianto in esame (Vedi figura n.9)
PERCORSO 3
Gli automezzi provenienti dalla direzione Roma possono immettersi sulla prima
citata S.S.7 Quater (in direzione opposta rispetto al percorso n.2) possono
proseguire in direzione Castel Volturno prendere lo svincolo Cancello
Arnone/Castel Volturno dal quale si immetteranno sulla SP 333 (ex SS264) lungo
la quale a pochi chilometri si trova l’impianto in esame (Vedi figura n.10).
Figura 8 – percorso n.1 uscita “Villa Literno” della SS 7bis Nola – Villa Literno – Impianto NEF Srl (SP 333
ex SS 264, Castel Volturno, Località Seponi))
Pagina | 20
Figura 9 – percorso n.2 uscita “Cancello Arnone/Litorale Domitio” della SS7 Quater – Impianto NEF Srl (SP 333 ex SS 264, Castel Volturno, Località Seponi))
Pagina | 21
Figura 10 – percorso n.3 uscita “Castel Volturno/Cancello Arnone” della SS7 Quater – Impianto NEF Srl (SP
333 ex SS 264, Castel Volturno, Località Seponi))
In ogni caso i percorsi appena descritti e riportati nelle figure 8, 9 e 10, sono
rappresentati da strade a scorrimento veloce che eviteranno tragitti cittadini
e, quindi, i mezzi diretti all’impianto in esame non genereranno un impatto
significativo sul traffico veicolare ordinario dei centri abitati densamente
popolati circostanti l’area in esame.
Pagina | 22
4.3 INQUADRAMENTO RISPETTO A ZONE PROTETTE E
CONDIZIONI METEO CLIMATICHE
L’area su cui insiste l’impianto in questione è caratterizzata da:
• Condizioni meteo climatiche ottimali
ed inoltre, risulta esterna a perimetrazioni di:
• zone costiere;
• zone SIC – ZPS;
• zone montuose o forestali protette, riserve e parchi naturali;
4.3.1 DISTANZA DELL’IMPIANTO DALLE ZONE SIC
Le zone SIC più vicine all’impianto della NEF Srl sono quelle denominate:
“Fiumi Volturno e Calore Beneventano” (codice sito IT 8010027) e “Foce
Volturno Variconi” (codice sito IT 8010028)
Come si evince dalla cartografia appresso riportata, la prima zona SIC “Fiumi
Volturno e Calore Beneventano” dista circa 673 metri in linea d’aria
dall’impianto in esame, mentre la seconda zona SIC “Foce Volturno Variconi”
si trova subito alle spalle della prima (la cartografia utilizzata e lo strumento di
misurazione delle distanze tra due punti definiti sono stati ricavati dal servizio
telematico messo a disposizione dal Geoportale Nazionale del Ministero
dell’Ambiente – vedi Figura n 11).
Pagina | 23
Figura 11 – Misurazione distanza impianto NEF Srl dal Confine dell’area SIC più vicina ovvero “Fiumi
Volturno e Calore Beneventano - IT 8010027-”con inquadramento dell’attigua area SIC “Foce Volturno
Variconi -IT8010028 -”
4.3.2 DISTANZA DELL’IMPIANTO DALLE ZONE ZPS
La zona ZPS più vicina all’area dell’impianto della NEF Srl è quella denominata
“VARICONI” (codice sito IT 8010018) che, come si evince dalla cartografia
appresso riportata, dista poco più di 4,2 Km dall’impianto in questione (la
cartografia utilizzata e lo strumento di misurazione delle distanze tra due punti
definiti sono stati ricavati dal servizio telematico messo a disposizione dal
Geoportale Nazionale del Ministero dell’Ambiente, all’uopo si veda la figura n.12
appresso riportata)
Pagina | 24
Figura 12 - Misurazione distanza dell’impianto NEF Srl dal Confine più vicino dell’area ZPS “VARICONI”
(codice sito IT 8010018)
4.3.3 INQUADRAMENTO DELL’IMPIANTO IN QUESTIONE RISPETTO AD ALTRE AREE PROTETTE
Come evidenziato nella cartografia di seguito riprodotta (la cartografia utilizzata e
lo strumento di misurazione delle distanze tra due punti definiti sono stati ricavati
dal servizio telematico messo a disposizione dal Geoportale Nazionale del
Ministero dell’Ambiente, all’uopo si veda figura n.13), l’impianto della società
NEF Srl, che ricade nel territorio comunale di Castel Volturno, si trova all’esterno
delle perimetrazioni di altre aree protette, oltre a quelle già richiamate nelle pagini
precedenti, come parchi e riserve nazionali e regionali.
Pagina | 25
Figura 13 - Inquadramento dell’impianto NEF Srl rispetto ad altre aree protette (fonte servizio Cartografico telematico messo a disposizione dal Geoportale Nazionale del Ministero dell’Ambiente)
Pagina | 26
4.4 INQUADRAMENTO RISPETTO AL PIANO TERRITORIALE DI
CORDINAMENTO PROVINCIALE (PTCP) E RELATIVE N.T.A.
Il PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale) costituisce lo strumento
di pianificazione che delinea gli obiettivi e gli elementi fondamentali dell'assetto
del territorio provinciale, in coerenza con gli indirizzi per lo sviluppo socio-
economico e con riguardo alle prevalenti vocazioni, alle sue caratteristiche
geologiche, geomorfologiche, idrogeologiche, paesaggistiche e ambientali.
Lo scopo del PTCP è quello di orientare le scelte e mettere ordine nel territorio
attraverso una proposta complessiva che riguardi specificamente la grande rete
delle infrastrutture, che riconosca l'esistenza di un sistema ambientale con le sue
articolazioni ed individui un sistema insediativo, fissando gli indirizzi per lo
sviluppo dei centri urbani e delle aree produttive.
La provincia di Caserta ha provveduto ad adottate il proprio PTCP con le
deliberazioni di Giunta Provinciale n. 15 del 27/02/2012 e n. 45 del 20/04/2012 e
ad approvarlo con la deliberazione di Consiglio Provinciale n.26/2012
Il PTCP in questione nel proprio Allegato D1 “Norme”, ai sensi dell’art. 35,
distingue il territorio provinciale, in:
- territorio rurale e aperto
- territorio urbano insediato
Sempre l’art.35 dell’Allegato D1 “Norme” stabilisce: “Nel territorio rurale e
aperto possono essere esercitate le sole attività agricole e di protezione della
natura, mentre possono essere eventualmente confermate fra le attività residenziali
e produttive soltanto quelle esistenti e compatibili”
Pagina | 27
“Tutte le funzioni urbane di residenza, produzione e riproduzione sono localizzate
all’interno del territorio insediato”.
Inoltre, l’art. 36 dell’Allegato D1 “Norme” individua i seguenti sottosistemi del
territorio rurale e aperto:
- a più elevata naturalità;
- a preminente valore paesaggistico;
- a preminente valore agronomico-produttivo;
- di tutela ecologica e per la difesa del suolo;
- di tutela ecologica e paesaggistica della fascia costiera;
- complementare alla città;
Mentre, l’art. 45 dell’Allegato D1 individua e delimita i seguenti sottosistemi del
territorio urbano:
- di impianto storico;
- di impianto recente prevalentemente residenziale
- di impianto recente prevalentemente produttivo
L’area oggetto del presente studio, ovvero, quella dove è ubicato l’impianto
della società NEF Srl, come si evince dall’inquadramento dell’impianto in
questione rispetto alla Cartografia allegata al PTCP “C1.1.7 Assetto del Territorio
Tutela e Trasformazione” (vedi figure 14-15-16 di seguito riportate), è classificata
come zona catalogata nella Categoria “territorio rurale aperto” e nella
sottocategoria “a preminente valore agronomico-produttivo”.
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Figura 14 – Inquadramento territoriale dell’area oggetto di studio rispetto alla Cartografia allegata al PTCP “C1.1.7 Assetto del Territorio Tutela e Trasformazione”
Figura 15 – Zoom dell’inquadramento territoriale dell’area oggetto di studio rispetto alla Cartografia
allegata al PTCP “C1.1.7 Assetto del Territorio Tutela e Trasformazione”
Pagina | 29
Figura 16 – Legenda della Cartografia allegata al PTCP “C1.1.7 Assetto del Territorio Tutela e
Trasformazione”
Pagina | 30
Considerato che la costruzione della struttura edilizia che accoglie l’impianto in
esame è stata regolarmente autorizzata con Permesso di Costruire del 11/04/2008
rilasciato al sig. Diana Rinaldo e successivamente volturato alla società in esame,
ovvero la N.E.F. Srl con atto prot. 51736 del 21/09/2010 rilasciato dal comune di
Castel Volturno (CE). Inoltre, lo stabilimento in esame è munito di regolare
certificato di agibilità prot. n.2689 del 18/01/2016 rilasciato sempre dal comune di
Castel Volturno e da un punto di vista urbanistico l’area in esame è classificata
come una zona esterna al “perimetro urbano”, e pertanto in tali zone è prevista, ai
sensi dell’art.17 della L.06/08/67 e ai sensi della Legge Regionale n. 17/82 e
s.m.e.i., la realizzazione di complessi produttivi.
Infatti, in sede di conferenza dei servizi per il rilascio dell’AUA di cui l’impianto è
in possesso è stato acquisito parere favorevole ai fini urbanistici - prot.n.60265
del 26/11/2015 - a firma del Funzionario del Settore Urbanistica e
programmazione territoriale del Comune di Castel Volturno, Ufficio Tecnico
Edilizia Privata, con riguardo “all’attuazione delle attività del caso di specie
presso l’immobile in esame”.
Considerato, che l’ampliamento dell’area dell’impianto in esame riguarderà
esclusivamente una porzione dell’area su cui già sorge lo stabilimento in esame,
ovvero quella individuata catastalmente al NTC/NCEU Foglio n. 31 – part.lla n.
5238 (ex 5095 e 110) parte della quale, come anticipato nei precedenti paragrafi, è
stata lasciata inedificata per eventuali ampliamenti futuri.
Considerato che il rilascio dei titoli edilizi/urbanistici soprarichiamati sono
antecedenti alla redazione ed approvazione del PTCP della Provincia di Caserta, e
che di fatto l’intera area sulla quale insiste l’impianto attuale e il futuro
ampliamento è un’area “per insediamenti produttivi presenti sul territorio”
Pagina | 31
Considerato che il PTCP in questione nel proprio Allegato D1 “Norme”, ai
sensi dell’art. 35, stabilisce: “Nel territorio rurale e aperto possono essere
esercitate le sole attività agricole e di protezione della natura, mentre possono
essere eventualmente confermate fra le attività residenziali e produttive soltanto
quelle esistenti e compatibili”
Visto che l’area in esame è di fatto stata destinata ad attività produttiva, prima che
entrasse in vigore il PTCP in esame e pertanto non sottrarrà nuova area agricola al
territorio in esame.
Considerato che (come sarà dettagliatamente descritto nei paragrafi successivi del
presente studio) verranno prese tutte le misure necessarie affinché l’attività in
esame non impatti significativamente sulle diverse matrici ambientali circostanti.
Tanto premesso, si può asserire che l’intervento oggetto del presente studio
non contrasta con le norme del PTCP redatto e approvato dalla Provincia di
Caserta.
4.5 INQUADRAMENTO RISPETTO AI SIN (Siti d’Interesse Nazionale) E
AL PIANO REGIONALE DI BONIFICA
L’area dove sorgerà l’impianto in questione non ricade in aree identificate come
Siti d’Interesse Nazionale (SIN) e non ricade, secondo il nuovo Piano Regionale
di Bonifica dei siti inquinati (PRB) della regione Campania, tra i siti da
bonificare e tra quelli potenzialmente contaminati.
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4.6 INQUADRAMENTO RISPETTO AL PIANO REGIONALE
CAMPANO DI GESTIONE DEI RIFIUTI SPECIALI
Con deliberazione n. 212 del 27/04/2012 la Giunta regionale della Campania
ha adottato la versione aggiornata del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti
Speciali che è stato approvato dal Consiglio regionale campano nella seduta
del 25/10/2013.
Con la predisposizione del succitato Piano, la Regione Campania ha voluto dare
completezza alla richiesta normativa del D.Lgs. 152/2006 e smi di recepimento
della normativa europea.
In coerenza con le sue finalità il Piano individua misure di pianificazione
finalizzate:
- a garantire, in particolare, che la gestione dei rifiuti speciali si svolga nel
rispetto dei principi di prevenzione, precauzione, responsabilità, e del “chi
inquina paga” (art. 178);
- a disciplinare la conclusione di accordi di programma finalizzati ad attuare
gli obiettivi della parte IV del D.Lgs. n.152 del 2006 (art. 178, c. 4);
- a favorire la prevenzione della produzione (artt. 179, 180, e c.2
dell’art.199) e il recupero (art. 181) dei rifiuti speciali.
Il Piano, è articolato in tre parti :
- presentazione del quadro normativo di riferimento, del quadro della
pianificazione territoriale e di quella settoriale di interesse, del contesto
territoriale e socio-economico di riferimento;
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- analisi ed elaborazione dei dati di produzione e gestione dei rifiuti speciali
non pericolosi e speciali pericolosi. Ciò al fine di costruire una base
informativa di riferimento per supportare la successiva fase di progettazione
e programmazione;
- programmazione degli interventi necessari per raggiungere gli obiettivi
individuati, definendo i criteri per la localizzazione di futuri impianti di
trattamento e smaltimento e la verifica di quelli esistenti.
Il progetto proposto dalla NEF Srl, riguarda principalmente l’ampliamento
dell’attività di recupero (R13/R5) di rifiuti non pericolosi da costruzione e
demolizione di natura lapidea e l’aggiunta di operazioni di smaltimento (D13 e
D15), da svolgersi al coperto, di rifiuti pericolosi provenienti sempre dall’attività
di costruzione e demolizione.
L’impianto in esame è attualmente autorizzato con AUA, ai sensi del DPR
59/2013, mentre la procedura che si intende adottare per le modifiche succitate sarà
quella prevista dall’art. 208 del Dlgs 152/06 e smi.
Come già è stato sopra evidenziato, i rifiuti da trattare presso l’impianto in
questione proverranno sostanzialmente dall’attività di costruzione e demolizione
di edifici e strade e dalle operazioni di sbancamento dei terreni.
Pertanto, la nostra attenzione sarà concentrata sulla parte del Piano che riguarda la
produzione e la gestione di questa tipologia di rifiuti.
A tal proposito, il Piano regionale di gestione integrata dei rifiuti speciali in
Campania sottolinea come i rifiuti derivanti dall’attività di demolizione e/o
costruzione costituiscono un’importante risorsa recuperabile che invece ancora
troppo spesso trova la sola via della discarica o dello smaltimento abusivo.
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Tale tipologia di rifiuti costituisce una delle maggiori, se non la maggiore voce nel
bilancio dei rifiuti speciali prodotti in Campania.
Tale stima, inoltre, non tiene conto del fenomeno dello smaltimento abusivo e
dell’abbandono di rifiuti, il che comporta la formazione di siti di abbandono
incontrollato di rifiuti su tutto il territorio regionale.
L’ARPAC da molti anni effettua il censimento dei siti di abbandono incontrollato
di rifiuti e sulla base dei dati del censimento è stato possibile osservare come il
fenomeno in generale sia molto più diffuso nelle province di Napoli e Caserta,
come si può notare dal grafico seguente (fonte Piano Regionale di gestione
integrata dei rifiuti speciali in Campania)
I rifiuti più diffusi, come già precedentemente accennato, sono quelli speciali da
costruzione e demolizione (41%), rifiuti urbani indifferenziati (26%), rifiuti
ingombranti (17%) (vedi grafico seguente - fonte Piano Regionale di gestione
integrata dei rifiuti speciali in Campania).
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Inoltre, il dato più alto di abbandono dei rifiuti speciali da costruzione e
demolizione si registra in Provincia di Napoli e Caserta
4.6.1 DISTRIBUZIONE DEGLI IMPIANTI DI GESTIONE RIFIUTI SUL TERRITORIO
REGIONALE E PROVINCIALE
Nell’ambito dei lavori di redazione del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti
Speciali, l’ARPAC ha realizzato un censimento degli impianti autorizzati alla
gestione rifiuti in Regione Campania utilizzando un data-base centralizzato ed
informatizzato, all’interno del quale sono state inserite le informazioni disponibili
in base agli elenchi delle ditte reperibili presso gli Enti competenti al rilascio delle
autorizzazioni – (Regione, Province, Albo Nazionale Gestori Ambientali).
In base a tale censimento, e in base ai CER dell'accorpamento dei rifiuti da
costruzione o demolizione e sbancamento del terreno, si riportano nelle Tabelle
4.28 e 4.29.( fonte Piano Regionale di gestione integrata dei rifiuti speciali in
Pagina | 36
Campania) gli impianti di gestione e trattamento rifiuti provenienti da lavori di
costruzione e demolizione, dislocati sul territorio regionale e provinciale.
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4.6.2 CONCLUSIONI
Visti i dati riportati nelle pagine precedenti, in merito alla produzione, alla gestione
legale ed illegale dei rifiuti speciali e alla distribuzione degli impianti di recupero
e/o smaltimento degli stessi in Regione Campania.
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Considerati gli obbiettivi che il Piano Regionale di gestione integrata dei rifiuti
speciali in Campania si prefigge, ovvero:
- garantire la sostenibilità ambientale ed economica del ciclo dei rifiuti,
minimizzando il suo impatto sulla salute e sull’ambiente nonché quello
sociale ed economico;
- garantire che i rifiuti speciali siano dichiarati e gestiti nel rispetto della
normativa vigente, con l’obiettivo di rendere nullo l’ammontare di quelli
smaltiti illegalmente;
- ridurre la generazione per unita locale dei rifiuti di origine industriale e
commerciale;
- tendere all’autosufficienza regionale nella gestione dei rifiuti speciali.
Considerato che il Piano Regionale di gestione integrata dei rifiuti speciali in
Campania prevede che sulle diverse sorgenti di produzione di rifiuti speciali si
deve necessariamente agire in maniera differente e nel caso specifico dei rifiuti
speciali provenienti da lavori di costruzione e demolizione edifici e sbancamento
dei terreni, come indirizzo operativo, prevede che “devono essere, soprattutto,
efficientemente raccolti in maniera differenziata, per poter essere poi in buona
parte inviati a recupero in impianti dedicati e quindi riutilizzati”.
Considerato che per il raggiungimento pieno ed in tempi ragionevolmente brevi
degli obiettivi sopra elencati, il Piano Regionale di gestione integrata dei rifiuti
speciali in Campania ha individuato una lista di priorità.
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Allo scopo appena citato, nella lista delle priorità previste dal piano è presente la
necessità di “Pianificare e favorire la realizzazione, attraverso l’identificazione di
siti idonei, di impianti di recupero, trattamento e smaltimento finale dei rifiuti
speciali, con l’obiettivo di tendere all’autosufficienza regionale di gestione.”
Considerato che la società NEF Srl intende procedere, ai sensi dell’art. 208 del
Dlgs 152/06 e smi, all’ampliamento di un’attività di recupero (R13/R5) di rifiuti
speciali non pericolosi provenienti da attività di costruzione e demolizione e
sbancamento dei terreni e all’avviamento di un’attività di smaltimento (D13e D15)
di rifiuti speciali pericolosi provenienti sempre dalle attività prima citate.
Considerato che l’attività soprarichiamata dovrebbe essere svolta nel Comune di
Castel Volturno e, quindi, nella provincia di Caserta dove vi è un altissimo flusso
di rifiuti speciali pericolosi e non provenienti da attività di costruzione e
demolizione, al quale non corrisponde una commisurata presenza, sia per numero
che per potenzialità, di impianti dedicati al recupero e/o allo smaltimento di tali
tipologie di rifiuti.
Tanto premesso, il progetto oggetto del presente studio proposto dalla società
NEF Srl, presenta altissimi rapporti di coerenza e di supporto alle strategie di
pianificazione e gestione rappresentate nel “Piano Regionale di gestione
integrata dei rifiuti speciali in Campania”.
4.7 INQUADRAMENTO RISPETTO AL PIANO REGIONALE DI
RISANAMENTO E MANTENIMENTO DELLA QUALITÀ DELL’ARIA
La Regione Campania si è dotata di un piano regionale di risanamento e
mantenimento della qualità dell’aria in conformità ai dettami legislativi emanati
con Decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio 1 ottobre 2002,
n. 261 contenente il «Regolamento recante le direttive tecniche per la valutazione
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preliminare della qualità dell'aria ambiente, i criteri per l'elaborazione del piano e
dei programmi di cui agli articoli 8 e 9 del D.Lgs. n. 351 del 4 agosto 1999»
Il piano in questione è stato approvato in via definitiva dal Consiglio Regionale
della Campania nella seduta del 27 giugno 2007 e pubblicato sul Numero Speciale
del Bollettino Ufficiale della Regione Campania del 05/10/2007.
Tale piano è stato modificato con DGR n.811 del 27/12/2012 “modifiche al piano
in ottemperanza alla decisione della commissione europea del 06/07/2012, relativa
alla notifica della repubblica italiana di proroga del termine stabilito per
raggiungere i valori limite per il biossido di azoto in 48 zone di qualità dell'aria”
Tanto premesso, lo sviluppo del piano regionale in esame, supportato da risultati
di monitoraggio della qualità dell’aria ed elaborazioni statistiche e modellistiche,
ha portato ad una valutazione della qualità dell’aria a scala locale su tutto il
territorio regionale ed una conseguente zonizzazione (vedi Figura 1), ai fini della
gestione della qualità della stessa.
Ciò detto, il territorio regionale campano è stato suddiviso nelle seguenti “Zone”:
� IT0601 Zona di risanamento - Area Napoli e Caserta;
� IT0602 Zona di risanamento - Area salernitana;
� IT0603 Zona di risanamento - Area avellinese;
� IT0604 Zona di risanamento - Area beneventana;
� IT0605 Zona di osservazione;
� IT0606 Zona di mantenimento.
Pagina | 42
Le zone di risanamento sono definite come quelle zone in cui almeno un
inquinante supera il limite più il margine di tolleranza fissato dalla legislazione.
La zona di osservazione è definita dal superamento del limite ma non del margine
di tolleranza fissato dalla legislazione.
Le zone di mantenimento non presentano il superamento del limite ne tantomeno
del margine di tolleranza fissato dalla legislazione.
Quindi, il “Piano” individua le misure da attuare nelle zone di risanamento e di
osservazione per conseguire un miglioramento della qualità dell’aria, ovvero per
prevenirne il peggioramento negli altri casi (zone di mantenimento).
Il Piano regionale campano di risanamento e mantenimento della qualità
dell’aria mira al raggiungimento di differenti obiettivi a breve, medio e lungo
Pagina | 43
termine. Il raggiungimento di questi obiettivi è collegato al rispetto dei limiti di
concentrazione fissati dalla legislazione e alle esigenze della programmazione più
a lungo termine.
In questo senso il piano introduce nell’ambito delle azioni di pianificazione i
seguenti livelli:
• Livello Massimo Desiderabile (LMD)
definisce l’obiettivo di lungo termine per la qualità dell’aria e stimola continui
miglioramenti nelle tecnologie di controllo;
• Livello Massimo Accettabile (LMA)
è introdotto per fornire protezione adeguata contro gli effetti sulla salute umana, la
vegetazione e gli animali;
• Livello Massimo Tollerabile (LMT)
denota le concentrazioni di inquinanti dell’aria oltre le quali, a causa di un margine
di sicurezza diminuito, è richiesta un’azione appropriata e tempestiva nella
protezione della salute della popolazione.
Obiettivo generale del piano di risanamento e tutela della qualità dell’aria è quello
di raggiungere, ovunque, il Livello Massimo Accettabile e in prospettiva, con
priorità alle zone più sensibili, il Livello Massimo Desiderabile.
L’area oggetto dell’intervento sita nel comune di Castel Volturno (CE), come
evidenziato nella tabella 1- pagina 15- del Piano Regionale Campano di
Risanamento e Mantenimento della Qualità dell’aria (vedi figura di seguito
riportata), rientra nella Zona di osservazione a causa dal superamento del limite
ma non del margine di tolleranza fissato dalla legislazione vigente per le
concentrazioni di NO² (Biossido Di Azoto) in atmosfera.
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Pagina | 45
Le principali sorgenti artificiali di NO2, sono gli impianti di riscaldamento, alcuni
processi industriali a caldo e i gas di scarico dei veicoli a motore.
Negli ambienti chiusi la concentrazione di ossidi di azoto risulta più elevata, ad
esempio nelle cucine per le combustioni aperte dei fornelli dove spesso si può
arrivare a concentrazioni più elevate di quelle esterne. La diminuzione di questi
inquinanti risulta comunque estremamente rapida non appena viene meno la causa
della loro produzione.
Come sarà più dettagliatamente descritto nel paragrafo sull’analisi dei
potenziali impatti atmosferici dell’attività in questione, l’intervento proposto
oggetto del presente studio non contribuirà ad un aumento delle
concentrazioni di Biossido di azoto nell’atmosfera.
Infatti, l’impianto in questione produce sostanzialmente delle emissioni
convogliate e diffuse di natura polverosa dovute alla lavorazione di trito-vagliatura
e dalla movimentazione di materiale di natura lapidea, tali emissioni sono abbattute
e, quindi, contenute attraverso interventi di umidificazione dei materiali trattati e
delle zone di lavorazione e movimentazione degli stessi. Tali opere di mitigazione,
quindi, consentiranno di contenere le emissioni diffuse polverose nei limiti di
legge. Inoltre, l’intervento proposto non implicherà un rilevante aumento del
traffico veicolare (all’uopo si veda paragrafo dedicato) ed i macchinari utilizzati
nel processo produttivo dell’impianto in questione svolgono solo lavorazioni a
freddo.
Tanto premesso, in conclusione dell’analisi fatta si può asserire che
l’intervento oggetto del presente studio non è in contrasto con i dettami del
Piano regionale campano di risanamento e mantenimento della qualità
dell’aria.
Pagina | 46
4.8 ALTRE CONSIDERAZIONI SULL’INQUADRAMENTO
TERRITORIALE DELL’AREA DELL’IMPIANTO IN ESAME
Infine, l’impianto di recupero che intende realizzare la società Gennaro Ruotolo
Edilizia Srl non ricade in:
• zone nelle quali gli standard di qualità ambientale fissati dalla legislazione
comunitaria sono già stati superati;
• zone di importanza storica, culturale o archeologica.
5. DESCRIZIONE E ANALISI DEL CICLO PRODUTTIVO E ANNESSE OPERAZIONI DI RECUPERO GIÀ SVOLTE ED AUTORIZZATE
PRESSO L’IMPIANTO OGGETTO DEL PRESENTE STUDIO
L’impianto in esame è già esistente ed autorizzato con AUA n.6/2016 del
16/03/2016 rilasciata dal Comune di Castel Volturno (CE), ai sensi del DPR
59/2013, per i seguenti titoli abilitativi (copia dell’appena citato provvedimento
AUA è allegato al presente studio):
- autorizzazione agli scarichi di acque reflue ex art. 124 del dlgs 152/06 e smi
- emissioni in atmosfera ai sensi ex art.269 del Dlgs 152/06 e smi;
- valutazione impatto acustico di cui alla legge 447/95;
- recupero rifiuti non pericolosi ai sensi art. 216 del Dlgs 152/06 e smi;
L’impianto in esame è ubicato nel comune di Castel Volturno (CE) alla S.P. n.333
(ex SS264), in Località Seponi, sull’area individuata catastalmente al NTC/NCEU
Foglio n. 31 – part.lla n. 5238 (ex 5095 e 110).
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L’area totale in esame, nella piena disponibilità della N.E.F Srl, ha una consistenza
di circa 116.700 mq ed ha una forma quasi regolare di un rettangolo.
L’insediamento attualmente autorizzato interessa solo una porzione dell’area totale
sopra indicata e copre una superficie di circa 6.500,00 mq, infatti la restante parte
del lotto in esame è stato lasciata inedificata per eventuali ampliamenti futuri.
Le tipologie di rifiuti trattate e le relative operazioni di recupero svolte attualmente
presso l’impianto in esame sono conformi a quelle riportate nell’Allegato 1
Suballegato 1 al Decreto Ministeriale 05.02.1998, così come modificato dal DM
186/06 e nella fattispecie sono catalogate, nell’Allegato 1 – Suballegato 1, del
succitato Decreto Ministeriale, ai seguenti punti:
7.1 Tipologia: rifiuti costituiti da laterizi, intonaci e conglomerati di cemento
armato e non, comprese le traverse e traversoni ferroviari e i pali in calcestruzzo
armato provenienti da linee ferroviarie, telematiche ed elettriche e frammenti di
rivestimenti stradali, purché privi di amianto [170101] [170102] [170103]
[170802] [170107] [170904] [200301].
7.1.1 Provenienza: attività di demolizione, frantumazione e costruzione; selezione
da RSU e/o RAU; manutenzione reti; attività di produzione di lastre e manufatti in
fibrocemento.
7.1.2 Caratteristiche del rifiuto: materiale inerte, laterizio e ceramica cotta anche
con presenza di frazioni metalliche, legno, plastica, carta e isolanti escluso
amianto.
7.1.3 Attività di recupero:
a) messa in riserva di rifiuti inerti [R13] per la produzione di materie prime
secondarie per l'edilizia, mediante fasi meccaniche e tecnologicamente
Pagina | 48
interconnesse di macinazione, vagliatura, selezione granulometrica e separazione
della frazione metallica e delle frazioni indesiderate per l'ottenimento di frazioni
inerti di natura lapidea a granulometria idonea e selezionata, con eluato del test di
cessione conforme a quanto previsto in allegato 3 al presente decreto [R5];
c) utilizzo per la realizzazione di rilevati e sottofondi stradali e ferroviari e
aeroportuali, piazzali industriali previo trattamento di cui al punto a) (il recupero e'
subordinato all'esecuzione del test di cessione sul rifiuto tal quale secondo il
metodo in allegato 3 al presente decreto) [R5].
7.1.4 Caratteristiche delle materie prime e/o dei prodotti ottenuti: materie
prime secondarie per l'edilizia con caratteristiche conformi all'allegato C della
circolare del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio 15 luglio 2005, n.
UL/2005/5205.
7.6 Tipologia: conglomerato bituminoso, frammenti di piattelli per il tiro al volo
[170302][200301].
7.6.1 Provenienza: attività di scarifica del manto stradale mediante fresatura a
freddo; campi di tiro al volo.
7.6.2 Caratteristiche del rifiuto: rifiuto solido costituito da bitume ed inerti.
7.6.3 Attività di recupero:
b) realizzazione di rilevati e sottofondi stradali (il recupero è subordinato
all'esecuzione del test di cessione sul rifiuto tal quale secondo il metodo in allegato
3 al presente decreto) [R5].
c) produzione di materiale per costruzioni stradali e piazzali industriali mediante
selezione preventiva (macinazione,vagliatura, separazione delle frazioni
Pagina | 49
indesiderate, eventuale miscelazione con materia inerte vergine) con eluato
conforme al test di cessione secondo il metodo in allegato 3 al presente decreto
[R5]
7.6.4 Caratteristiche delle materie prime e/o dei prodotti ottenuti:
a) conglomerato bituminoso nelle forme usualmente commercializzate.
b) materiali per costruzioni nelle forme usualmente commercializzate.
7.31-bis Tipologia: terre e rocce di scavo [170504].
7.31-bis.1 Provenienza: attività di scavo.
7.31-bis.2 Caratteristiche del rifiuto: materiale inerte vario costituito da terra con
presenza di ciotoli, sabbia, ghiaia,trovanti, anche di origine antropica.
7.31-bis.3 Attività di recupero:
a) industria della ceramica e dei laterizi [R5];
c) formazione di rilevati e sottofondi stradali (il recupero è subordinato
all'esecuzione del test di cessione sul rifiuto talquale secondo il metodo in allegato
3 al presente decreto) [R5].
7.31-bis.4 Caratteristiche delle materie prime e/o dei prodotti ottenuti: prodotti
ceramici nelle forme usualmente commercializzate.
Per le tipologie sopraelencate viene svolta, oltre alla fase di messa in riserva
(R13), anche la fase di recupero finale (R5), mentre, per quelle di seguito
indicate viene svolta esclusivamente la fase di messa in riserva (R13).
• 1.1. Tipologia: rifiuti di carta, cartone e cartoncino, inclusi poliaccoppiati anche
di imballaggi [150101] [150105] [150106] [200101]
Pagina | 50
1.1.1. Provenienza: attività produttive, raccolta differenziata di RU, altre forme di
raccolta in appositi contenitori su superfici private; attività di servizio
1.1.2. Caratteristiche del rifiuto: rifiuti costituiti da cartaccia derivante da raccolta
differenziata, rifiuti di carte e cartoni non corrispondenti alle specifiche delle
norme UNI-EN 643;
1.1.3 Attività di recupero: messa in riserva [R13].
• 2.1 Tipologia: imballaggi, vetro di scarto ed altri rifiuti e frammenti di vetro;
rottami di vetro [170202] [200102] .
2.1.1 Provenienza: raccolta differenziata in appositi contenitori e/o altre raccolte
differenziate; selezione da R.S.U. e/o R.A.U.; attività industriali, artigianali
commerciali e di servizi; autodemolizione autorizzate ai sensi del decreto
legislativo 5 febbraio 1997, n. 22 e successive modifiche e integrazioni.
2.1.2 Caratteristiche del rifiuto: vetro di scarto con l'esclusione dei vetri da tubi
raggio-catodici delle lampade a scarica ed altri vetri contaminati da sostanze
radioattive e dei contenitori etichettati come pericolosi ai sensi della legge 29
maggio 1974, n. 256, decreto del Presidente della Repubblica 24 novembre 1981,
n. 927 e successive modifiche e integrazioni; non radioattivo ai sensi del decreto
legislativo 17 marzo 1995, n. 230.
2.1.3 Attività di recupero: messa in riserva [R13].
• 3.1 Tipologia: rifiuti di ferro, acciaio e ghisa [120102] [150104] [170405].
Pagina | 51
3.1.1 Provenienza: attività industriali, artigianali, agricole, commerciali e di
servizi; lavorazione di ferro, ghisa e acciaio, raccolta differenziata; impianti di
selezione o di incenerimento di rifiuti; attività di demolizione.
3.1.2 Caratteristiche del rifiuto: rifiuti ferrosi, di acciaio, ghisa e loro leghe anche
costituiti da cadute di officina, rottame alla rinfusa, rottame zincato, lamierino,
cascami della lavorazione dell'acciaio, e della ghisa, imballaggi, fusti, latte, vuoti e
lattine di metalli ferrosi e non ferrosi e acciaio anche stagnato; PCB, PCT <25 ppb,
ed eventualmente contenenti inerti, metalli non ferrosi, plastiche, etc., <5% in
peso, oli <10% in peso; non radioattivo ai sensi del decreto legislativo 17 marzo
1995, n. 230.
3.1.3 Attività di recupero: messa in riserva [R13]
• 3.2 Tipologia: rifiuti di metalli non ferrosi o loro leghe [150104] [120103]
[120104] [170402] [170407].
3.2.1 Provenienza: attività industriali, artigianali, agricole, commerciali e di
servizi; lavorazione di metalli non ferrosi; raccolta differenziata; impianti di
selezione o di incenerimento di rifiuti; attività di demolizione.
3.2.2 Caratteristiche del rifiuto: rifiuti di metalli non ferrosi o loro leghe anche
costituiti da rottami e cascami di barre, profili, lamiere, nastri di alluminio, foglio
di alluminio, rame elettrolitico nudo, rottame di ottone, rottami e cascami di nichel,
cupronichel, bronzo, zinco, piombo e alpacca, imballaggi, fusti, latte vuoti e lattine
di metalli ferrosi e non ferrosi e acciaio anche stagnato; PCB e PCT <25 ppb, ed
eventualmente contenenti inerti, plastiche, etc. <20% in peso, oli <10% in peso; no
radioattivo ai sensi del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230.
Pagina | 52
3.2.3 Attività di recupero: messa in riserva [R13]
• 6.1. Tipologia: rifiuti di plastica; imballaggi usati in plastica compresi i
contenitori per liquidi, con esclusione dei contenitori per fitofarmaci e per presidi
medico-chirurgici [020104] [150102].
6.1.1. Provenienza: raccolte differenziate, selezione da R.S.U. o R.A.; attività
industriali, artigianali e commerciali e agricole; attività di costruzione e
demolizione.
6.1.2. Caratteristiche del rifiuto: materiali plastici, compresi teli e sacchetti,
tubetti per rocche di filati, di varia composizione e forma con eventuale presenza di
rifiuti di altra natura.
6.1.3. Attività di recupero: messa in riserva [R13]
5.1 DESCRIZIONE DELLE FASI LAVORATIVE E
DELL’ORGANIZZAZIONE IN ESSERE PRESSO L’IMPIANTO IN ESAME (STATO AUTORIZZATO)
Nel presente paragrafo si procederà alla descrizione delle aree e delle relative fasi
di lavorazione in essere presso l’impianto in esame, ovvero dello stato autorizzato
(all’uopo si veda planimetria Tav.1 Layout lavorazione stato autorizzato allegata
al presente studio).
L’impianto in esame è costituito da un’area di circa 6500 mq interamente
pavimentata in battuto di calcestruzzo industriale, ha uno sviluppo Nord-Sud
perpendicolare alla strada pubblica S.P. 333 (ex S.S. 264) dove è posizionato
l’unico accesso all’impianto in esame costituito da un cancello scorrevole in
acciaio.
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A destra del cancello d’ingresso, per chi accede alla proprietà, è ubicata la
palazzina uffici con porticato, mentre la zona di ingresso protende in direzione Sud
dove si trova una pesa interrata, dopo la quale troviamo un’area di conferimento
rifiuti in ingresso, alle spalle della quale sono allocate due aree di messa in riserva
dei rifiuti (Tip.7.6 e Tip. 7.31 bis). Alla destra dell’appena citata pesa troviamo le
aree di messa in riserva in cassoni scarrabili dei rifiuti appartenenti alle seguenti
Tipologie: 1.1 - 2.1 - 3.1 - 3.2 e 6.1.
Lungo il muro perimetrale in cls, sul lato destro dell’impianto in esame, troviamo
una zona di messa in riserva (R13) della tipologia di rifiuti 7.1 e subito dopo una
zona dedicata al recupero finale (R5) delle tipologie di rifiuti 7.1 - 7.6 e 7.31 bis.
Nell’appena citata zona di recupero finale (R5), è allocato un impianto di trito
vagliatura di rifiuti inerti di natura lapidea grazie al quale si otterranno, dalla
lavorazione delle predette tipologie di rifiuti, materie prime secondarie (aggregati
riciclati di varia granulometria) utilizzabili per la realizzazione di rilevati e
sottofondi stradali, ferroviari, aeroportuali e piazzali industriali (l’impianto di trito
vagliatura succitato sarà appresso dettagliatamente descritto). Le materie prime
secondarie ottenute dal trattamento di trito vagliatura sono stoccate in aree dedicate
presenti subito dopo l’impianto di trito vagliatura e nella parte terminale del
piazzale industriale dell’impianto in esame, ovvero lungo il muro perimetrale in cls
sul lato sinistro dell’area in esame.
Infine, in fondo al piazzale all’aperto dell’impianto in esame troviamo un
capannone industriale utilizzato attualmente come deposito attrezzature.
L’appena citato capannone industriale ha una superficie pari a circa 450,00 mq e
altezza di circa 8,00 mt, è stato realizzato in cls prefabbricato e presenta una
pavimentazione in battuto di calcestruzzo industriale.
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Tanto premesso, presso l’impianto in esame attualmente il ciclo lavorativo è
organizzato nel modo seguente (all’uopo si veda planimetria Tav.1 Layout
lavorazione stato autorizzato allegata al presente studio):
gli automezzi in ingresso presso l’impianto subiscono una prima fase di pesatura
grazie alla presenza di una pesa interrata, dopodiché, ogni conferitore, prima di
poter accedere in una zona dell’impianto dedicata al conferimento, dovrà fornire
tutta la documentazione comprovante il possesso dei requisiti e delle autorizzazioni
richieste dalla legislazione vigente per il trasporto dei rifiuti, mentre per il rifiuto
da conferire deve essere fornita la documentazione idonea (FIR e nei casi previsti
certificato di analisi) atta ad assicurare che la tipologia di rifiuti sia compatibile con
quelle autorizzate dell’impianto in esame.
Quindi, verificata la completezza di tutta la documentazione sopradescritta
l’automezzo potrà accedere alla zona di scarico e conferire i rifiuti in una zona
definita “Area conferimento rifiuti in ingresso” dove gli stessi subicono una fase di
verifica e se rispondenti alle caratteristiche riportate nel loro FIR di
accompagnamento saranno accettati o nel caso contrario respinti.
A questo punto i rifiuti potranno essere movimentati, grazie all’ausilio di una pala
meccanica gommata, verso le diverse aree di messa in riserva che sono divise
fisicamente tra di loro grazie a dei setti separatori mobili in calcestruzzo nel caso di
stoccaggio dei rifiuti in cumuli, nel caso specifico lo stoccaggio in cumuli viene
svolto per i rifiuti delle seguenti Tipologie: 7.1, 7.6 e 7.31 bis. Mentre, per i rifiuti
delle seguenti tipologie : 1.1, 2.1, 3.1,3.2 e 6.1 lo stoccaggio avviene in cassoni
scarrabili dotati di telo in plastica per la loro copertura in caso di condizioni
meteorologiche avverse (ad esempio forte vento o pioggia)
In ogni caso, ogni area di messa in riserva dei rifiuti è dotata di apposita
cartellonistica riportante la tipologia e i codici CER dei rifiuti in esse stoccati.
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A questo punto i rifiuti per i quali è prevista la sola fase di messa in riserva presso
l’impianto in esame (Tipologie : 1.1, 2.1, 3.1,3.2 e 6.1) verranno avviati al
recupero finale presso impianti terzi all’uopo autorizzati entro un anno dalla loro
presa in carico, così come previsto dall’art. 6, comma 5, del DM 05/02/98 come
modificato dal DM 186/06.
Mentre, presso l’impianto in esame per la Tipologia 7.1, la Tipologia 7.6 e la
Tipologia 7.31 bis viene svolta, oltre che l’operazione di messa in riserva (R13),
anche l’operazione di recupero finale R5.
La predetta operazione di recupero R5 permetterà la produzione di materie prime
secondarie per l'edilizia, mediante fasi meccaniche e tecnologicamente
interconnesse di macinazione, vagliatura, selezione granulometrica e separazione
della frazione metallica e delle frazioni indesiderate per l'ottenimento di frazioni
inerti di natura lapidea a granulometria idonea e selezionata, con eluato del test di
cessione conforme a quanto previsto in allegato 3 al Decreto Ministeriale 186/06.
La succitata fase di trito vagliatura meccanica avviene grazie all’utilizzo di un
impianto di seguito descritto.
5.2 DESCRIZIONE DELL’IMPIANTO DI TRITO VAGLIATURA
UTILIZZATO PRESSO L’IMPIANTO IN ESAME
L’impianto di trito vagliatura presente presso l’impianto della N.E.F. Srl che verrà
di seguito descritto è stato fornito dalla Cava Service Srl ed è composto dai
seguenti elementi di seguito riportati in un’apposita tabella.
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Tanto premesso, il ciclo lavorativo dell’impianto di trito vagliatura in esame sarà
quello riportato nello schema a blocchi sottostate e di seguito descritto:
Pagina | 57
Con le macchine in moto, tramite pala meccanica si alimenta la tramoggia primaria
del gruppo primario di frantumazione provvista di alimentatore sgrossatore.
L’alimentatore sgrossatore ha la funzione di effettuare una prima sgrossatura
dell’inerte mediante l’asportazione del fine presente, fine che perviene sul nastro
trasportatore estrattore.
L’inerte di calibro superiore perviene, quindi, al frantoio a mascelle che tramite
compressione produce la frantumazione primaria.
L’inerte frantumato, viene scaricato su di un nastro estrattore che lo trasporta alla
stazione deferrizzazione la quale elimina elementi ferrosi eventualmente inquinanti
dall’inerte frantumato.
L’inerte ormai privo di materiale ferroso, giunge, attraverso un nastro trasportatore,
alla stazione di vagliatura dove il vaglio vibrante effettua la selezione dell’inerte in
base alla granulometria:
� La sabbia 0/10 mm viene estratta tramite nastro trasportatore e va a stoccaggio
a cumulo in box.
� Il pietrisco 10/30 mm viene estratto tramite nastro trasportatore e va a
stoccaggio a cumulo in box;
� Il pietrisco +30 mm ,estratto da un nastro trasportatore, giunge alla stazione di
rifrantumazione composta da un polmone di carico, un elettrodosatore e un
mulino a martelli. Il mulino a martelli effettua una riduzione granulometrica
tramite impatto roccia/acciaio quindi scarica il materiale frantumato sul nastro
trasportatore facendolo ritornare così in circolo.
Le macchine che compongono l’impianto sono movimentate da motori elettrici
gestiti da quadro elettrico generale.
Le M.P.S. ottenute dalla suddetta lavorazione sono stoccate in cumuli in box
nell’area adiacente a quella di lavorazione dei rifiuti ed in altre due aree
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posizionate in fondo al piazzale industriale sul lato perimetrale sinistro
dell’impianto in esame. Si ricorda che l’intero piazzale all’aperto dell’impianto in
esame è provvisto di idonea pavimentazione in calcestruzzo armato
impermeabilizzato.
E’ previsto inoltre un contenitore fuori terra di tipo mobile per gli scarti di rifiuti
metallici estratti dal trito vagliatore. Tali rifiuti verranno avviati al recupero finale
presso impianti terzi all’uopo autorizzati.
Inoltre, è importantissimo sottolineare che l’impianto di trito vagliatura appena
descritto è dotato di sistemi ed accorgimenti tecnici idonei all’abbattimento
delle polveri di natura inerte lapidea che si sprigionano durante le fasi di carico
e trito vagliatura dei rifiuti da recuperare.
Infatti, l’impianto in esame è dotato di:
� Sistema ad acqua nebulizzata con ugelli spruzzatori posizionati:
Sulla tramoggia primaria
Sulla bocca di carico e scarico del frantoio
L’acqua a pressione perviene agli ugelli dove si atomizza.
Il getto atomizzato, è indirizzato sulla polvere che, umidificata, precipita senza
avere l’effetto del bagnato. Gli ugelli sono dislocati nei punti critici di emissione
polveri, quali ingressi ed uscite delle macchine rotative e nei salti delle canalerie.
Ogni gruppo di ugelli è comandato dalla centralina di distribuzione che con le
valvole dosa e ripartisce l’acqua a seconda del maggior punto critico.
L’effetto di atomizzazione fa si che sia richiesta una minima quantità d’acqua;
pertanto, i consumi sono molto contenuti ottenendo, invece, un elevato grado di
abbattimento.
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� Cappa antipolvere:
Al vaglio vibrante
Gruppo mulino
La cappa consente di evitare la dispersione di materiali in atmosfera in seguito agli
effetti causati dalle correnti d’aria ed è realizzata in lamiera S235 zincata presso
piegata.
� Cupolini antivento applicati ai:
Nastri trasportatori
I cupolini consentono di evitare l’esposizione delle macchine agli agenti
atmosferici preservandone l’integrità più a lungo nel tempo ed evitando
l’innalzamento delle polveri lungo il percorso del frantumato sui nastri
trasportatori.
Tali cupolini sono realizzati in lamiera presso piegata e sono forniti di spondine
laterali di contenimento in gomma
� Incapsulamento antipolvere applicato al:
Gruppo mulino
L’incapsulamento consente di evitare l’esposizione delle macchine agli agenti
atmosferici preservandone l’integrità più a lungo nel tempo; evita l’arresto delle
macchine a causa di temperature eccessivamente rigide; evita la dispersione di
materiali in atmosfera in seguito agli effetti causati dalle correnti d’aria.
L’incapsulamento, inoltre, abbatte il livello di rumorosità delle macchine in fase di
lavoro.
Infine si precisa che l’incapsulamento del gruppo mulino è realizzato in lamiera
grecata coibentata preverniciata. Quindi, il gruppo mulino è chiuso su tre lati e sul
tetto con lamiera grecata e sul lato aperto vi è la presenza di una barriera in gomma
trasparente sfrangiata, che consente la visibilità della macchina, la manutenzione
Pagina | 60
straordinaria pur contenendo le polveri e contiene il rumore durante la fase
operativa.
� Tubi antipolvere applicati:
parti terminali dei 3 nastri trasportatori di uscita delle MPS
Il tubo antipolvere evita la dispersione di materiale frantumato nel suo depositarsi a
cumulo.
La caduta avviene all’interno del tubo riducendo al minimo la possibilità che
correnti ventose disperdano polveri nell’atmosfera.
Il tubo antipolvere è composto da due componenti: la cuffia di scarico e il tubo.
Realizzata in lamiera la cuffia di scarico viene applicata al tamburo motore del
nastro trasportatore, il tubo è in plastica e viene applicato sotto la cuffia.
� Impianto aspirazione e abbattimento polveri applicato al:
Gruppo mulino
Al vaglio vibrante
L’aria, mediamente polverosa, è aspirata attraverso la cappa, e successivamente
inviata ad un abbattitore, dove sono presenti serie di filtri a tessuto che trattengono
le polveri presenti nel flusso d’aria aspirato dalla cappa.
I filtri saranno ripuliti ciclicamente dalle polveri grazie all’attivazione di un
sistema di pompaggio di aria compressa controcorrente ed i residui polverosi
verranno direzionati verso un punto di aggancio di grossi sacchi (Big Bags) che
una volta riempitosi di polvere verranno sgangiati e sostituiti da nuovi aventi le
stesse caratteristiche. Inoltre, il sistema di aspirazione ed abbattimento polveri
appena descritto è munito di misuratore di pressione che nel caso in cui vi fosse un
intasamento dei filtri per la presenza di troppe polveri manderebbe un segnale
acustico di allerta.
Pagina | 61
L’aria, a questo punto priva di polveri, viene immessa in atmosfera attraverso un
camino di mandata.
L’Impianto di abbattimento descritto garantisce l’accessibilità alle prese di misura
per lo svolgimento dei controlli necessari a verificare il rispetto dei limiti di
emissione. Il camino convoglia il flusso allo sbocco in modo verticale verso l’alto,
dove l’altezza minima dei punti di emissione supera di almeno un metro qualsiasi
ostacolo o struttura circostante.
Infine si evidenza che l’impianto di trito vagliatura in esame ha una capacità
max di trattamento di 40 mc/h.
5.3 QUADRO SINTETICO STATO AUTORIZZATO
Come già premesso nelle pagini precedenti, attualmente l’impianto in esame è
autorizzati con con AUA n.6/2016 del 16/03/2016 rilasciata dal Comune di Castel
Volturno (CE), ai sensi del DPR 59/2013, per i seguenti titoli abilitativi (copia
dell’appena citato provvedimento AUA è allegato al presente studio):
- autorizzazione agli scarichi di acque reflue ex art.124 del Dlgs 152/06 e smi
- emissioni in atmosfera ai sensi ex art.269 del Dlgs 152/06 e smi;
- valutazione impatto acustico di cui alla legge 447/95;
- recupero rifiuti non pericolosi ai sensi art. 216 del Dlgs 152/06 e smi;
Inoltre, nei paragrafi precedenti 5, 5.1e 5.2, si è descritto in modo dettagliato
l’area dell’impianto in esame, le tipologie di rifiuti recuperabili, le aree di
lavorazione ed il ciclo produttivo con le relative operazioni di recupero (R13/R5)
svolte presso lo stesso.
Pagina | 62
Quindi, di seguito si riporta una tabella di sintesi nella quale si evidenziano le
tipologie di rifiuti con i relativi CER, le operazioni di recupero e le quantità
relative di rifiuti recuperabili annualmente presso l’impianto in esame così come da
stato autorizzato dello stesso.
ATTIVITÀ RECUPERO
TIPOLOGIA RIFIUTI
CER OPERAZIONI DI RECUPERO
QUANTITÀ AUTORIZZATE (tonnellate/anno)
MESSA IN RISERVA
1.1
[150101][150105] [150106][200101]
R 13 50
2.1 [170202][200102] R 13 50
3.1 [120102][150104] [170405]
R 13 100
3.2 [120103][120104] [150104][170402]
[170407]
R 13 50
6.1 [020104][150102] R 13 50
UTILIZZO DEI RIFIUTI PER LA FORMAZIONE DI RILEVATI E SOTTOFONDI
STRADALI
7.1 [170101][170102] [170103][170107] [170802][170904]
[200301]
R13/R5 1000
7.6
[170302][200301] R13/R5 100
7.31 BIS
[170504] R13/R5 100
TOTALE
1500
Dall’analisi della tabella sopra riportata si possono fare una serie di
considerazioni, innanzitutto si può constatare che non tutte le tipologie autorizzate
Pagina | 63
contengono tutti i CER previsti dal allegato 1, sub allegato 1 al DM 05/02/98 come
modificato dal 186/206.
Inoltre, rispetto alle dimensioni dell’impianto in esame e delle relative aree di
messa in riserva dei rifiuti le quantità autorizzate sono abbondantemente al di sotto
della potenzialità massima di messa in riserva dell’impianto in esame.
Un’altra osservazione evidente è quella riguardante la limitazione della quantità di
rifiuti (inferiori alle 10 tonnellate/giorno) recuperabili attraverso le operazioni R5,
limitazione indotta essenzialmente dalla mancata acquisizione del parere di non
assoggettabilità a VIA per l’operazioni di recupero appena citate ante fase
autorizzativa dell’impianto in esame (all’uopo si evidenzia che, come già riportato
nei paragrafi precedenti, l’impianto di trito vagliatura di cui è dotato l’impianto in
esame ha una capacità di trattamento di 40 mc/h).
Si è ritenuto necessario riportare le succitate osservazioni, perché le stesse saranno
oggetto di buona parte delle modifiche sostanziali che il committente del presente
studio intende apportare al proprio impianto di recupero oggetto del presente
studio.
5.4 DESCRIZIONE DELLE MODIFICHE CHE SI INTENDONO APPORTARE ALLO STATO AUTORIZZATO
DELL’IMPIANTO IN ESAME
Nelle pagine seguenti verranno descritte in modo dettagliato le modifiche che si
vogliono apportare all’impianto in esame (all’uopo si veda la TAV. 2 Layout di
lavorazione stato di progetto allegata al presente studio) rispetto allo stato
autorizzato dello stesso.
Si sottolinea, come già riportato nei paragrafi precedenti, che le modifiche di
seguito descritte saranno oggetto di richiesta autorizzativa ai sensi dell’art. 208 del
Dlgs 152/06.
Pagina | 64
5.4.1 RIORGANIZZAZIONE DELLE AREE DI STOCCAGGIO E
LAVORAZIONE DEI RIFIUTI ED AUMENTO DELLA CAPACITÀ DI
MESSA IN RISERVA (R13) E RECUPERO (R5) DEI RIFIUTI NON
PERICOLOSI PRESSO L’IMPIANTO IN ESAME
Di seguito si descriverà l’organizzazione riportata nella TAV.2 Layout stato di
progetto che si vuole dare all’impianto in esame secondo le modifiche da apportare
allo stesso indicate dal committente del presente studio.
Nel caso specifico nel presente paragrafo si analizzeranno la disposizione, la
grandezza e la capacità massima di stoccaggio delle aree di messa in riserva dei
rifiuti speciali non pericolosi soggetti alle operazioni di recupero.
Inoltre, si analizzerà la capacità massima di trattamento dell’impianto di trito
vagliatura e, quindi, si stabilirà la capacità massima di recupero (R5) dei rifiuti
speciali non pericolosi di natura lapidea presso l’impianto in esame.
Tanto premesso, in base alle modifiche previste, presso l’impianto in questione
saranno presenti nove diverse aree di stoccaggio (messa in riserva) di rifiuti non
pericolosi, ognuna delle quali accoglierà tipologie di rifiuti aventi caratteristiche
omogenee (stato fisico, natura, pericolosità).
Inoltre, ogni area di stoccaggio (messa in riserva) sarà circoscritta con strisce gialle
di delimitazione e/o barriere mobili in cls e ognuna sarà munita di cartellonistica
riportante le caratteristiche dei rifiuti ivi stoccati e i rispettivi codici CER.
Tutte le aree di stoccaggio (messa in riserva) in esame saranno allocate sul piazzale
all’aperto dell’impianto in questione che risulta pavimentato in battuto di
calcestruzzo industriale e lo stoccaggio dei rifiuti avverrà in alcuni casi in colli (
cassoni) ed in altri casi in cumuli, come appresso dettagliatamente specificato.
Ciò detto, di seguito verranno descritte tutte le succitate aree e le modalità di
stoccaggio dei rifiuti non pericolosi prima che vengano successivamente avviati al
Pagina | 65
recupero finale o presso l’impianto in esame o in altri casi presso impianti terzi
all’uopo autorizzati.
Quindi, presso l’impianto in questione saranno presenti le seguenti aree di
stoccaggio (messa in riserva) di rifiuti non pericolosi:
Area Stoccaggio (messa in riserva) in cassoni, dotati di teli in plastica per la
protezione dei rifiuti dagli agenti atmosferici, di rifiuti composti da carta
cartone ed imballaggi in materiale misto aventi i seguenti codici CER non
pericolosi (ampiezza 85 mq)
150101 imballaggi in carta e cartone
150105 imballaggi in materiali compositi
150106 imballaggi in materiali misti
191201 carta e cartone
2010101 carta e cartone
Si precisa che per tali rifiuti verrà eseguita esclusivamente la fase di messa in
riserva e che i rifiuti messi in riserva saranno avviati al recupero finale presso
impianti terzi all’uopo autorizzati entro un anno dalla loro presa in carica presso
l’impianto in esame.
Area Stoccaggio (messa in riserva) in cassoni, dotati di teli in plastica per la
protezione dei rifiuti dagli agenti atmosferici, di rifiuti composti da materiali
ed imballaggi in plastica aventi i seguenti codici CER non pericolosi
(ampiezza 85 mq)
020104 rifiuti plastici (ad esclusione degli imballaggi)
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150102 imballaggi in plastica
160119 plastica
170203 plastica
200139 plastica
Si precisa che per tali rifiuti verrà eseguita esclusivamente la fase di messa in
riserva e che i rifiuti messi in riserva saranno avviati al recupero finale presso
impianti terzi all’uopo autorizzati entro un anno dalla loro presa in carica presso
l’impianto in esame.
Area Stoccaggio (messa in riserva) in cassoni, dotati di teli in plastica per la
protezione dei rifiuti dagli agenti atmosferici, di rifiuti composti da materiali
ed imballaggi in vetro aventi i seguenti codici CER non pericolosi (ampiezza
40 mq)
150107 imballaggi in vetro
160120 vetro
170202 vetro
200102 vetro
Si precisa che per tali rifiuti verrà eseguita esclusivamente la fase di messa in
riserva e che i rifiuti messi in riserva saranno avviati al recupero finale presso
impianti terzi all’uopo autorizzati entro un anno dalla loro presa in carica presso
l’impianto in esame.
Area Stoccaggio (messa in riserva) in cassoni (tali cassoni saranno dotati di
teli in plastica per la protezione dei rifiuti dagli agenti atmosferici) di rifiuti
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composti da materiali ed imballaggi metallici di natura ferrosa aventi i
seguenti codici CER non pericolosi (ampiezza 65 mq)
150104 imballaggi metallici
160117 metalli ferrosi
170405 ferro e acciaio
191202 metalli ferrosi
200140 metallo
Si precisa che per tali rifiuti verrà eseguita esclusivamente la fase di messa in
riserva e che i rifiuti messi in riserva saranno avviati al recupero finale presso
impianti terzi all’uopo autorizzati entro un anno dalla loro presa in carica presso
l’impianto in esame.
Area Stoccaggio (messa in riserva) in cassoni (tali cassoni saranno dotati di
teli in plastica per la protezione dei rifiuti dagli agenti atmosferici) di rifiuti
composti da materiali ed imballaggi metallici di natura non ferrosa aventi i
seguenti codici CER non pericolosi (ampiezza 65 mq)
160118 metalli non ferrosi
170401 rame bronzo e ottone
170402 alluminio
170403 piombo
170404 zinco
170406 stagno
170407 metalli misti
191203 metalli non ferrosi
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Si precisa che per tali rifiuti verrà eseguita esclusivamente la fase di messa in
riserva e che i rifiuti messi in riserva saranno avviati al recupero finale presso
impianti terzi all’uopo autorizzati entro un anno dalla loro presa in carica presso
l’impianto in esame.
Area Stoccaggio (messa in riserva) in cumuli di rifiuti composti da terre e
rocce da scavo aventi i seguenti codici CER non pericolosi (ampiezza 300 mq)
170504 terra e rocce diverse da quelle di cui alla voce 170503
Si precisa che per tali rifiuti presso l’impianto in esame verrà svolta oltre alla fase
di messa in riserva anche il loro recupero finale attraverso l’operazione R5 svolta
grazie all’impianto di trito vagliatura dettagliatamente descritto nei paragrafi
precedenti.
Area Stoccaggio (messa in riserva) in cumuli di rifiuti composti da pietrisco
tolto d’opera aventi i seguenti codici CER non pericolosi (ampiezza 85 mq)
170508 pietrisco per massicciate ferroviarie diverso da quello di cui alla voce
170507
Si precisa che per tali rifiuti presso l’impianto in esame verrà svolta oltre alla fase
di messa in riserva anche il loro recupero finale attraverso l’operazione R5 svolta
grazie all’impianto di trito vagliatura dettagliatamente descritto nei paragrafi
precedenti.
Pagina | 69
Area Stoccaggio (messa in riserva) in cumuli di rifiuti composti da miscele
bituminose aventi i seguenti codici CER non pericolosi (ampiezza 100 mq)
170302 miscele bituminose diverse da quelle di cui alla voce 170302
Si precisa che per tali rifiuti presso l’impianto in esame verrà svolta oltre alla fase
di messa in riserva anche il loro recupero finale attraverso l’operazione R5 svolta
grazie all’impianto di trito vagliatura dettagliatamente descritto nei paragrafi
precedenti.
Area Stoccaggio (messa in riserva) in cumuli di rifiuti composti da materiali
da costruzione e demolizione di natura lapidea aventi i seguenti codici CER
non pericolosi (ampiezza 760 mq)
101311 rifiuti della produzione di materiali compositi a base di cemento diversi
da quelli di cui alla voce 101309 e 101310 170101 cemento 170102 mattoni
170103 mattonelle e ceramiche
170107 miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche, diverse da
quelle di cui alla voce 17 01 06
170802 materiali da costruzione a base di gesso diversi da quelli di cui alla voce
17 08 01
170904 rifiuti misti dell'attività di costruzione e demolizione, diversi da quelli di
cui alle voci 17 09 01, 17 09 02 e 17 09 03
010413 rifiuti prodotti dalla lavorazione della pietra diversi da quelli di cui alla
voce 010407
Pagina | 70
Si precisa che per tali rifiuti presso l’impianto in esame verrà svolta oltre alla fase
di messa in riserva anche il loro recupero finale attraverso l’operazione R5 svolta
grazie all’impianto di trito vagliatura dettagliatamente descritto nei paragrafi
precedenti.
Tanto premesso, di seguito verrà analizzata la capacità di stoccaggio istantaneo, la
relativa potenzialità di messa in riserva annuale (R13) e la capacità di recupero
finale (R5) dei rifiuti non pericolosi presso l’impianto in questione.
I parametri di riferimento fondamentali che si terranno presenti nel procedere nel
calcolo soprarichiamato saranno:
- la quantità massima di rifiuti stoccabili che per ogni 4 mq dovrà essere
uguale ad un metro cubo.
- Il peso specifico presunto dei gruppi di rifiuti, presenti all’interno delle aree
di messa in riserva dedicate, per ottenere l’equivalenza delle quantità di
stoccaggio istantaneo e annuale dei rifiuti dai metri cubi alle tonnellate.
- La capacità di svuotamento dei singoli settori adibiti alla messa in riserva
per avviare i rifiuti in essi contenuti o verso impianti terzi autorizzati al loro
recupero finale o verso la fase di trito vagliatura, ovvero verso il loro
recupero finale (R5) presso l’impianto in esame.
- la potenzialità dell’impianto di trito vagliatura e i giorni lavorativi annuali
svolti presso lo stesso, per ottenere la capacità di recupero finale(R5) dei
rifiuti sottoposti a tale trattamento.
Pagina | 71
Tanto precisato passeremo al calcolo della capacità di stoccaggio istantaneo ed
annuale delle singole aree di messa in riserva di seguito riportate
Area di Messa in riserva dei rifiuti non pericolosi di seguito riportati
150101 imballaggi in carta e cartone
150105 imballaggi in materiali compositi
150106 imballaggi in materiali misti
191201 carta e cartone
2010101 carta e cartone
L’Area di messa in riserva in esame ha una dimensione totale di 85 mq, quindi,
avremo una capacità di stoccaggio istantaneo della stessa presso l’impianto in
questione pari a:
85 mq (dimensione totale area di messa in riserva) : 4 mq = 21,25 MC
I rifiuti presenti in quest’area sono costituiti da materiali di carta cartone ed
imballaggi in materiale misto aventi un peso specifico non altissimo che ci porta a
considerare un rapporto di equivalenza presunto di 1MC = 0,6 tonnellate, quindi,
avendo una capacità massima di stoccaggio istantaneo di 21,25 MC la stessa sarà
equivalente a:
21,25 MC X 0,6 tonnellate = 12,75 tonnellate stoccaggio max istantaneo
Quindi, considerando 300 giorni lavorativi annuali per avviare i rifiuti, contenuti
nell’area in questione, verso impianti terzi autorizzati al loro recupero finale
avremo la seguente potenzialità annuale di messa in riserva
Pagina | 72
12,75 tonnellate X 300 giorni lavorativi annuali = 3825 tonnellate annuali
Area di Messa in riserva dei rifiuti non pericolosi di seguito riportati
020104 rifiuti plastici (ad esclusione degli imballaggi)
150102 imballaggi in plastica
160119 plastica
170203 plastica
200139 plastica
L’Area di messa in riserva in esame ha una dimensione totale di 85 mq, quindi,
avremo una capacità di stoccaggio istantaneo della stessa presso l’impianto in
questione pari a:
85 mq (dimensione totale area di messa in riserva) : 4 mq = 21,25 MC
I rifiuti presenti in quest’area sono costituiti da materiali ed imballaggi in plastica
aventi un peso specifico superiore a quelli descritti nell’area di messa in riserva
precedente (carta e cartone) che ci porta a considerare un rapporto di equivalenza
presunto di 1MC = 0,8 tonnellate, quindi, avendo una capacità massima di
stoccaggio istantaneo di 21,25 MC la stessa sarà equivalente a:
21,25 MC X 0,8 tonnellate = 17 tonnellate stoccaggio max istantaneo
Pagina | 73
Quindi, considerando 300 giorni lavorativi annuali per avviare i rifiuti, contenuti
nell’area in questione, verso impianti terzi autorizzati al loro recupero finale
avremo la seguente potenzialità annuale di messa in riserva
17 tonnellate X 300 giorni lavorativi annuali = 5100 tonnellate annuali
Area di Messa in riserva dei rifiuti non pericolosi di seguito riportati
150107 imballaggi in vetro
160120 vetro
170202 vetro
200102 vetro
L’Area di messa in riserva in esame ha una dimensione totale di 40 mq, quindi,
avremo una capacità di stoccaggio istantaneo della stessa presso l’impianto in
questione pari a:
40 mq (dimensione totale area di messa in riserva) : 4 mq = 10 MC
I rifiuti presenti in quest’area sono costituiti da materiali ed imballaggi in vetro
aventi un peso specifico superiore a quelli descritti nell’area di messa in riserva
precedente (plastica) che ci porta a considerare un rapporto di equivalenza presunto
di 1MC = 1,00 tonnellate, quindi, avendo una capacità massima di stoccaggio
istantaneo di 10 MC la stessa sarà equivalente a:
10 MC X 1 tonnellate = 10 tonnellate stoccaggio max istantaneo
Pagina | 74
Quindi, considerando 300 giorni lavorativi annuali per avviare i rifiuti, contenuti
nell’area in questione, verso impianti terzi autorizzati al loro recupero finale
avremo la seguente potenzialità annuale di messa in riserva
10 tonnellate X 300 giorni lavorativi annuali = 3000 tonnellate annuali
Area di Messa in riserva dei rifiuti non pericolosi di seguito riportati
150104 imballaggi metallici
160117 metalli ferrosi
170405 ferro e acciaio
191202 metalli ferrosi
200140 metallo
L’Area di messa in riserva in esame ha una dimensione totale di 65 mq, quindi,
avremo una capacità di stoccaggio istantaneo della stessa presso l’impianto in
questione pari a:
65 mq (dimensione totale area di messa in riserva) : 4 mq = 16,25 MC
I rifiuti presenti in quest’area sono costituiti da materiali ed imballaggi in metalli
ferrosi aventi un peso specifico superiore a quelli descritti nell’area di messa in
riserva precedente (vetro) che ci porta a considerare un rapporto di equivalenza
presunto di 1MC = 1,3 tonnellate, quindi, avendo una capacità massima di
stoccaggio istantaneo di 16,25 MC la stessa sarà equivalente a:
16,25 MC X 1,3 tonnellate = 21,125 tonnellate stoccaggio max istantaneo
Pagina | 75
Quindi, considerando 300 giorni lavorativi annuali per avviare i rifiuti, contenuti
nell’area in questione, verso impianti terzi autorizzati al loro recupero finale
avremo la seguente potenzialità annuale di messa in riserva
21,125 tonnellate X 300 giorni lavorativi annuali = 6337,5 tonnellate annuali
Area di Messa in riserva dei rifiuti non pericolosi di seguito riportati
160118 metalli non ferrosi
170401 rame bronzo e ottone
170402 alluminio
170403 piombo
170404 zinco
170406 stagno
170407 metalli misti
191203 metalli non ferrosi
L’Area di messa in riserva in esame ha una dimensione totale di 65 mq, quindi,
avremo una capacità di stoccaggio istantaneo della stessa presso l’impianto in
questione pari a:
65 mq (dimensione totale area di messa in riserva) : 4 mq = 16,25 MC
I rifiuti presenti in quest’area sono costituiti da materiali di metalli non ferrosi
aventi un peso specifico uguale a quelli descritti nell’area di messa in riserva
precedente (metalli ferrosi) che ci porta a considerare un rapporto di equivalenza
Pagina | 76
presunto di 1MC = 1,3 tonnellate, quindi, avendo una capacità massima di
stoccaggio istantaneo di 16,25 MC la stessa sarà equivalente a:
16,25 MC X 1,3 tonnellate = 21,125 tonnellate stoccaggio max istantaneo
Quindi, considerando 300 giorni lavorativi annuali per avviare i rifiuti, contenuti
nell’area in questione, verso impianti terzi autorizzati al loro recupero finale
avremo la seguente potenzialità annuale di messa in riserva
21,125 tonnellate X 300 giorni lavorativi annuali = 6337,5 tonnellate annuali
Si ribadisce che per i rifiuti presenti nelle aree di messa in riserva appena descritte,
presso l’impianto in esame (stato di progetto) verrà eseguita esclusivamente la fase
di messa in riserva (R13) e che gli stessi saranno avviati al recupero finale presso
impianti terzi all’uopo autorizzati entro un anno dalla loro presa in carica presso
l’impianto in esame.
Mentre, per i rifiuti di seguito riportati, presso l’impianto in esame (stato di
progetto) verrà effettuata oltre che una fase di messa in riserva (R13) anche il loro
recupero finale (R5) attraverso l’impianto di trito vagliatura dettagliatamente
descritto nei paragrafi precedenti.
Area di Messa in riserva dei rifiuti non pericolosi di seguito riportati
101311 rifiuti della produzione di materiali compositi a base di cemento diversi
da quelli di cui alla voce 101309 e 101310 170101 cemento 170102 mattoni
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170103 mattonelle e ceramiche
170107 miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche, diverse da
quelle di cui alla voce 17 01 06
170802 materiali da costruzione a base di gesso diversi da quelli di cui alla voce
17 08 01
170904 rifiuti misti dell'attività di costruzione e demolizione, diversi da quelli di
cui alle voci 17 09 01, 17 09 02 e 17 09 03
010413 rifiuti prodotti dalla lavorazione della pietra diversi da quelli di cui alla
voce 010407
L’Area di messa in riserva in esame ha una dimensione totale di 760 mq, quindi,
avremo una capacità di stoccaggio istantaneo della stessa presso l’impianto in
questione pari a:
760 mq (dimensione totale area di messa in riserva) : 4 mq = 190 MC
I rifiuti presenti in quest’area sono costituiti da inerti di natura lapidea che hanno
un più che discreto peso specifico che ci porta a considerare un rapporto di
equivalenza presunto di 1MC = 1,4 tonnellate, quindi, avendo una capacità
massima di stoccaggio istantaneo di 190 MC la stessa sarà equivalente a:
190 MC X 1,4 tonnellate = 266 tonnellate stoccaggio max istantaneo
Quindi, considerando 300 giorni lavorativi annuali per avviare i rifiuti, contenuti
nell’area in questione, verso l’impianto di trito vagliatura adibito al loro recupero
finale avremo la seguente potenzialità annuale di messa in riserva
Pagina | 78
266 tonnellate X 300 giorni lavorativi annuali = 79800 tonnellate annuali
Area di Messa in riserva dei rifiuti non pericolosi di seguito riportati
170504 terra e rocce diverse da quelle di cui alla voce 170503
L’Area di messa in riserva in esame ha una dimensione totale di 300 mq, quindi,
avremo una capacità di stoccaggio istantaneo presso l’impianto in questione per
l’area in esame pari a:
300 mq (dimensione totale area di messa in riserva) : 4 mq = 75 MC
I rifiuti presenti in quest’area sono costituiti da terre e rocce da scavo, i quali hanno
un maggiore peso specifico dei rifiuti del gruppo precedente il che ci porta a
considerare un rapporto di equivalenza presunto di 1MC = 1,6 tonnellate, quindi,
avendo una capacità massima di stoccaggio istantaneo di 75 MC la stessa sarà
equivalente a:
75 MC X 1,6 tonnellate = 120 tonnellate stoccaggio max istantaneo
Quindi considerando 300 giorni lavorativi annuali per avviare i rifiuti, contenuti
nell’area di in questione, verso l’impianto di trito vagliatura adibito al loro
recupero finale avremo la seguente potenzialità annuale di messa in riserva
120 tonnellate X 300 giorni lavorativi annuali = 36000 tonnellate annuali
Pagina | 79
Area di Messa in riserva dei rifiuti non pericolosi di seguito riportati
170302 miscele bituminose diverse da quelle di cui alla voce 170302
L’Area di messa in riserva in esame ha una dimensione totale di 100 mq, quindi,
avremo una capacità di stoccaggio istantaneo presso l’impianto in questione per
quest’area pari a:
100 mq (dimensione totale area di messa in riserva) : 4 mq = 25 MC
I rifiuti presenti in quest’area sono costituiti da miscele bituminose che hanno un
peso specifico equiparabile a quello dei rifiuti precedentemente descritti (terre e
rocce), il che ci porta a considerare un rapporto di equivalenza presunto di 1MC =
1,6 tonnellate, quindi, avendo una capacità massima di stoccaggio istantaneo di 25
MC che sarà equivalente a:
25 MC X 1,6 tonnellate = 40 tonnellate stoccaggio max istantaneo
Quindi considerando 300 giorni lavorativi annuali per avviare i rifiuti, contenuti
nell’area di in questione, verso l’impianto di trito vagliatura adibito al loro
recupero finale avremo la seguente potenzialità annuale di messa in riserva
40 tonnellate X 300 giorni lavorativi annuali = 12000 tonnellate annuali
Area di Messa in riserva dei rifiuti non pericolosi di seguito riportati
170508 pietrisco per massicciate ferroviarie diverso da quello di cui alla voce
170507
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L’Area di messa in riserva in esame ha una dimensione totale di 85 mq, quindi,
avremo una capacità di stoccaggio istantaneo presso l’impianto in questione per
quest’area pari a:
85 mq (dimensione totale area di messa in riserva) : 4 mq = 21,25 MC
I rifiuti presenti in quest’area sono costituiti da pietrisco che ha un peso specifico
intermedio tra quello dei rifiuti presenti da demolizione e costruzione e gli altri
inerti lapidei finora analizzati, il che ci porta a considerare un rapporto di
equivalenza presunto di 1MC = 1,5 tonnellate, quindi, avendo una capacità
massima di stoccaggio istantaneo di 21,25 MC la stessa sarà equivalente a:
21,25 MC X 1,5 tonnellate = 31,875 tonnellate stoccaggio max istantaneo
Quindi considerando 300 giorni lavorativi annuali per avviare i rifiuti, contenuti
nell’area di in questione, verso l’impianto di trito vagliatura adibito al loro
recupero finale avremo la seguente potenzialità annuale di messa in riserva
31,875 tonnellate X 300 giorni lavorativi annuali = 9562 tonnellate annuali
In base ai calcoli delle potenzialità di stoccaggio delle singole aree di Messa in
Riserva dei Gruppi di rifiuti inerti di natura lapidea sopradescritte, dalla
somma delle stesse, avremmo una potenzialità totale di messa in riserva
annuale pari a:
137362 tonnellate/anno
Pagina | 81
Inoltre, considerato quanto riportato nel paragrafo dedicato alla descrizione
dell’impianto di trito vagliatura dei rifiuti inerti di natura lapidea si può constatare
che la capacità lavorativa dello stesso è pari a circa 40 metri cubi/ora.
Quindi, considerato il valore massimo valore di 40 MC cubi/ora di capacità
lavorativa dello stesso e considerando 8 ore lavorative giornaliere per 300 giorni
lavorativi annuali, avremo una potenzialità di trattamento annuale dell’impianto di
trito vagliatura in esame pari a:
40 metri cubi/ora x 8 ore lavorative giornaliere x 300 giorni lavorativi annuali =
96000 metri cubi annuali
Considerando un peso specifico medio dei rifiuti da sottoporre a trattamento di
trito vagliatura equivalente ad 1 MC = 1,5 tonnellate, avremo una potenzialità di
trattamento dell’impianto di trito vagliatura in esame pari a
96000 MC x 1,5 tonnellate = 144000 tonnellate annue
Quindi, la potenzialità annuale di trattamento dell’impianto di trito
vagliatura in esame è ampiamente sufficiente per permettere il recupero totale
(R5) delle quantità dei rifiuti inerti non pericolosi di natura lapidea che
potenzialmente possono essere messi in riserva presso l’impianto in questione.
In virtù di quanto argomentato nelle pagini precedenti in merito alla capacità di
messa in riserva (R13) e recupero (R5) presso l’impianto in esame, così come allo
stato di progetto, delle diverse tipologie di rifiuti non pericolosi.
Di seguito si riporta una tabella sintetica dove sono elencati per i diversi gruppi di
rifiuti la capacità di messa in riserva (R13) e recupero (R5) degli stessi presso
l’impianto in esame allo stato di progetto.
Pagina | 82
OPERAZIONI DI RECUPERO
GRUPPO RIFIUTI
CODICI CER RIFIUTI
CAPACITÀ MASSIMA STOCCAGGIO
ISTANTANEO (MC e Tonnellate/giorno)
QUANTITÁ ANNUALI
IMPIEGABILI (Tonnellate/anno)
R13 - R5
Rifiuti provenienti
dall’attività di costruzione e demolizione
010413-101311 170101-170102 170103-170107 170802-170904
190 MC - 266 Ton
79800
Miscele bituminose
170302
25 MC – 40 Ton
12000
Terre e rocce da
scavo
170504
75 MC – 120 Ton
36000
Pietrisco tolto
d’opera
170508
21,25 MC – 31,875 Ton
9562
TOTALE
311,25 MC – 457,875 TON
137362 TON
R 13
Carta, Cartone ed imballaggi misti
150101 - 150105 150106 - 191201
2010101
21,25 MC – 12,75 Ton 3825
Plastica
020104 - 150102 160119 - 170203
200139
21,25 MC - 17 Ton 5100
Vetro
150107 - 160120 170202 - 200102
10 MC - 10 Ton 3000
Metalli ferrosi
150104 - 160117 170405 - 191202
200140
16,25 MC – 21,25 Ton 6337,5
Metalli non ferrosi
160118 - 170401 170402 - 170403 170404 - 170406 170407 – 191203
16,25 MC – 21,25 Ton 6337,5
TOTALE 85 MC – 82,25 Ton 24600
Pagina | 83
Infine si sottolinea che le M.P.S. ottenute dalle operazioni di recupero (R5)
saranno stoccate in cumuli in box (n.3 unità) nell’area adiacente a quella di trito
vagliatura dei rifiuti inerti non pericolosi di natura lapidea ed in un’altra area
dedicata (di circa 790 mq) posizionata in fondo al piazzale industriale sul lato
perimetrale sinistro dell’impianto in esame. Inoltre, come si potrà notare dalla Tav.
2 Layout di lavorazione stato di progetto, sarà cambiata la posizione dell’area di
conferimento dei rifiuti in ingresso che avrà una dimensione di circa 52 mq, sarà
posizionata nelle adiacenze del capannone industriale, già presente presso
l’impianto in esame, delimitata da strisce gialle e munita di apposita cartellonistica
identificativa.
5.4.2 ALLESTIMENTO DI UN’AREA COPERTA DEDICATA ALLE
OPERAZIONE DI SMALTIMENTO (D13 e D15) DI RIFIUTI SPECIALI
PERICOLOSI
Come già anticipato nei paragrafi precedenti, presso l’impianto in esame è già
presente un capannone industriale attualmente adibito al deposito di attrezzature
varie per l’edilizia. Il precitato capannone, nell’intenzioni del committente del
presente studio, si vuole adibire alle operazioni di smaltimento (D13 e D15) di
rifiuti speciali pericolosi costituiti essenzialmente da materiali pericolosi di scarto
dell’edilizia e da terre contaminate da sostanze pericolose.
Il capannone industriale in esame occupa un’area di circa 450 mq, ha un’altezza di
circa 8,00 mt ed è stato realizzato in cls prefabbricato.
Il volume si presenta come un cubo, partizionato verticalmente e con finestrature
ad altezza di circa 5mt dal piano di campagna, ha una copertura piana ed
internamente si presenta come un unico ambiente, con in un angolo locali adibiti a
servizi igienici e spogliatoio, ed è munito di pavimentazione in battuto di
calcestruzzo industriale.
Pagina | 84
Tanto premesso, le operazioni di smaltimento di rifiuti speciali pericolosi che
si intendono svolgere nell’area coperta appena descritta sono quelle riportate
nell’elenco dell’allegato B alla parte IV del D.Lgs.152/06 e codificate:
D13: Raggruppamento preliminare prima di una delle operazioni di cui ai punti
da D1 a D12
D15: Deposito preliminare prima di una delle operazioni di cui ai punti da D1 a
D14 (escluso il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono
prodotti)
Mentre, i rifiuti da sottoporre alle suddette operazioni di smaltimento saranno
i seguenti:
170301* miscele bituminose contenenti catrame di carbone
170503* terra e rocce, contenenti sostanze pericolose
170601* materiali isolanti contenenti amianto
170603* altri materiali isolanti contenenti o costituiti da sostanze pericolose
170605* materiali da costruzione contenenti amianto
170903* altri rifiuti dell'attività di costruzione e demolizione (compresi rifiuti
misti) contenenti sostanze pericolose
Le operazione di deposito preliminare (D15) avverranno al coperto all’interno
del capannone descritto ad inizio paragrafo (all’uopo si veda planimetria TAV.2
Layout di lavorazione stato di progetto allegata al presente studio).
Pagina | 85
Ogni rifiuto pericoloso sarà stoccato in un’area dedicata delimitata da strisce gialle
e dotata di apposita cartellonistica riportante l’operazione di smaltimento svolta
nell’area specifica ed il codice CER del rifiuto ivi stoccato.
Inoltre, lo stoccaggio dei rifiuti in esame avverrà esclusivamente in contenitori
omologati per il contenimento di merci pericolose (cassoni con copertura telonata
e/o in sacchi Big Bags e/o in colli incellofanati e palettizzati). È utile ricordare che
i colli appena citati saranno poggiati su pavimentazione industriale in battuto di
calcestruzzo già presente presso l’area in esame all’interno del capannone
industriale. Ogni collo contenente i rifiuti pericolosi sarà etichettato e sarà evitata
la commistione tra rifiuti pericolosi aventi codici CER differenti.
Prima di passere alla descrizione dell’operazione di smaltimento D13 occorre fare
una premessa, ovvero che i rifiuti pericolosi in esame giungeranno presso
l’impianto in esame in piccole quantità non essendo presente in regione Campania
nessuna discarica e/o impianti autorizzati allo smaltimento finale dei predetti
rifiuti.
Pertanto, l’operazione di smaltimento D13 presso l’impianto in esame consisterà
semplicemente nel raggruppamento per tipologie e CER omogenei dei rifiuti
pericolosi in ingresso presso l’impianto in esame, tutto ciò finalizzato a
raggiungere quei quantitativi di rifiuti tali da giustificare il loro trasporto presso
impianti e/o discariche non presenti in Campania (impianti spesso presenti a
centinaia di chilometri di distanza). Pertanto in virtù di quanto sopradetto si
eviterà:
- che anche per quantitativi irrilevanti di rifiuti si debbano percorrere centinaia
di chilometri con tutti i rischi che una elevata frequenza dei trasporti
comporta;
Pagina | 86
- una maggiorazione dei costi e di consumi legati ad un’alta frequenza dei
trasporti per lo smaltimento dei rifiuti in esame.
Tanto premesso, di seguito verrà analizzata la capacità di stoccaggio istantaneo, la
relativa potenzialità di smaltimento (D13-D15) dei rifiuti pericolosi presso
l’impianto in questione.
I parametri di riferimento fondamentali che si terranno presenti nel procedere nel
calcolo soprarichiamato saranno:
- la quantità massima di rifiuti stoccabili che per ogni 4 mq dovrà essere
uguale ad un metro cubo.
- Il peso specifico presunto dei gruppi di rifiuti, presenti all’interno delle aree
di stoccaggio dedicate, per ottenere l’equivalenza delle quantità di
stoccaggio istantaneo e annuale dei rifiuti dai metri cubi alle tonnellate.
- La capacità di svuotamento dei singoli settori adibiti alle operazioni di
smaltimento in esame per avviare i rifiuti pericolosi in essi contenuti verso
impianti e/o discariche autorizzate al loro smaltimento finale.
Tanto precisato, passeremo al calcolo soprarichiamato per le singole aree di
stoccaggio dei rifiuti pericolosi in esame
Area di stoccaggio del rifiuto pericoloso di seguito riportato
170301* miscele bituminose contenenti catrame di carbone
Pagina | 87
L’area in esame ha una dimensione totale di 20 mq, quindi, avremo una capacità
di stoccaggio istantaneo della stessa presso l’impianto in questione pari a:
20 mq (dimensione totale area) : 4 mq = 5 MC
I rifiuti presenti in quest’area sono costituiti da miscele bituminose pericolose
aventi un peso specifico più che discreto che ci porta a considerare un rapporto di
equivalenza presunto di 1MC = 1,6 tonnellate, quindi, avendo una capacità
massima di stoccaggio istantaneo di 5 MC la stessa sarà equivalente a:
5 MC X 1,6 tonnellate = 8 tonnellate stoccaggio max istantaneo
Quindi, considerando 300 giorni lavorativi annuali per avviare i rifiuti, contenuti
nell’area in questione, verso impianti e/o discariche terzi autorizzati al loro
smaltimento finale avremo la seguente potenzialità annuale di smaltimento
(D13/D15)
8 tonnellate X 300 giorni lavorativi annuali = 2400 tonnellate annuali
Area di stoccaggio del rifiuto pericoloso di seguito riportato
170503* terra e rocce, contenenti sostanze pericolose
L’area in esame ha una dimensione totale di 40 mq, quindi, avremo una capacità
di stoccaggio istantaneo della stessa presso l’impianto in questione pari a:
40 mq (dimensione totale area) : 4 mq = 10 MC
I rifiuti presenti in quest’area sono costituiti da terre contaminate da sostanze
pericolose avente un peso specifico, come nel caso precedente, più che discreto che
ci porta a considerare un rapporto di equivalenza presunto di 1MC = 1,6 tonnellate,
Pagina | 88
quindi, avendo una capacità massima di stoccaggio istantaneo di 10 MC la stessa
sarà equivalente a:
10 MC X 1,6 tonnellate = 16 tonnellate stoccaggio max istantaneo
Quindi, considerando 300 giorni lavorativi annuali per avviare i rifiuti, contenuti
nell’area in questione, verso impianti e/o discariche terzi autorizzati al loro
smaltimento finale avremo la seguente potenzialità annuale di smaltimento
(D13/D15)
16 tonnellate X 300 giorni lavorativi annuali = 4800 tonnellate annuali
Area di stoccaggio del rifiuto pericoloso di seguito riportato
170601* materiali isolanti contenenti amianto
L’area in esame ha una dimensione totale di 40 mq, quindi, avremo una capacità
di stoccaggio istantaneo della stessa presso l’impianto in questione pari a:
36 mq (dimensione totale area) : 4 mq = 9 MC
I rifiuti presenti in quest’area sono costituiti da materiali isolanti contenenti
amianto aventi un peso specifico discreto, ma comunque inferiore a quello del caso
precedente, che ci porta a considerare un rapporto di equivalenza presunto di 1MC
= 1,3 tonnellate, quindi, avendo una capacità massima di stoccaggio istantaneo di 9
MC la stessa sarà equivalente a:
9 MC X 1,3 tonnellate = 11,7 tonnellate stoccaggio max istantaneo
Quindi, considerando 300 giorni lavorativi annuali per avviare i rifiuti, contenuti
nell’area in questione, verso impianti e/o discariche terzi autorizzati al loro
Pagina | 89
smaltimento finale avremo la seguente potenzialità annuale di smaltimento
(D13/D15)
11,7 tonnellate X 300 giorni lavorativi annuali = 3510 tonnellate annuali
Area di stoccaggio del rifiuto pericoloso di seguito riportato
170603* altri materiali isolanti contenenti o costituiti da sostanze pericolose
L’area in esame ha una dimensione totale di 50 mq, quindi, avremo una capacità
di stoccaggio istantaneo della stessa presso l’impianto in questione pari a:
50 mq (dimensione totale area) : 4 mq = 12,5 MC
I rifiuti presenti in quest’area sono costituiti da materiali isolanti contaminati da
sostanze pericolose avente un peso specifico, come nel caso precedente, discreto
che ci porta a considerare un rapporto di equivalenza presunto di 1MC = 1,3
tonnellate, quindi, avendo una capacità massima di stoccaggio istantaneo di 12,5
MC la stessa sarà equivalente a:
12,5 MC X 1,3 tonnellate = 16,25 tonnellate stoccaggio max istantaneo
Quindi, considerando 300 giorni lavorativi annuali per avviare i rifiuti, contenuti
nell’area in questione, verso impianti e/o discariche terzi autorizzati al loro
smaltimento finale avremo la seguente potenzialità annuale di smaltimento
(D13/D15)
16,25 tonnellate X 300 giorni lavorativi annuali = 4875 tonnellate annuali
Pagina | 90
Area di stoccaggio del rifiuto pericoloso di seguito riportato
170605* materiali da costruzione contenenti amianto
L’area in esame ha una dimensione totale di 60 mq, quindi, avremo una capacità
di stoccaggio istantaneo della stessa presso l’impianto in questione pari a:
60 mq (dimensione totale area) : 4 mq = 15 MC
I rifiuti presenti in quest’area sono costituiti da materiali da costruzione contenenti
amianto avente un peso specifico discreto, leggermente superiore al caso
precedente, che ci porta a considerare un rapporto di equivalenza presunto di 1MC
= 1,4 tonnellate, quindi, avendo una capacità massima di stoccaggio istantaneo di
15 MC la stessa sarà equivalente a:
15 MC X 1,4 tonnellate = 21 tonnellate stoccaggio max istantaneo
Quindi, considerando 300 giorni lavorativi annuali per avviare i rifiuti, contenuti
nell’area in questione, verso impianti e/o discariche terzi autorizzati al loro
smaltimento finale avremo la seguente potenzialità annuale di smaltimento
(D13/D15)
21 tonnellate X 300 giorni lavorativi annuali = 6300 tonnellate annuali
Area di stoccaggio del rifiuto pericoloso di seguito riportato
170903* altri rifiuti dell'attività di costruzione e demolizione (compresi rifiuti
misti) contenenti sostanze pericolose
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L’area in esame ha una dimensione totale di 44 mq, quindi, avremo una capacità
di stoccaggio istantaneo della stessa presso l’impianto in questione pari a:
44 mq (dimensione totale area) : 4 mq = 11 MC
I rifiuti presenti in quest’area sono costituiti da materiali da costruzione contenenti
sostante pericolose avente un peso specifico discreto, analogo a quello del caso
precedente, che ci porta a considerare un rapporto di equivalenza presunto di 1MC
= 1,4 tonnellate, quindi, avendo una capacità massima di stoccaggio istantaneo di
11 MC la stessa sarà equivalente a:
11 MC X 1,4 tonnellate = 15,4 tonnellate stoccaggio max istantaneo
Quindi, considerando 300 giorni lavorativi annuali per avviare i rifiuti, contenuti
nell’area in questione, verso impianti e/o discariche terzi autorizzati al loro
smaltimento finale avremo la seguente potenzialità annuale di smaltimento
(D13/D15)
15,4 tonnellate X 300 giorni lavorativi annuali = 4620 tonnellate annuali
In virtù di quanto argomentato nelle pagini precedenti, di seguito si riporta una
tabella sintetica dove sono elencati i diversi rifiuti pericolosi e per ognuno la
relativa capacità di smaltimento attraverso le operazioni D13/D15 presso
l’impianto in esame allo stato di progetto.
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OPERAZIONI DI RECUPERO
GRUPPO RIFIUTI
CODICI CER RIFIUTI
CAPACITÀ MASSIMA STOCCAGGIO
ISTANTANEO (MC e Tonnellate/giorno)
QUANTITÁ ANNUALI
IMPIEGABILI (Tonnellate/anno)
D13 – D15
Miscele bituminose
pericolose
170301*
5 MC - 8 Ton
2400
Terre contaminate
da sostanze pericolose
170503*
10 MC – 16 Ton
4800
Materiali isolanti
contenenti amianto
170601*
9 MC – 11,7 Ton
3510
Materiali isolanti
contenenti sostanze pericolose
170603*
12,5 MC – 16,25 Ton
4875
Materiali da costruzione
contenenti amianto
170605*
15 MC – 21 Ton
6300
Materiali da costruzione
contenenti sostanze pericolose
170903*
11 MC – 15,4 Ton
4620
TOTALE
62,5 MC – 88,35 TON
26505 TON
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5.4.3 AMPLIAMENTO DELL’AREA DELL’IMPIANTO ATTUALMENTE
AUTORIZZATA PER L’INSTALLAZIONE DI UN IMPIANTO DI
LAVAGGIO DELLE MPS (SABBIE) OTTENUTE DAL RECUPERO (R5)
DEI RIFIUTI INERTI NON PERICOLOSI DI NATURA LAPIDEA
L’area che si descriverà nel presente paragrafo rappresenta un ampliamento
dell’area attualmente autorizzata dove ricade l’impianto di recupero della NEF Srl
attualmente in esercizio.
L’ampliamento in esame ha una consistenza di circa 1330 e ricade sull’area
individuata catastalmente al NTC/NCEU Foglio n. 31 – part.lla n. 5238 (ex 5095 e
110).
L’area totale in esame, nella piena disponibilità della N.E.F Srl, ha una consistenza
di circa 116.700 mq ed ha una forma quasi regolare di un rettangolo.
L’insediamento attualmente autorizzato interessa solo una porzione dell’area totale
sopra indicata e copre una superficie di circa 6.500,00 mq, infatti la restante parte
del lotto in esame è stata lasciata inedificata per eventuali ampliamenti futuri.
Quindi, parte del succitato lotto lasciato inedificato per futuri ampliamenti verrà
pavimentato in battuto di calcestruzzo industriale che avrà adeguate pendenze tali
da consentile il deflusso delle acque meteoriche su di esso insistenti verso griglie
di raccolta dalle quali, attraverso un nuovo sistema fognario, saranno fatte
confluire nel sistema fognario già esistente che le condurrà verso un impianto di
trattamento dedicato appresso descritto (all’uopo si veda TAV. F Planimetria rete
fognaria con evidenza rete esistente e rete di progetto).
L’attività che verrà svolta sulla zona di ampliamento appena descritta, consisterà
nel lavaggio delle MPS ottenute dalle operazioni di recupero (R5), svolte presso
l’impianto in esame, dei rifiuti non pericolosi di natura lapidea, ed essenzialmente
le MPS interessate saranno quelle a granulometria finissima dette sabbie.
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Le operazione di lavaggio delle succitate MPS avverranno grazie all’utilizzo di
di un impianto di seguito descritto (all’uopo si veda Layout impianto lavaggio
sabbie di seguito riportato).
L’impianto di lavaggio delle sabbie in questione è costituito da una tramoggia di
carico dove verrà immesso il materiale da lavorare che grazie ad un alimentatore
vibrante, posto sotto la tramoggia, sarà caricato su di un nastro trasportatore
primario che farà pervenire il materiale ad un vibrovaglio che selezionerà materiale
di granulometria inferiore ai 0,6 mm, il quale subirà la fase di lavaggio, mentre
tutto il fuori vaglio sarà scaricato a terra tramite uno scivolo laterale ed utilizzato
come MPS per riempimenti, rilevati e sottofondi stradali.
Quindi, il materiale selezionato passerà in una Recuperatrice a tazze, si precisa che
il materiale selezionato dovrà necessariamente essere di granulometria finissima
tipo sabbia, sufficientemente privo di impurità e con bassa presenza in percentuale
di limi e argille in modo che non sia richiesta una fase di idrociclonatura.
La recuperatrice a tazze per il lavaggio dell’inerte è costituita da una prima vasca a
turbolenza, dove entra il materiale da lavare unitamente ad acqua, adiacente alla
stessa vi è un bacino di calma all’interno della quale gira una ruota a tazze forate
per il recupero del materiale lavato e lo sgocciolamento dello stesso che verrà poi
scaricato a terra tramite un nastro trasportatore laterale.
Il materiale ottenuto da tale fase lavorativa sarà idoneo per la produzione di
conglomerati cementizi.
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LAYOUT IMPIANTO LAVAGGIO SABBIE “VISTA DALL’ALTO”
Infine, per quanto riguarda le acque di lavaggio degli inerti si precisa che dopo un
ciclo completo di lavaggio saranno lanciate verso un sistema di recupero delle
stesse di seguito rappresentato graficamente e descritto.
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IMPIANTO DI DEPURAZIONE ACQUE DI LAVAGGIO INERTI
L’acqua fangosa proveniente dal lavaggio degli inerti verrà trattata dall’impianto di
depurazione con FILTRO PRESSA (sopra raffigurato), progettato e costruito per
eseguire in modo automatico il trattamento delle acque di scarico che si formano
durante la fase di lavaggio dei materiali lapidei e che devono essere riciclate per
poter essere nuovamente rimesse in circolo.
Le acque di scarico vengono convogliate nel pozzetto di raccolta (1) pronte per
essere chiarificate. Mediante la pompa ad immersione (2), posta nel pozzetto di
raccolta, le acque vengono spinte verso il silos decantatore (4).
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Nella tubazione, in acciaio inox, che dal pozzetto di raccolta porta le acque al silos
decantatore viene iniettato un apposito prodotto chimico polielettrolita flocculante
che faciliterà la separazione tra le particelle liquide e solide.
II prodotto chimico viene preparato automaticamente in un apposito serbatoio,
dotato di dosatore (3), ed inviato nella tubazione mediante un’apposita pompa.
Le acque torbide all’interno del decantatore (4), per effetto del principio di
decantazione statica e per effetto del flocculante, si separano.
Le acque chiarificate prive di solidi sospesi per trafioro vengono convogliate per
caduta, da una tubazione in acciaio, all’interno del serbatoio acque chiare (10),
pronte per essere nuovamente utilizzate nel ciclo produttivo di lavaggio grazie
all’azione di un’apposita pompa (11).
I fanghi residui si sedimentano e, per caduta, si depositano all’interno del cono
decantatore (4) da dove vengono scaricati, mediante l’apertura di valvole
automatiche (5), in un serbatoio omogeneizzatore (6), nel quale un apposito
agitatore (7) mantiene omogenea e fluida la massa fangosa. Delle sonde di livello,
poste nel serbatoio omogenizzatore, controllano l’avviamento della pompa
dell’invio fanghi (8) alla filtropressa. I fanghi a questo punto possono essere filtro
pressati grazie all’azione di una filtropressa a piastre (9).
PARTICOLARE DELLA FILTROPRESSA
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La Filtropressa in questione è costituita da due travi in acciaio unite alle estremità a
due testate su una delle quali è fissato un pistone idraulico, mentre l’altra funge da
riscontro al pacco delle piastre durante la fase di accostamento e di filtrazione. Le
due travi costituiscono anche il sostegno alle piastre rivestite da tele filtranti.
Le piastre rivestite dalle tele e sottotele vengono accostate e distanziate dall'azione
del pistone idraulico, alimentato da una centralina oleodinamica, all’estremità
libera del quale è fissata una testata mobile, dotata di ruote che rotolano sui due
longheroni, la quale agisce direttamente sulla prima piastra del pacco. I movimenti
della filtropressa sono gestiti via software.
Il pistone, alimentato dalla centralina oleodinamica, lavora alla pressione massima
di 300 bar.
Quando le piastre rivestite dalle tele filtranti sono accostate, il fango viene
pompato all’interno del pacco mediante una pompa apposita e le particelle solide,
intercettate dalle tele, si separano dalla parte liquida la quale fuoriesce dalle piastre
e viene re immessa nel ciclo di chiarificazione.
Le particelle solide si accumulano tra le piastre contigue ove si formano
progressivamente dei “pannelli” compatti e disidratati che, all’apertura della
macchina, si staccano e cadono spontaneamente per effetto della forza di gravità
all’interno di un’apposita zona sottostante la filtropressa (12), dove i fanghi
vengono raccolti in un apposito cassone, a perfetta tenuta ed a chiusura ermetica,
per poter poi essere smaltiti da ditte autorizzate presso idonei impianti di
smaltimento e/o recupero.
Inoltre, appositi dispositivi scuotitori azionati da cilindri pneumatici sollevano le
piastre a gruppi per alcuni millimetri e le rilasciano rapidamente in modo da
favorire, con la loro azione, il distacco del materiale eventualmente ancora rimasto
sulle tele.
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Filtrati i fanghi e recuperate tutte le acque la filtropressa termina il suo ciclo e il
pacco piastre viene riaperto per effetto dell’arretramento del pistone idraulico,
alimentato dalla centralina oleodinamica.
5.5 SISTEMI DI REGIMENTAZIONE E TRATTAMENTO ACQUE
La società NEF Srl presso il proprio impianto di recupero rifiuti non pericolosi già
esistente è autorizzata con AUA n.6/2016 del 16/03/2016 per i seguenti titoli
abilitativi:
- autorizzazione agli scarichi di acque reflue ex art.124 del Dlgs 152/06 e smi
- emissioni in atmosfera ai sensi ex art.269 del Dlgs 152/06 e smi;
- valutazione impatto acustico di cui alla legge 447/95;
- recupero rifiuti non pericolosi ai sensi art. 216 del Dlgs 152/06 e smi;
In questo paragrafo verrà concentrata l’attenzione sul titolo abilitativo agli scarichi
che nel caso specifico sono costituiti dalle acque meteoriche che insistono su una
superficie scolante di circa 6500 mq e che confluiscono dopo idoneo trattamento
depurativo in corpo idrico superficiale attiguo all’area in esame, ovvero un Canale
di Bonifica del Bacino Inferiore del Volturno.
Mentre, i reflui provenienti dai servizi igienici presenti presso l’impianto in esame
vengono accumulati in due vasche a tenuta e smaltiti periodicamente da ditte
specializzate presso impianti terzi autorizzati.
Quindi, le uniche acque di scarico sono costituite dalle acque meteoriche di
dilavamento delle superfici coperte e lastricate definite acque di prima pioggia.
Per il trattamento delle succitate acque è già installato un impianto di trattamento
delle acque di prima pioggia in continuo attraverso il quale vengono trattate le
acque che la normativa vigente definisce “acque di prima pioggia” ovvero quelle
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corrispondenti per ogni evento meteorico ad una precipitazione di 5 mm
uniformemente distribuite sulla superficie scolante servita dalla rete di drenaggio.
Infatti, le acque che insistono sul piazzale pavimentato dell’impianto in esame,
grazie ad idonee pendenze dello stesso, vengono raccolte da un sistema di griglie
posizionate in diversi punti e da queste convogliate, tramite una rete fognaria
interna dedicata, verso un impianto di trattamento acque di prima pioggia in
continuo. Logicamente l’impianto attualmente installato è tarato per trattare le
acque che insistono sulla superficie attualmente coperta ed impermeabilizzata che
ammonta a circa 6500 mq.
Tanto premesso, siccome presso l’impianto in esame è previsto l’ampliamento e,
quindi, l’impermeabilizzazione con battuto in cls industriale di una nuova area di
circa 1330 mq, l’impianto di trattamento delle acque meteoriche attualmente
installato sarà sostituito da un nuovo impianto con capacità di trattamento
superiore a quello attualmente in uso.
Inoltre, il sistema di regimentazione e convogliamento delle acque piovane
esistente sarà interconnesso con un nuovo sistema di griglie di raccolta con annessa
rete fognaria dedicata che sorgerà sulla nuova porzione dell’ampliamento
dell’impianto in esame (di circa 1330 mq) impermeabilizzata in battuto di cls
industriale (all’uopo si veda TAV. F Planimetria rete fognaria con evidenza rete
esistente e rete di progetto)
Pertanto, secondo lo stato di progetto, la regimentazione e il trattamento delle
acque meteoriche insistenti sulle superfici lastricate e/o coperte dell’impianto in
esame prima della loro immissione nell’attiguo Canale di Bonifica del Bacino
Inferiore del Volturno avverranno come di seguito descritto.
Le acque meteoriche da regimentare e trattare presso l’impianto in esame
insisteranno su una superficie totale lastricata e/o coperta che ammonta a circa
7830 mq.
Pagina | 101
Quindi, le acque meteoriche succitate, grazie ad idonee pendenze, verranno
raccolte da un sistema di griglie posizionate in diversi punti e da queste verranno
convogliate, tramite una rete fognaria interna dedicata, verso un impianto di
trattamento appresso descritto.
Per il trattamento delle acque piovane sarà installato un impianto di trattamento
acque di prima pioggia in continuo (ECO DEO 15000/C – marca Telcom Spa).
Prima dell’ingresso delle acque piovane nell’impianto di trattamento succitato,
troveremo una vasca di sedimentazione in cemento, di circa 2MC, che permetterà
una prima precipitazione dei solidi sedimentabili (polveri e terriccio) presenti nelle
acque piovane di dilavamento. Successivamente le acque verranno convogliate
verso un pozzetto deviatore (scolmatore), tarato in testa all’impianto, per la
deviazione delle acque eccedenti la portata considerata di “prima pioggia in
continuo”, dopo di che le acque da trattare arriveranno nel citato impianto, mentre
le acque eccedenti (acque di seconda pioggia) saranno convogliate direttamente
verso il punto di uscita delle acque trattate dal precitato impianto di chiarificazione.
Infatti, la normativa vigente definisce le “acque di prima pioggia” quelle
corrispondenti per ogni evento meteorico ad una precipitazione di 5 mm
uniformemente distribuite sulla superficie scolante servita dalla rete di drenaggio.
Ai fini del calcolo delle portate si stabilisce che tale valore si verifichi in 15
minuti; i coefficienti di afflusso alla rete si assumono pari ad 1 per le superfici
coperte e lastricate o impermeabilizzate.
Nel caso specifico la superficie totale scolante impermeabilizzata è di circa 7830
mq e, quindi, si deduce la corrispondenza ad una quantità di “acqua di prima
pioggia” pari a circa 39,15 MC, infatti:
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VPP
(Volume acque di prima pioggia) = S (superficie scolante) x 1
(coefficiente di afflusso) x 5 mm (quantità di precipitazione uniformemente
distribuita sulla superficie scolante)
Quindi: VPP
= 7830 m2
x 0,005 mt = 39,15 m3
Inoltre, si precisa che sulle aree esterne non depositano e non insistono componenti
chimiche che possono inquinare le acque da elementi che non siano semplicemente
idrocarburi (olii, benzine, gasolio etc), e solidi sedimentabili, tipo sabbie e
terriccio.
Quindi, nel caso specifico la normativa prevede che le “acque di prima pioggia” e
di lavaggio delle aree esterne che dilavano dalle pertinenze di stabilimenti
industriali che possono dar luogo al rilascio di sostanze di cui alla tab. 3 all. 5
alla parte III del Dlgs 152/06 e successive integrazioni, devono essere raccolte in
una vasca a tenuta stagna e sottoposte ad un trattamento depurativo appropriato in
loco per garantire il rispetto dei parametri analitici.
Il trattamento depurativo deve avvenire nelle 24/48 ore dall’evento meteorico.
In alternativa è possibile ed auspicabile che venga trattata la quantità pari alla
pioggia in continuo purché vengano rispettati comunque i limiti fissati dalla
normativa vigente.
Nel caso in esame le acque di “prima pioggia” attraverseranno in continuo un
pozzetto deviatore (scolmatore) tarato in testa all’impianto, grazie al quale avviene
la deviazione delle acque eccedenti la portata considerata di “prima pioggia in
continuo” ( nel caso specifico 43,5 lt/sec).
Infatti:
Q (portata prima pioggia in continuo) = VPP
(39,15 m3
ovvero 39150 litri)
: durata evento piovoso (15 minuti ovvero 900 secondi)
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Quindi:
Q (portata prima pioggia in continuo) = 39150 lt : 900 sec = 43,5 lt/sec
Come già precedentemente detto, le acque piovane eccedenti la portata sopra
calcolata saranno deviate direttamente verso il punto di uscita delle acque da
trattate dall’impianto di chiarificazione di seguito descritto.
L’impianto che sarà installato (interrato) presso lo stabilimento in esame (ECO
DEO 15000 C – prodotto dalla Telcom Spa) è tarato per trattare una portata di
52,50 lt/sec. di acque di prima pioggia in continuo e, pertanto, ha una capacità
ampiamente superiore a quella prevista dalla normativa vigente per il trattamento
delle predette acque (all’uopo si vedano la scheda tecnica ed uno schema generale
dell’impianto in esame di seguito riportati).
Scheda tecnica impianti prima pioggia Telcom Spa
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L’impianto di chiarificazione delle acque meteoriche in esame è costituito da un
monoblocco prefabbricato in polietilene avente tre sezioni (all’uopo si veda
l’immagine di seguito riportata).
Sezione interna con legenda impianto Telcom Spa – modello ECO DEO/C
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Le acque di prima pioggia da trattare arrivano nel primo comparto (sedimentatore)
dell’impianto dove avviene la separazione delle sostanze pesanti e grossolane dalle
acque contenenti residui oleosi.
Nel secondo comparto (separatore), oltre ad una ulteriore decantazione dei fanghi
leggeri, avviene la separazione degli oli e degli idrocarburi per flottazione; qui la
disoleazione, cioè la separazione di oli, nafte e benzine, ha luogo sfruttando
l’effetto di coalescenza, ovvero la formazione di grosse gocce data dall’unione di
tante microscopiche goccioline d’olio, innescato da due filtri a coalescenza a pacco
lamellare.
L’ultimo comparto è rappresentato dalla zona delle acque chiarificate, ma
comunque tale comparto rappresenta un’ulteriore area di calma dove possono
raccogliersi eventuali (anche se rarissimi) oli e grassi residui in superficie.
Il rendimento dell’impianto dovrà essere assicurato da una manutenzione costante
dello stesso che prevede il prelievo e lo smaltimento periodico degli oli dalla
superficie e i fanghi dal fondo dello stesso.
Infine si precisa che all’uscita delle acque chiarificate dall’impianto di trattamento
appena descritto sarà possibile effettuare campionamenti delle stesse grazie alla
presenza di un pozzetto fiscale dedicato, prima che le predette acque possano
essere scaricate nel ricettore finale costituito dal Canale di Bonifica del Bacino
Inferiore del Volturno attiguo all’area dello stabilimento in esame.
Per quanto riguarda i reflui che si generano dai servizi igienici a servizio dello
stabilimento in esame saranno convogliati, da due reti fognarie dedicate, in due
differenti vasche a tenuta, una vasca per la raccolta dei reflui provenienti dai locali
siti nel capannone industriale ed una vasca per la raccolta dei reflui provenienti dai
locali siti nel corpo uffici.
I suddetti reflui verranno prelevati periodicamente dalle rispettive vasche a mezzo
auto espurgo e conferiti presso idonei impianti autorizzati, previa emissione FIR.
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6. CONSIDERAZIONI SUGLI IMPATTI AMBIENTALI
6.1. IMPATTO SULL’ATMOSFERA
Per quanto concerne le emissioni in atmosfera, l’impianto della società NEF Srl,
così come descritto nei paragrafi precedenti e rappresentato nella TAV. 2 Layout
lavorazione stato di progetto, rientrerà tra le attività soggette all’autorizzazione
alle emissioni in atmosfera ai sensi dell’art.269 comma 2 del Dlgs 152/06 e smi.
Infatti, le emissioni che si produrranno presso l’impianto in esame saranno
sostanzialmente di natura polverosa e saranno generate dalla movimentazione,
dallo stoccaggio e dal trattamento di trito vagliatura dei rifiuti inerti non pericolosi
di natura lapidea. Come intuibile dalla descrizione del ciclo produttivo, riportato
nei paragrafi precedenti, che si svolgerà presso l’impianto in esame le emissioni
polverose prodotte saranno di due tipi: emissioni convogliate ed emissioni diffuse.
Per quanto riguarda le emissioni diffuse, presso l’impianto in esame sono stati
individuati tre punti specifici delle stesse (all’uopo si veda TAV. 2 Layout
lavorazione stato di progetto allegata al presente studio):
P1: emissioni diffuse prodotte dalle operazioni di scarico, movimentazione e
stoccaggio dei rifiuti non pericolosi di natura lapidea.
P2: emissioni diffuse prodotte dalle operazioni di movimentazione e carico in
impianto di trito vagliatura dei rifiuti non pericolosi di natura lapidea.
P3: emissioni diffuse prodotte dalle operazioni di scarico, movimentazione,
stoccaggio e lavaggio delle MPS ottenute dal recupero dei rifiuti non pericolosi di
natura lapidea.
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Allo scopo di contenere al massimo le succitate emissioni polverose diffuse presso
l’impianto in esame sono stati previsti una serie di accorgimenti tecnici, già
accennati nei paragrafi precedenti, di seguito dettagliatamente riportati:
- presso tutte le aree dell’impianto in esame dove avverranno le operazioni di
scarico, movimentazione e stoccaggio dei rifiuti inerti non pericolosi di
natura lapidea e delle MPS derivanti dal loro recupero finale è stato previsto
il posizionamento di un numero adeguato di spruzzatori (indicati in
planimetria TAV.2 Layout di lavorazione stato di progetto con il simbolo
“ugelli nebulizzatori”) che con getti d’acqua umidificheranno
costantemente le aree in esame onde evitare al massimo che dalle stesse si
possa generare il sollevamento di polveri lapidee.
- L’intero impianto in esame è delimitato da una recinzione (muro in
cemento) alta circa 3,5 mt. Tale recinzione sarà sormontata da una rete
antipolvere alta circa 1,50 mt ed inclinata di 45 gradi verso l’interno dello
stabilimento.
- In caso di condizioni meteorologiche avverse (esempio forte vento) i cumuli
dei materiali lapidei stoccati presso l’impianto in esame saranno coperti con
idonei teloni mobili in plastica.
- Le componenti dell’impianto di trito vagliatura dei rifiuti non pericolosi
inerti di natura lapidea, dettagliatamente descritto nei paragrafi precedenti,
dove non è stato possibile convogliare le emissioni polverose sono dotate di
sistemi ed accorgimenti tecnici idonei all’abbattimento delle stesse.
Infatti, l’impianto in esame è dotato di un sistema ad acqua nebulizzata con
ugelli spruzzatori posizionati sulla tramoggia di carico primaria e sulla bocca
di carico e scarico del frantoio primario. L’acqua a pressione perviene agli
ugelli dove si atomizza. Il getto atomizzato, è indirizzato sulla polvere che,
umidificata, precipita senza avere l’effetto del bagnato. Gli ugelli sono
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dislocati nei punti critici di emissione polveri, quali ingressi ed uscite delle
macchine rotative e nei salti delle canalerie. Ogni gruppo di ugelli è
comandato dalla centralina di distribuzione che con le valvole dosa e
ripartisce l’acqua a seconda del maggior punto critico. L’effetto di
atomizzazione fa si che sia richiesta una minima quantità d’acqua; pertanto, i
consumi sono molto contenuti ottenendo, invece, un elevato grado di
abbattimento.
Inoltre, tutti i nastri trasportatori dell’impianto di trito vagliatura sono dotati
di cupolini antivento che consentono di evitare l’esposizione delle macchine
agli agenti atmosferici preservandone l’integrità più a lungo nel tempo ed
evitano l’innalzamento delle polveri lungo il percorso del frantumato sui
nastri trasportatori. Tali cupolini sono realizzati in lamiera presso piegata e
sono forniti di spondine laterali di contenimento in gomma.
Infine, le parti terminali dei 3 nastri trasportatori di uscita delle MPS sono
dotate di tubi antipolvere che evitano la dispersione di materiale frantumato
nel suo depositarsi a cumulo. Infatti, la caduta avviene all’interno del tubo
riducendo al minimo la possibilità che correnti ventose disperdano polveri
nell’atmosfera. Il tubo antipolvere è composto da due componenti: la cuffia
di scarico e il tubo. Realizzata in lamiera la cuffia di scarico è applicata al
tamburo motore del nastro trasportatore, il tubo è in plastica ed è applicato
sotto la cuffia.
- Per quanto riguarda l’operazione di lavaggio delle MPS dette sabbie,
l’impianto dove le stesse saranno caricate per tale operazione,
dettagliatamente descritto nei paragrafi precedenti del presente studio,è
dotato di una tramoggia di carico munita di ugelli nebulizzatori dove arriva
acqua ad alta pressione tanto da atomizzarsi. Il getto atomizzato sarà
indirizzato sulla polvere che, umidificata, precipita senza avere l’effetto del
Pagina | 109
bagnato. Tale sistema è presente anche sul vibrovaglio della macchina in
esame che selezionerà materiale di granulometria inferiore ai 0,6 mm, che
passerà alla Recuperatrice a tazze, dove avverrà il lavaggio del predetto
materiale. Il fuori vaglio, comunque umidificato dal sistema di ugelli
nebulizzatori, verrà scaricato a terra e, quindi, condotto nell’area di
stoccaggio delle MPS per essere riutilizzato come materiale per rilevati e
sottofondi stradali e per il riempimento di piazzali.
Inoltre si evidenzia che tutti i nastri trasportatori dell’impianto in esame
sono dotati di cupolini antivento metallici
- Infine, per quanto riguarda i rifiuti speciali pericolosi di natura lapidea,
come già riportato nei paragrafi precedenti, si sottolinea che per gli stessi si
svolgeranno solo operazioni di smaltimento preliminare (D13-D15).
Le operazioni di smaltimento preliminare (D13-D15) avverranno al coperto
all’interno di un capannone industriale e consisteranno nel raggruppamento
per tipologie omogenee e nello stoccaggio provvisorio dei succitati rifiuti
che avverrà in contenitori idonei ed omologati (cassoni con copertura
telonata e/o in sacchi Big Bags e/o in colli incellofanati e palettizzati).
Quindi, le suddette operazioni di movimentazione e stoccaggio dei suddetti
rifiuti avverrà, sia in entrata che in uscita dall’impianto in esame,
esclusivamente in colli chiusi e protetti e, pertanto, non vi sarà la produzione
di emissioni di alcuna natura.
Per quanto riguarda le emissioni convogliate, presso l’impianto in esame è stato
individuato un punto specifico delle stesse (all’uopo si veda TAV. 2 Layout
lavorazione stato di progetto allegata al presente studio):
E1: emissioni convogliate dalle operazioni di trito vagliatura dei rifiuti non
pericolosi di natura lapidea.
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Tali emissioni si generano da alcune componenti dell’impianto di trito vagliatura
dei rifiuti non pericolosi inerti di natura lapidea, dettagliatamente descritto nei
paragrafi precedenti, e precisamente riguardano il Gruppo mulino ( che è anche
incapsulato con lamiera grecata coibentata) ed il vaglio vibrante del succitato
impianto. Infatti, le appena citate componenti dell’impianto di trito vagliatura sono
sormontate da cappe antipolvere realizzate in lamiera S235 zincata presso piegata.
Tali cappe aspirano l’aria, mediamente polverosa, e la inviano ad un abbattitore,
dove sono presenti serie di filtri a tessuto che trattengono le polveri presenti nel
flusso d’aria aspirato dalla cappa.
I filtri saranno ripuliti ciclicamente dalle polveri grazie all’attivazione di un
sistema di pompaggio di aria compressa controcorrente ed i residui polverosi
verranno direzionati verso un punto di aggancio di grossi sacchi (Big Bags) che
una volta riempitosi di polvere verranno sgangiati e sostituiti da nuovi aventi le
stesse caratteristiche. Inoltre il sistema di aspirazione ed abbattimento polveri
appena descritto è munito di misuratore di pressione che nel caso in cui vi fosse un
intasamento dei filtri per la presenza di troppe polveri manderebbe un segnale
acustico di allerta.
L’aria, a questo punto priva di polveri, verrà immessa in atmosfera attraverso un
camino di mandata.
L’Impianto di abbattimento descritto garantisce l’accessibilità alle prese di misura
per lo svolgimento dei controlli necessari a verificare il rispetto dei limiti di
emissione. Il camino convoglia il flusso allo sbocco in modo verticale verso l’alto,
dove l’altezza minima dei punti di emissione supera di almeno un metro qualsiasi
ostacolo o struttura circostante.
In seguito a quanto finora descritto, si evidenzia che in relazione a quanto
riportato al punto 5.1 dell'Allegato V Parte I alla Parte V del D.Lgs n. 152/2006,
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all'interno dei rifiuti e delle MPS oggetto dell'attività di recupero che la società in
esame svolgerà dai quali possono sprigionarsi emissioni polverose:
a) non si avrà presenza di sostanze di cui alla parte V - Allegato I, parte II, tabella A 1, classe I ;
b) non si avrà presenza di sostanze di cui alla parte V - Allegato I, parte II, tabella A2
c) non si avrà presenza di sostanze di cui alla parte V - Allegato I, parte II, tabella B ;
d) non si avrà presenza di sostanze di cui alla parte V - Allegato I, paragrafo I, tabella A 1, classe II ;
e) non si avrà presenza di sostanze di cui alla parte V - Allegato I, parte II, tabella B, classe II ;
f) non si avrà presenza di sostanze di cui alla parte V - Allegato I, paragrafo I, tabella A1, classe III .
Nel caso specifico, quindi, possono essere presi come riferimento i limiti di
emissione in atmosfera di cui al Dlgs 152/06 (allegati alla parte quinta) – all.1
parte II punto 5 “Polveri totali”, limiti che secondo la norma appena citata sono i
seguenti:
50 mg/Nm3 se il flusso di massa è pari o superiore a 0,5 kg/h il valore di
emissione;
150 mg/Nm3 se il flusso di massa è pari o superiore alla soglia di rilevanza
corrispondente a 0,1 kg/h ed è inferiore a 0,5 kg/h.
Quindi il limite di emissione più cautelativo previsto dalla normativa vigente per il
caso in esame è pari a 50 mg/Nm3.
Pertanto, in considerazione delle precauzioni tecniche previste e descritte
precedentemente per l’abbattimento delle polveri diffuse e convogliate presso
l’impianto in esame (stato di progetto) è desumibile (anche sulla scorta di dati
empirici di impianti già in esercizio analoghi a quello descritto) che i valori delle
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emissioni che si possono generare si attesteranno intorno ad un valore medio
inferiore ai 20 mg/Nm3.
Infine si precisa che l’impianto di trito vagliatura sarà alimentato da un Gruppo
elettrogeno a gasolio, Marca COELMO SPA, di potenza pari a 300 kVA
(kilovoltampère). All’uopo si precisa che il Gruppo elettrogeno in esame è dotato
di scheda tecnica che è allegata al presente studio e dai parametri riportati nella
stessa si evince che il gruppo elettrogeno in esame ricade tra gli impianti ed
attività di cui all'articolo 272, comma 1 del Dlgs 152/06 esmi, ovvero non
sottoposti ad autorizzazione alle emissioni in atmosfera poiché elencati nella parte
I, dell'Allegato IV, alla parte quinta del Dlgs 152/06 e smi, ovvero tra gli impianti e
le attività le cui emissioni sono scarsamente rilevanti agli effetti dell'inquinamento
atmosferico.
6.2 IMPATTO SULLA VIABILITÀ E
SUL TRAFFICO VEICOLARE LOCALE
In relazione alla viabilità ordinaria dell’area in esame, la presenza dell’impianto in
questione (stato di progetto) comporterà un afflusso maggiore di mezzi pesanti, per
il trasporto dei materiali in entrata ed in uscita dall’impianto, nel territorio
comunale di Castel Volturno e più precisamente lungo la S.P. n.333 (ex S.S. 264)
che collega il comune di Castel Volturno con quello di Cancello ed Arnone.
Ciò detto, considerando la capacità di messa in riserva, recupero e smaltimento
massima di rifiuti dell’impianto in esame pari a circa 628 tonnellate/giorno (stato
di progetto) ed ipotizzando un carico medio di trenta tonnellate per automezzo
diretto all’area in esame (visto il peso specifico dei materiali inerti lapidei in
esame).
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L’apporto di traffico giornaliero alla viabilità in esame, data dalla presenza
dell’impianto in esame (stato di progetto), consisterebbe in un valore medio di
venti/ventuno automezzi al giorno in entrata ed in uscita dallo stabilimento in
esame.
Pertanto:
considerato il numero massimo di 20/21 automezzi pesanti al giorno che
l’impianto in esame apporterebbe al traffico ordinario dell’area in esame.
Considerati l’ubicazione dell’impianto in esame rispetto ai centri densamente
abitati ed i percorsi descritti nei paragrafi precedenti (Strade Statali e Strade
Provinciali extraurbane) per raggiungere l’area dove è allocato.
Tanto premesso, si può asserire che la presenza dell’impianto in esame avrà
un’incidenza scarsamente rilevante sulla viabilità ed il traffico veicolare locale
dell’area in esame.
6.3 IMPATTO SULLA COMPONENTE IDRICA SUPERFICIALE E
SOTTERRANEA, SUL SUOLO E SOTTOSUOLO
Come già anticipato nei paragrafi precedenti, l’intera superficie scoperta (piazzale)
e coperta (capannone industriale) dell’impianto in esame sarà interamente
pavimentata in battuto di calcestruzzo industriale, quindi, non vi sarà mai la
possibilità che i rifiuti vengano a contatto diretto con la matrice suolo (inoltre si
ricorda che i rifiuti pericolosi saranno stoccati al coperto nel capannone ed in colli
omologati ed idonei al loro contenimento, quindi, non vi sarà nemmeno il contatto
diretto degli stessi con la pavimentazione in battuto in cls industriale).
La totalità dei rifiuti che saranno conferiti presso l’impianto in esame non
produrranno percolazioni di nessun genere data la loro natura (i rifiuti in esame
sono tutti solidi secchi e non percolanti).
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Inoltre, le acque piovane insistenti sul piazzale sopracitato verranno raccolte,
grazie ad idonea pendenza dello stesso, da un sistema di griglie posizionate in
diversi punti e da queste convogliate, tramite una rete fognaria interna dedicata,
verso un impianto di trattamento delle acque di prima pioggia in continuo che sarà
installato presso l’impianto in esame.
Più precisamente, per il trattamento delle acque piovane sarà installato un impianto
di trattamento acque di prima pioggia in continuo fabbricato dalla Telcom Spa,
modello ECO DEO 15000/C .
Come già ampiamente discusso nel paragrafo 5.5 Sistemi di regimentazione e
trattamento acque del presente studio, l’impianto ECO DEO 15000/C è tarato per
trattare una portata di 52,50 lt/sec. di acque di prima pioggia in continuo,
parametro abbondantemente superiore alla quantità della portata di prima pioggia
in continuo calcolata, di 43,50 lt/sec, per le acque meteoriche insistenti sulle
superfici lastricate e/o coperte dell’area in esame che hanno una dimensione totale
di circa 7830 mq.
Il rendimento dell’impianto di chiarificazione delle acque succitato sarà assicurato
da una manutenzione costante dello stesso che prevederà il prelievo e lo
smaltimento periodico degli oli dalla superficie e i fanghi dal fondo dello stesso.
Inoltre, come già precisato nel paragrafo 5.5 del presente studio, i reflui che si
generano dai servizi igienici a servizio dello stabilimento in esame saranno
convogliati, da due reti fognarie dedicate, in due differenti vasche a tenuta, una
vasca per la raccolta dei reflui provenienti dai locali siti nel capannone industriale
ed una vasca per la raccolta dei reflui provenienti dai locali siti nel corpo uffici.
I suddetti reflui verranno prelevati periodicamente dalle rispettive vasche a mezzo
auto espurgo e conferiti presso idonei impianti autorizzati, previa emissione FIR.
Infine, per quanto riguarda le acque utilizzate dal sistema di lavaggio delle MPS
dette sabbie, come è stato dettagliatamente descritto nei paragrafi precedenti del
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presente studio, dopo un ciclo completo di lavaggio saranno lanciate verso un
impianto di trattamento dedicato, quindi verranno chiarificate e riutilizzate
nuovamente per l’operazione di lavaggio delle succitate sabbie.
Tanto premesso, di seguito si evidenzia
a) che la presenza di una pavimentazione in calcestruzzo industriale impedirà il
contatto diretto tra i rifiuti ed il suolo ed il sottosuolo sottostanti;
b) che i rifiuti pericolosi saranno stoccati al coperto nel capannone ed in colli
omologati ed idonei al loro contenimento, quindi, non vi sarà nemmeno il
contatto diretto degli stessi con la pavimentazione in battuto in cls
industriale
c) che le acque meteoriche, come sopradescritto, saranno opportunamente
convogliate verso un impianto di trattamento, chiarificate ed immesse, nel
rispetto dei parametri previsti dalla normativa vigente, nel ricettore finale
costituito dal Canale di Bonifica del Bacino Inferiore del Volturno attiguo
all’area dello stabilimento in esame ;
d) che i reflui che si generano dai servizi igienici a servizio dello stabilimento
in esame saranno convogliati, da due reti fognarie dedicate, in due differenti
vasche a tenuta, verranno prelevati periodicamente dalle stesse a mezzo auto
espurgo e conferiti presso idonei impianti autorizzati, previa emissione FIR;
e) che la ditta NEF Srl verificherà con continuità lo stato di manutenzione della
pavimentazione in battuto di cls industriale al fine di accertarsi della
integrità della stessa;
f) che l’impianto di trattamento delle acque di prima pioggia e l’impianto di
recupero delle acque di lavaggio delle sabbie saranno periodicamente
manutentati, e gli interventi di manutenzione effettuati periodicamente sugli
stessi saranno annotati su di un apposito registro .
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Per quanto descritto e considerato nel presente paragrafo, è possibile
prevedere che l'attività in esame non impatterà significativamente sulla
componente idrica superficiale e sotterranea e sulle matrici ambientali suolo e
sottosuolo.
6.4 IMPATTO SULLA VEGETAZIONE E SULLA FAUNA
La realizzazione dell’impianto in esame non prevederà la distruzione di complessi
vegetali o l’interferenza con nicchie ecologiche di specie animali autoctone, visto
che l’area oggetto dell’intervento proposto dalla società NEF Srl è un’area incolta
da diversi anni ed è stata destinata ad area produttiva da diverso tempo.
Inoltre, come descritto nei paragrafi precedenti non si produrranno impatti
significativi sulle diverse matrici ambientali che potrebbero rappresentare un
veicolo di interferenza per specie vegetali o animali circostanti l’area oggetto di
intervento.
Infine, la realizzazione delle modifiche ed ampliamento dello stabilimento in
esame rispetto allo stato autorizzato non produrrà frammentazioni di habitat di
specie animali e vegetali protette, visto che l’area in esame non rientra nell’ambito
di nicchie ecologiche di specie faunistiche e/o floristiche protette.
7. UTILIZZAZIONE DI RISORSE NATURALI
E PRODUZIONE DI RIFIUTI
Presso l’area in esame, come ampiamente descritto nei paragrafi precedenti,
l’attività principale svolta e da svolgersi prevede principalmente la messa in riserva
ed il recupero di rifiuti non pericolosi di natura lapidea attraverso un processo di
messa in riserva e recupero, mediante fasi meccaniche e tecnologicamente
interconnesse di macinazione, selezione granulometrica e separazione della
frazione metallica e delle frazioni indesiderate, per l’ottenimento di frazioni inerti
di natura lapidea, assimilabili a materie prime secondarie per l’edilizia (MPS).
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In misura minore sarà svolta un’attività di sola messa in riserva (R13) di rifiuti non
pericolosi (plastica, carta cartone, vetro e metalli ferrosi e non) e un’attività
preliminare di smaltimento (D13-D15) di rifiuti pericolosi.
Quindi, nel processo produttivo in esame non vi sarà l’utilizzazione di materie
prime, anzi, al contrario l’attività predominante presso lo stabilimento in esame
permetterà l’ottenimento di materie prime secondarie partendo dalla lavorazione di
rifiuti speciali non pericolosi di natura lapidea.
Per quanto concerne il consumo elettrico, si sottolinea che presso l’impianto in
esame il consumo di elettricità è e sarà limitato ai locali adibiti ad ufficio e a
servizi.
Invece, i macchinari che saranno utilizzati per il trattamento dei rifiuti (impianto di
trito vagliatura) saranno alimentati da un Gruppo elettrogeno alimentato a gasolio,
i cui consumi saranno direttamente proporzionali all’afflusso relativo dei rifiuti da
recuperare presso l’impianto in esame.
Mentre, per quanto riguarda l’approvvigionamento idrico presso lo stabilimento in
esame, la societa NEF Srl ha stipulato regolare contratto di fornitura con il
Consorzio Provinciale Idrico Terra di Lavoro (CITL) che fornisce attraverso le
proprie condotte di gestione l’acqua allo stabilimento in esame.
Ciò all’uopo premesso, il consumo idrico presso lo stabilimento in esame sarà
direttamente proporzionale alla quantità più o meno elevata dei rifiuti inerti di
natura lapidea stoccati e da lavorare presso l’impianto in esame. Infatti, i sistemi
principali di abbattimento delle polveri, sia durante la fase di stoccaggio e
movimentazione sia durante l’attività di trito vagliatura degli stessi, sarà
l’irrorazione di acqua con un sistema di spruzzatori (ugelli nebulizzatori). All’uopo
si sottolinea, però, che la l’impianto di trito vagliatura è dotato di un sistema
particolare di abbattimento delle polveri diffuse. Infatti, in alcune componenti del
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sistema di trito vagliatura l’acqua arriva ad elevata pressione a degli ugelli
nebulizzatori dove si atomizza.
Il getto atomizzato, è indirizzato sulla polvere che, umidificata, precipita senza
avere l’effetto del bagnato. Gli ugelli sono dislocati nei punti critici di emissione
polveri, quali ingressi ed uscite delle macchine rotative e nei salti delle canalerie.
Ogni gruppo di ugelli è comandato dalla centralina di distribuzione che con le
valvole dosa e ripartisce l’acqua a seconda del maggior punto critico.
L’effetto di atomizzazione fa si che sia richiesta una minima quantità d’acqua;
pertanto, i consumi sono molto contenuti ottenendo, invece, un elevato grado di
abbattimento.
Invece, per quanto riguarda le acque utilizzate dal sistema di lavaggio delle MPS
dette sabbie, come è stato dettagliatamente descritto nei paragrafi precedenti del
presente studio, dopo un ciclo completo di lavaggio saranno lanciate verso un
impianto di trattamento dedicato, quindi verranno chiarificate e riutilizzate
nuovamente per l’operazione di lavaggio delle succitate sabbie.
In misura largamente più ridotta la risorsa acqua verrà utilizzata per i servizi
igienici presenti presso lo stabilimento in esame.
Infine, i rifiuti che possono derivare dall’attività in esame sono sostanzialmente
impurità, cioè materiali di natura diversa dagli inerti, che possono essere presenti
in piccole percentuali nei rifiuti lapidei da recuperare, e si tratta per lo più di
materie plastiche, legno e metalli che si presentano allo stato solido e non
gocciolante che una volta estratti dal ciclo di lavorazione e separati per tipologie
omogenee, saranno avviati al recupero finale presso impianti terzi autorizzati. Nel
caso specifico, si può stimare che la quantità massima di rifiuti prodotti (le
cosiddette “impurità”) non supereranno il 5% dei rifiuti in ingresso da sottoporre
alle operazioni di recupero.
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Si sottolinea che un’altra componente che può generare la produzione di rifiuti
presso lo stabilimento in esame (Stato di progetto) è rappresentata dal sistema di
lavaggio delle MPS dette sabbie che attraverso la fase di chiarificazione delle
acque di lavaggio produce fanghi filtro pressati. Tali fanghi (siccome saranno filtro
pressati avranno un basso contenuto d’acqua) saranno stoccati in idonei colli,
caratterizzati analiticamente ed avviati presso impianti terzi autorizzati, previa
emissione di FIR. La produzione di tale rifiuto è direttamente proporzionale alla
quantità di sabbie lavate ed è ipotizzabile una produzione dello stesso pari al 5%
del prodotto lavorato (sabbie).
8. PRESENZA DI ALTRE ATTIVITÁ PRODUTTIVE
E RELATIVA CUMULABILITÁ DEGLI IMPATTI
Nelle immediate vicinanze dall’area di ubicazione dell’impianto in esame non
insistono altre attività produttive i cui impatti potenziali siano cumulabili con
quelli dell’impianto in esame.
Infatti, la zona circostante l’area dell’impianto in esame non è composta da un
aggregato industriale vero e proprio, piuttosto sono presenti attività di allevamento,
aziende agricole, utenze residenziali sparse e, quindi, tutte attività a basso impatto.
Infatti, attigua all’area in esame c’è un’azienda agricola dismessa dove è presente
un manufatto edilizio abbandonato e disabitato, a circa 120 mt dall’area oggetto
del presente studio è presente una prima azienda di allevamento bufalino, a 150 mt
una seconda azienda di allevamento bufalino e, a distanza ancora maggiore, vi è
un’attività di riparazione veicoli a motore (all’uopo si vedano le figura n.17 e n.18
di seguito riportate).
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Figura 17 - Inquadramento dell’area dell’impianto in esame e misurazione distanza rispetto ad altre
attività produttive circostanti (strumento misurazione distanze righello Google earth)
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Figura 18 - Inquadramento dell’area dell’impianto in esame e misurazione distanza rispetto ad altre
attività produttive circostanti (strumento misurazione distanze righello Google earth)
Da quanto descritto e graficamente rappresentato nel presente paragrafo è evidente
che nell’area circostante l’impianto in esame non vi siano unità produttive la cui
attività consenta la possibilità di una cumulabilità d’impatto con l’attività oggetto
del presente studio.
9. PROBABILITÀ DELL’IMPATTO Al fine di stabilire caratteristiche quali “durata”, “frequenza” e “reversibilità”
dell’impatto sull’ambiente dovuto all’attività proposta nel presente studio, è
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necessario stabilire se vi sia effettivamente un impatto. Al fine di rispondere a tale
esigenza le valutazioni tecniche sono state articolate per aspetti specifici:
- Aspetto Urbanistico locale e provinciale
- Aspetto Ambientale
- Aspetto Territoriale e Paesaggistico regionale e locale
Dalla valutazione dei contenuti del presente “Studio Preliminare ambientale”,
emerge che l’intervento proposto non avrà alcun impatto significativo
sull’ambiente circostante per cui, secondo il parere dello scrivente, non si ha la
necessità di approfondire caratteristiche quali “durata”, “frequenza” e
“reversibilità” dell’impatto.
Data giugno 2016
Il Tecnico Dott. Augusto Ucciero