122
A Sede Ufficio ASSOGG STUDIO P COMMITTENTE: N.E.F SEDE LEGALE: Comune SEDE OPERATIVA: Co Data giugno 2016 Progetto di modifica sostanzia già autorizzato con AUA n.6/ per la di messa in riserva (R1 n.333, in Località Seponi, nel al NTC/NCEU Foglio n. 31 – ARECO AMBIENTE GLOBAL SERVICE Dott. Augusto Ucciero legale: Via Gallinelle, Vico I, 4 -81039- Villa Literno (CE) o: Via Vittorio Emanuele III,20 - 81039 - Villa Literno (CE) Info: 339 3867226 - Tel/Fax: 081/8920503 E-mail: [email protected] P.IVA: 03337360618 VERIFICA DI GETTABILITÁ ALLA V ART.20 DLGS 152/06 e smi PRELIMINARE AMBIEN F. SRL e di Villa di Briano (CE), Via Kruscev n.20 omune di Castel Volturno (CE), alla S.P. n.33 IL TE Dott. Aug ale (da autorizzare ai sensi dell’art.208 del D /2016 del 16/03/2016, rilasciata dal Comune 13) e recupero (R5) di rifiuti speciali non pe l Comune di Castel Volturno (CE), sull’area part.lla n. 5238 (ex 5095 e 110). E V.I.A. NTALE 33, Località Seponi ECNICO gusto Ucciero Dlgs 152/06) di un impianto e di Castel Volturno (CE), ericolosi, ubicato alla S.P. a individuata catastalmente

VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÁ ALLA V.I.A.viavas.regione.campania.it/opencms/export/sites/default/...Visto che presso l’area in esame, individuata catastalmente al NTC/NCEU Foglio

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ARECO AMBIENTE GLOBAL SERVICE

Sede legale:

Ufficio

ASSOGGETTABILITÁ ALLA V.I.A.

STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE

COMMITTENTE: N.E.F.

SEDE LEGALE: Comune di Villa di

SEDE OPERATIVA: Comune di

Data giugno 2016

Progetto di modifica sostanziale

già autorizzato con AUA n.6/2016 del 16/03/2016

per la di messa in riserva (R13) e recupero (R5) di rifiuti speciali non pericolosi,

n.333, in Località Seponi, nel Comune di

al NTC/NCEU Foglio n. 31 –

ARECO AMBIENTE GLOBAL SERVICEDott. Augusto Ucciero

Sede legale: Via Gallinelle, Vico I, 4 -81039- Villa Literno (CE)

o: Via Vittorio Emanuele III,20 - 81039 - Villa Literno (CE)

Info: 339 3867226 - Tel/Fax: 081/8920503

E-mail: [email protected] P.IVA: 03337360618

VERIFICA DI

ASSOGGETTABILITÁ ALLA V.I.A.ART.20 DLGS 152/06 e smi

STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE

N.E.F. SRL

Comune di Villa di Briano (CE), Via Kruscev n.20

Comune di Castel Volturno (CE), alla S.P. n.33

IL TECNICO

Dott. Augusto Ucciero

modifica sostanziale (da autorizzare ai sensi dell’art.208 del Dlgs 152/06)

con AUA n.6/2016 del 16/03/2016, rilasciata dal Comune di Castel Volturno (CE),

di messa in riserva (R13) e recupero (R5) di rifiuti speciali non pericolosi,

nel Comune di Castel Volturno (CE), sull’area

part.lla n. 5238 (ex 5095 e 110).

ARECO AMBIENTE GLOBAL SERVICE

ASSOGGETTABILITÁ ALLA V.I.A.

STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE

33, Località Seponi

IL TECNICO

Dott. Augusto Ucciero

(da autorizzare ai sensi dell’art.208 del Dlgs 152/06) di un impianto

rilasciata dal Comune di Castel Volturno (CE),

di messa in riserva (R13) e recupero (R5) di rifiuti speciali non pericolosi, ubicato alla S.P.

a individuata catastalmente

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1. Premessa

Il presente studio preliminare ambientale viene redatto al fine di effettuare una

verifica di assoggettabilità alla Valutazione di Impatto Ambientale, ai sensi del

D.Lgs152/06 e s.m.i, per un progetto di modifica sostanziale (da autorizzare ai

sensi dell’art.208 del Dlgs 152/06) di un impianto già autorizzato con AUA

n.6/2016 del 16/03/2016, rilasciata dal Comune di Castel Volturno (CE), per la di

messa in riserva (R13) e recupero (R5) di rifiuti speciali non pericolosi, ubicato

alla S.P. n.333, in Località Seponi, nel Comune di Castel Volturno (CE),

sull’area individuata catastalmente al NTC/NCEU Foglio n. 31 – part.lla n. 5238

(ex 5095 e 110).

Tale studio è stato commissionato dalla società N.E.F. Srl, con sede legale nel

Comune di Villa di Briano (CE), alla Via Kruscev n.20.

Tanto premesso, la verifica di assoggettabilità a VIA si rende necessaria in quanto

la modifica dell’impianto in esame rientra tra quelle elencate nell’Allegato IV alla

Parte II del D.Lgs 152/06 e s.m.i. al punto 7, lettere:

z.a) Impianti di smaltimento e recupero di rifiuti pericolosi, mediante operazioni di

cui all'allegato B, lettere D2, D8 e da D13 a D15, ed all'allegato C, lettere da R2 a

R9, della parte quarta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152;

z.b) “Impianti di smaltimento e recupero di rifiuti non pericolosi, con capacità

complessiva superiore a 10 t/giorno, mediante operazioni di cui all'allegato C,

lettere da R1 a R9, della parte quarta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.

152”.

Infatti, presso l’impianto in esame si vuole apportare un ampliamento dell’area

attualmente occupata dall’impianto già esistente ed autorizzato al recupero dei

rifiuti non pericolosi attraverso procedura AUA.

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Inoltre, si vogliono introdurre operazioni di smaltimento (D13-D15), nuovi codici

CER di rifiuti pericolosi e non ed aumentare le quantità recuperabili in R5 delle

tipologie di rifiuti non pericolosi.

Tale modifiche saranno successivamente oggetto di richiesta autorizzativa

attraverso procedura ordinaria ai sensi dell’art. 208 del Dlgs 152/06 e smi.

1.1. Quadro normativo di riferimento

La normativa vigente in materia di assoggettabilità a Valutazione di Impatto

Ambientale sono le Linee guida per la verifica di assoggettabilità a valutazione di

impatto ambientale dei progetti di competenza delle Regioni e delle Province

Autonome di cui al DM 30/03/2015, e il D.Lgs 152/06 e s.m.i. che per la verifica

di assoggettabilità prevede:

Art. 20

Verifica di assoggettabilità

1. Il proponente trasmette all'autorità competente il progetto preliminare, lo studio

preliminare ambientale elettronico ovvero nei casi di particolare difficoltà di ordine

tecnico, anche su supporto cartaceo nel caso di progetti:

a) elencati nell'allegato II che servono esclusivamente o essenzialmente per lo

sviluppo ed il collaudo di nuovi metodi o prodotti e non sono utilizzati per più di

due anni;

b) inerenti modifiche o estensioni dei progetti elencati negli allegati II che

comportino effetti negativi apprezzabili per l'ambiente;

c) elencati nell’allegato IV secondo le modalità stabilite dalle Regioni e dalle

province autonome, tenendo conto dei commi successivi del presente articolo.

2. Dell'avvenuta trasmissione é dato sintetico avviso, a cura del proponente, nella

Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana per i progetti di competenza statale,

nel Bollettino Ufficiale della regione per i progetti di rispettiva competenza,

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nonché all'albo pretorio dei comuni interessati. Nell'avviso sono indicati il

proponente, l'oggetto e la localizzazione prevista per il progetto, il luogo ove

possono essere consultati gli atti nella loro interezza ed i tempi entro i quali é

possibile presentare osservazioni. In ogni caso copia integrale degli atti è

depositata presso i comuni ove il progetto é localizzato. Nel caso dei progetti di

competenza statale la documentazione é depositata anche presso la sede delle

regioni e delle province ove il progetto é localizzato. I principali elaborati del

progetto preliminare e lo studio preliminare ambientale, sono pubblicati sul sito

web dell'autorità competente.

3. Entro quarantacinque giorni dalla pubblicazione dell'avviso di cui al comma 2

chiunque abbia interesse può far pervenire le proprie osservazioni.

4. L'autorità competente nei successivi quarantacinque giorni, sulla base degli

elementi di cui all'allegato V del presente decreto e tenuto conto delle osservazioni

pervenute, verifica se il progetto abbia possibili effetti negativi apprezzabili

sull'ambiente.

Entro la scadenza del termine l'autorità competente deve comunque esprimersi.

L’autorità competente può, per una sola volta, richiedere integrazioni documentali

o chiarimenti al proponente, entro il termine previsto dal comma 3. In tal caso, il

proponente provvede a depositare la documentazione richiesta presso gli uffici di

cui ai commi 1 e 2 entro trenta giorni dalla scadenza del termine di cui al comma 3.

L’autorità competente si pronuncia entro quarantacinque giorni dalla scadenza del

termine previsto per il deposito della documentazione da parte del proponente.

La tutela avverso il silenzio dell’amministrazione è disciplinata dalle disposizioni

generali del processo amministrativo.

5. Se il progetto non ha impatti negativi e significativi sull’ambiente, l'autorità

competente dispone l'esclusione dalla procedura di valutazione ambientale e, se del

caso, impartisce le necessarie prescrizioni.

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6. Se il progetto ha possibili impatti negativi e significativi sull’ambiente si

applicano le disposizioni degli articoli da 21 a 28.

7. Il provvedimento di assoggettabilità, comprese le motivazioni, é pubblico a cura

dell'autorità competente mediante:

a) un sintetico avviso pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana

ovvero nel Bollettino Ufficiale della regione o della provincia autonoma;

b) con la pubblicazione integrale sul sito web dell'autorità competente.

ALLEGATO V

Criteri per la Verifica di assoggettabilità di cui all'art. 20

1. Caratteristiche dei progetti

Le caratteristiche dei progetti debbono essere considerate tenendo conto, in

particolare:

- delle dimensioni del progetto;

- del cumulo con altri progetti;

- dell'utilizzazione di risorse naturali;

- della produzione di rifiuti;

- dell'inquinamento e disturbi alimentari;

- del rischio di incidenti, per quanto riguarda, in particolare, le sostanze o le

tecnologie utilizzate.

2. Localizzazione dei progetti

Deve essere considerata la sensibilità ambientale delle aree geografiche che

possono risentire dell'impatto dei progetti tenendo conto in particolare:

- dell'utilizzazione attuale del territorio;

- della ricchezza relativa, della qualità e capacità di rigenerazione delle risorse

naturali della zona;

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- della capacità di carico dell'ambiente naturale, con particolare attenzione alle

seguenti zone:

a) zone umide;

b) zone costiere;

c) zone montuose o forestali;

d) riserve e parchi naturali;

e) zone classificate o protette dalla legislazione degli Stati membri;

zone protette speciali designate dagli Stati membri in base alle direttive

79/409/CEE e 92/43/CEE;

f) zone nelle quali gli standard di qualità ambientale fissati dalla legislazione

comunitaria sono già stati superati;

g) zone a forte densità demografica;

h) zone di importanza storica, culturale o archeologica;

i) territori con produzioni agricole di particolare qualità e tipicità di cui all'art. 21

del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228.

3. Caratteristiche dell'impatto potenziale

Gli impatti potenzialmente significativi dei progetti debbono essere considerati in

relazione ai criteri stabiliti ai punti 1 e 2 e tenendo conto, in particolare:

- della portata dell'impatto (area geografica e densità di popolazione

interessata);

- della natura transfrontaliera dell'impatto;

- dell'ordine di grandezza e della complessità dell'impatto;

- della probabilità dell'impatto;

- della durata, frequenza e reversibilità dell'impatto.

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4. ANALISI RIGUARDO ALLA LOCALIZZAZIONE

DELL’IMPIANTO N.E.F. SRL

L’impianto in esame è già esistente ed autorizzato con AUA n.6/2016 del

16/03/2016 rilasciata dal Comune di Castel Volturno (CE), ai sensi del DPR

59/2013, per i seguenti titoli abilitativi (copia dell’appena citato provvedimento

AUA è allegato al presente studio):

- autorizzazione agli scarichi di acque reflue ex art.124 del Dlgs 152/06 e smi

- emissioni in atmosfera ai sensi ex art.269 del Dlgs 152/06 e smi;

- valutazione impatto acustico di cui alla legge 447/95;

- recupero rifiuti non pericolosi ai sensi art. 216 del Dlgs 152/06 e smi;

L’impianto in esame è ubicato nel comune di Castel Volturno (CE) alla S.P. n.333,

in Località Seponi,), sull’area individuata catastalmente al NTC/NCEU Foglio n.

31 – part.lla n. 5238 (ex 5095 e 110).

L’area totale in esame, nella piena disponibilità della N.E.F Srl, ha una consistenza

di circa 116.700 mq ed ha una forma quasi regolare di un rettangolo.

L’insediamento attualmente autorizzato interessa solo una porzione dell’area totale

sopra indicata e copre una superficie di circa 6.500,00 mq, infatti la restante parte

del lotto in esame è stata lasciata inedificata per eventuali ampliamenti futuri.

Le strutture edilizie realizzate presso l’impianto in esame sono state regolarmente

realizzate con permesso di costruire n.75/08 del 11/04/2008 rilasciato al sig. Diana

Rinaldo e successivamente volturato alla società in esame, ovvero la N.E.F. Srl con

atto prot. 51736 del 21/09/2010 rilasciato dal comune di Castel Volturno (CE)

(all’uopo si precisa che il permesso in esame e la relativa voltura sono allegati al

presente studio). Inoltre, lo stabilimento in esame è munito di regolare certificato

di agibilità prot. n.2689 del 18/01/2016 rilasciato sempre dal comune di Castel

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Volturno (all’uopo si allega al presente studio copia dell’appena citato certificato

di agibilità).

Infine, da un punto di vista urbanistico, essendo il Comune di Castel Volturno

sprovvisto di strumento di pianificazione urbanistica, l’area in esame è classificata

come una zona esterna al “perimetro urbano”, e pertanto in tali zone è prevista, ai

sensi dell’art.17 della L.06/08/67 e ai sensi della Legge Regionale n. 17/82 e

s.m.e.i., la realizzazione di complessi produttivi.

Infatti, in sede di conferenza dei servizi per il rilascio dell’AUA di cui l’impianto è

in possesso è stato acquisito parere favorevole ai fini urbanistici - prot.n.60265

del 26/11/2015- (di cui si allega copia al presente studio) a firma del Funzionario

del Settore Urbanistica e programmazione territoriale del Comune di Castel

Volturno, Ufficio Tecnico Edilizia Privata, con riguardo “all’attuazione delle

attività del caso di specie presso l’immobile in esame”.

Pertanto:

visti il permesso a costruire ed il certificato di agibilità di cui sono dotate le

strutture edilizie dello stabilimento in esame.

Vista la classificazione urbanistica dell’area in esame ed il soprarichiamato parere

favorevole ai fini urbanistici allo svolgimento dell’attività di trattamento rifiuti.

Visto che presso l’area in esame, individuata catastalmente al NTC/NCEU Foglio

n. 31 – part.lla n. 5238 (ex 5095 e 110), viene già svolta un’attività di trattamento

rifiuti regolarmente autorizzata.

Considerato, da un punto squisitamente urbanistico, che l’ampliamento dell’area

dell’impianto in esame riguarderà esclusivamente una porzione dell’area su cui già

sorge lo stabilimento in esame, ovvero quella individuata catastalmente al

NTC/NCEU Foglio n. 31 – part.lla n. 5238 (ex 5095 e 110) parte della quale, come

anticipato in premessa al presente paragrafo, è stata lasciata inedificata per

eventuali ampliamenti futuri.

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Precisato che la superficie totale dell’area in esame, individuata catastalmente al

NTC/NCEU Foglio n. 31 – part.lla n. 5238 (ex 5095 e 110), e di circa 116700 di

cui 6500 mq già occupata dallo stabilimento in esame e che l’ampliamento

dell’area dell’impianto in esame riguarderà una porzione di circa 1330 mq.

Tanto premesso, è evidente la compatibilità urbanistica dell’area in questione

(Foglio n. 31 – part.lla n. 5238) allo svolgimento dell’attività di stoccaggio e

trattamento dei rifiuti.

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Figura 1 – localizzazione e delimitazione area impianto NEF Srl con Google Earth, con evidenza della parte già occupata dall’impianto in esame e della parte inedificata facente sempre parte dell’area censita al catasto

al Foglio 31- Particella 5238

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4.1 ANALISI RISCHIO IDROGEOLOGICO

Dal punto di vista dell’analisi del Rischio idrogeologico dell’area in esame, si è

fatto riferimento alla cartografia dell’Autorità di Bacino di competenza territoriale,

nel caso specifico, l’Autorità di Bacino dei fiumi Liri, Garigliano, Volturno.

Per quanto riguarda il rischio alluvione dell’area dove è ubicato l’impianto in

esame si è fatto riferimento alla cartografia e relativa legenda sotto riportata

(Figure n.2 e n.2 bis) del P.S.D.A (Piano Stralcio Difesa Alluvioni) dell’Autorità di

Bacino di competenza territoriale, dalla quale si evince che l’area in esame è

classificata come Zona di Fascia B3 che come tale nel PSDA è considerata come

una zona a rischio idrogeologico compresa tra R1/R2 (Rischio basso/Rischio

moderato). Infatti nelle norme di attuazione del PSDA in esame, alla pagina 45, per

le zone di fascia B3 viene ribadito tra le altre cose la possibilità ai comuni di:

prevedere limitate espansioni insediative di tipo produttivo, o di tipo residenziale;

Figura 2 – Stralcio cartografia zonizzazione ed individuazione degli squilibri P.S.D.A. Autorità di

Bacino Liri, Garigliano Volturno – Tavola 4.43 – (fonte Sito Internet Autorità di Bacino Fiumi Liri, Garigliano, Volturno)

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Figura 2bis – LEGENDA Stralcio cartografia zonizzazione ed individuazione degli squilibri P.S.D.A.

Autorità di Bacino Liri, Garigliano Volturno – Tavola 4.43 – (fonte Sito Internet Autorità di Bacino Fiumi

Liri, Garigliano, Volturno)

Inoltre, come si evince dalla cartografia di seguito riportata (Figura 3 - Stralcio

cartografia Rischio Frana P.S.A.I Autorità di Bacino Liri, Garigliano Volturno -

fonte Sito Internet Autorità di Bacino Fiumi Liri, Garigliano, Volturno), l’area in

esame è esterna a zone di rischio frana.

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Figura 3 – Stralcio cartografia Rischio Frana P.S.A.I Autorità di Bacino Liri, Garigliano Volturno (fonte

Sito Internet Autorità di Bacino Fiumi Liri, Garigliano, Volturno)

Figura 3bis – LEGENDA Stralcio cartografia Rischio Frana P.S.A.I Autorità di Bacino Liri, Garigliano Volturno (fonte Sito Internet Autorità di Bacino Fiumi Liri, Garigliano, Volturno)

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Conclusioni:

Come si evince dalle immagini precedenti, l’area di pertinenza dell’impianto

in questione è esterna alla perimetrazione delle aree soggette a rischi di natura

idrogeologica elevati .

4.2 AREA GEOGRAFICA INTERESSATA DALL’INTERVENTO, CONSIDERAZIONI INERENTI LA DISTANZA DELL’ATTIVITÀ IN

QUESTIONE DAI CENTRI URBANI E FRUIBILITÀ DI UN ADEGUATO SISTEMA VIARIO

L’area oggetto del presente studio ricade nel territorio Comunale di Castel

Volturno (CE) alla S.P. n.333 (ex S.S. 264), in Località Seponi.

Il Comune di Castel Volturno (CE) conta una popolazione residente di circa 25000

(venticinquemila) unità, distribuita su una superficie di circa 72 kmq.

I centri dei Comuni, oltre quello di Castel Volturno, più prossimi all’area in

questione sono quelli di Cancello ed Arnone (CE), Grazzanise (CE), e Villa

Literno (CE).

Figura 4 – inquadramento impianto NEF Srl rispetto ai centri cittadini circostanti (strumento Google Earth)

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Di seguito saranno valutate, rispetto al posizionamento dell’area dell’impianto in

esame, le seguenti caratteristiche di idoneità allo svolgimento dell’attività:

• distanza dai centri urbani

• vicinanza di sistemi viari di adeguato dimensionamento

4.2.1 Distanza Centri Urbani

Figura 5 – inquadramento e misurazione della distanza dell’area impianto NEF Srl rispetto alla prima zona a forte densità abitativa sita nel Comune nel Comune di Castel Volturno (strumento di misurazione righello

Google Earth)

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Figura 6 – inquadramento e misurazione della distanza dell’area impianto NEF Srl rispetto alla zona a forte densità abitativa sita nel Comune di Cancello ed Arnone (strumento di misurazione righello Google Earth)

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Figura 7 – inquadramento e misurazione della distanza dell’area impianto NEF Srl rispetto alla zona a forte densità abitativa sita nel Comune di Villa Literno (strumento di misurazione righello Google Earth)

Come si può notare dagli inquadramenti territoriali sopra riportati, nelle figure 4, 5,

6 e 7, l’area dell’impianto in questione è posizionata in una zona sufficientemente

isolata rispetto ad aree a forte densità abitativa.

Lo strumento utilizzato per la misura delle distanze tra l’impianto in questione e i

centri a forte densità abitativa (figure n.5,6 e 7) è il righello di Google Earth e

come si può notare la prima zona fortemente abitata più prossima all’impianto in

esame si trova a circa 4 Km dallo stesso ed è il primo centro a forte densità

abitativa sito nel comune di Castel Volturno. Mentre, a circa 4,7 Km troviamo il

centro abitato del comune di Cancello ed Arnone, a circa 8 Km il centro abitato del

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comune di Villa Literno ed a una distanza ancora maggiore il centro abitato del

comune di Grazzanise.

Dalle figure e dalle considerazioni sopra riportate appare chiaro che l’area

dell’impianto in questione è allocata in una zona isolata e distante da centri

urbani residenziali e/o a forte densità abitativa.

4.2.2 Viabilità

L’area dell’impianto in esame è ubicato nel territorio comunale di Castel Volturno

e sorge lungo la S.P. n.333 (ex S.S. 264) che collega il comune di Castel Volturno

con quello di Cancello ed Arnone.

Gli automezzi diretti all’impianto non attraverseranno centri cittadini, o a forte

densità abitativa, infatti sia quelli provenienti dalla direzione Napoli/Caserta sia

quelli provenienti dalla direzione Roma potranno raggiungere l’area in esame

utilizzando i seguenti percorsi:

PERCORSO 1

Gli automezzi provenienti dalla direzione Napoli/Caserta potranno raggiungere

l’area in esame utilizzando la Strada Statale 7 Bis (asse mediano Nola - Villa

Literno), uscendo allo svincolo di Villa Literno e svoltando a destra in direzione

Cancello Arnone percorrendo la strada Provinciale n.18 per circa 4/5 Km

dopodiché prima di arrivare all’ingresso cittadino di Cancello Arnone si

immetteranno sulla Strada Provinciale n.333 (ex S.S. 264), che collega Cancello ed

Arnone a Castel Volturno, lungo la quale si trova l’impianto in esame in località

Seponi (Vedi figura n.8).

PERCORSO 2

In alternativa al primo percorso gli automezzi diretti presso l’area in esame

provenienti da Napoli tramite la tangenziale (A56) possono proseguire in direzione

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Castel Volturno immettendosi sulla S.S.7 Quater e dalla stessa prendendo lo

svincolo Cancello Arnone/Litorale Domitio si immetteranno sulla SP 333 (ex SS

264) lungo la quale si trova l’impianto in esame (Vedi figura n.9)

PERCORSO 3

Gli automezzi provenienti dalla direzione Roma possono immettersi sulla prima

citata S.S.7 Quater (in direzione opposta rispetto al percorso n.2) possono

proseguire in direzione Castel Volturno prendere lo svincolo Cancello

Arnone/Castel Volturno dal quale si immetteranno sulla SP 333 (ex SS264) lungo

la quale a pochi chilometri si trova l’impianto in esame (Vedi figura n.10).

Figura 8 – percorso n.1 uscita “Villa Literno” della SS 7bis Nola – Villa Literno – Impianto NEF Srl (SP 333

ex SS 264, Castel Volturno, Località Seponi))

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Figura 9 – percorso n.2 uscita “Cancello Arnone/Litorale Domitio” della SS7 Quater – Impianto NEF Srl (SP 333 ex SS 264, Castel Volturno, Località Seponi))

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Figura 10 – percorso n.3 uscita “Castel Volturno/Cancello Arnone” della SS7 Quater – Impianto NEF Srl (SP

333 ex SS 264, Castel Volturno, Località Seponi))

In ogni caso i percorsi appena descritti e riportati nelle figure 8, 9 e 10, sono

rappresentati da strade a scorrimento veloce che eviteranno tragitti cittadini

e, quindi, i mezzi diretti all’impianto in esame non genereranno un impatto

significativo sul traffico veicolare ordinario dei centri abitati densamente

popolati circostanti l’area in esame.

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4.3 INQUADRAMENTO RISPETTO A ZONE PROTETTE E

CONDIZIONI METEO CLIMATICHE

L’area su cui insiste l’impianto in questione è caratterizzata da:

• Condizioni meteo climatiche ottimali

ed inoltre, risulta esterna a perimetrazioni di:

• zone costiere;

• zone SIC – ZPS;

• zone montuose o forestali protette, riserve e parchi naturali;

4.3.1 DISTANZA DELL’IMPIANTO DALLE ZONE SIC

Le zone SIC più vicine all’impianto della NEF Srl sono quelle denominate:

“Fiumi Volturno e Calore Beneventano” (codice sito IT 8010027) e “Foce

Volturno Variconi” (codice sito IT 8010028)

Come si evince dalla cartografia appresso riportata, la prima zona SIC “Fiumi

Volturno e Calore Beneventano” dista circa 673 metri in linea d’aria

dall’impianto in esame, mentre la seconda zona SIC “Foce Volturno Variconi”

si trova subito alle spalle della prima (la cartografia utilizzata e lo strumento di

misurazione delle distanze tra due punti definiti sono stati ricavati dal servizio

telematico messo a disposizione dal Geoportale Nazionale del Ministero

dell’Ambiente – vedi Figura n 11).

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Figura 11 – Misurazione distanza impianto NEF Srl dal Confine dell’area SIC più vicina ovvero “Fiumi

Volturno e Calore Beneventano - IT 8010027-”con inquadramento dell’attigua area SIC “Foce Volturno

Variconi -IT8010028 -”

4.3.2 DISTANZA DELL’IMPIANTO DALLE ZONE ZPS

La zona ZPS più vicina all’area dell’impianto della NEF Srl è quella denominata

“VARICONI” (codice sito IT 8010018) che, come si evince dalla cartografia

appresso riportata, dista poco più di 4,2 Km dall’impianto in questione (la

cartografia utilizzata e lo strumento di misurazione delle distanze tra due punti

definiti sono stati ricavati dal servizio telematico messo a disposizione dal

Geoportale Nazionale del Ministero dell’Ambiente, all’uopo si veda la figura n.12

appresso riportata)

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Figura 12 - Misurazione distanza dell’impianto NEF Srl dal Confine più vicino dell’area ZPS “VARICONI”

(codice sito IT 8010018)

4.3.3 INQUADRAMENTO DELL’IMPIANTO IN QUESTIONE RISPETTO AD ALTRE AREE PROTETTE

Come evidenziato nella cartografia di seguito riprodotta (la cartografia utilizzata e

lo strumento di misurazione delle distanze tra due punti definiti sono stati ricavati

dal servizio telematico messo a disposizione dal Geoportale Nazionale del

Ministero dell’Ambiente, all’uopo si veda figura n.13), l’impianto della società

NEF Srl, che ricade nel territorio comunale di Castel Volturno, si trova all’esterno

delle perimetrazioni di altre aree protette, oltre a quelle già richiamate nelle pagini

precedenti, come parchi e riserve nazionali e regionali.

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Figura 13 - Inquadramento dell’impianto NEF Srl rispetto ad altre aree protette (fonte servizio Cartografico telematico messo a disposizione dal Geoportale Nazionale del Ministero dell’Ambiente)

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4.4 INQUADRAMENTO RISPETTO AL PIANO TERRITORIALE DI

CORDINAMENTO PROVINCIALE (PTCP) E RELATIVE N.T.A.

Il PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale) costituisce lo strumento

di pianificazione che delinea gli obiettivi e gli elementi fondamentali dell'assetto

del territorio provinciale, in coerenza con gli indirizzi per lo sviluppo socio-

economico e con riguardo alle prevalenti vocazioni, alle sue caratteristiche

geologiche, geomorfologiche, idrogeologiche, paesaggistiche e ambientali.

Lo scopo del PTCP è quello di orientare le scelte e mettere ordine nel territorio

attraverso una proposta complessiva che riguardi specificamente la grande rete

delle infrastrutture, che riconosca l'esistenza di un sistema ambientale con le sue

articolazioni ed individui un sistema insediativo, fissando gli indirizzi per lo

sviluppo dei centri urbani e delle aree produttive.

La provincia di Caserta ha provveduto ad adottate il proprio PTCP con le

deliberazioni di Giunta Provinciale n. 15 del 27/02/2012 e n. 45 del 20/04/2012 e

ad approvarlo con la deliberazione di Consiglio Provinciale n.26/2012

Il PTCP in questione nel proprio Allegato D1 “Norme”, ai sensi dell’art. 35,

distingue il territorio provinciale, in:

- territorio rurale e aperto

- territorio urbano insediato

Sempre l’art.35 dell’Allegato D1 “Norme” stabilisce: “Nel territorio rurale e

aperto possono essere esercitate le sole attività agricole e di protezione della

natura, mentre possono essere eventualmente confermate fra le attività residenziali

e produttive soltanto quelle esistenti e compatibili”

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“Tutte le funzioni urbane di residenza, produzione e riproduzione sono localizzate

all’interno del territorio insediato”.

Inoltre, l’art. 36 dell’Allegato D1 “Norme” individua i seguenti sottosistemi del

territorio rurale e aperto:

- a più elevata naturalità;

- a preminente valore paesaggistico;

- a preminente valore agronomico-produttivo;

- di tutela ecologica e per la difesa del suolo;

- di tutela ecologica e paesaggistica della fascia costiera;

- complementare alla città;

Mentre, l’art. 45 dell’Allegato D1 individua e delimita i seguenti sottosistemi del

territorio urbano:

- di impianto storico;

- di impianto recente prevalentemente residenziale

- di impianto recente prevalentemente produttivo

L’area oggetto del presente studio, ovvero, quella dove è ubicato l’impianto

della società NEF Srl, come si evince dall’inquadramento dell’impianto in

questione rispetto alla Cartografia allegata al PTCP “C1.1.7 Assetto del Territorio

Tutela e Trasformazione” (vedi figure 14-15-16 di seguito riportate), è classificata

come zona catalogata nella Categoria “territorio rurale aperto” e nella

sottocategoria “a preminente valore agronomico-produttivo”.

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Figura 14 – Inquadramento territoriale dell’area oggetto di studio rispetto alla Cartografia allegata al PTCP “C1.1.7 Assetto del Territorio Tutela e Trasformazione”

Figura 15 – Zoom dell’inquadramento territoriale dell’area oggetto di studio rispetto alla Cartografia

allegata al PTCP “C1.1.7 Assetto del Territorio Tutela e Trasformazione”

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Figura 16 – Legenda della Cartografia allegata al PTCP “C1.1.7 Assetto del Territorio Tutela e

Trasformazione”

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Considerato che la costruzione della struttura edilizia che accoglie l’impianto in

esame è stata regolarmente autorizzata con Permesso di Costruire del 11/04/2008

rilasciato al sig. Diana Rinaldo e successivamente volturato alla società in esame,

ovvero la N.E.F. Srl con atto prot. 51736 del 21/09/2010 rilasciato dal comune di

Castel Volturno (CE). Inoltre, lo stabilimento in esame è munito di regolare

certificato di agibilità prot. n.2689 del 18/01/2016 rilasciato sempre dal comune di

Castel Volturno e da un punto di vista urbanistico l’area in esame è classificata

come una zona esterna al “perimetro urbano”, e pertanto in tali zone è prevista, ai

sensi dell’art.17 della L.06/08/67 e ai sensi della Legge Regionale n. 17/82 e

s.m.e.i., la realizzazione di complessi produttivi.

Infatti, in sede di conferenza dei servizi per il rilascio dell’AUA di cui l’impianto è

in possesso è stato acquisito parere favorevole ai fini urbanistici - prot.n.60265

del 26/11/2015 - a firma del Funzionario del Settore Urbanistica e

programmazione territoriale del Comune di Castel Volturno, Ufficio Tecnico

Edilizia Privata, con riguardo “all’attuazione delle attività del caso di specie

presso l’immobile in esame”.

Considerato, che l’ampliamento dell’area dell’impianto in esame riguarderà

esclusivamente una porzione dell’area su cui già sorge lo stabilimento in esame,

ovvero quella individuata catastalmente al NTC/NCEU Foglio n. 31 – part.lla n.

5238 (ex 5095 e 110) parte della quale, come anticipato nei precedenti paragrafi, è

stata lasciata inedificata per eventuali ampliamenti futuri.

Considerato che il rilascio dei titoli edilizi/urbanistici soprarichiamati sono

antecedenti alla redazione ed approvazione del PTCP della Provincia di Caserta, e

che di fatto l’intera area sulla quale insiste l’impianto attuale e il futuro

ampliamento è un’area “per insediamenti produttivi presenti sul territorio”

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Considerato che il PTCP in questione nel proprio Allegato D1 “Norme”, ai

sensi dell’art. 35, stabilisce: “Nel territorio rurale e aperto possono essere

esercitate le sole attività agricole e di protezione della natura, mentre possono

essere eventualmente confermate fra le attività residenziali e produttive soltanto

quelle esistenti e compatibili”

Visto che l’area in esame è di fatto stata destinata ad attività produttiva, prima che

entrasse in vigore il PTCP in esame e pertanto non sottrarrà nuova area agricola al

territorio in esame.

Considerato che (come sarà dettagliatamente descritto nei paragrafi successivi del

presente studio) verranno prese tutte le misure necessarie affinché l’attività in

esame non impatti significativamente sulle diverse matrici ambientali circostanti.

Tanto premesso, si può asserire che l’intervento oggetto del presente studio

non contrasta con le norme del PTCP redatto e approvato dalla Provincia di

Caserta.

4.5 INQUADRAMENTO RISPETTO AI SIN (Siti d’Interesse Nazionale) E

AL PIANO REGIONALE DI BONIFICA

L’area dove sorgerà l’impianto in questione non ricade in aree identificate come

Siti d’Interesse Nazionale (SIN) e non ricade, secondo il nuovo Piano Regionale

di Bonifica dei siti inquinati (PRB) della regione Campania, tra i siti da

bonificare e tra quelli potenzialmente contaminati.

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4.6 INQUADRAMENTO RISPETTO AL PIANO REGIONALE

CAMPANO DI GESTIONE DEI RIFIUTI SPECIALI

Con deliberazione n. 212 del 27/04/2012 la Giunta regionale della Campania

ha adottato la versione aggiornata del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti

Speciali che è stato approvato dal Consiglio regionale campano nella seduta

del 25/10/2013.

Con la predisposizione del succitato Piano, la Regione Campania ha voluto dare

completezza alla richiesta normativa del D.Lgs. 152/2006 e smi di recepimento

della normativa europea.

In coerenza con le sue finalità il Piano individua misure di pianificazione

finalizzate:

- a garantire, in particolare, che la gestione dei rifiuti speciali si svolga nel

rispetto dei principi di prevenzione, precauzione, responsabilità, e del “chi

inquina paga” (art. 178);

- a disciplinare la conclusione di accordi di programma finalizzati ad attuare

gli obiettivi della parte IV del D.Lgs. n.152 del 2006 (art. 178, c. 4);

- a favorire la prevenzione della produzione (artt. 179, 180, e c.2

dell’art.199) e il recupero (art. 181) dei rifiuti speciali.

Il Piano, è articolato in tre parti :

- presentazione del quadro normativo di riferimento, del quadro della

pianificazione territoriale e di quella settoriale di interesse, del contesto

territoriale e socio-economico di riferimento;

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- analisi ed elaborazione dei dati di produzione e gestione dei rifiuti speciali

non pericolosi e speciali pericolosi. Ciò al fine di costruire una base

informativa di riferimento per supportare la successiva fase di progettazione

e programmazione;

- programmazione degli interventi necessari per raggiungere gli obiettivi

individuati, definendo i criteri per la localizzazione di futuri impianti di

trattamento e smaltimento e la verifica di quelli esistenti.

Il progetto proposto dalla NEF Srl, riguarda principalmente l’ampliamento

dell’attività di recupero (R13/R5) di rifiuti non pericolosi da costruzione e

demolizione di natura lapidea e l’aggiunta di operazioni di smaltimento (D13 e

D15), da svolgersi al coperto, di rifiuti pericolosi provenienti sempre dall’attività

di costruzione e demolizione.

L’impianto in esame è attualmente autorizzato con AUA, ai sensi del DPR

59/2013, mentre la procedura che si intende adottare per le modifiche succitate sarà

quella prevista dall’art. 208 del Dlgs 152/06 e smi.

Come già è stato sopra evidenziato, i rifiuti da trattare presso l’impianto in

questione proverranno sostanzialmente dall’attività di costruzione e demolizione

di edifici e strade e dalle operazioni di sbancamento dei terreni.

Pertanto, la nostra attenzione sarà concentrata sulla parte del Piano che riguarda la

produzione e la gestione di questa tipologia di rifiuti.

A tal proposito, il Piano regionale di gestione integrata dei rifiuti speciali in

Campania sottolinea come i rifiuti derivanti dall’attività di demolizione e/o

costruzione costituiscono un’importante risorsa recuperabile che invece ancora

troppo spesso trova la sola via della discarica o dello smaltimento abusivo.

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Tale tipologia di rifiuti costituisce una delle maggiori, se non la maggiore voce nel

bilancio dei rifiuti speciali prodotti in Campania.

Tale stima, inoltre, non tiene conto del fenomeno dello smaltimento abusivo e

dell’abbandono di rifiuti, il che comporta la formazione di siti di abbandono

incontrollato di rifiuti su tutto il territorio regionale.

L’ARPAC da molti anni effettua il censimento dei siti di abbandono incontrollato

di rifiuti e sulla base dei dati del censimento è stato possibile osservare come il

fenomeno in generale sia molto più diffuso nelle province di Napoli e Caserta,

come si può notare dal grafico seguente (fonte Piano Regionale di gestione

integrata dei rifiuti speciali in Campania)

I rifiuti più diffusi, come già precedentemente accennato, sono quelli speciali da

costruzione e demolizione (41%), rifiuti urbani indifferenziati (26%), rifiuti

ingombranti (17%) (vedi grafico seguente - fonte Piano Regionale di gestione

integrata dei rifiuti speciali in Campania).

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Inoltre, il dato più alto di abbandono dei rifiuti speciali da costruzione e

demolizione si registra in Provincia di Napoli e Caserta

4.6.1 DISTRIBUZIONE DEGLI IMPIANTI DI GESTIONE RIFIUTI SUL TERRITORIO

REGIONALE E PROVINCIALE

Nell’ambito dei lavori di redazione del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti

Speciali, l’ARPAC ha realizzato un censimento degli impianti autorizzati alla

gestione rifiuti in Regione Campania utilizzando un data-base centralizzato ed

informatizzato, all’interno del quale sono state inserite le informazioni disponibili

in base agli elenchi delle ditte reperibili presso gli Enti competenti al rilascio delle

autorizzazioni – (Regione, Province, Albo Nazionale Gestori Ambientali).

In base a tale censimento, e in base ai CER dell'accorpamento dei rifiuti da

costruzione o demolizione e sbancamento del terreno, si riportano nelle Tabelle

4.28 e 4.29.( fonte Piano Regionale di gestione integrata dei rifiuti speciali in

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Campania) gli impianti di gestione e trattamento rifiuti provenienti da lavori di

costruzione e demolizione, dislocati sul territorio regionale e provinciale.

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4.6.2 CONCLUSIONI

Visti i dati riportati nelle pagine precedenti, in merito alla produzione, alla gestione

legale ed illegale dei rifiuti speciali e alla distribuzione degli impianti di recupero

e/o smaltimento degli stessi in Regione Campania.

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Considerati gli obbiettivi che il Piano Regionale di gestione integrata dei rifiuti

speciali in Campania si prefigge, ovvero:

- garantire la sostenibilità ambientale ed economica del ciclo dei rifiuti,

minimizzando il suo impatto sulla salute e sull’ambiente nonché quello

sociale ed economico;

- garantire che i rifiuti speciali siano dichiarati e gestiti nel rispetto della

normativa vigente, con l’obiettivo di rendere nullo l’ammontare di quelli

smaltiti illegalmente;

- ridurre la generazione per unita locale dei rifiuti di origine industriale e

commerciale;

- tendere all’autosufficienza regionale nella gestione dei rifiuti speciali.

Considerato che il Piano Regionale di gestione integrata dei rifiuti speciali in

Campania prevede che sulle diverse sorgenti di produzione di rifiuti speciali si

deve necessariamente agire in maniera differente e nel caso specifico dei rifiuti

speciali provenienti da lavori di costruzione e demolizione edifici e sbancamento

dei terreni, come indirizzo operativo, prevede che “devono essere, soprattutto,

efficientemente raccolti in maniera differenziata, per poter essere poi in buona

parte inviati a recupero in impianti dedicati e quindi riutilizzati”.

Considerato che per il raggiungimento pieno ed in tempi ragionevolmente brevi

degli obiettivi sopra elencati, il Piano Regionale di gestione integrata dei rifiuti

speciali in Campania ha individuato una lista di priorità.

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Allo scopo appena citato, nella lista delle priorità previste dal piano è presente la

necessità di “Pianificare e favorire la realizzazione, attraverso l’identificazione di

siti idonei, di impianti di recupero, trattamento e smaltimento finale dei rifiuti

speciali, con l’obiettivo di tendere all’autosufficienza regionale di gestione.”

Considerato che la società NEF Srl intende procedere, ai sensi dell’art. 208 del

Dlgs 152/06 e smi, all’ampliamento di un’attività di recupero (R13/R5) di rifiuti

speciali non pericolosi provenienti da attività di costruzione e demolizione e

sbancamento dei terreni e all’avviamento di un’attività di smaltimento (D13e D15)

di rifiuti speciali pericolosi provenienti sempre dalle attività prima citate.

Considerato che l’attività soprarichiamata dovrebbe essere svolta nel Comune di

Castel Volturno e, quindi, nella provincia di Caserta dove vi è un altissimo flusso

di rifiuti speciali pericolosi e non provenienti da attività di costruzione e

demolizione, al quale non corrisponde una commisurata presenza, sia per numero

che per potenzialità, di impianti dedicati al recupero e/o allo smaltimento di tali

tipologie di rifiuti.

Tanto premesso, il progetto oggetto del presente studio proposto dalla società

NEF Srl, presenta altissimi rapporti di coerenza e di supporto alle strategie di

pianificazione e gestione rappresentate nel “Piano Regionale di gestione

integrata dei rifiuti speciali in Campania”.

4.7 INQUADRAMENTO RISPETTO AL PIANO REGIONALE DI

RISANAMENTO E MANTENIMENTO DELLA QUALITÀ DELL’ARIA

La Regione Campania si è dotata di un piano regionale di risanamento e

mantenimento della qualità dell’aria in conformità ai dettami legislativi emanati

con Decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio 1 ottobre 2002,

n. 261 contenente il «Regolamento recante le direttive tecniche per la valutazione

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preliminare della qualità dell'aria ambiente, i criteri per l'elaborazione del piano e

dei programmi di cui agli articoli 8 e 9 del D.Lgs. n. 351 del 4 agosto 1999»

Il piano in questione è stato approvato in via definitiva dal Consiglio Regionale

della Campania nella seduta del 27 giugno 2007 e pubblicato sul Numero Speciale

del Bollettino Ufficiale della Regione Campania del 05/10/2007.

Tale piano è stato modificato con DGR n.811 del 27/12/2012 “modifiche al piano

in ottemperanza alla decisione della commissione europea del 06/07/2012, relativa

alla notifica della repubblica italiana di proroga del termine stabilito per

raggiungere i valori limite per il biossido di azoto in 48 zone di qualità dell'aria”

Tanto premesso, lo sviluppo del piano regionale in esame, supportato da risultati

di monitoraggio della qualità dell’aria ed elaborazioni statistiche e modellistiche,

ha portato ad una valutazione della qualità dell’aria a scala locale su tutto il

territorio regionale ed una conseguente zonizzazione (vedi Figura 1), ai fini della

gestione della qualità della stessa.

Ciò detto, il territorio regionale campano è stato suddiviso nelle seguenti “Zone”:

� IT0601 Zona di risanamento - Area Napoli e Caserta;

� IT0602 Zona di risanamento - Area salernitana;

� IT0603 Zona di risanamento - Area avellinese;

� IT0604 Zona di risanamento - Area beneventana;

� IT0605 Zona di osservazione;

� IT0606 Zona di mantenimento.

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Le zone di risanamento sono definite come quelle zone in cui almeno un

inquinante supera il limite più il margine di tolleranza fissato dalla legislazione.

La zona di osservazione è definita dal superamento del limite ma non del margine

di tolleranza fissato dalla legislazione.

Le zone di mantenimento non presentano il superamento del limite ne tantomeno

del margine di tolleranza fissato dalla legislazione.

Quindi, il “Piano” individua le misure da attuare nelle zone di risanamento e di

osservazione per conseguire un miglioramento della qualità dell’aria, ovvero per

prevenirne il peggioramento negli altri casi (zone di mantenimento).

Il Piano regionale campano di risanamento e mantenimento della qualità

dell’aria mira al raggiungimento di differenti obiettivi a breve, medio e lungo

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termine. Il raggiungimento di questi obiettivi è collegato al rispetto dei limiti di

concentrazione fissati dalla legislazione e alle esigenze della programmazione più

a lungo termine.

In questo senso il piano introduce nell’ambito delle azioni di pianificazione i

seguenti livelli:

• Livello Massimo Desiderabile (LMD)

definisce l’obiettivo di lungo termine per la qualità dell’aria e stimola continui

miglioramenti nelle tecnologie di controllo;

• Livello Massimo Accettabile (LMA)

è introdotto per fornire protezione adeguata contro gli effetti sulla salute umana, la

vegetazione e gli animali;

• Livello Massimo Tollerabile (LMT)

denota le concentrazioni di inquinanti dell’aria oltre le quali, a causa di un margine

di sicurezza diminuito, è richiesta un’azione appropriata e tempestiva nella

protezione della salute della popolazione.

Obiettivo generale del piano di risanamento e tutela della qualità dell’aria è quello

di raggiungere, ovunque, il Livello Massimo Accettabile e in prospettiva, con

priorità alle zone più sensibili, il Livello Massimo Desiderabile.

L’area oggetto dell’intervento sita nel comune di Castel Volturno (CE), come

evidenziato nella tabella 1- pagina 15- del Piano Regionale Campano di

Risanamento e Mantenimento della Qualità dell’aria (vedi figura di seguito

riportata), rientra nella Zona di osservazione a causa dal superamento del limite

ma non del margine di tolleranza fissato dalla legislazione vigente per le

concentrazioni di NO² (Biossido Di Azoto) in atmosfera.

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Le principali sorgenti artificiali di NO2, sono gli impianti di riscaldamento, alcuni

processi industriali a caldo e i gas di scarico dei veicoli a motore.

Negli ambienti chiusi la concentrazione di ossidi di azoto risulta più elevata, ad

esempio nelle cucine per le combustioni aperte dei fornelli dove spesso si può

arrivare a concentrazioni più elevate di quelle esterne. La diminuzione di questi

inquinanti risulta comunque estremamente rapida non appena viene meno la causa

della loro produzione.

Come sarà più dettagliatamente descritto nel paragrafo sull’analisi dei

potenziali impatti atmosferici dell’attività in questione, l’intervento proposto

oggetto del presente studio non contribuirà ad un aumento delle

concentrazioni di Biossido di azoto nell’atmosfera.

Infatti, l’impianto in questione produce sostanzialmente delle emissioni

convogliate e diffuse di natura polverosa dovute alla lavorazione di trito-vagliatura

e dalla movimentazione di materiale di natura lapidea, tali emissioni sono abbattute

e, quindi, contenute attraverso interventi di umidificazione dei materiali trattati e

delle zone di lavorazione e movimentazione degli stessi. Tali opere di mitigazione,

quindi, consentiranno di contenere le emissioni diffuse polverose nei limiti di

legge. Inoltre, l’intervento proposto non implicherà un rilevante aumento del

traffico veicolare (all’uopo si veda paragrafo dedicato) ed i macchinari utilizzati

nel processo produttivo dell’impianto in questione svolgono solo lavorazioni a

freddo.

Tanto premesso, in conclusione dell’analisi fatta si può asserire che

l’intervento oggetto del presente studio non è in contrasto con i dettami del

Piano regionale campano di risanamento e mantenimento della qualità

dell’aria.

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4.8 ALTRE CONSIDERAZIONI SULL’INQUADRAMENTO

TERRITORIALE DELL’AREA DELL’IMPIANTO IN ESAME

Infine, l’impianto di recupero che intende realizzare la società Gennaro Ruotolo

Edilizia Srl non ricade in:

• zone nelle quali gli standard di qualità ambientale fissati dalla legislazione

comunitaria sono già stati superati;

• zone di importanza storica, culturale o archeologica.

5. DESCRIZIONE E ANALISI DEL CICLO PRODUTTIVO E ANNESSE OPERAZIONI DI RECUPERO GIÀ SVOLTE ED AUTORIZZATE

PRESSO L’IMPIANTO OGGETTO DEL PRESENTE STUDIO

L’impianto in esame è già esistente ed autorizzato con AUA n.6/2016 del

16/03/2016 rilasciata dal Comune di Castel Volturno (CE), ai sensi del DPR

59/2013, per i seguenti titoli abilitativi (copia dell’appena citato provvedimento

AUA è allegato al presente studio):

- autorizzazione agli scarichi di acque reflue ex art. 124 del dlgs 152/06 e smi

- emissioni in atmosfera ai sensi ex art.269 del Dlgs 152/06 e smi;

- valutazione impatto acustico di cui alla legge 447/95;

- recupero rifiuti non pericolosi ai sensi art. 216 del Dlgs 152/06 e smi;

L’impianto in esame è ubicato nel comune di Castel Volturno (CE) alla S.P. n.333

(ex SS264), in Località Seponi, sull’area individuata catastalmente al NTC/NCEU

Foglio n. 31 – part.lla n. 5238 (ex 5095 e 110).

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L’area totale in esame, nella piena disponibilità della N.E.F Srl, ha una consistenza

di circa 116.700 mq ed ha una forma quasi regolare di un rettangolo.

L’insediamento attualmente autorizzato interessa solo una porzione dell’area totale

sopra indicata e copre una superficie di circa 6.500,00 mq, infatti la restante parte

del lotto in esame è stato lasciata inedificata per eventuali ampliamenti futuri.

Le tipologie di rifiuti trattate e le relative operazioni di recupero svolte attualmente

presso l’impianto in esame sono conformi a quelle riportate nell’Allegato 1

Suballegato 1 al Decreto Ministeriale 05.02.1998, così come modificato dal DM

186/06 e nella fattispecie sono catalogate, nell’Allegato 1 – Suballegato 1, del

succitato Decreto Ministeriale, ai seguenti punti:

7.1 Tipologia: rifiuti costituiti da laterizi, intonaci e conglomerati di cemento

armato e non, comprese le traverse e traversoni ferroviari e i pali in calcestruzzo

armato provenienti da linee ferroviarie, telematiche ed elettriche e frammenti di

rivestimenti stradali, purché privi di amianto [170101] [170102] [170103]

[170802] [170107] [170904] [200301].

7.1.1 Provenienza: attività di demolizione, frantumazione e costruzione; selezione

da RSU e/o RAU; manutenzione reti; attività di produzione di lastre e manufatti in

fibrocemento.

7.1.2 Caratteristiche del rifiuto: materiale inerte, laterizio e ceramica cotta anche

con presenza di frazioni metalliche, legno, plastica, carta e isolanti escluso

amianto.

7.1.3 Attività di recupero:

a) messa in riserva di rifiuti inerti [R13] per la produzione di materie prime

secondarie per l'edilizia, mediante fasi meccaniche e tecnologicamente

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interconnesse di macinazione, vagliatura, selezione granulometrica e separazione

della frazione metallica e delle frazioni indesiderate per l'ottenimento di frazioni

inerti di natura lapidea a granulometria idonea e selezionata, con eluato del test di

cessione conforme a quanto previsto in allegato 3 al presente decreto [R5];

c) utilizzo per la realizzazione di rilevati e sottofondi stradali e ferroviari e

aeroportuali, piazzali industriali previo trattamento di cui al punto a) (il recupero e'

subordinato all'esecuzione del test di cessione sul rifiuto tal quale secondo il

metodo in allegato 3 al presente decreto) [R5].

7.1.4 Caratteristiche delle materie prime e/o dei prodotti ottenuti: materie

prime secondarie per l'edilizia con caratteristiche conformi all'allegato C della

circolare del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio 15 luglio 2005, n.

UL/2005/5205.

7.6 Tipologia: conglomerato bituminoso, frammenti di piattelli per il tiro al volo

[170302][200301].

7.6.1 Provenienza: attività di scarifica del manto stradale mediante fresatura a

freddo; campi di tiro al volo.

7.6.2 Caratteristiche del rifiuto: rifiuto solido costituito da bitume ed inerti.

7.6.3 Attività di recupero:

b) realizzazione di rilevati e sottofondi stradali (il recupero è subordinato

all'esecuzione del test di cessione sul rifiuto tal quale secondo il metodo in allegato

3 al presente decreto) [R5].

c) produzione di materiale per costruzioni stradali e piazzali industriali mediante

selezione preventiva (macinazione,vagliatura, separazione delle frazioni

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indesiderate, eventuale miscelazione con materia inerte vergine) con eluato

conforme al test di cessione secondo il metodo in allegato 3 al presente decreto

[R5]

7.6.4 Caratteristiche delle materie prime e/o dei prodotti ottenuti:

a) conglomerato bituminoso nelle forme usualmente commercializzate.

b) materiali per costruzioni nelle forme usualmente commercializzate.

7.31-bis Tipologia: terre e rocce di scavo [170504].

7.31-bis.1 Provenienza: attività di scavo.

7.31-bis.2 Caratteristiche del rifiuto: materiale inerte vario costituito da terra con

presenza di ciotoli, sabbia, ghiaia,trovanti, anche di origine antropica.

7.31-bis.3 Attività di recupero:

a) industria della ceramica e dei laterizi [R5];

c) formazione di rilevati e sottofondi stradali (il recupero è subordinato

all'esecuzione del test di cessione sul rifiuto talquale secondo il metodo in allegato

3 al presente decreto) [R5].

7.31-bis.4 Caratteristiche delle materie prime e/o dei prodotti ottenuti: prodotti

ceramici nelle forme usualmente commercializzate.

Per le tipologie sopraelencate viene svolta, oltre alla fase di messa in riserva

(R13), anche la fase di recupero finale (R5), mentre, per quelle di seguito

indicate viene svolta esclusivamente la fase di messa in riserva (R13).

• 1.1. Tipologia: rifiuti di carta, cartone e cartoncino, inclusi poliaccoppiati anche

di imballaggi [150101] [150105] [150106] [200101]

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1.1.1. Provenienza: attività produttive, raccolta differenziata di RU, altre forme di

raccolta in appositi contenitori su superfici private; attività di servizio

1.1.2. Caratteristiche del rifiuto: rifiuti costituiti da cartaccia derivante da raccolta

differenziata, rifiuti di carte e cartoni non corrispondenti alle specifiche delle

norme UNI-EN 643;

1.1.3 Attività di recupero: messa in riserva [R13].

• 2.1 Tipologia: imballaggi, vetro di scarto ed altri rifiuti e frammenti di vetro;

rottami di vetro [170202] [200102] .

2.1.1 Provenienza: raccolta differenziata in appositi contenitori e/o altre raccolte

differenziate; selezione da R.S.U. e/o R.A.U.; attività industriali, artigianali

commerciali e di servizi; autodemolizione autorizzate ai sensi del decreto

legislativo 5 febbraio 1997, n. 22 e successive modifiche e integrazioni.

2.1.2 Caratteristiche del rifiuto: vetro di scarto con l'esclusione dei vetri da tubi

raggio-catodici delle lampade a scarica ed altri vetri contaminati da sostanze

radioattive e dei contenitori etichettati come pericolosi ai sensi della legge 29

maggio 1974, n. 256, decreto del Presidente della Repubblica 24 novembre 1981,

n. 927 e successive modifiche e integrazioni; non radioattivo ai sensi del decreto

legislativo 17 marzo 1995, n. 230.

2.1.3 Attività di recupero: messa in riserva [R13].

• 3.1 Tipologia: rifiuti di ferro, acciaio e ghisa [120102] [150104] [170405].

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3.1.1 Provenienza: attività industriali, artigianali, agricole, commerciali e di

servizi; lavorazione di ferro, ghisa e acciaio, raccolta differenziata; impianti di

selezione o di incenerimento di rifiuti; attività di demolizione.

3.1.2 Caratteristiche del rifiuto: rifiuti ferrosi, di acciaio, ghisa e loro leghe anche

costituiti da cadute di officina, rottame alla rinfusa, rottame zincato, lamierino,

cascami della lavorazione dell'acciaio, e della ghisa, imballaggi, fusti, latte, vuoti e

lattine di metalli ferrosi e non ferrosi e acciaio anche stagnato; PCB, PCT <25 ppb,

ed eventualmente contenenti inerti, metalli non ferrosi, plastiche, etc., <5% in

peso, oli <10% in peso; non radioattivo ai sensi del decreto legislativo 17 marzo

1995, n. 230.

3.1.3 Attività di recupero: messa in riserva [R13]

• 3.2 Tipologia: rifiuti di metalli non ferrosi o loro leghe [150104] [120103]

[120104] [170402] [170407].

3.2.1 Provenienza: attività industriali, artigianali, agricole, commerciali e di

servizi; lavorazione di metalli non ferrosi; raccolta differenziata; impianti di

selezione o di incenerimento di rifiuti; attività di demolizione.

3.2.2 Caratteristiche del rifiuto: rifiuti di metalli non ferrosi o loro leghe anche

costituiti da rottami e cascami di barre, profili, lamiere, nastri di alluminio, foglio

di alluminio, rame elettrolitico nudo, rottame di ottone, rottami e cascami di nichel,

cupronichel, bronzo, zinco, piombo e alpacca, imballaggi, fusti, latte vuoti e lattine

di metalli ferrosi e non ferrosi e acciaio anche stagnato; PCB e PCT <25 ppb, ed

eventualmente contenenti inerti, plastiche, etc. <20% in peso, oli <10% in peso; no

radioattivo ai sensi del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230.

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3.2.3 Attività di recupero: messa in riserva [R13]

• 6.1. Tipologia: rifiuti di plastica; imballaggi usati in plastica compresi i

contenitori per liquidi, con esclusione dei contenitori per fitofarmaci e per presidi

medico-chirurgici [020104] [150102].

6.1.1. Provenienza: raccolte differenziate, selezione da R.S.U. o R.A.; attività

industriali, artigianali e commerciali e agricole; attività di costruzione e

demolizione.

6.1.2. Caratteristiche del rifiuto: materiali plastici, compresi teli e sacchetti,

tubetti per rocche di filati, di varia composizione e forma con eventuale presenza di

rifiuti di altra natura.

6.1.3. Attività di recupero: messa in riserva [R13]

5.1 DESCRIZIONE DELLE FASI LAVORATIVE E

DELL’ORGANIZZAZIONE IN ESSERE PRESSO L’IMPIANTO IN ESAME (STATO AUTORIZZATO)

Nel presente paragrafo si procederà alla descrizione delle aree e delle relative fasi

di lavorazione in essere presso l’impianto in esame, ovvero dello stato autorizzato

(all’uopo si veda planimetria Tav.1 Layout lavorazione stato autorizzato allegata

al presente studio).

L’impianto in esame è costituito da un’area di circa 6500 mq interamente

pavimentata in battuto di calcestruzzo industriale, ha uno sviluppo Nord-Sud

perpendicolare alla strada pubblica S.P. 333 (ex S.S. 264) dove è posizionato

l’unico accesso all’impianto in esame costituito da un cancello scorrevole in

acciaio.

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A destra del cancello d’ingresso, per chi accede alla proprietà, è ubicata la

palazzina uffici con porticato, mentre la zona di ingresso protende in direzione Sud

dove si trova una pesa interrata, dopo la quale troviamo un’area di conferimento

rifiuti in ingresso, alle spalle della quale sono allocate due aree di messa in riserva

dei rifiuti (Tip.7.6 e Tip. 7.31 bis). Alla destra dell’appena citata pesa troviamo le

aree di messa in riserva in cassoni scarrabili dei rifiuti appartenenti alle seguenti

Tipologie: 1.1 - 2.1 - 3.1 - 3.2 e 6.1.

Lungo il muro perimetrale in cls, sul lato destro dell’impianto in esame, troviamo

una zona di messa in riserva (R13) della tipologia di rifiuti 7.1 e subito dopo una

zona dedicata al recupero finale (R5) delle tipologie di rifiuti 7.1 - 7.6 e 7.31 bis.

Nell’appena citata zona di recupero finale (R5), è allocato un impianto di trito

vagliatura di rifiuti inerti di natura lapidea grazie al quale si otterranno, dalla

lavorazione delle predette tipologie di rifiuti, materie prime secondarie (aggregati

riciclati di varia granulometria) utilizzabili per la realizzazione di rilevati e

sottofondi stradali, ferroviari, aeroportuali e piazzali industriali (l’impianto di trito

vagliatura succitato sarà appresso dettagliatamente descritto). Le materie prime

secondarie ottenute dal trattamento di trito vagliatura sono stoccate in aree dedicate

presenti subito dopo l’impianto di trito vagliatura e nella parte terminale del

piazzale industriale dell’impianto in esame, ovvero lungo il muro perimetrale in cls

sul lato sinistro dell’area in esame.

Infine, in fondo al piazzale all’aperto dell’impianto in esame troviamo un

capannone industriale utilizzato attualmente come deposito attrezzature.

L’appena citato capannone industriale ha una superficie pari a circa 450,00 mq e

altezza di circa 8,00 mt, è stato realizzato in cls prefabbricato e presenta una

pavimentazione in battuto di calcestruzzo industriale.

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Tanto premesso, presso l’impianto in esame attualmente il ciclo lavorativo è

organizzato nel modo seguente (all’uopo si veda planimetria Tav.1 Layout

lavorazione stato autorizzato allegata al presente studio):

gli automezzi in ingresso presso l’impianto subiscono una prima fase di pesatura

grazie alla presenza di una pesa interrata, dopodiché, ogni conferitore, prima di

poter accedere in una zona dell’impianto dedicata al conferimento, dovrà fornire

tutta la documentazione comprovante il possesso dei requisiti e delle autorizzazioni

richieste dalla legislazione vigente per il trasporto dei rifiuti, mentre per il rifiuto

da conferire deve essere fornita la documentazione idonea (FIR e nei casi previsti

certificato di analisi) atta ad assicurare che la tipologia di rifiuti sia compatibile con

quelle autorizzate dell’impianto in esame.

Quindi, verificata la completezza di tutta la documentazione sopradescritta

l’automezzo potrà accedere alla zona di scarico e conferire i rifiuti in una zona

definita “Area conferimento rifiuti in ingresso” dove gli stessi subicono una fase di

verifica e se rispondenti alle caratteristiche riportate nel loro FIR di

accompagnamento saranno accettati o nel caso contrario respinti.

A questo punto i rifiuti potranno essere movimentati, grazie all’ausilio di una pala

meccanica gommata, verso le diverse aree di messa in riserva che sono divise

fisicamente tra di loro grazie a dei setti separatori mobili in calcestruzzo nel caso di

stoccaggio dei rifiuti in cumuli, nel caso specifico lo stoccaggio in cumuli viene

svolto per i rifiuti delle seguenti Tipologie: 7.1, 7.6 e 7.31 bis. Mentre, per i rifiuti

delle seguenti tipologie : 1.1, 2.1, 3.1,3.2 e 6.1 lo stoccaggio avviene in cassoni

scarrabili dotati di telo in plastica per la loro copertura in caso di condizioni

meteorologiche avverse (ad esempio forte vento o pioggia)

In ogni caso, ogni area di messa in riserva dei rifiuti è dotata di apposita

cartellonistica riportante la tipologia e i codici CER dei rifiuti in esse stoccati.

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A questo punto i rifiuti per i quali è prevista la sola fase di messa in riserva presso

l’impianto in esame (Tipologie : 1.1, 2.1, 3.1,3.2 e 6.1) verranno avviati al

recupero finale presso impianti terzi all’uopo autorizzati entro un anno dalla loro

presa in carico, così come previsto dall’art. 6, comma 5, del DM 05/02/98 come

modificato dal DM 186/06.

Mentre, presso l’impianto in esame per la Tipologia 7.1, la Tipologia 7.6 e la

Tipologia 7.31 bis viene svolta, oltre che l’operazione di messa in riserva (R13),

anche l’operazione di recupero finale R5.

La predetta operazione di recupero R5 permetterà la produzione di materie prime

secondarie per l'edilizia, mediante fasi meccaniche e tecnologicamente

interconnesse di macinazione, vagliatura, selezione granulometrica e separazione

della frazione metallica e delle frazioni indesiderate per l'ottenimento di frazioni

inerti di natura lapidea a granulometria idonea e selezionata, con eluato del test di

cessione conforme a quanto previsto in allegato 3 al Decreto Ministeriale 186/06.

La succitata fase di trito vagliatura meccanica avviene grazie all’utilizzo di un

impianto di seguito descritto.

5.2 DESCRIZIONE DELL’IMPIANTO DI TRITO VAGLIATURA

UTILIZZATO PRESSO L’IMPIANTO IN ESAME

L’impianto di trito vagliatura presente presso l’impianto della N.E.F. Srl che verrà

di seguito descritto è stato fornito dalla Cava Service Srl ed è composto dai

seguenti elementi di seguito riportati in un’apposita tabella.

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Tanto premesso, il ciclo lavorativo dell’impianto di trito vagliatura in esame sarà

quello riportato nello schema a blocchi sottostate e di seguito descritto:

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Con le macchine in moto, tramite pala meccanica si alimenta la tramoggia primaria

del gruppo primario di frantumazione provvista di alimentatore sgrossatore.

L’alimentatore sgrossatore ha la funzione di effettuare una prima sgrossatura

dell’inerte mediante l’asportazione del fine presente, fine che perviene sul nastro

trasportatore estrattore.

L’inerte di calibro superiore perviene, quindi, al frantoio a mascelle che tramite

compressione produce la frantumazione primaria.

L’inerte frantumato, viene scaricato su di un nastro estrattore che lo trasporta alla

stazione deferrizzazione la quale elimina elementi ferrosi eventualmente inquinanti

dall’inerte frantumato.

L’inerte ormai privo di materiale ferroso, giunge, attraverso un nastro trasportatore,

alla stazione di vagliatura dove il vaglio vibrante effettua la selezione dell’inerte in

base alla granulometria:

� La sabbia 0/10 mm viene estratta tramite nastro trasportatore e va a stoccaggio

a cumulo in box.

� Il pietrisco 10/30 mm viene estratto tramite nastro trasportatore e va a

stoccaggio a cumulo in box;

� Il pietrisco +30 mm ,estratto da un nastro trasportatore, giunge alla stazione di

rifrantumazione composta da un polmone di carico, un elettrodosatore e un

mulino a martelli. Il mulino a martelli effettua una riduzione granulometrica

tramite impatto roccia/acciaio quindi scarica il materiale frantumato sul nastro

trasportatore facendolo ritornare così in circolo.

Le macchine che compongono l’impianto sono movimentate da motori elettrici

gestiti da quadro elettrico generale.

Le M.P.S. ottenute dalla suddetta lavorazione sono stoccate in cumuli in box

nell’area adiacente a quella di lavorazione dei rifiuti ed in altre due aree

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posizionate in fondo al piazzale industriale sul lato perimetrale sinistro

dell’impianto in esame. Si ricorda che l’intero piazzale all’aperto dell’impianto in

esame è provvisto di idonea pavimentazione in calcestruzzo armato

impermeabilizzato.

E’ previsto inoltre un contenitore fuori terra di tipo mobile per gli scarti di rifiuti

metallici estratti dal trito vagliatore. Tali rifiuti verranno avviati al recupero finale

presso impianti terzi all’uopo autorizzati.

Inoltre, è importantissimo sottolineare che l’impianto di trito vagliatura appena

descritto è dotato di sistemi ed accorgimenti tecnici idonei all’abbattimento

delle polveri di natura inerte lapidea che si sprigionano durante le fasi di carico

e trito vagliatura dei rifiuti da recuperare.

Infatti, l’impianto in esame è dotato di:

� Sistema ad acqua nebulizzata con ugelli spruzzatori posizionati:

Sulla tramoggia primaria

Sulla bocca di carico e scarico del frantoio

L’acqua a pressione perviene agli ugelli dove si atomizza.

Il getto atomizzato, è indirizzato sulla polvere che, umidificata, precipita senza

avere l’effetto del bagnato. Gli ugelli sono dislocati nei punti critici di emissione

polveri, quali ingressi ed uscite delle macchine rotative e nei salti delle canalerie.

Ogni gruppo di ugelli è comandato dalla centralina di distribuzione che con le

valvole dosa e ripartisce l’acqua a seconda del maggior punto critico.

L’effetto di atomizzazione fa si che sia richiesta una minima quantità d’acqua;

pertanto, i consumi sono molto contenuti ottenendo, invece, un elevato grado di

abbattimento.

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� Cappa antipolvere:

Al vaglio vibrante

Gruppo mulino

La cappa consente di evitare la dispersione di materiali in atmosfera in seguito agli

effetti causati dalle correnti d’aria ed è realizzata in lamiera S235 zincata presso

piegata.

� Cupolini antivento applicati ai:

Nastri trasportatori

I cupolini consentono di evitare l’esposizione delle macchine agli agenti

atmosferici preservandone l’integrità più a lungo nel tempo ed evitando

l’innalzamento delle polveri lungo il percorso del frantumato sui nastri

trasportatori.

Tali cupolini sono realizzati in lamiera presso piegata e sono forniti di spondine

laterali di contenimento in gomma

� Incapsulamento antipolvere applicato al:

Gruppo mulino

L’incapsulamento consente di evitare l’esposizione delle macchine agli agenti

atmosferici preservandone l’integrità più a lungo nel tempo; evita l’arresto delle

macchine a causa di temperature eccessivamente rigide; evita la dispersione di

materiali in atmosfera in seguito agli effetti causati dalle correnti d’aria.

L’incapsulamento, inoltre, abbatte il livello di rumorosità delle macchine in fase di

lavoro.

Infine si precisa che l’incapsulamento del gruppo mulino è realizzato in lamiera

grecata coibentata preverniciata. Quindi, il gruppo mulino è chiuso su tre lati e sul

tetto con lamiera grecata e sul lato aperto vi è la presenza di una barriera in gomma

trasparente sfrangiata, che consente la visibilità della macchina, la manutenzione

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straordinaria pur contenendo le polveri e contiene il rumore durante la fase

operativa.

� Tubi antipolvere applicati:

parti terminali dei 3 nastri trasportatori di uscita delle MPS

Il tubo antipolvere evita la dispersione di materiale frantumato nel suo depositarsi a

cumulo.

La caduta avviene all’interno del tubo riducendo al minimo la possibilità che

correnti ventose disperdano polveri nell’atmosfera.

Il tubo antipolvere è composto da due componenti: la cuffia di scarico e il tubo.

Realizzata in lamiera la cuffia di scarico viene applicata al tamburo motore del

nastro trasportatore, il tubo è in plastica e viene applicato sotto la cuffia.

� Impianto aspirazione e abbattimento polveri applicato al:

Gruppo mulino

Al vaglio vibrante

L’aria, mediamente polverosa, è aspirata attraverso la cappa, e successivamente

inviata ad un abbattitore, dove sono presenti serie di filtri a tessuto che trattengono

le polveri presenti nel flusso d’aria aspirato dalla cappa.

I filtri saranno ripuliti ciclicamente dalle polveri grazie all’attivazione di un

sistema di pompaggio di aria compressa controcorrente ed i residui polverosi

verranno direzionati verso un punto di aggancio di grossi sacchi (Big Bags) che

una volta riempitosi di polvere verranno sgangiati e sostituiti da nuovi aventi le

stesse caratteristiche. Inoltre, il sistema di aspirazione ed abbattimento polveri

appena descritto è munito di misuratore di pressione che nel caso in cui vi fosse un

intasamento dei filtri per la presenza di troppe polveri manderebbe un segnale

acustico di allerta.

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L’aria, a questo punto priva di polveri, viene immessa in atmosfera attraverso un

camino di mandata.

L’Impianto di abbattimento descritto garantisce l’accessibilità alle prese di misura

per lo svolgimento dei controlli necessari a verificare il rispetto dei limiti di

emissione. Il camino convoglia il flusso allo sbocco in modo verticale verso l’alto,

dove l’altezza minima dei punti di emissione supera di almeno un metro qualsiasi

ostacolo o struttura circostante.

Infine si evidenza che l’impianto di trito vagliatura in esame ha una capacità

max di trattamento di 40 mc/h.

5.3 QUADRO SINTETICO STATO AUTORIZZATO

Come già premesso nelle pagini precedenti, attualmente l’impianto in esame è

autorizzati con con AUA n.6/2016 del 16/03/2016 rilasciata dal Comune di Castel

Volturno (CE), ai sensi del DPR 59/2013, per i seguenti titoli abilitativi (copia

dell’appena citato provvedimento AUA è allegato al presente studio):

- autorizzazione agli scarichi di acque reflue ex art.124 del Dlgs 152/06 e smi

- emissioni in atmosfera ai sensi ex art.269 del Dlgs 152/06 e smi;

- valutazione impatto acustico di cui alla legge 447/95;

- recupero rifiuti non pericolosi ai sensi art. 216 del Dlgs 152/06 e smi;

Inoltre, nei paragrafi precedenti 5, 5.1e 5.2, si è descritto in modo dettagliato

l’area dell’impianto in esame, le tipologie di rifiuti recuperabili, le aree di

lavorazione ed il ciclo produttivo con le relative operazioni di recupero (R13/R5)

svolte presso lo stesso.

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Quindi, di seguito si riporta una tabella di sintesi nella quale si evidenziano le

tipologie di rifiuti con i relativi CER, le operazioni di recupero e le quantità

relative di rifiuti recuperabili annualmente presso l’impianto in esame così come da

stato autorizzato dello stesso.

ATTIVITÀ RECUPERO

TIPOLOGIA RIFIUTI

CER OPERAZIONI DI RECUPERO

QUANTITÀ AUTORIZZATE (tonnellate/anno)

MESSA IN RISERVA

1.1

[150101][150105] [150106][200101]

R 13 50

2.1 [170202][200102] R 13 50

3.1 [120102][150104] [170405]

R 13 100

3.2 [120103][120104] [150104][170402]

[170407]

R 13 50

6.1 [020104][150102] R 13 50

UTILIZZO DEI RIFIUTI PER LA FORMAZIONE DI RILEVATI E SOTTOFONDI

STRADALI

7.1 [170101][170102] [170103][170107] [170802][170904]

[200301]

R13/R5 1000

7.6

[170302][200301] R13/R5 100

7.31 BIS

[170504] R13/R5 100

TOTALE

1500

Dall’analisi della tabella sopra riportata si possono fare una serie di

considerazioni, innanzitutto si può constatare che non tutte le tipologie autorizzate

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contengono tutti i CER previsti dal allegato 1, sub allegato 1 al DM 05/02/98 come

modificato dal 186/206.

Inoltre, rispetto alle dimensioni dell’impianto in esame e delle relative aree di

messa in riserva dei rifiuti le quantità autorizzate sono abbondantemente al di sotto

della potenzialità massima di messa in riserva dell’impianto in esame.

Un’altra osservazione evidente è quella riguardante la limitazione della quantità di

rifiuti (inferiori alle 10 tonnellate/giorno) recuperabili attraverso le operazioni R5,

limitazione indotta essenzialmente dalla mancata acquisizione del parere di non

assoggettabilità a VIA per l’operazioni di recupero appena citate ante fase

autorizzativa dell’impianto in esame (all’uopo si evidenzia che, come già riportato

nei paragrafi precedenti, l’impianto di trito vagliatura di cui è dotato l’impianto in

esame ha una capacità di trattamento di 40 mc/h).

Si è ritenuto necessario riportare le succitate osservazioni, perché le stesse saranno

oggetto di buona parte delle modifiche sostanziali che il committente del presente

studio intende apportare al proprio impianto di recupero oggetto del presente

studio.

5.4 DESCRIZIONE DELLE MODIFICHE CHE SI INTENDONO APPORTARE ALLO STATO AUTORIZZATO

DELL’IMPIANTO IN ESAME

Nelle pagine seguenti verranno descritte in modo dettagliato le modifiche che si

vogliono apportare all’impianto in esame (all’uopo si veda la TAV. 2 Layout di

lavorazione stato di progetto allegata al presente studio) rispetto allo stato

autorizzato dello stesso.

Si sottolinea, come già riportato nei paragrafi precedenti, che le modifiche di

seguito descritte saranno oggetto di richiesta autorizzativa ai sensi dell’art. 208 del

Dlgs 152/06.

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5.4.1 RIORGANIZZAZIONE DELLE AREE DI STOCCAGGIO E

LAVORAZIONE DEI RIFIUTI ED AUMENTO DELLA CAPACITÀ DI

MESSA IN RISERVA (R13) E RECUPERO (R5) DEI RIFIUTI NON

PERICOLOSI PRESSO L’IMPIANTO IN ESAME

Di seguito si descriverà l’organizzazione riportata nella TAV.2 Layout stato di

progetto che si vuole dare all’impianto in esame secondo le modifiche da apportare

allo stesso indicate dal committente del presente studio.

Nel caso specifico nel presente paragrafo si analizzeranno la disposizione, la

grandezza e la capacità massima di stoccaggio delle aree di messa in riserva dei

rifiuti speciali non pericolosi soggetti alle operazioni di recupero.

Inoltre, si analizzerà la capacità massima di trattamento dell’impianto di trito

vagliatura e, quindi, si stabilirà la capacità massima di recupero (R5) dei rifiuti

speciali non pericolosi di natura lapidea presso l’impianto in esame.

Tanto premesso, in base alle modifiche previste, presso l’impianto in questione

saranno presenti nove diverse aree di stoccaggio (messa in riserva) di rifiuti non

pericolosi, ognuna delle quali accoglierà tipologie di rifiuti aventi caratteristiche

omogenee (stato fisico, natura, pericolosità).

Inoltre, ogni area di stoccaggio (messa in riserva) sarà circoscritta con strisce gialle

di delimitazione e/o barriere mobili in cls e ognuna sarà munita di cartellonistica

riportante le caratteristiche dei rifiuti ivi stoccati e i rispettivi codici CER.

Tutte le aree di stoccaggio (messa in riserva) in esame saranno allocate sul piazzale

all’aperto dell’impianto in questione che risulta pavimentato in battuto di

calcestruzzo industriale e lo stoccaggio dei rifiuti avverrà in alcuni casi in colli (

cassoni) ed in altri casi in cumuli, come appresso dettagliatamente specificato.

Ciò detto, di seguito verranno descritte tutte le succitate aree e le modalità di

stoccaggio dei rifiuti non pericolosi prima che vengano successivamente avviati al

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recupero finale o presso l’impianto in esame o in altri casi presso impianti terzi

all’uopo autorizzati.

Quindi, presso l’impianto in questione saranno presenti le seguenti aree di

stoccaggio (messa in riserva) di rifiuti non pericolosi:

Area Stoccaggio (messa in riserva) in cassoni, dotati di teli in plastica per la

protezione dei rifiuti dagli agenti atmosferici, di rifiuti composti da carta

cartone ed imballaggi in materiale misto aventi i seguenti codici CER non

pericolosi (ampiezza 85 mq)

150101 imballaggi in carta e cartone

150105 imballaggi in materiali compositi

150106 imballaggi in materiali misti

191201 carta e cartone

2010101 carta e cartone

Si precisa che per tali rifiuti verrà eseguita esclusivamente la fase di messa in

riserva e che i rifiuti messi in riserva saranno avviati al recupero finale presso

impianti terzi all’uopo autorizzati entro un anno dalla loro presa in carica presso

l’impianto in esame.

Area Stoccaggio (messa in riserva) in cassoni, dotati di teli in plastica per la

protezione dei rifiuti dagli agenti atmosferici, di rifiuti composti da materiali

ed imballaggi in plastica aventi i seguenti codici CER non pericolosi

(ampiezza 85 mq)

020104 rifiuti plastici (ad esclusione degli imballaggi)

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150102 imballaggi in plastica

160119 plastica

170203 plastica

200139 plastica

Si precisa che per tali rifiuti verrà eseguita esclusivamente la fase di messa in

riserva e che i rifiuti messi in riserva saranno avviati al recupero finale presso

impianti terzi all’uopo autorizzati entro un anno dalla loro presa in carica presso

l’impianto in esame.

Area Stoccaggio (messa in riserva) in cassoni, dotati di teli in plastica per la

protezione dei rifiuti dagli agenti atmosferici, di rifiuti composti da materiali

ed imballaggi in vetro aventi i seguenti codici CER non pericolosi (ampiezza

40 mq)

150107 imballaggi in vetro

160120 vetro

170202 vetro

200102 vetro

Si precisa che per tali rifiuti verrà eseguita esclusivamente la fase di messa in

riserva e che i rifiuti messi in riserva saranno avviati al recupero finale presso

impianti terzi all’uopo autorizzati entro un anno dalla loro presa in carica presso

l’impianto in esame.

Area Stoccaggio (messa in riserva) in cassoni (tali cassoni saranno dotati di

teli in plastica per la protezione dei rifiuti dagli agenti atmosferici) di rifiuti

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composti da materiali ed imballaggi metallici di natura ferrosa aventi i

seguenti codici CER non pericolosi (ampiezza 65 mq)

150104 imballaggi metallici

160117 metalli ferrosi

170405 ferro e acciaio

191202 metalli ferrosi

200140 metallo

Si precisa che per tali rifiuti verrà eseguita esclusivamente la fase di messa in

riserva e che i rifiuti messi in riserva saranno avviati al recupero finale presso

impianti terzi all’uopo autorizzati entro un anno dalla loro presa in carica presso

l’impianto in esame.

Area Stoccaggio (messa in riserva) in cassoni (tali cassoni saranno dotati di

teli in plastica per la protezione dei rifiuti dagli agenti atmosferici) di rifiuti

composti da materiali ed imballaggi metallici di natura non ferrosa aventi i

seguenti codici CER non pericolosi (ampiezza 65 mq)

160118 metalli non ferrosi

170401 rame bronzo e ottone

170402 alluminio

170403 piombo

170404 zinco

170406 stagno

170407 metalli misti

191203 metalli non ferrosi

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Si precisa che per tali rifiuti verrà eseguita esclusivamente la fase di messa in

riserva e che i rifiuti messi in riserva saranno avviati al recupero finale presso

impianti terzi all’uopo autorizzati entro un anno dalla loro presa in carica presso

l’impianto in esame.

Area Stoccaggio (messa in riserva) in cumuli di rifiuti composti da terre e

rocce da scavo aventi i seguenti codici CER non pericolosi (ampiezza 300 mq)

170504 terra e rocce diverse da quelle di cui alla voce 170503

Si precisa che per tali rifiuti presso l’impianto in esame verrà svolta oltre alla fase

di messa in riserva anche il loro recupero finale attraverso l’operazione R5 svolta

grazie all’impianto di trito vagliatura dettagliatamente descritto nei paragrafi

precedenti.

Area Stoccaggio (messa in riserva) in cumuli di rifiuti composti da pietrisco

tolto d’opera aventi i seguenti codici CER non pericolosi (ampiezza 85 mq)

170508 pietrisco per massicciate ferroviarie diverso da quello di cui alla voce

170507

Si precisa che per tali rifiuti presso l’impianto in esame verrà svolta oltre alla fase

di messa in riserva anche il loro recupero finale attraverso l’operazione R5 svolta

grazie all’impianto di trito vagliatura dettagliatamente descritto nei paragrafi

precedenti.

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Area Stoccaggio (messa in riserva) in cumuli di rifiuti composti da miscele

bituminose aventi i seguenti codici CER non pericolosi (ampiezza 100 mq)

170302 miscele bituminose diverse da quelle di cui alla voce 170302

Si precisa che per tali rifiuti presso l’impianto in esame verrà svolta oltre alla fase

di messa in riserva anche il loro recupero finale attraverso l’operazione R5 svolta

grazie all’impianto di trito vagliatura dettagliatamente descritto nei paragrafi

precedenti.

Area Stoccaggio (messa in riserva) in cumuli di rifiuti composti da materiali

da costruzione e demolizione di natura lapidea aventi i seguenti codici CER

non pericolosi (ampiezza 760 mq)

101311 rifiuti della produzione di materiali compositi a base di cemento diversi

da quelli di cui alla voce 101309 e 101310 170101 cemento 170102 mattoni

170103 mattonelle e ceramiche

170107 miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche, diverse da

quelle di cui alla voce 17 01 06

170802 materiali da costruzione a base di gesso diversi da quelli di cui alla voce

17 08 01

170904 rifiuti misti dell'attività di costruzione e demolizione, diversi da quelli di

cui alle voci 17 09 01, 17 09 02 e 17 09 03

010413 rifiuti prodotti dalla lavorazione della pietra diversi da quelli di cui alla

voce 010407

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Si precisa che per tali rifiuti presso l’impianto in esame verrà svolta oltre alla fase

di messa in riserva anche il loro recupero finale attraverso l’operazione R5 svolta

grazie all’impianto di trito vagliatura dettagliatamente descritto nei paragrafi

precedenti.

Tanto premesso, di seguito verrà analizzata la capacità di stoccaggio istantaneo, la

relativa potenzialità di messa in riserva annuale (R13) e la capacità di recupero

finale (R5) dei rifiuti non pericolosi presso l’impianto in questione.

I parametri di riferimento fondamentali che si terranno presenti nel procedere nel

calcolo soprarichiamato saranno:

- la quantità massima di rifiuti stoccabili che per ogni 4 mq dovrà essere

uguale ad un metro cubo.

- Il peso specifico presunto dei gruppi di rifiuti, presenti all’interno delle aree

di messa in riserva dedicate, per ottenere l’equivalenza delle quantità di

stoccaggio istantaneo e annuale dei rifiuti dai metri cubi alle tonnellate.

- La capacità di svuotamento dei singoli settori adibiti alla messa in riserva

per avviare i rifiuti in essi contenuti o verso impianti terzi autorizzati al loro

recupero finale o verso la fase di trito vagliatura, ovvero verso il loro

recupero finale (R5) presso l’impianto in esame.

- la potenzialità dell’impianto di trito vagliatura e i giorni lavorativi annuali

svolti presso lo stesso, per ottenere la capacità di recupero finale(R5) dei

rifiuti sottoposti a tale trattamento.

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Tanto precisato passeremo al calcolo della capacità di stoccaggio istantaneo ed

annuale delle singole aree di messa in riserva di seguito riportate

Area di Messa in riserva dei rifiuti non pericolosi di seguito riportati

150101 imballaggi in carta e cartone

150105 imballaggi in materiali compositi

150106 imballaggi in materiali misti

191201 carta e cartone

2010101 carta e cartone

L’Area di messa in riserva in esame ha una dimensione totale di 85 mq, quindi,

avremo una capacità di stoccaggio istantaneo della stessa presso l’impianto in

questione pari a:

85 mq (dimensione totale area di messa in riserva) : 4 mq = 21,25 MC

I rifiuti presenti in quest’area sono costituiti da materiali di carta cartone ed

imballaggi in materiale misto aventi un peso specifico non altissimo che ci porta a

considerare un rapporto di equivalenza presunto di 1MC = 0,6 tonnellate, quindi,

avendo una capacità massima di stoccaggio istantaneo di 21,25 MC la stessa sarà

equivalente a:

21,25 MC X 0,6 tonnellate = 12,75 tonnellate stoccaggio max istantaneo

Quindi, considerando 300 giorni lavorativi annuali per avviare i rifiuti, contenuti

nell’area in questione, verso impianti terzi autorizzati al loro recupero finale

avremo la seguente potenzialità annuale di messa in riserva

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12,75 tonnellate X 300 giorni lavorativi annuali = 3825 tonnellate annuali

Area di Messa in riserva dei rifiuti non pericolosi di seguito riportati

020104 rifiuti plastici (ad esclusione degli imballaggi)

150102 imballaggi in plastica

160119 plastica

170203 plastica

200139 plastica

L’Area di messa in riserva in esame ha una dimensione totale di 85 mq, quindi,

avremo una capacità di stoccaggio istantaneo della stessa presso l’impianto in

questione pari a:

85 mq (dimensione totale area di messa in riserva) : 4 mq = 21,25 MC

I rifiuti presenti in quest’area sono costituiti da materiali ed imballaggi in plastica

aventi un peso specifico superiore a quelli descritti nell’area di messa in riserva

precedente (carta e cartone) che ci porta a considerare un rapporto di equivalenza

presunto di 1MC = 0,8 tonnellate, quindi, avendo una capacità massima di

stoccaggio istantaneo di 21,25 MC la stessa sarà equivalente a:

21,25 MC X 0,8 tonnellate = 17 tonnellate stoccaggio max istantaneo

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Quindi, considerando 300 giorni lavorativi annuali per avviare i rifiuti, contenuti

nell’area in questione, verso impianti terzi autorizzati al loro recupero finale

avremo la seguente potenzialità annuale di messa in riserva

17 tonnellate X 300 giorni lavorativi annuali = 5100 tonnellate annuali

Area di Messa in riserva dei rifiuti non pericolosi di seguito riportati

150107 imballaggi in vetro

160120 vetro

170202 vetro

200102 vetro

L’Area di messa in riserva in esame ha una dimensione totale di 40 mq, quindi,

avremo una capacità di stoccaggio istantaneo della stessa presso l’impianto in

questione pari a:

40 mq (dimensione totale area di messa in riserva) : 4 mq = 10 MC

I rifiuti presenti in quest’area sono costituiti da materiali ed imballaggi in vetro

aventi un peso specifico superiore a quelli descritti nell’area di messa in riserva

precedente (plastica) che ci porta a considerare un rapporto di equivalenza presunto

di 1MC = 1,00 tonnellate, quindi, avendo una capacità massima di stoccaggio

istantaneo di 10 MC la stessa sarà equivalente a:

10 MC X 1 tonnellate = 10 tonnellate stoccaggio max istantaneo

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Quindi, considerando 300 giorni lavorativi annuali per avviare i rifiuti, contenuti

nell’area in questione, verso impianti terzi autorizzati al loro recupero finale

avremo la seguente potenzialità annuale di messa in riserva

10 tonnellate X 300 giorni lavorativi annuali = 3000 tonnellate annuali

Area di Messa in riserva dei rifiuti non pericolosi di seguito riportati

150104 imballaggi metallici

160117 metalli ferrosi

170405 ferro e acciaio

191202 metalli ferrosi

200140 metallo

L’Area di messa in riserva in esame ha una dimensione totale di 65 mq, quindi,

avremo una capacità di stoccaggio istantaneo della stessa presso l’impianto in

questione pari a:

65 mq (dimensione totale area di messa in riserva) : 4 mq = 16,25 MC

I rifiuti presenti in quest’area sono costituiti da materiali ed imballaggi in metalli

ferrosi aventi un peso specifico superiore a quelli descritti nell’area di messa in

riserva precedente (vetro) che ci porta a considerare un rapporto di equivalenza

presunto di 1MC = 1,3 tonnellate, quindi, avendo una capacità massima di

stoccaggio istantaneo di 16,25 MC la stessa sarà equivalente a:

16,25 MC X 1,3 tonnellate = 21,125 tonnellate stoccaggio max istantaneo

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Quindi, considerando 300 giorni lavorativi annuali per avviare i rifiuti, contenuti

nell’area in questione, verso impianti terzi autorizzati al loro recupero finale

avremo la seguente potenzialità annuale di messa in riserva

21,125 tonnellate X 300 giorni lavorativi annuali = 6337,5 tonnellate annuali

Area di Messa in riserva dei rifiuti non pericolosi di seguito riportati

160118 metalli non ferrosi

170401 rame bronzo e ottone

170402 alluminio

170403 piombo

170404 zinco

170406 stagno

170407 metalli misti

191203 metalli non ferrosi

L’Area di messa in riserva in esame ha una dimensione totale di 65 mq, quindi,

avremo una capacità di stoccaggio istantaneo della stessa presso l’impianto in

questione pari a:

65 mq (dimensione totale area di messa in riserva) : 4 mq = 16,25 MC

I rifiuti presenti in quest’area sono costituiti da materiali di metalli non ferrosi

aventi un peso specifico uguale a quelli descritti nell’area di messa in riserva

precedente (metalli ferrosi) che ci porta a considerare un rapporto di equivalenza

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presunto di 1MC = 1,3 tonnellate, quindi, avendo una capacità massima di

stoccaggio istantaneo di 16,25 MC la stessa sarà equivalente a:

16,25 MC X 1,3 tonnellate = 21,125 tonnellate stoccaggio max istantaneo

Quindi, considerando 300 giorni lavorativi annuali per avviare i rifiuti, contenuti

nell’area in questione, verso impianti terzi autorizzati al loro recupero finale

avremo la seguente potenzialità annuale di messa in riserva

21,125 tonnellate X 300 giorni lavorativi annuali = 6337,5 tonnellate annuali

Si ribadisce che per i rifiuti presenti nelle aree di messa in riserva appena descritte,

presso l’impianto in esame (stato di progetto) verrà eseguita esclusivamente la fase

di messa in riserva (R13) e che gli stessi saranno avviati al recupero finale presso

impianti terzi all’uopo autorizzati entro un anno dalla loro presa in carica presso

l’impianto in esame.

Mentre, per i rifiuti di seguito riportati, presso l’impianto in esame (stato di

progetto) verrà effettuata oltre che una fase di messa in riserva (R13) anche il loro

recupero finale (R5) attraverso l’impianto di trito vagliatura dettagliatamente

descritto nei paragrafi precedenti.

Area di Messa in riserva dei rifiuti non pericolosi di seguito riportati

101311 rifiuti della produzione di materiali compositi a base di cemento diversi

da quelli di cui alla voce 101309 e 101310 170101 cemento 170102 mattoni

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170103 mattonelle e ceramiche

170107 miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche, diverse da

quelle di cui alla voce 17 01 06

170802 materiali da costruzione a base di gesso diversi da quelli di cui alla voce

17 08 01

170904 rifiuti misti dell'attività di costruzione e demolizione, diversi da quelli di

cui alle voci 17 09 01, 17 09 02 e 17 09 03

010413 rifiuti prodotti dalla lavorazione della pietra diversi da quelli di cui alla

voce 010407

L’Area di messa in riserva in esame ha una dimensione totale di 760 mq, quindi,

avremo una capacità di stoccaggio istantaneo della stessa presso l’impianto in

questione pari a:

760 mq (dimensione totale area di messa in riserva) : 4 mq = 190 MC

I rifiuti presenti in quest’area sono costituiti da inerti di natura lapidea che hanno

un più che discreto peso specifico che ci porta a considerare un rapporto di

equivalenza presunto di 1MC = 1,4 tonnellate, quindi, avendo una capacità

massima di stoccaggio istantaneo di 190 MC la stessa sarà equivalente a:

190 MC X 1,4 tonnellate = 266 tonnellate stoccaggio max istantaneo

Quindi, considerando 300 giorni lavorativi annuali per avviare i rifiuti, contenuti

nell’area in questione, verso l’impianto di trito vagliatura adibito al loro recupero

finale avremo la seguente potenzialità annuale di messa in riserva

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266 tonnellate X 300 giorni lavorativi annuali = 79800 tonnellate annuali

Area di Messa in riserva dei rifiuti non pericolosi di seguito riportati

170504 terra e rocce diverse da quelle di cui alla voce 170503

L’Area di messa in riserva in esame ha una dimensione totale di 300 mq, quindi,

avremo una capacità di stoccaggio istantaneo presso l’impianto in questione per

l’area in esame pari a:

300 mq (dimensione totale area di messa in riserva) : 4 mq = 75 MC

I rifiuti presenti in quest’area sono costituiti da terre e rocce da scavo, i quali hanno

un maggiore peso specifico dei rifiuti del gruppo precedente il che ci porta a

considerare un rapporto di equivalenza presunto di 1MC = 1,6 tonnellate, quindi,

avendo una capacità massima di stoccaggio istantaneo di 75 MC la stessa sarà

equivalente a:

75 MC X 1,6 tonnellate = 120 tonnellate stoccaggio max istantaneo

Quindi considerando 300 giorni lavorativi annuali per avviare i rifiuti, contenuti

nell’area di in questione, verso l’impianto di trito vagliatura adibito al loro

recupero finale avremo la seguente potenzialità annuale di messa in riserva

120 tonnellate X 300 giorni lavorativi annuali = 36000 tonnellate annuali

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Area di Messa in riserva dei rifiuti non pericolosi di seguito riportati

170302 miscele bituminose diverse da quelle di cui alla voce 170302

L’Area di messa in riserva in esame ha una dimensione totale di 100 mq, quindi,

avremo una capacità di stoccaggio istantaneo presso l’impianto in questione per

quest’area pari a:

100 mq (dimensione totale area di messa in riserva) : 4 mq = 25 MC

I rifiuti presenti in quest’area sono costituiti da miscele bituminose che hanno un

peso specifico equiparabile a quello dei rifiuti precedentemente descritti (terre e

rocce), il che ci porta a considerare un rapporto di equivalenza presunto di 1MC =

1,6 tonnellate, quindi, avendo una capacità massima di stoccaggio istantaneo di 25

MC che sarà equivalente a:

25 MC X 1,6 tonnellate = 40 tonnellate stoccaggio max istantaneo

Quindi considerando 300 giorni lavorativi annuali per avviare i rifiuti, contenuti

nell’area di in questione, verso l’impianto di trito vagliatura adibito al loro

recupero finale avremo la seguente potenzialità annuale di messa in riserva

40 tonnellate X 300 giorni lavorativi annuali = 12000 tonnellate annuali

Area di Messa in riserva dei rifiuti non pericolosi di seguito riportati

170508 pietrisco per massicciate ferroviarie diverso da quello di cui alla voce

170507

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L’Area di messa in riserva in esame ha una dimensione totale di 85 mq, quindi,

avremo una capacità di stoccaggio istantaneo presso l’impianto in questione per

quest’area pari a:

85 mq (dimensione totale area di messa in riserva) : 4 mq = 21,25 MC

I rifiuti presenti in quest’area sono costituiti da pietrisco che ha un peso specifico

intermedio tra quello dei rifiuti presenti da demolizione e costruzione e gli altri

inerti lapidei finora analizzati, il che ci porta a considerare un rapporto di

equivalenza presunto di 1MC = 1,5 tonnellate, quindi, avendo una capacità

massima di stoccaggio istantaneo di 21,25 MC la stessa sarà equivalente a:

21,25 MC X 1,5 tonnellate = 31,875 tonnellate stoccaggio max istantaneo

Quindi considerando 300 giorni lavorativi annuali per avviare i rifiuti, contenuti

nell’area di in questione, verso l’impianto di trito vagliatura adibito al loro

recupero finale avremo la seguente potenzialità annuale di messa in riserva

31,875 tonnellate X 300 giorni lavorativi annuali = 9562 tonnellate annuali

In base ai calcoli delle potenzialità di stoccaggio delle singole aree di Messa in

Riserva dei Gruppi di rifiuti inerti di natura lapidea sopradescritte, dalla

somma delle stesse, avremmo una potenzialità totale di messa in riserva

annuale pari a:

137362 tonnellate/anno

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Inoltre, considerato quanto riportato nel paragrafo dedicato alla descrizione

dell’impianto di trito vagliatura dei rifiuti inerti di natura lapidea si può constatare

che la capacità lavorativa dello stesso è pari a circa 40 metri cubi/ora.

Quindi, considerato il valore massimo valore di 40 MC cubi/ora di capacità

lavorativa dello stesso e considerando 8 ore lavorative giornaliere per 300 giorni

lavorativi annuali, avremo una potenzialità di trattamento annuale dell’impianto di

trito vagliatura in esame pari a:

40 metri cubi/ora x 8 ore lavorative giornaliere x 300 giorni lavorativi annuali =

96000 metri cubi annuali

Considerando un peso specifico medio dei rifiuti da sottoporre a trattamento di

trito vagliatura equivalente ad 1 MC = 1,5 tonnellate, avremo una potenzialità di

trattamento dell’impianto di trito vagliatura in esame pari a

96000 MC x 1,5 tonnellate = 144000 tonnellate annue

Quindi, la potenzialità annuale di trattamento dell’impianto di trito

vagliatura in esame è ampiamente sufficiente per permettere il recupero totale

(R5) delle quantità dei rifiuti inerti non pericolosi di natura lapidea che

potenzialmente possono essere messi in riserva presso l’impianto in questione.

In virtù di quanto argomentato nelle pagini precedenti in merito alla capacità di

messa in riserva (R13) e recupero (R5) presso l’impianto in esame, così come allo

stato di progetto, delle diverse tipologie di rifiuti non pericolosi.

Di seguito si riporta una tabella sintetica dove sono elencati per i diversi gruppi di

rifiuti la capacità di messa in riserva (R13) e recupero (R5) degli stessi presso

l’impianto in esame allo stato di progetto.

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OPERAZIONI DI RECUPERO

GRUPPO RIFIUTI

CODICI CER RIFIUTI

CAPACITÀ MASSIMA STOCCAGGIO

ISTANTANEO (MC e Tonnellate/giorno)

QUANTITÁ ANNUALI

IMPIEGABILI (Tonnellate/anno)

R13 - R5

Rifiuti provenienti

dall’attività di costruzione e demolizione

010413-101311 170101-170102 170103-170107 170802-170904

190 MC - 266 Ton

79800

Miscele bituminose

170302

25 MC – 40 Ton

12000

Terre e rocce da

scavo

170504

75 MC – 120 Ton

36000

Pietrisco tolto

d’opera

170508

21,25 MC – 31,875 Ton

9562

TOTALE

311,25 MC – 457,875 TON

137362 TON

R 13

Carta, Cartone ed imballaggi misti

150101 - 150105 150106 - 191201

2010101

21,25 MC – 12,75 Ton 3825

Plastica

020104 - 150102 160119 - 170203

200139

21,25 MC - 17 Ton 5100

Vetro

150107 - 160120 170202 - 200102

10 MC - 10 Ton 3000

Metalli ferrosi

150104 - 160117 170405 - 191202

200140

16,25 MC – 21,25 Ton 6337,5

Metalli non ferrosi

160118 - 170401 170402 - 170403 170404 - 170406 170407 – 191203

16,25 MC – 21,25 Ton 6337,5

TOTALE 85 MC – 82,25 Ton 24600

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Infine si sottolinea che le M.P.S. ottenute dalle operazioni di recupero (R5)

saranno stoccate in cumuli in box (n.3 unità) nell’area adiacente a quella di trito

vagliatura dei rifiuti inerti non pericolosi di natura lapidea ed in un’altra area

dedicata (di circa 790 mq) posizionata in fondo al piazzale industriale sul lato

perimetrale sinistro dell’impianto in esame. Inoltre, come si potrà notare dalla Tav.

2 Layout di lavorazione stato di progetto, sarà cambiata la posizione dell’area di

conferimento dei rifiuti in ingresso che avrà una dimensione di circa 52 mq, sarà

posizionata nelle adiacenze del capannone industriale, già presente presso

l’impianto in esame, delimitata da strisce gialle e munita di apposita cartellonistica

identificativa.

5.4.2 ALLESTIMENTO DI UN’AREA COPERTA DEDICATA ALLE

OPERAZIONE DI SMALTIMENTO (D13 e D15) DI RIFIUTI SPECIALI

PERICOLOSI

Come già anticipato nei paragrafi precedenti, presso l’impianto in esame è già

presente un capannone industriale attualmente adibito al deposito di attrezzature

varie per l’edilizia. Il precitato capannone, nell’intenzioni del committente del

presente studio, si vuole adibire alle operazioni di smaltimento (D13 e D15) di

rifiuti speciali pericolosi costituiti essenzialmente da materiali pericolosi di scarto

dell’edilizia e da terre contaminate da sostanze pericolose.

Il capannone industriale in esame occupa un’area di circa 450 mq, ha un’altezza di

circa 8,00 mt ed è stato realizzato in cls prefabbricato.

Il volume si presenta come un cubo, partizionato verticalmente e con finestrature

ad altezza di circa 5mt dal piano di campagna, ha una copertura piana ed

internamente si presenta come un unico ambiente, con in un angolo locali adibiti a

servizi igienici e spogliatoio, ed è munito di pavimentazione in battuto di

calcestruzzo industriale.

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Tanto premesso, le operazioni di smaltimento di rifiuti speciali pericolosi che

si intendono svolgere nell’area coperta appena descritta sono quelle riportate

nell’elenco dell’allegato B alla parte IV del D.Lgs.152/06 e codificate:

D13: Raggruppamento preliminare prima di una delle operazioni di cui ai punti

da D1 a D12

D15: Deposito preliminare prima di una delle operazioni di cui ai punti da D1 a

D14 (escluso il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono

prodotti)

Mentre, i rifiuti da sottoporre alle suddette operazioni di smaltimento saranno

i seguenti:

170301* miscele bituminose contenenti catrame di carbone

170503* terra e rocce, contenenti sostanze pericolose

170601* materiali isolanti contenenti amianto

170603* altri materiali isolanti contenenti o costituiti da sostanze pericolose

170605* materiali da costruzione contenenti amianto

170903* altri rifiuti dell'attività di costruzione e demolizione (compresi rifiuti

misti) contenenti sostanze pericolose

Le operazione di deposito preliminare (D15) avverranno al coperto all’interno

del capannone descritto ad inizio paragrafo (all’uopo si veda planimetria TAV.2

Layout di lavorazione stato di progetto allegata al presente studio).

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Ogni rifiuto pericoloso sarà stoccato in un’area dedicata delimitata da strisce gialle

e dotata di apposita cartellonistica riportante l’operazione di smaltimento svolta

nell’area specifica ed il codice CER del rifiuto ivi stoccato.

Inoltre, lo stoccaggio dei rifiuti in esame avverrà esclusivamente in contenitori

omologati per il contenimento di merci pericolose (cassoni con copertura telonata

e/o in sacchi Big Bags e/o in colli incellofanati e palettizzati). È utile ricordare che

i colli appena citati saranno poggiati su pavimentazione industriale in battuto di

calcestruzzo già presente presso l’area in esame all’interno del capannone

industriale. Ogni collo contenente i rifiuti pericolosi sarà etichettato e sarà evitata

la commistione tra rifiuti pericolosi aventi codici CER differenti.

Prima di passere alla descrizione dell’operazione di smaltimento D13 occorre fare

una premessa, ovvero che i rifiuti pericolosi in esame giungeranno presso

l’impianto in esame in piccole quantità non essendo presente in regione Campania

nessuna discarica e/o impianti autorizzati allo smaltimento finale dei predetti

rifiuti.

Pertanto, l’operazione di smaltimento D13 presso l’impianto in esame consisterà

semplicemente nel raggruppamento per tipologie e CER omogenei dei rifiuti

pericolosi in ingresso presso l’impianto in esame, tutto ciò finalizzato a

raggiungere quei quantitativi di rifiuti tali da giustificare il loro trasporto presso

impianti e/o discariche non presenti in Campania (impianti spesso presenti a

centinaia di chilometri di distanza). Pertanto in virtù di quanto sopradetto si

eviterà:

- che anche per quantitativi irrilevanti di rifiuti si debbano percorrere centinaia

di chilometri con tutti i rischi che una elevata frequenza dei trasporti

comporta;

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- una maggiorazione dei costi e di consumi legati ad un’alta frequenza dei

trasporti per lo smaltimento dei rifiuti in esame.

Tanto premesso, di seguito verrà analizzata la capacità di stoccaggio istantaneo, la

relativa potenzialità di smaltimento (D13-D15) dei rifiuti pericolosi presso

l’impianto in questione.

I parametri di riferimento fondamentali che si terranno presenti nel procedere nel

calcolo soprarichiamato saranno:

- la quantità massima di rifiuti stoccabili che per ogni 4 mq dovrà essere

uguale ad un metro cubo.

- Il peso specifico presunto dei gruppi di rifiuti, presenti all’interno delle aree

di stoccaggio dedicate, per ottenere l’equivalenza delle quantità di

stoccaggio istantaneo e annuale dei rifiuti dai metri cubi alle tonnellate.

- La capacità di svuotamento dei singoli settori adibiti alle operazioni di

smaltimento in esame per avviare i rifiuti pericolosi in essi contenuti verso

impianti e/o discariche autorizzate al loro smaltimento finale.

Tanto precisato, passeremo al calcolo soprarichiamato per le singole aree di

stoccaggio dei rifiuti pericolosi in esame

Area di stoccaggio del rifiuto pericoloso di seguito riportato

170301* miscele bituminose contenenti catrame di carbone

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L’area in esame ha una dimensione totale di 20 mq, quindi, avremo una capacità

di stoccaggio istantaneo della stessa presso l’impianto in questione pari a:

20 mq (dimensione totale area) : 4 mq = 5 MC

I rifiuti presenti in quest’area sono costituiti da miscele bituminose pericolose

aventi un peso specifico più che discreto che ci porta a considerare un rapporto di

equivalenza presunto di 1MC = 1,6 tonnellate, quindi, avendo una capacità

massima di stoccaggio istantaneo di 5 MC la stessa sarà equivalente a:

5 MC X 1,6 tonnellate = 8 tonnellate stoccaggio max istantaneo

Quindi, considerando 300 giorni lavorativi annuali per avviare i rifiuti, contenuti

nell’area in questione, verso impianti e/o discariche terzi autorizzati al loro

smaltimento finale avremo la seguente potenzialità annuale di smaltimento

(D13/D15)

8 tonnellate X 300 giorni lavorativi annuali = 2400 tonnellate annuali

Area di stoccaggio del rifiuto pericoloso di seguito riportato

170503* terra e rocce, contenenti sostanze pericolose

L’area in esame ha una dimensione totale di 40 mq, quindi, avremo una capacità

di stoccaggio istantaneo della stessa presso l’impianto in questione pari a:

40 mq (dimensione totale area) : 4 mq = 10 MC

I rifiuti presenti in quest’area sono costituiti da terre contaminate da sostanze

pericolose avente un peso specifico, come nel caso precedente, più che discreto che

ci porta a considerare un rapporto di equivalenza presunto di 1MC = 1,6 tonnellate,

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quindi, avendo una capacità massima di stoccaggio istantaneo di 10 MC la stessa

sarà equivalente a:

10 MC X 1,6 tonnellate = 16 tonnellate stoccaggio max istantaneo

Quindi, considerando 300 giorni lavorativi annuali per avviare i rifiuti, contenuti

nell’area in questione, verso impianti e/o discariche terzi autorizzati al loro

smaltimento finale avremo la seguente potenzialità annuale di smaltimento

(D13/D15)

16 tonnellate X 300 giorni lavorativi annuali = 4800 tonnellate annuali

Area di stoccaggio del rifiuto pericoloso di seguito riportato

170601* materiali isolanti contenenti amianto

L’area in esame ha una dimensione totale di 40 mq, quindi, avremo una capacità

di stoccaggio istantaneo della stessa presso l’impianto in questione pari a:

36 mq (dimensione totale area) : 4 mq = 9 MC

I rifiuti presenti in quest’area sono costituiti da materiali isolanti contenenti

amianto aventi un peso specifico discreto, ma comunque inferiore a quello del caso

precedente, che ci porta a considerare un rapporto di equivalenza presunto di 1MC

= 1,3 tonnellate, quindi, avendo una capacità massima di stoccaggio istantaneo di 9

MC la stessa sarà equivalente a:

9 MC X 1,3 tonnellate = 11,7 tonnellate stoccaggio max istantaneo

Quindi, considerando 300 giorni lavorativi annuali per avviare i rifiuti, contenuti

nell’area in questione, verso impianti e/o discariche terzi autorizzati al loro

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smaltimento finale avremo la seguente potenzialità annuale di smaltimento

(D13/D15)

11,7 tonnellate X 300 giorni lavorativi annuali = 3510 tonnellate annuali

Area di stoccaggio del rifiuto pericoloso di seguito riportato

170603* altri materiali isolanti contenenti o costituiti da sostanze pericolose

L’area in esame ha una dimensione totale di 50 mq, quindi, avremo una capacità

di stoccaggio istantaneo della stessa presso l’impianto in questione pari a:

50 mq (dimensione totale area) : 4 mq = 12,5 MC

I rifiuti presenti in quest’area sono costituiti da materiali isolanti contaminati da

sostanze pericolose avente un peso specifico, come nel caso precedente, discreto

che ci porta a considerare un rapporto di equivalenza presunto di 1MC = 1,3

tonnellate, quindi, avendo una capacità massima di stoccaggio istantaneo di 12,5

MC la stessa sarà equivalente a:

12,5 MC X 1,3 tonnellate = 16,25 tonnellate stoccaggio max istantaneo

Quindi, considerando 300 giorni lavorativi annuali per avviare i rifiuti, contenuti

nell’area in questione, verso impianti e/o discariche terzi autorizzati al loro

smaltimento finale avremo la seguente potenzialità annuale di smaltimento

(D13/D15)

16,25 tonnellate X 300 giorni lavorativi annuali = 4875 tonnellate annuali

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Area di stoccaggio del rifiuto pericoloso di seguito riportato

170605* materiali da costruzione contenenti amianto

L’area in esame ha una dimensione totale di 60 mq, quindi, avremo una capacità

di stoccaggio istantaneo della stessa presso l’impianto in questione pari a:

60 mq (dimensione totale area) : 4 mq = 15 MC

I rifiuti presenti in quest’area sono costituiti da materiali da costruzione contenenti

amianto avente un peso specifico discreto, leggermente superiore al caso

precedente, che ci porta a considerare un rapporto di equivalenza presunto di 1MC

= 1,4 tonnellate, quindi, avendo una capacità massima di stoccaggio istantaneo di

15 MC la stessa sarà equivalente a:

15 MC X 1,4 tonnellate = 21 tonnellate stoccaggio max istantaneo

Quindi, considerando 300 giorni lavorativi annuali per avviare i rifiuti, contenuti

nell’area in questione, verso impianti e/o discariche terzi autorizzati al loro

smaltimento finale avremo la seguente potenzialità annuale di smaltimento

(D13/D15)

21 tonnellate X 300 giorni lavorativi annuali = 6300 tonnellate annuali

Area di stoccaggio del rifiuto pericoloso di seguito riportato

170903* altri rifiuti dell'attività di costruzione e demolizione (compresi rifiuti

misti) contenenti sostanze pericolose

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L’area in esame ha una dimensione totale di 44 mq, quindi, avremo una capacità

di stoccaggio istantaneo della stessa presso l’impianto in questione pari a:

44 mq (dimensione totale area) : 4 mq = 11 MC

I rifiuti presenti in quest’area sono costituiti da materiali da costruzione contenenti

sostante pericolose avente un peso specifico discreto, analogo a quello del caso

precedente, che ci porta a considerare un rapporto di equivalenza presunto di 1MC

= 1,4 tonnellate, quindi, avendo una capacità massima di stoccaggio istantaneo di

11 MC la stessa sarà equivalente a:

11 MC X 1,4 tonnellate = 15,4 tonnellate stoccaggio max istantaneo

Quindi, considerando 300 giorni lavorativi annuali per avviare i rifiuti, contenuti

nell’area in questione, verso impianti e/o discariche terzi autorizzati al loro

smaltimento finale avremo la seguente potenzialità annuale di smaltimento

(D13/D15)

15,4 tonnellate X 300 giorni lavorativi annuali = 4620 tonnellate annuali

In virtù di quanto argomentato nelle pagini precedenti, di seguito si riporta una

tabella sintetica dove sono elencati i diversi rifiuti pericolosi e per ognuno la

relativa capacità di smaltimento attraverso le operazioni D13/D15 presso

l’impianto in esame allo stato di progetto.

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OPERAZIONI DI RECUPERO

GRUPPO RIFIUTI

CODICI CER RIFIUTI

CAPACITÀ MASSIMA STOCCAGGIO

ISTANTANEO (MC e Tonnellate/giorno)

QUANTITÁ ANNUALI

IMPIEGABILI (Tonnellate/anno)

D13 – D15

Miscele bituminose

pericolose

170301*

5 MC - 8 Ton

2400

Terre contaminate

da sostanze pericolose

170503*

10 MC – 16 Ton

4800

Materiali isolanti

contenenti amianto

170601*

9 MC – 11,7 Ton

3510

Materiali isolanti

contenenti sostanze pericolose

170603*

12,5 MC – 16,25 Ton

4875

Materiali da costruzione

contenenti amianto

170605*

15 MC – 21 Ton

6300

Materiali da costruzione

contenenti sostanze pericolose

170903*

11 MC – 15,4 Ton

4620

TOTALE

62,5 MC – 88,35 TON

26505 TON

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5.4.3 AMPLIAMENTO DELL’AREA DELL’IMPIANTO ATTUALMENTE

AUTORIZZATA PER L’INSTALLAZIONE DI UN IMPIANTO DI

LAVAGGIO DELLE MPS (SABBIE) OTTENUTE DAL RECUPERO (R5)

DEI RIFIUTI INERTI NON PERICOLOSI DI NATURA LAPIDEA

L’area che si descriverà nel presente paragrafo rappresenta un ampliamento

dell’area attualmente autorizzata dove ricade l’impianto di recupero della NEF Srl

attualmente in esercizio.

L’ampliamento in esame ha una consistenza di circa 1330 e ricade sull’area

individuata catastalmente al NTC/NCEU Foglio n. 31 – part.lla n. 5238 (ex 5095 e

110).

L’area totale in esame, nella piena disponibilità della N.E.F Srl, ha una consistenza

di circa 116.700 mq ed ha una forma quasi regolare di un rettangolo.

L’insediamento attualmente autorizzato interessa solo una porzione dell’area totale

sopra indicata e copre una superficie di circa 6.500,00 mq, infatti la restante parte

del lotto in esame è stata lasciata inedificata per eventuali ampliamenti futuri.

Quindi, parte del succitato lotto lasciato inedificato per futuri ampliamenti verrà

pavimentato in battuto di calcestruzzo industriale che avrà adeguate pendenze tali

da consentile il deflusso delle acque meteoriche su di esso insistenti verso griglie

di raccolta dalle quali, attraverso un nuovo sistema fognario, saranno fatte

confluire nel sistema fognario già esistente che le condurrà verso un impianto di

trattamento dedicato appresso descritto (all’uopo si veda TAV. F Planimetria rete

fognaria con evidenza rete esistente e rete di progetto).

L’attività che verrà svolta sulla zona di ampliamento appena descritta, consisterà

nel lavaggio delle MPS ottenute dalle operazioni di recupero (R5), svolte presso

l’impianto in esame, dei rifiuti non pericolosi di natura lapidea, ed essenzialmente

le MPS interessate saranno quelle a granulometria finissima dette sabbie.

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Le operazione di lavaggio delle succitate MPS avverranno grazie all’utilizzo di

di un impianto di seguito descritto (all’uopo si veda Layout impianto lavaggio

sabbie di seguito riportato).

L’impianto di lavaggio delle sabbie in questione è costituito da una tramoggia di

carico dove verrà immesso il materiale da lavorare che grazie ad un alimentatore

vibrante, posto sotto la tramoggia, sarà caricato su di un nastro trasportatore

primario che farà pervenire il materiale ad un vibrovaglio che selezionerà materiale

di granulometria inferiore ai 0,6 mm, il quale subirà la fase di lavaggio, mentre

tutto il fuori vaglio sarà scaricato a terra tramite uno scivolo laterale ed utilizzato

come MPS per riempimenti, rilevati e sottofondi stradali.

Quindi, il materiale selezionato passerà in una Recuperatrice a tazze, si precisa che

il materiale selezionato dovrà necessariamente essere di granulometria finissima

tipo sabbia, sufficientemente privo di impurità e con bassa presenza in percentuale

di limi e argille in modo che non sia richiesta una fase di idrociclonatura.

La recuperatrice a tazze per il lavaggio dell’inerte è costituita da una prima vasca a

turbolenza, dove entra il materiale da lavare unitamente ad acqua, adiacente alla

stessa vi è un bacino di calma all’interno della quale gira una ruota a tazze forate

per il recupero del materiale lavato e lo sgocciolamento dello stesso che verrà poi

scaricato a terra tramite un nastro trasportatore laterale.

Il materiale ottenuto da tale fase lavorativa sarà idoneo per la produzione di

conglomerati cementizi.

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LAYOUT IMPIANTO LAVAGGIO SABBIE “VISTA DALL’ALTO”

Infine, per quanto riguarda le acque di lavaggio degli inerti si precisa che dopo un

ciclo completo di lavaggio saranno lanciate verso un sistema di recupero delle

stesse di seguito rappresentato graficamente e descritto.

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IMPIANTO DI DEPURAZIONE ACQUE DI LAVAGGIO INERTI

L’acqua fangosa proveniente dal lavaggio degli inerti verrà trattata dall’impianto di

depurazione con FILTRO PRESSA (sopra raffigurato), progettato e costruito per

eseguire in modo automatico il trattamento delle acque di scarico che si formano

durante la fase di lavaggio dei materiali lapidei e che devono essere riciclate per

poter essere nuovamente rimesse in circolo.

Le acque di scarico vengono convogliate nel pozzetto di raccolta (1) pronte per

essere chiarificate. Mediante la pompa ad immersione (2), posta nel pozzetto di

raccolta, le acque vengono spinte verso il silos decantatore (4).

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Nella tubazione, in acciaio inox, che dal pozzetto di raccolta porta le acque al silos

decantatore viene iniettato un apposito prodotto chimico polielettrolita flocculante

che faciliterà la separazione tra le particelle liquide e solide.

II prodotto chimico viene preparato automaticamente in un apposito serbatoio,

dotato di dosatore (3), ed inviato nella tubazione mediante un’apposita pompa.

Le acque torbide all’interno del decantatore (4), per effetto del principio di

decantazione statica e per effetto del flocculante, si separano.

Le acque chiarificate prive di solidi sospesi per trafioro vengono convogliate per

caduta, da una tubazione in acciaio, all’interno del serbatoio acque chiare (10),

pronte per essere nuovamente utilizzate nel ciclo produttivo di lavaggio grazie

all’azione di un’apposita pompa (11).

I fanghi residui si sedimentano e, per caduta, si depositano all’interno del cono

decantatore (4) da dove vengono scaricati, mediante l’apertura di valvole

automatiche (5), in un serbatoio omogeneizzatore (6), nel quale un apposito

agitatore (7) mantiene omogenea e fluida la massa fangosa. Delle sonde di livello,

poste nel serbatoio omogenizzatore, controllano l’avviamento della pompa

dell’invio fanghi (8) alla filtropressa. I fanghi a questo punto possono essere filtro

pressati grazie all’azione di una filtropressa a piastre (9).

PARTICOLARE DELLA FILTROPRESSA

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La Filtropressa in questione è costituita da due travi in acciaio unite alle estremità a

due testate su una delle quali è fissato un pistone idraulico, mentre l’altra funge da

riscontro al pacco delle piastre durante la fase di accostamento e di filtrazione. Le

due travi costituiscono anche il sostegno alle piastre rivestite da tele filtranti.

Le piastre rivestite dalle tele e sottotele vengono accostate e distanziate dall'azione

del pistone idraulico, alimentato da una centralina oleodinamica, all’estremità

libera del quale è fissata una testata mobile, dotata di ruote che rotolano sui due

longheroni, la quale agisce direttamente sulla prima piastra del pacco. I movimenti

della filtropressa sono gestiti via software.

Il pistone, alimentato dalla centralina oleodinamica, lavora alla pressione massima

di 300 bar.

Quando le piastre rivestite dalle tele filtranti sono accostate, il fango viene

pompato all’interno del pacco mediante una pompa apposita e le particelle solide,

intercettate dalle tele, si separano dalla parte liquida la quale fuoriesce dalle piastre

e viene re immessa nel ciclo di chiarificazione.

Le particelle solide si accumulano tra le piastre contigue ove si formano

progressivamente dei “pannelli” compatti e disidratati che, all’apertura della

macchina, si staccano e cadono spontaneamente per effetto della forza di gravità

all’interno di un’apposita zona sottostante la filtropressa (12), dove i fanghi

vengono raccolti in un apposito cassone, a perfetta tenuta ed a chiusura ermetica,

per poter poi essere smaltiti da ditte autorizzate presso idonei impianti di

smaltimento e/o recupero.

Inoltre, appositi dispositivi scuotitori azionati da cilindri pneumatici sollevano le

piastre a gruppi per alcuni millimetri e le rilasciano rapidamente in modo da

favorire, con la loro azione, il distacco del materiale eventualmente ancora rimasto

sulle tele.

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Filtrati i fanghi e recuperate tutte le acque la filtropressa termina il suo ciclo e il

pacco piastre viene riaperto per effetto dell’arretramento del pistone idraulico,

alimentato dalla centralina oleodinamica.

5.5 SISTEMI DI REGIMENTAZIONE E TRATTAMENTO ACQUE

La società NEF Srl presso il proprio impianto di recupero rifiuti non pericolosi già

esistente è autorizzata con AUA n.6/2016 del 16/03/2016 per i seguenti titoli

abilitativi:

- autorizzazione agli scarichi di acque reflue ex art.124 del Dlgs 152/06 e smi

- emissioni in atmosfera ai sensi ex art.269 del Dlgs 152/06 e smi;

- valutazione impatto acustico di cui alla legge 447/95;

- recupero rifiuti non pericolosi ai sensi art. 216 del Dlgs 152/06 e smi;

In questo paragrafo verrà concentrata l’attenzione sul titolo abilitativo agli scarichi

che nel caso specifico sono costituiti dalle acque meteoriche che insistono su una

superficie scolante di circa 6500 mq e che confluiscono dopo idoneo trattamento

depurativo in corpo idrico superficiale attiguo all’area in esame, ovvero un Canale

di Bonifica del Bacino Inferiore del Volturno.

Mentre, i reflui provenienti dai servizi igienici presenti presso l’impianto in esame

vengono accumulati in due vasche a tenuta e smaltiti periodicamente da ditte

specializzate presso impianti terzi autorizzati.

Quindi, le uniche acque di scarico sono costituite dalle acque meteoriche di

dilavamento delle superfici coperte e lastricate definite acque di prima pioggia.

Per il trattamento delle succitate acque è già installato un impianto di trattamento

delle acque di prima pioggia in continuo attraverso il quale vengono trattate le

acque che la normativa vigente definisce “acque di prima pioggia” ovvero quelle

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corrispondenti per ogni evento meteorico ad una precipitazione di 5 mm

uniformemente distribuite sulla superficie scolante servita dalla rete di drenaggio.

Infatti, le acque che insistono sul piazzale pavimentato dell’impianto in esame,

grazie ad idonee pendenze dello stesso, vengono raccolte da un sistema di griglie

posizionate in diversi punti e da queste convogliate, tramite una rete fognaria

interna dedicata, verso un impianto di trattamento acque di prima pioggia in

continuo. Logicamente l’impianto attualmente installato è tarato per trattare le

acque che insistono sulla superficie attualmente coperta ed impermeabilizzata che

ammonta a circa 6500 mq.

Tanto premesso, siccome presso l’impianto in esame è previsto l’ampliamento e,

quindi, l’impermeabilizzazione con battuto in cls industriale di una nuova area di

circa 1330 mq, l’impianto di trattamento delle acque meteoriche attualmente

installato sarà sostituito da un nuovo impianto con capacità di trattamento

superiore a quello attualmente in uso.

Inoltre, il sistema di regimentazione e convogliamento delle acque piovane

esistente sarà interconnesso con un nuovo sistema di griglie di raccolta con annessa

rete fognaria dedicata che sorgerà sulla nuova porzione dell’ampliamento

dell’impianto in esame (di circa 1330 mq) impermeabilizzata in battuto di cls

industriale (all’uopo si veda TAV. F Planimetria rete fognaria con evidenza rete

esistente e rete di progetto)

Pertanto, secondo lo stato di progetto, la regimentazione e il trattamento delle

acque meteoriche insistenti sulle superfici lastricate e/o coperte dell’impianto in

esame prima della loro immissione nell’attiguo Canale di Bonifica del Bacino

Inferiore del Volturno avverranno come di seguito descritto.

Le acque meteoriche da regimentare e trattare presso l’impianto in esame

insisteranno su una superficie totale lastricata e/o coperta che ammonta a circa

7830 mq.

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Quindi, le acque meteoriche succitate, grazie ad idonee pendenze, verranno

raccolte da un sistema di griglie posizionate in diversi punti e da queste verranno

convogliate, tramite una rete fognaria interna dedicata, verso un impianto di

trattamento appresso descritto.

Per il trattamento delle acque piovane sarà installato un impianto di trattamento

acque di prima pioggia in continuo (ECO DEO 15000/C – marca Telcom Spa).

Prima dell’ingresso delle acque piovane nell’impianto di trattamento succitato,

troveremo una vasca di sedimentazione in cemento, di circa 2MC, che permetterà

una prima precipitazione dei solidi sedimentabili (polveri e terriccio) presenti nelle

acque piovane di dilavamento. Successivamente le acque verranno convogliate

verso un pozzetto deviatore (scolmatore), tarato in testa all’impianto, per la

deviazione delle acque eccedenti la portata considerata di “prima pioggia in

continuo”, dopo di che le acque da trattare arriveranno nel citato impianto, mentre

le acque eccedenti (acque di seconda pioggia) saranno convogliate direttamente

verso il punto di uscita delle acque trattate dal precitato impianto di chiarificazione.

Infatti, la normativa vigente definisce le “acque di prima pioggia” quelle

corrispondenti per ogni evento meteorico ad una precipitazione di 5 mm

uniformemente distribuite sulla superficie scolante servita dalla rete di drenaggio.

Ai fini del calcolo delle portate si stabilisce che tale valore si verifichi in 15

minuti; i coefficienti di afflusso alla rete si assumono pari ad 1 per le superfici

coperte e lastricate o impermeabilizzate.

Nel caso specifico la superficie totale scolante impermeabilizzata è di circa 7830

mq e, quindi, si deduce la corrispondenza ad una quantità di “acqua di prima

pioggia” pari a circa 39,15 MC, infatti:

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VPP

(Volume acque di prima pioggia) = S (superficie scolante) x 1

(coefficiente di afflusso) x 5 mm (quantità di precipitazione uniformemente

distribuita sulla superficie scolante)

Quindi: VPP

= 7830 m2

x 0,005 mt = 39,15 m3

Inoltre, si precisa che sulle aree esterne non depositano e non insistono componenti

chimiche che possono inquinare le acque da elementi che non siano semplicemente

idrocarburi (olii, benzine, gasolio etc), e solidi sedimentabili, tipo sabbie e

terriccio.

Quindi, nel caso specifico la normativa prevede che le “acque di prima pioggia” e

di lavaggio delle aree esterne che dilavano dalle pertinenze di stabilimenti

industriali che possono dar luogo al rilascio di sostanze di cui alla tab. 3 all. 5

alla parte III del Dlgs 152/06 e successive integrazioni, devono essere raccolte in

una vasca a tenuta stagna e sottoposte ad un trattamento depurativo appropriato in

loco per garantire il rispetto dei parametri analitici.

Il trattamento depurativo deve avvenire nelle 24/48 ore dall’evento meteorico.

In alternativa è possibile ed auspicabile che venga trattata la quantità pari alla

pioggia in continuo purché vengano rispettati comunque i limiti fissati dalla

normativa vigente.

Nel caso in esame le acque di “prima pioggia” attraverseranno in continuo un

pozzetto deviatore (scolmatore) tarato in testa all’impianto, grazie al quale avviene

la deviazione delle acque eccedenti la portata considerata di “prima pioggia in

continuo” ( nel caso specifico 43,5 lt/sec).

Infatti:

Q (portata prima pioggia in continuo) = VPP

(39,15 m3

ovvero 39150 litri)

: durata evento piovoso (15 minuti ovvero 900 secondi)

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Quindi:

Q (portata prima pioggia in continuo) = 39150 lt : 900 sec = 43,5 lt/sec

Come già precedentemente detto, le acque piovane eccedenti la portata sopra

calcolata saranno deviate direttamente verso il punto di uscita delle acque da

trattate dall’impianto di chiarificazione di seguito descritto.

L’impianto che sarà installato (interrato) presso lo stabilimento in esame (ECO

DEO 15000 C – prodotto dalla Telcom Spa) è tarato per trattare una portata di

52,50 lt/sec. di acque di prima pioggia in continuo e, pertanto, ha una capacità

ampiamente superiore a quella prevista dalla normativa vigente per il trattamento

delle predette acque (all’uopo si vedano la scheda tecnica ed uno schema generale

dell’impianto in esame di seguito riportati).

Scheda tecnica impianti prima pioggia Telcom Spa

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L’impianto di chiarificazione delle acque meteoriche in esame è costituito da un

monoblocco prefabbricato in polietilene avente tre sezioni (all’uopo si veda

l’immagine di seguito riportata).

Sezione interna con legenda impianto Telcom Spa – modello ECO DEO/C

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Le acque di prima pioggia da trattare arrivano nel primo comparto (sedimentatore)

dell’impianto dove avviene la separazione delle sostanze pesanti e grossolane dalle

acque contenenti residui oleosi.

Nel secondo comparto (separatore), oltre ad una ulteriore decantazione dei fanghi

leggeri, avviene la separazione degli oli e degli idrocarburi per flottazione; qui la

disoleazione, cioè la separazione di oli, nafte e benzine, ha luogo sfruttando

l’effetto di coalescenza, ovvero la formazione di grosse gocce data dall’unione di

tante microscopiche goccioline d’olio, innescato da due filtri a coalescenza a pacco

lamellare.

L’ultimo comparto è rappresentato dalla zona delle acque chiarificate, ma

comunque tale comparto rappresenta un’ulteriore area di calma dove possono

raccogliersi eventuali (anche se rarissimi) oli e grassi residui in superficie.

Il rendimento dell’impianto dovrà essere assicurato da una manutenzione costante

dello stesso che prevede il prelievo e lo smaltimento periodico degli oli dalla

superficie e i fanghi dal fondo dello stesso.

Infine si precisa che all’uscita delle acque chiarificate dall’impianto di trattamento

appena descritto sarà possibile effettuare campionamenti delle stesse grazie alla

presenza di un pozzetto fiscale dedicato, prima che le predette acque possano

essere scaricate nel ricettore finale costituito dal Canale di Bonifica del Bacino

Inferiore del Volturno attiguo all’area dello stabilimento in esame.

Per quanto riguarda i reflui che si generano dai servizi igienici a servizio dello

stabilimento in esame saranno convogliati, da due reti fognarie dedicate, in due

differenti vasche a tenuta, una vasca per la raccolta dei reflui provenienti dai locali

siti nel capannone industriale ed una vasca per la raccolta dei reflui provenienti dai

locali siti nel corpo uffici.

I suddetti reflui verranno prelevati periodicamente dalle rispettive vasche a mezzo

auto espurgo e conferiti presso idonei impianti autorizzati, previa emissione FIR.

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6. CONSIDERAZIONI SUGLI IMPATTI AMBIENTALI

6.1. IMPATTO SULL’ATMOSFERA

Per quanto concerne le emissioni in atmosfera, l’impianto della società NEF Srl,

così come descritto nei paragrafi precedenti e rappresentato nella TAV. 2 Layout

lavorazione stato di progetto, rientrerà tra le attività soggette all’autorizzazione

alle emissioni in atmosfera ai sensi dell’art.269 comma 2 del Dlgs 152/06 e smi.

Infatti, le emissioni che si produrranno presso l’impianto in esame saranno

sostanzialmente di natura polverosa e saranno generate dalla movimentazione,

dallo stoccaggio e dal trattamento di trito vagliatura dei rifiuti inerti non pericolosi

di natura lapidea. Come intuibile dalla descrizione del ciclo produttivo, riportato

nei paragrafi precedenti, che si svolgerà presso l’impianto in esame le emissioni

polverose prodotte saranno di due tipi: emissioni convogliate ed emissioni diffuse.

Per quanto riguarda le emissioni diffuse, presso l’impianto in esame sono stati

individuati tre punti specifici delle stesse (all’uopo si veda TAV. 2 Layout

lavorazione stato di progetto allegata al presente studio):

P1: emissioni diffuse prodotte dalle operazioni di scarico, movimentazione e

stoccaggio dei rifiuti non pericolosi di natura lapidea.

P2: emissioni diffuse prodotte dalle operazioni di movimentazione e carico in

impianto di trito vagliatura dei rifiuti non pericolosi di natura lapidea.

P3: emissioni diffuse prodotte dalle operazioni di scarico, movimentazione,

stoccaggio e lavaggio delle MPS ottenute dal recupero dei rifiuti non pericolosi di

natura lapidea.

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Allo scopo di contenere al massimo le succitate emissioni polverose diffuse presso

l’impianto in esame sono stati previsti una serie di accorgimenti tecnici, già

accennati nei paragrafi precedenti, di seguito dettagliatamente riportati:

- presso tutte le aree dell’impianto in esame dove avverranno le operazioni di

scarico, movimentazione e stoccaggio dei rifiuti inerti non pericolosi di

natura lapidea e delle MPS derivanti dal loro recupero finale è stato previsto

il posizionamento di un numero adeguato di spruzzatori (indicati in

planimetria TAV.2 Layout di lavorazione stato di progetto con il simbolo

“ugelli nebulizzatori”) che con getti d’acqua umidificheranno

costantemente le aree in esame onde evitare al massimo che dalle stesse si

possa generare il sollevamento di polveri lapidee.

- L’intero impianto in esame è delimitato da una recinzione (muro in

cemento) alta circa 3,5 mt. Tale recinzione sarà sormontata da una rete

antipolvere alta circa 1,50 mt ed inclinata di 45 gradi verso l’interno dello

stabilimento.

- In caso di condizioni meteorologiche avverse (esempio forte vento) i cumuli

dei materiali lapidei stoccati presso l’impianto in esame saranno coperti con

idonei teloni mobili in plastica.

- Le componenti dell’impianto di trito vagliatura dei rifiuti non pericolosi

inerti di natura lapidea, dettagliatamente descritto nei paragrafi precedenti,

dove non è stato possibile convogliare le emissioni polverose sono dotate di

sistemi ed accorgimenti tecnici idonei all’abbattimento delle stesse.

Infatti, l’impianto in esame è dotato di un sistema ad acqua nebulizzata con

ugelli spruzzatori posizionati sulla tramoggia di carico primaria e sulla bocca

di carico e scarico del frantoio primario. L’acqua a pressione perviene agli

ugelli dove si atomizza. Il getto atomizzato, è indirizzato sulla polvere che,

umidificata, precipita senza avere l’effetto del bagnato. Gli ugelli sono

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dislocati nei punti critici di emissione polveri, quali ingressi ed uscite delle

macchine rotative e nei salti delle canalerie. Ogni gruppo di ugelli è

comandato dalla centralina di distribuzione che con le valvole dosa e

ripartisce l’acqua a seconda del maggior punto critico. L’effetto di

atomizzazione fa si che sia richiesta una minima quantità d’acqua; pertanto, i

consumi sono molto contenuti ottenendo, invece, un elevato grado di

abbattimento.

Inoltre, tutti i nastri trasportatori dell’impianto di trito vagliatura sono dotati

di cupolini antivento che consentono di evitare l’esposizione delle macchine

agli agenti atmosferici preservandone l’integrità più a lungo nel tempo ed

evitano l’innalzamento delle polveri lungo il percorso del frantumato sui

nastri trasportatori. Tali cupolini sono realizzati in lamiera presso piegata e

sono forniti di spondine laterali di contenimento in gomma.

Infine, le parti terminali dei 3 nastri trasportatori di uscita delle MPS sono

dotate di tubi antipolvere che evitano la dispersione di materiale frantumato

nel suo depositarsi a cumulo. Infatti, la caduta avviene all’interno del tubo

riducendo al minimo la possibilità che correnti ventose disperdano polveri

nell’atmosfera. Il tubo antipolvere è composto da due componenti: la cuffia

di scarico e il tubo. Realizzata in lamiera la cuffia di scarico è applicata al

tamburo motore del nastro trasportatore, il tubo è in plastica ed è applicato

sotto la cuffia.

- Per quanto riguarda l’operazione di lavaggio delle MPS dette sabbie,

l’impianto dove le stesse saranno caricate per tale operazione,

dettagliatamente descritto nei paragrafi precedenti del presente studio,è

dotato di una tramoggia di carico munita di ugelli nebulizzatori dove arriva

acqua ad alta pressione tanto da atomizzarsi. Il getto atomizzato sarà

indirizzato sulla polvere che, umidificata, precipita senza avere l’effetto del

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bagnato. Tale sistema è presente anche sul vibrovaglio della macchina in

esame che selezionerà materiale di granulometria inferiore ai 0,6 mm, che

passerà alla Recuperatrice a tazze, dove avverrà il lavaggio del predetto

materiale. Il fuori vaglio, comunque umidificato dal sistema di ugelli

nebulizzatori, verrà scaricato a terra e, quindi, condotto nell’area di

stoccaggio delle MPS per essere riutilizzato come materiale per rilevati e

sottofondi stradali e per il riempimento di piazzali.

Inoltre si evidenzia che tutti i nastri trasportatori dell’impianto in esame

sono dotati di cupolini antivento metallici

- Infine, per quanto riguarda i rifiuti speciali pericolosi di natura lapidea,

come già riportato nei paragrafi precedenti, si sottolinea che per gli stessi si

svolgeranno solo operazioni di smaltimento preliminare (D13-D15).

Le operazioni di smaltimento preliminare (D13-D15) avverranno al coperto

all’interno di un capannone industriale e consisteranno nel raggruppamento

per tipologie omogenee e nello stoccaggio provvisorio dei succitati rifiuti

che avverrà in contenitori idonei ed omologati (cassoni con copertura

telonata e/o in sacchi Big Bags e/o in colli incellofanati e palettizzati).

Quindi, le suddette operazioni di movimentazione e stoccaggio dei suddetti

rifiuti avverrà, sia in entrata che in uscita dall’impianto in esame,

esclusivamente in colli chiusi e protetti e, pertanto, non vi sarà la produzione

di emissioni di alcuna natura.

Per quanto riguarda le emissioni convogliate, presso l’impianto in esame è stato

individuato un punto specifico delle stesse (all’uopo si veda TAV. 2 Layout

lavorazione stato di progetto allegata al presente studio):

E1: emissioni convogliate dalle operazioni di trito vagliatura dei rifiuti non

pericolosi di natura lapidea.

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Tali emissioni si generano da alcune componenti dell’impianto di trito vagliatura

dei rifiuti non pericolosi inerti di natura lapidea, dettagliatamente descritto nei

paragrafi precedenti, e precisamente riguardano il Gruppo mulino ( che è anche

incapsulato con lamiera grecata coibentata) ed il vaglio vibrante del succitato

impianto. Infatti, le appena citate componenti dell’impianto di trito vagliatura sono

sormontate da cappe antipolvere realizzate in lamiera S235 zincata presso piegata.

Tali cappe aspirano l’aria, mediamente polverosa, e la inviano ad un abbattitore,

dove sono presenti serie di filtri a tessuto che trattengono le polveri presenti nel

flusso d’aria aspirato dalla cappa.

I filtri saranno ripuliti ciclicamente dalle polveri grazie all’attivazione di un

sistema di pompaggio di aria compressa controcorrente ed i residui polverosi

verranno direzionati verso un punto di aggancio di grossi sacchi (Big Bags) che

una volta riempitosi di polvere verranno sgangiati e sostituiti da nuovi aventi le

stesse caratteristiche. Inoltre il sistema di aspirazione ed abbattimento polveri

appena descritto è munito di misuratore di pressione che nel caso in cui vi fosse un

intasamento dei filtri per la presenza di troppe polveri manderebbe un segnale

acustico di allerta.

L’aria, a questo punto priva di polveri, verrà immessa in atmosfera attraverso un

camino di mandata.

L’Impianto di abbattimento descritto garantisce l’accessibilità alle prese di misura

per lo svolgimento dei controlli necessari a verificare il rispetto dei limiti di

emissione. Il camino convoglia il flusso allo sbocco in modo verticale verso l’alto,

dove l’altezza minima dei punti di emissione supera di almeno un metro qualsiasi

ostacolo o struttura circostante.

In seguito a quanto finora descritto, si evidenzia che in relazione a quanto

riportato al punto 5.1 dell'Allegato V Parte I alla Parte V del D.Lgs n. 152/2006,

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all'interno dei rifiuti e delle MPS oggetto dell'attività di recupero che la società in

esame svolgerà dai quali possono sprigionarsi emissioni polverose:

a) non si avrà presenza di sostanze di cui alla parte V - Allegato I, parte II, tabella A 1, classe I ;

b) non si avrà presenza di sostanze di cui alla parte V - Allegato I, parte II, tabella A2

c) non si avrà presenza di sostanze di cui alla parte V - Allegato I, parte II, tabella B ;

d) non si avrà presenza di sostanze di cui alla parte V - Allegato I, paragrafo I, tabella A 1, classe II ;

e) non si avrà presenza di sostanze di cui alla parte V - Allegato I, parte II, tabella B, classe II ;

f) non si avrà presenza di sostanze di cui alla parte V - Allegato I, paragrafo I, tabella A1, classe III .

Nel caso specifico, quindi, possono essere presi come riferimento i limiti di

emissione in atmosfera di cui al Dlgs 152/06 (allegati alla parte quinta) – all.1

parte II punto 5 “Polveri totali”, limiti che secondo la norma appena citata sono i

seguenti:

50 mg/Nm3 se il flusso di massa è pari o superiore a 0,5 kg/h il valore di

emissione;

150 mg/Nm3 se il flusso di massa è pari o superiore alla soglia di rilevanza

corrispondente a 0,1 kg/h ed è inferiore a 0,5 kg/h.

Quindi il limite di emissione più cautelativo previsto dalla normativa vigente per il

caso in esame è pari a 50 mg/Nm3.

Pertanto, in considerazione delle precauzioni tecniche previste e descritte

precedentemente per l’abbattimento delle polveri diffuse e convogliate presso

l’impianto in esame (stato di progetto) è desumibile (anche sulla scorta di dati

empirici di impianti già in esercizio analoghi a quello descritto) che i valori delle

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emissioni che si possono generare si attesteranno intorno ad un valore medio

inferiore ai 20 mg/Nm3.

Infine si precisa che l’impianto di trito vagliatura sarà alimentato da un Gruppo

elettrogeno a gasolio, Marca COELMO SPA, di potenza pari a 300 kVA

(kilovoltampère). All’uopo si precisa che il Gruppo elettrogeno in esame è dotato

di scheda tecnica che è allegata al presente studio e dai parametri riportati nella

stessa si evince che il gruppo elettrogeno in esame ricade tra gli impianti ed

attività di cui all'articolo 272, comma 1 del Dlgs 152/06 esmi, ovvero non

sottoposti ad autorizzazione alle emissioni in atmosfera poiché elencati nella parte

I, dell'Allegato IV, alla parte quinta del Dlgs 152/06 e smi, ovvero tra gli impianti e

le attività le cui emissioni sono scarsamente rilevanti agli effetti dell'inquinamento

atmosferico.

6.2 IMPATTO SULLA VIABILITÀ E

SUL TRAFFICO VEICOLARE LOCALE

In relazione alla viabilità ordinaria dell’area in esame, la presenza dell’impianto in

questione (stato di progetto) comporterà un afflusso maggiore di mezzi pesanti, per

il trasporto dei materiali in entrata ed in uscita dall’impianto, nel territorio

comunale di Castel Volturno e più precisamente lungo la S.P. n.333 (ex S.S. 264)

che collega il comune di Castel Volturno con quello di Cancello ed Arnone.

Ciò detto, considerando la capacità di messa in riserva, recupero e smaltimento

massima di rifiuti dell’impianto in esame pari a circa 628 tonnellate/giorno (stato

di progetto) ed ipotizzando un carico medio di trenta tonnellate per automezzo

diretto all’area in esame (visto il peso specifico dei materiali inerti lapidei in

esame).

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L’apporto di traffico giornaliero alla viabilità in esame, data dalla presenza

dell’impianto in esame (stato di progetto), consisterebbe in un valore medio di

venti/ventuno automezzi al giorno in entrata ed in uscita dallo stabilimento in

esame.

Pertanto:

considerato il numero massimo di 20/21 automezzi pesanti al giorno che

l’impianto in esame apporterebbe al traffico ordinario dell’area in esame.

Considerati l’ubicazione dell’impianto in esame rispetto ai centri densamente

abitati ed i percorsi descritti nei paragrafi precedenti (Strade Statali e Strade

Provinciali extraurbane) per raggiungere l’area dove è allocato.

Tanto premesso, si può asserire che la presenza dell’impianto in esame avrà

un’incidenza scarsamente rilevante sulla viabilità ed il traffico veicolare locale

dell’area in esame.

6.3 IMPATTO SULLA COMPONENTE IDRICA SUPERFICIALE E

SOTTERRANEA, SUL SUOLO E SOTTOSUOLO

Come già anticipato nei paragrafi precedenti, l’intera superficie scoperta (piazzale)

e coperta (capannone industriale) dell’impianto in esame sarà interamente

pavimentata in battuto di calcestruzzo industriale, quindi, non vi sarà mai la

possibilità che i rifiuti vengano a contatto diretto con la matrice suolo (inoltre si

ricorda che i rifiuti pericolosi saranno stoccati al coperto nel capannone ed in colli

omologati ed idonei al loro contenimento, quindi, non vi sarà nemmeno il contatto

diretto degli stessi con la pavimentazione in battuto in cls industriale).

La totalità dei rifiuti che saranno conferiti presso l’impianto in esame non

produrranno percolazioni di nessun genere data la loro natura (i rifiuti in esame

sono tutti solidi secchi e non percolanti).

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Inoltre, le acque piovane insistenti sul piazzale sopracitato verranno raccolte,

grazie ad idonea pendenza dello stesso, da un sistema di griglie posizionate in

diversi punti e da queste convogliate, tramite una rete fognaria interna dedicata,

verso un impianto di trattamento delle acque di prima pioggia in continuo che sarà

installato presso l’impianto in esame.

Più precisamente, per il trattamento delle acque piovane sarà installato un impianto

di trattamento acque di prima pioggia in continuo fabbricato dalla Telcom Spa,

modello ECO DEO 15000/C .

Come già ampiamente discusso nel paragrafo 5.5 Sistemi di regimentazione e

trattamento acque del presente studio, l’impianto ECO DEO 15000/C è tarato per

trattare una portata di 52,50 lt/sec. di acque di prima pioggia in continuo,

parametro abbondantemente superiore alla quantità della portata di prima pioggia

in continuo calcolata, di 43,50 lt/sec, per le acque meteoriche insistenti sulle

superfici lastricate e/o coperte dell’area in esame che hanno una dimensione totale

di circa 7830 mq.

Il rendimento dell’impianto di chiarificazione delle acque succitato sarà assicurato

da una manutenzione costante dello stesso che prevederà il prelievo e lo

smaltimento periodico degli oli dalla superficie e i fanghi dal fondo dello stesso.

Inoltre, come già precisato nel paragrafo 5.5 del presente studio, i reflui che si

generano dai servizi igienici a servizio dello stabilimento in esame saranno

convogliati, da due reti fognarie dedicate, in due differenti vasche a tenuta, una

vasca per la raccolta dei reflui provenienti dai locali siti nel capannone industriale

ed una vasca per la raccolta dei reflui provenienti dai locali siti nel corpo uffici.

I suddetti reflui verranno prelevati periodicamente dalle rispettive vasche a mezzo

auto espurgo e conferiti presso idonei impianti autorizzati, previa emissione FIR.

Infine, per quanto riguarda le acque utilizzate dal sistema di lavaggio delle MPS

dette sabbie, come è stato dettagliatamente descritto nei paragrafi precedenti del

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presente studio, dopo un ciclo completo di lavaggio saranno lanciate verso un

impianto di trattamento dedicato, quindi verranno chiarificate e riutilizzate

nuovamente per l’operazione di lavaggio delle succitate sabbie.

Tanto premesso, di seguito si evidenzia

a) che la presenza di una pavimentazione in calcestruzzo industriale impedirà il

contatto diretto tra i rifiuti ed il suolo ed il sottosuolo sottostanti;

b) che i rifiuti pericolosi saranno stoccati al coperto nel capannone ed in colli

omologati ed idonei al loro contenimento, quindi, non vi sarà nemmeno il

contatto diretto degli stessi con la pavimentazione in battuto in cls

industriale

c) che le acque meteoriche, come sopradescritto, saranno opportunamente

convogliate verso un impianto di trattamento, chiarificate ed immesse, nel

rispetto dei parametri previsti dalla normativa vigente, nel ricettore finale

costituito dal Canale di Bonifica del Bacino Inferiore del Volturno attiguo

all’area dello stabilimento in esame ;

d) che i reflui che si generano dai servizi igienici a servizio dello stabilimento

in esame saranno convogliati, da due reti fognarie dedicate, in due differenti

vasche a tenuta, verranno prelevati periodicamente dalle stesse a mezzo auto

espurgo e conferiti presso idonei impianti autorizzati, previa emissione FIR;

e) che la ditta NEF Srl verificherà con continuità lo stato di manutenzione della

pavimentazione in battuto di cls industriale al fine di accertarsi della

integrità della stessa;

f) che l’impianto di trattamento delle acque di prima pioggia e l’impianto di

recupero delle acque di lavaggio delle sabbie saranno periodicamente

manutentati, e gli interventi di manutenzione effettuati periodicamente sugli

stessi saranno annotati su di un apposito registro .

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Per quanto descritto e considerato nel presente paragrafo, è possibile

prevedere che l'attività in esame non impatterà significativamente sulla

componente idrica superficiale e sotterranea e sulle matrici ambientali suolo e

sottosuolo.

6.4 IMPATTO SULLA VEGETAZIONE E SULLA FAUNA

La realizzazione dell’impianto in esame non prevederà la distruzione di complessi

vegetali o l’interferenza con nicchie ecologiche di specie animali autoctone, visto

che l’area oggetto dell’intervento proposto dalla società NEF Srl è un’area incolta

da diversi anni ed è stata destinata ad area produttiva da diverso tempo.

Inoltre, come descritto nei paragrafi precedenti non si produrranno impatti

significativi sulle diverse matrici ambientali che potrebbero rappresentare un

veicolo di interferenza per specie vegetali o animali circostanti l’area oggetto di

intervento.

Infine, la realizzazione delle modifiche ed ampliamento dello stabilimento in

esame rispetto allo stato autorizzato non produrrà frammentazioni di habitat di

specie animali e vegetali protette, visto che l’area in esame non rientra nell’ambito

di nicchie ecologiche di specie faunistiche e/o floristiche protette.

7. UTILIZZAZIONE DI RISORSE NATURALI

E PRODUZIONE DI RIFIUTI

Presso l’area in esame, come ampiamente descritto nei paragrafi precedenti,

l’attività principale svolta e da svolgersi prevede principalmente la messa in riserva

ed il recupero di rifiuti non pericolosi di natura lapidea attraverso un processo di

messa in riserva e recupero, mediante fasi meccaniche e tecnologicamente

interconnesse di macinazione, selezione granulometrica e separazione della

frazione metallica e delle frazioni indesiderate, per l’ottenimento di frazioni inerti

di natura lapidea, assimilabili a materie prime secondarie per l’edilizia (MPS).

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In misura minore sarà svolta un’attività di sola messa in riserva (R13) di rifiuti non

pericolosi (plastica, carta cartone, vetro e metalli ferrosi e non) e un’attività

preliminare di smaltimento (D13-D15) di rifiuti pericolosi.

Quindi, nel processo produttivo in esame non vi sarà l’utilizzazione di materie

prime, anzi, al contrario l’attività predominante presso lo stabilimento in esame

permetterà l’ottenimento di materie prime secondarie partendo dalla lavorazione di

rifiuti speciali non pericolosi di natura lapidea.

Per quanto concerne il consumo elettrico, si sottolinea che presso l’impianto in

esame il consumo di elettricità è e sarà limitato ai locali adibiti ad ufficio e a

servizi.

Invece, i macchinari che saranno utilizzati per il trattamento dei rifiuti (impianto di

trito vagliatura) saranno alimentati da un Gruppo elettrogeno alimentato a gasolio,

i cui consumi saranno direttamente proporzionali all’afflusso relativo dei rifiuti da

recuperare presso l’impianto in esame.

Mentre, per quanto riguarda l’approvvigionamento idrico presso lo stabilimento in

esame, la societa NEF Srl ha stipulato regolare contratto di fornitura con il

Consorzio Provinciale Idrico Terra di Lavoro (CITL) che fornisce attraverso le

proprie condotte di gestione l’acqua allo stabilimento in esame.

Ciò all’uopo premesso, il consumo idrico presso lo stabilimento in esame sarà

direttamente proporzionale alla quantità più o meno elevata dei rifiuti inerti di

natura lapidea stoccati e da lavorare presso l’impianto in esame. Infatti, i sistemi

principali di abbattimento delle polveri, sia durante la fase di stoccaggio e

movimentazione sia durante l’attività di trito vagliatura degli stessi, sarà

l’irrorazione di acqua con un sistema di spruzzatori (ugelli nebulizzatori). All’uopo

si sottolinea, però, che la l’impianto di trito vagliatura è dotato di un sistema

particolare di abbattimento delle polveri diffuse. Infatti, in alcune componenti del

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sistema di trito vagliatura l’acqua arriva ad elevata pressione a degli ugelli

nebulizzatori dove si atomizza.

Il getto atomizzato, è indirizzato sulla polvere che, umidificata, precipita senza

avere l’effetto del bagnato. Gli ugelli sono dislocati nei punti critici di emissione

polveri, quali ingressi ed uscite delle macchine rotative e nei salti delle canalerie.

Ogni gruppo di ugelli è comandato dalla centralina di distribuzione che con le

valvole dosa e ripartisce l’acqua a seconda del maggior punto critico.

L’effetto di atomizzazione fa si che sia richiesta una minima quantità d’acqua;

pertanto, i consumi sono molto contenuti ottenendo, invece, un elevato grado di

abbattimento.

Invece, per quanto riguarda le acque utilizzate dal sistema di lavaggio delle MPS

dette sabbie, come è stato dettagliatamente descritto nei paragrafi precedenti del

presente studio, dopo un ciclo completo di lavaggio saranno lanciate verso un

impianto di trattamento dedicato, quindi verranno chiarificate e riutilizzate

nuovamente per l’operazione di lavaggio delle succitate sabbie.

In misura largamente più ridotta la risorsa acqua verrà utilizzata per i servizi

igienici presenti presso lo stabilimento in esame.

Infine, i rifiuti che possono derivare dall’attività in esame sono sostanzialmente

impurità, cioè materiali di natura diversa dagli inerti, che possono essere presenti

in piccole percentuali nei rifiuti lapidei da recuperare, e si tratta per lo più di

materie plastiche, legno e metalli che si presentano allo stato solido e non

gocciolante che una volta estratti dal ciclo di lavorazione e separati per tipologie

omogenee, saranno avviati al recupero finale presso impianti terzi autorizzati. Nel

caso specifico, si può stimare che la quantità massima di rifiuti prodotti (le

cosiddette “impurità”) non supereranno il 5% dei rifiuti in ingresso da sottoporre

alle operazioni di recupero.

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Si sottolinea che un’altra componente che può generare la produzione di rifiuti

presso lo stabilimento in esame (Stato di progetto) è rappresentata dal sistema di

lavaggio delle MPS dette sabbie che attraverso la fase di chiarificazione delle

acque di lavaggio produce fanghi filtro pressati. Tali fanghi (siccome saranno filtro

pressati avranno un basso contenuto d’acqua) saranno stoccati in idonei colli,

caratterizzati analiticamente ed avviati presso impianti terzi autorizzati, previa

emissione di FIR. La produzione di tale rifiuto è direttamente proporzionale alla

quantità di sabbie lavate ed è ipotizzabile una produzione dello stesso pari al 5%

del prodotto lavorato (sabbie).

8. PRESENZA DI ALTRE ATTIVITÁ PRODUTTIVE

E RELATIVA CUMULABILITÁ DEGLI IMPATTI

Nelle immediate vicinanze dall’area di ubicazione dell’impianto in esame non

insistono altre attività produttive i cui impatti potenziali siano cumulabili con

quelli dell’impianto in esame.

Infatti, la zona circostante l’area dell’impianto in esame non è composta da un

aggregato industriale vero e proprio, piuttosto sono presenti attività di allevamento,

aziende agricole, utenze residenziali sparse e, quindi, tutte attività a basso impatto.

Infatti, attigua all’area in esame c’è un’azienda agricola dismessa dove è presente

un manufatto edilizio abbandonato e disabitato, a circa 120 mt dall’area oggetto

del presente studio è presente una prima azienda di allevamento bufalino, a 150 mt

una seconda azienda di allevamento bufalino e, a distanza ancora maggiore, vi è

un’attività di riparazione veicoli a motore (all’uopo si vedano le figura n.17 e n.18

di seguito riportate).

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Figura 17 - Inquadramento dell’area dell’impianto in esame e misurazione distanza rispetto ad altre

attività produttive circostanti (strumento misurazione distanze righello Google earth)

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Figura 18 - Inquadramento dell’area dell’impianto in esame e misurazione distanza rispetto ad altre

attività produttive circostanti (strumento misurazione distanze righello Google earth)

Da quanto descritto e graficamente rappresentato nel presente paragrafo è evidente

che nell’area circostante l’impianto in esame non vi siano unità produttive la cui

attività consenta la possibilità di una cumulabilità d’impatto con l’attività oggetto

del presente studio.

9. PROBABILITÀ DELL’IMPATTO Al fine di stabilire caratteristiche quali “durata”, “frequenza” e “reversibilità”

dell’impatto sull’ambiente dovuto all’attività proposta nel presente studio, è

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necessario stabilire se vi sia effettivamente un impatto. Al fine di rispondere a tale

esigenza le valutazioni tecniche sono state articolate per aspetti specifici:

- Aspetto Urbanistico locale e provinciale

- Aspetto Ambientale

- Aspetto Territoriale e Paesaggistico regionale e locale

Dalla valutazione dei contenuti del presente “Studio Preliminare ambientale”,

emerge che l’intervento proposto non avrà alcun impatto significativo

sull’ambiente circostante per cui, secondo il parere dello scrivente, non si ha la

necessità di approfondire caratteristiche quali “durata”, “frequenza” e

“reversibilità” dell’impatto.

Data giugno 2016

Il Tecnico Dott. Augusto Ucciero