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SellaAdvice Trading SellaAdvice Trading Verona, 11 giugno 2005 Verona, 11 giugno 2005 Rischio e Volatilità Rischio e Volatilità Relatore: Maurizio Milano Relatore: Maurizio Milano UFFICIO ANALISI TECNICA www.analisitecnica.net www.analisitecnica.net

Verona, 11 giugno 2005 SellaAdvice Trading · UFFICIO ANALISI TECNICA Da dove deve partire un’analisi tecnica operativa a supporto di un’attività di trading? L’elemento critico

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SellaAdvice TradingSellaAdvice TradingVerona, 11 giugno 2005Verona, 11 giugno 2005

Rischio e VolatilitàRischio e VolatilitàRelatore: Maurizio MilanoRelatore: Maurizio Milano

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Da dove deve partire un’analisi tecnica operativa

a supporto di un’attività di trading?

L’elemento critico nell’attività di trading sembra essere la gestione di un

rischio, in cui la priorità è preservare il capitale e quindi, ma solo in

subordine, incrementarlo nel tempo con un’attività di movimentazione,

più o meno veloce, assumendo rischi ritenuti sostenibili, con un rapporto

rischio/rendimento adeguato

Ma come passare dagli aggettivi qualificativi ai numeri?

I numeri si possono sommare e sottrarre

gli aggettivi qualificativi non entrano nei tracker

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- tempo a disposizione

- orizzonte temporale

- rischio sostenibile

- volatilità mercato nell’orizzonte definito

- strumento finanziario utilizzato (indice, titolo, future)

Il secondo aspetto è che le variabili indicate si influenzano a vicenda

Definito il tempo a disposizione, bisognerà quindi individuare quali

combinazioni orizzonte temporale-volatilità-strumento

risultino, di volta in volta, coerenti tra loro e con

il nostro personale profilo di rischio

Le variabili da prendere in considerazione sono molte, tra cui:

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Da dove partiamo? Se il rischio/rendimento è la variabile critica, bisogna

partire da qualcosa che ci consenta di misurare, per poi gestire, tale

rischio/opportunità

In altre parole, dobbiamo partire da un’Analisi della Volatilità, e soltanto dopo

passare ad un’Analisi della Tendenza per completare poi il quadro con

un’Analisi di tipo statico dei punti critici di supporto e resistenza

Ma che cos’è la Volatilità?

La Volatilità non esiste, così come non esiste Il Trend…dovremo accontentarci

di misurare Una Volatilità per cavalcare una parte di Un Trend

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Prezzo (p)

Tempo (t)

Volatilità (v)

Volatilità

La dinamica dei prezzi nel tempo, oltre a formare tendenze di vario

ordine, dai trend infraday a quelli mensili o annuali, può essere letta in

termini di Volatilità. La Volatilità, come i prezzi, si muove in trend, e può

essere più o meno volatile. Esiste cioè la volatilità della volatilità

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Volatilità

Per volatilità storica si intende la dispersione dei prezzi intorno ad

un prezzo medio, definito il periodo di osservazione considerato

In altre parole, l’ampiezza di variazione dei prezzi di un determinato

strumento finanziario in un determinato periodo temporale passato

Oltre alla volatilità storica, quando si parla di opzioni viene

individuata un’altra tipologia di volatilità, relativa a periodi futuri,

chiamata ‘implicita’

La volatilità implicita è la volatilità futura (a 1 giorno, 1

settimana, 6 mesi, ecc.) che viene stimata sul mercato delle opzioni

dagli operatori

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Volatilità

La volatilità implicita è un’ipotesi, ma anche quella storica, seppur

riferita a dati storici, può venire calcolata in modi differenti. Non solo perché

si possono prendere in considerazione serie di dati relativi a periodi passati

più o meno lunghi (10, 20, 50, 100 giorni, o qualsiasi altro orizzonte) ma

anche perché i dati utilizzati possono essere differenti (chiusure giornaliere,

oppure tutti i prezzi scambiati, o il prezzo medio della seduta, ecc.) e la

stessa media può cambiare sia in base alla scelta dei dati che si vogliono

utilizzare sia in base al calcolo della media stessa (semplice, ponderata,

ecc.)

Un’altra misura di volatilità è l’escursione massimo-minimo in un certo

orizzonte temporale (ad es. il range giornaliero), di cui calcolare una media su

una serie storica passata, ad es. le 5 sedute precedenti, oppure le 10, 20, ecc)

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Una dei più utilizzati indici di variabilità è la cosiddetta deviazione

standard (conosciuta anche come scarto quadratico medio) e si ottiene

come radice quadrata della media aritmetica dei quadrati degli scarti

assoluti dalla media aritmetica dei valori di partenza. Il dato che si ottiene è

quindi espresso nella stessa unità di misura dei dati utilizzati

Quando i dati sono distribuiti in modo normale, ricadranno

all’interno dell’intervallo definito dal valore medio +/- la deviazione

standard nel 68,27 % dei casi osservati, mentre la percentuale sale al

95,45 % quando si considerano 2 scarti quadratici medi in più o in meno

rispetto alla media e al 99,73 % quando gli s.q.m. considerati sono 3

ll problema è che la distribuzione gaussiana è tutto tranne che normale !

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Per semplificare, concentriamoci solo so due aspetti:

1) ampiezza del range medio nel periodo definito

2) stabilità di tale valore nel tempo

Prima di effettuare i calcoli, dobbiamo però definire l’orizzonte temporale

su cui vogliamo lavorare. Se siamo interessati al trading infraday ci

interesserà conoscere il range giornaliero medio. Dovremo quindi iniziare a

raccogliere su un foglio excel i massimi e minimi di seduta, calcolando così

l’escursione giornaliera di ciascuna seduta. Su quale dominio temporale

calcoleremo poi il range medio? La scelta è discrezionale, come sempre.

Potremmo calcolare la media delle 5, 10, e 20 sedute precedenti, per

avere un’idea della volatilità giornaliera media nei vari periodi

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A cosa ci serve conoscere l’escursione media giornaliera? Supponiamo che

l’obiettivo sia fare trading infraday sul future S&PMib. Sapere che il range

giornaliero che possiamo attenderci è di 300 punti, piuttosto che 180 o

500, è un’informazione essenziale per individuare l’ampiezza dei take profit

e degli stop loss, oltre che per fare un’ipotesi sui minimi e massimi che

possiamo attenderci per la seduta e quindi individuare i livelli di apertura

delle posizioni

Potremmo anche impostare una formula che ci fornisce l’ampiezza del take

profit in automatico, in base all’ampiezza del range medio giornaliero. Per

esempio, ponendo che il take è pari a 0,8 * range medio. In tal modo, la

nostra operatività sarò tarata in base alla volatilità del mercato, che

rimane un pre-requisito essenziale per lavorare bene

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Una volta conosciuto l’ampiezza del range medio giornaliero, abbiamo la

necessità di sapere quanto questo valore è stabile nel tempo. A parità di

range medio su un certo periodo (per es. 300 punti su 10 sedute) ci

interessa sapere quanto questo range sia stabile

Potremmo avere una situazione limite in cui tutte le 10 sedute hanno

un’escursione pari a 300 punti, o molto prossima a tale livello - massima

stabilità - oppure una situazione in cui le 10 sedute presentano le

escursioni più diverse (per es. 100; 600; 250; 400; 150…, con media pari a

300) - massima instabilità. A cosa ci serve conoscere il range medio se

questo non è stabile?

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Come possiamo misurare la stabilità del range medio? Anche qui la

statistica ci viene in aiuto. Calcoleremo, sul nostro foglio excel, la

Deviazione standard dei range giornalieri. La funzione si chiama

=DEV.ST(X:Y) dove X e Y sono le celle iniziali e finali contenenti i dati

dei range medi giornalieri. Il valore che otterremo sarà pari a zero quando

tutti i range sono uguali tra di loro (il caso limite con massima stabilità),

con un valore man mano crescente quanto più i dati sono dispersi attorno

alla media

Mentre il range medio ci fornisce un’informazione sulla Volatilità, la

deviazione standard del range ci fornisce un’informazione sulla Volatilità

della Volatilità. Se noi prendiamo il valore della dev. standard del range e

lo dividiamo per il range medio, otterremo un valore in percentuale

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Facciamo un esempio.

Supponiamo che le ultime 10 sedute del future S&PMib abbiano avuto le

escursioni seguenti:

250; 200; 180; 350; 270; 300; 450; 220; 320; 300

Il range medio sarà pari a: 284; funzione excel =MEDIA(X:Y)

La dev. Standard del range sarà pari a: 80; funzione excel

=DEV.ST(X:Y)

La volatilità della volatilità sarà quindi pari a 80/284, cioè il 28,17 %

Questo valore è alto o è basso? Alto e basso sui mercati sono parole

che hanno poco senso. Non esiste quindi una risposta univoca, si può

però dare un giudizio in termini relativi.

Possiamo costruire un database in cui raccogliere l’evoluzione di questi

dati nel tempo. In tal modo, potremmo arrivare a dire che, in un certo

periodo, un range medio inferiore a 200 punti è basso, tra 200 e 350

punti è medio, superiore ai 350 punti è alto

Analogamente, potremmo dire che, in un certo periodo, una volatilità

della volatilità inferiore al 20 % è bassa, tra il 20 ed il 40 % è media,

superiore al 40 % è alta

Come combinare queste informazioni?

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Possiamo costruire una matrice, in cui sul lato verticale abbiamo tre

condizioni di volatilità, alta, media, bassa (dove al posto degli aggettivi

possiamo avere i numeri sopra indicati), e sul lato orizzontale abbiamo

tre condizioni di volatilità della volatilità, alta, media, bassa ( anche qui

individuate da numeri ben precisi)

In tal modo si creano 9 incroci di volatilità e volatilità della

volatilità: ognuno rappresenta caratteristiche specifiche, differenti

criticità, da gestire in modo differente

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Passiamo in rassegna velocemente le varie fasi di mercato, numerate da

I a IX. Tra parentesi, coll’ordinale viene attribuito un numero da 1°

(scenario migliore) a 9° (scenario peggiore)

Una prima considerazione da fare è che al crescere della volatilità

(ampiezza del range medio di periodo) e della volatilità della volatilità

(ampiezza della deviazione standard del range rapportata al range

medio) l’operatività diventa sempre più difficile, a causa di un crescente

rischio di falsi segnali, che rende necessario un timing chirurgico, con

conseguente rischio di stop loss elevati.

Un caso limite è la fase IX, caratterizzata da volatilità alta e molto

instabile. È la peggiore fase in cui ci si può trovare, con rischi molto

elevati e difficili da gestire, anche psicologicamente. Il rischio di grosse

perdite, in tempi brevi, consiglia di evitare tale scenario, da considerare

come il peggiore in assoluto.

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All’estremo opposto vi è la fase I, con volatilità molto bassa e

decisamente stabile. È uno scenario in cui mancano rischi ma mancano

anche opportunità: l’unico elemento certo rimangono i costi di

transazione, ovvero spread e commissioni. Sono fasi logoranti che

pesano sui risultati con uno stillicidio lento ma inesorabile sull’equity

line, proprio a causa dei costi di transazione.

E’ lo scenario che ha caratterizzato il mercato azionario europeo ed

italiano nel corso dell’estate 2004. I cassettisti tutto sommato hanno

fatto bene, visto un trend di fondo moderatamente rialzista. L’assenza

di volatilità ha però logorato i trader, costretti a continui stop loss,

piccoli in termini percentuali, ma aggravati da elevati costi di

transazione, in termini relativi, e da un risk-reward decisamente ridotto.

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La fase più profittevole sembra essere la IV, caratterizzata da una

volatilità media - in mediu stat virtus - ma decisamente stabile. In tale

scenario i falsi segnali sono ridotti, c’è un risk-reward adeguato,

insomma sembra essere il migliore scenario in assoluto per fare trading

Altre due fasi interessanti sembrano essere la V (volatilità media e

mediamente stabile) e la VII (volatilità alta ma molto stabile). In

entrambi i casi i segnali falsi sono ridotti, ed il timing non è difficilissimo.

Il risk-reward è interessante

La fase II (volatilità bassa e mediamente stabile) e la fase III

(volatilità bassa ma molto instabile) sono poco interessanti, gli spazi per

il trading sono molto ridotti, con rischi di falsi segnali (fase III) e elevati

costi di transazione (fase II)

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Le fasi negative più pericolose, oltre alla fase IX già trattata, sono la VI

volatilità media ma molto instabile) e la VIII (volatilità alta e

mediamente stabile), in cui il rischio di falsi segnali ed il timing difficile,

con conseguente rischio di elevati e frequenti stop loss, rendono

sconsigliabile l’attività di trading

Semplificando, possiamo dividere le 9 fasi in tre gruppi:

Fasi IV, V e VII: OK

Fasi I, II e III: neutre, poco interessanti

Fasi VI, VIII e IX: negative

Risulta evidente come capire in quale fase di mercato si trovi un indice,

un titolo o qualsivoglia strumento finanziario è fondamentale per evitare

di fare trading in fasi negative. Tutto ciò indipendentemente da

considerazioni sul trend e sui livelli statici, che devono quindi essere

effettuate dopo l’analisi della volatilità

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Si può a questo punto creare un sistema esperto, che organizzi i titoli

che ci interessano, sull’orizzonte operativo in cui desideriamo fare

trading, in modo da collocarli automaticamente in una delle 9 fasi

individuate

A tal fine dobbiamo previamente definire:

1) orizzonte su cui calcolare la media dei range (per es. range medio

giornaliero delle ultime 10 sedute, oppure range medio settimanale

delle ultime 10 settimane; sarebbe interessante calcolare la media

anche su un dominio diverso, ad es. 5 oppure 20, in modo da studiare

come evolve il quadro tecnico della volatilità)

2) individuare, in termini numerici, il passaggio da basso a medio a alto,

sia per la volatilità (range medio) che per la volatilità della volatilità

(dev. Standard range medio diviso per il range medio)

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DALL’ANALISI TECNICA AL TRADING: DALL’ANALISI TECNICA AL TRADING: la Costruzione di Strategie e la Gestione del Rischiola Costruzione di Strategie e la Gestione del Rischio

Ricordiamoci poi che la volatilità potrebbe

cambiare, esponendoci al rischio di dover

chiudere le posizioni aperte seguendo

l’approccio che abbiamo appena visto...

Una variazione della volatilità, o della volatilità della volatiUna variazione della volatilità, o della volatilità della volatilità, fanno lità, fanno

passare da una fase di mercato ad un’altra, con caratteristiche passare da una fase di mercato ad un’altra, con caratteristiche e e

criticità diverse. Spesso un incremento negli criticità diverse. Spesso un incremento negli stop lossstop loss sul sul trading trading è un è un

sintomo evidente di un mutamento del quadro di volatilità, che psintomo evidente di un mutamento del quadro di volatilità, che porta orta

in genere con sé anche un cambio nel in genere con sé anche un cambio nel trend trend dei prezzidei prezzi

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Oltre a ciò, anche la significatività dei livelli statici Oltre a ciò, anche la significatività dei livelli statici -- supporti e supporti e

resistenze resistenze -- risente di una variazione nella volatilitàrisente di una variazione nella volatilità

Un motivo in più per iniziare l’analisi di un indice, di un titoUn motivo in più per iniziare l’analisi di un indice, di un titolo, ecc. da lo, ecc. da

un’attenta valutazione della volatilità e della sua stabilità. Sun’attenta valutazione della volatilità e della sua stabilità. Solo in olo in

seguito si può passare ad un’analisi del seguito si può passare ad un’analisi del trend trend e concludere quindi con e concludere quindi con

un’analisi statica di supporti e resistenze un’analisi statica di supporti e resistenze

Come sempre, il Come sempre, il trading trading è una gestione di rischi e di opportunità. è una gestione di rischi e di opportunità.

Conoscere il quadro tecnico, in termini di volatilità, direzionaConoscere il quadro tecnico, in termini di volatilità, direzionalità e livelli lità e livelli

statici, ci fornisce la mappatura necessaria per gestire tali statici, ci fornisce la mappatura necessaria per gestire tali

rischi/opportunità. Senza alcuna garanzia di successo, ma sicurarischi/opportunità. Senza alcuna garanzia di successo, ma sicuramente mente

con una marcia in più rispetto a chi opera in base al semplice icon una marcia in più rispetto a chi opera in base al semplice istinto stinto

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ANALISI SUPPORTI & RESISTENZEANALISI SUPPORTI & RESISTENZE

Riassumendo:Riassumendo:

VOLATILITÀ FAVOREVOLE ?VOLATILITÀ FAVOREVOLE ?

NONO

SÌSÌ

TREND FAVOREVOLE ?TREND FAVOREVOLE ?

SÌSÌ

NONO

PIANO DI PIANO DI TRADINGTRADING

SI VA A PESCASI VA A PESCA

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Come combinare la volatilità misurata in termini di ampiezza del range medio

(orario, giornaliero, settimanale, ecc.) con la volatilità misurata ricorrendo alla

deviazione standard? Ricollegandosi all’operatività sul future S&P Mib indicata

nelle slide 10-14, vediamo un modo in cui si possono organizzare le informazioni

Nella pagina seguente, viene riportato un foglio di calcolo in cui viene calcolato il

range medio giornaliero del future S&PMIB nelle sedute precedenti a quella in cui si

desidera operare, articolate su diversi orizzonti temporali: le 5 sedute precedenti, le

10, le 20, le 40. Tale indicatore fornisce una misura della volatilità del derivato in

termini di escursione giornaliera

Viene quindi calcolata la deviazione standard del range medio, nei vari orizzonti

indicati, rapportando poi il valore ottenuto al range medio stesso. Si ottiene così un

valore che fornisce preziose informazioni sulla stabilità della volatilità, ovvero della

volatilità della volatilità

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Quando la volatilità della volatilità, definita come sopra, rimane su valori medi (20-

40%), diventa possibile fare delle previsioni attendibili su quello che potrà essere il range

della seduta a venire. Quando la volatilità è stabile, anche i livelli pivotali proiettano

correttamente la volatilità. Quando la volatilità si muove a soffietto, con alternarsi di sedute

volatili e sedute poco mosse, a parità di valore medio del range diventa più difficile farsi

un’idea corretta della volatilità futura. In tal caso, anche il ricorso ai livelli pivotali perde di

significato

Un’operatività contro-trend nell’infraday, con acquisti su discese e vendite su rimbalzi, può

essere interessante se si riesce ad avere un’idea del range per la giornata, in modo da

posizionarsi in acquisto e in vendita in zone “a basso rischio”, prossime cioè agli estremi

probabili della seduta stessa. Tale operatività è sconsigliata quando la volatilità della

volatilità sale su livelli troppo elevati. Quando la deviazione standard del range medio,

rapportato al range stesso, sale oltre il 50 %, non esistono più zone a basso rischio.

Scattano gli stop loss…il mercato sta cambiando, è questa è un’informazione che vale la

pena pagare con uno stop...

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A:\[pivot_fu.xls]Fib30 Range Max 40gg = 570Range Min 40 gg= 135 Operatività: 1 contratto

Cls 27295 26337 Prezzo Medio 40 gg 1291 contrattoOpen xxxxx 27350 Open R3-AP= 270 0,99% Range 258 Range MEDIO 40ggHigh 27370 27295 Adjusted Cls R2-AP= 135 0,49% 135 0,98% VTY MEDIA 40gg 33,51%Low 27235 R1-AP= 65 0,24% 285 214 Range MEDIO 5gg 0,81% Vol media 5 gg 72 Dev. St. 5 gg

240 222 Range MEDIO 10gg 0,84% Vol media 10 gg 67 Dev. St. 10 gg1/2 Rang 270 L S 30,14%

AP= 27300 R3 27570 PvH3 R3-S3= 540 1,98% 0,99% 140 Take Profit Fib = 111 27411 27479 Take Profit Fib = 27230 260PvH1= 27365 R2 27435 PvH2 R2-S2= 270 0,99% 0,49% 305 Stop Loss Fib = 120 27180 27710 Stop Loss Fib = 26720 250PvL1= 27230 R1 27365 PvH1 R1-S1= 135 0,49% 0,25% 255 RISK/REWARD = 0,92 27300 27590 Prezzo entrata 26970 1,04PvH2= 27435 AP 27300 AP R1-AP= 65 0,24% 140 Area acq/vend nr. punti: 15 PvL2= 27165 S1 27230 PvL1 S1-AP= 70 -0,26% 270 2395 Escursione 40 gg 1380 (10gg) Escursione (5gg) 755PvH3= 27570 S2 27165 PvL2 S2-AP= 135 -0,49% 175 9,09% Escursione pct 40 gg 5,24% (10gg) Escurs. pct (5gg) 2,87%PvL3= 27030 S3 27030 PvL3 S3-AP= 270 -0,99% 505 287 Range MEDIO 10 gg 67 (10gg) Dev. S.Range (5gg) 72

145 115 Dev. St. 100 (40gg) Dev. S.Range (20gg) 97470260 Valore centrale = 27323 27494 MIN MAX min max205 RANGE MIN seduta odierna 155 27245 27400 27417 27571310 RANGE MAX seduta odiern 288 27178 27467 27350 27638270 Probabilità = 70,00%255210235170 274 Range MEDIO 10 gg330 131 Dev. St.295235165570230400170175

Range

Distanza livelli

540

270

135

65 70

135

270

0

100

200

300

400

500

600

R3-S3= R2-S2= R1-S1= R1-AP= S1-AP= S2-AP= S3-AP=

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r a n g e m e d i o e m e d i a 1 0 s e d u t e

01 0 02 0 03 0 04 0 05 0 06 0 07 0 0

3 8 , 6 8 % 3 0 , 1 4 %1 3 5 5 9 0 2 5 8 M e d i a R a n g e 4 0 g g 0 0 2 2 2 M e d i a R a n g e 1 0 g g2 8 5 2 0 5 1 0 0 D e v s t a n d a r d 4 0 g g 1 1 6 7 D e v s t a n d a r d 1 0 g g2 4 0 2 2 0 1 5 8 R a n g e m i n 1 1 1 5 5 R a n g e m i n2 7 0 2 3 5 3 5 8 R a n g e m a x 1 1 2 8 8 R a n g e m a x1 4 0 3 0 0 7 7 , 5 % p r o b r a n g e m i n - m a x 0 0 7 0 , 0 % p r o b r a n g e m i n - m a x3 0 5 3 5 0 1 12 5 5 2 7 0 1 11 4 0 3 8 0 0 02 7 0 2 0 0 1 11 7 5 2 9 0 3 0 4 1 15 0 5 3 3 0 2 7 8 01 4 5 2 0 0 2 7 7 , 5 04 7 0 2 7 0 2 8 2 , 5 02 6 0 2 1 0 2 8 0 12 0 5 3 8 0 2 8 8 13 1 0 2 1 0 2 7 4 1

Bibliografia consigliataBibliografia consigliata

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Per un’introduzione generale al concetto di Volatilità suggeriamo la lettura di:

Shiller, Robert J., Market Volatility, The MIT Press, Massachusetts Institute of Technology, Cambridge, Massachusetts, 1999Fontanills, George A.; Gentile, Tom, The Volatility Course, John Wiley & Sons, Inc., Hoboken, New Jersey, 2003

Per un approfondimento del tema della volatilità e delle opzioni, suggeriamo la lettura di:

Natenberg, Sheldon, Option, Volatility & Pricing, McGraw-Hill, USA, 1994 (pagg. 51-79; 273-299)Kaeppel, Jay, The Option trader’s guide to Probability, Volatility, and Timing, John Wiley & Sons, Inc., New York, 2002 (pagg. 63-106)McMillan, Lawrence G., Options as a strategic investment, New York Institute of Finance, Usa, 2002 (pagg. 727-846)