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Percorso formativo per Innovation Transfer Consultant febbraio-giugno 2011 VI SEMINARIO Il trasferimento di Innovazione in Impresa Introduzione L’ultimo seminario del percorso formativo ha voluto proporre alcune delle esperienze più significative in regione sul trasferimento di Innovazione: BioTekNet, società attiva nello sviluppo di processi biotecnologici per la produzione di farmaci, e il CROM (Centro Ricerche Oncologiche di Mercogliano), centro di eccellenza nella ricerca oncologica, con particolare attenzione ai nuovi farmaci anti-tumorali ed alle strategie innovative per la prevenzione, la diagnosi e la terapia dei tumori umani. Amleto D’Agostino, project manager di BioTeknet SCpA e direttore generale di BioStarNet Scarl, ha effettuato una disamina del conflitto che esiste tra l’attività di un laboratorio di ricerca, in particolare universitario, il cui interesse prevalente è la produzione di un “paper”, e il trasferimento di Innovazione. Ne consegue l’esigenza che il trasferimento tecnologico sia effettuato da strutture di mediazione dedicate. Tuttavia, è anche necessario sfatare il luogo comune della distinzione tra ricerca di base e ricerca applicata, in quanto spesso i back thought provengono più dalla ricerca di base, che è curiosity driven, che da quella applicata. Ad esempio cita il sistema GPS, che è frutto della teoria della relatività ristretta. Nella presentazione del progetto BioStarNet ha evidenziato come nell’ambito delle biotecnologie il settore produttivo non sia proporzionato alle numerose e qualificate competenze presenti in Campania, per cui BioStarNet si pone come obiettivo di colmare questa lacuna attraverso la creazione di nuove imprese e l’aggregazione degli spin off esistenti in Regione, che hanno tutti aderito al progetto. Per il futuro l’attività è rivolta alla creazione di un distretto tecnologico (Campania Bioscience) che riunisca tutte le realtà che operano nel settore. Nell’intervento di Luigi Pavia (ENEA- Enterprise Europe Network) è stata fornita una panoramica delle diverse azioni di supporto alle imprese nel trasferimento tecnologico, secondo il modello utilizzato da Enterprise Europe Network. L’intervento del prof. Giuseppe Castello, direttore operativo del Centro Ricerche Oncologiche di Mercogliano (CROM), ha rappresentato alcune tra le principali peculiarità del CROM, che fin dalla sua fondazione si pone in una posizione innovativa nel panorama della ricerca sui tumori, indirizzando i propri sforzi all’oncologia pre-clinica. L’orientamento è verso lo sviluppo di terapie personalizzate, attraverso la produzione di farmaci molecolari tailored made per la diagnostica e la terapia oncologiche. Grande attenzione è, inoltre, dedicata alla 98

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VI SEMINARIO Il trasferimento di Innovazione in Impresa

Introduzione

L’ultimo seminario del percorso formativo ha voluto proporre alcune delle esperienze più significative in regione sul trasferimento di Innovazione: BioTekNet, società attiva nello sviluppo di processi biotecnologici per la produzione di farmaci, e il CROM (Centro Ricerche Oncologiche di Mercogliano), centro di eccellenza nella ricerca oncologica, con particolare attenzione ai nuovi farmaci anti-tumorali ed alle strategie innovative per la prevenzione, la diagnosi e la terapia dei tumori umani.

Amleto D’Agostino, project manager di BioTeknet SCpA e direttore generale di BioStarNet Scarl, ha effettuato una disamina del conflitto che esiste tra l’attività di un laboratorio di ricerca, in particolare universitario, il cui interesse prevalente è la produzione di un “paper”, e il trasferimento di Innovazione. Ne consegue l’esigenza che il trasferimento tecnologico sia effettuato da strutture di mediazione dedicate. Tuttavia, è anche necessario sfatare il luogo comune della distinzione tra ricerca di base e ricerca applicata, in quanto spesso i back thought provengono più dalla ricerca di base, che è curiosity driven, che da quella applicata. Ad esempio cita il sistema GPS, che è frutto della teoria della relatività ristretta.

Nella presentazione del progetto BioStarNet ha evidenziato come nell’ambito delle biotecnologie il settore produttivo non sia proporzionato alle numerose e qualificate competenze presenti in Campania, per cui BioStarNet si pone come obiettivo di colmare questa lacuna attraverso la creazione di nuove imprese e l’aggregazione degli spin off esistenti in Regione, che hanno tutti aderito al progetto. Per il futuro l’attività è rivolta alla creazione di un distretto tecnologico (Campania Bioscience) che riunisca tutte le realtà che operano nel settore.

Nell’intervento di Luigi Pavia (ENEA- Enterprise Europe Network) è stata fornita una panoramica delle diverse azioni di supporto alle imprese nel trasferimento tecnologico, secondo il modello utilizzato da Enterprise Europe Network.

L’intervento del prof. Giuseppe Castello, direttore operativo del Centro Ricerche Oncologiche di Mercogliano (CROM), ha rappresentato alcune tra le principali peculiarità del CROM, che fin dalla sua fondazione si pone in una posizione innovativa nel panorama della ricerca sui tumori, indirizzando i propri sforzi all’oncologia pre-clinica. L’orientamento è verso lo sviluppo di terapie personalizzate, attraverso la produzione di farmaci molecolari tailored made per la diagnostica e la terapia oncologiche. Grande attenzione è, inoltre, dedicata alla

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formazione, sia attraverso la promozione di corsi professionalizzanti per laureati (master in “Ambiente e Cancro” e “Comunicazione in ambito sanitario”), sia con lo sviluppo di percorsi educativi per studenti delle scuole superiori e diplomati (progetto “Ama per Bene” sull’alimentazione per il benessere).

Infine, Flavia D’Urso, consigliere dell’Ordine dei Chimici della Regione Campania e coordinatrice del gruppo di studio in “Trasferimento di Innovazione”, ha tracciato le conclusioni del percorso formativo, ripercorrendo i diversi seminari e sottolineandone alcuni dei contenuti più significativi.

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VI seminario

Martedì 21 giugno 2011

Hotel Oriente, via Diaz- Napoli

Il trasferimento di Innovazione in Impresa

Ore 15:30 Gestire l’innovazione nel settore delle biotecnologie: il caso BioTekNetDott. Amleto D'Agostino– Project Manager di BioTeknet SCpA e Direttore Generale di BioStarNet Scarl

Ore 16:00 La funzione di mediazione nel trasferimento di InnovazioneDott. Luigi Pavia- ENEA Enterprise Europe Network

Ore 16:30 Intervento programmato del Prof. Giuseppe Castello- Direttore Operativo del Centro Ricerche Oncologiche di Mercogliano (CROM)

Ore 17:00 Innovation Transfer Consultant: conclusione di un percorsoDott.ssa Flavia D’Urso- Consiglio dell’Ordine dei Chimici della Regione Campania

Ore 17:15 Discussione e conclusioni

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Gestire l’innovazione nel settore delle biotecnologie: il caso BioTekNet

Introduzionedi Giuseppe Naviglio

La nuova "teoria della crescita" considera l'innovazione come parte indispensabile di un processo, che promuove lo sviluppo economico. I vincoli del mercato (ad es. norme, leggi, qualità totale, procedure, tracciabilità) sono giorno dopo giorno sempre più restrittivi e costosi da implementare nel breve periodo.

Da circa mezzo secolo si è andata manifestando una serie di fattori evolutivi verso la convergenza e integrazione fra ricerca pubblica, impresa e governo. L’impresa si trova a subire una sfida tecnologica sempre più difficile per il numero dei potenziali concorrenti nel mercato mondiale, per la maggiore complessità e rischiosità delle innovazioni da introdurre, per il costo crescente della Ricerca & Sviluppo. L’università e in genere la ricerca pubblica si trovano a competere con sempre più attori per una fetta della torta di finanziamento pubblico sempre più esigua. Il governo centrale e periferico, pressato dalle domande sociali, come quella legata alla sanità e all’ambiente, e da quelle economiche, come quella rivolta alla competitività internazionale del suo sistema industriale, si trova obbligato a selezionare, finalizzare e monitorare strettamente le risorse (assai scarse relativamente alle richieste) che ha a disposizione per sostenere la ricerca.

Questo insieme di vincoli ambientali ha una serie di conseguenze. In primis l’impresa, non riuscendo a soddisfare all’interno dei suoi laboratori di Ricerca & Sviluppo la richiesta di competenza scientifica dettata dalla complessità e interdisciplinarità dei problemi conoscitivi sul tappeto, si rivolge sempre più all’università e alla ricerca pubblica per trovare risposte ai suoi obbiettivi tecnologici. Inoltre chiede soccorso alla mano pubblica per condividere l’onere finanziario, soprattutto quando si tratta di programmi di ricerca ad alto rischio e di lungo periodo. Parallelamente, la ricerca pubblica, alle prese con un aumento crescente della spesa a fronte di risorse relativamente scarse, si trova sempre più obbligata a ricorrere alle risorse nel mondo dell’impresa e a finalizzare, quindi, le sue attività verso obbiettivi di natura industriale. L’università, spinta da esigenze di carattere economico, diventa attore economico a tutti gli effetti sia promuovendo spin-off di nuove aziende hi-tech, sia dando origine essa stessa allo start-up di imprese utilizzatrici di tecnologie e capitali universitari. Infine, gli stessi finanziamenti pubblici alla ricerca accademica, una volta parzialmente liberi da finalizzazione, oggi arrivano sempre più vincolati al soddisfacimento di funzioni di carattere sociale ed economico. Quindi, da una parte i vincoli ambientali selettivi del mercato globale e dall’altra parte i vincoli cognitivi della generazione di nuova conoscenza tecnologica, hanno come effetto quello di far convergere verso una sempre maggiore integrazione dei tre mondi - ricerca pubblica, impresa e governo-,

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un tempo relativamente distanti o associati in modo binarioEd è in questo contesto che si colloca BioTekNet S.C.p.A., come anche

presentato dal dott. Amleto D’Agostino Project Manager della stessa e Direttore Generale di BioStarNet Scarl, Centro Regionale di Competenza che agisce nella vasta area tematica delle biotecnologie industriali e focalizza la sua attività sullo sviluppo di processi industriali e di tecnologie che utilizzano sistemi biologici o loro componenti, con particolare riferimento a: nuove tecnologie fermentative, biosensori innovativi, biosistemi per la depurazione delle acque, applicazioni biologiche avanzate per il settore alimentare, enzimologia industriale.

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Approfondimentidi G. Naviglio

É largamente riconosciuto che, dopo la tecnologia dell’informazione, le scienze della vita e la biotecnologia costituiscono la prossima fase dell’economia basata sulla conoscenza, con la creazione di nuove opportunità per le nostre società e i nostri sistemi produttivi. Nel campo delle conoscenze alla base delle scienze della vita e della biotecnologia è in corso una rivoluzione che comporta un’apertura nei confronti di nuove applicazioni nei settori sanitario, agroalimentare, di tutela dell’ambiente, nonché nuove scoperte scientifiche. A questa espansione delle conoscenze, si accompagna una rapidità senza precedenti della trasformazione delle invenzioni scientifiche d’avanguardia in prodotti di uso corrente, che rappresentano un potenziale di creazione di nuovo benessere.

Uno dei più importanti fattori della competitività, inoltre, è rappresentato proprio dall’innovazione, di cui l’attività di ricerca e sviluppo (R&S) è una importante determinante; “l’innovazione è la capacità di sviluppare nuovi prodotti, processi e servizi, competitivi sul mercato mondiale”, mentre la R&S è definita come il complesso di lavori creativi intrapresi in modo sistematico sia per accrescere l'insieme delle conoscenze (ivi compresa la conoscenza dell'uomo, della cultura e della società) sia per utilizzare tali conoscenze per nuove applicazioni.

L’attività di R&S risulta pertanto fondamentale non solo per lo sviluppo dei settori basati su una elevata intensità di conoscenza, ma anche per la diffusione dell’innovazione nell’intero tessuto industriale, inclusi i settori cosiddetti tradizionali o maturi. A questo punto è opportuno sottolineare che l’equazione “più ricerca uguale più innovazione – più ricchezza – più competitività” non è esatta e la sua soluzione richiede una attenta considerazione di una pluralità di fattori. La catena del valore che parte dalla ricerca e sviluppo, prosegue infatti con la produzione dei beni e servizi, la distribuzione, il marketing ed è strettamente associata a ulteriori cruciali quali fattori di natura finanziaria (crediti, agevolazioni, ecc.) e non meno importanti elementi di trasferimento tecnologico. È l’insieme di questi fattori, tra i quali la R&S assume particolare rilievo, a determinare, per un sistema economico o per un Paese, più ricchezza, posti di lavoro e maggiore coesione sociale.

Quindi è importante mettere a sistema tutti gli “stakeholders” che a vario titolo partecipano alla filiera dell’innovazione realizzando un vero e proprio network virtuoso. La struttura della rete a tutti i livelli deve essere però attivata da criteri e forme di funzionamento che consentano alle persone di operare. Per questo occorre massimizzare alcune dimensioni chiave dell'agire organizzativo: la cooperazione, la comunicazione, la conoscenza, la comunità, (le cosidette 5C) in maniera adeguata alle strategie, al livello dell'impegno richiesto, alle opportunità tecnologiche, alle caratteristiche del sistema sociale. Quando in una organizzazione il contesto competitivo e istituzionale è altamente incerto, quando gli obiettivi sono

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altamente variabili e difficili da raggiungere, quando i processi sono altamente incerti e attraversano una organizzazione a rete, quando la tecnologia o i processi di reengineering sconvolgono l'organizzazione, quando l'innovazione deriva in buona misura dalle persone, quando la cooperazione è richiesta anche fra persone in postazioni remote, quando la conoscenza diventa strategica e occorre far convergere conoscenza reificata e conoscenza delle persone allora ogni "nodo della rete", ad ogni livello della "rete", dovrà potenziare non solo le conoscenze, ma anche i propri sistemi di cooperazione, di comunicazione e dovrà far convergere comunità e organizzazione.

Tuttavia, come è stato presentato dal dott. Amleto D'Agostino, esistono delle criticità nella creazione di imprese innovative, soprattutto in Campania, tra le quali:

� insufficiente disponibilità di capitali privati per il finanziamento di iniziative innovative (venture capital e, in particolare, seed capital)

� finanziamenti pubblici con meccanismi non adeguati alla tipologia di impresa che caratterizza gli spin-off (microimpresa) e con tempi imprevedibili

� insufficiente disponibilità di “Luoghi” e infrastrutture favorevoli all’incubazione di imprese innovative

� un’aggregazione di competenze pubbliche e private che consenta di raggiungere un’adeguata “massa critica”;

� difficoltà di comunicazione tra PMI e il mondo della ricerca.Da ciò è possibile evincere che l’innovazione raramente è un processo lineare

in cui prima il mondo della ricerca scientifica scopre qualcosa e poi il mondo delle imprese lo applica. Al contrario ed in particolare, per lo sviluppo anche delle PMI, è opportuno fare riferimento a modelli più evoluti di innovazione quale il modello circolare o Tripla Elica in cui vi è, tra l’altro, una stretta sinergia di tutti gli attori interessati ed in particolare finalizzando tutto ciò al concetto di “Innovazione Sistemica”, ossia “un approccio globale e interdisciplinare che punta al trasferimento nelle aziende di un orientamento culturale ed organizzativo all’utilizzo organico e diffuso dell’innovazione come leva di business”.

A tal riguardo possono assumere un ruolo fondamentale quei soggetti che sono capaci di fungere da cabina di regia per il corretto impiego della leva dell’innovazione a beneficio di tutti gli attori coinvolti e del Sistema Economico e Sociale nel suo complesso garantendo una performance virtuosa a tutta la filiera produttiva..

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Enterprise Europe Network: a servizio dell’innovazione

Introduzionedi P. Vassallo

Nella presentazione dell’Ing. Pavia sono descritti i principali servizi offerti da ENEA-Enterprise Europe Network a supporto dell’innovazione, partendo dai presupposti politici comunitari che hanno portato alla nascita del network, fino a indicare le potenzialità del network stesso.

Nell’ottobre del 2006, l’Unione europea ha istituito un programma quadro (CIP1) per la competitività e l’innovazione delle PMI in Europa, al fine di perseguire gli obiettivi della rinnovata strategia di Lisbona e di favorire quindi la crescita e l’aumento dei posti di lavoro. Tra gli obiettivi che il Parlamento europeo prefissa agli stati membri per il periodo 2007-2013, è definita la realizzazione di un network di centri per i servizi di business e d’innovazione per le imprese.

Nasce così, nel 2008, Enterprise Europe Network (EEN), la più grande rete di servizi di assistenza gratuita a sostegno della competitività e dell’innovazione per le PMI. Enterprise Europe Network è gestita dall’Executive Agency for Competitiveness and Innovation (EACI) dell’UE ed ha una mission che può essere così sintetizzata:- Identificare i potenziali partner tecnologici e commerciali per le imprese;- Assistere l’accesso delle PMI a nuovi mercati e informarle sulle attività dell’UE, ricercando per esse nuove opportunità;- Informare le aziende sulle direttive EU e sulle specifiche tecniche, ma anche sulle problematiche legate alla proprietà intellettuale.

Il Network in numeri

Per avere un’idea delle potenzialità del network, si consideri che le organizzazioni coinvolte sono circa 600 e che alla rete d’innovazione partecipano più di 3.000 staff d’esperienza. Dalla nascita del network ad oggi sono stati organizzati più di 1.250 eventi di brokeraggio e oltre 12.000 eventi locali organizzati, con una presenza di oltre 500.000 clienti agli eventi locali. Infine, le PMI avvicinate sono oltre 2 milioni. L’estensione geografica della rete copre 51 paesi: 27 dell’Unione europea e 24 paesi non-EU, tra cui: Norvegia, Islanda, Svizzera, Russia, Armenia, USA, Giappone, Israele, etc.

In Italia la rete è composta da 55 punti e include diverse realtà, raggruppate in cinque i consorzi, tutti legati a Enterprise Europe Network: ALPS, Bridgeconomies, CINEMA, Friend Europe e Simplex.

1 CIP: Competitiveness and Innovation Framework Programme (2007 – 2013), direttiva 1639/2006/CE

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Il Centro Ricerche ENEA di Portici è uno dei sedici partner del consorzio Bridgeconomies, che dal punto di vista territoriale comprende: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia e Sicilia.

Il supporto alle imprese è offerto da ENEA attraverso una serie di servizi, organizzati in fasi successive.

Nel primo stadio si definisce il cosiddetto “profilo tecnologico” dell’azienda e si valutano l’offerta o i bisogni di innovazione mediante visite conoscitive e audit tecnologici aziendali.

Successivamente, attraverso due strumenti multimediali del network, una banca dati dinamica (BBS) e uno strumento di ricerca automatico (AMT), si attua la promozione e la diffusione dei profili tecnologici dell’azienda accreditata, che mira ad individuare dei partner transnazionali. A seconda dei casi, ENEA può supportare la ricerca dei partner aziendali con un servizio aggiuntivo che comprende differenti tipologie di eventi: brokeraggio, company mission, conferenze-workshop e promozione focalizzata.

Infine, ENEA offre servizi speciali, come l’assistenza alla negoziazione del contratto di trasferimento tecnologico.

Per gli Enti e gli Istituti di Ricerca, si effettua un percorso analogo a quello delle aziende:

• Valorizzare e disseminare i risultati della ricerca.• Individuare i partner transnazionali per la valorizzazione dei risultati di

ricerca.• Supporto per la partecipazione a programmi UE di R&D.

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Approfondimentidi P. Vassallo

Negli approfondimenti si è scelto di analizzare in maggior dettaglio le diverse azioni di supporto alle imprese nel trasferimento tecnologico, così come dal modello proposto da ENEA- Enterprise Europe Network.

Fase 1 - Visita aziendale e Audit tecnologico

Per le aziende che vogliono innovare, la visita aziendale prevede un incontro preliminare per analizzare la struttura, le attività, i prodotti e i processi, le tecnologie e proporre i servizi e opportunità offerti dal Network.

Successivamente, con l’audit tecnologico si effettua una visita approfondita dell’azienda. L’audit consiste in un confronto approfondito tra l’operatore EEN, spesso accompagnato da un esperto del settore tecnologico, e la PMI. Trattandosi di una fase preliminare ed essendo una raccolta dati, la tipologia di campionamento e la scelta delle operazioni da sottoporre a verifica richiedono particolare attenzione da parte dell’auditor. Per quanto riguarda gli standard di riferimento, l’UE adotta quelli dell’INTOSAI2 e dell’IIA3.

In base alle differenti finalità, l’audit potrà caratterizzarsi:

I) “for brokerage services”: preliminare all’erogazione di servizi per la realizzazione di partnershiptransnazionali a contenuto tecnologico ;

II) “with technology expert”: con l’intento di approfondire il confronto tra la PMI ed esponenti delmondo della ricerca impegnati nei settori di interesse;

III) “for finance”: finalizzato all’erogazione di servizi a supporto delle PMI nell’accesso alla finanza per l’innovazione;

In base alle caratteristiche dell’audit, all’azienda si sottopone un questionario specifico. In genere, le domande dei questionari riguardano argomenti del tipo: informazioni generali, strategia d’impresa, innovazione tecnologica e ricerca applicata, innovazione gestionale, tecnologie dei sistemi di produzione, tecnologie informatiche, qualità, competitività e investimenti, organizzazione e gestione delle risorse umane.

2 INTOSAI: International Organization of Supreme Audit Institutions.3 IIA: Institute of Internal Auditors.

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E’ un percorso assistito in cui esperti di trasferimento tecnologico aiutano l'impresa a definire:

• il proprio livello tecnologico confrontato con i principali competitor;

• i propri bisogni tecnologici;

• le possibili soluzioni tecnologiche e i centri in grado di fornirle.

Si definisce così lo stato dell'arte tecnologico dell'azienda e si identificano i nuovi prodotti ed i sistemi che faranno da supporto allo sviluppo dell'azienda.

L’audit tecnologico può essere anche un utile strumento di “animazione e stimolo” per quelle aziende che pur essendo interessate alla propria innovazione, non hanno ancora familiarità con gli aspetti tecnici del trasferimento tecnologico.

L'EEN intende svolgere ogni anno 50'000 audit tecnologici, documentandone mille di questi. In tal modo, le PMI non solo vengono incoraggiate a sviluppare nuovi prodotti, ma vengono informate riguardo alle direttive UE, ai programmi e alle possibilità di finanziamento.

Fase 2 - Identificazione dei profili tecnologici

Enterprise Europe Network predispone di richieste e offerte di tecnologie per promuovere prodotti e processi a livello europeo o per identificare possibili soluzioni innovative per l’azienda. In particolare, per conseguire l’identificazione dei profili tecnologici aziendali, sono disponibili il database BBS (Bullettin Board Services) e il sistema AMT (Automatic Matching Tool).

La banca dati dinamica BBS di Europe Network consente la ricerca sul web di offerte e richieste di aziende già accreditate presso il network; il sistema prevede una serie di parole-chiave che rendono più efficace la ricerca, che può essere effettuata per settore d’attività e per paese d’origine dell’azienda. Infine, le aziende possono essere identificate sia per offerte tecnologiche (TO) che per richieste tecnologiche (TR). Per avere un’idea delle potenzialità del network, riportiamo qui in seguito alcuni dati-chiave. I profili tecnologici sono 6465, le offerte tecnologiche sono 5343 (di cui 543 italiane), mentre 1122 sono le richieste tecnologiche (di cui 92 italiane).

Il sistema AMT è un servizio gratuito che permette ai clienti registrati (11.200 aziende) di ricevere i profili della banca dati in base a una selezione delle tecnologie d’interesse attraverso opportune parole-chiave ed è un utile strumento per chi intende costruire delle partnership. Il sistema AMT fornisce via e-mail le offerte (TO) e le richieste tecnologiche (TR) delle aziende. Si può decidere se ricevere le e-mail giornalmente, settimanalmente o mensilmente. Il sistema comunica agli utenti registrati anche informazioni addizionali, del tipo: eventi di brokeraggio, conferenze, etc.

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Fase 3 - Incontro DOMANDA - OFFERTA

Le fasi 2 e 3 sono dette anche “scouting di tecnologie” e consistono nell’individuazione delle tecnologie e dei potenziali partner europei che meglio corrispondono ai fabbisogni e ai traguardi aziendali. Gli eventi che costituiscono la terza fase sono: eventi di brokeraggio, eventi company mission, promozioni mirate e workshop.Gli eventi di brocheraggio comprendono:

- Pubblicazione di cataloghi (in versioni multimediali e su carta stampata);- Pre-selezione delle aziende attraverso conferenze preliminari;- Bilateral meetings (incontri individuali con ricercatori e aziende interessate);

Gli eventi company mission riguardano sopratutto gli aspetti strategici delle partnership e comprendono:

- Incontri individuali su tematiche di settore o su aree geografiche di interesse alla partnership;- Visite aziendali;- Bilateral meetings (simili a quelli di brokeraggio ma inerenti alle mission

delle aziende e dei gruppi di ricerca);I servizi di promozione mirata sono:

- Indagini e richieste d’informazioni (mercato, regolamentazione, stato dell’arte, market players, etc);

- Analisi delle opportunità (Who/How);- Focused Promotion (generalmente si tratta di Customer-Focused Marketing Promotions);- Meeting arranging (allestimento e organizzazione degli incontri);- Meeting feedback e Follow-up (valutazioni degli incontri);

I workshop sono eventi in cui si approfondiscono soprattutto gli aspetti pratici delle tecnologie innovative.

Fase 4 - Consulenza specifica

La consulenza specifica consiste nel supporto riguardo una serie di servizi, come: la protezione dei diritti di proprietà intellettuale, l’assistenza alla negoziazione del contratto di trasferimento tecnologico, gli strumenti per il finanziamento dell’innovazione, linee guida, etc.

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Innovation Transfer Consultant: conclusione di un percorso

Commentidi F. D’Urso

Nella presentazione conclusiva si è voluto ripercorrere i diversi seminari, sottolineando i contenuti più significativi e richiamando alcune frasi “caratterizzanti” di ciascun intervento.

Nella lezione introduttiva è emerso come sia necessario, per il professionista chimico, sviluppare un atteggiamento “manageriale” nei confronti della scienza, facendo in modo che la formazione scientifica rappresenti un valore aggiunto e non un limite nel trasferimento di innovazione.

Il secondo seminario ha fornito una panoramica dei modelli di innovazione, ripercorrendo l’evoluzione storica del concetto di innovazione, analizzando le politiche europee che, nella scia della strategia di Lisbona, danno supporto concreto allo sviluppo dell’economia della conoscenza e descrivendo alcune esperienze significative in regione

L’approfondimento del tema sulla tutela della proprietà intellettuale ha consentito di comprenderne il valore, quale presupposto per lo sviluppo della cultura dell’“innovazione aperta”.

Nei seminari sulle metodologie professionali sono stati inoltre considerati diversi strumenti utili per l’implementazione di un piano di innovazione, delineando le skills che dovrebbero essere acquisite da chi scelga di approcciare la professionalità di Innovation Transfer Consultant.

In conclusione, l’intero percorso è sembrato ulteriormente confermare la validità dell’intuizione iniziale di convertire la capacità prevalentemente accademica del chimico di “parlare il linguaggio della ricerca” in una capacità “libero professionale”.

L’ITC si propone, quindi, nel panorama delle professionalità emergenti per il chimico, come ‘traduttore’ della conoscenza, oltre che produttore della stessa, ed è figura chiave nella ormai necessaria transizione da un tessuto produttivo obsoleto a un più evoluto ‘sistema’ della conoscenza.

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Napoli, Hotel Oriente martedì 21 giugno 2011

Innovation Transfer Consultant:

conclusione di un percorso

Dott.a Flavia D’Urso

Consiglio dell’Ordine dei Chimici della Regione Campania

Coordinatore GdS “Trasferimento di Innovazione in Impresa”

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Creat ore di Innovaz ione

Napoli, Hotel Neaplesmercoledì 15 dicembre 2010

Innovation Transfer Consultant:opportunità professionale per il Chimico

“Il collo di bottiglia non è tanto quello di “produrre” Innovazione, ma di

trasferire questi contenuti all’Impresa”F. Ammirati

“Sviluppare un atteggiamento managerialenei confronti della Scienza”

D. Nanno

“Ricerca di base come la cellula staminaledello Sviluppo e Innovazione”

“Trasformare il know-how disponibile inInnovazione competitiva”

R.Parente

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“Il trasferimento di Innovazione colma la

discontinuità tra il sapere e il saper fare.”

“Strategia di Lisbona: puntare sull’economia

della conoscenza. Programma quadro per

l’Innovazione e la Competitività

2007-2013 (CIP)”

“Centri di Competenza e Distretti tecnologici:

creare valore dalla compartecipazione”

“L’Innovazione si fa anche creando sistemi più semplificati e

più immediati”

“Necessità della protezione brevettualeper ridurre il rischiodi investimento”

“Il brevetto è un ibrido tra un contratto legale e un

articolo scientifico”“L’esigenza di uno spin-off

nasce dalla difficoltà di trovare chi possa essere interessato

ad un trasferimento tecnologico”

“Importanza dell’accessoalla documentazione brevettuale”“Il 30% della ricerca effettuata è già un doppione!”

“Importanza di proteggere il know-how aziendale anche con

strumenti diversi dal brevetto”

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“Banche dati tecnologiche: vetrina di richiesta e offerta di tecnologie e know-how”

“Innovation Management Techniquessulla base delle quali il consulente deve

saper impostare un buon piano di Innovazione”

“La collaborazione è una strategia vincente quando si realizza con complementarietà

di competenze e di conoscenze”

“Impegno prevalente: far “metabolizzare”

agli aspiranti imprenditori la potenzialità e la volontà di fare

impresa”

“Valore aggiunto per “galleggiare” nelledinamiche economico finanziarie della

nuova impresa: avere e riuscire ad evidenziare il valore economico dell’azienda legato a due elementi:

- la qualità del team imprenditoriale- la qualità della tecnologia ed innovazione proposta”

“Business Plan come progetto di creazione d’impresa:

uscire dalla logica della redazione di un documento”

“Prima di presentare un progetto per la richiesta di finanziamenti abbiamo il dovere di “smontarlo” nelle diverse fasi

per renderlo inattaccabile”

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Il chimico è formato a “fare ricerca”?!

Da capacità accademica

a capacità “libero professionale”

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Postfazione

Questo lavoro nasce dalla volontà, diffusa tra gli organizzatori ed i corsisti, che il percorso formativo per Innovation Transfer Consultant non rimanga un’esperienza isolata; in questa stessa volontà troverà in seguito i suoi presupposti fondativi l’Associazione ITC (Associazione Culturale Italiana Chimici Consulenti Trasferimento di Innovazione www.assitc.it), nata per promuovere la figura del Consulente in Trasferimento di Innovazione.

L’Ordine dei Chimici della Regione Campania ha voluto, con il percorso formativo e con questa pubblicazione, consolidare in particolare l’attenzione alle “nuove leve”, che si affacciano alla professione spesso disorientate tra una formazione troppo accademica e la difficoltà di inserimento negli spazi professionali “tradizionali”. Il trasferimento di Innovazione è sembrato costituire quella “dimensione ulteriore” che il chimico professionista può proporre tanto come ambito specifico di interesse quanto come “valore aggiunto” alle attività tradizionali. Tutto ciò senza disperdere un’esperienza accademica poco indirizzata alla formazione “professionalizzante”, ma che predispone ad affrontare le questioni professionali con estrema flessibilità ed attitudine al problem solving.

Ricordiamo inoltre che il percorso è stato realizzato grazie alla collaborazione con Lever up Consulting srl, società di consulenza aziendale direzionale, ed Enterprise Europe Network (EEN), rete di servizi di assistenza della Commissione Europea a sostegno della competitività e dell’innovazione delle PMI, contributo significativo tanto per il loro patrimonio di competenze quanto per la possibilità di accedere ad un network di esperienze e di relazioni di sicuro interesse per l’esperienza formativa.

Da mettere, infine, in evidenza l’attiva collaborazione di colleghi, chimici e non, che hanno scelto di contribuire a “lasciare traccia” del percorso formativo attraverso la realizzazione di questa pubblicazione.

Un sincero ringraziamento a tutti e l’augurio che coloro che con noi si sono appassionati a questa esperienza ne traggano input positivi per il proprio percorso di vita, professionale e non.

Flavia D’UrsoConsiglio dell’Ordine dei Chimici della Regione Campania

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