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1 VIA CRUCIS «Vogliamo vivere questo Anno Giubilare alla luce della parola del Signore: Misericordiosi come il Padre. L’evangelista riporta l’insegnamento di Gesù che dice: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36). È un programma di vita tanto impegnativo quanto ricco di gioia e di pace. L’imperativo di Gesù è rivolto a quanti ascoltano la sua voce (cfr Lc 6,27). Per essere capaci di misericordia, quindi, dobbiamo in primo luogo porci in ascolto della Parola di Dio. Ciò significa recuperare il valore del silenzio per meditare la Parola che ci viene rivolta. In questo modo è possibile contemplare la misericordia di Dio e assumerlo come proprio stile di vita». (papa Francesco, Misericordiae Vultus) O Padre mio, la mia fiducia nel tuo amore mi rende tranquillo e la speranza in te mi infonde forza e pazienza, e io cammino con coraggio in questa strada di tribolazioni e di prove, al termine della quale scorgo il riposo e la felicità. (Preghiera ebraica)

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VIA CRUCIS

«Vogliamo vivere questo Anno Giubilare alla luce della parola del Signore: Misericordiosi come il Padre.

L’evangelista riporta l’insegnamento di Gesù che dice: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è

misericordioso» (Lc 6,36). È un programma di vita tanto impegnativo quanto ricco di gioia e di pace.

L’imperativo di Gesù è rivolto a quanti ascoltano la sua voce (cfr Lc 6,27). Per essere capaci di misericordia,

quindi, dobbiamo in primo luogo porci in ascolto della Parola di Dio. Ciò significa recuperare il valore del

silenzio per meditare la Parola che ci viene rivolta. In questo modo è possibile contemplare la misericordia di

Dio e assumerlo come proprio stile di vita».

(papa Francesco, Misericordiae Vultus)

O Padre mio, la mia fiducia nel tuo amore mi rende tranquillo e la speranza in te mi infonde forza e pazienza, e io cammino con coraggio in questa strada di tribolazioni e di prove, al termine della quale scorgo il riposo e la felicità.

(Preghiera ebraica)

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1. GESÙ NEL GIARDINO DEGLI ULIVI (Marco 14,32-36)

Poi giunsero in un podere detto Getsémani, ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedete qui finché io abbia

pregato». Gesù prese con sé Pietro, Giacomo, Giovanni e cominciò a essere spaventato e angosciato. E

disse loro: «L’anima mia è oppressa da tristezza mortale; rimanete qui e vegliate». Andato un po’ più

avanti, si gettò a terra; e pregava che, se fosse possibile, quell’ora passasse oltre da lui. Diceva: «Abbà,

Padre! Ogni cosa ti è possibile; allontana da me questo calice! Però, non quello che io voglio, ma quello che

tu vuoi».

«Eterna è la sua misericordia»: è il ritornello che viene riportato ad ogni versetto del Salmo 136

mentre si narra la storia della rivelazione di Dio. In forza della misericordia, tutte le vicende

dell’antico testamento sono cariche di un profondo valore salvifico. La misericordia rende la storia

di Dio con Israele una storia di salvezza. Ripetere continuamente: «Eterna è la sua misericordia»,

come fa il Salmo, sembra voler spezzare il cerchio dello spazio e del tempo per inserire tutto nel

mistero eterno dell’amore. È come se si volesse dire che non solo nella storia, ma per l’eternità

l’uomo sarà sempre sotto lo sguardo misericordioso del Padre. […]

Prima della Passione Gesù ha pregato con questo Salmo della misericordia. […] Mentre Egli

istituiva l’Eucaristia, quale memoriale perenne di Lui e della sua Pasqua, poneva simbolicamente

questo atto supremo della Rivelazione alla luce della misericordia. Nello stesso orizzonte della

misericordia, Gesù viveva la sua passione e morte, cosciente del grande mistero di amore che si

sarebbe compiuto sulla croce. Sapere che Gesù stesso ha pregato con questo Salmo, lo rende per noi

cristiani ancora più importante e ci impegna ad assumerne il ritornello nella nostra quotidiana

preghiera di lode: «Eterna è la sua misericordia». (Papa Francesco, Misericordiae Vultus)

Facciamo nostre alcune delle parole del salmo 136: Lodate il Signore perché è buono: perché eterna è la sua misericordia. Egli solo ha compiuto meraviglie: perché eterna è la sua misericordia. Ha creato i cieli con sapienza: perché eterna è la sua misericordia. Ha stabilito la terra sulle acque: perché eterna è la sua misericordia. Liberò il suo popolo con mano potente e braccio teso: perché eterna è la sua misericordia. Nella nostra umiliazione si è ricordato di noi: perché eterna è la sua misericordia; ci ha liberati dai nostri nemici: perché eterna è la sua misericordia. Egli dà il cibo ad ogni vivente: perché eterna è la sua misericordia. Lodate il Dio del cielo: perché eterna è la sua misericordia.

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2. GESÙ, TRADITO DA GIUDA, È ARRESTATO (Marco 14,45-46)

Appena giunse, subito si accostò a lui e disse: «Rabbì!» e lo baciò. Allora quelli gli misero le mani addosso

e lo arrestarono.

La mentalità contemporanea, forse più di quella dell’uomo del passato, sembra opporsi al Dio di

misericordia e tende altresì ad emarginare dalla vita e a distogliere dal cuore umano l’idea stessa

della misericordia. La parola e il concetto di misericordia sembrano porre a disagio l’uomo, il quale,

grazie all’enorme sviluppo della scienza e della tecnica, non mai prima conosciuto nella storia, è

diventato padrone ed ha soggiogato e dominato la terra (cfr Gen 1,28). Tale dominio sulla terra,

inteso talvolta unilateralmente e superficialmente, sembra che non lasci spazio alla misericordia …

Ed è per questo che, nell’odierna situazione della Chiesa e del mondo, molti uomini e molti

ambienti guidati da un vivo senso di fede si rivolgono, direi, quasi spontaneamente alla misericordia

di Dio. (Giovanni Paolo II, Dives in misericordia)

Gesù, amico degli uomini, tu sei venuto sulla terra e hai rivestito la nostra fragile storia, per offrire la tua solidarietà a tutti gli uomini. Gesù, dolce e umile di cuore, tu porti sollievo a quanti soffrono sotto il peso dei loro fardelli; eppure l'offerta del tuo amore è stata spesso rifiutata! Anche tra coloro che ti avevano accolto come amico c'è stato chi ti ha rinnegato, chi ha tradito l'impegno preso. Ma tu non hai mai cessato di amarli, al punto da lasciare tutti gli altri per andare in cerca di loro, nella speranza di riportarli a te, caricati sulle tue spalle, o appoggiati al tuo petto. Anche noi ci affidiamo alla tua infinita misericordia, noi che spesso ci sentiamo insidiati dallo scoraggiamento o dalla disperazione. Concedici di cercare rifugio presso di te, e di non disperare mai della tua amicizia, che sempre ci cerca e ci perdona.

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3. GESÙ È CONDANNATO DAL SINEDRIO (Marco 14,55.60-64)

I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano qualche testimonianza contro Gesù per farlo

morire; ma non ne trovavano.

Allora il sommo sacerdote, alzatosi in piedi nel mezzo, domandò a Gesù: «Non rispondi nulla? Che

cosa testimoniano costoro contro di te?» Ma egli tacque e non rispose nulla. Di nuovo il sommo

sacerdote lo interrogò e gli disse: «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?» Gesù disse: «Io sono;

e vedrete il Figlio dell’uomo, seduto alla destra della Potenza, venire sulle nuvole del cielo». Il

sommo sacerdote si stracciò le vesti e disse: «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Voi avete

udito la bestemmia. Che ve ne pare?» Tutti lo condannarono come reo di morte.

Il pellegrinaggio è un segno peculiare nell’Anno Santo, perché è icona del cammino che ogni

persona compie nella sua esistenza. La vita è un pellegrinaggio e l’essere umano è viator, un

pellegrino che percorre una strada fino alla meta agognata. […] Il pellegrinaggio sia stimolo alla

conversione: attraversando la Porta Santa ci lasceremo abbracciare dalla misericordia di Dio e ci

impegneremo ad essere misericordiosi con gli altri come il Padre lo è con noi.

Il Signore Gesù indica le tappe del pellegrinaggio attraverso cui è possibile raggiungere questa

meta: «Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e

sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata

nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio» (Lc 6,37-

38). Dice anzitutto di non giudicare e di non condannare. Se non si vuole incorrere nel giudizio di

Dio, nessuno può diventare giudice del proprio fratello. Gli uomini, infatti, con il loro giudizio si

fermano alla superficie, mentre il Padre guarda nell’intimo. (Papa Francesco, Misericordiae Vultus)

Signore, so che giudicando sbaglio, semplicemente perché prendo un posto che non è per me. Sbaglio posto, perché prendo il tuo posto. Non solo sbaglio, ma mi confondo anche. Sono tanto ossessionato da quello che voglio giudicare, da quella persona ... che la sua pagliuzza non mi lascia tranquillo! E non mi accorgo della trave che ho io. Vedi Signore, mi confondo: credo che la trave sia quella pagliuzza. Confondo la realtà. Giudicando inoltre divento uno sconfitto, perché la stessa misura sarà usata per giudicare me. Eppure tu, Gesù, davanti al Padre non mi accusi mai! Al contrario, mi difendi! Tu sei il mio Paràclito, il mio difensore di fronte a colui che mi accusa: satana. (tratto dall’Omelia del 23/6/2014)

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4. GESÙ È RINNEGATO DA PIETRO (Marco 14,66-72)

Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle serve del sommo sacerdote; e, veduto Pietro che si

scaldava, lo guardò bene in viso e disse: «Anche tu eri con Gesù Nazareno». Ma egli negò dicendo: «Non

so, né capisco quello che tu dici». Poi andò fuori nell’atrio e il gallo cantò. La serva, vedutolo, cominciò di

nuovo a dire ai presenti: «Costui è uno di quelli». Ma lui lo negò di nuovo. E ancora, poco dopo, coloro che

erano lì dicevano a Pietro: «Certamente tu sei uno di quelli, anche perché sei Galileo». Ma egli prese a

imprecare e a giurare: «Non conosco quell’uomo di cui parlate». E subito, per la seconda volta, il gallo

cantò. Allora Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detta: «Prima che il gallo abbia cantato due

volte, tu mi rinnegherai tre volte». E si abbandonò al pianto.

Gesù affida questa missione: «Annuncia ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto

per te» (Mc 5,19). Anche la vocazione di Matteo è inserita nell’orizzonte della misericordia.

Passando dinanzi al banco delle imposte gli occhi di Gesù fissarono quelli di Matteo. Era uno

sguardo carico di misericordia che perdonava i peccati di quell’uomo e, vincendo le resistenze degli

altri discepoli, scelse lui, il peccatore e pubblicano, per diventare uno dei Dodici. San Beda il

Venerabile, commentando questa scena del Vangelo, ha scritto che Gesù guardò Matteo con amore

misericordioso e lo scelse: miserando atque eligendo. Mi ha sempre impressionato questa

espressione, tanto da farla diventare il mio motto. (papa Francesco, Misericordiae Vultus)

O Signore, che nel tuo amore misericordioso mi hai posto nell'esistenza con un disegno preciso,

mi hai fatto conoscere la via della mia vita, mi hai dato una vocazione.

Tu mi hai chiamato, ma io sono nel dubbio; tu mi hai scelto, ma io mi sento insicuro.

Tu mi chiami a vivere in mezzo agli altri, a scoprirti con gli altri, a incontrarti negli altri.

Tu mi chiami a prendere sul serio il tempo, la vita, l'uomo, l'amore.

È tuo discepolo chi ti vede negli altri e li ama, chi ti vede negli altri e li perdona,

chi ti vede nei deboli e fa qualcosa per loro.

Tu mi chiami ogni giorno, chiami ogni uomo, chi è triste,

chi è superbo, chi è grande, chi è potente, chi è piccolo, chi è debole.

Tu mi chiami sempre, quando piango e quando soffro,

quando lavoro e quando amo, mi chiami nella libertà del tuo amore.

Tu che sei con me in tutto quello che faccio, tu che conosci il cuore di tutti,

aiutami a vivere la vocazione alla quale mi hai chiamato. (tratto da una preghiera Scout)

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5. GESÙ È GIUDICATO DA PILATO (Marco 15,14-15)

Pilato disse loro: «Ma che male ha fatto?» Ma essi gridarono più forte che mai: «Crocifiggilo!» Pilato,

volendo soddisfare la folla, liberò loro Barabba; e consegnò Gesù, dopo averlo flagellato, perché fosse

crocifisso.

Quanto male fanno le parole quando sono mosse da sentimenti di gelosia e invidia! Parlare male del

fratello in sua assenza equivale a porlo in cattiva luce, a compromettere la sua reputazione e

lasciarlo in balia della chiacchiera. Non giudicare e non condannare significa, in positivo, saper

cogliere ciò che di buono c’è in ogni persona e non permettere che abbia a soffrire per il nostro

giudizio parziale e la nostra presunzione di sapere tutto. Ma questo non è ancora sufficiente per

esprimere la misericordia. Gesù chiede anche di perdonare e di donare. Essere strumenti del

perdono, perché noi per primi lo abbiamo ottenuto da Dio. Essere generosi nei confronti di tutti,

sapendo che anche Dio elargisce la sua benevolenza su di noi con grande magnanimità. (Papa Francesco, Misericordiae Vultus)

Signore Gesù, nel mistero della tua consegna nelle nostre mani e al nostro volere, tu ci hai mostrato la via della libertà dei figli di Dio. Aiutaci a non barattare mai la nostra dignità con i piccoli e i grandi compromessi che ci rendono schiavi. Fissando lo sguardo su di te, condannato a morte per noi, donaci di ritrovare il coraggio di essere liberi dalla paura, per pagare sempre e solo con la nostra vita, per essere degni di te e fedeli al nostro cuore.

(Ermes Ronchi)

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6. GESÙ È FLAGELLATO E CORONATO DI SPINE (Marco 15,17-19)

Lo vestirono di porpora e, dopo aver intrecciata una corona di spine, gliela misero sul capo, e cominciarono

a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!» E gli percotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e,

mettendosi in ginocchio, si prostravano davanti a lui.

Rimanete saldi nel cammino della fede con la ferma speranza nel Signore. Qui sta il segreto del

nostro cammino! Lui ci dà il coraggio di andare controcorrente. Credetemi: questo fa bene al cuore,

ma ci vuole il coraggio per andare controcorrente e Lui ci dà questo coraggio! Con Lui possiamo

fare cose grandi; ci farà sentire la gioia di essere suoi discepoli, suoi testimoni. Scommettete sui

grandi ideali, sulle cose grandi. Noi cristiani non siamo scelti dal Signore per cosine piccole, andate

sempre al di là, verso le cose grandi. Giocate la vita per grandi ideali! […] Non credete alle parole

di odio e di terrore che vengono spesso ripetute; costruite invece amicizie nuove. Offrite il vostro

tempo, preoccupatevi sempre di chi vi chiede aiuto. Siate coraggiosi e controcorrente, siate amici di

Gesù, che è il Principe della pace (cfr Is 9,6), tutto in Lui parla di misericordia. Nulla in Lui è privo

di compassione. (Papa Francesco, Messaggio per il giubileo della misericordia dei ragazzi e delle ragazze, 6 gennaio 2016)

Signore, donami anche oggi la forza per credere, per sperare, per amare. Non lasciarmi a metà strada invischiato nelle mille cose che non mi bastano più. Lascia che mi fermi anch'io ogni giorno ad ascoltarti per riprendere poi il cammino lungo le strade che mi dai da percorrere. Liberami perciò da tutto ciò che appare indispensabile e non lo è, da ciò che credo necessario e invece è solo superfluo, da ciò che mi riempie e mi gonfia ma non mi sazia, mi bagna le labbra ma non mi disseta il cuore. Sì, lo so che tu vuoi farlo ma aiutami a lasciartelo fare sempre, subito!

(preghiera della chiesa valdese)

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7. GESÙ È CARICATO DELLA CROCE (Marco 15,20)

Dopo averlo schernito, lo spogliarono della porpora, lo rivestirono delle sue vesti e lo condussero fuori per

crocifiggerlo.

La misericordia di Dio trasforma il cuore dell’uomo e gli fa sperimentare un amore fedele e così lo

rende a sua volta capace di misericordia. È un miracolo sempre nuovo che la misericordia divina si

possa irradiare nella vita di ciascuno di noi, motivandoci all’amore del prossimo e animando quelle

che la tradizione della Chiesa chiama le opere di misericordia corporale e spirituale. Esse ci

ricordano che la nostra fede si traduce in atti concreti e quotidiani, destinati ad aiutare il nostro

prossimo nel corpo e nello spirito e sui quali saremo giudicati: nutrirlo, visitarlo, confortarlo,

educarlo. Perciò ho auspicato che il popolo cristiano rifletta durante il Giubileo sulle opere di

misericordia corporali e spirituali. Sarà un modo per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita

davanti al dramma della povertà e per entrare sempre più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono

i privilegiati della misericordia divina. Nel povero, infatti, la carne di Cristo diventa di nuovo

visibile come corpo martoriato, piagato, flagellato, denutrito, in fuga... per essere da noi

riconosciuto, toccato e assistito con cura. (Papa Francesco, Misericordiae Vultus)

O Dio, apri i miei occhi affinché possa vedere il bisogno degli altri, apri le mie orecchie, affinché possa sentire le loro grida, apri il mio cuore, affinché non debbano rimanere senza soccorso. Fa’ che la rabbia dei forti non mi spaventi dal difendere i deboli, e che la rabbia dei ricchi non mi spaventi dal difendere i poveri. Fammi vedere dove c'è bisogno di amore, di speranza e di fede e fammi diventare un tuo strumento per portarli in quei luoghi. Apri i miei occhi e le mie orecchie, affinché in questa giornata che viene io possa fare un'opera di pace per te. (Preghiera Shona - Zimbabwe)

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8. GESÙ È AIUTATO DAL CIRENEO A PORTARE LA CROCE (Marco 15,21)

Costrinsero a portare la croce di lui un certo Simone di Cirene, padre di Alessandro e di Rufo, che passava

di là, tornando dai campi.

È mio vivo desiderio che il popolo cristiano rifletta durante il Giubileo sulle opere di misericordia

corporale e spirituale. Sarà un modo per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al

dramma della povertà e per entrare sempre di più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i

privilegiati della misericordia divina. La predicazione di Gesù ci presenta queste opere di

misericordia perché possiamo capire se viviamo o no come suoi discepoli. Riscopriamo le opere di

misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi,

accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti. E non

dimentichiamo le opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti,

ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone

moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti.

Non possiamo sfuggire alle parole del Signore: e in base ad esse saremo giudicati: se avremo dato

da mangiare a chi ha fame e da bere a chi ha sete. Se avremo accolto il forestiero e vestito chi è

nudo. Se avremo avuto tempo per stare con chi è malato e prigioniero (cfr Mt 25,31-45).

Ugualmente, ci sarà chiesto se avremo aiutato ad uscire dal dubbio che fa cadere nella paura e che

spesso è fonte di solitudine; se saremo stati capaci di vincere l’ignoranza in cui vivono milioni di

persone, soprattutto i bambini privati dell’aiuto necessario per essere riscattati dalla povertà; se

saremo stati vicini a chi è solo e afflitto; se avremo perdonato chi ci offende e respinto ogni forma

di rancore e di odio che porta alla violenza; se avremo avuto pazienza sull’esempio di Dio che è

tanto paziente con noi; se, infine, avremo affidato al Signore nella preghiera i nostri fratelli e

sorelle. In ognuno di questi “più piccoli” è presente Cristo stesso. La sua carne diventa di nuovo

visibile come corpo martoriato, piagato, flagellato, denutrito, in fuga … per essere da noi

riconosciuto, toccato e assistito con cura. Non dimentichiamo le parole di san Giovanni della Croce:

«Alla sera della vita, saremo giudicati sull’amore». (papa Francesco, Misericordiae Vultus)

Signore Gesù, vogliamo portare la croce di noi stessi dietro di te,

per imparare da te a essere sempre più umani.

La vita ci interpella e talora ci costringe in modo imprevisto e persino fastidioso a cambiare

programma per farci prossimi della sofferenza e del bisogno degli altri.

Donaci un cuore formato dal lavoro quotidiano nel campo della nostra vita

che ci renda sensibili e disponibili a dare una mano, a prestare una spalla,

a perdere un po’ del nostro tempo, perché chi soffre ed è umiliato si senta meno solo. (E.Ronchi)

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9. GESÙ INCONTRA LE DONNE DI GERUSALEMME (Luca 23,27-28)

Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che facevano cordoglio e lamento per lui. Ma Gesù, voltatosi

verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete per me, ma piangete per voi stesse e per i vostri

figli.

Gesù afferma che la misericordia non è solo l’agire del Padre, ma diventa il criterio per capire chi

sono i suoi veri figli. Insomma, siamo chiamati a vivere di misericordia, perché a noi per primi è

stata usata misericordia. Il perdono delle offese diventa l’espressione più evidente dell’amore

misericordioso e per noi cristiani è un imperativo da cui non possiamo prescindere. Come sembra

difficile tante volte perdonare! Eppure, il perdono è lo strumento posto nelle nostre fragili mani per

raggiungere la serenità del cuore. Lasciar cadere il rancore, la rabbia, la violenza e la vendetta sono

condizioni necessarie per vivere felici. Accogliamo quindi l’esortazione dell’apostolo: «Non

tramonti il sole sopra la vostra ira» (Ef 4,26). E soprattutto ascoltiamo la parola di Gesù che ha

posto la misericordia come un ideale di vita e come criterio di credibilità per la nostra fede: «Beati i

misericordiosi, perché troveranno misericordia» (Mt 5,7). (Papa Francesco, Misericordiae Vultus)

Signore Gesù, vogliamo piangere davanti al tuo dolore e alla tua umiliazione; non possiamo che piangere davanti al troppo dolore e troppa umiliazione; non sappiamo che piangere davanti a quella sofferenza, che ci portiamo dentro da sempre e che, talora, abbiamo persino paura di nominare. Fermati accanto a noi e aiutaci a imparare da quello che soffriamo, per passare dal piangere al vivere in modo consapevole e responsabile.

(Ermes Ronchi)

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10. GESÙ È CROCIFISSO (Marco 15,24)

Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirandole a sorte per sapere quello che ciascuno dovesse

prendere.

Davanti a questo amore forte come la morte (cfr Ct 8,6), il povero più misero si rivela essere colui

che non accetta di riconoscersi tale. Crede di essere ricco, ma è in realtà il più povero tra i poveri.

Egli è tale perché schiavo del peccato, che lo spinge ad utilizzare ricchezza e potere non per servire

Dio e gli altri, ma per soffocare in sé la profonda consapevolezza di essere anch’egli null’altro che

un povero mendicante. E tanto maggiore è il potere e la ricchezza a sua disposizione, tanto

maggiore può diventare quest’accecamento menzognero. (Papa Francesco, Misericordiae Vultus)

Signore Gesù, vogliamo assumere i tuoi stessi sentimenti e il tuo stesso atteggiamento, perché i chiodi e le spine che lacerano la nostra vita diventino segni del nostro amore e non traccia dell’odio che cerca di contaminarci. Nel momento in cui siamo obbligati, costretti, immobilizzati fa’ che non dimentichiamo che il nostro cuore rimane libero per continuare ad avere fiducia. Aiutaci a essere lucidi sul male che ci circonda, ma fiduciosi nel bene che ci abita.

(Ermes Ronchi)

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11. GESÙ PROMETTE IL SUO REGNO AL BUON LADRONE (Luca 23,39-42)

Uno dei malfattori appesi lo insultava, dicendo: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!» Ma l’altro lo

rimproverava, dicendo: «Non hai nemmeno timor di Dio, tu che ti trovi nel medesimo supplizio? Per noi è

giusto, perché riceviamo la pena che ci meritiamo per le nostre azioni; ma questi non ha fatto nulla di

male». E diceva: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno!».

La Misericordia esprime il comportamento di Dio verso il peccatore, offrendogli un’ulteriore

possibilità per ravvedersi, convertirsi e credere, ristabilendo proprio così la relazione con Lui. E in

Gesù crocifisso, Dio arriva fino a voler raggiungere il peccatore nella sua più estrema lontananza,

proprio là dove egli si è perduto ed allontanato da Lui. E questo lo fa nella speranza di poter così

finalmente intenerire il cuore indurito della sua Sposa. (Papa Francesco, Messaggio del Santo Padre per la Quaresima 2016)

Non son capace di parlare di te Signore in linguaggio teologico... Tutto quello che so, è che tu non mi lasci, anche se tento di fuggire lontano da te. Io ti rinnego, eppure devo riconoscere che tu non mi rinneghi. Io ti dimentico, ma tu ti ricordi sempre di me. Io ti lascio dentro alla chiesa, in modo che tu non possa raggiungermi, ma poi ti scopro fuori, all’esterno della chiesa. Spesso desidero che tu mi lasci finalmente in pace, ma so che sarei completamente perduto se tu veramente lo facessi. Se è questo che si vuol dire quando ti si chiama il Cristo, allora tu sei veramente Cristo, il Figlio del Dio vivente, per me.

(Una partecipante all’assemblea ecumenica di Nairobi 1975)

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12. GESÙ IN CROCE, LA MADRE E IL DISCEPOLO (Giovanni 19,26-27)

Gesù dunque, vedendo sua madre e presso di lei il discepolo che egli amava, disse a sua madre: «Donna,

ecco tuo figlio!» Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!» E da quel momento, il discepolo la prese in casa

sua.

Scelta per essere la Madre del Figlio di Dio, Maria è stata da sempre preparata dall’amore del Padre

per essere Arca dell’Alleanza tra Dio e gli uomini. Ha custodito nel suo cuore la divina misericordia

in perfetta sintonia con il suo Figlio Gesù. Il suo canto di lode, sulla soglia della casa di Elisabetta,

fu dedicato alla misericordia che si estende «di generazione in generazione» (Lc 1,50). Anche noi

eravamo presenti in quelle parole profetiche della Vergine Maria. Questo ci sarà di conforto e di

sostegno mentre attraverseremo la Porta Santa per sperimentare i frutti della misericordia divina.

[...] Presso la croce, Maria insieme a Giovanni, il discepolo dell’amore, è testimone delle parole di

perdono che escono dalle labbra di Gesù. Il perdono supremo offerto a chi lo ha crocifisso ci mostra

fin dove può arrivare la misericordia di Dio. Maria attesta che la misericordia del Figlio di Dio non

conosce confini e raggiunge tutti senza escludere nessuno. Rivolgiamo a lei la preghiera antica e

sempre nuova della Salve Regina, perché non si stanchi mai di rivolgere a noi i suoi occhi

misericordiosi e ci renda degni di contemplare il volto della misericordia, suo Figlio Gesù. (Papa

Francesco, Misericordiae Vultus)

Salve, Regina, Madre di misericordia;

vita, dolcezza e speranza nostra, salve.

A Te ricorriamo, noi esuli figli di Eva;

a Te sospiriamo, gementi e piangenti

in questa valle di lacrime.

Orsù dunque, avvocata nostra,

rivolgi a noi gli occhi

tuoi misericordiosi.

E mostraci, dopo questo esilio, Gesù,

il frutto benedetto del Tuo seno.

O clemente, o pia,

o dolce Vergine Maria!

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13. GESÙ MUORE SULLA CROCE (Marco 15,33-39)

Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Alle tre Gesù gridò con voce

forte: Eloì, Eloì, lemà sabactàni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Alcuni dei presenti, udito ciò, dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna

e, postala su una canna, gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a toglierlo dalla

croce». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.Il velo del tempio si squarciò in due, dall’alto in basso. Allora il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: «Veramente quest’uomo era

Figlio di Dio!».

Il Signore non si stanca mai di avere misericordia di noi, e vuole offrirci ancora una volta il suo

perdono - tutti ne abbiamo bisogno - , invitandoci a tornare a Lui con un cuore nuovo, purificato dal

male, purificato dalle lacrime, per prendere parte alla sua gioia. Come accogliere questo invito? Ce

lo suggerisce san Paolo: «Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio» (2

Cor5,20). Questo sforzo di conversione non è soltanto un’opera umana, è lasciarsi riconciliare. La

riconciliazione tra noi e Dio è possibile grazie alla misericordia del Padre che, per amore verso di

noi, non ha esitato a sacrificare il suo Figlio unigenito. Infatti il Cristo, che era giusto e senza

peccato, per noi fu fatto peccato (v. 21) quando sulla croce fu caricato dei nostri peccati, e così ci ha

riscattati e giustificati davanti a Dio. «In Lui» noi possiamo diventare giusti, in Lui possiamo

cambiare, se accogliamo la grazia di Dio e non lasciamo passare invano questo «momento

favorevole» (6,2). Per favore, fermiamoci, fermiamoci un po’ e lasciamoci riconciliare con Dio. (papa Francesco, Omelia 18 febbraio 2015)

O alto e glorioso Dio, illumina le tenebre del cuore mio. Dammi una fede retta, speranza certa, carità perfetta e umiltà profonda. Dammi, Signore, senno e discernimento per compiere la tua vera e santa volontà. Amen.

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14. GESÙ È DEPOSTO NEL SEPOLCRO (Marco 15,40-46)

Vi erano pure delle donne che guardavano da lontano. Tra di loro vi erano anche Maria Maddalena, Maria

madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salòme, che lo seguivano e lo servivano da quando egli era in

Galilea, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.

Essendo già sera (poiché era la Preparazione, cioè la vigilia del sabato), venne Giuseppe d’Arimatea,

illustre membro del Consiglio, il quale aspettava anch’egli il regno di Dio; e, fattosi coraggio, si presentò a

Pilato e domandò il corpo di Gesù.

Pilato si meravigliò che fosse già morto; e dopo aver chiamato il centurione, gli domandò se Gesù era morto

da molto tempo; avutane conferma dal centurione, diede il corpo a Giuseppe. Questi comprò un lenzuolo e,

tratto Gesù giù dalla croce, lo avvolse nel panno, lo pose in una tomba scavata nella roccia; poi rotolò una

pietra contro l’apertura del sepolcro.

«È proprio di Dio usare misericordia e specialmente in questo si manifesta la sua onnipotenza». Le

parole di san Tommaso d’Aquino mostrano quanto la misericordia divina non sia affatto un segno

di debolezza, ma piuttosto la qualità dell’onnipotenza di Dio. È per questo che la liturgia, in una

delle collette più antiche, fa pregare dicendo: «O Dio che riveli la tua onnipotenza soprattutto con la

misericordia e il perdono». Dio sarà per sempre nella storia dell’umanità come Colui che è presente,

vicino, provvidente, santo e misericordioso. (papa Francesco, Misericordiae Vultus)

Spirito del Signore, che non abbandoni nessuno, che vieni in soccorso mio e del mio prossimo, noi ti siamo grati perché ascolti la nostra preghiera ovunque ci troviamo. Fossimo anche sepolti in un «buco», la nostra voce giungerebbe a Te e il tuo aiuto verrebbe a noi. Salvaci dal nostro egoismo, rendici attenti a chi lasciamo indietro, alle donne e agli uomini di cui ci dimentichiamo. Donaci di comprendere che il Signore Gesù è venuto per tutti e non per alcuni. È nel suo nome che noi ti preghiamo. Amen.