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1 VIOLENZA DI GENERE conoscerla prevenirla riconoscerla contrastarla RICONOSCERE: IL RUOLO DEI MEDICI DI FAMIGLIA Dipartimento di Scienze politiche e giuridiche Università di Messina 28 gennaio 2016 Dott.ssa Rosalba Ristagno

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VIOLENZA DI GENERE conoscerla prevenirla riconoscerla contrastarla

RICONOSCERE:

IL RUOLO DEI MEDICI DI FAMIGLIA

Dipartimento di Scienze politiche e giuridiche

Università di Messina

28 gennaio 2016 Dott.ssa Rosalba Ristagno

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Le violenze e gli abusi in ambiente domestico sono questioni di salute pubblica, con conseguenze fisiche e psichiche molto gravi sulle donne che le subiscono

Ma la “patologia della violenza” è

prevalentemente relegata al Pronto

Soccorso, alla medicina di urgenza, alla

ginecologia, alla ortopedia, alla

gastroenterologia, alla cardiologia, alla

psichiatria ed alla psicologia.

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Tutte le donne uccise e tutti gli uomini che hanno perpetrato la violenza o il femminicidio avevano un MEDICO DI FAMIGLIA.

MA...

Solo il 30% delle donne che ha subito violenza

ne ha parlato con lui, un po’ perché pensano che

non se ne occupi, ma soprattutto perché non ha

ricevuto domande dirette sul tema.

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Perché gli episodi di violenza spesso rimangono per lungo tempo segreti?

Volontà a nascondere

Difficoltà di chi presta ascolto

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Difficoltà delle donne a parlare delle violenze subite

• senso di vergogna; • paura di scontrarsi con i pregiudizi di

chi ascolta; • paura delle persone che commettono

abusi su di loro; • mancanza delle condizioni idonee

affinché la donna accetti di parlare.

Ma anche incapacità a riconoscere la violenza

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Da parte del medico di famiglia ...capire per aiutare... ...essere attento a “quel che il paziente non dice” ...i segni parlano e gli occhi ascoltano...

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...diamo voce al silenzio!

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Tutti i contributi degli autori internazionali sono concordi nell’assegnare un ruolo importante al medico di assistenza primaria, al ginecologo, al pediatra di libera scelta e al geriatra

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‘Uomini che odiano le donne’ (Stieg Larrson) non sono solo un’invenzione letteraria, ma una drammatica realtà sulla quale sensibilizzare l’opinione pubblica e i medici di medicina generale.

L’interrogativo è: come identificare le vittime di violenze domestiche?

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OSTACOLI alla IDENTIFICAZIONE

1. La scarsa conoscenza della diffusione (mancano dati) e gravità del fenomeno fa sì che il MMG non pratichi lo “screening” (quale interrogazione ordinaria) su eventuali abusi fisici o sessuali.

2. Molti MMG non hanno né tempo, né la formazione pratica per prendersi cura delle donne vittime di violenza.

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OSTACOLI alla IDENTIFICAZIONE

3. Il metodo con cui, a tutt’oggi, la Medicina affronta nella pratica clinica e nella ricerca il nodo delle patologie al femminile. 4. L’ottica medicalizzante e biologistica degli operatori sanitari. 5. La modalità inappropriata con la quale l’operatore di genere maschile tende a leggere la violenza.

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La sensazione di non poter fare nulla per cambiare certe situazioni familiari conflittuali spinge molti

medici a evitare di approfondire il discorso con la donna.

Questo rinforza la resistenza della vittima ad aprirsi, con la convinzione che né il medico né

nessun altro possa aiutarla.

al contrario, un grande aiuto può essere offerto consentendo a

queste donne di prendere coscienza della condizione che stanno vivendo e che è necessario per loro

iniziare a pensare e a credere di potere e di dovere cambiare qualcosa.

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Il trattamento della violenza domestica

1.sostegno continuo della vittima

2.riconoscimento della situazione -

3.valutazione del rischio

4.documentazione dei maltrattamenti da parte del medico

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1.Sostegno continuo della vittima

2. Riconoscimento della situazione

Colloquio ben condotto

Il medico, deve usare molta cautela nel porre domande (la paura delle donne deriva da pericoli reali), saper individuare i segnali spesso nascosti di violenze, riuscire a guadagnare, a volte dopo alcuni incontri, la fiducia delle pazienti e non aspettare che sia la vittima ad affrontare l'argomento. Si sente mai insicura in casa sua? Qualcuno ha mai provato a picchiarla o a farle male?

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3.Valutazione del rischio

Sono 134 le variabili di fattori di rischio in associazione statistica tra violenza e fattori socio-economici ed ambientali

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a. Fattori di rischio ambientali

Contesto socio-culturale

Contesto famigliare.

Instabilità residenziale e lavorativa

Problemi legati all’alcolismo ed alla tossicodipendenza

Problematiche legate alla scolarità

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b.Fattori di rischio psicosociali

Ritardo mentale e dell’apprendimento

Anamnesi famigliare positiva per patologie psichiatriche

Anamnesi personale per abusi subiti in età infantile

Disturbi dell’Alimentazione.

Personalità con problemi relazionali e tendenze autistiche.

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c. Fattori clinici di rischio e sospetto per Violenza fisica Molteplicità ed incongruità delle lesioni.

Incongruità e scarsa chiarezza della dinamica.

Ricorso recidivante al P.S. per traumatismi.

Eccessiva tendenza all’occultamento ed alla minimizzazione.

Intervento medico richiesto per ragioni inevitabili.

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d.Fattori clinici di rischio e sospetto per Violenza psicologica

Quadri psico-patologici (disturbi dell’alimentazione, ritardo nell’apprendimento, iperattività, attacchi di panico…)

Personalità dipendente. Atteggiamento mutacico e negativistico con

difficile accesso al colloquio. Eccessivo protezionismo da parte dei

famigliari Tentativi di autolesionistici reali e/o

dimostrativi

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La sensibilità di ogni singolo professionista diventa il fattore determinante.

Non c'è una sorta di manuale da seguire, tanto meno un comportamento codificato da adottare.

Il medico deve essere prima di tutto, e soprattutto in questi casi, un essere umano leale e coraggioso.

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4.Documentazione dei maltrattamenti da parte del medico

Dal punto di vista legale, la denuncia di una violenza è un atto dovuto.

Ma è altrettanto chiaro che informare l'autorità giudiziaria senza il consenso della vittima interrompe di fatto la relazione di cura.

Quali strumenti ha il medico per operare questa scelta nella certezza di non nuocere al proprio assistito e nello stesso tempo di rispettare i doveri che gli impone la legge?

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Tutta la letteratura internazionale di medicina generale dedicata all'argomento insiste sulla necessità, da parte del medico, di indagare attivamente, ovvero di fare, nei confronti della violenza , una sorta di attività di screening.

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Deve il medico assumersi un ruolo di investigatore nei confronti di una situazione che non richiede, se non in casi particolari, un intervento strettamente medico, ma piuttosto un supporto sociale?

E' attrezzato il medico di medicina generale italiano per fornire un aiuto concreto alle vittime?

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Responsabilità professionale

La legge ha inserito la violenza domestica nel Capo III del Codice Penale, nella sezione dei Delitti contro la libertà individuale, (art. 600 e seguenti).

La violenza interpersonale è un reato con una punibilità variabile in funzione della gravità dell’evento, della durata di atti specifici, dell’età e del rapporto parentale dei soggetti coinvolti.

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Far emergere il fenomeno vuol dire diagnosticarlo, farlo uscire dall’anonimato, dal segreto del rapporto familiare.

Il medico che lavora su questa realtà è combattuto fra l’obbligo rispettare il segreto professionale e la necessità di tutelare un soggetto fragile.

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Limiti Gli abusi costituiscono un argomento estremamente delicato, perché spesso, il medico di famiglia non è solo il medico di fiducia del maltrattato, ma anche di colui che maltratta.

In questa situazione il medico di assistenza primaria deve ricordarsi che esiste un limite di presentazione del referto, che può non essere presentato qualora da questo ne possa derivare una danno penale al proprio assistito. (art.365 CP).

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VìOLA...

il muro del silenzio insieme

al tuo medico di famiglia

Viola è un nome

Vìola è un verbo

...è anche il titolo di un

progetto formativo rivolto ai

medici di medicina generale

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30° congresso nazionale SIMG 2013 inizia il progetto VìOLA....

Sensibilizzare i mmg affinché prendano

in considerazione la violenza domestica nelle diagnosi differenziali dei disturbi più comunemente associati al fenomeno per intercettarne i segnali;

registrare il problema nella cartella

informatizzata: ciò permetterà di ottenere

i dati di incidenza del fenomeno;

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accogliere e aiutare la donna fornendole le informazioni sulle reti di sostegno locale (numero verde, centri antiviolenza, ecc.);

sensibilizzare le assistite che frequentano l’ambulatorio attraverso l’esposizione nella sala d’aspetto di poster informativi con i riferimenti delle organizzazioni locali preposte all’aiuto;

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sensibilizzare tutti gli utenti dello studio per aumentare la percezione del problema.

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Cosa fare SI 1. domande a tutte le pazienti a proposito della

violenza domestica

2. dire alla paziente che la violenza domestica è un crimine; che non ha fatto niente per meritarla; che non è colpa sua

3. dirle che le cose possono migliorare e che la sua sensazione di colpa è il risultato dell'abuso

4. a ogni visita, valutare la sicurezza della donna, stabilire e rivedere un piano di tutela, rivedere i fattori di rischio maggiore e ricordarle il ciclo della violenza

5. darle indicazioni pratiche, per esempio l'indirizzo del rifugio locale per donne o numeri telefonici; avvertirla che può incontrare pregiudizi; indirizzarla a gruppi di sostegno

6. usare un linguaggio neutrale ma preciso e descrittivo nella documentazione medica

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Cosa non fare NO 1. presumere che la violenza domestica non accada

nella propria zona o fra i propri pazienti

2. razionalizzare, minimizzare o scusare chi fa violenza

3. raccomandare una terapia familiare; la separazione da chi abusa e il trattamento di quest'ultimo devono essere il primo passo

4. insistere perché la paziente interrompa la relazione; solo lei può prendere questa decisione

5. fare affermazioni e domande con atteggiamento di giudizio

6. sottostimare il rischio per la paziente; le donne sono ancora più in pericolo quando cercano di andarsene; è allora che avviene la maggior parte degli omicidi

7. denunciare i fatti all’Autorità Giudiziaria senza l’autorizzazione della donna

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Ciclo della violenza

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Semeiotica medica e psicologica conseguenze fisiche

A breve termine

Lesioni addominali, lividi e frustate

Disabilità

Fratture

Danni oculari

Lacerazioni e abrasioni

A lungo termine

Disturbi gastro-intestinali

S. dell’intestino irritabile

Funzione fisica ridotta

Fibro-mialgie

S. da dolore cronico

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Semeiotica medica e psicologica conseguenze sessuali e riproduttive

A breve termine

Disturbi ginecologici Complicaz. della

gravidanza: aborto spontaneo, aborto in condizioni di rischio, gravidanza indesiderata

A lungo termine

Disfunzioni sess. Malattie a trasm.

sessuale compresi HIV/AIDS

Sterilità

Malattia infiamm. pelvica

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Semeiotica medica e psicologica conseguenze psicologiche e comportamentali

A breve termine

Ansia

Attacchi di panico

Insonnia

Sensi di vergogna e di colpa

Inattività fisica

A lungo termine Scarsa autostima

Fobie

Depressione

Disturbo da stress post-traumatico

Disturbi psicosomatici Comport. suicida e

autolesionista

Comportam. sessuali a rischio

Fumo, abuso di alcol e droghe

Disturbo alimentaz. (anoressia e bulimia)

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Semeiotica medica e psicologica conseguenze mortali

A breve termine

Mortalità materna

A lungo termine

Omicidio

Suicidio

Mortalità legata all’AIDS

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DATI ISTAT 2015

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Diminuiscono le violenze fisiche e sessuali

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Da medici famiglia e Asl super rete dati

Fondazione NuSa (Nuvola per la Sanità),

una super rete di dati per l'efficienza del 'sistema salute‘ voluta da FIMMG e Federsanità ANCI

Progetto illustrato al convegno del 24 sett. 2015 ‘’L’informazione nella sanità digitale: qualità, sicurezza, privacy’’.

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28 mila medici di famiglia della Fimmg e le 166 strutture sanitarie (su oltre 200) aderenti a

Federsanità Anci condivisione dei dati sulla realtà della sanità ospedaliera e di distretto con quella della medicina generale, per attuare un sistema avanzato di integrazione sociosanitaria a livello istituzionale, gestionale e professionale.

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Giacomo Milillo -FIMMG l’obiettivo è contribuire a migliorare gli interventi sociali e sanitari, in particolare nei pazienti in condizioni di fragilità e in quelli affetti da patologie croniche, attraverso procedure di condivisione dei dati sanitari e nel rispetto della privacy. L’Ict garantisce interventi efficaci e sicuri per la gestione dei flussi informativi, è la strada da intraprendere per rendere il sistema sostenibile".

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Angelo Lino Del Favero - Federsanità Anci

più assoluta riservatezza e il più ampio rispetto dei suoi diritti fondamentali e della sua dignità

loro corretta gestione è rilevante per il governo delle patologie croniche e l’organizzazione dell’erogazione dei servizi.

scopo quello di contribuire a migliorare la qualità dell’intervento sociosanitario a fronte di una contestuale razionalizzazione dei relativi costi, perseguendo esclusivamente finalità di solidarietà sociale

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Donato Limone, ordinario di informatica giuridica Unitelma Sapienza di Roma e componente del Comitato scientifico di Nu.Sa

La qualità, la sicurezza, la protezione dei dati personali in sanità, sono garantite 'solo' in un sistema di dati digitali che permette un approccio di unitarietà dei dati sanitari, la loro scambiabilità, la loro disponibilità in rete, con assoluta garanzia del dato sensibile.

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La mia forza è nel rispetto e

quando lei dice NO, io dico OK

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Bibliografia e sitigrafia:

Progetto Vìola 1) “Maltrattamento e Violenza sulle Donne”, Elvira Reale

Ed. FrancoAngeli,2011: pag.102-108

2) “Riflessioni sulla Violenza Domestica per il Medico di famiglia e altri….” , G. Filocamo, C. Mencacci, A. Bramante. PACINIeditore Medicina,2008: pag.40

3) “Donne e Violenza Domestica: Diamo Voce al Silenzio” (O.N.DA.) A.Bramante. G. Filocamo. C. Mencacci pag.17

Occhio Clinico –rivista on line. Cosa succede oltre i muri di casa di Lino

Gambarelli (RE)

Rivista Società Italiana di Med. Gen. Progetto vìola di Raffaella

Michieli e Rosa Pedale

Milano con le donne contro la violenza 2013-2014

ISTAT giugno 2015

ADNKronos Salute notizie mediche e sanitarie quotidiano on line 25 sett.2015

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Grazie per

l’attenzione