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1 CSD5383 Comunicazione Servizio Documentazione (SeDoc) Visita ad limina dei vescovi dell'Angola (24-31 ottobre_SPECIALE SEDOC Avvenimento: 24/10/2011 Distribuzione: 22/10/2011 - 11.16.25 Distribuito da: SeDoc (Lisa Zengarini) INDICE La Repubblica di Angola p. 2 La Repubblica Democratica di São Tomé e Príncipe p. 6 La Chiesa in Angola, Principe e São Tomé. Struttura p. 8 Le diocesi p. 9 Cronologia schematica della Chiesa p. 10 La presenza e il ruolo della Chiesa cattolica in Angola oggi p. 11 Intervista a mons. Gabriel Mbilingi presidente della Ceast p. 14 La vita della Chiesa p. 18 I viaggi apostolici di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI in Angola, Principe e São Tomé e le precedenti visite ad limina Vol. II

Visita ad limina dei vescovi dell'Angola (24-31 ottobre ... · Sudafrica dell ‟apartheid e degli Stati Uniti. Subito dopo l‟insediamento “ad ... particolare il Movimento per

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CSD5383

Comunicazione Servizio Documentazione (SeDoc)

Visita ad limina dei vescovi dell'Angola (24-31 ottobre_SPECIALE SEDOC Avvenimento: 24/10/2011

Distribuzione: 22/10/2011 - 11.16.25

Distribuito da: SeDoc (Lisa Zengarini)

INDICE

La Repubblica di Angola p. 2

La Repubblica Democratica di São Tomé e Príncipe p. 6

La Chiesa in Angola, Principe e São Tomé. Struttura p. 8

Le diocesi p. 9

Cronologia schematica della Chiesa p. 10

La presenza e il ruolo della Chiesa cattolica in Angola oggi p. 11

Intervista a mons. Gabriel Mbilingi presidente della Ceast p. 14

La vita della Chiesa p. 18

I viaggi apostolici di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI in Angola, Principe e São Tomé e le precedenti visite ad limina

Vol. II

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Repubblica di Angola (República de Angola)

Superficie: 1.246.700 km2. È il quinto Paese dell‟Africa per estensione dopo il Sudan, la Repubblica Democratica del Congo, l‟Algeria e la Libia). Il suo territorio è più esteso della Francia, della Germania, della Gran Bretagna e dell‟‟Italia messe insieme. Confini e territorio. Confina a nord e a nord-est con la Repubblica Democratica del Congo, a est con lo Zambia e a sud con la Namibia e a ovest si affaccia sull‟Oceano Atlantico con 1600 km di coste. L‟interno è formato da un vasto altopiano. La provincia

di Cabinda è un‟exclave angolana posta tra la Repubblica Democratica del Congo e il Congo. L‟altitudine dell‟altopiano, in media intorno a 1200 m, determina un clima abbastanza temperato.

Capitale Luanda Popolazione 16.335.000 abitanti (Annuario Statistico della Chiesa 2009) Gruppi etnici: Netta maggioranza di etnia Bantu Lingua Portoghese (ufficiale), Bantu , Khoisan Religione La maggioranza della popolazione è cristiana, di cui cattolici 55,6% (9.079.000 - Annuario Statistico della Chiesa 2009) e protestanti 15%. Seguono i seguaci delle religioni tradizionali (28%). I musulmani sono circa 80–90mila. Forma di Governo Repubblica presidenziale Presidente e Capo del governo: José Eduardo dos Santos (Movimento Popolare per la Liberazione dell‟Angola - MPLA), in carica dal 20 settembre 1979 Primo Ministro Antonio Paulo Kassoma (nominato dal MPLA il 26 settembre 2008) Unità monetaria Kwanza

Indice di sviluppo umano 0,564( 143° posto) Membro di ONU, OPEC, SADC , UA e WTO , associato UE

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Cenni storici e contesto socio-politico Il nome del Paese, “Angola” deriva da quello del Re N‟Gola che regnava sulla popolazione Mbundu, residente nell‟odierna Luanda, nella seconda metà del XVI secolo. N‟Gola era il sovrano del Regno di Ndongo, vicino meridionale di un altro grande Regno della regione: quello del Congo. Entrambi regni furono sottoposti al potere coloniale del Portogallo. Il Regno di Ndongo così come quello del Congo e altri regni (Muapungo e Matamba), secondo il Trattato di Berlino (1884 – 1885), entrarono a far parte del territorio della moderna Angola. La presenza portoghese fin dagli inizi fu forte e nella prima fase incontrastata. Alcuni tentativi di sottrarre queste colonie a Lisbona, da parte di altre potenze coloniali europee, fallirono sempre, a differenza di quanto accadde con manovre simili tra le potenze coloniali nel caso di altre nazioni africane. Queste circostanze poi complicarono notevolmente il processo di decolonizzazione a partire dagli anni ‟60. Un processo che si concluse nel 1975 con l‟indipendenza e l‟inizio di una lunga guerra civile che ha insanguinato il Paese fino al 2002.

L’Angola dopo l’indipendenza: 27 anni di guerra civile (1975-2002)

Tra il 1975 e il 2002 in Angola si è combattuta una sanguinosa guerra civile che è costata a questa giovane nazione almeno 500mila morti (fino 1,5 milioni secondo il World Factbook della CIA), senza contare la tragedia

dei mutilati, degli orfani, delle vedove, dei profughi e degli sfollati. In questo arco di tempo furono firmati tra i tre principali gruppi armati (MPLA, UNITA e FNLA) che avevano lottato contro il colonialismo portoghese diversi accordi, che tuttavia non furono sempre rispettati, ragion per cui la guerra civile si è protratta per 27 anni con fasi alterne di tregua e scontri bellici. Ad alimentare il conflitto non c‟era solo la rivalità dei movimenti che

avevano partecipato alla lotta per l‟indipendenza, ma anche le superpotenze che durante la Guerra Fredda si combattevano in diverse regioni del

pianeta attraverso Paesi “terzi”. Da non trascurare poi i forti interessi sulle ricche risorse del Paese: il petrolio e i diamanti angolani. Mentre l‟MPLA aveva il sostegno dell‟Unione Sovietica e di Cuba, l‟UNITA aveva quello del Sudafrica dell‟apartheid e degli Stati Uniti. Subito dopo l‟insediamento “ad

interim” nel 1979 di Dos Santos, dopo la morte di Neto, l‟UNITA di Savimbi riprese la guerriglia contro l‟MPLA che sembrò concludersi con gli “Accordi di Lisbona” del 31 maggio 1991. Dopo le elezioni del 29 settembre 1992, sotto l‟egida dell‟ONU, vinte da Dos Santos, l‟UNITA riprese le armi finanziandosi in buona misura con i proventi illegali del commercio dei diamanti. I nuovi “Accordi di Lusaka” del 20 novembre 1994, che

prevedevano la smobilitazione delle forze dell'UNITA e la formazione di un

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governo di “unità nazionale” (costituito l'11 aprile del 1997), furono subito

vanificati per la mancata partecipazione di Savimbi. Poi, alla fine, dopo la morte in combattimento di quest‟ultimo (2 febbraio 2002) l‟UNITA accettò le proposte di Dos Santos, tra cui l‟amnistia, mettendo fine all‟opposizione armata. La pacificazione. Il Paese, dunque, dal 2002 ha iniziato un difficile processo di pacificazione. La fine delle ostilità da parte dell‟UNITA è stato

anche il risultato del disorientamento politico del movimento che si era ridotto ad un insieme caotico di piccole bande armate. Nel frattempo infatti, il Presidente Dos Santos aveva ribaltato la propria politica interna (con il graduale abbandono del marxismo-leninismo) ed estera (stabilendo alleanze con gli Stati Uniti, Gran Bretagna e Portogallo). Dos Santos si è schierato risolutamente a fianco degli gli USA, sia nella guerra in

Afghanistan, sia in quella in Iraq. L'8 novembre 2008 l'Angola ha inviato truppe a Goma nella Repubblica Democratica del Congo, per stabilizzare la situazione nel Paese dilaniato dal conflitto del Kivu. Da allora Dos Santos ha puntato su un legame sempre più stretto con il Portogallo. Il ritiro dei soldati stranieri. La fine della Guerra Fredda è coincisa con il graduale ritiro delle truppe cubane presenti in Angola. Il 20 dicembre 1988

il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite votò all'unanimità una Risoluzione che stabiliva la formazione di un nuovo gruppo di osservatori militari, incaricati di controllare questo ritiro. Allo stesso periodo risale il ritiro delle truppe sudafricane e quindi l‟indipendenza della vicina Namibia.

La situazione socio-economica dell’Angola dopo la fine della guerra

L'Angola è un Paese potenzialmente assai ricco, sia per quel che riguarda le risorse agricole sia per quel che riguarda le risorse minerarie, anche se ancora non abbastanza valorizzato; ciò soprattutto per le scarse possibilità che lo stesso Portogallo ebbe, in passato, di attuare profondi interventi nell'economia angolana. Il governo di Lisbona realizzò comunque le prime infrastrutture (strade, ferrovie ecc.), creò le prime piantagioni e diede inizio

dell'attività estrattiva; più modesta, ma non esigua nel contesto africano, la presenza portoghese nell'industria di trasformazione, che a partire dagli anni Sessanta del Novecento registrò un buon incremento. Ciò però comportò una crescente dipendenza dall'estero, con il risultato di rendere ancora più drammatica la situazione venutasi a creare dopo il crollo, in Portogallo del

regime salazariano (1974) con la conseguente fuga di capitali e di quadri

tecnici portoghesi e l'internazionalizzazione della guerra di liberazione. La vittoria di Neto e l'instaurazione di un regime socialista portarono ad alcuni profondi mutamenti: la confisca e la nazionalizzazione delle terre, la creazione di grandi aziende di Stato e di cooperative, la nazionalizzazione delle banche e delle industrie; tuttavia, lo scarso successo di questa politica costrinse, sul finire degli anni Ottanta del Novecento, il Paese a liberalizzare

l'economia. Con la fine della guerra civile nel 2002 la situazione macroeconomica è migliorata. Il settore petrolifero, insieme alla produzione di diamanti, è diventato la risorsa principale del Paese e ha cominciato a

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favorire una crescita economica anche nel settore delle costruzioni, nella

ricostruzione delle infrastrutture e nel commercio. Il PIL, negli ultimi dieci anni è cresciuto di oltre il 10% e nel 2009 si attestava sui 83.384 ml $ USA. Il PIL pro capite era di 4.961 $ USA (2008). Il Paese continua comunque a dipendere dagli aiuti internazionali e la disoccupazione rimane elevata. Il 23 giugno 2010 sono stati sottoscritti importanti accordi economici bilaterali con il Brasile che intende stabilire relazioni privilegiate con l‟Angola

(Fonti: Dossier “Benedetto XVI in Africa. Camerun-Angola – 17-23 marzo 2009”, a cura di Luis Badilla Morales; Sapere.it - lz)

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São Tomé e Príncipe (República democrática de São Tomé e Príncipe)

Superficie 1.001 kmq Confini e territorio. Arcipelago dell‟Oceano Atlantico, nel Golfo di Guinea, comprendente le isole di São Tomé e Príncipe e alcuni isolotti rocciosi. Capitale São Tomé

Popolazione 160.000 (ASC 2009) Gruppi etnici Africani, mulatti, portoghesi Lingua Portoghese (ufficiale) , creolo-portoghese Religione cattolici Netta maggioranza cristiana (80%) di cui cattolici il 72% circa (115.000 - Annuario Statistico della Chiesa 2009) e protestanti

7-8%. I seguaci delle religioni tradizionali sono circa il 20% della popolazione. Forma di Governo Repubblica presidenziale Presidente Fradique de Menezes (Movimento Democratico delle Forze del Cambiamento - MDFM), dal 2001, rieletto il 30 luglio 2006 Primo Ministro Joaquim Rafael Branco (Movimento di Liberazione di São Tomé e Principe-Partito Social-democratico - MLSTP/PSD) dal 2008 Unità monetaria Dobra Indice di sviluppo umano 0,651 ( 131° posto)

Membro di ONU e UA , associato UE

Cenni storici e quadro socio-politico Scoperte da navigatori portoghesi nel 1451 (o secondo altri, nel 1471), dal

1485 le isole passarono in appannaggio ad alcuni feudatari portoghesi e nel 1522 direttamente alla corona portoghese, alla quale rimasero, salvo che per un breve intervallo di dominio olandese (1640-44). La loro posizione strategica (300 km dalla costa del Golfo di Guinea) fece sì che i colonizzatori le utilizzassero per secoli come stazione di rifornimento delle navi e scalo per la tratta degli schiavi. Nel 1951 l'arcipelago venne dichiarato provincia d'Oltremare, con autonomia amministrativa e finanziaria e un deputato all'Assemblea Nazionale portoghese. Successivamente presero però consistenza movimenti nazionalisti e in particolare il Movimento per la Liberazione di São Tomé e Príncipe (MLSTP). Nel 1974 ad Algeri fu siglato un accordo fra i delegati di Lisbona e quelli del MLSTP in base al quale l'arcipelago accedeva all'indipendenza il 12 luglio 1975. L'organizzazione dello Stato assunse allora un orientamento socialista, con l'instaurazione di un sistema politico a

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partito unico. Dopo aver superato la minaccia di un paio di golpe (1978 e 1980), in seguito al peggioramento del quadro economico, il governo

allentò i legami con i Paesi socialisti assumendo una posizione di non-allineamento (1984), preludio a un graduale avvicinamento diplomatico e commerciale agli Stati Uniti e all'Europa occidentale. Dal 1987 si avviò quindi un processo di liberalizzazione della politica interna, che nel 1990 portò alla promulgazione di una nuova Costituzione e all'introduzione del multipartitismo. Le prime elezioni politiche dall'indipendenza si tennero nel 1991 e nello stesso anno venne eletto presidente Miguel Trovoada, rieletto nel 1996. Le elezioni del 1998 assegnarono la vittoria al MLSTP e, nel 1999, Guilherme Pósser da Costa fu eletto Primo Ministro. Nel 2001 divenne presidente l‟imprenditore Fradique de Menezes. Alle legislative del 2002 il MLSTP ottenne la maggioranza assoluta: dovette però spartirsi il governo con la neonata coalizione denominata Movimento Democratico delle Forze del Cambiamento (MDFM/MPL). Alle presidenziali del 2003 Fradique de Menezes venne rieletto, ma, mentre nel luglio di quell'anno si trovava in Nigeria, un colpo di stato militare, guidato da Fernando Pereira, rovesciò il governo. Nove giorni dopo, in cambio di un'amnistia i leader del colpo di stato restituirono i pieni poteri al Presidente. Alle elezioni del marzo 2006, l'Alleanza democratico-liberale (MDFM/MPL),

precedentemente all'opposizione, batteva il MLSTP. Le presidenziali del luglio successivo riconfermavano Fradique de Menezes con il 60% dei voti. Dopo un voto di sfiducia contro il Primo Ministro Patrice Trovoada (Azione Democratica Indipendente – ADI), nel giugno 2008 il Presidente de Menezes ha affidato il governo a Joaquim Rafael Branco del MLSTP/PSD, decisione contestata da Trovoada. Economia Al momento dell'indipendenza nel 1975 l'agricoltura di piantagione venne in larga parte nazionalizzata. Seguì un periodo di economia pianificata che, determinò un calo della produzione. Negli anni 80 e 90 con l‟aiuto del FMI e della Banca Mondiale, il Paese tentò un risanamento della propria economia, privatizzando molte piantagioni e creando una zona franca per favorire gli investimenti stranieri. La crescita del PNL tra il 2006 e il 2007 è stata elevata e la scoperta di giacimenti di idrocarburi offshore ha attirato capitali stranieri. Rimangono molto alte inflazione e disoccupazione e nel 2006 il reddito pro capite si attestava su 474 dollari. L'agricoltura occupa circa un terzo della popolazione attiva. Gli isolani si

dedicano anche alla pesca, i maggiori proventi della quale derivano dalla vendita di licenze a flotte straniere, e, in misura però molto ridotta, all'allevamento del bestiame. La presenza dell'industria è limitata essenzialmente all'attività di trasformazione dei prodotti agricoli. . Notevole potenziale economico presenta la valorizzazione delle risorse turistiche, al cui fine sono stati intrapresi miglioramenti infrastrutturali e campagne d'incentivazione. (Fonti: Sapere.it; De Agostini)

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La Chiesa in Angola e Principe e São Tomé

Struttura

Conferenza episcopale: Conferência Episcopal de Angola e São Tomé

Presidente: Mons. Gabriel MBILINGI, C. S. Sp., arcivescovo di Lubango

Vice-Presidente

Mons. Filomeno VIERA DIAS, vescovo do Cabinda Segretario generale

Mons. Emílio SUMBELELO, vescovo di Uije Nunzio Apostolico di Angola e São Tomé e Príncipe

Mons. Gildardo Marìn ACEVEDO La CEAST opera attraverso un‟Assemblea plenaria, una Presidenza, un Segretariato e 17 Commissioni episcopali (Famíglia, Laici , Giustizia e Pace, Seminari e Dottrina della fed, Liturgia, Cultura, Caritas, Salute Pastorale dell‟Infanzia, Gioventù,, Vocazioni, Vita Consacrata, Clero; Comunicazioni sociali; Pastorale Bíblica; Evangelizzazione e Catechesi Ecumenismo e Diálogo Interreligioso). È presente nei media attraverso il giornale “O Apostolado” e “Radio Ecclesia”. Il sito della Conferenza episcopale è www.ceastangola.org

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Le Diocesi La Chiesa angolana è composta da cinque Province ecclesiastiche con 5 arcidiocesi metropolitane e 15 diocesi così distribuite: Arcidiocesi metr. di Huambo Mons. José DE QUEIRÓS ALVES, C.SS.R. Suffr.: Diocesi di Benguela Mons. Eugenio Dal Corso, P.S.D.P. Diocesi di Kwito-Bié Mons. José Nambi Arcidiocesi metr. di Luanda Mons. Damião António Franklin Suffr.: Diocesi di Cabinda Mons. Filomeno DO NASCIMENTO VIEIRA DIAS Diocesi di Caxito Mons. António Francisco JACA, S.V.D. Diocesi di Mbanza Congo Vicente Carlos KIAZIKU, O.F.M. Cap. Diocesi di Sumbe Mons. Benedito ROBERTO, C.S.Sp.v Diocesi di Viana Mons. Joaquim FERREIRA LOPES, O.F.M. Arcidiocesi metr. di Lubango Mons. Gabriel MBILINGI, C. S. Sp. Suffr. Diocesi di Menongue Mons. Mário LUCUNDEV Diocesi di Namibe Mons. Mateus Feliciano TOMÁS Diocesi di Ondjiva Mons. Fernando GUIMARÃES KEVANU Arcidiocesi metr. di Malanje Mons. Luis M. PÉREZ DE ONRAITA AGUIRRE Suffr.: Diocesi di Ndalatando Mons. Almeida KANDA Diocesi di Uije Mons. Emílio SUMBELELO Arcidiocesi metr. di Saurimo Mons. José Manuel IMBAMBA Suffr.: Diocesi di Dundo vacante Diocesi di Lwena Mons. Jesús Tirso Blanco Diocesi di São Tomé e Príncipe (direttamente sogg. alla Santa Sede) Mons. Manuel António MENDES DOS SANTOS

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Cronologia schematica della Chiesa in Angola e São Tomé e Principe

1491 Arrivo dei primi missionari portoghesi richiesti dal Re del Congo Nzinga-a-Nkuvu. Il 3 aprile dello stesso anno ricevono il battesimo i primi

catecumeni angolani. Il Re sarà battezzato un mese dopo in occasione della benedizione della prima pietra della prima chiesa dedicata alla Santa Croce. Di fatto i primissimi evangelizzatori dell‟area furono quattro indigeni angolani portati e battezzati a Lisbona che diventati catechisti convinsero il sovrano ad accogliere i missionari dal Portogallo. 1534 Viene eretta la diocesi di São Tomé e Príncipe, con territorio di

smembrato dall'arcidiocesi di Funchal (oggi diocesi). Originariamente suffraganea dell'arcidiocesi di Lisbona, nel corso del tempo ha ceduto una

parte del suo territorio e oggi è direttamente soggetta alla Santa Sede.

1596 Erezione della prima diocesi con il nome di “Congo e Angola”. Più tardi saranno costituitte le Prefetture di Baixo Congo e di Gubango e le Missioni indipendenti di Luanda e Cunene.

1940 Il territorio dell‟Angola è diviso in tre diocesi: Luanda oggi arcidiocesi, Nova Lisboa, oggi arcidiocesi di Huambo e Silva-Porto, oggi Kwito-Bié. 1955 Erezione della diocesi di Sà da Bandeira, oggi arcidiocesi di Lubango. 1957 Erezione della di Malanje (oggi arcidiocesi). 1963 Erezione della diocesi di Luso (oggi Lwena). 1967 Viene istituita la Conferenza episcopale dell’Angola e São Tomé e

Principe (CEAST). Erezione della diocesi di Carmona e São Salvador (oggi Uije).

1970 Erezione della diocesi di Benguela. Nomina del primo vescovo angolano: Dom Eduardo André Muaca (per la precisione, il primissimo vescovo autoctono è mons. Henrique Kinu-Mbemba, nominato nel 1521 da Papa Leone X ausiliare di Funchal con giurisdizione sul Regno del Congo).

1975 Paolo VI erige le nuove diocesi di Novo Redondo, Saurimo, Serva Pinto (attuale Menongue) e Ondjiva 1977 Huambo e Lubango sono elevate al rango di arcidiocesi 1983 Nomina del primo cardinale angolano: Dom Alexandre do Nascimiento, già arcivescovo di Lubango e poi di Luanda. 1984 Erezione delle diocesi di Cabinda e Mbanza Congo.

1990 Erezione della diocesi di Ndalatando.

4-10 giugno 1992 Visita pastorale di Giovanni Paolo II in Angola e São

Tomé e Principe con tappe a Luanda, Huambo, Lubango Cabinda,

M’banza Congo, Benguela e São Tomé e Principe (55° viaggio internazionale–) 2001 Erezione della diocesi di Dundo.

20-23 marzo 2009 Visita pastorale di Benedetto XVIin Angola per la

consegna dell’Instrumentum Laboris del Sinodo Speciale dei Vescovi

per l’Africa (11° viaggio internazionale in Camerun e Angola, 17-23

marzo 2009).

2011 Le diocesi di Malanje e Saurimo elevate ad arcidiocesi.

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La presenza e il ruolo della Chiesa cattolica in Angola oggi

Quella della Chiesa cattolica in Angola è una presenza ben visibile. L'eredità del passato coloniale ha lasciato un segno nella società, in particolare per quello che riguarda la pratica religiosa. Prima della Rivoluzione del Garofani in Portogallo (aprile 1974), infatti, il cattolicesimo era la religione ufficiale dell‟”Impero portoghese", in madrepatria come nelle colonie. La maggior parte dei funzionari locali sono stati formati prima dell‟indipendenza nelle scuole cattoliche e nei seminari. Anche oggi, in Angola, il certificato di battesimo rilasciato dalle parrocchie e dalle missioni cattoliche ha valore di documento legale riconosciuto dagli Uffici dello Stato Civile in tutto il Paese, alla pari del certificato di nascita. Neanche gli oltre 15 anni del regime marxista-leninista sono riusciti a cancellare la presenza e l'influenza della Chiesa cattolica nella società angolana. Ci sono stati, evidentemente, tempi difficili per la Chiesa e il clero cattolico, ma questo non ha impedito l‟opera dei missionari, la fioritura delle vocazioni o ai laici di prendere coscienza del loro ruolo nella vita della Chiesa locale. Oggi, la Chiesa cattolica si presenta come una componente importante della società civile di cui il governo angolano non può fare a meno per far fronte alla sfida della riconciliazione e della ricostruzione nazionale.

Le relazioni interne alla Chiesa angolana

(vescovi, sacerdoti missionari e laici) Oggi si può dire che c‟è molta più unità tra i vescovi che durante la guerra civile. Tutti hanno a cuore il problema della riconciliazione e della ricostruzione nazionale e sono impegnati nel mantenimento della pace conquistata con tanta difficoltà. In generale, le relazioni dei vescovi con i loro sacerdoti sono buone. Tuttavia, alcuni hanno qualche problema con quei sacerdoti che praticano riti di guarigione ed esorcismi ai limiti della stregoneria (qualche sacerdote è stato anche sospeso) o con sacerdoti che non rispettano l‟obbligo del celibato. Nella diocesi di Cabinda, nel nord-ovest dell'Angola, c‟è stata poi qualche tensione dopo la nomina dell‟attuale vescovo mons. Filomeno Vieira Dias, che una parte del clero locale non aveva accettato. I rapporti tra il clero locale e i missionari sono, nell‟insieme, di rispetto e stima reciproca. Nelle diocesi in cui la presenza del clero secolare è più limitata, i missionari sono la stragrande maggioranza e i vescovi fanno molto affidamento alle congregazioni religiose che operano sotto la loro giurisdizione. I rapporti tra clero e laici sono ancora segnati da un certo “clericalismo”. I parroci stanno tuttavia

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compiendo sforzi per coinvolgere i fedeli nella gestione e nel funzionamento delle comunità parrocchiali. Alcuni movimenti, come il Rinnovamento Carismatico o il Cammino Neocatecumenale, continuano ad incontrare qualche diffidenza da parte di alcuni parroci. La presenza della Chiesa cattolica di Angola nell’educazione, nella sanità e in altre strutture di assistenza sociale Quasi trenta anni di guerra civile hanno fatto sì che la Chiesa angolana sia molto presente nell‟apostolato sociale. Essa ha dovuto spesso supplire alla mancanza di strutture sociali di base, come ospedali, presidi sanitari, scuole e centri socio-culturali. Ancora oggi in tutti questi settori la Chiesa può essere considerata come un partner privilegiato e indispensabile per lo Stato. Ovunque essa sia presente, la Chiesa assiste tutte fasce sociali, soprattutto quelle più vulnerabili, garantendo a tutti un‟assistenza medica e un'istruzione di alta qualità in un contesto caratterizzato dalla piaga della corruzione e in un sistema educativo e sanitario inadeguato, soprattutto a causa della mancanza di personale qualificato negli ospedali e nelle scuole. La Chiesa angolana è presente nel sistema educativo nazionale a tutti i livelli del: asili nido, scuole materne, primarie, secondarie, college e istituti di istruzione superiore. Essa può vantare un filosofato e un teologato, vari centri di formazione religiosa e soprattutto l'Università Cattolica di Angola. Quest'ultima fa veramente la differenza in un contesto generale dove proliferano università che in molti casi offrono livelli di preparazione che lasciano molto a desiderare. In questo quadro le istituzioni cattoliche di istruzione e di insegnamento cercano di formare le coscienze dei giovani segnate da tre decenni di violenza. La guerra ha infatti distrutto non solo le strutture socio-economiche, ma anche l‟uomo angolano e l'Angola non può essere ricostruita senza prima pensare a riabilitare gli uomini e le donne di questo Paese. Le relazioni della Chiesa cattolica con le altre chiese o confessioni religiose Tra la Chiesa cattolica e le altre Chiese cristiane in Angola esiste un‟effettiva collaborazione nel comune sforzo di consolidare la pace e la riconciliazione nazionale, per ricostruire il Paese. Ma per quello che riguarda le sette religiose che si sono moltiplicate in tutto il Paese, i vescovi restano fermi: non vi è alcuna collaborazione. Come non si sa di una collaborazione con i musulmani, il cui numero è in crescita,

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soprattutto nella città di Luanda, a causa dell‟immigrazione dai paesi dell‟Africa occidentale. Le vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa Dal ritorno della pace in Angola, i seminari e i centri di formazione alla vita religiosa, stanno conoscendo un certo declino. In un Angola pacificato e in fase di ricostruzione i giovani che finiscono gli studi secondari hanno maggiori opportunità di formazione, carriera e successo sociale, in altre parole di costruire il proprio futuro. E questo paradossalmente influisce negativamente sulle vocazioni alla vita sacerdotale o alla vita consacrata. Quelli che decidono entrare in seminario o in un convento quindi sono, in genere, persone molto motivate. (Fonte: P. Vata, s.j.)

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Intervista a mons. Gabriel Mbilingi, presidente della Ceast 1. L’Angola è uscita da una sanguinosa guerra di indipendenza e da quasi trent’anni di guerra civile: qual è stato ed è il contributo della Chiesa angolana alla riconciliazione nazionale e alla ricostruzione morale e materiale del Paese? R. Sono stati anni di grande sofferenza e di divisioni etniche (…) e la Chiesa ha sofferto come tutti gli angolani: ha visto le proprie strutture confiscate e la sua opera è stata ostacolata, perché le strade erano pericolose. (…). La Chiesa angolana ha sempre parlato di riconciliazione attraverso i messaggi della Conferenza episcopale, le prediche (…). Alla guerra di indipendenza è seguita la guerra civile e al potere è salito un partito di ispirazione marxista-leninista ateo e ostile alla Chiesa che ha inculcato un‟educazione anti-religiosa. Diversi sacerdoti, religiose, seminaristi e catechisti sono stati uccisi, incarcerati o rapiti. In questa situazione abbiamo cercato in primo luogo di convincere i combattenti a dialogare e a trovare una soluzione pacifica. Poi ci siamo affidati alla preghiera: non abbiamo mai pregato così tanto come in quel periodo. (…) Comunque nel 2002 il Paese ha raggiunto finalmente la pace, alla quale la Chiesa, con il suo impegno per la riconciliazione della famiglia angolana e la preghiera, ha dato un contributo determinante, come ha riconosciuto anche il governo. (…) 2. L’anno prossimo ci sarà il Sinodo sulla nuova evangelizzazione. Lei ha ricordato l’ostilità del passato regime alla Chiesa e alla fede: oggi l’Angola è un Paese che ha bisogno di essere rievangelizzato? R. Sì, sicuramente. Noi parliamo di un recupero dei valori morali. In un Paese che esce da una situazione di guerra, una guerra fratricida, e che ha vissuto tanti anni in questa situazione è inevitabile che i valori siano stati corrotti. C‟è tutta una generazione che non ha avuto accesso agli insegnamenti della Chiesa, ai valori morali ed evangelici. Quindi in questo momento abbiamo bisogno di una profonda rievangelizzazione del nostro Paese, perché i genitori non hanno avuto la possibilità di educare i loro figli alla vita cristiana e i giovani oggi sono molto influenzati dalla globalizzazione, dal secolarismo e dalle tante sette che proliferano in Angola. C‟è poi l‟Islam che avanza con l‟appoggio di chi è oggi al potere (…) che, da una parte, chiede alla Chiesa di educare la società ai veri valori e, dall‟altra, apre le porte all‟Islam (…). Quindi l‟Angola dei nostri giorni ha veramente bisogno di una riflessione più profonda sull‟evangelizzazione dell‟uomo di oggi. Questa è una vera

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sfida e il Sinodo sarà per noi un‟occasione per riflettere insieme sull‟attuale contesto in cui siamo chiamati ad evangelizzare gli uomini e le donne del nostro Paese. 3. A proposito di sette e Islam, come sono i rapporti ecumenici e interreligiosi oggi in Angola? R. Noi abbiamo una commissione episcopale che si occupa dei rapporti con i nostri fratelli cristiani, ma con l‟Islam non siamo ancora riusciti a stabilire dei contatti. In questo momento non abbiamo interlocutori tra i musulmani in Angola. D‟altra parte, anche se lo Stato non riconosce l‟Islam tra le religioni ufficiali, sappiamo che [i musulmani che vengono nel nostro Paese] hanno molti mezzi economici e chi è interessato a questi soldi permette loro di costruire moschee: qui a Luanda ce ne sono già almeno 5-6 a cui si aggiungono quelle in costruzione in varie diocesi, soprattutto in quelle confine con la Repubblica Democratica del Congo e lo Zambia ricche di diamanti. Sta di fatto che, a differenza delle altre Chiese cristiane, con cui esiste un dialogo ecumenico, al momento non abbiamo un referente musulmano con cui potere interloquire. Quello che notiamo e che cerchiamo di fare capire è che l‟avanzata dell‟Islam porrà una grande sfida alla missione della Chiesa. Non che ci siano scontri o attacchi contro i cristiani, anche perché i musulmani sanno che se si mettono subito contro il cristianesimo avranno più difficoltà. Essi cercano di penetrare attraverso il commercio e con le moschee che gli permettono di costruire. Non direi che i rapporti sono difficili, ma (…) sappiamo che c‟è questa attenzione dell‟Islam verso Africa australe e che l‟Angola ha un‟importanza strategica. Siamo coscienti di questo fatto quindi cerchiamo anche di allertare le autorità costituite, non per dire che vogliamo fare la guerra all‟Islam, ma che non è un fenomeno da sottovalutare per lo meno per quello che ci riguarda come Chiesa. 4. Come sono i rapporti dei vescovi con il clero locale? In passato ci sono stati problemi mi sembra R. Bisogna distinguere il clero religioso missionario da quello diocesano. Per quanto riguarda quest‟ultimo, [è vero che] alcuni sacerdoti sono si fanno condizionare dalla propria appartenenza etnica e tribale. Il caso della diocesi di Cabinda è emblematico in questo senso: un gruppo di sacerdoti ha incitato i fedeli a ribellarsi contro la nomina di un vescovo che non era di Cabinda, perché era visto come una sorta di invasore e un usurpatore. Cose simili si sono verificate in altre diocesi angolane, compresa la mia (…) Quindi soprattutto quando si tratta di un vescovo che non è originario della regione, o comunque non rappresenta la maggioranza dei fedeli di una data diocesi, si creano delle frizioni. È un

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problema reale e che si può capire alla luce di quanto è accaduto durante la guerra civile e quindi delle spaccature politiche che si sono create tra il nord e il sud dell‟Angola (…) Queste divisioni si sono riflesse anche nei rapporti interni della Chiesa. Ad ogni modo, il nostro compito è di parlare della Chiesa come famiglia di Dio, della sua missione per l‟unità e la riconciliazione di cui abbiamo e avremo sempre bisogno e [di combattere] le discriminazioni che alimentano le tensioni tra persone appartenenti a diverse tribù, etnie, lingue, culture. Questa è una vera e propria sfida che faremo presente durante la nostra visita ad limina ed è una sfida urgente, perché queste tensioni tra agenti pastorali , vescovi e clero non fanno bene [alla Chiesa]. Per quanto riguarda il clero religioso, i missionari sono rispettati, perché hanno fatto un lavoro veramente straordinario. Qualcuno è stato anche messo in prigione, è stato espulso dal Paese, c‟è chi ha perso pure la vita nello svolgimento della sua missione. (…) La gente ha visto quanto il clero religioso ha contributo all‟evangelizzazione del nostro Paese. Oggi a causa delle nuove politiche sull‟immigrazione c‟è il problema dei visti ai nuovi missionari e questo ci dispiace perché abbiamo bisogno [di loro] per l‟evangelizzazione. 5. E qual è invece il rapporto tra clero e laici? Come cercate di coinvolgerli nella vita della Chiesa? R. Direi che il rapporto tra il clero e i nostri fedeli laici è buono. Occorre ricordare che in Angola, come in tutto il continente africano, l‟evangelizzazione non sarebbe stata possibile senza il contributo dei catechisti. [I laici sono importanti] sia come catechisti, sia come capi e animatori delle comunità di preghiera, sia [come interfaccia tra i vescovi e i fedeli] per l‟attuazione degli orientamenti pastorali della nostra Chiesa (…). E poi c‟è l‟apostolato tra i bambini, tra gli adolescenti e i giovani: la pastorale giovanile è molto forte nel nostro Paese. Sono proprio i giovani i protagonisti dell‟evangelizzazione dei loro coetanei. Ci sono poi i movimenti ecclesiali: da quelli più tradizionali come la Legio Mariae [ai nuovi movimenti]. (…) Inoltre da più di 25 anni ormai, abbiamo questo movimento per la promozione della donna nella Chiesa impegnato a fare in modo che i laici siano veramente il fermento della società. Nel 2009 abbiamo ufficializzato la nascita di una nuova associazione di laici con posizioni di responsabilità nella politica, nell‟economia e nell‟imprenditoria. Oggi è presente in tutte le diocesi e sta veramente lavorando perché i valori del Vangelo testimoniati dai fedeli diventino un lievito anche nelle istituzioni. Fanno il possibile per influenzare le decisioni che si prendono a questi livelli. Quindi il ruolo dei laici è riconosciuto, anche se non manca qualche sacerdote che

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teme che gli vengano sottratte responsabilità. Comunque a livello di Conferenza episcopale oggi abbiamo un vescovo responsabile proprio dell‟apostolato dei laici che segue con particolare attenzione questa Associazione cristiana dei dirigenti e dei quadri d'impresa. (Audio dell‟intervista in italiano sul Netia sotto SEDOC_DIONISI-ZENGARINI_MONS. MBILINGI)

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La vita della Chiesa I vescovi angolani mettono in dubbio la volontà che i responsabili del Paese abbiano a cuore le sorti della pace 6mar96 I vescovi dell'Angola dubitano che i responsabili del Paese abbiano a cuore le sorti della pace. In un messaggio diffuso ieri al termine della assemblea generale della Conferenza episcopale i vescovi angolani parlano senza mezzi termini di "armi sottratte e nascoste in depositi segreti, che alimentano l'ipotesi diun ritorno alla guerra". "Alcuni responsabili politici - continua il messaggio -, appaiono molto meno sensibili quando davanti ai loro occhi sfilano i fratelli uccisi dalla fame, dalle malattie e alle prese con tutta una serie di privazioni". "desta poi molta curiosità il fatto che i principali ostacoli al processo di pace si registrano nelle zone di produzione del petrolio, del caffé e dei diamanti".

Perciò i vescovi dell'angola concludono che "questa guerra è stata concepita per ben rispondere agli interessi finanziati". ma i vescovi non si limitano alla denuncia. invitano invece le autorità ad adottare misure preventive e non solo repressive. "La giustizia, la pace, la gioia - annotano - disgraziatamente non hanno mai regnato nella nostra patria", perciò è necessario combattere "la poverta' e la disuguaglianza" tra politici e cittadini. "La ricchezza distribuita sulla base della disuguaglianza puo' attizzare ribellioni pericolose". sempre ieri, in margine all'assemblea della Conferenza episcopale, è stata annunciata la prossima riapertura di "radio ecclesia", l'emittente cattolica confiscata dal regime marxista di Luanda. "Il principale ostacolo per la riapertura di radio ecclesia e' stato superato", dice un comunicato dei vescovi senza tuttavia spiegare di che ostacolo si tratti. negli ultimi quattro anni, la Chiesa ha recuperato la proprieta' di diversi suoi immobili, tra i quali l'edificio che ospitava "Radio Ecclesia" e che fino al 1990 è stato destinato dal regime a sede di un istituto tecnico. Riprende le trasmissioni “Radio Ecclesia”

20mar97 - In Angola, dopo oltre vent'anni anni di interruzione forzata, l'emittente cattolica "Radio Iglesia", riprende le sue trasmissioni. la stazione radiofonica e' stata ufficialmente riaperta ieri. alla cerimonia inaugurale nella sede di Luanda hanno partecipato il cardinale Alexandre do Nascimiento, il direttore Franklin Da Costa e il ministro dell'informazione Hendrik Vaal Neto. Come ha spiegato il suo direttore esecutivo, il sacerdote Aristides Neiva, in una prima fase "Radio Iglesia" trasmetterà solo in modulazione di frequenza. in un secondo tempo le trasmissioni verranno irradiate in onda corta. Ampio spazio verrà dato all'informazione curata da una redazione di venti giornalisti. le trasmissioni di "Radio Iglesia" erano state sospese nel 1975, quando il regime marxista di Luanda confiscò l'emittente, all'indomani

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dell'indipendenza dell'Angola dal Portogallo. fino al 1990 la sede della radio ospitava un istituto tecnico. La sua riapertura è stata resa possibile

grazie all'aiuto dell'emittente portoghese "Radio Renascenza". Riprendono le vocazioni in Angola 29set97 - Il ritorno della pace in Angola, dopo trent'anni di guerra civile, sta cominciando a far sentire i suoi benefici effetti anche nella Chiesa del Paese. Tra i segni più emblematici di questa ripresa vi è senza dubbio la promettente promozione vocazionale. Una testimonianza significativa in questo senso viene dalla diocesi di Lwena, nella regione di moxico, una delle più colpite dalla guerra. Lo scorso mese di agosto sono stati ordinati sacerdoti due giovani kiokas, l'etnia maggioritaria del Moxico, facendo salire a quattro i sacerdoti autoctoni nella provincia. Il primo sacerdote kiokas era stato ordinato nel 1991 e il secondo nel 1994. Non sono poi rare le vocazioni al sacerdozio tra gli adulti. Lo scorso 17 luglio, nella capitale Luanda il cardinale Alexandre do Nascimento ha conferito l'ordinazione sacerdotale ad un medico di 47 anni, manuel sabino, e ad un geologo di 46 anni, Francisco Chissuaca. nel paese esistono attualmente tre seminari teologici e 7 di filosofia cui si è aggiunta in tempi recenti l'università cattolica di Luanda, mentre è in progetto la costruzione

di un seminario maggiore a Benguela. Tra gli altri segnali positivi che fanno ben sperare per il futuro della Chiesa angolana, ricordiamo, infine, la recente ripresa, dopo vent'anni di interruzione forzata, delle trasmissioni dell'emittente "Radio Iglesia". I Gesuiti portoghesi intendono intensificare la propria presenza in Angola 27feb98 - I Gesuiti portoghesi intendono intensificare la propria presenza in Angola, paese in cui hanno comunità nelle diocesi di luanda, uije e luena. Lo ha detto il provinciale dei gesuiti portoghesi, padre Jose' Carlos Belchior, al rientro da una recente visita nel paese africano. uno degli obiettivi principali della Compagnia di gesù in angola, ha detto padre Belchior, e' l'incremento del personale gesuita locale. a questo proposito non mancano segnali promettenti: ci sono gia' due gesuiti angolani che studiano filosofia, altri quattro sono nel noviziato e due che si apprestano cominciarlo. numerosi sono i progetti e le iniziative promossi nel campo della pastorale e in quello sociale attraverso il servizio gesuita per i rifugiati. In particolare, i gesuiti sono molto impegnati nel campo dell'

istruzione, della formazione di insegnanti e di quella agricola con varie iniziative in cantiere nelle tre diocesi in cui sono presenti. I vescovi angolani denunciano L’angosciosa situazione in cui versa l'Angola e le nubi sul suo futuro 15set98 – I vescovi angolani denunciano L‟angosciosa situazione in cui versa l'Angola e le nubi sul suo futuro. "Angola dove vai?" è il titolo del

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messaggio pastorale che i vescovi hanno voluto redigere alla vista di "migliaia di uomini, di donne e di bambini senza tetto, affamati, straccioni,

ammalati, votati alla piu' indegna condizione dell'essere umano". I vescovi angolani fanno riferimento alla situazione di guerra determinatasi nuovamente a partire da marzo, quando sono ripresi gli scontri tra le forze regolari e quelle dell'unita, l'unione nazionale per l'indipendenza dell'angola. questa nuova guerra, che continua quelle degli anni precedenti, è inutile, è dannosa ed e' motivo di scandalo perche' essa viene operata anche da tanti, che sono battezzati. "Assassinare qualcuno volontariamente - ricordano i vescovi angolani – è tanto grave, davanti a dio e agli uomini, che esiste una scomunica per un cattolico reo di omicidio volontario o che non rientra nella caso della legittima difesa. omicida – aggiungono i vescovi - però non è soltanto colui che spara, lo e' anche e soprattutto chi invia a sparare. il cattolico, che pratica sì orrendo crimine sappia, poi, che incorre nella pena canonica della scomunica". il messaggio dei pastori dell'angola si rivolge direttamente ai belligeranti invitandoli al "dialogo leale e costruttivo della pace", perché il popolo "non può continuare ad essere ingannato da false promesse di pace". "insistiamo perché si tronchi definitivamente la politica delle armi a favore delle armi della politica" e' l'appello. vi e' poi la richiesta alla

organizzazione delle nazioni unite che "invece di ritirare dall'angola la sua presenza, la intensifichi ancor più, per garantire meglio di noi il felice svolgimento del processo di pace". il messaggio si chiude con due appelli. uno agli "angolani vittime dell'intolleranza e dell'odio politico", ai quali i vescovi chiedono perdono per gli assassinati". l'altro appello e' diretto agli "angolani vivi, soprattutto credenti" ai quali i vescovi chiedono di "non lasciar mai cadere dalle mani l'arma della preghiera". Infine, l'invocazione alla "Regina dell'Angola", a madonna, perché infonda ai suoi figli "un nuovo coraggio, frutto di amore, di riconciliazione e di pace". In un documento i vescovi angolani parlano del calvario del popolo angolano 28gen99 - Ormai i vescovi dell'Angola parlano apertamente di "calvario del popolo angolano", così come è intitolato il loro documento pubblicato proprio oggi a Luanda. Nella parte introduttiva i presuli ricordano con forza che la Chiesa "vive in mezzo al popolo, soffre con il popolo, è avvocata del popolo". Segue un elenco delle sofferenze che la guerra comporta per il popolo stesso: tante persone costrette ad abbandonare le

proprie case, spesso per andare incontro alla morte a causa della fatica e degli stenti; famiglie distrutte, persone torturate ed uccise; giovani arruolati con la forza; persone rapite; donne costrette alla prostituzione. Questi sono alcuni dei mali additati dai vescovi nel messaggio, ed ognuno dei paragrafi di questo triste elenco si chiude con la stessa, amara, considerazione "E in tutto ciò chi soffre Þ il popolo". I vescovi dell'Angola ricordano anche la preoccupazione espressa da Papa per la drammatica

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situazione del Paese, il 3 gennaio scorso, ed il suo invito ai responsabili civili e militari ad adoperarsi per porre termine al "conflitto fratricida". I

vescovi riprendono questa esortazione per proporre la costituzione nel paese di un unico esercito come iniziativa più importante per arrivare alla pace. A tale iniziativa dovrebbero collaborare le organizzazioni internazionali impegnate nella soluzione del conflitto, prima fra tutte l'ONU. Vengono infine ricordati i missionari e le associazioni umanitarie, cui viene chiesto di continuare i loro generosi sforzi a favore della popolazione. A tutti i parroci e i catechisti i vescovi chiedono di adoperarsi a che la Giornata Nazionale della Riconciliazione venga celebrata con zelo e favoriscano il consolidarsi dell'azione del Movimento Pro Pace, che riunisce le chiese cristiane e i movimenti politici. Luanda ospita il 2° incontro dei delegati delle Chiese dell’area lusofona nel 1999 28gen99 - Ha avuto luogo a Luanda, dal 12 al 16 gennaio, il secondo incontro dei delegati della Chiesa cattolica nei Paesi lusofoni. Il primo, come si ricorderà ebbe luogo a Fatima, nel maggio del 1996. I Paesi dell'area lusofona nel mondo sono Angola, Brasile, Capo Verde, Guinea Bissau, Mozambico, Portogallo e Sao Tome'. In tutto circa 200 milioni di

abitanti, in maggioranza cattolici. L'incontro di Luanda, come il precedente a Fatima, e' servito a conoscere meglio la situazione della Chiesa nei rispettivi Paesi e ad intensificare la cooperazione fraterna tra le singole Chiese. "Dall'analisi della situazione della Chiesa in ciascuno dei Paesi - rileva il comunicato finale - risulta che le comunità cristiane, pur in situazioni politico-sociali differenti e spesso difficili, rivelano una forte vitalità e vivono in una situazione di speranza. Tale vitalità - prosegue il documento - si manifesta in modo particolare nel grande sforzo per la formazione dottrinale e spirituale dei membri della Chiesa, nella partecipazione e nella corresponsabilità in diversi progetti, nell'aumento delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, nell'impegno evangelizzatore al servizio dello sviluppo integrale della persona umana. In risposta - aggiunge il documento dell'assemblea di Luanda - alle necessita' e alle ansie delle popolazioni, la Chiesa si tiene impegnata nella difesa e nella promozione dei diritti umani e dei valori cristiani, svolgendo una significativa attività nei campi dell'educazione e dell'insegnamento ad ogni livello, della sanità, dell'assistenza sociale e della promozione della

pace. Riguardo a quest'ultimo aspetto, l'Assemblea si e' congratulata per il modo con il quale la Chiesa nei Paesi più toccati dalla guerra si sia impegnata nella collaborazione con le altre istanze nazionali ed internazionali nella costruzione e nel consolidamento della pace fondata sulla giustizia, sulla solidarietà, sul dialogo e sulla riconciliazione". Una menzione, in questo ambito e' stata fatta alla Conferenza episcopale del Mozambico e al vescovo di Guinea-Bissau. I delegati cattolici dell'area

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mondiale lusofona hanno, infine, voluto esprimere la loro "piu' profonda solidarietà" alla Conferenza episcopale d'Angola e Sao Tome' impegnata

per alleviare le sofferenze del popolo angolano. Tutti i seminaristi dell’Angola chiamati al servizio militare obbligatorio 4mag99 - Dalla fine di aprile i seminari dell'Angola si stanno via via svuotando. Tutti i seminaristi, infatti, sono stati chiamati al servizio militare obbligatorio: la classe '78 alla fine di aprile, la classe '79 a luglio e la classe '80 nel gennaio 2000. Per la prima volta nella storia dell'Angola, il governo vuole applicare senza eccezioni la legge sul servizio militare. L'applicazione della legge è retroattiva. Finiranno dunque in caserma anche i seminaristi nati prima del 1978. In un'assemblea a Luanda, a fine aprile, rettori ed educatori dei seminari angolani hanno ventilato diverse ipotesi per negoziare con il Ministero della Difesa o direttamente con il Presidente della Repubblica un protocollo d'intesa. Hanno chiesto anzitutto che i seminaristi non interrompano il corso di studi di quest'anno, che i seminaristi in età di leva vengano congedati e che, infine, ogni seminarista venga esentato dal servizio militare. I responsabili e gli educatori dei seminari dell'Angola affermano che "queste richieste

vengono formulate non per avere speciali privilegi", ma per il bene della società angolana, che necessita di "buoni educatori ed evangelizzatori con un ruolo fondamentale nello sviluppo sociale e nella promozione umana". Proprio la dolorosa guerra civile in Angola rende coscienti che "la guerra non risolve i problemi, anzi li aumenta". In Angola i seminaristi sono un migliaio. Visita in Angola di mons. Marcello Zago Segretario della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli 14ott99 - Domani 15 ottobre, mons. Marcello Zago Segretario della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, inizierà una visita di otto giorni in Angola e inaugurerà a Luanda l'Università Cattolica. Mons. Zago porta inoltre un messaggio del Santo Padre per il Presidente della Repubblica ed incontrerà il Corpo diplomatico a Luanda, per esprimere il desiderio della Santa Sede affinché venga al più presto promossa la pace attraverso il dialogo. Mons. Zago, alla vigilia della sua partenza per Luanda, è stato intervistato da Fides. Ha dichiarato che l'incarico della sua missione "viene dal Santo Padre che vuole in questo modo esprimere

la solidarietà col popolo che soffre ma anche la volontà della Chiesa di promuovere la pace attraverso il dialogo delle parti". L'occasione del viaggio di mons Zago è data dall'inaugurazione dell'Università Cattolica dell'Angola, il 19 ottobre. Per questa occasione, il prelato è latore di uno speciale messaggio del Papa insieme ad un altro messaggio indirizzato al presidente Dos Santos.

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In occasione del Giubileo i vescovi angolani convocano un Congresso nazionale sulla promozione della pace nel Paese

10nov99 - In occasione del Giubileo del 2000, la Chiesa in Angola si propone di convocare un Congresso nazionale sulla promozione della pace nel Paese. L'obiettivo è quello di consolidare l'impegno dei fedeli tutti per la fine delle ostilità, che vedono di fronte il governo e il movimento UNITA, l' Unione nazionale per l'indipendenza totale dell'Angola. Proprio in vista dell'Anno Santo, la Conferenza episcopale di Angola - Sao-Tomè e Principe ha lanciato in questo senso un nuovo appello alle parti in conflitto ed ha sollecitato il governo di Luanda ad amnistiare tutti i detenuti. Riferendosi alla proposta di un congresso nazionale per la pace, i vescovi sostengono che esso sarà un importante momento per "il nostro impegno e la nostra ricerca di riconciliazione". I religiosi impegnati in Angola si riorganizzano secondo le necessità dettate dall’ora presente, che vede uno stallo sociale e politico per via della guerra 18nov99 - I religiosi impegnati in Angola si stanno riorganizzando secondo le necessità dettate dall‟ora presente, che vede uno stallo sociale e politico per via della guerra civile in corso. Martedì 16 novembre, si sono

riuniti a Luanda, in una sorta di assemblea generale, i delegati degli istituti religiosi maschili presenti nel Paese africano. 15 in tutto su 23 istituti. Fraternità e comunione hanno caratterizzato il clima dell‟incontro, durante il quale sono stati eletti nuovi responsabili. Il dibattito ha toccato alcuni punti interessanti, quali le attività del Ceir, il Centro Studi degli Istituti Religiosi, e delle facoltà di teologia e di filosofia della neonata Università Cattolica di Angola. Altri punti di rilievo trattati dai religiosi sono stati l‟obbligo militare dei giovani religiosi, la preparazione di una Settimana Sociale, alcuni aspetti della legislazione angolana che riguarda i religiosi e, infine, la preparazione all‟Anno Santo. “Educazione per una cultura della pace” il titolo della prima Settimana Sociale Nazionale promossa dalla Chiesa angolana nel 1999 6dic99 - “Educazione per una cultura della pace”: è questo il titolo della prima Settimana Sociale Nazionale svoltasi a Luanda dal 23 al 28 novembre su iniziativa della Conferenza episcopale di Angola e Sao Tomé. La Settimana Sociale di Luanda – riferisce l‟agenzia Fides - si inserisce

nella tradizione delle settimane sociali che ebbero inizio nel 1904 a Lione (Francia) per iniziativa dei laici Marius Gonin e Adéodat Boissard. I lavori hanno visto la partecipazione di numerosi vescovi, oltre 200 delegati dalle diocesi, due vice-ministri dell‟educazione, vari membri del corpo diplomatico accreditati a Luanda e di alcuni rappresentanti di altre confessioni cristiane. Il Nunzio in Angola, mons. Aldo Cavalli, ha dichiarato a Fides che i lavori sono stati “un impulso grande

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all‟educazione come promotrice di una cultura per la pace in Angola”. E‟ in corso di redazione un documento conclusivo contenente le indicazioni

concrete emerse nei giorni di dibattito. Al centro dei lavori - come hanno riferito a Fides alcuni dei partecipanti - c‟era “l‟importanza dell‟educazione per contribuire alla formazione alla tolleranza, al rispetto e all‟impegno per sviluppare l‟intero paese”. I lavori intendevano rispondere - secondo le stesse fonti - alla situazione di un paese che “dopo anni di guerra, sta soffrendo una violenza generalizzata” ed è per questo che “si impone un grande sforzo per mutare questa situazione e formare una cultura della pace”. In uno dei documenti redatti dai partecipanti si legge: “La situazione di guerra che abbiamo vissuto negli ultimi decenni come le sue conseguenze, fatte di aggressioni e violenze, hanno creato un clima di sfiducia e di violenza a tutti i livelli della vita personale, familiare e sociale”. “Questa situazione - continua il documento - esige un lavoro in profondità con obiettivi a lungo termine per invertire questo ambiente di violenza in una cultura di pace e convivenza nella tolleranza e nella collaborazione tra tutte le etnie e i gruppi sociali. Solo l‟educazione può fare questo”. Nel documento si afferma: “Attualmente la guerra domina l‟attenzione tanto che è facile credere che con la sua fine l‟Angola conquisterebbe la pace.

Ma il silenzio delle armi non garantisce lo sviluppo di un popolo. Solo un autentico sviluppo umano può portare alla società angolana la pace vera e duratura che tutti desideriamo”. Il popolo angolano è tra i più poveri del mondo: l‟80% della popolazione vive sotto la soglia di povertà e la speranza di vita non supera i 42 anni. Con una produzione di 750mila barili al giorno di petrolio e con gli enormi giacimenti di diamanti dell‟interno, il paese è uno dei più ricchi dell‟Africa. Ma le rimesse vengono utilizzate per finanziare la guerra che contrappone il Governo al movimento ribelle di Jonas Savimbi, o finiscono nelle tasche dell‟elités. Solo quest‟anno il governo angolano ha ricevuto milioni di dollari dalle compagnie petrolifere per i diritti di esplorazione ma meno del 50% degli introiti è stato registrato nel bilancio statale. Mons. Damião Franklin nuovo arcivescovo di Luanda 13feb01 – Mons. Damiao Franklin è il nuovo arcivescovo di Luanda al posto del cardinale Alexandre do Nascimento che, un anno fa, essendo nato nel 1925, aveva compito i canonici 75 anni di età. La successione è stata annunciata e resa pubblica, l‟8 febbraio, nel primo pomeriggio,

nell‟arcivescovado di Luanda. In mattinata vi era stata in cattedrale una concelebrazione liturgica presieduta dal cardinale do Nascimento e con la partecipazione degli ausiliari, dei direttori arcidiocesani e dei superiori religiosi. Insieme poi si sono ritrovati al pranzo. Mons. Da miao Franklin è il primo ausiliare di Luanda e rettore dell‟Università d‟Angola. Ha svolto sinora diversi altri incarichi amministrativi e pastorali anche nell‟ambito dell‟Associazione dei Vescovi d‟Africa Australe (Imbisa).

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I Gesuiti in angola lanciano una newsletter elettronica

9mag 01 - Anche le comunità religiose operanti in Africa cominciano a fruttare le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie telematiche per la propria opera di apostolato. Così i gesuiti presenti in Angola hanno lanciato qualche mese fa un bollettino di informazione interna per posta elettronica. "E-mail", questo il semplice nome del bollettino, viene presentato in un editoriale pubblicato su un recente numero di aprile, come un notiziario elettronico interno, familiare e informale al servizio dei gesuiti che svolgono il loro apostolato in Angola e dei collaboratori della Compagnia nel Paese. Il bollettino si compone di due pagine: la prima ospita un editoriale e alcune brevi sulla vita della comunità gesuita locale, la seconda dedicata all'attività del Jesuit Refugee Service-Angola e notizie sui confratelli angolani all'estero. La condanna dei vescovi angolani l’attacco sferrato dall'Unita a

Capito nel 2001 11mag01 - I vescovi dell‟Angola hanno condannato l‟attacco sferrato dall'Unita, l‟Unione nazionale per l'indipendenza totale dell'Angola, sabato scorso, a Caxito, capoluogo della provincia di Bengo. L‟attacco viene definito un "atto di viltà e di barbarie" in un comunicato di mons. Zacarias Camuenho, vescovo di Lubango e presidente della Conferenza episcopale angolana. "Non è uccidendo innocenti" - rileva mons. Camuenho - che l'Unita può riuscire "ad ottenere il potere e non è seminando la morte che si crea il clima per il dialogo". "Non è con la morte e il terrore tra la popolazione – prosegue il comunicato - che si inviano messaggi a chi si ritiene nemico". Al termine i vescovi lanciano un accorato appello a tutti fedeli cattolici perché intensifichino la preghiera per la pace in Angola. L'attacco alla città di Caxito e il rapimento di una sessantina di ragazzi e giovani ha avuto un'eco internazionale per l'intervento dell'Unicef, il Fondo per l'infanzia dell'Onu, che ha invocato l'immediata liberazione dei rapiti. Intanto il bilancio del raid dei guerriglieri di Jonas Savimbi si fa più pesante: con la scoperta di circa 150 corpi di civili seppelliti in una fossa comune, il numero

complessivo dei morti ammonterebbe almeno a 200. L'impegno pastorale della Chiesa angolana vede fra le sue priorità la ricerca della pace, ribadisce la Conferenza episcopale angolana 18mag01 - L'impegno pastorale della Chiesa angolana vede fra le sue priorità la ricerca della pace e l'unica strada possibile per ottenerla è l'apertura di un dialogo costruttivo nel Paese. È quanto ribadisce una nota della Ceast, la Conferenza episcopale dell'Angola e Sao Tomé. I vescovi rilevano con soddisfazione che la strada del dialogo si va sempre più affermando come mezzo di pacificazione ma mancano ancora dei "passi concreti". I presuli proseguono sottolineando con tristezza le

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conseguenze della guerra, della quale rimangono vittime soprattutto i civili indifesi. "Quando la persona umana è offesa è Dio ad essere offeso

e, perciò - precisano - noi Chiesa proviamo dolore per tutti i nostri fratelli feriti o morti nelle diverse parti del Paese". La Ceast ha diffuso la nota dopo che nei giorni precedenti si era diffusa la notizia di una lettera inviata ai vescovi da Jonas Savimbi, capo storico dell'Unita, l‟Unione nazionale per l'indipendenza totale dell'Angola. Nella missiva, di cui non è confermata l‟autenticità, si esaltava il ruolo positivo della Chiesa cattolica e le si chiedeva di impegnarsi per l'apertura di un dialogo nel Paese. La guerra civile angolana, esplosa all'indomani dell'indipendenza dal Portogallo, dura da circa 25 anni. La Chiesa angolana offre la propria mediazione per porre definitivamente fine alla guerra civile 13lug01 - La Chiesa angolana è disposta ad offrire i propri buoni uffici per aiutare a porre definitivamente fine alla guerra civile che insanguina il Paese da più di trenta anni, se una richiesta in tal senso venisse dalle due parti in conflitto. Lo ha dichiarato l'arcivescovo di Luanda, Mons. Damiao Franklin, in un'intervista al quotidiano portoghese "Diario de Noticias". I vescovi angolani, intervenuti più volte per condannare il conflitto ripreso nel 1998, in una recente dichiarazione avevano sottolineato che "l'unico e il migliore modo per pervenire ad una riconciliazione e ad una pace nazionale era l'avvio di un dialogo onesto e autentico che permetta di stabilire l'unione e la fratellanza nella famiglia angolana". Il ritorno della pace in Angola, ha annunciato lo stesso Mons. Franklin in un'altra intervista all'agenzia portoghese "Lusa", sarà al centro di un incontro dei vescovi che si terrà alla fine mese nella capitale angolana. Intanto la Chiesa, ha precisato il presule, mantiene contatti con il Governo angolano e le forze ribelli dell''Unita, l'Unione per l'indipendenza totale dell'Angola, per cercare di favorire la ripresa dei

negoziati e avviare il processo di pace e riconciliazione. "Radio Ecclesia" sospende le proprie trasmissioni 17lug 01 - "Radio Ecclesia", l'emittente cattolica di Luanda riaperta nel 1996, ha sospeso dal 9 luglio le proprie trasmissioni e da allora diffonde solo musica religiosa. La sospensione è stata decisa dagli stessi responsabili dell'emittente che hanno voluto così evitare la sua chiusura da parte delle autorità angolane. In queste ultime settimane, la stazione radiofonica è stata infatti fatta oggetto di pesanti attacchi da parte del Governo di Luanda attraverso i media di Stato, mentre aumenta nel paese il clima di intimidazione contro i giornalisti. Proprio in questi giorni, un giornalista della Radio Nazionale Angolana, Gustavo Alegria, è stato assassinato a colpi di pistola da un funzionario pubblico della provincia di Huambo. I motivi del gesto sono tuttora sconosciuti. Reinaugurata dalla Conferenza episcopale angolana nel 1997, dopo

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quasi 25 anni di paralisi dovuti alla guerra civile, "Radio Ecclesia" trasmette in modulazione di frequenza. programmi educativi, d'informazione e di intrattenimento. Mons. Zacarias Kamwenho, arcivescovo di Lubango insignito del Premio Sacharov per i diritti umani 2001 19ott01- Monsignor Zacarias Kamwenho, arcivescovo di Lubango nell‟Angola sud-occidentale, ha vinto il Premio Sakharov 2001 per i diritti umani, annualmente assegnato dal Parlamento europeo. Lo ha reso noto il presidente dell'assemblea di Strasburgo, Nicole Fontaine, precisando che la cerimonia ufficiale di premiazione si svolgerà il prossimo 12 dicembre nella città francese. Il presule riceverà anche la somma di 50mila euro, oltre 96 milioni di lire. Kamwenho è presidente della Conferenza episcopale dell'Angola e di Sao Tomé e Principe, Ceast. La sua nomina è stata decisa in considerazione dell'opera svolta a favore della pace nel Paese africano, dilaniato da un sanguinoso e annoso conflitto civile tra esercito e ribelli dell'Unita (Unione per l'indipendenza totale dell'Angola). Il premio Sacharov, intitolato al celebre fisico russo

strenuo assertore dei diritti umani, è stato assegnato anche a due intellettuali mediorientali, alla israeliana Nurit Peled Elhanan e al palestinese Izzat Ghazzawi. Entrambi simboli della volontà di pacificazione in Terra Santa, nonostante ambedue abbiano perso un figlio nella guerriglia in corso fra i due popoli. La cerimonia di assegnazione del premio avverrà, a Strasburgo, il 12 dicembre, alla presenza del presidente del Parlamento europeo, Nicole Fontaine. "Giustizia e pace per tutti" : messaggio che i vescovi angolani al termine della plenaria del 2001 17nov 01 - "Giustizia e pace per tutti" è il titolo del messaggio che i vescovi dell‟Angola hanno indirizzato ai fedeli, al termine dei lavori della loro seconda assemblea ordinaria annuale. Si trattadi un invito ulteriore a riflettere sulla drammatica situazione che attanaglia l‟Angola sconvolta da una sanguinosa guerra civile. La preoccupazione dei presuli - peraltro condivisa, giovedì, nel corso di un incontro con i membri della

Commissione parlamentare per la 'pace e la riconciliazione nazionale' - riguarda la popolazione civile, logorata dal conflitto che contrappone l'esercito governativo ai ribelli dell'Unita, l‟Unione per l'indipendenza totale dell'Angola di Jonas Savimbi. In particolare, il fenomeno degli sfollati e della loro ricollocazione all'interno del Paese, come anche la spinosa questione della sicurezza, sono alcuni degli argomenti che monsignor Zacarias Kamuenho, presidente della Conferenza episcopale angolana (Ceast), ha illustrato a Norberto dos Santos, presidente della Commissione parlamentare, e ai suoi colleghi. Le prese di posizione e i documenti della Chiesa angolana hanno assunto in questi anni una eccezionale rilevanza sociale, grazie soprattutto allo straordinario

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privilegio, conquistato giorno per giorno e a costo di grandi sacrifici, di essere vicina alle popolazioni, nonostante la guerra, l'isolamento, la

povertà. Sono in molti, soprattutto nella società civile, a vedere nella Chiesa l'unica realtà locale capace di promuovere vie possibili verso una pace tanto auspicata. “Duc in altum” il tema scelto per il sinodo diocesano di Luanda convocato dall’'arcivescovo di Luanda, mons. Damião Franklin per il 2002 29dic01 - L'arcivescovo di Luanda, mons. Damião Franklin, ha scelto la solennità del Natale per annunciare ai fedeli la celebrazione di un prossimo sinodo arcidiocesano. Il presule ha precisato che nei prossimi giorni una commissione, nominata nell'ultima riunione del Consiglio presbiteriale arcidiocesano, ha avuto l'incarico di mettere a punto la macchina organizzativa, considerato che l'ultimo sinodo Þ stato celebrato ben cinquanta anni fa e che la situazione sociale e politica è alquanto complessa. Il tema scelto per l'incontro “Duc in altum”, ed ha l'obbiettivo di potenziare il servizio di evangelizzazione e la formazione dei laici. L'arcidiocesi della capitale angolana conta 30 parrocchie ed Þ servita da 140 sacerdoti, di cui 7 diocesani e 133 religiosi. Negli ultimi

tre anni si Þ registrato un forte incremento della popolazione che da 1 milione e 400mila abitanti è passata a 4 milioni. La morte di Jonas Savimbi, il leader dell’Unita dovrà far prendere atto al governo di Luanda della necessità di un’iniziativa di pace, afferma mons. Zacarias Kamwenho 8mar02 - La morte di Jonas Savimbi, il leader dei ribelli dell‟Unita (Unione per l‟indipendenza totale dell‟Angola), dovrà far prendere atto al governo di Luanda della necessità di un‟iniziativa di pace. È la dichiarazione rilasciata ieri da mons. Zacarias Kamwenho - arcivescovo di Lubango, presidente della Conferenza episcopale dell'Angola e di Sao Tomé e Principe (Ceast) e recente vincitore del Premio Sakharov 2001 per i diritti umani – nell‟ambito della riunione del Comitato per la pace interconfessionale del Paese africano. Invitando il capo di Stato angolano Eduardo dos Santos a dichiarare la tregua – riferisce l‟agenzia Misna - il presule ha motivato la richiesta precisando che tale compito non può che spettare a chi è a capo delle forze armate. Dalla morte di Savimbi – ucciso il mese scorso da reparti dell‟esercito nella provincia di Moxico – il

presidente non ha ancora rilasciato una dichiarazione ufficiale. Nonostante l‟invito, all‟incontro di ieri non hanno preso parte né i rappresentanti del governo, né delle Nazioni Unite. La guerra civile in Angola dura ormai dal 1975, anno dell'indipendenza di Luanda dal Portogallo. L'arcivescovo di Luanda, Mons. Damiao Antonio Franklin, chiede

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una gestione più trasparente dei proventi del petrolio in Angola 18ago02 - L'arcivescovo di Luanda, Mons. Damiao Antonio Franklin,

chiede una gestione più trasparente dei proventi del petrolio in Angola. Il Paese, è insieme alla Nigeria, il principale produttore di greggio dell'Africa nera. Le sue immense riserve petrolifere sono sfruttate da diverse compagnie straniere, sui cui profitti si sa poco o nulla, come ignota è l'entità dei proventi percepiti dal governo angolano. Una maggiore trasparenza, ha affermato il presule intervistato dall'agenzia Cns, "sarebbe un bene per il Paese e per la sua gente, perché questo denaro non appartiene al governo o a un partito politico, ma solo al popolo angolano". Questo, ha rilevato, "non dovrebbe vivere nella miseria quando il governo riceve così tanto denaro. Esso deve esser distribuito per creare lavoro, costruire scuole e ospedali, soprattutto per gli sfollati della guerra", circa 4 milioni di persone. Parlando del difficile processo di pacificazione in Angola dopo decenni di guerra civile, Mons. Franklin ha detto che il principale compito che si è prefisso la Chiesa angolana è di promuovere una effettiva partecipazione democratica della società civile, sinora marginalizzata dal governo. Un ruolo di primo piano in questo senso è svolto da "Radio Ecclesia", l'emittente cattolica della capitale, e da altri giornali indipendenti. Un ruolo malvisto dalle autorità angolane,

come indicano ripetuti attacchi di cui l'emittente è oggetto da parte dei media governativi e le intimidazioni contro i suoi giornalisti. La Chiesa è anche impegnata nella promozione della riconciliazione e dei diritti umani attraverso varie iniziative a livello locale. Una riconciliazione, ha precisato Mons. Franklin, che non potrà passare attraverso una Commissione per la verità sul modello di quella istituita in Sudafrica dopo l'apartheid. "La mia generazione - ha spiegato - conosce solo la guerra e una simile commissione renderebbe la situazione peggiore" L’impegno del Jesuit Refugee Service per il reinserimento dei rifugiati in Angola 24ott02 – Reintegrare i rifugiati che fanno ritorno alle loro case, accompagnare quanti hanno bisogno di aiuto: sono gli obiettivi semplici, ma di grande impatto sociale, del “piano di azione” del Jesuit Refugee Service (JRS) dell‟Angola per il 2003. Il piano di azione è stato elaborato nella riunione svoltasi all‟inizio di ottobre. In Angola, infatti, il processo di pace in corso sta portando enormi cambiamenti in un paese che ha vissuto quasi 30 anni di guerra civile e conseguenti distruzioni. Già

migliaia di persone hanno intrapreso il viaggio per tornare alle loro vecchie case. Le statistiche delle zone dove il JRS è presente rivelano che 34.000 persone sono già tornate a casa nella provincia di Uige, mentre 13.000 persone hanno lasciato Luena alla volta di altri distretti nella provincia di Moxico. Si stima anche che ogni settimana circa 500 rifugiati stanno ritornando dallo Zambia e dalla Repubblica Democratica del Congo. Le

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cifre relative alla capitale, Luanda, sono meno chiare, dal momento che la maggior parte degli sfollati vivono fuori dai campi e non rientrano

nelle statistiche ufficiali. Col cambiare delle circostanze e dei bisogni, il JRS ha riflettuto e valutato circa il suo ruolo e le sue capacità, fissando un piano d‟azione per il 2003. Il principale obiettivo è la reintegrazione di coloro che tornano, l‟accompagnamento dei bisognosi, la difesa dei vulnerabili, la promozione dell‟istruzione e dei giovani, iniziative comunitarie e attività pastorali. Visita in Angola del card. Sepe Prefetto di Propaganda Fide 26ott02 - Il cardinale Crescenzio Sepe, Prefetto di Propaganda Fide, è giunto venerdì in Angola. All'aeroporto di Luanda è stato accolto da una folta delegazione comprendente il Cardinale Alexandre do Nascimento, dal Nunzio Apostolico, Angelo Becciu, rappresentanti del clero e del mondo laicale. "Dopo la firma degli accordi di pace, si respira un clima di speranza, si vuole voltare definitivamente pagina e migliorare la situazione economica e sociale angolana – ha detto il porporato all‟agenzia Fides -. Nella nuova fase della vita dell'Angola -. ha aggiunto - , la Chiesa lavora attivamente per la riconciliare gli animi delle persone. I Vescovi hanno creato la figura dei Conciliatorez de la

Paz. Si tratta di laici preparati che, nelle loro comunità, operano per superare le divisioni e gli odi tra persone che, fino a pochi mesi fa, si combattevano aspramente. Per stimolare la crescita della società civile, la Conferenza episcopale angolana ha dato vita a Radio Ecclesia, che proprio in questi giorni ha attivato il suo nuovo sito (www.apostolado.info ). In futuro si prevede che dal sito venga tratto un giornale, perché in Angola la diffusione di Internet si sta espandendo solo ora. Accanto a questi motivi di speranza, vorrei ricordare la drammatica situazione dei profughi che si trovano nei campi di raccolta. Sono ancora migliaia, e la cosa che più colpisce, oltre alla scarsità dei mezzi di sostentamento, è che queste persone non hanno futuro. Non sanno dove andare e cosa fare per vivere. Ecco – ha concluso il cardinale Sepe -, credo che è qui che la coscienza del mondo deve mobilitarsi". Conclusa la visita in Angola del card. Sepe 29ott02 - Si conclude oggi la visita pastorale in Angola del cardinale Crescenzio Sepe, Prefetto della Congregazione per l‟evangelizzazione dei popoli. Domenica, il porporato ha presieduto nella cattedrale di Luanda

la solenne celebrazione eucaristica. “La Chiesa conosce la via per la vera pace, che non è la semplice assenza di guerra, ma sradicare la violenza dal cuore degli uomini – ha detto il cardinale Sepe all‟omelia - . Nel cuore – ha aggiunto - nascono e sbocciano, la pace o la violenza, e su di esso soltanto Dio ha potere. Se nel suo intimo, nel cuore, nello spirito e nella coscienza, l‟uomo non è uomo di pace, l‟Angola non raggiungerà mai la pace”. Concelebravano con il cardinale prefetto l‟arcivescovo di Luanda,

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mons. Damião António Franklin, tutti i Vescovi di Angola e São Tomé, nonché numerosi sacerdoti. Il cardinale Sepe ha ringraziato Dio per il

dono della pace, raggiunta con la firma dell‟accordo del 4 aprile scorso, “che ha messo fine al crudele ed atroce flagello della guerra” in Angola ed alla “drammatica lotta fratricida dei suoi figli, durata più di 30 anni”. “L‟iniziativa che trasformerà radicalmente la vita di ciascuno è l‟amore” ha detto il Card. Sepe ai fedeli che gremivano la Cattedrale, sottolineando che “dai vostri atteggiamenti e dal vostro impegno in favore della pace, che viene da Cristo, dipende in gran parte il futuro della Nazione”. In questo senso ha esortato i Vescovi ed i Presbiteri “alla fedeltà all‟instancabile servizio della testimonianza e dell‟annunzio della Buona Novella”; i religiosi e le religiose “a vivere la consacrazione a Dio nel servizio sincero ed incondizionato ai fratelli”; i giovani “a non dissipare le energie seguendo falsi idoli, bensì a cercare i veri valori della giustizia, dell‟onestà e della purezza”; infine le famiglie cristiane “chiamate ad essere focolare d‟amore, Chiesa domestica e scuola di vita cristiana, a preservare questo santuario della vita”. La visita in Angola del Cardinale Prefetto della Congregazione per l‟Evangelizzazione dei Popoli era iniziata il 25 ottobre. Il giorno successivo, il porporato si è recato in visita alla diocesi di Lubango, dove ha incontrato il clero, le

religiose e i religiosi, ed ha celebrato la Santa Messa nel Seminario Maggiore intitolato a “Padre Sikufinde”. Quindi si è recato nella diocesi di Benguela per un‟incontro con i seminaristi e i formatori del Seminario Maggiore del Buon Pastore. Il testi delle omelie e dei discorsi del Card. Sepe sono disponibile, in lingua portoghese, sul sito www.fides.org. Mons. Francisco da Mata Mourisca replica agli attacchi del Ministro delle comunicazioni a Radio Ecllesia 18feb03 - Un commento “infelice” e che dimostra che la democrazia in Angola è ancora “piccola”. Così il vescovo di Uije, Mons. Francisco da Mata Mourisca, ha commentato l‟attacco mosso la settimana scorsa dal Ministro angolano delle Comunicazioni Hendrick Vall Neto contro “Radio Ecclesia”. L‟emittente cattolica di Luanda era stata accusata dall‟esponente governativo di fare “terrorismo radiofonico per diffamare e

diffondere una propaganda falsa contro individui e istituzioni”, in riferimento alla sua linea editoriale giudicata anti-governativa. Un‟accusa fermamente respinta dai responsabili di “Radio Ecclesia”, i quali hanno replicato che essa equivale ad accusare la Chiesa di terrorismo. Da parte sua, Mons. da Mata Mourisca, ha affermato che in un paese democratico i media hanno la libertà di parlare, purché dicano la verità ed ha espresso l‟auspicio che l‟emittente cattolica venga giudicata per il buon servizio che rende al Paese. Il presule ha comunque cercato di smorzare i toni, osservando che la polemica non significa che “manchino buone relazioni con la Chiesa”. Reinaugurata nel 1997, dopo due decenni di paralisi imposta dal regime marxista di

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Luanda in seguito alla conquista dell‟indipendenza, “Radio Ecclesia” è

stata oggetto in questi anni di ripetuti attacchi e intimidazioni da parte del Governo anche attraverso i media di Stato. L‟emittente, che adesso ha un proprio sito http://www.recclesia.org, trasmette programmi educativi, di informazione ad ampio spettro e di intrattenimento. Accordo di partnership tra Chiesa e Governo angolano nel campo dell’istruzione 28mag03 - Il governo angolano ha raggiunto un accordo di partnership

con la Chiesa nel campo dell‟istruzione. Se ne è parlato nel corso del 1 Congresso delle Scuole Cattoliche in Angola, tenutosi dal 13 al 17 maggio a Luanda, che ha visto la partecipazione di più di 200 persone in rappresentanza delle diverse diocesi del paese. "Abbiamo fatto molto, ma resta ancora molto da fare". Così, nel discorso di apertura, sintetizza lo stato della scuola cattolica nel Paese mons. Luis Parà Pérez de Onraitra,

Presidente della Commissione Episcopale per l'Educazione. Il Congresso segna una data storica, perché avviene a 10 anni dalla liberalizzazione dell'insegnamento ed alla restituzione da parte del governo degli edifici scolastici della Chiesa, nazionalizzati nella seconda metà degli anni '70 del secolo scorso. Grazie all'impegno profuso in questi anni, attualmente solo nella capitale Luanda, vi sono 80 scuole cattoliche, mentre in Angola vi sono 150mila alunni che frequentano istituti cattolici seguiti da 4.200 insegnanti. I vescovi di Angola e di Sao Tomé chiedono al governo di Luanda l'autorizzazzione a far ricevere Radio Ecclesia in tutte le diocesi angolane e di Sao Tomè 23ott03 - I vescovi di Angola e di Sao Tomé hanno chiesto al governo di Luanda l'autorizzazzione a far ricevere Radio Ecclesia in tutte le diocesi angolane e di Sao Tomè e Principe. La richiesta è stata resa nota in un comunicato letto nel seminario maggiore di Luanda, domenica scorsa. Nel comunicato i vescovi ribadiscono il diritto della Chiesa cattolica ad utilizzare i mezzi di comunicazione sociale per diffondere la parola di Dio.

La radio, aggiungono i vescovi angolani, è un ottimo mezzo per diffondere la stessa parola di Dio. Recentemente il governo di Luanda aveva accusato Radio Ecclesia di essere una emittente politica più che religiosa. "Queste sono accusa infondate - replicano i vescovi nel loro comunicato - perché la Chiesa cattolica rispetta le leggi del paese". L’organizzazione cattolica Promaica impegnata nella promozione della Donna Angolana nella Chiesa Cattolica 11nov03 - La ricostruzione dell‟Angola, distrutta da quasi tre decenni di guerra civile, passa anche attraverso l‟educazione ai diritti e doveri civili dei suoi cittadini e cittadine. E‟ così che nella capitale Luanda un‟organizzazione cattolica locale impegnata da 13 anni nella promozione

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della donna e dei diritti umani ha deciso di organizzare quest‟anno due sessioni di formazione sui diritti della persona umana. Si tratta della

“Promaica” (acronimo portoghese di Promozione della donna angolana nella Chiesa), fondata nel 1990 dal vescovo di Benguela, Mons. Oscar Lino Lopes per sopperire alle necessità dei più bisognosi attraverso varie iniziative caritative. Le sessioni organizzate dalla “Promaica” erano finalizzate appunto ad informare le donne con un basso livello di istruzione sui loro diritti e doveri di cittadine. La maggior pare delle partecipanti sono, infatti, analfabete e sanno a malapena la lingua portoghese, una conseguenza diretta della guerra che, tra le altre cose, ha distrutto il sistema scolastico del Paese. I corsi, come spiega il bollettino informativo “Omi Informations” degli Oblati di Maria Immacolata, sono stati animati da padre Mulewu Munuma, che è anche l‟animatore spirituale dell‟organizzazione. Alle sessioni il sacerdote ha illustrato i

contenuti della Dichiarazione Universale dei Diritti dell‟Uomo del 1948 e della Dichiarazione universale dei diritti della donna del 1967. Egli ha poi spiegato l‟origine dei diritti della persona umana e ha sviluppato l‟argomento rapportandolo ai diritti e ai doveri di un cittadino nella società e nella famiglia. Gli incontri hanno quindi permesso alle partecipanti di prendere coscienza dei loro diritti, ma anche dell‟importanza del loro contributo e partecipazione processo di pace e ricostruzione del loro paese. Nuova missione dei Missionari Dehoniani in Angola 11dic03 - Parte all‟inizio del 2004 la nuova missione dei Missionari del Sacro Cuore (Dehoniani), in Angola. All‟inizio dei dicembre – riferisce Vidimus Dominum - si è svolta una riunione in proposito presso la Casa Generale di Roma, alla quale hanno partecipato sia l‟Amministrazione, sia i Superiori provinciali dell‟Italia settentrionale e del Portogallo, che saranno coinvolti nella nuova fondazione. Sono quattro i missionari che andranno nella nuova missione – tre portoghesi e un italiano – mentre altri due confratelli del Camerun si aggiungeranno in un secondo momento a questo primo gruppo.

In Africa, come risulta dal Capitolo generale di quest‟anno, la presenza dehoniana è assai significativa, soprattutto in Mozambico e in Madagascar. La regione del Madagascar sta diventando indipendente dalle due “province-madri” dell‟Italia meridionale e del Portogallo. Il Mozambico, invece, ha sviluppato negli ultimi anni una forte crescita del movimento dei Laici Dehoniani. "Ci sono molti adulti che vogliono sapere di più sul Sacro Cuore e su Padre Dehon", ha detto il Provinciale, padre Matti, durante l‟ultimo Capitolo. La provincia organizza dei ritiri, delle giornate di riflessione e ha altri progetti per questo movimento crescente. "Attualmente – ha osservato padre Matti – noi abbiamo più di 800 persone che sono interessate alla nostra spiritualità... è un miracolo che ci è stato concesso da Padre Dehon. La provincia si concentra sulla sua vita di comunità e basa i suoi impegni ministeriali sullo spirito del 'Sint Unum' ".

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Distribuite in Angola 5 mila copie di una nuova edizione della Bibbia

in portoghese 4feb 04 – La Società Biblica di Angola sta distribuendo tra i fedeli 5 mila copie di una nuova edizione della Bibbia in portoghese. La nuova edizione, concepita soprattutto per i cattolici, è stampata in Brasile a cura della Società Biblica brasiliana. Erni Seibert, portavoce della Società, ha partecipato a Luanda alla presentazione della nuova Bibbia. Il portavoce ha detto che il testo segue l‟ordine della nuova Vulgata. Ha aggiunto che altre 5 mila copie della Bibbia in portoghese saranno distribuite in Mozambico. Mons. Damião Antonio Franklin, arcivescovo di Luanda, ha elogiato l‟opera della Società Biblica angolana, che tanto fa per la diffusione della Paola di Dio. Suor Maria do Céu Costa, coordinatrice nazionale in Angola dei gruppi cattolici di studio della Bibbia, ha preannunciato che numerose parrocchie sono già in lista d‟attesa per ricevere copie della nuova Bibbia. Sinora la diffusione ha toccato 7 delle 18 province angolane. Si stringe la collaborazione tra Stato e Chiesa nel campo dell’educazione

5feb04 - In Angola, si stringe la collaborazione tra Stato e Chiesa nel campo dell‟educazione. Dopo l‟accordo di partnership siglato dal governo l‟anno scorso, il Ministero dell‟Istruzione angolano ha recentemente autorizzato la creazione di nuove scuole cattoliche e approvato l‟inquadramento professionale del personale docente in diversi istituti scolastici gestiti dalla Chiesa. Si tratta di una delle più importanti novità introdotte nel sistema educativo angolano dalla liberalizzazione, 11 anni fa, dell‟insegnamento e dalla restituzione degli edifici scolastici della Chiesa nazionalizzati nella seconda metà degli anni '70. Tra i nuovi istituti scolastici approvati figura la scuola elementare “Dom Bosco” di Sambizanga, alla periferia della capitale Luanda, che impartirà anche corsi di per adulti, e l‟Istituto di educazione primaria e secondaria “San Francesco d‟Assisi”, a Camabatela, nella provincia del nord Kwanza. Il Ministero ha inoltre autorizzato l‟inquadramento del personale dell‟Istituto

di Scienze religiose di Angola (Icra) e ha dato il suo placet alla conversione in complesso scolastico di insegnamento medio e tecnico-professionale di una scuola elementare a Luanda. Grazie all'impegno profuso in questi anni, attualmente nella sola capitale angolana si contano un‟ottantina si scuole cattoliche, mentre in tutto il paese gli alunni che frequentano istituti cattolici sono 150mila, seguiti da 4.200 insegnanti. Approvata in Angola nuova legge sulla “libertà di culto e di religione”. 5mar04 - Il parlamento dell‟Angola ha approvato, martedì scorso, una nuova legge sulla “libertà di culto e di religione”. Uno degli intendimenti della legge è quello di contrastare il pullulamento di sette d‟ogni genere.

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“Certe sette – spiega la Commissione parlamentare incaricata di elaborare il testo della legge – praticano riti contrari all‟ordine pubblico e

all‟interesse nazionale, non facendo che esplorare la coscienza naturale del sentimento religioso del popolo angolano con finalità di lucro”. Paulo Tjipilica, ministro angolano della giustizia, ha spiegato che 83 sette o denominazioni religiose sono ora ufficialmente riconosciute, mentre altre 880 attendono il riconoscimento legale. La nuova legge sulla libertà di culto e di religione è stata in pratica votata all‟unanimità : 134 voti a favore e due sole astensioni. La Chiesa in Angola vuole partecipare attivamente alla ricostruzione e pacificazione del Paese afferma messaggio dei vescovi angolani 31mar04 - La Chiesa in Angola vuole partecipare attivamente alla ricostruzione del tessuto economico, sociale e politico del paese, a cominciare alla soluzione dei conflitti locali che continuano ad ostacolare la sua completa pacificazione indispensabile per combattere in modo efficace la sua povertà. E‟ quanto afferma il messaggio pastorale pubblicato dai vescovi angolani al termine della loro recente plenaria ordinaria conclusasi nei giorni scorsi a Luanda. Il documento, intitolato “L’Angola sul cammino della speranza”, illustra in sette punti la posizione

della Chiesa angolana su varie questioni con cui il paese deve confrontarsi nell‟attuale momento storico, spaziando dalla sanità, e in particolare il flagello dell‟Aids, all‟educazione, ma soprattutto, come indica il titolo, sul tema della speranza. A due anni di distanza dalla firma del memorandum di intesa tra il governo angolano e le forze ribelli dell‟Unita riguardante il cessate il fuoco e altre questioni militari rimaste in sospeso dopo il Protocollo di Lusaka del 1994, i vescovi sottolineano l‟assoluta necessità che la grande speranza di pace, giustizia e di una vita migliore generata da quell‟accordo non vada dispersa. In questo senso, prioritaria è per i presuli la soluzione del trentennale conflitto nella regione petrolifera di Cabina, dove sono ancora in atto scontri tra il governo centrale e le forze indipendentiste locali: “La questione della pace a Cabinda - scrivono - è un imperativo e un‟urgenza per il bene dell‟Angola e di quelle popolazioni”. Essi offrono quindi la propria mediazione tra il governo e le forze ribelli, ribadendo che “il dialogo è l‟unica soluzione per una pace totale nel paese”. La guerra civile in Angola è durata 25 anni - 40 se si comprendono gli

anni della guerra di indipendenza contro il Portogallo - e ha provocato 5 milioni di morti e due milioni di profughi, lasciando un‟economia completamente distrutta.

Più di 300 orfani di guerra ospitati ed assistiti nel Centro Arnold Janssen di Luanda

3apr04 – Più di trecento i bambini e ragazzi di ogni età, che la guerra in Angola ha reso orfani e ragazzi di strada, continuano oggi ad essere

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ospitati ed assistiti nel Centro Arnold Janssen di Luanda. Il centro, intitolato al fondatore della Società del Divin Verbo, venne aperto nel 1993

proprio da un relgioso verbita argentino, padre Horacio Caballero, coadiuvato da due religiose e da un gruppo di volontari della parrocchia di Cristo Re. Agli inizi il centro poteva contare su alcune tende da campo poi, nel 1994, l‟arcidiocesi di Luanda donò un appezzamento di terreno sul quale oggi è costruito il Centro Janssen. Gli operatori avvicinano i bambini direttamente per strada, dove avviene un primo contatto con gli assistenti sociali e la direzione del Centro. Successivamente i piccoli e i ragazzi, che decidono di essere inseriti nel programma di aiuto, sono accolti nelle strutture del centro. Qui essi seguono programmi scolastici e di formazione professionale, religiosa e morale, e ricevono un'assistenza medica. Il centro si incarica poi della loro reintegrazione nella famiglia. A tale scopo, gli operatori coordinano le loro attività con le famiglie, con la comunità locale, con la scuola dove il bambino andrà a studiare, in modo da preparare il ritorno del bambino nel suo ambiente. Si cerca di offrire aiuto economico alle famiglie che accolgono i ragazzi. Nel caso di un ragazzo di 16-17 anni, lo si aiuta a trovare un lavoro. Nel caso di bambini più piccoli, si cercano i modi più idonei per fornire un reddito alla famiglia, anche con la concessione di microcrediti.

I programmi accademici di laurea dell’Università cattolica

dell’Angola (Ucan) e i titoli di studio da essa rilasciati sono adesso ufficialmente riconosciuti dallo Stato angolano 26mag04 - I programmi accademici di laurea dell‟Università cattolica dell‟Angola (Ucan) e i titoli di studio da essa rilasciati sono adesso ufficialmente riconosciuti dallo Stato angolano. Il relativo decreto del Ministero dell‟Istruzione è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Secondo quanto riferisce l‟Agenzia di stampa angolana “Angop”, il provvedimento ha effetto retroattivo e riguarda le Facoltà di Scienze umane, Giurisprudenza, Economia e gestione di impresa, Ingegneria e Informatica. L‟Ucan è stata istituita nel 1999 dalla Conferenza episcopale dell‟Angola, di Sao Tomé e Principe (Ceast). Il placet ministeriale fa seguito all‟accordo di partership siglato l‟anno scorso dal

governo angolano che sancisce una più stretta collaborazione tra Chiesa e Stato nel campo dell‟educazione e che, tra l‟altro, ha consentito quest‟anno l‟apertura di nuove scuole cattoliche in Angola, nonché l‟approvazione dell‟inquadramento professionale del personale docente in diversi istituti scolastici gestiti dalla Chiesa. Attualmente nel Paese gli alunni che frequentano istituti cattolici sono 150mila, seguiti da più di 4mila insegnanti.

La plenaria dei vescovi angolani del 2004 dedicata ai problemi del dopoguerra nel Paese

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14set04 - I vescovi di Angola e di Sao Tomè sono riuniti da ieri a Luanda in assemblea plenaria. All'attenzione i molteplici problemi che

toccano la Chiesa in una regione africana, che sta vivendo faticosamente il dopoguerra. Non è un caso che i lavori vedano molto attiva la commissione episcopale Giustizia Pace e Migrazione. L'attenzione è rivolta soprattutto a come formare il laicato, perché prenda parte attiva e responsabile nella vita politica ed amministrativa dei due paesi. I lavori della plenaria sono presieduti da mons. Damiao Franlin, arcivescovo di Luanda e presidente della Ceast, la Conferenza episcopale di Angola e Sao Tomè. L'arcivescovo, recentemente, ha messo in guardia i fedeli dall'influsso delle sette e dal ricorso a maghi e a fattucchiere. I lavori della plearia si concluderanno venerdì prossimo.

La presenza delle Trappiste in Angola

24nov04 - La comunità Cistercense Trappista di Huambo, in Angola, risale agli anni Sessanta. A questa singolare esperienza, sviluppatasi negli anni della guerra civile nel Paese africano, è dedicato l‟ultimo numero del mensile del Pime “Mondo e Missione”, nella sezione dedicata

alla ricorrenza della Giornata “Pro Orantibus” celebrata domenica. La nascita di questa comunità si deve all‟iniziativa di tre suore trappiste angolane formatesi in Spagna negli anni Sessanta e all‟aiuto determinante del Monastero Cistercense di Valserena, in Toscana, da cui sono partite le prime tre religiose che ne hanno posto le basi. Essa si è sviluppata dal 1980 al 2002, condividendo con i poveri di Huambo le difficili condizioni di vita determinate dalla guerra civile e gli aiuti che riceveva dai benefattori e dalla Casa madre. Una presenza che ha dato i suoi frutti. A trent‟anni di distanza, la comunità conta oggi quindici monache e la Madre Superiora angolana e un noviziato. Tra le attività, spicca un laboratorio farmaceutico è stato impiantato dalle sorelle, che vi lavorano nella fabbricazione dei medicinali. Da alcuni anni è funzionante anche un ambulatorio medico. Il refettorio per i poveri che ha funzionato durante tutto il tempo di guerra, è diventato un centro sociale che fornisce insegnamento, cibo, medicinali e materiale scolastico a numerosi bambini e ragazzi del doposcuola. La comunità si

è trasferita su un vasto terreno dove ha organizzato un‟azienda agricola che dà lavoro a un centinaio di operai e dove ha iniziato a costruire il Monastero.

La Chiesa cattolica in Angola è sempre più impegnata a garantire il diritto all'istruzione dei ragazzi

4gen05 - La Chiesa cattolica in Angola è sempre più impegnata a garantire il diritto all'istruzione dei ragazzi. Grazie all'impegno profuso in

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questi anni – riferisce l‟agenzia Fides - attualmente solo nella capitale Luanda, vi sono 80 scuole cattoliche, mentre in Angola vi sono 300mila

alunni seguiti da 4.200 insegnanti che frequentano istituti cattolici: 230 scuole primarie, 59 scuole medie e un'università. L'Università Cattolica di Luanda, la capitale del paese, è l'ateneo più prestigioso del paese, pur avendo solo 5 anni di vita. L'anno scorso si è svolta la cerimonia del conferimento della laurea ai primi studenti che hanno completato i corsi di istruzione; l'evento è stato ripreso con enfasi dai media locali. Attualmente l'Università ha più di 1.700 studenti, ma di fronte al gran numero di richieste di istruzione sono già stati avviati i lavori per potere accogliere fino a oltre 10mila universitari. L'attenzione educativa della Chiesa è testimoniata anche dal Primo Congresso delle Scuole Cattoliche

dell'Arcidiocesi di Lubanga che si è tenuto dal 1 al 3 febbraio. Il Congresso, intitolato "Nuova cultura, nuova scuola", aveva lo scopo di migliorare il processo di insegnamento nelle province di Huila e Namibe. Sono intervenuti ai lavori rappresentanti governativi, a testimoniare della buona intesa in campo educativo tra Chiesa e governo.Nonostante il clima di collaborazione, rimangono alcune difficoltà legate ai pagamenti degli stipendi degli insegnanti come ha sottolineato p.

Orlando Martins, Vicario episcopale per l'educazione dell'Arcidiocesi di Luanda, nel corso della cerimonia di inaugurazione dell'anno scolastico, tenutasi sabato 29 gennaio. Secondo p. Martins, a Luanda 400 insegnanti non hanno ancora la garanzia dello stipendio. In base agli accordi tra Stato e Chiesa, le istituzioni ecclesiali offre sostengo logistico e amministrativo alle scuole, compresi gli edifici, mentre l'amministrazione statale garantisce lo stipendio degli insegnanti che devono avere comunque il gradimento dei direttori degli istituti. Dodici anni fa il governo decise la liberalizzazione dell'insegnamento e la restituzione da degli edifici scolastici della Chiesa, nazionalizzati nella seconda metà degli anni '70 del secolo scorso.

Preparare un clima di fiducia affinché le elezioni svolgano in modo trasparente: questo l’obiettivo del Secondo Congresso del movimento “Pro pace”

11mar05 "L'obiettivo è quello di preparare un clima di fiducia affinché le elezioni si svolgano in comodo trasparente, senza dare adito a contestazioni e a sospetti". Così in un'intervista al giornale della Chiesa

cattolica angolana "Apostolado", il presidente de Movimento Pro Pace, Mons. José Francisco Moreira dos Santos, Vescovo di Uìje, descrive l'obbiettivo del Secondo Congresso del movimento, tenutosi a Luanda, capitale dell'Angola. Secondo il vescovo – riferisce l‟agenzia Fides - bisogna superare con i fatti la convinzione diffusa in diversi paesi africani, che le elezioni siano viziate dall'ingiustizia: "Si dice

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comunemente che quando si svolgono le elezioni si crea sempre un'ingiustizia. Se in effetti manca la libertà o manca la giustizia, è

evidente che le elezioni non sono corrette. Ma se realmente le elezioni si svolgono in un clima di libertà e giustizia , allora sono ingiuste le accuse. Ci preoccupiamo di evitare tutto ciò per impedire il rischio di qualche violenza".Mons Moreira dos Santos teme che il popolo, deluso dalle precedenti elezioni del 1992, non vada a votare, determinando un forte assenteismo alle prossime elezioni angolane, previste nel 2006. Nel 1992, la prima consultazioni elettorale libera della storia angolana venne caratterizzata da accuse di brogli, determinando la ripresa della guerra civile. "È bene allora infondere la fiducia nella popolazione, educandola alle elezioni come tappa fondamentale sul cammino della democrazia. E in questo clima che si inserisce il nostro congresso" dice il presidente del Movimento "Pro Pace".Tra gli invitati al congresso vi era Chiara Lubich, fondatrice del movimento dei Focolari, ma a causa di questioni di salute non è potuta essere presente e ha inviato in sua rappresentanza Vera Araùjo. Sul ruolo del movimento dei Focolari in Angola mons. Moreira dos Santos ha idee precise: "L'Angola è un paese giovane , penso che non si è ancora creata una coscienza di unità e di senso nazionale; in questo senso il movimento dei Focolari può essere d'aiuto perché ha il

carisma di creare unità nella pluralità. E in Angola che è un paese tanto diversificato per lingue, etnie, partiti, chiese e sette, bisogna creare un coscienza di unità, di patria, di nazionalità. Penso che la nostra conferenza può dare un aiuto in questo percorso".Nei 4 giorni del congresso sono stati affrontati diversi temi, tra i quali "La democrazia e la sua storia" da parte del dottor Filomeno Vieira Lopes; "Diritti umani e democrazia" da parte della dottoressa Ana Maria de Oliveira; "Elezioni e democrazia" da parte del dottor Bornito de Sousa.Le altre relazioni riguardavano "L'alternanza del potere e la democrazia" (dottor Jacka Jamba); "Episcopato e democrazia" (Rev. Luis Nguimbi); "Libertà di impresa e democrazia" (Ismael Matues); "Cittadinanza e democrazia" (dottoressa Anàlia Victòria Pereira). Il Movimento "Pro Pace" è nato nel 2000, con un congresso che si concluse con un appello per il cessate il fuoco tra governo e guerriglia. Dopo la pace del 2002, il movimento ha avviato corsi di formazione in tutto il paese, per la costituzione di una "rete di riconciliatori" che mons. Moreira dos Santos chiama "bombardieri di pace", con il compito di evitare conflitti con il ritorno dei reduci della guerra nei loro villaggi di origine. "Sappiamo che molte

persone sono tentate dal desiderio di vendetta, e per evitare che questo avvenga, stiamo creando una rete di conciliatori, la maggior parte dei quali sono catechisti e sacerdoti" afferma il Vescovo di Uìje.

La Chiesa portoghese per l'Angola

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7dic05 - I rapporti tra l‟episcopato portoghese e quello angolano sono sempre stati ottimi e improntati alla massima collaborazione. Lo ha

affermato il cardinale arcivescovo di Luanda Alexandre do Nascimento, al termine di un incontro con il Ministro degli Esteri portoghese Diogo Freitas do Amaral, in visita ufficiale nei giorni scorsi in Angola. Indipendente dal Portogallo dal 1975, l‟Angola è da poco uscito da una quasi trentennale guerra civile che ha provocato, secondo stime non ufficiali, un milione di morti e quattro milioni di profughi (un terzo della popolazione totale). La Chiesa locale è oggi attivamente impegnata nell‟opera di riconciliazione e ricostruzione del Paese, soprattutto nel campo dell‟educazione e dell‟assistenza, come ha confermato ai giornalisti il cardinale do Nascimento: “Siamo in una fase di grande sviluppo e la Chiesa vuole stimolare il popolo angolano ad un atteggiamento positivo che possa contribuire al progresso dell‟Angola”, ha detto dopo l‟incontro con il ministro portoghese.

I vescovi angolani salutano il 30° anniversario dell’indipendenza dell’Angola

12nov05 - "Salutiamo con gioia il 30.mo anniversario dell'indipendenza dell'Angola". Così i vescovi angolani in un loro messaggio diffuso, ieri, in

occasione della festa nazionale. I vescovi sono riuniti a Luanda per la loro seconda Assemblea ordinaria annuale. Nel loro messaggio – riferisce l‟agenzia Fides - rilevano che gli anni dal 1975 ad oggi sono stati "trent'anni intessuti dal dolore, dalle lacrime e dall'allegria, ma soprattutto trent'anni caratterizzati da molte speranze nella terra che rinasce. Ci inchiniamo di fronte alla memoria delle diverse generazioni di angolani che offrirono generosamente la vita perché la nuova nascesse e si consolidasse". Nella mattinata di domani i vescovi angolani celebreranno l'Eucaristia nelle parrocchie di Luanda. Successivamente andranno tutti a Mbanza Congo "culla del cristianesimo in Angola e sede della prima diocesi del paese". Lý i vescovi parteciperanno al cosiddetto Atto Celebrativo Nazionale, che la Conferenza episcopale angolana ha voluto a conclusione delle celebrazioni del centenario della cattedrale di Mbanza Congo.

“Una maggiore trasparenza nella gestione delle risorse dell’Angola, in particolare petrolio e diamanti, e’ indispensabile per uscire dal sottosviluppo”: così, i vescovi angolani nella lettera pastorale “per

una giustizia economica”

4nov06 - “Desiderosi di garantire la dignità umana nella sua pienezza, vogliamo (…) dare un nostro contributo ad una visione economica più equa, efficiente, trasparente e partecipativa, di cui tanto necessita il nostro Paese”: è quanto scrivono i vescovi dell‟Angola nella Lettera

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Pastorale “Per una giustizia economica”, citata dall‟agenzia Fides. “La realtà angolana – affermano i presuli – vive una grande contraddizione:

da un lato, siamo privilegiati per l‟abbondanza di acqua, terre fertili, risorse ittiche e diverse altre risorse naturali. L‟Angola è il secondo produttore di petrolio nell‟Africa sub-sahariana e il quarto maggiore produttore di diamanti del mondo. Dall‟altro lato – continuano – siamo uno dei Paesi più poveri del mondo in termini di sviluppo umano. Questo mette in evidenza, in modo chiaro, un fenomeno chiamato „paradosso di abbondanza‟”. Si tratta di una teoria economica che afferma che i Paesi dipendenti dalle risorse naturali sono caratterizzati da un‟economia viziata, causa di povertà, ingiustizia e di conflitti. I presuli ricordano comunque che “in verità, l‟Angola fu colpita per 30 anni da una guerra civile che ha assorbito molte delle sue risorse naturali e che non solo ha impedito gli investimenti nei settori sociali e produttivi, ma ha anche distrutto la maggior parte delle infrastrutture esistenti”. Tutto questo su uno sfondo di profonda disuguaglianza sociale perché, sottolineano i vescovi, “se la grande maggioranza vive in uno stato di povertà impressionante, allo stesso tempo una piccola minoranza vive in una lussuosa opulenza. Il 68 per cento della popolazione angolana vive con meno di un dollaro al giorno. Le

conseguenze di tali ingiustizie sono chiaramente visibili: criminalità, violenza e prostituzione”. “Ma vi sono motivi di speranza”, affermano i vescovi, che mettono in evidenza l‟aumento delle entrate petrolifere statali da 5,7 miliardi di dollari del 2004 ai 10,5 miliardi del 2005. I vescovi riaffermano però la necessità di investire i proventi petroliferi per garantire il futuro delle nuove generazioni, visto che si prevede l‟esaurimento delle risorse petrolifere entro il 2030. Occorre inoltre investire nei servizi pubblici – in particolare nella scuola e nella sanità – nell‟agricoltura, creando le infrastrutture necessarie a rivitalizzare il settore, oltre che a garantire l‟assistenza sociale alle famiglie e agli anziani. Nel contempo occorre un controllo democratico della spesa pubblica e maggiore trasparenza nella gestione dei proventi dell‟industria petrolifera e diamantifera. “In un clima di pace”, concludono i presuli, “non vi è alcuna motivazione perché esista una simile disparità

Continua l’impegno della Chiesa angolana per la riconciliazione e la ricostruzione, dice mons. Franklin

16gen07 - La Chiesa in Angola continuerà nel 2007 il suo attivo impegno per consolidare la pace nel Paese e per promuovere la tolleranza e la riconciliazione. Lo ha confermato l‟arcivescovo di Luanda Damiao Franklin che, in una dichiarazione ripresa dall‟agenzia di informazione angolana “Angop”, ha tracciato un bilancio positivo delle attività svolte dalla Chiesa locale nell‟anno appena concluso per la

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ricostruzione del tessuto sociale del Paese distrutto da decenni di guerra civile. Il presule ha ricordato in particolare gli interventi a favore delle

categorie più vulnerabili della società angolana: malati, detenuti e poveri, sottolineando che il Paese “non è solo afflitto da povertà materiale”. Due sono per la Chiesa le aree di intervento prioritarie: l‟educazione e appunto la lotta alla povertà. Nel 2006 essa ha stanziato 300mila dollari per strutture di accoglienza e per la costruzione di scuole elementari e centri di formazione professionale per favorire, in collaborazione con il governo, l‟inserimento dei giovani e degli ex combattenti nel mercato del lavoro. Altri 300mila dollari sono stati stanziati nel 2005 per un programma di microcredito destinato a promuovere l‟imprenditorialità femminile. Secondo mons. Franklin il Paese sta vivendo un momento cruciale mentre si prepara alle prime elezioni democratiche nella sua storia, previste tra il 2008 e il 2009. A Luanda inaugurato nuovo plesso dell’Università cattolica 13mar07 - L‟Università cattolica di Angola (Ucan) si è dotata di nuove strutture per accogliere i sempre più numerosi studenti che la frequentano. I nuovi locali sono stati inaugurati la settimana scorsa dal Prefetto della Congregazione per l‟Educazione Cattolica, card. Zenon

Grocholewski, alla presenza del cardinale Alexandre do Nascimento, arcivescovo di Luanda. Alla cerimonia il Prefetto vaticano ha sottolineato l‟importante contributo dell‟ateneo cattolico allo sviluppo scientifico e culturale, ma anche cristiano e umano in Angola. Egli ha quindi evidenziato come un autentico sviluppo tecnico e scientifico non possa prescindere dalla dimensione etica. Il nuovo plesso, comprendente aule per i corsi, uffici amministrativi , il rettorato e una sala professori, ospiterà le Facoltà di Giurisprudenza, du Economia e Gestione Aziendale, di Scienze Umane e di Ingegneria Informatica e Telecomunicazioni. Il costo complessivo dell‟ampliamento ammonta a più di 10mila euro. L‟Università cattolica di Angola è uno dei fiori all‟occhiello dell‟impegno della Chiesa angolana nel campo dell‟educazione e della promozione dei giovani, un settore vitale per la ricostruzione del tessuto socio-economico del Paese distrutto da quasi 40 anni di guerra civile. In questo come in altri ambiti essa opera in stretta collaborazione con il governo angolano che dalla fine del conflitto sta investendo molto nell‟educazione e nella sanità.

Il cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, esorta i seminaristi in Angola ad affidarsi “all’azione dello Spirito di Dio"

17lug07 - Prosegue la visita del Cardinale Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l‟Evangelizzazione dei Popoli, in Angola. Sabato scorso, scrive l'Agenzia Fides, il Cardinale Dias si è recato nell‟enclave di

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Cabina, dove ha tenuto un discorso ai Missionari di Luanda, esortandoli a non scoraggiarsi di fronte alle difficoltà e ricordando che maggiori sono

gli ostacoli che si incontrano, maggiore è la Grazia che Dio dona a chi si affida Lui con semplicità e umiltà di cuore. Il Cardinale Prefetto si è poi rivolto ai seminaristi, ribadendo che sono la “speranza della Chiesa in questa terra”. “Di fronte alla vastità del compito dell‟evangelizzazione - ha aggiunto il Cardinale - mi preme invitarvi vivamente a non limitarvi a piccoli progetti, o peggio, a seguire il desiderio di uno stile di vita comodo e sicuro”. Il Cardinale Dias ha infine esortato i seminaristi a crescere alla luce dell‟azione dello Spirito Santo, “il protagonista della missione della Chiesa”. Domenica scorsa il Prefetto della Congregazione per l‟Evangelizzazione dei Popoli si è recato a Ujie, dove ha celebrato con i Vescovi della Conferenza Episcopale di Angola e Sao Tomé i 40 anni della fondazione della diocesi e dell‟Episcopato del Vescovo locale, Mons. Moreira Dos Santos. La diocesi di Uije è suffraganea dell'arcidiocesi di Luanda. È stata costituita il 14 marzo 1967. Ha un‟estensione di 63.467 kmq e una popolazione di 1.337.000 abitanti dei quali i cattolici sono 686.310 suddivisi in 16 parrocchie.

L’arcivescovo di Luanda esprime l’auspicio che le legislative del

2008 siano “esemplari” 8lug08 - L‟arcivescovo di Luanda, mons. Damião Francklim ha espresso il forte auspicio che le elezioni legislative previste in Angola il 5 e 6 settembre, “si svolgano in modo esemplare e senza ostacoli”. Il presule, citato dall‟agenzia di stampa locale ANGOP, ha affermato che il voto darà agli angolani “un‟occasione regina” per dimostrare alla comunità internazionale che essi amano e vogliono vivere “in pace e armonia”. Mons. Francklim ha invitato quindi i fedeli a recarsi in massa alle urne e a attenersi a un comportamento corretto. Solo con la partecipazione al voto – ha detto - gli angolani possono “consolidare” la democrazia nel loro Paese e “vivere bene e con dignità”. Le legislative di settembre sono le prime in Angola dal 1992, anno in cui, in seguito al primo accordo di pace firmato ad Estoril il 1° maggio 1991 tra il MPLA - il Movimento Popolare di Liberazione dell‟Angola attualmente al governo – e la rivale Unione Nazionale per la Totale Indipendenza dell‟Angola (UNITA), gli angolani furono chiamati alle urne. Dalla firma dell‟accordo di pace definitivo del 2002, dopo quasi tre decenni di guerra civile, nel Paese hanno continuato a circolare armi

possedute illegalmente. Di qui il timore di possibili violenze legate alla campagna elettorale. Lo scorso mese di marzo, in una lettera pastorale, i vescovi angolani avevano esortato le forze politiche alla massima trasparenza per permettere a tutti i cittadini di votare “in modo cosciente e responsabile”.

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Nasce in Angola l'Associazione cristiana dei dirigenti e dei quadri d'impresa

3feb09 - In Angola un gruppo di dirigenti e di quadri di impresa cristiani ha dato vita ad una nuova associazione. L‟ACGD, questo il suo acronimo, ha visto la luce sabato a Luanda alla presenza dell‟arcivescovo della capitale, mons. Antonio Franklin Damião, presidente della Conferenza episcopale dell‟Angola e di Sao-Tomé (CEAST). L‟associazione - riferisce l‟agenzia di stampa angolana Angop ripresa dalle agenzie Apic e Allafrica.Com - lavorerà in stretta collaborazione con la Conferenza episcopale, che ha approvato i suoi statuti, e con la sua omologa portoghese l‟ACEGE, una delegazione della quale ha partecipato ai lavori dell‟assemblea costitutiva. L‟intento dei fondatori è quello di fare dell‟ACGD un‟istituzione di utilità pubblica. In particolare, il suo obiettivo è di approfondire, diffondere e applicare la dottrina cristiana e gli insegnamenti sociali della Chiesa nell‟attività d‟impresa, di promuovere la pace e la giustizia sociale e un modello di sviluppo che favorisca il benessere sociale e individuale. Molto positivo il giudizio di mons. Damião, per il quale si tratta di un‟iniziativa “opportuna e attuale” che dovrebbe spronare tutti i fedeli laici angolani ad uscire da quella che ha definito il loro “letargo” e a smettere di essere un “gigante

addormentato”. La visita di Benedetto XVI attesa come fonte di fede e portatrice di un messaggio di pace 9feb09 – La visita di Benedetto XVI in Angola, nel marzo prossimo, sarà fonte di fede e privilegio per la società cattolica del Paese: è quanto ha affermato mons. Guimarães Kevano, vescovo della diocesi di Ondjiva sottolineando che il viaggio del Papa s‟iscrive nei legami istituzionali tra il governo angolano e il Vaticano. “Il Santo Padre – ha detto il presule – verrà in Angola per stimolare e rafforzare i fedeli nella ricerca dell‟amore del prossimo e nella fraternità e così anche per lasciare un messaggio di pace ai governanti del Paese nel percorso della riconciliazione e dell‟unità nazionale”. Per il vescovo di Ondjiva le elezioni legislative del 5 settembre che si sono tenute nel Paese, sono state un esempio di democrazia in Africa e per il mondo, mettendo in rilievo un clima di pace, tranquillità e trasparenza per il benessere degli angolani. In tale contesto, ha proseguito il presule, Benedetto XVI verrà ad apportare la tranquillità spirituale, un messaggio di fraternità, di armonia e di pace nei cuori

degli angolani, perché essi sappiano salvaguardare e valorizzare tutte le conquiste del Paese ed essere d‟esempio per le nazioni africane e per il mondo. La visita del Papa in Angola prevede un breve soggiorno a Luanda, capitale del Paese, con una messa all‟aperto con i giovani, un incontro con i movimenti cattolici di promozione della donna e un breve colloquio di cortesia con il presidente della repubblica José Eduardo dos

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Santos. E‟ la seconda volta che un Papa visita l‟Angola dopo il viaggio di Giovanni Paolo II nel 1992.

Per il ministro dell’Assistenza e del Reinserimento Sociale la visita di Benedetto XVI consoliderà il Paese 23feb09 - La visita del Papa in Angola giunge proprio nel momento in cui gli angolani hanno bisogno di messaggi basati sull‟amore per il prossimo, la solidarietà ed il mutuo rispetto, tenendo conto del degrado di certi valori della società. E‟ quanto ha affermato il ministro dell‟Assistenza e del Reinserimento Sociale del governo angolano João Baptista Kussumua che vede nel viaggio di Benedetto XVI “la conferma dell‟eccellente relazione” fra la Chiesa cattolica e lo Stato angolano. Per il ministro l‟arrivo del Pontefice intensificherà i legami di cooperazione tra l‟Angola e la Chiesa nella lotta per il benessere della popolazione. Il rappresentante del governo ha inoltre aggiunto che se il Papa domanderà in quali condizioni si trova il Paese, la risposta sarà che “l‟Angola sta crescendo e si sta sviluppando sotto diversi punti di vista”. A giudicare la visita del Papa un momento positivo per l‟Angola, il pittore angolano Hidebrandode Melo che definisce l‟arrivo di Benedetto XVI un conforto per gli angolani. Per l‟artista la Chiesa cattolica si è sempre

preoccupata dell‟Angola, anche nei momenti più difficili, ed è per questo che la sua presenza, in questa fase di pace che il Paese sta vivendo, sarà molto importante. “Papa Benedetto XVI potrà costatare che noi vogliamo un Paese migliore – ha affermato Hidebrandode Melo – contando sempre sull‟aiuto della Chiesa per poter prendere coscienza delle cose”. E’ convinzione che la visita del Papa galvanizzerà l’intero Paese 25feb09 – Gli angolani considerano la prossima visita di Benedetto XVI nel loro Paese “come un grande momento di conferma della fede e vedono in questo gesto del Papa un modo per onorare questa nazione, che ha ricevuto il Vangelo e il primo battesimo 500 anni or sono”: è quanto ha spiegato il nunzio apostolico in Angola mons. Angelo Beccio. Alle sue parole hanno fatto eco le dichiarazioni del vescovo della diocesi di Sumbe, mons. Benedito Roberto: “La Chiesa si prepara a ricevere il Papa con calore e amore, ricordando i primi missionari che hanno portato il Vangelo ai re del Congo” ha affermato il presule. Secondo il cardinale Alexandre do Nascimento la visita del Papa sarà un momento galvanizzante e dello stesso parere sono diversi deputati dell‟Assemblea

Nazionale. “Credo che la sua visita in Angola – ha detto Castro Maria di Benedetto XVI – darà motivazioni e coraggio al popolo angolano”. Per il deputato l‟arrivo del Papa prova l‟interesse dello stesso ai problemi degli angolani, per questo Maria suggerisce ai propri connazionali di accogliere il Pontefice a cuore aperto, indipendentemente dalla propria confessione religiosa. Per Adélia de Carvalho la presenza del Papa avrà un effetto consolidante per il popolo angolano che ha vissuto tre decenni

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di guerra. Deputata e docente di Relazioni Internazionali alla Facoltà di Lettere dell‟Università Agostinho Neto, Adélia de Carvalho ritiene che la

presenza del Papa avrà importanti ripercussioni sulla necessità del consolidamento dei valori morali. “Se fissiamo lo sguardo sulle ultime dichiarazioni del Papa, ci accorgeremo che richiamano il mondo alla pace, alla stabilità e al rispetto fra le Nazioni” ha osservato Alda Sachiambo che attribuisce un‟enorme importanza alla visita del Papa, non soltanto perché si tratta del rappresentante supremo della Chiesa cattolica, ma anche per il fatto che egli è un messaggero di pace. Angola. I vescovi esortano il governo a promuovere misure per affrontare le conseguenze della crisi economica mondiale 4feb09 - “La riduzione delle spese e l‟incoraggiamento della produzione sono misure che il governo angolano deve adottare per far fronte agli effetti negativi della crisi finanziaria mondiale”: è quanto ha affermato mons. Oscar Braga, vescovo emerito della diocesi di Benguela, in Angola. Il presule ha preso parte, lo scorso fine settimana a Huíla, insieme ad altri vescovi, alla celebrazione per i 25 anni di sacerdozio dell‟arcivescovo di Lubango mons. Gabriel Mbilingi. Per mons. Braga le conseguenze della crisi non sono ancora molto accentuate in Angola rispetto alle altre

economie, ma per il presule occorre che il governo decida provvedimenti che stimolino e rendano possibile la crescita del prodotto interno lordo. Per il vescovo di Cabinda, mons. Filomeno Vieira Dias anche la Chiesa deve impegnarsi nella campagna contro la crisi economica, incoraggiando la solidarietà, l‟amore e le piccole iniziative nelle comunità. “Tutte le nazioni del mondo sono state direttamente o indirettamente colpite dalla crisi e la nostra non è un‟eccezione – ha detto il presule – il nostro governo non deve per questo non intervenire, piuttosto deve trovare soluzioni, come la diminuzione delle spese e la promozione della produzione nazionale per sopravvivere alla crisi”. Per mons. Zacarias Kamwenho, arcivescovo della diocesi di Lubango, l‟Angola è preparata per affrontare la crisi, ma occorre che il governo si impegni per non permettere che la crisi finanziaria mondiale sconvolga il Paese. La visita del Papa un momento particolare soprattutto per le donne 5feb09 - La visita di Benedetto XVI in Angola “deve indurre gli angolani a riflettere sulla necessità di valorizzare la dignità umana e il rispetto del prossimo”: lo ha affermato il rettore dell‟Università Agostinho Neto, João Teta. Il rettore ritiene che l‟arrivo del Papa sarà anche un momento

molto importante per le donne, a Luanda, infatti, il 22 marzo, nella parrocchia di Santo António, il Pontefice incontrerà i movimenti cattolici per la promozione della donna. Per João Teta le donne angolane devono considerare la visita del Papa come una grazia e una benedizione. Per il ministro delle Scienze e Tecnologie, Maria Cândida Teixeira, l‟iniziativa di Benedetto XVI ha un‟importanza particolare, soprattutto perché porterà agli angolani messaggi di pace, solidarietà e conforto. Intanto in

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Camerun è cominciato il conto alla rovescia; Benedetto XVI arriverà il 17 marzo e il nunzio apostolico in Camerun e Guinea Equatoriale, mons.

Antonio Eliseo Ariotti, ha precisato che la visita del Papa in Camerun e Angola coinvolgerà tutto il continente africano, d‟altronde, ha aggiunto, mons. Ariotti, il Papa incontrerà i presidenti di tutte le conferenze episcopali nazionali d‟Africa ai quali consegnerà l‟Instrumentum laboris per il Sinodo che si terrà a Roma dal 4 al 25 ottobre. In quella occasione i vescovi affronteranno questioni che riguardano pace, giustizia e riconciliazione. Grande attesa in Angola e Camerun per la visita del Papa 8mar09 - La visita di Benedetto XVI in Angola “deve indurre gli angolani a riflettere sulla necessità di valorizzare la dignità umana e il rispetto del prossimo”: lo ha affermato il rettore dell‟Università Agostinho Neto, João Teta. Il rettore ritiene che l‟arrivo del Papa sarà anche un momento molto importante per le donne. A Luanda il 22 marzo, nella parrocchia di Santo António, il Pontefice incontrerà i movimenti cattolici per la promozione della donna. Per João Teta le donne angolane devono

considerare la visita del Papa come una grazia e una benedizione. Per il ministro delle Scienze e Tecnologie, Maria Cândida Teixeira, l‟iniziativa di Benedetto XVI ha un‟importanza particolare, soprattutto perché porterà agli angolani messaggi di pace, solidarietà e conforto. Intanto, in Camerun, è cominciato il conto alla rovescia. Benedetto XVI arriverà il 17 marzo. Il nunzio apostolico in Camerun e Guinea Equatoriale, mons. Antonio Eliseo Ariotti, ha precisato che la visita del Papa in Camerun e Angola coinvolgerà tutto il continente africano; d‟altronde - ha aggiunto mons. Ariottii - il Papa incontrerà i presidenti di tutte le conferenze episcopali nazionali d‟Africa ai quali consegnerà l‟Instrumentum laboris per il Sinodo che si terrà a Roma dal 4 al 25 ottobre. In quell'occasione i vescovi affronteranno questioni che riguardano pace, giustizia e riconciliazione. Le diocesi angolane si preparano ad incontrare il Papa 16mar09 – Sono attesi 500 mila fedeli alla celebrazione che sarà presieduta dal Papa il 23 marzo a Cimangola, una delle tappe della sua visita pastorale in Angola. A spiegare ai giornalisti i dettagli

dell‟organizzazione mons. Filomeno Vieira Dias, coordinatore della commissione delle attività per il viaggio di Benedetto XVI in Angola, nel corso di una conferenza stampa. Almeno 4 mila persone rappresenteranno le diverse arcidiocesi del Paese e troveranno ospitalità nelle scuole cattoliche, organizzate per l‟occasione in centri d‟accoglienza. Per mons. Vieira Dias la visita del Papa in Angola è una grande opportunità perché gli angolani offrano al mondo l‟immagine di un popolo unito e speciale. “Questa visita – ha detto – animerà i fedeli ed aiuterà la Chiesa Cattolica ad unire e sviluppare la sua missione di

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evangelizzazione in Angola. Incoraggerà, conforterà e stimolerà gli angolani sulla necessità di integrare gli sforzi per la ricostruzione

nazionale, la riconciliazione e la pacificazione”. Mons. Vieira Dias ha aggiunto che l‟arrivo del Papa darà vita a momenti di riflessione collettiva su diverse questioni, specialmente sulle questioni sociali. “Il nostro Paese si dibatte ancora per il radicamento della fame e talvolta questo problema è provocato dalla mancanza di coscienza di alcune persone che non vogliono fare nulla pur avendo le forze e i mezzi. Spero che le sagge parole del Pontefice aiutino le persone a rimboccarsi le maniche e a lavorare” ha detto l‟artista angolano Tomás Ana che nella visita del Papa vede un momento importante per il Paese. Per Ana Benedetto XVI darà un messaggio di pace e di gioia e bisognerà accoglierlo a braccia aperte. I vescovi angolani ringraziano il Papa per la sua visita pastorale 30mar09 - La Conferenza episcopale di Angola e Sao Tomé e Principe ringrazia Benedetto XVI per la visita da lui compiuta in Angola dal 20 al 23 marzo, e loda i media locali per come hanno seguito l'evento. In una nota inviata all'agenzia Fides in occasione della loro Assemblea plenaria, i vescovi di Angola e Sao Tomé e Principe esprimono il loro

compiacimento per il “modo responsabile ed esemplare con il quale i media nazionali, pubblici e privati, hanno preparato, accompagnato, trattato e divulgato la visita e il messaggio del Papa in Angola, differenziandosi dall'atteggiamento, purtroppo riduzionista, di alcuni mezzi di comunicazione, soprattutto occidentali e di alcune istituzioni, durante la visita del Santo Padre, in Camerun”. I vescovi esprimono “il loro riconoscimento e la gratitudine per la nobile missione compiuta” da Benedetto XVI e dichiarano la loro solidarietà al Santo Padre e ai Vescovi della Conferenza episcopale del Camerun. I presuli infine, “incoraggiano tutti i mass media nazionali, pubblici e privati, ad impegnarsi in modo inequivocabile per diffondere la verità, a favore della vita nella sua interezza e per i valori fondamentali che devono nobilitare la nostra società”. Angola: il nunzio condanna le accuse di stregoneria contro i bambini 29lug09 - “No alle accuse di stregoneria contro i bambini”: è l‟appello

che mons. Giovanni Angelo Becciu, nunzio apostolico in Angola e São Tomé e Principe (nominato la settimana scorsa dal Papa nunzio a Cuba) ha rivolto ai partecipanti alla messa che si è svolta domenica scorsa a Caxito, per il 124° anniversario della festa di S. Anna. “Queste accuse sono una pratica frequente in Africa e vanno eliminate”, ha detto mons. Becciu, come riferito dall‟agenzia governativa Angop-Angolapress ripresa dal Sir. Secondo alcuni rapporti sono aumentate negli anni le atrocità

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commesse contro i bambini, soprattutto quelli che vivono in strada, ingiustamente accusati di stregoneria. Lo scorso anno una quarantina

sono stati vittime di un gruppo che si proclama “Chiesa evangelica della guarigione tradizionale”. I bambini vengono tenuti a digiuno per 15 giorni e maltrattati con pratiche come le ustioni alle braccia o il fumo negli occhi. Benedetto XVI, nella sua recente visita in Angola, aveva condannato coloro che “considerano i bambini di strada e gli anziani come presunti stregoni”. (R.P.) Il Nunzio Apostolico, arcivescovo Angelo Becciu, in visita dal capo dello stato prima di partire per la sua nuova missione a Cuba 17set09 - La visita del Papa in Angola, quest‟anno, che ha mostrato la fede e il sentimento di cordialità e ospitalità degli angolani, ha segnato la storia della Chiesa cattolica e del Paese. È quanto ha affermato mons. Angelo Beccio, Nunzio Apostolico, al termine dell‟incontro con il presidente angolano José Eduardo dos Santos, che lo ha ricevuto ieri. Mons. Becciu lascia l‟Angola e São Tomé e Principe per trasferirsi nella nunziatura apostolica di Cuba, dopo la nomina del Papa arrivata questa estate. Il nunzio ha ringraziato il presidente angolano per la collaborazione resa al fine di migliorare le relazioni tra l‟Angola e la

Santa Sede. Dopo 7 anni e 7 mesi trascorsi in Angola, mons. Becciu lascia commosso l‟Africa. “Porto con me un‟immagine di un‟Angola in netta espansione economica” ha detto il nunzio auspicando che il Paese continui a consolidare la pace e a perseguire lo sviluppo al fine di rispondere ai bisogni di tutti gli angolani. Mons. Becciu ha aggiunto che l‟Angola ha una missione storica, “quella di mostrare agli altri paesi, soprattutto africani e che vivono conflitti interni, che la pace è l‟unico vero cammino verso il progresso”. L’arcivescovo di Luanda contro gli sfratti forzati 7ott09 - L‟inurbazione costante e progressiva delle maggiori aree metropolitane in Africa costringe le amministrazioni locali ad intensificare gli sforzi contro l‟abusivismo. La pratica degli sfratti forzati sta diventando abituale. In uno dei quartieri perierici di Luanda, la capitale dell‟Angola, alcuni giorni fa, 15 mila persone sono state sfrattate dalle loro modeste abitazioni e le loro case bruciate. La polizia è intervenuta per sedare la protesta. Questo episodio - riporta l'agenzia Fides - è stato commentato dall‟arcivescovo di Luanda, mons. Damião

António Franklin, in un incontro con alcuni missionari nel Seminario Maggiore di Luanda. Mons. Franklin ha condannato la brutalità delle demolizioni delle misere abitazioni e lo sfollamento forzato di coloro che l‟abitavano ed ha richiamato i principi di umanità e di carità. L‟arcivescovo ha riconosciuto le difficoltà nel varare piani regolatori adeguati, ma ha anche denunciato l‟esistenza di taluni che fomentano l‟anarchia sui territori urbani per speculazioni e per interessi. (A.M.)

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Leader religiosi propongono la revisione della legge sulla libertà di

culto 20ott09 - I leader delle Chiese angolane chiedono al governo la revisione del sistema delle autorizzazioni concesse dal ministero della Giustizia per la costruzione di chiese e auspicano la creazione di un consiglio di teologi che assista il governo nello studio dei criteri per il riconoscimento della personalità giuridica ad una denominazione religiosa. È quanto emerge dal comunicato finale dell‟incontro di consultazione che si è svolto lunedì scorso a Luanda, capitale dell‟Angola, tra i responsabili delle Chiese e alcuni rappresentanti del ministero della Cultura. Al governo è stata chiesta anche la revisione della legge sulla libertà di coscienza, di culto e di religione. Il ministro della Cultura Rosa Cruz e Silva ha affermato che l‟incontro con i leader religiosi è stato voluto anche per cercare soluzioni ai conflitti che possono sorgere tra le Chiese e che culmino con la proliferazione delle sette. “La proliferazione delle sette viola sistematicamente i principi costituzionali e mina l‟integrità fisica e morale dei cittadini”, ha detto il ministro della Cultura che ritiene la povertà una delle cause dell‟espansione delle sette. “Esistono dei criteri per la legalizzazione delle Chiese” ha precisato Rosa Cruz che

ha annunciato per i prossimi giorni un incontro con le Chiese non legalizzate. La Coppa d’Africa di calcio sia un’occasione per rafforzare il dialogo, scrivono in una lettera pastorale i vescovi angolani 23nov09 “La Coppa d‟Africa di calcio sia un‟occasione per rafforzare il dialogo tra persone di diversa culture, per accrescere la stima e il rispetto per l'altro e per costruire un‟amicizia che vada oltre tutte le barriere di razza, cultura o politica”. È quanto auspicano i vescovi di Angola e Sao Tomé e Principe in una nota pastorale pubblicata al termine della seconda Assemblea plenaria, che si è tenuta nella capitale angolana Luanda, da 13 al 20 novembre scorso.“Dal 10 al 31 gennaio 2010, si terrà in quattro città dell'Angola la Coppa d'Africa patrocinata dalla Confederation of African Football” ricordano i vescovi. “Questo evento - riferisce l'agenzia Fides - è un‟occasione per riscoprire l'importanza dello sport per promuovere valori quali la lealtà, la perseveranza, l'amicizia, la condivisione, la tolleranza, il rispetto per la verità e la solidarietà”. Per questo motivo i vescovi invitano gli atleti ad

avere “un comportamento dignitoso dentro e fuori del campo da gioco” e i giornalisti “a fare il loro dovere di riportare le notizie con imparzialità, evitando di diffondere storie infondate e di sfruttare situazioni che possono creare tensioni e conflitti nell'opinione pubblica”. Tra gli altri temi discussi dalla Plenaria vi erano la visita del Santo Padre in Angola, le conclusioni dell‟Assemblea Speciale per l‟Africa del Sinodo dei vescovi che verranno seguite da un apposito team post-sinodale, la Plenaria

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dell'Imbisa (Inter-Regional Meeting of Bishops of Southern Africa) tenutasi nel 2007 a Luanda, la creazione delle diocesi di Viana, Caxito e

Namibe, le nomine di nuovi vescovi, e l‟inaugurazione della sede centrale dell'Università Cattolica di Angola. Nel comunicato finale dell‟Assemblea, i vescovi esprimono la loro solidarietà ai cittadini angolani, espulsi dalla Repubblica Democratica del Congo, invitando tutti i cristiani e le persone di buona volontà a essere solidali con coloro che si trovano in necessità, e di evitare ogni atto di vendetta e di rappresaglia nei confronti dei congolesi che vivono in Angola. I vescovi deplorano inoltre il persistere di gravi disuguaglianze sociali e auspicano che il divario tra ricchi e poveri venga superato. A questo proposito, l‟Assemblea Plenaria ha approvato il Messaggio pastorale “Il nostro vivere e agire in Cristo: la dimensione sociale”. Angola: per il presidente dei vescovi "i politici ignorano gli appelli della Chiesa” 26nov09 “I nostri appelli non sono sempre graditi. Quando facciamo una denuncia, non sempre riceviamo una risposta soddisfacente” lo ha affermato mons. Gabriel Mbilingue, arcivescovo di Lubango e neo-eletto presidente della Ceast (Conferenza episcopale di Angola e Sao Tomé),

nella sua prima dichiarazione da presidente della Ceast. Nel suo intervento mons. Mbilingue ha espresso la forte preoccupazione dei vescovi dell‟Angola per la corruzione e l‟occultamento dei gravi problemi del Paese. Secondo il presidente della Ceast (che è stato eletto dalla Plenaria che si è tenuta a Luanda dal 13 al 20 novembre scorsi), le prese di posizione della Chiesa sono state spesso accolte con fastidio dalle autorità. Mons.Mbilingue ha aggiunto che fingere di non vedere i problemi, è una strategia ricorrente dei politici che governano l'Angola. Ricordando gli appelli lanciati dai vescovi nel passato, mons. Mbilingue ha sottolineato che “dopo mesi dalla loro diffusione, tutto è rimasto come prima”. Il presidente della Conferenza episcopale nota, infine, che “molti politici del nostro Paese sono cristiani” ma hanno dato e continuano a dare il cattivo esempio su come governare il loro popolo. (R.P.) Il IV Forum di Radio Ecclesia 2dic09 - Si riuniranno a Huambo, in Angola, dal 3 al 5 dicembre, i corrispondenti di Radio Ecclesia per il IV Forum dell‟emittente cattolica.

“Informazione per lo sviluppo della persona umana e l‟evangelizzazione”: questo il tema del Forum che proporrà anche approfondimenti sull‟attualità angolana e le sue relazioni con le organizzazioni della società civile, sul giornalismo d‟investigazione nel contesto politico e sociale dell‟Angola, sulla radio come strumento di evangelizzazione della Chiesa e sui rapporti di Radio Ecclesia con gli altri organi di comunicazione sociale. I giornalisti affronteranno anche le

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problematiche che riguardano minori e media, la pubblicità e le sfide che la radio deve affrontare nel mondo di oggi.

Verrà presto istituita la Facoltà di Teologia presso l’Università Cattolica Angolana 17dic09 – L‟Università Cattolica Angolana intende istituire la Facoltà di Teologia tra breve tempo. Lo ha affermato Mons. Damião Franklin, Arcivescovo di Luanda, sottolineando come i requisiti stabiliti dalla Santa Sede per la creazione di un simile istituito siano molto elevati. Mons. Franklin ha spiegato che una prima tappa per l‟erezione di questa istituzione è la realizzazione dell‟Istituto di Scienze Teologiche, affiliato all‟Università Cattolica portoghese, le cui lezioni inizieranno nel marzo 2010. Questo Istituto potrebbe in seguito evolvere in una vera e propria facoltà di Teologia dell‟Università Cattolica dell‟Angola (Universidade Católica de Angola, Ucan). Questa università ha inaugurato il suo primo anno accademico nel febbraio del 1999. Attualmente la struttura dell‟ateneo è suddivisa in quattro Facoltà (Scienze Umane, Diritto, Economia, Ingegneria) e in alcuni centri studi: il Centro di Studi e Investigazione Scientifica; il Centro di Documentazione Europea; il Centro di Studi demoscopici; il Centro di

Riflessione Cristiana “Fede e cultura”; il Centro di Informatica. I corsi di laurea offerti dall‟Ucan sono: diritto; traduzione e amministrazione; lingua bantu; lingua inglese e portoghese; economia; gestione aziendale; contabilità; ingegneria informatica; psicologia del lavoro e delle organizzazioni; ingegneria delle telecomunicazioni. L‟Università Cattolica dell‟Angola è considerata la migliore università non statale del Paese. Messaggio dei vescovi angolani per l’Anno sacerdotale 16mar10 - I vescovi della Conferenza episcopale di Angola, São Tomé e Principe (Ceast) al termine della loro prima Assemblea plenaria, si rivolgono ai sacerdoti nel messaggio pastorale per l‟Anno Sacerdotale. “La ricerca della santità, che è l'orizzonte normale di ogni battezzato, è un dovere più urgente per il sacerdote” sottolinea il messaggio. “Si tratta di una specifica vocazione alla santità, che è contrassegnata dalla dedizione e dalla missione di essere segno e strumento di Cristo, Capo e Pastore della Chiesa, attraverso il suo ministero sacerdotale. Il ministero è una dinamica di identificazione personale del sacerdote, ministro di Cristo, nella fase di configurazione con Lui, che è venuto per servire e

non per essere servito. Il ministero, lungi dall'essere un ostacolo, è il cammino di santificazione del sacerdote” come insegna l‟esempio del Santo Curato d‟Ars. “Il sacerdote - continua il messaggio - anche quando è impegnato in altre attività, come l'istruzione, non può dimenticare che è sempre un prete, e, pertanto, tali attività devono anche essere al servizio della missione pastorale”. “Il popolo angolano, assetato di Dio, si augura vivamente che i suoi sacerdoti siano 'uomini di Dio'." Ma "il prete

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non diventerà un uomo di Dio se non è un uomo di preghiera". Come afferma Benedetto XVI: “Essere sacerdote significa essere uomo di

preghiera". "La preghiera, lo studio e lo zelo apostolico: questo è il cammino di santificazione del sacerdote” affermano i vescovi. In occasione dell‟Anno Sacerdotale i presulii raccomandano l'adorazione "per la santificazione dei sacerdoti e la maternità spirituale”, indicata dalla Congregazione per il Clero; la mobilitazione dell'Unione Apostolica del Clero, al fine di rafforzare la fraternità dei sacerdoti. “Una preghiera per i sacerdoti sarà il miglior regalo che si può offrire loro e la conseguenza logica del vero amore” conclude il messaggio. Angola: difficoltà per il Centro di accoglienza per bambini stregoni di Soyo 9mag10 - Prosegue tra mille difficoltà il lavoro del centro Angola: difficoltà per il centro di accoglienza per bambini stregoni di Soyo, in Angola, aperto a quei bambini per l'appunto accusati di stregoneria e per questo motivo spesso vittime di una superstizione collettiva che si lascia andare contro di loro ad atti di cruda violenza. Mancano soprattutto spazio e medicinali, ha affermato al giornale cattolico “Apostolado” il direttore del Centro Kikudo della città, padre Eduardo

Matumona. “Il locale dove vengono registrati i ragazzi, sorge dove una volta era un‟ala del cimitero parrocchiale”, ha detto il religioso, secondo quanto riporta l‟agenzia Fides. Gli ospiti del centro – ha dichiarato ancora – “non hanno le lenzuola e il dormitorio non è in buone condizioni”. Le risorse sono quelle che arrivano dalla parrocchia con in aggiunta un piccolo sostegno esterno. L‟obiettivo della struttura, che al momento accoglie 10 bambini e tre anziani fra i 50 e i 70 anni, è quello di reinserire i piccoli nella società. Benedetto XVI durante il suo viaggio in Angola nel marzo del 2009, durante la celebrazione nella chiesa di São Paulo a Luanda, ha ricordato che migliaia di angolani “vivono nella paura degli spiriti, dei poteri nefasti da cui si credono minacciati; disorientati, arrivano al punto di condannare bambini della strada e anche i più anziani, perché - dicono - sono stregoni”. Angola: il presidente del Portogallo consegna l'Alta onorificenza al cardinale do Nascimento 20lug10 - Il Presidente del Portogallo, Aníbal Cavaco Silva, è giunto domenica scorsa in Angola per una visita ufficiale nell‟ex colonia

portoghese. La stampa locale e le stesse autorità del Paese hanno definito l‟evento di "portata storica", sia per il sincero omaggio che ha reso al padre dell'indipendenza angolana, Agostinho Neto, sia per l‟incontro, presso la sede dell'ambasciata del Portogallo a Luanda, con l'arcivescovo emerito della capitale, cardinale Alexandre do Nascimento, al quale ha consegnato l'Alta onorificenza “Grande Croce di Cristo". Nel corso della cerimonia, alla presenza dell'ambasciatore portoghese

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Francisco Ribeiro Telles e di numerosi ministri e autorità dell'Angola, tra cui i capi dei dicasteri della Pubblica istruzione e delle Comunicazioni, il

presidente ha osservato: "Tutti ricordiamo le sofferenze e le distruzioni che si sono abbattute sull'Angola durante gli anni della guerra civile. Io, oggi, vorrei essere testimone, qui, dell'impegno di don Alexandre do Nascimento, che ho conosciuto, in favore della ricerca della pace e della riconciliazione" e anche "in favore dei più poveri e svantaggiati". Secondo le parole del presidente, sono questi i "motivi per cui il mio Paese consegna a don Alexandre questa importante e significativa onorificenza" che sigilla ancora una volta, "la felice intuizione del cardinale per il quale non esiste un altro Paese più legato all'Angola del Portogallo". In merito alle dichiarazioni del presidente Cavaco Silva, prima della sua partenza, sulle conversazioni con le autorità dell'Angola in tema di rispetto dei diritti umani, da più parti si è voluta ricordare la situazione della radio emittente della Chiesa locale, "Ecclesia", alla quale da alcuni anni viene impedito di trasmettere su scala nazionale, e chiedere al governante un impegno per sbloccare la situazione. Fonti vicine alla delegazione presidenziale hanno risposto che certamente il presidente si "occuperà di tutti gli aspetti che riguardano i diritti della persona fra cui quelli sul'informazione". D'altra parte il tema della libertà di stampa, come

quella di culto, saranno nell‟agenda del XXIII Vertice dei capi di Stato e di governo della comunità dei Paesi di lingua portoghese (Cplp) che si terrà a Luanda il 23 luglio. In Angola, l‟8 dicembre 1954, giorno della chiusura dell‟Anno mariano indetto da Papa Pio XII, cominciarono le trasmissioni di “Ecclesia”. Il 24 gennaio 1978, la radio fu nazionalizzata per volere del governo dell‟Mpla. Nel marzo 1997 però, dopo quasi 20 anni di trattative, l‟emittente fu reinaugurata alla presenza dell‟allora arcivescovo di Luanda, cardinale Alexandre do Nascimento e di numerose autorità, tra cui il ministro per le Comunicazioni. Nel suo oltre mezzo secolo di vita, che fa di lei una delle più antiche emittenti dell‟Africa, questa radio ha vissuto spesso momenti difficilissimi: durante il periodo coloniale, durante la lotta per l‟indipendenza e, successivamente, durante le diverse fasi della guerra civile e anche dopo la pacificazione del Paese. Le strutture della radio si trovano nel quartiere São Paulo, nella sede della Conferenza episcopale dell‟Angola e São Tomé e Príncipe. Un centinaio di giovani attesi a Luanda, al Colloquio organizzato

dalla Conferenza episcopale angolana dal 2 al 6 agosto 31lug10 “Noi crediamo nei giovani”: è il tema del colloquio che la Commissione episcopale della gioventù cattolica dell‟Angola ha organizzato dal 2 al 6 agosto a Luanda. Organo della Conferenza episcopale di Angola e Saõ Tomé (CEAST), la Commissione episcopale della gioventù cattolica ha il compito di aiutare la gioventù cattolica e di articolare l‟azione pastorale nelle diocesi ed arcidiocesi. Sono circa 150 i

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partecipanti attesi nella Casa della Gioventù e che nei cinque giorni del colloquio rifletteranno sull‟impatto concreto delle politiche pubbliche

nella risoluzione dei problemi attuali dei giovani e discuteranno inoltre di Aids, diritti e doveri dei lavoratori, di educazione, insegnamento e coscienza ecologica. Angola. La Commissione Giustizia e Pace pubblica un rapporto sul settore diamantifero del Paese 7ago10 – “Il settore diamantifero e la trasparenza in Angola”: si intitola così il rapporto redatto dal Dipartimento per la Giustizia economica della Commissione Giustizia e Pace della CEAST, ovvero la Conferenza dei vescovi dell‟Angola e di Sao Tomé. “Attraverso questo documento – si legge in una nota – la Chiesa mira ad aprire la possibilità di un dialogo costruttivo tra i responsabili del settore diamantifero e la società civile”. In particolare, il rapporto si concentra sulla crescita dell‟industria mineraria angolana tra il 2002 ed il 2009 ed analizza gli effetti della crisi economica, della legislazione sui diamanti e dello sviluppo minerario nel Paese. Ma centrale resta, nel documento, “l‟importanza della trasparenza che, secondo la Dottrina sociale della Chiesa, è fondamentale perché tutti beneficino delle risorse naturali nazionali”. A tal proposito, il

rapporto ricorda che sebbene la nuova Costituzione, entrata in vigore a febbraio, includa il diritto all‟informazione (art. 40), esso non viene ancora regolamentato dalla legislazione ordinaria. Inoltre, i contratti stipulati tra la compagnia mineraria statale e le altre compagnie includono la clausola sulla riservatezza e così “l‟accesso alle informazioni riguardanti il settore diamantifero non è facilmente garantito dalle pubbliche istituzioni”. Poi, il documento della Commissione Giustizia e Pace cita le parole di mons. Manuel Imbamba, vescovo di Dundo, per il quale “nelle regioni ricche di diamanti, l‟attività estrattiva non ha alcuna influenza sulla vita della popolazione locale, molto povera, spesso analfabeta e senza accesso alla maggior parte dei servizi di base”. “Le regioni diamantifere – continua il presule – hanno anche uno dei più alti tassi di disoccupazione del Paese e molti ragazzi sono coinvolti in miniere illegali”. Un‟altra preoccupazione evidenziata dal rapporto riguarda il degrado ambientale, conseguenza delle attività estrattive che finisce per avere effetti sull‟agricoltura, unico sostentamento per le piccole aziende. Centrale anche la riflessione sulla legislazione vigente per le riserve diamantifere nel Paese: una legislazione che Giustizia e

Pace definisce “condizionante per la libertà della popolazione, dal momento che ne limita la circolazione e la permanenza nelle regioni estrattive”. Infine, l‟ultima parte del documento ribadisce la necessità che il governo implementi le politiche relative alle zone estrattive, in modo da promuovere lo sviluppo di tutto il Paese. E tale proposito, la Commissione Giustizia e Pace cita l‟esempio degli Stati Uniti, dove la nuova legislazione richiede alle compagnie minerarie di rivelare la

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portata dei diritti estrattivi per petrolio, gas e minerali. “Questa normativa – conclude il rapporto – può offrire ai cittadini, anche a quelli

in Angola, le informazioni necessarie per combattere la corruzione, poiché richiede una maggiore accuratezza ai responsabili dello sfruttamento delle risorse minerarie”. Angola. Attesi centinaia di pellegrini il 4 e 5 settembre al santuario mariano di Muxima 24ago10 “Il pellegrinaggio al santuario di Nostra Signora di Muxima, nella provincia di Bengo, costituisce la salvaguardia dei valori civici, morali, spirituali e culturali, nella misura in cui questi ultimi diventino le fondamenta di una società nuova”: ha definito così padre Orlando Martins, parroco di Santa Ana, una delle diverse parrocchie di Luanda, in Angola, che si stanno preparando al pellegrinaggio mariano che si svolgerà il 4 e 5 settembre. Al Santuario di Muxima, ha dichiarato alla stampa il portavoce del comitato organizzatore del pellegrinaggio, padre Domingos Pestana, sono attese centinaia di persone, soprattutto delle diocesi di Luanda, Viana e Caxito, che prenderanno parte a momenti di preghiera e celebrazioni liturgiche. Sono in programma, come si legge dalle notizie riportate da www.fr.allafrica.com, anche una processione

aux flambeaux e spazi dedicati al sacramento della confessione. Il pellegrinaggio si concluderà con una messa che sarà presieduta dal vescovo della diocesi di Sumbe, mons. Benedito Roberto. Il villaggio di Muxima si trova a circa 130 chilometri da Luanda e risale al periodo dell‟occupazione portoghese. L‟immagine di Nostra Signora della Concezione, più nota nella lingua nazionale kimbundu come Nostra Nignora di Muxima, che signica Nostra Signora del Cuore, è venerata sin dal 1833 mentre la chiesa dedicata alla Madonna è stata fondata nel 1599 da Baltazar Rebelo di Aragona. “Un viaggio in un luogo sacro deve essere in uno spirito di evangelizzazione, per proclamare la Parola di Dio – ha detto padre Martins – il pellegrinaggio di quest‟anno deve portare il messaggio della costruzione di una società e di una famiglia nuove”. (T.C.) Angola. Preghiera di mons. Roberto al Santuario mariano di Muxima perché il governo riduca la povertà 7set10 “Siamo venuti a chiedere a „Mama Muxima‟ di liberare le famiglie dall‟oppressione della miseria e a chiederle benedizione e aiuto perché si

concretizzi l‟ambizioso progetto del governo di ridurre la povertà”: si è rivolto alla Vergine con questa preghiera mons. Benedito Roberto, vescovo di Sumbe, in Angola, domenica scorsa, durante la liturgia eucaristica per la festa di Nostra Signora di Muxima, nell‟omonimo santuario mariano. Nella sua omelia il presule, come riferisce Angola Press, www.portalangop.co, ha rivolto anche ai fedeli ricordando loro i mali sociali. “Pensiamo all‟infedeltà coniugale – ha detto il vescovo di

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Sumbe – che distrugge, rende infelici e porta alla miseria bambini innocenti e alle ingiustizie sociali, soprattutto contro le vedove, che dopo

una vita di sacrifici sono abbandonate alla miseria”. Il pellegrinaggio al Santuario di Muxima ha avuto quest‟anno come temi “Con la Vergine Maria preghiamo per la famiglia nella quotidianità” e “La famiglia costruttrice di una vita nuova”. Cresce la preoccupazione della Chiesa cattolica in Angola per il fenomeno della stregoneria. 16set10 Cresce la preoccupazione della Chiesa cattolica in Angola per il fenomeno della stregoneria. “La stregoneria è la nuova guerra che rende molto difficile l'attività pastorale” ha dichiarato a Radio Ecclesia padre Estêvão Mukinda, missionario spiritano che opera ad Andulo. “C‟è una certa riluttanza da parte delle persone ad abituarsi alla convivenza e allo spirito di riconciliazione, giustizia e pace”. Padre Mukinda lavora in un contesto difficile anche perché la missione di Andulo, fondata 40 anni fa, è stata chiusa per 30 anni ed è stata riaperta sei anni fa, affidata ai missionari Spiritani. “Recuperare la coscienza delle persone non è un lavoro che si fa da un giorno all‟altro, dovremo lavorare a lungo” conclude padre Mukinda. La Chiesa è anche impegnata nell‟offrire

assistenza alle vittime principali di queste credenze: i bambini accusati di essere degli stregoni. Le Suore Salesiani di Sanza-Pombo, ad esempio, hanno accolto 59 bambini accusati di stregoneria. “La nostra missione è quella di curare i bambini in difficoltà, soprattutto gli orfani e quelli che vengono accusati di stregoneria” dice Rosalia Escoisato. Migliaia di angolani “vivono nella paura degli spiriti, dei poteri nefasti da cui si credono minacciati; disorientati, arrivano al punto di condannare bambini della strada e anche i più anziani, perché - dicono - sono stregoni” ha ricordato Benedetto XVI il 21 marzo 2009 durante il Suo viaggio in Angola, nel corso della celebrazione nella chiesa di São Paulo a Luanda. Angola Appello alle Chiese del ministro della Famiglia e della Promozione della Donna per un impegno più forte nella sensibilizzazione delle coscienze 19ott10 - Il ministro angolano della Famiglia e della Promozione della Donna Genoveva Lino, in visita nella municipalità di Sambizanga, a

Luanda, ha sollecitato le Chiese ad un impegno più forte nella sensibilizzazione delle coscienze dei cittadini. Ne da notizia il portale www.portalangop.co.ao. Incontrando i rappresentanti delle istituzioni pubbliche e i responsabili di alcune strutture cattoliche, il ministro ha sottolineato che per una degna convivenza sociale è necessario che i cittadini salvaguardino i valori civici e morali. “La spiritualità delle persone deve essere sana perché la convivenza sociale sia gradevole – ha

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detto Genoveva Lino – per questo sono necessari un sostegno maggiore e un più grande impegno delle Chiese a giocare il loro ruolo”. Il ministro

ha fatto anche appello a tutte le istituzioni perché ciascuno possa dare il proprio contributo ed ha sottolineato quanto importante sia utilizzare tutti gli strumenti possibili per prevenire la disintegrazione delle famiglie. Angola-Sāo Tomé: "famiglia e matrimonio" al centro dell'assemblea autunnale dei vescovi angolani del 2010 21ott10 “La famiglia e il matrimonio” è il tema della seconda Assemblea plenaria della Ceast (Conferência Episcopal de Angola e Sāo Tomé) che si è aperta ieri a Luanda. Durante la settimana di Assemblea, presieduta da mons. Gabriel Mbilingi, arcivescovo di Lubango e presidente della Ceast, - riferisce l'agenzia Fides - i vescovi elaboreranno il piano pastorale per il triennio 2011 - 2013, sulla base del tema generale: "Famiglia, alzati e cammina". Durante la sessione di apertura, il presidente del Ceast ha ricordato alcuni dei principali eventi che hanno segnato la vita della Chiesa dopo l'ultima riunione dei vescovi, in particolare la chiusura dell‟Anno Sacerdotale. “Penso che possiamo continuare a raccogliere i frutti di questo anno stabilito dal Santo Padre per il bene di tutta la comunità ecclesiale, richiamando l'attenzione

sull'importanza, la dignità, la missione del sacerdote, una persona che ama” ha detto mons. Mbilingi. Tra gli altri eventi ricordati dal presidente della Ceast vi sono la celebrazione dei 70 anni di vita di tre diocesi (le arcidiocesi di Luanda e di Huambo e la diocesi di Bie), e il primo Congresso catechistico, tenutasi a Kuito Bie. A questo proposito mons. Mbilingi ha detto che il Congresso è stato “l'occasione per rilanciare il ministero del catechista nel futuro dell‟ evangelizzazione della nostra terra”. Per quanto riguarda la vita sociale, il presidente della Ceast ha richiamato l'attenzione su uno dei punti del recente discorso alla nazione del Presidente della Repubblica, relativo al recupero dei valori morali. "Questo è un campo specifico nostro, pur con la collaborazione di tutta la comunità umana” ha precisato mons. Mbilingi. L‟arcivescovo di Lubango ha quindi suggerito: “Forse sarebbe bene ripensare la questione di offrire lezioni di morale e religione nelle scuole, almeno nelle scuole cattoliche”. Il presidente della Ceast si è infine soffermato su alcune problematiche sociali quali la disoccupazione, l‟esclusione sociale, la povertà e la criminalità.

Angola. Il cardinale Rodè esorta i cattolici a vivere radicalmente il Vangelo 25ott10 - Per il cardinale Franc Rodé, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, mai come adesso si sta registrando una grande perdita di valori cristiani. A Luanda, in Angola, per prendere parte alle Conferenze dei religiosi e delle religiose, incontrando sabato scorso un gruppo di fedeli nella

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parrocchia dedicata alla Madonna di Fatima, il porporato ha esortato ad impegno evangelico totale nella vita di tutti i giorni. Il cardinale Rodé,

riferisce il sito www.portalangop.co.ao, ha aggiunto che i cristiani sono portatori di una gloriosa speranza e parlando della vita consacrata ha poi sottolineato quanto importante sia nella vita comunitaria il tempo della preghiera e l‟obbedienza. Tra gli incontri del prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, è in programma una tappa con l‟Associazione Cristiana dei Gestori e Dirigenti a proposito della collaborazione dei laici nella vita consacrata. Angola. Mons. de Queirós Alves alle famiglie- create ambienti di pace e d'amore 3nov10 - “La famiglia dovrebbe essere collaboratrice e continuatrice dell‟azione di Dio creatore”: lo ha detto mons. José de Queirós Alves, arcivescovo di Huambo, in Angola, che ha aperto domenica scorsa il VI incontro arcidiocesano dei servitori e delle famiglie sul tema “Famiglia divieni ciò che sei”. A darne notizia è il sito www.portalangop.co.ao. Ai partecipanti, chiamati a riflettere sulla vita della famiglia nella realtà di oggi, il presule ha sottolineato che le famiglie devono creare ambienti in

cui trovino spazio precetti comunitari di pace e d‟amore, per una migliore qualità di vita. “E‟ la più grande sfida delle famiglie cristiane – ha aggiunto mons. de Queirós Alves – sappiamo bene che sussistono difficoltà, problemi … e per questo lottiamo perché il più grande contributo che possiamo dare alla nostra società … è … aiutarci gli uni gli altri perché sussista una comunità familiare”. Per il presule, inoltre, la famiglia deve lottare per la vita, trovare obiettivi e soluzioni per risolvere i problemi. Angola: nota dei vescovi per i 35 anni di indipendenza 10nov10 - L‟Angola festeggia domani il 35.mo anniversario dell‟indipendenza nazionale. “Di questi 35 anni , 27 sono trascorsi in un clima di guerra e otto in un clima di pace. Nel tempo di guerra, molte ferite sono state aperte nel cuore degli angolani, che, fortunatamente, stanno guarendo. Preghiamo il Signore che questa guarigione sia completa senza pericolo di eventuali ricadute” affermano i vescovi dell‟Angola in una nota pastorale pubblicata per l‟occasione e ripresa dall'agenzia Fides. “Accogliamo con gioia i progressi registrati in questi

otto anni di pace: le vie di comunicazione, di per sé vitali per il progresso, conoscono un miglioramento che fa onore al governo e facilita la vita dei cittadini. In particolare i collegamenti delle periferie con la capitale hanno visto un progresso importante” afferma la nota. “Con non minore gioia, accogliamo con favore le scuole stabilite nei centri municipali e comunali del Paese, così come le strutture sanitarie. Tuttavia - proseguono i vescovi - ci rendiamo conto che occorrono ulteriori

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progressi. Non solo le scuole, ma anche i servizi sanitari di base devono essere stabiliti nei nostri villaggi, in modo che ogni paziente o anche le

stesse partorienti possano ricevere la dovuta attenzione”. Tra gli altri servizi di base che i vescovi ritengono sia opportuno fornire a tutti gli angolani, vi sono l‟acqua potabile, l‟elettricità e i moderni sistemi di comunicazione. La nota chiede inoltre che sia riconosciuto il contributo della Chiesa nel settore educativo e sociale: “aiutare la Chiesa a ricostruire le sue scuole e le sue infrastrutture sanitarie non è un vero privilegio, è aiutarla a cooperare meglio allo sviluppo del Paese”. I vescovi infine esprimono preoccupazione per l‟aumento delle vittime degli incidenti stradali e della violenze domestiche e lanciano un appello per il rispetto dell‟ambiente. Angola I preparativi per il 35.mo anniversario dell'indipendenza del Paese 10nov10 - La conquista dell‟indipendenza nazionale, l‟11 novembre del 1975, ha aperto la strada agli angolani per poter prendere in mano il loro destino: lo ha affermato mons. Benedito Roberto, vescovo di Sumbe che nella costruzione di infrastrutture sociali come scuole, centri sanitari, strade e ponti riconosce il frutto dei 35 anni di indipendenza

dell‟Angola. Per il presule, riferisce il sito www.angolapress-angop.ao, la riabilitazione e la costruzione di linee di trasporto per l‟energia, di quartieri, di sistemi per la raccolta, il trattamento e l‟approvvigionamento dell‟acqua, sono una conquista della pace raggiunta nel 2002 e costituiscono un plusvalore per gli angolani. “Ogni angolano deve essere fiero del proprio Paese, partecipando alla ricostruzione nazionale e al consolidamento della democrazia” ha affermato mons. Roberto. E proprio per festeggiare il 35.mo anniversario di indipendenza centinaia di fedeli di diverse Chiese cristiane si riuniranno a Ndalatando per un culto ecumenico di ringraziamento a Dio. Angola. Aperta la Settimana pastorale dedicata alle famiglie 11gen11 Le famiglie devono recuperare le vere origini culturali per costruire una società di veri valori morali e civici. Lo ha detto, scrive la testata on line www.partalangop.co.ao, mons. José de Queirós Alves, arcivescovo di Huambo, in Angola, commentando il messaggio di fine anno del capo dello Stato, José Eduardo dos Santos, che ha evidenziato

gli attuali problemi vissuti dalle famiglie. Per il presule, che ha aperto, al Grande Seminario di Cristo Re di Huambo, la XIX Settimana pastorale dedicata alle famiglie, i nuclei familiari devono cercare di capire chi sono, da dove vengono, dove vanno e dove contano di arrivare per analizzare, identificare, affrontare e risolvere le diverse difficoltà che toccano la società. “Dobbiamo prendere coscienza che viviamo uno choc di civiltà in varie parti del mondo – ha affermato il presule – per questo è compito

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delle famiglie preparare gli adolescenti e i giovani a saper cogliere il meglio di ogni cultura”. Per mons. de Queirós Alves le famiglie che

vivono negli ambienti rurali hanno una certa unità e mantengono una certa forza tra loro, quindi ha aggiunto che lì dove si riscontra violenza domestica occorre costituire comunità strutturate sul dialogo e l‟amore reciproco. “Le famiglie – ha precisato l‟arcivescovo di Huambo – devono ricostruirsi interiormente ed impegnarsi a migliorare la qualità dell‟ambiente in cui i bambini vengono cresciuti, perché ci sia responsabilità e attenzione alla spiritualità”. Nell‟ambito della Settimana dedicata alle famiglie e ai loro problemi, perché possano essere trovate soluzioni alla luce del Vangelo, saranno affrontante come tematiche il matrimonio oggi, il matrimonio secondo le Sacre Scritture, l‟insegnamento della Chiesa sul matrimonio e la sua morale cristiana. Angola: IV Settimana sociale su "Democrazia e partecipazione" 13gen11 - “Democrazia e partecipazione” è il tema della IV Settimana sociale che si è aperta l‟11 gennaio nella capitale angolana. I lavori, che si svolgono presso il Seminario maggiore del Sacro Cuore, si concluderanno il 15 gennaio. Promossa dalla Conferenza episcopale di Angola e Sao Tomé, l‟iniziativa vede susseguirsi relazioni e di dibattiti

che hanno lo scopo di aiutare i cristiani a prendere coscienza del loro contributo nell‟ambito delle realtà sociali e di studiare come portare l‟annuncio del Vangelo nel mondo contemporaneo. Secondo le informazioni pervenute all‟agenzia Fides, mons. António Jaca, vescovo di Caxito e presidente della Commissione episcopale Giustizia e Pace, ha affermato nel suo intervento di apertura che “il Paese deve cercare percorsi per lo sviluppo socio-economico e la lotta contro la miseria, la povertà e gli altri mali che contaminano la società angolana”. In particolare mons. Jaca ha ribadito l‟urgenza di lottare contro il cancro della corruzione, la dilapidazione dei beni pubblici, l‟impunità e la violenza. E‟ diritto e dovere della Chiesa, ha aggiunto, proclamare la giustizia nel campo sociale, nazionale e internazionale, come denunciare le situazioni di ingiustizia, quando i diritti umani fondamentali e la salvezza delle persone lo richiedano. Il vescovo ha anche lanciato un appello all‟intera Chiesa angolana perché aiuti i fedeli e i cittadini a partecipare in maniera attiva, cosciente e responsabile alla costruzione di una società democratica e di diritto. (

Angola Il Capo dello Stato scrive al Papa chiedendo alla Chiesa di continuare la propria opera di sostegno alla società 28gen11 In una lettera indirizzata al Papa, il presidente della repubblica angolana, José Eduardo dos Santos, esprime il desiderio di continuare a contare sul sostegno e sul ruolo della Chiesa cattolica nella società angolana e in particolare nella salvaguardia dei valori civici e morali. Lo rende noto la testata on line www.portalangop.co.ao precisando che la

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missiva è stata resa nota da un comunicato degli uffici della presidenza della repubblica. Il capo dello stato ha scritto a Benedetto XVI dopo la

pubblicazione del Messaggio per la Giornata mondiale della pace celebrata l‟1 gennaio. Nella lettera il presidente angolano sottolinea quanto importante sia l‟impegno della Chiesa nell‟ambito della promozione della dignità umana ed esprime particolare apprezzamento per la sua opera volta alla costruzione della pace. A Luanda prima assemblea ordinaria dei vescovi incentrata in particolare sulla famiglia 17mar11 - Da ieri i vescovi di Angola e São Tomé e Principe sono riuniti a Luanda, in Angola, per discutere di famiglia, matrimonio ed etica nel lavoro. Fino al 23 marzo impegnati nella loro prima assemblea ordinaria, i presuli parleranno anche dell‟attuale assetto socio-politico e religioso dei loro Paesi approfondendo in particolare il tema della famiglia. All‟apertura dell‟assemblea, riferisce il sito www.angolapress-angop.ao, mons. Gabriel Mbilingi, presidente della Conferenza episcopale, ha evidenziato che la famiglia è il fondamento di tutta la società e che soltanto famiglie unite e vere potranno crescere figli pronti ad impegnarsi per una realtà sociale pacifica. “La povertà e l‟esclusione

sociale aggravate dalla crisi economico-finanziaria fanno sentire ancora di più il loro peso sulla vita dei nostri cittadini” ha aggiunto il presule che insieme agli altri vescovi svilupperà le problematiche che oggi le famiglie si trovano ad affrontare, così come gli aspetti giuridici e pastorali legati alla vita familiare. Il presidente della Conferenza episcopale ha inoltre assicurato la preghiera di tutti i vescovi di Angola e São Tomé e Principe per le vittime dei disastri naturali, come il terremoto e il maremoto verificatisi in Giappone l‟11 marzo scorso e le piogge abbondanti in alcune regioni dell‟Angola. E proprio per affrontare le emergenze nel Paese, dal 23 al 25 marzo, la Caritas ha organizzato una conferenza internazionale sul tema “Costruendo la pace in Angola” per contribuire alla riconciliazione nazionale e al consolidamento della pace e della democrazia per lo sviluppo del Paese. Conclusi ieri i lavori dell’assemblea ordinaria dei vescovi di Angola e São Tomé 23mar11 - Si sono conclusi ieri i lavori della prima assemblea ordinaria del 2011 dei vescovi di Angola e São Tomé e Principe, iniziata il 16

marzo. Tra i principali punti all‟ordine del giorno vi è stata la famiglia e in particolare i problemi che devono affrontare oggi le famiglie angolane anche a causa della crisi economico-finanziaria e le conseguenti sfide pastorali. L‟assemblea – riferisce l‟agenzia angolana Angop – ha approvato l‟introduzione di una tassa nelle scuole cattoliche per finanziare le attività educative delle diocesi. A questo scopo gli istituti educativi cattolici dovranno creare un fondo speciale destinato alle

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diocesi. È stata inoltre ratificata l‟edizione della Ceast del Nuovo Messale Romano e della Liturgia delle Ore. Parte dei dibattiti è stata dedicata

all‟esame del nuovo programma di azione dell‟Imbisa (Incontro inter-regionale dei vescovi dell‟Africa meridionale) per promuovere una buona etica del lavoro. Il piano è stato adottato lo scorso dicembre a Pretoria, dalla nona sessione plenaria dell‟Associazione che riunisce gli episcopati dell‟Angola e São Tomé, Botswana, Sudafrica e Swaziland, Lesotho, Mozambico, Namibia e Zimbabwe. Esso si inserisce nel quadro della riflessione avviata nel 2004 dai vescovi dell‟Africa australe sull‟auto-sostenibilità e la buona governance della Chiesa nella regione. Infine l‟assemblea dei vescovi angolani ha nominato il nuovo direttore generale dell‟emittente dell‟Episcopato Radio Ecclesia. Si tratta di padre Muanamosi Matumona che succede a padre Maúricio Agostinho Camuto. Al via oggi a Luanda una conferenza internazionale promossa dalla Ceast e dalla Caritas Angola sul processo di pace nel Paese Luanda, 23mar11 - “Uno spazio di riflessione, analisi e valutazione” del processo di pace e di riconciliazione in Angola, avviato dopo la fine della guerra civile nel 2003. Questo vuole essere il convegno internazionale “Costruendo la pace in Angola” organizzato da oggi a venerdì a Luanda

dalla Conferenza episcopale angolana (Ceast) e dalla Caritas Angola. Obiettivo del convegno, riferisce un comunicato dei vescovi ripreso dall‟agenzia angolana Angop, è fare il punto sul processo di pace nel Paese, partendo dalle esperienze positive di soluzioni pacifiche dei conflitti in Paesi come il Sudafrica, il Mozambico e la Germania. I partecipanti si soffermeranno inoltre sulle conseguenze ancora presenti della guerra e proporranno metodologie di analisi e soluzioni adattate al contesto angolano che aprano nuove strade per la riconciliazione della società nel suo insieme, aiutando la sua integrazione e promuovendo la dignità umana. L‟incontro, che rappresenta uno dei numerosi contributi della Chiesa alla pacificazione dell‟Angola, è il frutto di una serie di riflessioni, incontri, e scambi tra la Chiesa angolana attraverso la Caritas, la Chiesa tedesca , l‟Università cattolica di Tubinga e il Centro di studi africani di Lisbona. Angola. Appello del vescovo di Mbanza Kongo: “Rafforzare la cultura della pace” 7apr11 Un vibrante appello a tutta l‟Angola affinché la cultura della

pace sia rafforzata nelle famiglie e in tutti i settori della vita quotidiana: a lanciarlo, lunedì scorso, è stato mons. Vicente Carlos Kiaziku, vescovo di Mbanza Kongo. Il presule ha rilasciato una dichiarazione alla stampa in occasione della Giornata della Pace e della Riconciliazione nazionale, che in Angola si celebra, appunto, il 4 aprile. Nella sua dichiarazione, il presule ha sottolineato la necessità di “una maggiore diffusione del messaggio di pace a tutta la popolazione, anche attraverso i mass

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media”, con l‟obiettivo di raggiungere “la pacificazione degli spiriti e la salvaguardia dei valori morali e civili”. In questo contesto, due sono le

strade concrete da intraprendere: “lasciare libertà di movimento ai religiosi e ai catechisti, in modo che essi possano annunciare al Parola di Dio” ed ampliare il raggio delle antenne di Radio Ecclesia, così che “il Vangelo di Cristo sia seguito in tutti gli angoli del Paese”. Mons. Kiakizu ha poi sottolineato come “lo sviluppo socio-economico sia possibile solo con la pace”: per questo, “il dolore ed i lutti che la popolazione ha vissuto sono già sufficienti perché nessuno pensi ad una nuova guerra”. Infatti, ha aggiunto il presule, “la pace deve significare, oltre all‟assenza di guerra, anche il benessere per tutti i cittadini e la distribuzione giusta ed equa delle ricchezza nazionali”. Ribadendo la necessità di “evitare conflitti inutili, dando la precedenza alla giustizia”, il vescovo angolano ha sottolineato che “il dialogo deve sempre costituire la via migliore per la soluzione di tutte le differenze”. Un concetto – quello dell‟unità nella differenza e del confronto delle idee – ribadito ancora dal presule che ha concluso dicendo: ”Tutte le componenti attive della popolazione devono partecipare ai dibattiti che portano alla soluzione delle principali problematiche del Paese”.

Appello dei vescovi alla pace e alla riconciliazione 19apr11 – La Conferenza episcopale di Angola e Sao Tomé (CEAST) ha lanciato un appello ai fedeli affinché mantengano alta l‟attenzione sugli avvenimenti politici che hanno avuto luogo, in questi ultimi tempi, nel continente africano. L‟appello è contenuto in un comunicato, intitolato “Di fronte alla situazione attuale”, che è stato letto a Dondo domenica scorsa, durante la Messa per la Domenica delle Palme. Il documento sottolinea che il Paese, in questi ultimi tempi, ha registrato alcuni momenti di tensione che non hanno avuto conseguenze allarmanti, ma che rappresentano dei segnali sufficienti perché le autorità e la popolazione si mantengano in stato d‟allerta. Questi accadimenti, si legge nella nota, possono turbare la pace e la riconciliazione nazionale, mettendo in pericolo il benessere della popolazione e della democrazia, vere e proprie “conquiste” degli angolani. Tenuto conto della situazione, i vescovi affermano, ancora una volta, la necessità di rafforzare le relazioni familiari, in quanto uniche garanti di quella fiducia necessaria a tutta la comunità e alla riunificazione del Paese. Centrale, poi, l‟appello affinché i partiti politici non manipolino la Chiesa: essa, scrive

la CEAST, accetta tutti gli schieramenti, purché non entrino in conflitto con gli insegnamenti della fede cristiana. Infine, i vescovi sottolineano il bisogno di avere un punto di riferimento nelle relazioni umane, a partire dall‟esigenza della verità, poiché i cittadini devono essere informati sul contesto politico attuale e sull‟evoluzione economica e sociale del Paese, data anche la flessibilità dei discorsi politici e la possibilità di diverse interpretazioni a seconda di chi li ascolta. (I.P.)

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Libro dedicato a Giovanni Paolo II dai vescovi angolani

2mag11 Mons. Filomeno do Nascimento Vieira Dias, vescovo di Cabinda, vice presidente del Ceast (Conferenza Episcopale di Angola e Sao Tomé), e mons. Oscar Lino Fernandes Braga, vescovo emerito di Benguela, sono i due presuli che hanno rappresentato la Conferenza episcopale di Angola e Sao Tomé alla Messa per la beatificazione di Papa Giovanni Paolo II. Filomeno Vieira Dias ricorda come la visita del Papa in Angola, nel 1992, fu un‟occasione speciale per il Paese. Come riferisce agenzia Fides, la settimana scorsa la Ceast ha pubblicato un libro: “Il Papa dei nostri tempi”. L‟opera costituisce un aiuto per la preghiera quotidiana, lodando Dio per il dono di Giovanni Paolo II, e perché Dio continui a nutrire la Chiesa con la santità. Angola: appello di mons. Tirso Blanco a coltivare il dialogo e la democrazia in Africa 27mag11 - Coltivare il dialogo e la democrazia nello stile proprio africano, che deve essere partecipativo e coerente: per mons. Jesus Tirso Blanco, vescovo della diocesi angolana di Luena, occorre insistere su questi aspetti per favorire il raggiungimento della pace nel continente africano.

Nella Giornata dell‟Africa, celebrata ieri, il presule, riferisce il portale www.portalangop.co.ao, ha sottolineato che occorre avere un sentimento comune quando si guarda la sofferenza di un Paese fratello, e ciò prima ancora di una solidarietà sul piano politico, diplomatico ed economico, perché l‟Africa sia unita e capace di affrontare le innumerevoli sfide che si presentano. “In una società globalizzata chi si mette in disparte muore” ha detto il presule che ritiene necessaria per l‟Africa una certa unità per la lotta contro la fame, la povertà e ancora per promuovere la giustizia sociale, l‟equa distribuzione della ricchezza e la creazione di opportunità per i cittadini. Mons. Tirso Blanco ha infine aggiunto che i dirigenti africani devono avere coscienza della necessità del cambiamento nell‟ambito del potere per poter optare per una alternanza salutare senza drammi né problemi. Angola: la Casa di accoglienza del minori di Luanda gestita dai volontari Salesiani 10giu11 - I bambini poveri ed abbandonati della capitale dell‟Angola, Luanda, da circa un mese possono contare sul sostegno della Casa

d‟accoglienza per minori “Zeferino Namuncurá”, ristrutturata e gestita dai volontari dell‟Ong salesiana “Volontariato Internazionale per lo Sviluppo” (Vis). La struttura si trova nel quartiere “Boa Vista”, uno dei più poveri di Luanda, ed attualmente accoglie 11 giovani sottratti alla vita di strada e impegnati nel cammino di recupero e reinserimento nella società. Secondo quanto riferisce l'agenzia Fides, la ristrutturazione è stata realizzata grazie al progetto “Rafforzamento della rete di protezione

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sociale dei bambini e adolescenti più vulnerabili e marginalizzati di Luanda” ed è inserita nel programma di attività sviluppato dal Vis per

offrire ai bambini e giovani a rischio della capitale dei luoghi in cui crescere e formarsi a integralmente. Il Vis è presente in Angola dal 1991 ed opera in diversi settori, tra i quali educazione, tutela della salute, formazione professionale, difesa dei diritti umani. Negli ultimi anni ha concentrato le sue attività nelle province di Luanda e di Moxico, impegnandosi particolarmente nella formazione dei formatori locali, unendo l‟istruzione scolastica, in primo luogo l‟alfabetizzazione, con l‟educazione allo sviluppo e ai diritti umani. Dei corsi residenziali di formazione hanno beneficiato circa 500 formatori (professori di scuole e animatori di gruppi giovanili); negli incontri di sensibilizzazione sono state coinvolte circa 7 mila persone; 750 operatori “seniores” di alfabetizzazione sono stati coinvolti in corsi di aggiornamento e, tra le altre attività, sono stati avviati anche corsi d‟informatica e diverse iniziative per la sensibilizzazione sui diritti umani tramite trasmissioni radio e la stampa. Giovani dell’Angola sulla strada di Madrid 12ago11 – Circa un centinaio di giovani angolani, dopo aver fatto tappa

al Santuario di Fátima, sono giunti ieri, 11 agosto, a Siviglia per partecipare insieme ai loro coetanei spagnoli alle giornate diocesane, in programma fino al 15 agosto. Il gruppo, formato da studenti dell‟Università Cattolica di Luanda e dai membri del Movimento Giovanile Salesiano (MGS), è giunto in Portogallo l‟8 agosto, facendo tappa il giorno successivo al Santuario di Fátima. Ad accompagnarlo – riferisce l‟agenzia Ans - è don Martín Lasarte, Delegato per la Pastorale Giovanile della Visitatoria “Mamá Muxima” dell‟Angola. In una intervista concessa all‟Agenzia “Ecclesia”, il sacerdote salesiano, di origine uruguaiana, missionario in Angola dal 1995, ha raccontato della fede e dell‟entusiasmo che dominano nel gruppo “desideroso di aprire i propri orizzonti e conoscere come altri giovani affrontano le sfide proposte dal Vangelo all‟era contemporanea”. Favorita da un periodo di maggior stabilità e crescita economica, l‟Angola sarà presente a Madrid con una rappresentanza di oltre 500 giovani, provenienti dalle province di Luanda, Kwanza Sul, Kwanza Norte, Benguela, Uíge, Cabinda e Huambo La rappresentanza è organizzata in 4 gruppi: 115 dell‟Università Cattolica di Luanda del MGS, 156 del Segretariato Nazionale per la

Pastorale giovanile, 175 delle Comunità dei Neo Catecumeni e 11 delle suore Mercedarie della Carità, più altri che arriveranno di propria iniziativa. Alla GMG di Sidney del 2008, la delegazione angolana contava solo 50 partecipanti. In questo contesto “i giovani cercano di essere attori di una società sempre più giusta e fraterna”, ha sottolineato don Lasarte che nutre la speranza che i giovani a Madrid possano trovare la forza necessaria per essere “stimolo di cambiamento nelle proprie

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comunità”. “Ho coinvolto i giovani universitari, perché imparino a fare del proprio futuro e della propria professione uno strumento di bene”, ha

sottolineato il salesiano sacerdote. Nel proprio bagaglio portano soprattutto “l‟allegria e la spontaneità tipica della loro cultura”, indica don Lasarte, e anche le varie espressioni artistiche che presenteranno durante le giornate della GMG. Tra queste le danze tradizionali come la “rebita”, propria delle regioni del centro e nord dell‟Angola, coreografie accompagnate dalla musica, abiti e artigianato tipicamente africani. In vista delle prossime elezioni nel 2012 in Angola mons. Kiazilu esorta i fedeli alla tolleranza e i politici alla correttezza 17ago11 Appello del vescovo della diocesi di Mbanza Kongo, mons. Vicente Carlos Kiaziku, ai fedeli perché durante le fasi che condurranno l‟Angola alle elezioni del 2012 prevalga la tolleranza. Nei giorni scorsi nel Paese è iniziato l‟aggiornamento dei registri elettorali e il presule, riferisce il portale www.portalangop.co.ao, ha osservato che nella democrazia “sono le urne che decidono quale partito o leader che deve guidare una nazione”. Mons. Kiazilu ha anche invitato i politici a rispettare le opinioni altrui, ad astenersi dagli insulti e ancora ad elaborare messaggi veritieri e semplici. “Purtroppo le esperienze dei

processi elettorali in Africa non sono mai stati fra i migliori e quando un partito perde accusa l‟altro di manipolazione e di frode – ha osservato il presule – ma penso – ha aggiunto – che noi angolani abbiamo acquisito una certa maturità per evitare situazioni amare”. Il vescovo della diocesi di Mbanza Kongo, infine, auspica che i politici possano superare le loro divergenze perché le elezioni possano svolgersi in maniera esemplare ed ispirare altri Paesi africani e del mondo. Almeno 5mila pellegrini attesi il 3 e il 4 settembre per il tradizionale pellegrinaggio al Santuario di Nostra Signora di Muxima 22ago11 - Almeno 5mila pellegrini sono attesi il 3 e il 4 settembre per il tradizionale pellegrinaggio mariano al Santuario di Nostra Signora di Muxima nel sud dell‟Angola. Il tema di questa edizione – riferisce l‟agenzia Apic - è “Famiglia, alzati e cammina” e vuole richiamare l‟attenzione, come ha spiegato il portavoce della diocesi di Viana padre Queiroz Vieira, sui numerosi problemi che devono affrontare oggi le famiglie angolane: dalle violenze domestiche, all‟abbandono dei bambini e degli anziani, alle accuse di stregoneria di cui sono vittime donne e

bambini. “Per questo – ha aggiunto - abbiamo pensato che quest‟anno, dobbiamo riflettere sulle famiglie che verranno al santuario e pregare sostenere il Sacramento del matrimonio modellato sulla famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe”. Al centro del pellegrinaggio ci saranno l‟eucaristia e la preghiera con momenti dedicati ai malati, ai consigli e alla confessione. Previste anche una processione aux flambeaux e una veglia di preghiera, nella notte tra il 3 e 4 settembre. Nostra Signora di Muxima

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è una delle figure più venerate dai fedeli angolani sin dal 1833. Il santuario ad essa dedicato è situato a 130 chilometri a sud della

capitale Luanda. Il 21 settembre, la Chiesa angolana lancia il primo Congresso nazionale delle Famiglie 16set11 – Cinque giorni per riflettere sull‟importanza della famiglia e su come difenderla, di fronte alle sfide dell‟età contemporanea: sarà questo l‟obiettivo del primo Congresso Nazionale delle Famiglie, organizzato dalla Conferenza episcopale di Angola e São Tomé (Ceast). L‟evento avrà luogo dal 21 al 25 settembre, nella città di Huambo, e vedrà la partecipazione di numerosi rappresentanti diocesani provenienti da tutto il Paese. Il tema dell‟evento sarà “La famiglia e il matrimonio”, mentre sessioni specifiche di lavoro verranno dedicate all‟analisi dello status della famiglia, ai fondamenti biblici del matrimonio e all‟esame dell‟unione coniugale secondo le diverse confessioni religiose e le prospettive del Diritto canonico. Altri argomenti in agenda sono il rapporto tra la donna e la maternità, le politiche sulla famiglia sia a livello nazionale che internazionale, la spiritualità del nucleo familiare cristiano e la partecipazione della famiglia alla missione della Chiesa. Da

ricordare che nel 2009, durante il suo viaggio apostolico in Angola, Benedetto XVI ribadì più volte la necessità di difendere e promuovere la famiglia: in particolare, il 20 marzo, incontrando a Luanda le autorità politiche, il Papa indicò proprio nella famiglia il fondamento su cui costruire l‟edificio sociale. La famiglia, disse, è il “dono comune che l‟Africa offre a quanti provengono da altri continenti”. Sempre in quell‟occasione, il Santo Padre non mancò di sottolineare le “numerose pressioni” che “si abbattono sulle famiglie: ansia e umiliazione causate dalla povertà, disoccupazione, malattia, esilio”, così come “il giogo opprimente della discriminazione sulle donne e ragazze” e la "pratica della violenza e dello sfruttamento sessuale che causa loro tante umiliazioni e traumi”. Poi, Benedetto XVI aggiunse: “Quanto amara è l'ironia di coloro che promuovono l'aborto tra le cure della salute "materna"! Quanto sconcertante la tesi di coloro secondo i quali la soppressione della vita sarebbe una questione di salute riproduttiva”. Infine, il Papa ricordò l‟operato della Chiesa a favore dei più poveri: “Essa – assicurò - continuerà a fare tutto ciò che le è possibile per sostenere le famiglie, comprese quelle colpite dai tragici effetti dell'AIDS

e per promuovere l‟uguale dignità di donne e uomini sulla base di un'armoniosa complementarità”. Angola. L'arcivescovo di Luanda: Stato e Chiesa collaborino per il bene del Paese 5ott11 - Per l‟arcivescovo di Luanda, mons. Damiào Franklim, la situazione attuale dell‟Angola deve essere vista con realismo,

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patriottismo e senso di responsabilità. Il presule lo ha detto al termine di un incontro con il presidente della repubblica José Eduardo dos Santos

durante il quale sono stati affrontati alcuni aspetti legati alla relazione tra stato angolano e Chiesa cattolica. Mons. Franklim, si legge sul portale www.portalangop.co.ao, ha riferito ai giornalisti che l‟incontro è stato molto cordiale e che ha riguardato i rapporti bilaterali. “Dobbiamo essere i protagonisti della nostra felicità, questo è importante” ha commentato il presule che ha sottolineato la necessità di un lavoro comune tra chi governa e chi è governato. Per mons. Franklim la pace sociale costituisce un obiettivo che deve preoccupare quotidianamente tutti e che deve essere preservato perché siano consolidati i benefici già ottenuti in diversi ambiti. L‟arcivescovo di Luanda ha anche aggiunto che l‟avvenire appartiene ai giovani e a loro ha lanciato la sfida a prepararsi bene per affrontarlo.

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Vol. II

I viaggi di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI in Angola Giovanni Paolo II ha visitato l‟Angola e São Tomé e Príncipe una volta: dal 4 al 10 giugno 1992 (55° viaggio internazionale) in occasione dell‟anno commemorativo del V centenario dell‟evangelizzazione dell‟Angola, facendo

tappa a Luanda, Humabo, Lubango, Cabinda, M‟Banza, Congo (Catumbela) e Benguela. Benedetto XVI ha invece visitato l‟Angola dal 20 al 23 marzo 2009 in occasione del suo viaggio in Africa per la consegna dell‟Instrumentum Laboris del Sinodo Speciale dei Vescovi per l‟Africa (11° viaggio

internazionale in Camerun e Angola, 17-23 marzo 2009). Durante la visita

ha incontrato i vescovi dell‟IMBISA (Inter-regional Meeting of Bishops of Southern Africa)

La visita di Giovanni Paolo II del 1992

DAL DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II ALLA CERIMONIA DI

BENVENUTO

Aeroporto Internazionale «4 de Fevereiro» di Luanda

4 giugno 1992

(…)

Mi congratulo con voi per il cammino coraggiosamente intrapreso per

consolidare in Angola uno Stato di diritto, basato sui valori e sui

principi della vita, della giustizia sociale e del rispetto reciproco

Signor Presidente, il nome dell‟Angola evoca ormai a livello mondiale un popolo ansioso di libertà e impegnato nella costruzione della sua identità

storica. Mi congratulo con voi per il cammino coraggiosamente intrapreso. Mi riferisco al consolidamento dell‟Angola come Stato di diritto, basato sui valori e sui principi della vita, della giustizia sociale e del rispetto reciproco. Il Paese sta vivendo momenti cruciali per la corretta definizione del suo

futuro. Che nessuno si scoraggi di fronte alle inevitabili difficoltà. Esorto tutti e ognuno di voi, in particolare i responsabili dei destini della Nazione,

a impegnarsi sempre di più sulla via della solidarietà, per un crescente aiuto vicendevole e una reciproca accettazione di tutti gli angolani! Sono certo che i principi cristiani potranno infondere quella speranza e quel dinamismo nuovo che permetteranno al paese di occupare il posto che gli spetta nel concerto delle Nazioni. La Chiesa, nel portare avanti la missione che le è propria, non cessa di riaffermare la sua vocazione di servizio alle

grandi cause dell‟uomo: essa continuerà ad essere memoria viva della dignità della persona e dei suoi valori spirituali, e coraggioso richiamo alla

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creazione e al consolidamento dei rapporti fraterni, fondati sul dialogo e

l‟aiuto reciproco. (…) DAL DISCORSO DI DI GIOVANNI PAOLO II AI SACERDOTI, RELIGIOSI

E ALTRI OPERATORI DELLA PASTORALE NELLA CHIESA «SAGRADA

FAMILIA»

Luanda, 4 giugno 1992

(…) Adesso che l’Angola ha raggiunto la sua maturità cristiana si apre

nuova epoca di crescita che è quella dell’inculturazione

Come insegna il Concilio Vaticano II, “l‟opera dell‟impianto della Chiesa in un determinato raggruppamento umano raggiunge una meta precisa,

allorché la comunità dei fedeli, inserita ormai nella vita sociale e in qualche modo adeguata alla cultura locale, gode di una certa stabilità e solidità: fornita cioè di una sua schiera, anche se insufficiente, di sacerdoti, di religiosi e di laici del luogo” (AG 19). Adesso la Chiesa in Angola sembra aver già raggiunto questo obiettivo con la grazia di Dio e con gli sforzi di molti missionari e missionarie, di sacerdoti nativi, e di molti e generosi

catechisti. Lodiamo la Santissima Trinità per questa maturità cristiana, che dimostra la disponibilità della Chiesa locale a una nuova epoca di crescita in Cristo. Questa nuova epoca di crescita è quella dell‟inculturazione della Buona Novella cristiana e dell‟evangelizzazione della cultura: in altre parole, fare sì che il Vangelo affondi le proprie radici nella vita e nella cultura

angolana, affinché si rinnovi la vita della società.

Per evangelizzare quindi una cultura, dobbiamo cominciare con l‟evangelizzare il popolo che l‟ha prodotta; infatti l‟esperienza insegna che questa evangelizzazione non è realmente possibile, se il Vangelo non risponde ai desideri profondi del popolo e se l‟annuncio del messaggio non assume i concetti e i valori culturali che gli appartengono e che non siano in contraddizione con il Vangelo. In questo contesto, mi rivolgo ai

missionari e alle missionarie che sono venuti da fuori – e che desidero che continuino ad essere amati in questa loro patria adottiva –, per ringraziarli e incoraggiarli, insieme ai consacrati angolani, a uno sforzo sempre nuovo per conoscere e rispettare l‟anima culturale di questo popolo, la sua lingua e le sue tradizioni, le sue qualità e i suoi valori, che sono caratterizzati dalla

qualità del loro rapporto reciproco e con Dio. Ma, d‟altra parte, il compito

dell‟inculturazione non può perdere di vista l‟obiettivo di salvezza, a cui siete stati chiamati: mettere il popolo e i valori culturali a confronto col Vangelo, facendo appello alla conversione a Cristo, che divinizza l‟umano e lo salva. Questo passa attraverso la testimonianza dell‟evangelizzatore, che si deve “acculturare” prima nello spirito del Vangelo, attraverso un processo di contemplazione e di conversione personale, per poi poter

innestare il Vangelo stesso, così com‟è, senza riduzionismi, in una determinata cultura. (…)

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Dovete dare al popolo cattolico la formazione necessaria a garantire

che la sua accettazione di Cristo diventi parte integrante della loro

vita Un segno importante di questo momento evangelizzatore (kairós), che viene offerto alla Chiesa in Angola, è presente nel desiderio di formazione che si manifesta nei fedeli laici: essi esigono una comprensione più profonda della loro grazia battesimale e del loro ruolo nella Chiesa e nel mondo. Si

dimostrano sempre più assetati della Parola di Dio e guardano alla dottrina spirituale, teologica e sociale della Chiesa, come alla luce della loro vita quotidiana. Mettendo alla prova la vostra autorità spirituale, si affidano al vostro insegnamento e al vostro consiglio, sperando di ricevere con chiarezza la risposta della Chiesa ai problemi personali e sociali che li affliggono e alle crescenti e complesse questioni che sorgono nella vita

moderna. Dovete dare al popolo cattolico la formazione necessaria a garantire che la sua accettazione di Cristo, alimentata in seno alla Chiesa, diventi parte integrante della loro vita, senza abbandonarsi alla mediocrità o al compromesso. Occorre formare dei laici energici e responsabili, che riconoscano che la fede abbraccia tutti gli aspetti della vita, e che partecipino in modo consapevole alla missione della Chiesa in seno alla

famiglia, nel lavoro, nella vita pubblica e sociale. Necessaria e utile a questa formazione, è una presentazione chiara e autentica della dottrina sociale della Chiesa, che rivendica il suo “carattere di applicazione della Parola di Dio alla vita degli uomini e della società così come alle realtà terrene, che ad esse si connettono, offrendo “principi di riflessione”, “criteri

di giudizio” e «direttrici di azione»” (Sollicitudo rei socialis, 8). Ispirati dai

criteri e dai metodi del Vangelo, dovete mettervi al servizio dei fratelli per mostrar loro la carità di Cristo. La vostra vocazione sacerdotale rimarrà sempre giovane se si nutrirà

costantemente della linfa sempre nuova della grazia di Dio

Mi rivolgo adesso, con affetto, ai miei fratelli sacerdoti, sia del clero

diocesano che di quello religioso, a cui, insieme al loro Vescovo è affidata la cura delle comunità cristiane. La vostra vocazione sacerdotale rimarrà sempre giovane, sempre attuale, se si nutrirà costantemente della linfa sempre nuova della grazia di Dio; ecco perché la vostra risposta deve ringiovanirsi costantemente nel corso della vostra vita. “Per questo –

prendendo le parole della Lettera a Timoteo – vi ricordo di ravvivare il dono

di Dio che è in voi per l‟imposizione delle mie mani” (cf. 2 Tm 1, 6). Nella recente Esortazione apostolica sulla formazione dei sacerdoti nelle circostanze attuali, viene esplicitamente riaffermata la determinazione della Chiesa a mantenere la legge del celibato per i suoi sacerdoti (cf. Pastores dabo vobis, 29). Attraverso la consacrazione operata dallo Spirito nell‟effusione sacramentale dell‟Ordine, il sacerdote è in condizione di

“amare la Chiesa universale e quella porzione di essa, che gli è affidata, con tutto lo slancio di uno sposo verso la sposa” (Ivi, 23). La Chiesa, infatti, come Sposa di Cristo, vuole essere amata dal sacerdote in modo totale ed

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esclusivo come Gesù Cristo Capo e Sposo l‟ha amata e ha dato la vita per

lei. Certamente, il sacerdote, come cristiano, continua a far parte della comunità, ma in virtù della sua incorporazione a Cristo Capo e Pastore, si trova in questa posizione di sposo dinanzi alla comunità. (…) Il radicalismo evangelico è un’esigenza fondamentale

Quanto ho appena detto ai sacerdoti, lo affido anche alla fede e alla

sollecitudine ecclesiale dei religiosi e dei laici, non solo affinché sappiate essere per loro la memoria e l‟urgenza di un amore senza limiti, ma soprattutto per ricordarvi che “per tutti i cristiani, nessuno escluso, il radicalismo evangelico è un‟esigenza fondamentale e irrinunciabile, che scaturisce dall‟appello di Cristo a seguirlo e a imitarlo” (Pastores dabo vobis, 27). Ai religiosi e alle religiose ricordo che seguire Cristo nella castità, nella

povertà e nell‟obbedienza è molto più che ammirare un modello; seguire Cristo è qualcosa di esistenziale, è cercare di imitarlo fino a immedesimarsi con Lui, fino a identificarsi con la sua persona mediante la pratica fedele dei consigli evangelici. Questa realtà supera la comprensione e supera le forze umane. Per questo è realizzabile solo grazie a una vita sacramentale seria, con momenti forti di preghiera e di contemplazione silenziosa e

costante. Ricordatevi sempre che la cosa più importante non è quel che fate, ma quel che siete come persone scelte e consacrate al Signore. Ciò significa che dovete essere contemplativi nell‟azione. A questo proposito, non posso fare a meno di rivolgere un saluto di particolare stima e affetto ai religiosi e alle religiose contemplative. Vi ringrazio per la vostra consacrazione a

Cristo, per la vostra preghiera di intercessione per la Chiesa, per la

radicalità della vostra testimonianza, che sono garanzia di benedizioni per la vitalità cristiana dell‟Angola e della Chiesa universale. Infatti, il vostro “posto eminente nel Corpo Mistico di Cristo” è caratterizzato da una “misteriosa fecondità apostolica” (Perfectae caritatis, 7). Rendo grazie a Dio per le vocazioni contemplative, che risplendono già nella Chiesa dell‟Angola, e Gli chiedo di moltiplicarle.

Giovani aspiranti sacerdoti, la Chiesa del futuro sarà migliore se sarete

migliori

Dato che è qui presente anche un gruppo di giovani che si stanno preparando alla vita sacerdotale o a seguire il Vangelo nella vita religiosa,

desidero, prima di concludere, rivolgere loro alcune parole. Voi siete il

futuro e la speranza della Chiesa. La Chiesa del futuro sarà migliore se sarete migliori; la Chiesa in Angola sarà una Chiesa evangelizzatrice dei poveri, se sin da ora condividerete la vita con Cristo povero, obbediente e casto; la Chiesa angolana nel suo quinto centenario dell‟evangelizzazione e nell‟anno duemila sarà una Chiesa missionaria, se crescerete in uno spirito missionario universale: uno spirito senza frontiere perché è libero e

generoso nel suo donarsi a Cristo, che spera nei fratelli bisognosi. Tutto ciò lo scoprirete nel “dialogo quotidiano” con Cristo Amico, presente

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nell‟Eucaristia e che continua a parlarvi, ad amarvi e a chiamarvi sulla

base della parola viva e sempre nuova del Vangelo. (…) OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II PER I FEDELI DELL’ARCIDIOCESI AL

«LARGO TIRO AOS POMBOS»

Huambo, 5 giugno 1992

(…) La famiglia angolana ha bisogno della grazia di Dio per guarire le ferite

inferte dal peccato della guerra e dell’odio

“I nostri occhi sono rivolti al Signore nostro Dio, finché abbia pietà di noi” (Sal 123, 2).

La famiglia angolana ha bisogno della grazia di Dio per guarire le ferite inferte dal peccato della guerra e dell‟odio. Ha bisogno di Dio per ricevere la forza d‟animo necessaria a superare le difficoltà che si presentano sul suo cammino. E per questo, “i nostri occhi sono rivolti al Signore”. L‟Angola ha anche bisogno dell‟aiuto solidale e disinteressato della comunità internazionale. Se in passato, ci fu chi spinse il paese all‟ignoranza, ci

furono anche paesi e organizzazioni internazionali che alleviarono generosamente la sofferenza del popolo angolano. “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia”, disse il Signore (Mt 5, 7). Ringraziando per gli aiuti ricevuti in passato, lancio un appello affinché l‟Angola continui ad essere aiutata dalla comunità internazionale. Ma l‟Angola deve

soprattutto aiutare se stessa. Cari Angolani: è con il lavoro, con l‟onestà,

con la solidarietà di tutti, senza guardare se il vicino è del Nord o del Sud, con l‟amore per la Patria, coltivando le virtù sociali, che il vostro Paese potrà svilupparsi e occupare quel posto di rilievo che gli compete nel concerto delle nazioni. (…) Non c’è pace senza giustizia

“Opus iustitiae pax”. Però, “effetto della giustizia sarà la pace” (Is 32, 17). Dobbiamo riconoscere che i lunghi anni di guerra hanno creato abitudini che favoriscono il confronto, quando è necessaria la collaborazione. Inoltre, allontanare Dio dalla vita, dalla famiglia, dall‟educazione e dalla società porta all‟impoverimento umano della persona. L‟importazione di usi e

costumi estranei alla vostra identità culturale, che è religiosa, ha indebolito

il senso dei grandi valori morali che fanno parte della vostra tradizione. Per ristabilire la pace, occorre ripristinare la giustizia: la giustizia della verità, la giustizia dell‟uguaglianza sociale e la giustizia della solidarietà fraterna. È la ricerca del bene comune che deve orientare la generosità dei Responsabili della vita pubblica e sociale, così come deve ispirare il contributo di tutti per il progresso della Nazione. Il popolo dell‟Angola ha

già manifestato ai responsabili del presente e del futuro del Paese, la sua profonda riconoscenza per il coraggio e per la lucidità con cui essi hanno avviato il difficile processo di riconciliazione nazionale. La nostra preghiera

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si innalza a Dio in questa Eucaristia, affinché essi possano gestire

fruttuosamente il difficile periodo di transizione, orientando l‟Angola verso una giustizia integrale. La Chiesa, come ho molte volte dichiarato in Documenti di natura sociale, non ha la missione di proporre un modello tipico di organizzazione sociale; tali realtà dipendono dalle circostanze e dalle caratteristiche di ciascun popolo (CA 43). Ma nella sua Dottrina Sociale, la Chiesa offre motivazioni e orientamenti di fondo per tutte le

organizzazioni sociali che vogliono essere giuste. Alla base della Dottrina Sociale della Chiesa, sta la coscienza della dignità e del valore della persona umana e delle comunità naturali, come la famiglia. Secondo la verità cristiana, la persona umana è sacra per molteplici ragioni: perché ha dentro di sé il sigillo di Dio, che l‟ha creata a Sua immagine e somiglianza; perché ha una vocazione divina di comunione con Dio; perché Gesù Cristo,

vero Dio e vero uomo, si è fatto uguale a noi in tutto, escluso il peccato (Eb (…) La giustizia però è imperfetta senza l’amore

La giustizia però è imperfetta senza l‟amore. Per questo, ascoltiamo un altro fondamento sicuro per i diritti umani della persona nella lettura del

Vangelo di questa Eucaristia: durante l‟Ultima Cena, nell‟ora suprema dell‟ultimo incontro, Gesù disse così ai suoi Discepoli: “Vi do un comandamento nuovo, che vi amiate gli uni gli altri . . . da questo tutti sapranno che siete miei Discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13, 34-35). È necessario che questo comandamento di Gesù giunga

ovunque, che sia capace di rinnovare l‟umanità. Dio ha fatto l‟uomo fratello

di tutti gli altri uomini. Attraverso la Sua incarnazione, Gesù ha rafforzato l‟appello a questa comune fraternità. Con la sua morte e la sua Resurrezione, ha avviato il processo di Redenzione della fraternità originale. Spetta alla Chiesa e ai cristiani chiamare gli uomini e i popoli alla riconciliazione e all‟amore. Tanti secoli di convivenza tra gli uomini e ancora tanto odio, tanto fanatismo, tanta distruzione, in occhi che non

vogliono vedere e in cuori che non vogliono amare. Comprendo bene e condivido l‟impazienza di tante vite alla ricerca della giustizia e della pace. E volgo lo sguardo a Cristo, invitandovi, nel suo nome, ad ascoltare e a mettere in pratica il nuovo comandamento dell‟amore: “Amatevi gli uni e gli altri, come Gesù vi ha amato”. Su questo comandamento si fondano e si

riassumono doveri corrispondenti ai diritti del prossimo: il rispetto per la

sua libertà, per il diritto al proprio sviluppo, per ciò che è necessario alla sua vita sociale e spirituale. L‟amore fraterno porta alla solidarietà, al perdono delle offese, al superamento delle discriminazioni. (…)

DALL’OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

PER CELEBRAZIONE DELLA PAROLA NELLA «PRAÇA DA REVOLUÇÃO»

Lubango, 5 giugno 1992

(…)

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La vocazione del matrimonio e della famiglia

In Africa la famiglia è altamente considerata e il matrimonio è sempre stato ritenuto come qualcosa di molto importante. L‟evangelizzazione è venuta senz‟altro a completare questi beni con la grazia di Cristo Redentore, innalzando il matrimonio a sacramento e la famiglia a “santuario domestico della Chiesa” (AA 11). Tuttavia, influenze estranee e gli avvenimenti degli ultimi anni hanno inferto danni enormi all‟istituto del matrimonio e alle

famiglie dell‟Angola. Da una parte, la guerra ha disperso le famiglie, le ha divise, è stata motivo di complicazione per la vita delle coppie; ha separato i bambini dai genitori o li ha resi orfani. La perdita delle radici dovuta allo smembramento del mondo rurale e l‟emigrazione dei giovani verso le città si sono ripercosse anche sulla solidità familiare, tradizionalmente difesa dall‟attenzione dei “più vecchi”. D‟altra parte, i valori familiari angolani

sono stati messi alla prova da idee e costumi venuti da fuori, che avevano come obiettivo di far deviare l‟amore tra uomo e donna dal suo senso autentico, a discapito della sua dimensione di comunione duratura di vita e di amore. Cari “sposi”, non abbiate paura di essere “segni di contraddizione”, a somiglianza di Cristo, in questo mondo che vuol permettere tutto e che pensa soltanto a godere; così, a volte, “rifiuta

l‟indossolubilità matrimoniale e deride apertamente l‟impegno degli sposi alla fedeltà” (FC 20). Ebbene, pensare soltanto al corpo dell‟altro o all‟utilità che la persona dell‟altro può rappresentare, non è amore: è egoismo e sfruttamento. L‟amore è voler bene alla persona dell‟altro più che a se stessi; interessarsi della persona dell‟altro e voler condividere con lei il peso

e le gioie della vita.

Per giungere a vivere quest‟ideale tanto nobile ed esigente, è necessario che abbiano un‟adeguata preparazione quanti, per vocazione, sono chiamati al matrimonio. (…)

La famiglia possiede un bene che le è proprio: i figli

La famiglia possiede un bene che le è proprio: i figli. Ha come compito

fondamentale il servizio alla vita: è la sua culla e la prima scuola. Il rispetto per la vita è una delle caratteristiche più importanti della tradizione e della cultura africana, che accetta il matrimonio come è, e come Dio lo ha voluto, fecondo per sua propria natura. Fratelli e amici miei, rifiutate decisamente, con la vostra parola e il vostro

esempio, la propaganda ingannevole a favore dell‟aborto; rifiutate il

criminoso annientamento di persone innocenti e indifese. Giovani che vi preparate alla vita, rispettate sempre la maternità! Ricordate ciò che ci dice il Vangelo (cf. Lc 1, 41. 44), quando Gesù ha voluto essere riconosciuto da Giovanni Battista ancor prima di nascere: Giovanni Battista si è rallegrato e ha saltato di gioia alla presenza di Cristo nel seno verginale di Maria! La difesa della vita si estende per tutta la durata della vita stessa, dal

momento del concepimento fino al suo termine naturale. Così l‟educazione è anche difesa della vita, e il nucleo familiare dovrà fungere da trasmettitore fedele dei valori umani e della fede cristiana. In verità, “i

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genitori, poiché han trasmesso la vita ai figli, hanno l‟obbligo gravissimo di

educare la prole: vanno pertanto considerati come i primi e i principali educatori di essa. Questa loro funzione educativa è tanto importante che, se manca, può a stento essere supplita” (Gravissimum educationis, 3). Conosco le serie difficoltà che dovete affrontare nel compito educativo, ma, con la grazia di Dio voi - padri e madri insieme - potrete fare della vostra famiglia la prima scuola delle virtù umane e cristiane. Anche qui l‟influenza

della tradizione antica si va perdendo. Prima, nei villaggi, tutta la famiglia apprezzava le buone maniere e l‟educazione dei figli. Le circostanze attuali hanno indebolito quest‟influenza della famiglia cosiddetta “allargata”. Così aumenta la responsabilità del padre e dei parenti più prossimi. Genitori cristiani, prendete sul serio il vostro obbligo di educare umanamente e cristianamente i vostri figli. Essi sono la vostra continuazione. Date loro ciò

che avete di meglio: una retta coscienza, una vita cristiana, la capacità di essere membri utili e preparati della società e del Paese. Levate lo sguardo verso la Sacra Famiglia di Nazaret! (…) Cari bambini, voglio chiedervi di essere buoni, perché non ci siano mai

più guerre. Il Papa prega per voi

Vedendo qui presenti tanti vostri figli e figlie non posso fare a meno di rivolger loro una parola: Carissimi bambini e bambine, essere qui con voi in questo momento è una gioia grandissima per me. Innanzitutto voglio dire questo: a Roma, dov‟è la mia casa, quando visito le parrocchie, l‟incontro con i bambini è sempre un momento di grande gioia per me. Sono amico

dei bambini! Sono anche amico di tutti voi! E voi: anche voi siete miei amici?

Siete amici del Papa? Io sono “più vecchio” di voi. Posso insegnarvi molte cose. Se sarete buoni, anche voi potrete insegnare ai “più vecchi”. Credo che andiate a scuola; penso che andiate al catechismo. È vero? Il catechismo, la scuola, i vostri genitori, gli zii, il missionario, le suore, il Signor Arcivescovo, vi insegnano il cammino per arrivare a Dio. Anch‟io voglio insegnarvi la strada per giungere a Dio. Volete veramente imparare la

strada per arrivare a Dio? Il futuro sarà bello per voi se, con l‟aiuto dei vostri genitori e dei vostri maestri, lo preparerete bene. Preparare il futuro è imparare bene adesso, è avere un buon cuore, è voler parlare con Gesù in Chiesa. Voi non amate la guerra, vero? Guardate! Ha provocato tante disgrazie, ha causato tanta sofferenza, e adesso ci sono tanti bambini e

tante bambine senza il papà e la mamma. Quindi voglio chiedervi di essere

buoni, perché non ci siano mai più guerre. Essere buoni a volte costa. Dovete pregare molto. (…)

DAL DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II ALLA CERIMONIA DI

BENVENUTO ALL’ AEROPORTO INTERNAZIONALE DI SÃO TOMÉ

6 giugno 1992

(…)

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Come un fratello-pellegrino di tutta la famiglia umana, la mia visita

vuole essere una espressione di profonda solidarietà e fiducia della

Chiesa nel presente e nel futuro di questa giovane Nazione

Signor Presidente: come un fratello-pellegrino di tutta la famiglia umana, la mia visita vuole essere una espressione di profonda solidarietà e fiducia della Chiesa nel presente e nel futuro di questa giovane Nazione. Mi rallegro nel vederla determinata a vincere le grandi sfide della società di

São Tomé, tra le quali risalta oggi quella di favorire, nel proprio tessuto sociale, una profonda comprensione dei diritti umani e delle corrispondenti responsabilità personali e sociali di ogni cittadino, che divenga l‟anima della Nazione. Certo che questo sia il vostro momento, incoraggio tutto il popolo di São Tomé a unirsi e aiutarsi vicendevolmente nella costruzione di una società giusta e solidale, fraterna e libera, luogo di pace e di progresso

integrale per tutti i cittadini. Che tutti gli uomini e tutte le donne di buona volontà, indipendentemente dal loro credo religioso, sentano nella mia breve permanenza in mezzo a loro, un appello a promuovere la “cultura del bene comune”. La Chiesa, solidale con il popolo di São Tomé, è impegnata nel prestare la sua collaborazione specifica, in questa opera. (…)

DALL’OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II PER LA SANTA MESSA NELLA

PIAZZA ANTISTANTE IL PALAZZO DEI CONGRESSI

São Tomé, 6 giugno 1992

(…)

Il comandamento dell’amore riguarda in modo particolare il

matrimonio e la famiglia

L‟unione matrimoniale dell‟uomo e della donna - il Sacramento del matrimonio - dà origine alla famiglia. La liturgia odierna contiene un messaggio particolare per le famiglie. L‟Apostolo Paolo esorta i mariti e le mogli a comportarsi conformemente a ciò che Dio ha stabilito, a ciò che “è

dal principio” e che è stato rinnovato da Cristo e confermato in modo particolare. La sorgente di questa conferma è il comandamento dell‟amore, che riguarda in modo particolare il matrimonio e la famiglia. Se il vero amore che viene da Dio unisce gli sposi e a sua volta unisce i genitori ai figli in un amore reciproco, allora il matrimonio e la famiglia adempiono

alla loro vocazione umana e cristiana. Da qui deriva “il quotidiano impegno

a promuovere una autentica comunità di persone fondata e alimentata dall‟interiore comunione di amore” (Familiaris consortio, 64). L‟amore verso l‟altro coniuge non può essere un amore mascherato verso se stessi. Molti matrimoni falliscono perché gli sposi non sono uniti da un amore autentico, ma da un egoismo a due. Il vero amore si misura dalla capacità di sacrificio e di mutua consegna. I figli e tutta la comunità familiare sono i primi a

risentirne, quando vedono che i genitori non corrispondono a questi ideali cristiani. Desidero perciò lanciare un forte appello: ascoltate i disegni di Dio per la famiglia. Non permettete che l‟influenza dell‟ambiente o della

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propaganda vi allontani dalla responsabilità di formare una vera famiglia

cristiana all‟interno del focolare. A voi, giovani sposi, ricordo che il futuro comincia dal focolare; dovete cercare una formazione cristiana solida per poter portare all‟umanità quei grandi ideali di amore e di pace, a cui il mondo anela. In tempi fortunatamente passati, in cui una gran parte della popolazione di Sao Tomé non godeva della libertà personale a cui aveva diritto come persone e figli di Dio, si è verificata una perdita dell‟autentico

senso del matrimonio. Ma questo periodo è passato. È importante che passino anche le conseguenze di questa antica condizione. La Patria e la Chiesa hanno bisogno di famiglie unite e stabili, in cui l‟amore degli sposi, confermato della grazia di Cristo, possa vincere tutti gli ostacoli, e in cui i figli possano crescere sani ed essere educati secondo la legge di Dio. (…)

La Chiesa è la famiglia di Dio

La Chiesa è la famiglia di Dio. In un certo senso la Chiesa è la famiglia delle famiglie. Ciò che San Paolo scrive nella liturgia odierna, si riferisce tanto alla famiglia quanto alla Chiesa. Dai primi secoli, la famiglia è stata chiamata “Chiesa domestica”. È “il santuario domestico della Chiesa” (Familiaris consortio, 55), in cui gli sposi, con l‟aiuto della grazia, cercano

di santificare la vita coniugale e familiare. Da una parte è importante santificare la vita coniugale, perché Dio ha voluto servirsi dell‟amore coniugale per dare nuove creature al mondo e completare l‟edificazione del suo Regno. Ma la paternità e la maternità non finiscono con la nascita: comprendono l‟educazione dei figli. Nei tempi antichi, era la famiglia intera,

o il villaggio, a occuparsi dell‟educazione dei bambini e dei giovani. Con le

trasformazioni che il tempo ha portato, questo dovere tocca oggi molto di più ai genitori: sono loro che devono trasmettere ai figli i valori umani e la fiamma della fede cristiana di cui hanno bisogno per diventare cittadini consapevoli e cristiani illuminati. E i genitori renderanno un autentico servizio alla vita dei figli se li aiuteranno a fare della propria esistenza un dono, rispettando le scelte mature e promuovendo con gioia ogni vocazione,

compresa quella religiosa o sacerdotale. Un figlio sacerdote, religioso o missionario; una figlia consacrata a Dio e al servizio della Chiesa, sono una benedizione per la famiglia. Attraverso questo figlio o questa figlia, tutta la famiglia partecipa della sua consegna a Dio, del suo servizio alla comunità cristiana. La famiglia che gode di salute spirituale trova il suo sostegno

nella Chiesa, e diventa una forza morale fondamentale della società. Il

Vescovo di Roma si augura che nascano tali famiglie nella Chiesa e nella società di Sao Tomé. (…)

DAL DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II AI SACERDOTI, RELIGIOSI,

CATECHISTI E RAPPRESENTANZE ECUMENICHE

Cattedrale di «Nossa Senhora da Graça» a São Tomé

6 giugno 1992

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(…)

Il Vangelo è saldamente impiantato nella vita di questa giovane

Nazione

Il Vangelo è saldamente impiantato nella vita di questa giovane Nazione, come ho potuto ben constatare nella meravigliosa Eucaristia di questa mattina. Ma è necessaria una rievangelizzazione della vita famigliare e sociale, della cultura di São Tomé. Non si tratta infatti di proclamare il

Vangelo a quanti non lo hanno mai udito. Oggi, la questione che qui vi si pone è quella di dirigervi a coloro che lo hanno ascoltato, ma non hanno risposto: penso a quelli che sono stati battezzati, ma non lasciano che la fede modelli la loro vita personale né si impegnano attivamente nella Chiesa. Nel libro del profeta Isaia, si legge un‟esortazione che in questa circostanza

desidero rivolgere a tutto il popolo di São Tomé: “Venite, saliamo al Tempio del Dio di Giacobbe, perché ci indichi le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri” (cf. Is 2, 3). Il profeta precedeva il tempo in cui la gente, presa dal desiderio di incontrare Dio, si sarebbe incoraggiata a cercarlo insieme: “saliamo al Tempio di Dio”! Adesso, la Chiesa, la famiglia di Dio, è il compimento di questa profezia. Ogni domenica, i fedeli si uniscono per

salire al Tempio del Signore: accorrono per comprendere la verità divina e trovare il volto del Dio vivo. Questo ci aiuta ad uscire da noi stessi, a vincere il nostro egoismo, e l‟esperienza dimostra che l‟uomo non può essere se stesso, se non si supera fino ad aprirsi alla conoscenza di Dio. (…)

Accogliere Cristo e vivere il suo Vangelo significa scegliere la vita

Gesù Cristo è colui che ci ha rivelato una nuova vita: la vita dello Spirito (cf. Rm 8, 11). Secondo le parole del Concilio Vaticano II, Gesù Cristo “non ci ha dato semplicemente l‟esempio perché seguiamo le sue orme, ma ci ha anche aperta la strada: se la seguiamo, la vita e la morte vengono santificate e acquistano un nuovo significato” (GS 22). Gesù Cristo offre continuamente all‟uomo la vera vita: a ogni individuo, a ogni famiglia, e a

tutta l‟umanità. Queste isole – così colme di benedizioni e, allo stesso tempo, così bisognose – e questo popolo di São Tomé e Príncipe hanno sete della vita, sete della vera vita. Ditegli che accogliere Cristo e vivere il suo Vangelo significa scegliere la vita. In unione con tanti figli e figlie di Dio che, a São Tomé e Príncipe, vivono con generosità la loro fede, il Papa vuol dire

a tutti coloro che si sentono lontani dalla comunità cristiana: la Chiesa ha

bisogno di voi! Tornate a casa! La comunità di fede in cui siete rinati e in cui, fino a un certo punto, siete cresciuti, vi chiede di prendere il vostro posto in mezzo al popolo di Dio, un posto che solo voi potete prendere. Siate certi che il mio affetto e la mia sollecitudine pastorale vi

accompagnano

Cari sacerdoti, fratelli e sorelle religiose, catechisti e altri operatori di pastorale: siate certi che il mio affetto e la mia sollecitudine pastorale vi accompagnano. Vi benedico con tutto il cuore, benedico voi e quanti vi

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sono stati affidati dal Signore! Quando ritornerete nelle vostre comunità,

parrocchie, istituzioni o famiglie, portate a tutti l‟abbraccio fraterno e la benedizione del Papa, ed esprimete loro la mia solidarietà e l‟immensa speranza che ci unisce, poiché celebriamo ogni giorno la stessa Eucaristia e testimoniamo, ovunque, la stessa fede. Vegli su tutti voi e sui vostri cari la Vergine Nostra Signora. Nel Suo cuore di Madre, si sono raccolte e sono sbocciate le speranze di vita per tutta l‟umanità, a Lei affidata dall‟alto della

Croce, nella persona del discepolo amato. (…)

DAL DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II ALLA CERIMONIA DI

CONGEDO DA SÃO TOMÉ

Aeroporto Internazionale di São Tomé, 6 giugno 1992

(…) Cari abitanti di São Tomé non dimenticate mai che la grandezza di un

popolo non si misura in base alla ricchezza o al potere

Cari abitanti di São Tomé, piaccia a Dio che voi non dimentichiate mai che la grandezza di un popolo non si misura in base alla ricchezza o al potere, ma in base alla mutua solidarietà, alla sollecitudine di ognuno per le necessità del prossimo, specialmente del più debole e del meno fortunato. La Sacra Scrittura promette che “chi semina con larghezza, con larghezza

raccoglierà” (2 Cor 9, 6). Queste parole esprimono una profonda verità che

guida sia la vita degli individui che quella dei popoli. Dal momento che rispettate la legge di Dio e che ponete il bene del prossimo prima di voi stessi, sperimenterete una ricchezza che va molto al di là di qualsiasi calcolo materiale. Amati cristiani, vi incoraggio a lavorare per il bene comune di questo Paese, secondo gli orientamenti della dottrina sociale della Chiesa. Fatelo, animati dallo spirito fraterno che Gesù Cristo vi ha

insegnato. Sappiamo che la chiave dell‟unità, della riconciliazione, della fratellanza è nel Vangelo; soltanto edificando una Nazione cristiana, rimanendo fedeli alle vostre autentiche radici, potrete costruire il paese nuovo che desiderate: un São Tomé e Príncipe sempre degni, giusti e prosperi.

3. Durante la mia visita, ho cercato di mettere in evidenza l‟importanza

della famiglia, il cui ruolo è di primaria importanza nel tessuto della società di São Tomé, in quanto fonte di forza e di carattere morale per la vita delle generazioni future. È convinzione della Chiesa Cattolica che soltanto la famiglia, rettamente consolidata, potrà garantire la stabilità sociale di una Nazione, perché, come principale educatrice, le compete la missione di trasmettere ai giovani i valori morali e spirituali. Essa è lo strumento più

efficace di umanizzazione e di personalizzazione della società (cf. Familiaris consortio, 24. 48). Nell‟interesse della Nazione, rinnovo qui il mio appello alle Autorità e al popolo di São Tomé affinché proteggano e promuovano

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l‟istituzione matrimoniale – così come Dio la costituì – monogama e

indissolubile, feconda e rispettosa della vita familiare. Spero che la mia visita si sia rivelata per tutti un messaggio portatore

di pace e di fraternità

Signor Presidente, cari abitanti di São Tomé! Spero che la mia visita si sia rivelata per tutti un messaggio portatore di pace e di fraternità, che vi

renda più facile poter usufruire e mettere insieme il contributo di ognuno a favore del bene comune. Regni tra tutti la fiducia reciproca, senza dimenticare che l‟uomo deve essere l‟origine e il termine di ogni sviluppo economico e sociale! Infine, mi auguro che il popolo di São Tomé e Príncipe abbia veramente fiducia in se stesso, e che, in modo coraggioso, si faccia carico del proprio futuro. Cari amici, è giunto il momento di lasciarvi, ma vi

assicuro che il vostro Paese e tutto il suo popolo rimarranno sempre indelebilmente impressi nel mio cuore e nel mio spirito. Assicurandovi la mia preghiera, affido voi e le vostre famiglie alla “bontà di Dio e al suo amore” (cf. Tt 3, 4). (…)

DALL’OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II PER LA CHIUSURA DELL’ANNO

COMMEMORATIVO DEL V CENTENARIO DELL’EVANGELIZZAZIONE

DELL’ANGOLA NELLA «PRAIA DO BISPO»

Luanda, 7 giugno 1992

(…) È necessario superare la dicotomia, la separazione fra il Vangelo e la

vita del cristiano

Senza l‟aiuto dello Spirito Santo nessuno può dire: “Gesù è il Signore” (1 Cor 12, 3). Fin da quei giorni, che appartengono ora al passato, il cuore

degli angolani cominciò ad affermare che “Gesù è il Signore” e i vostri antenati professavano questa stessa fede nella lingua nativa. “Gesù è il Signore”, crocefisso e resuscitato, che con il Padre e in unità con lo Spirito Santo riceve lo stesso onore e gloria: “Dio da Dio, Luce da Luce” (Credo): Gesù Cristo il quale “per noi uomini e per la nostra salvezza si è fatto uomo

per opera dello Spirito Santo e nacque dalla Vergine Maria”. Nel Suo nome,

per l‟azione invisibile dello Spirito Santo, sono perdonati i peccati dell‟uomo, prima di tutto attraverso il Battesimo e, poi, attraverso il sacramento della Penitenza e della riconciliazione. So che durante il quinquennio della preparazione alle cerimonie del V Centenario dell‟Evangelizzazione dell‟Angola, avete meditato sulla Chiesa e i suoi Sacramenti, guidati, in questa riflessione, dalle Lettere pastorali dei vostri Vescovi. Continuate a

meditare su queste cose e a mettere in pratica quanto vi viene insegnato sull‟evangelizzazione e la catechesi, oltre al Battesimo e alla Penitenza, anche sulla Confermazione e sull‟Eucaristia, sul mistero della Chiesa,

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Popolo di Dio, chiamato alla santità e mandato ad evangelizzare. La nuova

evangelizzazione necessita di una Iniziazione cristiana, che, a partire dal primo annuncio di salvezza in Cristo, o kerigma, attraverso un catecumenato ben strutturato, accompagni i passi, il cammino di quanti hanno abbracciato la fede, si sono convertiti a Cristo e hanno ricevuto i sacramenti per vivere la novità del Vangelo, cioè una vita nuova. Ma non c‟è vita nuova in Cristo se non c‟è una “nuova maniera di essere, di vivere

insieme, che il Vangelo inaugura” (Evangelii nuntiandi, 23). È necessario superare la dicotomia, la separazione fra il Vangelo e la vita del cristiano. Perché questo accada, bisogna rivolgere maggior attenzione all‟evangelizzazione e alla catechesi degli adulti, alla formazione di autentiche famiglie cristiane e di piccole comunità ecclesiali, anche nelle grandi città, quali strumento di formazione cristiana e di irradiazione

missionaria (cf. Redemptoris missio, 51). Non posso non esortarvi a un rinnovato impegno evangelizzatore che

coinvolga tutte le forze vive della Chiesa

Rendiamo grazie oggi a Dio col Battesimo. “In realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo Corpo” (1 Cor 12, 13).

Questo Corpo è la Chiesa di Cristo, in cui ricerchiamo la comunione dei santi per l‟eternità. Ma qui, dicendo insieme che “Gesù è il Signore”, riceviamo dallo stesso Spirito Santo una “diversità di carismi” e anche una “diversità di ministeri” (1 Cor 12, 4-5). In questa diversità si manifesta l‟unico Signore, “uno solo è Dio, che opera tutto in tutti” (1 Cor 12,6).

Attraverso molti uomini e diversi modi di agire, si realizza “l‟utilità comune”

(1 Cor 12, 7) della salvezza, in cui si manifesta lo Spirito Santo. In questo modo la Pentecoste continua sempre nella Chiesa di questo mondo: in questa Chiesa in cui anche i figli e le figlie della vostra terra africana confessano e proclamano “le grandi opere di Dio”. Prendendo ora in considerazione la nuova tappa che vi aspetta, cristiani, non posso non esortarvi a un rinnovato impegno evangelizzatore che coinvolga tutte le

forze vive della Chiesa. Per questo sono venuto a sapere con grande soddisfazione che nel prossimo mese di luglio si terrà, per volontà dei vostri Vescovi, il I Congresso Nazionale dei laici, che costituirà la prima risposta concreta alla sfida della nuova evangelizzazione dell‟Angola. Ai laici spetta l‟immenso compito di essere fermento vivo del Vangelo in tutte le strutture

della vita sociale, economica e politica del Paese. Non solo la Chiesa, ma

anche la Patria ha bisogno di voi, per la sua ricostruzione, che non sarà né può essere esclusivamente materiale ed economica, ma soprattutto morale e spirituale. Vi attende l‟immenso compito della promozione della dignità e dei diritti dell‟uomo e della donna; della protezione della vita umana in tutte le sue fasi, dal concepimento fino alla morte naturale; dell‟azione a favore della famiglia minacciata da ideologie e campagne che attentano alla

sua unità e indissolubilità; della partecipazione attiva alla vita politica della Nazione, per l‟edificazione di una società più libera, giusta e solidale; della

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comunicazione sociale, i cui mezzi devono essere oggi le vie privilegiate del

Vangelo per la diffusione di una cultura cristiana e di una civiltà dell‟amore. (…)

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PAROLE DI GIOVANNI PAOLO AL REGINA COELI

7 giugno 1992

(…) La Chiesa ha condiviso le sofferenze del passato e condivide oggi la

gioia della Chiesa in Angola, con i suoi cinquecento anni di servizio e

cammino di liberazione per questo popolo

Caro popolo dell'Angola, come desidererei poter dare speranza e coraggio a tutti coloro che si sentono oppressi, smarriti o emarginati! Cancellare dai cuori dei bambini e dei giovani quelle orribili immagini di sangue e di distruzione! Manifestare la mia compassione a tutti i genitori che dovranno assistere i figli, mutilati per sempre! Incoraggiare i responsabili della Nazione e quanti hanno influenza sul suo progresso affinché non desistano,

nonostante le difficoltà, dal costruire un futuro di comprensione, di pace e di giusta prosperità per la Patria angolana. La Chiesa cammina con l'umanità, condividendo le sue gioie ed i suoi dolori. Ha condiviso le sofferenze del passato, quando persone umane furono strappate a questa loro terra e trascinate verso l'America, in una disumana schiavitù. Condivide oggi la gioia della Chiesa in Angola, con i suoi cinquecento anni

di servizio e cammino di liberazione per questo popolo, a cui ha offerto il Divino Salvatore. Da qui salutiamo, in una fiduciosa comunione dei Santi, i Paesi americani e i figli liberi di coloro che allora vennero fatti schiavi. Anche lì, la fede nel Liberatore inviato dal cielo - nostro Signore Gesù Cristo - aprì nuovi e definitivi orizzonti di speranza per l'uomo: e anche la

Chiesa in America si appresta a celebrare i cinquecento anni

dell'evangelizzazione. In questo giorno di Pentecoste, invochiamo lo Spirito Consolatore su tutta l'umanità, perché purifichi e guidi i suoi passi verso la civiltà dell'amore. (…)

DAL DISCORSO A «BRACCIO» DI GIOVANNI PAOLO II AI VESCOVI

DELLA CONFERENZA EPISCOPALE V DELL’ANGOLA E DI SÃO TOMÉ E

PRÍNCIPE

Luanda 7 giugno 1992

Alcune riflessioni personali condivise dal Papa con i vescovi angolani

Devo passare alla lingua italiana, perché per parlare così a braccio, non ho tanta esperienza della lingua portoghese. Volevo dire qualcosa che non sostituisce il discorso che avrebbe dovuto essere letto e che è stato trasmesso a tutti i membri della Conferenza. È un discorso piuttosto circostanziato. Oggi è la festa di Pentecoste. Devo confessare che per questa grande

solennità ho qualche rimorso di coscienza, perché alcuni dicono che la solennità è tanto importante quanto Pasqua e Natale e che il Papa dovrebbe

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celebrarla in San Pietro. In questo modo si diminuisce l‟importanza della

festività. Io ho peccato dall‟inizio, sin dal primo anno del mio Pontificato, il 1979, quando ho voluto e dovuto andare a celebrare la prima Pentecoste in Polonia. Non si poteva fare altrimenti, perché se si è potuto entrare nel Paese, si doveva mantenere il programma previsto e stabilito. La celebrazione di quella giornata, a Gniezno, la sede primaziale in Polonia, la

culla della Chiesa del mio Paese, mi ricorda quella odierna, davanti alla folla a Luanda. Celebrando qui ho visto sempre più un legame. Ho celebrato la solennità della Pentecoste a Gniezno in un periodo in cui era tutto ancora fissato nei due blocchi: c‟era il muro di Berlino e vigeva il “Trattato di Yalta”. Per la prima volta ho parlato della Pentecoste slava e ho citato tutti i popoli, cominciando dal mio, dove più di mille anni fa è

arrivato Cristo, ed hanno ricevuto il battesimo storico. Tra questi era anche la Russia, o la “Rus‟”. La Polonia ha ricevuto il battesimo nel 966 e la “Rus‟” di Kiev nel 988, 22 anni dopo. Naturalmente quell‟omelia ha suscitato inquietudini e proteste, alcune da parte dei governanti. Era il 1979. Ma poi le cose sono andate come sono andate. Dal 1979 si è passati al 1989 e, finalmente, nel 1992, siamo qui. È

lo stesso processo. I luoghi geografici sono diversi, ma è lo stesso sistema che programmava un ateismo ideologico. Dall‟altra parte c‟è la Chiesa, che non programma, ma che segue la Parola di Dio, segue le promesse di Cristo. Celebrando oggi l‟Eucaristia che concludeva il V Centenario dell‟evangelizzazione dell‟Angola mi sono sentito molto commosso, a causa

di questo legame che è insieme storico e personale, perché tutto ciò tocca

anche questo povero Papa. In questo processo si trova anche la Madonna di Fatima. È un‟altra data, un altro luogo geografico, ma è lo stesso mistero e la stessa storia europea, e non solo. È la storia della salvezza, che passa attraverso il suo Cuore immacolato così come a Fatima. Volevo dirvi questo. Il discorso che vi ho lasciato lo potrete leggere, ma queste sono le cose personali e forse ancora

più spirituali e più profonde. Non potevo non dirvele, perché ho vissuto tutto questo durante la celebrazione. Vedendo tutto questo ho pensato a Gniezno e a tutto il processo che si è svolto in questi tredici anni, dal 1979 al 1992. Questo ci porta una consolazione. Ci fa capire che c‟è una guida dei popoli. Che c‟è una Provvidenza e che c‟è anche la Madre di Cristo che

in questo processo ha ottenuto una missione speciale, sotto la Croce, come

oggi. “Ecco tuo Figlio”. L‟unico Figlio che rappresenta diverse generazioni, diversi Paesi, diverse epoche, diverse razze, diversi Continenti. Devo dirvi alla fine che la celebrazione era molto bella, molto dignitosa. Grazie a Dio, abbiamo ancora l‟Africa, dove la liturgia è così profondamente e spontaneamente vissuta. Quest‟Africa che si voleva che digerisse il cosiddetto “veleno hegeliano”. Ma in Africa pochi sanno chi era Hegel. Forse

più vicino era Cartesio. Si voleva che digerisse questa ispirazione cartesiana. Ma grazie a Dio, non è stato così. È rimasta africana, è rimasta

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angolana. Dentro questa sua identità, è rimasta cristiana e speriamo che

sarà sempre più cristiana. Così si vede anche la dimensione propria della giornata di oggi, della Pentecoste. Quando gli Apostoli parlavano le diverse lingue, tutti sentivano che parlavano le loro lingue. Anche gli angolani avrebbero sentito la loro lingua. È arrivato il tempo, il momento, è arrivato il “kairós”. Gli angolani hanno sentito la loro lingua nel Cenacolo, nella giornata di Pentecoste. Vi

ringrazio per questo invito. Forse dovrò correggermi. Non farò più queste visite nella festività di Pentecoste, per essere più al servizio della Santa Sede e di San Pietro, dove affluiscono i pellegrini. Oggi ho trovato una risposta, perché la Pentecoste è solennità dove comincia un grande movimento, un grande dinamismo. Forse questo spiega perché il Papa ha celebrato la sua prima Pentecoste a Gniezno e la quattordicesima a Luanda.

Così si vede come la Chiesa è sempre in cammino. DAL DISCORSO SCRITTO DI GIOVANNI PAOLO II AI PRESULI DELLA

CONFERENZA EPISCOPALE

DELL’ANGOLA E DI SÃO TOMÉ E PRÍNCIPE

Luanda, 7 giugno 1992

(…) La communio come dimensione fondamentale della nostra missione

episcopale

Il Concilio Vaticano Secondo indica il servizio all‟unità – la communio –

come una dimensione fondamentale della nostra missione episcopale: “Il

Romano Pontefice, quale successore di Pietro, è il perpetuo e visibile principio e fondamento dell‟unità sia dei Vescovi sia della moltitudine dei fedeli. I Vescovi, invece, singolarmente presi, sono il principio visibile e il fondamento dell‟unità nelle loro chiese particolari” (Lumen gentium, 23). Questa communio è un‟idea fondamentale e centrale dell‟autocoscienza della Chiesa. Infatti si autodefinisce come un mistero di “comunione

trinitaria in tensione missionaria” (Pastores dabo vobis, 12). La Chiesa è comunione ed esiste per questa missione: essere “segno e strumento dell‟intima unione con Dio e dell‟unità di tutto il genere umano” (LG 1). Al centro di questo mistero, si trova la comunione dei Vescovi tra di loro. Siete, cari fratelli, legittimi successori degli Apostoli e membri del Collegio

Episcopale, avendo per vostro capo il Successore di Pietro: di conseguenza

dovete sentirvi strettamente uniti a lui e tra di voi, come membra di un solo corpo (cf. CD 6). Sento di dovervi rinnovare qui la mia più viva gratitudine per l‟indefettibile testimonianza di fedeltà e di adesione alla Cattedra di Pietro, gloria questa che vi onora e vi accredita come pastori mossi dalla passione di vedere tutta la famiglia umana riunita sotto un solo Pastore – Nostro Signore Gesù Cristo – e decisi a impedire, a costo della propria vita,

che il lupo disperda e catturi le pecore (cf. Gv 10, 11-13. 16). Potete immaginare quanta consolazione provo nel vedere queste comunità ecclesiali angolane che riuniscono in sé più del 50% della popolazione

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nazionale! Tuttavia, cari fratelli, non possiamo accontentarci delle mete

raggiunte, se consideriamo i vasti orizzonti di possibile espansione e approfondimento cristiano che si aprono dinanzi ai nostri occhi. Questa comunità angolana, già evangelizzata, andrà a evangelizzare! Il Vescovo svolge un servizio di unità nella sua diocesi

Il Vescovo svolge un servizio di unità nella sua diocesi. Ricordo qui con

piacere quelle parole del Concilio piene di speranza per le diocesi ancora alle prese con limitazioni di ogni genere: “In queste comunità, sebbene spesso piccole e povere o che vivono nella dispersione, è presente Cristo, in virtù del quale si raccoglie la Chiesa una santa, cattolica e apostolica” (LG 26). Siete il punto di convergenza e di propulsione di questa vita di comunione. Quali vescovi, non possiamo mai stancarci di meditare su

questa realtà della communio. Poiché il nostro ministero viene proprio a rispondere alla necessità più profonda dell‟essere umano: aprirsi alla comunità di vita e di verità in Cristo. “Dinanzi ai nostri contemporanei, così sensibili alla prova delle concrete testimonianze di vita, la Chiesa è chiamata a dare l‟esempio della riconciliazione anzitutto al suo interno; e per questo tutti dobbiamo operare per pacificare gli animi, moderare le

tensioni, superare le divisioni, sanare le ferite eventualmente inferte tra fratelli, quando si acuisce il contrasto delle opzioni nel campo dell‟opinabile, e cercare invece di essere uniti in ciò che è essenziale per la fede e la vita cristiana, secondo l‟antica massima: «in dubiis libertas, in necessariis unitas, in omnibus caritas»” (Reconciliatio et paenitentia, 9). Il grande

compito che si presenta alla Chiesa, nelle sue diverse comunità, è quello di

divenire annuncio di pace e luogo di riconciliazione e amicizia per tutti gli uomini di buona volontà, invitandoli ad essere artefici di pace. So che il vostro cuore di Pastori soffre dinanzi a tutto quanto rappresenta un ostacolo alla concordia fra la vostra gente. Questa sofferenza deve costituire uno stimolo per il vostro zelo – allo stesso tempo fervido e paziente – che vi spingerà ad essere portatori di Dio alle vostre comunità e portatori delle

vostre comunità a Dio. Vi spetta il nobile compito di essere i primi a proclamare le “ragioni

della vostra speranza”

Vi spetta fratelli, il nobile compito di essere i primi a proclamare le “ragioni

della vostra speranza” (cf. 1 Pt 3, 15); questa speranza che si fonda sulle

promesse di Dio, sulla fedeltà alla sua parola e che ha come certezza incrollabile la risurrezione di Cristo, la sua vittoria definitiva sul male e sul peccato. Lo Spirito del Signore non cessa di sorprenderci, facendo emergere nuovi ed esigenti segni dei tempi, autentici cammini di speranza. Tra questi mi limito a ricordarvene tre, di cui abbiamo già parlato all‟epoca della Visita “ad limina”. In primo luogo, siamo testimoni di una promettente fioritura di

vocazioni consacrate nelle vostre comunità cristiane: esse potranno, con la grazia di Dio e l‟impegno di tutta la comunità ecclesiale, rappresentare la risposta alla grave carenza di pastori e religiosi che ancora affligge il

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cammino delle vostre diocesi. Il vostro popolo avrà sempre più bisogno di

ministri di Cristo che predichino la sua parola e comunichino la vitalità dello Spirito. Ma “come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? E come lo annunzieranno, senza essere prima inviati?” (Rm 10, 14-15). Dovete incrementare il più possibile le vocazioni sacerdotali e

religiose

Fratelli miei, affinché l‟evangelizzazione nuova e rinnovata, promessa e impegno di questo Giubileo, si estenda fino agli estremi confini di questo Paese, dovrete incrementare “il più che sia possibile le vocazioni sacerdotali e religiose, e in modo particolare quelle missionarie” (CD 15). Permettetemi di ricordarvi il Seminario, istituzione che, secondo la felice espressione del mio predecessore Papa Pio XII, dovranno essere come “la pupilla dei vostri

occhi”. La Chiesa di domani passa attraverso i Seminari di oggi. Con il trascorrere del tempo la responsabilità non sarà più nostra. Ma adesso la responsabilità è nostra ed è pesante. Il suo generoso adempimento è un grande atto di amore verso il gregge. 6. I venti dello Spirito soffiano anche sulla famiglia: è un altro cammino di speranza e una sfida pastorale che vi si presenta. Sin dall‟arrivo del

Vangelo, è stata data un‟attenzione tutta particolare a questo settore in cui la vita ha la sua fonte e la sua prima scuola. Vorrei rinnovare qui tutto il mio sostegno e la gratitudine della Chiesa per quanto fate in favore della vita familiare. Se da una parte l‟istituzione familiare gode di grande stima in seno alle tradizioni africane, sappiamo anche che essa si confronta con

nuovi modelli e controvalori, che non sempre rispettano il suo vincolo sacro

e il diritto alla vita del figlio concepito. Tra le vostre molteplici attività al servizio della vita vi è la vostra attenzione e la campagna contro l‟“abominevole crimine” dell‟aborto (cf. GS 51); infatti il disprezzo del carattere sacro della vita nel seno materno indebolisce l‟autentica struttura della civiltà.

L’alta percentuale di giovani nelle vostre nazioni è un grande motivo

di speranza: l’importanza dell’educazione

Il terzo cammino di speranza è l‟alta percentuale di giovani nelle vostre nazioni. I giovani sono la speranza della Chiesa e della società, poiché rappresentano la sua possibilità di permanenza. Dopo tanti anni di

instabilità e di violenza, essi avvertono la necessità di ascoltare una parola

che sia realmente la Parola di Dio, che venga a colmare il vuoto spirituale che l‟ateismo e altre ideologie materialistiche hanno lasciato nelle loro anime. Siate testimoni di speranza per i giovani, minacciati dall‟alternarsi di false illusioni e dal pessimismo di sogni che svaniscono. Hanno bisogno che indichiate loro la via del ritorno al Padre (cf. Lc 15, 11-32), affinché raggiungano la suprema libertà dei figli di Dio, affinché possano farsi carico

del proprio futuro, impegnandosi liberamente in un amore pieno e fruttuoso che offra loro la possibilità di costruire una vita nobile e feconda in Gesù Cristo. Nell‟ambito di questo amore e di questa vita al servizio degli

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altri, ricordate loro il diritto e il dovere di lavorare per la loro Patria. In

verità spetterà agli abitanti dell‟Angola e di São Tomé con un‟istruzione superiore rinnovare la mentalità delle proprie società originarie e promuovere l‟uso razionale delle tecniche moderne. Soltanto essi, rompendo la rigidità di schemi ancestrali, potranno imprimere un vigoroso impulso alla modernità. “Specialmente nelle regioni economiche meno progredite – dice il Concilio Vaticano Secondo – dove si impone l‟impiego di

tutte le risorse ivi esistenti, danneggiano gravemente il bene comune”, in particolare tutti quelli che, godendo di doti intellettuali e beni economici, si lasciano prendere dal desiderio e dalla tentazione di emigrare. In tal modo, “privano la propria comunità dei mezzi materiali e spirituali di cui essa ha bisogno” (GS 65). L‟amore dei giovani per la propria gente dovrà essere più forte della tentazione di stabilirsi in un Paese moderno, anche se sembra

più facile che modernizzare il proprio. Nelle vostre mani avete la possibilità di indicare alle giovani generazioni il modello supremo di servizio: Gesù Cristo. Egli non rifiutò la Croce, affinché gli uomini avessero vita e l‟avessero in abbondanza (cf. Gv 10, 10). In questo contesto saprete dedicare un‟attenzione particolare al campo dell‟istruzione e della formazione professionale, che consentirà di dotare i vostri Paesi di una

“élite” dirigenziale e imprenditoriale. Segno di questa vostra attenzione e strumento prezioso è l‟Università Cattolica dell‟Angola, la cui apertura è imminente e alla quale auguro lunga vita e un fruttosio servizio alla causa dello sviluppo integrale dell‟uomo e della Nazione.

Spetta a voi, sempre nella vostra qualità di artefici di concordia e di

unità, l’opera di riconciliazione nel vostro Paese

Spetta a voi, sempre nella vostra qualità di artefici di concordia e di unità, l‟opera di riconciliazione nel vostro Paese. Cari Pastori, come Conferenza Episcopale dell‟Angola e São Tomé, la vostra responsabilità ha un ampio orizzonte, che abbraccia tutta la nazione. Con la grazia che scaturisce dalla comunione della fede, con la forza morale che acquistano i vostri interventi

unanimi, con la collaborazione e il discernimento presenti nell‟ambito della conferenza Episcopale, siate servitori del vostro popolo, aprendo strade di maggiore giustizia e di progresso sociale per tutti. Il vostro contributo in quest‟ora particolare delle vostre Nazioni è quello di tutelare e rafforzare quella “visione della dignità della persona, la quale si manifesta in tutta la

sua pienezza nel mistero del Verbo incarnato” (Centesimus annus, 47); il

vostro annuncio del Vangelo e della dottrina sociale della Chiesa, trasmettendo ai cittadini lo spirito e la struttura della libertà, del servizio, della solidarietà e della giustizia, costituirà il fermento della società in costruzione e della sua cultura politica. Dio vi aiuti, cari fratelli, a illuminare questa strada su cui i popoli dell‟Angola e di São Tomé stanno compiendo ora i primi passi, nella speranza di trovare la loro vera identità e

la soluzione alle gravi privazioni che li affliggono. (…)

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DAL DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II AI RAPPRESENTANTI DI

ALTRE COMUNITÀ E CONFESSIONI RELIGIOSE NEL SEMINARIO

MAGGIORE

Luanda 7 giugno 1992

(…) Il vincolo più forte che ci unisce è senza dubbio l’amore per Gesù

Cristo

Il vincolo più forte che ci unisce è senza dubbio l‟amore per Gesù Cristo. Per noi tutti è fondamentale amare il Signore e siamo tutti onorati di essere Suoi discepoli. Ma saremo riconosciuti come Suoi discepoli solo se ci ameremo gli uni gli altri (cf. Gv 13, 35). Se amiamo sinceramente Gesù Cristo, dobbiamo compiere anche i Suoi comandamenti, poiché non è

possibile amarlo senza osservare la Sua parola (cf. Gv 14, 21). Da qui si deduce che l‟amore verso Gesù Cristo passa necessariamente attraverso il nostro amore fraterno. Per questo, il dialogo, che è come il pulsare del cuore dell‟ecumenismo, deve essere innanzitutto il dialogo della carità, che si basa sulla comprensione, l‟ascolto e il rispetto reciproco. Sforziamoci, quindi, di promuovere ciò che ci unisce, e di comprendere, con umiltà e

serena lucidità, nella fedeltà ai tesori della verità divina, ciò che ci separa. È basandosi su questo dialogo di carità che le Chiese e le Comunità ecclesiali in Angola potranno collaborare alla ricostruzione e allo sviluppo del paese, nell‟apostolato sociale. Mi è gradito sapere che la Caritas, attenta allo spirito del Vangelo, ha cercato in questi anni di non compiere alcuna

discriminazione quando ha avuto la possibilità di aiutare le popolazioni.

Allo stesso modo, progetti, fra gli altri, di aiuto ai rifugiati, di riunione delle famiglie disperse dalla guerra, di ricostruzione del mondo rurale, di promozione e sviluppo, possono lodevolmente portare il segno della collaborazione ecumenica.

Ma l’ecumenismo è intimamente legato all’evangelizzazione

Ma, cari fratelli, l‟ecumenismo è intimamente legato all‟evangelizzazione. Dobbiamo far nostra l‟ardente supplica che Gesù ha elevato al Padre nell‟ultima Cena: “perché tutti siano una sola cosa, come Tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch‟essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17, 21). Queste parole ardono nel nostro cuore,

costituendo per tutti un progetto e un dovere ineludibili. Come ha detto

Papa Paolo VI, “la presentazione del messaggio evangelico non è per la Chiesa un contributo facoltativo: è il dovere che le incombe per mandato del Signore Gesù, affinché gli uomini possano credere ed essere salvati” (Evangelii nuntiandi, 5). La Chiesa è stata voluta da Dio e istituita da Cristo per essere, nella pienezza dei tempi, segno e strumento del piano divino di salvezza (cf. Lumen gentium, 1), il cui centro è il mistero di Cristo.

Sappiamo che Dio può salvare gli uomini in molti modi, ma desidera salvarli dentro la verità (cf. 1 Tm 4, 12). E la verità è Cristo, poiché “non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale sia stabilito che

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possiamo essere salvati” (At 4, 12). Se Cristo è l‟unico Salvatore degli

uomini e noi lo possediamo, abbiamo il grande dovere di comunicarlo a tutti gli uomini, affinché tutti si possano salvare nell‟abbondanza della Sua grazia. Innanzitutto, dobbiamo unirci a Lui per mezzo della fede, lasciando che la sua vita si manifesti dentro di noi, ma poi, dobbiamo portarlo in tutti gli ambienti in cui si svolgano attività umane. Che sarà dell‟umanità se progredisce nella conoscenza della tecnica e nell‟ignoranza dei valori umani

consacrati nel Vangelo? “L‟uomo – diceva il mio predecessore Paolo VI – può organizzare la terra senza Dio, ma «senza Dio egli non può alla fine che organizzarla contro l‟uomo»” (Populorum progressio, 42). Il momento che vivete nella vostra Nazione costituisce una sfida

patriottica rivolta a tutti i cristiani

Il momento che vivete nella vostra Nazione costituisce una sfida patriottica rivolta a tutti i cristiani, affinché si impegnino nel consolidamento della pace nazionale. La Chiesa ha realmente ricevuto dal Signore il ministero della riconciliazione (cf. 2 Cor 5, 18) e ogni cristiano, a modo suo, è chiamato ad essere promotore della pace, soprattutto fra i fratelli meno fortunati. I cristiani dell‟Angola potranno svolgere più efficacemente questa

missione di riconciliazione e di consolidamento della pace, se lavoreranno tenendosi per mano, in spirito ecumenico. Così ho detto nell‟ultimo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace: “Senza ignorare né sminuire le differenze, la Chiesa è convinta che in ordine alla promozione della pace, ci siano alcuni elementi o aspetti che possono essere utilmente

sviluppati e realizzati insieme con i seguaci di altre sedi e confessioni...” (n.

5). (…)

DAL DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II AI GIOVANI NEL «PAVILHÃO

PRINCIPAL DA CIDADELA»

Luanda, 7 giugno 1992

(…) Il Papa sa che l’esperienza dura che avete vissuto durante questi anni

di guerra ha lasciato in voi segni profondi che dovete curare

Il Papa sa che l‟esperienza dura che avete vissuto durante questi anni di

guerra ha lasciato in voi segni profondi che dovete curare. Adesso, agli

albori della pace riacquistata, nel tornare alle attività di sempre, buona parte del popolo molto spesso trova le case bruciate, il villaggio distrutto, la vita delle città sconvolta e, quel che è peggio, vecchie dispute di carattere ideologico o di origine tribale non ancora superate. Di conseguenza, si è aggravata la mancanza di prospettive per il vostro futuro, negli studi, nel lavoro onesto, nel problema della casa e in tanti altri settori della vita del

vostro Paese. Purtroppo, a tutte queste difficoltà, viene ad aggiungersi la tendenza all‟indifferenza: la mancanza di idee nella vita. La corruzione e le pressioni subite da una parte della gioventù hanno generato un‟assenza di

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motivazioni, il lasciarsi andare e il non impegnarsi. Per cui l‟unico movente

è la vita facile, l‟edonismo. Come esistenze senza futuro, né speranza, tanti giovani, non avendo la sicurezza del domani, bruciano la vita nel momento contingente: vogliono consumare tutta la vita in un minuto... Non sanno cosa vuol dire aspettare per vedere e crescere. Miei cari amici, mi sono accorto che una delle vostre maggiori preoccupazioni era proprio questo vuoto di valori umani, o comunque un‟invasione di controvalori che

colpisce la gioventù e il suo futuro. Ma – vi chiedo – come superare questo baratro, questo abisso in cui tante vite, come per una vertigine, si perdono, attratte dalla seduzione di una vita facile, dalla corruzione dei costumi e dalla disperazione di fronte all‟avvenire? Il Papa conosce le vostre tristezze e i vostri dubbi, ma sa anche, per esperienza personale e per le numerose testimonianze dei giovani in tutto il mondo, che, dentro di noi – per grazia

di Dio, – c‟è la libertà di dire “no” a ciò che ci distrugge e “sì” alla vita, all‟amore, al bene. Ebbene, sono venuto qui, oggi pomeriggio, proprio con questo messaggio nel cuore: cari giovani dell‟Angola, non vi lasciate illudere dalla tentazione di una vita facile, dall‟imborghesimento dei costumi, dal sensualismo e da tutto ciò che corrompe la persona. Ricercate non ciò che è facile, ma ciò che è buono, poiché solo nel bene troverete la libertà, la

pace e la realizzazione personale. (…) Vi esorto caldamente a studiare la dottrina sociale della Chiesa. Essa

vi guiderà a una corretta partecipazione ai destini del Paese

Mi avete chiesto quale potrebbe essere il modo migliore per realizzare la

vostra Patria? Non spetta alla Chiesa in quanto tale indicare le soluzioni pratiche ai problemi socio-economici e politici della nazione. Il suo contributo consiste nel sottolineare i principi, che derivano dall‟altissima dignità della persona umana chiamata ad essere figlia di Dio, difendendoli con la propria vita, secondo l‟esempio che Gesù Cristo ci ha lasciato. Infatti, conoscendo l‟uomo come Gesù Cristo lo conosce (cf. Gv 2, 25) e glielo ha

rivelato, sia direttamente che nelle vicissitudini storiche, la Chiesa è riuscita a mettere insieme una saggezza importante con un corretto orientamento di fondo per la società attuale. Così si è formata la cosiddetta “dottrina sociale della Chiesa”. Posso dirvi che gli uomini di oggi guardano sempre di più a tale dottrina e vi hanno ritrovato quel valore e quel

sentimento della vita che le ideologie avevano loro sottratto. Per questo vi

esorto caldamente a studiare la dottrina sociale della Chiesa, nei vari gruppi di cui fate parte. Essa vi guiderà a una corretta partecipazione ai destini del Paese, come è diritto e dovere di ogni cittadino, per collaborare, secondo le sue possibilità, al bene comune. Dedicate la vostra vita a cause degne e giuste

Prima di interrompere questa prima parte del discorso, il Papa vuol rivolgere ai giovani e alle giovani dell‟Angola questo appello: dedicate la vostra vita a cause degne e giuste! Costruite una Patria che si appoggi agli

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autentici valori umani e cristiani, affinché il mondo di domani non vi

accusi di avergli lasciato una Patria priva di ideali e alienata in pseudovalori. Costruite qualcosa che abbia valore! Amatevi gli uni con gli altri e aiutatevi reciprocamente, con una attenzione particolare verso i poveri e gli emarginati. Non accettate nel vostro codice di rapporti le divisioni sociali: sono una triste eredità del passato. Siano, le differenze, attributi che arricchiscono e danno multiformità al popolo angolano e non

motivo di divisione e di discordia. Siate un Popolo unito, costruite una Nazione sola in cui tutti possano considerarsi fratelli. DALL’OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II CELEBRAZIONE EUCARISTICA

DAVANTI ALL’AEROPORTO DI CABINDA

Cabina, 8 giugno 1992

(…) Voi siete, in questo enclave della nazione angolana, un popolo dallo

spirito imprenditore che intravede un futuro di prosperità e di

benessere

Voi siete, in questo enclave della nazione angolana, un popolo dallo spirito imprenditore che intravede un futuro di prosperità e di benessere. Il Creatore del cielo e della terra vi ha dato in mano questa ricchezza e “vide che era cosa buona” (Gen 1, 10). Questa terra e il suo litorale sono il frutto

della generosità divina che, come il seminatore divino, sparge semi di bontà

per tutti i suoi figli. Ma voi siete stati chiamati a trasformare tutto quello che il Signore vi ha dato, attraverso il vostro lavoro e le vostre occupazioni giornaliere, in opere di bene e di progresso umano e spirituale. Siete stati chiamati, lasciatemelo dire - rifacendomi alla prima Enciclica del mio Pontificato, - per comprendere che la “Redenzione avvenuta per mezzo della Croce, ha ridato definitivamente all‟uomo la dignità e il senso della sua

esistenza nel mondo, senso che egli aveva in misura notevole perduto a causa del peccato” (Redemptor hominis, 10). Purtroppo, a causa del peccato, l‟uomo ha pregiudicato non soltanto il suo rapporto con Dio e con gli altri uomini, ma anche con tutto il creato. L‟uomo è divenuto egoista e pigro. Vuole godere adesso, ora e qui . . . senza farsi carico della durezza

del lavoro e del sacrificio necessari a raggiungere quel benessere che

ricerca. Dimentica che il lavoro accompagna inevitabilmente la sua vita sulla terra. Con esso sono presenti lo sforzo, la fatica, la stanchezza, che sono espressioni di quella affermazione divina: “Con il sudore del tuo volto mangerai il pane” (Gen 3, 19). La ricerca di strade facili e dal risultato immediato, il furto o il lavoro non produttivo né costruttivo che voi chiamate imbroglio, sono situazioni quasi sempre derivate dal peccato

personale, ma anche dal peccato collettivo-sociale: la mancanza di pianificazione e di lavoro organizzato, nonché di spazio per la libera iniziativa, le guerre e le altre calamità che ostacolano la vera attività umana,

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tutti questi sono fattori che impediscono di apprendere, come persone e

come popolo, la vera felicità di lavorare.

È ora che tutti noi cristiani proclamiamo con forza che il lavoro è un

dono di Dio

È ora che tutti noi cristiani proclamiamo con forza che il lavoro è un dono di Dio. Ogni lavoro onesto si presenta come partecipazione all‟opera

creatrice di Dio che, nel creare l‟uomo, ha detto: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominatela” (Gen 1, 28). Oltre ad essere assunto da Cristo, il lavoro si presenta come realtà redenta e redentrice che ci introduce nella sfera del mistero della salvezza umana del Figlio di Dio, fatto Uomo. Vi sono alcune religioni che educano gli uomini alla paura di fronte alla creazione, alle forze della natura e agli

avvenimenti o movimenti degli astri e della terra. Questa paura paralizza l‟uomo e lo rende passivo, in atteggiamento di spettatore, quasi vittima di queste forze e situazioni che interpreta come volute e comandate dalle sue divinità. Al contrario, noi cristiani proviamo una grande gioia nel pensare all‟immenso panorama di pace e di vivida speranza svelatoci dal nostro Redentore il quale, per amore verso gli uomini, ci ha indicato la gloria del

suo Regno, nelle azioni di tutti i giorni. Tutti gli uomini e le donne sono amati da Dio, da tutti Dio attende

amore

Grande è il privilegio del cristiano nel sapere che il cammino che Dio gli

chiede di santificare si trova in mezzo alle normali occupazioni quotidiane,

nel suo tempo ordinario. Quando ci sentiamo colpiti dalle parole esigenti e compromettenti di Cristo: “Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5, 48), possiamo farci prendere da un certo sussulto, motivato dai nostri interrogativi più profondi: come? perché? Dunque, cari fratelli e sorelle di Cabinda, è necessario ripetere molte volte che Gesù non si è rivolto a un gruppo privilegiato di persone, dotate di qualità eccezionali

per comprendere il Suo messaggio, ma è venuto a rivelare a noi tutti l‟amore universale di Dio. Tutti gli uomini e le donne sono amati da Dio, da tutti Dio attende amore. Da tutti si aspetta che facciano ogni cosa “nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di Lui grazie a Dio Padre” (Col 3, 17). Con il lavoro, “l‟uomo non solo trasforma la natura adattandola alle

proprie necessità, ma anche realizza se stesso come uomo” (Laborem

exercens, 9), cioè diventa, in collaborazione con Dio, agente e soggetto del progresso del suo Paese. Con il lavoro, l‟uomo crea e sviluppa la solidarietà e la fratellanza con gli altri suoi fratelli. (…) Spero che tutti aiutino a risolvere i problemi di Cabinda senza

violenza, ma con la pace e il dialogo,

Le grandi opere che distinguono i cristiani in mezzo al mondo, devono portare un segno di amore. Un amore spinto fino all‟estremo, dove il più piccolo dei gesti non è mai banale, ma pieno di vita, perché trascende fino

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alla grandezza di Dio. Attraverso il suo lavoro generoso e pieno di

abnegazione, il popolo dell‟Angola potrà produrre tutto ciò di cui ha bisogno nella costruzione di una Nazione prospera e felice nell‟edificare la sua vita in Cristo che, con la sua Incarnazione, con la sua Vita, Morte e Resurrezione, ha redento l‟umanità e, come dice San Marco, ha attirato “a sé tutte le cose” (Mc 6, 3). La vostra Patria, questa grande Angola, ha bisogno del lavoro e della solidarietà di tutti per la sua ricostruzione. La

ricostruzione non progredisce senza la pace. Spero che tutti aiutino a risolvere i problemi di Cabinda senza violenza, ma con la pace e il dialogo, rispettando il popolo e le sue ansie, ma guardando anche alle necessità dell‟intero Paese. Così con il lavoro, con la solidarietà, aiutandosi l‟un l‟altro, un‟era di pace e di prosperità potrà arrivare per tutti. Gesù, Giuseppe e Maria la vostra patrona, alla quale vi rivolgete con il titolo di Immacolato

Cuore di Maria, vi insegnino a sentire la vocazione di collaboratori di Dio nello sviluppo della vostra terra e nello sviluppo integrale di tutto il vostro Popolo, in particolare dei più poveri e bisognosi che aspettano da voi non soltanto compassione, ma effettiva solidarietà. Cari fratelli e sorelle di Cabinda, cercate di accogliere quella esortazione che San Paolo ha diretto ai Colossesi, e che oggi ripete per noi: “Qualunque cosa facciate, fatela di

cuore come per il Signore e non per gli uomini, sapendo che quale ricompensa riceverete dal Signore l‟eredità” (Col 3, 23). (…)

APPELLO DI GIOVANNI PAOLO II NELLA SPIANATA DELL’ANTICA

CATTEDRALE DI M’BANZA CONGO

M’Banza Congo, 8 giugno 1992

(…) Il lavoro dei primi missionari nel portare fino a questi luoghi la

fiamma della Fede, è stato un’epopea di sacrifici e consolazioni, di luci

e ombre

Il lavoro dei primi missionari nel portare fino a questi luoghi la fiamma della Fede, è stato un‟epopea di sacrifici e consolazioni, di luci e ombre, di angosce e speranze: è stato questo l‟inizio e in questo modo è sopravvissuto il cristianesimo per cinque secoli in queste regioni. Questo processo di evangelizzazione, come un minuscolo seme, si è andato sviluppando fino a

giungere ad essere ciò che è oggi la realtà cristiana dell‟Angola: una

gerarchia saldamente radicata, con i cristiani che partecipano, accanto ai loro pastori, alla vita della Chiesa. In questo richiamo storico non possiamo dimenticare il nome di un grande re, la cui memoria è rimasta per secoli nel popolo del Congo: Re Alfonso I, Mvémba-Nzínga, che è stato a quei tempi il più grande missionario del suo popolo. È per me una gioia ricordare anche i rapporti diretti che il Regno del Congo ha cercato di

mantenere con la Santa Sede di Roma, inviandovi ambasciatori che i miei predecessori hanno accolto con ammirazione e affetto. Ma, come diceva il Concilio Vaticano II: “La Chiesa non è realmente costituita, non vive in

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maniera piena e non è segno perfetto della presenza di Cristo tra gli uomini,

se alla gerarchia non si affianca e collabora un laicato autentico” (AG 21). Una delle principali caratteristiche della Seconda Evangelizzazione dell‟Angola, iniziata nel 1866, è la mobilitazione del laicato locale, soprattutto di coloro che sono chiamati catechisti. Le prove attraverso cui la Chiesa in Angola è passata durante questi ultimi trent‟anni segnati dalla guerra di indipendenza, seguita dalla guerra civile, avrebbero certamente

provocato la scomparsa di gran parte delle comunità cristiane, se ci fossero stati catechisti consapevoli e responsabili, all‟altezza delle circostanze. Infatti la preghiera comunitaria, la catechesi a tutti i livelli, la resistenza all‟ateismo ufficiale, hanno impedito l‟estinzione delle comunità cristiane – come è accaduto dopo il 1834 in seguito alla cacciata dei missionari – perché i catechisti hanno mobilitato e hanno preparato il popolo alla difesa

dei valori religiosi e morali. Centinaia di loro sono diventati martiri: hanno pagato con la vita il loro coraggio e la loro determinazione. (…) “Tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe con loro”:

Ecco il programma di azione apostolica per tutti

“Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto

tutto a tutti, per salvare a ogni costo qualcuno. Tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe con loro” (1 Cor 9, 22-23). Ecco il programma di azione apostolica per tutti: per il clero e per i laici, ministri della Buona Novella. Il loro servizio mostra le vie della pace. Il Vangelo che servono è il vangelo della pace. E quanto ne ha bisogno la vostra Patria

tanto straziata da questi anni di guerra civile! La mia sollecitudine per tutte

le vittime di questa guerra mi spinge a rivolgere da qui un pressante appello a favore dei rifugiati: la guerra li ha costretti a fuggire, la pace si costruisce con il loro ritorno. Cari angolani, in quel lontano 1491, Gesù Cristo, nella persona dei suoi missionari, ha chiesto e ricevuto degna ospitalità in queste accoglienti terre dell‟antico Regno del Congo. Il Papa rivolge un appello affinché la

generosità che i vostri antenati dimostrarono cinque secoli fa ai primi missionari sia oggi il nobile distintivo del cuore e della mentalità degli angolani, nei confronti dei rifugiati che cominciano a ritornare in patria. Essi contano sulla vostra solidarietà affinché divenga possibile un rincontro per tante famiglie disperse e un nuovo inizio per la loro vita. Il

loro ritorno è certamente una delle condizioni necessarie ed urgenti

affinché l‟Angola possa ritrovare quella normalità di vita che le permetta di progettare e costruire il futuro. Certo che, anche se è decisiva, la solidarietà nazionale non basta! Mi rivolgo alla Comunità Internazionale per chiederle di continuare a sostenere i popoli meno fortunati. L‟Angola come diversi altri paesi dell‟Africa Australe ha bisogno del vostro aiuto per non morire di fame, per intraprendere la via dello sviluppo e per rafforzarsi come Nazione

sorella e compagna di tutte le altre Nazioni all‟interno dell‟unica famiglia umana.

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Nel vostro lodevole sforzo di inculturazione del Vangelo non

dimenticate che si tratta di un cammino lento, che accompagna tutta

la vita missionaria

Amati fratelli e sorelle: l‟Angola ha cinquecento anni di incontro di culture, condizione che la maggior parte dei popoli africani non conoscono. Questo fa del vostro paese un popolo a sé, che non può essere incluso semplicemente in una determinata corrente che trascina i Paesi dell‟Africa

Australe. In alcuni i colonizzatori vivevano tra i colonizzati. Qui i colonizzatori, nonostante tutto, hanno convissuto con i popoli incontrati. Da qui la differenza specifica che contraddistingue il popolo angolano. Perciò, nel vostro lodevole sforzo di inculturazione del Vangelo non dimenticate che si tratta di “un cammino lento, che accompagna tutta la vita missionaria e chiama in causa i vari operatori della missione “ad

gentes”, le comunità cristiane man mano che si sviluppano, i pastori che hanno la responsabilità di discernere e stimolare la sua attuazione” (RM 52). (…)

DALL’OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II PER CONCELEBRAZIONE

EUCARISTICA NELLA «PRAÇA DE CASSEQUE»

Benguela, 9 giugno 1992

(…)

Sacerdoti: siate uomini di Dio e di Chiesa

In primo luogo, voi sacerdoti, che siete stati unti proprio per essere altri Cristi davanti agli uomini, siate, prima di tutto, uomini di Dio, chiamati a testimoniare la presenza di Dio in mezzo ai credenti, annunciando loro il Vangelo, esercitando il ministero della dottrina “nelle cose che riguardano Dio” (Eb 5, 1). in ogni cosa e non solo in ciò che si riferisce a Dio, e alimentando la Chiesa con i sacramenti. In secondo luogo, siate uomini

della Chiesa. Essa vi ha accolto, vi ha formato, vi ha ordinato e vi ha inviato, in nome di Dio, ad essere, in mezzo al popolo, la presenza salvifica di Gesù Cristo, del quale siete ministri. Siete stati ordinati per essere i dispensatori della grazia di Cristo, amministrata attraverso i Sacramenti e che, mediante il Battesimo, introduce gli uomini nel Popolo di Dio,

mediante la Penitenza, riconcilia i peccatori con Dio e con la Chiesa,

mediante l‟olio degli infermi, allevia le sofferenze degli ammalati, con il matrimonio istituisce famiglie cristiane, e soprattutto con la celebrazione della Santa Messa offre sacramentalmente il Sacrificio di Cristo (cf. PO 5) a beneficio della Chiesa. Siete chiamati a servire come il Buon Pastore, il quale pascola le sue pecore conducendole all‟ovile, facendo attenzione che nessuna si perda. Grande è la vostra responsabilità di fronte alla Chiesa,

che vi ha affidato un gregge di grande valore, essendo una comunità redenta dal Sangue di Cristo. Infine, siate uomini della comunità. Come il Buon Pastore che dà la vita per le sue pecore, non appartenete a voi stessi,

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bensì al popolo a cui foste inviati. “Esercitando la funzione di Cristo capo e

pastore per la parte di autorità che spetta loro - diceva il Concilio Vaticano II - i presbiteri, in nome del vescovo, riuniscono la famiglia di Dio come fraternità viva e unita e la conducono al Padre per mezzo di Cristo nello Spirito Santo” (PO 6). Infine, uomini di Dio, della Chiesa, della comunità, siete tutto questo all‟interno di un corpo sacerdotale, ossia il presbiterio costituito intorno al vostro Vescovo. Il ministero gerarchico e strutturato

non è un dono puramente individuale: mediante l‟ordinazione siete entrati nel collegio dei presbiteri, per vivere in esso il reciproco aiuto, fraterno e spirituale, la corresponsabilità pastorale, l‟esempio per la Chiesa di una santa comunione con Cristo e con il prossimo. La sequela di Cristo

“Vieni e seguimi”! Come sono belle queste parole per tutti voi, religiosi e religiose, che vi siete donati a Dio in una consacrazione totale per amore e gloria del Suo Regno, come segno di Alleanza del Signore con l‟umanità, in particolare con il Popolo di Dio che vive in Angola. Per questo siete chiamati ad essere il segno dell‟Assoluto di Dio. “Tutti coloro che sono chiamati da Dio - come dice il Concilio - alla pratica dei consigli evangelici e ne fanno

fedelmente professione, si consacrano in modo speciale al Signore, seguendo Cristo” (Perfectae caritatis, 1). E camminare al seguito di Cristo porta a condividere sempre più consapevolmente il mistero della Sua Passione, Morte e Resurrezione. Dio Nostro Signore si farà presente nel mondo se saprete essere testimoni del Mistero Pasquale, in una società

logorata dall‟attrattiva del benessere, dell‟erotismo e dell‟abuso del potere.

Mediante la consacrazione, abbandonando la famiglia e rinunciando a costituire una famiglia, vi siete donati esclusivamente al “Dio che è amore” (cf. 1 Gv 4, 8) per dimostrare, fra l‟altro, quanto sia relativo tutto quello che c‟è nel mondo. Il Regno di Dio, la cui “elevazione sopra tutte le cose terrestri” si esprime nella vita religiosa (cf. LG 44), non è di questo mondo. Il popolo ha bisogno di questa vostra testimonianza. Consacrati all‟amore di

Dio, voi religiosi e religiose non siete perduti per il popolo; piuttosto il contrario. Invece di essere padri e madri di una piccola famiglia e con una discendenza fisica, siete padri e madri attraverso una discendenza spirituale all‟interno di una famiglia molto più numerosa, la santa famiglia di Dio, la Chiesa, “Madre e Maestra” dei popoli. Anche a voi, carissime

religiose che vi siete consacrate alla contemplazione e vivete nel

raccoglimento e nella clausura la vostra vita religiosa, il Papa ricorda che il vostro tipo di vita vi pone nel cuore del mistero della Chiesa. Siete una forza nascosta che le fornisce energia per la sua feconda attività. Continuate la vostra insostituibile funzione di preghiera, dando il vostro contributo affinché l‟azione dello Spirito vivifichi tutto l‟organismo ecclesiale.

Religiosi, dovete essere segno e fermento di fratellanza

D‟altro canto, voi religiosi dovete essere segno e fermento di fratellanza. Dio vuole costruire nel mondo la grande famiglia di Dio, dove tutti gli uomini,

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di ogni razza, colore e condizione, possano vivere insieme in uno spirito di

convivenza e di pace. Voi già siete una bella espressione di questa famiglia. Potete quindi aiutare il vostro popolo a costruirsi come popolo-famiglia, a partire da famiglie, tribù e culture diverse . . . Infine, dovete essere segno e fermento dell‟Amore liberatore e salvifico di Dio per il vostro popolo e per tutti gli uomini. La vita consacrata nasce dallo Spirito Santo, ma come risposta a situazioni e carenze della Chiesa o degli uomini. Dio è salvatore e

non vuole che nessuno si perda. Tutti quelli che vi avvicinano vogliono vedere il volto di Cristo Redentore, il quale “vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità” (1 Tm 2, 4). Siate testimoni di Cristo con il vostro modo di vivere e di pregare, aprite “Gli immensi spazi della carità, dell‟annunzio evangelico, dell‟educazione cristiana, della cultura e della solidarietà verso i poveri, i discriminati, gli emarginati e

oppressi” (Redemptoris missio, 69). Siate veicolo di speranza liberatrice per coloro che soffrono a causa della schiavitù del peccato, che è la peggiore di tutte le schiavitù, guidate molti fratelli al Sacramento della Misericordia divina, della Riconciliazione. Siate segno di Dio. Dovete essere Suoi testimoni e di quanto Egli sia il centro e la sorgente di vita per gli uomini. (…)

DAL DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II AI CATECHISTI NELLA

CATTEDRALE

DEDICATA A «NOSSA SENHORA DE FÁTIMA»

Benguela, 9 giugno 1992

(…) La profonda gratitudine della Chiesa e del Papa per tutto ciò che

hanno fatto i catechisti in Angola nonostante la guerra

Voglio esprimervi qui, carissimi catechisti, la più profonda gratitudine della Chiesa e del Papa per tutto ciò che avete fatto per i vostri fratelli. Non posso fare a meno di ricordare in special modo i catechisti che, per tanti anni,

sono rimasti completamente isolati dalla guerra nella giungla! Avete sacrificato tutto per non abbandonare il gregge del Signore: avete vissuto il destino della vostra gente e non avete perso la speranza dinanzi alle enormi difficoltà che avete dovuto affrontare. Avete dovuto percorrere centinaia di chilometri per chiedere un consiglio al missionario o al Vescovo e affidar

loro le vite e le necessità della missione, per poi tornare con l‟Eucaristia e il

minimo indispensabile per sopravvivere: vi hanno visti arrivare quasi nudi, ma con il Vangelo sotto il braccio! Siete stati dei veri testimoni di Cristo e del Vangelo. Soltanto grazie a voi, valorosi evangelisti e catechisti, la Chiesa è potuta sopravvivere in tanti luoghi! Conosco le grandi sofferenze e le enormi umiliazioni inflitte tanto a voi quanto ai vostri familiari, alle vostre mogli, ai vostri genitori, ai vostri figli... Come non pensare alle decine di

catechisti vittime della guerra o del totalitarismo? Hanno sacrificato la vita, solo perché si sono rifiutati di abbandonare la fede o di smettere di alimentare la loro comunità con la Parola di Dio. Sapete già cosa significa

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soffrire per Cristo: sequestrati, umiliati, flagellati, molti persino

assassinati... e avete perdonato tutto! Vi siete sacrificati con una dignità cristiana ammirevole... senza odiare nessuno. Avete dato un‟autentica testimonianza di Cristo! Gloria a voi per questa testimonianza di responsabilità e di maturità cristiana! Il Papa vi doveva queste lodi! Una prova della maturità della fede in Angola

Carissimi fratelli e sorelle, questi uomini e queste donne di Dio che hanno sacrificato le loro vite per Cristo, sono la prova della maturità della fede in Angola, e sono adesso i nostri intercessori presso il Signore. Le pagine gloriose dei primi cristiani sono state riscritte qui dagli evangelisti e dai catechisti angolani. Grande è la speranza che la Chiesa ha riposto in questa nazione! So che l‟evangelizzazione darà molti frutti in Angola; e

confido sui cristiani angolani per diffondere la Buona Novella all‟intero Continente africano. Un segno di consolazione di questa fecondità apostolica è evidente nel dono della vocazione religiosa e sacerdotale concesso a uno o più dei figli e delle figlie degli evangelisti e dei catechisti. È stato nell‟ambiente della loro famiglia cristiana che la chiamata di Dio è penetrata nel cuore e nella volontà di questi figli. E perciò, parlando degli

evangelisti e dei catechisti e del loro importante ruolo nella Chiesa, voglio ricordare anche il ruolo nascosto ma prezioso delle loro mogli, le mogli dei catechisti. Collaborando alla creazione di un ambiente cristiano in casa, insegnando ai figli il cammino di Dio, aiutando i loro mariti nell‟opera di apostolato, queste madri cristiane sono anche a volte madri della comunità

cristiana. Dio benedica le famiglie dei nostri evangelisti e catechisti!

(…) La necessità urgente di una “più accurata preparazione dottrinale e

pedagogica, il costante rinnovamento spirituale e apostolico”

Cari fratelli: le esigenze del Vangelo sono grandi, sia nella vita della Chiesa che nel mondo. La vostra buona volontà, cari catechisti, non è sufficiente,

perché “il lavoro dei catechisti si va facendo sempre più difficile e impegnativo per i cambiamenti ecclesiali e culturali in corso”. Da qui la necessità urgente di una “più accurata preparazione dottrinale e pedagogica, il costante rinnovamento spirituale e apostolico” (RM 73) nello spirito di Cristo. Questa preparazione esige mezzi adeguati, tra cui emerge

la Scuola dei Catechisti, già presente in molte delle vostre Diocesi. Esorto le

altre Diocesi a fare uno sforzo per dotare i propri catechisti della stessa formazione. In tal modo il loro apostolato sarà alimentato da fonti vive; i loro dialoghi e le loro azioni saranno permeati dalla presenza di Gesù, che è “via, verità e vita” (Gv 14, 6). I catechisti potranno così continuare a edificare la Chiesa in questa terra, in un nitido incontro tra il meglio della loro cultura e la Rivelazione cristiana.

(…)

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[Discorso di Giovanni Paolo II alla riunione del Consiglio della Segreteria

Generale dell‟Assemblea Speciale per l‟Africa del Sinodo dei Vescovi…]

DAL DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II ALLA CERIMONIA DI

CONGEDO

Aeroporto Internazionale di Luanda, 10 giugno 1992

(…) Cari fratelli cattolici dell’Angola, voi siete una Chiesa giovane e

vigorosa. Che le vostre comunità cristiane si consolidino e guardino al

futuro, guidate dai vostri pastori e dall’esempio di gloriosa

testimonianza cristiana,

Porto con me grandi ricordi. Essi dovranno alimentare la mia preghiera e manterranno viva, nonostante la distanza, l‟amicizia consolidata in questi giorni passati col popolo angolano. Ho potuto constatare con gioia, la speranza e la decisione che vi animano nella costruzione di un Paese riconciliato e fraterno. Il popolo angolano è deciso a prendere in mano il proprio destino. Nelle diverse celebrazioni e incontri, ho potuto presentare

a Dio l‟omaggio di adorazione di questo popolo credente. Ho chiesto a Cristo, “Principe della Pace”, di versare su tutto il popolo angolano, dopo tanti anni di tribolazioni, i doni più fecondi di prosperità familiare e sociale. Momento importante della mia permanenza tra voi è stata l‟Eucaristia di chiusura del Giubileo del quinto centenario dell‟evangelizzazione dell‟Angola. Per cinque

secoli il Vangelo si è radicato tra voi e oggi la Chiesa si presenta come

albero foglioso, ricco di frutti e capace di adempiere la missione che Gesù Cristo le ha affidato in beneficio di questa Nazione. Cari fratelli cattolici dell‟Angola, voi siete una Chiesa giovane e vigorosa. Che le vostre comunità cristiane si consolidino e guardino al futuro, guidate dai vostri pastori e dall‟esempio di gloriosa testimonianza cristiana, che già onora qui la storia della trasmissione della fede. Amate la vostra Patria che ha bisogno del

contributo di tutti i cittadini per seguire il suo destino nazionale e collaborare efficacemente per il futuro dell‟Africa e del mondo. Caro Popolo dell’Angola, hai davanti a te compiti enormi

Caro Popolo dell‟Angola, hai davanti a te compiti enormi. Non ti fermare e

non desistere nel cammino che conduce a una riconciliazione

autenticamente fraterna e all‟unità. Piaccia a Dio che l‟amore e l‟armonia siano sempre nei vostri cuori, nelle vostre case, nelle vostre piazze e istituzioni. Così potrete superare gli ostacoli della povertà e proseguire uno sviluppo del Paese che possa assicurare un futuro migliore, non solo a voi ma anche alle generazioni future. (…)

***

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La visita di Benedetto XVI del 2009

DAL DISCORSO di BENEDETTO XVI CERIMONIA DI BENVENUTO

Aeroporto internazionale 4 de Fevereiro di Luanda

20 marzo 2009

(…) Il ricordo della visita di Giovanni Paolo II nel 1992

Come non ricordare quell‟illustre Visitatore che benedisse l‟Angola nel mese di giugno 1992: il mio amato Predecessore Giovanni Paolo II? Instancabile missionario di Gesù Cristo fino agli estremi confini della terra,

egli ha indicato la via verso Dio, invitando tutti gli uomini di buona volontà ad ascoltare la propria coscienza rettamente formata e ad edificare una società di giustizia, di pace e di solidarietà, nella carità e nel perdono vicendevole. Quanto a me, vi ricordo che provengo da un Paese dove la pace e la fraternità sono care ai cuori di tutti i suoi abitanti, in particolare di quanti – come me – hanno conosciuto la guerra e la divisione tra fratelli

appartenenti alla stessa Nazione a causa di ideologie devastanti e disumane, le quali, sotto la falsa apparenza di sogni e illusioni, facevano pesare sopra gli uomini il giogo dell‟oppressione. Potete dunque capire quanto io sia sensibile al dialogo fra gli uomini come mezzo per superare ogni forma di conflitto e di tensione e per fare di ogni Nazione – e quindi

anche della vostra Patria – una casa di pace e di fraternità. In vista di tale

scopo, dovete prendere dal vostro patrimonio spirituale e culturale i valori migliori, di cui l‟Angola è portatrice, e farvi gli uni incontro agli altri senza paura, accettando di condividere le personali ricchezze spirituali e materiali a beneficio di tutti. Come non pensare qui alle popolazioni della provincia di Kunene flagellate da piogge torrenziali e alluvioni, che hanno provocato numerosi morti e

hanno lasciato tante famiglie prive di alloggio per la distruzione delle loro case? A quelle popolazioni provate desidero far giungere in questo momento l‟assicurazione della mia solidarietà, insieme con un particolare incoraggiamento alla fiducia per ricominciare con l‟aiuto di tutti.

Cari angolani usate le vostre ricchezze per favorire la pace e l’intesa

fra i popoli

Cari amici angolani, il vostro territorio è ricco; la vostra Nazione è forte. Utilizzate queste vostre prerogative per favorire la pace e l‟intesa fra i popoli, su una base di lealtà e di uguaglianza che promuovano per l‟Africa quel futuro pacifico e solidale al quale tutti anelano e hanno diritto. A tale scopo vi prego: Non arrendetevi alla legge del più forte! Perché Dio ha concesso

agli esseri umani di volare, al di sopra delle loro tendenze naturali, con le ali della ragione e della fede. Se vi fate sollevare da queste ali, non vi sarà difficile riconoscere nell‟altro un fratello, che è nato con gli stessi diritti

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umani fondamentali. Purtroppo dentro i vostri confini angolani ci sono

ancora tanti poveri che rivendicano il rispetto dei loro diritti. Non si può dimenticare la moltitudine di angolani che vivono al di sotto della linea di povertà assoluta. Non deludete le loro aspettative!

Per dare vita ad una società veramente sollecita del bene comune,

sono necessari valori da tutti condivisi

Si tratta di un‟opera immane, che richiede una più grande partecipazione civica da parte di tutti. È necessario coinvolgere in essa l‟intera società civile angolana; questa però ha bisogno di presentarsi all‟appuntamento più forte e articolata, sia tra le forze che la compongono come anche nel dialogo con il Governo. Per dare vita ad una società veramente sollecita del bene comune, sono necessari valori da tutti condivisi. Sono convinto che

l‟Angola li potrà trovare anche oggi nel Vangelo di Gesù Cristo, come accadde tempo addietro con un vostro illustre antenato, Dom Afonso I Mbemba-a-Nzinga; per opera sua, cinquecento anni fa è sorto in Mbanza Congo un regno cristiano che sopravvisse fino al XVIII secolo. Dalle sue ceneri poté poi sorgere, a cavallo dei secoli XIX e XX, una Chiesa rinnovata che non ha cessato di crescere fino ai nostri giorni; ne sia ringraziato Dio!

Ecco il motivo immediato che mi ha portato in Angola: ritrovarmi con una delle più antiche comunità cattoliche dell‟Africa sub-equatoriale, per confermarla nella sua fede in Gesù risorto ed associarmi alle suppliche dei suoi figli e figlie affinché il tempo della pace, nella giustizia e nella fraternità, non conosca tramonto in Angola, consentendole di adempiere

alla missione che Dio le ha affidato in favore del suo popolo e nel concerto

delle Nazioni. Dio benedica l‟Angola!

DAL DISCORSO DI BENEDETTO XVI ALLE AUTORITÀ POLITICHE E

CIVILI E AL IL CORPO DIPLOMATICO

Salone d’onore del Palazzo Presidenziale di Luanda

20 marzo 2009

(…) L’Angola sa che è arrivato per l’Africa il tempo della speranza

Amici miei, voi siete artefici e testimoni di un‟Angola che si sta risollevando. Dopo ventisette anni di guerra civile che ha devastato questo Paese, la pace

ha cominciato a mettere radici, portando con sé i frutti della stabilità e

della libertà. Gli sforzi palpabili del Governo per stabilire le infrastrutture e rifare le istituzioni fondamentali per lo sviluppo e il benessere della società hanno fatto rifiorire la speranza tra i cittadini della Nazione. A sostegno di questa speranza sono intervenute diverse iniziative di agenzie multilaterali, decise a trascendere interessi particolari per operare nella prospettiva del bene comune. Non mancano in varie parti del Paese esempi di insegnanti,

operatori sanitari e impiegati statali che, con magri stipendi, servono con integrità e dedizione le loro comunità umane; e vanno moltiplicandosi le persone impegnate in attività di volontariato al servizio dei più bisognosi.

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Voglia Iddio benedire e moltiplicare tutte queste buone volontà e le loro

iniziative a servizio del bene! L‟Angola sa che è arrivato per l‟Africa il tempo della speranza. Ogni comportamento umano retto è speranza in azione. Le nostre azioni non sono mai indifferenti davanti a Dio; e non lo sono neanche per lo sviluppo della storia. Amici miei, armati di un cuore integro, magnanimo e compassionevole, voi potete trasformare questo Continente, liberando il

vostro popolo dal flagello dell‟avidità, della violenza e del disordine, guidandolo sul sentiero segnato dai principi indispensabili ad ogni moderna civile democrazia: il rispetto e la promozione dei diritti umani, un governo trasparente, una magistratura indipendente, una comunicazione sociale libera, un'onesta amministrazione pubblica, una rete di scuole e di ospedali funzionanti in modo adeguato, e la ferma determinazione, radicata

nella conversione dei cuori, di stroncare una volta per tutte la corruzione. Nel Messaggio di quest'anno per la Giornata Mondiale della Pace ho voluto richiamare all‟attenzione di tutti la necessità di un approccio etico allo sviluppo. Infatti, più che semplici programmi e protocolli, le persone di questo continente stanno giustamente chiedendo una conversione profondamente convinta e durevole dei cuori alla fraternità (cfr n. 13). La

loro richiesta a quanti servono nella politica, nella amministrazione pubblica, nelle agenzie internazionali e nelle compagnie multinazionali è soprattutto questa: stateci accanto in modo veramente umano; accompagnate noi, le nostre famiglie, le nostre comunità!

Lo sviluppo economico e sociale in Africa richiede il coordinamento

del Governo nazionale con le iniziative regionali e con le decisioni

internazionali

Lo sviluppo economico e sociale in Africa richiede il coordinamento del Governo nazionale con le iniziative regionali e con le decisioni internazionali. Un simile coordinamento suppone che le nazioni africane siano viste non solo come destinatarie dei piani e delle soluzioni elaborate

da altri. Gli stessi africani, lavorando insieme per il bene delle loro comunità, devono essere gli agenti primari del loro sviluppo. A questo proposito, vi è un numero crescente di efficaci iniziative che meritano di essere sostenute. Tra esse, la New Partnership for Africa's Development (NEPAD), il Patto sulla sicurezza, la stabilità e lo sviluppo nella Regione dei

Grandi Laghi, il Kimberley Process, la Publish What You Pay Coalition e

l'Extractive Industries Transparency Iniziative: loro comune obiettivo è promuovere la trasparenza, l'onesta pratica commerciale e il buon governo. Quanto alla comunità internazionale nel suo insieme, è di urgente importanza il coordinamento degli sforzi per affrontare la questione dei cambiamenti climatici, la piena e giusta realizzazione degli impegni per lo sviluppo indicati dal Doha round e ugualmente la realizzazione della

promessa dei Paesi sviluppati molte volte ripetuta di destinare lo 0,7 % del loro PIL (prodotto interno lordo) agli aiuti ufficiali per lo sviluppo. Questa

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assistenza è ancor più necessaria oggi con la tempesta finanziaria mondiale

in atto; l‟auspicio è che essa non sia una in più delle sue vittime.

Anche qui numerose pressioni si abbattono sulle famiglie: ansia e

umiliazione causate dalla povertà, disoccupazione, malattia, esilio

Amici, desidero concludere la mia riflessione confidandovi che la mia visita in Camerun e in Angola va suscitando in me quella gioia umana profonda

che si prova nel trovarsi tra famiglie. Penso che tale esperienza possa essere il dono comune che l‟Africa offre a quanti provengono da altri continenti e giungono qui, dove "la famiglia è il fondamento sul quale è costruito l'edificio sociale" (Ecclesia in Africa, 80). Eppure, come tutti sappiamo, anche qui numerose pressioni si abbattono sulle famiglie: ansia e umiliazione causate dalla povertà, disoccupazione, malattia, esilio, per

menzionarne solo alcune. Particolarmente sconvolgente è il giogo opprimente della discriminazione sulle donne e ragazze, senza parlare della innominabile pratica della violenza e dello sfruttamento sessuale che causa loro tante umiliazioni e traumi. Devo anche riferire un'ulteriore area di grave preoccupazione: le politiche di coloro che, col miraggio di far avanzare 1‟«edificio sociale», minacciano le sue stesse fondamenta. Quanto

amara è l'ironia di coloro che promuovono l'aborto tra le cure della salute "materna"! Quanto sconcertante la tesi di coloro secondo i quali la soppressione della vita sarebbe una questione di salute riproduttiva (cfr Protocollo di Maputo, art. 14)!

Troverete sempre la Chiesa accanto ai più poveri

La Chiesa, Signore e Signori, la troverete sempre – per volontà del suo divino Fondatore – accanto ai più poveri di questo continente. Posso assicurarvi che essa, attraverso iniziative diocesane e innumerevoli opere educative, sanitarie e sociali dei diversi Ordini religiosi, programmi di sviluppo delle Caritas e di altre organizzazioni, continuerà a fare tutto ciò che le è possibile per sostenere le famiglie – comprese quelle colpite dai

tragici effetti dell'AIDS – e per promuovere l‟uguale dignità di donne e uomini sulla base di un'armoniosa complementarità. Il cammino spirituale del cristiano è quello della quotidiana conversione; a questo la Chiesa invita tutti i leaders dell‟umanità, affinché essa possa seguire i sentieri della verità, dell'integrità, del rispetto e della solidarietà.

(…)

DAL DISCORSO DI BENEDETTO XVI AI VESCOVI DELL'ANGOLA E SÃO

TOMÉ

Cappella della Nunziatura Apostolica, Luanda, 20 marzo 2009

(….) Decisivo in ordine al futuro della fede e all’indirizzo globale della vita

della Nazione è il campo della cultura, in cui la Chiesa gode di

rinomate istituzioni

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Certamente decisivo in ordine al futuro della fede e all‟indirizzo globale

della vita della Nazione è il campo della cultura, in cui la Chiesa gode di rinomate istituzioni accademiche, le quali devono proporsi come punto d‟onore di far sì che la voce dei cattolici sia sempre presente nel dibattito culturale della Nazione, perché si rafforzino le capacità di elaborare razionalmente, alla luce della fede, le tante questioni che sorgono nei diversi ambiti della scienza e della vita. Inoltre la cultura e i modelli di

comportamento si trovano oggi sempre più condizionati e caratterizzati dalle immagini proposte dai mezzi di comunicazione sociale; perciò è lodevole ogni vostro sforzo per avere, anche a questo livello, una capacità di comunicazione che vi metta in grado di offrire a tutti un‟interpretazione cristiana degli eventi, dei problemi e delle realtà umane.

La famiglia ha bisogno di essere evangelizzata e sostenuta

Una di queste realtà umane, oggi esposta a parecchie difficoltà e minacce, è la famiglia, la quale ha un particolare bisogno di essere evangelizzata e concretamente sostenuta, poiché, alla fragilità ed instabilità interna di tante unioni coniugali, si viene ad aggiungere la tendenza diffusa nella società e nella cultura di contestare il carattere unico e la missione propria

della famiglia fondata sul matrimonio. Nella vostra sollecitudine di Pastori nei confronti di ogni essere umano, continuate ad alzare la voce in difesa della sacralità della vita umana e del valore dell‟istituto matrimoniale e per la promozione del ruolo che ha la famiglia nella Chiesa e nella società, chiedendo misure economiche e legislative che le rechino sostegno nella

generazione e nell‟educazione dei figli.

Mi rallegro per la presenza nelle vostre Nazioni sia di tante comunità

vibranti di fede, con un laicato impegnato sia di un numero

consistente di vocazioni al ministero ordinato e alla vita consacrata

Mi rallegro per la presenza nelle vostre Nazioni sia di tante comunità vibranti di fede, con un laicato impegnato che si dedica a parecchie opere

di apostolato, sia di un numero consistente di vocazioni al ministero ordinato e alla vita consacrata, in special modo quella contemplativa: costituiscono un vero segno di speranza per il futuro. E mentre il clero diventa sempre più autoctono, desidero prestare omaggio al lavoro svolto pazientemente ed eroicamente dai missionari per annunziare Cristo e il suo

Vangelo e per far nascere le comunità cristiane di cui oggi siete

responsabili. Vi invito a seguire da vicino i vostri presbiteri, preoccupandovi della loro formazione permanente a livello sia teologico che spirituale, e mantenendovi attenti alle loro condizioni di vita e d‟esercizio della propria missione, affinché siano autentici testimoni della Parola che annunziano e dei Sacramenti che celebrano. Possano, nel dono di se stessi a Cristo e al popolo di cui sono i pastori, rimanere fedeli alle esigenze del loro stato e

vivere il loro ministero presbiterale come un vero cammino di santità, cercando di farsi santi per suscitare intorno a sé nuovi santi.

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Venerati Fratelli, nell‟affidarmi al vostro orante ricordo presso il Signore, vi

assicuro da parte mia una speciale preghiera a Colui che è il vero Sposo della Chiesa, da Lui amata, protetta e nutrita: il Figlio unigenito del Dio vivente, Gesù Cristo Nostro Signore. Egli sostenga con la sua grazia i vostri impegni pastorali, perché diventino fecondi secondo l‟esempio e sotto la protezione dell‟Immacolato Cuore della Vergine Madre. Con tali sentimenti, imparto la mia Benedizione ad ognuno di voi, ai vostri presbiteri, alle

persone consacrate, ai seminaristi, ai catechisti e a tutti i fedeli laici, membri del gregge che Dio vi ha affidato

DALL’OMELIA DI BENEDETTO XVI PER LA CELEBRAZIONE

EUCARISTICA CON I VESCOVI, I SACERDOTI, I RELIGIOSI E LE

RELIGIOSE, I MOVIMENTI ECCLESIALI E I CATECHISTI

DELL’ANGOLA E SÃO TOMÉ

Chiesa São Paolo di Luanda, 21 marzo 2009

(…) Di questo Dio ricco di Misericordia ci parla per esperienza personale

san Paolo, patrono della città di Luanda

Di questo Dio, ricco di Misericordia, ci parla per esperienza personale san

Paolo, patrono della città di Luanda e di questa stupenda chiesa, edificata quasi cinquant‟anni fa. Ho voluto sottolineare il bimillenario della nascita di san Paolo con il Giubileo paolino in corso, allo scopo di imparare da lui a conoscere meglio Gesù Cristo. Ecco la testimonianza che egli ci ha lasciato: «Questa parola è sicura e degna di essere da tutti accolta: Cristo Gesù è

venuto nel mondo per salvare i peccatori e di questi il primo sono io. Ma

appunto per questo io ho ottenuto misericordia, perché Gesù Cristo ha voluto dimostrare in me, per primo, tutta la sua magnanimità, affinché «fossi di esempio a quelli che avrebbero creduto in Lui per avere la vita eterna» (1 Tm 1, 15-16). E, con il passare dei secoli, il numero dei raggiunti dalla grazia non ha cessato di aumentare. Tu ed io siamo di loro. Rendiamo grazie a Dio perché ci ha chiamati ad entrare in questa processione dei

tempi per farci avanzare verso il futuro. Seguendo coloro che hanno seguito Gesù, con loro seguiamo lo stesso Cristo e così entriamo nella Luce. Cari fratelli e sorelle, provo una grande gioia nel trovarmi oggi in mezzo a voi, miei compagni di giornata nella vigna del Signore; di questa vi occupate con cura quotidiana preparando il vino della Misericordia divina e

versandolo poi sulle ferite del vostro popolo così tribolato. Mons. Gabriel

Mbilingi si è fatto interprete delle vostre speranze e fatiche nelle gentili parole di benvenuto che mi ha rivolto. Con animo grato e pieno di speranza, vi saluto tutti – donne e uomini dediti alla causa di Gesù Cristo – che qui vi trovate e quanti ne rappresentate: Vescovi, presbiteri, consacrate e consacrati, seminaristi, catechisti, leaders dei più diversi Movimenti e Associazioni di questa amata Chiesa di Dio. Desidero ricordare inoltre le

religiose contemplative, presenza invisibile ma estremamente feconda per i passi di tutti noi. Mi sia permessa infine una parola particolare di saluto ai Salesiani e ai fedeli di questa parrocchia di san Paolo che ci accolgono nella

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loro chiesa, senza esitare per questo a cederci il posto che abitualmente

spetta ad essi nell‟assemblea liturgica. Ho saputo che si trovano radunati nel campo adiacente e spero, al termine di quest‟Eucaristia, di poterli vedere e benedire, ma fin d‟ora dico loro: «Grazie tante! Dio susciti in mezzo a voi e per mezzo vostro tanti apostoli nella scia del vostro Patrono». Fondamentale nella vita di Paolo è stato il suo incontro con Gesù, quando camminava per la strada verso Damasco: Cristo gli appare come luce

abbagliante, gli parla, lo conquista. (…) Miei fratelli e amici, «affrettiamoci a conoscere il Signore» risorto!

Miei fratelli e amici, «affrettiamoci a conoscere il Signore» risorto! Come sapete, Gesù, uomo perfetto, è anche il nostro vero Dio. In Lui, Dio è diventato visibile ai nostri occhi, per farci partecipi della sua vita divina. In

questo modo, viene inaugurata con Lui una nuova dimensione dell‟essere, della vita, nella quale viene integrata anche la materia e mediante la quale sorge un mondo nuovo. Ma questo salto di qualità della storia universale che Gesù ha compiuto al nostro posto e per noi, in concreto come raggiunge l‟essere umano, permeando la sua vita e trascinandola verso l‟Alto? Raggiunge ciascuno di noi attraverso la fede e il Battesimo. Infatti,

questo sacramento è morte e risurrezione, trasformazione in una vita nuova, a tal punto che la persona battezzata può affermare con Paolo: «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Gl 2, 20). Vivo io, ma già non più io. In certo modo, mi viene tolto il mio io, e viene integrato in un Io più grande; ho ancora il mio io, ma trasformato e aperto agli altri mediante il

mio inserimento nell‟Altro: in Cristo, acquisto il mio nuovo spazio di vita.

Che cosa è dunque avvenuto di noi? Risponde Paolo: Voi siete diventati uno in Cristo Gesù (cfr Gl 3, 28). Mi piace andare col pensiero indietro di cinquecento anni quando in

queste terre venne costituito il primo regno cristiano sub-sahariano

E, mediante questo nostro essere cristificato per opera e grazia dello Spirito

di Dio, pian piano si va completando la gestazione del Corpo di Cristo lungo la storia. In questo momento, mi piace andare col pensiero indietro di cinquecento anni, ossia agli anni 1506 e seguenti, quando in queste terre, allora visitate dai portoghesi, venne costituito il primo regno cristiano sub-sahariano, grazie alla fede e alla determinazione del re Dom Afonso I

Mbemba-a-Nzinga, che regnò dal menzionato anno 1506 fino al 1543, anno

in cui morì; il regno rimase ufficialmente cattolico dal secolo XVI fino al XVIII, con un proprio ambasciatore in Roma. Vedete come due etnie tanto diverse – quella banta e quella lusiade – hanno potuto trovare nella religione cristiana una piattaforma d‟intesa, e si sono impegnate poi perché quest‟intesa durasse a lungo e le divergenze – ce ne sono state, e di gravi – non separassero i due regni! Di fatto, il Battesimo fa sì che tutti i credenti

siano uno in Cristo.

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Oggi spetta a voi, fratelli e sorelle, sulla scia di quegli eroici e santi

messaggeri di Dio, offrire Cristo risorto ai vostri concittadini

Oggi spetta a voi, fratelli e sorelle, sulla scia di quegli eroici e santi messaggeri di Dio, offrire Cristo risorto ai vostri concittadini. Tanti di loro vivono nella paura degli spiriti, dei poteri nefasti da cui si credono minacciati; disorientati, arrivano al punto di condannare bambini della strada e anche i più anziani, perché – dicono – sono stregoni. Chi può

recarsi da loro ad annunziare che Cristo ha vinto la morte e tutti quegli oscuri poteri (cfr Ef 1, 19-23; 6, 10-12)? Qualcuno obietta: «Perché non li lasciamo in pace? Essi hanno la loro verità; e noi, la nostra. Cerchiamo di convivere pacificamente, lasciando ognuno com‟è, perché realizzi nel modo migliore la propria autenticità». Ma, se noi siamo convinti e abbiamo fatto l‟esperienza che, senza Cristo, la vita è incompleta, le manca una realtà –

anzi la realtà fondamentale –, dobbiamo essere convinti anche del fatto che non facciamo ingiustizia a nessuno se gli presentiamo Cristo e gli diamo la possibilità di trovare, in questo modo, anche la sua vera autenticità, la gioia di avere trovato la vita. Anzi, dobbiamo farlo, è un obbligo nostro offrire a tutti questa possibilità di raggiungere la vita eterna. (…)

DAL DISCORSO DI BENEDETTO XVI AI GIOVANI

ALLO STADIO DOS COQUEIROS DI LUANDA

21 marzo 2009

(…)

Giovani, il futuro è Dio! È Dio che fa la differenza

Incontrare i giovani fa bene a tutti! Essi hanno a volte tante difficoltà, ma portano con sé tanta speranza, tanto entusiasmo, tanta voglia di ricominciare. Giovani amici, voi custodite in voi stessi la dinamica del futuro. Vi invito a guardarlo con gli occhi dell‟apostolo Giovanni: «Vidi poi

un nuovo cielo e una nuova terra (…) e anche la città santa, la nuova Gerusalemme scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono: “Ecco la dimora di Dio con gli uomini”» (Ap 21, 1-3). Carissimi amici, Dio fa la differenza. A cominciare dalla serena intimità fra Dio e la coppia umana nel

giardino dell‟Eden, passando alla gloria divina che irradiava dalla Tenda

della Riunione in mezzo al popolo d‟Israele durante la traversata del deserto, fino all‟incarnazione del Figlio di Dio che si è indissolubilmente unito all‟uomo in Gesù Cristo. Questo stesso Gesù riprende la traversata del deserto umano passando attraverso la morte e arriva alla risurrezione, trascinando con sé verso Dio l‟intera umanità. Ora Gesù non si trova più confinato in un luogo e in un tempo determinato, ma il suo Spirito, lo

Spirito Santo, emana da Lui e entra nei nostri cuori, unendoci così con Gesù stesso e con Lui al Padre – con il Dio uno e trino.

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Sì, miei cari amici! Dio fa la differenza… Di più! Dio ci fa differenti, ci fa

nuovi. Tale è la promessa che Egli stesso ci fa: «Ecco io faccio nuove tutte le cose» (Ap 21, 5). Ed è vero! Ce lo dice l‟apostolo san Paolo: «Se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove. Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con se mediante Cristo» (2 Cr 5, 17-18). Essendo salito al Cielo ed essendo entrato nell‟eternità, Gesù Cristo è diventato Signore di tutti i tempi. Perciò, può

farsi nostro compagno nel presente, portando il libro dei nostri giorni nella sua mano: in essa sostiene fermamente il passato, con le sorgenti e le fondamenta del nostro essere; in essa custodisce gelosamente il futuro, lasciandoci intravedere l‟alba più bella di tutta la nostra vita che da lui irradia, ossia la risurrezione in Dio. Il futuro dell‟umanità nuova è Dio; proprio un iniziale anticipo di ciò è la sua Chiesa. Quando ne avrete la

possibilità, leggetene con attenzione la storia: potrete rendervi conto che la Chiesa, nello scorrere degli anni, non invecchia; anzi diventa sempre più giovane, perché cammina incontro al Signore, avvicinandosi ogni giorno di più alla sola e vera sorgente da dove scaturisce la gioventù, la rigenerazione, la forza della vita. Amici che mi ascoltate, il futuro è Dio. Come abbiamo ascoltato poc‟anzi,

Egli «tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate» (Ap 21, 4). Nel frattempo, vedo qui presenti alcuni delle migliaia di giovani angolani mutilati in conseguenza della guerra e delle mine, penso alle innumerevoli lacrime che tanti di voi hanno versato per la perdita dei familiari, e non è

difficile immaginare le nubi grigie che coprono ancora il cielo dei vostri

sogni migliori… Leggo nel vostro cuore un dubbio, che voi rivolgete a me: «Questo è ciò che abbiamo. Quello che tu ci dici non si vede! La promessa ha la garanzia divina – e noi vi crediamo –, ma Dio quando si alzerà per rinnovare ogni cosa?». La risposta di Gesù è la stessa che Egli ha dato ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se

no, vi avrei mai detto: Vado a prepararvi un posto?» (Gv 14, 1-2). Ma voi, carissimi giovani, insistete: «D‟accordo! Ma quando accadrà questo?» Ad una domanda simile fatta dagli apostoli, Gesù rispose: «Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni

(…) fino agli estremi confini della terra» (At 1, 7-8). Guardate che Gesù non

ci lascia senza risposta; ci dice chiaramente una cosa: il rinnovamento inizia dentro; riceverete una forza dall‟Alto. La forza dinamica del futuro si trova dentro di voi. (…) Voi siete un seme gettato da Dio nella terra

Amici miei, voi siete un seme gettato da Dio nella terra; esso porta nel

cuore una forza dell‟Alto, la forza dello Spirito Santo. Tuttavia per passare dalla promessa di vita al frutto, la sola via possibile è offrire la vita per amore, è morire per amore. Lo ha detto lo stesso Gesù: «Se il seme caduto

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in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.

Chi ama la sua vita, la perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna» (cfr Gv 12, 24-25). Così ha parlato Gesù, e così ha fatto: la sua crocifissione sembra il fallimento totale, ma non lo è! Gesù, animato dalla forza di «uno Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio» (Eb 9, 14). E in questo modo, caduto cioè in terra, Egli ha potuto dar frutto in ogni tempo e lungo tutti i tempi. E in mezzo a voi si

trova il nuovo Pane, il Pane della vita futura, la Santissima Eucaristia che ci alimenta e fa sbocciare la vita trinitaria nel cuore degli uomini. (…) Io vi dico: coraggio, osate decisioni definitive!

Io vi dico: Coraggio! Osate decisioni definitive, perché in verità queste sono

le sole che non distruggono la libertà, ma ne creano la giusta direzione, consentendo di andare avanti e di raggiungere qualcosa di grande nella vita. Non c‟è dubbio che la vita ha valore soltanto se avete il coraggio dell‟avventura, la fiducia che il Signore non vi lascerà mai soli. Gioventù angolana, libera dentro di te lo Spirito Santo, la forza dall‟Alto! Con fiducia in questa forza, come Gesù, rischia questo salto per così dire nel definitivo

e, con ciò, offri una possibilità alla vita! Così verranno a crearsi tra voi delle isole, delle oasi e poi grandi superfici di cultura cristiana, in cui diventerà visibile quella «città santa che scende dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo». Questa è la vita che merita di essere vissuta e che di cuore vi auguro. Viva la gioventù di Angola!

DALL’OMELIA DI BENEDETTO XVI PER LA CELEBRAZIONE

EUCARISTICA CON I VESCOVI DELL’I.M.B.I.S.A.

Spianata di Cimangola a Luanda, 22 marzo 2009

Il Vangelo ci insegna che la riconciliazione può essere soltanto frutto

di una conversione

(…) Qui in Angola, questa Domenica è stata riservata come giorno di preghiera e di sacrificio per la riconciliazione nazionale. Il Vangelo ci insegna che la riconciliazione - una vera riconciliazione - può essere soltanto frutto di una conversione, di un cambiamento del cuore, di un nuovo modo di pensare. Ci insegna che solo il potere dell‟amore di Dio può

cambiare i nostri cuori e farci trionfare sul potere del peccato e della

divisione. Quando eravamo “morti per i nostri peccati” (cfr Ef 2, 5) il suo amore e la sua misericordia ci hanno offerto la riconciliazione e la vita nuova in Cristo. È questo il nucleo dell‟insegnamento dell‟Apostolo Paolo, ed è importante per noi richiamare alla memoria che solo la grazia di Dio può creare in n oi un cuore nuovo! Solo il suo amore può cambiare il nostro “cuore di pietra” (Ez 11, 19) e metterci in grado di costruire invece di

demolire. Solo Dio può fare nuove tutte le cose! Sono venuto in Africa proprio per predicare questo messaggio di perdono, di speranza e di una nuova vita in Cristo. Tre giorni fa, a Yaoundé, ho

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avuto la gioia di rendere pubblico l‟Instrumentum laboris della Seconda

Assemblea Speciale per l‟Africa del Sinodo dei Vescovi, che sarà dedicata al tema: La Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. Vi chiedo oggi di pregare, in unione con tutti i nostri fratelli e sorelle in tutta l‟Africa, per questa intenzione: che ogni cristiano in questo grande Continente sperimenti il tocco risanante dell‟amore misericordioso di Dio e che la Chiesa in Africa diventi “per tutti, grazie alla testimonianza

resa dai suoi figli e dalle sue figlie, luogo di autentica riconciliazione” (Ecclesia in Africa 79). Dallo Spirito Santo avete ricevuto la forza di essere i costruttori di un

domani migliore per il vostro amato Paese

Cari amici, è questo il messaggio che il Papa porta a voi e ai vostri figli.

Dallo Spirito Santo avete ricevuto la forza di essere i costruttori di un domani migliore per il vostro amato Paese. Nel Battesimo vi è stato dato lo Spirito per essere araldi del Regno di Dio, Regno di verità e di vita, di santità e di grazia, di giustizia, di amore e di pace (cfr Messale Romano, Prefazio di Cristo Re). Nel giorno del vostro Battesimo avete ricevuto la luce di Cristo. Siate fedeli a questo dono, certi che il Vangelo può confermare,

purificare e nobilitare i profondi valori umani presenti nella vostra cultura nativa e nelle vostre tradizioni: famiglie unite, profondo senso religioso, gioiosa celebrazione del dono della vita, apprezzamento della saggezza degli anziani e delle aspirazioni dei giovani. E poi siate riconoscenti per la luce di Cristo! Mostratevi riconoscenti verso coloro che ve l‟hanno portata:

generazioni e generazioni di missionari che tanto hanno contribuito e

continuano a contribuire allo sviluppo umano e spirituale di questo Paese. Siate riconoscenti per la testimonianza di tanti genitori ed insegnanti cristiani, di catechisti, sacerdoti, religiose e religiosi, che hanno sacrificato la loro propria vita per trasmettervi questo tesoro prezioso! Ed affrontate la sfida che questo grande patrimonio vi pone. Rendetevi conto che la Chiesa, in Angola e in tutta l‟Africa, ha il compito di essere, davanti al mondo, un

segno di quell‟unità alla quale l‟intera famiglia umana è chiamata mediante la fede in Cristo Redentore. Di fronte a tanto male patito, la parola di Dio, però, è una parola di

speranza senza limiti

Nel Vangelo di oggi vi sono parole pronunciate da Gesù che suscitano una

certa impressione: Egli ci dice che la sentenza di Dio sul mondo è già stata emessa (cfr Gv 3, 19ss). La luce è già venuta nel mondo. Ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Quanto grandi sono le tenebre in tante parti del mondo! Tragicamente, le nuvole del male hanno ottenebrato anche l‟Africa, compresa questa amata Nazione di Angola. Pensiamo al flagello della guerra, ai frutti feroci del

tribalismo e delle rivalità etniche, alla cupidigia che corrompe il cuore dell‟uomo, riduce in schiavitù i poveri e priva le generazioni future delle risorse di cui hanno bisogno per creare una società più solidale e più

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giusta – una società veramente ed autenticamente africana nel suo genio e

nei suoi valori. E che dire di quell‟ insidioso spirito di egoismo che chiude gli individui in se stessi, divide le famiglie e, soppiantando i grandi ideali di generosità e di abnegazione, conduce inevitabilmente all‟edonismo, all‟evasione in false utopie attraverso l‟uso della droga, all‟irresponsabilità sessuale, all‟indebolimento del legame matrimoniale, alla distruzione delle famiglie e all‟eliminazione di vite umane innocenti mediante l‟aborto?

La parola di Dio, però, è una parola di speranza senza limiti. “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito … perché il mondo si salvi per mezzo di lui” (Gv 3, 16–17). Dio non ci dà mai per spacciati! Egli continua ad invitarci ad alzare gli occhi verso un futuro di speranza e ci promette la forza per realizzarlo. Come dice san Paolo nella seconda lettura di oggi, Dio ci ha creati in Cristo Gesù per vivere una vita giusta, una vita

in cui pratichiamo opere buone secondo la sua volontà (cfr Ef 2, 10). Ci ha donati i suoi comandamenti, non come un fardello, ma come una fonte di libertà: della libertà di diventare uomini e donne pieni di saggezza, maestri di giustizia e di pace, gente che ha fiducia negli altri e cerca il loro vero bene. Dio ci ha creati per vivere nella luce e per essere luce per il mondo intorno a noi! È questo che Gesù ci dice nel Vangelo di oggi: “Chi opera la

verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio” (Gv 3, 21). Vivete, dunque, secondo verità!

“Vivete, dunque, secondo verità!” Irraggiate la luce della fede, della

speranza e dell‟amore nelle vostre famiglie e comunità! Siate testimoni della

santa verità che rende liberi uomini e donne! Voi sapete in base ad un‟amara esperienza che, rispetto alla repentina furia distruttrice del male, il lavoro di ricostruzione è penosamente lento e duro. Richiede tempo, fatica e perseveranza: deve iniziare nei nostri cuori, nei piccoli sacrifici quotidiani necessari per essere fedeli alla legge di Dio, nei piccoli gesti mediante i quali dimostriamo di amare i nostri vicini - tutti i nostri vicini

senza riguardo alla razza, all‟etnia o alla lingua - nella disponibilità a collaborare con loro per costruire insieme su basi durevoli. Fate sì che le vostre parrocchie diventino comunità dove la luce della verità di Dio e il potere dell‟amore riconciliante di Cristo non siano soltanto celebrati, ma espressi in opere concrete di carità. E non abbiate paura! Anche se questo

significa essere un “segno di contraddizione” (Lc 2, 34) di fronte ad

atteggiamenti duri e ad una mentalità che vede gli altri come strumenti da usare piuttosto che come fratelli e sorelle da amare, da rispettare e da aiutare lungo la via della libertà, della vita e della speranza. Giovani angolani, voi siete la speranza del futuro del vostro Paese

Permettetemi di concludere con una parola rivolta in particolare ai giovani

dell‟Angola e a tutti i giovani dell‟Africa. Cari giovani amici, voi siete la speranza del futuro del vostro Paese, la promessa di un domani migliore! Cominciate fin da oggi a crescere nella vostra amicizia con Gesù, che è “la

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via, la verità e la vita” (Gv 14, 6): un‟amicizia nutrita ed approfondita

mediante la preghiera umile e perseverante. Cercate la sua volontà su di voi, ascoltando quotidianamente la sua parola e permettendo alla sua legge di modellare la vostra vita e le vostre relazioni. In questo modo diventerete profeti saggi e generosi dell‟amore salvifico di Dio; diventerete evangelizzatori dei vostri stessi compagni, guidandoli con il vostro esempio personale ad apprezzare la bellezza e la verità del Vangelo e verso la

speranza di un futuro plasmato dai valori del Regno di Dio. La Chiesa ha bisogno della vostra testimonianza! Non abbiate paura di rispondere generosamente alla chiamata di Dio a servirlo sia come sacerdoti, religiose o religiosi, sia come genitori cristiani o in tante altre forme di servizio che la Chiesa vi propone. (inglese)

(…)

PAROLE DI BENEDETTO XVI ALL’ANGELUS

Spianata di Cimangola a Luanda , 22 marzo 2009

(…)

Oggi io affido alle vostre preghiere il lavoro di preparazione per la

prossima Seconda Assemblea Speciale per l’Africa

Oggi io affido alle vostre preghiere il lavoro di preparazione per la prossima Seconda Assemblea Speciale per l‟Africa del Sinodo dei Vescovi, la cui celebrazione prevista per la fine di quest‟anno. Ispirati dalla fede in Dio e

fiduciosi nelle promesse di Cristo, possano i cattolici di questo Continente

diventare sempre più pienamente lievito di evangelica speranza per tutte le persone di buona volontà che amano l‟Africa, sono dedite al progresso materiale e spirituale dei suoi figli, e alla diffusione della pace, della prosperità, della giustizia e della solidarietà in vista del bene comune. La Vergine Maria, Regina della Pace, continui a guidare il popolo dell‟Angola nel compito della riconciliazione nazionale dopo la devastante e

disumana esperienza della guerra civile. Le sue preghiere ottengano per tutti gli Angolani la grazia di un autentico perdono, del rispetto per gli altri, della cooperazione che sola può portare avanti l‟immensa opera della ricostruzione. La Santa Madre di Dio, che ci addita il Figlio suo, nostro fratello, ricordi a noi cristiani di ogni luogo il dovere di amare il nostro

prossimo, di essere costruttori di pace, di essere i primi a perdonare a chi

ha peccato contro di noi, così come noi siamo stati perdonati. (….) DAL DISCORSO DI BENEDETTO XVI AI MOVIMENTI CATTOLICI PER

LA PROMOZIONE DELLA DONNA

Parrocchia di Santo António di Luanda 22 marzo 2009

(…)

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Esorto ad un’effettiva consapevolezza delle condizioni sfavorevoli a

cui sono state – e continuano ad essere – sottoposte tante donne

Tutti esorto ad un‟effettiva consapevolezza delle condizioni sfavorevoli a cui sono state – e continuano ad essere – sottoposte tante donne, esaminando in quale misura la condotta e gli atteggiamenti degli uomini, a volte la loro mancanza di sensibilità o di responsabilità, possano esserne la causa. I disegni di Dio sono diversi. Abbiamo sentito nella lettura che tutto il popolo

rispose insieme: «Quanto il Signore ha detto, noi lo faremo!» Dice la Sacra Scrittura che il Creatore divino, nell‟esaminare l‟opera compiuta, vide che qualcosa mancava: tutto sarebbe stato buono, se l‟uomo non fosse stato solo! Come poteva l‟uomo solo essere ad immagine e somiglianza di Dio che è uno e trino, di Dio che è comunione? «Non è bene che l‟uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile» (cfr Gn 2, 18). Dio di nuovo si mise

all‟opera per creare l‟aiuto che mancava, e lo dotò in modo privilegiato introducendo l‟ordine dell‟amore, che non vedeva abbastanza rappresentato nella creazione.

L’uguale dignità dell’uomo e della donna

Come sapete, fratelli e sorelle, quest‟ordine dell‟amore appartiene alla vita

intima di Dio stesso, alla vita trinitaria, essendo lo Spirito Santo l‟ipostasi personale dell‟amore. Orbene, «nel fondamento del disegno eterno di Dio – come diceva il compianto Papa Giovanni Paolo II – la donna è colei in cui l‟ordine dell‟amore nel mondo creato delle persone trova un terreno per gettare la sua prima radice» (Lett. ap. Mulieris dignitatem, 29). Infatti, nel

vedere l‟affascinante incanto che irradia dalla donna a causa dell‟intima

grazia che Dio le ha donata, il cuore dell‟uomo si illumina e si rivede in essa: «Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa» (Gn 2, 23). La donna è un‟altro «io» nella comune umanità. Bisogna riconoscere, affermare e difendere l‟uguale dignità dell‟uomo e della donna: sono ambedue persone, differentemente da ogni altro essere vivente del mondo attorno a loro.

Ambedue sono chiamati a vivere in profonda comunione, in un vicendevole riconoscimento e dono di se stessi, lavorando insieme per il bene comune con le caratteristiche complementari di ciò che è maschile e di ciò che è femminile. Chi non avverte, oggi, il bisogno di dare più spazio alle «ragioni del cuore»? In un mondo come l‟attuale dominato dalla tecnica, si sente

bisogno di questa complementarietà della donna, affinché l‟essere umano vi

possa vivere senza disumanizzarsi del tutto. Si pensi alle terre dove abbonda la povertà, alle regioni devastate dalla guerra, a tante situazioni tragiche risultanti da migrazioni forzate e non… Sono quasi sempre le donne che vi mantengono intatta la dignità umana, difendono la famiglia e tutelano i valori culturali e religiosi.

Teresa Gomes e Maria Bonino due esempi di donne straordinarie

Carissimi fratelli e sorelle, la storia registra quasi esclusivamente le conquiste dei maschi, quando in realtà una parte importantissima si deve

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ad azioni determinanti, perseveranti e benefiche poste da donne. Lasciate

che, fra tante donne straordinarie, vi parli di due: Teresa Gomes e Maria Bonino. Angolana la prima, è deceduta l‟anno 2004 nella città di Sumbe, dopo una vita coniugale felice da cui sono nati 7 figli; incrollabile è stata la sua fede cristiana e ammirevole il suo zelo apostolico, sopratutto negli anni 1975 e 1976 quando una feroce propaganda ideologica e politica si abbatté sopra la parrocchia di Nostra Signora delle Grazie di Porto Amboim,

riuscendo quasi a far chiudere le porte della chiesa. Allora Teresa divenne la leader dei fedeli che non si arrendevano alla situazione, sostenendoli, proteggendo coraggiosamente le strutture parrocchiali e tentando ogni possibile strada per avere di nuovo la santa Messa. Il suo amore alla Chiesa la rese instancabile nell‟opera dell‟evangelizzazione, sotto la guida dei sacerdoti.

Quanto a Maria Bonino: era una pediatra italiana, offertasi volontaria per varie missioni in quest‟Africa amata, e divenuta la responsabile del Reparto pediatrico dell‟Ospedale provinciale d‟Uíje negli ultimi due anni della sua vita. Votata alle cure quotidiane di migliaia di bambini lì ricoverati, Maria dovette pagare con il sacrificio più alto il servizio ivi reso durante una terribile epidemia della febbre emorragica di Marburg, finendo lei stessa

contagiata; anche se trasferita a Luanda, qui decedette e qui riposa dal 24 marzo del 2005 – si compie dopodomani il quarto anniversario. La Chiesa e la società umana sono state – e continuano ad essere – enormemente arricchite dalla presenza e dalle virtù delle donne, in particolare di quelle che si sono consacrate al Signore e, poggiando su di Lui, si sono messe al

servizio degli altri.

Il ruolo delle donne nella vita pubblica e nella famiglia

Carissimi angolani, oggi nessuno dovrebbe più dubitare del fatto che le donne, sulla base della loro dignità pari a quella degli uomini, hanno «pieno diritto di inserirsi attivamente in ogni ambito della vita pubblica, e il loro diritto deve essere affermato e protetto anche mediante strumenti legali, là

dove questi appaiano necessari. Tuttavia il riconoscimento del ruolo pubblico delle donne non deve sminuire l‟insostituibile funzione che esse hanno all‟interno della famiglia: qui, infatti, il loro contributo per il bene e lo sviluppo sociale, anche se poco considerato, è di un valore realmente inestimabile» (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace nel 1995, n.

9). Peraltro, a livello personale, la donna sente la propria dignità non tanto

quale risultato dell‟affermazione di diritti sul piano giuridico, quanto piuttosto come diretta conseguenza delle attenzioni materiali e spirituali ricevute nel cuore della famiglia. La presenza materna all‟interno della famiglia è così importante per la stabilità e la crescita di questa cellula fondamentale della società, che dovrebbe essere riconosciuta, lodata e sostenuta in ogni modo possibile. E, per lo stesso motivo, la società deve

richiamare i mariti e i padri alle loro responsabilità riguardo alla propria famiglia.

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Carissime famiglie, certamente vi siete rese conto del fatto che nessuna

coppia umana può da sola, unicamente con le proprie forze, offrire adeguatamente ai figli l‟amore e il senso della vita. Infatti, per poter dire a qualcuno: «La tua vita è buona, nonostante non ne conosca il futuro», c‟è bisogno di un‟autorità e di una credibilità più alte di quanto possono offrire i genitori da soli. I cristiani sanno che quest‟autorità più grande è stata assegnata a quella famiglia più ampia che Dio, per mezzo del Figlio suo

Gesù Cristo e del dono dello Spirito Santo, ha creato nella storia degli uomini, e cioè alla Chiesa. Vediamo qui al lavoro quell‟Amore eterno e indistruttibile che assicura alla vita di ciascuno di noi un senso permanente, anche se non ne conosciamo il futuro. Per questo motivo, l‟edificazione di ogni famiglia cristiana avviene all‟interno di quella famiglia più grande che è la Chiesa, la quale la sostiene e la stringe al suo petto

garantendo che sopra di essa si posa, ora e nel futuro, il «sì» del Creatore. (…)

DAL DISCORSO DI BENEDETTO XVI ALLA CERIMONIA DI CONGEDO

Aeroporto internazionale 4 de Fevereiro di Luanda, 23 marzo 2009

(…) Fratelli e amici di Africa, carissimi angolani, coraggio! Non vi stancate

di far progredire la pace, compiendo gesti di perdono e lavorando per

la riconciliazione nazionale

Se mi è permesso rivolgere qui un appello finale, vorrei chiedere che la

giusta realizzazione delle fondamentali aspirazioni delle popolazioni più

bisognose costituisca la preoccupazione principale di coloro che ricoprono le cariche pubbliche, poiché la loro intenzione – sono certo – è quella di svolgere la missione ricevuta non per se stessi ma in vista del bene comune. Il nostro cuore non può darsi pace finché ci sono fratelli che soffrono per mancanza di cibo, di lavoro, di una casa o di altri beni fondamentali. Per arrivare a dare una risposta concreta a questi nostri fratelli in umanità, la

prima sfida da vincere è quella della solidarietà: solidarietà fra le generazioni, solidarietà fra le Nazioni e tra i Continenti che generi una sempre più equa condivisione delle risorse della terra fra tutti gli uomini. E da Luanda allargo lo sguardo verso l‟Africa intera, dandole appuntamento per il prossimo mese di ottobre nella Città del Vaticano,

quando ci raduneremo per la II Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi

dedicata a questo Continente, dove il Verbo incarnato in persona ha trovato rifugio. Prego ora Iddio di fare sentire la sua protezione ed aiuto ai rifugiati ed espatriati senza numero che vagano nella attesa di un ritorno alla propria casa. Il Dio del cielo ripete loro: «Anche se la mamma si dimenticasse di te, Io invece non ti dimenticherò mai» (cfr Is 49, 15). È come figli e figlie che Dio vi ama; Egli veglia sui vostri giorni e sulle vostre

notti, sulle vostre fatiche e aspirazioni. Fratelli e amici di Africa, carissimi angolani, coraggio! Non vi stancate di far progredire la pace, compiendo gesti di perdono e lavorando per la

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riconciliazione nazionale, affinché mai la violenza prevalga sul dialogo, la

paura e lo scoraggiamento sulla fiducia, il rancore sull‟amore fraterno. E ciò sarà possibile se vi riconoscerete a vicenda quali figli dello stesso e unico Padre del Cielo. Dio benedica l‟Angola! Benedica ognuno dei suoi figli e figlie! Benedica il presente e il futuro di questa amata Nazione. Addio!

PAROLE DEL PAPA ALL’INCONTRO CON I GIORNALISTI DURANTE IL

VOLO DI RITORNO

23 marzo 2009

Cari amici, vedo che voi lavorate ancora. Il mio lavoro è quasi finito, invece il vostro

comincia di nuovo. Grazie per questo impegno. Mi sono rimaste nella memoria soprattutto due impressioni: da una parte, l‟impressione di questa cordialità quasi esuberante, di questa gioia, di un‟Africa in festa, e mi sembra che nel Papa hanno visto, diciamo, la personificazione del fatto che siamo tutti figli e famiglia di Dio. Esiste questa famiglia e noi, con tutti i nostri limiti, siamo in questa famiglia e Dio

è con noi. Così la presenza del Papa ha, diciamo, aiutato a sentire questo e ad essere realmente nella gioia. Dall‟altra parte, mi ha fatto grande impressione lo spirito di raccoglimento nelle liturgie, il forte senso del sacro: nelle liturgie non c‟è autopresentazione dei gruppi, autoanimazione, ma c‟è la presenza del sacro,

di Dio stesso: Anche i movimenti erano sempre movimenti di rispetto e di

consapevolezza della presenza divina. Questo ha suscitato in me una grande impressione. Poi devo dire che sono stato profondamente colpito dal fatto che, venerdì sera nel caos formatosi davanti alla porta allo Stadio, sono morte due ragazze. Ho pregato e prego per loro. Purtroppo una di loro non è stata ancora identificata. Il Cardinal Bertone e mons. Filoni hanno potuto

visitare la mamma dell‟altra, una donna vedova, coraggiosa, con cinque figli. La prima dei cinque - quella adesso morta - era catechista. Noi tutti preghiamo e speriamo che in futuro le cose possano essere organizzate in modo che questo non succeda più. Poi due altri ricordi rimasti nella mia memoria: un ricordo speciale – ci

sarebbe tanto da dire – riguarda il Centro Cardinal Léger: mi ha toccato il

cuore vedere lì il mondo delle molteplici sofferenze – tutto il dolore, la tristezza, la povertà dell‟esistenza umana – ma anche vedere come Stato e Chiesa collaborano per aiutare i sofferenti. Da una parte lo Stato gestisce in modo esemplare questo grande Centro, dall‟altra movimenti ecclesiali e realtà della Chiesa collaborano per aiutare realmente queste persone. E si vede, mi sembra, che l‟uomo aiutando chi soffre diventa più uomo, il

mondo diventa più umano. Questo è ciò che rimane iscritto nella mia memoria.

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Non solo abbiamo distribuito l‟Instrumentum laboris per il Sinodo, ma

abbiamo anche lavorato per il Sinodo. Nella sera del giorno di San Giuseppe mi sono riunito con tutti i componenti del Consiglio per il Sinodo – 12 Vescovi – e ognuno ha parlato della situazione della sua Chiesa locale. Mi hanno parlato delle loro proposte, delle loro aspettative, e così è nata un‟idea molto ricca della realtà della Chiesa in Africa: come si muove, come soffre, che cosa fa, quali sono le speranze, i problemi. Potrei raccontare

molto, per esempio della Chiesa del Sud Africa, che ha avuto un‟esperienza di riconciliazione difficile, ma sostanzialmente riuscita: essa aiuta adesso con le sue esperienze il tentativo di riconciliazione in Burundi e cerca di fare qualcosa di simile, anche se con grandissime difficoltà, in Zimbabwe. E finalmente vorrei ancora una volta ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla bella riuscita di questo viaggio: abbiamo visto quali

preparativi lo avevano preceduto, come hanno collaborato tutti. Desidero ringraziare le autorità statali, civili, quelle della Chiesa e tutti i singoli che hanno collaborato. Mi sembra che veramente la parola “grazie” debba concludere questa avventura. Grazie ancora una volta anche a voi, giornalisti, per il lavoro che avete fatto e che continuate a fare. Buon viaggio a voi tutti. Grazie!

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Le visite ad limina

Di seguito alcuni estratti dai discorsi del Papa Giovanni Paolo II in occasione delle precedenti visite ad limina dei vescovi angolani

20 ottobre 1981

(…) La Chiesa in Angola come a São Tomé e Principe è una realtà viva e

vitale

La Chiesa in Angola come a São Tomé e Principe è una realtà viva e vitale. E faremo quanto è nelle nostre possibilità perché possa continuare ad

aumentare questa sua vitalità al servizio del benessere di tutti, particolarmente dei più bisognosi, senza esclusivismi. Ai Vescovi, in quanto successori degli apostoli, è stata affidata dal Signore la missione di annunciare il messaggio del Vangelo a tutti gli uomini. Questo, che per noi pastori è un dovere, è riconosciuto dallo “Ius gentium” e codificato nella “magna charta” delle Nazioni come un diritto naturale dell‟uomo.

L‟opera che cercate di realizzare nel campo catechetico, particolarmente in riferimento alla gioventù ed alla famiglia, è degna di speciale menzione. Desidero esortarvi vivamente a proseguire in questa direzione, possibilmente con nuove iniziative in uno spirito creativo di servizio alla comunità nelle circostanze del concreto momento storico.

Il problema della scarsità di sacerdoti

Una delle difficoltà maggiori della vostra comunità è la scarsezza di sacerdoti. È meritoria la cura che riservate alle vocazioni sacerdotali e religiose. Esse sono infatti di importanza decisiva per l‟evangelizzazione e il consolidamento della vita di fede dei popoli. Tutte le iniziative in questo settore così fondamentale godono del mio più grande appoggio e il mio più

cordiale incoraggiamento. Come sapete, le vocazioni nascono, si sviluppano e maturano all‟interno della famiglia. Sono quasi sempre frutto di famiglie nelle quali si vive intensamente secondo i principi della fede. È dunque necessario volgersi alla famiglia, sulla scia dell‟ultimo Sinodo dei Vescovi. Dalle buone famiglie

nascono gli uomini che saranno il fermento di una società più giusta, più

fraterna, di una società migliore. Le vocazioni maturano in un laicato cosciente, pienamente realizzato nella fede, responsabile della sua funzione nell‟ambiente in cui vive. Al momento possedete un solo Seminario Maggiore, a Huambo. Le vocazioni, per grazia di Dio, stanno aumentando. Desidero raccomandarvi l‟adeguata formazione spirituale dei seminaristi, di coloro che saranno i

vostri immediati collaboratori. Essi abbiano sempre un posto prioritario nei vostri piani pastorali.

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I sacerdoti, i religiosi e le religiose, che consacrano tutta la loro vita al

servizio assoluto e incondizionato di Dio e dell‟amore al prossimo, meritano tutta la vostra sollecitudine affinché realizzino se stessi in autentica gioia, sebbene a volte si vengano a trovare in un mare profondo e tempestoso. Con il cuore esultante di gioia, costato come una delle caratteristiche della vostra Chiesa, la promozione sollecita e instancabile di vari centri di vita contemplativa, rivelando così il primato dei valori spirituali davanti al

pericolo di una secolarizzazione materialistica dell‟uomo d‟oggi, il quale, più che mai, sente la necessità dei valori dello spirito. L’opera sociale della Chiesa in Angola

Apprezzo vivamente il vostro zelo attento ed efficace nel campo della missione specifica della Chiesa che, aliena da ingerenze che siano fuori

della sua competenza, presta servizi non indifferenti alla causa della umanità in generale e al popolo nel cui ambito opera come Maestra, con particolare sollecitudine per i figli più bisognosi. Desidero esprimere il desiderio che l‟umanità di tutti i vostri concittadini riconosca e desideri beneficiare con fiducia dell‟opera della Chiesa. Da parte nostra incontreranno sempre una porta aperta con una migliore e più

sincera volontà di servizio. Continuate nella vostra opera con rinnovato entusiasmo. Ad ognuno di voi, ai sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi e all‟amato popolo di Angola e di São Tomé e Principe i migliori auguri di prosperità e di sviluppo integrale, in pegno dei quali vi imparto la benedizione Apostolica.

23 maggio 1986

(…) Le comunità cristiane dell’Angola e Sao Tomé missionarie e di

missione

Nel contesto africano e della Chiesa universale, le comunità cristiane dell‟Angola e Sao Tomé, si presentano nello stesso tempo, come missionarie e di missione. Anche lì il Vangelo si incontrò con lo spirito tendenzialmente e ambientalmente religioso delle popolazioni. Risultato di questo incontro,

di questa “prima evangelizzazione”, furono le conversioni, i Battesimi e le

adesioni a Cristo di un elevato numero di figli di queste terre, dove il benemerito lavoro missionario viene da lontano ed ebbe in questo secolo un grande impulso. Sono sicuro che, insieme a voi, i fedeli delle vostre diocesi sentono una gratitudine profonda nei confronti dei missionari, per l‟annuncio del Vangelo e anche per ciò che insieme ricevettero nella linea di promozione

umana e sociale, mediante scuole, ospedali e tutta una serie di iniziative di carattere educativo, assistenziale, e caritativo.

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Qui, insieme a voi, voglio rendere omaggio a questi missionari, testimoni di

Cristo e portavoci del messaggio evangelico. E, come mi avete confermato, ancora oggi i vescovi, le comunità ecclesiali e la gente della vostra terra, sentono la necessità, apprezzano e desiderano avere missionari - sacerdoti, religiosi e laici - e ci chiedono in primo luogo “pregando il Signore della messe che mandi operai per la sua messe”, che già biondeggia pronta per la mietitura” (Mt 9, 37). Consapevoli di ciò, con spirito costruttivo e ottimismo

cristiano, fatti “voce di un popolo che continua ad essere privato di questa voce”, come scriveste, avete condiviso con me speranze e problemi, vittorie e ostacoli, insieme a non poche sofferenze, che accompagnano il vostro compito di pastori che desiderano vegliare e guidare il gregge che il Signore vi affidò, con buona volontà, non come dominatori, ma come modelli (cf. 1 Pt 5, 2-3).

Un momento delicato per il popolo angolano

È il caso di ricordare la storia di più di quattro secoli di presenza della Chiesa in queste regioni. Non permettendolo però il tempo, guardiamo al presente, alla luce della speranza. Sono a conoscenza della Chiesa e del mondo, circostanze peculiari a tutto un nuovo contesto socio-politico in cui

la Chiesa deve continuare ad affermarsi come regno di Dio, ben definito nelle parabole del Maestro, raccolte nel Vangelo, soprattutto quella del “fermento”. Dopo la recente indipendenza, in particolare nelle promettenti terre dell‟Angola, il vostro popolo attraversa un momento delicato nella

definizione della propria identità, come giovane nazione, e nella ricerca

della direzione delle linee del suo cammino storico, nel concerto dei popoli. Il quotidiano dramma della mancanza di sicurezza e della lotta armata non cessa di seminare lutto, distruzione e desolazione nelle vostre circoscrizioni ecclesiastiche. Forse non completamente conosciuto dagli uomini, ma ben conosciuto da Dio, questo calvario di sofferenze e privazioni del popolo dell‟Angola, non ha risparmiato i servitori della Chiesa dai sacrifici: si è

giunti all‟estremo dei rapimenti di persona, inclusi alcuni missionari - obbligati repentinamente ad abbandonare le comunità in cui prestavano il servizio pastorale o esercitavano la carità e l‟assistenza - evidenziando ovviamente i numerosi casi di coloro che sigillarono con il proprio sangue l‟amore di Cristo, al servizio dei fratelli.

Questa non è una sorpresa. Il Signore amorosamente l‟aveva previsto: “Se il

mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me” (Gv 15, 18). Ciò è comunque doloroso e a volte gravoso. Non sarebbe necessario dirvelo di nuovo: il Papa è stato e continua ad essere più che mai presente per tutti, con la preghiera o con il suo amore per il Signore, affratellato con questi membri che soffrono nel corpo di Cristo (cf. 1 Cor 12, 26). Fu in questo momento e congiuntura storica che il Signore vi chiamò,

scelse e inviò per diffondere in questo popolo - segnato dalla inquietudine, incertezza e sofferenza - le meraviglie del suo amore. Fu lì che volle voi quali “ambasciatori di Gesù Cristo, come se Dio stesso esortasse per mezzo

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vostro” (cf. 2 Cor 5, 20): “Esortasse ogni uomo a cogliere in sé e negli altri

la profonda necessità di amare e di essere amato nella verità, nella giustizia e nella condivisione del bene comune”; “esortasse” ad accogliere il suo amore e la sua misericordia che, nella storia umana, hanno una forma e nome: Gesù Cristo. In altre parole, fu lì che lui vi volle ad evangelizzare “in primo luogo dando testimonianza, in modo semplice e diretto, di Dio, rivelato da Gesù Cristo, nello Spirito Santo” (cf. Evangelii Nuntiandi, 26).

(…) La formazione dei sacerdoti

Se già accompagnavo con la preghiera e pensavo con sollecito amore alle comunità cristiane dell‟Angola e Sao Tomé, anche prima di questa vostra “visita ad limina”, ora lo faccio ancor più motivato; vorrei che portaste loro,

con la certezza del mio apprezzamento e della mia simpatia e benevolenza, una parola di stimolo, insieme a un interesse particolare per i vostri cari rappresentanti: i sacerdoti. Anche loro sono “ambasciatori di Cristo, come se Dio stesso esortasse per mezzo loro” (cf. 2 Cor 5, 20) grazie a tutto il loro essere e agire di testimoni di un‟altra vita, differente da quella terrena. Fra le preoccupazioni che assorbono le vostre energie di pastori, so che nel

vostro quotidiano date priorità alla formazione presbiterale: dei sacerdoti già ordinati, che sono pochi in relazione alle difficoltà, e dei candidati al sacerdozio, presupponendo tutta la problematica della pastorale vocazionale. È continuamente verificato che, generalmente, la configurazione delle comunità cristiane e degli aspiranti alla vita

sacerdotale dipende direttamente dalla figura dei sacerdoti che ha di fronte:

costoro costituiscono il punto di riferimento e il modello per la maturazione nella fede e nella vocazione battesimale alla santità della vita, diversificata nelle scelte esistenziali, nel corpo della Chiesa. Perciò è necessario che, nella formazione iniziale e in quella continua dei “ministri di Cristo e dei dispensatori dei misteri di Dio”, prevalga l‟attenzione al plasmare e coltivare testimoni convincenti di Gesù Cristo,

che rappresentino nella propria persona e nel comportamento, una norma di vita per quanti li circondano, così come aveva intuito san Pier Damiani: “Che si legga nella vostra vita ciò che si deve fare e ciò che si deve evitare . . . basta un po‟ di sale per dare sapore a molti alimenti: basta un piccolo numero di sacerdoti per istruire e formare la moltitudine di una

cristianità” (Lettera ai Cardinali: II, 1: PL 144, 258).

Continuate nell’impegno meritevole di encomio di aiutare i vostri

sacerdoti nell’esercizio di ciò che li rende “uomini per Dio e per gli

altri”

Non fu per caso che il Santo utilizzò l‟analogia del “sale”; è evangelica e significa qualcosa di “differente” da ciò che deve essere “condito”. Perciò il

Concilio accentuò questa “differenza” soprattutto nei decreti Optatam Totius e Presbyterorum Ordinis. “Uomo per gli altri”, il sacerdote sarà una misura del suo peculiare e coerente modo di essere “uomo per Dio” (cf. Eb

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5, 1), nel cammino verso l‟imitazione di Cristo, redentore dell‟uomo:

cammino di umiltà e obbedienza, di continenza, perfetta e perpetua, di spirito di povertà, perché il Signore è sua parte ed eredità. Continuate inoltre, cari fratelli, nell‟impegno meritevole di encomio, che avete riferito nella Relazione Generale II, ossia nel formare e aiutare i vostri sacerdoti nella considerazione e nell‟esercizio di ciò che li rende “uomini per Dio e per gli altri”, come la Chiesa madre e maestra vi vuole: vivendo in

intimità con Dio la grazia che vi fu data attraverso l‟“imposizione delle mani”; vivendo il dolore dello Spirito che è il celibato, disciplina che la Chiesa è decisa a conservare come un tesoro; nonostante sia conscia di “portare questo tesoro in vasi di fango” (cf. Codice di diritto canonico, 277). È questa la strada di un cuore indiviso e libero, per dedicarsi al servizio di Dio e degli uomini. Perché eminentemente spirituale, questo servizio non si

può comparare all‟esercizio di una professione liberale: è una missione, nella missione della Chiesa. E per questo fine la stessa Chiesa conta sui sacerdoti dell‟Angola e Sao Tomé e confida in loro. La crescita delle vocazioni autoctone motivo di consolazione

Fra i numerosi altri motivi di consolazione, mi informaste con gioia che sta

crescendo il numero delle vocazioni autoctone, maschili e femminili: è una speranza che non deve essere frustrata dalla mancanza di una formazione seria e profonda di chi ha la vocazione. Al numero, tanto di chi è consacrato, quanto nelle file sacerdotali, deve corrispondere la qualità dei prescelti. È un lavoro paziente, oscuro e non sempre accompagnato da

frutti visibili; ma non si deve alterare nel suo ritmo e rigore per nessun

motivo. Dipendendo dalla grazia divina, in una buona percentuale, formare i futuri “consacrati” e “inviati” deve essere come il lavoro del contadino che fatica e “aspetta pazientemente il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le piogge d‟autunno e le piogge di primavera (Gc 5, 7). Mi avete confermato che in Angola e Sao Tomé si spera e si aspetta molto dalle Congregazioni religiose, per la formazione del clero diocesano e dei

“consacrati”. Sono certo che la generosità delle Famiglie religiose continuerà a manifestarsi fino a che si disporrà di personale nelle diocesi, in condizione di plasmare anime entusiaste della loro donazione totale, sacerdoti ardenti di zelo, interamente dedicati al ministero e convinti della grandezza dell‟essere “inviati da Dio”, forse missionari nel significato

corrente della parola, destinati a “generare Chiese”.

La religiosità del popolo angolano

È di consolazione per me sapere che il popolo della vostra terra, con la sua religiosità quasi congenita, è aperto al Vangelo e manifesta una profonda sete di Dio; e che i laici delle vostre Chiese, data la scarsezza dei sacerdoti, prendono ogni volta di più coscienza delle proprie responsabilità

nell‟evangelizzazione. In molti campi - come sappiamo e il Concilio relazionò - senza l‟opera dei laici costerebbe molto alla Chiesa poter essere presente e operante, affinché la forza del Vangelo porti a modificare

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gradualmente i criteri di giudizio, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i

modelli di vita che sono, a volte, in contrasto con la dignità umana e con il disegno universale di salvezza: “Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità” (1 Tm 2, 4). Conoscendo la collaborazione prestata da tanti laici che cercano di vivere il compromesso cosciente e attivo con la missione della Chiesa nelle vostre comunità, soprattutto nel campo della catechesi, desidero stimolarli verso la

generosità, che va verso il sacrificio, e incoraggiare voi a dare una mano a questo aiuto prezioso. (…) La pastorale familiare e giovanile

So del vostro impegno premuroso e efficace anche nella “funzione di

ambasciatori di Gesù Cristo, come se Dio esortasse attraverso la vostra bocca”, e nei due campi a cui ora mi riferirò: 1) la problematica della famiglia con le insidie che la minacciano. So che la considerate priorità pastorale, come emerge dalla Lettera che pubblicaste due anni fa; mi limito a stimolare questo programma e impegno, a favore delle famiglie secondo Dio: il futuro dell‟uomo nel mondo, nella Chiesa e, in concreto, nei vostri

Paesi passa attraverso la famiglia; 2) i giovani promessa di un domani migliore. Anche su questo aspetto mi confidaste le vostre giustificate preoccupazioni pastorali. Con apprensione vidi confermato, nelle vostre relazioni, quanto la gioventù, principalmente in Angola, sia segnata dal momento storico che lì si sta vivendo. Comunicate ai cari giovani della

vostra terra la grande simpatia e l‟affetto con cui il Papa e tutta la Chiesa in

generale li accompagnano e si interessano a loro. Dite ancora loro: che non si lascino strumentalizzare, né ribassare; insistete, “opportunamente e inopportunamente . . . con bontà e dottrina”, affinché sappiano reagire ai controvalori; che coltivino la propria capacità e generosità per abbracciare ideali nobili; che vivano la certezza di non poter edificare su altro fondamento se non Gesù Cristo, redentore dell‟uomo; fate loro vedere,

infine, che alle loro aspettative in relazione alla Chiesa corrisponda la grande speranza che la Chiesa stessa deposita in loro, che è voto e insieme preghiera al grande Amico dei giovani, Gesù Cristo: affinché mai si lascino catturare da ideologie o sistemi che predicano la violenza e l‟odio, poiché solamente l‟amore può costruire una civiltà d‟amore.

Desidero in questo momento spingervi, “fermi nella speranza”, a

guardare di fronte e in alto

Non si presenta facile il contesto della vita e della missione delle Chiese dove siete pastori: desidero in questo momento spingervi, “fermi nella speranza”, a guardare di fronte e in alto. Attenti, con la semplicità della colomba e la prudenza del serpente all‟evolversi delle situazioni e delle

mentalità, all‟irruente infiltrazione delle ideologie e ai disastri della lotta armata, cercate di unire alla vostra fermezza il possibile adattamento alle circostanze.

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La vostra speranza e la speranza che diffondete non è alienante e non vi

lascerà confusi, “perché l‟amore di Dio è stato diffuso in abbondanza nei nostri cuori dallo Spirito Santo” (Rm 5, 5), lo Spirito della Verità. Ed è la forza della verità che vi indicherà, mantenendo la fermezza, l‟apertura e il contributo per il dialogo, nella ricerca della riconciliazione dettata dall‟amore. L‟unica rivoluzione che la Chiesa può, vuole e sa fare, per esperienza vissuta, è la rivoluzione dell‟amore: del comandamento nuovo,

inquadrato nel “sermone della montagna” e inserito nel codice delle Beatitudini. Sono estremamente complesse le cause dei conflitti che torturano il continente africano, così come i meccanismi politici di potere, degli interessi di parte e degli schieramenti che li determinano e sostentano. Nel frattempo continua con completa validità l‟appello che, avvertitamente, la

vostra Conferenza episcopale lanciava già nel 1975: “È necessario finirla con le violenze che non conducono a nulla . . .”. La Chiesa, come è risaputo, è desiderosa di dare il suo specifico

contributo per la costruzione della società

La Chiesa, come è risaputo, desiderosa di dare, secondo il principio degli

aiuti, il suo specifico contributo per la costruzione della società, a qualsiasi latitudine, non si arroga nessuna competenza per proporre modelli alternativi alle società stesse; non rivendica privilegi; ma rispettando diritti legittimi, al servizio della dignità e della vocazione personale e sociale dell‟uomo, desidera il rispetto della propria libertà di agire e di esprimere il

proprio messaggio, nella realizzazione della sua missione universale di

illuminare gli uomini con la luce delle genti, che è Cristo redentore; desidera poter servire e amare, contribuendo per l‟unità dell‟uomo con Dio e per la fraternità nella famiglia umana. L’opera della Chiesa angolana nel campo dell’educazione

In questo senso mi è gradito registrare, con lode, l‟opera benemerita e

generosa dei figli - sacerdoti religiosi e laici - della Chiesa dell‟Angola; nei settori dell‟insegnamento e dell‟educazione, negli ospedali e ambulatori e nelle tante opere di assistenza e promozione umana; e, meno vistosa, anche nel contributo ispirato dalla carità cristiana, per un‟indispensabile ricostruzione del tessuto sociale, fra vari gruppi etnici e unioni,

risvegliando la coscienza della responsabilità comune, dinanzi alle sfide che

si pongono a tutti. Ben conscia che la trasformazione delle strutture politico-sociali non può verificarsi né consolidarsi se non per espressione di una conversione interiore, delle menti e dei cuori, alla causa dell‟uomo la Chiesa non cessa di presentare, nella verità e nell‟amore, strade per la liberazione. L‟amore divino, che è la sua vita, la spinge a ciò, così come la porta ad essere

realmente solidale con ogni uomo che soffre, a cercare di discernere fra i segni dei tempi quelli che portino con sé garanzie di libertà, da quelli che si rivelano ingannevoli e illusori (cf. Libertatis Nuntius, 60-61). (…)

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27 maggio 1997

Il ricordo della visita apostolica del 1992

Com'è piacevole la vostra presenza oggi qui, che rappresenta e presenta la Chiesa che, fra le tribolazioni del mondo e le consolazioni dello Spirito Santo, peregrina in Angola e in São Tomé e Príncipe! L'ho auspicata molte

volte e, in tutte le forme possibili, non ho mai cessato di essere al vostro fianco, quando una folle guerra si è riaccesa con la sua sequela di privazioni, rovine, lutti, umiliazioni e sofferenze di ogni sorta, che si sono abbattute su voi e sulle vostre comunità e nazioni, decimando impietosamente il gregge e costringendo i sopravvissuti alla diaspora e alla miseria. Sembrava che l'inferno si fosse innalzato, furibondo, per spegnere

quella aurora di pace e di speranza che la mia Visita Apostolica si era proposta di incoraggiare e di confermare con rinnovati doni dall'Alto, in quei giorni benedetti e indimenticabili della Pentecoste del 1992. (…) L'alto grado di maturità dei fedeli laici angolani

«Laici per l'anno 2000»! Con questo tema si è svolto un mese dopo, precisamente dal 7 al 12 luglio, il I Congresso Nazionale dei Laici Angolani, invitando il laicato cristiano a essere l'anima di una Nazione bisognosa di concentrare tutte le sue forze lungo le vie della pace e della riconciliazione, per organizzare la speranza in un futuro degno della società angolana. Ho

saputo, con grande soddisfazione, dell'alto grado di maturità mostrato dai

vostri fedeli laici, sia nella lunga preparazione compiuta a livello parrocchiale, diocesano e nazionale per l'Assemblea, sia negli interventi fatti in tale ambito con grande sintonia e conoscenza della dottrina del Concilio Vaticano II e delle Esortazioni Apostoliche posteriori, soprattutto della Christifideles laici.

Non scoraggiatevi, ma continuate a elevare la vostra voce unanime,

facendo sapere a tutti, con assoluta certezza, che il chicco di grano

che, caduto in terra, muore, produce molti frutti

I tragici eventi che ebbero inizio negli ultimi mesi di quello stesso anno 1992, misero a dura prova l'entusiasmo e le risoluzioni prese in quei giorni.

Il Calvario era più vicino al «Monte Tabor» di quanto sembrasse! Quando

infine speravate di raccogliere i frutti di una lunga e dolorosa semina, vedendo ognuno dei fedeli divenire un «altro Cristo» lungo le strade della vita, ecco che un Cristo oltraggiato, perseguitato e martoriato in molte sue membra, vi venne lasciato fra le braccia, a somiglianza di quanto era accaduto in passato alla Madre dolorosa e benedetta, spettando a voi, ai sacerdoti, alle religiose e a quanti potevano aiutarvi, di chiedere a Dio per i

morti la pace che i vivi negavano loro, di mettere in salvo e proteggere i sopravvissuti, di invitare alla conversione i prevaricatori e di mantenere accesa in tutti la luce della speranza.

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Mettere insieme i mille pezzi che restano del vaso infranto e ricomporli con

materna pazienza e illimitata fiducia nell'uomo per amore di Dio: è questa la prova tangibile e autentica che lo Spirito Creatore è con voi e vi assiste, Lui che quasi non ha fatto altro da quando il suo capolavoro terreno, modellato con il fango ma animato dal suo afflato divino, Gli è sfuggito dalle mani e si è infranto nel giardino dell'Eden. Per questo, amati fratelli, non scoraggiatevi! (…)

Possa il ricordo di tante vite umane sacrificate accelerare in Angola i

tempi del rinnovamento e della concordia!

Possa il ricordo di tante vite umane sacrificate accelerare in Angola i tempi del rinnovamento e della concordia! Tutte le vite... Quelle di ieri, cadute vittime dell'inclemenza dei viaggi e del clima, o delle incomprensioni e delle

insidie umane: forse ancora nominate in qualche croce o lapide ignorata o infranta, forse disprezzate e dimenticate, perché considerate in modo sommario e indiscriminato conniventi con gli interessi di esploratori e commercianti, forse tacciate di schiavismo, o vendute al potere coloniale! Chiesa in Angola, se non riesci oggi a riscattare l'onore dei tuoi padri e delle tue madri nella fede, come potrai sperare ancora di sopravvivere nei tuoi

figli? Ogni volta che qualcuno ha preso la tua mano nella sua e ha tracciato un segno della croce su di te e sulla tua terra, non è stata questa portatrice di benedizione? Hai cinquecento anni di evangelizzazione: di quale di essi pensi di lasciarti privare? Tutte le vite sacrificate... anche quelle di oggi! In occasione della mia Visita

Pastorale, la vostra Commissione «Giustizia e Pace» preparò un elenco di

cristiani rapiti, torturati o assassinati negli anni che vanno dal 1960 al 1991. Rilessi, commosso, quei nomi: erano persone appartenenti a vari livelli ecclesiali, che provenivano dai più diversi angoli dell'Angola, e molti dall'estero. Come vorrei che le rispettive comunità locali potessero gloriarsi di queste persone e imitarle nel coraggio della loro fede e nella loro testimonianza di vita cristiana: se esse hanno potuto, perché non posso

anch'io? Siano narrati, secondo la buona tradizione africana, i loro atti gloriosi. Che i loro nomi e i loro esempi vivano nei cuori e configurino l'ideale umano e cristiano di tutto il Popolo di Dio: bambini e anziani, giovani e adulti, ordinati, consacrati o sposati, senza dimenticare tutti coloro che oggi si sentono chiamati e si preparano per assumere in tempo

breve gli stessi impegni ecclesiali. Saranno così demistificate, una volta per

tutte, le pseudo-ragioni invocate per mantenere l'uomo e la donna africani ai margini della vita cristiana. Il Sinodo africano del 1998

La «Chiesa che è in Africa» ha parlato . . . È alla portata di tutti l'Esortazione Apostolica che raccoglie «i frutti delle loro riflessione e delle

loro preghiere, delle loro discussioni e dei loro scambi» (Ecclesia in Africa, n. 1), mirando decisamente alla meta della santità, riconosciuta e confessata come la vocazione comune di tutti i battezzati: «Il Sinodo ha riaffermato che

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tutti i figli e le figlie dell'Africa sono chiamati alla santità » (n. 136), intesa

come «configurazione a Cristo» (n. 87). In questa prospettiva, il «matrimonio cristiano» è definito come «uno stato di vita, una via di santità cristiana», se vissuto in un «amore indissolubile; grazie a questa sua stabilità può contribuire efficacemente a realizzare appieno la vocazione battesimale degli sposi» (n. 83). Passando poi alla «vita consacrata », l'Esortazione Apostolica Post-Sinodale afferma che essa

«riveste un ruolo particolare» nella Famiglia di Dio che è la Chiesa: quello di «indicare a tutti l'appello alla santità» (n. 94). A quanti si prendono cura del Gregge del Signore, lancia questo monito: «Il Pastore è luce dei suoi fedeli soprattutto mediante una condotta morale esemplare e impregnata di santità» (n. 98). Poi, volgendo lo sguardo all'immenso campo lussureggiante del mondo da

evangelizzare, che attende i mietitori, l'Assemblea Sinodale li ammonisce dicendo: «Ogni missionario è autenticamente tale solo se si impegna nella vita della santità». Perché non restino dubbi, poi aggiunge: «La rinnovata spinta verso la missione Ad gentes esige missionari santi. Non basta rinnovare i metodi pastorali, né organizzare e coordinare meglio le forze ecclesiali, né esplorare con maggiore acutezza le basi bibliche e teologiche

della fede: occorre suscitare un nuovo “ardore di santità” fra i missionari e in tutta la comunità cristiana» (n. 136). Non si tratta di una norma limitata all'ambito spirituale e alla missione religiosa della Chiesa, giacché l'obiettivo che questa si propone nel dialogo pluriculturale avviato con la società è proprio quello di «porre l'uomo in

condizione di accogliere Gesù Cristo nell'integrità del proprio essere

personale, culturale, economico e politico, in vista della piena adesione a Dio Padre, e di una vita santa mediante l'azione dello Spirito Santo» (n. 62). (…) Passi importanti verso la pacificazione della nazione angolana

Ultimamente, nella Nazione angolana, sono stati compiuti passi molto

importanti: mi riferisco al Governo di Unità e Riconciliazione Nazionale, costituito lo scorso 11 aprile, e all'Assemblea Nazionale, che può finalmente contare sulla presenza di tutti i suoi membri. Sono eventi politici importanti, attesi da lungo tempo, in vista di una normalizzazione democratica nelle Istituzioni Nazionali. Possano queste, sempre con l'aiuto

della Comunità Internazionale, restituire al più presto possibile, la Nazione

intera alla normalità della vita familiare, culturale, economica, socio-politica e religiosa. Di fatto, ci duole sapere che, in diverse regioni, vi sono comunità prive di assistenza religiosa dal 1975. Nel succedersi delle ultime azioni belliche, le difficoltà di comunicazione e di libero transito si sono accentuate ancora di più in alcune zone, per le arbitrarietà assolutamente ingiustificate delle parti contendenti, negando così alla Chiesa il più

elementare dei suoi diritti: quello dell'assistenza religiosa e dell'aiuto umanitario ai suoi fedeli. Unendo la mia voce alla vostra, chiedo a chi di

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dovere di porre termine a tali irregolarità affinché nessun cittadino debba

più sentirsi straniero nella propria patria. 7. Miei amati Fratelli, la lettura delle vostre relazioni quinquennali mi consentirebbe di soffermarmi anche su altri temi relativi alla vita delle vostre Diocesi. Tuttavia, avendoli già affrontati con ognuno di voi negli incontri individuali, ho preferito riservare per questa occasione più

collegiale la testimonianza della gratitudine di tutta la Chiesa per voi che avete amato il vostro Gregge più della vostra vita, esortandovi a perseverare unanimi nel vostro ministero come «vicari e delegati di Cristo» (Lumen gentium LG 27), che è venuto perché gli uomini abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza (cfr Jn 10,10).

(…)

25 ottobre 2002

(…) La Chiesa in Angola, grazie soprattutto a voi, suoi Pastori, ha saputo

superare dure e dolorose prove

Sì, cari Fratelli, la Chiesa in Angola, grazie soprattutto a voi, suoi Pastori, ha saputo superare dure e dolorose prove, conservando il vincolo dell'unità. Ha saputo essere segno di perdono e di riconciliazione, anche mediante l'offerta della propria vita da parte di alcuni dei suoi membri migliori,

catechisti laici, seminaristi, religiosi, religiose e sacerdoti. Ha assistito e

continua ad assistere con pietà e generosità esemplari, senza distinzioni, tutti coloro che hanno subito e continuano a subire le atrocità di una guerra che sembrava interminabile. Oggi, carissimi fratelli, dinanzi a voi si apre una nuova primavera, contrassegnata da sogni e dalla speranza, anche se non senza ardue e gravi difficoltà. Un tempo in cui desiderate volgere tutti i vostri sforzi al servizio

del consolidamento della pace, mediante l'esercizio della riconciliazione, del perdono e della carità cristiana fra tutti i figli della vostra amata Patria, da Cabinda al fiume Cunene. Un tempo in cui è necessario risanare le ferite profonde che questi drammatici e lunghi anni di carestie e di conflitto bellico hanno provocato

nella vita di milioni di angolani. Tutti abbiamo dinanzi agli occhi e nel

cuore la deplorevole situazione di migliaia di uomini, donne e bambini, nostri fratelli, che vivono nella più assoluta miseria. La Chiesa, pur disponendo di risorse limitate, non cessa di dare un esempio di solidarietà a favore di coloro - e sono tanti! - che si ritrovano privi delle condizioni minime di esistenza e non smetterà mai di stare accanto e al servizio amorevole dei più poveri. Posso assicurarvi che la Congregazione per

l'Evangelizzazione dei Popoli non smetterà di offrirvi il sostegno necessario in questo importante compito.

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In questa nuova congiuntura sociale e politica della vostra nazione

sentite che anche la Chiesa deve rinnovarsi per potere dare "una

risposta alle sfide del momento".

Nel vostro messaggio dello scorso 4 aprile avete giustamente indicato le condizioni spirituali, sociali, economiche e politiche necessarie affinché la pace raggiunta si consolidi stabilmente. Le vostre riflessioni ed esortazioni attuali si sommano a ciò che, coerentemente, avete realizzato durante il

conflitto bellico, attraverso molteplici e fruttuose iniziative, come ad esempio i diversi congressi Pro pace e i corsi di formazione dei "conciliatori", che hanno avuto un'influenza positiva e feconda sulla vita del Paese. In questa nuova congiuntura sociale e politica della vostra nazione, segnata dai danni della guerra e dalla violenza, che si riflettono in modo drammatico sulla grave situazione umanitaria in cui si trovano migliaia di

persone, sentite che anche la Chiesa deve rinnovarsi per potere dare "una risposta alle sfide del momento". Per questo avete dichiarato necessaria "una nuova evangelizzazione nella quale si devono impegnare tutti i figli e le figlie della Chiesa" (cfr Messaggio della CEAST del 27 marzo 2001). Sì, fratelli, è tempo di intraprendere con rinnovato impegno una nuova azione evangelizzatrice nel vostro Paese. Solo attraverso la proposta fiduciosa e

ardente di Cristo, che trova la sua credibilità nella testimonianza della Chiesa, riuscirete a radicare nel cuore di ogni angolano, convertito dalla Grazia e in essa ancorato, i veri contenuti e i valori della pace.

Un impulso a una rinnovata azione evangelizzatrice

Questo impulso a una rinnovata azione evangelizzatrice nasce, come ben ci

ricorda il Santo Padre nella sua Lettera Apostolica Novo Millennio ineunte, dalla comunione che "è il frutto e la manifestazione di quell'amore che, sgorgando dal cuore dell'eterno Padre, si riversa in noi attraverso lo Spirito che Gesù ci dona, per fare di tutti noi "un cuore solo e un'anima sola"" (n. 42). In questa nuova fase della vita della vostra Nazione, in questo momento

cruciale, è necessario quindi che conserviate, oggi più che mai, il dono prezioso e inestimabile dell'unità e della comunione ecclesiale. Fare della Chiesa in Angola "la casa e la scuola della comunione" (n. 43) è la grande sfida che avete dinanzi a voi, se volete essere fedeli al disegno di Dio e rispondere anche agli aneliti e alle speranze del vostro popolo.

Il popolo angolano ha, sì, fame di pane, di giustizia, di salute, di

educazione, di sicurezza, ma soprattutto di Dio

Il popolo angolano ha, sì, fame di pane, di giustizia, di salute, di educazione, di sicurezza. Permettetemi però, fratelli carissimi, di ricordarvi qualcosa che ben sapete: il vostro popolo ha, più di tutto, fame di Dio! E questa fame è così grande che, se non la saziamo noi, esso cercherà altre Chiese,

altri gruppi non cattolici o non cristiani. Dobbiamo riconoscere con umiltà che molti battezzati non hanno trovato in noi, nelle nostre chiese, una pedagogia adeguata per realizzare un incontro personale e comunitario,

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vivo ed esperenziale, con la persona di Cristo Salvatore. Non possiamo

contemplare con indifferenza i progressi proselitisti delle sette, he proliferano soprattutto nei grandi centri urbani (cfr Ecclesia in Africa, n. 76). È quindi necessaria un'evangelizzazione nuova

È quindi necessaria, cari fratelli, un'evangelizzazione nuova nei suoi metodi

e nel suo ardore, che raggiunga in profondità in primo luogo la Chiesa stessa, che sia capace di creare nelle vostre parrocchie comunità cristiane riconciliate, che abbiano superato le opposizioni e le divisioni politiche, economiche e tribali, che possano essere segno e testimonianza dell'incontro con il Signore, con il suo amore misericordioso. Tale azione pastorale, che nasce in seno alla Chiesa, rinnovandola, esige una speciale e

paziente azione pastorale, una catechesi di iniziazione cristiana capace di plasmare la personalità del credente e dunque di essere una vera e propria scuola di pedagogia e di formazione cristiana. I frutti di una simile "pastorale di evangelizzazione" non potranno restare circoscritti agli ambiti ecclesiali, alle parrocchie già esistenti, altrimenti non raggiungeranno, in modo dinamico, tutti coloro che "per l'assenza o

insufficienza dell'annuncio evangelico e della presenza ecclesiale" (Redemptoris missio, n. 34), non conoscono Cristo. È a questa stessa missione ad gentes, "attività primaria", "essenziale e mai conclusa" (n. 31), che la Chiesa oggi in Angola, in obbedienza al mandato del suo Fondatore, deve dedicare molte delle sue energie migliori.

In questa prospettiva di comunione ed evangelizzazione è importante, diletti

fratelli, che uniate tutte le forze a vostra disposizione, accogliendo e custodendo generosamente tutti i doni che lo Spirito Santo effonde sulle vostre Chiese, per compiere fedelmente la missione che il Signore ha affidato loro. Tutti i membri della Chiesa sono chiamati a essere agenti di questa nuova evangelizzazione. A tale proposito desidero condividere con voi alcune considerazioni.

È urgente promuovere l'educazione permanente nella fede dei vostri

fedeli

I fedeli laici costituiscono la maggioranza del Popolo di Dio. Molti catechisti hanno contribuito a salvare la fede e le comunità cristiane in questi

infausti anni. È urgente promuovere l'educazione permanente nella fede dei

vostri fedeli, soprattutto di famiglie autentiche che vivano secondo il disegno di Dio, in vista della missione che corrisponde loro nei diversi ambiti della vita sociale del Paese. Grande importanza riveste in questo campo il servizio che l'Università Cattolica dell'Angola deve prestare alla formazione umana e tecnica di una classe dirigente che, con una coscienza sociale ben formata, abbia come obiettivo prioritario il servizio del bene

comune dei cittadini. È importante anche che, in questo ambito, accogliate e promuoviate i movimenti ecclesiali e le nuove comunità che - come ci ricorda il Santo Padre - "continuano a dare alla Chiesa una vivacità che è

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dono di Dio e costituisce un'autentica "primavera dello spirito"" (Novo

Millennio ineunte, n. 46). La formazione e l'accompagnamento del clero

La formazione e l'accompagnamento del clero devono parimenti costituire due grandi preoccupazioni del vostro ministero episcopale. I sacerdoti, soprattutto il clero secolare, sono e saranno, per così dire, il fondamento

sul quale poggia la Chiesa che oggi state costruendo: una Chiesa particolare che sarà forte e santa, nella misura in cui saranno forti e santi i suoi sacerdoti. Ecco perché i vostri sacerdoti sono e devono essere la "pupilla" dei vostri occhi. Non permettete che i vostri sacerdoti possano sentire o pensare che li lasciate soli. Non permettete nemmeno che la solitudine avvolga

minacciosamente la loro vita. Aiutateli a costruire uno stile di vita comunitario, che permetta loro di condividere le gioie e le tristezze del ministero. L'orientamento, l'assistenza, la formazione e, quando il caso lo richiede, la correzione fraterna e responsabile, accompagnata da una particolare predilezione e prossimità, sono un'esigenza necessaria e prioritaria per ogni

Pastore. Dal vostro affetto paterno verso di loro nascerà anche, con più facilità, l'unità di spirito e di azione pastorale, tanto necessaria per l'azione evangelizzatrice della Chiesa. I giovani che si preparano al ministero sacerdotale nei seminari minori, propedeutici e maggiori devono essere accolti, sentirsi amati e

opportunamente assistiti, mediante un processo che li aiuti a sviluppare la

vocazione, affinché possano essere un giorno servitori di Dio a beneficio dei fedeli e di tanti fratelli bisognosi nel mondo intero. Per collaborare a questo compito importantissimo non si deve esitare ad accogliere le persone più capaci e di vita più integra, poiché da ciò dipende in gran parte un futuro promettente per la Chiesa in Angola. Carissimi fratelli, se è vero che la missione, in virtù del Battesimo, spetta a

tutti i cristiani, questa vocazione è ulteriormente rafforzata dalla vocazione alla vita consacrata, in una qualsiasi delle sue molteplici forme. Sui religiosi e sulle religiose ricade fondamentalmente l'evangelizzazione delle vostre Chiese particolari. Essi fanno parte della Chiesa e dovrebbero continuare a prestare, in virtù della loro particolare consacrazione, un

importante servizio nel vostro Paese, soprattutto a favore della missione ad

gentes. Spetta a voi proteggere e favorire i carismi esistenti, prestando particolare attenzione alle congregazioni o alle associazioni diocesane, già numerose, e che quindi non devono moltiplicarsi. Queste ultime hanno bisogno della collaborazione delle Congregazioni più antiche, soprattutto in vista di una formazione adeguata dei loro membri. (…)

22 ottobre 2004

(…)

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Oggi più che mai l'Angola ha bisogno di pace con giustizia: è il

momento di una profonda riconciliazione nazionale

Oggi più che mai l'Angola ha bisogno di pace con giustizia; ha bisogno di riconciliazione, rifiutando qualsiasi tentazione di violenza. A tutti ricordo che questa non è in grado di risolvere i problemi dell'umanità, e non contribuisce neppure a superare i contrasti. È necessario avere il coraggio

del dialogo. Sono persuaso che lo sforzo e la buona volontà delle parti coinvolte nelle questioni irrisolte possono contribuire a costruire una cultura di rispetto e di dignità. È il momento di una profonda riconciliazione nazionale; occorre lavorare, senza posa, per offrire alle generazioni future un Paese in cui tutti i componenti della società convivano e collaborino. La Chiesa, che ha

sofferto enormemente durante i conflitti, deve mantenere la sua vigorosa posizione al fine di proteggere le persone che non hanno voce. Miei cari Fratelli nell'Episcopato, vi esorto ad adoperarvi incessantemente per la riconciliazione e a rendere una testimonianza autentica dell'unità mediante gesti di solidarietà e di sostegno alle vittime di decenni di violenza.

Non perdete di vista il lungo cammino da percorrere affinché il

Vangelo trasformi lo spirito e il cuore dei fedeli cristiani dal di dentro

Non perdete di vista il lungo cammino da percorrere affinché il Vangelo trasformi lo spirito e il cuore dei fedeli cristiani dal di dentro, e questi si riconoscano come fratelli e sorelle in Cristo. A tal fine occorre un'adeguata

iniziazione cristiana che porti i battezzati, da un lato a superare concezioni

ancestrali come la stregoneria o il concubinaggio, e dall'altro a ribellarsi contro la mentalità secolarizzata o persino agnostica regnante. In realtà, antiche pratiche che non sono state ancora purificate dallo Spirito di Cristo, difficoltà nel considerarsi membri di un'unica famiglia redenta dal sangue di Cristo, i pericoli insiti in una società materialistica e atea rendono fragili i vincoli nelle famiglie e fra i gruppi umani.

Per questo, non lesinate sforzi per far sì che i battezzati assimilino pienamente il messaggio evangelico e ad esso conformino la loro vita, senza dover rinunciare agli autentici valori africani. Si tratta di fare in modo che si lascino conquistare da Cristo, accettino di dipendere radicalmente da Lui, desiderino vivere la sua vita e seguirLo lungo il cammino di un'autentica

santità (cfr 1 Ts 4, 3); a tal fine, invitate i fedeli delle vostre Diocesi a

volgere lo sguardo a Cristo, aiutandoli a contemplare il suo volto. La pastorale sacramentale e liturgica, la formazione catechetica, biblica e teologica, le diverse espressioni artistiche e musicali, e anche i vari mezzi di comunicazione sociale tradizionali o moderni: tutto deve servire a far sì che i credenti assimilino e vivano le ricchezze della loro fede al fine di partecipare pienamente alla vita della propria comunità ecclesiale.

La Chiesa "trovi nuovo slancio per la sua missione e riconosca sempre

di più nell'Eucaristia la fonte e il vertice di tutta la sua vita

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Questa partecipazione diviene visibile e concreta nella partecipazione

domenicale dell'assemblea cristiana che si riunisce - voglia Dio il maggior numero di volte possibile - per celebrare l'Eucaristia; non senza motivo quest'ultima costituisce il punto culminante dell'iniziazione cristiana. Nel corrente anno ad essa dedicato, la Chiesa "trovi nuovo slancio per la sua missione e riconosca sempre di più nell'Eucaristia la fonte e il vertice di tutta la sua vita" (Lettera Apostolica Mane nobiscum Domine, n. 31). In

questo momento penso soprattutto ai tanti battezzati delle vostre comunità, la cui situazione matrimoniale irregolare impedisce loro di accostarsi in modo fecondo all'Eucaristia (cfr Lettera enciclica Ecclesia de Eucharistia, n. 37). Che la grazia di Dio si riveli in tutto il suo potere nella loro vita, spingendoli alla conversione con la consolante prospettiva di prendere finalmente parte alla mensa di Dio!

(…) Non cessate di proclamare con voce alta e chiara il messaggio

liberatore dell'amore cristiano autentico

Facendo tutto ciò che è in vostro potere, cari Vescovi, per difendere la santità della famiglia e il posto prioritario che occupa in seno alla società,

non cessate di proclamare con voce alta e chiara il messaggio liberatore dell'amore cristiano autentico. I diversi programmi educativi, sia religiosi sia secolari, devono sottolineare il fatto che l'amore vero è un amore casto, e che la castità ci offre una salda speranza di superare le forze che minacciano l'istituzione della famiglia e, allo stesso tempo, di liberare

l'umanità da quel devastante flagello che è l'Aids. Ripeto qui la

raccomandazione che vi ho rivolto nell'Esortazione Apostolica Ecclesia in Africa: "L'affetto, la gioia, la felicità e la pace procurati dal Matrimonio cristiano e dalla fedeltà, così come la sicurezza data dalla castità, devono essere continuamente presentati ai fedeli, soprattutto ai giovani" (n. 116). I giovani esigono, da parte vostra, una particolare attenzione

I giovani esigono, da parte vostra, una particolare attenzione per la lotta che devono sostenere per un futuro degno in una situazione generale di povertà, spesso aggravata dalla mancanza di una famiglia, perché dispersa o disgregata, e per le conseguenze della guerra che li hanno traumatizzati. Aiutateli a respingere "le tentazioni di scorciatoie illegali verso falsi miraggi

di successo o di ricchezza" (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace

del 1998, n. 7), frutto spesso di una pubblicità ingannevole che può esercitare, soprattutto su di loro, una grande attrazione; per neutralizzarla, devono comprendere che sono realmente una nuova generazione di costruttori, chiamati a edificare la civiltà dell'amore, nella libertà e nella solidarietà. Che i giovani, nelle difficoltà che incontrano, non perdano mai la speranza nel futuro! Come hanno dimostrato le Giornate Mondiali della

Gioventù, essi hanno una particolare capacità di dedicare il meglio delle loro energie alla solidarietà a favore dei bisognosi e alla ricerca della santità cristiana. Mediante una vita di preghiera e una vita sacramentale intensa,

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rimangano uniti a Cristo per trasmettere i valori del Vangelo nel proprio

ambito di vita e assumere generosamente il proprio ruolo nella trasformazione della società. La difesa dell’identità delle scuole cattoliche

Tutta la comunità ecclesiale deve adoperarsi affinché le giovani generazioni siano opportunamente formate e preparate per le responsabilità che le

attendono e che, in un certo modo, già competono loro. Un mezzo particolarmente efficace per assicurare una simile formazione sono le scuole cattoliche. La loro identità specifica si deve riflettere sia nel programma di studi globale sia in ogni ambito della vita scolastica, facendo di esse comunità in cui gli alunni trovino alimento per la fede e si preparino per la loro missione nella Chiesa e nella società. Oltre a ciò, è necessario

continuare a promuovere l'insegnamento morale e religioso, anche nelle scuole pubbliche, cercando di creare nell'opinione pubblica un consenso circa l'importanza di questo tipo di formazione; tale servizio, che può derivare da una collaborazione più stretta con il Governo, costituisce un'importante forma di partecipazione cattolica attiva alla vita sociale dei vostri Paesi. Grandi speranze, per la realizzazione di questo vostro compito

volto a garantire professori adeguatamente formati per offrire un'educazione cattolica nel mondo della scuola, sono riposte nell'Università Cattolica di Angola. Quest'ultima ha fatto sì che il contributo offerto dalla Chiesa nel campo dell'educazione elementare e secondaria producesse i suoi frutti anche

nell'ambito dell'educazione superiore.

Nelle vostre scelte pastorali non trascurate mai la formazione dei

diversi agenti dell'evangelizzazione

Nelle vostre scelte pastorali non trascurate mai la formazione dei diversi agenti dell'evangelizzazione, affinché possano garantire il loro ruolo insostituibile nella Chiesa e nella società; ciò è oggi ancora più necessario

in vista dell'offensiva delle sette, che approfittano della situazione di miseria e della credulità dei fedeli per allontanarli dalla Chiesa e dalla parola liberatrice del Vangelo. Continuate pertanto a dedicare un'attenzione particolare alla formazione dei catechisti, che saluto con affetto, apprezzando la loro instancabile dedizione; vi incoraggio a

concedere a questi preziosi collaboratori della vostra missione sostegno

materiale, morale e spirituale, e a far sì che beneficino di una formazione dottrinale sia iniziale sia permanente. Che siano modelli di carità e difensori della vita, poiché il loro esempio quotidiano di vita cristiana è una testimonianza preziosa per quanti devono orientare verso e in nome di Cristo!

I candidati al sacerdozio siano scelti attentamente e formati

Come principali responsabili della Chiesa, assicuratevi che tutti i candidati al sacerdozio siano scelti attentamente e formati per potersi dedicare poi

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totalmente alla loro missione. Contando su formatori e professori di

comprovata maturità umana e sacerdotale, possano i seminaristi acquisire una seria istruzione spirituale, intellettuale e pastorale, unitamente a una salda formazione umana, che generi in essi quella maturazione affettiva e quell'amore responsabile necessari in una persona chiamata al celibato, ossia chiamata a "offrire, con la grazia dello Spirito e con la libera risposta della propria volontà, la totalità del suo amore e della sua sollecitudine a

Gesù Cristo e alla Chiesa" (Esortazione Apostolica, Pastores dabo vobis, n. 44). I sacerdoti che in modo così particolare si consacrano a Cristo, Capo della Chiesa, sono chiamati a distaccarsi dai beni materiali e a dedicarsi al servizio dei loro fratelli attraverso il dono personale totale nel celibato. I comportamenti scandalosi devono essere sempre analizzati, indagati e corretti.

Il fiorire di vocazioni alla vita consacrataè un magnifico dono del Cielo

alla Chiesa di São Tomé e Principe e di Angola

Il fiorire di vocazioni alla vita consacrata, soprattutto alla vita religiosa femminile, è un magnifico dono del Cielo alla Chiesa di São Tomé e Principe e di Angola, dono per il quale è necessario rendere grazie e al quale non

potete rinunciare, in quanto le persone consacrate arricchiscono le vostre Chiese particolari non solo con l'efficienza dei loro servizi, ma anche e soprattutto con la loro testimonianza personale e comunitaria del Vangelo; "senza questo segno concreto, la carità che anima l'intera Chiesa rischierebbe di raffreddarsi, il paradosso salvifico del Vangelo di smussarsi,

il "sale" della fede di diluirsi in un mondo in fase di secolarizzazione"

(Esortazione Apostolica Vita consecrata, n. 105). (…)

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