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VIVERE, AMMALARSI E CURARSI A ROMA IN ETÀ IMPERIALE

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VIVERE, AMMALARSI E CURARSI A ROMA IN ETÀ IMPERIALE

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VIVERE, AMMALARSI E CURARSI A ROMA IN ETÀ IMPERIALE

a cura di

P. Catalano, G. Fornaciari, V. Gazzaniga, A. Piccioli, O. Rickards

Page 4: VIVERE, AMMALARSI E CURARSI A ROMA IN ETÀ IMPERIALE

© 2013 Finito di stampare nel mese di ottobre 2013 presso il CSU Centro Stampa Università di Sapienza Università di Roma, Piazzale Aldo Moro 5, 00185 Roma.

La traduzione, l’adattamento totale o parziale, la riproduzione con qualsiasi mezzo (compresi microfilm, film, fotocopie), nonché la memorizzazione elettronica, sono riservati per tutti i Paesi. L’editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non è stato possibile comunicare, per eventuali involontarie omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti e/o delle foto.

All Rights Reserved. No part of this publication may be reproduced or transmitted in any form or by any means, electronic or mechanical, including photocopy, recording or any other information storage and retrieval system, without prior permission in writing from the publisher. All eligible parties, if not previously approached, can ask directly the publisher in case of unintentional omissions or incorrect quotes of sources and/of photos.

In copertina: art by CSU Centro Stampa Università, fotografie di Mario Letizia.

VIVERE, AMMALARSI E CURARSI A ROMA IN ETÀ IMPERIALE

SOPRINTENDENZA SPECIALE PER I BENI ARCHEOLOGICI DI ROMA

Servizio di Antropologia:

Paola Catalano (P.C.)

Giordana Amicucci (G.A.)

Andrea Battistini (A.B.)

Valentina Benassi (V.B.)

Carla Caldarini (C.C.)

Stefania Di Giannantonio (S.D.G.)

Romina Mosticone (R.M.)

Alessia Nava (A.N.)

Walter Pantano (W.P.)

Lisa Pescucci (L.P.)

Flavia Porreca (F.P.)

Gianna Tartaglia (G.T.)

Federica Zavaroni (F.Z.)

UNITÀ E MUSEO DI STORIA DELLA MEDICINA, DIPARTIMENTO DI MEDICINA MOLECOLARE

Valentina Gazzaniga (V.G.)

Silvia Marinozzi (S.M.)

Carla Serarcangeli (C.S.)

DIPARTIMENTO DI BIOLOGIA

Flavio De Angelis (F.D.G.)

Olga Rickards (O.R.).

SIOTSOCIETÀ ITALIANA DI ORTOPEDIA E TRAUMATOLOGIA

Andrea Piccioli (A.P.)

M. Silvia Spinelli (M.S.S.)

DIVISIONE DI PALEOPATOLOGIA, DIPARTIMENTO DI RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA

Gino Fornaciari (G.F.)

Simona Minozzi (S.M.).

Si ringrazia:

Fotografie:

Mario Letiziae Servizio di Antropologia

Collaborazione all’allestimento:

Fabrizio Corsi, Rita Paris,Antonella rotondi, Angela Rosa Veneziano

Page 5: VIVERE, AMMALARSI E CURARSI A ROMA IN ETÀ IMPERIALE

Indice

Introduzione ............................................................................................................................................................................... 5

Paleodemografia ....................................................................................................................................................................... 8

Osteometria ................................................................................................................................................................................. 10

Indicatori di condizioni di vita ............................................................................................................................ 11

Analisi degli isotopi ............................................................................................................................................................ 13

Indicatori di stress occupazionali ..................................................................................................................... 14

Paleopatologia .......................................................................................................................................................................... 15

Lesioni traumatiche .............................................................................................................................................................. 16

Fratture: trattamento ortopedico oggi ................................................................................................................. 16

Patologie articolari ............................................................................................................................................................. 17

Artrosi: trattamento ortopedico oggi .................................................................................................................... 17

Malattie infettive ................................................................................................................................................................... 18

Malattie metaboliche ........................................................................................................................................................... 19

Malattie tumorali .................................................................................................................................................................. 20

Malattie congenite ................................................................................................................................................................ 20

Storia della medicina e patologie dell’osso ............................................................................................... 21

Rituale funerario della cremazione .................................................................................................................. 23

Page 6: VIVERE, AMMALARSI E CURARSI A ROMA IN ETÀ IMPERIALE
Page 7: VIVERE, AMMALARSI E CURARSI A ROMA IN ETÀ IMPERIALE

G li studi bioarcheologici e i documenti storici sono

fondamentali per la ricostruzione dello stile di

vita e delle condizioni di salute delle popolazioni an-

tiche e rappresentano anche un valido strumento per

comprendere le interazioni uomo-ambiente nel corso

del tempo. Partecipando all’attività di tutela territoria-

le condotta dalla Soprintendenza Speciale per i Beni

Archeologici di Roma, il Servizio di Antropologia ha

registrato e conservato negli anni un’enorme quantità

di dati, tutti potenzialmente utilizzabili per ricostruire

la storia biologica della società romana, in particola-

re di età imperiale. Negli ultimi decenni, nuove me-

todologie di scavo applicate ai resti scheletrici umani

hanno consentito di raccogliere notevoli informazioni

sui sepolcreti romani; inoltre, tramite approfondite in-

dagini di laboratorio si sta arrivando a comprendere

il complesso panorama biologico rappresentato dalla

popolazione di Roma antica, alla luce dei processi bio-

demografici e sociali che la riguardarono. Attraverso

l’analisi delle fonti storiche, condotta dall’Unità di Sto-

ria della Medicina e Bioetica del Dipartimento di Me-

dicina Molecolare di “Sapienza” Università di Roma, si

sta tentando di giungere alla comprensione dei feno-

meni relativi al manifestarsi delle malattie, agli eventi

sociali ed economici che interessarono la popolazione

della più grande città del Mondo Antico. Tramite un ap-

proccio filologico e storico si stanno integrando i dati

forniti dall’analisi paleopatologica (realizzata in colla-

borazione con la Divisione di Paleopatologia, Diparti-

mento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnolo-

gie in Medicina dell’Università di Pisa e con la Società

Italiana di Ortopedia e Traumatologia) con quelli delle

fonti storico-mediche e letterarie sui tempi e sulle mo-

dalità di diffusione, sul decorso delle singole patologie

e sull’evoluzione dei rispettivi trattamenti terapeutici.

A tale proposito, è estremamente interessante e in-

novativo il confronto tra le antiche terapie e quelle ap-

plicate oggi, secondo le tecniche più moderne e inno-

vative (tale aspetto è stato curato dalla Società Italiana

di Ortopedia e Traumatologia). Infine, nuovi dati sono

forniti dallo studio biomolecolare (in corso di realizza-

zione presso il Dipartimento di Biologia dell’Università

degli Studi di Roma Tor Vergata) del rapporto degli

isotopi stabili del carbonio e dell’azoto contenuti nel

collagene presente nelle ossa, che permette di acquisi-

re informazioni sul tipo di alimentazione, con partico-

lare riferimento alla stima della frazione dei prodotti di

origine terrestre rispetto a quelli di origine marina, e la

valutazione della quantità relativa di proteine vegetali

rispetto a quelle animali.

Introduzione

5

Page 8: VIVERE, AMMALARSI E CURARSI A ROMA IN ETÀ IMPERIALE

Attraverso un’analisi necessariamente interdisciplinare,

si stabilisce una relazione tra condizioni di vita, malattie

e terapie specifiche delle comunità a cui si riferiscono i

campioni antropologici provenienti da sei sepolcreti di

epoca imperiale, dislocati in diverse zone del territorio

del Comune di Roma, portati alla luce durante i lavori

di archeologia preventiva condotti dalla Soprintendenza

Speciale per i Beni Archeologici di Roma (Fig. 1). I siti

sono stati selezionati in base non solo alla consisten-

za numerica, ma anche alle peculiarità dei contesti, che

hanno consentito di formulare ipotesi attendibili sulle

diverse economie di sussistenza delle popolazioni di ri-

ferimento. In particolare: all’estrema periferia orientale,

lungo la Via Prenestina Polense, è di notevole interesse

quanto riscontrato nel sito di Quarto Cappello del Prete

(Fig. 2), situato non lontano dall’antica città di Gabii.

Procedendo verso il centro urbano, si trovano la grande

necropoli Collatina (Fig. 3) (che si estende tra Via della

Serenissima e Via Basiliano, presso l’antico tracciato del-

la Via Collatina) e, a circa Km 1,5 da Porta Maggiore, il

complesso funerario indagato nel quartiere di Casal Ber-

tone (Fig. 4), tra le vie Tiburtina e Prenestina, adiacente

ad una struttura produttiva pertinente ad una fullonica.

Lungo la Via Tuscolana, nelle immediate vicinanze del-

la Villa dei Settebassi, è situato l’insieme funerario di

Osteria del Curato (Fig. 5). A Sud si trova il sepolcreto

di Via Padre Semeria (Fig. 6), una traversa di Via Cristo-

foro Colombo, in prossimità del tratto meridionale delle

1 3

2

Castel Malnome

Padre Semeria

CollatinaCasal Bertone

Osteria del Curato

Quarto Cappello del Prete

Ma

re

T i r reno

6

SCRITTO NELLE OSSA. VIVERE, AMMALARSI E CURARSI A ROMA IN ETÀ IMPERIALE

Page 9: VIVERE, AMMALARSI E CURARSI A ROMA IN ETÀ IMPERIALE

Mura Aureliane. Infine, a Sud-Ovest, poco distante da

Ostia Antica (Zona Ponte Galeria), su un’area collinare

sabbiosa è stata portata alla luce la necropoli di Castel

Malnome.

Si ringrazia affettuosamente:

il Soprintendente Mariarosaria Barbera ed i funzionari

archeologi Anna Buccellato, Laura Cianfriglia, Roberto

Egidi, Stefano Musco e Rita Paris (responsabili degli scavi)

per aver reso possibile la ricerca.

(P.C.)

INTRODUZIONE

65

4

1. Mappa del dislocamento di sei sepolcreti di epoca imperiale nella città di Roma

2. Sito di Quarto Cappello del Prete3. Necropoli Collatina4. Necropoli di Casal Bertone 5. Insieme funerario di Osteria del Curato6. Sepolcreto di Via Padre Semeria

7

Page 10: VIVERE, AMMALARSI E CURARSI A ROMA IN ETÀ IMPERIALE

I l sesso e l’età sono parametri biologici di primaria

importanza, sia per l’interpretazione dei profili indi-

viduali che per la loro collocazione nella struttura socia-

le. Il rilevamento di questo tipo di dati è perciò alla base

di ogni studio di paleoantropologia e paleodemografia.

In questo lavoro sono state analizzate sei aree sepolcrali

topograficamente dislocate in tutto il suburbio romano,

per un totale di 1361 individui. Il campione si riferisce

a sepolture ad inumazione, in uno stato di conservazio-

ne consono alla determinazione del sesso ed alla stima

dell’età alla morte secondo metodologie internazional-

mente riconosciute, atte a diminuire, quanto più possi-

bile, errori di valutazione.

Dai risultati ottenuti per la stima dell’età alla morte,

appare palese l’estrema eterogeneità riscontrata nelle

necropoli analizzate: tale osservazione evidenzia quindi

come le realtà riscontrabili nel Suburbio potessero essere

notevolmente difformi tra loro (Fig. 1).

Infatti, anche escludendo le necropoli pertinenti a popo-

lazioni di riferimento estremamente specializzate, come

possono esser considerate Castel Malnome (CM), Casal

Bertone (CB) e Quarto Cappello del Prete (QCP), anche

gli altri sepolcreti presentano distribuzioni di mortalità

peculiari. Tuttavia, nonostante le difformità riscontrate,

si osserva un andamento medio, ponderato sulle nume-

rosità campionarie, molto simile a quello teorizzato per

popolazioni antiche, con una discreta quota di individui

deceduti nell’intervallo 0-6 anni. Inoltre, in quasi tutte

le necropoli analizzate, la frequenza media dei decessi

decrementa nella classe 7-12 anni, per poi incrementare

fino alla generale classe modale dei 30-49 anni, soglia

oltre la quale difficilmente la popolazione riusciva a so-

pravvivere (Fig. 2).

L’aspettativa di vita alla nascita (ex ) in tutti i sepolcreti

si attesta intorno ai 27 anni. Fanno eccezione le necro-

poli di Casal Bertone area Q (CBQ) e Quarto Cappello

del Prete, caratterizzate dall’estrema frequenza di de-

cessi infantili (ex = 14 anni) e Castel Malnome (ex = 36

anni), dove appare non naturale l’estrema frequenza di

individui deceduti tra i 30 ed i 49 anni.

La sex ratio (rapporto tra il numero degli individui ma-

schili e quelli femminili) nella maggioranza dei sepolcreti

appare in linea con le stime moderne, con un valore me-

dio pari a 1,13; diversamente da Castel Malnome e Casal

Bertone, dove il numero dei soggetti maschili (probabil-

mente impegnati nel duro lavoro delle saline e della con-

ceria) prevale nettamente su quello delle donne (Fig. 3).

(A.B., F.D.A., W.P.)

Paleodemografia

8

Page 11: VIVERE, AMMALARSI E CURARSI A ROMA IN ETÀ IMPERIALE

PALEODEMOGRAFIA

3

2

1 Distribuzione dell’età alla morte nelle necropoli analizzate

Distribuzione delle classi d’età alla morte nella totalità del campione considerato

Rapporto tra individui maschili e femminili

5a

5c

5b

5d

4. a) Cranio femminile b) Cranio maschile c) Osso coxale femminile d) Osso coxale maschile

5. a) Suture ectocraniche di un individuo giovane-adulto b) Suture ectocraniche di un individuo adulto-maturo c) Arcata mascellare di un individuo giovane-adulto d) Arcata mascellare di un individuo adulto-maturo

4a 4b

4c 4d

9

Page 12: VIVERE, AMMALARSI E CURARSI A ROMA IN ETÀ IMPERIALE

Osteometria

L’ osteometria è un utile strumento per approfondire la

conoscenza delle popolazioni antiche. Misurando gli

elementi scheletrici, si può determinare la costituzione fisi-

ca di un individuo e del campione di cui fa parte e si può

evidenziare anche l’azione di fattori dinamici ed ambien-

tali sul fenotipo (insieme di tutte le caratteristiche osserva-

bili di un organismo vivente). Tali informazioni possono

essere tratte dal rilevamento di alcune grandezze e dal cal-

colo della statura, degli indici del cranio, del post-cranio,

di lateralizzazione e di dimorfismo sessuale. Nel campione

analizzato, gli indici cefalici evidenziano che nei maschi si

ha una preponderanza di crani di forma allungata, men-

tre nelle femmine prevalgono le forme intermedie.

Gli indici del post-cranio indicano che gli uomini sono

moderatamente più robusti delle donne con una latera-

lizzazione non significativa in entrambi i sessi.

Infine la statura rientra nei

valori dell’epoca presenti

in letteratura, con i maschi

alti mediamente 167 cm e le

femmine 156 cm.

(G.A., S.D.G., A.N., G.T.)

1. Misurazione del cranio2. Statura media maschile

e femminile3. Misurazione delle ossa lunghe

2

31

10

Page 13: VIVERE, AMMALARSI E CURARSI A ROMA IN ETÀ IMPERIALE

Indicatori di condizioni di vita

N el corso della vita lo scheletro si sviluppa e cresce

attraverso un continuo processo di distruzione

e ricostruzione. Traumi, malattie, alimentazione, lavoro

svolto e fattori ambientali modellano un individuo, la-

sciando sullo scheletro delle tracce che possono essere

riconosciute e studiate (Fig. 1).

Fondamentali nella ricostruzione dello stato di salute sono

gli indicatori di stress aspecifici e le patologie dentarie.

In antropologia, con il termine stress ci si riferisce ad

uno squilibrio fisiologico, intervenuto come reazione ad

un’ampia varietà di fattori, che possono includere: mal-

nutrizione, infezioni aspecifiche e malattie di varia origine.

I più comuni indicatori di stress sono: l’iperostosi poro-

tica, l’ipoplasia dello smalto dentario e le linee di Harris.

L’iperostosi porotica è caratterizzata da una serie di pic-

coli fori osservabili sul cranio (cribra cranii, Fig. 2a) e/o

all’interno delle orbite (cri-

bra orbitalia, Fig. 2b), gene-

ralmente legati a condizio-

ni di anemia. Mediamente,

nelle necropoli analizzate,

la frequenza individuale si

attesta intorno al 50%.

L’ipoplasia è un difetto nel-

lo sviluppo dei denti che

comporta la formazione di

linee visibili sullo smalto

(Fig. 2c). Può essere dovuta

a carenze nutrizionali e/o

malattie infantili. Il fenome-

no è estremamente diffuso,

con frequenze che oscilla-

no tra il 70% ed il 100%. 1 2c

2b

2aCribra cranii

Cribra orbitalia

Ipoplasia smalto dentario

11

Page 14: VIVERE, AMMALARSI E CURARSI A ROMA IN ETÀ IMPERIALE

Le linee di Harris appaiono

sulle radiografie come strie

orizzontali, la formazione

delle quali può essere dovu-

ta a malnutrizione, carenza

di vitamine, malattie infet-

tive e traumi subiti nel pe-

riodo della crescita (Fig. 3).

Nelle necropoli romane tale

indicatore mostra una no-

tevole variabilità.

Lo studio delle patologie

orali, come: la carie (Fig. 4a),

la perdita dei denti in vita

(Fig. 4b) e gli ascessi (Fig. 4c) fornisce importanti indica-

zioni sullo stato di salute e sulle abitudini alimentari del-

le popolazioni del passato.

Generalmente, nei campio-

ni esaminati, le frequenze

individuali della carie sono

comprese tra il 50% e il

70%; quelle della perdita

dei denti in vita tra il 40%

e il 60%; quelle degli asces-

si tra il 25% ed il 40%.

Il ritrovamento di una protesi dentaria nella necropo-

li Collatina indica che i Romani ricorrevano al “den-

tista”, come testimoniano anche le fonti storiche da

Ovidio a Celso. Quest’ultimo (nel De Medicina, libro

IX) per esempio, ci indica gli ingredienti adoperati per

preparare il dentifricium: “ossa tritate, gusci d’uova e

conchiglie marine”, tutto questo bruciato e talvolta

mescolato con miele, veniva ridotto in polvere finissi-

ma. Anche le dentiere erano ben note: Marziale nelle

sue satire scrive di materiali adoperati per i denti artifi-

ciali (“Maxima ha tre denti, tutti di legno e neri come

la pece”). Gli antichi Romani, soprattutto rappresen-

tanti del gentil sesso, oltre che curare le malattie dei

denti, si affidavano a degli “specialisti” per ottenere

un sorriso smagliante.

3

5b

5a

3. Linee di Harris nella tibia4. a) Carie dentaria;

b) Perdita dei denti in vita; c) Ascesso

5. a-b) Protesi dentaria in oro di un individuo cremato4c

4b

4a

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SCRITTO NELLE OSSA. VIVERE, AMMALARSI E CURARSI A ROMA IN ETÀ IMPERIALE

Page 15: VIVERE, AMMALARSI E CURARSI A ROMA IN ETÀ IMPERIALE

Analisi degli isotopi

L o studio dei reperti antropologici è stato affrontato,

soprattutto negli ultimi anni, tramite un approccio

metodologico che unisce l’utilizzo di analisi classiche a

indagini che fanno uso di sofisticate tecniche di labo-

ratorio. Una di queste indagini di tipo chimico-fisico è

applicabile alla ricostruzione dell’alimentazione delle po-

polazioni antiche. Le metodologie utilizzabili sono diver-

se, ma tutte tentano di identificare gli elementi chimici

che indicano una specifica fonte alimentare. La metodica

maggiormente utilizzata è l’analisi di due elementi, il car-

bonio e l’azoto, contenuti nella frazione organica dell’os-

so. Studiando il rapporto tra forme alternative di questi

elementi, gli isotopi, è possibile ricavare utili informazio-

ni non solo riguardo al tipo di alimentazione seguita (ve-

getariana, mista o con ingente consumo di carne), ma

anche riguardo all’organizzazione sociale ed economica

delle popolazioni di riferimento. Il carbonio, attraverso

il 13C (δ13C), è particolarmente adatto per determinare il

consumo di vegetali e anche per distinguere tra un’ali-

mentazione con cibo di provenienza terrestre da quella

con cibo di provenienza marina. Viceversa, l’azoto (δ15N)

è utilizzato per distinguere i diversi livelli trofici lungo la

catena alimentare. Attraverso i valori di carbonio e azoto

è quindi possibile stimare la paleo dieta annotando i va-

lori in specifici grafici di dispersione (Fig. 1).

Lo studio, tuttora in corso di svolgimento, si prefigge

l’obiettivo di analizzare un significativo campione del-

la popolazione di Roma in epoca imperiale, al fine di

determinare le differenze nell’utilizzo delle risorse ali-

mentari da parte delle popolazioni di riferimento delle

necropoli recentemente scavate nel Suburbio.

(F.D.A., O.R.)

Ricostruzione della dieta tramite isotopi stabili di carbonio ed azoto

PESCI MARINI

PESCIACQUA DOLCE

MOLLUSCHIMARINI

CARNIVORI

ONNIVORI

ERBIVORI

FRUGIVORI

-25 -23 -21 -19 -17 -15 -13 -11 -9 -7 -5 -3 -10

2

4

6

8

10

δ13 C (‰)

δ15 Ν

(‰

)

12

14

16

18

13

Page 16: VIVERE, AMMALARSI E CURARSI A ROMA IN ETÀ IMPERIALE

Indicatori di stress occupazionali

I marcatori di stress lasciano sulle ossa segni regi-

strabili e sono risposte a sollecitazioni meccaniche.

I continui microtraumi cui sono sottoposti muscoli ed

articolazioni, durante lo svolgimento di azioni quotidia-

ne, producono rimodellamenti ossei nelle aree di inser-

zione (entesi); i dati relativi a queste alterazioni possono

contribuire all’identificazione di modelli di carico e divi-

sione del lavoro su base sessuale o sociale.

A Castel Malnome (Fig. 1) l’incidenza di lesioni enteso-

patiche e traumi, ha suggerito l’impiego della comunità

di riferimento come manodopera nelle saline portate

alla luce in un sito adiacente alla necropoli.

Il sepolcreto di Casal Bertone area Q (Fig. 2) è situato

a ridosso di un’enorme installazione a carattere pro-

duttivo, interpretata come fullonica. Anche per questi

individui, l’incidenza di lesioni entesopatiche e traumi,

permette di ipotizzare una relazione dell’insieme fune-

rario con la corporazione dei fullones.

(V.B., C.C., F.Z.)

1 2

14

Page 17: VIVERE, AMMALARSI E CURARSI A ROMA IN ETÀ IMPERIALE

Paleopatologia

L a paleopatologia è la scienza che studia le malattie

di un passato più o meno remoto attraverso l’esame

diretto dei resti umani antichi, scheletrici o mummificati.

Solo in questi ultimi anni essa ha assunto la configurazio-

ne di disciplina autonoma, basata sui metodi dell’anato-

mia patologica ma con notevoli apporti da antropologia

e archeologia. La paleopatologia si avvale anche di fonti

storiche, come ausilio all’interpretazione dei quadri pato-

logici, rilevati sempre direttamente su materiale biologico.

Lo studio della paleopatologia riveste un duplice interes-

se: antropologico e medico. Antropologico, perché essen-

do la patologia di qualsiasi società umana espressione

dell’interazione fra ambiente naturale e ambiente cultu-

rale in cui la società si trova immersa, può offrire impor-

tanti elementi per la comprensione della società stessa.

Medico in quanto la sicura determinazione paleopato-

logica dell’epoca di insorgenza e delle modalità di evo-

luzione di alcune importanti malattie, come la tuberco-

losi, l’arteriosclerosi o il cancro, non può che suscitare

un elevato interesse nel campo della medicina. Attual-

mente, i metodi di studio della paleopatologia rifletto-

no quelli dell’anatomia patologica più moderna e com-

prendono esame macroscopico, istologia, istochimica,

immunoistochimica, microscopia elettronica e biologia

molecolare.

Le modalità di guarigione possono inoltre chiarire il gra-

do di assistenza medica e di cooperazione sociale all’in-

terno di una comunità. Le malattie identificabili nei resti

scheletrici sono numerose e rappresentano tutti i princi-

pali gruppi di affezioni.

15

Page 18: VIVERE, AMMALARSI E CURARSI A ROMA IN ETÀ IMPERIALE

Lesioni traumatiche

Le lesioni traumatiche, tra le alterazioni più facilmente

riscontrabili nel materiale osteoarcheologico, forniscono

indicazioni sull’ambiente, sulla tipologia e sull’intensità

del lavoro svolto. Particolarmente comuni nel passato

erano le complicanze cui poteva andare incontro una

frattura: l’eventuale inquinamento del focolaio da parte

di germi patogeni, la necrosi ossea, la guarigione con vizi

di allineamento, il ritardo o l’assenza di consolidazione.

Il traumatismo può anche essere fonte d’informazione

sul livello di violenza in una popolazione o anche tra le

mura domestiche.

Fratture: trattamento ortopedico oggi

Per frattura si intende l’interruzione della continuità del

segmento osseo, con perdita della normale forma ana-

tomica e, di conseguenza, di tutta la funzione dell’arto

sostenuto dall’osso stesso. Le fratture, se poste nelle

condizioni ottimali, guari-

scono da sole, a patto che

vengano assicurati i se-

guenti fattori: ripristino del-

la anatomia quanto più cor-

retto possibile, contiguità

dei monconi ossei della frat-

tura, stabilità degli stessi.

Per mantenere la stabilità

e permettere una guarigio-

ne, nella storia dell’uomo

si sono tentati diversi meto-

di che avevano come obiet-

tivo quello di bloccare l’ar-

to “rotto”.

I fallimenti frequenti dei mezzi di stabilizzazione non

invasiva – chiamati conservativi – e lo sviluppo della

chirurgia, come la intendiamo oggi, hanno portato alla

produzione di mezzi di sintesi metallici, che permet-

tono e assicurano il verificarsi delle migliori condizioni

perché la frattura guarisca, per cui una frattura viene

sintetizzata (cioè i frammenti messi insieme e tenuti

stabilmente) da un sistema composto da chiodi (Fig. 6)

1 2

3

4

1. Frattura diafisaria di femore sx guarita con grave deviazione dell’asse anatomico

2. Esiti di frattura biossea (radio e ulna sx) con ossificazione della membrana interossea

3. Frattura della metafisi distale dell’omero dx guarita con lieve deviazione angolare a seguito di verosimili manovre riduttive incruente

4. Esiti di traumi ripetuti sulla volta cranica

5. Frattura pertrocanterica femorale dx che necessita di intervento chirurgico

5

16

SCRITTO NELLE OSSA. VIVERE, AMMALARSI E CURARSI A ROMA IN ETÀ IMPERIALE

Page 19: VIVERE, AMMALARSI E CURARSI A ROMA IN ETÀ IMPERIALE

endomidollari (cioè posti all’interno dell’osso) bloccati

con delle viti, oppure con sistemi di placche appoggiati

sulla corticale e viti (Fig. 7).

Patologie articolari

L’osteoartrosi, tra le malattie degenerative più comune-

mente riscontrate nei resti scheletrici umani, è caratteriz-

zata da un deterioramento delle cartilagini. Colpisce le

articolazioni degli arti e della colonna vertebrale, mani-

festandosi con pitting (porosità) e/o neoproduzioni ossee

(osteofiti). L’alterazione può essere prodotta da: fattori

biomeccanici, traumatismi, cause di natura sistemica (in-

vecchiamento, ereditarietà, sesso, obesità) e/o locale (da

sovraccarico). Altre malattie articolari, come la spondilite

anchilosante, la DISH (iperostosi idiopatica scheletrica

diffusa) e l’artrite reumatoide, pur avendo manifestazio-

ni simili alle artrosi, hanno però cause diverse.

Artrosi: trattamento ortopedico oggi

L’artrosi può portare a modificazioni patologiche, con

conseguenti quadri clinici caratterizzati da: dolore, rigi-

dità, instabilità, con grave e progressiva compromissio-

ne della qualità della vita. L’artrosi è una malattia che

riguarda, nei reperti archeologici e non solo, soprattutto

le classi sociali costrette per lungo tempo a lavori pesan-

ti e usuranti. Per questo motivo, la patologia artrosica si

riscontra maggiormente nelle grandi articolazioni sotto-

poste a carico, come l’anca e il ginocchio. Sebbene tale

8. Spondiloartrosi del tratto lombare con formazione di ponti ossei tra le vertebre

9. Artrosi del condilo femorale con eburneizzazione e formazione di solchi verticali paralleli

10. Spondilite anchilosante con tipico aspetto a “canna di bambù” della colonna vertebrale

6 7 8

9

10

17

PALEOPATOLOGIA

Page 20: VIVERE, AMMALARSI E CURARSI A ROMA IN ETÀ IMPERIALE

patologia sia stata sempre presente nella storia dell’uo-

mo, la scienza medica è arrivata alla sua soluzione, che

è unicamente chirurgica, solo nel 1940, anno in cui è

stata eseguita per la prima volta la sostituzione comple-

ta di una articolazione dell’anca con una protesi metal-

lica (Fig. 11). Da allora, l’evoluzione della sostituzione

protesica non si è più arrestata, coinvolgendo tutte le

altre principali articolazioni (ginocchio, caviglia, spalla)

(Fig. 12), e reclutando nuovi e sofisticati materiali bio-

compatibili e con maggiori garanzie di durata nel tem-

po. Grazie a questo sviluppo di tecnica e conoscenza

chirugiche, la qualità della vita di un soggetto anziano,

ma anche più giovane, si è potuta di molto elevare,

mantenendo una buona attività e non costringendo il

soggetto ad una progressiva immobilità, diversamente

da quanto riscontrato nei soggetti esposti, che mostra-

no gravissimi quadri di artrosi, fino alla completa fusio-

ne della articolazione. Tuttavia, per questi nostri “pa-

zienti” la soluzione sarebbe stata ancora molto lontana.

Malattie infettive

Le malattie infettive, causate da batteri e/o virus, sono

considerate un indice utile alla ricostruzione delle condi-

zioni generali di salute del-

le antiche comunità, dal

momento che una scarsa

igiene e carenze nutrizio-

nali potevano indurre o

aggravare la possibilità di

infezione. Le malattie in-

fettive che provocano la

morte raramente lasciano

tracce evidenti sullo sche-

letro: so lamente i processi

infettivi cronici o subacuti

com portano un coinvolgi-

mento a livello osseo, con

risposte spesso aspecifi-

che (periostiti, osteiti ecc.).

Tra le forme specifiche, in

cui c’è corrispondenza tra

11

12

PRIMA DOPO

13. Periostite sulla diafisi della fibula dx

13

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l’agente patogeno e la lesione, ci sono malattie di grande

interesse paleopatologico, come: la sifilide, la lebbra e

la tubercolosi.

Malattie metaboliche

Le malattie metaboliche sono legate a disturbi del

metabolismo di elementi indispensabili all’organismo,

come proteine e vitamine, ed in alcuni casi colpiscono

lo scheletro, come nel caso dello scorbuto, del rachiti-

smo e della gotta (Fig. 14).

14. Alterazioni erosive del piede sx di una donna affetta da gotta

14

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PALEOPATOLOGIA

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Malattie tumorali

Il tessuto osseo può essere studiato anche dal punto di

vista oncologico, in quanto sede di neoplasie di vario tipo:

benigne o maligne, primitive o secondarie, rivelando tal-

volta con segni indiretti, di tipo erosivo o proliferativo,

l’esistenza di antiche neoplasie delle parti molli limitrofe.

Malattie congenite

Le malattie congenite sono anomalie di sviluppo o mal-

formazioni che vengono trasmesse per via ereditaria, e

consistono in un anormale sviluppo dell’osso a causa di

alterazioni genetiche di vario tipo. Sono patologie piut-

tosto rare nel record archeologico, anche perché spesso

causano la morte in età infantile o prima dell’età ripro-

duttiva. Nei campioni romani sono state più frequente-

mente osservate anomalie congenite di scarsa gravità,

come la fusione dell’ultima vertebra lombare al sacro (sa-

cralizzazione), o la perforazione del corpo dello sterno e

la spina bifida occulta, ma non mancano casi rari come

gigantismo e nanismo acondroplasico.

(C.C., G.F., A.P., M.S.S., S.M., F.Z.)

16

15. Osteosarcoma sulla diafisi della tibia sx (vista frontale e posterione)

16. Relativa immagine radiografica

15

17. Comparazione tra le ossa degli arti inferiori di un individuo normale e uno affetto da nanismo

17

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Storia della Medicina e le patologie dell’osso

L a storia della medicina, attraverso lo studio delle

fonti scritte, mediche e letterarie, riesce a fornire uno

strumento di supporto all’antropologia fisica e alla paleo-

patologia, attraverso la descrizione di alcune patologie

dell’osso e del loro trattamento nel mondo greco e roma-

no. In particolare, sia gli scritti della Collezione ippocratica,

che le opere di Celso e di Galeno offrono un’ampia rifles-

sione sul trattamento di fratture, dislocazioni, lussazioni

e di alcune patologie ossee per cui è oggi ipotizzabile una

causa metabolica, oncologica o infettiva. La tradizione

medica antica offre, nel trattamento delle patologie a cari-

co dell’osso, una sostanziale fedeltà ai dettami ippocratici.

Nella riduzione delle fratture, si eseguono manipolazioni

di torsione e stiramento e, se necessario, il medico è in

grado di eseguire piccoli interventi chirurgici di ricollo-

cazione delle ossa con leve ortopediche. Nelle fratture

scomposte, sin dal tempo di Ippocrate, si praticano tra-

panazioni dell’osso per eliminare le schegge: lo strumen-

to utilizzato, il modiolo o trapano, è composto da due

bastoni, un filo e una serie di punte metalliche rimovibili.

Nel caso di lesioni a braccia e gambe, per prima cosa si stira

l’arto per riposizionare muscoli, nervi e tendini e ricollocare

l’osso nella posizione fisiologica, con manipolazioni che

si protraggono fino a tre giorni dopo l’incidente. Il bendag-

gio si effettua con sei bende di lino, di lunghezza diversa

in modo che l’ultima ricopra le altre, e alternando le dire-

zioni di avvolgimento. Ogni tre giorni, seguono medicazio-

ni con cataplasma e lavaggi con vino, olio rosato o aceto.

1. Museo di Storia della Medicina, Sapienza – Università di Roma: Trapano. Il modiolo è uno strumento di ferro di forma cilindrica con estremità cava e bordi dentellati, fornito al suo centro di un perno a sua volta contornato da un cerchio interno. Esercitando una certa pressione e ruotandolo ha la funzione di trapanare l’osso. (C.S.) 2. E. Littré, Oeuvres d’Hippocrate. Vol. IV, De fracturis. ill. da Vidus Vidius.

1

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Particolarmente interessanti sono gli apparati descritti da Ippocrate, Celso e Galeno per la riduzione delle ossa lussate e fratturate, come il letto ortopedico, il tavolo di riduzione per le lussazioni del ginocchio e del femore e la scala a pioli per la riduzione della lussazione della spalla.In generale, i dolori articolari cui possono essere riferibili ar-triti o forme di artrosi, vengono spiegati come indici di de-bolezza o indotta da altre malattie acute o dall’età avanzata o da stili di vita non idonei: la medicina umorale presup-pone che tutte le malattie siano causate da un accumulo o da una carenza di umori e qualità in una parte del corpo. Anche le patologie ossee sono, dunque, conseguenza di un accumulo di materia corrotta o fredda. Le terapie sono basate su impacchi emollienti, medicamenti topici e anal-gesici, diete, riposo, farmaci evacuanti e salassi ripetuti. È più difficile fare un discorso sulla malattia oncologica: infatti, nelle fonti antiche, i termini karkinos e cancer non corrispondono sempre a veri quadri carcinomatosi. Essi indicano una malattia che, come un granchio o uno scor-pione, ha la tendenza ad ancorarsi alla carne con le sue chele e a spostarsi all’interno del corpo, trasferendo la malattia in zone molto lontane da quella dove compare la prima volta (metastasis, dal verbo metaiemi, spostarsi).

Esse indicano, spesso, solo ulcere purulente e dai bordi

irregolari, particolarmente resistenti alla terapia; spesso,

però, nel termine è implicito un significato prognostico

molto negativo, per cui il medico si astiene dall’intervento

che rischia solo di peggiorare la situazione clinica.

Nel caso di tumefazioni evidenti o di formazioni di masse,

i testi rimandano alla concezione ippocratica del corpo, in

cui umori corrotti, in particolare la bile nera, si solidificano

fino a diventare visibili all’esterno.

Ancora in età imperiale, a Roma, Celso descrive il carci-

noma come una neoformazione anomala, dura al tatto

e insensibile; questa forma può affliggere anche le ossa,

che crescono sino a diventare grosse, ad annerirsi o a

cariarsi, sviluppando ulcere che possono progredire sino

a corroderlo. Si interviene asportando le carni marce con

appositi strumenti, cauterizzando o addirittura raschian-

do l’osso sino a far uscire il sangue. Gli strumenti utiliz-

zati sono bisturi, cucchiai chirurgici, cauteri e raschiatoi.

Anche il trapano può essere utilizzato per praticare fori

intorno alla regione da asportare, in modo poi da utiliz-

zare lo scalpello per portar via la parte malata.

(S.M., V.G.)

3. Museo di Storia della Medicina – Sapienza, Università di Roma: Bisturi. I bisturi, con il manico in bronzo a forma di spatola e lama in ferro, trovavano numerosi impieghi in base alle dimensioni, all’affilatura ed alla lunghezza dei taglienti. Erano usati, ad esempio, per separare i muscoli dai tendini, per tagliare le cartilagini, o, con l’aiuto del martello, per resecare o radere le ossa. Gli scalpelli più grandi venivano utilizzati per l’amputazione delle ossa. (C.S.)

4. Museo di Storia della Medicina, Sapienza – Università di Roma: Cucchiaio. I cucchiai di varie forme e dimensioni avevano, tra i molteplici utilizzi, anche quello di raccogliere le prime gocce di sangue al fine di valutarne il colore e decidere se continuare o meno la sua fuoriuscita. (C.S.)

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SCRITTO NELLE OSSA. VIVERE, AMMALARSI E CURARSI A ROMA IN ETÀ IMPERIALE

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Rituale funerario della cremazione

P er tutta l’età repubblicana e fino alla prima metà

del II sec. d.C., a Roma furono in uso contempora-

neamente il rituale della cremazione e dell’inumazione.

Nella cremazione diretta (bustum) il corpo veniva com-

busto nella stessa fossa in cui era prevista la sepoltura

(Fig. 1). Nella cremazione indiretta la combustione del cor-

po avveniva in un’area appositamente adibita a tale uso

(ustrinum) e successivamente le ossa combuste venivano

deposte in urne (Fig. 2) o direttamente in piccole fosse.

L’analisi dei numerosi dati di scavo in nostro possesso

evidenzia nel territorio romano una bassa percentuale di

sepolture a cremazione (Fig. 3). Esse sono più diffuse nei

siti a Nord (Tenuta Redicicoli, TR) e ad Est del Suburbio

(Casal Bertone, CB e Collatina, COL), mentre sono poco

rappresentate nelle aree a Sud e ad Ovest.

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1. Bustum2. Urna cineraria3. Distribuzione delle inumazioni e delle cremazioni nelle necropoli romane

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Dall’analisi demografica si evidenzia che gli individui

cremati sono in prevalenza adulti di sesso femminile

(Figg. 4 e 5).

Per ogni individuo è stato poi calcolato il peso totale dei

resti e quello di ogni singolo distretto scheletrico. Questo

tipo di analisi consente di determinare se tutte le parti

del corpo sono rappresentate ed in quale proporzione.

I dati ottenuti dalla media totale dei pesi e dalla rappre-

sentatività delle regioni anatomiche indicano, per i cam-

pioni analizzati, un basso grado di completezza degli in-

dividui, associato però ad una discreta rappresentatività

dei distretti scheletrici.

Infine, sono state stimate le temperature di combustione,

attraverso l’esame dei cromatismi dei reperti combusti.

Il colore osservato è prevalentemente bianco, con sfuma-

ture grigio-chiare e grigio-bluastre, per la trasformazione

del fosfato in pirofosfato. Questi cromatismi e le defor-

mazioni osservate indicano che durante la cremazione

sono state raggiunte temperature comprese tra i 600 °

ed i 940 °C.

(S.D.G.)

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4. Distribuzione per sesso degli individui cremati5. Distribuzione delle età alla morte degli individui cremati6. Urna cineraria in corso di scavo

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